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RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA supplemento al n. 6 - Giugno 2011 de “il Segno” il Segno il Segno n. 16 Salvo Palazzolo, giornalista antimafia Situazione al collasso In VII pagina In IV e V pagina Zanca in II e III pagina ORA NEL LAZIO E’ VERO ALLARME Le condizioni dei 14 edifici penitenziari della nostra regione è a rischio deflagrazione a causa dei detenuti che vivono in condizioni pietose, al limite della sopportazione, e a causa della carenza degli agenti penitenziari. In base alle esigenze ne servireb- bero altri 1.300. News da Mafiopoli In ultima pagina In VI pagina Sgominata la Banda che terrorizzava i Castelli In VII pagina Caos rifiuti a Pomezia... la Napoli del Lazio In VI pagina Legambiente ha presentato il suo rapporto annuale sui reati commessi contro l’ambiente. Cinque i settori indagati: reati ambientali, ciclo dei rifiuti, ciclo del cemento, zoomafie e archeomafie. La regione Lazio vede un forte aumento degli illeciti commessi nel ciclo dei rifiuti. Roma e Provincia la fanno da padrone. Allarme sulle infiltrazioni criminali nel business del cemento. INTERVISTA A... CARCERI LAZIO Bar della ‘ndrangheta a Roma DOSSIER SUI REATI AMBIENTALI

Antimafie di Roma e provincia

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Rete di scrittori e giornalisti antimafie di Roma e provincia giugno 2011

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RETE di GIORNALISTIe SCRITTORI ANTIMAFIE

di ROMA e PROVINCIA

supplemento al n. 6 - Giugno 2011 de “il Segno”ilSegnoil

Segno n.16

Salvo Palazzolo,giornalistaantimafia

Situazioneal collasso

In VII pagina

In IV e V pagina

Zanca in II e III pagina

ORANEL LAZIOE’ VEROALLARME

Le condizioni dei 14 edificipenitenziari della nostraregione è a rischiodeflagrazione a causadei detenuti che vivono incondizioni pietose, al limitedella sopportazione, e acausa della carenza degliagenti penitenziari. In basealle esigenze ne servireb-bero altri 1.300.

News daMafiopoli

In ultima paginaIn VI pagina

Sgominatala Banda cheterrorizzavai Castelli

In VII pagina

Caos rifiutia Pomezia...la Napolidel Lazio

In VI pagina

Legambiente ha presentatoil suo rapporto annuale sui reaticommessi contro l’ambiente.Cinque i settori indagati: reatiambientali, ciclo dei rifiuti, ciclodel cemento, zoomafiee archeomafie. La regioneLazio vede un forte aumentodegli illeciti commessi nel ciclodei rifiuti. Roma e Provinciala fanno da padrone. Allarmesulle infiltrazioni criminalinel business del cemento.

INTERVISTA A...CARCERI LAZIO Bar della‘ndranghetaaRoma

DOSSIER SUI REATI AMBIENTALI

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di EttoreZancaNel lavoro cer-tosino com-piuto nel libro“I pezzi man-canti” sievince un per-

“Sono ancora troppi

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corso storico di occultamentidocumentali impressionantenella sua efficienza. A esami-nare tutti gli episodi si può direche aveva ragione il giudiceAyala nel dire che parallela-mente agli omicidi di mafiaagisce un servizio di pompefunebri incaricato di nascon-dere le prove?“Esaminando i fascicoli giudiziariche contengono le ricostruzionidegli omicidi eccellenti di Pa-lermo, negli anni Ottanta e No-vanta, emerge chiara unacostante: dopo i sicari di mafia,sono sempre intervenuti soggettidavvero particolari che hannoavuto il compito di passare alsetaccio le abitazioni e gli ufficidelle vittime, o anche la scenadel crimine. Questi soggetti nonavrebbero potuto agire indistur-bati senza un distintivo in tasca,che ha aperto porte e spalan-cato luoghi che dovevano re-stare ben protetti. Da diversiepisodi emerge soprattutto iltempismo di questi soggetti el’organizzazione che hannomesso in atto per allontanare daloro tutti i sospetti. Così, il 3 set-tembre 1982, sparirono gli ap-punti del prefetto Carlo AlbertoDalla Chiesa dalla cassafortedella sua residenza privata.Dieci anni dopo, è spartital’agenda di Paolo Borsellino dalluogo della strage di via d’Ame-lio. E tanti altri oggetti sonoscomparsi, secondo una terribilecostante. Oggetti noti e menonoti. Ad esempio, nel libro “Ipezzi mancanti” rivelo che èsparita anche un’altra agendarossa, quella del commissarioNinni Cassarà, che fu portatavia dalla squadra mobile di Pa-lermo poche ore dopo l’assassi-nio del poliziotto che era ilbraccio destro di Giovanni Fal-cone. Poche settimane prima,Cassarà e Falcone erano andati

in Svizzera per una rogatoria,cercavano i soldi di alcuni ma-nager di mafia. Ebbene, sonoscomparse anche le carte cheCassarà aveva inviato ai colle-ghi svizzeri poco prima di es-sere ucciso”.

Nelle prime pagine del libro sitrovano già le note dolenti diuna Palermo lontana e quasiinfastidita nei confronti di chilavorava per sconfiggere l’ille-galità. Nelle scuole non si in-segnava nulla in tema diantimafia, le sembra che lecose adesso siano cambiateviste le varie fondazioni e pro-getti per l’educazione legalenelle scuole?Oggi, per fortuna, certi temi nonsono più tabù nella società enella scuola. Però, forse, biso-gnerebbe fare uno sforzo ulte-riore di approfondimento. Lastoria della mafia non può es-sere relegata agli stereotipi checi vengono offerti da certe rico-struzioni della fiction televisiva.Ci sono ancora molti capitoli nonscritti nella lunga vicenda deicorleonesi. Scuole e universitàdovrebbero recuperare ungrande protagonismo nell’ap-profondimento di ciò che ancoranon sappiamo. Forse, invece diadottare un monumento, gli stu-denti potrebbero adottareanche una vittima di mafia, ri-leggendo le carte dei processi:scoprirebbero così tanti aspettiancora da ricostruire e da rac-contare”.

La storia modifica col tempo isuoi parametri, gli eroi po-stumi hanno una pletora diammiratori. I giudici cheadesso indagano alacrementecontro la mafia patiscono lostesso isolamento di Falcone eBorsellino, a suo avviso?“Mi chiedo quale messaggio dilegalità lanci il nostro presidentedel consiglio quando accusa imagistrati di essere dei golpisti.Eppure Berlusconi sostiene diaver fatto della lotta alla mafiaun baluardo del suo governo”.

Alcuni sociologi e lo stesso

Pietro Grasso parlano di unanuova “mafia liquida”, capacedi insinuarsi molto più effica-cemente nei gangli del poteree degli affari. Lei crede che loscenario paventato dal-l’agente Antonino Agostinonel suo diario, di una mafiamoderna che istruisce i figli aspese dello stato si sia realiz-zato?“Cosa nostra è già cambiata, eda tempo. I pizzini ci dicono cheil vecchio Bernardo Provenzanoaveva preparato con cura al-cuni passaggi fondamentali perl’organizzazione già prima delsuo arresto, avvenuto nell’aprile2006. Interloquendo con Mat-teo Messina Denaro ed altri ca-pimafia si assicurava che alcunicanali di comunicazione fossero

Lo scrittore e giornalista di Repubblica,Salvo Palazzolo, parla delle stragi

di Mafia, del senso della legalità oggianche in realtà difficili come Palermo...e soprattutto parla dei tanti segreti

che ancora avvolgono i crimini mafiosi

Salvo Palazzolo

ben in funzione. Ad esempioProvenzano chiedeva a MessinaDenaro se fosse arrivato il nomedi un certo politico: non ab-biamo mai saputo chi fossequell’esponente delle istituzioni,e attraverso quale canale fossestato veicolato il suo nome. Dicerto, Provenzano si curava cheil sistema delle nuove relazionimafiose con la società civile e leistituzioni fosse in buono stato, esoprattutto rinnovato. Questi ca-nali di comunicazione di Cosanostra non sono stati ancora sco-perti”.

Le sembra che si sia verificatauna legalizzazione dellamafia, ovvero un suo agire suun livello più difficilmente in-dividuabile?

L’intervista

SalvoPala

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i segreti che Riina non rivela”

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“Cosa nostra è tornata in fondo al suo vec-chio metodo. Essere dentro la società è me-glio che attaccare lo Stato con le bombe. Lestragi furono una parentesi, ancora dalle ra-gioni oscure”.

Sembra che alcuni organi di stampa sisiano affrettati a derubricare l’omicidioFragalà. Premesso che la sua uccisionepotrebbe benissimo essere maturata inambito estraneo alla criminalità organiz-zata, è pur vero che l’onorevole era moltorigido su alcuni parametri di lotta allamafia. Cosa ne pensa, in base agli ele-menti in suo possesso di questo episodio?“Un omicidio impunito è in ogni caso una fe-rita per la città. L’omicidio di un operatoredella giustizia, massacrato a due passi daltribunale, è un’offesa per tutti gli italiani. Dif-ficile credere all’opera di uno sprovveduto,che in tutti questi mesi è riuscito a farlafranca. Probabilmente, il sicario ha godutodi protezioni importanti, in una zona dellacittà dove il potere delle cosche è sempreforte, nonostante i ripetuti arresti”.

Che idea si è fatto delle recenti minacce aldirettore di Telejato Pino Maniaci e dellarevoca della scorta al senatore Lumia en-trambi attivamente presenti sul territorionella lotta alla mafia?“Pino Maniaci e Beppe Lumia sono due vocilibere e scomode di questa Sicilia che non sirassegna. Probabilmente, sono scomodi nonsolo per i mafiosi in carcere, ma anche percerti rappresentanti delle istituzioni”.

Alla luce delle recenti evoluzioni giudizia-rie come vede il ruolo di Massimo Cianci-mino, memoria storica, spettatore oconoscitore dei meccanismi che regolanoanche la nuova mafia?“Ciancimino ha avuto l’indubbio merito di fartornare la memoria a molti rappresentantidelle istituzioni. E ha svelato tanti particolaridi quella misteriosa trattativa fra Cosa no-stra ed esponenti dello Stato, durante la tra-vagliata stagione del 1992-1993. Bisognachiedersi perché Ciancimino non abbia dettoancora tutto, ad esempio sull’enigmatico si-gnor Franco. Lui sostiene di avere paura,dice che il nostro Paese non è ancora prontoper certe verità. Le parole di Ciancimino de-vono far riflettere, ancora una volta: la suasolitudine è la stessa che a volte gli stessimagistrati antimafia hanno messo in risalto?Per davvero l’Italia e gli italiani non sono an-cora pronti alla verità sulle stragi Falcone eBorsellino?”.

Il procuratore antimafia Grasso prospettail pericolo di una maggiore organizza-zione tecnica della mafia. Più attenta anon far conoscere alla base i nomi del

III

Salvo Palazzolo ha ini-ziato la sua carriera col-laborando al giornaleL’Ora nel 1992. Dal1999 è redattore delquotidiano La Repub-blica, ha continuato aseguire la complessaevoluzione del feno-menomafioso, non soloattraverso la cronacagiudiziaria, ma con unlavoro d'inchiesta sulcampo.Nel 2004 ha intervi-stato il capomafia incarcere Pietro Aglieri,ha poi scoperto la trat-tativa segreta fra i bosse un gruppo di sacer-doti, che dopo le stragiFalcone e Borsellinoavrebbe dovuto portarealla dissociazione di al-cuni mafiosi da Cosanostra. Ha collaboratocon la società di produ-zione Magnolia e con

"Ilaria Alpi".Autore di libri molto pre-cisi e dettagliati sulleevoluzioni del feno-meno mafioso, tra cui“Il codice Provenzano” ,scritto col magistratoMichele Prestipino,”Fal-

cone e Borsellino, mi-stero di stato” e “I pezzimancanti” edito da La-terza nel 2010. Propriodalle dinamiche narra-tive di quest’ultimaopera prende piede l’in-tervista.

la RAI come coau-tore di programmitelevisivi di inchie-sta su Cosa nostracurati da ClaudioCanepari e tra-smessi da Rai 3:Scacco al re, lacattura di Proven-zano; Doppiogioco, le talpedell’antimafia; Lemani su Palermo.Quest'ultimo pro-gramma nel 2009ha ricevuto il pre-mio della criticaalla XV edizionedel premio giorna-listico televisivo

Chi è Salvo PalazzoloUngiornalista segugio

sulle traccedi CosaNostra

vertice. È davvero impossibile riuscire ascoprire il legame mafia-politica-economia, teorema base del giudice Fal-cone? Crede che ci possa essere unasvolta nella mappa mafiosa nella dire-zione decisa che ha preso l’omicidio Bor-sellino di presenza di servizi deviati?“I grandi capimafia in carcere continuanoa detenere molti segreti. Ecco perché ognitanto Totò Riina parla: manda segnali a chiconserva i suoi tesori o il suo archivio, chepotrebbe essere ancora strumento di ri-catto o di proposta. Per comprenderequalcosa del presente bisogna tornare acercare nel passato, quando certe relazioninacquero. E’ quello che stanno facendo imagistrati di Palermo e Caltanissetta,anche grazie al contributo di alcuni nuovicollaboratori di giustizia, come GaspareSpatuzza”.

Era davvero un atto deciso a un livellosuperiore rispetto alle cosche territoriale?Se sì si può parlare dell’omicidio Borsel-lino come di una “Ustica di cosa nostra?”“L’inchiesta sulla strage Borsellino è a unpunto di svolta. Fare luce sul falso pentitoScarantino servirà anche a spazzare via ildepistaggio che per tanti anni non ha con-sentito di fare luce sulla verità che haschiacciato Paolo Borsellino. Il giudice

aveva probabilmente compreso che dopola strage Falcone alcuni pezzi dello Statostavano trattando con Cosa nostra”.

In questo momento l’informazione in Ita-lia è molto ovattata sulla criminalità.Crede che esista un giornalismo ancoralibero e non censurato?“Credo che oggi il giornalismo sia più li-bero, anche grazie a Internet. Forse, ri-spetto ai temi della lotta alla mafia, ilgiornalismo dovrebbe essere più organiz-zato. Perché un fenomeno complesso comequello del crimine organizzato dovrebbeessere affrontato attraverso inchieste cor-pose e sempre più documentate, anche at-traverso il lavoro di più cronisti”.

Infine, che opinione ha dello “stato di sa-lute” della mafia a Palermo, decadenzao adattamento e continuazione in stilelucertola a cui tagliano la coda?“Mi fanno paura i segreti conservati daicapimafia al 41 bis. Sono anche la forzadell’ultimo grande latitante, Matteo Mes-sina Denaro. Il pentito Giuffrè ha svelatoche il boss di Trapani conserva l’archivioche era nell’ultimo covo d Riina. Ce n’è ab-bastanza per dare a Messina Denaro ungrande potere di ricatto. Altro che crisi diCosa nostra”.

L’intervista

SalvoPala

zzolo

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IVdi AndreaSebastianelliDal dossier sulleEcomafie 2011,presentato il 7giugno da Le-gambiente, la

dente.

CICLO DEI RIFIUTIIl dato che più preoccupa in-vece riguarda il ciclo dei ri-fiuti. Solo a Roma e provinciasono state 231 (sul totale re-gionale di 376) le infrazioniaccertate per reati che riguar-dano i rifiuti, dato grazie alquale il nostro territorio hafatto un balzo in avanti occu-pando il terzo posto dellaclassifica delle province in Ita-lia in questo specifico settore.

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MMAAFFIIEE

Nel 2009 le infrazioni riscon-trate erano state 152, quindi ilbalzo in avanti è stato moltoforte. Nel complesso il Lazio oc-cupa il quinto posto nazionalenelle illegalità sul ciclo dei ri-fiuti, subito dopo Sicilia, Cala-bria e Puglia mentre laCampania comanda questaclassifica.“Nel Lazio crescono i reati le-gati allo smaltimento illecito deirifiuti -ha detto Lorenzo Parlati,presidente di LegambienteLazio- e sono saldamente ele-vati quelli per il cemento ille-gale, una triste conferma di unaillegalità troppo diffusa e diuna pericolosa ascesa della cri-minalità organizzata chespesso ha legami con ammini-strazioni locali ben oltre i livellidi guardia, soprattutto nel SudPontino”. Queste infiltrazioni ri-guardano essenzialmente il set-

tore del cemento mentre nelciclo dei rifiuti, seppure si puòriscontrare un aumento degli il-leciti, non risultato contamina-zioni vere e proprie da partedelle grandi organizzazioni cri-minali (Camorra e ‘Ndranghetain testa). Per lo più i reati accertati ri-guardano il trasporto e lo smal-timento organizzati in assenzadelle necessarie autorizzazioni.Confermate quindi le conclu-sioni a cui arrivò anche la Dire-zione Nazionale Antimafia(Dna) nella relazione presen-tata nel 2010, anche se pro-prio in quel rapporto venivafatto un esplicito riferimentoall’inchiesta della Procura dellaRepubblica di Velletri dell’ago-sto 2009 su una traffico diamianto friabile che dalla Sici-lia veniva trasportato fino alladiscarica di Pomezia (Rm), ina-

datta a smaltire tale materialealtamente pericoloso. La Pro-cura ha accertato che l’amiantosmaltito era vicino alla cifra re-cord di un milione di tonnellate.Il procedimento penale risultaancora aperto e a breve po-trebbe arrivare a conclusione.

CICLO DEL CEMENTOIn questo settore il Lazio si con-ferma saldamente al terzoposto della classifica nazionale,dopo Calabria e Campania. Ildato conferma che la nostra re-gione è uno dei luoghi scelti perriciclare denaro di provenienzaillecita. Le infrazioni riscontratenel 2010 sono state 721 controle 881 del 2009. In diminu-zione il numero delle personedenunciate, che tocca quota913 (nel 2009 erano state1.327), cosi come i sequestriche si attestano a 269 (contro i

ECOMAFIE 2011ALLA REGIONELAZIO LA MAGLIA NERA

regione Lazio ne escecon un quadro moltofosco. Se da un latosembra migliorare lasituazione connessaagli illeciti di tipo am-bientale (passandodal secondo postodello scorso anno alquinto di oggi) aumen-tano i reati commessinel settore dei rifiuti,ma restano stabili leinfrazioni riscontratenell’ambito del cosid-detto ciclo del ce-mento. In aumentoanche gli incendi bo-schivi mentre miglio-rano i numeri sulleillegalità in campofaunistico e dell’ar-cheomafia.Prima di entrare nellospecifico, questi i nu-meri del Lazio conte-nuti nel Rapporto2011: 8,5 le illegalitàcommesse ogni giorno;3.124 le infrazioni to-tali riscontrate nel2010, cioè il 10,1%del totale nazionale(nel 2009 si era arri-vati alla cifra recorddel 12,10%). Diminuiscono anche lepersone denunciateche in dodici mesi sonopassate da 2.248 a1.197, così come i se-questri che si sono at-testati sul numero di751 contro i 919 del2009. Anche gli arre-stati hanno visto unadrastica riduzione,scendendo a 5 controle 30 dell’anno prece-

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360 del 2009). Resta stabileil numerodegli arresti pari a uno. La-tina e Roma la fanno da pa-drone tra le provinceitaliane. Il capoluogo pon-tino, infatti, occupa in modopreoccupante il quarto postoper illeciti commessi mentrela Capitale ai attesta subitodopo, in quinta posizione. Permeglio comprendere il pesodel cemento illegale nellanostra Regione, è utile il datofornito dallo stesso ente re-gionale: dal 2004 al 2009sono stati perpetrati 41.588abusi edilizi, con una mediadi 20 al giorno. Il 22% diquesti si concentra nei 23 co-muni costieri della regione, inaree vincolate paesaggisti-camente, doveun immobile vale sul mercatoin media il 30% in più ri-spetto a edifici costruiti inaree di minorpregio ambientale. E qui il problema è rappre-sentato anche dalla infiltra-zioni criminali che ormaitendono e controllare quasiper intero l’intero settore, so-prattutto nella provincia di

Latina.Un recente caso esemplareriguarda l’area dei CastelliRomani, dove il 14 febbraioscorso “i guardiaparco, in-sieme al Corpo Forestaledello Stato e all’Arpa Laziohanno messo i sigilli a VillaDewi Francesca, un grandeedificio che si staglia propriosul costone del Lago di Al-bano, dotato anche di un al-bergo e un ristorante moltofrequentati. “L’edificio –si legge ancoranel dossier di Legambiente-è stato messo sotto indagineper una lunga serie di reatiin materia di smaltimento diacque reflue, approvvigiona-mento idrico e ampliamentonon autorizzato della strut-tura che, in precedenza, eragià stata parzialmente postasotto sequestro”.

INCENDINel 2010 è diminuito il nu-mero degli incendi a livellonazionale, passando da5.362 a 4.883, ma sono in-vece in crescita le infrazioninella nostra regione, salitadal settimo al sesto posto,

con 492 infrazioni, pari al10% del totale nazionale (inforte crescita rispetto al7,3% del 2009), con 15 per-sone denunciate, 10 sequestrieffettuati ma nessun arresto.Nel 2009 le infrazioni accer-tate erano state invece 394,accompagnate da 25 de-nunce, 10 sequestri e 3 arre-sti.

ZOOMAFIEPrimo posto indiscusso per ilLazio nel settore delle illega-lità commesse in campo fau-nistico con 1.091 infrazionicomplessive su un totale di5.835, per una percentualedi poco sotto il 19%. Nelcomplesso sono state 201 lepersone denunciate, mentresono stati 146 i sequestri ef-fettuati. Gran parte del lavoro de-riva dalle segnalazioni delleassociazioni di volontariato edagli interventi della PoliziaProvinciale di Roma nell’am-bito del contrasto alle viola-zioni amministrative su cacciae pesca. Anche in materia didetenzione e cattura difauna selvatica, nel corso del

2010 il Lazio si è distinto peril forte impegno messo in attodalle autorità competenti alfine di verificare l’osser-vanza della normativa di set-tore con grande attenzioneverso il fenomeno del brac-conaggio soprattutto all’in-terno delle aree protette.

ARCHEOMAFIEIl problema delle archeoma-fie, ovvero l’aggressione cri-minale al nostro patrimonioartistico e archeologico, con-tinua ad affliggere l’Italia,essendo uno dei Paesi con piùopere d’arte da custodire. Estabili rimangono le Regionimaggiormente colpite dalfenomeno, a cominciare pro-prio dal Lazio, con la Capi-tale in prima fila. La nostra regione occupa in-fatti di diritto il primo postoanche per il 2010, con unsolo dato positivo riguardoai furti passati da 227 a161 (su un totale italiano di983), ed una percentuale –sempre sul totale nazionale-che scende dal 20,8% al16,4%.

Andrea Sebastianelli

Rapporto ECOMAFIE 2011 - Crescono i reati nel Lazio

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I NUMERI DI LEGAMBIENTE LAZIO

2010 3.124 10,1% 1.997 5 751 52009 3.469 12,10% 2.248 30 919 2

Anno Infrazioniaccertate

Percentualesul totale

Personedenunciate

Personearrestate

Sequestrieffettuati

Posizione inclassifica naz.

Numero degli illeciti ambientali 2009-1010 commessi nella Regione Lazio*

1° Campania 786 13,2% 853 56 3482° Puglia 609 10,2% 616 0 2943° Calabria 603 10,1% 754 31 2424° Sicilia 498 8,4% 397 5 2015° LAZIO 376 6,3% 341 0 169Tot. nazionale 5.950 6.266 149 2.224

Regione Infrazioniaccertate

Percentualesul totale

Personedenunciate

Personearrestate

Sequestrieffettuati

Classifica delle illegalità nel Ciclo dei rifiuti 2010 - Le prime 5 regioni italiane*

1° Roma 231 3,9% 205 0 75 32° Latina 64 1,1% 73 0 40 303° Frosinone 49 0,8% 23 0 29 454° Viterbo 20 0,3% 23 0 10 815° Rieti 12 0,2% 17 0 15 98Tot. Lazio 376 6,3% 341 0 169 5

Regione Infrazioniaccertate

Percentualesul totale

Personedenunciate

Personearrestate

Sequestrieffettuati

Il Ciclo dei rifiuti nella Regione Lazio 2010 - Classifica provinciale*Posizione in

classifica naz.

* Fonte:Elaborazione Legambientesu dati 2010delle Forzedell’Ordine,Cap. Porto e Polizie

Provinciali

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Ancora sequestri di beni ap-partenenti alla ‘Ndrangheta aRoma e provincia. Questa voltale cosche calabresi erano riu-scite a mettere le mani su duebar: uno in Via Salaria (“Il na-turista”), l’altro in Via PonzioComino (“Pedone”). Le due attività commercialierano state acquistate dal clandegli Alvaro nel 2010, con isoldi del boss Vincenzo (figliodi un altro capocosca, Nicola,conosciuto con il soprannome di“Beccauso”) e di un ex bar-biere, Damiano Villari, cheesercitava la sua attività aSanto Stefano in Aspromonte,un piccolo paese in provincia diReggio Calabria. Nel 2009 lo stesso Villari (al-l’epoca ritenuto persona deltutto insospettabile) fu tra gliartefici di un’altra vicenda di‘Ndrangheta, quella che inte-ressò il sequestro del famoso

“Cafè de Paris” di Via Venetoa Roma. Vicenda che ebbemolto risalto sulla stampa e chefece fare un grande balzodalla sedia a numerosi politiciche prima di allora ritenevanola Capitale al di fuori delle in-filtrazioni criminali delle grandiorganizzazioni.La nuova operazione, dal titolosimbolico “Rilancio”, ha avuto ilsuo epilogo lo scorso 14 giu-gno e ha impegnato la sezioneAnticrimine diretta dal Colon-nello Massimiliano Macilenti.27 le persone indagate rite-nute dei semplici prestanomedella cosca degli Alvaro.Come nel caso del “Cafè deParis”, anche in questa circo-stanza gli inquirenti ritengonoche le attività commercialisiano servite per riciclare de-naro di provenienza illecita,creando una sorta di filo di-retto fra la regione Lazio e la

Due bar della ‘Ndrangheta messi sotto sequestro a Roma

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A Pomezia c'è l’insediamento del nuovoConsiglio Comunale nominato alle elezionidi maggio che hanno visto la riconfermadel sindaco Enrico De Fusco, centro-sinistra. Sono le 5 del pomeriggio e i neoeletti ar-rivano alla spicciolata. Tra loro ci sonoanche esponenti presenti già nel 2000 cheportò all’arresto per mazzette di tutto ilconsiglio comunale (sfuggirono alle ma-nette solo un verde e un rappresentantedell’allora Ms-ft). Ma la prescrizione haazzerato ogni preoccupazione penale,consentendo la rielezione anche a chiaveva avuto guai con la giustizia. Quando nell’aula riecheggiano le notedell’Inno di Mameli entra un dipendentedel consorzio di ditte che si occupa dellaraccolta rifiuti e con uno scatto si lanciaverso il sindaco, venendo però “placcato”da un vigile urbano. Il dipendente mentreviene trascinato fuori urla “Siamo senzastipendio, dateci i nostri soldi” Un altro net-turbino riesce a raggiungere i neoeletti eli apostrofa “Dovete pagare, me fateschifo”. Grida, applausi da parte di altrinetturbini che solidarizzano con i colleghi(una cinquantina di lavoratori non percepi-scono lo stipendio da un paio di mesi). Nella città Pomezia la spazzatura resta

per strada perché chi deve rac-coglierla non viene pagato damesi e si dà malato incrocia lebraccia o protesta decisamentearrabbiato, come è accadutogiovedì 16 all'insediamento delnuovo consiglio comunale. Così apochi km da Roma esplode unaspecie di “caso Napoli” che perora riguarda Pomezia e Torva-ianica sino alla Pontina, ma chepresto potrebbero estendersi adAnzio e ai Castelli.Ad Anzio infatti, “... i dipendentidi una delle due ditte che effet-tuano la raccolta, hanno avutol’amara sorpresa di non trovarel’accredito dei propri stipendi, sembra al-meno tre mensilità non versate, conse-guenza del mancato pagamento da partedel Comune alle ditte interessate” denun-cia il consigliere Pd Massimo Creo.Insomma, la raccolta della spazzatura po-trebbe essere a rischio mentre inizia la sta-gione turistica balneare.Il problema è sempre lo stesso, i comuninon hanno soldi per pagare quanto dovutoe le ditte di smaltimento non versano glistipendi ai lavoratori.

Senza contare che i gestori delle discari-che aderenti a Federlazio, hanno annun-ciato la serrata dei siti da loro gestiti,perchè una quarantina di comuni, tra cuiRoma, devono spettanze arretrate pari acirca 250 milioni di Euro. Durante la cam-pagna elettorale l’avvocato proprietariodi Malagrotta Manlio Cerroni unitamenteagli altri imprenditori, avevano propostoed attuato una tregua, che però scadeproprio in questi giorni

La Pulce

VI

RIFIUTI, POMEZIA COME NAPOLI?Il nuovo Consiglio Comunale ha dovuto fare i conti con un problema irrisolto

di un’organizzazione criminalecome la ‘Ndrangheta cheormai non può più essere circo-scritta nel solo territorio cala-brese ma che sempre piùspesso espande le sue attivitànel Lazio e in altre parti d’Ita-lia (Lombardia ed Emilia Ro-magna in testa).Così come è noto che la ‘ndrinaAlvaro a Roma ha sancito unasorta di accordo con il clan deiCasamonica. Questo aspettotrovò conferma nel 2007

quando un altro esponentedegli Alvaro, Giuseppe (detto“compare Peppe”) concluse unaffare con l’imprenditore ro-mano Pietro D’Ardes, rappre-sentato nella circostanza dalsuo avvocato, Giuseppe Man-cini, noto all’epoca per aver tu-telato anche le controversielegali di Rocco Casamonica,esponente di spicco del famosoclan nomade di Roma e provin-cia.

Andrea Rasetti

Calabria. L’operazione “Ri-lancio” era partitaquattro anni fa ele indagini hannopermesso di con-fermare i sospettisu numerose acqui-sizioni finanziariecondotte con suc-cesso a Roma eprovincia da parte

Accumuli di rifiuti a Pomezia

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Una banda di romeni che da mesi spa-droneggiava nel territorio dei CastelliRomani è stata sgominata dai Carabi-nieri del Gruppo di Frascati del colon-nello Rosario Castello. L’operazione, scattata all’alba del 27maggio scorso, ha portato al fermo di18 persone tra i 18 e i 30 anni e di uncinquantenne. La banda dell’Est eseguiva furti su com-missione soprattutto in ville di lusso mapian piano il suo raggio d’azione sistava ampliando a dismisura con unarete fitta di rapporti criminali che li por-tavano a colpire in varie zone della re-gione Lazio. L’ultimo colpo lo scorso primo dicembre aRocca di Papa, cittadina montana a suddella Capitale. Era notte fonda quandoi romeni entrarono nell’abitazione di unimprenditore terrorizzando l’intera fami-glia composta, oltre che dall’uomo, dallamoglie e da due bambini. Il bottino fu di15 mila euro. E proprio da quell’episodio

criminale sono iniziate le indagini daparte degli uomini dell’Arma, culminatonel blitz scattato tra i quartieri romaniBorghesiana e Tor Bella Monaca allafine di maggio. La banda aveva colpitoanche a gennaio, questa volta a Frascati. Ora per tutti l’accusa è di ricettazione,detenzione di droga e favoreggiamento.Oltre alla zona dei Castelli, la bandanon esitava a svolgere le sue scorri-bande in altre province, soprattutto nelfrusinate e nel reatino. Fu proprio durante un corpo a corpo av-venuto ad Anagni (nel frusinate) che ri-mase ferito un Ufficiale del NucleoOperativo di Frascati, colpito da unaspranga utilizzata da uno dei romenifermati. Oltre ad essere specializzato in furti inville, il sodalizio criminale colpiva anchenei centri commerciali con l’utilizzo diauto-ariete. L’ultimo colpo sempre adAnagni presso Unieuro.

Andrea Rasetti

Blitz dei Carabinieri ai Castelli

Mercoledì 6 luglio si terrà una particolaremanifestazione organizzata dalla Fonda-zione Kambo, molto attiva sul territorio delfrusinate sui temi della tutela dell’am-biente e della legalità (le cui finalità escopi li trovate presso il loro sito: www.fon-dazionekambo.it). La manifestazione sichiama “Un mercoledì da leoni, prove difuturo” e consiste in una serie di confrontia due voci, moderate da due giornalisti econ domande del pubblico su alcuni argo-menti di pressante attualità. L’idea èquella di opporre una voce convenzionalee istituzionale a una non convenzionale.Il nostro Ettore Zanca ha avuto l’onore diessere stato invitato tra le voci che dibat-teranno in uno di questi appuntamenti. Sidovrà confrontare addirittura con il Que-store di Frosinone dott. Giuseppe De Mat-teis, su un tema molto dlicato: “Il valoredella legalità oltre le regole”. L’incontrosarà moderato da due giornalisti, MarcoCeccarelli e Angela Nicoletti. L’evento èpubblico e quindi chi volesse potrà parte-ciparvi. FROSINONE, Via Minzoni, 122 - Fonda-zione Kambo - a partire dalle 20.45

Sgominata la Banda dell’Est

RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA

ilSegnoilSegno

giugno 2011 - n.16

anche situazioni parados-sali, come per esempio ilpenitenziario di Velletri, incui un nuovo padiglione èstato da tempo ultimatoma resta incredibilmentechiuso per carenza di per-sonale. Con il risultato chele celle scoppiano e gliagenti devono farsi caricodi situazioni incontrollabilie insopportabili. Anche la recente denunciadel sindacato Fp-CgilRoma e Lazio non lasciadubbi sullo stato di ultra-emergenza ed urgenza,nel nuovo complesso di Re-bibbia a Roma c’è un unicoagente penitenziario inservizio di notte per due-cento detenuti. E propriosul numero degli agenti inservizio bisogna svelare unarcano. A fronte di un or-ganico regionale di 4.909agenti, un terzo di questinon opere nei penitenziarima è distaccato nei mini-

Penitenziari, nel Lazioè vera e propria emergenza umanitariaI numeri delle carceri lazialisono davvero impressionanti.1.300 agenti di polizia peni-tenziaria mancanti all’ap-pello; 6.550 detenuti, di cui2.220 in più rispetto alla ca-pienza nei 14 istituti peniten-ziari della regione. Unasituazione vicina al collasso. Adenunciare le condizioni dellapopolazione carceraria sonosoprattutto i Radicali conMarco Pannella in testa, dasettimane in sciopero dellafame (ora ha iniziato anchequello della sete) insieme amolti detenuti e familiari diquesti e anche ad agenti pe-nitenziari e avvocati. Insommauna presa di posizione gene-rale per dire che non è più

VII

tollerabile lo stato in cui versano lenostre carceri. Ma la politica che anche di questodovrebbe occuparsi sembra nonavvertire l’emergenza e il venirmeno dei diritti umani. Poi esistono

diDANIELADI ROSA

steri o negli uffici. A questipoi vanno aggiunti altriagenti che, seppur in ser-vizio, espletano il lavorofuori dalle carceri. Così daquegli iniziali 4.909agenti, il 25% non ope-rano nei penitenziari.

“Un mercoledì da leoni”Il Questore De Matteisparla di legalitàcon Ettore Zanca

Page 8: Antimafie di Roma e provincia

10 maggio, RomaSEQUESTRATI BENI PER 600 MILIONI DI EUROI Gico (Gruppo d’Investigazione Crimi-nalità Organizzata) della Guardia di Fi-nanza di Roma e Napoli hannosequestrato immobili, azioni societarie econti correnti per un valore di 600 milionidi euro, nell’ambito di un’indagine tesaa smascherare un’organizzazione crimi-nale con a capo Feliciano Mallardo, notocon l’appellativo de ‘o sfregiato, legatoa clan della Camorra napoletana. Il clanaveva avviato numerose attività in tuttala provincia di Roma, da Mentana aGuidonia Montecelio, da Sant’AngeloRomano a Fonte Nuova fino a Capena eMonterotondo e ovviamente Roma. Im-pressionante l’elenco dei sequestri: 900beni immobili, 230 terreni, 23 società tracui la “Seddio” specializzata nel com-mercio di caffè, 200 conti correnti. In piùauto e moto di lusso. Le indagini sono du-rate due anni e sono state condotteanche con l’utilizzo di intercettazioni am-bientali e telefoniche, favorite da alcunicollaboratori di giustizia. L’accusa perloro è di associazione per delinquere distampo mafioso, estorsione, violenza pri-vata e intestazione fittizia di beni.

14 maggio, RomaMAFIA CINESE, IN MANETTEANCHE DIRIGENTE DELLA BNLDopo sei anni di complesse indagini si èconclusa l’inchiesta condotta dal Pub-blico Ministero Mario Dovinola su un’in-tensa attività di riciclaggio di denarosporco per un giro complessivo di circa 6milioni di euro. Sullo sfondo investigativo

il ruolo giocato dalla cosiddetta mafiacinese. Ora si è in attesa del rinvio a giu-dizio di tutti gli indagati, ben 43, in granparte cittadini cinesi residenti nella Ca-pitale. Tra di loro sono finiti nella retedell’inchiesta anche cinque funzionaridella BNL e quattro commercialisti tribu-tari. L’inchiesta aveva preso avvio dopoun’operazione antimafia condotta dallaDia, e denominata “L’ultimo imperatore”.Secondo La Procura, attraverso attivitàillecite, venivano trasferiti capitali di de-naro dall’Italia alla Cina, per lo più de-rivante da illeciti tributari e vendita dibeni con marchi contraffatti. Tra gli in-dagati anche il vice-direttore della fi-liale di piazza Vittorio della BNL,Gianluca Arrighi.

20 maggio, RomaRESTANO IN CARCERE I BOSSDELLA BANDA DI CINECITTA’La Terza sezione penale del Tribunaledella libertà (presieduto dal giudiceAnna Criscuolo) ha respinto le richiestedegli arresti domiciliari avanzate dai le-gali di quella che è nota ormai come “Labanda di Cinecittà”. Quindi i boss dellaCapitale, arrestati il 3 maggio scorsocon un blitz dei Ros, restano in carcere.La banda, composta da 38 elementi, siispirava alle storiche vicende dellaBanda della Magliana, nel tentativo dicontrollare i diversi quartieri della città,favorita dal clan capeggiato da MicheleSenese, noto negli ambienti criminali peri suoi rapporti con la Camorra napole-tana. A capo della Banda di Cinecittàc’erano Giuseppe Molisso, detto Ciccio,Massimiliano Froio e Walter Santirocchi.

Il gruppo era specializzato nel trafficodi droga direttamente collegato conSpagna e Sudamerica.

17 giugno, OstiaRINVIO A GIUDIZIOPER IL PUGILE GALVANOL’ex campione del mondo di boxe, MauroGalvano, è stato rinviato a giudizio, in-sieme ad altre cinque persone, dal Pub-blico Ministero Luca Tescaroli, per unavicenda di usura nella Capitale. I reaticontestati, oltre all’usura, sono anchequelli di estorsione, danneggiamento e ri-velazione del segreto d’ufficio. Galvanoera finito agli arresti lo scorso anno adOstia dopo una lunga indagine condottadalla Procura su un giro di strozzini ca-peggiati proprio dall’ex campione. Agliarresti finì anche un Carabiniere di Fiumi-cino, Giovanni Morelli, che svolgeva ilruolo di vero e proprio informatore. L’in-chiesta ha coinvolto diversi cittadini finitinella rete degli usurai.

20 giugno, ApriliaAUTO TAROCCATE,DUE ARRESTI La Polizia Stradale di Latina ha sgomi-nato una banda che riciclava auto ru-bate. Il blitz ha portato all’arresto di unitaliano di 61 anni, Fernando Mangia-pelo, ad Aprilia, e di un tunisino di 40,Ben Gharbi Lofti, di Nettuno. Sul piaz-zale interno dell’abitazione del Mangia-pelo, le forze dell’ordine hanno rinvenutouna Bmw X5 con targa falsa e telaiocontraffatto. L’automobile era prontaper essere immessa sul mercato.

(A cura di Andrea Rasetti)

NNEEWWSS daMAFIOPOLI

supplemento al n. 6 (giugno 2011)del mensile indipendente

il Segnoorgano dell’associazione culturale“Terre Sommerse Castelli”

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supplemento al n. 12 -Dicembre 2010 de “il Segno”

ilSegnoilSegno n.12

Falcone, l’uomo chevolava molto in alto

Organizzareil coraggio

In VII pagina

In IV e V pagina

In II e III pagina

CasamonicaGli eredidellaMagliana

Quella di Pino Masciari edella sua famiglia è unastoria che non può esseredimenticata. Pino è un im-prenditore calabrese chenon cede al ricatto e ai so-prusi della ‘Ndranghetama con tenacia e coraggioriesce a scardinare un si-stema criminoso ritenutoprima di lui invincibile.

News daMafiopoli

In ultima paginaIn III pagina

GrottaferrataL’ex ristorantediventa unbene comune

In VI pagina

Nasce la Reteper la legalitàcontro l’usurae il racket

In VI pagina

Roma e Lazio“riciclone” di...denaro sporcodellemafie

In VII pagina

Chi sono i Casamo-nica? Come hannoconquistato la Capi-tale? Quando inizia-rono la loro scalataall’egemonia crimi-nale della regione? Ilclan, che oggi contaoltre 600 adepti,sembra ormai avereramificazioni che ri-cordano quelle dellafamosa Banda dellaMagliana, di cui sonogli unici e veri eredi.

Ritratti d’autoreIl libro del mese Carceri chescoppiano

story

RETE diGIORNALISTIe SCRITTORI ANTIMAFIEdi ROMA e PROVINCIA

Un recente dossier di Daniele Poto, dell’Associa-zione “Libera”, ha portato alla luce le strade chele organizzazionizioni criminali (‘Ndrangheta,Camorra, Cosa Nostra e Sacra Corona Unita),attraverso il calcio tentano di percorrere perriciclare denaro sporco, controllare il girodi scommesse clandestine, comprare partitee gestire persino i settori giovanili.Un caso su tutti, quello del Potenza Calcio,il cui presidente Giuseppe Postiglione, fuarrestato nel novembre del 2009. L’inchiestadella Procura scoperchiò una fitta rete dicollegamenti tra la società e gli ambienti criminali

supplemento al n. 11 - Novembre 2010 de “il Segno”

ilSegnoilSegno n.11

Paolo BorsellinoCent’annidi storia

In VI pagina

NELLE PAGINE IV e V

La vita e la storia del giudice Borsellinoassassinato il 19 luglio 1992 nel cuoredella sua Palermo.

ETTORE ZANCA in II e III pagina

I PM della Direzione Di-strettuale Antimafia di Reg-gio Calabria hanno chiesole prime condanne per gliimputati della ‘Ndranghetaaccusati di svolgere affariilleciti nel porto di GioiaTauro. Ad accusarli le di-chiarazioni di Cosimo Virgi-glio che ai Castelli gestival’hotel Villa Vecchia.

Altro colpoal clan

In VII pagina

Proseguono le azioni delleforze dell’ordine contro ilclan dei Casamonica checontrollano l’usura e i trafficidi droga a Roma e provin-cia. I Carabinieri di CastelGandolfo hanno arrestatotre esponenti dell’omonimafamiglia rom, in seguito adun blitz condotto in un’abi-tazione di Ciampino.

Appaltinelmirino

In VII pagina

Lemafienelpallone

Giuseppe Postiglione

RETE diGIORNALISTIe SCRITTORI ANTIMAFIE

di ROMA e PROVINCIAdi AndreaSebastianelliLo scorso 21 settem-bre è stata la gior-nata contro l’usurapromossa da SOSImpresa di Confeser-

centi, che ha messo in evidenza ungiro di affari che raggiunge 20 mi-liardi di euro. E la regione Lazio fi-gura tra i primi posti in questadrammatica e sconcertante classifica.In questo numero della nostra “ReteAntimafie” troverete quindi un ap-profondimento per comprendere ladiffusione e la radicalità di quelliche un tempo venivano chiamatistrozzini o cravattari e che spessooggi fanno capo a gruppi criminaliorganizzati con strutture capillariben distribuite nel vasto territorio la-ziale.Troverete anche la triste storia di unusurato che grazie alla sua tenacia,all’amore della propria famiglia, alsupporto delle forze dell’ordine e diSOS Impresa, ha saputo denunciaregli aguzzini iniziando una nuova vitadopo aver subito minacce d’ogni tipoal limite della sopportazione umana.Un atto di coraggio prima di deci-dere di farla finita.Nel Lazio sono circa 28 mila i com-mercianti finiti in questa ragnatelada cui appare difficile potersi libe-rare. Ma rivolgendosi alla rete ca-pillare messa in piedi da SOSImpresa, uscire dal tunnel dell’usuranon è più impossibile.Buon approfondimento.

supplemento al n. 10 - Ottobre 2010 de “il Segno”

ilSegnoilSegno n.10

PADRE PUGLISIL’avvocatoantiSaviano

DI ROSA in VII pagina

La storia di Padre Pino Puglisi, uccisodalla Mafia perchè le sue parole face-vano più paura delle pallottole.

ETTORE ZANCA in II e III pagina

Con 3,3miliardidi euro ogni annol’usuraimbavagliaun’intera regione

Bianca La Roccadi SOS Impresa

L’arresto di MicheleSantonastaso, l’avvo-cato anti-Saviano, di-fensore del bossFrancesco Bidognettidel clan dei Casalesi,dimostra che lamafia dei collettibianchi è un pericolosempre in agguato

“Il giocoè fatto”

In VI pagina

Undici arresti e de-cine di perquisizionia Roma per l’inda-gine denominata ‘Ilgioco è fatto’, cheha svelato un sodali-zio criminale deditoall’usura, al riciclag-gio, all’estorsionee alla truffa

Finirà laMafia?

In VII pagina

“Nel Lazio operano clan dei Casalesinel pontino mentre la ‘ndranghetasi occupa maggiormente di riciclodi denaro sporco nei grandi localidel centro della Capitale. Le coschesono spesso in contatto con ciò cherimane della Banda della Magliana,senza dimenticare l’ingerenzadi famiglie nomadi quali i Casamonicao i Di Silvio”. ALL’INTERNO