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ANNO LXXXVII - 2016 MAGGIO - AGOSTO 2 “Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) art.1 comma 2, DCB Milano” AMICO 2016_COP 14-10-2016 16:58 Pagina 1

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ARTE

cronaca

inserto

Anniversari di professione religiosa (C.D.) (Sr. Ermanna e Sr. Laura)

Giubileo delle consacrate (23 aprile 2016) Basilica S. Ambrogio Omelia di Sua Ecc. Mons. Mario Delpini: Le donne del mattino

Festa della Trasfigurazione (6 agosto) Omelia di Sua Ecc. Mons. Paolo Martinelli

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carisma

Il pensiero e l'azione del Fondatore, Mons. Giuseppe Polvara (V.V.)

La nuova urna di S. Pompilio M. Pirotti (L.B.)

La cappella della SS.Vergine di Lourdes (L.B.) Chiesa del SS. Redentore e S. Francesco (Sesto San Giovanni)

Notizie dal BurundiDalla Direzione della Scuola d'arte (Gitega)

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Ancora sulla decorazione monumentale (V.V.) Il mosaico 68-71

L’AMICO

CRISTIANAANNO LXXXVII - 2016

dell’

RIVISTA TRIMESTRALE DELLA “SCUOLA BEATO ANGELICO”PER LA CULTURA E LA FORMAZIONE ESTETICA DELL’ANIMA

“Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003(conv.in L. 27/02/2004) art.1 comma 2 DCB Milano”. Direzione Ammin. Scuola BeatoAngelico Viale S.Gimignano, 19 - 20146 Milano tel. 02/48302854 - fax 02/48301954email [email protected] - www.scuolabeatoangelico.it - Autorizzazione del Tribunaledi Milano n.484 del 14/09/1948. Con approvazione ecclesiastica.Direttore Dr. Arch. Valerio Vigorelli. c/c postale N. 15690209. “ISDN. 0003-1747”.

Per allargare la cerchia degli amici senza aumentare le spese L’Amico dell’arte cristiana, torna al for-mato più economico e nello stesso tempo si rinnova nella sua veste grafica grazie alla collaborazio-ne con gli Amici dell’associazione ALBA. Siamo sempre grati a quanti sostengono con le loro offer-te questo periodico inviato gratuitamente a quanti conosciamo o ce lo richiedono.

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Giorni di festa quest’anno per lanostra comunità, nella lode e nel rin-graziamento al Signore per il dono del-la vita consacrata, nella fedeltà dellenostre consorelle alla sequela Christi,sulla via specifica della Bellezza.

Un cammino che prende l’avvio nel-la nascente Famiglia Beato Angelico egode del suo riconoscimento ecclesia-le, il Sabato Santo del 20 aprile 1946,così raccontato da Mons. Polvarastesso:

«La settimana di Passione fu que-st’anno, settimana doppiamente gran-de nel santuario della nostra casa. Lapassammo tutta nel raccoglimentodegli esercizi spirituali, dettatici daMons. Luigi Monetta in preparazionedel Sabato di risurrezione. QuestoSabato doveva essere la pietra milia-re della nostra famiglia religiosa.

Nelle funzioni liturgiche tanto belleindicanti il passaggio dalla mestizia altrionfo del Redentore noi abbiamoincastonato l’immolazione dei primi figli

cronaca

GIUBILEO DELLE CONSACRATE BASILICA SANT'AMBROGIO

23 APRILE 2016

ANNIVERSARI DIPROFESSIONE

RELIGIOSA:25° di Sr. Laura

70° di Sr. Ermanna

1. BASILICA S. AMBROGIO MILANO - PARTICOLARE DELCIBORIO - FOTO DI STEFANO MARIGA

2. LE DUE FESTEGGIATE: SR. LAURA E SR. ERMANNACON LE CONSORELLE (SR.CECILIA E SR. ROSARIA)

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di questa Famiglia Beato Angelico checrediamo destinati, nei disegni dellaProvvidenza e con la grazia di Dio, aduna grande opera.

Era necessario che si costituisseuna personalità giuridica la qualegarantisse la continuità della vita di tut-ta l’opera. Per raggiungere questameta tanto desiderata fu necessario ungrande lavoro ed un lungo cammino. IlSignore volle che trovassimo una viaaperta ma, nei suoi disegni vuole chece la preparassimo noi, aprendovela inmezzo a mille ostacoli, perciò da quan-do ci vennero approvate le regole daparte del nostro Card. Arcivescovo A. I.Schuster alla Costituzione legale efinalmente al nostro noviziato ed allaprofessione religiosa dei primi figlioli,

dovettero passare parecchi anni diffici-li. E siamo arrivati a quest’ anno che laProvvidenza ha voluto fosse il 25° del-la Fondazione della Scuola. Perciòquesto 1946 ed il giorno del SabatoSanto resterà memoriale nella storiamodesta della nostra Istituzione.

Ci pare giusto e doveroso che fac-ciamo conoscere a tutti quelli che ciseguono benevolmente, questa gioiache ha colmato tutti i nostri cari. Il cuo-re di coloro che poterono fare la profes-sione, di coloro che lieti hanno potutointraprendere il noviziato e anche dicoloro che si sono assicurati nella loroaspettativa come ci pareva che un’at-mosfera nuova avesse invasa tutta lanostra casa; un’ atmosfera di pace, ditranquillità, che assicurasse le duenostre vite, quella fisica e quella spiri-tuale che ci infondesse la sicurezza diessere nella Casa del Signore. «Subumbra alarum tuarum». E da questasicurezza pare che sia sorta e sorgaperennemente un fervore, un entusia-smo di opere; che questi passi, abbia-mo richiamare a noi nuove vocazioni!Come dobbiamo benedire il Signore!»

(AAC, maggio-giugno 1946)

4. BEATO CARD. ARCIV. SCHUSTER IN VISITA A S.PIETRO AL MONTE, 1947SR. ERMANNA NELLA POSIZIONE CENTRALE

3. IL PRIMO GRUPPO DELLE SORELLE NEI PRESSIDELL'ABBAZIA S. PIETRO AL MONTE (LC) - 1947

5. GRUPPO PROCESSIONALE DELLE SORELLE NELLA SEDEATTUALE DELLA SCUOLA (VIA S. GIMIGNANO) MILANO,1952 - SR. ERMANNA IN PRIMO PIANO, A DESTRA

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6. SR. ERMANNA ACCOMPAGNANDO I CANTI DELLACELEBRAZIONE

7. SR. LAURA, (PRIMO PIANO) NELLA EMISSIONE DEI VOTISEMPLICI, 6 AGOSTO 1991. ACCANTO, SUA MAESTRASR. VINCENZA, ED ALLORA SUPERIORA, SR. FULVIA

Sr. Ermanna, è una delle prime pro-fesse di quel significativo Sabato Santo…Nella grande Vigilia del 1945 iniziò ilsuo noviziato e nel 1946 professa lasua adesione piena a Cristo nella vitareligiosa.

E’ significativo ricordare qui una dellemansioni assegnatole da Mons.Polvara: lo studio della musica e delcanto liturgico, incrementato alPontificio Istituto di Musica Sacra,impegno in cui ha coinvolto tutti i mem-bri della Famiglia religiosa aiutandoli adentrare e vivere più profondamente lacelebrazione stessa, gustando la bel-lezza del canto ambrosiano con cui, tral’altro, ha accompagnato per numerosianni, insieme alle consorelle, i pontifi-cali svolti nella Basilica S. Ambrogionelle grandi feste liturgiche dell’anno.

Ed è significativo che proprio in que-sta basilica, con una viva memoria for-se di quei momenti, ora celebra festo-samente e solennemente i suoi 70 anidi dedizione al suo Signore insieme amolte altre sorelle della Diocesi e a Sr.Laura nel suo anniversario d’argentoche, per lei, risale nella Festa della

Trasfigurazione del 1991. Me ne ricordobene quel giorno, lo stesso che hasegnato il mio ingresso in noviziato: «-Che cosa chiedi?» - mi veniva chiesto.«- … fare esperienza della vostra vitacomunitaria e imparare dal vostroesempio a seguire Cristo crocifisso…»- risposi. Questo tempo di formazione edi prova tu, Sr. Laura, l’avevi già oltre-passato, pronta in quel giorno a rispon-dere con decisione ad ogni domanda ate rivolta: «-Si, lo voglio!».

Riandando alla cronaca di quel gior-no e all’omelia preparata per l’occasio-ne, siamo fortemente rimandate allaspecificità della nostra donazione chesfocia nella missione. Una missione“che vuole farsi mediatrice dello splen-dore della divina bellezza” a partire“dalla condivisione dell’amore di Dioquale si esplica nel sacrificio”: il Trasfi-gurato sarà crocifisso.

Parafrasando si potrebbe dire ancheoggi: questo “amore singolare” si èmanifestato a voi, Sr. Laura e Sr.Ermanna, come a tutti noi radunati davarie provenienze per un disegno pre-ciso del Signore, come ancora nell’o-

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melia di quel giorno, si afferma: «Sonopieno di stupore nel considerare la sor-presa, il mistero che queste tue chia-mate ci manifestano: stupore, sorpresacon cui Monsignor Polvara contempla-va la sua comunità nascente che para-gonava ai massi di diversa provenien-za, era geologica, contesto topografi-co, che un ghiacciaio convoglia a valle.Grazie, Signore, per queste sorelle,grazie Signore per tutti noi di cui haivoluto far dono alla tua Santa Chiesaper lo splendore e il decoro della Tuacasa, la Tua Chiamata, nella Liturgia,ad anticipare la gloria del Tuo regno..»(cfr, AAC, 3, 1991)

Questo ringraziamento si rinnova esi fa solenne nell’emissione di un «Si»,

per sempre! definitivo e totale: per Sr.Ermanna nel 11 dicembre del 1976,dopo un lungo tempo di formazione e dicrescita, insieme alle altre 22 consorel-le; mentre per te, Sr. Laura, il 6 settem-bre del ‘96, nella felice coincidenza del-la promulgazione dell’Esortazione apo-stolica Vita Consecrata, tutta incentratasul Mistero della Trasfigurazione, «chemeglio motiva la risposta di quanti sisentono chiamati a ricalcare le stesseorme di Gesù… per i tre discepoli,come per la Chiesa che “… contemplail volto trasfigurato di Cristo per confer-marsi nella fede e non rischiare losmarrimento davanti al suo volto sfigu-rato sulla croce. Nell’uno e nell’altrocaso, essa è la Sposa davanti alloSposo, partecipe del Suo mistero,avvolta dalla Sua luce..”». (AAC, 4, 1996).

8-9. LA PROFESSIONE PERPETUA DI TUTTE LE SORELLEINSIEME, L'11 DICEMBRE DEL 1976, NELLA SEDE DELLASCUOLA, ALLA PRESENZA DI MONS. GIOVANNI COLOMBO

10. SR. LAURA MENTRE RECITA LA FORMULA DELLACONSACRAZIONE PERPETUA ALLA PRESENZA DI CARD.C. M. MARTINI, DUOMO, 1996

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Per una e per altra e, con voi, pertutte noi insieme, la promessa fatta alSignore e alla Chiesa con gioia e trepi-dazione (rinnovata ad ogni Vigilia pas-quale), risuona viva nei nostri cuori:«Attratta dallo splendore della Bellezzadi Dio, per rivelare il suo splendore diverità e di amore…». La contemplazio-ne del Volto trasfigurato del Signorepossa suscitare sempre in voi, Sr.Ermanna e Sr. Laura, “stimoli fecondiper esprimere, con la vita e con il lin-guaggio proprio dell’arte, ogni aspettodel Verbo incarnato e dell’umanitàredenta” (cfr. Costituzioni).

11. SR. LAURA IN CANTIERE:CATINO ABSIDALE S. STEFANO D’ARNO (VA)

12. MOMENTI DI FESTA CONVIVIALE E DI FRATERNITÀ15. LE FESTEGGIATE CON I LORO PARENTI, AMICI, COLLA-BORATORI E ALCUNI MEMBRI DELLA FAMIGLIA RELIGIOSA

14. ACCANTO ALLE FESTEGGIATE I CUOCHI DEBORA EALESSANDRO

13. LE FESTEGGIATE INDICATE DALLA FRECCIA; IN PRIMOPIANO MONS. VIGORELLI, SR. ERMANNA E I GENITORI DISR. LAURA: EDOARDO E AMBROGINA

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E' lo Spirito di Gesù, che è lo Spiritodi Amore, che ci rinnova continuamen-te questo dono di unità, di comunione.Ci troviamo a celebrare l'Eucaristia perquesto motivo, e la comunità cristiananella celebrazione liturgica, realizzaquesta comunione sacramentale, que-sto "essere un cuor solo, un 'animasola", perché la comunione è dono cheviene da Cristo, assiso alla destra delPadre, è dono che viene dal cuore edall'anima di Cristo.

Maria, Vergine e Madre del bell'Amore,vi custodisca nello spirito di lode, di esul-tanza e di amabile servizio.

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17. DON DIEGO ARFANI17-18. MOMENTI DELLA CELEBRAZIONE DOMENICALEDEL 24 APRILE 2016

16. TRENTO LONGARETTI, LE DONNE AL SEPOLCRO

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Il Mistero della Trasfigurazione infat-ti, racchiude e prelude la vita oltre lamorte della Bellezza crocifissa perché«l’amore, anche in Dio, non può essereche sacrificale: di qui la Croce.Tuttavia,la Croce risplende già della luce delmattino di Pasqua» (P. Evdokimov).

Ed è molto significativo in questosenso il pensiero omiletico del nostroVicario generale, Mons. Delpini, nellasolenne celebrazione giubilare, cheriportiamo di seguito. Esso verte tuttosull’alba della risurrezione e sulle don-ne del mattino, messaggere di speran-za e gioiose testimoni del Risorto.

Lo Spirito Santo, primo dono delRisorto, realizzi ogni giorno, con voi enoi assieme, nonostante le diversità, ilsuo capolavoro di unità in Cristo -come ebbe a concludere anche donDiego la sua omelia domenicale checorona questa bella festa giubilare:

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1. E’ l’alba! E’ l’alba del primo giorno. E’ l’inizio

di una storia nuova: dopo il vecchiosabato, spunta l’alba del primo giornodella settimana. Dopo la vecchia storiadel finire, dell’estenuarsi di giorni stan-chi, dell’inesorabile andare verso lamorte, irrompe come una folgore, laterra si scuote come per il terremoto,la parola inaudita risuona come unevangelo, gioia e rimprovero, stuporee comando, intimità e missione. E’ l’al-ba, è il primo giorno!

I luoghi comuni e il pensiero omolo-gato dichiarano che si tratta di un tra-monto, invece è l’alba. Molti sono per-suasi che si avvicini la fine, invece è ilprincipio. I sapientoni consigliano larassegnazione, invece la parola dellaverità comanda una missione.

Quando celebri cinquant’anni diconsacrazione forse ti senti guardata

come una donna del tramonto, invecesei una donna del mattino.

Oggi celebriamo la festa delle don-ne del mattino e abbiamo la fierezza ela responsabilità di smentire le appa-renze e le inerzie del pensiero.

2. Le donne del mattinoCome vivono, che cosa dicono, per-

ché sono liete le donne del mattino?Le donne del mattino ascoltano gli

angeli. Le donne del mattino, come tut-ti, spontaneamente sono più inclini acredere alla morte che alla vita, vannopiù ordinariamente a visitare il sepol-cro che a incontrare un risorto; riten-gono più probabile il tramonto che l’al-ba, convengono che si addice alle per-sone di buon senso più la malinconiae la tristezza rassegnata che l’esultan-za e la festa. Ma le donne del mattino,come in quell’alba del primo giornodella settimana, hanno questo che letrasforma: ascoltano gli angeli! Noncredono a tutti quelli che parlano, pre-stano fede agli angeli; si lasciano apri-re gli occhi dalle parole dell’angelovestito di bianco dall’aspetto folgore,

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19. MIKHAIL NESTEROV, LA TOMBA VUOTA

L'OMELIA DIMONS. MARIO DELPINI

LE DONNE DEL MATTINO

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invece che ostinarsi a fissare tombe epietre. A differenza delle guardie, ledonne del mattino ascoltano gli angeli.Perciò le donne del mattino portanomessaggi sconcertanti per la civiltà deltramonto e dicono parole che sonoaccolte con scetticismo, come fosseroun vaneggiare e portano in giro per lacittà un sorriso che sembra una inge-nuità. I sapienti, però, e gli amici delbene sanno che la civiltà del tramontosta per spegnersi nella tristezza senon si lascia svegliare dalle donne delmattino che ascoltano gli angeli e neriportano il messaggio.

Le donne del mattino incontrano ilRisorto e la qualità della loro vitadipende da questo incontro. La qualitàdella vita secondo la sensibilità sugge-rita dal mondo moribondo dipende dal-la salute, dipende dal denaro, dipendedal luogo dove abiti e dalla gente chehai vicino. Il mondo moribondo ha oriz-zonti ristretti e fa dipendere tutto dallecircostanze: siamo vittime della vita edel destino. Basta una coincidenzasfavorevole per amareggiarti tutta lavita, basta un acciacco misterioso cheaggredisce il corpo per decidere a chemorte sei condannata nel mondomoribondo, basta una sorella sbaglia-ta in comunità, basta un’obbedienza

mortificante e il pensiero del mondomoribondo ti autorizza al risentimentoe alla depressione. Ma le donne delmattino si alzano presto al mattino eincontrano il Risorto. Fissano i lorosguardi sul suo sguardo: “i suoi occhierano come fiamme di fuoco”; ascolta-no la sua voce: “la sua voce era similea fragore di grandi acque... dalla boccausciva una spada affilata; stannoincantate a contemplare il suo volto: “ilsuo volto era come il sole quandosplende in tutta la sua forza”. Le donnedel mattino raccolgono ogni mattino laparola del Risorto: “Non temete! Nontemete gli anni, non temete le circo-stanze, non temete l’imprevisto, nontemente le presenze antipatiche onoiose! Non temete! Io sono il Primo el’Ultimo e il Vivente. Ho le chiavi dellamorte e degli inferi: non c’è abisso incui io non posso visitarvi, non c’èangustia da cui non possa liberarvi,non c’è tristezza che io non possa tra-sfigurare in gioia”.

Ecco la ragione per cui non solo neigiorni di euforia, ma in tutti i giorni peranni e anni, fino al compimento, ledonne del mattino sono ardenti di spe-ranza e protagoniste della gioia, per-ché incontrano il Signore, ero morto,ma ora vivo per sempre. Ha torto il

20. MONS. MARIO DELPINI, OMELIA ALLE CONSACRATEFOTO DI STEFANO MARIGA

21. L’ASSEMBLEA NELLA BASILICA S. AMBROGIOFOTO DI STEFANO MARIGA

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mondo moribondo, e le donne del mat-tino cantano ogni mattino la gloria delFiglio d’uomo.

Le donne del mattino conoscono lavia per rendere piena la gioia. Sannoinfatti, per esperienza, che si aggiranelle comunità uno spirito maligno, lospirito di divisione Lo spirito di diviso-ne spinge sulle strade della rivalità edella vanagloria, come dice l’apostoloPaolo. Lo spirito di divisione sussurraall’orecchio: “Tu sei migliore di tutte lealtre, la tua proposta e la tua idea èmigliore di quella degli altri, tu hai sof-ferto più di tutte le altre. Tu fai bene seti opponi a gente che non è all’altezza,che non ti capisce, che non apprezzaquello che tu sei e puoi fare”. Lo spiritodi divisione si aggira nella comunità efa leva sulla vanagloria per alimentarele rivalità: le comunità diventano cosìarcipelaghi di solitudine, il principioaggregativo diventa la dipendenza dal-le personalità che si impongono, lo sti-le della convivenza diventa la mormo-razione e la meschinità. Ma le donnedel mattino conoscono la via per con-trastare l’opera dello spirito di divisio-

22. A. C. LALLI, PERCHÉ CERCATE IL VIVENTE TRA I MORTI?

23. BARTOLOMEO SCHEDONI, LE TRE MARIE ALLATOMBA VUOTA

ne: con tutta umiltà consideri gli altrisuperiori a se stesso … abbiate in voigli stessi sentimenti di Gesù Cristo. Ledonne del mattino si chiamano donnedel mattino anche perché appena sidestano al mattino dicono: “Grazie diquesta comunità in cui vivo”. E subitomettono mano all’impresa di seminaregioia e di incoraggiare le altre a speri-mentare il conforto della carità, a vive-re secondo lo spirito di comunione, aesprimere sentimenti di amore e dicompassione e rendono piena la gioiacon un medesimo sentire e con lastessa carità rimanendo unanime econcordi.

Noi celebriamo oggi con gratitudinee ammirazione queste donne del mat-tino che ogni giorno, per venticinqueanni, per cinquanta, sessanta anni eforse più, ogni mattina si mettono inascolto degli angeli, incontrano ilSignore risorto e collaborano alla pie-nezza della gioia. In questa impresacontrastano il mondo moribondo, resi-stono allo spirito di divisione e annun-ciano alla civiltà del tramonto cheadesso è alba. Sono infatti le donnedel mattino. Che siano benedette.

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Come ogni anno al 6 agosto, abbia-mo celebrato in intimità la festa patrona-le ed emblematica della Trasfigurazionedi nostro Signore. Ci ha presieduto conuna stupenda omelia, nella concelebra-zione, Sua Eccellenza Mons. PaoloMartinelli, delle cui riflessioni siamo lietifar parte ai nostri amici:

cronaca

25. SUA ECC. MONS. MARTINELLI, AFFIANCATO DAMONS. VALERIO VIGORELLI E DON DIEGO ARFANI

24. E. BERGAGNA, LA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Festa dellaTrasfigurazione6 agosto 2016 La festa della Trasfigurazione è una

celebrazione tanto importante per laChiesa; ma è particolarmente significa-tiva per la Famiglia Beato Angelico,perché questa festa potrebbe esseregiustamente chiamata la Festa dellaBellezza – così la chiamava Mons.Polvara, tanto da arrivare a pensare diistituire la Festa degli artisti proprio inquel giorno. Per questo è giusto chequesta Famiglia celebri con particolaresolennità questo giorno luminoso.

La Trasfigurazione è anche un gior-no carico di memoria, per la Chiesaoggi: tutti ci ricordiamo che nella Festadella Trasfigurazione papa Paolo VIconcluse nel 1978 la sua vita e missio-ne terrena. Oggi beato Paolo VI.

Poi la Famiglia Beato Angelico que-st’anno ha delle ricorrenze particolari;ad esempio Sr. Laura ricorda 25 annidella sua professione semplice già

L'OMELIA DIMONS. PAOLO MARTINELLI

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Ma ci dice anche che Gesù si trasfi-gura nella preghiera; ossia che la pre-ghiera trasfigura la nostra vita; la pre-ghiera vissuta con fede implica sempreun processo di trasfigurazione dellavita, in relazione al mistero pasquale.

La prima lettera di Pietro ci mostra laTrasfigurazione come evento identita-rio: “Egli infatti ricevette onore e gloriada Dio Padre, quando giunse a luiquesta voce dalla maestosa gloria«Questi è il Figlio mio, l’amato, nelquale ho posto il mio compiacimen-to»”. A ciò il vangelo di Luca aggiungela parola del Padre che raccomandal’ascolto del Figlio.

Gli apostoli fanno esperienza dellaidentità di Gesù come figlio di Dio,come figlio amato del Padre che ci èstato donato per rivelarci il segreto delmondo.

Il Mistero pasquale sarà la definitivarivelazione della identità di Gesù comeidentità del figlio, venuto a liberarci dal-la nostra condizione di schiavitù.

Gesù non appare dapprima solitario,ma in una preziosa e duplice compa-gnia. “Mosè ed Elia, apparsi nella glo-ria, e parlavano del suo esodo, chestava per compiersi a Gerusalemme”.

Chi sono e che cosa rappresentanoqueste due figure decisive della prima

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commemorata festosamente il 23 apri-le scorso nella Basilica S. Ambrogioinsieme a Sr. Ermanna che ha compiu-to invece il 70.mo. Tutti tasselli di unagrande vetrata attraverso la qualeriverbera la luce della Trasfigurazione.

In che cosa consiste questa festa? Eche cosa ha da dire a noi oggi?

Gesù è ormai arrivato ad unmomento della sua missione; eglideve ormai puntare decisamente ver-so Gerusalemme; sa che il compi-mento della sua missione gli chiederàtutto.

Gli eventi e le resistenze incontratenel suo popolo tracciano la via scelta estabilita dal Padre: il mistero dellaPasqua, mistero di morte e di risurre-zione, sarà il compimento della pro-messa.

Chi potrà reggere allo scandalo dellacroce? Ad un apparente fallimentoinvece che una vittoria? Chi potràcomprendere quel fallimento come lavittoria di Dio sul male e sulla morte?

Il prefazio ci dirà che proprio per farfronte allo scandalo della croce ilSignore Gesù si trasfigurò davanti atestimoni prescelti, il gruppo dei disce-poli più intimi.

1. “Il Signore Gesù prese con séPietro, Giovanni e Giacomo e salìsul monte a pregare. Mentre prega-va, il suo volto cambiò d’aspetto ela sua veste divenne candida e sfol-gorante”.

La versione di Luca di questo eventoè molto particolare perché lega la Tra-sfigurazione alla preghiera di Gesù,quasi ad indicare che si tratta di unaesperienza specifica che il SignoreGesù compie nel suo cammino versoGerusalemme.

26. MOMENTI DELLA CELEBRAZIONE

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alleanza? La loro presenza permettedi capire di che cosa Gesù sia vera-mente compimento.

La figura di Mosè è segno dellagrande mediazione tra Dio e gli uomi-ni: è l’uomo dell’esodo; è l’uomo cherappresenta Dio presso il popolo ed èl’uomo che rappresenta il popolo pres-so Dio. La sua presenza intercetta ildesiderio della liberazione dalla schia-vitù dell’Egitto. Questo vuol dire chel’azione di Dio si fa incontrare nel desi-derio della liberazione.

Mosè è in questa prospettiva l’uomodell’alleanza: colui che sta tra Dio e ilpopolo nel desiderio della libertà.Mosè è l’uomo della legge di Dio datacon l’alleanza sul Sinai. La legge diDio è sempre una legge del desiderio,che permette al desiderio della libera-zione di sussistere e di camminare,contro ogni tentativo di sopraffazione edi ritornare alle “cipolle della schiavi-

tù”. Il desiderio non sussiste senzauna legge che della alleanza con Dio èmemoria.

2. La figura profetica: “abbiamoanche, solidissima, la parola deiprofeti, alla quale fate bene a volge-re l’attenzione come a lampada chebrilla in un luogo oscuro, finchénon spunti il giorno e non sorga neivostri cuori la stella del mattino”.

Elia: il grande profeta. Che cosa cidice oggi la figura del profeta? Il profe-ta infatti è innanzitutto un eletto, unoscelto, non è un volontario che dedicaun po’ del suo tempo ad una giustacausa: sapersi misteriosamente chia-mato è la fonte della libertà del profe-ta; non deve compiacere nessuno; èun uomo libero. Elia ci mostra con ilsuo temperamento duro e determinatola libertà di chi sa di rispondere solo aDio, anche quando il suo stesso popo-lo non dovesse capirlo o rifiutarlo. Lasua parola non deve accarezzare leorecchie di chi lo ascolta. Il profeta èuomo della Parola e di parola. E’ unmediatore di una parola che non èsua. Che ha ricevuto, che ha ascoltato.

Il profeta soprattutto porta una paro-la di alleanza, ossia una parola cheper natura sua chiede la libertà e lareciprocità dell’accoglienza feconda ecreativa. Egli denuncia con forza –come fa Elia – la dimenticanza dell’al-leanza e della legge che dice la serie-tà del patto che Dio ha sigillato con ilsuo popolo.

Ma il profeta non solo rimprovera; lamemoria del profeta non è solo rivoltaal passato; la sua è anche una memo-ria del futuro, che annuncia la fedeltàdi Dio fedele alla promessa.

E’ questo il profeta che ora appare

27. MICHELANGELO, MOSE’

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Nonostante il costo del materiale,sia vetroso che lapideo, la ScuolaBeato Angelico ha avuto una partesignificativa nella rinascita della tecni-ca musiva, anche grazie al fatto di uti-lizzare, l’impegno formativo degli stu-denti con la loro attività scolastica,tanto nella preparazione che nellaesecuzione in cantiere.

Partendo dal bozzetto in scala ese-guito dal maestro si procedeva allastesura al vero del “cartone” in cui erariprodotta ogni singola tessera, appli-cando anche la tecnica divisionista,facilitata dalla miscelatura del materia-le. Dal cartone si passava allo “spolve-ro”: una riproduzione al vero del solodisegno (per trasparenza) che trafora-to lungo le linee consentiva la traspo-sizione sulla parete, ripassata poi apittura, se necessario mediante scom-posizione in settori ricomponibili.

Dimensionata in “giornate” venivastesa sulla parete la porzione di into-naco destinata a ricevere in giornata lesingole tessere. Una “boiaccatura”veniva poi stesa a colmare gli intersti-zi tra tessera e tessera, successiva-mente ripulita. Tutto ciò serviva a dareall’opera la necessaria garanzia diaderenza. La lavorazione manualeconsentiva un accurato orientamentodelle tessere, tale da evitare l’effettospeculare della luce, e abbagliantiriflessi.

La tecnica manuale comportava per-tanto lunghi tempi di stazione sui pon-teggi da parte degli operatori che oggi

Ancora sulla decorazionemonumentale

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lavorano preferibilmente in laboratorio,spesso predisponendo alla rovescia eincollando sul supporto cartaceo lesingole tessere, addirittura evitando ilricorso al cartone. In particolare la tec-nica manuale risolve egregiamente iproblemi creati dalle superfici nonpiane della parete e quindi per ladecorazione di catini e cupole, comela lunga serie di opere eseguite dalprimo lavoro a Giussano, a quello piùrecente di S. Edoardo a Busto Arsizio.Negli ultimi tempi, anche la Scuola hadovuto adeguarsi alla concorrenza delmercato e alle esigenze diverse deitempi, ricorrendo a tecniche e modali-tà più pratiche o consoni, senza perquesto venir meno allo spirito liturgicoe di preghiera che la contraddistingue.

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sul monte insieme a Mosè nel momen-to in cui Gesù si trova in preghiera –ormai rivolto verso Gerusalemme perportare a compimento ogni profezia eper fondare in se stesso la nuova edeterna alleanza - ; è tanto bella questasfumatura propria dell’evangelistaLuca: la preghiera di Cristo trasfigurala vita, trasfigura anche la nostra vita.

C’è allora una profezia che continua;il compimento delle promesse nonesaurisce il tempo della profezia. Ora ilpopolo di Dio è chiamato ad esserepopolo profetico, profeti nel tempo delcompimento, profeti della trasfigura-zione di tutte le cose nella potenza

dello Spirito del risorto che è statoriversato senza misura sulla chiesa esul mondo. La legge e la profezia fan-no corona alla epifania di Cristo che sitrasforma in preghiera.

3.“Dio ha parlato a noi per mezzodel Figlio, che ha stabilito erede ditutte le cose e mediante il quale hafatto anche il mondo”.

Nell’esperienza della trasfigurazioneGesù mostra così il suo carattere uni-versale e singolare. Proprio la suaumanità che si trasfigura diviene rive-latrice del senso del mondo: tutto èstato fatto per mezzo della Parola chesi fa carne. Allora la Trasfigurazione è

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28. AGOSTINO CORNACCHINI, IL PROFETA ELIA

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in realtà il destino del mondo.Il destino del mondo è la bellezza;

perché la bellezza era anche all’origi-ne della Creazione. Cristo si manifestaqui come il più bello tra i figli dell’uomoe contemporaneamente come coluiche andrà crocifisso e si mostreràcome colui in cui non c’è bellezza nesplendore per attirare lo sguardo.

Cristo è dunque la manifestazionedella gloria di Dio e comunicazionedel destino del mondo: essere spec-chio della sua gloria. Noi dobbiamoessere nel mondo di oggi profezia diquesta bellezza, provocare nell’uomoe nella donna di oggi la nostalgia dellabellezza.

La trasfigurazione non sarà operanostra, è opera di Dio che coinvolgesempre la nostra libertà, il nostro sì.

Il suo emblema è il mistero eucaristi-co; in cui un frammento di realtà ètotalmente cambiato dalla potenzadella grazia di Dio, perché tutto il mon-do ogni giorno sia investito da questanovità che lo può rinnovare sempre.

Tommaso d’Aquino parla della bel-lezza come dello “splendore della veri-tà”; Bonaventura, parla del figlio di Diocome del splendor pulcherrimus et ful-gentissimus1.

Lo stesso dottore serafico affermache «anima contemplativa, quaeDeum videt in contemplatione, totapulchrificatur»2: l’anima che contem-pla, che vede Dio nela contemplazio-nem viene resa tutta bella.

«Deformia facit pulchra, pulchrapulchriora et pilchriora pulcherrima»:In Hexaem., I,343. Dio in Cristo rendele cose deformi belle, le cose belle piùbelle e le più belle bellissime.

Questa è la nostra gioia, che da que-sta festa proviene; questa è la nostraresponsabilità di fronte al mondo.

29. SOLENNE BENEDIZIONEA SINISTRA, DON DIEGO ARFANI

31. MOMENTI DELLA CELEBRAZIONE

30. IN PREGHIERA. CAPPELLA DELLA FAMIGLIA B.A.NELLA RESIDENZAESTIVA DI CIVATE (LC).LA TRASFIGURAZIONE, NELL’ABSIDE, E’ L’OPERA DELMAESTRO BERGAGNA (1976)

1. In Hexaem., XXI,1 (Opere di San Bonaventura,VI/1, p. 380).

2. De S. Agnete virgine et martyre. Serm. II, 2(Opera Omnia [Quaracchi], IX, p. 509).

3. Opere di San Bonaventura, VI/1, pp. 66-67.

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MONS. GIUSEPPE POLVARA (1884-1950)

carisma

Verso il centenariodella iniziativa diMons. Giuseppe

Polvara.Il pensiero el’azione del

fondatore dellaScuola Beato

Angelico di Milano

Convinto della persistente attualitàdell’ispirazione che guidò quasi centoanni fa, quale fondatore della “ScuolaSuperiore d’Arte Cristiana”, ed impe-gnò con grande sacrificio e sofferenzeil sacerdote Giuseppe Polvara, ritengoopportuno ospitare una sua presenta-zione, anche se non si tratta di argo-mento riguardante quanto si intendenormalmente oggi per arte ed ancheper arte cristiana.

Due sono le fonti che esprimono ilpensiero e il programma d’azione diMons. Polvara: pittore ai suoi esordi epoi architetto; professioni, se così pos-siamo classificarle, nelle quali si èconcretizzata la sua sostanziale mis-sione sacerdotale: i suoi scritti ed ilsuo comportamento.

Gli scritti, di carattere dottrinale,sono rivolti ad un pubblico di lettoriassai più ampio ed eterogeneo, per lo

più costituito dagli “addetti al culto”nella Chiesa, che costituiscono la prin-cipale, se non esclusiva, committenzarivolta al mondo artistico, come, quasida sempre, la Chiesa cattolica hainterpellato, così da contribuire a quel-la grandiosa ricchezza del patrimonioartistico dei paesi cristiani, che impre-ziosiscono anche dal punto di vistastorico e artistico i luoghi di vita delpopolo cristiano, a cominciare dallesue “case di preghiera”; e sono nelcontempo oggetto di interesse e tappeirrinunciabili del turismo culturale edella cultura “tout court”.

L’originalità del pensiero di Polvaraè la capacità di cogliere, non solo laforma che la caratterizza, ma pure l’i-spirazione che l’ha prodotta cioè lacomponente antropologica religiosa

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cosa non troppo rara dell’opera d’arte.Non si tratta cioè nella critica di Polvaradi fermarsi ad una specie di autopsiadell’opera d’arte, che affronta il prodottocome cosa ormai morta, ma di unaattenzione a quella feconda possibilitàeducatrice e formativa che ne riguarda ilfuturo.

Su questa linea il Polvara ha infattielaborato una dottrina estetica che locaratterizza, specialmente nei trattatiteorico-pratici: L’arte e Il bello, in cuiha messo a disposizione di un pubblicopiù vasto quando insegnava ai candi-dati al ministero sacerdotale negli annidi teologia del Seminario Diocesano diMilano e agli artisti della sua scuola.

Proprio perché intendeva il ministe-ro sacerdotale come primo e indispen-sabile committente dell’arte per la litur-gia è soprattutto ai candidati, è spe-cialmente ad essi che si rivolge il suoinsegnamento e che, tuttavia, nonintendeva esonerare dalle loro respon-sabilità anche i laici battezzati.

Ben più concreto e significativo è ilcomportamento di Mons. Polvara che,inizialmente come pittore ma soprat-tutto come architetto ha personalmen-te prodotto nel linguaggio visivo, perquella componente, così importante edeterminante, costituita da tutto quan-to è percepibile col mezzo più imme-diato e universale che è la vista.

Se la componente sacramentale èla più profonda e spiritualmente fecon-da di grazia, perché ha come autore lostesso Salvatore, Figlio di Dio, edesorbita addirittura dalla dimensionesensibile e udibile per essere accoltadalla facoltà sovrumana della fede, lacomponente visiva è universalmentecondivisibile anche a livello razionale,ed è permanente anche oltre i tempi

della celebrazione. Non è prigionieradelle lingue, disparate e mutevoli,merita quindi una maggiore attenzionee comporta una grave responsabilitànei pastori d’anime.

E’ pertanto molto interessante sco-prire i criteri seguiti dal fondatore dellaScuola nel suo operare e nel suo gui-dare discepoli e collaboratori ai qualifu maestro.

E’ nata così dopo più di sessant’an-ni dalla sua scomparsa, la necessità difissare almeno gli effetti più significati-vi della sua ispirazione, per poi con-frontarli con la situazione nuova, spe-cialmente quella creatasi dopo ilConcilio Vaticano II.

E’ nata inoltre una specie di intervi-sta-inchiesta rivolta a quelle personeche hanno conosciuto o seguito il fon-datore nel mutare dei tempi, anchedopo la sua morte.

Una serie di domande sono dunquestate rivolte alle persone interpellate,all’insaputa l’una dell’altra e le cuirisposte, messe a confronto, hannoevidenziato le maggiori o minori con-vergenze e poi sono state sintetizzatein una presentazione credibile e passi-bile di un confronto con la situazioneodierna. In particolare l’esito dell’in-chiesta consente a quanti voglionoessere fedeli all’ispirazione del fonda-tore, di verificarsi su di essa.

Purtroppo bisogna riconoscere chela situazione dell’arte di chiesa (dicia-mo così per semplicità) non è mutata eche lo sforzo di Polvara è tutt’ora discottante attualità.

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Ecco schematicamente quanto emer-so dall’interessante consultazione:

I precisi rifiuti di Mons. PolvaraMons. Polvara si è rifiutato di costitui-

re semplicemente una comunità bene-dettina, che si dedicasse semplicemen-te in modo istituzionale all’arte per laliturgia, come tutti i fornitori sul mercato.

Mons. Polvara non ha inteso costrui-re sul modello della bottega rinascimen-tale, bensì sulla confraternita monasti-ca, rifiutando la figura di un caposcuola,cui tutti dovessero conformarsi. Tantomeno si è imposto come caposcuola, inparticolare nell’architettura, in cuiespresse un preciso stile personale chenon impose, né fu imitato.

Monsignore fu coerentementecostante nel rifiuto di accontentare adogni costo i committenti, pur acconsen-tendo alla fine (chiesa Sacra Famiglia aMonza – Cederna) alle nostalgie delBeato Cardinale Schuster riproponendole arcate di separazione tra le campatedella chiesa.

La scelta di Mons. Polvara, tutt’oradi forte attualità, data la debolezza concui la chiesa occidentale affronta il

pensiero unico della cultura conformi-sta imperante, tenendo d’occhio l’e-sperienza della chiesa orientale, ormaivittoriosa sulla eresia comunista; costi-tuisce di fatto un miglior ecumenismoanche se non proclamato.

Il razionalismo di Mons. PolvaraIl Polvara che nel suo testamento

ha lasciato questa raccomandazioneai suoi seguaci: “Se abbandoniamo lalogica andiamo fuori strada”, guardòcon simpatia il movimento razionalistanell’architettura contemporaneaseguendo due principi che potrebberocaratterizzare la sua architettura: “nul-la senza motivo” e “nulla nascondendodi ciò che è logico”.

Il primo principio lo portò a rifiutareil vezzo contemporaneo dell’uso gene-rale e quasi distintivo degli “ingredien-ti” classici generalmente impiegati:dagli ordini classici: dorico, ionico,corinzio, composito ai rispettivi com-ponenti: archi, colonne, trabeazioni,timpani e così via.

Il secondo principio lo portò a evi-denziare il sistema costruttivo delcemento armato come elemento ritmi-co e decorativo sia degli esterni che

32. CHIESA SACRA FAMIGLIA, MONZA, 1930-'45) 33. SACRA FAMIGLIA, INTERNO

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degli interni ed in particolare di questiultimi con la fusione strutturale tra l’ar-co e il timpano in quella novità costitu-tiva dell’arco poligonale lasciato in evi-denza.

è la bella e armonica Chiesa dei SantiNabore e Felice in piazza Perrucchettia Milano che spesso ospitò i militaridelle vicine caserme nella loro praticareligiosa, ai tempi della “religione distato”. Di questa Chiesa è particolar-mente interessante la grande e ariosanavata unica fiancheggiata da duecorridoi longitudinali di disimpegno suiquali si possono affacciare eventualicappelle particolari. Il tutto perfetta-mente funzionale alle liturgie parteci-pative, poi ufficializzate dal ConcilioVaticano II.

«Se si abbandona la logica si vafuori strada». Quale strada? Quelladella bellezza, splendore della verità edell’amore.

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34. STRUTTURA CHIESA SS. NABORE E FELICE, 1938-1941, MILANO

36. CIBORIO, PARTICOLARE - CAPPELLA SEMINARIOARCIVESCOVILE "CASTELLI", SARONNO, 1932

35. CHIESA S. NABORE E FELICE, NEL SUO ATTUALECONTESTO

Esempio caratteristico di questovero e proprio stile, che non impose anessuno dei suoi allievi o collaboratori,

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I contatti con i Padri Scolopidell’Istituto Calasanzio e la comunitàdi Campi Salentina, risalgono alsopralluogo effettuato nel mese dimaggio 2015 dalla Scuola BeatoAngelico, presso il Santuario di S.Pompilio Maria Pirrotti. Si trattava diprendere visione dello stato di fattodell’urna e delle reliquie, nonché dellaloro collocazione, e di fornire il proget-to di una nuova urna che sostituissequella esistente sempre eseguita dallaScuola nell’anno 1966. (fig. 43)

Cinquant’anni or sono ricorrevano i200 anni dalla morte del Santo e, inquesto anno 2016, inaugurandol’Anno pompiliano, le comunità hannointeso festeggiare i 250 anni del transi-to del Santo scolopo, tanto amato evenerato nella terra delle Puglie,dell’Abruzzo, della Campania ...Realizzare un’urna a corpo intero ericomporre le sante reliquie in un’unicaurna conferendo maggiore visibilitàalla figura di S.Pompilio, è stata larichiesta rivolta alla Scuola.

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La nuova urna diSan PompilioMaria Pirrotti

(1710-1766)

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Padre Pompilio muore a CampiSalentina il 15 luglio all’età di 56 anni.Nel 1835 si apre a Lecce il processoper la causa di beatificazione. Il 26gennaio 1890 papa Leone XIII lo bea-tifica, mentre sarà papa Pio XI nel1934 a proclamarlo santo. Questediverse tappe segnano le operazioni diricognizione delle reliquie e la realiz-zazione di nuove urne.

Si passa dalla prima teca in cristalloe legno dell’Ottocento (fig. 40) al gran-de reliquiario in bronzo tripartito delNovecento, (fig. 41) per arrivare all’ur-na moderna realizzata dalla nostraScuola nel 1966, e a quella all’attualea corpo intero, in questo anno 2016.Mons. Ronchi nella nostra Sederimuove i vecchi sigilli delle due prece-denti teche (fig. 42) e, nel novembredel 2015 iniziano i lavori per la realiz-zazione della nuova urna che verràsigillata il 10 maggio del 2016.

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Alcune immagini documentano lediverse fasi di intervento.

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46-47. IL NUOVO RELIQUIARIO, REALIZZATO DALLASCUOLA, CONTENENTE L'OSSO IOIDE E UNA BOCCETTA DELSUO SANGUE

44-45. MASCHERA DI RAME SBALZATO E DIPINTA ADOLIO

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Venerdí 13 maggio, la celebrazioneeucaristica ha visto la presenza deiPadri Scolopi, insieme ad alcuni devo-ti di Campi Salentina e di Montefalco,presenti nella nostra Diocesi dopo labenedizione dell’urna, l’ultimo saluto ele richieste di intercessione rivolte alsanto, le spoglie di San Pompilio han-no lasciato la nostra Sede di Milano.Il transito dell’urna prima di ritornarenella basilica di Campi passerà attra-

verso le diverse province di Firenze,Roma e Napoli e Lecce. La festa del15 luglio a Campi, toccherà il suo ver-tice, a testimonianza dell’affetto e lavenerazione rivolta a questo Santo,maestro di virtú e discepolo insignedel Vangelo, senza “se” e senza “ma”,un vero giglio di purezza intrecciatodalle spine della contrarietà e delleavversità, i simboli che ornano la pre-ziosa urna e il reliquiario.

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49. BENEDIZIONE DELL'URNA. PRESENTI ALLA CONCELEBRAZIONE I PADRI SCOLOPI DI MILANO E LECCE, MONS. VIGORELLI, DONDIEGO ARFANI, PADRE ALESSIO E IL DIACONO FRA PINO GRAVINA TOR DELLA NOSTRA PARROCCHIA SS. PATRONI D'ITALIA

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La ricollocazione della statua origina-le della Madonna di Lourdes ha richie-sto alla Scuola un intervento che rispon-desse alle esigenze del culto e alladevozione popolare per la Santa Madredi Dio e, insieme, della Divina Liturgiache impegna tutta l'assemblea a racco-gliersi nella lode attorno all'altare delsacrificio e della festa, dove il Figlio diDio (e di Maria di Nazareth) nutre ilpopolo con il suo Corpo e il suoSangue. Nella chiesa del SS. Redentoree di S. Francesco era parso un affrontola decisione di rimuovere dalla sua sedela statua processionale di Maria SS.,con il nuovo Parroco la Commissioneparrocchiale ha raccolto questo deside-rio sottaciuto da molto tempo e ripre-sentato alla Scuola come "il piccolosogno" da realizzare, di una comunitàviva e fervente.

Al nostro primo sopralluogo, la cap-pella a lato del presbiterio, di fatto appa-riva come un luogo anonimo. Due sta-tue scolpite nel legno, di MariaSantissima e del Sacro Cuore, confuse

con il rivestimento sempre di legno dellaparete di fondo, non soddisfacevano ildesiderio di uno spazio "altro", capacedi proiettare nella dimensione del tra-scendente, in quell'alveo silente dove lapreghiera sgorga naturale dal cuore.

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53. STATO DI FATTO (CAPPELLA VOTIVA)

52. INDICAZIONE DELLA CAPPELLA DA SISTEMARE(A LATO DEL PRESBITERIO)

carisma

LA CAPPELLA DELLA SS.VERGINE DI LOURDES

CHIESA DEL SS.REDENTORE E SAN

FRANCESCO (SESTOSAN GIOVANNI)

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Cosi la Scuola ha pensato di ripropor-re il luogo della grotta di Massabielle, lapiccola grotta scavata nella roccia, dovela S.Vergine appare a Bernadette.

Abbiamo scelto di porre la statua suun supporto che la elevasse in alto,costringendo l'osservatore ad elevare ilsuo sguardo dalla realtà della terra allerealtà del cielo, come del resto suggeri-sce lo stesso sguardo di MariaSantissima.

Sul suo capo l'aureola di luce cheriporta il suo Nome: «Io sonol'Immacolata Concezione». Dietro, unavela la raccoglie come in un'ansa, ilmosaico con tessere di marmi policromie una cascata a pioggia di tessere oro.

A lato, la vetrata impiombata conlastre di vetro soffiato, che allude allasorgente di acqua fatta scaturire per laguarigione dei mali fisici e spirituali.Richiama l'acqua del nostro Battesimoe il dono dello Spirito santo che rendefeconda la vita di opere buone.

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54. LA RESA GRAFICA DELL'INTERVENTO 55. IL PROGETTO REALIZZATO. RESA REALE

Maria, Vergine Immacolata,chiediamo la tua protezione, cerchiamo il tuo conforto,

ci consacriamo al tuo cuore di Madre.Maria, Regina dell'universo,

garanzia della nostra umanità redenta,illumina, santifica la nostra aspirazione

ad una vita buona e colmala della tua bellezza!Maria, Madre di tutti i viventi,

gravida di Spirito Santo, eccelsa tra le creature,

speranza feconda di ogni attesa:dona a noi il tuo Figlio!

Pacificati nel tuo sguardo di Madre,purificati dalla tua passione

corredentrice, fatti Chiesa nell'unico Spirito:

presentaci al Padre e apri a noi le porte del Paradiso!

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La Scuola tecnica secondaria d’arte(ETSA) continua bene le sue attivitànonostante manchi dei mezzi finanziariper l’acquisto dei materiali. Facciamotutto il possibile perché la Scuola conti-nui a funzionare …Attualmente è molto ricercata per lacostruzione di monumenti storici e l’ar-te sacra nelle nuove cappelle e san-tuari. (omisis)Attualmente nessuna ci appoggia acausa della mancanza di sicurezza nelpaese. E’ solo sul Signore su cui possia-mo contare poiché anche lo Stato nonfornisce che 169.000 franchi burundesia trimestre, vale a dire 80 dollari soloper l’insegnamento. Occorreranno altrepersone per aiutarci.Vi chiediamo di continuare a pregareper la nostra Scuola perché il settoreartistico è attualmente negletto nelnostro paese.Altre notizie riguardano la preparazio-ne del giubileo d’oro della nostraScuola di cui l’apertura dell’Anno giu-bilare è stata fissata il 15 ottobre 2016,di cui giubileo è previsto nell’ottobredel 2017. (omisis)Rimarremo sempre in contatto. Grazie.Arrivederci.

56. IL LOGO CON IL PROGETTO DELLA SCUOLA DI GITEGA

57. LAVORI ESEGUITI DAGLI ALLIEVI DELLA SCUOLA D'ARTE

DAL BURUNDI, dove per quasi cin-quant’anni i volontari della VISBA(volontari internazionali della ScuolaBeato Angelico) hanno dato origine auna scuola di formazione tecnico-arti-stica, oggi perseguita da una Istituzionereligiosa locale (Bene’Maria ossia,Figlie di Maria) riceviamo e traduciamonotizie pervenute nel luglio scorso:

“LA DIREZIONE DELLA SCUOLAD’ARTE DI GITEGA”saluta calorosamente la comunità diArte cristiana, augurando la pace diCristo. E’ da molto tempo che noncomunichiamo, per cui vi presento lemie scuse.

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