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APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE A SOSTEGNO DELLA TUNISIA Il popolo tunisino, con la sola forza delle sue convinzioni, ha realizzato nel gennaio 2011 una rivoluzione pacifica ispirata ai valori universali della libertà, della dignità e della giustizia sociale. Ha fatto prova sin d'allora prova di una maturità eccezionale nella gestione della transizione, come dimostrato dal Premio Nobel per la Pace attribuito alle quattro principali organizzazioni della società civile che hanno patrocinato il dialogo nazionale. Nel maggio 2011 alcuni economisti di numerosi paesi hanno firmato l'appello affinché il G8 sostenesse il programma di sviluppo economico e sociale tunisino. La comunità internazionale era chiamata a rispondere all'appuntamento della storia ed a considerare la ‘Rivoluzione dei gelsomini’ come un bene pubblico mondiale. Sei anni dopo, mentre la Tunisia ha rafforzato, nonostante tutti gli avvenimenti traumatici, la sua transizione democratica e continua a beneficiare di una forte ondata di simpatia, l'appoggio della comunità internazionale è stato parsimonioso e scostante. Abbiamo oggi la responsabilità collettiva di fare in modo che questa transizione abbia successo e provare che la cooperazione economica è la migliore barriera contro gli estremismi. È quindi essenziale che la comunità internazionale dimostri la sua solidarietà verso la Tunisia affinché possa essere e rimanere un modello da seguire in materia di cambiamento sociale, economico e democratico per tutta la regione e al di là di essa. La Rivoluzione non ha certo prezzo, ma ha però un costo. Sul piano economico le transizioni democratiche generano spesso una perdita di competitività prima della sperata ripresa. La Tunisia ha quindi bisogno di un impegno internazionale per evitare una fase recessiva o di stagnazione, circostanza che né la sua economia né la sua società potrebbero oltremodo sopportare. La situazione dal punto di vista della sicurezza interna rimane ancora fragile e la preoccupante situazione economica ha già spinto le agenzie internazionali di rating a declassare il paese maghrebino con una perdita di credibilità e fiducia tra i possibili investitori. Oggi la transizione democratica in Tunisia si trova a un bivio, con un certo numero di vantaggi già registrati, ma anche innanzi a minacce che potrebbero avere gravi conseguenze, non solo per la Tunisia, ma anche per la regione euro-mediterranea. Gli ultimi attentati terroristici che hanno funestato le due rive del mare nostrum,

APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE ... - Fondazione Craxi · internazionale e soprattutto europea. ... possano contribuire in modo ottimale alla crescita e alla ... Appello per la Tunisia

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APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE A SOSTEGNO DELLA TUNISIA

Il popolo tunisino, con la sola forza delle sue convinzioni, ha realizzato nel gennaio 2011 una rivoluzione pacifica ispirata ai valori universali della libertà, della dignità e della giustizia sociale. Ha fatto prova sin d'allora prova di una maturità eccezionale nella gestione della transizione, come dimostrato dal Premio Nobel per la Pace attribuito alle quattro principali organizzazioni della società civile che hanno patrocinato il dialogo nazionale.

Nel maggio 2011 alcuni economisti di numerosi paesi hanno firmato l'appello affinché il G8 sostenesse il programma di sviluppo economico e sociale tunisino. La comunità internazionale era chiamata a rispondere all'appuntamento della storia ed a considerare la ‘Rivoluzione dei gelsomini’ come un bene pubblico mondiale.

Sei anni dopo, mentre la Tunisia ha rafforzato, nonostante tutti gli avvenimenti traumatici, la sua transizione democratica e continua a beneficiare di una forte ondata di simpatia, l'appoggio della comunità internazionale è stato parsimonioso e scostante.

Abbiamo oggi la responsabilità collettiva di fare in modo che questa transizione abbia successo e provare che la cooperazione economica è la migliore barriera contro gli estremismi. È quindi essenziale che la comunità internazionale dimostri la sua solidarietà verso la Tunisia affinché possa essere e rimanere un modello da seguire in materia di cambiamento sociale, economico e democratico per tutta la regione e al di là di essa.

La Rivoluzione non ha certo prezzo, ma ha però un costo. Sul piano economico le transizioni democratiche generano spesso una perdita di competitività prima della sperata ripresa. La Tunisia ha quindi bisogno di un impegno internazionale per evitare una fase recessiva o di stagnazione, circostanza che né la sua economia né la sua società potrebbero oltremodo sopportare. La situazione dal punto di vista della sicurezza interna rimane ancora fragile e la preoccupante situazione economica ha già spinto le agenzie internazionali di rating a declassare il paese maghrebino con una perdita di credibilità e fiducia tra i possibili investitori.

Oggi la transizione democratica in Tunisia si trova a un bivio, con un certo numero di vantaggi già registrati, ma anche innanzi a minacce che potrebbero avere gravi conseguenze, non solo per la Tunisia, ma anche per la regione euro-mediterranea. Gli ultimi attentati terroristici che hanno funestato le due rive del mare nostrum,

l'ondata migratoria senza precedenti che sommerge l’Italia e l’Europa, ci ricordano che, al di là delle contingenze dei nostri interessi, non può che prevalere una visione comune dei nostri destini.

In tale contesto l’obiettivo del Piano di sviluppo economico e sociale 2016-2020 è stato quello di fissare degli obiettivi ambiziosi ma realistici, in quanto la Rivoluzione ha frantumato il « tetto di vetro dell’antidemocrazia» che faceva perdere alla Tunisia numerosi punti di crescita.

Questo piano comprende un vasto programma di azioni e di riforme che permetteranno di intraprendere un nuovo modello di sviluppo, più equilibrato regionalmente, più inclusivo socialmente, anche in termini di integrazione internazionale e soprattutto europea. Esso mira fondamentalmente a preservare il “modello tunisino” basato sull'autorità dello Stato di diritto, sulla democrazia, sul ruolo centrale delle donne, sulla ricerca di maggiore giustizia sociale e sulla tutela delle libertà individuali, nonché su un'educazione fondata sui valori universali e portatrice di modernità.

Questo piano prevede in particolare uno sforzo massiccio di investimenti pubblici e privati. I bisogni del suo finanziamento sono dell'ordine di 60 miliardi di euro in 5 anni. Per farvi fronte la Tunisia conterà innanzitutto sulle proprie forze. Il risparmio nazionale coprirà il 60 % dei bisogni, ma avrà bisogno inevitabilmente di finanziamenti esterni.

Facciamo pertanto un appello alla comunità internazionale affinché sostenga la transizione in Tunisia e più precisamente perché faciliti una road map elaborata e diretta dalla stessa Tunisia e condivisa con gli organismi internazionali; una road map che individui chiaramente gli attori coinvolti, gli importi da mobilitare e gli obiettivi da perseguire e raggiungere.

In particolare, ci appelliamo alla comunità internazionale affinché metta in opera:

— Un programma di sostegno internazionale dotato di 20 miliardi di euro in 5 anni;

— Una dichiarazione chiara sulle modalità di mobilitazione e di coordinamento fra le diverse istituzioni finanziarie (FMI, Banca mondiale, BERD, BEI, BAD e BID) affinché possano contribuire in modo ottimale alla crescita e alla ristrutturazione dell'economia tunisina;

— Un impegno, a titolo individuale, dei paesi europei a sostenere la Tunisia per l'ottenimento dello statuto di partner associato dell'Unione europea con pieno accesso ai fondi strutturali;

La storica transizione tunisina sarebbe così pienamente compiuta su tutti i suoi livelli: sia sul piano politico, con la costruzione di una democrazia moderna e funzionale e sia sul piano economico – sociale, con un piano di sviluppo ambizioso in grado di svolgere una funzione positiva in tutta l’area.

La comunità internazionale nel suo complesso è invitata a mobilitarsi in tempi utili, per contribuire fattivamente al successo di questo processo in un ambito di autentico partenariato che avrà importanti ripercussioni sia sul piano interno che esterno, favorendo una transizione democratica che andrebbe verso una maggiore integrazione e pacificazione del Mediterraneo e che porterebbe più prosperità per tutta la regione euro-mediterranea.

PRIMI FIRMATARI

Federica Barbaro, Mario Barbi, Luciano Benetton, Silvio Berlusconi, Matilde Bernabei, Tarak Ben Ammar, Bernabo Bocca, Vincenzo Boccia, Margherita Boniver, Giuseppe Bono, Guido Brera, Stefano Caldoro, Daniele Capezzone, Lucio Caracciolo, Claudia Cardinale, Pierferdinando Casini, Fabrizio Cicchitto, Giuseppe Colaiacovo, Stefania Craxi, Rita Dalla Chiesa, Francesco Damato, Lorenzo Dellai, Lamberto Dini, Azouz Ennifar, Piero Fassino, Franco Frattini, Marco Gervasoni, Lella Golfo, Paolo Guzzanti, Marco Impagliazzo, Afef Jnifen, Filippo La Mantia, Matteo Marzotto, Paolo Messa, Andrea Monti Riffeser, Massimo Moratti, Milly Moratti, Tommaso Nannicini, Giovanni Ottati, Lupo Rattazzi, Paolo Reboani, Aurelio Regina, Giulio Sapelli, Marcello Sorgi, Luisa Todini, Giovanni Tria, Marco Tronchetti Provera, Santo Versace.