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n°2 APR-LUG 2016 Tendenze globali nella crisi del capitalismo

Antitesi nr 2

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Copertina, indice ed editoriale del nr.2 della rivista Antitesi

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Tendenze globalinella crisi del capitalismo

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Supplemento ad Anarkiviu reg. trib. Cagliari n°18/1989Direttore responsabile Costantino Cavalleri

Ringraziamo il compagno che ci permette di uscire legalmente viste le vigenti leggi liberticide sulla stampa in Italia

Redazione: Via Varese, 10 - 35138 - PadovaStampato in proprio

Numero chiuso in redazione 5 Aprile 2016

Per contatti e richiedere abbonamenti annuali (ordinario 10 €, sostenitore 15 €): [email protected]

gli articoli sono disponibili su http://www.tazebao.org/

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n°2 | APR-LUG 2016

INDICE

Editoriale

• Tendenze globali nella crisi del capitalismo p. 1

Sfruttamento e crisi

• I Brics e la lunga depressione del capitalismo globale p. 3

• Il proletariato internazionale e la crisi p. 14

Classi sociali, proletariato e lotte

• La lotta di classe in Cina p. 24

• La guerra popolare in India p. 31

Imperialismo e guerra

• Dalla “primavera di Damasco” al lungo inverno siriano p. 41

• La lotta rivoluzionaria in Turchia e Kurdistan p. 51

• La Terza Intifada p. 59

• Pivot to Asia p. 65

Controrivoluzione, repressione e solidarietà di classe

• Lo stato di emergenza in Francia p. 73

Ideologia borghese e teoria del proletariato

• Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan e il

confederalismo democratico p. 77

• L’islam politico, appunti di classe p. 85

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Editoriale

Tendenze globali nella crisi del capitalismo“Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente”.

L’essenza viva del materialismo dialettico, cioè della concezione del mondo del movi-mento comunista, è quella di comprende-re la razionalità e la scientificità del movi-mento “paradossale” e infinito della storia, rappresentato dal reale che si divide in due – tesi e antitesi – per determinare, nel loro scontro, una nuova, più avanzata, sintesi. Per questo, la sopracitata frase di Mao Tse Tung non rappresenta una provocazione paradossale di un inguaribile ottimista o una testimonianza di reminiscenze di cer-ta cultura tradizionale cinese nel pensiero del “grande timoniere”, bensì coglie il salto dialettico tra il reale e il potenziale rivoluzio-nario. Nello specifico, essa ci permette di comprendere come dietro la complessità, anche caotica e politicamente negativa, del presente, vi sta il “potenzialmente univoco” sbocco della sua trasformazione in senso rivoluzionario, come ai sintomi del travaglio corrisponde l’evento della nascita.

E sintomi non ne mancano, se guardiamo a quanto succede nel mondo e intorno a noi. Incardinati sul dato fondamentale della crisi, diretti dalla tendenza principale che è quella della guerra, gli eventi e i cambia-menti a livello globale si succedono uno dietro l’altro: il loro aggravarsi e rincorrersi produce delle accelerazioni per cui certe giornate valgono anni interi.

Ciò che prima era stabile diviene fulcro di instabilità. Pensiamo alla Cina, presenta-ta negli anni come locomotiva economica globale, la quale, nella scorsa estate, è di-venuta fattore rivelante, con l’esplodere di una nuova bolla finanziaria, della fallacia menzognera della cosiddetta “ripresa inter-nazionale”.

Ciò che prima si voleva circoscritto si estende fino ad assumere una dimensione mondiale. La guerra in Siria è iniziata come conflitto locale nel quale agiscono forze in-ternazionali, poi diviene una sorta di guerra mondiale concentrata in un paese, a segui-to soprattutto dell’intervento russo, e infine tende a mondializzarsi con i rimbalzi che via via essa produce, in una circonferenza sempre più larga, come il moto delle acque provocato dal sasso lanciato nello stagno, portando sangue e distruzione fra le mas-se delle metropoli dei paesi imperialisti ag-gressori, colpiti dalla ritorsione degli aggre-diti, come accaduto in Francia e in Belgio con i recenti attentati. La Siria diviene così, in quanto epicentro della guerra imperiali-sta, epicentro di comprensione della realtà. È possibile comprendere questo movimen-to dall’azione di vecchi e nuovi protagonisti di questo conflitto regionale mondializzato, nel quale tendenze opposte finiscono per convivere in maniera sempre più stretta nella stessa porzione di realtà, facendo di questa duplicità la forza del loro riverberarsi oggettivo e del loro porsi soggettivo.

Nella Russia di Putin convivono da un lato una vocazione imperialista da potenza in ascesa e dall’altro la difesa dalla rapacità imperialista atlantica. Nello Stato Islamico convivono barbarie reazionarie e balcaniz-zazione delle masse, oggettivamente fun-zionali al dominio imperialista, con la ten-denza a scontrarvisi, in nome di un disegno strategico, quello del califfato esteso a tutte le terre musulmane, che sopravvive alle convergenze tattiche con l’imperialismo (la “guerra santa” contro Assad). Il movimento di liberazione curdo in Siria assume il ruolo di punto di riferimento internazionale più in voga per buona parte delle realtà antago-niste in Italia e in Europa e rischia contem-

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Editoriale

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Tendenze globali nella crisi del capitalismo

loro superamento mediante il loro massimo aggravarsi attraverso il processo rivoluzio-nario comunista.

Stiamo parlando di un’astrattezza? No, stia-mo parlando di una potenzialità che, in ogni ambito del reale, oggettivamente si ripre-senta all’analisi condotta fuori dagli schemi della classe dominante – e talvolta persino nell’analisi svolta da quest’ultima ma op-portunamente occultata e depotenziata – e soggettivamente prova a emergere nel solo modo in cui sia possibile, con la lotta.

Nelle “tendenze globali” che andremo ad analizzare in questo numero di Antitesi ve-dremo dunque come esse, pur molteplici, siano il frutto di una tendenza fondamenta-le, la crisi del capitalismo, e di una tenden-za principale, la guerra, sia quella ingiusta degli imperialisti, sia quella giusta, dei po-poli che vi resistono. E di come la tendenza alla rivoluzione proletaria non sia immagi-nifica, ma oggettivamente nasca dalla crisi e possa svilupparsi come rovesciamento della guerra imperialista e come continuità, allargamento e sviluppo della guerra giusta dei popoli, seppur soggettivamente ci man-ca ancora la forza, come forze comuniste e di classe, di essere all’altezza di questa potenzialità del reale.

poraneamente di essere forza strumentale per le mire imperialistiche degli Usa e delle potenze europee, in mancanza di un’altra possibile fanteria che si possa muovere nel pantano siriano.

Gli esempi di unità di opposti che corrispon-dono allo sviluppo impetuoso del presente, a carattere caotico ma nella sua natura dialettico, confermano alle forze di classe e comuniste che il loro manifestarsi, con ef-fetto a tratti dirompente, è frutto di un limite sostanziale e concreto, ovvero del fatto che l’opposizione fondamentale nella nostra epoca – quelle tra borghesia imperialista e proletariato – stenta a esprimersi in sé per sé. Come già accaduto storicamente, essa non annullerebbe le altre contraddizioni – quella tra popoli oppressi e imperialismo, quella tra borghesie imperialiste, quella tra borghesie nazionali e borghesie imperiali-ste – ma polarizzerebbe soggettivamente, all’interno dello sviluppo di queste contrad-dizioni, le forze in campo tra rivoluzione e reazione. Questo antagonismo irriducibile condurrebbe oggettivamente allo svilup-po delle contraddizioni del presente non con una ridefinizione delle contraddizioni di classe (vecchie potenze contro nuove, borghesie locali contro borghesie imperia-liste…) ma con un processo che porta al