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ANNO XXIX - N. 149 GENNAIO - FEBBRAIO 2013 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale 70% DCB PD

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ANNO XXIX - N. 149 GENNAIO - FEBBRAIO

2013

Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Pos tale 70% DCB PD

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Master di I livello in

ESPERTO IN DIDATTICA DEI BENI CULTURALI Didattica on-line e integrata

Anno Accademico 2012/2013

Presentazione Il Master, attivato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Ferrara con sede presso il Dipartimento di Scienze Storiche, si propone di diffondere i risultati conseguiti dalla ricerca e dall'attività nei campi della didattica museale, della didattica dell'Antico, della comunicazione, della promozione e della gestio-ne dei beni culturali, al fine di consentire a tutti coloro che siano in possesso di un titolo di studio che consenta l'accesso all'insegnamento o ad attività formative di approfondire gli aspetti teorici e metodologici delle diverse discipline. Il corso si propone inoltre di formare professionisti in campo museale, che mettano a disposizione le proprie competenze nella Scuola, nei Musei, nelle aree archeologiche o presso enti culturali, progettando, alle-stendo e guidando percorsi didattici o manifestazioni culturali e turistiche. Durata: Annuale Crediti: 60 (400 ore di didattica complessiva) Posti disponibili: limitati (massimo 35 iscritti) Costo: 1.200,00 euro Modalità di svolgimento: didattica a distanza Iscrizione in contemporanea: Divieto di contemporanea di iscrizione Titoli necessari per l'ammissione al corso: Laurea ante-riforma; Laurea triennale conseguita ai sensi del DM 270/04, Laurea triennale conseguita ai sensi del DM 509/99

Insegnamenti: La didattica prevede un percorso comune a tutti gli studenti ed un secondo differenziato in base alla formazione e agli interessi del singolo studente:N. ore F N. ore L N. ore T Ore Tot. 1. Comunicazione e divulgazione dei beni culturali 2. I beni culturali e la didattica 3. La progettazione didattica 4. La progettazione europea 5. Progettazione e didattica dei beni culturali C.V. Didattica dell'Antico:

• Fare didattica nei siti e nei musei archeologici

• La didattica dell'antico

• Storia antica e territorio C.V. Didattica Museale:

• La didattica museale

• La psicologia della percezione in ambito museale

• Sociologia del pubblico dei musei E’ previsto un tirocinio di 150 ore (6 c.f.u.) presso musei, parchi, enti pubblici e privati, associazioni

…………………………………………... Iscrizioni: procedura ON LINE alla pagina http://st udiare.unife.it

seguendo le ISTRUZIONI alla pagina http://www.unife .it/formazione-postlaurea/istruzioni Per informazioni: e-mail: [email protected]

Tel: 0532 – 293719 al giovedì e al venerdì dalle 10 :00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 19:00

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ATTUALITA’

Veneto Archeologico bimestrale di informazione

archeologica

*

35133 Padova - Via Ca’ Magno 49 Tel e Fax +39 - 049 - 864 67 01

e-mail: [email protected] www.gruppiarcheologicidelveneto.it

*

Anno XXIX - N. 149 Gennaio - Febbraio 2013

*

Direttore resp.: Adriana Martini

* Collaboratori: Magali Boureux Roberto Cavallini Silvia Ciaghi Bruno Crevato-Selvaggi Enzo De Canio Livia Cesarin Raffaella Gerola Irene Lattanzi Giorgio Mastella Alberto Olivi Marco Perissinotto Antonio Stievano FerdinandoValle

Registrazione del Tribunale di Padova n. 929 del 17/2/1986 Stampa: Lito-Tipografia Bertato Villa del Conte (PD) Tiratura del numero: 1200 copie Spedizione in abbonamento postale

70% ASSOCIATO UNIONE STAMPA PERIODICA

INDICE Attualità pag. 3 Archeologia nel mondo pagg. 4 e 5 Appunti di viaggio pagg. 6, 7, 8 e 9 Veneto Archeologico Documenti pagg. 10 e 11 Recensioni pag. 13 Archeologia in mostra pagg. 14,15,16 e 17 Gruppi Archeologici del Veneto pag. 18

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ULTIME NOTIZIE

SPENDING REVIEW E BENI CULTURALI

Nell'ambito del decreto legge “disposizioni urgenti per la ridu-zione della spesa pubblica a ser-vizi invariati”, la c.d. spending re-view, notiamo una importante nota di interesse del Ministero per i Beni e le Attività Culturali: la liquidazione della società Ar-cus s.p.a. E’stata prevista la no-mina di un commissario liquida-tore con il compito di portare a conclusione le numerose attività in corso di svolgimento della società. La liquidazione avverrà improrogabilmente entro il 31 dicembre 2013. Già a partire da quest’anno, l’assegnazione di risorse a favore di progetti di conservazione, valorizzazione e promozione avverrà direttamen-te tramite il MiBAC che, con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasposti, individuerà i crite-ri e gli indirizzi per la realizza-zione di nuove e mirate iniziati-ve di assoluta rilevanza naziona-le e internazionale.

Veneto ArcheologicoVeneto ArcheologicoVeneto Archeologico

è in distribuzione gratuita

presso le sedi dei Gruppi Archeologici del Veneto

e presso le seguenti edicole:

Libreria - Edicola Nalesso PADOVA - via Induno 10 Libreria Il Libraccio PADOVA - via Portello 42 Libreria Spazio fra le righe BERGAMO - via Quarenghi Edicola Nigris PADOVA - via Palestro Edicola Coppo PADOVA - via Vicenza Edicola Cracco PADOVA - via Siracusa 18 Edicola Codogno PADOVA - via Nazareth Edicola della Villa PIAZZOLA SUL BRENTA Via Contarini 2 Edicola Pregnolato TREVISO - v.le IV Novembre 39 Edicola Mutti VENEZIA Dorsoduro 917/b Gli abbonati che volessero continuare a riceverlo in ver-sione cartacea per posta e non potessero ritirarlo in edicola, possono fare richiesta alla re-dazione, inviando 15 € (in fran-cobolli) all’indirizzo della rivi-sta, validi per un anno di tira-tura (5 numeri).

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ARCHEOLOGIA NEL MONDO

IL FORMAGGIO PIÙ ANTICO DEL MONDO Uno studio pubblicato su Nature afferma che già oltre 7.000 anni fa, nell'Europa set-tentrionale, l'uomo era in grado di realizza-re prodotti caseari. Forse non erano troppo raffinati come alcuni formaggi odierni ma analizzando gli acidi grassi rinvenuti su frammenti di ceramica bucherellati prove-nienti da alcuni siti archeologici in Polonia, un team internazionale di ricercatori ha di-mostrato che servivano a realizzare for-maggi. Inoltre, la tipologia di questi setacci, molto simili a quelli utilizzati nei caseifici artigiani, dimostra che queste ceramiche erano utilizzate appositamente a questo scopo. Prima di questa ricerca, erano già stati individuati residui di latte in alcuni siti dell'Anatolia nordoccidentale, risalenti a 8.000 anni fa, e della Libia, di quasi 7.000 anni fa; ma finora era stato impossibile de-terminare se il latte fosse stato lavorato. I ricercatori della Università di Bristol, as-sieme a colleghi delle università di alcune università polacche hanno analizzato varie ceramiche provenienti dalla regione polacca di Kuyavia datate circa 7.000 anni fa. Utiliz-zando bio-marcatori lipidici e analizzando gli isotopi stabili, i ricercatori hanno analiz-zato le tracce di acidi grassi intrappolate nella ceramica dimostrando che i setacci erano stati utilizzati per produrre prodotti caseari. Tracce di latte sono state indivi-duate anche in ciotole non bucherellate, forse utilizzate assieme ai setacci. Le analisi di ulteriori ceramiche non bucherellate han-no rivelato tracce di grassi di carcasse di animali ruminanti - erano quindi forse usate come pentole per cuocere la carne - o di cera d'api, facendo intuire che i contenitori venivano sigillati per conservare l'acqua. In ogni caso, queste tracce dimostrano che già in tempi così antichi si usava vasellame diverso per più scopi specifici. La lavorazio-ne del latte e più in particolare la produzio-ne del formaggio erano cruciali nelle prime società agricole, poiché consentivano di

conservare il latte anche in una forma tra-sportabile, e lo rendevano un alimento più digeribile per gli antichi contadini della prei-storia. POLONIA, UNA TOMBA MISTERIOSA In un antico cimitero a 150 chilometri da Varsavia gli archeologi hanno riportato alla luce la tomba di un giovane e nobile guer-riero che racchiude manufatti di diverse ci-viltà del tempo. Nello stesso sepolcro sono state ritrovate anche due donne. La sepoltura racchiude non solo un vero e proprio tesoro di oggetti preziosi ma – sem-brerebbe - anche tracce di un sacrificio u-mano ed è circondata da una decina di tombe di difficile attribuzione che richiama-no sia ai Vichinghi che ai sovrani dell'Euro-pa orientale. Ad attirare però maggiormente l'interesse degli studiosi è il giovane guerriero, morto di morte violenta attorno ai suoi vent'anni. La mascella dell'uomo è fratturata e il cra-nio reca svariati segni di tagli. La spada è un'ulteriore testimonianza di una vita dedi-cata ai combattimenti. Il corredo funerario rimanda per certi aspetti alle prime monar-chie slave della regione, la direzione in cui è stato disposto il corpo (nord-sud) però è tipico delle usanze scandinave, mentre le tombe slave sono usualmente orientate est-ovest. Sotto il Giovane Guerriero è stato trovato sepolto il corpo di una giovane don-na morta attorno ai vent'anni, che potrebbe aver subito una fine altrettanto violenta: infatti si paventa l’ipotesi che sia stata ucci-sa per essere sepolta assieme all'uomo. Ac-canto al guerriero è sepolta anche un'altra donna anch'essa sui vent'anni, ma non è ancora chiaro però se anche questa terza sepoltura sia contemporanea alle altre due. RAMSETE III E' STATO UCCISO A questa conclusione è giunto lo studio, pubblicato dalla rivista British Medical Journal. Uno dei gialli più' clamorosi dell'An-

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ARCHEOLOGIA NEL MONDO

tico Egitto sarebbe stato risolto: il faraone - sostengono gli studiosi - e' stato sgozzato, forse proprio da suo figlio Pentawer, come raccontano alcune fonti. Lo staff e' inoltre quasi certo di aver individuato anche la sal-ma del figlio 'traditore', che dopo il delitto e' morto impiccato. Inoltre, grazie ad analisi del dna, gli esperti hanno inoltre provato che Ramsete III era direttamente imparentato con una mummia sconosciuta. Si era già ipotizzato che que-sta mummia, appartenente a un uomo di 18-20 anni, potesse essere di Pentawer, il figlio di Ramsete che presumibilmente ave-va fomentato la congiura insieme a sua ma-dre, con l'intenzione di sottrarre il potere al padre. La mummia e' quindi con tutta probabilità', di uno dei figli di Ramsete III e presenta i segni dell’impiccagione oltre ad essere rive-stita solo con pelle di capra, animale consi-derato impuro, e mummificata in modo ru-dimentale. Il fatto che il corpo di un figlio di Ramsete fosse seppellito con procedure non consone a un principe potrebbe suggerire che ci tro-viamo di fronte ad un traditore, ad uno dei promotori della rivolta dell'harem. Il papiro di Torino afferma che a Pentawer potrebbe essere stata offerta la possibilità' di suicidarsi per evitare una pena peggiore nell'aldilà. ZOMINTHOS, UN NUOVO INSEDIAMENTO MINOICO Si tratta di un insediamento del periodo mi-noico nell'omonimo altopiano a 1.187 metri sul livello di mare, alle pendici dello Psilori-tis, il monte piu' alto di Creta, e a circa otto chilometri dal villaggio di Anogia, sulla stra-da che portava da Cnossos all'Ideon An-dron, la grotta dove secondo la mitologia nacque Zeus. Nel 1982 un archeologo greco visitò il sito e si rese subito conto che si trovava davanti ad un insediamento di epoca minoica i cui resti erano nascosti da una folta vegetazio-

ne. Un anno dopo, nell'estate del 1983, l’ar-cheologo avviò i primi scavi durati fino al 1990, poi ripresi nel 2004 e tuttora in cor-so. Negli ultimi anni sono tornati alla luce i resti di un impressionante e lussuoso edifi-cio di 3.500 anni fa, alto due o tre piani, con circa 80 locali fra cui magazzini e labo-ratori. L'edificio si estende su una superficie di cir-ca 1.360 metri quadrati ed e' in ottimo sta-to di conservazione. Si tratta del primo in-sediamento minoico di montagna costruito nello stesso periodo in cui venne eretto il Palazzo di Cnossos. Inoltre e' la più grande residenza estiva di epoca minoica finora co-nosciuta. La struttura della costruzione dimostra che non si tratta di una dimora stagionale di pa-stori, ma di una abitazione di lusso di per-sonalità importanti della vita minoica. Sen-za dubbio l'edificio era un grande centro amministrativo ed era stato costruito con grandi e lunghe pietre mentre tutti i muri erano dipinti con vari colori come dimostra-no i pezzi dell'intonaco ritrovati sul posto. Il palazzo, secondo gli esperti, sarebbe stato distrutto da un violento terremoto. In base a quanto emerso finora dalle ricer-che, nel Palazzo di Zominthos si possono distinguere tre periodi che coincidono il pri-mo con la sua costruzione intorno al 1900 a.C., il secondo intorno al 1600 a.C. all'epo-ca della sua massima prosperità e la distru-zione causata dal sisma e, infine, una terza fase attorno al 1400 a.C. che corrisponde con la costruzione di un altro edificio eretto a poca distanza. I reperti archeologici trovati a Zominthos sono numerosi. Tra questi vi sono sigilli che raffigurano scorpioni oppure uccelli acquati-ci o leoni e oggetti ornamentali di rame e di avorio, un cilindro metallico con sopra scol-piti dei serpenti, una coppa di rame, incen-sieri e molti ex voto. Sono state anche ri-trovate due statuette di rame di estrema bellezza: il ritrovamento di tutti questi re-perti dimostrerebbe che nel sito esisteva un tempo anche un luogo di culto.

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APPUNTI DI VIAGGIO

ALHAMBRA: IL GIOIELLO DI AL-ANDALUS Il pulmino che arranca su per la collina del-l’Alhambra in alcuni tratti sfiora letteral-mente le pareti delle case poste ai lati della strada. Una relativa, apparente, tranquillità lungo il percorso –tra gli occupanti del mezzo pochi turisti e qualche “granadino” che va al lavoro e scende alle fermate in-termedie – fa ben sperare che all’arrivo il numero di visitatori sia contenuto. Nulla di più sbagliato: le code si intersecano di fronte alle biglietterie e uno stuolo di guide si affanna a ricompattare i rispettivi gruppi. Fortunatamente ho prenotato con anticipo i biglietti “on-line” (costo 18 Euro a persona) e vado a ritirarli all’accesso dedicato esi-bendo il testo della mail di conferma invia-tami e il documento che avevo usato per la prenotazione stessa. L’ unico orario da ri-spettare rigorosamente è quello indicato sul biglietto, nel mio caso le 13, per acce-

dere ai Palazzi Nasridi (gli ingressi sono infatti contingentati dato il grande numero di visitatori e la delicatezza della struttura), che costituiscono il cuore di questa “cittadella” che per 260 anni (1232-1492) è stata il centro del potere del sultanato di Granada. Fu infatti Al-Ahmar, fondatore della dina-stia nasrida, ad iniziare la costruzione della “cittadella rossa” (dall’arabo Qal’ at al-hamra, da cui Alhambra) sul colle della Sa-bika, dove già i romani edificarono costru-zioni a scopo di controllo della valle, rac-chiusa tra i fiumi Darro e Genil. Possiamo, solo per comodità di descrizione, suddividere il complesso dell’Alhambra in tre settori: l’Alcazaba (la fortezza vera e propria); la Medina (la città all’interno delle mura, dove si svolgevano tutte le attività tipiche della vita di ogni giorno e che quindi ospi-tava bagni, botteghe, una moschea; in es-sa sorgono i Palazzi Nasridi, abitazione e

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APPUNTI DI VIAGGIO

centro politico-amministrativo dei sultani); il Generalife (la residenza estiva della fami-glia reale). L’Alhambra che oggi possiamo ammirare non fu edificata in un unico momento: vari furono gli ampliamenti di strutture già esi-stenti così come la realizzazione di costru-zioni del tutto nuove. E’ il caso dell’Alcazaba, l’insieme di fortifi-cazioni risalenti al secolo XI, che costitui-scono il settore più antico del complesso. Due secoli dopo, i Nasridi dettero all’Alca-zaba la sua struttura attuale con la costru-zione delle imponenti torri e di una cinta muraria esterna a quella già esistente, ol-tre che a un cammino di ronda. Vi si accede dalla Porta del Vino, un pas-saggio interno alle mura che mette appun-to in comunicazione la zona artigiana con quella militare. E’ una delle costruzioni più antiche dell’Alhambra, risalente all’inizio del 1300: le decorazioni delle due facciate testimoniano due epoche differenti. La fac-ciata ovest è sicuramente più semplice, quella est presenta invece decorazioni più raffinate, di epoca successiva, con splendi-de piastrelle in ceramica e “ricami” di stuc-chi che alleggeriscono l’aspetto della strut-tura. Superata la porta si accede alla Plaza de los Aljibes (delle cisterne) sulla quale si af-facciano le torri che costituiscono il lato di base della pianta triangolare dell’ Alcaza-ba : la Torre del Adarguero, la Torre Que-brada e la Torre del Homenaje. Già queste danno al visitatore un’impressione di impo-nenza, che è però destinata ad amplificarsi quando, superate le stesse, ci si trova di-nanzi alla Torre de la Vela, il vertice del triangolo della cittadella militare: un cubo di pietra rossa che si eleva sopra un labi-rinto di muraglie che conferiscono al com-plesso un’ idea di inespugnabilità pressoché totale. Bisogna salire fino alla cima; poche ripide rampe di scale, ricavate all’interno di mura spesse più di un metro, ti portano al punto più panoramico dell’Alhambra: da-

vanti si adagia Granada, alla destra il quartiere dell’Albaicin con le sue costru-zioni bianche, alle spalle ancora una luce bianca, quella della neve perenne della Sierra Nevada. Si aggira la torre dall’altro lato per raggiungere nuovamente la Plaza de los Aljibes e avviarsi, riattraversata in senso opposto la Porta del Vino, al com-plesso dei Palazzi Nasridi. Dei sette palazzi che ospitavano le attività pubbliche e private dei vari sultani di di-nastia nasrida che si susseguirono alla guida della provincia di Granada, ne ri-mangono tre, eretti tra il XIII e il XIV se-colo, anch’essi più volte rimaneggiati nel corso dei secoli. Ciò non ha tolto loro mi-nimamente il fascino esotico che pervade, accomunandoli senza distinzione di prove-nienza, i circa settemila visitatori giorna-lieri che li attraversano. L’emozione inizia fin dall’accesso ai palaz-zi, che avviene dal Mexuar, il luogo di riu-nione della Sura, il Consiglio dei Ministri, trasformato dopo la reconquista cristiana in cappella di preghiera con l’inserimento di un ballatoio che divide in due lo spazio del coro. E’ da qui che comincia quell’autentica sinfonia di capitelli, architravi, balconi ri-camati in gesso, piastrelle smaltate poli-crome, soffitti lignei decorati in oro, bifore e balconcini sospesi sulla valle sottostan-te, che invade gli occhi costantemente. Un amico che visitò l’ Alhambra molti anni fa mi disse che aveva visto, trasposto e realizzato nella concretezza delle forme, delle architetture, delle decorazioni, della pietra, il concetto stesso di bellezza: ave-va ragione e quindi, dal momento che ri-sulta molto difficile descrivere solo con le parole la bellezza e le emozioni ad essa collegate, non resta che proseguire la vi-sita dando conto cronistico del susseguirsi di queste meraviglie. Dal Mexuar si accede al Patio del Cuarto Dorado, uno spazio utilizzato dal sultano per ricevere i sudditi in udienza: deve il

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APPUNTI DI VIAGGIO

suo appellativo di “dorato” allo splendido soffitto ligneo decorato in oro. Di fronte ad Cuarto , dall’ altra parte di un cortile al centro del quale zampilla una bas-sa fontana, si erge la maestosa facciata del Palazzo di Comares, che costituisce l’in-gresso agli alloggi familiari del sultano, la separazione tra il mondo pubblico e quello privato. Originariamente la facciata era un trionfo di colori, ora presenti solo nella cor-nice delle due porte; ma l’autentico capola-voro è al culmine della facciata stessa, nel-la cornice lignea, uno dei massimi prodotti dell’artigianato musulmano. Il visir Ibn Zamrak fece incidere nel fregio una poesia che esalta la persona del suo sultano, Mu-hammad V, e in essa spiega la simbologia delle due porte che si aprono sulla fac-ciata: l’Oriente e l’Occidente fusi nella persona del sultano. Attual-mente la porta di destra, che am-metteva agli allog-gi privati e a quelli di servizio, è chiu-sa, quella di sini-stra consente il transito per il pro-sieguo della visita. Da essa si accede al Patio de los Arrayanes (dei mirti): que-ste siepi in duplice fila fiancheggiano la vasca centrale colma d’acqua, immobile e riflettente come uno specchio. E proprio questa doveva essere la funzione dell’ac-qua: raddoppiare con il riflesso, in modo da alleggerire tutta la prospettiva, i due splen-didi porticati presenti sui lati minori del pa-tio. Ciascuno ha sette archi arricchiti nella parte superiore da “ricami” di stucchi trafo-rati e poggianti su esili colonne dai capitelli in muqarnas (mocàrabes), una decorazione molto usata anche nelle volte e nelle cor-

nici: formata da una combinazione di pri-smi sovrapposti , orientati verso il basso e terminanti con uno spacco concavo, dà l’impressione di una cascata di grappoli “geometrici” di stalattiti. Nei due lati lunghi del patio si aprono le porte di quattro abi-tazioni, che presumibilmente ospitavano le mogli “legittime” del sultano (la religione musulmana ne ammette, appunto, quat-tro). Attraversato il patio si passa attraverso u-na serie di locali adibiti ai ricevimenti del sultano e all’accoglienza degli ambasciato-ri: splendida proprio la Sala de los Embaja-dores, che accoglieva il trono e che presen-ta un soffitto ligneo a volta in cui sono raf-

figurati i sette cieli del paradiso isla-mico secondo ge-ometrie e simboli-smi di rigorosa os-servanza religiosa. Le altre sale, rive-stite anch’esse di ornamenti in ges-so traforato e dai soffitti in muqar-

nas o di legno in-tagliato, introdu-cono, in una co-stante atmosfera di fiaba, dal Palaz-zo de Comares al Palazzo de los Le-ones. Ad esso si

accede dalla più strabiliante costruzione di tutto il complesso che è il Patio de los Leo-nes. Fu Mohammad V a decidere la costruzione di questo spazio che si presenta a pianta rettangolare, circondato da porticati ad ar-chi retti da 124 colonne: tutto (ad eccezio-ne del pavimento) è decorato a stucco tra-forato recante versi poetici di tema amoro-so. Al centro del patio la fontana dei leoni, così chiamata perché a sorreggerne la va-sca sono dodici leoni in marmo bianco dalle cui bocche zampilla l’ acqua che, attraverso

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APPUNTI DI VIAGGIO

quattro canali, raggiunge l’interno di quat-tro sale: i versi che corrono lungo il bordo della vasca, opera del visir Ibn Zamrak in-vitano a riconoscere la grandezza del suo signore nel suono dell’acqua e nel suo con-fondersi con il marmo fino a rendere quasi impossibile la distinzione dei due elementi. Si diceva delle quattro sale raggiunte dai canali originati dalla fontana: le due sale sul lato corto del rettangolo sono precedute da due tempietti e sono una la Sala de los Mocàrabes (quella sostanzialmente di pas-saggio tra i due palazzi, di Comares e dei Leoni), l’altra, sul lato opposto, è la Sala de los Reyes (ahimè attualmente chiusa per restauro) così chiamata perché conserva i dipinti trecenteschi dei re mori di Spagna, unici nel contesto di tutta l’Alhambra. Le altre due sale, quelle sul lato lungo, sono a sud la Sala de los Abenserrajes, dal no-me della famiglia che la leggenda vuole sia stata totalmente sterminata proprio lì den-tro; a nord la Sala de las dos Hermanas (le due sorelle) il cui nome le deriva dalle due lastre di marmo poste ai lati della fontana: è sovrastata dalla più grande cupola di mo-carabes realizzata dai Mori di Spagna. Da quest’ultima sala si accede, attraverso la più piccola, ma deliziosa, Sala de los Ar-jimeces agli appartamenti di Carlo V e alla passerella che si affaccia sui quartieri dell’ Albaicin e del Sacromonte. Si esce dai Palazzi Nasridi storditi da tanta bellezza; si attraversa un giardino ben cu-

rato e si ritorna verso l’entrata fiancheg-giando il perimetro del Palazzo di Carlo V, realizzato negli anni venti del 1500 per or-dine dell’ imperatore: lasciatemi dire, forse in maniera un po’ rozza, che non c’entra nulla con tutto il resto. E’ di impronta rina-scimentale e riflette l’austerità tipica della religione cristiana : lo stridore fra questa austerità e la leggerezza e la sensualità del mondo arabo è assordante e, nel confron-to, è senza dubbio perdente. Lo salva, sempre a veder mio, il fatto di ospitare al pianterreno il Museo dell’ Alhambra, uno spazio ben curato che raccoglie oggetti presenti nell’area della cittadella (ad esem-pio il trono intarsiato di Muhammad V o lo splendido vaso delle Gazzelle) al fianco di reperti rinvenuti durante gli scavi. Ripercorrendo la strada verso l’ingresso principale, si arriva ad un bivio, alla fine del Sécano (il quartiere popolare nel quale ancora sono presenti scavi): qui, prenden-do sulla sinistra, si accede all’area del Ge-neralife (dall’arabo Jannat al-Arif, il Giardi-no dell’Architetto). Si tratta della residenza estiva dei Nasridi, realizzata dal sultano Muhammad III all’ini-zio del 1300 e rifinita dai suoi successori nell’arco della prima metà dello stesso se-colo. In posizione più elevata e collegato inizialmente alla cittadella da un passaggio soprastante il burrone che li divideva, il complesso consta di una serie di palazzetti immersi in spettacolari giardini con fonta-ne, lunghe vasche attorniate da siepi di mirto e di cipresso e aiuole di fiori dai colori sgargianti. Nonostante gli interventi succe-dutisi nei secoli, l’impianto di base rimane quello originario, così da fare dei giardini del Generalife il più antico esempio di giar-dino moresco di Spagna conservato. L’affaccio dei palazzi, ricchi di logge, sull’-Albaicin e sul Sacromonte è –c’era da scommetterlo, vero ?- spettacolare. L’Alhambra è stata dichiarata Patrimonio Culturale dell’Umanità dall’UNESCO il 2 no-vembre 1984.

Alberto Olivi

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VENETO ARCHEOLOGICO DOCUMENTI

Padova, Palazzo della Ragione 6 aprile – 17 novembre 2013 La conferenza stampa, organizzata con grande anticipo, data l’importanza dell’e-vento, all’Auditorium San Gaetano, presen-ta un progetto di storia archeologica, Ve-netkens, molto forte dal punto di vista comunicativo. Non più e non solo la storia della nostra città, come avvenne trent’anni fa per “Padova romana”, ma la storia dell’intera civiltà veneta, quella di una popolazione autoctona che si è sviluppata e si è affer-mata nel corso del I millennio a. C. nella nostra regione, il Veneto, estendendosi fino a lambire i territori del Friuli Venezia Giulia e del Trentino. Quasi duemila oggetti ar-cheologici, molti dei quali mai esposti pri-ma, provenienti da musei piccoli e grandi della regione, permettono di introdurci nel passato della nostra terra e di riappropriar-ci di un mondo lontano e sconosciuto. La scelta della sede espositiva, il Palazzo della Ragione, così intensa di storia e di presti-gio, non poteva essere più appropriata. L’allestimento è stato affidato ad un gruppo di lavoro tutto femminile, le tessitrici della mostra, come simpaticamente sono state chiamate le molte collaboratrici. I relatori che si sono succeduti hanno sot-tolineato con forza l’importanza di questo evento per il suo taglio didattico, multime-diale e interattivo e per la valenza culturale che racchiude in sé, utile non solo ai visita-

tori che possono così arricchire le proprie conoscenze, ma alla regione stessa, alle sue potenzialità imprenditoriali e produttive poiché cultura e storia contribuiscono a qualificare la regione nel suo insieme, a valorizzare le imprese, i prodotti e le idee del nostro territorio che per la sua posizio-ne geografica si apre più di altre regioni italiane all’Europa. Non dimentichiamo che Venezia concorre per il ruolo di capitale europea della cultura nel 2019. Venetkens è il nome dell’antica popola-zione veneta ritrovato inciso in venetico nella stele di Isola Vicentina del IV secolo a. C. La mostra si propone di condurre il visita-tore in un viaggio immaginario che inizia intorno all’XI secolo a C. e, secolo dopo secolo, in successione, esponendo i mate-riali archeologici secondo specifici temi, giunge, tra la fine del II e il I secolo a. C., al suo termine, assimilata pacificamente dalla cultura romana. Il territorio degli antichi veneti era vasto e vario, delimitato dai confini naturali del Po a sud, del fiume Mincio e del lago di Garda a ovest, della valle dell’Adige a nord ovest, dell’arco alpino a nord e a nord-est. Una realtà geografica che comprendeva aree di pianura, collinari e montane, ma anche estesi ambienti paludosi soprattutto nella bassa pianura veneto-friulana. “Un territo-rio attraversato da importanti corsi d’ac-qua, caratterizzato da pianure fertili e am-pie alternate ad aree boschive e da una

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VenetkensVenetkensVenetkensVenetkens Viaggio nella terra dei Veneti antichiViaggio nella terra dei Veneti antichiViaggio nella terra dei Veneti antichiViaggio nella terra dei Veneti antichi

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VENETO ARCHEOLOGICO DOCUMENTI

lunga linea lito-ranea che, gra-zie alla presen-za delle lagune, garantiva una navigazione sicura e facili approdi.” Gli ambienti natu-rali e i luoghi di vita di quel tempo, così in-credibilmente diversi da oggi, vengono ricreati con immagini e suggestioni visi-ve, uditive,

sensoriali che creano momenti di grande impatto emotivo. Descrivere l’intera mostra è impossibile, ecco allora alcune “pennellate” sul percorso espositivo: vi è la ricostruzione ideale di alcuni ambienti di una tipica abitazione di ambito urbano, quella che rievoca un’area sacra di un santuario di pianura, la presen-za del mondo dei morti distinto anche fisi-camente dal modo dei vivi, la ritualità delle sue celebrazioni. Una particolare attenzione è dedicata a ciò che per i Veneti antichi rappresentava il cavallo, la cui forza e agilità sono spesso citate nelle fonti letterarie, il suo valore economico e commerciale e nel contempo affettivo e sacrale. Sono state rinvenute specifiche aree di sepolture equine e tombe

in cui uomo e cavallo riposano assieme o, considerato parte del nucleo familiare, se-polto nello stesso tumulo. Molto diverso il mondo venetico dell’area pedemontana dove si sono trovati diversi santuari collinari e alpini arroccati sulle montagne. Una realtà di vita spesso legata a pratiche di oracolo come testimoniano i ritrovamenti di sortes, piccole ossa con i-scrizioni, da cui si traevano auspici dopo averli gettati. La mostra dà spunti per essere visitata e percorsa seguendo itinerari diversi, per-mettendoci di approfondire particolari a-spetti della vita di quel tempo o di inoltrarci in alcuni specifici periodi storici. A questo scopo gli organizzatori prevedono di programmare visite guidate tematiche per gli adulti e per le scuole e laboratori per i bambini.

LIVIA CESARIN

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GRUPPI ARCHEOLOGICI DEL VENETO

PROGRAMMA OTTOBRE 2012 – GIUGNO 2013 Padova - ore 21 - Via Pontevigodarzere, 222

Casetta del DAZIO

ALLA SCOPERTA DEL MONDO ANTICO (Anno Quarto)

AB ORIGINE

Ottobre Venerdì 5 Un anno con i Gruppi Archeologici del Veneto Adriana Martini Venerdì 12 Storia degli strumenti di calcolo Ferdinando Valle Venerdì 19 All’origine della maiolica Antonio Stievano Venerdì 26 Ab urbe condita Enzo De Canio

Novembre Venerdì 9 Storia degli strumenti di calcolo (seconda parte) Ferdinando Valle Venerdì 16 Origini della matematica cinese,indiana,araba Ferdinando Valle Venerdì 23 10.000 anni fa la rivoluzione neolitica Adriana Martini Venerdì 30 Aldo Manuzio: inizi dell’editoria Alberto Olivi

USQUE AD FINEM

Dicembre Venerdì 14 La fine del mondo (calendario Maya e altre leggende) Adriana Martini

Gennaio Venerdì 11 La fine dell’anno: un’antica tradizione pagana Adriana Martini Venerdì 18 La fine dell’impero romano d’Oriente (1453) Alberto Olivi Venerdì 25 La fine della Repubblica Veneta (1792) Alberto Olivi

MISCELLANEA ARCHEOLOGICA Febbraio Venerdì 1 “Epidemie”: la spagnola Ferdinando Valle Venerdì 8 ASSEMBLEA GENERALE DEI GRUPPI ARCHEOLOGICI DEL VENETO Venerdì 15 Sessualità e seduzione nei tempi antichi (I) Rossella Brera Venerdì 22 Sessualità e seduzione nei tempi antichi (II) Rossella Brera

Marzo Venerdì 1 La Botanica medievale Ferdinando Valle Venerdì 8 Storia della nutrizione (I) Giusi Bonaccorso Venerdì 15 Storia della nutrizione (II) Giusi Bonaccorso Venerdì 22 Storia di un imperatore: Romolo Augustolo Enzo De Canio

Aprile Venerdì 12 Immagini di un viaggio in Francia Adriana Martini Venerdì 19 L’avventurosa vita di G.B. Belzoni, padovano Enzo Sabbadin Venerdì 26 Cani e gatti nella storia Ferdinando Valle

GUERRE, SCONTRI, BATTAGLIE Maggio Venerdì 3 La guerra di Troia Adriana Martini Venerdì 10 Le battaglie di Maratona e Salamina Massimiliano Fagan Venerdì 17 Le battaglie di Canne e Zama Antonio Stievano Venerdì 24 Venezia e la guerra di Chioggia Alberto Olivi Venerdì 31 Dominazione veneziana a Bergamo Enzo De Canio

Giugno Venerdì 7 la battaglia di Hastings Adriana Martini

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RECENSIONI

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G I U L I A , L A F I G L I A D I A U G U S T OL o r e n z o B r a c c e s iL a t e r z a , R o m a - B a r i , 2 0 1 2 ,p a g g . 2 2 5 , e u r o 1 9 , 0 0 .« U n a d o n n a s p i r i t o s a , d a l l a b a t t u -t a p r o n t a , p r o v o c a t o r i a s i a n e l l ’ i n -d o s s a r e a b i t i a r d i t i s i a n e l c i r c o n -d a r s i d i u n a c o m p a g n i a d i g i o v a n id i d u b b i a m o r a l i t à , c u r a t i s s i m an e l l ’ a s p e t t o e s o f i s t i c a t a n e l t r a t -t o , a m a n t e d e l l u s s o e o r g o g l i o s a -m e n t e c o n s a p e v o l e c h e l e p r e r o -g a t i v e d i r a n g o l e a s s i c u r a v a n ol i c e n z a a l l ’ a l l e g r a t r a s g r e s s i o n ed e l l e r e g o l e » . L a d a m a d i c u i s it r a c c i a q u e s t o p r o f i l o q u a n t o m a ie f f i c a c e è G i u l i a , l ’ u n i c a f i g l i a d iO t t a v i a n o A u g u s t o , d e s t i n a t a a du n t r i s t e d e s t i n o , l a p r i g i o n i a e p o il a m o r t e p e r f a m e e s t e n t i , p e ro r d i n e p r i m a d e l p a d r e , p o i d e lt e r z o e p o c o a m a t o ( p e r l a v e r i t àm o l t o c o r n i f i c a t o ) m a r i t o , l ’ i m p e -r a t o r e T i b e r i o .L a c i t a z i o n e è r i p r e s a d a u n a r e -c e n t e b i o g r a f i a d i L o r e n z o B r a c c e -s i , c h e n e l t r a c c i a r e i l q u a d r o d e l l as f o r t u n a t a e v i d e n z i a , p e r l a v e r i t à ,f r a g l i a s p e t t i p o s i t i v i d i l e i l a b u o -n a c u l t u r a , l ’ a m o r e p e r i p o e t i ,n e l l ’ a m b i t o d i u n c i r c o l o l e t t e r a r i ot u t t ’ a l t r o c h e a l l i n e a t o r i s p e t t oa l l ’ u f f i c i a l i t à d e l r e g i m e a u g u s t e o .B r a c c e s i , c h e i d e n t i f i c a G i u l i a c o nl a C o r i n n a c a n t a t a d a O v i d i o , èc o n v i n t o c h e l a c o l p a c h e d e t e r m i -n ò l a c o n d a n n a d i l e i a l l a r e l e g a -z i o n e n e l 2 a . C . n o n è a s c r i v i b i l ea l l a s u a c o n d o t t a s e s s u a l e r i p e t u -

t a m e n t e a d u l t e r i n a m a a r a g i o n ip o l i t i c h e : s a r e b b e s t a t a c o i n v o l t ai n u n a c o n g i u r a c o n t r o i l p a d r e ,l ’ a n i m a d e l l a q u a l e a n d r e b b e i n d i -v i d u a t a i n I u l l o A n t o n i o , f i g l i o d e lt r i u m v i r o e a m a n t e i n c a r i c a ( s i f ap e r d i r e ) d e l l a s t e s s a G i u l i a , n o n -c h é a m i c o d e l c u o r e f i n d a l l ’ i n f a n -z i a . P e r r a g i o n i d i o p p o r t u n i t à ,i n s o m m a p e r n o n m o s t r a r e q u a n -t o f o s s e d i f f u s a n e l l a b u o n a s o c i e -t à l a f r o n d a o p e g g i o n e i r i g u a r d id e l r e g i m e , l ’ e p i s o d i o e l e c o n s e -g u e n t i p u n i z i o n i s a r e b b e r o s t a t ir i c o n d o t t i s o l o a d u n a q u e s t i o n ed i v i o l a z i o n e d e l l e l e g g i s u l l a p u b -b l i c a m o r a l i t à e m a n a t e d a l l o s t e s -s o A u g u s t o .T r i s t e d e s t i n o a n c h e s u u n a l t r op i a n o q u e l l o d i G i u l i a p e r c h é d e is u o i f i g l i ( a v u t i d a l s e c o n d o m a r i t oM . A g r i p p a ) d u e m a s c h i m o r i r o n op r e m a t u r a m e n t e , u n t e r z o v e n n ef a t t o e l i m i n a r e d a T i b e r i o a p p e n as a l i t o a l t r o n o d e l 1 4 d . C . ; q u a n t oa l l e f e m m i n e u n a , G i u l i l l a , f u c o n -d a n n a t a a d u n a s o r t e a n a l o g a a l l am a d r e , s e m p r e p e r r a g i o n i d i v i o -l a z i o n e d e l l a m o r a l i t à , m e n t r e l as e c o n d a , A g r i p p i n a M a g g i o r e , a n -d ò a n n i d o p o i n c o n t r o a d u n a l -t r e t t a n t o t r i s t e d e s t i n o , s e m p r eg r a z i e a T i b e r i o .I L M I O N O M E È N E S S U N O .I L G I U R A M E N T OV a l e r i o M a s s i m o M a n f r e d iM o n d a d o r i , M i l a n o , 2 0 1 2p a g g . 3 5 3 , e u r o 1 9 , 0 0 .« È i l p e r s o n a g g i o l e t t e r a r i o c h e h aa v u t o p i ù s u c c e s s o i n a s s o l u t o …e s a l t a i l v a l o r e d e l l a v i t a . P o i h au n a s e t e d i s a p e r e e u n a c u r i o s i t ài n v i n c i b i l i . V u o l e i l r i t o r n o , m a l u n -g o l a s t r a d a v u o l e v e d e r e t u t t o .N u t r e u n p r o f o n d o a m o r e p e r l ap a t r i a e p e r l a s u a f a m i g l i a p e r i

q u a l i r i f i u t a p e r s i n o l ’ i m m o r t a l i -t à » . A U l i s s e , p e r c h é s i t r a t t a o v -v i a m e n t e d i l u i , V a l e r i o M a s s i m oM a n f r e d i h a d e d i c a t o u n r e c e n t er o m a n z o b i o g r a f i c o , c h e s i f e r m aa l l a c a d u t a d i T r o i a , m e n t r e l e v i -c e n d e s u c c e s s i v e s o n o p r e v i s t e i nu n s u c c e s s i v o v o l u m e , i n u s c i t a i np r i m a v e r a .A l d i l à d e l l a v i c e n d a r a c c o n t a t an e l l ’ I l i a d e , l ’ A u t o r e s i r i f à a t u t t au n a s e r i e d i t r a d i z i o n i e s t e r n e a l l ’ -e p i c a p i ù c o n s o l i d a t a , n a t u r a l -m e n t e d a n d o a d e g u a t o s p a z i o a l l as u a f a n t a s i a d i n a r r a t o r e ( s i p e n s i ,a d e s . , a l l a c o s t r u z i o n e d e l l a n a s c i -t a d e l l a s t o r i a d ’ a m o r e t r a U l i s s e eP e n e l o p e o a l r a p p o r t o d e l N o s t r oc o l t e m i b i l e n o n n o A u t o l i c o , u np o ’ “ l u p o ” , c o m e d e n u n c i a i l s u on o m e i n g r e c o ) .L a n a r r a z i o n e c o n s e n t e a M a n f r e -d i d i i n n e s t a r e l a v i c e n d a d e l g i o -v a n e U l i s s e n e l q u a d r o , s e n o na l t r o p e r r e l a z i o n i f a m i l i a r i , d e l l eg r a n d i i m p r e s e e p i c h e p r e c e d e n t il a g u e r r a d i T r o i a : c o s ì l e f a t i c h e d iE r c o l e , l e A r g o n a u t i c h e , i S e t t ec o n t r o T e b e , l a s t o r i a d i A l c e s t i ed i s u o m a r i t o A d m e t o . T u t t i m i t ir i f e r i b i l i a l l a g e n e r a z i o n e p r e c e -d e n t e a q u e l l a d i U l i s s e , e f r a g l ie r o i d i t a l e e t à n o n t r a s c u r a b i l e s ie r a r i v e l a t o i l r u o l o d e l p a d r e d i l u iL a e r t e , c h e e r a s t a t o u n o d e g l iA r g o n a u t i e d a v e v a p r e s u m i b i l -m e n t e m a n t e n u t o r a p p o r t i d ’ a m i -c i z i a e d i f r a t e l l a n z a d ’ a r m i c o n g l ia l t r i e r o i d e l l a s p e d i z i o n e d i G i a s o -n e . P e r n o n p a r l a r e d e l f a t t o c h eg l i e v e n t i l i e t i o t r a g i c i d i e r o i q u a l iE r a c l e o T i d e o p u r i n d i r e t t a m e n t ed o v e v a n o g i u n g e r e c o m e e c o i nu n a c o r t e a n c h e s e p e r i f e r i c a c o -m e q u e l l a d i I t a c a . P a g i n a a c u r a d iE N Z O D E C A N I O

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ARCHEOLOGIA IN MOSTRA

L’ETÀ DEL RAME LA PIANURA PADANA E LE ALPI AL TEMPO DI ÖTZI BRESCIA, MUSEO DIOCESANO 26 GENNAIO – 15 MAGGIO 2013 Al Diocesano di Brescia rivivrà l’età del Ra-me ((3400 - 2200 a.C.). Fu un millennio fondamentale per l’umanità: “nascono” l’aratro, la ruota, l’aggiogamento degli ani-mali per la trazione, il carro a quattro ruo-te, lo sviluppo della metallurgia del rame, spesso in lega con l’arsenico, l’agricoltura e l’allevamento, attività che favoriscono nuo-vi assetti economici e sociali. Questa è la mostra che esperti ed appas-sionati attendevano da anni, dato che dell’-Età del rame si sa molto; ma moltissimo resta ancora da scoprire e da definire. Così la mostra di Brescia sarà l’occasione per fare il punto di tutte le nuove scoperte in Italia settentrionale, ambito fondamentale per questa civiltà. A promuoverla, in colla-borazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione CAB, è un apposito Comitato organizzatore affian-cato da un comitato scientifico presieduto da Raffaele De Marinis. La scelta di Brescia a sede dell’attesissima esposizione non è casuale: e’ proprio nel bresciano, infatti che sono tornate alla luce le testimonianze più rilevanti di insedia-menti dell’età del rame in Italia: la necro-poli di Remedello. Dopo 128 anni dalla sua scoperta questo sito costituisce ancora la documentazione principale per la ricostru-zione dell’età del Rame in area padana. Ma nuove scoperte sono documentate a Volon-go in provincia di Brescia, Fontanella Man-tovana, Cumarola e Spilamberto in provin-cia di Modena, Bologna, Forlì e Cesena e in altre località della pianura padana e dei primi contrafforti che la circondano. Si trat-ta di necropoli, talvolta molto ricche di ma-nufatti. Ma la mostra darà conto anche di un altre suggestive testimonianze: le notissime sta-

tue-menhir che, insieme alle incisioni rupe-stri della Valcamonica, forniscono una ico-nografia fondamentale per la comprensio-ne del periodo e che in mostra saranno oggetto di ampia illustrazione attraverso l’esposizione di alcuni originali e di rilievi a grandezza naturale. Il diffondersi, nell’Età del Rame, in tutta la regione alpina delle stele antropomorfe, statue-menhir, grandi composizioni monu-mentali nell’arte rupestre, statue-stele, è tutt’ora oggetto di diverse interpretazioni: opere legate a nuove concezioni religiose, al culto degli antenati fondatori dei clan, al manifestarsi dell’ideologia indoeuropea o rappresentazione antropomorfica delle di-vinità. Il fenomeno non è circoscritto alla regione alpina, ma presenta una vasta dif-fusione dalle steppe a nord del Mar Nero fino alla penisola iberica. Nella mostra sarà illustrato tutto il com-plesso dei ritrovamenti avvenuti nel 1991 e 1992 al giogo di Tisa, al confine tra Italia e Austria attraverso copie dei materiali, pan-nelli didattici e la ricostruzione a grandezza naturale dell’uomo del Similaun con tutto il suo abbigliamento ed equipaggiamento. Saranno forniti i risultati delle ricerche più recenti condotte sulla mummia: analisi del DNA, suo inquadramento negli attuali aplo-gruppi (raggruppamenti di mutazioni) delle popolazioni europee, aspetti paleo-patologici, stato di salute, cause che ne determinarono la morte a 3150 m di quo-ta. Particolare attenzione sarà posta nel confronto tra i materiali posseduti da Ötzi (ascia in rame, cuspidi di freccia, pugnale in selce) e quelli relativi alla cultura di Re-medello. Il percorso della mostra si conclude con l’età del Vaso Campaniforme, documentata in provincia di Brescia dalle due importanti sepolture di S. Cristina di Fiesse e di Ca’ di Marco, a cui saranno affiancate le tombe di recente scoperta a Parma. Con l’inizio dell’antica età del Bronzo, tra 2200 e 2070 a.C. si stabilizza l’insedia-

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ARCHEOLOGIA IN MOSTRA

mento e vengono fondati i primi abitati palafitticoli lungo le rive meridionali del lago di Garda e nei bacini infra-morenici dell’anfiteatro benacense. Questa fase iniziale dell’antica età del Bronzo sarà illustrata attraverso l’esposi-zione di ceramiche e manufatti di metallo, in osso, corno, selce e fayence del Bronzo Antico I dal Lavagnone di Desenzano del Garda, e da Polada, in comune di Lonato, nonché dai ripostigli di asce a margini rial-zati di Remedello Sopra e di Torbole Casa-glia (BS). Dopo l’esposizione di archeologia bresciana del 1875 promossa dall’Ateneo di Brescia sarà la prima volta che materiali di Polada della collezione Rambotti ritornano a esse-re esposti a Brescia. L’età del Rame. La pianura padana e le Alpi al tempo di Ötzi. Brescia, Museo Diocesano (via Gasparo da Salò 13) 26 gennaio – 15 maggio 2013 Orario: 9-12, 15-18, mercoledì chiuso. Ingresso: intero euro 5, ridotti euro 2,50. Scolaresche ingresso gratuito.

I CASTELLI PROVINCIALI DEL TRENTINO

PUBBLICANO I DATI

SUI VISITATORI 2012

Quasi 270mila le presenze registrate nel

2012 nei quattro castelli provinciali.

Segno molto positivo per Castel Beseno (+

22%) e per il Castello di Stenico ( + 16%),

in parità con l’anno precedente il Castello

del Buonconsiglio, in calo invece le pre-

senze a Castel Thun.

Le presenze alla mostra appena conclusa

dedicata ai fratelli Francesco a Antonio

Guardi sono state circa 32mila.

Nonostante la crisi e la recessione economi-

ca che sta vivendo il nostro paese, l’offerta

culturale proposta nel 2012 dal Castello del

Buonconsiglio e dalle sedi periferiche del

Castello di Stenico, Castel Thun e Castel Be-

seno ha ottenuto un buon successo di pub-

blico che fa ben sperare per il 2013.

Ottima la p e r f o r m a n c e registrata a Castel

Beseno che, grazie anche al nuovo allesti-

mento museale, è stato visitato da oltre

42mila persone: l’aver ospitato parte della

mostra “I cavalieri dell’Imperatore” si è rive-

lata strategia vincente. In primavera nel ma-

niero fortificato saranno programmate aper-

ture straordinarie per presentare le ultime

novità del nuovo allestimento che potrà

contare su scenografie, filmati e postazioni

multimediali di grande impatto.

Molto visitato nel 2012 è stato anche il Ca-

stello di Stenico: il maniero, completamente

rinnovato pochi anni fa, conquista il pubblico

grazie alle numerose collezioni d’arti applica-

te che ne fanno un “unicum” nel panorama

castellano del Nord Italia.

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ARCHEOLOGIA IN MOSTRA

L’INCANTO DEL LIBRO ILLUSTRATO NEL SETTECENTO VENETO 115 volumi illustrati del Settecento esposti accanto ad altrettanti fogli sciolti e incisioni, dipinti e disegni di grandi Maestri. A Padova è aperta al Museo Civico agli Eremi-tani e a Palazzo Zuckerman la più completa mostra mai realizzata sul tema. È dal connubio tra grandi editori (fra gli altri Giambattista Albrizzi e Antonio Zatta), gran-dissimi artisti come Tiepolo e Piazzetta e abili incisori capaci di tradurre i segni e lo stile di questi ultimi in stampe di straordinario valore che nascono alcuni dei maggiori capolavori dell’editoria illustrata del Settecento. Un fenomeno ben sviluppato anche nel Sei-cento ma che nel XVIII secolo raggiunge nel Veneto vertici assoluti d’eleganza e raffinatez-za, ammirati a livello internazionale. Si tratta di oltre 115 volumi prodotti in Veneto o che hanno visto la collaborazione d’impor-tanti artisti veneziani del Settecento - edizioni rare e preziose, arricchite da antiporte, inci-sioni, cornici, testatine, vignette o preziosi finalini – esposti accanto a circa120 tra stam-pe sciolte tratte dagli stessi volumi e incisioni autonome, in modo da favorire un’ampia do-cumentazione della ricchezza illustrativa di questi volumi e dell’attività degli artisti ai quali si deve l’invenzione grafica delle opere. Grandi pittori che sono ricordati in mostra an-che attraverso loro significativi dipinti, a sotto-lineare e rimarcare la stretta connessione esi-stente tra la produzione artistica dei pittori coinvolti e i disegni da questi approntati per l’editoria. Si può quindi esplorare il libro illustrato del Settecento quale grande impresa tipografica, documento storico, fonte di curiosità su costu-mi e gusti del tempo, ma anche e soprattutto manufatto artistico: un originale approccio che consente di scoprire una originale “galleria cartacea”. La storia dell’illustrazione libraria viene svilup-pata nella prima parte della mostra eviden-ziando in particolare l’apporto dei Maestri coinvolti nelle imprese maggiori, con le sezioni dedicate a Giambattista Tiepolo e ad Antonio Balestra: tra i primi grandi disegnatori a com-

prendere, nel secondo e terzo decennio del secolo, il valore di questa attività. In particola-re quest’ultimo, contribuendo a rivitalizzare il panorama librario veronese, elaborò alcuni dei più bei frontespizi dell’editoria veneta dei pri-mi decenni del Settecento, veri e propri “dipinti in miniatura”. Molto importante è l’impegno del Tiepolo in questo campo: per ricordarlo, in mostra vi sono importanti volumi a partire dalla sua pri-ma partecipazione a un’impresa editoriale di grande valore: la Verona illustrata di Scipione Maffei (1732), per la quale Giambattista Tie-polo appronta i disegni già intorno al 1724, tradotti poi nelle incisioni da Andrea Zucchi, con il quale avvia una fervida collaborazione. Ricordiamo anche un testo capitale della sto-riografia settecentesca italiana come il De Rerum Italicorum Scriptores di Ludovico Anto-nio Muratori, ove Tiepolo assume il ruolo prin-cipale d’ideatore della grafica, dimostrando straordinaria intelligenza compositiva; o anco-ra il volume, da lui decorato con le Opere di Pietro Bembo (in particolare la parte dedicata agli Asolani) stampato questa volta a Venezia, presso Hertzhauser, nel 1729. Ampio spazio è dedicato Giovanni Battista Piazzetta, grande protagonista della scena nella prima metà del secolo: egli instaurò rapporti stretti con tanti incisori che diedero interpretazioni diverse del segno e del chiaro-scuro del pittore, come si evince dai numerosi fogli sciolti presentati. I riflettori dell’esposizione sono poi puntati sul capolavoro riconosciuto del secolo, La Gerusa-lemme Liberata (1745) in cui proprio Piazzetta diede il meglio di sé ottenendo un successo internazionale senza precedenti. Nella seconda metà del secolo è Pietro Antonio Novelli il dominatore indiscusso del campo, coinvolto in un grande numero di imprese edi-toriali: dalle illustrazioni dei 56 volumi del Par-naso Italiano alle diverse versioni delle com-medie di Goldoni. ___________________________________ Musei Civici agli Eremitani e Palazzo Zuckermann Fino al 7 aprile 2013 Orario: da martedì a domenica dalle 9 alle 19

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MOSTRE & MUSEI

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ARCHEOLOGIA IN MOSTRA

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...INOLTRE…

PIETRO BEMBO E L’INVENZIONE DEL RINASCIMENTO Padova, Palazzo del Monte di Pietà Dal 2 febbraio al 19 maggio 2013

La mostra riporterà a Padova, dopo cinque secoli, i capola-vori della collezione che Pie-tro Bembo aveva riunito nella propria casa padovana: dipinti di Mantegna, Bellini e Raffael-lo, sculture antiche, gemme, bronzetti, manoscritti miniati, monete e medaglie. Dopo la morte di Bembo i capolavori vennero venduti dal figlio Torquato e si disper-sero nel mondo ed oggi sono conservati nei grandi musei internazionali, che li concede-ranno eccezionalmente in prestito in occasione di questa mostra padovana. Fra questi, un San Sebastiano di Andrea Mantegna, un’opera tarda del grande pittore pado-vano, un’opera tarda del gran-de pittore padovano che era rimasta nello studio mantova-no alla morte dell’artista Alla personale amicizia con Raffaello si deve invece far risalire la presenza nella colle-zione del Doppio ritratto di An-

drea Navagero e Agostino Beazza-

no, che raffigura due grandi amici di Bembo e che Pietro lascerà poi in eredità proprio all’amico Beazzano.

LA NUOVA SALA

DEI GRUPPI ARCHEOLOGICI DEL VENETO SEDE DI PADOVA

ANCHE NEL 2013

IL CDQ DI PADOVA NORD OSPITERA’ LE NOSTRE SERATE

APERTE AL PUBBLICO

NELLA SEDE DI VIA PONTEVIGODARZERE 222

(CASETTA DEL DAZIO)

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LA MAISON GOUPIL E L’ITALIALA MAISON GOUPIL E L’ITALIA

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NEGLI ANNI DELL’IMPRESSIONISMO)NEGLI ANNI DELL’IMPRESSIONISMO)

ROVIGO, PALAZZO ROVERELLAROVIGO, PALAZZO ROVERELLA DOMENICA 24 FEBBRAIO 2012 DOMENICA 24 FEBBRAIO 2012

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GRUPPI ARCHEOLOGICI DEL VENETO

PADOVA DIREZIONE E SEDE Via Ca’ Magno 49 - Padova Tel e Fax: 049.8646701 mail: [email protected] LEZIONI ED INTERVENTI

Le nostre serate si terranno sempre di venerdì sera alle ore 21 nella sede del CdQ Padova Nord in via Pontevi-godarzere 222, la CASETTA DEL DAZIO. Ricordiamo che le nostre lezioni ed interventi aperti al pubblico si realizzano con il supporto del CDQ Padova Nord.

GENNAIO 2013 “USQUE AD FINEM”

Venerdì 11 La fine dell’anno: un’antica tradizione pagana Adriana Martini

Venerdì 18 La fine dell’impero romano d’Oriente (1453) Alberto Olivi

Venerdì 25 La fine della Repubblica Veneta (1792) Alberto Olivi

FEBBRAIO 2013

“MISCELLANEA” Venerdì 1 “Epidemie”: la spagnola Ferdinando Valle

Venerdì 8 ASSEMBLEA GENERALE GADV Venerdì 15 Sessualità e seduzione nei tempi antichi (I) Rossella Brera

Venerdì 22 Sessualità e seduzione nei tempi antichi (II) Rossella Brera

ISCRIZIONI E QUOTE SOCI 2013

Le quote di iscrizione ai Gruppi Archeolo-gici del Veneto comprendono: tessera, assicurazione, abbonamento a Veneto Archeologico, i files della biblioteca digi-tale (lezioni e PPT): Socio ordinario: 35 € Socio familiare: 25 € senza assicurazione: 15 €

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VENEZIA SEDE c/o Bruno Crevato-Selvaggi C.P. 45 - Lido di Venezia Tel e Fax: 041.5267617 ATTIVITA’

La sede coordina la Sezione Istituzionale dei G.A. del Ve-neto: cura i rapporti con la Regione, la registrazione all’ Albo del Volontariato, parteci-pa ad eventi ed iniziative cul-turali, promuove le attività dell’associazione presso gli Enti locali.

VERONA - ARCHEOLAND MULINO SENGIO 37020 Stallavena (VR) Tel: 045.565417-8668072 mail: [email protected] ATTIVITA’

La visita ad Archeoland e la possibilità di frequentare i suoi laboratori, offrono alle scuole (elementari e medie) una opportunità di conoscere la realtà della preistoria, con ricostruzioni e attività di ar-cheologia sperimentale: 1 I Cacciatori-Raccoglitori del Paleolitico: ricostruzione di un riparo nella roccia completa-mente "arredato" con pelli, strumenti in selce e osso, za-gaglie, incisioni, colorazioni in ocra rossa e gialla, vari og-getti di vita quotidiana. 2 I Primi Agricoltori-Allevatori: capanna abitata dai primi agricoltori (6500 anni fa) con gli oggetti rico-struiti: falcetti, macine, vasi d'argilla, archi e frecce, asce di pietra. 3 L'Età dei Metalli e la Casa Retica: l'abitazione con pelli, vasellami, telai rudimentali ma funzionanti, utensili e ar-mi in metallo, testimonia il miglioramento delle condizio-ni di vita (circa 2500 anni fa).

TREVISO - AGLAIA SEDE Via Terraglio 25 31030 - Dosson di Casier (TV) Tel: 0422.1740770 Fax: 0422.1740769 mail: [email protected] ATTIVITA’

La sede coordina la Sezione Didattica dei G.A. del Veneto: cura le iniziative rivolte alle scuole predisponendo incontri e itinerari a tema storico e archeologico. Si tratta di un “pacchetto di-dattico” completo: dalla pre-sentazione in classe alla la visita guidata e al supporto logistico. Per la specificità cul-turale delle proposte offerte, l’associazione propone solo alcuni itinerari e progetti te-matici di competenza consoli-data.

ASSEMBLEA GENERALE GADV ORDINE DEL GIORNO

- RELAZIONE E BILANCIO 2012 - MODIFICHE ALLE STATUTO - PROGRAMMI E LEZIONI 2013 - VARIE ED EVENTUALI

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APPUNTI DI VIAGGIO: Cordoba: la Mezquita

V.A. DOCUMENTI: La BELLA EPOQUE

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