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In caso di mancato recapito inviare all’ufficio CMP Roserio - Milano per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Anno XL n.1 2017 Poste Italiane Spa spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB MIlano LUPO, ORSO, VOLPE, CINGHIALE SEMPRE PIÙ IN PERICOLO Milano, 22 Settembre 2017 Assemblea dei Soci LAC

Anno XL n.1 2017 Poste Italiane Spa spedizione in abbonamento … · 2017. 8. 9. · l 22 settembre 2017 a Milano, in Via Solari 40 si terrà l’assemblea genera-le degli aderenti

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LUPO, ORSO, VOLPE, CINGHIALE SEMPRE PIÙ IN PERICOLO

Milano, 22 Settembre 2017 Assemblea dei Soci LAC

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Numero 1/2017 2

UNA SCIAGURATA LEGGE SUI PARCHI

I l piano scellerato per l’abbattimento 24 ore su 24 delle volpi in vaste aree

dell’Ambito territoriale unico di caccia di Brescia è iniziato all’insegna di una pia-nificazione inesistente, di motivazioni eti-camente e scientificamente inaccettabili e sullo sfondo di una protesta on line che sta veleggiando velocemente verso le 80 mila firme. 80 mila cittadini indignati dal via a un massacro inutile che non solo farà divertire per tutto l’anno una parte dei 22 mila cacciatori rimasti nel Bresciano, ma che è operato in modo illegittimo.Una sentenza della Corte Costituzionale arrivata su ricorso del Governo ha ap-pena bocciato le disposizioni della legge venatoria della Liguria che autorizzano la formazione di squadre di cacciatori da adibire ai cosiddetti controlli faunistici;

controlli, ovvero abbattimenti, che per la legge quadro nazionale sono di com-petenza esclusiva degli agenti venatori pubblici e non è permesso ai cacciatori di prendere parte all’abbattimento -coa-diuvando gli agenti venatori pubblici- a meno che non siano proprietari o con-duttori del fondo sul quale si attua il piano. E' una motivazione ulteriore, per la LAC, per chiedere, attraverso una lettera aperta al presidente della Regione Roberto Ma-roni, all’assessore all’Agricoltura Gianni Fava e al dirigente dell'Ufficio Territoriale Regionale di Brescia, la fine immediata di questa mattanza.La LAC ha inoltre presentato ricorso, che verrà discusso il 4 agosto. Al momen-to di andare in stampa non ne conoscia-mo ancora l’esito. n

CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA DEI SOCI LAC22 settembre, Milano

I l 22 settembre 2017 a Milano, in Via Solari 40 si terrà l’assemblea genera-

le degli aderenti alla Lega per l’Abolizio-ne della Caccia. L’assemblea è convocata in prima convocazione alle ore 9.00, e, in seconda convocazione, alle ore 11 - con il seguente ordine del giorno:

1) Relazione del presidente2) Relazione del segretario

8) Modifiche di statuto9) Programma di attività

L’assemblea annuale dei soci LAC, che si era svolta il 19 marzo scorso a Milano, ave-va approvato alcune modifiche di Statuto richieste dal Ministero dell’Ambiente per confermare il riconoscimento della nostra associazione. Si è reso necessario riconvo-care l’assemblea alla presenza di un Notaio

per poter redigere un atto originale auten-ticato, e poter quindi presentare lo Statuto modificato in copia conforme.La votazione sulle modifiche di statuto sarà quindi ripetuta.N.B. La sede dell’assemblea è raggiungibile con la metropolitana M2 (fermata S. Ago-stino) dalla stazione Centrale di Milano, e poi a piedi lungo via Solari o con il tram n. 14 per 3 fermate. n

L a Camera dei Deputati ha approvato il 20 Giugno scorso il PDL che riforma la legge quadro 394/1991sui parchi che coprono

appena il 10% del nostro territorio nazionale e rappresentano lo scrigno della natura italiana più preziosa.Uno smantellamento della tutela di parchi che lascia il campo ai poteri locali e che consentirebbe - implicitamente e con il pretesto della gestione faunistica - l'accesso in queste aree anche ai cac-ciatori, invece di tutelare un bene comune che appartiene a tutti i cittadini.Con il loro voto i deputati hanno deciso anche di considerare le Aree Marine Protette situate solo in alcuni dei tratti più belli delle nostre coste e del nostro mare come delle aree di poco interesse dove non vi è possibilità di risorse o di gestioni efficienti. Hanno preso decisioni sbalorditive e distruttive per la nostra flora, la nostra fauna, il nostro ambiente più prezioso. Le ultime grandi oasi di vera e totale sicurezza per tanti animali della nostra fauna,

molti dei quali ancora estremamente rari e pure in via di estinzione in quanto specie, erano i parchi nazionali. Anni di battaglie buttate al vento, menefreghismo totale a favore di ogni tipo di attività locale, di interessi personali e commerciali….parchi e mari venduti.Qui di seguito alcuni degli elementi assolutamente negativi del nuovo testo sulla riforma legge parchi:- Cancellazione competenze per i direttori dei parchi e di tecnici;- Nomine politiche all'interno degli uffici preposti;- Maggiori poteri alle amministrazioni locali a discapito dell'inte-resse nazionale;- Possibilità di estrazioni petrolifere;- Controllo fauna selvatica con apertura della caccia nei parchi - Delta del Po ancora una volta lasciato senza tutela nazionale- Riserve marine ridotte ad un nulla, senza soldi né gestioni. n

VOLPI A BRESCIA: UN MASSACRO

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I l Consiglio Regionale Lombardo in data 11 luglio 2017 ha approvato con 51 voti

a favore e 10 contrari (M5S e Sel) la legge “Gestione faunistico venatoria del cin-ghiale e recupero degli ungulati feriti”Prima della discussione generale era stata respinta una questione pregiudiziale pro-posta dalla consigliera Chiara Cremonesi (SeL), che riteneva incostituzionale il pro-getto di legge. Per il contenimento della popolazione del cinghiale e la salvaguar-

Numero 1/2017 3

dia delle colture agricole, si è preferito lasciare vagare i cacciatori su tutto il ter-ritorio lombardo anziché programmare un efficace piano di prevenzione alle colture agricole.La Regione è pronta a stanziare fino a 300.000 euro all’anno per il risar-cimento dei danni, ma solo 20.000 per la loro prevenzione. La legge approva-ta inoltre non è conforme all’art 19 della legge 157/92 e alla recente sentenza della Corte Costituzionale n 139/2017, inerente all’impugnazione di alcuni articoli della legge della Regione Liguria n. 29/2015, nella quale la Corte, dichiarando l’illegitti-mità costituzionale di detti articoli, dichia-

VENETO

CINGHIALI

LEGGE REGIONALE "SPARATUTTO" DEL VENETO IN GRAN PARTE DICHIARATA INCOSTITUZIONALE

C on sentenza n. 174, depositata il 13 luglio scorso, la Corte Costituzionale

ha dichiarato incostituzionali vari articoli della legge regionale del Veneto n. 18 del 27 giugno 2016, in materia di estensio-ne del "nomadismo venatorio", recupero fauna abbattuta con barche a motore, ad-destramento cani, ed impiego di caccia-tori al posto del personale di vigilanza per interventi di controllo faunistico.La Consulta si è pronunciata dopo una richiesta di impugnazione, formulata dal Consiglio dei Ministri, anche a seguito di un dettagliato esposto formulato la scor-sa estate dalla LAC e da altre associazioni per la tutela della fauna selvatica, ritenen-do fondati tutti i punti su cui erano stati sollevati forti dubbi di legittimità e di pa-lese contrasto con la normativa ittico-ve-natoria nazionale.Per effetto della sentenza 174/2017 del-la Corte Costituzionale, cessano di ave-re efficacia quelle disposizioni regionali del Veneto che:- prevedevano abbattimenti in periodi di divieto venatorio e in zone protette di

specie faunistiche da controllare, senza la presenza obbligatoria di agenti di polizia provinciale , ma ricorrendo direttamente ai cacciatori;- attribuivano la possibilità di cacciare in forma vagante anche ai cacciatori titolari della sola opzione per cacciare da appo-stamento;- attribuivano la possibilità di cacciare in modalità da appostamento anche ai cac-ciatori autorizzati alla sola caccia in forma vagante; - prevedevano disposizioni illegittime per l’abbattimento dei cormorani, specie protetta a livello europeo (mancato espe-rimento di soluzioni alternative, mancato uso dell’atto amministrativo invece che della legge regionale);- prevedevano il recupero di animali fe-riti a caccia, con uso di fucile e natante, quando il realtà la caccia sparando da barche è reato ;- prevedevano con legge-provvedimento regionale la possibilità di istituire campi di addestramento cani da caccia, con sparo di selvaggina per tutto l’anno e non solo

VINTO IL RICORSO PER LE ALLODOLE

ra che: “la norma impugnata non assicura la priorità del metodo ecologico rispetto al piano di abbattimento”.

Inoltre, la succitata sentenza interessa un altro importante

aspetto: sono state dichiarate incostituzionali le disposizioni che

abilitano soggetti diversi da quelli previsti dall’articolo 19 l. 157/92 alle operazioni di controllo faunistico. Pertanto il conteni-mento del cinghiale, nei periodi di caccia chiusa, spetta esclusivamente agli agenti venatori pubblici. Per le azioni di contenimento delle specie problematiche per l’agricoltura non pos-sono intervenire i cacciatori al posto degli agenti venatori pubblici. n

Un ennesimo regalo di Regione Lombardia alla lobby della caccia

I l TAR Lombardia con sentenza 01129/2017sul prelievo dell’allodola

accoglie il ricorso della LAC e condanna la Regione Lombardia alla rifusione delle spese processuali in favore della nostra as-sociazione. La LAC aveva presentato ricor-so contro il numero eccessivo di allodole di cui era stata autorizzata la caccia dipar-te dei cacciatori lombardi, relativi agli anni

2013-2016, contro il parere dell’Ispra e senza supporto di un’adeguata istruttoria e motivazione. Con ordinanza del 2016 il TAR Lombardia aveva ritenuto, pertanto, che la disciplina del prelievo giornaliero e stagionale dell’allodola sia da fissare nel-la misura prudenziale stabilita nel parere dell’ISPRA (10 capi giornalieri e 50 capi stagionali per ciascun cacciatore). n

in periodi limitati. La LAC esprime soddi-sfazione per il parziale ripristino di uno standard minimo di legalità nella legisla-zione venatoria veneta, stigmatizzando comunque la consapevolezza con cui norme in palese contrasto con la norma-tiva statale di settore continuano ad es-sere promulgate in un clima di sciatteria, incompetenza e clientelismo da una gran parte del Consiglio Regionale. n

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Numero 1/2017 4

S tiamo assistendo ad una escalation di articoli, a nostro avviso privi di senso,

su avvistamenti, accerchiamenti e persino aggressioni da parte di lupi aventi - stra-namente- per protagonisti sempre e solo persone appartenenti al mondo venatorio e agricolo. Si tratta di notizie per la mag-gior parte totalmente inverosimili, tanto che la LAC in alcuni casi ha richiesto l’in-tervento della Procura, e autoalimentate dal fertile terreno della sottocultura gene-rata da un paradossale Ministro che vuole riaprire la caccia ad una specie a rischio estinzione. Parallelamente alla diffusione di tali arti-coli, che di scientifico e rilevante hanno ben poco e il cui unico risultato è quello di creare ingiustificato allarmismo e panico tra le persone ignoranti, si è assistito ad un aumento esponenziale dei casi di bracco-naggio a danni dei lupi (quattro accertati nelle sole Marche in meno di un mese).Gli articoli su avvistamenti e presunti attac-chi di lupi si sono concentrati proprio nei giorni precedenti la prevista discussione a Roma del Piano Lupo, ormai rinviato quat-tro volte grazie alla mobilitazione senza precedenti di tutte le associazioni e di cen-tinaia di migliaia di cittadini, indignati per una scelta così scriteriata da parte di chi i lupi li dovrebbe tutelare. Le fonti sono di solito cacciatori: “dei cacciatori che stavano facendo una bat-tuta di caccia” (notare bene, a metà mar-zo), i quali, da esperti faunisti e sedicenti tutori degli equilibri ambientali, si sono pavidamente dichiarati “a debita distanza” dai quattro esemplari (ammesso che non

si sia trattato di cani). Ma il lupo non at-tacca mai l’uomo, che teme fortemente, e preferisce sempre scappare in sua pre-senza. A differenza di quanto vogliano farci improvvisamente credere i mezzi di infor-mazione, non esistono evidenze storiche di aggressioni all’uomo da parte dei lupi, se non di una nel 1825.Notiamo che, se lo scopo dell’articolo fos-se stato informativo ai fini della gestione del conflitto con gli allevatori, si sarebbe dovuto dare ampio spazio a spiegare che la convivenza è possibile adottando le op-portune strategie di prevenzione, come av-viene in quelle zone dove questo animale è presente da sempre: le buone pratiche previste dalla legge sono la presenza di un pastore al seguito del gregge, l’utilizzo di cani da guardia pastori abruzzesi ade-guatamente addestrati e la chiusura not-turna del gregge in recinzioni elettrificate. Essendo in regola su questo, gli allevatori vengono risarciti dalle regioni in caso di predazioni ad animali domestici accertate da parte dei lupi. Certamente si tratta di opere che richiedo-no un investimento, per evitare il quale il Ministro, assecondando le pressioni di Col-diretti, ha tentato, per ora invano, di lega-lizzare il metodo più “economico e amato” dagli allevatori: le uccisioni. E’ importantissimo inoltre ricordare che la maggior parte delle predazioni attri-buite ai lupi sono in realtà opera di cani vaganti e inselvatichiti (sui quali pure il Ministro ha pensato contro ogni logica di proporre gli abbattimenti anziché il poten-ziamento della vigilanza sul rispetto della

Legge 281/91), spesso proprio derivanti dai cani dei pastori, molto spesso fuggiti dal locale canile. In conclusione un articolo scrive che “IL PROBLEMA” lupo è stato già segnalato ne-gli anni passati in comuni limitrofi. Quindi se il lupo, con retaggio medioevale, è de-finito un problema, sarebbe utile farci sa-pere, sulla base di dati scientifici, per chi? I lupi sono stati, e continuano purtroppo ad essere come dimostrano i vostri articoli, gli animali più calunniati e più perseguitati della storia, ridotti sull’orlo dell’estinzione dalla caccia, e che ora, finalmente, sono tornati, grazie a 46 anni di progetti di tu-tela che ne hanno consentito un minimo ripopolamento, definito dai più importan-ti zoologi e studiosi di fauna selvatica “un piccolo miracolo”. L’importanza ecologica del lupo, voluta-mente ignorata per convenienza proprio dalle due categorie che più lo avversano, agricoltori e cacciatori, è fondamentale: il lupo è l’unico predatore naturale del cinghiale, nei confronti del quale una vera e propria guerra vede impegnate squadre di cacciatori tutto l’anno. Non sarebbe più facile lasciare che sia il lupo a regolare le popolazioni dei cinghiali, visto che la gestione trentennale da parte dei cacciatori ne ha causato l’aumento an-ziché la diminuzione? Da un recente stu-dio sulle abitudini alimentari del lupo con-dotto in Toscana risulta che esso preda soprattutto giovani cinghiali, riuscendo così a limitare le popolazioni di ungulati, a differenza dei cacciatori che uccidono ma-schi adulti provocando un cambiamento

IL LUPO SEMPRE PIÙ MINACCIATOdi Sabrina Simonetti, delegata responsabile Lega Abolizione Caccia Ascoli Piceno – Offida (AP)

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Numero 1/2017 5

Di cosa si compone la dieta del lupo

della strategia riproduttiva del branco, con aumento della prolificità delle femmine. Ma questo probabilmente si preferisce ignorarlo perché decreterebbe la fine delle battute di caccia per tutto l’anno. Ben 84 sono le battute attualmente in atto nella provincia di Ascoli Piceno, di cui 9 proprio nella zona di Offida (dove noi cit-tadini potremmo correre rischi per il lupi), per eliminare dalle nostre campagne l’al-tro unico canide selvatico importantissi-mo per l’ecosistema, la volpe, considerata un rivale dei cacciatori in quanto potrebbe nutrirsi dei fagiani e delle lepri reimmessi proprio in questo periodo per essere im-pallinati a settembre. Queste bande di per-sone armate e in frenesia (fino a 30 cac-ciatori con al seguito moltissimi cani per la battuta alla volpe), nei quali si imbatte chi in primavera decide di fare un’escursio-ne o una passeggiata, o chi vive o lavora in campagna, costituiscono l'unico rischio vero e accertato per la sicurezza , visto che l’attività venatoria causa mediamente

un centinaio di vittime umane all’anno tra morti e feriti. Le autorità competenti sono a conoscenza di questo problema di pub-blica sicurezza, poiché quotidianamente allertate dai cittadini lasciati completamen-te soli, spesso ad affrontare discussioni con persone armate non solo di fucili e cara-bine, ma dell’arroganza di essere titolati dai nostri politici ad entrare nella proprietà

privata senza il consenso del proprietario. Noi ci chiediamo quando avrà fine tutto questo, e nell’attesa diamo il benvenu-to a questi lupi. Ci adopereremo in ogni modo, coinvolgendo le guardie zoofile e venatorie e i cittadini che vorranno aiu-tarci, per vigilare affinché non avvengano anche ad Offida le uccisioni illegali dei nostri lupi. n

N ella seduta dell’11 luglio, il consiglio regionale del Veneto ha approvato a

maggioranza la mozione presentata anche da Sergio Berlato. Con questa mozione il consiglio regionale impegna la giunta ad organizzarsi in modo tale da procedere al pagamento di tutti i danni diretti ed indi-retti causati dalla predazione dei lupi en-tro e non oltre sei mesi dalla data dell'ac-certamento e ad installare tutti i sistemi di prevenzione per scongiurare il più possibile gli attacchi dei lupi agli allevamenti.Punto importante della mozione è l'impe-gno a recedere dal progetto Life WolfAlps a cui la Regione aveva aderito nel 2013. Il pro-getto prevede azioni per favorire la presenza

del lupo nel territorio regionale.Il documento approvato infine chiede l'at-tuazione da parte del governo centrale del piano di gestione e di contenimento del lupo "in modo da garantire la compatibilità tra la presenza di questo grande carnivoro e le attività umane. "La maggioranza rinuncia ai finanziamenti europei, rinuncia a gesti-re responsabilmente il problema del lupo e dopo due ore e mezza di discussione in aula, approvando questa mozione decide di non decidere davvero come affrontare con-cretamente il problema". A dirlo sono state le consigliere Cristina Guarda della lista AMP e Orietta Salemi del Partito Democra-tico. "Il progetto poteva da tempo portare

LUPI, IL VENETO ESCE DA LIFE WOLFALPSApprovata la mozione in consiglio

U no splendido esemplare di lupa appenninica è stato ri-trovato morto il 4 marzo dagli agenti del Corpo Forestale

vicino la località Acquosi di Gagliole. La lupa era rimasta in-trappolata in un laccio posizionato dai bracconieri lungo un sentiero utilizzato abitualmente dai cinghiali per andare ad abbeverarsi in una vicina sorgente. I cinghiali rappresentano infatti la preda principale del lupo, tanto che nelle sue feci si ritrovano abitualmente le setole dell’ungulato e quindi dove ci sono i cinghiali ci sono sempre anche i lupi, che seguono le loro tracce. La povera lupa, nel tentativo di liberarsi, sia era qua-si auto amputata una zampa, ma l’estremo gesto non gli era purtroppo servito, in quanto è stata poi vigliaccamente finita a fucilate dai bracconieri. Si tratta del quarto lupo ammazzato nelle Marche negli ultimi mesi e certamente questi vili episodi

ristoro se i soldi per il risarcimento danni, le recinzioni, i sistemi di prevenzione fossero stati resi disponibili in tempo, e non mesi e mesi dopo, agli allevatori che ne hanno fatto richiesta. Recedendo dal percorso WolfAlps con quali soldi la maggioranza pensa di so-stenere le spese dei sistemi di prevenzione e dei monitoraggi necessari? Ci auguriamo che perlomeno le richiesta di impegno nel pagare entro sei mesi i danni diretti e indi-retti agli allevatori non diventi l'ennesima promessa non mantenuta da parte della giunta. La mozione impegna strumental-mente la giunta a scelte che sappiamo non può applicare, pena pesanti risarci-menti alla comunità europea". n

sono incoraggiati e sotto certi aspetti anche “legittimati” dal-la campagna di demonizzazione contro il predatore messa in atto da alcuni organi di stampa, come pure dalla proposta del Ministero dell’Ambiente e di alcune Regioni di riaprire la caccia al lupo, con lo scopo di abbatterne fino ad un 5% del tota-le, senza peraltro che nessun organo scientifico ne abbia mai censito esattamente la popolazione. Oltretutto si tratterebbe di un intervento inutile, visto le centinaia di lupi che ogni anno vengono comunque ritrovati morti in Italia, uccisi a fucilate, avvelenati o investiti da automezzi. Sarebbe solo l’ennesimo regalo dei nostri politici alle associazioni venatorie, visto che il lupo è ormai da tempo entrato nel mirino dei cacciatori, specie dei cinghialai, che lo considerano a tutti gli effetti come il loro principale competitore nella caccia al cinghiale. n

RITROVATO UCCISO UN ALTRO LUPO A GAGLIOLE (MC)

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6Numero 1/2017

PALMAROLA: LE MUNIZIONI ERANO NASCOSTE IN UNA GROTTA MENTRE I FUCILI ERANO STATI SOTTERRATI ALL'INTERNO DI TUBI

BRACCONAGGIO

A vevano nascosto le cartucce in una grotta e i fucili erano stati interra-

ti all'interno di tubi. Tutto pronto per una battuta di caccia ov-viamente illegale sull'isola di Palmarola. Ma fortunatamente il piccolo arsenale è stato tro-vato ed ora, è proprio il caso di dirlo, è caccia ai bracconieri. Il nucleo operativo antibracco-naggio carabinieri di Roma, unita-mente al gruppo cc forestale di Latina, al servizio navale carabinieri di Ponza e alla stazione carabinieri di Ponza ha effettuato un' operazione denominata "isole pontine" mirata alla repressione di atti di bracconag-

gio perpetrati in danno dell'avifauna selvatica in particolare tortore, quaglie e piccoli

insettivori che in questo periodo stanno effettuando la migra-

zione per raggiungere i siti di nidificazione, durante la qua-le effettuano delle brevi soste per recuperare le forze nelle isole. Nelle giornata di sabato

e domenica sono stati effettua-ti due blitz sull'isola di Palmarola,

meta preferita dai bracconieri perché lontana da luoghi abitati, nel corso dei qua-li venivano rinvenute oltre 1000 cartucce (1150) inesplose, pronte all'uso e accurata-mente occultate all'interno di grotte appa-

E ra un dicembre particolarmente freddo quello di cinque anni fa quando partii

come volontario della LAC, Lega per l’Aboli-zione della Caccia, per un campo antibrac-conaggio sulle montagne del Sulcis.Da quel dicembre, ogni anno, come fosse una migrazione stagionale, sento l’esigen-za di lasciare “il continente” e unirmi ai vo-lontari di tutta Italia per dare un contribu-to, piccolo ma fattivo, alla protezione della natura. Una migrazione che è reale e vede lo spostamento contemporaneo di singoli

umani, mossi da un intento comune, e di piccoli uccelli, i tordi bottacci che, cercan-do riparo dal freddo dei paesi nord europei, giungono alle nostre latitudini per supera-re l’inverno. Quello che questi volatili non sanno è che, ad attenderli, ci sono centi-naia di cacciatori e bracconieri soprattutto in zone, come il cagliaritano, dove questa selvaggina è molto richiesta.In queste terre il bracconaggio è un feno-meno molto diffuso. Ne è cosciente la gen-te del posto, che conosce le abitudini dei

cacciatori di frodo, e ne è cosciente Il Cor-po Forestale Regionale che ha istituito uno specifico nucleo di contrasto. Scopo della cattura è la produzione delle “grive”, una serie di otto tordi cotti, marinati con foglie e bacche di mirto, che rappresentano una ricetta tradizionale della Sardegna meridio-nale. Ogni “griva” è venduta, tramite canali fidati, a privati ma anche ad alcuni ristoranti a un prezzo di mercato che supera i cen-to euro. I tordi, spostandosi nell’intrico dei cespugli e cercando dei posatoi, finiscono

Il racconto di un’esperienza vissuta in Sardegna, nel Sulcis, in difesa degli uccelli migratoridi Andrea Attanasio biologo, esperto di vigilanza venatoria ed antibracconaggio. Da anni volontario in varie associazioni ambientaliste ed attivista della LAC.

rentemente abbandonate, nonché venivano rinvenuti n.3 fucili calibro 12, pronti all'uso, di cui n.2 aventi matricola abrasa o illeggibile e n.1 oggetto di furto in quel di Sperlonga. Tali armi erano state abilmente nascoste nel ter-reno (collocate dentro tubi in pvc) all'interno di un bosco di Leccio in località Carcariello. Le indagini continuano per cercare di risalire ai responsabili di tali comportamenti illeciti che denotano in maniera evidente da un lato come il fenomeno del bracconaggio sia presente nonché vitale in tali zone e dall'altro come gli autori siano collegati ad ambienti criminali di spessore vista la notevole dispo-nibilità di armi clandestine. n

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7Numero 1/2017

Diario da TrentoI meleti del Trentino ospitano da sempre i tordi in nidificazione, e

la LAC ha deciso di impegnarsi contro questa forma di bracco-naggio che consiste nel rubare i piccoli dai nidi per immetterli nel mercato dei richiami vivi. Il campo, in collaborazione con la Forestale, si volge nel periodo di maggio-giugno, quello appunto del-la nidificazione dei tordi, e interessa sia la Provin-cia di Trento che quella di Bolzano. Riportiamo alcune note “a caldo” di una delle partecipanti al campo. “Sono tornata stanotte da Trento, ottima colla-borazione con la Forestale. Ci sono anche appo-stamenti (che rimuovono durante altri mesi), per le gabbie usano le cassette metalliche di mele! I tordi quest’anno sono in ritardo, c'erano più uova che piccoli. Il picco di pulli si avrà tra 5-6 gg forse (dipende dal meteo). Gli agenti si sono, per forza di cose, dovuti con-centrare su alcune zone ma i meleti sono dappertutto e a perdita

d'occhio, accessibili da strade e autostrade, svincoli.I volontari hanno percorso chilometri passando da un filare di me-

leto a un altro alla ricerca di segni e marcature che l'uccellatore mette per individuare la fila e all'interno della fila anche

l'albero con nido per poi andare a rubarlo di notte o quando è pronto) e alla ricerca di nidi con piccoli

già piumati, oltre che controllare il traffico all'in-terno dei meleti e le targhe dei veicoli e di per-sone. I segnali che mettono sono i più disparati e alcuni invisibili all'occhio. Gli appostamenti hanno avuto successo e alcuni bracconieri sono stati denunciati. Sarà necessario per l’anno

prossimo studiare meglio le modalità e i tempi di intervento: il campo è stato deciso solo due anni

fa, manca ancora quella conoscenza capillare del ter-ritorio e delle abitudini dei bracconieri che invece abbia-

mo acquisito nei campi classici (Brescia, Sardegna, Ponza). n

nei cappi a strozzo posizionati dai bracco-nieri. Mezzi, ovviamente illegali, consistenti in trappole poste sui rami e formate da due pezzi di fil di ferro distanti circa 20 cm l’uno dall’altro, posti verticalmente sui rami, e che servono da struttura portante per una serie di 4-5 cappi di nylon o di crine di cavallo, o in trappole messe a terra, costituite ognuna da un fil di ferro particolarmente elastico ben infisso nel terreno cui viene collegato un cappio con meccanismo a scatto dota-to di esca attrattiva, tipicamente una bacca; più di rado sono utilizzate reti tese nei punti di maggior passo dei tordi.Per catturare i Tordi bottacci il bracconiere impiega molto tempo nella preparazione delle trappole. Nel periodo della migrazio-ne, poi, pone i suoi strumenti di cattura in

un’area, il più delle volte situata in quota, costituita da una fitta rete di sentieri appo-sitamente creati e chiamati “andule”. Il man-tenimento di questi “corridoi della morte”, lunghi anche alcuni chilometri, e il posizio-namento delle migliaia di trappole richiede ulteriore tempo ed energie considerevoli, cosi come il costante monitoraggio per la raccolta delle prede. Gli abitanti del posto testimoniano come i bracconieri siano disposti a rimanere gior-ni e notti intere sulle cime montuose per armare le andule con le loro trappole mor-tali e per monitorarle attentamente. Un im-pegno, questo dei cacciatori di frodo, che testimonia quanto sia radicata tale attività nella tradizione e nella cultura di questa parte dell’Isola ma anche quanto essa sia remunerativa.Anche il lavoro dei volontari, teso alla ri-mozione delle migliaia di trappole e spinto dalla volontà di salvare quante più vite pos-sibile è molto impegnativo. Inizia la mattina all’alba e termina soltanto al calare del sole. Si cammina tutto il giorno, si sfida qualsiasi condizione climatica e ci si azzarda a la-sciare la scarsa rete sentieristica per trovarsi inaspettatamente dentro qualche andula dove la straordinaria bellezza della vegeta-zione mediterranea stride con la presenza abbondante e inquietante del metallo che è parte costituente delle trappole e che sta a indicare soltanto sofferenza e morte. Per-correre quei sentieri alla ricerca di trappole è un’esperienza estenuante ma unica. Oltre ad essere molto importante per la tutela della fauna permette di vivere a stretto con-tatto con una natura indomita.Con buona probabilità le montagne del Sul-cis sono tra i pochi posti ancora presenti in Italia, dove non sia possibile orientarsi visi-

vamente facendo riferimento a strutture di origine antropica. La vegetazione è costi-tuita principalmente da specie di macchia mediterranea raggiungenti lo stato arbusti-vo e arboreo come il lentisco, la fillirea, il corbezzolo, la tamerice e il mirto che cre-ano una rete fittissima di radici e rami per questo uscire dai pochi percorsi battuti è assolutamente rischioso.Un ambiente così affascinante e intatto, che si estende su una superficie di circa 20mila ettari di copertura vegetale quasi senza so-luzione di continuità, merita la tutela totale come sembra voler fare la Regione Sarde-gna con la costituzione del Parco Regionale del Gutturu Mannu che, una volta a regime, andrebbe a integrare le già presenti Oasi di protezione di Monte Arcosu, Piscina Man-na-Is Cannoneris e Pantaleo.Certamente maggiori misure di salvaguar-dia previste dall’istituzione di un’area pro-tetta possano garantire una maggiore tutela effettiva del territorio. Altrettanto certo è, però, che il bracconaggio è un fenomeno molto radicato nella struttura sociale e spes-so molto redditizio. Per questo sarà fondamentale, anche nel futuro, la presenza dei volontari che, ogni anno, impegnano risorse umane ed econo-miche per tutelare una parte del patrimonio faunistico europeo. n

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8Numero 1/2017

FORMAZIONE E INFORMAZIONECOSA NON È STATO FATTO IN TRENTINO

L’incidente del 22 luglio (aggressione a un turista da parte di un orso) ha

scatenato la solita reazione inadegua-ta della Giunta Provinciale che, come previsto, ha annunciato un’ordinanza per la rimozione di un orso sconosciuto. Siamo pronti a impugnare l’ordinanza di rimozione. E’ mancato l’approccio cultu-rale e ha prevalso e continua a prevalere la reazione viscerale, cieca e impulsiva. Così una nota della Lac.In ogni zona del mondo frequentata da orsi si raccomanda di non coglierli di sorpresa, di non avere cani al seguito, e di non correre né a piedi né, tanto-meno, in bicicletta. Esprimiamo il nostro grande dispiacere per l’accaduto, augu-riamo pronta guarigione al ferito, e riba-diamo che il problema non sono gli orsi ma la scarsità di informazioni: piombare all’improvviso a ridosso di orsi, specie se femmine con cuccioli al seguito, non è salutare e neppure il comportamento più opportuno, ma bisognerebbe esserne tut-ti informati.Occorre, per il bene di tutti, che gli umani diano agli animali il tempo di ascoltare i rumori prodotti camminando. Non oc-corre suonare la tromba, basta il tintinnio di un campanello o di un mazzo di chiavi o, semplicemente, parlare, canticchiare, fischiettare. Se l’orso, così come qualun-que altro animale selvatico, percepirà il rumore e l’odore dell’uomo, non ci sarà alcun contatto, perché l’animale fuggirà molto prima. Non è complicato produrre rumore camminando, non si chiede l’im-possibile.

L’orso ci teme e preferisce evitarci. Con-sentire l’uso di biciclette, di correre o di condurre cani in zone frequentate da orsi significa assumersi la responsabilità di scontri/incontri con gli orsi che, presi di sorpresa e senza possibilità di fuggi-re, attuano comportamenti di difesa che possono apparire e talvolta diventare ag-gressivi. I programmi per la sopravviven-za dei grandi animali non possono avere successo se manca l’accettazione sociale del progetto. Significa che le persone co-muni, e non solo scienziati, ambientalisti e animalisti, devono essere ampiamente informate sul vantaggio di avere, vitale e in buona salute, una cosiddetta “spe-cie ombrello”, quali sono orsi, lupi e linci, a proteggere a cascata la salute di tutto l’ambiente e di tutti gli altri animali, uomo compreso. I vantaggi di vivere in un ambiente sano oltre che per la salute, e per il mantenimento della biodiver-sità, possono essere anche economici per l’indotto del turismo eco consape-vole e della presenza di naturalisti, foto-grafi e documentaristi. L’errore della PAT è stato anche non aver creato un vivaio di studiosi: biologi, naturalisti, esperti del-la comunicazione, antropologi culturali, zoologi, etologi, etc. in grado di dialogare alla pari con altri esperti nel mondo e di far esprimere al progetto e alla presenza di un animale totemico come l’orso, tutte le sue molteplici potenzialità.Mai cogliere di sorpresa un orso. I cani, anche se legati al guinzaglio, sono percepiti come predatori e quindi sca-tenano la reazione dell’orso. La maggior

parte di incidenti con gli orsi vedono coinvolti cacciatori o persone accompa-gnate da cani. Gli orsi e gli altri animali selvatici dovreb-bero avere aree selvatiche di rispetto in cui essere lasciati in pace, specie se si tratta di femmine con cucciolate che ten-tano disperatamente di proteggere.Le persone che si inoltrano in queste aree si assumono la responsabilità di ciò che può accadere: una frana di sassi potrebbe ucciderli, potrebbero cadere in un dirupo, essere colpiti da fulmini, o caricati da una mucca. Conoscere e rispettare i rischi e le regole con cui si affrontano le escur-sioni in montagna è indispensabile. In tanti anni molto lavoro di FORMAZIONE e INFORMAZIONE avrebbe potuto essere svolto sia per i residenti sia per i turisti; sia per gli adulti sia per gli studenti gran-di e piccoli. Invece ben poco è stato fat-to lasciando che il patrimonio iniziale di simpatia per l’orso andasse disperso per cavalcare i mal di pancia di certa politica che fa presa sui bassi istinti e non sulla ra-zionalità delle persone.In questo tipo di progetti l’alfabetizza-zione della popolazione dev’essere tra le prime voci di spesa, perché è fonda-mentale per l’accettazione sociale. Dopo anni di insistenti richieste final-mente è possibile incontrare dei cartelli informativi in aree in cui sono presenti gli orsi e qualche opuscolo è stato re-datto. Ma non basta inserire informazioni sul corretto modo di comportarsi in aree frequentate da orsi sul sito della PAT: non tutti “navigano” in rete e, se lo fanno, pos-sono, legittimamente, disinteressarsi del sito della PAT. Le informazioni vanno proposte e inse-gnate anche a chi non se ne interessa: chiunque dovrebbe poterle trovare sotto forma di dépliant; cartelli; libretti esplica-tivi; documentari attendibili; filmati bre-vi come videoclip oppure più articolati; corsi tradizionali; escursioni; esercitazioni pratiche; informazioni per tutti i gusti, per tutti gli idiomi, per tutte le età e capacità. Perché non è mai arrivato per posta un opuscolo dedicato a ogni residente in Trentino? Come mai i turisti non trova-no, nella camera dell’hotel in cui sog-giornano, sul cuscino, insieme al cioc-colatino, anche un opuscolo sugli orsi?

A questo punto, a più di un ventennio dagli esordi di “Life Ursus”, ormai anche i sassi dovrebbero conoscere a perfezione tali raccomandazioni. Invece a ogni nuo-va primavera siamo all’anno zero. n

Caterina Rosa Marino, LAC Trentino Alto Adige

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9Numero 1/2017

BASSANOHa abbandonato sette cani dentro un fur-gone sotto il solleone, in condizioni tali da provocare loro «grave sofferenza»: dovrà pagare una maxi-multa. La Corte di Cassa-zione ha respinto il ricorso presentato dal bassanese O.P.P., allevatore cinofilo di 57 anni, che aveva fatto ricorso alla condanna del tribunale di Vicenza del novembre del 2015 ad un’ammenda di 5 mila euro per abbandono di animali. Il fatto risaliva al 23 agosto 2012. Quello che riporta seppur parzialmente, (la

vicenda è stata molto più articolata) l’arti-colo del giornale è il risultato di giorni di ap-postamenti, rilievi fotografici e riprese video effettuati dalle Guardie Zoofile LAC ed Enpa della provincia di Vicenza. Il soggetto in questione (cacciatore) un egocentrico arrogante figuro che si pavo-neggia di essere uno dei migliori addestra-tori di cani da caccia del Veneto con "ami-cizie" nel mondo venatorio-allevamenti in Italia, in Albania, nei paesi dell'Est è stato definitivamente smascherato per quel-lo che è, un essere meschino che teneva

i cani chiusi in trasportini chiusi dentro all'auto nel pieno dei mesi estivi con il sole a picco per intere giornate senza l'acqua a disposizione (era lui ad abbeverarli quando lo riteneva opportuno) l'unico momento in cui scendevano da quell'auto era per subire il rigido addestramento loro imposto, circa 40 minuti al giorno e poi di nuovo chiusi in auto. So che tanti animali hanno sofferto per mano sua, ma spero che dopo questa con-danna nessun altro animale debba subire la sua malsana esaltazione. n

CANI IN AUTO SOTTO IL SOLE, CONDANNATO

GUARDIE LAC

L e guardie Zoofile/Ambientali della LAC e GAV della Provincia di Gros-

seto, dopo una segnalazione, hanno ac-certato la presenza di lacci per la cattura di cinghiali posizionati lungo una recin-zione privata nelle campagne di Grosse-to. Appostati per alcune ore hanno atte-

so il bracconiere, che oltre aver collocato i lacci aveva collocato all’interno della sua proprietà altre trappole per la cattura di istrici, ricci, e uccelli. Sul posto è intervenuta una pattuglia della polizia provinciale di Grosseto che ha provveduto a sequestrare tutto il ma-teriale illecito. L’uomo è stato denunciato per esercizio di caccia in periodo di chiusura generale nonché per l’uso di mezzi vietati per l’at-tività venatoria. In questo periodo sono

stati rafforzati i con-trolli da parte delle guardie della LAC, per prevenire l’uc-cisione di animali con metodi cruenti e non selettivi, nei lacci e trappole in-fatti rimangono animali di tutte le specie e muoio dopo ore e ore di sofferenze per dissanguamento o soffocamento. n

U n allevatore completamente abu-sivo ha posizionato una gabbia

trappola all’interno di una zona di ripopo-lamento e cattura, al suo interno rimane intrappolata una volpe. Una segnalazione

giunta alla sede LAC attiva immediata-mente le proprie guardie che si recano sul posto, seguiti dalla polizia provincia-le. Rintracciato il proprietario del terreno, gli agenti procedono al sequestro della volpe e successivamente alla sua libera-zione. Visto l’agnellino messo come esca all’interno della gabbia trappola, le nostre guardie zoofile chiedono il registro di al-levamento, e, non essendo disponibile, fanno intervenire il veterinario della ASL. Dopo vari accertamenti emerge che al-cuni bolli identificativi posizionati sulle orecchie delle pecore sono falsi, e l’alleva-mento è privo di qualsiasi autorizzazione.

S i è concluso a Padova il processo a ca-rico di I.B.con la condanna a 15 mila

euro di multa per maltrattamento del suo "amato" cane da caccia, che lui "amorevol-mente" teneva sempre legato a catena in mezzo al fango e ai propri escrementi!Era iniziato il 2 dicembre il processo al cac-

Tutte le pecore (adulti e piccoli) sono state sequestrate, oltre alcuni conigli e galline presenti all’interno dell’azienda anch’essi privi di autorizzazioni. L’alleva-tore è stato denunciato per esercizio di caccia con mezzi vietati, caccia all’interno di una zona di ripopolamento e cattura, allevamento abusi. Oltre la procedura penale, l’allevatore do-vrà sborsare oltre tremila euro per san-zioni amministrative. La volpe ha potuto riprendere la sua libertà. n

Raimondo Silveri Direttore Nazionale vigilanza LAC

GROSSETOBRACCONIEREDENUNCIATO

PADOVA

ciatore di Veggiano denunciato dalle Guar-die Zoofile della Lac nel 2013 per aver mal-trattato il proprio cane simil Pointer.I Dopo una segnalazione le guardie con un veterinario si sono presentate presso l' abi-tazione di B.I. dove era detenuto un cane in condizioni pessime: legato ad una catena

di un metro, in mezzo al fango ed escre-menti, con la cuccia fatiscente, fisicamente disidratato, ipotermico e con scarsa massa muscolare . Il cane vomitava di continuo da giorni ma il proprietario non aveva nes-suna intenzione di portarlo dal veterinario. Le Guardie riuscivano a farselo cedere e a

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10Numero 1/2017

CACCIA PICCOLAGRANDE IMPOSTURACaterina Rosa Marino

L a LAC esprime la propria delusione per l'articolo apparso su “D” (22/4/2017),

settimanale femminile di Repubbli-ca, specialmente riguardo all'assunto di quanto etica, rispettosa delle leggi e dell’ambiente sarebbe la caccia, stavolta in versione femminile. L’articolo propone tesi assai opinabili su un presunto ruolo delle cacciatrici, quando invece sarebbe ben più auspicabile la divulgazione dell'ap-porto delle tante volontarie che disinteres-satamente svolgono attività di tutela degli animali e conservazione degli ambienti naturali , non trovando emozionante brac-care piccoli mammiferi o uccelli migratori, piuttosto che abbattere a suon di carabina daini e caprioli da eviscerare e consumare/rivendere.Ricordo che i cacciatori costituiscono meno dell’1% della popolazione italiana, sono in continuo calo e di questo esiguo numero le donne sono una percentua-le insignificante; non si sente pertanto il bisogno di richiamarsi - su questo tema- ad un malinteso senso di emancipazione femminile. Che la caccia sia disciplinata da norme statali è locali è scontato, ma ciò la rende sinora legale e non certo eticamente accettabile. Anche volendo credere che le suddette leggi e regole vengano in toto rispettate la caccia non potrebbe MAI dirsi rispettosa dell’ambiente e tantomeno degli animali. L’attività venatoria a scopo ludico crea familiarità con il gesto del togliere la vita e costituisce un pericoloso segnale di mancanza di empatia verso gli altri vi-venti. I calendari venatori regionali che regolano questa attività non tengono in alcun modo conto della reale consistenza delle specie oggetto degli abbattimenti.Non pare accettabile usare l’argomento dell’aumento di alcune specie di ungulati come paravento per regolamentazioni ve-natorie che oggi ammettono la cacciabi-lità di una cinquantina di specie di uccelli e mammiferi, spesso rarefatte e/o in forte declino numerico.Ogni anno la caccia produce oltre alla mor-te diretta degli animali colpiti (e alla loro

agonia quando non sono uccisi sul colpo) il disturbo e la morte degli animali non cac-ciati per interferenze nelle fasi di alimenta-zione o riproduzione e per inquinamento causato dal rilascio di piombo sul territorio in special modo nelle aree palustri. Ogni anno la caccia uccide e ferisce anche decine di persone in incidenti che coinvol-gono altri ignari fruitori incruenti del terri-torio. Le stesse foto a corredo dell’articolo citato ripropongono la solita ritrita propa-ganda del tramonto, del cane da accarez-zare, dell’aria fresca, e mai quella reale della ricerca e dell’abbattimento dell’esemplare selvatico. Che la caccia sia sostenibile e compatibile con la protezione dell’ambiente è una frot-tola che i cacciatori raccontano per conti-nuare a legittimare la loro esistenza ormai incomprensibile ai più. n

Come documentazione consigliamo la let-tura del testo del professor Carlo Consiglio:“Divieto di caccia. Tutto quello che i cac-ciatori non vogliono farci sapere”edizioni Sonda

Grazie Aurora!Aurora, un’alunna dell’Istituto di Istruzione Superiore "Giotto Ulivi" a Borgo San Lorenzo, ci ha regalato questo suo disegno.

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portarlo dal veterinario che decideva per un urgente intervento chirurgico neces-sario a salvargli la vita: il cane era andato in blocco intestinale e all'interno venivano trovati spago, elastici e frattaglie di ogni

tipo. Immediatamente veniva depositata dalle Guardie una denuncia in Procura per maltrattamento (Art. 544 ter C.P.). La LAC sez Padova che si era costituita anche par-te civile con l'avvocato Aldo Benato ottiene

anche il risarcimento dei danni.Il povero cane ha trovato una famiglia stu-penda e vive finalmente sereno tra giardino e divano di casa. n

La LAC fa parte del Coordinamento contro il

nuovo Zoo del Parco Michelotti a Torino, che ci auguriamo

non venga aperto!

Battiti d'ali da un fucile finalmente spezzato.

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11Numero 1/2017

Flavia Ambrosi TO > € 50Luigi Andena MI > € 50Tullia Andreasi MI > € 50Fabiana Azzali PV > € 100Alice Barberis MI > € 80 Sara Belluzzo MI > € 170Cristina Bracelli MI > € 100Lionella Bracelli MI > € 100Liliana Cavalli Radaelli MI > € 100

Roberto Centinajo MI > € 50Carlo Cesti AN > € 50Emanuela Emanuelli MI > € 100Paolo Fuccaro VE > € 50Giovanni Gallazzi PV > € 350Clelia Ciresa BG > € 100in ricordo di Guido

Paola Gemma VR > € 1050 in memoria di Osvaldo Venturi

U na femmina di Gipeto di circa tre anni di età è stata salvata in extremis a

Temù(BS), dopo segnalazione di un citta-dino, dai Carabinieri Forestali dell'Alta Valle e dal nucleo ittico-venatorio della polizia provinciale di zona. Notata in difficoltà è stata portata al Centro Recupero Selvatici in Valpredina(BG). Il veterinario che l'ha presa in cura ha ipotizzato che possa essere stata colpita da Saturnismo, ossia da avvelena-mento da piombo. Il Saturnismo infatti si verifica quando un rapace ingerisce parti della propria preda colpita da proiettili di piombo. In provincia di Brescia e anche al-tre province è la causa principale di morta-lità dei grandi rapaci, ad es. nel Bresciano e in Valtellina, delle 15 Aquile reali recuperate negli ultimi 9 anni, 13 su 15 avevano valori di piombo nelle ossa e negli organi interni 2 volte superiori ai valori critici per la soglia vitale di sopravvivenza di queste specie. Con la sua apertura alare di quasi tre metri, il gipeto (Gypaetus barbatus) è il più grande uccello che si riproduce in natura a livello italiano, oltre che tra i più rari. Sparito dalle Alpi circa un secolo fa, a causa della per-secuzione diretta a opera dell'uomo, il gi-

peto vi è ora ritornato grazie a un progetto di reintroduzione che ha richiesto circa 30 anni e tuttora in corso.Questo splendido avvoltoio conduce infatti una vita difficile, depone le uova in condi-zioni climatiche proibitive, si nutre quasi esclusivamente di carcasse e ossa e alleva un solo pulcino all'anno. Il progetto è in-ternazionale e, tra i suoi partner, annovera anche il Parco Nazionale dello Stelvio. Sulle Alpi al momento la distribuzione del Gipeto è limitata ai Grandi Parchi Nazionali. In Italia abbiamo solo 12 territori, di cui sol-tanto 8 coppie potenzialmente riproduttive delle quali 5 sono nel Parco Nazionale dello

Stelvio. In Provincia di Brescia non nidifica ancora, nel Parco dell'Adamello la specie è ancora molto, molto rara e non solo il Gipe-to, purtroppo , risente del piombo "semina-to" da chi va a caccia. Il piombo è un metal-lo tossico vietato per molti usi, ad esempio è vietato in benzine, vernici, carburanti, giocattoli.. Pensiamo alla quantità di pallini sparati in Italia ogni anno, pensiamo ai resti degli animali impallinati lasciati sul luogo e le quantità di piombo che altri animali in-geriscono. Chi va a caccia, chi si diverte a sparare, è responsabile di una catena mor-tale che arriva fino all’uomo. n

L e operazioni di salvataggio del Bufo bufo durante la migrazione primaverile,

iniziate già in febbraio in varie parti d'Italia, si sono concluse a metà maggio anche in

Lombardia, nella penisola lariana, dove i rospi comuni iniziano a scendere al lago verso il 20 di marzo e terminano la risalita intorno a metà maggio. Grazie al grande impegno dei volontari di numerose associazioni, fra cui la LAC, e di appassionati di questi gioielli della natura, quest'anno i risultati sono stati molto soddisfacenti, sono stati salvati e contati più di 25.000 rospi comuni (Bufo bufo). Lungo le strade trafficate della Penisola Lariana, sia sulla sponda comasca sia su quella lecchese, la migrazione è stata garantita grazie alla tenacia e alla costanza di qualche decina di volontari. Per questo tipo di campagne gli aiuti purtroppo non bastano mai, nonostante sia ormai prassi normale la posa delle barriere di protezione lungo i tratti di strada più pericolosi e lungo i percorsi più sensibili. Il trend in aumento dimostra che con costanza, impegno e competenza grazie agli anni di esperien-za i risultati si possono contare con oltre 20.000 piccole vite salvate. n

PIOMBO VENATORIO

Grazie a tutti coloro che sostengono le battaglie della LAC

TERMINA ANCHE INLOMBARDIA LA CAMPAGNA SALVATAGGIO ANFIBI 2017

Alessandra Lai CA > € 50Giuseppe Lorenzi RM > € 250Anna Martellotti RM > € 500Maria Elena Mazzanti e Carlo Micheletti MI > € 150Stefania Meola MI > € 50Giovanni Parlavecchia SI > € 100Flavia Pozzi AT > € 50Anna Dell’Acqua,

Giuseppe Catalano GE > € 100Nazzarro Sauro AQ > € 100Maria Stefania Selva MI > € 200in memoria di Pina Cracco Selva

Urs Peter Stauble Svizzera> € 100 Antibracconaggio

Paola Vecchi MO > € 50

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ALESSANDRIA c/o Stefano Bovone (delegato esponsabile) Via Inviziati 30 • 15121 Alessandria tel. 348/8921389 [email protected]

ASCOLI PICENO c/o Sabrina Simonetti (delegata responsabile) Via Cavour 24 • 63073 Offida AP tel. 328/8880553 [email protected]

ASTI Via Carducci 22 • 14100 Asti info e segnalazioni: Arcangelo Bosco Coord. Nucleo Guardie cell. 3336494690 Claudio Ferraris (delegato responsabile) tel. 347/9727278 [email protected]

AVELLINO c/o Emilio Mauro Merola (delegato responsabile) Via Piave 77 • 83032 Bonito AV tel. 0825/422601 - 3491533079 [email protected]

BERGAMO c/o Giuseppe Mangoni (delegato responsabile) Via Marconi 31 • 24047 Treviglio (BG) tel. 0363/47201 [email protected]

BRESCIA c/o Katia Impellittiere (delegata responsabile) Via Cocchetti 11 • 25126 Brescia tel. 030/2000324 - cell. 335/6697157 [email protected]

CAMPANIA Via Sebastiano Enrico De Martino, 9 80062 Meta NA tel. 347/3768001 con segreteria cell. 339/8531461 Maria Gabriella Vanin (delegata responsabile) Viale Giuseppe Sirtori 69 • 00149 Roma RM tel. 06/55265695 - fax 06/55265695

CUNEO Giovanni Salomone (Presidente) c/o Enrico Bonetto (delegato responsabile) tel. 338/9103890 [email protected]

EMILIA ROMAGNA [email protected] • tel. 02 47711806

FRIULI VENEZIA GIULIA c/o Alessandro Sperotto (delegato responsabile) Via del Boccolo 18 • 33080 San Quirino PN tel. 347/4913282 [email protected]

FROSINONE e LATINA c/o Roberto Vecchio (delegato responsabile) c.p. 5, Via Arcinazzo 59/A • 03014 Fiuggi FR tel. 06/59084226 - fax 0775/1543395 Corrispondenza presso Casella Postale n. 5 03014 Fiuggi - FR [email protected] pec: [email protected] ccp 00000619893

LAZIO Via Angelo Bassini 6 • 00149 Roma CCP 1014517591 C.F. 97679600581 Sala delle riunioni: c/o Casa delle associazioni Via Sergio Tofano 90 • 00139 Roma tel. 06/87131267, fax O6/87201680 Delegato responsabile: Roberto Vecchio tel. 333/2155403 - fax 0775/1543395 [email protected] pec: [email protected] FB: lac lega abolizione caccia Lazio Sito: lazio.abolizionecaccia.it

LECCO c/o Luigi Parea (delegato responsabile) Via Primule 18/a • 23864 Malgrate (LC) tel. 3396657853 [email protected]

LIGURIA Via Martiri della Libertà 23/7 16156 Genova • tel. 02/47711806 [email protected]

LIVORNO c/o Francesca Tomassini delegato responsabile)

Via del Canale 1421 • 7031 Capoliveri (LI)

tel. 3881590146 [email protected]

LOMBARDIA CCP 14803209 Sede: Lega Abolizione Caccia Via Solari 40 • 20144 Milano tel./fax 0247711806 Graziella Zavalloni (delegata responsabile) [email protected]

LUCCA c/o Massimo Baldini (delegato responsabile) Via Padrini 4/E, Frazione Torre del Lago, 55049 Viareggio (LU) tel. 348/0458087 [email protected]

MARCHE c/o Danilo Baldini (delegato responsabile) loc. Pian di Morro II° n. 4 • 60043 Cerreto d’Esi (AN) tel. 0732/677106 - 328/0831502 (spento in orario di ufficio) [email protected]

MODENA c/o Emilio Salemme (delegato responsabile) Via Panni 167 • 41100 Modena tel. 347/4885078 - 059/354892 (e fax) [email protected]

PADOVA c/o Paola Turetta (delegata responsabile) Via Monte Cengio 7/A • 35010 Curtarolo (PD) (c/o Rosin Fiorella) tel. 335 7797 469 • ccp 1595063 IBAN IT38K0760112100000001595063 [email protected]

PAVIA c/o Roberta Casarini (delegata responsabile) Via Vittorio Emanuele 56 • Montalto Pavese PV tel. 328/9439165 [email protected]

PESCARA c/o Marco Corazzini (delegato responsabile) Via Aldo Moro 7 • 65026 Popoli PE tel. 085/989024 [email protected]

PIEMONTE Strada comunale della Varda n. 55 10093 Collegno (TO) tel. 3336494690 (Orario: 15 - 19) [email protected] [email protected] http://piemonte.abolizionecaccia.it CCP: 33346107 • CF: 97542360017 IBAN: IT81T0760101000000033346107 Presidente Marco Lorenzelli Servizio di vigilanza: [email protected]

PINEROLO c/o Barbara Fera (Delegata responsabile) Via Clemente Lequio n. 16 • 10064 Pinerolo (TO) cell. 3298558446 [email protected]

PUGLIA Via Puccini 16 • 70056 Molfetta BA tel.: 346 606 2937 Pasquale Salvemini (delegato responsabile) [email protected]

REGGIO EMILIA Via Pieve 86 • 42044 Gualtieri (RE) Lorena Battista (delegata responsabile) cell. 3382721328 telefax 0522 220650 IBAN: IT27Z0760112800001031695909 [email protected]

SARDEGNA c/o Stefano Deliperi (delegato responsabile) Via Asti 9 • 09126 Cagliari tel. 3331822161 [email protected]

SAVONA c/o Valentina Scasso (delegata responsabile) Via Mazzini 45/3, 17056 Cengio SV tel. 333/2849538 - 346/3121281 [email protected]

SIENA c/o Andrea Cucini (delegato responsabile) Via Coneo 14° - 53034 Colle Val d’Elsa Tel. 338/8483418 [email protected]

TOSCANA c/o Raimondo Silveri (delegato responsabile) Strada Prov.le Aurelia 1 • Loc. Lupo 58023 Giuncarico (GR) cell. 339/2859066 [email protected]

TRENTINO-ALTO ADIGE e TRENTO c/o Katia Marino Via F. Biasi 36, 38010 San Michele all’Adige TN tel. 0461/662134 - 347/3789239 [email protected]

TREVISO c/o Maurizio Gatto (delegato responsabile) Via Stuparich 2 • 31100 Treviso tel. 366/6646426 e-mail [email protected]

TRIESTE c/o Marco Bonin (delegato responsabile) Via Umago 1 • 34145 Trieste tel. 346/1075865 [email protected]

UDINE c/o Alessandro Zuliani (delegato responsabile) Piazza Savonarola 8 • 33010 Tavagnacco (UD) tel. 331/1140010 [email protected]

VALLED’AOSTA c/o Marco Vagliasindi (delegato responsabile)

Strada Gran Ru 2/f, 11013 Courmayeur (AO)

tel. 333/3402647 [email protected]

VENETO Monica Beltrami (delegata responsabile) Piazza Aldo Moro 4 • Zanè (VI) tel. 392 0987097 [email protected] www.lacveneto.it

VENEZIA c/o Maria Caburazzi (delegata responsabile) Via Palazzo 27 • 30174 Venezia Mestre VE tel. 041/950310 - 348/8908586 fax 041/980544 [email protected]

VERBANIA c/o Laura Sommaruga (delegata responsabile) Via Casali Amore 5a • 28822 Cannobio VB tel. 333/7979637 [email protected]

VERCELLI c/o Teodolinda Filippini (delegata responsabile) C.na Molinetto n. 18 13049 Tronzano Vercellese (VC) tel. 366 4416466 [email protected]

VERONA c/o Miranda Bizjak (delegata responsabile) Via Belvedere 169, San Felice Extra, 37131 VR tel. 045/533306 [email protected] www.lacvr.it

VICENZA c/o Enpa Thiene Piazza Aldo Moro 4, 36010 Zanè Delegato responsabile: Manuel Zanella tel. 347/0666060 [email protected] IBAN IT 30 M 07601 11800 001002661021

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Lo StrillozzoPeriodico bimestrale della LAC Lega per l’Abolizione della CacciaRegistrato al tribunale di Milano il 28/1/1995 al n. 37 Iscrizione al ROC n. 2721 - Edizione LAC Abbonamento annuo 20,00 € da versare su CCP 31776206Intestato a: Lega per l’abolizione della Caccia Onlus Finito di stampare > 17 agosto 2017

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