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La Nuova Lugano il comune Anno V - N. 7 - Settembre 2006 La città costruisce il suo futuro Unire le forze per far crescere il Ticino Quattro grandi città nel Ticino del futuro 3 16 Sono ottimista sul futuro della piazza finanziaria 22 di GIÒ REZZONICO SPECIALE DOSSIER Territorio e mobilità

Anno V il comune - ti.ch · oggi fondamentale che in tutte le re-gioni ticinesi si segua l’esempio luga-nese rafforzando gli altri 4 poli urbani del Cantone. Solo così avremo una

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La Nuova Luganoil comune

Anno V - N. 7 - Settembre 2006

La cittàcostruisce

il suo futuro

Unire le forzeper far crescere il Ticino

Quattro grandi cittànel Ticino del futuro3

16Sono ottimista sul futurodella piazza finanziaria22

di GIÒ REZZONICO

SPECIALE DOSSIER

Territorio e mobilità

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1Comune Ticino

Sommario

Lugano, un esempio per gli altri agglomerati

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di MAURO DE LORENZI

Ci è sembrato molto giusto dedi-care un numero della Rivista allarealtà della Nuova Lugano. Que-

sto grande progetto realizzato dallaCittà è infatti il precursore della strate-gia cantonale incentrata sugli agglo-merati urbani, di recente avviata dalConsiglio di Stato nei comprensori delBellinzonese e del Locarnese, alla qua-le si accompagnano gli studi di aggre-gazione in corso nel basso e nell’altoMendrisiotto. Il tutto con l’obiettivo dicreare altre vere città.Che le Città siano importanti per il Tici-no l’abbiamo detto e scritto più volte.Chi si interessa un po’ di storia delle ci-viltà è subito d’accordo nell’affermareche queste organizzazioni delle comu-nità locali hanno grandemente influen-

zato il futuro del-l’umanità, inquanto centri discambi economicie culturali o sededi grandi forzemilitari. Chi nonha sentito parlaredel potere di Ro-

ma nel suo grande impero, od ancoraquanto grande fosse la forza di Vene-zia nel 700? Forse che Zurigo e Ginevranon sono importanti per la storia Sviz-zera? Basilea non è oggi forse leadernella ricerca di nuove collaborazionitransfrontaliere?In Ticino a mio giudizio stenta ancoraad affermarsi la consapevolezza che leregioni, gli agglomerati urbani nei qua-li risiede l’86% della popolazione can-tonale, hanno estremo bisogno delleloro città, anzi senza di esse nemmenoesisterebbero! Da noi il benessere sem-bra un fatto acquisito, ma pochi ram-mentano che per distribuire benessereoccorre creare reddito, favorire appun-to gli scambi e gli insediamenti econo-mici, fonte di risorse e di posti di lavo-ro, questo è appunto il ruolo dei poliurbani. Ma ecco che la presenza sulnostro territorio di un polo affermato,consolidato sia a livello di pianificazio-ne cantonale che federale genera an-

cora paure, timori per la presunta crea-zione di non meglio definiti semi-canto-ni od ancora nei confronti di eccessiveegemonie. Ci si affanna allora a innalza-re segnali di pericolo o ci si affretta a pro-porre alternative, più che altro burocrati-che, per organizzare la Regione. Ci siostina a negare la realtà di una città ef-fettiva che da tempo si è affermata at-torno a noi in tutti i comprensori urbani.Una città effettiva che è presente nellaquotidianità di molte persone, più nu-merose rispetto ai suoi 50'000 abitanti,una città che è già oggetto di studi sia daparte dell’economia privata (CreditoSvizzero: Swiss Issues, Lugano e il Ticinourbano) che da parte cantonale (Riformadel Comune ticinese, Il Ticino e le sueRegioni: Le nuove Città; Accademia diarchitettura – ICUP- IRE: La nuova Luga-no, Piano Direttore: un progetto per il Ti-cino). Queste ultime analisi ci conferma-no l’importanza di Lugano per tutto il Ti-cino. Questa città ci mantiene aggancia-ti al mondo che ci circonda,contribuendo in modo decisivo ad evita-re la trasformazione di questo nostrocantone in un semplice corridoio di tran-sito delle merci.Anche se il Consiglio di Stato ha appe-na licenziato un messaggio di 120 mi-lioni di franchi per risolvere il problemadelle ultime effimere comunità locali, èoggi fondamentale che in tutte le re-gioni ticinesi si segua l’esempio luga-nese rafforzando gli altri 4 poli urbanidel Cantone. Solo così avremo una re-te di Governo moderna, capace di tu-telare i veri interessi del Ticino. Voglio infine ribadire che ogni Cittàsvizzera è un comune governato daleggi democratiche e affermate checonsolidano appunto quel modellosvizzero invidiatoci da molti: nessun al-tro tipo di organizzazione istituziona-le, chiamatela agglomerazione, pro-vincia, regione, è in grado di dare al-trettante garanzie. Questo è l’asso nel-la manica di Lugano e degli altri centriticinesi. Anche se nasceranno nuovecittà non si abbia timore: i nuovi co-muni avranno sempre il cittadino alcentro del loro interesse più di qualsia-si altra istituzione.

DossierA L L ’ I N T E R N O

Quattro grandi città nel Ticino del futuro

7 La Lugano del futurovista da Josep Acebillo

12 Il nuovo quartieredi Cornaredo

16 Unire le forze per far crescere il Ticino

18 La parola ai due assenti

22 Il futuro della piazzafinanziaria

25 I 10 anni dell’Universitàfiglia di Lugano

27 La nuova stazione FFS

28 La Nuova Lugano tra opportunità a rischi

• Il piano della viabilitàdel polo

• La navettaMolinazzo-Lugano

• La riqualifica del Pian Scairolo

• Il progetto naturalisticoLaghetto di Muzzano

24 Il Ticino e la città visti dagli industriali

Perché e come aggregarsirivista a cura del Dipartimento cantonale delle istituzioni

il comune Le foto di questa edizione de “Il Comune” sono state realizzate da Fotogarbani SA Video

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3Comune Ticino

Attualità

“Quattro grandi città

nel Ticino del futuro”

Da quando Luigi Pedrazzini siedein Consiglio di Stato e dirige ilDipartimento delle istituzioni la

politica delle aggregazioni ha avutouna notevole accelerazione. Si è infattipassati dai 245 comuni del 1998 agli at-tuali 195. Ma certamente il più impor-tante impulso lo si è avuto con la crea-zione l’anno scorso della Nuova Luga-no. Un comune che con i suoi quasi 50mila abitanti è diventato la più impor-tante realtà urbana ticinese e occupaun posto di riguardo anche a livello na-zionale: è la nona città più abitata del-la Svizzera. L’accelerazione impressa al-le aggregazioni da Lugano contrastacon la lentezza degli altri agglomerati,soprattutto a Locarno e Bellinzona.Con quali strategie politiche il Cantonesi appresta ad affrontare questi nuoviequilibri, che rischiano di creare un fos-sato tra il dinamismo luganese e l’im-mobilismo sopracenerino?“In futuro il Cantone dovrà considerare Lo-carnese, Luganese, Bellinzonese e Mendri-siotto come entità uniche, anche se istitu-zionalmente non lo sono ancora. Non ab-biamo scelta. Come autorità cantonalepossiamo solo creare le premesse per favo-

rire questi processi di unificazione, ma nonpossiamo certo imporli”.Questo significa che creerete una nuo-va istituzione intermedia tra Cantonee Comuni per gestire i singoli agglo-merati?“No, non è questa l’intenzione. Non cree-remo nessuna nuova istituzione, anche sea un certo momento una proposta del ge-nere giaceva effettivamente sul mio tavolo.Semplicemente il Cantone considererà gliagglomerati nell’ottica di una politica re-gionale e non seguirà più una logica co-munale”.Ci può fare un esempio?“Quando un Comune chiederà al Canto-ne di partecipare al finanziamento di unimportante progetto, noi non analizzere-mo più queste richieste in un’ottica comu-nale, ma regionale. In altre parole ci chie-deremo se è nell’interesse di tutto l’agglo-merato che, per esempio, una determina-ta struttura sorga in un certo luogo. Se loriterremo utile in una visione di interessegenerale, concederemo il sussidio. Se nolo negheremo”. Un altro esempio può essere quellodella pianificazione? “Gli agglomerati urbani sono spazi territo-

riali ristretti, ma densamente sfruttati. Pon-gono quindi problemi comuni (traffico, vi-vibilità, ecc.), ma vanno pure progettati peressere pronti a cogliere nuove occasioni.Questo lavoro di gestione e pianificazioneandrà affrontato con una visione regiona-le, attraverso strumenti di coordinamentovincolanti dei Piani regolatori dei Comuni.”Ma esistono le basi legali per portareavanti una politica di questo genere?“Sono convinto che il Cantone non solopossa, ma debba portare avanti una politi-ca di questo genere. Se poi dovremo mo-dificare qualche norma di legge per anda-re in questa direzione, sono convinto che ilGran Consiglio ci seguirà”.Il governo ha la forza politica perfarlo?“Credo proprio di sì. Da alcuni mesi abbia-mo deciso di creare un nuovo gruppo di la-voro, che comprende funzionari del Dipar-timento delle istituzioni, di quello delle fi-nanze e dell’economia e di quello del terri-torio, per portare avanti questo discorso,che prevede dunque il superamento di unapprocio dipartimentale. Lo scopo di que-sto gruppo di lavoro è proprio quello diproporre al CdS eventuali modifiche o no-velle legislative necessarie per perseguiretale obiettivo di visione unitaria degli ag-glomerati urbani ”.Cosa intende?“Il Dipartimento che dirigo, cioè quello del-le istituzioni, lavora, come detto, a strettocontatto con i colleghi dei Dipartimenti delterritorio e delle finanze ed economia. IlCantone ha quindi una sola voce e non piùsingole voci dipartimentali. Potrà allora coe-

Non abbiamoscelta: Locarnese,Bellinzonese,Luganesee Mendrisiottodovranno essereentità uniche. Manon possiamo imporre le unioni

““di LUIGI PEDRAZZINI

CER

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5Comune Ticino

rentemente chiedere agli agglomerati dinon più trattare con i singoli Comuni, macon gruppi operativi che gestiscono proget-ti regionali; vi sono infatti problemi da risol-vere all’interno degli agglomerati che sonoi medesimi per tutti i Comuni e necessitanodi una risposta unica per tutto l’agglomera-to. Un discorso analogo può essere fattoper grandi progetti (strutture o eventi) rea-lizzabili solo con il concorso di tutte le forzea disposizioni, provenienti da più Comuni”.Il Cantone cercherà quindi di livella-re, di equilibrare i singoli interessicomunali.“Questo concetto non mi piace. Livellare si-gnifica che qualcuno va indietro e qualcunaltro avanza per incontrarsi a metà strada.Qui nessuno deve arretrare. Si tratta solo distimolare certe operazioni. Il Luganese conLugano rappresenta ormai la Regione lea-der del Cantone e questo va a vantaggio ditutti, poiché essa ha una visibilità interna-zionale e una forza capace di attrarre in Ti-cino risorse, attività e eventi importanti, chestimolano lo sviluppo. La forza di Luganonon deve essere però fine a sé stessa, madeve rientrare come elemento del “proget-to Ticino”, nel quale ogni regione contri-buisce – con le proprie peculiarità – alla cre-scita dell’intero Cantone”.In effetti sarebbe assurdo frenare Lu-gano o rallentarne il progresso per at-tendere gli altri agglomerati.“Non sarebbe nell’interesse di nessuno. Nédi Lugano, né del resto del Cantone. Perònon sarebbe nemmeno saggio se in Ticinotutto ruotasse attorno a Lugano. Anche glialtri agglomerati devono svilupparsi, senon vogliono diventare, a lungo andare,un peso per la città leader”.Il sindaco Giudici chiede comunqueagli altri agglomerati di accettare laleadership di Lugano.“Dobbiamo riconoscere che se il Ticino si èaggiudicato certi progetti nell’interesse ditutto il Cantone, è grazie alla città di Luga-no. La città giocando in “serie A” a livellonazionale avrà la possibilità di competerecon i maggiori centri svizzeri. Dobbiamodare a Lugano, nell’interesse del Cantone,la possibilità di continuare a competere sulpiano intercantonale e transfrontaliero.Questo non significa però che Lugano de-ve decidere per tutto il Cantone!Oggi i comuni di Locarno e Bellinzonabeneficiano del contributo cantonaledi livellamento. In pratica, quindi, que-ste due città sopracenerine ricevonosoldi da Lugano. Lo ritiene giusto?“No. La ricchezza di Lugano dovrebbe an-

ve se vogliamo che diventino il fulcro dellanascita e dello sviluppo di nuovi agglo-merati. Toccherà al Cantone trovare ilmodo per favorire questa evoluzione.Bisognerà insomma rafforzare le cittàaffinché possano assumere quella lea-dership che oggi, salvo Lugano, non so-no in grado di svolgere”.Ma Lugano non rischia di diventareantagonista del Cantone?“Bisogna ammettere che questo perico-lo esiste. A livello nazionale si sta effetti-vamente creando in certe regioni unacompetizione tra cantoni e città. In uncerto senso si sta insomma ridisegnandola mappa del potere politico. La stessaConfederazione sembra chiedersi se og-gi hanno maggiore potere, e quindi so-no interlocutori privilegiati, i cantoni o lecittà. In molti cantoni elvetici questoscontro è storico. In altri, come in Ticino,si tratta invece ancora di un processoagli inizi. E’ comunque chiaro che il Can-tone in futuro dovrà concedere compe-tenze sempre più specifiche alle città chesapranno affrontare le nuove sfide”.Un’ultima domanda. La stazione Ti-cino dell’Alptransit andrà a Lugano,perché le stazioni è giusto che vada-no nelle città leader?“Questa sarà la scelta del secolo per ilnostro Cantone. Bisognerà cercare di va-lutare tutte le possibili opzioni senza pre-giudizi, perché la nostra storia ci insegnache a volte le città nascono dove arriva laferrovia e non necessariamente che laferrovia si ferma dove ci sono le città”.

dare a beneficio dei comuni più poveri,non di Locarno e Bellinzona. Fatto è però,che queste due città hanno oggi delle ri-sorse fiscali pro-capite inferiori alla mediacantonale, ciò che con la legge attualmen-te in vigore permette loro di ottenere ilcontributo di livellamento”.Perché si è arrivati a questa situa-zione?“Per molte ragioni. Per prima cosa vi è il ci-tato problema della debolezza fiscale delledue città. Va tuttavia anche consideratoche i problemi finanziari non dipendono so-lo dalle esigue entrate, ma anche dalle cre-scenti spese. Prendiamo il caso di Locarno,che conosco da vicino. Da una parte ha co-struito infrastrutture costose utilizzate datutti i comuni dell’agglomerato, ma pagatesolo dalla città. D’altra parte i contribuentipiù facoltosi sono attratti da comuni dellacintura urbana, che hanno ormai assunto lafunzione di quartieri residenziali della città.Il problema è che per queste ragioni il mol-tiplicatore d’imposta dei comuni della cintaurbana risulta poi più attrattivo di quellodella città che, d’altra parte, si assume pureil fardello regionale di offrire alloggi popola-ri, con un elevato costo sociale, a cittadiniappartenenti alle classi meno agiate”.Una situazione che non può continuare.“Il Cantone nei prossimi anni dovrà in-tervenire per sistemare queste situazio-ni attraverso meccanismi finanziari di li-vellamento anche regionale, oltre checantonale”.Questo per rafforzare le città…“Le città devono tornare ad essere attratti-

MarcoBorradori,Direttore delDipartimentodel territorio

MarinaMasoni,Direttrice delDipartimentodelle finanze edell'economia

Attualità

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7Comune Ticino

La dinamica Lugano, il centro da cui di-pende in gran parte lo sviluppo futurodel Cantone, deve continuamenteconfrontarsi con importanti problemi

di traffico, che rischiano di compromettere ilsuo sviluppo. L’accesso al centro, in determi-nati orari, richiede tempi lunghissimi, cosìcome il deflusso nelle ore serali. Ma anche lestrade attorno alla città sono spesso conge-stionate. Basti pensare alle code sulle arterieche portano verso i valichi doganali di PonteTresa o di Gandria il pomeriggio o a quelleper raggiungere i centri commerciali sorti sulPian Scairolo. Problemi nati da una cattivapianificazione negli anni Sessanta, quandol’agglomerato luganese ha conosciuto unosviluppo importante, continuo ed evidente-mente non previsto. Problemi, ci si dirà, cheverranno in buona parte risolti dalla galleriaVedeggio-Cassarate e dalla nuova rotondain costruzione a Lugano sud. Si tratta di dueinterventi a breve termine, che contribuiran-no certo a migliorare la situazione ma che,se rimarranno isolati, non riusciranno a risol-verla. E’ quindi necessario pensare al futuro,anche a medio e lungo termine e prevederequali potranno essere gli sviluppi della città.Non certo per realizzare tutto subito – nonsarebbe possibile – ma per creare i presup-posti affinché le prossime generazioni pos-sano affrontare in modo efficace lo sviluppourbano.In Ticino pochi si sono accorti della sua pre-senza, ma da tre anni dirige l’Accademia diarchitettura di Mendrisio, Josep Acebillo,uno dei più importanti esperti internaziona-li di pianificazione e di studio della città. E’l’artefice della nuova Barcellona, una dellemetropoli più dinamiche in Europa e almondo. Il sindaco di Lugano Giorgio Giudicie il consigliere di stato Luigi Pedrazzini non sisono lasciati sfuggire l’occasione di coinvol-gerlo e gli hanno chiesto di elaborare, assie-me al professor Rico Maggi dell’Istituto ri-cerche economiche (IRE), un rapporto sullestrategie per il futuro sviluppo della città diLugano e dell’agglomerato urbano del luga-nese. Il rapporto è attualmente in elabora-zione e la rivista ‘Il Comune’ è in grado dianticiparvi alcune conclusioni.Lo studio parte dalla considerazione che lemaggiori sfide per il futuro consistono nelmiglioramento del sistema di mobilità e nel-lo sviluppo di un’economia basata sulla co-noscenza. L’attuale rete di trasporto è ineffi-

ciente e insostenibile. Nel corso degli ultimi30 anni non sono state costruite nuove in-frastrutture viarie e si è progressivamenteandata affermando la tendenza a sovrap-porre il transito internazionale autostradale(sistema generale) con la mobilità regionalestradale (sistema locale). Nei prossimi anni ènecessario lo sviluppo di maggiori infrastrut-ture per il trasporto pubblico e privato, po-nendo l’accento sulla sostenibilità ambien-tale. Tradizionalmente la ricchezza del terri-torio si basava sul capitale finanziario e sullerisorse naturali, oggi lo sviluppo passa dalla“crescita del capitale umano e della cono-scenza”. Concretamente lo studio propone una nuo-va visione del territorio. Nell’immagine chepubblichiamo nelle pagine seguenti si distin-guono chiaramente il ruolo locale e regiona-le di Lugano da quello internazionale. Que-st’ultimo è rappresentato dall’autostrada A2che attraversa la città, dall’aeroporto diAgno e dalla linea ferroviaria ad alta velocità(Alptransit). Il nodo centrale della nuovastruttura è rappresentato dalla stazione perla ferrovia ad alta velocità. L’ubicazione aMuzzano, di fronte all’attuale air terminaldell’aeroporto di Agno, avrebbe il grande

pregio di rappresentare un “punto di scam-bio tra tre tipi di trasporto pubblico (aereo,alta velocità e treno regionale) e il trasportoprivato” grazie alla presenza di un ampioparcheggio. Un altro elemento importante del progettoprevede un “trasporto veloce, diretto ed ef-ficace” da Cornaredo (dove giungerà la gal-leria attualmente in costruzione): attraver-serà il centro città costeggiando il lago, col-legherà la zona commerciale del Pian Scairo-lo. Sfruttando invece l’attuale lineaLugano-Ponte Tresa, con piccole modifichedi percorso, si potrebbe collegare la nuovastazione Alptransit-air terminal con il centrocittà. Per evitare poi che l’autostrada (siste-ma generale) venga utilizzata dal traffico lo-cale e quindi saturata è proposta la realizza-zione di una strada parallela alla A2 destina-ta al traffico locale. Questi i punti salienti della proposta presen-tata con un grafico nelle pagine seguenti.Ma in base a quali considerazioni l’Istitutoper il Progetto Urbano Contemporaneo del-l’Accademia di Architettura e l’Istituto ricer-che economiche sono giunti a formularequeste proposte? Ne parliamo con il profes-sor Acebillo nell’intervista che segue.

Josep Acebillo,dirige l’Accademia di

architettura di Mendrisio e hapianificato la città di Barcellona

nel corso degli ultimi 26 anni

In un nuovo rapporto

La futuraLugano

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Attualità

Comune Ticino

Professor Acebillo, è davvero reali-stico pensare che Lugano possasvolgere un ruolo a livello interna-

zionale?“Certo, perché quando l’asse di collega-mento europeo nord-sud arriva a Luganodeve scegliere se proseguire verso Como-Milano o verso Varese-Malpensa. Non si èancora deciso quale di questi due percorsiprivilegerà la ferrovia ad alta velocità, ma ècerto che da Lugano ci sarà la diramazioneper Como, per Varese o per entrambi, vistoche Alptransit trasporterà sia merci, sia per-sone. Questo conferisce una notevole im-portanza internazionale alla stazione di Lu-gano”.Perché immagina a Muzzano la stazio-ne ticinese Alptransit?“Per due ragioni. Primo. La Confederazio-ne ha deciso che la ferrovia ad alta velocitàtrasporterà sia merci, sia persone. Non haquindi senso far transitare le merci attraver-so la città. Secondo. Una stazione di altavelocità non è solamente un punto di arri-vo e di partenza, ma rappresenta anche unnodo centrale di tutto il sistema dei tra-sporti. I flussi pendolari mostrano chiara-mente la centralità dell’area. La decisionedi far convergere in uno stesso luogo il ter-minal dell’aeroporto, la fermata della ferro-via ad alta velocità e il trasporto regionale èun vantaggio enorme.Molti ritengono che il luogo più adattoper la stazione Alptransit sarebbe ilpiano di Magadino.“Questa è una possibilità, anche se le mas-sime concentrazioni di posti di lavoro e diabitanti si trovano chiaramente nel Sotto-

ceneri. Secondo me la stazione della ferro-via ad alta velocità deve trovarsi dove abitala gente, nei pressi di una città. E la città perantonomasia in Ticino è Lugano. Natural-mente, per non penalizzare gli agglomera-ti del Sopraceneri, si tratterà poi di garanti-re collegamenti ferroviari rapidi da questopunto nodale del cantone con Bellinzona econ Locarno.”Oltre a una vocazione internazionaleLugano svolge anche un ruolo impor-tante a livello regionale e locale.“Certo. Una delle difficoltà del piano stra-tegico di sviluppo che abbiamo elaboratoconsiste proprio nel conciliare queste dueaspirazioni. Lo abbiamo fatto separando leinfrastrutture di interesse internazionale(aeroporto, stazione della ferrovia ad altavelocità, autostrada) dalle altre, ma colle-gandole con mezzi pubblici veloci ed effi-cienti. Da Muzzano, che secondo il pianoospiterebbe l’air terminal e la stazione Alp-transit, bisognerà poter arrivare veloce-mente in città. Così come da Cornaredo,dove sfocerà la galleria e dove è previsto ungrande parcheggio, oppure da Luganosud, dove è pure previsto un capiente po-steggio”.Lei punta quindi molto sui trasportipubblici…“Sì. Dobbiamo creare un’alternativa al tra-sporto privato. Se no il centro di Luganosoffoca. E’ impensabile aumentare la pres-sione sul centro. La città deve essere vivibi-le per i suoi abitanti e per i turisti che la vi-sitano”.Finora si parlava di un semplice servi-zio navetta dal posteggio di Cornare-

Alptransit”

“A Muzzano

stazione

Accanto all’aeroporto di Agno

la

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9Comune Ticino

do, dove sfocerà la galleria Vedeggio-Cassarate, al centro città.“E’ possibile che in un primo tempo la na-vetta sia un’opzione sufficiente. Penso peròche la soluzione futura per poter risponde-re a tutte le esigenze (ore di punta, fine set-timana, ore serali, stagione turistica, ...) siada ricercare in un trasporto di nuova gene-razione con un tracciato separato da quel-lo del trasporto privato. Questo nuovo si-stema di trasporto dovrà essere molto effi-cace per poter assorbire l’enorme trafficodi persone generato dalla galleria Vedeg-gio-Cassarate. La nuova linea costeggerà ilCassarate e seguirà il lungolago, unendocosì molte infrastrutture: zona sportiva,nuovo campus USI-SUPSI, Campo Marzio,Lido, Nuovo Palace,... In centro città vapoi studiata una connessione con la funi-colare della stazione. Il tracciato sul lun-golago sarà l’occasione per rimodellarequesto spazio pubblico sviluppando unanuova relazione tra la città e il lago. Ilpercorso terminerà sul Pian Scairolo con isuoi centri commerciali o potrà arrivarefino a Figino, sulle rive del lago. Questi13 km daranno l’idea del sistema urbanodi Lugano. Senza un servizio del generel’intervento della galleria risulterebbe, amio parere, incompleto”.L’agglomerato di Lugano si è sviluppa-to in modo davvero disarmonico nelcorso degli ultimi quaranta, cin-quant’anni. Sì, ma questa non é un’eccezione nel pa-norama svizzero ed europeo. In tutta Euro-pa lo sviluppo urbanistico è stato un pro-cesso di accumulazione quantitativa. La sfi-

da del futuro non é cancellare il risultatodel periodo industriale, ma convertire qua-litativamente l’esistente attraverso unanuova urbanità. Perciò non é strano che ilPian Scairolo con i suoi centri commercia-li e quello del Vedeggio con l’industria e iservizi si siano sviluppati in maniera auto-noma. Oggi però, per garantire una visio-ne unitaria della città, dobbiamo integra-re queste nuove centralità con quella pre-vista a Cornaredo. Noi proponiamo didefinire questo intervento con il termine“rete policentrica gerarchizzata”. In ognimodo la nuova complessità del quartieredi Cornaredo deve aiutare a intensificareil ritorno dell’attività residenziale nel cen-tro storico di Lugano. Ma secondo lei qual’è la vocazione fu-tura di Lugano?“Ovviamente il futuro di Lugano è legato alneo-terzario (servizi). Questo implica man-tenere un’alta concentrazione residenzialesenza ridurre la qualità di vita e affermareLugano come una città della conoscenza,con evidenti benefici anche per il turismo.Un progetto come il campus unico USI-SU-PSI, nel quale deve integrarsi anche il Cen-tro di Calcolo, previsto sul Cassarate, rien-tra in questa logica ed è fondamentale perlo sviluppo di Lugano e del Ticino. A livelloistituzionale sono positivi i recenti sviluppidi istituti di formazione come l’USI (Univer-sità della Svizzera italiana), la SUPSI (ScuolaUniversitaria Professionale della Svizzeraitaliana), ma anche di istituti di ricerca co-me il Centro di calcolo, l’IRB (Istituto di ri-cerca biomedica), ecc. Tutto questo nondeve però essere considerato un lusso, per-

Lugano nella rete internazionale dei trasporti

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Attualità

Comune Ticino

ché costituisce la colonna vertebrale delnostro futuro.E su un piano territoriale, come vede ilfuturo del Ticino?“Dobbiamo recuperare il piacere dellacittà. D’altra parte, anche a livello federalesi sta portando avanti in modo molto chia-ro una politica favorevole agli agglomeratiurbani. In Svizzera, in Ticino in particolare,ma in generale in tutta l’Europa occidenta-le, nel corso degli ultimi decenni, si è privi-legiata la crescita di una città diffusa chenon si sa bene dove inizia e dove finisce.Ora ci si domanda se questo modello potràgarantire l’efficienza richiesta dalla societàodierna. La risposta è no. Bisogna rivaluta-re la città compatta e per farlo non si puòdimenticare la protezione e la valorizzazio-ne della campagna. Nell’era industriale l’a-gricoltura era diventata un’attività pocoredditizia, mentre nell’epoca neo-terziariasvolge un ruolo fondamentale per mante-nere l’equilibrio territoriale.E in Ticino?“Gli agglomerati diffusi devono guadagna-re urbanità attraverso le aggregazioni. Lanuova Lugano è la prima tessera del nuovomosaico ticinese. Lugano è stata efficiente,dinamica e ha iniziato un lavoro precoce diripensamento della propria struttura. Lostesso procedimento dovrà avvenire neglialtri agglomerati del cantone, come auspi-ca giustamente il consigliere di stato Pe-drazzini, in perfetta sintonia con Berna. Letendenze socio-economiche dimostranoinfatti che se non si sviluppano nuove dina-miche anche altrove, il divario tra Lugano egli altri agglomerati tenderà a crescere. ”Le aggregazioni, quindi, come panaceaper tutti i mali?“No, sono però una condizione necessariaper uno sviluppo territoriale qualitativo, at-traverso la creazione di una massa criticapiù adeguata. Rappresentano una fase in-termedia per l’organizzazione di un agglo-merato basato sul “policentrismo gerarchi-co”, in cui diversi enti devono trovare mo-dalità più efficienti di cooperazione per da-re risposte ai problemi della mobilità esviluppare la città della conoscenza.In Ticino come altrove sono in molti adessere contrari alle concentrazioni.Perché oggi il grande è consideratomeglio del piccolo?Non penso che il grande sia necessaria-mente meglio del piccolo, ma dobbiamocapire che a livelli più consistenti di concen-trazione è più facile dare risposte alle sem-pre maggiori esigenze di una città moder-na. I nuovi servizi trovano una loro giustifi-

debolire la competitività su cui in buo-na parte è basata la cultura politico-economica occidentale?“Come in tutto bisogna trovare la giustamisura. Nella civiltà industriale Ford con-centrando al massimo tutti i processi pro-duttivi in immense catene di montaggioebbe successo. Oggi però questo modelloè arrivato alla saturazione. Il livello di con-centrazione ottimale deve pertanto esserericercato attentamente. Per rendere un ag-glomerato forte, come per far prosperareun’industria, è sicuramente fondamentalepoter contare su una minima massa critica.Al di sotto di un certo livello le cose nonpossono funzionare. E se non funzionanonon si può essere competitivi”.Si tratta quindi di decidere a quale al-tezza situare l’asticella…“Certo. Ogni intervento ha una sua scalaterritoriale di riferimento (comune, agglo-merato, Cantone, …) ed è importante sa-pere a quale livello si opera. Le esigenzedella società moderna portano certamentead aumentare l‘altezza alla quale si ponel’asticella. Bisogna però fare attenzione anon collocarla troppo in alto”.

cazione solo in presenza di una minimamassa critica. Pensiamo per esempio ai tra-sporti: gli aeroporti e le fermate delle nuo-ve ferrovie ad alta velocità si svilupperannolà dove c’è molta gente. D’altra parte laconcentrazione favorisce le sinergie tra in-dividui, soprattutto in una società che basala sua ricchezza sulle conoscenze tecnolo-giche. E’ poi provato che dove c’è concen-trazione aumenta anche la produttività.”Ma le concentrazioni in generale, sia alivello territoriale che industriale, nonrischiano di alienare o perlomeno di in-

È neccessario unnuovo trasportopubblico checollega lo sboccodella galleria diCornaredo allazona commercialedel Pian Scairolo

““Dati:

USTAT censimento federale 2000; USTAT I frontalieri nel 2000

Pendolarismo e centralità

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12 Comune Ticino

Attualità

“Oggi non ha più senso farepiani regolatori comunali,l’urbanistica va pensata in

un’altra ottica. Le principali città del centroEuropa stanno seguendo un processo dimetropolizzazione molto sviluppato. Nelcorso degli ultimi anni le città sono lette-ralmente esplose. Anche Lugano, urbani-sticamente, va pensata oltre gli attualiconfini del comune, sebbene con la Nuo-va Lugano si sia compiuto un decisivo pas-so in avanti”. A fare questo discorso è Fe-derico Oliva, professore al Politecnico diMilano, titolare di un prestigioso studionella capitale lombarda, dove lo siamo an-dati ad incontrare, e considerato uno deimassimi urbanisti italiani ed europei. “Chisarebbe così sprovveduto – prosegue – dapensare oggi alla pianificazione di Milano,per fare un esempio che conosco bene,pensando solo al comune (1,3 milioni diabitanti) e dimenticando l’hinterland mila-nese (2,5 milioni di abitanti)?”.E’ con questo approccio che il professorOliva con alcuni suoi stretti collaboratori(Paolo Galluzzi e Piergiorgio Vittilio) havinto il concorso per la sistemazione delQuartiere Cornaredo a Lugano, dovesboccherà la galleria Vedeggio-Cassa-rate, i cui lavori si prevede termineran-no nel 2010. Il concorso era stato in-detto dal Cantone in collaborazionecon la Città di Lugano e i Comuni diCanobbio e Porza. Due comuni, questiultimi, che non fanno parte della Nuo-va Lugano. “Cornaredo – ci spiega ilprofessor Oliva – si trasformerà da se-condaria entrata sul retro in uno dei

due principali portali della città: quelloa nord, mentre l’entrata a sud rimarrà aPambio Noranco. Abbiamo cercato disfruttare – spiega Federico Oliva – lagalleria Vedeggio-Cassarate per creareun nuovo comparto di città. L’aperturadella galleria non costituirà così sola-mente un nuovo elemento dell’infra-struttura viaria da ‘mitigare’ nei suoieffetti, ma piuttosto il motore di unnuovo assetto ambientale e urbano ditutta la zona. Diventerà insomma laspina dorsale di una serie di spazi pub-blici e di tessuti edilizi, che dirigerannoil nuovo sviluppo della città”.Non ci si limiterà quindi a creareuno snodo stradale, ma si creerà unnuovo quartiere perfettamente in-tegrato nella città esistente.

“Sì, prosegue l’urbanista. Il nuovoquartiere sarà, in diversi punti e in di-verse maniere, città, paesaggio, infra-strutture, luogo pubblico. Esso sapràracchiudersi come una stanza, generan-do il senso di protezione della città con-solidata, e aprirsi come un paesaggio,costituendo appunto la nuova porta aLugano da nord, nel fine rapporto tradimensione costruita e dimensione na-turale, che ha sempre costituito la lezio-ne più grande delle città storiche”. Si tratta quindi di un progetto disviluppo molto concreto. “Il nostro obiettivo è stato quello diproporre soluzioni realistiche e nonastratte. Abbiamo anche cercato di in-dirizzare proposte attrattive non soloall’ente pubblico, ma anche ai privati

Oltre i confinidella città

1) Stadio di Cornaredo2) Pista di ghiaccio

3) Cimitero4) Cinema Star

5) Sbocco della galleria6) Nuova rotonda

7) Pratone di Trevano8) Nodo intermodale

9) Piazza prevista nei pressidegli edifici sportivi

10) Edifici residenziali11) Albergo

12) Servizi

Il nuovo quartieredi Cornaredo a Lugano superal’antico Comune

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Attualità

per indurli ad investire in questa nuovaminicittà, che sorgerà all’entrata norddi Lugano. I privati che crederanno inquesta visione troveranno ambientiproduttivi gradevoli, accanto a interes-santi proposte residenziali”. Perché parla di minicittà? In chesenso? “Una città deve svolgere un mix di fun-zioni, senza privilegiarne una a scapitodell’altra. Il nostro progetto ha dotatoquest’area di tutte quelle funzioni chedeve avere una città, mettendo armo-niosamente in rapporto gli spazi pubbli-ci e quelli privati: posteggi, servizi (an-che culturali), giardini, terziario e resi-denziale a bassa densità affacciate suun magnifico parco”. Avete insomma cercato di trasfor-mare un problema, quello dellosbocco viario della galleria Vedeg-gio-Cassarate, in una nuova concre-ta opportunità di sviluppo per lacittà. Ma il problema viario in sensostretto come lo avete risolto? “Abbiamo creato una grande rotondacon un diametro di 60 metri a cavallosul fiume Cassarate e un grande po-steggio per 2'000 automobili, che saràservito da un efficiente servizio navettaper il centro città”.Avete però pensato anche a chivuole percorrere il tragitto a piedi.“Beh, diciamo che abbiamo proposto lacreazione di un parco fluviale sul Cassa-rate, che unisce in sequenza il lago e ilnucleo storico di Lugano con Cornare-do, i comuni limitrofi e le valli a nord.Un sistema articolato di spazi aperti col-lega le parti, facendole dialogare su piùlivelli: il nuovo parco fluviale, il Pratonedel Trevano, la piazza nei pressi degliedifici sportivi. Una serie di percorsi ci-clabili e pedonali di diversa natura sot-tolineati dal disegno di verde connettele parti tra loro”.I collegamenti con le strade e la cittàgià esistenti come li avete risolti?“I percorsi, che in prossimità della ‘por-ta’ assumono carattere più urbano, siinnestano sulle percorrenze esistentiraccordando il fondovalle con la mon-tagna e il centro con i paesi a nord.Una serie di passerelle, localizzate inluoghi strategici, permetteranno dipassare da una sponda all’altra delCassarate e da queste al Pratone delTrevano, costituendo un sistema conti-nuo di spazi pubblici verdi di alta qua-lità ambientale”.

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“Dobbiamo unire le forze perfar crescere il Ticino”, sen-tenzia Giorgio Giudici, il

supersindaco che ha saputo creare, sfi-dando lo scetticismo generale, la NuovaLugano. “Questo Cantone deve cambiarementalità. Bisogna pensare al futuro confiducia, con passione e con slancio e met-tere da parte i timori che frenano il pro-gresso. Se questa mentalità non cambia,si rischia che chi ha il coraggio di guarda-re avanti, venga bloccato e costretto aguardare indietro”. Uno dei maggioripregi di questo popolare sindaco è quel-lo di parlare chiaro, come si può notareda queste prime battute dell’incontropromosso dalla rivista ‘Il Comune’. “Ve-de – prosegue Giudici – il gioco della po-litica è paragonabile alla pesca in altomare: un po’ tiri tu, poi molli e lasci tira-re al pesce. Se continui a tirare tu, rischidi finire in mare”. Date queste premesse quale progettoha in mente il politico Giudici dopo ilcapolavoro della Nuova Lugano?“Credo che le altre città dovrebbero rico-noscere la nostra leadership e profilarsinon in antagonismo con Lugano, ma evi-denziando le proprie prerogative”.Un boccone amaro da digerire.“No, assolutamente. Si tratta di ricono-scere un dato di fatto. Con la Nuova Lu-gano abbiamo anticipato gli altri agglo-merati. Propongo di lavorare tutti assiemead un progetto di sviluppo cantonale. Segli altri non ci stanno, noi andiamo avan-ti per la nostra strada”.

Ma questa proposta è accettabileper le forze politiche degli altri ag-glomerati?“I politici hanno paura di mettere in di-scussione una proposta del genere, per-ché temono di perdere la faccia”.E allora che fare?“Penso che l’iniziativa tocchi al Cantone.Si potrebbe fare garante di un progettodel genere. Potrebbe assicurare gli altriagglomerati che Lugano non vuole ege-monizzare tutto, ma intende parteciparea un disegno comune, che assegna adogni città un suo ruolo, in armonia con glialtri centri e non in contrapposizione”.Ma nel resto del Cantone si teme laforza di Lugano.“In effetti la nostra forza sul piano locale,costituisce paradossalmente la nostra de-bolezza sul piano cantonale. Proprio perquesto sarebbe importante che il Canto-ne assumesse la funzione di garante”.Lugano è spesso considerata arro-gante dalle altre regioni.“Vede, Lugano ha una posizione geogra-fica ed economica privilegiata che la por-ta ad essere considerata come città di ri-ferimento dalla gente e dall’economia.Non è questione di arroganza, si tratta so-lo di riconoscere le cose come stanno”.Perché per gli altri agglomerati è di-verso?“Perché, a parte Mendrisio che si trova inuna situazione più simile a Lugano, neglialtri agglomerati i centri esistono solo sul-la carta, ma non sono riconosciuti daglialtri comuni come tali. A Locarno e a Bel-

linzona la realtà territoriale non si identifi-ca con la città, mentre a Lugano sì. Quista la differenza!”.E come mai? “Perché Bellinzona e Locarno non han-no le dimensioni, i contenuti, le risorsedi Lugano”.Solo per questo?“No, anche perché nel passato non han-no lavorato abbastanza per costruire coni fatti un’immagine che permettesse lorodi diventare punto di riferimento delle ri-spettive regioni”.E Lugano, invece…“Ci siamo battuti per avere un’università,un aeroporto, un valido piano dei tra-sporti, un casinò di successo. Stiamo lavo-rando per diventare un polo culturale diprimo ordine. Stiamo progettando nuovi

Attualità

“Dobbiamo unire le per far crescere il Ti

Il sindaco Giudiciguarda al futuro

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comparti di città: penso al Campo Mar-zio, a Cornaredo, alla stazione. Stiamocostruendo un’immagine internazionale,facendo perno sulla Malpensa, che deveessere considerata un’opportunità e nonuna concorrenza. Mi lasci infine aggiun-gere che abbiamo seguito una politica ri-gorosa di contenimento dei costi”. Dal resto del Cantone siete spesso vi-sti come tirchi.“Forse lei allude alla nostra posizione cri-tica nei confronti della legge per la pere-quazione. Lugano non è che non vogliaaiutare gli altri comuni e l’economia can-tonale. Non siamo contrari al principio diquesta legge. Vorremmo però essere cer-ti che i nostri soldi versati al Cantone ve-nissero spesi bene, venissero assegnatiper sostenere progetti nell’interesse di

tutti. Chiedere questo non mi sembra si-gnifichi essere avari o egoisti”. Quali sono le prossime tappe dellaNuova Lugano?“Molti comuni della cinta attorno allacittà si interessano all’aggregazione. Equesto non può che farmi piacere. Intempi brevi penso che troveremo un ac-cordo con Muzzano, il comune che ospi-ta in parte l’aeroporto della città. A mediotermine potrebbero aggregarsi i comunidel Pian Scairolo. Questo ci permettereb-be di risolvere il grave e delicato problemaviario di quella zona”. E la Val Colla?“Continuerò a battermi per far passare ilprincipio che si può aggregare anche unterritorio non contiguo”.Non è un controsenso?

“Assolutamente no, perché si tratta di unterritorio funzionale al Centro. Si tratta dielaborare un progetto che funziona, purscavalcando comuni contigui non interes-sati per il momento ad aggregarsi allaNuova Lugano.Vi batterete anche per avere la sta-zione Ticino dell’Alptransit?Sì. Non perché siamo arroganti e voglia-mo tutto a Lugano, ma perché le stazionisono e saranno sempre nelle città. E Lu-gano è e rimarrà la città più importante diquesto Cantone.Il Municipio condivide questa sua vi-sione della città?“Posso affermare con orgoglio che lavo-riamo a un progetto condiviso da tutti, aldi là di qualche diversità di interpretazio-ne. Lavorare con questo Municipio è unpiacere. Vado alle sedute volentieri. Equesto è molto importante”.Ma la sua forte leadership non infa-stidisce i suoi colleghi municipali?“Lo dovrebbe chiedere a loro. A me, co-munque, non sembra. Tra noi regna unabuona armonia. Ogni settimana usciamoa pranzo assieme dopo la seduta. Questodimostra il nostro piacere di incontrarci edi lavorare per la città, al di là della politi-ca partitica”.E il dopo Giudici?“Non credo che in politica si possa creareil proprio delfino. Dopo Giudici arriveràqualcun altro, così come dopo Pelli sonoarrivato io”.Si presenterà alle prossime elezionicomunali?“Dipenderà da molti fattori, in particolarequelli legati alla mia forma fisica”.

Attualità

“Luganonon è arrogante.Le altre città in passato nonhanno saputocostruirsi il ruolodi riferimento. La nostraposizionedi privilegiova accettata,così come inostri progetti”

forzecino”

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18 Comune Ticino

Attualità

L’agglomeratourbano puòesistere anchesenzal’aggregazione

““Il sindaco di Massagno, Giovanni Bruschetti,

ci riceve nel suo elegante studio di consu-lenza nel centro di Lugano. La materia di

cui parliamo gli è congeniale, in quanto halavorato per sei anni al Dipartimento del ter-ritorio, quattro dei quali come responsabileper la pianificazione urbanistica del Sottoce-neri. “Sa – racconta sorridendo – io sono unarchitetto urbanista prestato alla consulenzaper ragioni familiari”.Prima di entrare nella materia che gli è piùcongeniale, una domanda politica, anzi parti-tica. Sono in molti a sospettare che lei e i suoicolleghi di Canobbio, Savosa e Porza vi oppo-niate alla Nuova Lugano per non perdere ilpotere PPD all’interno dei singoli comuni.“Francamente – ribatte in modo deciso GiovanniBruschetti – voler necessariamente ricondurre ilproblema odierno della conduzione di un comunead un mero discorso di opportunità partitica, lo ri-tengo, oltre che riduttivo, svilente nei confronti diquegli amministratori che, giorno dopo giorno, sisono resi conto che spesso i confini dei singoli co-muni sono un limite alla gestione ottimale del pro-prio ente. Il fatto che i miei colleghi appartenganoal mio stesso partito, è ininfluente nei confronti diun approccio sovraccomunale che vuole confron-tarsi attivamente e costruttivamente con la città.Non posso comunque escludere che qualcunoragioni ancora in base a questa logica. E questo èun peccato che, osservo, non avviene solo nelmio partito, purtroppo”. Se non esiste questo ostacolo, perché allo-ra non entrare a far parte della Nuova Lu-gano? Forse che lei quando è all’estero e lechiedono da dove proviene non rispondeda Lugano?“Il vero problema con cui oggi il luganese è con-frontato va bene al di là della fusione dei singolicomuni con la Città. La vera questione è quelladella ‘governance’ attiva e condivisa di quel terri-torio che ha come polo la Città e che si estendealle aree di sevizio del Pian Scairolo e della Colli-na D’Oro, alle aree produttive del Vedeggio, allearee residenziali della corona urbana a nord di

Lugano, su su fino ai Comuni di Capriasca. Tut-te queste componenti, con contributi differen-ziati e complementari concorrono insieme allacittà, alla promozione di quello che oggi po-tremmo chiamare ‘prodotto Lugano’, in cui, atitolo personale, credo fermamente. In altre pa-role il ‘prodotto Lugano’ è il risultato, oltre chedell’azione della città, anche di tutto l’agglome-rato urbano del Luganese che oggi conta, conla città, circa 85'000 abitanti, distribuiti su ulte-riori 20 Comuni”.E questa sua constatazione cosa significa?Significa che per questo territorio che si estendeben aldilà degli attuali limiti della Nuova Lugano,occorre prevedere una strategia di sviluppo che nepossa mantenere inalterate le potenzialità, se nonaddirittura accrescerne l’attrattività e la competiti-vità: che questo obiettivo lo si possa raggiungereeclusivamente attraverso processi di fusione tra i

differenti attori mi sembra affermazione, soprat-tutto in questo momento, perlomeno azzardata.Credo infatti che ci possano essere anche altreforme che potrebbero essere sondate, mag-giormente ossequiose e partecipative verso tut-ta una serie di realtà comunali particolarmenteattive, vitali, propositive e in buona salute fi-nanziariamente parlando. Questo significa che lei vorrebbe creare unanuova istituzione sovraccomunale con tantodi burocrazia?“Non spetta a me trovare soluzioni istituzionali:c’è chi è stato eletto e chi è stato nominato perquesto ed il riferimento al Cantone (politici e fun-zionari) è chiaramente voluto. In qualità di ammi-nistratore comunale, però, constato come in mol-te parti della Svizzera si è comunque deciso di se-guire questa strada e i risultati sono estremamen-te interessanti. Vorrei anche ricordare che il tema

GIOVANNI BRUSCHETTI

SEGUE A PAGINA 21 �

La parola ai dueI sindaci dei due maggiori comuni che non si uniscono a Lugano spiegano

GIOVANNI BRUSCHETTIMassagno

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19Comune Ticino

Attualità

Le fusioni sono di moda come lerotonde. Andiamoavanti da soli con i nostri mezzi

““

L’L’avvocato Ettore Vismara,sindaco di Paradiso, ci accoglienel suo studio che occupa

un’affascinante villa di inizio secolo,situata nel pieno centro di Luganosul Viale Carlo Cattaneo, proprio difronte al Palazzo dei Congressi. Per-sonaggio estroverso, si spazientisceper le nostre domande, soprattuttoquando gli chiediamo se si opponeall’aggregazione con Lugano perchéteme di perdere il potere.“Ho le mie idee, che espongo sen-za peli sulla lingua. Fino a quandoi cittadini mi votano significa checondividono il mio modo di fare eapprovano le mie scelte, alle qualiperaltro aderisce l’intero Munici-pio. Peraltro, quello delle fusioni,

non è un tema sentito dalla popo-lazione di Paradiso”. Lei esclude l’aggregazione con Lu-gano?“Oggi le aggregazioni vanno di modacome le rotonde stradali che sostitui-scono dovunque i semafori. Non vedoperché mai Paradiso dovrebbe obbliga-toriamente aggregarsi a Lugano. Dispo-niamo dei mezzi finanziari, delle perso-ne, nonché del territorio necessari perportare avanti e sviluppare, sia dal pun-to di vista economico, sia sociale e dellaqualità della vita, un comune piccolo,ma dinamico ed efficace. Paradiso nonha nessun interesse concreto e non trar-rebbe nessun vantaggio da un’aggre-gazione con la città. Le piccole realtà lo-cali salvaguardano meglio delle grandi

città gli interessi di ciascun cittadino.Perciò, fino a quando non mi si dimo-strerà con i fatti che aggregarsi sarà nelreale interesse di Paradiso andrò controtendenza e mi opporrò, continuandonel lavoro di progresso e miglioramentodel mio Comune”.Anche se Lugano diventerà semprepiù importante?“Mi lasci dire che, a mio modo di vede-re, Lugano ha corso troppo e ha travol-to con una campagna anche moltoemotiva e a tratti demagogica sia ilCantone, sia i Comuni della fascia urba-na. Se va avanti così secondo una ten-denza preconcetta alle fusioni, dove sifermerà? Diventerà una città-cantone”.Lei non pensa che sia nell’interes-se di tutto il Ticino avere una cittàforte?“Inglobare i comuni confinanti era so-prattutto nell’interesse di Lugano e diquei comuni meno favoriti che traevanoindiscutibili vantaggi dall’aggregazione”.Non ritiene che esista un interessedell’agglomerato superiore a quellodei singoli comuni? Il suo discorsonon rischia insomma di diventaretroppo individualista, egoistico?“Le concentrazioni di potere e il voler es-sere grandi a tutti i costi non semprecomportano risultati positivi. Lo si vedeanche nel privato. La concentrazionedelle banche, per esempio, non ha por-tato solo effetti positivi. Anche se analiz-ziamo la storia industriale noteremo chele fusioni di aziende sono poi seguite dascissioni. Si tratta di fenomeni ciclici enon della soluzione ideale assoluta”.La società è cambiata e chi non simuove o si muove troppo lenta-mente è perdente.“E chi l’ha detto che non si possanoprendere decisioni rapide ed efficacise ognuno mantiene la propria auto-

ETTORE VISMARA

SEGUE A PAGINA 21 �

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21Comune Ticino

AttualitàAttualità

nomia? Quando sorgono problemi comu-ni sono sempre disponibile a concordaresoluzioni. Chi ha mai detto che uno decidameglio di tanti?”I tempi delle decisioni, però, si allungano…“Non è vero, si tratta solo di avere la capa-cità di reagire in tempo utile. Se si adotta-no strategie realistiche e si pongono obiet-tivi comuni chiari, le soluzioni si concorda-no rapidamente”.Quale potere contrattuale può avere uncomune come il suo di 4 mila abitanti difronte alla città con i suoi 50 mila?“Non mi sembra un modo corretto di porreil problema. Il numero, da solo, può diventa-re quasi irrilevante di fronte alla bontà e allarealtà delle scelte concrete. D’altro cantocredo sinceramente nella democrazia e so-no certo che la città ci vorrà rispettare”.Esclude di cambiare idea?“Solo gli stupidi escludono di cambiare opi-nione. Faccio il sindaco perché amo il miopaese, ne conosco la realtà e ne vedo il po-tenziale. Se mi convincessi che è nell’interes-se di Paradiso aggregarsi alla Nuova Luganonon esiterei a mutare idea. Ma visto che peril momento non è così, continuerò a direquello che penso, andando controcorrentecon coerenza e logica, basandomi sullarealtà dei fatti”.Non si può certo negare al sindaco Vismarail merito di parlare chiaro e di accettare unfranco dibattito.

degli agglomerati urbani è uno dei capisaldi delle lineeguida della politica di sviluppo territoriale della Confede-razione. D’altra parte una politica di agglomerato urba-no, specie nel Luganese, può essere considerata una so-luzione immediata e non assolutamente preclusiva, undomani, di ulteriori ed eventuali scenari fusionistici. Il re-cente lancio da parte del Cantone degli studi sugli ag-glomerati urbani del Bellinzonese e Locarnese, inoltre, di-mostra come la fattispecie sia assolutamente applicabilealla realtà ticinese, ancor di più nel Luganese dove la con-sapevolezza alla collaborazione intercomunale risulta es-sere un concetto sempre più diffuso e condiviso”. Il problema diventerà come elaborare questoprogetto. “Si potrebbe organizzare un tavolo di coordinamentopolitico su tutta una serie di tematiche comuni (terri-torio, socialità, sicurezza, aziende e strutture di servi-zio,…), sulla scorta dell’esperienza positiva della Com-missione dei trasporti del luganese, che ha risolto effi-cacemente importanti questioni di mobilità e di traffi-co. Sono convinto che il Luganese, più di altre regioni,sia pronto ad affrontare positivamente un’esperienzadel genere. Basta osservare quanto in atto, oltre che aLugano, tra i Comuni del Vedeggio e dell’immediatacintura residenziale cittadina (Massagno, Savosa, Por-za e Canobbio)”. L’esperienza insegna però che le collaborazioni tracomuni richiedono tempi lunghi. Troppo lunghi!“Questo non succede se si lavora in base a un progettocondiviso e comune. Un progetto che attualmente an-cora non c’è e che, per il bene del Luganese e per il fu-turo dell’intero Ticino, sarebbe opportuno affrontare, al-dilà delle singole fusioni che, puntualmente, possonocomunque continuare”. In una società che richiede tempi sempre più breviper la soluzione dei problemi, non pensa che lacreazione di una nuova istituzione rallenterebbe itempi di decisione?“Sono convinto proprio del contrario. E’ più faciletrovare concordanza su temi specifici, piuttosto chediscutere sul principio delle aggregazioni, sollevandomagari anche opposizione nel veicolare a tutti i costitale concetto.Sono persuaso che un politico debba saper leggerele realtà locali e non avere fretta. E’ inutile forzare lesituazioni. Penso che nel Luganese molti si riconoscano ormai inquello che io definisco il ‘prodotto Lugano’. E questocertamente per merito della Città, che ha dimostrato di-namismo e capacità di affrontare i problemi, sensibiliz-zando così anche le altre realtà ad essa limitrofe. Ora occorre fare un nuovo salto qualitativo, sfruttarequesto clima positivo e maggiormente rafforzare queldialogo che è appena incominciato.Mi sembra che ci siano tutti gli ingredienti per valuta-re, con la Città in testa, una vera e reale strategia co-mune di agglomerato urbano. Che poi questa sia lapremessa per la Lugano degli 85'000 abitanti, ai po-steri l’ardua sentenza.

L’aggregazione di nuovicomuni alla Nuova Luganocontinua a sollevare unintenso dibattito su scelte,opportunità e strategie

Il clima per unacollaborazionecon Luganoè positivo e la cittàè intraprendente

““Se davvero fosse

nell’interesse di Paradisoaggregarsi

cambierei idea

””

GIOVANNI BRUSCHETTISindaco di Massagno

ETTORE VISMARASindaco di Paradiso

SEGUE DA PAGINA 18 �

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22 Comune Ticino

Attualità

La piazza finanziaria svizzera e quel-la luganese in particolare hanno unfuturo? Per garantirlo, o perlomeno

per favorirlo, cosa è necessario fare? Inquale misura la creazione di una Luga-no sempre più forte interagisce con ilsettore bancario e finanziario? Per dareuna risposta a queste questioni crucialiper il nostro futuro ci siamo rivolti aGiovanni Crameri, responsabile di UBSper la regione Ticino. Ci ha accolti nelsuo ufficio al quinto piano della sede diPiazzetta della Posta nel cuore dellaNuova Lugano. Che cosa significa per ilsettore bancario e finanziario – gli chie-diamo per iniziare –il continuo rafforza-mento di questa città?“E’ fondamentale. Non solo per il settorebancario, bensì per tutta l’economia. In unmondo sempre più globalizzato si vinconole battaglie solo quando si hanno partnerforti. E se le cose vanno bene ne beneficia-no tutti”.All’estero conoscono Lugano?“Molto più di quanto si può pensare. Perlo-meno nel mio ramo se all’estero dici che seiticinese non riescono a collocarti, mentre sedici che sei di Lugano, sì. Il rafforzamentodella città produce un effetto di visibilità e dicredibilità che facilita indubbiamente i con-tatti internazionali. Nell’economia piaccio-no i vincenti e Lugano ha questa immagine.Lei pensa che qualche anno fa sarebbe sta-to possibile per una cittadina come questaavere un interlocutore come la Cina?”.

Vedrebbe quindi di buon occhio unnuovo allargamento della città?“Certamente. Secondo me – e qui parlo atitolo personale – sarebbe opportuno cheLugano si sviluppasse ulteriormente con-globando anche comuni, come Massagnoo Paradiso, di cui non so nemmeno distin-guere i confini geografici con la città. Saràinevitabile che questo accada in un mon-do in cui bisogna razionalizzare tutto perguadagnare in efficienza ed essere quindivincenti”.Ma Lugano non rischia di diventaretroppo forte nei confronti del Cantonee degli altri agglomerati?“Questo è semmai un problema politico,che non mi tocca. Sono convinto che perfar girare un’economia ci voglia un punto diriferimento forte, un motore: Lugano inter-preta bene questo ruolo!”.Quanto per merito e quanto per la for-tunata posizione geografica?“Sicuramente per tutte e due. Lugano è di-namica e ha una mentalità forse più apertarispetto ad altre parti del Cantone. Poi, è ve-ro, ha la fortuna di essere a 25 chilometridall’Italia che conta. Ma prima di arrivare aLugano i lombardi trovano in Ticino altri co-muni sulla loro strada. Perché privilegianoproprio Lugano? Certo, anche perché ha illago e una natura splendida, ma non soloper questo”.Quindi lei auspica un Cantone Lugano-centrico…“Non è questione di auspicarlo o meno, ma

di prendere atto di una realtà. Si tratta diun’evoluzione naturale. La società modernasi sviluppa attorno a punti di forza trainanti.Favorirli è nell’interesse di tutti”.Ma politicamente rischia di diventareun problema…“Sono sempre rimasto lontano dalla politi-ca attiva perché fatico a comprendere i suoitempi di decisione eccessivamente lunghi.Nel mondo finanziario ed economico nonc’è spazio e tempo per i compromessi, biso-gna decidere in fretta e assumere posizionia volte antipatiche e difficili da comunicare,ma necessarie. Pensi alla fusione tra UBS eSBS. Oggi siamo un colosso di proporzioniinternazionali sull'onda del successo. Senzaquella fusione saremmo rimasti semplice-mente una buona banca svizzera.Come vede il futuro della piazza finan-ziaria luganese?“Sono ottimista. Se negli scorsi anni siamostati in grado di fronteggiare con successole due amnistie fiscali promosse dal gover-no Berlusconi, vuol dire che siamo davverosolidi”.Ma in quegli anni si era detto che un10-15 per cento dei clienti italiani dellenostre banche era tornato in Italia con ipropri capitali.“Sì, è vero. Ma io penso a quell’85-90 percento di clienti che ci sono rimasti fedeli. Al-cuni piccoli istituti sono stati costretti a ‘ri-posizionarsi’ a causa di queste ‘partenze’,ma ciò che più conta è che la piazza finan-ziaria luganese nel suo complesso ha tenu-

della piazza finanziaria”sul

“Sono ottimista

futuroGiovanni Crameri, responsabile di Ubs per il Ticino

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Attualità

to. Si è trattato di un episodio molto impor-tante, che ci ha costretti a riflettere sulle no-stre strategie e a rivalutare finalmente mag-giormente il cliente locale”.Il successo della nostra piazza finanzia-ria rimane comunque dipendente daicapitali di quei cittadini italiani che liesportano in Svizzera uscendo così dalcircuito locale. Non si tratta di una stra-tegia basata su un fattore troppo con-tingente per garantire un futuro?“Il nostro futuro non dipende da questi ca-pitali. Si sta aprendo un nuovo importantemercato: quello di cittadini italiani che ci af-fidano la gestione dei loro capitali regolar-mente dichiarati alle autorità fiscali del loropaese. La gestione di questi fondi ufficialicostituirà il nostro successo nel futuro”. E che interesse avrebbero a venire a Lu-gano?“Abbiamo alle spalle anni di esperienza nelcosiddetto private banking, cioè nella capa-cità di trattare il cliente singolo mettendoloa proprio agio e realmente al centro dellanostra attenzione. Abbiamo acquisito un’e-levata professionalità e un’ottima qualitàdel servizio. Ai nostri clienti siamo davveroin grado di offrire interessanti soluzioni, checoprono tutte le loro esigenze, dunque an-che quelle in ambito successorio, previden-ziale, fiscale e così via.Questo significa che nel corso degli ul-timi anni non abbiamo dormito…!“Abbiamo costruito e acquisito una culturabancaria, che molti ci invidiano. Abbiamo

un notevole margine di vantaggio sui nostriconcorrenti all’estero. Per arrivare al nostrolivello ci vorranno per loro tempi lunghi,perché una mentalità non la si cambia nelgiro di pochi anni”.Si tratta di una situazione incoraggian-te di cui non si sente mai parlare. Cosapuò fare l’ente pubblico per favorirequesto successo.“Garantire la stabilità politica. Continuaread investire nei servizi pubblici, che sono giàdi buon livello. Promuovere una politica fi-scale sempre più attrattiva. Se vogliamo in-coraggiare la crescita dobbiamo anche es-sere disposti a fare delle concessioni, perchéil business crea business e alla fine ne bene-ficiano tutti”.Ottanta banche, però, a Lugano nonsono troppe? In futuro assisteremo anuove concentrazioni?“In effetti ottanta banche a Lugano sonotroppe. Non credo esista la massa critica perpermettere a tutte di sopravvivere, sebbenesia ottimista sul futuro. I costi nel nostro set-tore aumentano continuamente, sia a cau-sa dell’impiego di tecnologie sempre più so-fisticate, sia per le regole sempre più com-plesse che vengono imposte alla nostra atti-vità, per garantire un mercato sempre piùcorretto. Nei prossimi anni magari qualcu-no lascerà la piazza, altri fusioneranno e al-tri ancora troveranno forme di collaborazio-ne per abbattare i costi, come hanno recen-temente fatto ad esempio Banca del Got-tarrdo e BSI”.

““Si sta aprendo un nuovo importantemercato: quello di cittadini italianiche ci affidano la gestione dei lorocapitali regolarmentedichiarati alle autorità fiscali del loro paese

Il direttore Giovanni Crameri, nel suo ufficio di Lugano; accanto, un bancomatsituato nel centro della città

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Attualità

Comune Ticino

Un cantone con quattro agglo-merati solidi e dinamici comepunto di riferimento fonda-mentale per creare i presup-

posti alla crescita economica e in parti-colare a quella industriale. E’ quantoprevede il Dipartimento delle istituzio-ni, condiviso dal governo, per il Ticinodel futuro. Per intanto solo l’agglome-rato luganese, con la creazione dellaNuova Lugano, ha dato impulso a que-sto progetto. Un impulso che poggiasu una solida base economica della re-gione, che figura di gran lunga come lapiù dinamica e sviluppata in tutte lestatistiche economiche cantonali (get-tito fiscale, occupazione, investimenti,ecc.). Ma cosa si attende il settore in-dustriale dall’amministrazione, sia es-sa cantonale o comunale? Lo abbiamochiesto al presidente dell’AssociazioneIndustriali Ticinesi (AITI), Paolo Fiora-vanti, che siamo andati a trovare nellasede di Corso Elvezia. “Il settore industriale non si attende certodi sentirsi dire dallo stato in quale direzio-ne muoversi. All’amministrazione chiedia-mo di creare un clima propenso alla no-stra attività, favorendo tutti quei presup-posti di cui un’economia sana ha bisognoper crescere”.In concreto cosa chiedete al settorepubblico?“Un’ amministrazione che dia risposte ra-pide a chi vuole agire, una fiscalità saggiama non ingiusta, mezzi di trasporto e col-legamenti rapidi ed efficienti. Il Ticino, es-sendo un piccolo stato con un notevolemargine di autonomia, può svolgere benequesto ruolo, che lo rende estremamenteattrattivo agli occhi di imprenditori stra-nieri abituati nei loro paesi a una burocra-zia esasperante”.Quindi il fatto di essere un microcosmoè un vantaggio, non uno svantaggio.“In Ticino abbiamo spesso la tendenza adautoflagellarci. Grazie a Dio siamo un mi-

crocosmo. E non lamentiamoci per que-sto. A differenza dei nostri vicini lombardi,inoltre, parliamo più lingue e non solo…conosciamo anche meglio di loro le prin-cipali culture europee. Tutto questo va va-lorizzato, perché costituisce un nostro in-dubbio vantaggio”.Ma il ticinese ha una mentalità impren-ditoriale?“Ci sono fior di industriali ticinesi, che sonopoco conosciuti perché per loro fortunaesportano sui mercati esteri. E poi, sa, gliindustriali hanno poco tempo per fare pub-bliche relazioni: devono lavorare! Per favo-rire una mentalità imprenditoriale i ticinesidovrebbero però aprirsi maggiormente alcambiamento e recuperare i valori dellaconcorrenzialità e della meritocrazia, trop-po spesso misconosciuti in questo paese”. Parlavamo del vantaggio di essere unmicrocosmo, ma fino a che punto? Co-me giudica dall’ottica industriale i pro-getti di aggregazione in corso nel Can-tone e in particolare la realtà dellaNuova Lugano?“In una società sempre più competitiva econ mercati sempre più difficili non possoche rallegrarmi per tutto ciò che porta ad

essere più efficienti. Con questo non vogliosostenere che i piccoli comuni non lo siano,ma è chiaro che dove non ci si unisce c’è di-spersione di energie e di competenze. Co-me nel settore privato anche in quello pub-blico bisogna migliorare il servizio spen-dendo meno. Se questo avviene è un van-taggio per tutti, perché il territorio acquistamaggiore competitività”.Nessuna controindicazione, quindi.“Sì, una c’è. Bisogna evitare che si crei unrapporto di forza tra Lugano e il Cantone.Noi industriali non vogliamo conflitti a li-vello amministrativo, perché creerebberoproblemi”.E come evitarli?“Il governo, a livello di aggregazioni, deveelaborare una propria visione, che vada aldi là della creazione dei quattro agglome-rati. Ci vuole un progetto a medio-lungotermine, che preveda uno sviluppo equili-brato all’interno delle singole regioni e trale regioni. Mi sembra una riforma moltoimportante che non deve arenarsi. Per con-cludere vorrei dire grazie a Lugano che hasaputo fare da apripista, ma vorrei esortaread evitare situazioni conflittuali che potreb-bero servire da alibi per gli immobilisti.

Il Ticino e la città visti dagli industriali

ma attiviPaolo Fioravanti,presidente degliIndustriali Ticinesi

Siamo piccoli...

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Attualità

L’Università della Svizzera italia-na (USI) ha festeggiato negliscorsi mesi i dieci anni. Uncompleanno importante per

un’istituzione fortemente voluta dallacittà. Come si ricorderà, all’inizio deglianni Novanta, esistevano due progetti:quello cantonale promosso dall’alloraconsigliere di stato Giuseppe Buffi e dal-l’architetto Mario Botta e quello lugane-se sostenuto da un comitato accademi-co nominato dal municipio della città. Ilgrande merito di due politici pragmaticicome Giuseppe Buffi e Giorgio Giudicifu quello di non scontrarsi, ma di farconfluire le due iniziative nell’USI. Nac-quero così l’Accademia di architettura aMendrisio e le facoltà di Scienze econo-miche e di Scienze della comunicazionea Lugano. Queste ultime sostenute dauna fondazione creata dalla città peragevolare lo sviluppo dell’Università lu-ganese. La cosiddetta Fondazione per lefacoltà di Lugano dell’USI è il canale at-traverso il quale la città partecipa attiva-mente allo sviluppo dell’Università. Acementare questa unione contribuisce ilfatto che il segretario generale dell’USI eil segretario della fondazione siano lastessa persona: Albino Zgraggen. Nes-suno meglio di lui ci può quindi illustra-re le interazioni tra l’istituto accademicoticinese e la città di Lugano.

I 10 anni dell’Università

figlia di Lugano

Dai 300 studenti del ’96 – ci spiega –l’USI è passata ai 2'000 di oggi, di cui1'500 frequentano le facoltà luganesi.Quasi la metà sono stranieri, il 30 percento italiani, il 15 per cento giungonoda altri cantoni svizzeri e circa il 40 percento sono ticinesi. Chi temeva che lanostra Università sarebbe stata frequen-

Dieci anni di vitaper l’Universitàdella Svizzera italianaa Lugano

Un compleanno importante per un’istituto di formazionefortemente voluto da città e Cantone ad inizio anni Novanta

Le cifre alla fine del primo decennio

La cronologia

2026 studenti, più di 30 nazionalità135 dottorandi, 178 studenti di master executive50 professori di ruolo (professori stabili all’USI)180 docenti con mandati d’insegnamento, 280 assistenti4 facoltà, 20 istituti, 3 scuole dottorali, 6 programmi di master executive

1995 Legge sull’Università1996 Università della Svizzera Italiana

Architettura, Comunicazione, Economia1996 Consiglio dell’Università1998 Mater in communications Management1999 Scuola di dottorato in finanza2000 Prime lauree e riconoscimento federale2001 Adozione dell’Ordinamento di Bologna2004 Primi diplomi di Bachelor2004 Quarta facoltà: Informatica2006 Primi diplomi di Master

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Attualità

tata solo dai ticinesi – osserva Zgraggen– è quindi stato smentito. La provenien-za dei 50 professori rispecchia quelladegli studenti. Un quarto sono ticinesi,un quarto italiani, un quarto svizzeri e ilresto stranieri. L’USI dà però lavoro a600 persone impiegate a tempo pieno eparziale.La gestione dell’Università ticinese costacirca 60 milioni all’anno, di cui il Ticinone paga 20. Ma le facoltà portano allacittà un importante indotto economicoche per il momento non è ancora statocalcolato, ma che è facilmente immagi-nabile. Basti pensare ai circa 700 stu-denti che risiedono a Lugano, ai profes-sori e ai ricercatori che hanno trasferitola loro residenza in città o sono presentialcuni giorni alla settimana per i corsi.Ma le interazioni forse più importantidell’istituto accademico con la città – cispiega Zgraggen – riguardano l’apporto

culturale inteso in senso ampio. Univer-sità significa infatti apertura verso ilmondo estero, spirito d’impresa, attivitàdi ricerca, organizzazione di congressi econferenze. Tutto questo contribuiscepoi naturalmente a promuovere la visibi-lità di Lugano in tutto il mondo.

Da quando l’Università è nata – osservail segretario – le esigenze di crescita so-no costanti. Nel 2004 abbiamo creato lanuova facoltà di informatica, ora stiamocostruendo due edifici, che vanno adaggiungersi ai cinque già esistenti. In fu-turo è prevista l’edificazione del Cam-pus 2, progettato oltre il Cassarate, cheraddoppierà gli spazi attuali. Ospiteràanche una quinta facoltà, il Centro dicalcolo associato al Politecnico di Zurigoe alcuni dipartimenti della scuola univer-sitaria professionale (SUPSI). La città, at-traverso la Fondazione, ha avuto unruolo fondamentale in questa crescita elo avrà anche in futuro nel progetto diCampus 2. Non si limita però alla co-struzione e alla gestione degli immobili,ma promuove anche altri legami con ilterritorio, offrendo borse di studio e so-stenendo giovani che intendono avvici-narsi al mondo imprenditoriale.

L’ateneo ticinesedà lavoroa 600 personea tempo pienoe parziale

““

Albino Zgraggen, segretario generale dell’Usi e della fondazione per lefacoltà di Lugano dell’Usi

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Nel giro di sette, otto anni l’attua-le comparto della stazione fer-roviaria di Lugano verrà com-pletamente rinnovato e amplia-

to, con un investimento di oltre 170 mi-lioni, per prepararsi all’era Alptransit,che dovrebbe iniziare alla fine del prossi-mo decennio. Un intervento di particola-re importanza in quanto le Ferrovie Fe-derali Svizzere (FFS) hanno deciso cheLugano in futuro costituirà il nodo princi-pale di interscambio per il traffico viag-giatori tra il traffico regionale e quello alunga percorrenza nel Sottoceneri.Per saperne di più su questo importanteprogetto, abbiamo incontrato a BellinzonaLuca Rossinelli, responsabile, per il Ticino,del Management dei progetti FFS legati alleinfrastrutture ferroviarie e quindi del pro-getto della nuova stazione e Giovanni Faul,responsabile del settore immobili per il Tici-no delle Ferrovie Federali. “Siamo consape-voli – ci precisa subito Luca Rossinelli – chele attuali infrastrutture della stazione di Lu-gano non rappresentano più un buon bi-glietto da visita per le ferrovie e per la città.Per questo stiamo lavorando da alcuni anniassieme al Cantone, alla città e alla Com-missione regionale dei trasporti del Lugane-se a un progetto di nuova stazione, che staentrando nella fase conclusiva di progetta-zione”. Ma quando si comincerà a vederequalcosa? “Passeremo dalle parole ai fattigià alla fine di quest’anno con la realizza-zione di un quarto marciapiede di salita aitreni e con l’ampliamento del sottopassag-gio principale. Questo primo intervento du-rerà un anno”. Come sarà il look della nuo-va stazione? Avrà un’architettura futuristi-ca? “La struttura dell’attuale edificio princi-pale, sarà mantenuta e rinnovata coninterventi mirati e più vicini ai bisogni dellaclientela, risponde Giovanni Faul. Ci saràuno spazio commerciale con un’offerta ri-volta soprattutto al cliente che viaggia intreno (snack bar, farmacia, negozio di fiori,ecc.), così come è stato previsto per altre 23principali stazioni elvetiche”.“La nuova sta-zione – spiega Rossinelli – offrirà nuovi ac-

cessi ai treni, un nuovo atrio principale dacui partirà la funicolare rinnovata, sarà col-legata con un nuovo terminale dei bus econ un autosilo. Muterà radicalmente an-che l’assetto viario. Verrà infatti costruito unanello stradale attorno alla stazione, chepermetterà anche di creare nuovi percorsipedonali e di eliminare l’attuale passaggio alivello”. Quindi è già tutto predisposto af-finché Lugano ospiti la futura stazione tici-nese dell’Alptransit? “Questo è un falsoproblema – ci rispondono i nostri due inter-

locutori -. I treni si sono sempre fermati e sifermeranno anche in futuro dove vi sono iviaggiatori. Per il traffico a lunga percorren-za sarà in parte il mercato a decidere. In fu-turo i treni viaggiatori FFS e TILO continue-ranno a fermarsi a Bellinzona, Lugano, Lo-carno, Chiasso e in tutte le altre fermate re-gionali sul territorio cantonale. Questo ècerto. Questa politica delle FFS è conferma-ta dal fatto che prossimamente sono previ-sti importanti investimenti immobiliari an-che alla stazione di Bellinzona”.

A colloquio con i responsabili delle FFS Luca Rossinelli e Giovanni Faul

Un investimento di 170 milioni

per la nuova stazione

In alto, la stazione di Lugano;al centro, un treno fermo al marciapiede;sotto, Luca Rossinelli (a sinistra) e Giovanni Faul (a destra)

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Attualità

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L’ECONOMISTAAttualità

La Nuova Lugano è certamente da considerarecome la maggiore riforma che il settore pub-blico ticinese abbia conosciuto di recente. Unariforma che sta gettando la sua lunga ombra

sull’evoluzione di tutto il programma di ristruttura-zione istituzionale promosso dal Cantone. Lo si puòfacilmente verificare leggendo l’interessantissimorapporto di sintesi “ Il Cantone e le sue regioni: lenuove Città”, pubblicato nel novembre del 2004,dalla Sezione enti locali del Dipartimento cantonaledelle Istituzioni. Sarebbe però sbagliato pensare chequesto progetto, che ha superato con successo lafase di costituzione, sia terminato e che i suoi pro-motori possano ora sedersi sugli allori. E’ vero inve-

ce il contrario. Per portare avanti laNuova Lugano nella fase di consolida-mento che si è aperta praticamentecon l’elezione delle sue autorità, nellaprimavera del 2004, occorrerà di nuo-vo molto impegno. Mentre non si puònegare che la Nuova Lugano avrà otti-me opportunità di sviluppo, non si puòneanche nascondere che sul suo futu-ro pesa anche qualche incertezza. Ve-diamo dapprima quali sono le oppor-tunità. L’aggregazione di Lugano conaltri comuni della sua cintura nel 2003

ha portato alla creazione in Ticino di un nuovo polourbano di 50'000 abitanti. Nella gerarchia urbanaelvetica, la Nuova Lugano viene così a occupare ilnono posto a pari merito – si fa per dire – con Bien-ne. Grazie al progetto di aggregazione la città delCeresio è stata proiettata nella cerchia delle città piùimportanti del paese. Si tratta di un’opportunitàmaggiore per il Cantone e, soprattutto, per la regio-ne del Luganese. E’ infatti evidente che il polo delSottoceneri avrà in futuro una posizione più fortenel concerto delle città svizzere e, nella misura in cuiesse si faranno maggiormente sentire dalle autorità

nazionali, Lugano potrà di sicuro far valere la suaopinione meglio di quanto non abbia potuto fare fi-nora. Questa opportunità si farà sentire ancoramaggiormente a livello cantonale dove la Nuova Lu-gano, polo demografico e economico di eccellenza,sarà chiamata, in più circostanze, a giocare un ruolodi partner dell’autorità cantonale. Per limitarci a unsolo esempio, ricordiamo, a questo proposito, la po-litica di perequazione finanziaria. Un’altra opportu-nità che occorre qui richiamare concerne la proget-tualità urbanistica della nuova città. Dopo l’aggre-gazione, Lugano ha dato avvio a una serie di pro-getti di sviluppo e riqualifica urbana di grandeimportanza. Ricordiamo l’area fieristica, il nuovoquartiere di Cornaredo, gli sviluppi alla stazione FFSper limitarci ai progetti più conosciuti. Si tratta diimportanti trasformazioni urbane che verranno rea-lizzate nel corso dei prossimi anni e che con l’am-pliamento del sito universitario promuoveranno laqualità del suo assetto urbanistico. Vediamo ora i ri-schi. I rischi che pesano sul futuro della nuova cittàsono di due tipi. Il primo concerne la gestione finan-ziaria del nuovo ente. Il periodo dell’aggregazione ei primi anni della fase di consolidamento potrebberoportare a una lievitazione verso l’alto della spesa difunzionamento pro-capite del nuovo Comune, adetrimento degli investimenti. Occorrerà rafforzarele istanze di controllo finanziario, particolarmentequelle interne. L’altro rischio è quello legato all’evo-luzione “ a pelle di leopardo” della seconda fase delprogetto di aggregazione. Per Lugano è importanteche comuni come Massagno e Paradiso possano es-sere rapidamente integrati nel territorio della nuovacittà. Altrettanto importante è che tutti i comuni delPiano Scairolo diventino partner del nuovo progettodi aggregazione. Sarebbe peccato che, per l’opposi-zione di pochi comuni, si debba rimandare una si-stemazione territoriale definitiva della città a unaterza fase del progetto di aggregazione.

La Nuova Luganotra e rischiopportunità

L’economistaAngelo Rossi

di angelo rossi

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