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ssendo prossimi alle festività natalizie, colgo l’occasione per porgere a tutte le famiglie e più in generale a tutti i lettori del nostro Giornale, un caloroso e sincero augu- rio di Buone Feste e di un Felice Natale. Avvicinandosi la scadenza del mio mandato, -quasi sicuramente si voterà per il rinnovo del Consiglio Co- munale il prossimo 27 e 28 marzo-, l’occasione è pro- pizia per tracciare un bilan- cio di questa esperienza. Una esperienza profonda, dalla quale esco arricchito sia sul piano morale che ci- vile, consapevole di essermi quotidianamente speso con lealtà, onesta e trasparen- za, nell’impegno pubblico che il 4 aprile 2005 oltre il 70% degli elettori coreglini volle conferirmi. I sacrifici incontrati non sono stati pochi, ma ciò non ha impedito di portare avanti il programma con cui ci eravamo presentati agli elettori contemperando, cosa credetemi non facile, la necessità di dare soddi- sfacenti risposte ai bisogni della gente, con la ferma determinazione di non au- mentare la pressione fiscale e l’indebitamento dell’Ente. Questo della pressione fi- scale e della correttezza del nostro bilancio, è un tema a cui tengo molto e sul quale vorrei che tutti, indi- pendentemente dalla parte politica di appartenenza, ponessero la giusta atten- zione e riflessione. Sono ben note le difficoltà economiche che attanaglia- no la finanza pubblica: crisi finanziaria, crisi economica, crisi occupazionale, calo dei consumi, recessione, han- no colpito anche il nostro paese ed ogni anno, il Go- verno, nelle varie manovre fiscali -leggi finanziarie- ci ha ridotto sensibilmente i trasferimenti, impoveren- doci sempre di più. Non è mia intenzione dare lezioni a nessuno, fare il primo della classe od asse- gnare pagelle, ma se avrete la compiacenza di guardavi attorno, di confrontare ali- quote, imposte, tasse, so- Gli auguri del sindaco glia isee ecc., avrete modo di verificare che il nostro Comune, ha la minore pres- sione fiscale della Valle, che il nostro Comune, l’unico in Provincia, non ha applica- to l’addizionale irpef, che il nostro Comune ha il bilan- cio in ordine, non ha sfora- to il patto di stabilità, non ha debiti fuori bilancio, ha ridotto i costi della politica diminuendo gli assessori e riducendo del 15% le loro indennità compreso quella del sottoscritto, ha un nu- mero esiguo di dipendenti ed una significativa spesa sociale a favore degli an- ziani e delle fasce sociali più deboli. Ha, cosa a cui tengo molto, anzi moltissi- mo, investito ingenti som- me nell’edilizia scolastica pianificando e concreta- mente realizzando con un programma a stralcio inter- venti finalizzati alla messa in sicurezza dal punto di vista sismico e delle bar- riere architettoniche, del nostro patrimonio scolasti- co. Operando con il buon senso del padre di famiglia, a questa scelta abbiamo dato priorità, consapevo- li, di fare la cosa giusta, di investire sui nostri giova- ni, sulla loro sicurezza sul loro futuro, rimandando a tempi migliori altri proget- ti ed investimenti. Voglio qui pubblicamente ringra- ziare la Regione Toscana per l’aiuto finanziario che ci ha concesso, premiando la nostra progettualità con in- genti finanziamenti ultimo dei quali l’asilo nido in fase di realizzazione a Ghivizza- no Castello. Seguendo questo percorso legato alle cose concrete e non a ciò che avrebbe po- tuto essere più popolare e premiante dal punto di vista del consenso elet- torale, abbiamo investito nella pianificazione urbani- stica del territorio: P.I.P., P.E.E.P., REGOLAMEN- TO URBANISTICO. Die- tro queste anonime sigle c’è lo sviluppo dei piani per gli insediamenti produttivi (zona artigianale di Renaio e di Camparlese, zona in- dustriale del Fontanone) ci sono decine e decine di abi- tazioni in area di 167 (piani di edilizia economica e po- polare), c’è il nuovo piano regolatore definitivamente approvato dal Consiglio Co- munale lo scorso mese di ottobre. In buona sostan- za c’è lo sviluppo di questo Comune, c’è il suo futuro, c’è il lavoro, l’economia il progresso. Spesso capita di ricevere donne ed uomini in cerca di una occupazione, di un lavoro di un sostegno per trovare un inserimento in azienda. Alle loro istanze, alle loro legittime richieste, non ab- biamo risposto con il clien- telismo, con la raccoman- dazione, ma con la deter- minazione di far crescere e sviluppare gli strumenti che possono favorire la nostra economia. Allora non è un caso se il nostro Comune da diversi anni è in costan- te crescita demografica, se molte aziende si sono inse- diate sul nostro territorio ed altre proprio in questi giorni stanno per farlo, se le Poste Italiane spa han- no scelto di concentrare a Piano di Coreglia il centro di smistamento della corri- spondenza di tutta la Valle, se le Industrie Tronchetti stanno progettando nuo- vi investimenti nel PIP del Fontanone se, grazie al nuovo piano regolatore, ul- teriori 350 alloggi potranno essere costruiti nei prossi- mi 5 anni. Mi fermo qui, chi si aspet- tava il conto della serva, uno sterile elenco di cifre e dati, rimarrà deluso, even- tualmente per questo potrà rivolgersi agli uffici comu- nali, il conto che ho voluto rendere a tutti i cittadini, non solo a chi mi ha votato, trae fondamento nel rispet- to di tre semplici valori: im- pegno, sincerità, coerenza. I cittadini di questo Comu- ne sono persone pratiche, semplici, intelligenti, disin- cantati dai facili successi e E IL GIORNALE DI Anno VI - n. 23 - Dicembre 2009 - Aut. Trib. di Lucca n. 798 del 07/04/2004 Direttore Responsabile: Giorgio Daniele - Stampa: Studio Foto Pastrengo - Bagni di Lucca Tel. 0583.805314 Speciale 16 pagine Contiene supplemento “Gli speciali della Memoria” La Giunta Comunale, nell’am- bito di Piano per lo Sviluppo Locale (PASL) approvato dalla RegioneToscana, ed in concer- tazione con l’Amm.ne Provin- ciale di Lucca, ha recente- mente approvato una serie di importanti progetti preliminari, ritenuti prioritari nell’ambito della programmazione a lun- go termine delle proprie opere pubbliche. Ecco in sintesi i pro- getti approvati per i quali è sta- to richiesto il finanziamento: Adeguamento sismico della scuola primaria di Piano di Co- reglia, € 650.000; Adeguamento sismico della scuola per l’infanzia di Cala- vorno, € 350.000; Costruzione scuola per l’in- fanzia in Coreglia Capoluogo, €700.000; Ampliamento area P.I.P. locali- tà Fontanone in frazione di Pia- no di Coreglia, € 930.000; Messa in sicurezza viabilità comunale in località Curchi in frazione di Piano di Coreglia, €250.000; Messa in sicurezza viabilità co- munale per la frazione di Luci- gnana, € 700.000; Riqualificazione borghi medio- evali lungo “i cammini d’ Euro- pa” percorso n.9, che prevede interventi sul palazzo Vanni sede del Museo Civico, della piazza Mazzini nel Capoluogo, della piazza della Riunione e dell’oratorio in frazione di Vi- tiana, € 800.000. I fondi sono stati messi a di- sposizione da Arcus, Fonda- zione CRLU e Fondazione MPS, e serviranno a finanziare i lavori di restauro conservati- vo e riqualificazione del com- plesso del “Forte” nel Capoluo- go e della “Torre di Castruccio” a Ghivizzano. Il finaziamento sarà gestito dalla Comunità Montana e l’appalto dei lavori è previsto nel 2010. Sul prossi- mo numero del giornale dare- mo ampio spazio alla notizia. Ufficio Stampa Comunale Patto per lo Sviluppo locale PASL: Approvati progetti per 4.380.000 euro Sistema delle Rocche e delle Fortificazioni: localizzati a Coreglia e Ghivizzano interventi per 1.140.000 euro Continua a pag. 2

Anno VI - n. 23 - Dicembre 2009 - Aut. Trib. di Lucca n ... · fattore di crescita e di sviluppo è il nuovo regolamento edilizio che abbiamo votato ed in gran parte condiviso. Finalmente

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Page 1: Anno VI - n. 23 - Dicembre 2009 - Aut. Trib. di Lucca n ... · fattore di crescita e di sviluppo è il nuovo regolamento edilizio che abbiamo votato ed in gran parte condiviso. Finalmente

ssendo prossimi alle festività natalizie, colgo l’occasione per

porgere a tutte le famiglie e più in generale a tutti i lettori del nostro Giornale, un caloroso e sincero augu-rio di Buone Feste e di un Felice Natale.Avvicinandosi la scadenza del mio mandato, -quasi sicuramente si voterà per il rinnovo del Consiglio Co-munale il prossimo 27 e 28 marzo-, l’occasione è pro-pizia per tracciare un bilan-cio di questa esperienza.Una esperienza profonda, dalla quale esco arricchito sia sul piano morale che ci-vile, consapevole di essermi quotidianamente speso con lealtà, onesta e trasparen-za, nell’impegno pubblico che il 4 aprile 2005 oltre il 70% degli elettori coreglini volle conferirmi.I sacrifici incontrati non sono stati pochi, ma ciò non ha impedito di portare avanti il programma con cui ci eravamo presentati agli elettori contemperando, cosa credetemi non facile, la necessità di dare soddi-sfacenti risposte ai bisogni della gente, con la ferma determinazione di non au-mentare la pressione fiscale e l’indebitamento dell’Ente. Questo della pressione fi-scale e della correttezza del nostro bilancio, è un tema a cui tengo molto e sul quale vorrei che tutti, indi-pendentemente dalla parte politica di appartenenza, ponessero la giusta atten-zione e riflessione.Sono ben note le difficoltà economiche che attanaglia-no la finanza pubblica: crisi finanziaria, crisi economica, crisi occupazionale, calo dei consumi, recessione, han-no colpito anche il nostro paese ed ogni anno, il Go-verno, nelle varie manovre fiscali -leggi finanziarie- ci ha ridotto sensibilmente i trasferimenti, impoveren-doci sempre di più.Non è mia intenzione dare lezioni a nessuno, fare il primo della classe od asse-gnare pagelle, ma se avrete la compiacenza di guardavi attorno, di confrontare ali-quote, imposte, tasse, so-

Gli auguri del sindacoglia isee ecc., avrete modo di verificare che il nostro Comune, ha la minore pres-sione fiscale della Valle, che il nostro Comune, l’unico in Provincia, non ha applica-to l’addizionale irpef, che il nostro Comune ha il bilan-cio in ordine, non ha sfora-to il patto di stabilità, non ha debiti fuori bilancio, ha ridotto i costi della politica diminuendo gli assessori e riducendo del 15% le loro indennità compreso quella del sottoscritto, ha un nu-mero esiguo di dipendenti ed una significativa spesa sociale a favore degli an-ziani e delle fasce sociali più deboli. Ha, cosa a cui tengo molto, anzi moltissi-mo, investito ingenti som-me nell’edilizia scolastica pianificando e concreta-mente realizzando con un programma a stralcio inter-venti finalizzati alla messa in sicurezza dal punto di vista sismico e delle bar-riere architettoniche, del nostro patrimonio scolasti-co. Operando con il buon senso del padre di famiglia, a questa scelta abbiamo dato priorità, consapevo-li, di fare la cosa giusta, di investire sui nostri giova-ni, sulla loro sicurezza sul loro futuro, rimandando a tempi migliori altri proget-ti ed investimenti. Voglio qui pubblicamente ringra-ziare la Regione Toscana per l’aiuto finanziario che ci ha concesso, premiando la nostra progettualità con in-genti finanziamenti ultimo dei quali l’asilo nido in fase di realizzazione a Ghivizza-no Castello.Seguendo questo percorso legato alle cose concrete e non a ciò che avrebbe po-tuto essere più popolare e premiante dal punto di vista del consenso elet-torale, abbiamo investito nella pianificazione urbani-stica del territorio: P.I.P., P.E.E.P., REGOLAMEN-TO URBANISTICO. Die-tro queste anonime sigle c’è lo sviluppo dei piani per gli insediamenti produttivi (zona artigianale di Renaio e di Camparlese, zona in-dustriale del Fontanone) ci sono decine e decine di abi-

tazioni in area di 167 (piani di edilizia economica e po-polare), c’è il nuovo piano regolatore definitivamente approvato dal Consiglio Co-munale lo scorso mese di ottobre. In buona sostan-za c’è lo sviluppo di questo Comune, c’è il suo futuro, c’è il lavoro, l’economia il progresso. Spesso capita di ricevere donne ed uomini in cerca di una occupazione, di un lavoro di un sostegno per trovare un inserimento in azienda.Alle loro istanze, alle loro legittime richieste, non ab-biamo risposto con il clien-telismo, con la raccoman-dazione, ma con la deter-minazione di far crescere e sviluppare gli strumenti che possono favorire la nostra economia. Allora non è un caso se il nostro Comune da diversi anni è in costan-te crescita demografica, se molte aziende si sono inse-diate sul nostro territorio ed altre proprio in questi

giorni stanno per farlo, se le Poste Italiane spa han-no scelto di concentrare a Piano di Coreglia il centro di smistamento della corri-spondenza di tutta la Valle, se le Industrie Tronchetti stanno progettando nuo-vi investimenti nel PIP del Fontanone se, grazie al nuovo piano regolatore, ul-teriori 350 alloggi potranno essere costruiti nei prossi-mi 5 anni.Mi fermo qui, chi si aspet-tava il conto della serva, uno sterile elenco di cifre e dati, rimarrà deluso, even-tualmente per questo potrà rivolgersi agli uffici comu-nali, il conto che ho voluto rendere a tutti i cittadini, non solo a chi mi ha votato, trae fondamento nel rispet-to di tre semplici valori: im-pegno, sincerità, coerenza. I cittadini di questo Comu-ne sono persone pratiche, semplici, intelligenti, disin-cantati dai facili successi e

E

IL GIORNALE DI

Anno VI - n. 23 - Dicembre 2009 - Aut. Trib. di Lucca n. 798 del 07/04/2004 Direttore Responsabile: Giorgio Daniele - Stampa: Studio Foto Pastrengo - Bagni di Lucca Tel. 0583.805314

Speciale 16 pagineContiene supplemento “Gli speciali della Memoria”

La Giunta Comunale, nell’am-bito di Piano per lo Sviluppo Locale (PASL) approvato dalla RegioneToscana, ed in concer-tazione con l’Amm.ne Provin-ciale di Lucca, ha recente-mente approvato una serie di importanti progetti preliminari, ritenuti prioritari nell’ambito della programmazione a lun-go termine delle proprie opere pubbliche. Ecco in sintesi i pro-getti approvati per i quali è sta-to richiesto il finanziamento:Adeguamento sismico della scuola primaria di Piano di Co-reglia, € 650.000;Adeguamento sismico della scuola per l’infanzia di Cala-vorno, € 350.000;Costruzione scuola per l’in-fanzia in Coreglia Capoluogo, €700.000;Ampliamento area P.I.P. locali-tà Fontanone in frazione di Pia-no di Coreglia, € 930.000;Messa in sicurezza viabilità comunale in località Curchi in frazione di Piano di Coreglia, €250.000;Messa in sicurezza viabilità co-munale per la frazione di Luci-gnana, € 700.000;Riqualificazione borghi medio-evali lungo “i cammini d’ Euro-pa” percorso n.9, che prevede interventi sul palazzo Vanni sede del Museo Civico, della piazza Mazzini nel Capoluogo, della piazza della Riunione e dell’oratorio in frazione di Vi-tiana, € 800.000.

I fondi sono stati messi a di-sposizione da Arcus, Fonda-zione CRLU e Fondazione MPS, e serviranno a finanziare i lavori di restauro conservati-vo e riqualificazione del com-plesso del “Forte” nel Capoluo-go e della “Torre di Castruccio” a Ghivizzano. Il finaziamento sarà gestito dalla Comunità Montana e l’appalto dei lavori è previsto nel 2010. Sul prossi-mo numero del giornale dare-mo ampio spazio alla notizia.

Ufficio Stampa Comunale

Patto per lo Sviluppo locale PASL:Approvati progetti per 4.380.000 euro

Sistema delle Rocche e delle Fortificazioni: localizzati a Coreglia e Ghivizzano interventi per 1.140.000 euro

Continua a pag. 2

Page 2: Anno VI - n. 23 - Dicembre 2009 - Aut. Trib. di Lucca n ... · fattore di crescita e di sviluppo è il nuovo regolamento edilizio che abbiamo votato ed in gran parte condiviso. Finalmente

Questa immagine, scattata Domenica 12 novembre 1967, dall’amico Eugenio Ago-stini, ritrae un gruppo di appassionati sportivi, che generosamente, spontanea-mente e gratuitamente, assieme ad altri volontari, prestavano la loro opera per la costruzione del locale campo sportivo, successivamente divenuto di proprietà comunale ed intitolato alla memoria di Bruno Canelli. Da sinistra in primo piano si riconoscono: Roberto De Luca, Franco Marzocchini, Gastone Tincani, Ivano Simonetti, Giovanni Tomei, Neto Bertoncini, Fiore Rossi.

G.D.

Il GIORNALE diCOREGLIA ANTELMINELLI

ANNO VI° - N.23 - Dicembre 2009

Redazione, Direzione e AmministrazioneC/O Comune di Coreglia Antelminelli

Piazza Antelminelli n.8 - 55025 Coreglia Antelminelli (LU)E-Mail:[email protected]

SITO WEB: www.comune.coreglia.lu.it

DIRETTORE RESPONSABILEGIORGIO DANIELE

Autorizzazione Tribunale di Lucca N.798 del 07.04.2004

Fotocomposizione e Stampa:Foto Pastrengo di Cerchi Bruno

Viale Umberto I° 69 55022 Bagni di Lucca

COMITATO DI REDAZIONE

Direttore: Ilaria Pellegrini

Ufficio Stampa Comunale Giorgio Daniele, Ilaria Pellegrini,

Maria Pia Berlingacci, Francesca Giulianetti

Hanno collaborato a questo numero:Claudia Gonnella, Flavio Berlingacci, Cerri Maria, Moena Biagioni,

Graziano Gonnella, Alfio Tofanelli, Liliana Innocenti Lera, Don Nando Ottaviani, Aldo Pellegrini, Elisa Guidotti,

Massimo Casci, Daniele Santi, Rita Camilla Mandoli, Franco Samoggia, Anna Maria Puccetti, Enzo Togneri, Vinicio Marchetti, Guido Paoli, Gio-

vanni Marchetti, Cinzia Troili, Giorgio Daniele.

SegreteriaClaudia Gonnella e Renato Pellegrini

Foto e CEDItalo Agostini

La foto d’epoca

“ Piano di Coreglia: Inizio lavori del Campo Sportivo“

il Giornale di Coreglia Antelminelli2

SPAZIO AUTOGESTITO DAI GRUPPI CONSILIARI

Dicembre, tempo di auguri e di riflessioni.E’ Natale, tempo di auguri, di riflessioni, di buoni propositi, ma è anche il tempo di tracciare un bilancio di quanto è stato compiuto nell’anno che sta per finire, e fin da subito ci permettiamo di asserire che l’Amministrazione comunale ha fatto ben poco. Nasce spontaneo,

quindi, oltre ai consueti e sinceri auguri per un sereno Santo Natale, auspicare a tutti i nostri lettori ed ai cittadini un radicale cambiamento alla guida del Comune, questo è l’augurio per il nuovo anno. A Marzo ci saranno le elezioni comunali, molti sperano in un rinnovo alla guida del nostro Comune, al fine di rendere Coreglia e le sue frazioni al passo coi tempi. Tanti sono stati gli argomenti, le decisioni, le delibere che abbiamo contrastato, siamo convinti che molte scelte attuate dalla Giunta e dal Consiglio abbiano danneggiato il territorio. Quello che invece ci auguriamo possa essere uno stimolo, un fattore di crescita e di sviluppo è il nuovo regolamento edilizio che abbiamo votato ed in gran parte condiviso. Finalmente dopo molti anni di attesa l’Amministrazione Comunale ha elaborato questo nuovo regolamento che però arriva in ritardo anche rispetto alle aspettative di sviluppo ed alla crisi che stiamo vivendo. Le nostre frazioni soprattutto quelle del Fondovalle, necessitano di un’attenzione particolare per non essere inghiottite dallo scellerato sviluppo urbanistico. Il ruolo dell’opposizione in Consiglio Comunale non è stato quello delle battaglie ideologiche, bensì quello del confronto costruttivo per il bene della collettività. Per questo motivo siamo convinti che in futuro sarà nostro compito quello di aggregare tutte le persone che credono in una Coreglia diversa, perché possiamo invertire questa rotta e portare il Comune a quel rinnovamento che manca oramai da troppi anni. La maggioranza si è allontanata dai piccoli, ma importanti problemi dei cittadini come la viabilità interna ai centri abitati, la raccolta delle acque, la scarsa illuminazione, il decoro urbano ed altro ancora che è sotto gli occhi di tutti. Quello che è basilare per una buona amministrazione è l’attenzione costante verso le problematiche quotidiane e l’impegno concreto per realizzarle. E’ il punto di partenza per poter poi immaginare per il nostro futuro dei progetti più ambiziosi al fine di sviluppare economicamente e non solo le nostre zone. Noi abbiamo davanti un compito serio e stimolante: ridare fiducia alla gente, poiché siamo convinti che il sogno di vedere un Comune rinascere diventi realizzabile. Cons. Com.le di minoranza - Massimo Togneri

GRUPPO CONSILIARE DI MINORANZA

LIBERTA’ E BUONGOVERNO

GRUPPO CONSILIARE DI MINORANZA

ALTERNATIVA PER COREGLIAQuesto articolo, che è il seguito del mio precedente pubblicato sul n°22, si rivolge in particolare agli elettori del PRC del comune ed a tutti coloro che condividono l’aspirazione ad un mondo migliore. Ha per oggetto il compito e la funzione dell’opposizione in una società democratica, l’importanza del suo ruolo, la necessità della sua

esistenza, non solo come occupazione di un banco, a destra piuttosto che a sinistra, nelle aule ma soprattutto come proposta di un progetto di società alternativo a quello dominante. Poiché è ormai chiaro che il PD non intende fare, e infatti non fa, un’opposizione intransigente al berlusconismo, toccherà alle sole forze alla sua sinistra, con i loro pochi mezzi, assumersi il compito di contrastare le spinte eversive dell’attuale governo. E’ sicuro infatti che non potremo fidarci di un partito, il PD, che ogni giorno di più si dimostra imbelle e fiacco e che, in molte occasioni, collude con la destra. Vedi, per dire solo l’ultima, l’appoggio, così convinto e così volentieri accettato, di Berlusconi alla candidatura di D’Alema quale ministro degli esteri della Unione Europea: quale sarà la contropartita? Forse il “dialogo” sulla riforma della giustizia per sistemare i guai presenti e futuri del presidente del consiglio? Che dire poi dell’assenza di 22 parlamentari, dell’opposizione, al momento della votazione dell’emendamento contro lo scudo fiscale (proposto da Di Pietro), assenza che ha consentito l’approvazione di una legge vergognosa ed ha fatto perdere un’occasione unica di mettere in minoranza il governo. La verità è che il PD si è ormai sostanzialmente adeguato alla filosofia berlusconiana: interessi degli imprenditori al primo posto, cementificazione selvaggia, politica del territorio concordata con i grandi gruppi imprenditoriali (se indagati, condannati, mafiosi o meno poco importa), accordi sulle cosiddette “grandi opere” a scapito di quelle che migliorerebbero la vita quotidiana dei cittadini (avete presenti le condizioni delle reti ferroviarie locali?). Da qui derivano gli episodi di corruzione in cui sono sempre più spesso coinvolti rappresentanti del centro sinistra, anche in Toscana. Poi per rimanere agli accordi trasversali nella nostra provincia, basti ricordare l’ingresso nella giunta della comunità montana della Garfagnana del sindaco Puglia, uno dei peggiori personaggi del PDL locale; identico inciucio per la Media Valle. Alla luce di tutto ciò si capisce bene l’accordo fra PD e PDL per escludere, con leggi elettorali e con quelle che regolano il funzionamento delle istituzioni locali, le voci critiche dalla vita parlamentare e dalla rappresentanza locale e per togliere ogni efficacia all’azione delle opposizioni consiliari. Come fidarci quindi del PD? Come è possibile che PRC e tutte le forze della sinistra possano pensare ad accordi? Sicuramente così resteremo in pochi e con pochissimi mezzi, niente di male: non dimentichiamo che i cambiamenti, nella storia, spesso nascono da poche persone che hanno buone idee. Retoricamente domando se sia davvero necessario un assessorato regionale o provinciale, un rappresentante nelle varie ATO e società collegate per ottenere un posto retribuito o se non sia più giusto, in questo momento, non essere in nessun apparato di governo, liberi di criticare ogni comportamento che consideriamo sbagliato? Insomma dovrà pur esserci qualcuno che si faccia carico della rappresentanza del conflitto sociale, degli interessi e dei diritti dei più deboli, del pensiero critico, delle battaglie ambientaliste, della difesa dei beni comuni dalle privatizzazioni e dalle leggi del mercato oppure si ritiene che tutto ciò possa essere negoziato in cambio di un piccolissimo piatto di lenticchie rancide? Svilire il ruolo dell’opposizione e pensare che l’unica cosa che conti sia ottenere consenso per raggiungere il potere è un passo pericoloso verso una società autoritaria. Invito tutti coloro che sono ancora in grado di ragionare con la propria testa, che hanno a cuore il rispetto della Costituzione a riflettere su questi interrogativi, anche in vista della prossima scadenza elettorale nel Nostro comune.

Il capogruppo - Massimo Duranti

dalle futili promesse, quindi capaci di comprendere, valutare e giudicare con serenità e buon senso. Ringrazio per il lavoro svolto e l’importante contributo prestato, spesso al di là dei normali doveri contrattuali, la dirigenza ed il personale tutto del Comune, i miei Assessori, i Consiglieri di maggioranza e, per il rapporto collaborativo, quelli della Minoranza.E’ con queste semplici riflessioni che intendo esprimere a tutta la cittadi-nanza, a tutte le parti sociali, economiche, politiche e di categoria, a chi vive in situazione di disagio e di sofferenza, i più fervidi e sinceri auguri di un sereno e Santo Natale. Robledo Funai Sindaco di Coreglia Ant.lli

Segue da pag. 1

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il Giornale di Coreglia Antelminelli

“Tutta la terra ha veduto la sal-vezza del nostro Dio”Cari lettori; auguro a voi, e alle vo-stre famiglie un Santo Natale.Vorrei scrivere al positivo in questo periodo di pace e di gioia. Siamo ormai bombardati da notizie nega-tive, di guerre che non finiscono più, di catastrofi naturali che stanno cambiando la geografia della terra. Notizie di uomini corrotti che si ar-ricchiscono alle spalle della povera gente, di famiglie che vivono mo-menti drammatici della loro unione e molte volte finisce in tragedia fa-miliare. Insomma sembrerebbe che non si capisca più nulla di questo pazzo mondo. Ma tra tutte queste vicende, si erge un grido di spe-ranza. “Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio” e ancora “Oggi è nato per voi, il Salvatore del mondo”. Oggi vorrei lasciarvi qual-cosa di buono, perché c’è ancora qualcosa per cui sperare. È la bon-tà che vive nel cuore della gente, il mio pensiero mi porta a vedere tutte le persone che vivono l’espe-rienza del volontariato, per la gente e con gente bisognosa di tutto. Pen-so alla generosità toccata con mano nelle terre martoriate dal terremo-to a Messina, in Abruzzo, e poi la tragedia di Viareggio, e si potrebbe ancora andare avanti. Senza trala-sciare chi si adopera per il bene del terzo mondo, portando aiuti uma-nitari di ogni genere. Vedete allora che qualche cosa di buono c’è nel cuore dell’uomo, non è tutto male o brutto. Certamente il Signore ci ha dato l’esempio su come si ama

VOCE AI PARROCI

e si serve il fratello. Lasciando-ci l’unico comandamento. “Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate, come io vi ho amato” e ancora un altro passo del Vangelo dice: “Da questo vi riconosceran-no che sarete i miei discepoli, se vi amerete gli uni agli altri”. Signore ti ringrazio per il bene che anco-ra susciti nel cuore degli uomini, pronti a spendersi per il proprio fratello. Benedici, Signore i tuoi figli e dona al modo la serenità e la pace, quella che solo Tu puoi donare. Carissimi vi lascio con questa mia piccola meditazione e con le parole della liturgia di questi giorni. Parole di speranza per tut-ta l’umanità. “Gloria a Dio, nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Buone feste a tutti, che Dio ci benedica e ci conservi nel suo amore. Amen Don Nando Ottaviani

L U T T I

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Cognome Nome Frazione Luogo e data di Nascita DAMIANI ANGELICA LUCIGNANA BARGA 3-07-2009 BERTOLACCINI JAGO GHIVIZZANO BARGA 4-07-2009 CURRI GIULIA PIANO DI COREGLIA BARGA 11-07-2009 BERNI GIACOMO COREGLIA ANTELMINELLI BARGA 15-07-2009 MARCHINI FEDERICA CALAVORNO BARGA 23-07-2009 MORICONI ALEX PIANO DI COREGLIA LUCCA 29-07-2009 GIOVANNETTI GIULIA GHIVIZZANO LUCCA 1-08-2009 GIOVANNETTI SOFIA GHIVIZZANO LUCCA 1-08-2009 GRAZIANI REBECCA PIANO DI COREGLIA BARGA 5-08-2009 PARMIGIANI AZZURRA GHIVIZZANO BARGA 12-08-2009 TONTINI ALYSSA GHIVIZZANO BARGA 13-08-2009 POLI LORENZO GHIVIZZANO BARGA 17-08-2009 ALTAMORE ALEXANDRA GIORGIANA VITIANA BARGA 7-09-2009 RADU STEFANO ALESSANDRO PIANO DI COREGLIA BARGA 14-09-2009 TONI JACOPO PIANO DI COREGLIA BARGA 23-09-2009

Cognome Nome Frazione Luogo e Data di Morte GONNELLA POMPILIO GROMIGNANA COREGLIA ANTELMINELLI 6-07-2009 SANTI ASSUNTA COREGLIA ANTELMINELLI CASTELNUOVO DI GARFAGNANA 8-07-2009 MOLINARI GIUSEPPINA COREGLIA ANTELMINELLI COREGLIA ANTELMINELLI 27-07-2009 TULIPANO GIUSEPPINA DONATELLA GHIVIZZANO COREGLIA ANTELMINELLI 28-07-2009 SANTI ADIVA COREGLIA ANTELMINELLI COREGLIA ANTELMINELLI 5-08-2009 CHELI RENATA CALAVORNO LUCCA 11-08-2009 PISANI ADRIANA COREGLIA ANTELMINELLI COREGLIA ANTELMINELLI 24-08-2009 DONATI CESARINA COREGLIA ANTELMINELLI CASTELNUOVO DI GARFAGNANA 28-08-2009 GASPERONI ILIA TEREGLIO COREGLIA ANTELMINELLI 28-08-2009 PENSATO GIUSEPPE CALAVORNO COREGLIA ANTELMINELLI 15-09-2009 VANNI LEDO CRISTOFORO PIANO DI COREGLIA MASSA 18-09-2009 PICCOLO STEFANO PIANO DI COREGLIA CASTELNUOVO DI GARFAGNANA 28-09-2009

Statistiche per Frazione al 30/09/2009 Percentuale sul TotaleFrazione Maschi Femmine Totale % Maschi % Femmine Capifamiglia Media

Coreglia Antelminelli 536 541 1077 49,77 50,23 475 2,27Piano di Coreglia 781 818 1599 48,84 51,16 659 2,43Ghivizzano 787 862 1649 47,73 52,27 672 2,45Calavorno 152 152 304 50,00 50,00 141 2,16Tereglio 105 119 224 46,88 53,13 110 2,04Gromignana 59 61 120 49,17 50,83 70 1,71Lucignana 89 95 184 48,37 51,63 75 2,45Vitiana 69 72 141 48,94 51,06 60 2,35

TOTALE 2578 2720 5298 48,66 51,34 2262 2,34

FondazioneCassa di Risparmiodi Lucca

storia - tradizione - arte - cultura

notizie dall’ufficio demograficoNATI NEL PERIODO 01/07/2009 - 30/09/2009

DECEDUTI NEL PERIODO 01/07/2009 - 30/09/2009

MATRIMONI NEL PERIODO 01/07/2009 - 30/09/2009

STATISTIChE PER FRAzIONE AL 30/09/2009

Matrimonio nel teatro “A.Bambi” gli sposi ringrazianoIl 12 Settembre scorso, presso il teatro “Bambi” di Coreglia Antel-minelli si sono uniti in matrimonio, Alessandro Cavani e Gemma No-tini. Gli sposi e la famiglia ringra-ziano il Comune e in particolare l’Assessore Diego Santi per aver messo a disposizione i locali del te-atro e per la festosa accoglienza.Un grazie di cuore anche al parroco Don Nando Ottaviani che per ami-cizia, ha suonato nella circostanza le campane a festa.La piccola Giada augura tanta feli-cità agli zii, Alessandro e Gemma.

E’ morto don Paolo RossiDal 16 settembre scorso anche don Paolo Rossi non è più tra noi. La malattia e le numerose complicazioni in poco più di tre mesi hanno messo fine all’esistenza di un sacerdote che ha saputo lasciare nelle varie Comunità Parrocchiali a lui affidate un’impronta particolare di cui a lungo si conserverà memoria.Dopo i primi tempi in Val di Lima, fu Coreglia ad avere don Paolo come sacerdote, poi la parrocchia di Cristo Re al Secco, per breve tempo quella di Lunata, quindi la chiesa di Don Bosco a Viareggio e infine la grande parrocchia del Varignano: un cammino di impegno in un crescendo di lavoro spirituale e anche materiale.Tanti i presenti al suo funerale e tanti coloro che continueranno a ricordarlo con affetto perché don Paolo era il “prete di tutti” grazie a quel suo modo di fare nel rapportarsi al prossimo secondo le più diverse circostanze. Don Paolo trasmetteva agli altri la propria fede in modo solare, ma saldo nei principi della Parola che nelle omelie sempre si apriva alla realtà di ogni giorno in un invito al vivere la Caritas abbandonando ipocrisia e falsità. E quanto il Bene fatto agli altri, tradotto in aiuto spirituale con l’aggiunta di disponibilità e comprensione!E’ andato al Padre non solo un valido sacerdote impegnato nella Comunità Cristiana, ma anche un Amico vero del quale, a Coreglia e nelle altre Parrocchie in cui ha operato, si sentirà in modo doloroso la mancanza, un Amico però non perso del tutto nella misura in cui si saprà far tesoro di quanto ha trasmesso durante la sua breve ma intensa esperienza di vita sacerdotale.

Elisa Guidotti

IN COMUNEIl 2009 sicuramente sarà ricordato come un anno speciale per i lie-ti eventi che fra luglio ed ottobre, hanno rallegrato ben tre giovani im-piegate del nostro Comune: Alba, Ilaria e Maria Pia, le loro famiglie ed anche la “famiglia allargata” co-stituita da tutto il personale dipen-dente dell’Ente. Non si ricorda a memoria d’uomo, un fatto analogo nella storia recente e remota del nostro Comune. Una bella notizia, un segno di crescita, di sviluppo, di vitalità che non può altro che ralle-grarci ed essere salutato con gioia e felicità. Ai piccoli Giacomo, Ludo-vica e Giulia e rispettivamente ai loro genitori Alba Cordogli e Fabio Berni, Ilaria Pellegrini e Alessandro Franchi, Maria Pia Berlingacci e Carlo Pellegrini, giungano le più vive felicitazioni unitamente all’au-gurio sincero di una vita serena.

I Colleghi

L’8 giugno scorso, Calavorno ha perso uno dei suoi figli migliori. Improvvisamente all’età di soli 63 anni, è man-cato Giuseppino Gasperoni. La famiglia Gasperoni si è trasferita da Tereglio a Calavorno da una quarantina di anni, si è bene inserita nella comunità, ed i suoi com-ponenti sono da tutti ben visti e molto stimati.Giuseppino: Beppe come veniva comunemente chia-mato, era veramente un uomo casa, famiglia e lavoro. Per chi aveva da fare qualche cosa era sempre pronto ad aiutare e a consigliare. Faceva parte dei donato-ri di sangue di Borgo a Mozzano e a Calavorno era membro della Commissione economica della parroc-chia. Ha sempre presenziato e lavorato per la chiesa con serietà e fervore. I suoi consigli sono stati sempre

preziosi. Per parecchi anni ha avuto il padre infermo nel letto che ha curato con amore e dedizione. Adesso è rimasta la moglie e il fratello. Le due figlie abitano da anni nella casa materna a Coreglia. I suoi funerali hanno rappresentato bene chi era Beppe poiché vi ha preso parte una folla immensa. Sarà difficile dimenticarlo ma ancora una volta lo ringrazieremo per quanto ci ha offerto e insegnato. Il suo ricordo rimarrà sempre vivo nei nostri cuori.

Cerri Maria

A GhIVIzzANO Fiocco azzurro anche in casa Poli-Benedetti a Ghivizzano. In-fatti è arrivato Lorenzo, un bel bambino, venuto alla luce nel reparto di Ostetricia dell’Ospe-dale di Barga, per la gioia di mamma Luciana Benedetti, pro-fessoressa di Inglese nell’Istituto Comprensivo di Ghivizzano e papà Piero, dei nonni Luciano (Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Castelnuovo) e Maria Rosa Benedetti di Castel-nuovo e Angelo Poli di Ghivizza-no. Ai due giovani genitori giungano le felicitazioni, insieme a tanti bacioni ed auguri al piccolo Lo-renzo per una vita felice e sere-na, anche da parte della nostra redazione.

La Redazione

fiocchi rosa e celesti

GIUSTI FEDERICO/ROMAGNOLI FRANCESCA BARGA 4-07-2009 PAOLI SIMONE/NATALINI LEANDRA COREGLIA ANTELMINELLI 18-07-2009 AGOSTINI FEDERICO/POLI MONICA BARGA 9-08-2009 DUCCESCHI MANOLO/VALENTI FRANCESCA ANDREA COREGLIA ANTELMINELLI 16-08-2009 CECCARELLI DANIELE/ALFONZO LINDA COREGLIA ANTELMINELLI 22-08-2009 GAMBOGI MASSIMILIANO/MARIOTTI ELEONORA COREGLIA ANTELMINELLI 30-08-2009 MOSCARDINI IVANO/BUIZZA CINZIA COREGLIA ANTELMINELLI 30-08-2009 BIANCANI MARCO/SALOTTI ALICE COREGLIA ANTELMINELLI 5-09-2009 CANAL ALESSANDRO/NELLI CLAUDIA COREGLIA ANTELMINELLI 5-09-2009 BIGIARINI ALESSANDRO/MARTINELLI ENRICA PESCAGLIA 6-09-2009 BARBAGALLO FILIPPO/CARDILE TIZIANA COREGLIA ANTELMINELLI 12-09-2009 ZUFFARDINI FABIO/GAMBOGI SILVIA BORGO A MOZZANO 12-09-2009 CAVANI ALESSANDRO/NOTINI GEMMA COREGLIA ANTELMINELLI 12-09-2009 BERTONCINI FRANCESCO/RAVANI VALENTINA COREGLIA ANTELMINELLI 13-09-2009 IACOMINI MARIO/NARDOZZA MARIA VITA COREGLIA ANTELMINELLI 16-09-2009 PAOLI TOMMASO/TOSI ELISABETTA COREGLIA ANTELMINELLI 19-09-2009 MAGGIORE ANTONIO/BIAGIOTTI LAURA BARGA 19-09-2009 EQUI MARCELLO/BOUKAF FATIMA COREGLIA ANTELMINELLI 26-09-2009 LEOCI GIOVANNI/CARDOSI ELEONORA COREGLIA ANTELMINELLI 26-09-2009

Ci ha lasciato Giuseppino Gasperoni

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uest’anno, reduci da un in-verno stressante per colpa

del lavoro, avevamo bisogno di vacanze rilassanti, lontano dalla città e dai suoi rumori.Non avevamo voglia di prende-re aerei, e ci siamo domandati se, per una volta, non sarebbe stato bello vedere con calma un po’ della nostra toscana, una terra così bella ma così poco co-nosciuta proprio da noi toscani, e invece così amata dagli stra-nieri….Così complice una guida turi-stica intitolata “L’Altra tosca-na”, che illustra i posti meno conosciuti ma molto belli della regione, una domenica siamo partiti da Firenze diretti verso la Garfagnana, e nel pomerig-gio siamo capitati a Tereglio, del

l 3 settembre 2009 pres-so il Centro Parrocchiale di

Ghivizzano è stata inaugurata una scuola di ballo che si chia-ma “circolo amatori ballo”. Il circolo è stato fondato da Mo-troni Sergio e Tomei Lia, ormai da anni impegnati nel setto-re della danza, categoria A/2, campioni regionali e finalisti nazionali.Gli istruttori sono i giovanissi-mi Martina Rugani e Michael Giuliano, categoria A/1, solo ventenni ma già con anni di esperienza e molti titoli, anche nazionali conquistati. Corsi di ogni genere vengono svolti tutti i giovedì presso la sede del Centro parrocchiale di Ghi-vizzano: dal Latino americano, liscio, caraibico, ballo da sala, alle danze standard, divertenti corsi di gruppo per i più piccoli e di coppia! Su richiesta è possi-bile ottenere sia lezioni private e che per la preparazione ago-nistica. E’ da far presente che tutti i corsi NON sono solo per le coppie ma anche per i single. I nostri bravissimi istruttori vi offrono una serata di prova, non esitate e approfittatene!!!!. Vi aspettiamo numerosi dai 3 ai 100 anni per scatenarsi in danze frenetiche!!!. Per infor-mazioni è possibile contattare Sergio: 349/7775624 o Micha-el 349/1164547.

Moena Biagioni

quale ci siamo innamorati!Il suo silenzio, il percorrere l’uni-ca strada che lo attraversa e dove non transitano automobili, il saluto cordiale di tutte le per-sone davanti alle case di pietra, antichissime, ci hanno lasciato senza parole…..e allora ci sia-mo informati, abbiamo chiesto se fosse stato possibile affitta-re una casina in paese e adesso sono 10 giorni che scopriamo paesi arroccati sull’Appennino o sulle vicine Apuane, dei quali ignoravamo l’esistenza; la sera rientriamo nella pace di questo silenzio, fra il calore delle perso-ne che abitano questo paese.Come abbiamo vissuto la nostra vacanza? Cercando di conoscere i dintorni, percorrendo sentieri che portano sull’Appennino, gli

alpeggi, e sulle Apuane, goden-do dalle vette dei panorami che non hanno niente da invidiare a quelli dell’Alto Adige; girando per le strade selciate dei paesi me-dievali arroccati su questi monti, arrancando per arrivare al punto più alto; visitando chiese, musei, e piccole mostre fotografiche.Ma soprattutto abbiamo “vis-suto” Tereglio, parlando con la gente del posto, partecipando alla vita del paese: abbiamo assistito agli spettacoli che si svolgono, partecipato alla pro-cessione del 14 agosto, al ballo di Ferragosto…..Per noi “cittadini” che viviamo nell’anonimato della città, è sta-to molto bello vedere che esi-stono luoghi dove, dopo qualche giorno che le persone ti vedono in giro, diventi quasi un “paesa-no”, seppure temporaneamen-te ……c’è chi ci ha regalato della frutta tornando dal suo orto…. Chi ci ha portato sul campanile settecentesco mentre suonava-no le campane, a ferragosto…. Tra un paio di giorni torneremo in città, tra lo smog del traffico ed il rumore continuo delle auto, tra vicini di casa con i quali a malapena ci salutiamo. Rimpiangeremo Tereglio, i suoi abitanti, questi luoghi di pace e silenzio, ricordando con piace-re una vacanza “diversa” ……. e pensare che a maggio eravamo a Manhattan…. Che differenza! Una cosa è certa: con Tereglio non ci diremo addio, ma arrive-derci!

LE NOSTRE VACANZE “DIVERSE” A TEREGLIO

A GHIVIZZANO UNA SCUOLA DI BALLO

Circolo Amatori Ballo

il Giornale di Coreglia Antelminelli4

Q

I

egli anni del dopoguerra, nel periodo difficile della ricostru-

zione e dei sacrifici, quando io ero una bambina ed abitavo in un piccolo borgo di campagna, in un ambiente di economia prevalente-mente agricola, il Natale era molto diverso da quello di oggi. Un Nata-le semplice, parsimonioso, privo di sfarzi e di sprechi, pochi gli addob-bi e i regali quelli utili; un Natale all’insegna del risparmio, adeguato ai tempi. Un bel Natale però, vissu-to in clima di profonda spiritualità che ci invitava ad assaporare pie-namente il significato più autenti-co del messaggio del Salvatore. La storica e grande ricorrenza della nascita di Gesù rappresentava, in-sieme alla Pasqua, l’avvenimento religioso più significativo dell’anno e soprattutto noi bambini eravamo sempre affascinati da questa festa e tutto l’insieme, compreso l’Av-vento, ci riempiva di gioia. Intanto iniziavano le lunghe vacanze inver-nali che ci permettevano, abituati come eravamo a giocare all’aria aperta, anche con il freddo, di scorrazzare per le strade del nostro piccolo ed isolato borgo medieva-le, dove non esistevano pericoli, perché mancava anche la strada carrozzabile. Poi veniva il momen-to della raccolta del muschio per l’allestimento del grande presepe nella chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Giacomo e Cristoforo e, dopo le scorribande nei boschi per la ricerca, il parroco ci invitava alla sua creazione. La Novena che pre-cedeva il Natale rappresentava un evento importante per tutta la co-munità; un momento di preghiera e di raccoglimento intorno al Bambi-nello e un’occasione di incontro per uno scambio di opinioni. Al termine della liturgia, la gente si intratte-neva volentieri sul piazzale della

Il giorno 5 agosto scorso è venuta a mancare Adiva Santi e così il Giornale di Coreglia ha perso una valida collaboratrice e il nostro paese un “personaggio”.Chi non conosceva Adiva? Durante la sua lunga carriera di insegnan-te, varie generazioni di allievi hanno occupato i banchi della sua aula e di quei ragazzi la maestra Santi seppe conservare immagini vive che volle condividere con i lettori raccontando episodi coloriti e diver-tenti nella rubrica “Ricordi di una maestra”.Conobbi Adiva quando ancora ero una scolara di seconda elementare durante un lungo periodo di assenza del mio maestro. Era un’inse-gnante molto giovane, forse proprio al suo primo incarico. La ritrovai ormai collega ad insegnare nella medesima scuola ed infine mi era attualmente vicina di casa. La sua assenza ha lasciato un vuoto non solo all’interno della sua famiglia... Mi mancheranno le chiacchierate, la sua particolare filosofia nell’affrontare i problemi e le sue caratte-ristiche lezioni di vita durante le quali mi era ancora maestra. Dare valore all’essenziale e smussare gli angoli per avere così vedute più ampie, principalmente non dare niente per scontato e saper apprez-zare ciò che la vita offre: questa la sua maieutica, ma soprattutto Adiva mi ha insegnato a guardare con ottimismo in avanti nonostan-te le avversità che scandiscono i ritmi vitali e gli inevitabili momenti di malinconia. Scrive in una sua poesia:

“E’ triste questa serail buio ti avvolge

i volti impallidiscono.Resta solo la speranza

che tra non moltosarà ancora domani”.

...e resta anche il ricordo grazie al quale non si perdono mai del tutto gli Affetti e ad Adiva non un addio dunque, ma un semplice arrive-derci...!

Elisa Guidotti e la Redazione

E così la poetessa Clelia D’Auria, ricorda l’amica Adiva:

“Ciao Adiva!”Ciao Amica carissima

quanti ricordi!In questa notte d’estate alzo gli occhi...

Il cielo è disseminatoda punti luminosi, uno brilla più di un altro:

Sarai tu?cerco di afferrarti, mi sfuggi, ma lasci una scia luminosa...

Vorrei, vorremmo tanto rivedertiavere la certezza che sei ancora con noi

per continuare a respirare, sperare su questa terradove ci hai lasciati...

Tu, Amica, sei al confinecon la pace e la serenità interiore...

Ricordati...Non ti dimenticheremo mai!

In Ricordo di Santi Adiva

chiesa per conversare sui raccolti, sul lavoro, sui tempi difficili. Per noi bambini quella era una circostanza veramente speciale:intanto ci ritro-vavamo tutti insieme e, spensierati ed ignari dei problemi dei grandi, ci staccavamo dalla mamma per iniziare a rincorrerci e a giocare. Ci divertivamo con poco, ci accon-tentavamo di poco, ma era Natale, un periodo dell’anno tanto atteso e tanto caro. Ogni tanto alcune voci si alzavano al di sopra delle altre: erano richiami di parenti e di amici “Venite a casa mia, c’è un bel cioc-co sul fuoco, facciamo le mondine e … poi vin broulè per riscaldarci..” In quel periodo c’era un’altra pia-cevole novità: Dino, il Postino, con la sua borsa a tracolla, dopo aver percorso viottoli di campagna e di collina, bussava alla nostre porte. Arrivavano lettere e cartoline di auguri dagli emigranti, dimorati nei paesi lontani. Le lettere conteneva-no anche qualcosa di sostanzioso per affrontare le spese; gli auguri raffiguravano spesso un vecchione vestito di rosso con un cappuccio orlato di pelliccia bianca ed una lunga barba: era il Babbo Nata-le di quei posti, un personaggio a noi sconosciuto. Che gioia, allora, ricevere la posta! Un contatto con il mondo esterno, un modo per su-perare il nostro isolazionismo; e.. che meraviglia quei disegni sui car-toncini! Ma il nostro cuore era più vicino al Bambinello deposto nella mangiatoia. Il momento più bello in assoluto arrivava il 25 dicembre, il giorno di Natale. Generalmente noi bambini non assistevamo alla mes-sa di Mezzanotte della vigilia, ma a quella delle 11 del giorno dopo. Con i nostri abiti invernali, nuovi di zecca, si “incignavano” proprio per questa ricorrenza, accompagnati, quasi sempre, da padri, ci pavo-

neggiavamo per le strade del bor-go, fino a raggiungere il piazzale della chiesa, il più importante luogo di incontro religioso e sociale. Var-cato il portone, silenziosamente, ci scambiavamo delle sbirciate l’uno con l’altro salutandoci con la mano, fieri ed orgogliosi del nostro nuovo aspetto, fino a quando il parroco con un’occhiataccia, ci richiamava alla correttezza e alla devozione. Al termine della Santa Messa solenne, celebrata in latino, mentre canta-vamo “Tu scendi dalle stelle”, uno sguardo ed un bacio al bambinello, esposto in bella vista, e .. dopo lo scambio degli auguri, via .. di cor-sa verso le nostre case per il lauto pranzo natalizio. Natale viene una volta l’anno e in questa ricorrenza era usanza, anche a quel tempo, festeggiare alla grande. Pur nella povertà, in quel giorno venivano sacrificati animali da allevamento e da cortile; le portate erano nu-merose e varie, arricchite da tan-te verdure lavorate e terminavano con dolci di produzione casalinga di ogni specie. La famiglia, spes-so patriarcale, era riunita intorno ad un grande tavolo del salotto ed il pranzo si prolungava fino al po-meriggio inoltrato, mentre il ciocco ardeva sul focolare. Nessun babbo natale era arrivato, nessun dono era deposto sotto l’abete allestito in casa mia. Per i regali ed i gio-cattoli bisognava aspettate la Be-fana, la cara vecchina che ha fatto tanto sognare noi adulti degli anni “anta”, quando eravamo bambini. Ricordi di altri tempi ed altri luoghi; ricordi di cose semplici e buone; per dirla con il Fogazzaro, ricordi di “un piccolo mondo antico”: il mon-do incantato dell’infanzia e della fanciullezza che si porta sempre nel cuore.

Anna Maria Puccetti

NATALE D’ALTRI TEMPI: amarcord del Natale

Riceviamo da Laura e Massimo di Poggio a Caiano (FI), questa bella testimonianza di affetto ed amore per il nostro territorio e la comunità di Tereglio che, con grande piacere pubblichiamo. Paesaggio, ambiente, tradizioni, cultura sono la nostra vera ricchezza: perché non riusciamo a sfruttarla?….

N

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Luca Pieroni e Bruno Berlingac-ci, bimbi nati nel 1998 e 1999, in diversi al loro debutto calcisti-co, che suscitano molta simpatia nonostante le sconfitte, ma qui i risultati non contano davvero, il più bel risultato è vedere gioca-re e divertirsi questi calciatori in erba, che riportano entusiasmo e riavvicinano al campo molti appassionati.

La Fiorentina a “Norcini a

Castello” Il calcio giovanile ad alti livelli, ha fatto visita lo scorso 13 set-tembre a Ghivizzano Alto, per la manifestazione “Norcini a Castel-lo”, nell’ambito di una giornata organizzata per far conoscere il nostro paesaggio e le nostre tra-dizioni anche fuori dal territorio comunale. Dopo aver giocato e vinto il torneo “Rossi” di Fornaci di Barga infatti, la compagine del ‘99 della Fiorentina, è stata por-tata alla festa di Ghivizzano, con il coordinamento dell’osservato-re di zona Roberto Semplici. I giovani viola e tutta la dirigenza della società gigliata, sono stati molto bene impressionati dallacalda accoglienza e dalla bellez-za del luogo, motivo d’orgoglio per gli organizzatori. Gli sportivi del comune sperano quindi che tutto ciò abbia un seguito, per poter avere altre formazioni del-la Fiorentina a calcare i campi della Media Valle.

Sono ben otto le formazioni che compongono il movimento calci-stico nel comune di Coreglia, a partire dalle prime squadre, fino agli amatori ed alle giovanili, per quello che è lo sport per eccel-lenza a tutti i livelli. Ma andiamo con ordine, cercando di fornire un primo bilancio delle formazio-ni di casa nostra. Partendo dalla Prima categoria, un campionato difficile e dagli alti contenuti tec-nici, è il Ghivizzano la compagine più attrezzata per una stagione di vertice, che sta confermando i pronostici della vigilia, lottando con le avversarie più accreditate. Stagione di vertice dunque per i biancorossi, come da programmi di una società ambiziosa e che ha investito molto per tornare in Promozione, dopo il secondo po-sto dell’anno scorso.In lotta per non retrocedere in-vece il Piano di Coreglia, la cui salvezza equivarrebbe a vincere un campionato, con la politica dei piccoli passi intrapresa dalla sua giovane dirigenza fra mille difficoltà. Il torneo di Prima è un lusso per il Piano, il quarto consecutivo, anche se è sempre stimolante il confronto con so-cietà molto più forti e organiz-zate. In Seconda categoria, la Polisportiva Coreglia alterna alti e bassi in quella che dovrebbe essere una stagione di vertice. Anche se primeggiare è sempre difficile in qualsiasi campionato, i biancoverdi stanno cercando di fare il massimo per tentare il grande salto, determinazione e competenza non mancano in casa biancoverde. Dalla FIGC ai campionati amatori, per conti-nuare questa nostra carrellatta e porre l’accento sul ritorno del derby fra Piano di Coreglia To-

Lo Sport

scopaper e Coreglia Los Maca-nudos, entrambe impegnate nel torneo AICS Dilettanti Seconda serie. Il primo round è andato ai piandicoreglini, che hanno vinto fra le mura amiche, in quello che è stato un derby combattuto ma corretto, all’insegna della spor-tività, con le due squadre foto-grafate insieme prima della sfida. E’ questo infatti l’aspetto più im-portante dello sport, che più che dividere unisce. Capitolo a parte merita il calcio giovanile, che stà decollando a Piano di Coreglia, con tre formazioni allestite dal-la dirigenza azzurra. Non tanto i risultati, quanto l’aspetto sociale è il fatto più importante a livel-lo giovanile, cosa molto apprez-zata pure dall’ Amministrazione Comunale, con diversi ragazzi di tutto il territorio che giocano e si allenano a Piano di Coreglia. Le squadre sono: la Juniores di Alessandro Vichi e Daniel Simo-nelli, buona compagine di centro classifica, gli Allievi di Stefano Marchi, al loro primo anno in-sieme, gli Esordienti allenati da

Campionati di Calcio

a cura di Flavio Berlingacci La PoesiaAlla Notte

(La Valkyrja di un Poeta)

il Giornale di Coreglia Antelminelli 5

Sorrisa Notte di stelle,serena e prigioniera dell’ombre

ovunque; tu non dormi allo spirare dei venti che rincorrendosi dalle giogaie, sibillando mugolano tra le recondite gole

di queste valli e la quiete tua musicano divinamente.Nei poggi l’erbe, le fioriture,

i giovanetti steli del grano nei campi s’agitano e sommesso un suon di lira

pare levino al tuo cammino.Tra gli olivi di questo pendio odo sospirartie vagare inquieta; non m’hai scorto eppure

vo’ cercandoti, con l’ansia di un amanteche lusingato, teme il tuo abbandono.

Solo la voce tua può rendere agl’anni miei vuoti e solitarii, carezzevoli lusinghe; l’affanno

che m’invade il cuore,trovar può ristoro nel tuo riposo.Or con l’alito m’addolcisci il petto

e sorridi; sulle zone nere che recente l’aratro rivomitò alla luce, t’adagi

ed io appresso ti seggo, con la stessa brama di quando fanciulletto all’ambrosia materna

avido mollemente il labbro accostavo.Femminea la mano tua m’accarezza il viso

e ne’ miei tormenti voluttuosamente;e l’animo, sospinto in ardue e perigliose vie,

squisita tregua prova.Del Destino mi parli e tutta bagni la valle

delle perle che racchiuse tieni nel seno vergine di amori e d’infantili

ricordi. La volontà de’ Celesti errare ti fece solitaria sempre e al fianco pose a te

incalzanti i Zeffiri; e allora che Vesperol’ultimo saluto rende alla terra,

silenziose al tuo venir le fiere all’ertae le amene convalli tacite

fra gl’indistinti vagir di cune trovi.Non hai tu, oh Notte,

la gioia delle canore penne; né tra il trillio dei grillie il cicaleggio di tutta Natura, népei fuggenti abbassarsi dei colli,alle verzure arboree dei monti

inondati di eterei effluvii e di sole, puoi sconfinare nel tuo vano desio.

Il Dì sempre ti fugge, portando seco l’unica sua maschia prole,

che la Sera, chiama, invoca accorata con lunghi, insistenti rintocchi.

M’hai lasciato, mentre narravi d’Adamo gemendo la storia e nell’addio

per te e per me ho pianto. Già il Libeccio s’è mosso rubesto e dietro a quello

il profumo de’ tuoi veli agitati,il lamento de’ pioppi che per la chinacon le betulle sento pencolar insonni.

Oh,vogl’io seguirti e lacrimare alla terra

stille rugiadose e gaudenti del nostro amore;e poi che le aurate luci del mattino

fluttueranno a noi vicine:sui tetti e le frondi, in su le bocce fruttifere

e pei giardini e negl’orti delle ville,sulle creste dell’onde infrante,

su le alture marmoree delle rocce e nel Cielo: tutto brillerà con i bagliori dorati;e la Fama sull’ali d’Icaro alle genti

e sugl’Oceani alle Ninfe marineconfiderà: e la felicità nostra

e il dolore si perpetueranno nel Tempo. Urbano Bandini

In data 2 ottobre 2009 presso il ristorante da Nara al Crocialetto si è svolta la prima cena Amici dello sci di Coreglia a cui hanno partecipato circa 30 amici (ma ne mancavano molti altri), dai gio-

Coreglia sugli Scisono state documentate da foto del 1959 in cui erano ritratti Core-glini doc Mario e Giampaolo Roni Togneri Gaetano e Bosi Ernesto su le nevi dell’Abetone e proiet-tati dei filmati del 1965 girati con una telecamera 8mm che era sta-ta prestata loro dal Parroco Don Gabrielli, in cui venivano docu-mentate oltre le “normali” sciate, l’escursione di un gruppo di pazzi in abiti succinti che non si curava dei rigori inverno primaverili sulle nevi di Foce di Campolino; i te-merari naturalmente con fiasco al seguito per ritemprarsi (Grappa o Vino non è dato sapere), erano il solito Mario Roni, Mazzotti Giu-seppe, Da Prato Giuseppe, Pa-ganucci Umberto e Bambi Piero, negli ultimi filmati a disposizione non mancavano poi di farsi nota-re la seconda generazione di scia-tori Coreglini e cioè il Mitico “Ma-

estro” Gino Mattei, Lineo e Paolo Mattei. Sempre nel corso della serata ha messo a disposizione le proprie foto il coreglino di ado-zione e provetto sciatore Romio Liliano detto il Fiorentino, il quale ha tenuto alto l’onore dei Coregli-ni nelle gare svolte sia sulle nevi di casa dell’Abetone che in altre località sciistiche italiane, rag-giungendo risultati di tutto rilievo nella propria categoria Over 60 arrivando davanti a tutti spesso e volentieri; a lui facciamo il nostro in bocca al lupo per la prossima stagione sciistica. La serata si é

conclusa con il proposito di ritro-varsi per altre serate del genere e da parte del sottoscritto, è stata lanciata l’idea accolta favorevol-mente dai presenti di organizzare nella prossima stagione invernale una giornata sulla neve con tutti gli amici presenti e non, amanti dello sci partendo da Coreglia con un Bus per ritrovarsi tutti insieme sulle nevi dell’Abetone per una giornata di sano divertimento a cui tutti sono invitati a parteci-pare.

Graziano Gonnella

vani a i meno giovani dai veterani sino a gli attuali sciatori novelli, tra i quali bisogna annoverare il mitico Romano Santi che ha ini-ziato a sciare alla veneranda età di circa 50 anni (già Nonno) con ottimi risultati almeno così dice lui. La serata è stata l’occasio-ne per i veterani di ricordare le proprie avventure su gli sci che sono iniziate molto tempo fa e per gli altri di raccontare le uscite e le vicende più divertenti sino ad oggi vissute sulle nevi di mezza italia (non sono mancate le fole) veniva ricordato come spesso si organizzassero discese con gli sci giù per gli astrici di Coreglia o ad-dirittura sino a Piano di Coreglia in Loc Manciana per rientrare con il pullman alla cui guida si trovava altro sciatore Doc Silvano Giam-bastiani detto Ciciana. Alcune escursioni dei Veterani

Togneri Gaetano, Roni Mario, Bosi Ernesto, Roni Giampaolo

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dell’emigrazione italiana, quali mostre mirate e proiezione di filmati e documentari. Il Mu-seo sarà inoltre integrato con un portale web, realizzato a cura della Presidenza del Con-siglio dei Ministri, per la messa a sistema delle realtà espositive ed informative esistenti in Ita-lia e all’estero con riferimento al mondo dell’emigrazione ita-liana (musei locali e regionali, associazioni, banche dati ecc.) al fine di valorizzare le specifici-

a Regione Toscana, da sempre impe-gnata nell’intento di mantenere vivi e

sviluppare i rapporti con le comunità tosca-ne all’estero, ha promosso domenica 6 set-tembre u.s., a Montepulciano (SI), la sesta giornata dei toscani all’estero. Una impor-tante iniziativa a cui ha voluto prendere parte anche il Comune di Coreglia, rappre-sentato dall’Assessore alla cultura Diego Santi accompagnato per l’occasione dal direttore del Giornale di Coreglia. Il no-stro territorio in passato, è stato interes-sato fortemente dal fenomeno migratorio e tuttora è forte il legame dei coreglini all’estero con il proprio paese natio. Da alcuni anni il Comune di Coreglia pubbli-ca un notiziario che viene spedito a molti connazionali all’estero, ed è anche grazie ad esso che i nostri concittadini si sento-no più vicini alla loro terra di origine ed ai loro parenti rimasti in Italia. Proprio in occasione di una delle ultime corrispon-denze via mail, Sauro Antonelli, origina-rio di Lucignana ed uno fra i più impor-tanti ed autorevoli esponenti della comunità toscana a Melbourne, aveva espresso il desiderio di vedere lo stendardo del Comune a Montepulciano, all’apertura ufficiale del-la manifestazione e magari un articolo sul nostro giornale. Eccolo accontentato, certi di aver reso omaggio ed onore a tutti i nostri concittadini sparsi in ogni parte del mondo, facendoli per un mo-mento tutti virtualmente uniti attorno al nostro Gonfalone.

A cura dell’Ufficio Stampa Comunale

Toscani all’EsteroIl Gonfalone del Comune a

Montepulciano in occasione della “Sesta Giornata dei Toscani all’Estero”

il Giornale di Coreglia Antelminelli6

L

Negli articoli riportati in questa pagina, abbiamo dato conto della gior-nata di inaugurazione del Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana, del rapporto che lega questa Comunità con le migliaia di coreglini all’estero, molti dei quali uniti da un unico denominatore: l’essere stati figurinai o avere fra i propri ascendenti un figurinaio, del ricor-do di Omero Micheletti, coreglino doc, emigrante, figurinaio, artista.Se Coreglia deve riconoscenza a personaggi ormai scomparsi che tanto hanno dato per la nascita e lo sviluppo del locale Museo Civico della figurina di gesso e dell’emigrazione, mi riferisco tanto per fare solo alcuni esempi al Cav. Alberto Bambi e al Prof. Guglielmo Lera, c’è un’altra figura importante, di primo piano, a cui dobbiamo gratitudine e riconoscenza.Ci riferiamo al Prof. Paolo Tagliasacchi, Direttore storico di questa struttura museale che tanto ha dato in termini di studio, di ricerca, di catalogazione e promozione del Museo. Importanti le sue pubblica-zioni, uniche nel loro genere che hanno consegnato alla storia la no-stra storia, le nostre origini, la nostra cultura. Pubblicazioni dalle quali spesso attingiamo per parlare del fenomeno dell’emigrazione a Core-glia e nella Valle ed alle quali abbiamo attinto anche per dare un con-

tributo alla nascita del Museo Na-zionale dell’Emigrazione Italiana. Nonostante da alcuni anni sia an-dato in pensione, il Dr.Tagliasacchi non si esime da fornirci il suo aiu-to e la sua preziosa consulenza ogni qual volta se ne presenti la necessità. Per noi questo è molto importante ed al tempo stesso te-stimonia ancora una volta quanto sia stato grande il suo amore per questa struttura e quanto lo sia ancora oggi. Grazie Professore, Coreglia non dimentica.

A cura dell’Ufficio Cultura Comunale

Venerdì 23 ottobre scorso, a Roma, presso il Complesso Monumentale del Vittoriano, è stato inaugurato il MEI, Mu-seo Nazionale Emigrazione Italiana. L’evento si è svolto sotto l’Alto Patronato del Presi-dente della Repubblica Italiana ed è stato promosso dal Mini-stero degli Affari Esteri in col-laborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.Il Museo è collocato presso il complesso monumentale del Vittoriano ed intende rappre-sentare, in chiave di lettura di unità nazionale, la varietà delle esperienze di emigrazio-ne su scala regionale e locale, svoltesi nel corso di un intero secolo di storia nazionale. Il Museo si concretizza in un per-corso espositivo lungo il quale il visitatore potrà conoscere in maniera capillare le diverse re-altà locali e regionali italiane. Sono inoltre fruibili dal pub-blico archivi di supporto video ed audio attraverso postazioni telematiche e tavole dati. Vi sono inoltre spazi di informa-zione complementare sul tema

“Figlio di Umberto e di Giulia Pisani, nacque a Coreglia Antelmienlli il 23.04.1923. A quattordici anni si trovava già a Napoli alle dipendenze della ditta “Barsanti”, produttrice di figurine di gesso, i cui proprietari provenivano da Vico Pancellorum. Prima di lui nella metropoli partenopea si erano trasferite la madre, rinomata sarta, e la sorella, entrambe al servizio del noto barone Rondino. I dipendenti della ditta Barsanti erano quasi tutti operai originari della Valle del Serchio, venuti qui a produrre statue religiose di qualsiasi dimensione in cambio di vitto, alloggio e di un misero stipendio a fine mese. Tornato a Coreglia fu subito assunto dall’Italarte, fabbrica fondata, durante la sua assenza, da Giocondo Giovanetti e Alberto Bambi. Ma quando, nel 1947, fu richiamato dallo zio Emilio Equi, socio della ditta “Biagiotti”, abbandonò tutto e se ne andò in America. Nel New Jersey lavorò per quattro anni per la “Biagiotti”, poi, unendosi ai due fratelli Giuseppe e Gino Zilocchi, che già possedevano una fabbrica di statuine, fondò l’azienda “Zilocchi Micheletti”. Quest’ultima con 12 operai alle sue dipendenze, produceva soltanto oggetti religiosi, acquistati direttamente sul luogo di produzione dai conventi e dai rifornitori dei negozi e dei grandi magazzini. In seguito, i tre amici, non trovando più manodopera disponibile, decisero di associarsi ad altri due coreglini, Carlo Santi e Mario Gonnella, formando così un gruppo di cinque unità. Sicuri di poter continuare la loro attività, anche in assenza di nuovi dipendenti, comprarono uno stabile nella città di Hoboken. Nel frattempo iniziarono la produzione di oggetti profani essendosi notevolmente ridotta, dopo il Concilio Vaticano II di Papa Giovanni XXIII, la richiesta di arte sacra. Decisero allora di fabbricare animali di tutte le specie: gatti, tigri, elefanti, etc. rendendoli più vivi e veri con l’adozione della particolare tecnica degli “stoffati” consistente nell’attaccare al corpo dell’animale la lana di vetro per poi dipingerla del colore più idoneo e naturale.

ROMA: Inaugurato il Museo Nazionale Emigrazione ItalianaEsposto anche materiale proveniente dal Museo della Figurina di Gesso e dell’Emigrazione di Coreglia Antelminelli

E’ morto Omero MichelettiFigurinaio, Imprenditore, Pittore.

Quest’ultima invenzione ebbe un notevole successo: in breve tempo si triplicarono gli stampi e si abbandonarono definitivamente i soggetti religiosi. Questo genere di produzione durò finchè i più abili nella pittura, che erano poi, per questo genere di lavoro, anche gli elementi essenziali ed insostituibili, non si ritirarono a vita privata. E così i soci decisero, di comune accordo, di vendere lo stabile ed anche Omero Micheletti, ormai pensionato, ritornò, nel 1980 in patria a godersi il meritato riposo e a dipingere, ad acquarello, gli angoli più suggestivi della sua amata Coreglia.”

Giorgio Daniele

Così lo ricorda Elisa Guidotti...E anche Omero ci ha lasciato! Se n’è andato all’improvviso, senza echi di notizie sulla sua salute, senza dare il tempo alle persone care di rendersi conto del precipitare degli eventi. L’addio alla vita è avvenuto una fredda mattina di un autunno un po’ bizzarro che conserva ancora i colori d’estate per questa sua Coreglia che molto amava. Tante le “pennellate” di ricordi a testimonianza di una vita spesso tormentata, segno di un’intensa attività pittorica, espressione di simpatia e di senso dell’umorismo che talvolta emergevano dalle sue opere. Andandosene, Omero non ha lasciato vuoto dietro di sé, ma colori che parlano e raccontano del suo Amore per Gloria, la moglie, colori che dicono del tormento di esistere: come il “mare in burrasca” appeso alla parete del caminetto nella sua casa...colori che sono profumo di stagioni in un ciclico susseguirsi degli scorci di Coreglia...sfumature ad esprimere anche la Fede nelle opere per la sua Chiesa. Omero ha lasciato un’artistica impronta che nobilita la memoria del nostro paese, ma soprattutto: sempre vivo sarà il suo affettuoso ricordo nel cuore di quanti l’hanno conosciuto.

Lo scorso 20 ottobre all’età di 86 anni, si è spento Omero Micheletti, un personaggio legato all’emigrazione coreglina, un figurinaio, un imprenditore, che aveva raggiunto nel mondo del lavoro, importanti traguardi negli Stati Uniti e che una volta rientrato in Italia, si era dedicato con passione e competenza all’arte della pittura. Lo vogliamo ricordare con la biografia curata dal Dr. Paolo Tagliasacchi, già Direttore del locale Museo Civico, nel suo libro Figurine e Figurinai nel XX secolo, edito da CLD libri srl.

tà di competenze e le sinergie istituzionali ed internazionali e quindi anche con il Museo di Coreglia, uno dei pochi in Italia che raccoglie una importante documentazione sul fenomeno storico dell’emigrazione: quel-la dei figurinai.Nell’ambito della collaborazio-ne richiesta, il Museo di Core-glia, ha inviato in copia, una ampia documentazione foto-grafica di materiale che è sta-to collocato nel Museo Nazio-nale di Roma e sono in corso contatti per esposizioni tem-poranee di altri beni in nostro possesso.Una grande opportunità di vi-sibilità, ed un giusto riconosci-mento verso tutti coloro, isti-tuzioni, dipendenti e semplici cittadini, che hanno dato vita e poi curato ed implementato il Museo “G.Lera”, un vero fio-re all’occhiello per la comunità coreglina e non solo.

Giorgio DanieleDirigente Sistema Museale

della Media Valle del Serchio

Grazie al Dr. Paolo Tagliasacchi

un Pomodoro gigante nell’orto del guglielmochi l’ha detto che a coreglia non ci vengono i pomodori gi-ganti?!il guglielmo cavani che ne sa sempre una più del diavolo, nel suo orto in via della Penna, ha coltivato un pomodoro come dire un po’ speciale: pesa ap-pena 1,400 Kg.! si avete capito bene, un pomodoro grosso come una zucca, bello, rosso e saporito. Per chi non ci crede ecco la foto, per chi vuole sa-perne di più chieda lumi al gugliè, chissà che non gli regali la seme?

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amma Aurora aveva l’istin-tiva abitudine di accanto-

nare ogni cosa che riteneva utile. Talvolta anche il più insignifican-te degli oggetti invo gliava le sue attenzioni. La conservazione, il mettere da parte: erano queste le salvaguardie inflessibili di ve-stiti nuovi, invariabilmente tenuti buoni per la domenica; leccornie alimentari conservate per quan-do sarebbero giunti tempi più difficili; attrezzi più disparati per la cura della casa che avrebbe-ro fatto comodo con l’andar del tempo. Fra gli oggetti cui riser-vava massima attenzione c’era-no i giocattoli. I tanti, bellissimi giocattoli che mi giungevano dalla Valdarno, oggi Enel, presso la quale lavorava il babbo come vice-capozona. Ogni anno, quan-do giungeva l’Epifania, l’Azienda regalava ai figli dei dipendenti giocattoli splendidi, costosissi mi: trenini, modellini di auto, navi in miniatura, pupazzi, tutto rigoro-samente elettrico. La mamma li prendeva puntualmente in con-segna, me li faceva ammirare per tutto il pomeriggio dell’Epifania, per metteva che ne studiassi i particolari per pochi gior ni suc-cessivi, poi li nascondeva perchè non si sciu passero o fossero og-getto di trascuratezza da parte degli altri bambini miei compagni di gioco. Ogni anno il rituale si ri-peteva con rigorosa puntua lità. E la raccolta dei giocattoli cresce-va, si dilatava, aumentando pro-gressivamente i miei rimpianti ed il desiderio inappagato di poterli mettere al servizio delle mie fan-tasie e dei miei giochi. Neppure la guer ra, con le sue tragiche vicende, riuscì a commuovere mamma Aurora nonostante il babbo e lo zio Berto l’avvertisse-ro che tutti quei giocattoli messi sotto chiave correvano il rischio di fare una brutta fine coi bom-bardamenti che si intensificavano e le macerie che il fronte faceva continuamente aumentare ogni volta che una cannonata colpiva la nostra pur solida casa. In quei duri anni di guerra abitavamo a Fornaci di Barga e quando nel terribile 1944 fummo costretti a

L’emigrazione La famiglia Pacini in Colombia

con altri ghivizzanesi.Un titolo d’onore e distinzione nella storia dell’emigrazione rimane al paese di Ghivizzano per la scelta della Colombia nel sud-America e il suo decollo commerciale e industriale. Il merito fu in particolare della famiglia Paci-ni e poi Pacini e Puccini di Ghivizzano. Il successo dell’impresa richiamò la particolare attenzione del conte Carlo Sardi che volle onorarla di una pubblicazione al merito dell’intelligenza e intuito negli affari dei Lucchesi. L’opuscolo porta il titolo “La Colombia e gli Italiani”. Dopo aver descritto fisicamente e politicamente il paese ed aver parlato del clima, dei prodotti e dell’emigrazione italiana, circa il trapianto d’una colonia di Lucchesi a pag. 40 si legge:

“Una compagnia di figurinai (tra gli anni ’50 e ’60 dell’800) si diresse a Barbados, la più orientale del gruppo d’isole chiamate “Piccole Antille” e di là passò nel Ve-nezuela, nella Colombia, nell’Ecuador. Quei figurinai erano di Ghivizzano, un gra-zioso castello sulla sinistra del Serchio nella sua valle media. Sono note le qualità di avvedutezza, coraggio e intraprendenza degli emigrati della valle del Serchio, di cui fa parte Ghivizzano con gli altri centri di Coreglia, Barga, Gallicano. A quesi tempi s’imbarcava a Livorno su bastimenti a vela i quali andavano in Portogallo, qui sostava una linea di navigazione tedesca. Su questa si giungeva a Barbados, centro della navigazione veliera delle Antille. Dal Portogallo a Barbados novanta giorni di navigazione. Allora il porto principale della Colombia era Cartagena. Tornata in patria e scioltasi quella prima compagnia, se ne formò un’altra alcuni anni dopo, della quale fece parte Antonio Pacini (il Sardi scriveva nel 1915) console d’Italia in Barranquilla e allora appena undicenne”.Antonio era il primo figlio di Costantino, sposatosi ventenne a Ghivizzano con Angela Antoni (1855). Il primogenito era nato il 3 maggio 1856. Se nella seconda spedizione dei Ghivizzanesi in Colombia Antonio aveva 11 anni, questa avvenne del 1867. Questi si stabilirono in Colombia, rinunziarono alle statuine di gesso e cominciarono a negoziare in cappelli detti di “Pana-ma”: li acquistavano a Medellin, città interna nella cordigliera centrale delle Ande, rivendendoli nelle città della costa e delle isole del mar delle Antille.In misura che il commercio fioriva affluivano dall’Italia i congiunti e i com-paesani tra i quali i Bacci e i Puccini. Verso il 1880 Cherubino, fratello di Antonio, si dedicò all’importazione in Colombia di merci italiane e francesi in società con il sig. Antonio Centenaro di Genova. I prodotti italiani erano sconosciuti in Colombia e incontrarono favore i tessuti, i cappelli di feltro, gli ombrelli, l’olio e il vino di Lucca. Le merci si concentravano a Genova e di lì a Marsiglia dove vapori francesi in 45 giorni attraversavano l’Atlantico. I dazi erano modesti, i trasporti pure e il commercio prosperava. Cherubino Pacini nel 1881 fondò in Magangué, piccola città del dipartimento di Boli-var sul Rio Magdalena (circa km.240 a sud di Barranquilla), la ditta “Pacini-Puccini”, della quale del 1915 erano soci con versamento di capitale Antonio Pacini (fratello maggiore), Luigi Pacini (fratello minore), Pellegrino Puccini e il cugino Alberto Puccini e tre procuratori: Umberto Puccini, Regolo Puccini e Bartolomeo Bacci con cinque impiegati tutti di Ghivizzano. Sempre nel rilevamento del 1915 dipendevano dalla ditta come commessi di negozio 12 indigeni e oltre 40 mandriani per l’allevamento in Magangué di 4000 capi di bestiame (vacche e vitelli allo stato brado) nelle grandi praterie irrigate dalle acque del rio Magdalena. Questo settore era affidato a Luigi, il minore dei Pacini, di cui ancora dovremo scrivere. Nel 1892 questa ditta per il commer-cio internazionale fu trasferita sulla costa in Barranquilla. Nel 1894 Cheru-bino si ritirò e restarono il fratello Antonio e il minore Luigi (nato nel 1873). Nel 1910 vi entrò Pellegrino Puccini, cognato dei Pacini per aver sposato la loro sorella Ersilia e altri Puccini, per cui nel 1915 la ditta, nata col nome “Q. Pacini y Hermano” agiva come ditta “Pacini & Puccini”. Cherubino Pacini, tornato in Italia, dopo la nascita del primogenito Giulio (1896), non cessò di collaborare alla prosperità della casa, determinato di far conoscere sempre meglio in Colombia le merci dell’industria italiana. Resta merito della sua propaganda la diffusione dei cappelli dell’antica ditta “Borsalino” d’Ales-sandria, i tessuti in cotone e lana, cravatte, colletti, bretelle, borsette, maglie-rie, ombrelli, scialli, bottoni… Nel genere alimentare le mortadelle, il vino, il vermouth, l’olio d’oliva. Eppoi i marmi di Carrara, carta, caratteri tipografici, gomme Pirelli, automobili F.I.A.T. e prodotti farmaceutici. In esportazione per l’Italia caffè, cacao, pellami, aigrettes (pennacchi), oro in polvere.Oltre all’attivazione del commercio con l’Italia la “Pacini & Puccini” di Bar-ranquilla s’occupò dell’ingrandimento del porto della città, oggi il maggiore dello stato. Qui teneva la rappresentanza dell’unica linea (siamo nel 1915) di vapori italiani che vi approdavano e appartenevano alla società “La Veloce” di Genova. La ditta ottenne che la società genovese migliorasse i viaggi e nel 1913 i vecchi piroscafi “Città di Milano” e “Città di Torino” furono sostituiti con la coppia “Siena” e “Bologna” più veloci e destinati ai soli passeggeri. Le traversate da e per l’Italia furono ridotte a 24 giorni. Tra le benemerenze della Pacini & Puccini si deve scrivere delle sottoscrizioni promosse a favore dei sinistrati del terremoto di Messi-na (1908). Anche durante la guerra 1915-18 il regio console d’Italia in Bar-ranquilla, Antonio Pacini, promosse tra i connazionali una sottoscrizione per la “Croce Rossa” e, tornando un passo indietro, ad iniziativa della co-lonia italiana, con ampio contributo della ditta in argomento, il 20 luglio 1911 fu inaugurato in Barranquilla il monumento dedicato a Cristoforo Co-lombo, da cui questo stato ha derivato il nome. L’opera in marmo di Carrara fu scolpita nel laboratorio della ditta Tomagnini di Pietrasanta.

sfollare più a sud, a Fornoli, il pa-ese rimase terra di nessuno, in-castrato fra le truppe americane stanzia tesi a Piano di Coreglia ed i tedeschi che si difendeva no sui contrafforti appenninici, a Tiglio e Sommocolonia. Di quei tempi ho ricordi nitidi, pur appartenendo alla mia infanzia verdissima. Ho ancora impressa la visione del-la ritirata ameri cana del Natale 1944, quando sfollammo trainan-do un traballante carretto con le cose essenziali che ser vivano a sopravvivere. Fra esse tante di quelle che mamma Aurora ave-va messo da parte. Tante, talune anche inutili, ma non i giocattoli, i miei giocattoli appena appena intravisti ed ammirati, che aveva-no costituito l’oggetto di desideri acuti, persino rabbiosi, e l’invidia dei miei amici Ivano e Cesare che abitava no ai piani superiori del nostro stesso edificio. Nei mesi che trascorremmo a Fornoli, dove riuscii a trovare nella lettura dei tanti libri d’avventure che costi-tuivano la biblioteca della signora Vitalina il modo per trascorrere le ore scandite dal tuonar dei cannoni, quei giocattoli rappre-sentarono un rim pianto fìsso, il desiderio inappagato, quasi una sorta di miraggio. Quando da Ba-gni di Lucca, sul far della prima-vera, americani, inglesi, canadesi e tutte le truppe di colo re, comin-ciarono a muoversi per risalire la valle ed assestare ai tedeschi il colpo definitivo anche tutti noi li seguimmo, ansiosi di poter ri-trovare il nostro paese e la no-stra casa. Giungemmo a Fornaci accolti da una visione di macerie, desolazione, squallore. Un paese in ginocchio, quasi spazzato via dalle cannona te e dalla quotidia-na guerriglia fra tedeschi e parti-giani. La nostra casa era ago-nizzante, squarciata da visto se ferite procurate dalle cannonate che l’avevano martoriata, spa-rate dalle postazioni tedesche di Sommocolonia. Vi entrammo dal portone principale, ormai divenu-to una sorta di arco barcollante, che reggeva travi scolpite dalle schegge e dalle pallottole. Lungo le scale, nelle stanze del pianter-

reno e di quel lo che restava del nostro appartamento, tanti solda-ti: indiani inturbantati che incu-riosivano il mio stu pore, america-ni della Military Police, brasiliani oli vastri e ingrigiti dal fumo che avevano assorbito sugli avampo-sti del fronte, verso Barga. Entrai nella stanza che aveva ospitato i miei sogni infantili. Non c’era più niente di quello che avevo lascia-to e, in un angolo, un falò cre-pitante, alimenta to da legname raccogliticcio, cartaccia, recipien-ti di plastica, scatole di ogni tipo. Andai a scrutarlo meglio. E rimasi sconvolto, annichilito. Fra ciò che bruciava e che faceva parte inte-grante delle fiamme e della cene-re vidi alcuni dei miei giocattoli: una “Skuko” in legno e lamiera divenuta incandescente, una se-rie di soldatini di piombo che si stavano liquefacendo, la nave ed il sommergibile “Barbarigo” che serviva per colpirla ed affondarla in un gioco di mec canismi che mi aveva affascinato in quelle rare occa sioni in cui mamma Aurora mi aveva permesso di giocarvi. Non riuscivo a crederci: i miei giocattoli in fiamme, bruciati come rimedio d’emergenza per creare calo re alla truppa infred-dolita. Guardavo avvilito, gli occhi pieni di lacrime, un magone che cresceva dal profondo dell’anima. Erano quelle, per me, le imma-gini che rappresentavano la guer-ra e la sua desola zione. Quando mi raggiunse, la mamma rimase a sua volta impietrita ed ammu-tolita. Guardò i residui fumanti, chiuse gli occhi, sospirò forte e mi pose una mano sul capo, sfioran-domi la guancia con una carez-za. Stette con me alcuni minuti, in attesa che le fiamme del falò si affievolissero. Fece in tempo a raccogliere dal muc chio di cenere un pezzetto del “Barbarigo”. Lo ripulì con cura, provò persino a lucidarlo. E me lo consegnò con un gesto accorato che sembrava voler chiedere perdono.Ricacciai in gola il pianto e mi strinsi forte a lei.

- Tratto dall’ultima pubblicazione di Alfio Tofanelli, “Granelli di Me-moria” - ediz. Promos 2008 –

Proseguiamo nella pubblicazione di alcuni passi del libro “Gente nel tempo” del Prof. Aldo Pellegrini che raccontano interessanti episodi legati al paese di Ghivizzano a partire dall’origine fino agli anni della seconda guerra mondiale. Riportiamo in questo numero dal Cap. XXXVI:

Quel Pezzetto di Barbarigo Gente nel tempoNotizie storiche di Ghivizzano del suo comune e stato

il Giornale di Coreglia Antelminelli 7

Per conoscere le proprie origi-ni, per ricercare le proprie radici, per scoprire ed apprezzare l’ arte del figurina-io, visita il MUSEO CIVICO DELLA FIGURINA DI GESSO E DELL’ EMIGRAZIONE.Ti aiuterà a comprendere il fenomeno dell’ emigrazione.

www.comune.coreglia.lu.it

MUSEO CIVICO DELLAFIGURINA DI GESSO EDELL’ EMIGRAzIONE

M

Puliamo il mondo è l’edizione ita-liana di Clean Up the World, il più grande appuntamento di volonta-riato ambientale del mondo. Una campagna di pulizia che comuni-ca la necessità e la voglia di ri-appropriarsi del proprio territorio prendendosene cura, che segna il bisogno della gente di mettersi in relazione per tutelare gli spa-zi pubblici, prendendo coscienza che, oltre a ripulire, si dovrebbe imparare a non sporcare. L’azione dei volontari spazia dalla raccolta di cartacce, mozziconi e rifiuti di vario genere nelle piazze, nei bo-schi e sulle spiagge, alla battaglia contro le discariche abusive. Per-ché Puliamo il Mondo è anche l’oc-casione per mettere sotto la lente d’ingrandimento i problemi legati al degrado ambientale e costruire insieme le soluzioni possibili. Dal 1993 Legambiente ha assunto il ruolo di comitato organizzatore in Italia, e, grazie al lavoro di oltre 1000 gruppi di “volontari dell’am-biente”, porta l’iniziativa in tutto il territorio nazionale, collaborando con gruppi, associazioni ed enti locali. Il Comune di Coreglia An-

di Alfio Tofanelli

Il Comune dI CoreglIa ha aderIto alla InIzIatIva“Puliamo il mondo clean-up the World”la manifestazione ha avuto luogo sabato 26 settembre alla torre di castruccio

telminelli, con l’Assessore alle Po-litiche Sociali Valerio Amadei, ha partecipato, sabato ventisei set-tembre, all’evento, accompagnan-do i ragazzi della classe IV della Scuola Primaria di Ghivizzano ai piedi della Torre di Castruccio, dove i ragazzi hanno potuto toccare con mano cosa significa raccolta diffe-renziata di materiali quali il cartone, la plastica, il vetro. Oltre al succes-so riscosso dall’iniziativa in tutto il mondo, da sottolineare quanto le

nuove generazioni in particolare siano sensibili ai temi dell’ambien-te e della raccolta differenziata, e quanto sia importante ancora una volta il ruolo degli adulti che, con i loro comportamenti quotidiani possono determinare l’educazio-ne ambientale dei loro figli, inse-gnando che l’amore per il nostro pianeta inizia anche da un piccolo gesto come quello della raccolta dei rifiuti.

Ufficio Stampa Comunale

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il Giornale di Coreglia Antelminelli8

Ghivizzano Castello: il fascino di un antico borgo Medievale

abato 19 dicembre ri-torna a Ghivizzano la

rappresentazione del Presepe Vivente.A partire dalle ore 19,30, l’an-tico borgo si trasforma.Le vecchie botteghe, i vecchi mestieri e i personaggi di un piccolo villaggio rivivono, ignari dell’evento che di lì a poco si compierà, la loro quo-tidiana opera.Il Presepe di Ghivizzano, in-fatti, si propone di ambientare nella povera civiltà contadina dell’ ‘800 la nascita del Reden-tore. Saranno dunque allestite piccole botteghe, laboratori artigiani, abitazioni dell’epo-ca, e tutto quanto sarà predi-sposto per dare al visitatore la sensazione di aver viaggiato

Ghivizzano Castello vi attende con il suo magico Presepe Vivente. Sabato 19 dicembre dalle ore 19,30 in poi, si rappresenterà per le vie del Borgo Medioevale, la natività di nostro Signore.

veramente nel tempo. Trove-remo così fabbri, falegnami, scalpellini e tanti altri mestie-ri, che con i loro attrezzi oggi dimenticati, realizzeranno le loro piccole opere d’arte.Intorno alle 22,30 poi l’arri-vo della Sacra Famiglia, che, dopo l’inutile ricerca di un al-loggio, giungerà ai pedi della trecentesca torre di Castruccio dove, nella capannuccia con il bue e l’asinello, vedrà la luce il Bambino Gesù. I Magi arrive-ranno poi dal lontano Orien-te per offrire i loro suggestivi doni.Sarà inoltre possibile visitare

nella chiesa di S.Pietro e Pao-lo, una bella mostra di presepi a tema, realizzati dai ragazzi delle scuole del Comune, con tanto di votazione per quello che verrà giudicato il più bel-lo.I visitatori, nel loro percorso troveranno tanti punti di risto-ro dove poter gustare i prodot-ti tipici locali come caldarroste, vin brulè, necci, frittelle, salu-mi, dolci ed altro. Facile raggiungere il Borgo. L’Amministrazione Comunale

come consueto metterà a di-sposizione un servizio navet-ta, che da Ghivizzano basso effettuerà ininterrottamente e gratuitamente il servizio di andata-ritorno verso il paese antico.Un evento, il diciassettesimo, che anche quest’anno attirerà una moltitudine di visitatori, come sempre accolti dalla effi-

S

Il Presepe vivente rievoca gli antichi mestieri

ciente ed impeccabile organiz-zazione curata dall’apposito Comitato.Un’occasione da non perde-re, per far scoprire a parenti, amici, conoscenti, in una notte magica, l’affascinante borgo di Ghivizzano Castello.

Ufficio Stampa Comunale

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Ghivizzano Castello: il fascino di un antico borgo Medievaleil Giornale di Coreglia Antelminelli 9

Una iniziativa ricca di sapori, storia, arte, cultura e tradizione. Diverse le centinaia di visitatori che lo scorso 13 settembre hanno invaso l’affascinante borgo medioevale.

La manifestazione, inserita a pieno titolo fra le più impor-tanti iniziative di promozione e valorizzazione del nostro terri-torio, si è svolta lo scorso mese di settembre ed ha registrato un incremento di visitatori rispetto alle scorse edizioni, conferman-do l’interesse di molti buongu-stai per la qualità e la bontà dei prodotti offerti.L’evento, promosso da “Ponti nel Tempo”, è un progetto am-bizioso e riuscitissimo di mar-keting territoriale sostenuto dalla Provincia di Lucca e da numerosi altri enti fra i quali il Comune di Coreglia Antelmi-nelli.La Domenica è trascorsa felice-mente all’insegna del “Bello e del Buono”, in un magico connubio tra sapori, storia, tradizioni, ed ai visitatori è stata offerta l’op-portunità di conoscere ed appro-fondire l’arte del “norcino”.E così, oltre che dal fascino uni-co di Ghivizzano Castello, l’at-tenzione dei visitatori è stata attratta dei prodotti tipici locali e della norcineria: dal salame al prosciutto di Ghivizzano, al prosciutto bazzone della Gar-fagnana e Valle del Serchio, dal boccone al fungo porcino di Co-reglia, dal lardo al biroldo, alla via dei pani e….. così via.Come sempre molto caratteristi-co l’arrivo del treno dei sapori ed altrettanto apprezzato il ser-vizio navetta offerto dall’Am-ministrazione comunale.Come sempre, per la buona ri-uscita della manifestazione è stato prezioso l’aiuto del grup-po Storico di Ghivizzano, delle altre Associazioni paesane, del SER, dei volontari e dell’infati-cabile Rolando Bellandi, Consi-gliere Comunale ed Assessore alla Comunità Montana con delega specifica alla valorizza-zione dei prodotti tipici. Gra-zie al loro spontaneo e gratuito contributo questa manifestazio-ne di anno in anno è cresciuta fino a divenire uno degli eventi di punta del progetto “Ponti nel Tempo”.

Ufficio Stampa Comunale

Un successo la giornata dei Norcini a Castello

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alla presenza dei suoi tre figli, della moglie e della madre.Uno studio genealogico retro-spettivo del casato Martinelli che dal lontano antenato, un tenente vissuto nel Seicento arriva fino a oggi. Un lavoro su cui ci sarebbe molto da dire, poiché la ricerca sul quel casato dei Martinelli, co-gnome diffusissimo nella frazio-ne di Sant’Anna, ha comportato diversi mesi di ricerche e molta attenzione al fine di evitare peri-colose omonimie. Alla cerimonia era presente an-che il Sindaco di Lucca che ha ap-prezzato questo generoso omag-gio. Nella foto una momento della cerimonia. Il Direttore - Giorgio Daniele

a definizione dei confini tra Barga e Pievepelago, cioè tra il Granducato di

Toscana e gli Stati Estensi, fu assai laboriosa, riguardando la proprietà dei boschi il diritto di pascolo, ma soprattutto il diritto di pesca nel Lago Santo. Conti-nue erano le risse, i ferimenti ed i sequestri di greggi, fichè i due Principi affidarono la soluzio-ne di quella intricata questione ad un arbitro. Fu scelto Ema-nuele Filiberto di Savoia, allora regnante sul Piemonte. Questi chiese che anche il Cardinale di Ferrara fosse d’accordo. Ed avu-

I Cognomi di GhivizzanoFeudo dei Rolandinghi, poi possesso del Comune di Lucca, crebbe notevolmente di importanza sot-to Francesco Antelminelli, prima Vicario, poi Conte di Coreglia, che dal 1329 al 1355 dimorò in questo castello. Dal 1438 al 1441 fu possesso del Capita-no di Ventura Francesco Sforza. Successivamente ritornò sotto la dominazione lucchese. Proprio a Ghivizzano noi compiamo un “giro” tra i cognomi che hanno segnato e segnano la sto-ria del paese. E come ben sapete, ci limiteremo a fare una breve, e quanto più possibile chiara nota del loro significato. Ma non ci dispiacerebbe sof-fermarci sulle attività che hanno dato origine ad alcuni cognomi. Tuttavia il tempo incalza. Quindi rimandiamo questa idea progetto, sollecitata an-che da alcuni lettori, i quali ci hanno chiesto se questa nostra rubrica può essere raccolta in un fascicolo.Chissà! Antoni certamente figlio di Antonio, nome del Santo Spagnolo che viene venerato in tutto il mondo. E’ il nome più comune in Italia e non solo. L’ etimologia di questo nome è incerta e discussa. Il suo significato ha dato origine a molte inter-pretazioni. Nel Rinascimento lo si volle collegare con il nome greco anthos, fiore, dunque “stirpe fiorente.” Altri preferirono rifarsi al prefisso etru-sco-latino ante, “stirpe che precede”, altri ancora lo collegano ad anti, “colui che affronta, che com-batte.”Camilli anche questo è un patronimico, cioè figlio di Camillo più precisamente Marco Furio Camil-lo, nome del generale vincitore dei Volsci e degli Etruschi. Il nome Camillus deriva dal latino e indi-ca il giovane addetto alle cerimonie sacre.Carboni è un soprannome da mestieri, legato all’omonimo minerale e alla industria estrattiva, proviene dal latino carbo, carbonis, mutuato dal sanscrito car o Kar che significa ardere, produrre calore, come nel greco ker-aunos folgore, fulmi-ne.Cipriani di Cipriano discendente e figlio. Deriva dal nome proprio personale legato al culto di vari San Cipriano, vissuti tra il II e il VI secolo.Si può riferire anche legato al toponimo storico con va-rianti etniche dal significato esteso di “oriundo e proveniente da Cipro”.Il termine deriva dal greco Kypros, cioè “pianta odorosa, cipresso aromatico”, ma anche dal lati-no cuprum, “rame”, in riferimento alla produzione minerale dell’isola.

i cognomirubrica a cura di: rita Camilla mandoli

Frediani da Frediano, nome di un Santo molto legato alla storia lucchese. Una tradizione lo dice di origine irlandese, ma il nome Frigidianus o Fri-giano forse può dirlo anche originario della Frigia. Ma a noi interessa il fatto miracoloso di tale im-portanza, come riferiscono alcune testimonianze storiche, secondo le quali il Santo avrebbe deviato il corso del fiume Serchio, che aveva provocato molte inondazioni nella piana lucchese, con note-voli danni a persone e cose. I nostri antenati hanno dunque amato questo Santo Vescovo, attribuendogli anche le virtù di taumaturgo e per questo a lui dedicarono chiese e pievi.Giannelli, da un vezzeggiativo Giovannello si è passati a Giannello, figlio di un Giovanni, forse il più giovane, per distinguerlo da quello senior. Il nome Giovanni di origine ebraica rimanda ad una etimologia il cui significato può essere “mi-sericordia di Dio, dono di Dio” o anche “grazia del Signore.”Puccini, figlio di Puccino, un diminutivo del nome Iacopo, che ha dato per aferesi Puccio e Puccino. Iacopo o Giacomo è un nome di antica tradizione biblica e cristiana. Giacobbe-Giacomo sono due nomi provenienti dall’aramaico-ebraico che signi-fica “protezione, orma”. Dunque può significare “Dio è il mio protettore”, ma anche “Cammino sulla orma di Dio che mi fa da guida e da difesa.” Raffaelli figlio di Raffaello, è un nome teoforico, perché include il nome di Dio. Composto da due parole: dall’ebraico si è giunti al greco Raphael, che deriva dalla parola rapha che significa guarire, e da El, forma abbreviata di Eloim, Dio: dunque “Dio ha guarito”.E’ l’arcangelo che guida Tobia il Giovane nel suo viaggio verso Rage e guarisce Tobia il Vecchio dal-la cecità. Il culto di San Raffaele è così diffuso che addirittura è stato proclamato patrono dei medici oculisti e farmacisti.Sarti soprannome da arti e mestieri, deriva dal la-tino sartor, sartoris, sarto, “colui che taglia e cuce i vestiti”. Può anche rifarsi alla voce latina sarcire cioè raccorciare, rappezzare, restaurare. Sarti è un cognome che indica una attività creati-va, ma anche la capacità di far fronte alle neces-sità, utilizzando, recuperando, restaurando quello che si aveva a disposizione. Insomma dei veri maestri di economia.

Rita Camilla Mandoli

Il Lago Santo Tra Storia e Leggendato il Consenso, nel 1567 inviò il suo consigliere di Stato, Pietrino Bello di Alba. Egli andò a visitare i luoghi contesi, i suoi ingegneri fecero rilievi e mappe e nell’an-no seguente, il 14 febbraio 1568, emanò il progetto che stabiliva i nuovi confini ed i rispettivi diritti di pascolo. La sentenza del Bel-lo non fu accettata dagli Estensi. Si riaccesero le lotte e nel 1575 fu invocato un nuovo arbitrato ad Emanuele Filiberto che inviò l’ingegnere milanese Alessandro Resta che confermò la senten-za del Bello. Le liti tra Pievaroli e Barghigiani avevano in realtà

origine dalla ostilità fra la Casa d’Este e i granduchi di Toscana. Essi cessarono quando nel 1585, Alfonso II Duca di Modena, de-cise di ricercare un accordo con Firenze, sia per concludere il matrimonio di suo cugino Don Cesare, che gli succederà sul trono, con donna Virginia De’ Medici, sia per avere l’appoggio di Firenze per conservare alla Casa D’Este il dominio di Ferrara, ambito dal Pontefice. Il Trattato del 1844 risolse la questione dei confini, portati al “Crinale”, ma non la proprietà del terreno e dei diritti di pascolo e di pesca, sorse quindi un diverbio fra i co-muni di Barga e di Pievepelago accentuato dalla valorizzazione turistica del Lago. La vicenda di questo lungo disaccordo è sta-ta risolta dalla Ordinanza d’ap-provazione di Conciliazione del Commissario per la liquidazio-ne degli usi civili di Bologna del 27 giugno 1960. Il lago Santo è ricordato nella storia solo per disaccordi di confini e di diritti di pascolo e di pesca. Il paese delle Tagliole è relativamente recente, solo ai primi del 1600 divenne Parrocchia. Unico fatto saliente è la guerra fra Modena e Lucca, quando, nel 1613 il pa-ese fu invaso da soldati lucchesi che uccisero quattro persone e incendiarono molte case, finchè

Una Collaboratrice veramente Speciale

il Giornale di Coreglia Antelminelli10

L

Riceviamo da Enzo Togneri, nostro prezioso collaboratore, questo interessante articolo tratto da “Guida dell’Alto Appennino Modenese e Lucchese di Giovanni Bortolotti” Tamari Editori in Bologna, 2° edizione 13.09.1961, che con piacere pubblichiamo.

Da tempo il nostro giornale si av-vale della preziosa collaborazione della Sig.ra Mandoli che cura con precisione e competenza la ru-brica dei cognomi più diffusi nel nostro comune.Recentemente si è distinta a Luc-ca, in occasione della visita del Presidente del Panama, di origine lucchese, Riccardo Alberto Mar-tinelli, al quale ha consegnando l’albero genealogico del Casato Martinelli. Una ricerca a ritroso dal 1600 a oggi, curata apposita-mente per il Presidente del Pana-ma, i cui nonni sono nati al Palaz-zaccio, in Sant’Anna Lucca.Tanta l’emozione al momento della consegna al Presidente Mar-tinelli, avvenuta nella chiesetta

furono costretti a ritirarsi. Molte sono le leggende sul Lago e tut-te tendono a spiegarne l’appella-tivo di “Santo”. Tutte conducono al fatto che all’annegamento nel Lago di una o più persone segui-va la benedizione delle acque. Riporto comunque alcune storie più conosciute:Si racconta che alle Tagliole di-moravano due cacciatori, uno buono e religioso, l’altro liber-tino ed amico del diavolo. Un giorno d’inverno essi andavano a cacciare il lupo, dalle parti del Lago Santo. Lo trovarono e gli spararono. Il lupo ferito, scappò attraverso il lago che era coperto di ghiaccio ed era inseguito dai due cacciatori, a causa dell’ab-bondante sangue che sgorgava dalle ferite del lupo, il ghiaccio si screpolò e i due cacciatori finiro-no nelle acque: Il cacciatore cat-tivo affogò mentre quello buono si salvò per miracolo. Altro epi-logo della storia è il seguente: Il cacciatore buono sentendo suonare la campana della chiesa che invitava a Messa, desistette dal rincorrere il lupo e si salvò, l’altro invece per la rottura del ghiaccio, perì. Le benedizioni che il sacerdote delle Taglio-le, accorso sul luogo, impartì al lago, gli procurarono l’appella-tivo di “Santo”. Altra spiegazio-ne, risalente al XVI secolo ed

esistente nell’archivio di Stato di Modena, narra che un folto numero di cacciatori avevano ucciso un buon numero di orsi, non potendoli trasportare interi, li squartarono sul ghiaccio del Lago Santo, per l’abbondanza del sangue degli orsi ed anche di alcuni cacciatori feriti, il ghiaccio si ruppe e diversi cacciatori af-fogarono. In quell’occasione salì lassù il vescovo di Modena per officiare il rito funebre e, dopo la benedizione fu sempre chiama-to Lago Santo. Non è però stata riscontrata traccia di una visita del vescovo di Modena al Lago Santo. L’origine più attendibile dell’appellativo “Santo” è quello collegato al Lago Santo parmen-se. Due laghi assai lontani fra di loro che sono i due laghi più im-portanti dell’Appennino. In pas-sato quei luoghi impervi furono guardati con religioso terrore e come divini o come sede degli Dei. Certamente presso i Roma-ni, ogni fonte, ogni fiume ed ogni lago aveva il suo Dio minore. Po-teva essere così anche presso i Liguri che abitavano questi luo-ghi. Sovente nei nomi di monti, fiumi o di altri luoghi si trovano tracce della lingua e delle abi-tudini più antiche. Per quanto le leggende siano sono sempre simpatiche perché danno un sa-pore romantico ai luoghi.

Premio di Poesia Piero Cervetti: i vincitoriNella sala comunale di Ghivizzano si è tenuta la premiazione del 2° premio internazionale di poesia intitolato al poeta Piero Cervetti, promosso dal circolo culturale “Il Soffio”, con la collaborazione della Cesare Viviani. Al pubblico intervenuto, era presente anche il fratello di Piero, il Dr. Cervetti Mosè, è stata ricordata la figura del poeta, grecista di fama e uno dei massimi conoscitori della sestina antica..Il primo premio è andato a Maurizio Alberto Molinari di Noviglio con la lirica Isola nel mondo, il secondo a Fiorella Defons di Lucca con Quiete; il Terzo a Daniele Marchi di Lucca con Differenze. Ai finalisti è stata consegnata copia dell’Antologia del premio che contiene tutte le liriche partecipanti. L’edizione ha visto la presenza di poeti di varie nazioni: Usa, Australia, Svizzera, Francia e un ringraziamento è andato al circolo Alias di Melbourne che ha collaborato alla diffusione del bando. In chiusura la poetessa Grazia Maria Tordi ha letto alcune liriche di Cervetti.

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Lo scorso due ottobre, due tu-risti di eccezione, accompa-gnati dalle rispettive consorti hanno fatto visita al nostro Borgo. Il Generale Stefano Fort ed il Colonnello Maurizio Salvadorini, rispettivamente Comandante e Vice Comanda-te dell’Aereoporto Militare di Pisa, con le Signore Rossana Laita e Stefania Giovannetti, sono stati ospiti dell’Ammini-strazione Comunale ed hanno potuto apprezzare la bellezza del luogo, il museo civico del-la figurina di gesso e dell’emi-grazione e la bontà dei pro-dotti tipici locali.L’incontro è stato organizza-to con cura anche dal Signor

Molte volte ho avuto il desiderio di scrivere di Trento, ma solo ora a distanza di anni dalla sua mor-te mi sento di farlo. Infatti, non è facile parlare di una persona alla quale si è stati legati da un forte vincolo di amicizia, c’è troppo coinvolgimento emotivo.Parlare di Trento significa deli-neare una personalità dalle mille sfaccettature, fuori da ogni tipo di catalogazione.Amministratore e uomo pubblico, pittore, ristoratore. Non sta a me valutare il suo operato politico che spesso mi ha trovato in posi-zione critica, anche perché ai miei appunti soleva ribattere che la coe-renza è la virtù degli imbecilli.Come pittore aveva a mio avviso una carica passionale che esplode-va come un magma traducendosi in un cromatismo a volte violento, a volte tetro che difficilmente ti lasciava indifferente. Era estroso anche come ristoratore.Alla sera, quando tutti i suoi pen-sionanti si erano ritirati nelle loro stanze, lui improvvisava per gli amici delle frittate gigantesche di dozzine di uova, degli spaghetti a base di ortica ed erbe varie, “ca-nugioli”, che erano delle vere schi-fezze, ma se era in vena creava dei piatti divini.Buongustaio e insaziabile, un gior-no in cui aveva deciso di stare a dieta si mangiò un’ intera teglia di mele al forno.Al di là di questi aspetti a me pia-ce ricordarlo come una persona dall’intelligenza vivida con la qua-le ti potevi anche scontrare, ma sempre a viso aperto e con stima reciproca.Estroverso, aveva estrema capa-cità di stabilire rapporti con tutti, ma il suo carattere irruento , che lo portava ad esprimere giudizi sen-za farsi troppi problemi, gli procu-rava molti nemici.Anche il suo aspetto trasandato e il suo fare disinibito facevano storce-re il naso a più di una persona.Ricordo di un viaggio a Mosca fatto con lui ed altri amici in cui ebbe la sfrontatezza di togliersi le scarpe all’aeroporto appenden-dole ad un bastone sulle spalle semplicemente perché gli doleva-no i piedi. Naturalmente l’odore emanato dalle scarpe non doveva essere proprio un profumo di rosa perché presto creò il vuoto intorno

TRENTO GONNELLA UN AMICO(Tratto da I racconti del Dottor Giovanni Marchetti)

a sé con le persone che lo guarda-vano esterrefatte.Passavamo quasi tutte le serate in-sieme, prima al caffè della Patria a giocare a biliardo e poi a passeg-giare fino alla Croce discutendo del più e del meno, ma soprattutto di arte e filosofia contemporanea sulle quali aveva raggiunto delle discrete competenze da autodidat-ta. Si facevano le ore piccole e que-sta è la ragione per cui al mattino arrivavo sempre tardi all’ambula-torio, ma i Coreglini lo sapevano e dopo i primi tempi smisero di brontolare.Capitava che trascorressimo in-sieme anche qualche pomeriggio della domenica quando non ero di turno e allora andavamo al ci-nema o alla Casina Rossa a Lucca per consegnare funghi o barattoli di carciofini sott’olio.Il suo aspetto esteriore e il modo di porgersi davano l’impressione di un’estrema sicurezza e di una personalità granitica, in realtà era un sentimentale e aveva i suoi mo-menti di incertezza e malinconia che si accentuarono soprattutto dopo la morte della madre adorata e della figlia Silvana, la sua “Silva-nina”.Malgrado fosse laico e mangiapre-ti era credente e prima che si am-malasse soleva dirmi: “Ringrazio il Padreterno che mi ha fatto arri-vare alla mia età in piena salute”. Ma poi la malattia arrivò in tutta la sua crudescenza e devo dire che la seppe affrontare con determi-nazione scherzando anche sulla menomazione subita e facendomi coraggio. Non è morto come un omuncolo, ma come un uomo vero, dignitoso e sereno.Questo era Trento.

Rolando Bellandi, che oltre ad essere Assessore presso la Co-munità Montana della Media Valle del Serchio è fiduciario di zona dello Slow Food.Agli ospiti sono stati presenta-ti e proposti i tradizionali pro-dotti tipici quali il biroldo della Garfagnana, il lardo, il bocco-ne al fungo porcino di Core-glia, il salame al prosciutto di Ghivizzano, il prosciutto baz-zone della Garfagnana e così via. Un incontro non casuale in quanto la Signora Rossana Lai-ta è sommelier ed enogastro-noma, socia fondatrice di Epu-laea, importante accademia internazionale per la formazio-ne e promozione della cultura

Un Medico si racconta

ospiti d’eccezione enogastronomica e dell’anali-si sensoriale degli alimenti e membro della condotta Slow Food di Bracciano.Lo scorso mese di maggio, il Sindaco e il Direttore del Gior-nale di Coreglia, a loro volta erano stati ospiti della 46° Bri-gata Aerea di Pisa in occasio-ne della cerimonia per il rag-giungimento delle 5000 ore di volo del velivolo militare CJ27, con tanto di sorvolo a bassa quota sulla nostra Valle. Un particolare ringraziamento al Dottor Paolo Tagliasacchi, già direttore del museo civico di Coreglia per oltre 25 anni che, se pur in pensione, per l’occasione ha offerto la sua preziosa consulenza ai gradi-ti ospiti.

Ufficio Stampa Comunale

il Giornale di Coreglia Antelminelli 11

Il Sindaco(Dr.Robledo Funai)

Giovani che si fanno onorefiglio del rag. Giorgio e della prof.ssa Laura

Mazzoni, si è laureato il 28 settembre scorso, presso l’aula magna della Facoltà di Ingegneria di Pisa, discutendo con i relatori professori inge-gneri Paolo Nepa e Giuliano Manara per il corso di studio di Ingegneria delle Telecomunicazioni la tesi di laurea dal titolo: “TAG SENSING” cioè lo studio dei TAG RFID (Radio Frequency IDenti-fication) applicati a sensori per la misurazione di parametri ambientali (temperatura ecc.) e fisici (accelerazioni shock ecc.) riportando la votazio-ne di 102/110. La Redazione de Il Giornale di Coreglia si rallegra con il neo ingegnere, per aver raggiunto questo prestigioso traguardo, e formula l’augurio di una brillante carriera professionale.

figlia del nostro Diret-tore e dell’insegnante

Maria Grazia Nanini, il 16 ottobre scorso, a 22 anni, ha conseguito presso l’Università de-gli Studi di Pisa, facoltà di Economia e Com-mercio, il prestigioso traguardo della laurea in Economia e Commercio, riportando la brillante votazione di 110 con lode.La giovane Sara ha discusso con la relatrice Prof.ssa Elena Carpi, la tesi dal titolo “Le Teorie Eco-nomiche della Scuola di Salamanca”. La Com-missione d’esame oltre alla relatrice era com-posta dai professori Miolo (Presidente), Carlesi, (vice preside della facoltà) Fanti e Pochini.La Redazione, nel rallegrarsi per questo im-portante traguardo raggiunto, augura a Sara di poter conseguire altrettanti successi nella specialistica e nella professione.

di Ghivizzano, figlia di Luciano e della Sig.ra

Lazzerini Doriana, ha conseguito la laurea di spe-cializzazione in Chimica e Tecnologia Farmaceuti-ca, presso la Facoltà di Farmacia dell’Università di Pisa, discutendo la tesi dal titiolo “Rational design, synthesis, and evaluation pharmacological of car-boxamide derivatives as cannabinoid 2-receptor ligands”. Eccellente la valutazione conseguita che è stata di 110 e lode. Alla neo Dottoressa, la Redazione formula i più sinceri auguri per il risultato raggiunto e l’inizio di una brillante carriera.

La Redazione

Marco Serafini

Sara Daniele

Valentina Lucchesi

Carissimi Marco, Sara e Valentina,

Ai rallegramenti del Giornale si uniscono quelli del Sindaco del nostro comune

una comunità è tanto più ricca, quanto più elevato è il li-vello culturale dei propri cittadini. Vi sono pertanto grato, per il prestigioso risultato conse-guito nello studio dell’ Ingegneria, dell’Economia e della Chimica, presso l’Università degli Studi di Pisa. Nel por-gerVi rallegramenti vivissimi anche a nome dell’Ammini-strazione Comunale, formulo l’augurio sincero affinché il vostro futuro sia ricco di successi e di soddisfazioni.

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state 1937 Coreglia. A cinque anni, fucile di legno puntato. Pum pum. E Zita, una core-

glina, alta e asciutta come un ac-ciuga, vispa e veloce, piombò a terra di schianto. Ci rimasi io, sec-co come una salacca. Lei si rialzò subito ridendo e divenne un gioco che si ripeteva tutte le volte che la incontravo, si ripeté anche l’anno dopo e poi, negli anni successivi, io più grandicello, lei più anziana lo andava a raccontare in giro!! Sai mi sparava ed io mi buttavo in terra di colpo! E lui si divertiva! E giù risate!

Coreglia 1942. Lucidare i bei candelieri di argento, sia di San Martino, sia di San Michele era un compito che svolgevo insieme a Piccinini, il padrone della casa che avevamo affittato per alcuni anni. Ci toccava, mi toccava, almeno una volta all’anno in occasione o della ricorrenza del Santo o per la festa di Pasqua o di Natale. Chi sa se ci saranno ancora, e dove, tut-ti quegli arredi d’altare d’argento! Oltre ai candelieri, gli ostensori, i crocifissi, calici e pissidi, incensieri e porta incenso. Roba da museo oggi. Come erano belli, un po’ di fatica ma anche la soddisfazione, alla fine, di vederli scintillare.Estate 1944. Arrivai in Chiesa per la Messa domenicale. Era pie-na di gente ed io ero entrato arzil-lo e tranquillo dalla porta centrale. Quella davanti. Ero in ritardo. Il Priore era già salito sul pulpito e stava per ini-ziare la spiegazione del Vangelo e la predica quando irruppe in una sorta di invettiva “Certi giovinastri dai cattivi costumi che questa not-te hanno fatto baldoria fin sul Sa-crato e sulle scalinate della nostra chiesa....” E puntava il dito verso il basso, forse non era puntato pro-prio verso di me come a me sem-brò, tanto che mi rintanai nascon-dendomi in mezzo alla gente. La sera prima, da ragazzacci quali eravamo, (oggi sarebbe roba da ridere) eravamo andati in giro per il paese a cantare e a fare schia-mazzi e forse qualcuno aveva an-che superato i limiti, peraltro mol-to ristretti allora, della decenza verbale. Saremo stati una decina, non più, ragazzi e ragazze, tutti

“villeggianti” , anche se villeggian-ti di lunga data e quindi coreglini di adozione che, come si diceva,

“avevano passato la Croce” più di 10 volte, sufficienti a detta dei locali, per essere diventati un po’ matti e “coreglini ad honorem”. Fatto sta che il priore, che era molto severo con gli altri e un po’ meno con se stesso, quella matti-na si scatenò e ce ne disse di tutti i colori, tanto che mentre rivolgeva la sua accusa accalorata, la fronte ed il collo si imperlarono e comin-ciarono a gocciolare del solito su-dor nero, che derivava dal vezzo di tingersi i capelli. Allora i colo-ranti per capelli erano, oltre che nocivi, anche tali che stingevano facilmente.Nell’anno scolastico 1943-1944 le lezioni delle scuole medie, organizzate a Coreglia privata-

Coreglia nei miei diarimente ed in emergenza dai nostri genitori, con anziani professori sfollati, si svolgevano di inverno in una casa della Penna ed appena iniziava la primavera, così come prima che arrivasse il freddo, in luoghi diversi, all’aperto. Come la panchina di Mentusardo, lo slargo della Penna o “nelle prata” fuori porta San Michele, sotto il “pallaio” che occupava parte del piazzale dove si affacciavano sia l’abside della chiesa omonima sia il ma-cello. Fra i professori ne ricordo, in modo indelebile uno, un anzia-no generale dell’Esercito, di Arti-glieria, mi pare che si chiamasse Angeli che spiegava la geometria euclidea, piana e solita, in manie-ra entusiasmante e comprensibile per chiunque, aiutandosi in modo esemplare con delle tavole co-lorate e con dei solidi costruiti di cartoncino. Teoremi di Pitagora, di Euclide, perimetri ed aree, il 3,14, i volumi e le superfici laterali e to-tali dei solidi me li ricordo come se fosse oggi.Maggio 2000. A casa a Firenze guardo le fotografie del passato e rimugino. Devo tornare a vedere dove è la casa di Zita, anzi le due case di Zita. Il primo anno ci affit-tò una villetta col piccolo giardino davanti, sul viale che da fuori por-tava al Piantaio, sul lato sinistro salendo. L’anno dopo ci affittò, o ci trovò in affitto, una parte della vil-la sulla destra del viale di ingresso al paese, che aveva un giardino più grande che si stringeva a pun-ta verso la chiesa di San Martino e il Parco della Rimembranza. Pro-prio lì su un blocco squadrato di marmo ho una foto con la mia zia Giovannina e una dove imbraccio il fucilino di legno con cui sparavo a Zita (in fondo a questa, appog-giata al muricciolo, c’è mia madre). Il blocco di marmo doveva essere l’inizio, la base, di un monumen-to ai Caduti che non so se sia mai stato realizzato. Se un monumento ai Caduti a Coreglia non ci fosse si potrebbe riprendere in mano il pro-getto di allora o farne uno nuovo.

Novembre 1943. Verso Deb-bia a veglia. Mamma, io e Paolo. Notte nera e non c’è luna. Neve per terra. Lampada a carburo. Si vede a malapena dove si mettono i piedi. Un’ora di strada: di più? Si arriva. Il camino acceso col ceppo che sfrigola un po’. Il tepore della grande cucina e il profumo del le-gno che arde. Una seggiolina bassa accanto al fuoco. I ditali di farina di neccio. Le ballotte e le bruciate. Un lungo racconto de “il nonno” su cui mi sono assopito. Non ho capi-to perché ci siamo andati. La stra-da è più lunga al ritorno. A casa la Zia Ada ci ha messo col “prete” il fuoco a letto a tutti e tre. Lenzuola calde. Estasi.Ottobre 1976. Con Mara, Marco e Patrizia sono andato a Coreglia. Ho 44 anni, Marco ne ha 17 e Pa-trizia 11.

Quanti anni sono passati dall’ul-tima volta che sono stato al pae-sello! Ventuno! Dal 1955 quando il 14 e il 15 di Agosto, con Anna, mia sorella, e alcuni amici, tentammo di raggiungere il Lago Santo ma fummo bloccati al Passetto da un vento feroce e da nebbia. Nubi basse che sfioravano il crina-le e non ci consentirono di prose-guire. Avevamo dormito a Pretina in una capanna, con le pecore e avevamo avuto dal pastore, scot-ta per colazione, tiepida, squisita, pescata con una foratina dal paio-lo appeso alla catena del camino. Tornammo indietro e ci fermam-mo a Torricella, al Solco Rovinoso, proprio dove inizia il baratro.Oggi in questa bella giornata d’Ot-tobre, venendo da Firenze, ci sia-mo fermati a vedere il Ponte del Diavolo, per Marco e Patrizia era la prima volta che risalivano la valle del Serchio e venivano a Coreglia. Una fermata d’obbligo alla Cro-ce. Fotografie ricordo con le cime dell’Appennino innevate. E avanti. Ho lasciato la macchina in Pianta-io e siamo tornati indietro a piedi. Avevo visto, passando, San Mar-tino che aveva il portale aperto. Siamo entrati per visitare questa antica chiesa. Quante volte con Gigi Piccinini ero venuto a lucidare gli argenti, tutti molto belli o al-meno a me ragazzetto, allora così parevano.Entriamo, e passando dalla luce alla penombra scura dell’inter-no, avanziamo verso l’altare per vederlo da vicino e, dopo esserci guardati un po’ in giro, stavamo tornado indietro, quando proprio in fondo, nella zona più buia, all’in-terno della facciata, vedo un uomo in cima ad uno scaleo che armeg-gia, mi avvicino: è Piccinini. Deve essere vicino agli ottant’anni.A casa di Luigi Piccinini avevamo abitato, mamma la zia Ada ed i miei fratelli in un primo periodo del nostro soggiorno di guerra a Coreglia ed egli ci aveva aiutati in quei tempi difficili anche a trovar da mangiare, ed in più ci aiutava ad avere contatti con la gente dei dintorni, mi insegnò a trovare i funghi, a “fare stipette”, ad avere i primi approcci con gli arnesi da falegname. Poi la mia famiglia passò ad abi-tare, un poco più in alto, nella casa del Moscardini, più grande e più comoda per noi, a pochi me-tri dalla sua. Ricordo i giochi con i bambini e le bambine dei vicini sulla grande terrazza di casa sua che a volte ci permetteva di usare. Le ore passate nel negozio di fa-legname dove lavorava e dove ho imparato le poche cose che so fare con le mani e col legno. Le lunghe passeggiate, giù per lo scorcione, a Gallicano dove aveva parenti e a Fornaci, dove aveva lavorato alla SMI. Gite che avevano lo scopo di andare alla ricerca di viveri.Mi avvicinai allo scaleo e: “O Picci-nini!” Lui si volta verso di noi, cer-to gli era impossibile riconoscermi da lassù.Gli dico: “Sono Franco Samoggia!”. Si ferma. Senza dire una parola scende lentamente dallo scaleo, quasi meditando, mi si avvicina e con uno scatto improvviso mi ap-pioppa uno schiaffo solenne! Non da farmi male, ma da sentirne lo schiocco echeggiare sotto le nava-te della chiesa.

Patrizia e Marco, che mi consi-derano un papà importante e ri-spettato da tutti, sono pietrificati; nella penombra vedo i loro occhi sbarrati per l’incredulità.Poi Piccinini mi abbraccia forte dicendomi. “Avevo giurato che come ti avrei rivisto ti avrei dato uno schiaffo! Ho mantenuto il giu-ramento! Come si fa a far passa-re più di vent’anni senza un cen-no, un saluto, senza una cartolina, senza due righe!!”

“Hai ragione, non mi giustifico, ma non hai un’idea di cosa non ho fat-to io in tutti questi 20 anni. Dopo la morte di mamma nel 1956 sono rimasto con Paolo ed Anna e per fortuna con la vecchia ma impa-reggiabile zia Ada. Poi, appena sposato con Mara e con Marco ap-pena nato, mi sono trasferito nel 1959 da Firenze a Milano a lavo-rare in un grande gruppo, in Me-diobanca. Poi mi hanno mandato a Napoli nel 1963 a dirigere una grande azienda dell’IRI piena di problemi. In questo periodo, nel 1965, è nata Patrizia e nel 1968 sono tornato di nuovo a Milano in cima ad una finanziaria del Grup-po Bassetti, con una quindicina di società da seguire e dal 1973 sono rientrato di nuovo a Firenze a capo di una importante società elettro-nica che progetta e produce radar complessi e difficili. Tutto questo senza mai tirare il fiato, volando di qua e di là, per mezzo mon-do, dall’America Latina al Sud Est Asiatico e per l’Italia, con incarichi da Palermo alle Alpi, da Alghero a Rimini. Un rifrullo da non finire. Coreglia era proprio fuori da ogni mia possibilità di sosta ma non fuori però dal mio ricordo e con Coreglia anche te.”Finge di capire ma in realtà non credo proprio che la spiegazione gli sia bastata, ed in fondo, ha ra-gione.

Rimaniamo ancora un po’ a parlare e poi lo lascio che stava risalendo sullo scaleo. Non l’ho più riveduto.Usciti da San Martino, ritorniamo in Piantaio e ancora un po’ fra-stornato, guido moglie e figli in un giro del paese. La gente mi guarda, percepisce che non sono uno del tutto “nuovo” ma nessuno riesce a mettermi a fuoco o forse non vuole ed io non ho voglia di parlare. Non vorrei correre il rischio di prender-mi altri schiaffi! Magari morali. Ri-entriamo a sera a Firenze.21 Agosto 2004. Si parla con Pa-olo della adozione dei nostri casta-gni, Ovidio il mio e Ascanio il suo e si decide di andare su in ottobre a vederli, sopra Pieve a Fosciana, un posto veramente sperduto che si chiama Cerasa, proprio sotto San Pellegrino. In quella occasione si proverà anche a fare una visitina a Coreglia e lui avvertirà Augusto, il vicesindaco, che gli ha telefonato più volte per dirgli di andare.Mi dice che è tanto che non vede Franco e Camillo Mattei, mentre

mi ha detto di aver visto Paolino Coli nel negozio di sport in piaz-za Duomo vicino a quello di arte sacra.Si parla un po’ di Coreglia e din-torni e di coreglini. Fra l’altro vien fuori che la moglie di Augusto è una delle tre o quattro ragazze che stavano nella casa sopra a quella di Piccinini. Una mi pare si chiamasse Teresa, una Sandra, forse è la più piccola che non ricor-do. Una di loro, ogni tanto, faceva le riffe con un’altra ragazzina della casa di fronte.L’organizzazione della adozione dei Castagni alla quale avevamo aderito Paolo ed io, a mio giudizio non ha raggiunto i suoi fini, anzi. L’idea però era buona chi sa che non possa essere riprodotta in al-tri luoghi con maggiore successo. Per esempio a Coreglia che è un po’ più accessibile di Cerasa. Una festa delle Selve con adozioni di antiche piante. Settembre 1990. Nello sfogliare uno dei miei album di fotografie me ne è capitata una serie di Co-reglia dove mio fratello ed io sia-mo fotografati con delle bambine. E’ stato una sorta di richiamo alla memoria. A Coreglia c’era il vezzo di appic-cicare fin da piccini le fidanzatine ai bambini. Te le appiccicavano come francobolli e poi per staccar-le ci voleva una vita. A me, avrò avuto quattro anni, quando mi ap-piccicarono la prima, era la figlia di un coppia in villeggiatura, di Lucca, e stavamo spesso insieme come possono stare due bambini di 3 o 4 anni. Dalle fotografie si vede che era carina ed aveva riccioli biondi. Io la ricordo solo perché ci sono le fotografie di noi due nelle selve e per le strade. Si vede che sem-bravamo una coppietta armoniosa e così ci fidanzarono. Franco e…. Franco e……Poi verso i sette anni me ne ap-piopparono un’altra, era una bam-bina del paese con tanti riccioli neri e due grandissimi occhi di os-sidiana che brillavano come stelle. Una bambina vivacissima e sem-pre allegra. Era molto carina an-che lei ed io credo di averla vista in giro per il paese spesso ma di averla presa per mano per giocare forse due o tre volte. Anche qui i coreglini ci dovettero vedere una combinazione armoniosa. Lei coi suoi riccioli neri ed io con i riccioli biondi, lei aggraziata ed io “per-benino”. Stavamo bene insieme si vede. Franco e… Franco e… e ci sono voluti anni per spiccicarsi. Poi è arrivata l’età dei 12 anni e me ne hanno appiccicata ancora una. Questa volta era una bambi-na con un visino dolce e affilato, con i capelli neri lisci e lunghi, un carattere solitario e negli occhi la malinconia di una guerra che ci sovrastava e vi si leggeva paura e sconforto come in tutti noi. Ma ciononostante: Franco e… Franco e… poi la vita è andata avanti e … più niente Franco e … Franco e….

di Franco Samoggia

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E

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enni a Coreglia per la pri-ma volta nel 1950 e trovai un paese molto diverso da

quello di oggi: le case erano più modeste, offrivano meno como-dità, erano piene di mosche per il passaggio continuo dei muli e talvolta l’odore dei pollai pre-senti in ogni aia o orto, era no-tevole. La chiesa di San Michele era già deturpata da quell’innal-zamento sul quale erano state aperte finestre assurde su dei muri romanici. Eppure Coreglia era bellissima nel suo armoni-co snodarsi di vie e scalette, di “caragliotti” e piazzali, di vicoli angusti e di aperture panorami-che sulle Apuane e sull’Appenni-no. Alcune porte delle case, tut-te di legno lavorato, non erano ancora andate sul fuoco per far posto alle inferriatine a vetri di alluminio anodizzato; le finestre, piccole per difesa dal caldo e dal freddo e incorniciate di pietra serena, non erano state sostitu-ite da sguaiate aperture con le soglie in travertino e ingrandite in modo sproporzionato rispetto alle facciate degli edifici. C’era-no anche tante altane con archi a tutto sesto o a sesto abbassa-to che sono sparite, mentre non esistevano tettoie o baracche di plastica né tetti neri dalla linea pseudo-svizzera. Allora i villeg-gianti potevano passeggiare e godere il fresco dei boschi lungo sentieri non ancora infrascati da rovi e “prunache” né recintati da reti più adatte ad un campo di concentramento che alle selve e alle macchie dell’Appennino. Due volte l’anno il passaggio di greggi in marcia verso la pianura o verso la montagna empiva di uno scampanellio malinconico le albe primaverili o autunnali. Chi non ha vissuto quel periodo non è in grado di rimpiangere ciò che fu e si contenta del paese così come è ora, con le sue armonie architettoniche e con le sue sto-nature e contraddizioni e torna ogni estate a godere quanto il cemento e il cattivo gusto non hanno ancora distrutto. Non sa quanti negozi, osterie, ristoranti, pensioni sono stati chiusi; non sa quanta vivacità allietava nelle veglie domestiche le lunghe sere invernali e quante feste da ballo rallegravano la vita nelle varie stagioni.Ma non è giusto essere troppo pessimisti: per fortuna qualcuno si sta rendendo conto di questa decadenza: lo prova il quadro, col quale Elisa ha partecipato al concorso di pittura svoltosi nel mese di luglio, che presenta su un fondo verde un paese fanta-sma, anzi uno scheletro di pae-

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se: tre gruppi di macerie calcina-te che ricordano i muri sgretolati del Carso di Ungaretti. Non entro nel merito del valore del quadro perché non ne ho la minima com-petenza; mi fermo al significato, al messaggio che il dipinto tra-smette: tutto quel bianco sa di morte, ma tutto quel verde sa di vita e di speranza. Se c’è qualcu-no che si rende conto della situa-zione, vuol dire che c’è possibi-lità di ripresa. Colgo l’occasione che il premio di pittura ha offerto per fare un appello a quanti vi-vono in questi luoghi e li amano affinché facciano una riflessione su ciò che hanno davanti agli occhi. La chiusura dei negozi è una cosa grave: un tempo non lontano Martino vendeva tutto quello che serve per lavorare dai pennelli al ramato, dai chiodi ai trapani. Ora se ci vuole una vite bisogna fare dei chilometri! Il fatto che neppure i bar soprav-vissuti offrano con regolare co-stanza occasione di incontro e la difficoltà di poter usufruire del fresco delle selve non possono che arrecare danno all’immagine e all’economia della zona. Si vo-cifera che forse perderemo an-che l’Ufficio Postale: ma la Posta come Autolinee, Ferrovie ecc., non erano, una volta almeno, un pubblico servizio sociale? O sono diventate solo aziende per far arricchire pochi privati pri-vilegiati? E’ vero che oggi qua-si tutti hanno la macchina ed è facile trovare nella valle ciò che qui manca. Ma non è ammissi-bile permettere la decadenza di un paese come questo col suo clima, col suo splendido inverno, con una sua precisa connotazio-ne geografica, storica e artistica, con una tradizione di florida atti-vità economica (lo rivelano tanti palazzi), di buon gusto e senso del bello radicato nella popola-zione (vedi l’arte della figurina di gesso), di amore e sensibilità per la musica (basta ricordare la Banda e i cori parrocchiali), l’in-teresse per il teatro (è viva e at-tiva una compagnia di attori con tanto di regista erede di quelle del secolo scorso), senza conta-re la testimonianza di una fre-quentazione antichissima (vedi la stazione preistorica del Meso-litico e del Neolitico a Piazzana). L’Amministrazione Comunale nel suo complesso di politici e di personale ha rivelato capacità di agire e buona volontà ed ha or-ganizzato specie negli ultimi anni varie manifestazioni storiche e culturali perfettamente riuscite (commemorazione di Garibaldi, presentazioni di libri, concorso di scultura, concerti ecc.). Fra tutte voglio ricordare la presentazione

del Diario dell’avvocato Gelati, che ha coinvolto tutte le frazio-ni. La rievocazione dei fatti con l’arrivo in Piazza di camionette e sidecar, di “ausiliarie, soldati tedeschi, americani e partigiani”, ha attirato l’attenzione di tutti e (mi è stato detto) ha fatto corre-re un brivido lungo la schiena a chi ricorda ancora il sinistro ru-more dei motori e dei caricatori del tempo. Ma forse qualcuno di quei ragazzi che si avvicinavano a chiedere spiegazioni sulle varie attrezzature esposte non sa che il suo nonno carbonaio portando al Gelati un mulo ha contribu-ito alla salvezza del suo paese, come pure il nipote di quello che con la sua farina ha sfamato pa-esani e sfollati. Questi e tanti al-tri esempi di umanità e di solida-rietà possono contribuire a dare nuovo vigore a quel senso civico che ora sembra vivo soprattutto nella sfera del gioco del calcio. Intendiamoci: il tifo va benissi-mo, ma, per fare un paese solo quello non basta. Per migliorare le cose vanno fatti progetti, ci vuole oculatezza nelle scelte e nelle decisioni, bisogna insistere con energia per ottenere qualco-sa, ma anche e soprattutto è ne-cessario essere pronti a collabo-rare con le Autorità, le quali non potranno esimersi dall’ascoltare e dall’operare per il meglio. Non ci si può illudere che le cose si realizzino da sole né pretendere che le facciano “gli altri”; bisogna farle tutti perché sono a vantag-gio di tutti. Pensiamo a quanti anni ci sono voluti per ottenere il restauro del Teatro! Pareva una chimera e ora è una bella realtà utile all’intera comunità. Corag-gio, ragazzi! Tocca a voi!

Liliana Innocenti Lera

CORAGGIO RAGAZZI, ADESSO TOCCA A VOI

Nozze di Diamante

V

Piano di CoregliaIl 19 settembre 2009 i coniugi Giuseppe Bicocchi e Maria Vit-toria Bettini, residenti a Piano di Coreglia, hanno festeggiato in un noto locale della zona, 50 anni di matrimonio circondati dall’affetto dei figli, dei parenti e degli amici. Dopo la cerimonia religiosa officiata a Coreglia dal parroco Don Nando Ottaviani, il Gruppo Alpini di Piano di Coreglia, di cui il Cavalier Bicocchi è Capogruppo, ha festeggiato calorosamente gli sposini. Rallegramenti vivissimi giungano a Giuseppe e Maria Vittoria anche da parte della nostra Redazione.

CaracasLo scorso 18 aprile 2009 a Caracas, i coniugi Marilù Ser-vi e Michele Nozzolino hanno festeggiato il loro cinquantesi-mo anniversario di matrimonio circondati da numerosi paren-ti e amici. Dopo la cerimonia religiosa si è dato inizio al banchetto e alle danze, allie-tate da un orchestrina che ha interpretato anche parecchie melodie italiane fino a notte inoltrata.Anche a Marilù e Michele, vanno le nostre più sentite fe-licitazioni.

La Redazione

Nozze d’Oro

Piano di CoregliaIl 29 ottobre 1949, nella chiesa di Loppia, Don Valfredo Bernardoni unì in matrimonio Fernando Vergamini e Maria Teresa Lemmi.Nella ricorrenza delle nozze di diamante, tenutasi Domenica 8 novembre 2009 nella stupenda Pieve di Loppia, gli sposini, che da numerosi anni risiedono nella frazione di Piano di Coreglia, hanno festeggiato l’importante traguardo con una cerimonia religiosa officiata da Don Antonio Pieraccini, allietata dal festoso suono delle campane suonate a corda da campanari locali. A seguire un lauto banchetto in un noto ristorante della zona, dove Fernando e Maria Teresa sono stati circondati dall’affetto dei figli, dei nipoti, dei parenti e degli amici.Anche a loro giungano le più sentite congratulazioni da parte della nostra Redazione.

TereglioSabato 5 settembre 2009 si è svolta la festa di Santa Rosalia e San Luigi a Tereglio e, come ogni anno, è venuta ad allietare la serata, la banda “Catalani” di Coreglia Antelminelli che, con le sue note, ha accompagnato la processione lungo le vie del paese. Quest’anno la serata, è stata più intensa: due paesani Giorgio Unelli (1921) e Maria Togneri (1932) hanno festeggiato il loro 60° anniversario di matrimonio. Dopo la benedizione del parroco Don Ciapi durante la santa messa, i due “novelli” sposi, hanno preso parte alla processione e infine è stato imbandito un rinfresco in loro onore, dalla famiglia, sul piazzale della chiesa. Il paese di Tereglio ha fatto loro un regalo per ricordare, ma anche per sottolineare, quanto sia raro raggiungere questo traguardo; alla sposa è stato consegnato dai nostri bimbi un bouquet di rose bianche con strass, simboli delle nozze di diamante!Ai nostri due compaesani di nuovo tanti, tanti auguri!

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Coreglia: luoghi e modi de “La paura”

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Al via i lavori di restauro dell’Oratorio di Vitiana.Sono finalmente iniziati i lavori di restauro delle decorazioni murali presenti nell’Oratorio di Vitiana, piccola costruzione cinquecentesca posta in Piazza della Riunione nel centro abitato della caratteristica frazione della Val Fega-na. Le decorazioni presenti, risalenti al 1611, rappresentano Sant’Urbano ed altri soggetti dell’iconografia, e risultano di particolare interesse per la rarità di questo soggetto nel territorio italiano. Il progetto generale di restauro è stato definito dalle restauratrici incaricate, Michela Tosi e Isabella Pini, di concerto con la competente Soprintendenza ai Beni Culturali di Lucca e Mas-sa Carrara, e prevede le seguenti opere:consolidamento degli intonaci e della pellicola pittorica; ritocco pittorico delle decorazioni presenti;recupero della facciata dell’Oratorio, in pietra arenaria ormai piuttosto de-teriorata;recupero della cancellata in ferro forgiato a mano mediante microsabbiatura e verniciatura.L’intervento avviato prevede una spesa iniziale di cinquemila euro, finanzia-ta con contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, alla quale si aggiungono quindicimila euro investiti dalla Comunità Montana Media Valle del Serchio. L’Amministrazione Comunale sta inoltre predisponendo un progetto di completamento del-le opere di restauro dell’Oratorio e di riqualificazione della Piazza della Riunione, che sarà presentato alla Re-gione Toscana per l’inserimento in un programma di interventi di potenzia-mento del turismo e del commercio.

A cura dell’Ufficio Stampa Comunale

In ricordo dell’amico e collaboratore Carlin D’Aiola

PRIMA PARTE“Un ci anda’ llì, pper carità, cche cc’è lla paura!”Non era infrequente a Coreglia, fino agli anni trenta - quaranta, udir rivol-gere un’esortazione del genere a chi dichiarasse l’intenzione di recarsi, spe-cialmente di notte, in qualche luogo in cui, si raccontava, fossero accaduti o continuassero ad accadere fenomeni da incutere paura in chi li aveva vissuti.L’essenza, per così dire, o meglio il modo di manifestarsi di tali fenomeni era il più vario: qui i dispetti del-lo “spirito folletto”, chiamato anche “linchetto”; lì voci e rumori in case delle quali si diceva che “ci si sente”, altrove streghe, fantasmi, ombre, figure misteriose, talora parlanti, che nella maggior parte dei casi venivano inter-pretate come manifestazioni d’oltre-tomba o incarnazioni e trasformazioni del demonio se non come sue comparse dirette; o comportamenti anomali degli animali, animazioni di piante o oggetti, fino alla spiegazione in chiave misteri-ca di fenomeni naturali.I luoghi della “paura”, invece, ave-vano come caratteristica comune la ristrettezza, l’impervietà e soprattutto l’oscurità e la tetraggine: non c’era “la paura” di giorno e nei posti aper-ti, luminosi e assolati come nelle Co-ste, al Colletto, in Campodania, nelle “Grotte” della Penna, in Debbia, a Torricella, ma c’era nei cupi fondo-valle dell’Ània e del Segone, alle Vene, in Vallescura, nel “Solco d’in Acqua Fredda” e in tanti altri posti avari di sole; non c’era a Valli e a Aióla battu-ti dalla luce dall’alba al tramonto, ma c’era poche centinaia di metri più su alla Suggrotta, esposta a Nord-Est, e ad “Aióla del Brunini”, “sottopóggio” e volta a Nord.I mulini dell’Ània erano i bersagli pre-feriti dello spirito folletto, o linchetto; uno spirito non cattivo, ma bizzarro e dispettoso, forse l’erede fantastico di Fauno, il dio silvestre della mitologia italiana, o degli estrosi Elfi di quella nordica. Era, si diceva, un nanerottolo

con le scarpe rosse dalla punta aguzza e volta all’insù, la calzamaglia nera, la giacca ed il cappello a cono rossi en-trambi.Era di casa al “Mulin di Cima” dove intrecciava i crini della coda dei muli, apriva la stalla e spaventava le pecore e i maiali che fuggivano spauriti, entra-va nei pollai e le galline si mettevano a starnazzare, bussava alle porte delle camere sghignazzando sardonico, scor-razzava sul tetto rimuovendo le tegole per cui pioveva in casa, e quando il ca-mino non tirava e la cucina si riempiva di fumo si poteva esser certi che quel birbante aveva tappato con le piote i buchi del comignolo. Al “Mulin di Mezzo”, invece attor-cigliava e annodava i crini dei muli e bisognava lasciarli così altrimenti l’animale perdeva le forze e le buone qualità; qui entrava addirittura nelle camere, tirava le coperte, rovesciava le brocche dell’acqua sul pavimento e spesso la spruzzava in faccia a chi era coricato, sbatteva gli “antini” delle fi-nestre, tirava fuori il pane dall’”arci-le” e metteva al suo posto castagne e patate. Al “Mulin del Pontéccio” levava la biada e il fieno dalla greppia di un mulo o di una vacca e li metteva in quella di un’altra, spostava gli oggetti in cucina, buttava per terra le lenzuola della gen-te che dormiva e spesso gli si sedeva addosso quasi togliendogli il respiro; accarezzava i bambini e li “ninnava” nella culla, ma faceva dispetti di ogni sorta alle vecchie, disfacendo la ma-glia che stavano lavorando, rubando le forcine con cui fermavano i capelli, mettendo scarafaggi nelle calze e nelle tasche dei grembiuli che si toglievano la notte. Si diceva che fosse lo stesso spirito folletto che aveva visitato più volte la canonica di Tiglio dove raglia-va come un asino e grugniva come un maiale, scompigliava i libri e i registri, sbatteva le porte e le finestre, rompeva gli occhiali del prete, che era sopran-nominato “il Micciàro”, tormentan-dolo al punto che il pover’uomo, dopo

Pubblicazione a cura e beneficio di…. Coreglia Antelminelli.

L’oratorio di Vitiana on Silvio Baldisseri è nato a Roccalberti di Camporgiano (LU) nel 1934, è stato or-dinato sacerdote il 22 set-

tembre 1956 nel Duomo di Barga, successivamente è stato assi-stente al Pensionato Universita-rio G. Toniolo di Pisa, Cappellano a Fornaci di Barga, a S.Stefano extra moenia di Pisa, cappellano di Barga e parroco di Renaio. Dal 1961 al 1972 pievano di Loppia, parroco di S.Ermete di Pisa fino al 1994 e successivamente fino al giugno 2008, Parroco di For-naci di Barga. Attualmente è in-caricato della Pastorale Sanitaria presso l’Ospedale S.Francesco di Barga (LU). Don Silvio, è licen-ziato in teologia alla Università Pontificia del Laterano in Roma, con specializzazione all’Istituto Pastorale in Sociologia Religiosa, un diploma di Archivistica alla Scuola presso l’Archivio Segreto Vaticano ed una laurea in Peda-gogia alla Università di Genova. Inoltre ha studiato musica con i Maestri Mons. Amedeo Salvini e Enzo Borlenghi.Scrivere sui Della Robbia a Bar-ga e Val di Serchio non poteva non scaturire dalla fluente men-te di Don Silvio Baldisseri, fino e appassionato cultore di lette-

Tra le righe Rubrica letteraria a cura dell’Ufficio cultura

Presentiamo in questo numero il libro di Don Silvio Baldisseri dal titolo

“Pensieri di Contemplazione” Le meraviglie Della Terracotta Invetriata in Barga e nella Valle del SerchioCentro Studi Francescani 2009 - Edizioni: L’Ora di Barga

Dratura e di arte, che contempla ogni giorno nella Chiesa di San Francesco di Barga, dove risiede e esercita la sua azione pastorale e culturale, opere insigni dei fa-mosi artisti fiorentini. San Fran-cesco nella Barga del 400-500, fu destinatario privilegiato di queste splendide opere, in parte trasfe-rite in altri ambienti, divenendo centro di irradiazione in tutta la vallata…

“Contemplazione”, sì, su opere che a distanza di oltre 5 secoli vibrano, scuotono, illuminano l’intelletto e muovono la volontà a sguardi infi-niti, sublimi, estatici.L’autore di questo bel compendio artistico su i Della Robbia colpi-sce nel segno, perché riesce a far fremere e palpitare l’osservatore che scopre così l’opera per quello che è e per quello che l’artista ha voluto fosse, un richiamo forte a temi e personaggi della fede cri-stiana, suscitando devozione e preghiera.Occorreva proprio una pubblica-zione come questa per far gu-stare la profondità e la bellezza delle opere robbiane e valorizzar-le per la loro preziosità artistica in un mondo contemporaneo, in cui certi valori e certa sensibilità sono venuti meno….

E’ impressionante come l’autore riesca ad analizzare, armoniz-zare, compiere sintesi mirabili e partecipare l’emozione e il fasci-no dell’opera con appropriate in-formazioni storico-artistiche, che ornano e rendono prestigiosa la brillante esposizione.(Tratto dalla presentazione di Mons. Lorenzo Baldisseri Nunzio Ap. in Brasile).

PREMESSA di Carlo TognarelliQuesto contributo alla storicizzazione della cultura coreglina non è frutto di una ricerca rigorosa condotta e verificata sia sul campo che sulla bibliografia, che pur esiste anche se non è copiosa, a cominciare dai lavori del tereglino Giovanni Giannini. Esso non è che una memoria basata sul ricordo personale di quanto ho udito narrare, vissuto e sperimentato negli anni giovanili passati a Coreglia; e pertanto con tutte le incertezze, le imprecisioni e le carenze che ciò può comportare. Sarei lieto se altri, coreglini o no, volessero arricchire questi spunti sottoponendoli a un riscontro critico e documentato ed integrandoli con nuovi apporti.

una notte particolarmente tormentata, proprio la domenica di Pasqua inter-ruppe la celebrazione della Messa e fuggì dal paese.(1)Strano però che nessuno spirito follet-to, o linchetto che dir si voglia si fosse mai manifestato “al Distendino”, po-che centinaia di metri a monte: forse gli dava fastidio il fuoco della fucina, o il battere dei martelli sulle incudini, o lo strepito del maglio e delle mole; o, più probabilmente, il carattere deciso e ri-soluto del padron di casa, Fedele, detto Bótte, e di suo figlio Ernesto, sopranno-minato Pipi – di Bótte, ovviamente.Al “Mulin di Sotto”, detto anche “Mu-lin del Tinco”, invece, situato nella stretta forra fra le “Grotte d’Aióla” e quelle “di Tiglio” dove il sole arrivava sì e no per dieci giorno all’anno, mal-grado il cipiglio e il soprannome truce del mugnaio detto “il Bòglia”, contra-stante con la sua vera indole fondamen-talmente mansueta e mite, il linchetto si scatenava nel modo più feroce: scoper-chiava il tetto, faceva cadere dal cami-

no ciuffi di muschio nel paiolo della po-lenta appeso alla catena, buttava nella tramoggia castagne secche che prima aveva biascicato fino a farle ammor-bidire facendo “appanare” la macina che doveva essere sollevata, rovescia-ta e “ribattuta” con la martellina per togliere quella specie di pece marrone che vi si era appiccicata, deviava il get-to d’acqua delle “canale” dai “rotelli” fermando così le macine, si appendeva come in altalena alla stadera e sghi-gnazzava trascinando avanti e indietro il romano sulle tacche dell’asta per ore e ore, rubava e nascondeva nel fieno o addirittura nel concime della stalla i vestiti delle tre belle figlie del Bòglia, Rosalba, Emma e Paola, batteva con le mestole di cucina sulle secchie, i sec-chielli e le pentole, scambiava di posto muli e vacche, toglieva i campanacci a queste e li metteva a quelli che si im-bizzarrivano spaventati; e via discor-rendo. Spiriti folletti e linchetti scorrazzavano, più o meno sgarbati e sarcastici, attor-

no a parecchie case isolate di campa-gna; meno in quelle del paese dove, ad ogni modo, non mancavano di manife-starsi occasionalmente qua e là. E po-teva accadere che i mestoli di legno si mettessero a battere da soli sul tavolo di cucina, forchette e cucchiai si agitas-sero nei cassetti, i piatti cadessero dalla piattaia senza rompersi, che le finestre si aprissero da sole lasciando entrare un ventaccio birbone che trascinava in casa fuscelli e foglie secche…..I rimedi contro le incursioni dei folletti si rivelavano per lo più solo tempora-neamente efficaci: il folletto, armato di una zampa di lucertola, dopo qualche tentativo riusciva a staccare i fiocchi di lana rossa appesi alle porte o legati alla coda degli animali; si fermava incurio-sito a contar le foglioline dei rami di gi-nepro appesi fuori e dentro la porta e i fili di saggina delle scope appoggiate in terra dalla parte del manico e con la … chioma in alto; ma quando aveva finito entrava tranquillamente e cominciava la sua dispettosa scorreria. Un modo certo per tenerlo lontano era mettere sulla soglia una “tignósora” (amanita muscaria); ma quelle si trovavano solo d’estate quando l’attività degli spiriti folletti era ridotta per la brevità delle notti. Un altro, più certo ancora, era la presenza in casa di una “paolina”, cioè una coccinella; ma quello era un evento del tutto casuale. Come sembravano privi di efficacia, i cosiddetti scacciadiavoli, le ghignanti figure apotropaiche scolpite rozzamen-te in pietra serena, che frequentemente si trovavano nelle case di campagna murate sopra l’architrave o la chiave di volta della porta, sui quali compariva-no immancabilmente il monogramma del Cristo, le iniziali del proprietario e la data di costruzione dell’edificio.Fine prima parte, continua.

NOTE:Secondo una versione più maligna la fuga del prete sarebbe stata motivata dalla necessità di sottrarsi alle ire di qualche marito; si diceva infatti che il prete Micciàro fosse del tutto inos-servante, e con successo tra le parroc-chiane, del comandamento che vieta il desiderio della “donna d’altri”.

Foto Luca e Paolo Moriconi

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parte della giunta regionale. Il piano in questione prevede però la partecipazione finanziaria degli enti beneficiari dei contributi, in questo caso il Comune, che dovranno cofinanziare gli interventi nella misura del 20%. Continua infine la ricerca dei finanziamenti ne-cessari per la sistemazione della frana che ha colpito la via per Lucignana nello stesso perio-do, dove si è provveduto alla restrizione della carreggiata utile al fine di allontanare i veicoli in transito dal fronte di frana. Per far fronte alle ingenti spese necessarie per il ripristino del ver-sante in dissesto sono state inoltrate richieste di finanziamento al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio ed alla Regione Toscana.

Altre opere Ultimati i lavori di pavimentazione del Viale dei Canti nella nuova area residenziale in frazione di Piano di Coreglia, sono in fase di avvio i lavori di costruzione di una nuova area di sosta in frazione di Lucignana, loc. Scimone; Sono inoltre in fase di appalto i lavori di realizzazione di una nuova area di sosta in Via S. Rocco al Capoluogo.Sarà a breve approvato il progetto esecutivo dei lavori di completamento dell’area di sosta ed a verde pubblico in loc. La Sfezza in frazione di Ghivizzano, con i quali saranno realizzati alcuni spazi di sosta ed un giardino pubblico.Si prevede analogamente la realizzazione di un ulteriore lotto di riqualificazione della viabilità pedonale in frazione di Calavorno, con il quale si provvederà alla ricostruzione di un vecchio tratto di marciapiede attualmente in pessime condizioni.

Turismo e culturaSono stati pubblicati i bandi regionali di finanzia-mento di interventi attinenti lo sviluppo turistico del territorio e la riqualificazione del patrimo-nio culturale; l’Amministrazione Comunale par-teciperà presentando progetti di adeguamento del Museo Civico e di riqualificazione di alcune aree di Coreglia Capoluogo per quanto riguarda la cultura mentre per la promozione turistica si prevede un progetto di ripristino dell’Oratorio di Vitiana e dei preziosi affreschi ivi contenuti, della Piazza della Riunione e di alcune opere minori in frazione di Tereglio.

Ci sono finestre che si affacciano su Coreglia, altre su diversi orizzonti ma, tutte, sono custodi di vite, sono sorrisi delle case cui appartengono, sono occhi che si chiudono protettivi ma che amano osservare, specchi che riflettono l’intima essenza della casa.Da una di queste si vede la parte più nuova del Paese, quella fuori dal complesso fortificato: un dolcissimo scorcio che -se potesse- rimanderebbe la perfetta immagine della forma a cuore di Coreglia.E’ un inverno nevoso che rende ancora più suggestivo l’aspetto natalizio del Borgo. I Presepi, che appaiono ad ogni angolo di casa, evocano emozioni ancora più intime, in taluni pare di poter entrare se solo si immagina di divenire piccolini, di vivere ai tempi di quando il Miracolo avvenne. Non sono, infatti, mere ricostruzioni di un paesaggio, ma spazi capaci di ritmare l’amore, per usare un’espressione condivisa da San Francesco, definito il Santo del Presepe poiché lo amò in maniera intensa, tanto da realizzarne il primo vivente nel 1223, dopo aver ottenuto il permesso dal Papa Onorio III:

“La notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali…”.

La neve cade, fiocco su fiocco, si infila nei cappotti, riporta ad altre realtà. Intanto la fiaccolata, partita da Piazza del Comune, si snoda lungo via Antelminelli, supera Piantaio insinuandosi dolcemente fino al Colletto. Dal Castello si vedono quei lumini di fuoco, tremuli e ribelli al vento, nella notte, disegnare un lungo e pacifico corteo che intona i canti, si ferma di fronte alle case, aspetta i “chicchi della Befana” per poi riprendere lento e sicuro.In ogni orto, giardino ed aia luccicano ghirlande di lampadine colorate, sorride Gesù Bambino davanti ai soddisfatti Re Magi.Coreglia, accoccolata sul suo Colle, aspetta che la processione completi il percorso, ed è pronta ad accoglierla nei suoi angoli festosamente preparati per offrire castagnacci, frittelle e vin brulè. Sotto gli archi delle Porte di accesso, quelle stesse costruite per la sua difesa, l‘ospitalità invita ad entrare - non solo nel Borgo - ma anche nella sua Notte più magica, dedicata alla tradizione dei sentimenti, in cui vengono consegnati alle nuove generazioni le consuetudini, le memorie ed i valori le cui origini si perdono nel tempo.La neve bagna i gruppi dei cantori ma in realtà pare riscaldarli, mentre si scioglie nei riflessi delle fiaccole. E’ bello ammirare Coreglia ingioiellata da perle intermittenti che fanno da contrasto alle abituali lampade silenti, paiono il pulsare di un cuore che, sotto le sue morbide forme, ci attende…L’asinello segue la Banda portando gerle piene di dolciumi: ogni casa li ha preparati sui vassoi, ha fatto i biscotti secondo la ricetta tradizionale e nella tipica forma e poi la Befana

“ringrazia per averla favorita…brava gente state sana”; ciò che riempie l’aria del Castello è l’atmosfera, una particolare sensazione che si diffonde sin dai giorni precedenti, per continuare sempre: una volta che la si è conosciuta non ci lascia più. Poi i gruppi si sciolgono, le porte si chiudono sulle note di una canzone che nessuno più canta e gli occhi delle case si lasciano vincere dal sonno.E’ allora che raccolgo l’ultimo fiocco di neve: brilla di più nel freddo dell’oscurità ed ho il tempo di specchiarmi in quella piccola lente che riflette, nello spazio di un attimo, l’unicità della vita.Coreglia dorme pacifica, ma non c’è solitudine, ogni angolo è ancora festosamente illuminato e quell’aria gaia non ne vuole proprio sapere di spegnersi; domani le campane richiameranno i fedeli a Messa, ma ora è tutto silenzio da respirare.Sono giunta davanti alla casa, le finestre chiuse la proteggono anche dal tempo…qualcosa mi sfiora la mano, qualcosa che mi riscalda e riluce…come un piccolo cristallo di neve.

Cinzia Troili(Luna Plena)

Edilizia scolasticaSi è provveduto prima dell’avvio delle attività di-dattiche, come promesso alle famiglie dei bambi-ni che la frequentano, alla demolizione di quella parte di scuola materna di Calavorno che non ve-niva più utilizzata; entro il 12 settembre scorso infatti le opere di demolizione sono state ultimate ed è stata messa in sicurezza la rimanente parte di edificio. E’ stata poi realizzata una robusta re-cinzione in legno per la separazione dell’area di cantiere dall’area di pertinenza della scuola. Sol-tanto la centrale termica è rimasta in piedi nella parte di scuola ormai demolita, affinché rimanes-se intatta la funzionalità dell’impianto di riscal-damento; una volta costruita la nuova centrale termica si provvederà alla soppressione di quella attuale ed all’adeguamento degli impianti. Sarà a breve approvato il progetto dei lavori di ri-costruzione della parte di edificio demolita; sono stati infatti assegnati dalla Regione Toscana i ne-cessari finanziamenti per l’importo complessivo di cinquecentomila euro. La nuova costruzione comprenderà il refettorio, il locale di sporziona-mento pasti, i servizi igienici, alcuni locali di ser-vizio per il personale, la centrale termica.E’ stato inoltre chiesto un ulteriore finanziamento alla Regione per quanto riguarda la costruzione della nuova scuola materna di Coreglia Capoluo-go, per la quale è in corso la progettazione de-finitiva.

Dissesti idrogeologiciSarà finanziato dalla Regione Toscana l’interven-to di sistemazione e consolidamento del movi-mento franoso che ha colpito nel dicembre scor-so un versante di destra del torrente Segone in frazione di Ghivizzano, dove il cedimento della scarpata provocato dal torrente in piena ha dan-neggiato parte delle infrastrutture della nuova area per attività produttive ubicata alla sommi-tà del versante in questione. Il finanziamento dell’intervento, dell’importo complessivo di otto-centomila euro, sarà infatti inserito nel secondo piano stralcio di interventi urgenti e indifferibili per il consolidamento dei dissesti idrogeologici dovuti agli eventi alluvionali del dicembre 2008 e gennaio 2009, in approvazione in questi giorni da

notizie dall’ufficio tecnicoA cura dell’Assessore ai LL.PP. Fabrizio Salani edell’ ing.Vinicio Marchetti – Responsabile del Settore Lavori Pubblici

il Giornale di Coreglia Antelminelli 15

“ L’angolo C ”

LE RICETTE DEL MESEIn questo numero nel cuore della stagione invernale Vi presentiamo un primo piatto ed un dolce …buon appettito!

RISOTTO ALLA zUCCA.Ingredienti (per 4 persone): 1Kg di zucca – un porro sot-tile – 20g di burro – 1 lt. di brodo di verdure – 400g di riso – sale.PreparazionePulire la zucca scartando buccia, semi e filamenti, poi tagliarla a cubetti. Tritare il porro e farlo appassire nel burro, aggiungere la zucca, mescolare e far cuocere per 5 minuti. Aggiungere un paio di mestoli di brodo e far cuocere finché la zucca diventi morbida, quindi schiacciarla con la forchetta e diluire con il rimanente brodo. Regolare di sale e portare ad ebollizione. Versare il riso e comple-tare la cottura, unendo se necessario altro brodo.

TORTA GLASSATA ALL’ARANCIO.Ingredienti: 300g di farina - 150g di burro - 200g di zuc-chero - 3 uova - 3 arance - 1 bustina di lievito - 250g di zucchero a veloPreparazione

Grattugiare la buccia delle arance poi spremerle e unirle (succo e buccia) alla farina, burro, uova e zucchero e mescolare il tutto per alcuni minuti; per ultimo aggiungere il lievito. Versare l’impasto in una tortiera bassa e larga e cuocere a forno moderato per 30 minuti circa.Ricoprire la torta fredda con una glassa fatta con un po’ di succo delle arance (messo da parte in precedenza) unito allo zucchero a velo, fino ad ottenere un impasto denso ed omogeneo. Spalmare la glassa sopra la torta usando un coltello umido.

Allegria e buon appetito da Ilaria e Claudia

Il Consiglio Comunale, nella seduta del 29 ottobre scorso, ha approvato all’unanimità, in via definitiva, il REGOLAMENTO URBANI-STICO, mediante l’esame e le determinazioni sulle osservazioni pervenute. Su un totale di 74 osservazioni pervenute, 44 sono state ac-colte, 24 accolte parzialmente, 1 accolta con prescrizioni e 5 non accolte. Appena espleta-te le pubblicazioni di rito, l’ufficio Urbanistica potrà iniziare a rilasciare, presumibilmente entro il corrente anno, nuove concessioni edi-lizie. Una notizia veramente importante per lo sviluppo e l’economia del nostro Comune. Per ulteriori notizie ed approfondimenti contat-tare l’ufficio Urbanistica al n. 0583 789532, geom. Gonnella Marcello.ATTENzIONE: dalla data di adozione del nuovo Regolamento Urbanistico, le aree divenute edificabili sono soggette al pa-gamento dell’imposta ICI, da effettuare entro il prossimo 16 Dicembre 2009. Per informazioni rivolgersi all’Ufficio tributi del Comune Tel. 0583 78344.

imPortante: APPROVATO IL NUOVO regolamento edilizio

La Giunta Comunale, con apposita delibera, ha provveduto ad aggiornare il prezziario per le inu-mazioni, esumazioni, tumulazioni cimiteriali.Il nuovo prezziario è stato aggiornato in base alla variazione Istat periodo marzo 2008/ marzo 2009 pari al 1,00%, comunicata dalla Camera di Com-mercio di Lucca.Riportiamo di seguito le tariffe aggiornate:

TIPO SEPOLTURA PREzzO

Inumazione in area comune € 262,00+ iva

Esumazione con recupero resti € 341,00+ iva

Tumulazione in tomba esistente € 341,00+ iva

Tumulazione in loculo € 341,00+ iva

Tumulazione in loculo longitudinale € 273,00+ iva Costruzione tomba privilegiata a 1 posto compreso tumulazione

€ 897,00+ iva

Costruzione tomba privilegiata a 2 posti compreso tumulazione

€ 1.401,00+iva

Costruzione tomba privilegiata a 1 posto escluso tumulazione

€ 671,00+ iva

Costruzione tomba privilegiata a 2 posti escluso tumulazione

€ 1.118,00+ iva

aggiornato dalla giunta comunale IL PREzzIARIO PER LEinumazioni cimiteriali

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utto è cominciato con l’installa-zione della segnaletica turistica davanti a vari edifici e alle antiche porte

di accesso al pae-se. Installati in luglio, i cartelli

L’impegno dell’Associazione Rinascita per Coreglia Antelminelli ONLUS per riportare l’opera nella Chiesa Parrocchiale di San MicheleGuglielmo Lera sul Giornale Storico del-la Lunigiana N. S. – Anno XI . N. 3-4, luglio-dicembre 1960, che così lo descri-veva: ”grande Crocifisso ligneo (molto bello, specie nel capo e nella modellatu-

ra del corpo che farebbero pensare a un lavoro del 1400, con interferenze di gusto germanico. Necessiterebbe di una totale ripulitura anche per offrire più esatte possibilità di giudizio).”Ma il Crocifisso non c’è! E’ cominciato un gran chiacchiericcio, in cui ciascun coreglino diceva la sua, spes-so a sproposito: non c’è mai stato, è stato rubato, è stato venduto ecc. ecc.Nella indisponibilità di una documen-tazione su tale opera, l’Associazione si è messa pazientemente alla ricerca, confortata da una foto dell’epoca che lo ritrae nello sfondo: si tratta della foto del matrimonio fra Bruno Marchetti e Paola Monti del 16 giugno 1973. A poco a poco è stato possibile ricostruire, sulla base dei ricordi di alcune persone

e soprattutto del restauratore, con varie inevitabili incertezze, la vera storia del Crocifisso:

- fino al 1980 il Crocifisso è rimasto nella Chiesa Parrocchiale di Coreglia, ridotto in condizioni pietose per il de-grado del legno, per pesanti ridipinture e per le modifiche apportate alle braccia rese pieghevoli all’altezza delle spalle per poterlo utilizzare nella processione del Gesù Morto;

- fra il 1980 e il 1981 viene affidato al restauratore Fausto Gianni Trapani, che per circa 10 anni lo tiene in deposito senza effettuare alcun intervento, per impegni di lavoro e per gravi problemi familiari;

- nel 1991 il Parroco Don Marcello Bru-nini concorda col restauratore le opere da farsi e ne autorizza l’esecuzione, che va per le lunghe per i delicati lavori ne-cessari;

- passano gli anni ed il restauratore non trova più interesse a Coreglia a ritirare l’opera, forse anche per difficoltà a repe-rire l’importo necessario, finché verso la fine del 2008 telefona alla Curia di Lucca, chiedendo se qualcuno lo vuole, altri-menti lo vende;

- la Curia ovviamente va subito a vederlo, ne riconosce il valore, paga il restauro, e da quel momento il Crocifisso è nei locali della Curia.Oggi quest’opera appare restituita al suo originale splendore, anche se sembra ne-cessario un ulteriore modesto intervento di restauro, già concordato, per consoli-dare meglio il legno in quello che resta delle mani e dei capelli ed evitarne il pro-gressivo sfaldamento.Inoltre si sta cercando di ricostruire la scheda di restauro, per una doverosa do-cumentazione degli interventi effettuati.Come è mostrato dalle immagini, si trat-ta di una pregevole opera di valore sto-rico – artistico, da attribuirsi alla metà del 1400; l’intensa espressione del volto e

la modellatura del corpo suscitano nello spettatore una profonda emozione.Adesso l’Associazione Rinascita per Co-reglia Antelminelli ONLUS desidera ri-portare questa splendida Immagine nella Chiesa Parrocchiale di Coreglia, perché

Tse è vero che questo Crocifisso appartiene, da un punto di vista economico, alla Par-rocchia, è altrettanto vero che dal punto di vista culturale e religioso Esso appar-tiene a tutta la comunità di Coreglia.

Ing. Guido Paoli

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Invia un SMS e potrai essere informato in tempo reale su:interruzione di servizi erogati dal Comune, chiusura di strade al pub-blico transito, variazione di orario degli Uffici, manifestazioni culturali, sportive, ricreative, chiusura delle scuole per avverse condizioni me-teorologiche e così via. Attivare il servizio è molto semplice. Invia un sms al numero 3356697174 e scrivi COREGLIA. (Per disattivarlo invia un messaggio allo stesso nu-mero scrivendo OFF).

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sono subito piaciuti, sia perché danno una nota di colore, sia per le brevi infor-mazioni storico-artistiche che forniscono a chi viene a visitare Coreglia.Ma il cartello posto davanti alla Chiesa Parrocchiale di S. Michele ha provocato meraviglia e sconcerto, perché indica che all’interno c’è un bel Crocifisso ligneo del 1400; questa ed altre notizie erano state tratte da un articolo scritto dal Prof.