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2 ANNO UNDICESIMO LA CONFRATERNITA DI BACCO IL RISTORANTE CA’ DEI BOCI incontrano L’AZIENDA AGRICOLA CA’ RUGATE DI MONTECCHIA DI CROSARA (VR) e IL GRUPPO PARTESA DI LAVIS (TN) Un incontro gastronomico nel periodo carnevalesco è una tradizione per la Confraternita di Bacco. Quest’anno, qui al ristorante Ca’ dei Boci del Romantik Hotel Posta dal 1899 del nostro chef Achille Leonardelli, abbiamo avuto la grande opportunità di avere con noi due grandi aziende che operano nel campo della distribuzione delle bevande (IL GRUPPO PARTESA) e nel campo della produzione vitivinicola (L’AZIENDA AGRICOLA CA’ RUGATE). Ci ha onorato la presenza dello staff di Partesa nelle persone di Rocco Poli, Vaia Fabrizio, Freddy Valorz, Enrico Weber oltre al rappresentante di Ca’ Rugate Marco Tessari e al nostro amico Lorenzo Pavan in rappresentanza del Ristorante “Baccalàdivino” di Mestre del nostro Socio Onorario Franco Favaretto. ROCCO POLI VAIA FABRIZIO ENRICO WEBER FREDDY VALORZ MARCO TESSARI LORENZO PAVAN

ANNO UNDICESIMO - trentinowine.info · Confraternita di Bacco. Quest’anno, qui al ristorante Ca’ dei Boci del Romantik Hotel Posta dal 1899 del nostro chef Achille Leonardelli,

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ANNO UNDICESIMO

LA CONFRATERNITA DI BACCO

IL RISTORANTE CA’ DEI BOCI

incontrano

L’AZIENDA AGRICOLA CA’ RUGATE DI MONTECCHIA DI CROSARA (VR)

e

IL GRUPPO PARTESA DI LAVIS (TN)

Un incontro gastronomico nel periodo carnevalesco è una tradizione per la

Confraternita di Bacco. Quest’anno, qui al ristorante Ca’ dei Boci del

Romantik Hotel Posta dal 1899 del nostro chef Achille Leonardelli, abbiamo

avuto la grande opportunità di avere con noi due grandi aziende che operano

nel campo della distribuzione delle bevande (IL GRUPPO PARTESA) e nel

campo della produzione vitivinicola (L’AZIENDA AGRICOLA CA’

RUGATE).

Ci ha onorato la presenza dello staff di Partesa nelle persone di Rocco Poli, Vaia Fabrizio,

Freddy Valorz, Enrico Weber oltre al rappresentante di Ca’ Rugate Marco Tessari e al

nostro amico Lorenzo Pavan in rappresentanza del Ristorante “Baccalàdivino” di Mestre del

nostro Socio Onorario Franco Favaretto.

ROCCO POLI VAIA FABRIZIO ENRICO WEBER FREDDY VALORZ MARCO TESSARI LORENZO PAVAN

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AZIENDA AGRIGOLA CA’ RUGATE

MONTECCHIA DI CROSARA (VR)

Nei primi anni del Novecento Amedeo Tessari, detto “Midéo” affittò un’osteria in una piccola

frazione di Albaredo d’Adige dove vendeva il vino prodotto nell’azienda di famiglia.

Sopravvenne la Grande Guerra e Amedeo, soldato, rientrò in famiglia gravemente ammalato e morì

proprio il giorno dell’armistizio il 4 novembre 1918.

La signora Adele prese le redini della famiglia fino a quando, sul finire degli anni ‘30, Fulvio detto

«Beo» divenne responsabile dell’azienda paterna. Comprò le vigne più prestigiose del colle Rugate,

vendette parte delle proprie uve alla cooperativa locale e parte le vinificò in proprio.

Agli inizi degli anni ‘70 nacque l’Azienda Agricola Tessari Fulvio, antesignana di quella che sarà

poi chiamata Ca’ Rugate. In quegli anni gli ettari di vigna coltivati erano sette.

Sul finire degli anni Ottanta Fulvio e suo figlio primogenito Amedeo diedero vita a Ca’ Rugate. Il

nome deriva dall‘omonima casa situata nella collina, a nord di Brognoligo, dove si trovano i vigneti

dell’azienda.

Le prime bottiglie a marchio Ca’ Rugate risalgono all’anno 1986. La cantina di Brognoligo venne

ampliata e i vini cominciarono anche ad essere esportati. La Garganega è il vitigno esclusivo in

tutti i vigneti aziendali, che nel 1999 si estendono su una superficie di 16 ettari.

Nel 2001, entrò in azienda Michele, figlio di Amedeo, e fu presa la decisione di costruire una

cantina più ampia e dotata di attrezzature all’avanguardia, lungo la strada della Val d’Alpone.

Nello stesso anno fu deciso di acquisire delle vigne nella zona collinare di Montecchia di Crosara.

La nuova cantina, a Montecchia di Crosara, venne inaugurata nel settembre 2002 e, da allora,

iniziò la dinamica crescita dell’ultimo decennio di Ca’ Rugate. Dal 2004 al 2014 vennero acquisiti

circa 40 ettari, nelle zone più vocate dei comuni di Monteforte d’Alpone e Montecchia di Crosara,

che portarono la superficie vitata aziendale ai 70 ettari attuali.. Ora i vini di Ca’ Rugate sono

distribuiti e venduti in 98 province italiane e 42 paesi esteri..

Tutte le uve di Ca' Rugate vengono vinificate nella cantina di Montecchia di Crosara di nuovissima

concezione e grande spessore tecnologico. Distribuita su oltre quattromila metri quadrati di

superficie e disposta su tre livelli, la cantina consente all'azienda di concentrare in un'unica sede

tutti i processi di vinificazione, affinamento, imbottigliamento e stoccaggio.

Al primo piano della cantina si trova l' Enomuseo, di ulteriori 500 mq, ultimato nel 2008, che

raccoglie centinaia di attrezzi di genere enologico-viticolo di proprietà della famiglia.

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PARTESA NETWORK NAZIONALE DISTRIBUZIONE

POLO REGIONALE DEL TRENTINO - LAVIS

Il Gruppo Partesa, appartenente al gruppo Heineken Italia, nacque nel 1989

creando una rete di società di distribuzione bevande su tutto il territorio

nazionale.

Nel 1998 l’attività si allargò al mondo del vino, per accrescere la presenza e

l'importanza di Partesa anche nel settore del vino di qualità.

Nell’anno 2000 tutte le Società del gruppo assunsero il nome Partesa unito

all’area territoriale in cui operano. Qui da noi la società fu chiamata PARTESA

TRENTINO S.R.L. con sede a Lavis in via G. Di Vittorio, 69.

Dal 2005 al 2008 le organizzazioni commerciali diventarono Poli Regionali di Distribuzione.

Nel 2010 Partesa si afferma come il più grande network di distribuzione del settore food&beverage,

specializzato nei servizi di vendita, distribuzione, consulenza e formazione per il canale HO.RE.CA

(Hotellerie-Restaurant-Café).

A distanza di 10 anni dalla sua fondazione, viene effettuato il

restyling del logo Partesa.

Nel 2014 Partesa compie 25 anni di attività e cambia la struttura societaria.

Diventa un unico soggetto nazionale composto da: una struttura centrale,

sette Business Unit regionali: Lombardia, Piemonte, Liguria, Nord Est,

Emilia Romagna, Centro e Adriatico; una Business Unit dedicata al canale

Ho.Re.Ca. Moderno. Trentino e Tessaro restano nel Gruppo Partesa

conservando la propria autonomia.

Come già detto abbiamo avuto il piacere di avere con noi, alla nostra Cena di Carnevale i signori:

ROCCO POLI: Presidente di Partesa Trentino

FABRIZIO VAIA: Direttore amministrativo

ENRICO WEBER: Ufficio vendite

FREDDY VALORZ: Ufficio vendite

LO STAFF PARTESA CON MARCO LARENTIS

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L’APERITIVO DI BENVENUTO

Nella cantina-stube del Romantik Hotel Posta ci ritroviamo

numerosi per gustare alcuni bocconcini (bocconcini di baccalà,

pesciolini fritti, smacafam) preparati da Achille accompagnati

dallo SPUMANTE METODO CLASSICO “AMEDEO” PAS DOSÈ

BRUT RISERVA DOC LESSINI DURELLO ANNATA 2011 12,5%

Vol. servito da bottiglie formato Magnum.

È prodotto con il 90% di uva Durella e il 10% di Garganega

provenienti dai vigneti località Brenton del Comune di Roncà e

vendemmiate ad inizio settembre.

La fermentazione avviene in serbatoi di acciaio a temperatura controllata. Nella primavera

successiva alla vendemmia il vino fermo viene posto in bottiglia con l’aggiunta dei lieviti ed inizia

il percorso del Metodo Classico. La sboccatura viene fatta dopo circa 42 mesi.

I profumi di pane appena sfornato, di pesca bianca e di leggera speziatura sono ben presenti al naso.

In bocca lo spumante è secco, vigoroso, fresco e nervoso con bollicine fini e persistenti.

Eccellente come aperitivo, ideale come vino a tutto pasto, accompagnandosi bene sia a piatti di

carne che di pesce.

IL PRANZO NELLA SALA GRANDE

Nella grande sala ristorante sono

stati preparati i tavoli per accogliere

i settanta commensali partecipanti

alla cena di Carnevale.

Alcuni dei partecipanti (pochi per la verità) si sono presentati mascherati accogliendo l’invito

dell’organizzazione. Si vede che le vecchie abitudini delle feste mascherate sono un po’ cadute in

disuso e sono, forse, fuori moda.

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IL CLASSICO BACCALÀ MANTECATO ALLA VENEZIANA

(del Ristorante Baccalàdivino di Mestre)

Ci è stato servito il Baccalà Mantecato alla Veneziana

preparato dallo chef Franco Favaretto del Ristorante

Baccalàdivino di Mestre e portato qui al ristorante Ca’

dei Boci da Lorenzo Pavan Gastaldo e Cerimoniere

della Dogale Confraternita del Baccala Mantecato

“MONTE ALTO” SOAVE CLASSICO DOC ANNATA 2013

13% VOL. Questo vino bianco Soave classico è prodotto con uva autoctona

Garganega vendemmiata nell’ultimo periodo in sovra maturazione per

avere una maggiore concentrazione di zuccheri e sostanze estrattive.

Il mosto fermenta parte in barriques e parte in botti grandi da 20 ettolitri

dove rimane sui lieviti per almeno 6 mesi.

Il colore è giallo paglierino carico ed i profumi sono fruttati e floreali e

di mandorla. È un vino caldo, secco, di corpo robusto, intenso e

persistente. Grande vino da tutto pasto e può sopportare anche qualche anno di invecchiamento.

I PICCOLI ROTOLINI DELLA NOSTRA CARNE SALADA

CON MOUSSE DI RICOTTA PRIMO FIORE E NOCI DEL

BLEGGIO Piatto ben studiato, ben presentato e con buoni ingredienti come la

ricotta primo fiore, le noci del Bleggio. Peccato che la fettina di carne

salada, tagliata troppo grossa, non permettesse di gustare appieno questo

piatto meritevole di migliore risultato.

APPROFONDIMENTO

DOGALE CONFRATERNITÀ DEL BACCALÀ MANTECATO DI VENEZIA

LA DOGALE CONFRATERNITÀ DEL BACCALÀ MANTECATO di Venezia è

un’associazione senza scopo di lucro nata per difendere la ricetta

tradizionale del baccalà mantecato nelle sue componenti più significative e

per diffondere cultura in campo gastronomico, conviviale, storico e sociale.

È nata nel 2001, rifondata nel 2003 con una più precisa struttura

organizzativa. È governata dal Consiglio dei Dieci o Consiglio dei Savi

presieduta da un Doge che, attualmente è l’architetto Gianni Caprioglio.

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Figure di spicco sono il Gastaldo e Cerimoniere Lorenzo

Pavan, e il Savio di bocca Franco Favaretto chef-patron del

ristorante “Baccalàdivino” di Mestre. Questo ristorante

rientra nel nostro progetto “Visitiamo i ristoranti famosi” e,

appena possibile, andremo a visitarlo.

LORENZO PAVAN FRANCO FAVARETTO

La Confraternita assegna il titolo di “Ristorante Raccomandato” a tutti i ristoranti che,

accettando le regole imposte dall’Associazione, si impegnano a preparare il prodotto “baccalà

mantecato” secondo le regole della buona tradizione.

La Dogale Confraternita così si esprime parlando del baccalà mantecato:

“…il baccalà mantecato non è semplice cibo. É storia, religione, avventura, segreto tramandato di cuoco in cuoco, di madre in figlia: piacere del palato, della mente, del cuore.”

La Ricetta Originale (dal sito: www.baccalamantecato.com)

Ingredienti per 4 persone: 250 gr. di baccalà (stoccafisso) già bagnato e diliscato (polpa e pelle) olio

extra vergine di oliva poco profumato circa altrettanto, alloro, 1 limone, sale, pepe. Prezzemolo

tritato, polenta.

Preparazione

Mettete il baccalà in una pentola, copritelo con acqua fredda leggermente salata e

portate ad ebollizione. Cuocete il baccalà per circa 20 minuti con il limone e l’alloro.

“Mantecate” la polpa del pesce a mano con un cucchiaio di legno o con una

impastatrice planetaria (evitate se potete il frullatore, o proprio in caso limite, usate

la lama di plastica), versando a filo l’olio e lasciandolo assorbire piano, come se fosse

una maionese. Otterrete una crema compatta e omogenea, di aspetto lucido e con

ancora qualche pezzo intero. La misura dell’olio dipende dalla qualità del pesce che

state lavorando. Aggiustate di sale e di pepe ed eventualmente in finale la densità, con

un po’ di acqua di cottura del pesce. Il piatto si guarnisce tradizionalmente con prezzemolo tritato e si

accompagna a polenta fresca, oppure grigliata, preferibilmente di mais Marano o del veneziano clone

“bianco perla”.

BIGOLI DI CEREALI ANTICHI AL TORCHIO SPADELLATI

AL RAGÙ D’ANATRA CON SCAGLIE DI VEZZENA

STRAVECCHIO Saporito e perfetto questo piatto, uno dei cavalli di battaglia di Achille.

Ottimi i bigoli e ottimo il ragù d’anatra con il quale sono conditi. Le

scaglie del formaggio Vezzena stravecchio completano questo primo

piatto dai sapori “forti”.

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VALPOLICELLA SUPERIORE RIPASSO DOC ANNATA

2013 14,5% VOL.

Vino rosso tradizionale della Valpolicella da cui prende il nome. È

prodotto con uve Corvina 45%, Corvinone. 40%, e Rondinella 15%.

La vinificazione avviene con la pratica tradizionale del ripasso di cui

parlerò più avanti.

L’affinamento avviene per il 50% in botti tonneaux (litri 500) ed il

50% in cisterne d’acciaio per un periodo di 8 mesi.

Il colore è rosso granato scuro. Al naso si impongono la ciliegia, la frutta rossa, le spezie. In bocca

è morbido, fine ed elegante, persistente e caldo. Molto armonico con il piatto di bigoli all’anatra.

APPROFONDIMENTO

IL FORMAGGIO VÉZZENA

Il Vézzena è un formaggio tipico della tradizione casearia trentina che, ora, può fregiarsi del

marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta). È anche diventato (quello prodotto in

estate con latte di alpeggio) un “Presidio Slow Food” che ne tutela l’origine, la qualità, le

tecniche di produzione.

L’area di produzione del Vézzena è limitata a Lavarone, Vezzena e Folgaria, Luserna, in

provincia di Trento (per il Presidio Slow Food) ed allargata all’Alta e Bassa Valsugana ed alla

Vallagarina.

PRESIDIO SLOW FOOD.

Il Vézzena è prodotto in estate con latte di alpeggio proveniente da mucche che pascolano

libere e la cui alimentazione prevalentemente di erba fresca può

essere integrata da mangimi approvati dal disciplinare di

produzione da cui sono esclusi gli insilati, i sottoprodotti

dell’industria e qualsiasi tipo di prodotto OGM.

Si produce solo nel caseificio di Lavarone Cappella, dove viene anche stagionato, con il latte

d’alpeggio proveniente dalle Malghe Costesin e Millegrobbe nel territorio di Luserna.

Le forme devono essere marchiate con una M (iniziale di Malga) per contraddistinguerle

dalle forme di Vezzena prodotte negli altri periodi dell’anno e corredate del nuovo logo del

Presidio Slow food.

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IL MARCHIO DOP

L'Articolo 2 del Regolamento CEE N. 2081/92 così definisce la denominazione

D.O.P.

La Denominazione di Origine Protetta identifica il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese e serve a designare un prodotto agricolo o alimentare originario di tale regione, di tale luogo

determinato o di tale paese la cui qualità o le cui caratteristiche siano dovute essenzialmente od esclusivamente all'ambiente geografico comprensivo dei fattori naturali ed umani e la cui produzione, trasformazione ed elaborazione avvengano nell'area geografica delimitata.

CARATTERISTICHE DEL FORMAGGIO VÉZZENA

Il Vezzena è un formaggio che può essere

consumato a diversi stadi di maturazione:

- mezzano: invecchiamento minimo di 4 mesi;

- vecchio: invecchiamento minimo di 1 anno

- stravecchio: invecchiamento minimo di 2 anni

È un formaggio semigrasso a pasta semidura o dura, compatta, con leggera occhiatura sparsa,

Il colore è giallo paglierino o paglierino chiaro. La crosta è irregolare, elastica, giallo-bruno o

ocra scuro.

La forma è cilindrica con un diametro di 30-40 cm; l’altezza dello scalzo è di 9-12 cm;

il peso varia da 8 a 10 kg per il prodotto di 4-8 mesi.

All’esame organolettico profuma di erbe alpine e di erba cipollina ed in bocca le sensazioni

erbacee vengono ulteriormente esaltate. È sapido, saporito, pieno, abbastanza morbido alla

masticazione.

Formaggio di grande personalità, carattere e ben identificabile anche dai palati non esperti.

Tutte le qualità organolettiche sono esaltate nella tipologia cosiddetta di Malga.

APPROFONDIMENTO

LA TECNICA DEL “RIPASSO” IN VALPOLICELLA

Marco Tessari di Ca’ Rugate, in un suo intervento di commento al vino

Valpolicella Ripasso doc, ci ha spiegato con chiarezza la tecnica del cosiddetto

“ripasso” usata nella Valpolicella per produrre dei vini con caratteristiche

differenti rispetto al Valpolicella classico.

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Il metodo del Ripasso è una tecnica vinicola radicata da secoli nella provincia di Verona,

esattamente in Valpolicella. Ci fu un momento in cui la grande e famosa azienda Masi Agricola

di Gargagnacco in Valpolicella registrò il metodo come marchio commerciale rivendicandone la

proprietà in esclusiva. Tutti gli altri produttori si opposero sostenendo che il termine

"Ripasso" si riferiva ad una tecnica enologica di elaborazione del vino "Valpolicella" che

vantava una lunga e consolidata tradizione: quindi non poteva essere considerato un marchio

commerciale ma esclusivamente un metodo di lavorazione tradizionale e, quindi, di proprietà

collettiva.

Dopo qualche tempo di scaramucce giudiziarie, Masi Agricola rinunciò alle sue pretese e la

“querelle” si concluse in modo amichevole.

È importante invece sottolineare che il Valpolicella Ripasso, da semplice tecnica

enologica,diventò una Denominazione di Origine Controllata (DOC) istituita con il DM

24.03.2010 pubblicato sulla GU n. 85 del 3.04.2010.

Tecnicamente il ripasso avviene in questo modo: il vino Valpolicella base viene versato nelle vinacce che sono servite per produrre il mosto dell’Amarone e del Recioto della Valpolicella dove rimane per una quindicina di giorni. Le vinacce sono ancora ricche di mosto zuccherino che favorisce una seconda fermentazione del vino Valpolicella fornendogli nuove sostanze aromatiche e tanniche che assicurano al Valpolicella Ripasso profumi, colore, struttura ed estratti. Il Disciplinare della DOC, oltre a disposizioni di carattere brucratico-tecnico, prescrive che

"il quantitativo dei vini a DOC Valpolicella Ripasso non può essere in volume superiore al doppio del volume di vino ottenuto dalle vinacce delle tipologie Recioto della Valpolicella e/o Amarone della Valpolicella impiegate nelle operazioni di rifermentazione/ripasso".

In parole povere con le vinacce con le quali si sono ottenuti 100 ettolitri di Amarone e/o di

Recioto si possono ottenere al massimo 200 ettolitri di Valpolicella Ripasso.

Per il resto il disciplinare consente al produttore ampia libertà di scelte tecniche. Per

esempio:

le vinacce utilizzate possono essere quelle del solo Amarone, del solo Recioto o di

entrambi;

il tempo di contatto sulle vinacce può essere circoscritto a pochi giorni o prolungato fino

a due settimane;

la libertà di arricchire ulteriormente il proprio Ripasso con una percentuale più o meno

consistente di uve appassite.

Tutte queste possibili varianti fanno sì che in commercio si trovino vini Valpolicella Ripasso

con differenti caratteristiche organolettiche, pur appartenendo alla medesima Doc.

La scelta, come sempre, spetterà al consumatore che si orienterà a seconda delle sue

preferenze.

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IL BACCALÀ CUCINATO ALLA MANIERA DEI FRATI CON POLENTA DI MAIS

SPIN.

Una versione personalizzata di Achille del baccalà (stoccafisso) cucinato

alla maniera dei frati, di cui esistono anche altre ricette nelle varie cucine

del Trentino. Il baccalà ammollato, precedentemente scottato e spinato,

viene cotto in un trito di cipolla, porro, sedano rapa, uno spicchio d’aglio,

un paio di acciughe ed abbondante olio evo. Le verdure verranno sfumate

con un bicchiere di vino bianco. Il tutto viene coperto di latte intero ed un

bicchiere di panna liquida. Dopo un’ora e mezzo di cottura lenta sul fuoco

il baccalà sarà cotto e cremoso.

Anche a questo saporito e tradizionale piatto è stato abbinato il Valpolicella superiore Ripasso doc

annata 2013 14,5% vol.

LA FARAONA ALLA CACCIATORA COTTURA CLASSICA CON CAPONATA DI

VERDURE.

Ottimi la carne ed il sugo di questo volatile non sempre facile da trovare

nei menù di ristoranti. La cottura in casseruola è perfetta ed il sughetto

ristretto e saporito completa la pietanza molto decisa nei sapori. Anche la

caponata di verdure è cucinata a regola d’arte.

Il vino in abbinamento Amarone della Valpolicella “Punta Tolotti” era in

perfetta armonia ed equilibrio con i sapori forti del piatto. Alcolicità,

struttura, tannini ben si fondevano con la sapidità, la grassezza, la

speziatura della carne.

AMARONE DELLA VALPOLICELLA “PUNTA TOLOTTI”

DOCG ANNATA 2012 15% VOL.

Ca’ Rugate produce il suo classico Amarone utilizzando le uve migliori

dei suoi vigneti collinari di Montecchia di Crosara nelle seguenti

proporzioni: Corvina 45%, 40% Corvinone, 15% Rondinella.

La vendemmia manuale viene fatta tra la metà e la fine di settembre. Le

uve, poste in cassette, vengono fatte appassire per 4-5 mesi nel fruttaio e

successivamente l’uva disidrata viene pigiata. Il mosto che si ottiene, terminata la fermentazione,

viene affinato in tonneaux di rovere da 500 litri e in botti grandi da 25 hl per circa 25/30 mesi.

Il colore è rosso granato intenso. Profuma di frutti rossi di bosco quali la mora, il ribes ed anche la

ciliegia. Evidenti e piacevoli le note speziate dovute all’affinamento in legno. In bocca è complesso,

equilibrato fra asperità e morbidezze, di corpo, molto persistente.

Grande vino da piatti forti ma anche da gustare da solo per goderne appieno le sue caratteristiche.

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APPROFONDIMENTO

LA FARAONA DOMESTICA

La faraona domestica (Numida meleagris L.) è un uccello originario

dell'Africa occidentale. Era allevata e apprezzata per la sua ottima carne

ancora al tempo dei Greci e dei Romani.

È un animale molto timido e sospettoso, simile nella forma e nel

portamento a una grossa pernice. Ha la testa e parte del collo denudati di

colore azzurro e presenta al sommo del cranio un cimiero. Sotto il becco

porta due bargigli rossi cartilaginei.

Il maschio pesa circa kg 1,8 e la femmina anche più di kg 2.

L'allevamento della faraona è principalmente rivolto alla produzione di

carne che ha caratteristiche organolettiche simili a quella del fagiano.

Le uova di faraona sono piccole con un guscio molto duro, color mattone chiaro, e sono adatte sia

per il consumo fresco sia per la preparazione di paste alimentari.

Molte mutazioni hanno interessato la livrea della faraona che può essere a manto regolarmente

perlato, a manto a perlature ridotte e a manto privo di perlatura o bianche.

La carne della faraona è più scura, saporita e più dura di quella del pollo e si presta ad essere

cucinata come il pollo, il tacchino e il fagiano.

Come il tacchino, la faraona è un classico nei pranzi di Natale e si preparano arrosti, spezzatini,

terrine e ragù. Essendo una carne magra, però, bisogna avere l’accortezza di idratarla bene

aggiungendo gradualmente brodo caldo in cottura.

APPROFONDIMENTO

LA CAPONATA

La caponata è un piatto tipico della cucina siciliana.

L’etimologia popolare fa derivare il nome "caponata"

da “capone” un pesce dalla carne pregiata ma piuttosto

asciutta che veniva servito nelle tavole dell'aristocrazia

condito con la salsa agrodolce di verdure. Tralasciato il

pesce troppo caro per il popolo, la caponata diventò un

misto di ortaggi fritti, fra cui prevale la melanzana,

conditi con sugo di pomodoro, sedano, cipolla, olive e

capperi. Ne esistono numerose varianti regionali nelle

quali gli ingredienti possono essere diversi.

Possiamo ricordare, fra le altre:

la caponata palermitana: è la versione più classica ed è composta da melanzane, olive verdi,

cipolla, sedano, capperi, salsa di pomodoro, olio, sale, aceto e zucchero, basilico, pinoli.

La caponata, da piatto conosciuto e consumato solo localmente, divenne internazionale grazie

all'attività iniziata nel 1869 da un'antica famiglia di conservieri in Palermo che la produssero

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industrialmente inscatolandola in lattine realizzate e saldate a mano. Si diffuse prevalentemente

negli USA consumata prevalentemente dagli emigrati siciliani;

la caponata agrigentina: preparata con melanzane, peperoni tipo friggitelli, pomodoro, cipolla

bianca o rossa, sedano, olive verdi, olive nere, capperi, aceto, miele, zucchero, aglio, olio e

peperoncino basilico pinoli;

la caponata trapanese: prevede, oltre alle melanzane, ai peperoni, alle cipolle, ai pomodori

maturi, al sedano, alle olive verdi, ai capperi,all’ aceto e allo zucchero anche le mandorle

tostate;

la caponata catanese: variazione sul tema con la presenza dei seguenti ingredienti: melanzane,

peperoni gialli, peperoni rossi, pomodori, cipolle, sedano, olive verdi, capperi, aceto, olio, sale,

zucchero,basilico, aglio e patate;

la caponata messinese: è una variante della ricetta palermitana perché si usa il pomodoro

pelato anziché la salsa di pomodoro Il pomodoro intero rimane compatto cosicché la caponata

non è molto colorata. Gli altri ortaggi sono messi meglio in evidenza sia per colore che per il

sapore ben diversificato.

la caponata napoletana: meno famosa della siciliana ed abbastanza diversa nella

preparazione, è un piatto povero preparato con una base di friselle bagnate con acqua è condite

con pomodoro fresco, aglio, olio, origano e basilico, acciughe.

IL SEMIFREDDO AL TORRONCINO

MERINGA E LAMPONI

I DOLCETTI DI CARNEVALE

La Cena di Carnevale si chiude con un ottimo

semifreddo al torroncino elaborato da Achille con

meringa e lamponi. Bello e delizioso per terminare

in dolcezza l’ottima cena, nella quale non potevano mancare i classi dolci di carnevale.

RECIOTO DI SOAVE DOCG “LA PERLARA” 13,5% VOL.

Grande vino dolce da fine pasto prodotto con uva Garganega al 100% appassita

lungamente (5-6 mesi in fruttaio).

Il mosto che si ottiene dalla pigiatura dei grappoli appassiti termina la fermentazione in

barrique, dove il vino rimane a contatto con i propri lieviti sino all’imbottigliamento, per

un periodo di circa 10–12 mesi.

Il bel colore giallo dorato è invitante come lo sono anche i profumi intensi e persistenti di

fiori,di frutta matura, di uva sultanina, di fichi secchi ed agrumi. In bocca è dolce,

vellutato, intenso e persistente.

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IL CAFFÈ E LE GRAPPE “CASIMIRO”

In Trentino è quasi d’obbligo concludere il pranzo o la cena con un buon caffè

accompagnato da una rinomata grappa trentina.

In questa serata avevamo la fortuna di avere ospite il nostro amico BERNARDINO

POLI distillatore in Santa Massenza il paese della Valle dei Laghi adagiato sulle

sponde del Lago omonimo. Ci ha gentilmente portato in assaggio un paio delle

sue migliori grappe.

APPROFONDIMENTO

LA DISTILLERIA CASIMIRO IN SANTA MASSENZA

AZIENDA AGRICOLA DISTILLERIA CASIMIRO

Località Santa Massenza, 43

Le condizioni climatiche della Valle dei Laghi e di Santa Massenza rendono la zona particolarmente

adatta alla coltivazione della vite, tradizione che la famiglia Casimiro Poli porta avanti dal 1924.

I Poli portavano il loro vino, caricato su carri, attraverso i paesi della Val Rendena dove veniva

venduto. Negli anni Ottanta l’Azienda agricola, che produceva essenzialmente grappa, passò da

Casimiro al figlio Bernardino, l’attuale titolare, che iniziò ad imbottigliare il vino con le proprie

etichette. L’azienda produce e imbottiglia alcuni vini fermi (Giasil (Merlot) Filari (Schiava -

Nosiola–Müller Thurgau) ed uno spumante metodo Martinotti chiamato Deorum.

Importante è la tradizionale attività di distilleria da cui si ricavano numerose grappe di monovitigno,

grappe aromatizzate ed acquavite d’uva. La distilleria artigianale utilizza un impianto discontinuo a

bagnomaria. L’azienda non produce Vino Santo

Bernardino Poli lavora le vigne di proprietà,

trasferendo l’impegno - nei mesi invernali - nella

piccola ma razionale distilleria artigianale per

ricavare fragranti grappe di monovitigno e una

serie di grappe aromatizzate alle erbe officinali.

Bernardino è amico della Confraternita di Bacco

e della Confraternita del Smacafam e spesso ci

onora della sua presenza facendoci assaggiare

alcune delle sue migliori grappe.

In questa occasione ci ha fatto assaggiare l’aromatica Grappa di Moscato,

morbida, profumata e tipica e la Grappa “Ritocchi nel tempo” invecchiata in

barrique. Due significativi esempi di grappe trentine di grande qualità e frutto

dell’esperienza dei grandi distillatori della nostra provincia.

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SANTA MASSENZA: DEL TURISMO E DELL’ACQUA

Il Lago di Santa Massenza, nella cosiddetta Valle dei Laghi, è posto a

255 metri di altitudine su un dosso roccioso accanto alle rive del lago.

Il paese di Santa Massenza una piccola frazione del nuovo Comune

Valle dei Laghi, conta 150 abitanti circa e prende il nome (almeno così

raccontano le cronache) da Santa Massenza, madre di San Vigilio, che

qui venne a morire nel V secolo. Le sue spoglie furono poi traslate nel

1145 nella cripta del duomo di Trento, dal paese che allora si chiamava

Majanum, e che fu trasformato in quello attuale di Santa Massenza.

Fu sempre luogo privilegiato per mitezza di clima, per posizione

geografica essendo posto sulla strada che collegava il bresciano con Trento, per una agricoltura

fiorente e per una buona vocazione turistica.

Santa Massenza fin dal 1500 fu residenza estiva del Principe Vescovo di Trento. Il clima

particolarmente mite favorì la coltivazione della vite e dell’olivo. Molte citazioni storiche riportano

che qui si produceva un “vino dolce” (l’attuale Vino Santo Trentino) destinato alle tavole del

Concilio di Trento e la grappa già allora molto apprezzata.

Il clima mite e salubre, la bellezza del luogo, così vicino al bellissimo Lago di Toblino (altra

residenza vescovile) resero Santa Massenza mèta di molti turisti che lasciavano la città si Trento

per godersi gite in barca, una tranquilla balneazione e pranzetti a base di pesce del lago nei

ristoranti della zona. Il poeta e cronista trentino Antonio Pranzeroles (1880-1940), forse con un

po’ troppo amore ed un pizzico di esagerazione, la definì “La picola Nizza de Trent”.

Nel ferragosto del 1931, descrisse in un piccolo quadretto idillico, in dialetto locale, il paese di

Santa Massenza quando ancora era un piccolo e frequentato luogo turistico. Più che un grande

capolavoro è un piccolo omaggio fatto a questo luogo incantato.

PICOLA NIZZA DE TRENT

S. MASSENZA

Santa Massenza dei vescovi, l’ôra che sofia mai tant Sempre, d’istà e se ‘l nevega,

picola Nizza de Trent, ‘nvida sul lac en barchetta Nizza ale porte de Trent,

regno d’olivi, de léosi, dopo ‘n bicer de s-ciaveta, Bela, tolém l’automobile

brocoi, pessati d’arzent, luzi, polenta e vin sant! Fra mezoreta sem dent.

ANTONIO PRANZELORES

Ma i tempi cambiarono. La necessità di energia elettrica per favorire l’incipiente industrializzazione

fece sì che il governo individuasse la zona del bacino del fiume Sarca (per la raccolta delle acque) e

la zona di Santa Massenza (per costruire la centrale) come molto idonea per un imponente progetto

idroelettrico.

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Nel 1939 iniziarono i lavori per la costruzione della centrale idroelettrica ed in particolare gli scavi

della galleria che comportò la deviazione della sorgente che alimentava l’acquedotto dell’acqua

potabile. Arrivarono circa 2000 uomini, molti dei quali impiegati in galleria a scavare chilometri di

roccia, altri nei campi a sradicare viti olivi per far posto alla “centrale in caverna” più grande

d’Europa.

I lavori continuarono fino alla sospensione dovuta allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Finita la guerra, i lavori ripresero e, tra il 1947 ed il 1951, enormi quantità di materiali di scavo

furono scaricati nel lago che fu interrato per il 10% della sua superficie.

Il paese fu così isolato dalle

sponde del lago e su questo nuovo

terreno sono stati costruiti gli

impianti esterni della centrale con

un forte impatto ambientale fatto

di tralicci e fili elettrici che

colpiscono subito la vista del

visitatore al suo entrare a Santa

Massenza.

Nel 1952 ci fu l’inaugurazione di quella che è la più grande centrale idroelettrica in galleria

d’Europa. Sfrutta le acque del Lago di Molveno, che attraverso una grande condotta forzata,

precipitano sulle grandi turbine poste all’interno della grande caverna. Il Lago di Molveno è a sua

volta alimentato da una fitta rete di canali e condotte scavate in galleria nel complesso idrografico

del fiume Sarca e dei suoi affluenti.

Nel 1957 essa fu ampliata con il collegamento all’invaso artificiale di Ponte Pià alle porte di Tione.

LA CONSEGNA DEL GAGLIARDETTO AI SOCI ONORARI

La Confraternita di Bacco, come segno di riconoscimento, consegna il proprio

gagliardetto e la tessera di Socio Onorario alle cantine che gentilmente

accettano l’invito ad essere presenti, con i loro migliori vini, alle iniziative

programmate.

Qui di seguito propongo la motivazione e alcune foto per ricordare

l’avvenimento

LA CONFRATERNITA DI BACCO

ringrazia vivamente L’AZIENDA AGRICOLA CA’ RUGATE DI MONTECCHIA DI CROSARA (VR)

per l’amicizia dimostrata e la fattiva collaborazione prestata in occasione della

cena di Carnevale organizzata presso il Ristorante Ca’ dei Boci a Montagnaga di

Pinè.

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La disponibilità dell’Azienda Agricola Ca’ Rugate ad essere presente con alcuni

dei suoi migliori vini al nostro tradizionale incontro di Carnevale ci onora e dà

lustro alle nostre iniziative nel campo dell’enogastronomia di qualità.

Montagnaga di Pinè-Ristorante Ca' dei Boci 9 febbraio 2016

Il nostro gagliardetto è stato consegnato, in segno di ringraziamento, al

GRUPPO PARTESA nella persona del Presidente Rocco Poli e al Gastaldo

LORENZO PAVAN per la loro collaborazione.

MARCO TESSARI (CA’ RUGATE) - ROCCO POLI (PARTESA) – LORENZO PAVAN (DOGALE

CONFRATERNITA BACCALÀ MANTECATO)

CONCLUSIONE

Un ringraziamento ai nostri illustri ospiti è, non solo doveroso, ma anche sincero e molto sentito.

Un ringraziamento particolare anche ai nostri soci ed amici intervenuti molto numerosi all’evento

carnevalesco da noi organizzato. Questo ci gratifica molto e ci convince che la presenza di partner

di così grande spessore, come quelli intervenuti alla cena, è un grande stimolo per la partecipazione.

Un ringraziamento anche al nostro Socio Onorario Franco Favaretto, impossibilitato ad

intervenire per precedenti impegni, con la promessa che lo andremo a trovare prossimamente nel

suo ristorante Baccalàdivino di Mestre.

RENATO FILIPPI

Sommelier A.I.S. Trento – Segretario Confraternita di Bacco

e-mail: [email protected][email protected]

Rovereto, 21 marzo 2016