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Sped. in A.P. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 Filiale di RN Notiziario dello Scautismo Cattolico dell’Emilia Romagna Anno XXXX • Agosto 2003

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Sped. in A.P. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 Filiale di RN

Notiziario dello Scautismo Cattolico dell’Emilia RomagnaAnno XXXX • Agosto 2003

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Atti del Convegno Metodologico - 25-26 Gennaio 2003

1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

Proprio in queste prime righe dellaGabbianella ed il Gatto si riassume ilsenso del nostro lavoro del gennaioscorso in quel di Cento dove, nell’esa-minare i vari aspetti del coraggio,abbiamo evidenziato oltre ai varipunti della nostra azione educativa,anche le difficoltà e le paure cheabbiamo, e che ci portano troppo spes-so a relazioni educative troppo diverseoppure all’assenza delle stesse.

Gli aspetti:• Il coraggio di …Affrontare i limitidelle esperienze, delle situazioni(per valorizzare i talenti, limiti deicapi-Territoriali/ambientali-formativi-dei ragazzi…).

• Il coraggio di …osare, di saper com-piere delle scelte (partenza, avventura,gratuità, amore, sacrificio,…)

• Il coraggio di …affrontare il giudiziodegli altri (non sentimentalismi, nonemozioni, lo staff come strumento per…. Cogestione…).

• Il coraggio dell’…avere speranza(fede, avventura, …).

• Il coraggio di …mettersi in gioco(sperimentare nuove regole di vita,essere se stessi per essere veramentealternativi e sapere chi sei, amore,gratuità, sacrificio…).

• Il coraggio di …lavorare per il benecomune (senza farsi annegare nell’on-da, senza confondersi,…).

Questo pensiamo sia il tracciato dellanostra strada, una…“…La strada concede questa soddisfa-zione, questa gioia, che diventa tantopiù profonda quanto più duro e costo-

so è lo sforzo compiuto: ci si accorgeche valeva la pena, che abbiamo fattobene a spendere così le nostre forze, eche quanto è stato sofferto è ben ripa-gato da quello che ora viene goduto.Così apprende il valore di un sacrificio,la nobiltà e l’importanza di spendersiper qualcosa, la liberazione che nasceda una decisione coraggiosa, portatafino in fondo. Così si vince quella trop-po facile logica dello spontaneismo,dell’istintività, del seguire sempre ciòche costa di meno; così si smaschera ilcostume attuale che confonde libertàcon passività, con arrendevolezza aipropri capricci, e contrabbanda comepersonalità il proprio conformarsi amode e a istinti.”

Una strada da percorrere con l’atten-zione ed il coraggio per le attività cheproponiamo ed il coraggio dei nostritestimoni… tanto preziosi quanto trop-po spesso dimenticati. Certo è una stra-da che non è la più semplice, e spessoè quella che ci mette di fronte a sceltecoraggiose e impegnative.

Lungo questo itinerario troveremo unaserie di segnali, in particolare su…• linguaggioRagazzo > Capo > cuore e intenziona-litàCapo > Ragazzo > la sua traccia, ilsolco da seguire, la guida • Progressione personalerelazione educativa > un progetto perMatteo > o un cammino per Federica• Relazione come elemento da scopri-re, soggetto a costante e continuomiglioramento• Il Punto della strada con le sue……Conquiste • La sperimentazione …per meglioraggiungere la capacita di intercettarele attese dei ragazzi

• Il coraggio di essere buoni cittadini ebuoni cristiani• L’ avventura che è pensare grande,progettare qualcosa che va aldilà del-l’ordinario nel regno dei desideri…Che sia una strada verso la felicità• Verso l’incontro personale conCristo che illumina di nuova Luce lanostra vita, che ci incammina sullabuona strada e ci impegna ad esseresuoi testimoni …che ci aiuta a penetra-re più profondamente nei misteri …perdare nuovo slancio …per darci occhi ecuore nuovo per…

ModalitàNelle varie fasi abbiamo puntato anco-ra una volta sulle pattuglie di branca esulle zone, il cui lavoro ogni anno si fasempre più incisivo, anche se tantisono i meccanismi da snellire per unpieno coinvolgimento di tutti i capi.Siamo sempre più convinti che il ruolodei capi anziani a fianco dei più giova-ni è fondamentale sia in fase organiz-zativa per tenere alto il livello dellaproposta, sia nei lavori di gruppo perrenderli un vero e proprio confronto tragenerazioni o passaggio delle nozioni,così prezioso e sempre più assentenelle nostre realtà. Anche nelle stesse comunità capiabbiamo perso il coraggio della condi-visione nella progettualità: tutto ciò ciporta sempre più ad un individualismoesasperato ed alla presunzione di averetroppe verità in tasca. Troppo spessotradizioni e lavoro di altri capi unitàvengono accantonati perché ritenutiobsoleti con pregiudizio.Questi sono altri aspetti del coraggioche sono emersi , certo in tono mino-re, ma che è nostro dovere porre allavostra attenzione perché siano patri-monio comune nel nostro servizio. Non a caso…

Vola solo chi osa farlo Il coraggio della relazione educativa

“Volavano sopra la foce del fiume Elba, nel mare del Nord. Dall’alto vedevano le navi in fila indiana, comepazienti e disciplinati animali acquatici, in attesa del loro turno per uscire in mare aperto e poi far rottaper tutti i porti della terra. A Kengah, una gabbiana dalle piume color argento, piaceva particolarmenteosservare le bandiere delle navi, perché sapeva che ognuno rappresentava un modo di chiamare le stessecose con parole diverse. “ Com’è difficile per gli umani. Noi gabbiani, invece, stridiamo nello stesso modoin tutto il mondo” commentò una volta Kenagh con un compagno di volo….”

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Atti del Convegno Metodologico - Branca L/C

…anche San Francesco ci ricordava “No, fratelli non basta cambiare le leggi, bisogna cambiare i cuoriperché altrimenti quando avrete terminato il cammino della vostra fatica sociale vi troverete come alprincipio, prepotenti, ricchi, sfruttatori di altri poveri”

La Branca L/C e il coraggio”Capisco che ti dispiaccia lasciarci,anche a me sai! È così divertente stareinsieme a te! – disse Figlio Scoiattolocon uno sguardo triste – Ma non sare-sti mai felice se tu decidessi di noncontinuare la tua strada.” :”Sì. Nonposso rinunciare al mio impegno, èforse bene che io parta subito…”

(Cocci, Tana degli scoiattoli).

“E’ stata una cosa ben fatta!” (Akela,Consiglio della Rupe, ogni anno)

Piccoli con un coraggio grande.I bambini in tana hanno il coraggio difare del proprio meglio, di rispondereeccomi. Sembra poca cosa, ma a pen-sarci bene significa uscire dal propriosicuro rifugio, andare incontro all’altro. Il Convegno l’abbiamo immaginatocosì: la scoperta di un coraggio grandevissuto dai piccoli. Era un tema com-plicato, difficile perché troppo abusa-to, nei film, nei cartoni animati, neiromanzi d’azione… Il coraggio vienemostrato come ricerca dell’estremo, dirischi da correre (spesso solo per ilgusto di farlo), verso la trasgressione elo straordinario. Al contrario, nella vitadi tutti i giorni sembra non esserci piùbisogno di coraggio, perché tuttoquanto è possibile in una società per-missiva e comprensiva, dove i conflittisono ormai stemperati, si combattono

più a parole che con i fatti. In questo contesto, quale coraggio sipuò insegnare? Quanto si può educaread essere coraggiosi?Alla ricerca di un coraggio piccolo:quello della responsabilità, dellacoerenza, della testimonianza a dispet-to delle mode e del “gruppo” che inve-ce segue altri valori. È il coraggio diaffrontare la derisione di quelli per cuila vita va consumata, coraggio di saperrinunciare al nostro personale vantag-gio. È coraggio anche essere cortesi eservizievoli, disposti ad aiutare senzatornaconto. In casa, a scuola, ovun-que: ”Eccomi!” e ”Del mio meglio!”Sono le parole e le risposte dei corag-giosi, perché è molto più facile seguirel’onda, dare solo per ricevere qualcosain cambio. Sono le parole dei corag-giosi perché mostrano la volontà dinon tirarsi indietro, di agire, di cam-biare... in meglio. E’ ciò che chiediamo di fare ai bambi-ni. Di trovare il coraggio delle piccolecose, dei piccoli gesti, di una BA. Ditrovare il modo di manifestare questocambiamento soprattutto nella vita ditutti i giorni. Li accompagniamo lungoi percorsi che portano a piccole sco-perte e conquiste, che però fanno cre-scere e maturare. Gli strumenti del metodo L/C offrononumerosi spunti per recuperare questo

coraggio delle piccole cose ed è suquesto che si è incentrata la discussio-ne dei capi della branca al convegno.Piccoli gruppi di lavoro hanno affron-tato il coraggio a partire da Gioco,Scouting, Racconto, Specialità, Attivitàdi catechesi, Caccia d’atmosfera,Pista/Sentiero. Attraverso esperienzepratiche per sperimentare l’uso di que-sti strumenti, si sono poste le basi perla successiva discussione. Ascoltandostorie di un re e delle sue tre figlie; gio-cando con draghi e nani verdi; cac-ciando insieme con gli apostoli e con ibrani dell’Antico Testamento; seguen-do piste e sentieri che si snodavano tracampi ben coltivati (a piedi scalzi);imparando la lezione della natura conle tecniche dello scouting… ogni capoha provato e trovato la dimensionediversa di coraggio da poter proporreai bambini.

GiocoE’ spazio e tempo della relazione congli altri. Giocando i bambini misuranose stessi per poter fare sempre del pro-prio meglio; si aprono agli altri rispon-dendo eccomi. Per entrare nel Giocoserve coraggio, perché significa metter-si in discussione, in Gioco! Non è vin-cere o perdere che crea problemi, senon quando qualcuno ti insegna chel’unica cosa importante è essere, sem-pre, migliori dell’altro. Invece il corag-gio della competizione è quello diprendere coscienza dei propri limiti edegli sforzi che ci vogliono per portar-li un po’ più in là: un metro, un centi-metro, un decimo di secondo, un biril-lo rovesciato in meno. Vuol dire nonaver paura di ammettere con sé stessiche c’è ancora tanto lavoro da fareoppure anche soltanto che qualcunopiù bravo di me può insegnarmi molto.Nel gioco ci vuole coraggio per segui-re le regole, evitando la tentazionedelle scorciatoie facili, soprattuttoquando si crede che non ci sia nessu-no a guardare o a scoprire: la nostracoscienza è il metro di giudizio ecoraggio è starla sempre ad ascoltare.

1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

Le foto di questo numero sono state scattate nel corso di due degli eventi principali chesi sono tenuti nell' "anno scout" 2002-2003 a livello regionale: Convegno MetodologicoRegionale a Cento (25-26 gennaio 2003, pagg. 3, 6, 11, 13, 16) e Capitolo R/S Regionalead Argenta (10-11 maggio 2003, pagg. 7, 8, 10, 14, 15).

Suor Rosalba e Suor Giovanna al Convegno Metodologico Regionale

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1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

ScoutingIn età LC lo scouting è fatto di aperturaverso la scoperta e verso le meravigliedella natura, disponibilità ad appren-dere cose nuove e provarle pratica-mente durante le attività. È atteggia-mento positivo del comprendere lamolteplicità del Creato, la ricchezzadella diversità. Nello scouting il bam-bino rinuncia alla comodità per l’av-ventura, per il nuovo, per il meraviglio-so. Lo scouting è fatto di: Osservazione,che deve diventare un’abitudine (gio-chi di Kim, seguire tracce, disegni diluoghi, mappe…); Percezione, anchedei particolari, nascosti alla primavista: cioè un modo più attento dientrare a contatto con l’ambiente(…occhi aperti e orecchie tese!);Conoscenza (per apprezzare la vita ela varietà di piante, animali, avveni-menti naturali…).

RaccontoPer i bambini ascoltare avvenimentifantastici o reali, che propongonosituazioni con preciso contenutomorale è un importante aiuto per laformazione del carattere. Negli avveni-menti raccontati c’è la possibilità diaffrontare in modo non “pericoloso” leproprie grandi paure (la sofferenza, lamorte, la malvagità, la falsità ecc.).Nelle parole raccontate il bambinoesorcizza le proprie paure, ottiene cer-tezze sui comportamenti morali datenere e inizia a comprendere che uncammino di crescita può anche costa-re rinunce e sacrifici, ma che lo scopofinale val bene tutte queste cose. Ilcoraggio che si incontra nei raccontiha tutte le valenze e le dimensioni cheè possibile dargli con la creatività e lafantasia: grandi coraggi insegnanocoraggi piccoli e quotidiani, che peròtrasformano il cuore delle persone,

contribuiscono a rendere il mondo checi circonda migliore.

SpecialitàConfrontarsi con se stessi: le specialitàoffrono al bambino la possibilità dimisurarsi in ciò che sanno fare o chepossono imparare a fare. Il coraggio diprovare a costruire e a conoscere daràcosì la gioia di aver acquisito un’abili-tà e di sentirsi un po’ più grandi.

Attività di catechesiNella catechesi coraggio significaascoltare la propria coscienza, nonaver paura di aprirsi al contatto conDio e con la Sua parola, credere fer-mamente che Gesù ci vuole bene ed èsempre pronto ad ascoltarci, anchequando non ci siamo comportati bene,anche quando sappiamo bene di averscelto la via più comoda. Coraggio èanche quello di riconoscere i nostripeccati, specialmente nellaRiconciliazione, sapendo che questomomento ci farà tornare pienamentenella grazia di Dio.

Caccia d’atmosferaCon questo strumento educhiamo alcoraggio attraverso la semplicità e con-cretezza del messaggio trasmesso, lesuggestioni che riusciamo a sviluppare,la credibilità dei personaggi scelti, chedevono poter raccontare la loro espe-rienza ai bambini in modo comprensi-bile.

Pista e sentieroImpegnarsi ogni giorno personalmentea migliorare sé stessi e a risponderealle chiamate: è la sintesi dei motti deilupetti e delle coccinelle. Possiamoaccompagnare passo dopo passo ibambini nelle loro conquiste quotidia-ne, ascoltando la loro risposta:“Eccomi” e sentendoli gridare “Del

mio meglio”, mentre gustano la faticadi migliorare sempre un poco. Il cam-mino personale è lastricato di piccolescelte coraggiose, della voglia di farecose grandi, sin da piccoli.

Abbiamo visto come Il metodo ci aiutacon i suoi strumenti a far comprendereai bambini l’importanza dei valori, lanecessità di fare scelte morali, laresponsabilità di non venir meno allaparola data. Così la dimensione delloro coraggio si rafforza e si accrescecon l’esperienza profonda della rela-zione educativa che si instaura concapi testimoni, capaci di dare ai bam-bini la sicurezza di poter realizzareconcretamente un modo di viverecoerente con i propri principi. La deli-catezza dell’accompagnare i bambininel processo di formazione del lorocarattere, comprendendo i loro piccolierrori, gli egoismi, i dubbi, è una delleattenzioni primarie che un capo devetener in considerazione. Così anche ilcoraggio del capo deve esprimersi neltentare un processo educativo che nondà mai garanzia di riuscita, il coraggiodi rinunciare alle proprie tentazioniper rendere i bambini capaci di resiste-re alle proprie, infine il coraggio diandare controcorrente per accettare lasperanza di un mondo migliore,costruendo concretamente il Regno diDio sulla terra. Come capi dobbiamogiocarci a livello personale in questasfida, mettendo sul piatto i nostri talen-ti, accettando le regole del gioco(metodo), condividendo senza remoree pregiudizi il lavoro educativo con glialtri membri dello staff e della CoCa.

Arrivederci al prossimo convegno!

CINZIA, FRANCESCO,

DON ANDREA

Atti del Convegno Metodologico - Branca L/C

Altri hanno detto la loro in merito alla relazione educativa:

Il Card. Martini ci suggerisce quattro messaggi:1. Nessuna persona o gruppo è esente da invidie e da emulazioni, anche tra educatori. - Nessuna relazione educativa è esen-

te dal rischio della concorrenza e della gelosia.2. Dio solo possiede coloro che noi educhiamo e chi si lascia prendere dalla ossessività o dalla gelosia educativa diseduca,

perché non riconosce che ogni ragazzo e ragazza, appartiene a Dio.3. L’educatore disinteressato è fonte di gioia, educare dà gioia, avvicinare altri a Gesù dà gioia, riempie di gioia la nostra vita,

ci fa crescere come persone,4. Egli deve crescere e io invece diminuire. Perché Gesù cresca in coloro che educo, io devo diminuire. Dove diminuire significa far

crescere dentro di me Gesù, per essere poi capace di diminuire con gioia di fronte a coloro che educhiamo

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1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

I° TAPPA: LA SCOPERTASono stati sguinzagliati tutti i Capidella regione a caccia di IMMAGINISIGNIFICATIVE delle Squadriglie emi-liano romagnole: la caccia ha dato isuoi frutti e al convegno di Cento cia-scuna Zona ha ESPRESSO il tema piùcaldo emerso dal confronto tra i Capi.Abbiamo inoltre fissato nero su biancoil tutto attraverso il fascicoletto distri-buito a tutti i Capi intervenuti.LA FOTOGRAFIA FINALE potrebbeessere questa:

PUNTI DI FORZA1. Le attività di Sq. aumentano la fiducia in

sé e l’armonia tra i ragazzi2. Le tecniche sono essenziali alla forma-

zione del singolo e della comunità per-ché appassionano e coinvolgono

3. Assumersi responsabilità giocando ruolidiversi nella Sq. attiva percorsi di cresci-ta.

PUNTI DI DEBOLEZZA1. Le attività rivelano poca creatività, poco

protagonismo e non corretto uso deltempo

2. Non sempre le tecniche si usano nelquotidiano

3. Incarichi e posti d’azione non sono vis-suti con continuità, incidendo così pocosul sentiero dei singoli

II° TAPPA: LA RESPONSABILITA’Partendo dalla FOTOGRAFIA dellenostre Sq., ci siamo chiesti in PattugliaRegionale quali problemi educativi ciproponesse tale analisi: ci siamo presila responsabilità di sceglierne soltantoquattro e di portarli all’attenzione ditutti i Capi durante il Convegno diCento.

• DIFFICOLTA’ DEI RAGAZZI A MET-TERSI IN GIOCO: COME ATTIVARELE RELAZIONI?

• COME GENERARE FIDUCIA?• SCELTA DI ESSERE APATICI PIUT-

TOSTO CHE PROPOSITIVI (qual’èla molla?)

• DIFFICOLTA’ NELLA GESTIONEDELL’AUTONOMIA: FANNO UNLAVORO DI GRUPPO MA NONSONO UN GRUPPO DI LAVORO

Ci siamo tutti quanti assunti le nostreresponsabilità METTENDO IN LUCEquello che per noi sono I VISSUTI DEICAPI E DEI RAGAZZI in merito a taliquestioni.

Grazie alla collaborazione di tutti i Capie degli animatori dei vari gruppi, sonoemerse osservazioni molto interessanti:vi proponiamo quelle che ci sono sem-brate maggiormente condivise.La sintesi è stata fatta raggruppandolein tre grosse macro-aree:

1. IDENTITA’ (essere capo, essere ado-lescente)

2. RAPPORTI (con i pari e non)3. IL METODO SCOUT (punti forti e

punti deboli emersi)

Atti del Convegno Metodologico - Branca E/G

Partendo da questa affermazione provocatoria, LA BRANCA E/G dell’ Emilia-Romagna si è avventurata sudi un sentiero a TAPPE che ha visto impegnati a vari livelli Capi e Quadri insieme.Ci piace ora ripercorrerlo insieme, articolandolo secondo le QUATTRO TAPPE caratteristiche del SENTIE-RO che percorrono i nostri scout e le nostre guide.

BRANCA E/GAUTONOMIA DI SQUADRIGLIA… CORAGGIO O… INCOSCIENZA?

IL VISSUTO DEI CAPI

ESSERE CAPO• Autorevolezza deriva dalla relazione.• Buone relazioni in staff.• Essere coerenti ed autentici.• Amare noi stessi e quello che facciamo.

RAPPORTO CON I RAGAZZI• Condivisione.• Sottolineare le positività Dare fiducia e

responsabilità.• Capire fin dove proporre noi capi e

dove invece lasciar fare ai ragazzi.• Attenzione verso il singolo: essere

acuti osservatori. • Capacità di ascoltare rispettare il

mondo interiore dei ragazzi.

IL METODO• Analisi delle necessità approfondita

(progetto) Avere metodi per osservare econoscere a fondo.

• Coinvolgere i leader (Cons.Capi).• Osare proporre Far provare l’esperien-

za di riuscire (impresa) Usare l’impresaper coinvolgere e conoscere.

• Usare il gioco e l’attività all’aria aperta.• Attivare il sentiero e le competenze

attraverso di esse.• Vivere momenti significativi (anche per

durata).• Proporre un cammino di fede non al

risparmio.

IL VISSUTO DEI RAGAZZI

IDENTITA’• Poca stima di sé.• Abitudine all’apatia.• Non sono costante - Come riuscire a

portare a termine gli impegni?• Mi fido degli altri o non mi fido?• Come rendersi conto dei propri talenti?• Come coordinare i propri desideri con

quelli degli altri.• Ansia di gestire la gioia e la paura di

fare da soli.• Bisogno di essere ascoltati accettati e

responsabilizzati.

RAPPORTI• Cercano nel capo una persona autenti-

ca e un punto di riferimento.• Hanno bisogno di responsabilità

davanti ai coetanei Vanno resi consa-pevoli dei doni che hanno.

• Cercano un rapporto di amicizia nellaSq. Ma è faticoso costruire relazioni.Altrove non è richiesta creatività.

METODO• Gioco che diverte.• Divertirsi facendo.• Fare cose diverse dal quotidiano.• Il consiglio capi media e sceglie.• Riunione di Sq. e Campo estivo sono

momenti cruciali.• Capo sq. Deve occuparsi delle persone.• Come imparare ad organizzarsi (impre-

sa e sentiero).

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III° TAPPA: LA COMPETENZAAbbiamo quindi sperimentato alConvegno la possibilità di crescerenella nostra COMPETENZA comeCapi, dando a questo termine un dop-pio significato:COMPETENZA NELLE TECNICHE ECOMPETENZA EDUCATIVA.La serata ha risposto al nostro bisognodi crescere nella conoscenza e nell’u-so delle tecniche ESPRESSIVE, DI ABI-LITA’ MANUALE, DI CONOSCENZADEL CREATO, DELL’ESSERE SEMPREPRONTI: possiamo affermare che gra-zie alla collaborazione degli esperti èstato possibile realizzare una seratache a detta di tutti ha davvero lasciatoun segno e che ci fa intravedere scena-ri possibili per un prossimo futuro(forse che sia riproporre qualcosa disimile anche per il prossimo anno?)La mattina dopo la S.Messa, il nostroA.E. Don Paolo Notari, nonché lau-reando in Scienze della Formazione, èriuscito ad accendere la nostra passio-ne educativa proponendoci una super-tecnologica chiacchierata dal titolo “ILSENSO DI EFFICACIA”, fornendocichiave di lettura DELLE PROBLEMATI-CHE EDUCATIVE TRATTATE ed anche

ALCUNE IPOTESI DA POTERSI APPLI-CARE per RENDERE IL NOSTROINTERVENTO EDUCATIVO MAG-GIORMENTE EFFICACE.

Vogliamo ricordare solo alcuni trattiessenziali del suo intervento:Don Paolo ha iniziato il suo interventopartendo da queste domande crucialiche di fatto erano uscite dalla interpre-tazione delle analisi e delle riflessionifatte da noi Capi nelle Zone:Considerate le varie tipologie deiragazzi che abbiamo nei nostri Reparti,…

Lo Scout-la Guida:Anoressico abbuffone codinoalla”boia d’un Giuda” .

…si può affermare che essi reagiscanoin modo diverso ad un problemacomune: L’ANSIA, CIOE’ LO STRESSDERIVANTE DALLA SENSAZIONE DINON RIUSCIRE A CONTROLLARECIO’ CHE SUCCEDE NELLA LOROVITA.Come aiutare i ragazzi a gestire la pro-pria ansia? Come evitare che si rifuginonell’apatia?

Non puoi evitareche gli uccelli dell’inquietudinearrivino e volino sopra al tuo capo,ma puoi impedire loro di costruirti un nido fra i capelli

A tal fine, Don Paolo ci ha propostoquesto percorso:

A) SVILUPPARE L’EMPOWERMENT (IL PROPRIO POTERE INTERNO) e cioè:1. Sentimento di competenza2. Sentimento di motivazione intrinseca3. Capacità di mobilitazione ed uso

delle proprie migliori energie4. Sentimento di speranza e percezio-

ne della possibilità di influenzare irisultati dei propri comportamenti

B) COME?Facendo sperimentare il FLOW (nonvedo l’ora di... perdo la cognizione deltempo…) NON DISPERDENDO LEENERGIE IN TANTI LAVORETTI CHENON PRODUCONO UNA IDENTIFI-CAZIONE E RAPPRESENTANO UNAPARENTESI O UN INTRALCIO AIPROPRI PRGETTI E IDEALI

C) E LA SQUADRIGLIA CHE C’ENTRA? In che modo la Vita di Squadriglia ciaiuta a raggiungere tali obiettivi?- È cruciale se soddisfa i bisogni di ognisingolo.- Può divenire un gruppo di lavorodove si sperimentano la COESIONE(emergere delle uguaglianze) el’INTERDIPENDENZA (l’unità basatasulla differenza)- E’ il luogo dove si sperimenta l’inte-grazione come frutto della NEGOZIA-ZIONE:1. identificare il proprio punto di vista2. confrontarlo con gli altri conside-

rando che quello del gruppo deveessere costruito

3. coniugare secondo la logica dell’“e” e non dell’ “o”.

IV° TAPPA: L’ANIMAZIONEOra possiamo provare a fare nostri glispunti ricevuti per vivere diversamenteil nostro essere Capi in Reparto: nonperché abbiamo trovato la ricettamagica che ci consentirà in pocotempo di realizzare la Squadriglia

Atti del Convegno Metodologico - Branca E/G

1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

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ideale, ma piuttosto perché siamopotuti crescere nella consapevolezzadel nostro essere Capi e delle incredi-bili potenzialità che sottendono ilMetodo, e non ultimo della necessitàdel nostro saper scegliere in quale dire-zioni muoverci per aiutare davvero iragazzi a camminare verso la sceltadella Partenza.Ce ne siamo andati da Cento entusiastima anche con uno zaino carico didomande. In Pattuglia Regionale abbiamo raccol-to alcune di esse che vogliamo condi-videre e che pensiamo di sviluppareulteriormente con articoli sui prossiminumeri del Galletto.Vi invitiamo a pensare su alcuni punti:• Come far vivere il FLOW ai nostri

ragazzi?• Come far emergere potenzialità e

desideri?• Qual è l’autostima dei Capi che

dovrebbero far crescere i ragazzinella loro autostima?

• Quali sono le motivazioni al nostroessere capo?

• Come riusciamo a far vivere avven-ture appassionanti?

Vi regaliamo inoltre alcuni spunti checi siamo scambiati al Convegno

QUAL È LA MOLLA EDUCATIVA CHEHA FATTO FUNZIONARE IL MIOINTERVENTO?• responsabilizzazione del Capo Sq.• ricerca dei punti forti della Sq.

Insieme capi e ragazzi• si sono scelti obiettivi verificabili• valorizzazione delle qualità del sin-

golo• impresa verso l’esterno (esigenze di

altri)• condivisione di una esperienza

lunga (campo)• costanza di realizzare un “sogno”

comune

Arrivederci a presto: nel prossimonumero del Galletto una riflessionesulle nostre motivazioni ad essere Capie la possibilità “interattiva” di misurarela qualità del nostro servizio. NON LASCIAMOCI SFUGGIRE UNASIMILE OCCASIONE!!!!!

ROBERTA, ALBERTO,

DON PAOLO

Atti del Convegno Metodologico - Branca E/G

1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

CI SONO UOMINI NORD:Quelli che sono: duro lavoroQuelli che sanno meritare quello che hannoQuelli resi adulti dal freddo e dal vento contrarioQuelli cui nulla è stato regalato

CI SONO UOMINI EST:Quelli fedeli alle radiciQuelli che non conoscono la ferita delle partenzeChe si sentono nel giusto posto dell’universoChe si siedono in silenzio sui loro pensieri

CI SONO UOMINI OVEST:Quelli che sono solo partenzeGli uomini oltreQuelli che sfondano l’orizzonteQuelli per cui una porta è sempre unauscita e mai una entrata

CI SONO UOMINI SUD:Quelli che si distendono al soleQuelli che cantano invece di lavorareQuelli che perdono tempo e guadagnano tempoQuelli che abitano nel quì e nell’ora del corpo, nel poi e nell’oltre

Ognuno di questi tipi di uomini gira intor-no al proprio punto cardinale, guarda glialtri tipi umani da una altra regione delmondo, con sufficienza, disprezzo, comebizzarria della natura o della storia.

QUALE DI QUESTI PUNTI DI VISTA E’PIU’ GIUSTO DEGLI ALTRI ?

QUALE DI QUESTI MERITA DI PREVALEREE DI DIVENTARE UNICO ?

E’ GIUSTA LA PRESA DEL POTERE DAPARTE DI UNO DEI PUNTI CARDINALI ELA MESSA FUORI LEGGE DI TUTTI GLIALTRI ?

I punti cardinali sono quattro e abitano tuttiall’interno di ciascuno di noi.Noi dobbiamo impedire la ridicola pretesadi uno di essi di proporsi come cura uni-versale.

ALLORA COSA DOBBIAMO ESSERE ?

Dobbiamo essere CENTRO, nel solo modoin cui oggi è possibile: come incrocio,come capacità di giocare ogni punto cardi-nale contro il fondamentalismo degli altri.

IL CENTRO:Non è un luogo fisso e imbalsamato.È un incrocio mobile di venti e maree, vici-no ai contatti, esposto.Esso ama i confini, dove non ci si chiude inun cerchio. Ma ci si affaccia sull’altro.Dove si aprono porte e si varcano soglie e

passaggi. Dove c’è attrito. Il pericolo delconflitto. Ma anche del riconoscimento diuna esperienza vera.

IL CENTRO SPESSO NON E’ UN LUOGOMA UN QUANDO: è quando ogni uomo esce dalla autarchia efa il giro con gli occhi degli altri.Al centro del mondo sono tutti gli incroci,tutti i mondi pieni di arrivi, tutte le terre conspiagge accoglienti…

PUGNO ERGO SUMCiò che ci definisce come esseri umanisono le battaglie che combattiamo.PUGNO ERGO SUM: io lotto, quindi esi-sto.Le battaglie che combattiamo ci dannounità. Chi non ha battaglie da combattere sifrantuma in 10.000 pezzi: è un puzzle indisordine.

ORA IO DOMANDO A VOI:“Voi chi siete? Ditemi le battaglie che statecombattendo, perché sappia chi siete voi”

Vi confesso che voi non mi sembrate guer-rieri. I guerrieri li si conosce dallo sguardo:essi guardano verso gli orizzonti.Ma voi – perdonatemi se sbaglio – guarda-te solo verso il vostro ombelico.

VOI POTRESTE TRASFORMARVI INGUERRIERI.

QUALI BATTAGLIE VOLETE DUNQUECOMBATTERE?

GLI UOMINI NORD, OVEST, EST, SUD

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Padre Fabrizio

Valletti e

don Vittorio Chiari:

Fatti di coraggio

“in frontiera”Padre Fabrizio e don Vittorio hannoscherzato, prima dei rispettivi interven-ti, sulle differenze tra un gesuita e unsalesiano… eppure le loro testimo-nianze hanno presentato tanti punti incomune, tanti “fatti di coraggio” di chiopera in frontiera, alla periferia delmondo “normale”.

Padre Fabrizio Valletti, gesuita, è statoa lungo assistente scout, ha promossodiverse iniziative di sostegno ai carce-rati, ha fondato a Bologna il gruppodegli scout universitari affiancato alCentro Poggeschi e attualmente segueiniziative di aiuto per un’occupazionedignitosa ai giovani di Secondigliano,quartiere disagiato di Napoli. Questala carta d’identità del quartiere: un car-cere con 1.500 detenuti, 4 campinomadi ROM, il 50% della popolazio-ne con meno di 20 anni, il 30% dellefamiglie con problemi con la giusti-zia… ci vuole coraggio. Perché senzacoraggio non si possono mescolarebambini di famiglie “per bene” conROM di strada; senza coraggio non sisfidano le istituzioni, che chiudono gliocchi di fronte alle mille necessità delquartiere; senza coraggio non si com-batte la camorra, che vede sottrarsiforze di lavoro. Eppure Padre Fabrizioci sta provando, creando giorno dopogiorno una rete di collaboratori (tra cuiuna quindicina di RS) in grado di aiu-tarlo nella sua attività pastorale ed edu-cativa.

Don Vittorio Chiari, salesiano, èresponsabile dell’Oratorio Cittadino diReggio Emilia. Purtroppo non è riusci-to a venire con i ragazzi carcerati concui svolge servizio, ma nel suo inter-vento hanno trovato spazio tante per-sone incontrate nel corso di una lun-ghissima esperienza di servizio tra gio-vani in difficoltà. Così abbiamo ascol-tato la testimonianza non solo di DonVittorio ma anche di Marco, che havisto il padre ammazzare la madre edè alla ricerca del coraggio per riuscire

a perdonare; di una ragazza tetraplegi-ca, che ha trovato il coraggio di accet-tarsi ed è diventata psicologa, al servi-zio degli altri; di un bimbo nomade,che con coraggio ha restituito un por-tafoglio rubato durante un centro esti-vo, nonostante il parere contrario delpadre.In conclusione, alla domanda di unrover che gli ha chiesto se sia più corag-gioso restare qui nel nostro contestosociale o, per esempio, andare in mis-sione, Don Vittorio ha risposto con unafrase che riassume il senso della suatestimonianza: “nella vita ci vuole ilcoraggio di essere là dove il Signore ciha sognati.”

CATERINA MOLARI

Atti del Convegno Metodologico - Branca R/S

Pensiamo importante presentare a tutti i capi, senza tanti preamboli, la sintesi dei dibattiti con i testimonial Capitolo Regionale RS di Argenta. Crediamo che queste testimonianze possano essere preziose per ognu-no di noi, dal punto di vista culturale ma, soprattutto, nella prospettiva di una vita di servizio.Ve le presentiamo così come alcuni capi le hanno colte, con la speranza che queste parole possano volarelontano come la nostra gabbianella ed essere un patrimonio prezioso per tutta l’associazione. Come ricordate infatti il Convegno Metodologico di Cento è stato per la branca R/S una tappa importan-te per la preparazione del Capitolo Regionale, del quale saranno pubblicati presto gli atti completi.

BRANCA R/SSPECIALE CAPITOLO REGIONALE

TANTI TESTIMONI PER I ROVER E LE SCOLTE AL CAPITOLO REGIONALE DI ARGENTA IL 10 ED 11 MAGGIO 2003

1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

Padre Fabrizio Valletti (a sinistra) e DonVittorio Chiari (in alto) al CapitoloRegionale R/S

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1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

Padre Mosè Mora:

“ il coraggio di vivere e

non esistere”

Durante un incendio nella foresta,mentre tutti gli animali fuggivano, uncolibrì volava in senso contrario conuna goccia d'acqua nel becco. "Cosa credi di fare?" gli chiese il leone. "Vado a spegnere l'incendio!" rispose ilpiccolo volatile. "Con una goccia d'acqua?" disse illeone con un sogghigno di derisione. Ed il colibrì, proseguendo il volo,rispose: "Io faccio la mia parte!"

Padre Mosè Mora, 32 anni, missionariocomboniano in Perù, attualmente aBologna (sperando di poter ripartirepresto…), ha iniziato il suo interventocon questo racconto che ci ha intro-dotto al tema del coraggio. Che tipo dicoraggio? Il coraggio di decidere che sivuole vivere e non esistere: chi esisteconsuma aria, chi vive sa essere "per-sona" (PER-SONAS: "che suona per");quello del colibrì è dunque il coraggiodi suonare per gli altri, di farsi prossi-mo, di perdersi per gli altri, di uscire dasé per ritrovarsi come essere vivente. E'inoltre il coraggio di sentirsi in missio-ne, di non fuggire dinnanzi all'emer-genza della realtà ma anzi di andarleincontro, di capire cosa succede perpoi fare la propria parte come essereresponsabile (RESPONS-ABILE: "abilealla risposta"). Per aiutare noi giovani cristiani a "farela nostra parte" nella società di oggi,Padre Mosè ci ha lasciato 4 piste dilavoro (a ciascuna delle quali corri-sponde un impegno concreto), chesono 4 risposte di coraggio concretealle emergenze dinnanzi a cui ci ponela realtà in cui viviamo.

1.In questa società che imposta tuttosulla "sicurezza" e sull'avere bisognaavere il CORAGGIO di scegliere ladimensione contemplativa in Dio,che per essere concreti, può signifi-care saper perdere il proprio tempocon Dio per 1 ora alla settimana.

2.In questa società della massificazio-ne, bisogna avere il CORAGGIO dinon prostituirsi, di perseguire la pro-pria integrità, di essere "mente criti-

ca", non fermandosi alle intuizioni,ma sapendo andare in fondo allequestioni, leggendo, informandosi,non avendo paura di andare controcorrente… l'impegno concreto pervivere questa dimensione del corag-gio può essere quella di leggere unlibro al mese.

3.In questa società individualista, biso-gna avere il CORAGGIO di speri-mentare il valore della comunità,contribuendo a creare una mentalitàcomune che sa pensare all'ultimo esa occuparsi di chi è in difficoltà. Inconcreto ciò si può vivere iniziandoa condividere i propri beni con i fra-telli che ci stanno accanto, educan-dosi alla generosità e alla fraternità.

4.In questa società dell'ingiustizia,bisogna avere il CORAGGIO di vive-re e proporre il valore della povertà,imparando a dire NOI anziché IO,rifiutando la mentalità dell'accumu-lo… in concreto può voler dire sem-plicemente iniziare a tenere tracciadi come e quanto si spende perimparare a non abbandonarsi all'ec-cesso, al superfluo, al consumismo.

M. ELENA BONFIGLI

Giovanna e Paolo Volta:

“fatti di coraggio“Paolo e Giovanna sono marito emoglie, hanno 2 figli e sono da pocodiventati nonni. Lui è il presidente delSER.T. e lei lavora mezza giornata inuna bottega del commercio equo-soli-dale. Vivono da diversi anni in una comuni-tà (a Vicomero nei pressi di Parma) chesi occupa di accoglienza di extraco-munitari, adozioni a distanza e chemantiene forti contatti con l’Africa, inparticolare con Goma (luogo nel qualei 2 hanno vissuto un’esperienza di 3mesi nel ‘91 insieme ai loro figli) dallaquale importano anche artigianato.“Nel ‘91 siamo partiti per Goma insie-me ai nostri figli – raccontano – e loabbiamo fatto con semplicità e perchéci siamo sentiti chiamati.”Un aspetto importante del coraggionella loro vita è stato senz’altro quellodi abbandonarsi a Dio, ma non è stato

facile! “Lungo il nostro camminoabbiamo incontrato alcune personeche ci hanno aiutato ad entrare nellavolontà di Dio. - dice Giovanna –All’inizio abbiamo fatto forse ciò chesentivamo maggiormente”.“La vita ‘normale’ permette di introdur-re segni di condivisione con le personedi tutto il mondo – dice Paolo –Fraternità è possibile ora! Credo che ilsegreto stia nel TENERE GLI OCCHIAPERTI e questo non significa estra-niarsi dalla nostra quotidianità masignifica trovare spazi per vivere idealidi fratellanza e uguaglianza (ideali cheperaltro sono molto scout).”

Suor Ines e Chiara: “Le ‘iniezioni’ di coraggio”Suor Ines vive nella casa della carità diAlbinea (Re); è stata Magistrato, profes-sione che adorava ma ad un certopunto, frequentando le case della cari-tà portandoci i gruppi di catechismo,ha sentito di dover cambiare vita.Perché? “E’ la stessa domanda che miha fatto il dirigente dell’UfficioGiudiziario in cui prestavo la mia atti-vità. – dice Suor Ines. - Non lo so, è ilmistero della vita, è Dio che ti inter-pella con gli avvenimenti della tua vitae tu devi rispondere. Il problema non èla scelta di cosa fare nella vita, ma dicon chi trascorrere la tua vita, dell’a-more della tua vita. E lì è venuto fuoriil Signore Gesù.” Suor Ines era accompagnata da Chiara,una ragazza disabile che la aiuta all’in-terno della casa. Chiara dice di averimparato il coraggio di apprezzare lavita dagli ospiti della casa che sono piùdeboli e fragili di lei. “Coraggio signifi-ca affidarsi”- dice - “Gli ospiti dellacasa si fidano di me, si affidano a me.Sono in carrozzina da una vita masono molto serena, credo di avere tuttoperché so che il Signore è con me!”Suor Ines conferma che il coraggio siimpara dai più fragili perché Dio hascelto i più deboli (‘Beati i poveri inspirito perché di essi è il Regno deicieli”). Tutto questo lo si impara dalVangelo. Il vero coraggio sta nella fidu-cia in Dio, “pensate alla Resurrezionedi Cristo: ci vuole un bel coraggio afarsi inchiodare sulla croce ma Gesù siaffida al Signore…”.Ci raccontano degli ospiti della casa e

Atti del Convegno Metodologico - Branca R/S

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di come qualcuno di loro sia solo econdannato a letto e trovi il coraggiodi dire che la VITA E’ BELLA.Ecco allora le 3 iniezioni di coraggioche ci consigliano:• Nutrirsi quotidianamente dalle tre

mense: il Pane della Parola, dell’Eucarestia, dei Poveri.

• Cercare qualcuno con cui condivi-dere il nostro cammino, affidarsi aqualcuno: una persona che accom-pagni nella vita di fede ed una comu-nità di riferimento;

• Chiedere di poter scoprire ogni gior-no la BELLEZZA DELLA VITA.

RAFFAELLA, ALBERTO,

PADRE OLIVIERO

Giovanni Bachelet e i

“capitani coraggiosi”Profonda, commovente e coraggiosa.Non potrebbe essere definita diversa-mente la testimonianza offerta daGiovanni Bachelet nella centralePiazza Garibaldi di Argenta.Profonda e commovente… non tanto enon solo per un cognome che evocascelte coraggiose pagate a caro prezzoda papà Vittorio durante gli "anni dipiombo", quanto per la semplicità concui ha saputo donare speranza ai gio-vani e meno giovani che lo hannoascoltato.Coraggiosa… perché non capita tutti igiorni di sentire un invito così forte allostudio ed alla lettura come strumenti

per acquisire conoscenza e formare lacoscienza.Per Giovanni la lettura ha sempre rap-presentato uno strumento per educarealla curiosità di capire il mondo edall'ambizione di trasformarlo senzaviolenza, ma anche senza cedimenti ecompromessi con la propria coscien-za; di questo ha ringraziato… proprioil suo capo clan, ora giornalista di suc-cesso, che a suo tempo ha fatto germo-gliare questo interesse con letture chepassavano dalla costituzione concilia-re Gaudium et Spes ai libri di MartinLuther King.Attraverso una carrellata di "capitanicoraggiosi", come li ha definitiGiovanni, da Edith Stein a Papa

Giovanni XXIII, dal papà Vittorio alpremio Nobel per la chimica WalterKohn, passando per Don Minzoni eper il dottor Carlo Urbani, morto dopoaver identificato e incominciato a cura-re la SARS, abbiamo scoperto o risco-perto che le scelte coraggiose sonoespresse sia da gesti ordinari chestraordinari.E' proprio sull'ordinarietà che si è fer-mata l'attenzione di Giovanni perché,in fondo, i rover e le scolte a cui si èrivolto la sera stessa sarebbero tornatialle loro case, ad una quotidianità chea volte viene vista come piombo chetarpa le ali."Mio padre, quando mi preparavo allaprima Comunione e la storia dei primimartiri cristiani mi turbava un po', mispiegò che affrontare il martirio eracome andare dal dentista - basta un atti-mo di coraggio - mentre, mi disse, esse-re fedeli a Gesú nella vita ripetitiva epoco eroica di tutti i giorni è piú diffici-le. Confermo, quarant'anni dopo: ènella vita di tutti i giorni che è nascostae preparata la vera grandezza. Non sap-piamo mai se e quando saremo chia-mati a fare qualcosa di grande e impor-tante. Ma siamo sempre chiamati acapire quanto grande e importante èquello che facciamo tutti i giorni, ad"Essere Pronti" a "vivere felici e a morirefelici", ad "essere fedeli alla nostra pro-messa Scout anche quando non siamopiú ragazzi", come ci diceva B.-P. nelsuo ultimo messaggio."

FLAVIO FERRARI

Atti del Convegno Metodologico - Branca R/S

1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

La testimonianza di Giovanni Bachelet nella Piazza centrale di Argenta al CapitoloRegionale R/S

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1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

A partire dal tema generale postoall'attenzione di tutti i capi ci è parsoutile proporre ai Capi Gruppo di con-frontarsi sul “Coraggio di stare in retecome comunità educante”.Come capi infatti, viviamo moltepliciappartenenze e relazioni: la Chiesa, laCittà, la Scuola, la Famiglia, le altreAssociazioni e Agenzie Educative.Vivere queste appartenenze e relazionicercando di portare il nostro contribu-to, di ascoltare, confrontarci, arricchir-ci, proporre, collaborare, deve diventa-re un modo non solo formale, per ridi-segnare la mappa degli interventi edu-cativi rivolti ai nostri ragazzi affinché,sollecitati da più parti che agisconocon un progetto comune, ciascuna conle competenze che le sono peculiari,possano crescere in modo completo.Il Patto Associativo poi ci richiama avivere con pienezza la scelta di cristia-ni, cittadini e capi scout. Tutto questoci impegna, sia a livello personale checome Associazione, a curare questerelazioni, queste reti, e ad una presen-za nella nostra città, nel nostro paese,nella Chiesa e in ogni altro “ambien-te”, che abbia voce e sappia proporre echiedere, mettendo a disposizione conumiltà e generosità l’esperienza matu-rata nel campo dell’educazione.La rete diventa allora anche la cura e laricerca dei compagni di strada, che necondividono anche solo alcuni tratti,alcuni obiettivi, una parte del nostrosogno.La costruzione della rete è un’opera-zione complessa, che non ci richiededi spendere quel “tempo in più” chenon abbiamo, ma un approccio ed unacultura di presenza sul territorio e inassociazione diversa: essa vive solo sefondata da soggetti maturi e acco-glienti, con una identità ed una missio-ne definita e riconosciuta.A partire da queste considerazioniabbiamo ritenuto che per i CapiGruppo il Convegno Metodologicopotesse essere occasione per rifletteresul mandato a lavorare insieme per il

bene comune, confrontandoci sia sulledinamiche, competenze e risorse delle“rete esterna” (scuola, famiglia,Chiesa, città, associazionismo), siasulle ricchezze e difficoltà di quellache potremmo impropriamente chia-mare “rete interna” ossia, quasi a con-clusione del profilo tracciato negli ulti-mi anni, la fitta trama di relazioni,“umori”, competenze e attenzioniall’interno di Co.Ca. e Staff.

LA RETE ESTERNA(Appunti tratti dalla relazione di RobertoD'Alessio)

Il tema del "Coraggio" è indubbiamen-te molto azzeccato ed attuale.Valuterei in primo luogo alcuni aspetti:

1) Se guardo al nostro ruolo, penso cheabbiamo il compito di fare innamo-rare la gente al fare educazione.Questo oggi non avviene sponta-neamente, siamo in una fase di forticambiamenti nella società, e l'ac-quisizione di questa consapevolez-za avviene con fatica .

Dobbiamo inoltre tenere presenti alcu-ni altri aspetti che hanno un loro pesoe significato:

• Molti altri soggetti oggi fanno attivi-tà simili alle nostre;

• L'attenzione agli aspetti formativi èmolto diffusa sul piano professiona-le, ma poco sul piano educativo;

• Il significato dato ad alcuni concetticome, ad esempio, la "coeducazio-ne", sta cambiando molto.

2) Ragioniamo poi circa una COMU-NITA' EDUCANTE NELLA RETE,ossia Gruppo di persone che hascelto l'educazione. Se questogruppo, questa comunità, vuolefare un discorso in rete, in primoluogo deve fare qualche cosa versodi sé. Deve chiedersi: quale è ilPATTO che ci lega in termini diobiettivi educativi? Quali risultatieducativi di proponiamo di raggiun-gere, in questo territorio che sentia-mo nostro perché lo abbiamo scel-to? Queste cose ce le siamo raccon-tate, le abbiamo scritte?

Atti del Convegno Metodologico - Fo.Ca.

Il coraggio di stare in rete come comunità educante

Conoscere - Progettare - Decidere - Operare

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1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

Dobbiamo dirci che il nostro impegnoè finalizzato a far nascere in questoluogo qualcosa di significativo …Il Patto lo facciamo attorno a questipunti: Perché siamo qui a fare quelloche stiamo facendo, e dicendoci percosa lo facciamo …Chi spinge i capi a fare questo patto???I Capi Gruppo!!! Ma dobbiamo essereconsapevoli che oggi questo Patto perl'educazione è una cosa difficile.Riflettiamo su un altro punto: qualisono le fonti di abbeveramento deicapi? Quali sono cioè i motivi chespingono i capi a giocarsi nel fare edu-cazione con i ragazzi?

1) Relazione con i ragazzi (vale molto,specialmente nella fase iniziale);

2) Rapporto con altri adulti (staff,Co.Ca. …);

3) Pensare di star facendo un servizioutile - necessario - a volte insostitui-bile perché ci assumiamo unaresponsabilità educativa (spessoriconosciuta dall'esterno) che oggipochi vogliono assumere.

Il PATTO in un luogo si fonda sullaterza motivazione, ma purtropposiamo in una fase in cui la nostra sen-sibilità su questi temi è scarsa, e siamoportati a mutuare questi aspetti dall'e-sterno.

Questo PATTO inseriamolo nelProgetto Educativo, perché è questioneche ci obbliga. Questo è un obiettivo acui occorre arrivare, vi si arriva gra-dualmente.Una Co.Ca che si pone questo proble-ma è rigorosa da un punto di vista edu-cativo.

Vi sono poi alcuni elementi di relazio-ne interna alla Co.Ca che costituisconoprecondizione perché i rapporti esternisiano significativi; vediamoli. A cogliere il significato delle questionieducative siamo in generale tutti suffi-cientemente abili, è necessario peròanche un clima interno alla Co.Ca. chepermetta la verifica e la correzione.Oggi viviamo in un contesto caratteriz-zato da un problema: il relativismoetico, che sembra frenarci su questiaspetti.

Ma una cosa è non condannare eaccompagnare, altra è il non dare ungiudizio sui comportamenti che nonvanno.Nella vita di un Gruppo, si devonosicuramente aiutare le persone a cre-scere, ma occorre anche vedere e valu-tare se i capi sono adatti a giocarsi inun ruolo educativo, e aiutare i capi ascoprire se hanno un tratto vocaziona-le di educatore (ossia se l'ambito edu-cativo costituisce un pezzo della pro-pria vocazione).Come dicevo, questi discorsi internialla Co.Ca. sono precondizione perchéi rapporti esterni siano significativi.Diversamente diventano rapporti di"brava gente".

Una Co.Ca che si muove così cosa vaa chiedere all'esterno?

La rete non è l'insieme di ciò che c'ènel mio territorio; non è la rete dellerisorse disponibili; di questa rete cosace ne facciamo? ….Nulla!!!!Il problema nostro è : "io per realizza-re quel Patto mi costruisco la mia rete;la nostra visibilità; (lo scautismo dob-biamo promuoverlo). Ho bisogno dicontatti per raccontare quello che fac-cio. Allora occorre costruire la Retecon i genitori; vi è un gruppo di loroche possono essere degli opinion lea-der? Coinvolgiamoli!

Occorre costruire la Rete con la par-rocchia (Consiglio pastorale), rappor-tarsi in una logica di sviluppo con leparrocchie che non hanno gli scout,con gli altri gruppi scout presenti sulterritorio in una logica di sostegno reci-proco.

Occorre insomma costruire una rete disupporto alla attività scout, una reteche serve a sostenere la mia attivitàeducativa.La rete serve a me, serve al Gruppo.

IL TERRITORIO E' FATTO DI RELA-ZIONI VERE FRA LA GENTE AL DI LADELLE COSE FORMALI ED ISTITU-ZIONALI.

E in tutto questo resta rilevantissimo ilruolo del Capo Gruppo, che deve esse-re suscitatore di interrogativi nei capi,che deve stimolarli nel chiarire le moti-

vazioni al servizio, favorire le relazioniinterne ed esterne, la crescita di espe-rienza e consapevolezza, che…..deveessere persona autorevole.Perché la Co.Ca. è …una brutta bestia,che ha obiettivi alti.

LA RETE INTERNA(Appunti tratti dalla relazione di ChiaraLasagna)

Preliminarmente occorre fare tre preci-sazioni:

- vi sono una ciclicità di temi educati-vi che vedono la Co.Ca. investita dellariflessione su alcuni argomenti sia inrelazione ai grandi documentidell’Associazione (politica, PUC…) siaproprio in relazione al ripensamentodella struttura e funzionamento dellaComunità Capi;

- alla base della nostra azione educati-va non deve mancare una profondamotivazione al servizio maturata nel-l’ottica di una scelta vocazionale pre-cisa;

- non bisogna rimanere ancorati ai beitempi passati ma occorre ritrovare una“nuova alleanza” e saper lavorare inrete per portare molto frutto.

Tre allora sono i punti che mi premesottolineare come elementi essenzialiper far funzionare la Rete Interna allaCo.Ca.:

1) LA RELAZIONEAttenzione prioritaria che deve avere ilCapo Gruppo è quella della cura dellarelazione interpersonale che è cosadiversa dalla semplice comunicazioneformale.“La relazione” deve essere instauratacon ogni capo della Comunità, che sideve sentire in tale ambiente accolto eapprezzato per quello che riesce a farebene piuttosto che denigrato per ciò dicui è più carente.

Il Capo Gruppo deve:• saper far discutere e confrontare

persone con storie personali e diservizio anche molto diverse tra diloro ma che, in forza della scelta diappartenere ad una Comunità Capi

Atti del Convegno Metodologico - Fo.Ca.

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Atti del Convegno Metodologico - Fo.Ca.

1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

per svolgere un servizio educativo,devono saper collaborare;

• far arrivare, mediante le regole dellademocrazia associativa, ad unasoluzione, al consenso, stimolandoil contributo di tutti, altrimenti i pro-blemi si trascinano;

• saper rispettare i tempi di ciascunonel confronto tra persone diverse .

2) IL TEMPOIl tempo nella dimensione della Co.Ca.è estremamente importante.Il Capo Gruppo deve:• scegliere momenti forti per passare

dal fare qualcosa insieme all’esserequalcosa insieme;

• far riflette sul fatto che “stare insie-me” per una Co.Ca. non è tempoperso e sottratto ai ragazzi e a noistessi, ma che è utile creare coesio-ne e senso di comunità e che suquesto è opportuno investire tempoe risorse;

• fare “memoria storica” delle sceltefatte dal Gruppo e del loro iter logi-

co in modo che le decisioni nonvengano “ribaltate” senza una vali-da motivazione;

• creare un clima positivo che favori-sca il trapasso sereno del “mestieredel capo”.

3) LA PROGETTUALITÀIl progetto è un’assunzione di respon-sabilità nei confronti dei ragazzi edegli altri capi.Occorre saper progettare: pochi obiet-tivi, chiari precisi e verificabili.Bisogna saper rendere il ProgettoEducativo attuabile e sollecitare questostile di lavoro anche in Staff, Zona eRegione.Legato al concetto di saper progettarevi è quello di saper dare delle priorità:c’è una profonda differenza tra utile enecessario e le scelte fatte devonoessere sempre chiare e precise ma maisemplicistiche. Maggiore è la competenza acquisita eil dialogo, maggiore sarà la condivisio-ne del P.E.

Ogni scelta deve essere sempre verifi-cata.

Il Capo Gruppo allora ha un ruolo pre-ciso anche in questo campo:• deve essere un “facilitatore” di rela-

zioni• un mediatore che sa gestire il

tempo, i conflitti e portare alle deci-sioni;

• a volte non deve essere “troppodemocratico” nel senso che occorreanche avere il coraggio di compieredelle scelte controcorrente pur nelrispetto di ciascuno;

• stimolare e promuovere la formazio-ne non solo con incontri specificima anche tramite la condivisionedel progetto educativo e di quellodelle singole staff.

MARIA VITTORIA SETTI E

RICCARDO BUSCAROLI

A tutti voi che avrete l’attenzione e la pazienza di utilizzare questo prezioso materiale, auguriamo buon lavoro e buona strada

IMIE REGIONALI

BETTI E LUCIO

P.S. Vi aspettiamo il 31 gennaio/1 febbraio 2004 ai prossimi convegni!

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1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

Alle 16,15 di sabato 5 aprile i presi-denti (Paolo e Chiara, responsabiliregionali) dichiarano la validità dell’as-semblea regionale per delegati con ilseguente riscontro:Delegati : 348Quorum : 175Presenti : 221 (alle ore 18,00 saranno:197 presenti + 4 deleghe = tot. 221)

1) Lavori di gruppo sui temi del prossi-mo Consiglio Generale:1. Conoscere il ragazzo2. Relazione educativa > parlata nuova3. Relazione educativa > spiritualità4. Riflessione metodologica > forma-

zione metodo5. Educare in rete > alleanza con la

famiglia6. Educare in rete > cittadini del

mondosu questi argomenti il CG non è chia-mato a votare, ma solo ad esprimerevalutazioni, giudizi, opinioni che servi-ranno per la elaborazione del futuroProgetto Nazionale.7. Riorganizzazione settori, EPC e nau-

tici8. Verifica collaborazione AGESCI/Ass.

Italiana Castorini

su questi argomenti il Consiglio Gene-rale procederà alla votazione.

2) Presentazione del bilancio e dellarelazione economica a cura di Lella eAntonio

3) Presentazione delle candidature perConsigliere Generale e per i dueresponsabili regionali.Vengono poi presentate per il servizio diConsigliere Generale le candidature di:Elena Bosi – Modena (2° mandato)Claudio Cit – RiminiAlessandro Ramberti – RiminiElisabetta Fraracci – Reggio Emiliamentre a responsabile regionale sonocandidati:Paolo Zoffoli - Cesena Chiara Sapigni - Ferrara Risulteranno i seguenti eletti:RESPONSABILI REGIONALI:Paolo Zoffoli 186Chiara Sapigni 184(Votanti 199, Valide 186, Bianche 10,Nulle 3)CONSIGLIERI GENERALI:Elena Bosi 111Elisabetta Fraracci 98Claudio Cit 96

Alessandro Ramberti 72(Votanti 197, Valide 193, Bianche 2,Nulle 2)

Risultano eletti ELENA BOSI, ELISA-BETTA FRARACCI, CLAUDIO CIT cheentreranno in carica dal 1 settembre2003

4) BilancioSono approvate le mozioni n°1, 2, 3proposte dal Comitato Regionale checonsentono l’approvazione delBilancio regionale 2001/2002 ed ilbilancio preventivo 2002/2003

Domenica 6 aprile si riprende con lacelebrazione della S. Messa alle ore8,00.

5) Dibattito sul tema “PPU - Progressione Personale Unitaria, idee in movi-mento”Intervengono nella proposta ANTO-NIO RONCAGLIA e FRANCESCOCHIULLI (che da poco ha terminato ilservizio di Akela d’Italia e che ha par-tecipato alla commissione metodo cheha proposto il documento presentatosu PE 2003).

Assembrea Regionale per Delegati

ASSEMBLEA REGIONALE AGESCI per delegati dei capi dell’EMILIA ROMAGNA

Vignola 5 – 6 APRILE 2003

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1963 - 2003 QUARANT’ANNI DI GALLETTO!

6) Mozioni e raccomandazioni suitemi del Consiglio GeneraleMOZIONE N° 4L’Assemblea Regionale dell’EmiliaRomagna riunita per delegati in data5/6 Aprile 2003 a Vignola

APPROVALa Relazione del Comitato Regionalecosì come pubblicata sul “Il Gallettonr.3 Marzo 2003” da pag.5 a pag.12.

Il Comitato RegionaleAPPROVATAFavorevoli: UNANIMITA’Contrari: nessunoAstenuti: nessuno

MOZIONE N° 5L’Assemblea Regionale dell’EmiliaRomagna riunita per delegati in data5/6 Aprile 2003 a Vignola

DA’ MANDATOAi Responsabili Regionali di votareperché non venga abrogato l’art. 47del Regolamento Organizzazione ine-rente il settore radioscout ed il nonconseguente adeguamento degli artt.43 e 44 del Regolamento Organizza-zione.

Ermanno SaccàAPPROVATAFavorevoli: 129Contrari: nessunoAstenuti: 10

MOZIONE N° 7L’Assemblea Regionale dell’EmiliaRomagna riunita per delegati in data

5/6 Aprile 2003 a Vignola,Lette le due ipotesi proposte negli attiin preparazione al Consiglio Generale2003 dalla commissione per il rinno-vamento del settore Nautico,

RITIENEL’ipotesi detta di minimo cambiamen-to, quella più in grado di sostenere esviluppare uno scoutismo nauticocapace di essere una ricchezza signifi-cativa per l’Associazione, in quanto èl’ipotesi che sostiene una propostaeducativa fondata sul vissuto dei repar-ti, pertanto

IMPEGNAi Responsabili Regionali di farsi soste-nitori al Consiglio Generale 2003 del-l’ipotesi di minimo cambiamento.

Fabio Cenci, a nome dei capi del Dipartimento

dell’Alto Adriatico.APPROVATAFavorevoli: PALESEContrari: ===Astenuti: ===MOZIONE N° 9L’Assemblea Regionale dell’EmiliaRomagna riunita per delegati in data5/6 Aprile 2003 a Vignola,Esprime il disagio sul documento di sin-tesi “stare in questo tempo” perché illinguaggio, nel fare riferimento a temi dicruciale importanza, risulta spessoincomprensibile e vago, non chiariscela cultura a cui si fa riferimento e non sitraduce in scelte concrete e coraggiose.Ritiene che un lavoro così imponente

possa arrivare poco ai capi della base. PROPONE

quindi di sviluppare le indicazioniemerse e le proposte concrete conden-sandole in un unico documento sinte-tico da pubblicare, dopo un’opportunarevisione linguistica, sulla stampaassociativa.

Alessandro Ramberti, Paola Incerti,

Maurizio CasadeiAPPROVATAFavorevoli: PALESEcontrari: ===astenuti: ===

MOZIONE N° 10aL’Assemblea Regionale dell’EmiliaRomagna riunita per delegati in data5/6 Aprile 2003 a Vignola,Facendo riferimento al punto 4 deldocumento dal titolo “Educare in rete”,ed in specifico alla tematica “Cittadinidi un mondo più giusto”

CHIEDEChe i Responsabili Regionali, nell’ela-borazione del prossimo ProgettoNazionale, si attivino perché ilConsiglio Nazionale individui nellaricchezza dei percorsi proposti (tuteladei diritti, sviluppo sostenibile,ambiente, dimensione internazionaledello scoutismo, etc), obiettivi chesiano chiari, concreti e coraggiosi

Alessandro Ramberti, Paola Incerti,

Maurizio Casadei

Assembrea Regionale per Delegati

Page 16: Anno XXXX • Agosto 2003 Notiziario dello Scautismo ... · Anno XXXX • Agosto 2003 Notiziario dello Scautismo Cattolico dell’Emilia Romagna. ... mode e a istinti.” ... I bambini

I CONSIGLIERI GENERALI DELL’EMILIA ROMAGNA RISULTANO ESSERE:

MONICA BATTINI Parma fino al 30/8/04GIOVANNI MILANI Bologna fino al 30/8/04MARIO AMADEI Ravenna fino al 30/8/05MASSIMO DIACCI Carpi fino al 30/8/05GIORGIO ROSSO Ferrara fino al 30/8/05MARKO MEI Forlì fino al 30/8/05ROBERTO BALLARINI Bologna fino al 30/8/05FRANCESCA BIRIBANTI Cesena fino al 30/8/05ELENA BOSI Modena fino al 30/8/06CLAUDIO CIT Rimini dal 1/9/03 al 30/8/06ELISABETTA FRARACCI Reggio Em. dal 1/9/03 al 30/8/06

ed inoltrePAOLA INCERTI Reggio Em. fino al 30/8/03STEFANO ARGNANI Ravenna fino al 30/8/03

Il Galletto Notiziario dello ScautismoCattolico dell’Emilia RomagnaAnno XXXX Agosto 2003 N° 7Periodico mensile

Direttore responsabile: Nicola CatellaniRedazione:Marco Quattrini (capo redattore), CaterinaMolari, Flavio Ferrari.

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:Cinzia, Francesco, Don Andrea, Roberta, Alberto, DonPaolo, Elena, Raffaella, Alberto, Padre Oliviero, MariaVittoria, Riccardo, Betti, Lucio

GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Matteo Matteini

STAMPA: Pazzini Stampatore Editore, Verucchio (RN)STAMPATO SU CARTA RICICLATA AL 100%

IN COPERTINA: foto di Paolo Ruffini

Sped. in A.P. art. 2 comma 20/CLegge 662/96 Filiale di RNVia Rainaldi 2, 40139 BolognaAutorizz. Tribunale di Bologna 31-7-63 reg. 3066, c.c.p.N. 16713406 intestato al Comitato Regionale. AgesciEmilia Romagna e N. 12012407 intestato MASCI Segr.Reg. Emilia Romagna.

Assembrea Regionale per Delegati

APPROVATAFavorevoli: PALESEContrari: ===Astenuti: ===

MOZIONE N° 10bL’Assemblea Regionale dell’EmiliaRomagna riunita per delegati in data5/6 Aprile 2003 a VignolaFacendo riferimento al punto 4 deldocumento dal titolo “Educare in rete”,ed in specifico alla tematica “Cittadinidi un mondo più giusto”

PROPONEcome uno dei possibili obiettivi delprossimo Progetto Nazionale sia ilsostegno allo scoutismo nell’areamedio-orientale.

Alessandro Ramberti, Paola Incerti,

Maurizio CasadeiAPPROVATAFavorevoli: 95Contrari: 16Astenuti: 32

MOZIONE N° 11L’Assemblea Regionale dell’EmiliaRomagna riunita per delegati in data5/6 Aprile 2003 a VignolaPreso atto le esperienze che vannosotto il titolo “Agesci in rete” rischianodi essere circoscritte a pochi addetti ailavori e di non costruire cultura condi-visa

IMPEGNAI Responsabili Regionali a chiedere alComitato Centrale di individuare e pra-ticare “strumenti agili” che permettanodi raccogliere e far circolare le espe-rienze maturate su questi temi a livellolocale e a mettere in rete, individuando

nella zona un nodo importante, la cul-tura, le esperienze e le sceltedell’Associazione a livello nazionale. In questo modo si fanno circolare:- il senso e incisività della presenzadell’Agesci in rete, particolarmentecon le altre espressioni della societàcivile;- le idee e le proposte di cuil’Associazione si fa portatrice;- i livelli in cui riesce ad incidere.

Alessandro Ramberti, Paola Incerti,

Maurizio CasadeiAPPROVATAFavorevoli: PALESEContrari: ===Astenuti: ===

RACCOMANDAZIONE N° 1L’Assemblea Regionale dell’EmiliaRomagna riunita per delegati in data5/6 Aprile 2003 a Vignola

RACCOMANDAAl Comitato Regionale la promozionedella diffusione presso i gruppi dellaregione delle informazioni relative alleesperienze di “castorismo” presenti sulterritorio regionale.

Paolo Ballestrazzi, Francesco Silipo

RESPINTAFavorevoli: 63Contrari: 34Astenuti: 43

RACCOMANDAZIONE N° 2L’Assemblea Regionale dell’EmiliaRomagna riunita per delegati in data5/6 Aprile 2003 a Vignola,visto il punto 5.4.1 dei documenti pre-paratori al Consiglio Generale 2003,

RACCOMANDAAi Responsabili Regionali di tenere inconsiderazione, nella votazione riguar-dante le mozioni del Settore EPC, lasemplificazione delle strutture associa-tive e la principale vocazione educati-va dell’Associazione stessa.

Elena BosiAPPROVATAFavorevoli: PALESEcontrari: ===astenuti: ===

Alle ore 16,10 esaurito l’ordine delgiorno e non essendoci altre richiestedi intervento l’assemblea termina conla preghiera conclusiva proposta a tuttidalla zona di Parma.

Il Comitato Regionale è così compostoCHIARA SAPIGNI Responsabile Regionale

PAOLO ZOFFOLI Responsabile Regionale

d. DANILO MANDUCHIAss. Eccl. Regionale

LUCIO AMIDEIIMIE

ELISABETTA FRARACCIIMIE

MARIA VITTORIA SETTIFo.Ca.

RICCARDO BUSCAROLIFo.Ca.

RAFFAELLA RAIMONDIOrganizzazione

ANTONIO RONCAGLIAOrganizzazione