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Anno XIII n. 3 Dicembre 2016

Anno XIII n. 3 Dicembre 2016 - comune.torino.it · Anno XIII n. 3 Dicembre 2016. ASSOCIAZIONE SENIORES DEL COMUNE DI TORINO Via Garibaldi 25 - 1° piano - 10122 Torino ... e dal 22

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Anno XIII n. 3 Dicembre 2016

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ASSOCIAZIONE SENIORESDEL COMUNE DI TORINO

Via Garibaldi 25 - 1° piano - 10122 TorinoTelefono: 011 - 01131954-52-51

Fax: 011 - 01131840associazione.seniores@comune.torino.itwww.comune.torino.it/lavoratorianziani

Cod.Fisc. 80099240014

Orario di ufficioMartedi, Mercoledi, Giovedi: dalle 9,30 alle 12,00

PRESIDENTE: Vittorio FERRANDO

VICE PRESIDENTE: Antonio NACCA

SEGRETARIO: Angela PEISINO

SEGRETARIO ONORARIO: Giovanni AJMAR

TESORIERE ECONOMO: Anna Maria ROCCIA

CONSIGLIERI: Mirella BORELLOEnzo BRAIDAFrancesco DANTEAldo LANTERIMarisa MODICAAntonina NERILuisella NIGRAMaristella PECCHIOPieralberto ROLANDORenza VARVELLO

REVISORIDEI CONTI: Loredana IGUERA

Domenico PIZZALAAlfonso SANUA

IN…FORMA!

Direttore Responsabile:Vittorio FERRANDO

Comitato di redazione:Antonio NACCA

Pieralberto ROLANDO

Hanno collaborato a questo numero

Anna BraghieriFranca Rosso

Rosalba Fenoglio

Autorizzazione del Tribunale di Torino 1921 del 17 febbraio 1968

Stampato presso Arti Grafiche S. Rocco, Grugliasco (TO)Novembre 2016

Sommario

Editoriale Pag. 1Tesseramento 2Bravo Fausto! 3Oltre i 150 anni del canale Cavour 4Marianna Fontanella,

beata suor Maria degli Angeli, carmelitana scalza torinese 6

In ricordo di Lorenza e Aldo 12Le Borgate tra il Po e la collina (I) 13Chiusura natalizia - Consulenza fiscale 20Viaggi e Gite III di copertina

In copertina: “Reale Castello del Valentino”.

Litografia di Demetrio Festa su disegno di Enrico Gonin, 1833.

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Edi to r ia l e

Come è noto, nel mese di giugno siamo stati chiamati alle urne per il rinnovo delSindaco e del Consiglio Comunale, giunti al temine del mandato quinquennale.

Non avendo alcun candidato raggiunto la maggioranza assoluta dei voti si è dovutofare ricorso al ballottaggio ove, sovvertendo in parte i pronostici, Chiara Appendino delMovimento 5 stelle ha avuto decisamente la meglio sul Sindaco uscente Piero Fassino.

I torinesi evidentemente, dopo tanti anni di amministrazione del centro sinistra hannointeso, a grande maggioranza, voltare pagina accordando fiducia ai rappresentanti delcosiddetto “nuovo”.

A differenza di Virginia Raggi, neo sindaca di Roma che si è vista consegnare dai suoipredecessori una disastrosa voragine cui tenta, con grandi difficoltà di porre rimedio,Chiara Appendino ha ereditato una situazione sotto controllo che, riconoscendole iltempo necessario, dovrebbe consentire a lei ed ai suoi assessori di esprimere compiuta-mente le proprie capacità anche se, da ex dirigente comunale con oltre 30 anni di espe-rienza ho ben presente le difficoltà, per dei quasi neofiti, nel calarsi in una realtà moltocomplessa ove i buoni propositi o le iniziative più apprezzabili molto spesso trovano osta-colo, per la loro realizzazione, vincoli normativi o carenza di risorse.

Ciò premesso a Chiara Appendino giovane neo Sindaca gli auguri più sinceri di saperamministrare la nostra bella e tanto cara Torino con acume e saggezza con l’auspicioche nei confronti della nostra Associazione, ormai ultra sessantenne, non vengano menoil rispetto e le attenzioni riservateci dalle precedenti Amministrazioni.

Vittorio Ferrando

Auguri alla neo Sindaca!

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TTESSERAMENTOESSERAMENTO 20172017Si informa che il versamento della quota associativa per il 2017 potràessere effettuato a partire da martedì 15 novembre 2016.Con il rinnovo o la nuova iscrizione sarà offerto – sino a fine gennaio - unpanettone di alta pasticceria ed una confezione di riso di ottima qualità.Le quote nonostante il lievitare dei costi sono rimaste invariate rispettoall’anno precedente:

Socio Ordinario € 15,00Socio Sostenitore € 20,00Socio Benemerito € 25,00Simpatizzante € 20,00

Il versamento potrà essere effettuato:

• presso la sede dell’Associazione (Via Garibaldi, 25 - 1° piano) nei giorni e con gli orari sotto indicati:

da martedì a venerdì dalle 9.30 alle 12.00

e dal 22 novembre al 13 dicembre anche il martedì pomeriggio

dalle 16.15 alle 18.15

• oppure tramite il conto corrente postale n. 24352106 intestato a Associazione Seniores del Comune di Torino, specificando il motivo del versamento.

La quota di iscrizione o di rinnovo all’ANLA(Associazione Nazionale Lavora tori Anziani)

comprensivo dell’abbonamento al mensile “Esperienza” è di € 18,00 per i soci ed in € 10,00 per i familiari conviventi nonché,

per il triennio 2017-2019 in € 48,00 per i soci ed in € 24,00 per i familiari conviventi.

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R iconosc imen t i

Il 4 ottobre 2015, nell’ambito delle iniziati-ve per la Giornata nazionale dei Nonni,

istituita con legge nel 2005, si è svolta nellaSala rossa consiliare la consegna del premio“In silenzio per gli al tri” proposto a lla Città diTo rino dal Consiglio dei Se nio res nel lontano2002, nell’intento di offrire ad alcuni anzianiun simbolico riconoscimento per essersidistinti in attività di volontariato.

Tra i premiati anche il nostro socio ed exVice Presidente dell’Associa zio ne, FaustoSorba che ha dedicato, sin dagli anni giova-

nili, parte della propria vita in sostegnoscolastico di minori appar te nenti a famigliedisagia te prevalentemente di origine stranie-ra. Ha contribuito, come Socio fondatore,all’istituzione nel 1996, del l’Asso cia zio ne“Do po scuola Amici del Corpus Domini” di cuida qualche an no ha assunto la presidenzacu ran do in particolare il coordinamentodelle attività attraverso progetti educativimirati al miglioramento del rendimentoscolastico ed alla prevenzione dei rischidi emarginazione.

Bravo Fausto!

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L a nos t ra s to r ia

Il Piemonte negli anni 1850-1860 sotto laguida del conte Camillo Cavour, primo

ministro del Regno sardo nel cosiddettodecennio di preparazione all’unità d’Italia,si distinse per lo sviluppo delle infrastrutturepubbliche, in specie quelle ferroviarie, cheraggiunsero lo sviluppo di circa 800 kmcon un primato assoluto nella penisola. Incampo idraulico si guardò specialmentealla vicina Francia, che già disponeva aquell’epoca di una rete di canali navigabilitra le più diramate e prestigiose d’Europa. IlRegno di Sardegna sviluppò dunque uninteresse peculiare per la creazione di unarete di canali navigabili e non, mirata all’in-cremento e alla modernizzazione dell’agri-coltura delle zone orientali del Vercellese,del Novarese e della Lomellina. Il progettosi distinse per le applicazioni di ordine inge-gneristico all’avanguardia per quel tempo eper la visione lungimirante dei problemieconomico-sociali che in quelle terre avreb-bero trovato soluzione.

Il primo progetto di quello che saràdenominato Canale Cavour risale all’anno1842 e si deve all’agrimensore vercelleseFrancesco Rossi, che ne delineò in largaparte il tracciato in modo da portarel’acqua verso est; ma colui che realizzòl’opera fu l’ingegnere Carlo Noè, nativo diCasale Monferrato, ricordato anche inquanto nel 1859 progettò ed attuò la dife-

sa passiva all’avanzata austriaca nelPiemonte sud orientale, con l’allagamentodelle pianure tra Vercelli e Novara mirata aostacolare l’azione offensiva nemica ancheallo scopo di attendere l’arrivo dell’alleatofrancese, ossia di Napoleone III che con lasua armata, sarebbe sbarcato a Genova.

Una targa commemorativa, posta asuo tempo su una casa di via Santa Teresaa Torino ricordava tali eventi, ma fudistrutta dalle incursioni aeree sulla cittàdurante l’ultimo conflitto; il ricordo dell’in-gegnere Noè è però presente nella topo-nomastica cittadina, con la via a lui dedi-cata nel quartiere di Porta Palazzo.

Il canale Cavour fu realizzato in tre anni,dal 1863 al 1866 grazie al lavoro instan-cabile di un ingente numero di maestranze,dall’impiego di una massa di materialicospicua e di un ingente investimento didenaro pubblico. In questo stesso periodo sistava realizzando il primo traforo transal-pino del Fréjus, iniziato nel 1857 e termi-nato nel 1871: esiti entrambi di una politi-ca innovatrice che in Cavour aveva avuto ilprincipale interprete. I numeri rendonol’idea dell’opera idraulica realizzata tra ilPo e il Ticino. Lunga 86 km, tra Chivasso eGallarate, con un larghissimo reticoloaccessorio costituito da circa 20000 km direti irrigue principali e secondarie. Il cana-

Oltre i 150 anni del canale Cavour

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le si dovette orientare verso est per irrigarein particolare la Lomellina, allo scopo disfruttare al massimo le colture. Largo circa20 metri e profondo in media tre metri, ètuttora fattore determinante del “triangolod’oro della risicoltura piemontese”, primain Europa per quantità e qualità.

Alla grande impresa lavorarono circa14000 operai, la spesa di circa 50 milio-ni di lire coprì i costi dell’opera, compresauna serie imponente di manufatti accesso-ri con venti ponti-canale che scavalcanofiumi e torrenti e 199 gallerie subacquee.

Da 150 anni il canale è in funzione edè gestito dalle associazioni irrigue interes-sate; il flusso è sempre adeguato allenecessità delle colture e costituisce un effi-ciente esempio di un’opera pubblica sem-pre in via di miglioramento.

Si può affermare che il Canale Cavour,pur nella sua circoscritta posizione nellageografia mondiale, si inserisce in queiprogetti che ebbero grande sviluppo nellaseconda metà dell’Ottocento, secolocaratterizzato dalla realizzazione diopere ciclopiche, quali il Canale di Suez,il Canale di Panama (che è lungo circa 81km, 5 in meno rispetto al Canale Cavour).Tali progetti sono stati oggetto di conteseimperialistiche spesso sfociate in conflittiepocali che, anziché unire, hanno divisole comunità mondiali; tuttavia, modelli diprogresso tecnico importantissimi, hannofavorito la coltura e la circolazione siadelle merci sia delle popolazioni, facilitan-do gli scambi e le comunicazioni tra cul-ture diverse.

Alfonso Adda

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S to r ia d i una to r i ne se

Il 16 dicembre 2011, al compimentodel trecentocinquantesimo anniversario

della nascita della beata suor Maria degliAngeli, al secolo Marianna Fontanella,nata il 7 gennaio 1661, la Città di Torinopose una targa commemorativa sulla fac-ciata della sua casa natia al civico 1 di viadei Mercanti.

Prima religiosa torinese (e prima car-melitana scalza italiana) a essere eleva-ta all’onore degli altari (da papa Pio IXnel lontano 1865), ma soprattutto farospirituale e guida morale per la corte ela città negli anni tragici e gloriosi delregno di Vittorio Amedeo II, Maria de -gli Angeli, discendente per parte dimadre da san Luigi Gonzaga, scopre lasua vocazione davanti alla più veneratareliquia torinese, la Sindone, nell’osten-sione pubblica del 4 maggio 1676 av -venuta dal “Paviglione” su piazzaCastello. E per dedicarsi al Signore sce-glie un altro luogo permeato di storiasabauda: il monastero torinese di clau-sura di santa Cristina sorto nel 1639 sul-l’aulica piazza Reale della Città Nuovain adempimento del voto fatto da Mada ma

Cristina di Francia al fine di sconfiggerela propria lunga sterilità.

Marianna vi entra poco più che quindi-cenne il 19 novembre 1676, dopo aversuperato l’ostilità della famiglia che l’hadestinata al matrimonio e che disapprova,data la sua fragile costituzione, la sceltadell’austera regola carmelitana. Ottenutoil consenso della duchessa GiovannaBattista, la giovane pronuncia i voti solenniil 26 dicembre 1677 dopo l’anno di novi-ziato. Con il nome di Maria degli Angeli,inizia un cammino di purificazione che laconduce ben presto a raggiungere le piùalte vette della spiritualità e a elargirne idoni a coloro che hanno la possibilità difrequentarla. Non si tratta solo delle con-sorelle, che ne comprendono ben presto ledoti straordinarie di ascesi austera, diumiltà e di carità tanto da volerla nel1690 alla guida delle novizie e nel 1694priora del monastero (con dispensa papalepoiché l’età è minore di quella prescritta),carica questa che ricoprirà altre due volte.Soprattutto a lei guardano GiovannaBattista, e poi Anna Maria d’Orléans e ledame del seguito che propagano, al di là

Marianna Fontanella, beata suor Maria degli Angeli,

carmelitana scalza torinese

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delle alte mura del cenobio, la capacitàdella suora di tradurre la sua mistica fedein concreto sostegno e illuminato consi-glio. Anche le personalità più influenti delclero torinese hanno modo di apprezzar-la e di collaborare con lei. Dietro la ruotadel parlatorio che la cela a occhi estranei,Maria degli An -geli non ha biso-gno di interrogareper individuare ilvisitatore del mo -mento. “Voi sie- te Ignatio” si sen -te dire il canonicoCarrocio la pri -ma volta che sireca al mo na -stero; neppure habisogno di pre -sen tarsi a lei ilpa dre Se ba stia -no Val fré, che so -vente viene a in -vocarne la caritàoperosa.

L’attività dellareligiosa più pro-priamente “pub-blica” inizia dopola sua prima elezione a superiora, anchese la frequentazione del la secondaMadama Reale, poco dopo la morte diMadama Cristina, è senza soluzione dicontinuità. Giovanna Battista, infatti, si

reca con regolarità al monastero, dove tra-scorre interi giorni di raccoglimento e dipenitenza, specialmente nell’anniversariodella morte del consorte Carlo Emanuele II;Anna Maria d’Or léans, giunta sposa aTorino nel maggio 1684, vi accompagnasovente la suocera.

Entrambefanno ricorso allacarismatica sen si -bi lità di Ma riadegli An ge li: laprima de ve tran-gugiare lo smac-co di aver dovutoabbandonare lareggenza e cercail modo di mante-nere visibilità trala sua gente, An nadeve essere aiu-tata a superare idisinganni e leumiliazioni cheVit to rio Amedeonon le risparmia.

Nel 1695 ilPiemonte è inguerra con laFrancia di Luigi

XIV da quasi sei anni: ha subìto nellaprima campagna pesanti sconfitte aStaffarda e alla Marsaglia, ha perso lamaggior parte delle sue piazzeforti; ilmaresciallo Catinat ha messo a ferro e

Marianna Fontanella, beata suor Maria degli Angeli

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fuoco residenze ducali e umili villaggi, ilpopolo è alla fame. Anna, che ha par-torito in undici anni di matrimonio solofemmine (la secondogenita è morta nel1690 a guerra appena iniziata) e non ilmaschio necessario alla continuità dina-stica, è affranta come donna e comeduchessa. Madre Maria degli Angeli haimmensa fede nella protezione di sanGiuseppe, la cui devozione nella tradi-zione carmelitana, viva fin dai principi,ha avuto ulteriore impulso dai Ri for -matori del Carmelo del XVI secolo,santa Teresa d’Avila e san Giovannidella Croce. Suggerisce dunque alleduchesse di appellarsi al Santo, raffigu-rato nella vigorosa pala di AntonioTriva che domina il primo altare alladestra della chiesa di santa Cristina.

Maria degli Angeli intensifica intantopreghiere e penitenze per implorare ildono della pace sospirata. Un giorno,mentre rivolge la consueta fervida pre-ghiera al Signore, si sente rispondereche la grazia sarà concessa se la Città diTorino si porrà sotto il patrocinio di sanGiuseppe. Ne informa immediatamentele principesse sabaude che restano colpi-te dalla rivelazione e decidono di ubbi-dire all’invito. Madama Reale che puòagire autonomamente, cosa non permes-sa alla duchessa Anna, si rivolge, trami-te il marchese Carlo Francesco Morozzosuo gran fiduciario, al Consiglio Co mu -nale di Torino per invitarlo a proclamare

San Giuseppe compatrono della città.Nella seduta del 31 dicembre 1695 iConsiglieri unanimi, interpretando l’ar -dente anelito della popolazione allapace, decidono di aderire alla richiesta.Il 13 maggio 1696, terza domenica do -po la Pasqua, la chiesa di santa Cristinatrabocca di fedeli accorsi da ogni canto-ne; le duchesse di Savoia e le loro dameassistono dalla tribuna reale al solennepontificale celebrato dall’arcivescovoMichele Antonio Vibò in onore del nuovoPatrono.

La predizione di Maria degli Angeli siavvera: il 29 agosto 1696, quattro mesidopo la solenne celebrazione, del tuttoinaspettatamente e con grande meravi-glia, il duca firma una pace (separata)con Luigi XIV e contemporaneamente ilcontratto di matrimonio per la principessi-na primogenita Maria Adelaide che,non ancora undicenne, lascerà Torino il7 ottobre 1696 per divenire la delfina diFrancia.

Anche il Consiglio Comunale sente ildovere di rendere grazie al Santo che hapatrocinato la pace definitiva (siglata il 7ottobre 1696 a Vigevano), e che vorràpresto donare alla stato sabaudo un prin-cipe. A questo fine, nella seduta del 29settembre 1697 delibera di commissiona-re a Daniel Seiter, ammirato pittore duca-le momentaneamente a Roma, un “qua-dro grande” che raffiguri il “glorioso sanGiuseppe compatrono di Torino” e che

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serva come ancona nel giorno in cui, insanta Cristina, se ne celebra la festa.

Sei mesi do po il quadro ar riva a Torinori scuo tendo u na nime am mi ra zio ne; è tra sfe -rito nella chie sadestinata ad ac -co glierlo e ilpri mo maggio1699 il Con si -glio Comunaleor dina di paga-re a Seiter lasomma pattuitadi 750 lire diPiemonte.

Il 6 maggio lepreghiere deiduchi e dei sud-diti sono final-mente esaudite:la nascita di unprincipe sanoscatena la follegioia di VittorioAmedeo, la com- mossa felicità diAnna, la sod -di sfazione diGiovanna Bat -ti sta, il gau diosincero e ru mo-roso del popolo. È battezzato VittorioAmedeo Filippo, nomi tradizionalidella dinastia; Anna ha però ottenutodi potervi aggiungere, è la prima volta

per un principe sabaudo, quello diGiuseppe.

La nascita del principe ereditario, re -plicata nel 1701 con quella di Carlo

Ema nue le pre -detta dal la Ma -dre car melitana,ha con vinto an -che il duca adavvalersi degli il -luminati consiglidella me desima.Ma Vit to rio Ame -deo de side ra e -spri mere tangibil-mente la sua rico-noscenza. PoichéMaria degli An -geli vuo le farsor gere a Mon -calieri un nuo vomonastero car -me litano inti to -lan dolo pro prioa “San Giusep pedella Ma dre diDio”, il duca ap -piana tutte ledifficoltà oppo-ste dalle auto-rità moncalieresi

affinché la fondazione possa realizzarsiponendo come condizione che Mariadegli Angeli non abbandoni Torino. Glipreme infatti poter ricorrere in ogni

Daniel Seiter, San Giuseppe compatrono di Torino, olio su tela, 1698 (Torino, Chiesa di Santa Cristina).

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momento ai suoi ispirati consigli. Eglisarà da allora un visitatore assiduo delparlatorio al punto che la Madre, confu-sa, lo pregherà di non volerla onorare ditanta attenzione, sentendosi rispondereche il duca ha il diritto di scegliere comerelazionarsi con un proprio suddito!

Tre anni dopo la nuova disastrosa guer-ra ingaggiata da Vittorio Amedeo controLuigi XIV, i gigli di Fran cia nel giugno 1706giungono asventolaresotto le mu -ra di Torino.È an cora lavo ce ras si cu -ran te di Ma -ria de gli An-geli a so ste -nere la spe -ranza di unavitto ria chesem bra im -pos sibi le. LaVer gine l’ha ras si curata:

“Alla Bam bina vin ceremo. La Bam bi nasarà la nostra liberatrice” (il riferimento èla festa della nascita di Maria Vergine, l’8settembre), è il messaggio con cui laMadre rincuora le duchesse che abban-donano la città per portare in salvo il futu-ro dello stato sabaudo (principi tesoro eSindone), mentre il buon Valfré si prodi-ga per sostenere i soldati sulle mura ecurare quelli feriti ricoverati sulla piazza

Reale. Quando il 7 settembre 1706, messiin fuga gli assedianti, Vittorio Amedeo e ilprincipe Eugenio di Savoia entrano nellacittà allo stremo e in Duomo si innalza ilcanto del Te Deum di ringraziamento, ilpensiero dei torinesi va alla piccola suorache ha dato loro speranza nei giorni buidello sgomento e del terrore.

Maria de gli Angeli co n tinua a de di carei suoi giorni al Si gnore: se gue spi ri tual men -

te e ma te rial -mente la vitadel conventoe offre con -for to agli u -mi li e ai po -tenti che af -follano il par -latorio. Ellaha pre dettoal duca quelti to lo che Vit-to rio Ame -deo insegue

dalla salita al trono nel 1683 e, quandola corona reale gli cinge la fronte aPalermo il 24 dicembre 1713, è alle pre-ghiere di Maria degli Angeli che il novel-lo re si affida, come attesta la nutrita cor-rispondenza che intercorre fra i sovrani inSicilia e il convento torinese di santaCristina.

Al ritorno dei reali consorti a Torino, il 1ottobre 1714, Maria degli Angeli ha peròla certezza che il principe di Pie monte

Il Carmelo San Giuseppe della Madre di Dio in Moncalieri

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morirà a breve. Anna d’Orléans, che l’havisitata il giorno della festa di santa Teresail 15 ottobre, ne ha notato l’aspetto mesto,ma non ha osato domandarne la ragionené la suora ha ritenuto di dare spiegazioni.Per sostenere i sovrani annientati dallascomparsa dell’erede, il 22 marzo 1715, laMadre prega e scrive al re, il cui doloreraggiunge tanta intensità da far temere perla sua mente, offrendogli conforto e racco-mandandogli rassegnazione.

La morte del principe segna anche il tra-collo fisico di Giovanna Battista e il lentodeclino di Anna. Madama Reale, che tantosi è adoperata per abbellire la chiesa e ilconvento di santa Cristina, vuole fare allagrande umile suora il regalo più importante:commissiona a proprie spese al nuovo archi-tetto del re, Filippo Juvarra, la facciata anco-ra mancante della chiesa. Madre Mariadegli Angeli non ne vedrà però la conclusio-ne. Dopo ripetuti attacchi di paralisi, prostra-ta da una vita di rigida penitenza, si spe-

gnerà il 16 dicembre 1717. La salma tra-sportata nel coro grande è oggetto di imme-diata venerazione: tanta è la calca di uomi-ni e donne piangenti che la bella balaustradi marmo dell’altar maggiore non regge.Sepolta dopo due giorni di esposizione nelsepolcro sotto il coro, la salma di colei chetutti già chiamano la “Santa” resta in santaCristina fino al 1802, anno dello smantella-mento napoleonico del monastero, per esse-re messa in salvo nella chiesa di santa Teresaunitamente ai resti di Madama Cristina. Solonel 1988 le monache di Moncalieriottengono dal l’arcivescovo Anastasio Balle -stre ro, padre carmelitano, di poterla venera-re nella chiesa che la Beata aveva fattocostruire colà in vita.

Maria Teresa Reineri

Bibliografia“Una Carmelitana torinese faro spiritualeper La Corte e la Città”, in StudiaTaurinensia 36, Effetà, Cantalupa, 2011.

Auguri!Il Consiglio Direttivo porge le più vive felicitazioni a:

Demichelis Maria Teresa e Formica Armandoche il 7 ottobre 2016 hanno festeggiato 55 anni di matrimonio.

Ragno Cesarina e Gatti Giorgioche il 16 luglio 2016 hanno festeggiato 55 anni di matrimonio.

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I n r i co rdo d i L o renza e A ldo

Il 25 luglio u.s. è deceduta Lorenza Carretto. Lorenza e Liliana Valentini, il braccio e la mente; pertanti anni un binomio inscindibile per l’Associazione eche, per uno strano comune destino, si sono spente apochi mesi di distanza l’una dall’altra.Lorenza, al pari di Liliana da alcuni anni, con grande ram-marico, aveva dovuto porre fine al suo solerte impegno inAssociazione per le condizioni di salute sempre più precarie.

Rimarrà nei nostri ricordi per la sua semplicità, per lo scrupolo che poneva nel-l’esecuzione delle disposizioni impartite dalla “sua capa” o da altri consiglieri,per l’entusiasmo con cui ha affrontato tanti viaggi nonché per la sua ostentatapassione per il ballo.Al nipote Gianemilio rinnoviamo il nostro cordoglio.

Sabato 15 ottobre si è spento, all’età di 93 anni ilrag. Aldo Picchetto che per oltre 10 anni e sino al2010, ha svolto la funzione di Presidente dei Revisoridei conti.All’inizio di ogni anno ha provveduto a predisporrecon somma cura e precisione la relazione al bilanciodei vari esercizi da sottoporre all’Assemblea Annualedei soci per l’approvazione.

Ha costituito, per l’Associazione, un riferimento molto prezioso, contraddi-stinguendosi per i suoi modi signorili e di rara cordialità. In questa triste circostanza siamo vicini alla moglie Maria, alla figlia Carolaed ai suoi familiari.

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R ico rd i

La volta scorsa ci siamo lasciati sul Po,in una delle numerose locande che

costellano le rive del fiume nella secondametà dell’800.

Oggi il cielo è terso, tante piccole nuvo-le bianche si inseguono trasportate dalvento, l’aria è leggera e profumata,insomma, è il giorno ideale per andare aldi là del nostro fiume, in quella verde lin-gua di terreno delimitata dalle primebalze collinari.

E quale occasione migliore per assapo-rare l’atmosfera di questi luoghi se nonpartecipare ad una delle più antiche festefluviali di Torino, la Festa di San Giacomo,patrono dei barcaioli e dei pescatori, chesin dai tempi più remoti si tiene il 25 lugliodi ogni anno?

Per il momento carichiamo le vettova-glie sul carro, facciamo un ultimo control-lo alle ruote e ci avviciniamo alle spondeproprio di fronte alla borgata Millefonti,dove abbiamo trovato la locanda in cuiabbiamo trascorso la notte.

Qui, al momento, è in funzione unponte di barche che ci permetterà rag-giungere senza troppe difficoltà la spondaopposta e il luogo dei festeggiamenti, iltratto di fiume tra il Rubatto e Borgo Po.

Giunti a destinazione, con il nostrocarro trainato dai cavalli percorriamo

la lunga strada sterrata che collegaMoncalieri a San Mauro, attraversan-do il territorio di Torino, dirigendociverso nord.

Il primo nucleo che incontriamo, circon-dato da campi coltivati e fitti boschi, èquello della nuova borgata del Fioccardo,con le sue case allineate lungo la Stradadi Moncalieri e le sue ville e villette conparchi e giardini che si arrampicano sullacollina.

Al Fioccardo il frinire dei grilli e dellecicale è assordante, gli unici rumori sonoquelli del nostro carro che segue il suopercorso tra sassi, buche e fango, mentrelo sguardo può spaziare verso la collina ele acque del fiume, oggi stranamente tran-quille.

Gli abitanti del Fioccardo sono dediti inparte alla coltivazione di cereali nei terre-ni in piano e di viti da vino sulle primebalze, in parte alla pesca ed al lavaggiodei panni, attività svolta, quest’ultima, sullefrequenti spiaggette naturali lungo lasponda destra del Po.

Per ‘andè a Türin‘ gli abitanti devonospingersi sino a Moncalieri o al Valentinoper trovare il primo ponte, oppure si devo-no servire di un rudimentale traghetto,inutilizzabile in caso di piena delfiume, evento non certo inusuale, come

Le Borgate tra il Po e la collina (I)

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testimoniato in una relazione ufficialerisalente al 1850:

“…A partire dal ponte provinciale pres-so Moncalieri, discendendo sino al pontesospeso Maria Teresa, non vi è altro mezzodi passare il fiume all’infuori di un insuffi-ciente e malfermo traghetto di barche e delpassaggio sul ponte Maria Te resa, sog get -to a pe dag -gio e so ven -te in gom broper i lavoridi riparazio-ne del tavo-lato…”.

Q u e s t asituazione didisagio ver -rà risolta trail 1876 e il1880 con lacostruzionedel Ponte Prin ci pessa Isabella, sull’assedell’attuale corso Dante, e nel 1928, conl’inaugurazione del Ponte Balbis, alleMolinette.

Il Fioccardo diventerà così unadelle più frequentate mete delle scam-pagnate dei torinesi, che nelle tratto-rie e nelle locande della borgata, conl’im man cabile ‘topia‘ di vite a rende-re meno soffocante il caldo estivo,accoglieranno i gitanti con un gene-

roso bicchiere di vino e con lautipranzi campagnoli.

Noi, però, nonostante tutto questo siaallettante, non possiamo fermarci, quindiraggiungiamo in pochi minuti la vicinaborgata del Pilonetto, che ci accoglie conle sue rustiche case lungo la strada, che sispingono sino alle rive del fiume da unlato e alla collina dall’altro.

Il suo no -me derivada un pic -colo pilonevo tivo po -sto lungo ilPo, al l’al -tez za delPon t e Prin -c i p e s s aI s a b e l l a ,lun go l’an -sa che ilfiu me for -ma di fron-

te all’imbocco della Val Pattonera. Per il momento il Pilonetto è ancora una

borgatella di case rustiche, villette, orti egiardini, ma tra qualche anno vedrà sor-gere mulini e fornaci che rimarranno infunzione almeno sino agli anni ’30 del‘900, per essere in seguito rimpiazzati inbuona parte da nuove case, ville con giar-dino e infrastrutture di vario tipo.

Lungo la Strada di Moncalieri sorge-ranno isolati di case economiche di bar-

La strada per Moncalieri al Fioccardo negli anni ’50 del ‘900.

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riera, destinate prevalentemente all’affittoe dotate di botteghe, negozi e piccoli sta-bilimenti artigianali, mentre lungo le rivedel Po continuerà indisturbata ancora peralcuni anni l’attività delle lavandaie, chetroveranno qui, a due passi dal centrocittà, il luogo ideale in cui lavare i panni,per poi stenderli al sole in ordinate file.

Ne è testimone Edmondo de Amicis,che nel suosaggio ‘To ri -no 1880’, de - scrive così lesponde delfiume:

“Lo strepi -tìo d’un mu -lino, il mor-morìo di unacascatella difiume e levoci delle la -v a n d a i einginocchia-te lungo lesponde” sono “i soli rumori che turbino ilsilenzio di quel vasto giardino pieno digentilezza e di pace”, mentre “il vecchioPo, largo e lento”, spande “in mezzo aquella gentilezza la poesia guerriera deisuoi ricordi e delle sue glorie“.

Dal nostro carro, accompagnatidal suono dell’acqua del fiume che

scorre veloce, si sentono i canti dellelavandaie, che tentano in questomodo di rendere meno pesante il lorolavoro.

Negli anni ’10 del ‘900 una primaOrdinanza Municipale vieterà loro distendere i panni lungo le sponde del Poper ragioni di ‘pubblico decoro’, divietoche verrà riconfermato nel 1935, ma per

il momento,a metà ‘800,c’è ancoratempo di vi -vere que-st’ambienteparticolare,con i pannistesi al solee al vento sulunghe cor -de tese traalti pali inlegno di ca -s t a g n o ,robinia equer cia.

Tra pochi anni qui, e anche più a valle,verso il Rubatto e la Barriera di Piacenza,si affermerà un’originale, almeno perl’epoca, consuetudine: i bagni di mare nelfiume!

Lungo lo spiaggette sorgerannoveri e propri stabilimenti balneari,ben descritti negli articoli giornalistici,come ad esempio quello apparso

Una veduta del Rubatto negli anni ’20 del ‘900, con i panni stesi lungo il Po e le ciminiere.

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sulle colonne de ‘La Stampa’ il 7 luglio 1932:

“Lido di Torino. Questa è la defini-zione che si potrebbe dare dellaBarriera di Piacenza, che in questa sta-gione si va rivestendo lentamente, magradatamente, della sua attrezzaturabalneare, e popolando di una folla ele-gante e chiassosa che al sole e all’ac-qua altro non chiede che di poterdimenticare, sia pure per lo spazio dipoche ore, le vicissitudini dell’esistenzaquotidiana.

I Canonici del Duomo di Torino, che neisecoli scorsi si recavano a villeggiare inuna loro casa posta in val Pattonera, nonavrebbero certamente pensato che le rivedel fiume, così placide e silenziose, potes-sero venire invase da una folla di bagnan-ti in succintissimi costumi e che l’aria mitedella collina, rotta solamente dal frusciardelle fronde e dal canto degli uccelli,potesse venire turbata dai ritmi della musi-ca sincopata…”.

Nel frattempo tra il Pilonetto e la vicinaborgata collinare di San Vito, raggiungi-bile percorrendo la stretta e ripida ‘Strà diîMort’ , continuerà l’insediamento di ele-ganti ville con giardino con vista dall’altosulla borgata e sulla città.

Ma oggi per noi questo è ancora futu-ro a venire, se non ci sbrighiamo rischia-mo di perderci il meglio dello spettacolo

della Festa di San Giacomo, conosciutaanche come ‘Festa dël Rôbat’.

Mentre ci avviciniamo al Rubatto, unpugno di vecchie e povere case strette leune alle altre sulle rive del fiume, si inco-minciano a sentire le musiche dei balli diquesta festa tradizionale per Torino, chenegli ultimi giorni di luglio attrae centinaiadi persone provenienti dalla città e dallecampagne circostanti.

La festa è di origine antichissima e sisvolge secondo un rituale ormai consoli-dato.

All’alba del 25 di luglio di ogni annogli ‘Abbà’, i caporioni delle borgate rivie-rasche, Borgo Po, Rubatto e Moschino, sirecano, a bordo di una grande barcainghirlandata, con fiori, bandiere, striscio-ni colorati, tessuti preziosi e nastri colora-ti, presso la Chiesa di San Lazzaro, lungola sponda sinistra del fiume all’altezzadell’attuale via Mazzini, e lì fanno benedi-re i pesci pescati nel fiume, contenuti inuna grande tinozza di legno. Si trattaprincipalmente di grandi storioni, di cui leacque del fiume sono ricche.

Benedetti i pesci, gli Abbà ed i bar-caioli legano ad ognuno di essi deinastri colorati, poi si posizionano conla grande barca al centro dl fiume erovesciano la tinozza, liberando ipesci. I ragazzi più prestanti si tuffe-ranno nella corrente e chi saprà cattu-rare il pesce più grande sarà procla-mato Re della Festa e avrà l’onore di

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dare inizio al ‘Ballo Solenne’ con laragazza più bella dei borghi.

Nel frattempo avrà inizio la baldoria,con musiche, balli ed esibizioni circensi.

Dopo esserci assicurati un buon postoda cui osservare il tutto, mentre stiamoassistendo alla competizione, dalle acqueemerge un ragazzo che ha catturato lostorione più grande: è lui il Re della Festa!

Il pubblico lo circonda, lo acclama, loporta in trionfo: toccherà a lui dare inizioai festeggiamenti della serata, compreso ilvia ai fuochi d’artificio, e avrà lui l’onoredi ballare con la ragazza più bella.

Per quanto ci riguarda, però, c’è unproblema….

Il cielo, mentre eravamo intenti adammirare le prodezze dei nuotatori in Po,si è improvvisamente inscurito, e in lonta-nanza, verso San Mauro, si sente il rumo-re sordo dei tuoni, accentuato dalle fre-sche folate di vento che penetrano attra-verso le chiome dei grandi alberi dellacollina … se non vogliamo finire il nostroviaggio con i vestiti completamente inzup-pati, ci conviene accelerare un po’, perarrivare indenni alla meta finale del nostroviaggio di oggi.

Il Rubatto è situato ai piedi del Montedei Cappuccini e deve il suo nome allafamiglia torinese dei Rubatto, che qui pos-sedeva due cascinali costruiti nel corso del‘700 in una zona non particolarmenteambita in quanto soggetta a frequentiinondazioni.

La borgata, inizialmente abitata nellaparte più in alto da sparuti vignaioli e inquella più in basso da pescatori, ‘navicel-lai’, ‘renaiuoli’, mugnai e lavandai, si èrecentemente allargata verso la Strada diMoncalieri, e si sta espandendo verso lacollina.

Dal carro notiamo le sue vecchie caseabitate dai lavandai, gli stretti prati sullerive del fiume su cui vengono stesi i pannied alcuni piccoli stabilimenti industriali,cui si affiancano nuove case.

Nel 1853, l’Abate Baruffi, autore delnoto saggio intitolato ‘Passeggiate nei din-torni di Torino’, scrive:

“…Date un’occhiata al Rubatto, e lovedrete animarsi giornalmente di nuovavita con nuovi fabbricati con diverse bot-teghe, con caffè e con osterie munite digiardinetti per adescarvi gli operai dellacapitale nei giorni di festa.

L’industria comincia anch’essa a farvicapolino con una fabbrica di zolfanelli diqualche importanza…”.

Nel 1868 la borgata verrà fattaoggetto di uno specifico piano di urba-nizzazione, che in seguito all’integra-zione con il Piano di espansione dellacittà a sud della Villa della Regina del1886 e del Piano Regolatore Unicod’Ampliamento del 1908, ne determi-nerà la fusione con il vicino Borgo Poe la borgata Pilonetto.

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Qui al Rubatto, a fine ‘800, opera-no gli stabilimenti della ditta Diatto,specializzata nella produzione delleprime automobili e di materiale ferro-viario, che i loro alti muri in mattonirossi e le loro ciminiere caratterizzanolo sky-line della borgata e che convi-vono con la tradizionale attività dellelavandaie e con i gitanti della bellastagione, come ci narra l’attentissimoAbate Baruffi, nel suo ‘Passeggiate neidintorni di Torino’:

“I panni stesi qua e là, che scor-gete in sì buon numero lungo la rivadel Po e del torrente Paese vi

annunziano che i lavandai di Torinohanno ivi una delle loro stanze prin-cipali.

Questo piccolo borgo, che cresce avista d’occhio, e presto darà manoper una parte al Borgo di Po, e perl’altra va allungando le braccia lungoil fiume verso Moncalieri, viene ralle-grato nella bella stagione e nei giornifestivi da balli campestri nei viciniprati e talora nel mezzo della pubbli-ca strada. Oggi che vi si stanzia unquartiere militare, fornito di buonamusica, si potrebbe agevolmenteintrodurre la bella festa annua dellelavandaie, quale praticasi con tanta

Il ‘Lido Barbaroux’, una delle spiagge lungo il Po, al Pilonetto, negli anni ’40 del ‘900.

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gioia sulle rive della Senna inParigi…”.

Negli ultimi decenni dell’Ottocento,l’apertura del Corso Vittorio EmanueleII Oltre Po l’attuale corso Fiume, rag-giungibile dal Ponte Maria Teresa, ren-derà disponibili terreni su cui si svilup-perà un quartiere residenziale borghe-se elegante e raffinato, il BorgoCrimea, che in breve tempo occuperàcon le sue eleganti case con giardinoed i suoi palazzetti le prime morbidependici collinari, stretto attorno alla suapiazza, Piazza Crimea, arricchita nel1892 da un monumento a memoriadella celebre battaglia.

Un borgo raffinato che non man-cherà di suscitare l’ammirazione deisuoi estimatori, come lo scrittoreCostantino Pagliotti, che nel 1926scriverà:

“Fra i sobborghi, dei quali la nostracittà s’ingemma, viene simpaticamentesegnato a dito il nostro rione, ches’adagia sullo sfondo di armonico anfi-teatro, dalle linee e dalle conche classi-camente atteggiate, che posa il suo

capo tra il verde amorevole delle colli-ne di Valsalice e il dolce declivio dellaBarriera di Piacenza, mentre il Po nelambisce i piedi, dinanzi al maestosogruppo delle nostre Alpi…”

Mentre si affermerà la moda deibagni di sole lungo le sponde del Po,accanto alle eleganti ville di BorgoCrimea, sopravviverà però lo spiritoantico del vicino Rubatto, dei cui abi-tanti si parlerà in un pomposo arti-colo apparso su ‘La Stampa’ il 7luglio 1932:

“ …Fiorente sana popolazione que-sta che vive una vita semplice in questaoasi di verde e di azzurro; gente probae lieta, lontana dal tumulto della vitacittadina e dalle false convenzioni mon-dane, la cui felicità è data dal lavoro edagli affetti familiari, ligia al dovere elegata alle antiche tradizioni, con unamore che ha del culto e che rivela inatti di pietà e di gentilezza la ruvidama sincera anima di questa razza…”.

Guido Giorza

Nel prossimo numero ancora in direzione tra il Po e la collina: Borgo Po, Madonna del Pilone,Ponte Barra, Meisino, Sassi e Borgata Rosa.

…continua

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CHIUSURACHIUSURANATALIZIA NATALIZIA

Si informa che la Segreteria

resterà chiusa

dal 23 Dicembre 2016

al 9 Gennaio 2017

CONSULENZA FISCALECONSULENZA FISCALEAnche per il 2017 viene confermata la possibilità per i soci di

usufruire del servizio di consulenza fiscale ed assistenza gratuiteper la compilazione dei Mod. 730 e Unico, fruibile tutti i martedì

mattina a decorrere dal 21 Marzo 2017 previa prenotazione in Segreteria al numero 011 011 31954.

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T empo l ibe ro

Viaggi e Gite

7-8 Aprile

Mantova + navigazione sul Mincio.

Gite di un giorno

Sabato 6 maggioComo e Bellagio.

Sabato 20 Maggio

Assemblea annuale a Mombello Monferrato – con sosta nel pomeriggio a Casale o,in alternativa a Moncalvo.

Inizio giugno

Praga – cinque giorni, quattro notti, in aereo.

Fine settembre

La riviera di Ulisse (S. Felice al Circeo -Isola di Ponza - Montecassino + altro) –sei giorni in pullman.

Sabato 7 ottobre

Crema e Lodi.E poi… Barcellona nell’anno successivo

NOTA BENE: i programmi con le quote e le date di inizio prenotazioni saranno disponibili inSegreteria e sul sito dell’Associazione almeno tre mesi prima di ogni viaggio o gita.

Como - Bellagio

Mantova

Praga

La riviera di Ulisse

Lodi

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Buon NataleBuon NataleBuon NataleBuon NataleBuon Natale

A tutti i soci un caloroso ed affettuosoaugurio da parte del Presidente,

del Consiglio Direttivo e della Redazione

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