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Apprendere la didattica MARIA LUISA IAVARONE FRANCESCO LO PRESTI 1

Apprendere la didattica - uniparthenope.it · - l’attivitàcognitiva è sempre CARICA DI TEORIA (de Mennato,1999) - l’uomopensante è sempre RESPONSABILE DEL SUO PENSIERO (Jonas,1979)

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Apprendere la didatticaMARIA LUISA IAVARONE

FRANCESCO LO PRESTI

1

Cap.1. La didattica come

disciplina e come scienza

1.1 La didattica nell’orizzonte della scienza

contemporanea

1.2 Problematicità della didattica e statuto

scientifico della disciplina

1.3 Il paradigma complesso della didattica:

variabili e fasi

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CAPITOLO PRIMOLa didattica come disciplina e come scienza

La DIDATTICA è un ambito di conoscenza

scientifica circa le riflessioni e le azioni

legate all’INSEGNARE

Costituisce attualmente un apparato di

conoscenze e metodi ampio ed

autonomo sui processi di insegnamento e

di apprendimento che si sviluppano a

partire dal confronto tra dimensioni

pratiche e teoriche

3

La didattica si interessa della progettazione, attuazione, gestione,

negoziazione e valutazione dei percorsi educativi nei diversi contesti di

apprendimento con l’obiettivo della qualità e dell’efficacia (Calvani, 2013)

Variabilità di ambiti e contesti

PROBLEMATICITÀ DEL SAPERE DIDATTICO

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La PROBLEMATICITÀ del sapere didattico non consente l’elaborazionedi paradigmi interpretativi o modelli di intervento universalmente validi

Come possiamo definire

la didattica come SCIENZA?

La questione è di natura EPISTEMOLOGICA, ovvero sui criteri cherendono un qualunque sapere definibile come scienza

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Dalla seconda metà del ‘900 in poi la riflessione suicaratteri della scientificità è cambiata per cui èdefinibile come scienza solo ciò che può essereosservato e dimostrato empiricamente

da SCIENZA DELLA CERTEZZA

a SCIENZA DEL DUBBIO

Assistiamo a un superamento della conoscenza umana come rappresentazione vera di un mondo già esistente in sé

(Von Glasersfeld, 1999)

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La conoscenza non può essere considerata unaRAPPRESENTAZIONE FEDELE del mondo ma una COSTRUZIONEINTERNA (Watzlawick, 1981)

MODELLO DELLA CONOSCENZA OGGETTIVA

MODELLO DELLA COMPLESSITÀ

I fenomeni complessi della postmodernità richiedono forme diconoscenza plurali, parziali e revisionabili (Bauman, 2009)

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Il modello della complessità sollecita l’esigenza di trovare un NUOVOMETODO che riveli e non nasconda la complessità stessa (Morin, 1993)

«il dubbio sul dubbio dà al dubbio stesso una nuova

dimensione, quella della riflessività» (Morin, 1993, p.20)

- la conoscenza è sempre SITUATA (Lave, Wenger, 2006)

- l’attività cognitiva è sempre CARICA DI TEORIA (de Mennato,1999)

- l’uomo pensante è sempre RESPONSABILE DEL SUO PENSIERO(Jonas,1979)

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E’ SCIENZA non tutto ciò che può essere dimostrato, ma tuttociò che passa per processi critico-riflessivi rigorosi che,attraverso l’esercizio sistematico del dubbio, fungono daverifica intersoggettiva della qualità del sapere prodotto

La didattica accoglie la sfida del problematicismo critico

(Bertin, Bertolini, Frabboni, Baldacci)

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PROBLEMATICISMO

riflessione costante e sistematica sulle azioni che caratterizzano l’insegnamento

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La didattica non ha dunque a che fare con regolarità ma, come ogni scienza, deve svolgere anche un ruolo dal valore:

PRESCRITTIVO: capacità di suggerire pratiche e strategie

PREDITTIVO: capacità di ipotizzare previsioni circa i processi in oggetto

Attraverso quali criteri possiamo considerare

la didattica come una scienza?

11

La didattica è scienza nel momento in cui assume un ruolo

PROBLEMATICO e CRITICO (Calvani, 2007) che si sostanzia

attraverso queste acquisizioni:

1. Non esistono leggi sempre valide

2. Non è possibile ridurre i fatti educativi a formalizzazioni

3. Qualunque concezione didattica ha alla sua base una visione

soggettiva e culturale del mondo, dell’uomo, della conoscenza

4. La didattica deve offrire concreto orientamenti all’azione

5. La didattica si guadagna la sua credibilità sociale sul campo

12

Una pratica didattica è valida scientificamente quando il suoprodursi ha condotto a degli esiti teoricamente e praticamenterilevanti in rapporto al contesto

diventa necessario

Ragionare secondo gradi ragionevoli di rassomiglianza, in rapportoa tipologie situazionali di riferimento (Calvani, 2007), confrontandoil modello con la pluralità dei contesti

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Le sei variabili della didattica sono:

Chi? A chi? Cosa e perché? Come? Dove? Quando?14

Conoscenze dichiarative

Conoscenze strategiche

La dialettica continua tra teoria e prassi genera

il nascere di GOOD PRACTICE

15

Costruzione sociale della conoscenza

Interazionismo simbolico (Mead, 1934)

16CAPITOLO SECONDOI MODI DELL’IMPARARE, LE FORME DELL’INSEGNARE

Individuo Ambiente

CARATTERISTICHE

•collegialità

•comunicazione

•mediazione

DIDATTICA TRASMISSIVALa centratura è sul docente che, possessore di un

sapere di tipo profetico, trasmette agli allievi i

contenuti della conoscenza

DIDATTICA PARTECIPATIVALa centratura è sulla relazione. I processi di

insegnamento-apprendimento vengono socializzati e

condivisi. Il docente ha il ruolo di stimolare e motivare

alla ricerca e all’apprendimento

DIDATTICA ATTIVALa centratura è sul discente, sui suoi interessi e sulle

motivazioni. L’insegnamento ha una forte

caratterizzazione pratica

TEORIE E MODELLI PEDAGOGICI E

DIDATTICI

CARATTERISTICHE

•gerarchizzazione

•autoritarismo

•adultocentrismo

CARATTERISTICHE

•attivismo

•spontaneismo

•puerocentrismo

•cognitivi

•contenutistici

•profeticiSAPERI

•a base empirica

•veicolati

dall’esperienza

•del senso

comune

•critici

•problematici

•scientifici

E’ di tipo

trasmissivo

Al centro

dell’attenzione

c’è il docente

carismatico e

tuttologo

DIDATTICA

E’ attiva

La centratura è sul

discente, sui suoi

interessi e

motivazioni.

L’insegnamento ha

una forte

caratterizzazione

pratica

E’ di tipo partecipativo

L’attenzione è sulla

relazione.

I processi di

insegnamento-

apprendimento

vengono socializzati e

condivisi

Vivono un ruolo

passivo

•ascoltano

•ripetono

•descrivonoDISCENTI

Assumono posizione

attiva

•esperiscono

•manipolano

•organizzano

•risolvono problemi

(Piaget)

Condividono con il

docente finalità e obiettivi

•interagiscono

•suggeriscono azioni

•criticano

•argomentano

•formulano ipotesi

•confrontano

•risolvono problemi e

creano prodotti

(Gardner)

E’ ininfluente

ai fini dell’

insegnamento e

dell’acquisizione

dei contenuti

CONTESTO

Gioca un ruolo

determinante

la predisposizione

dell’ambiente è

fondamentale ai fini

dell’apprendimento

Gioca un ruolo

significativo

nella duplice accezione di

contesto sociale e

ambientale

Assume posizione

attiva:

•seleziona i contenuti

dell’insegnamento

(uguali per tutti)

•Spiega

•Valuta

sommativamenteDOCENTE

Assiste al naturale

processo di

sviluppo e di

formazione degli

alunni senza porre

loro limiti

sostanziali.

Se necessario:

•incoraggia

•suggerisce

Assume una posizione paritaria con gli

alunni con i quali è disponibile ad un

continuo scambio di ruoli.

•gestisce una leadership democratica

•cura la circolarità della comunicazione

facendo attenzione sia agli aspetti

affettivi che a quelli cognitivi

•stimola e motiva gli alunni alla ricerca e

all’apprendimento

•progetta e pianifica l’azione educativa

in relazione ai bisogni formativi e alle

modalità di apprendimento degli alunni

•verifica processi e prodotti (efficienza-

efficacia)

•valuta formativamente

•Lezione

frontale

•Relazione

scritta

•Questionari

strutturati

•Interrogazioni

faccia a faccia

STRUMENTI

•Attività libere

•attività laboratoriali

•La ricerca-azione e i suoi

metodi (osservazione,

interviste, questionari,

ecc.)

24

Sistema “a

basso costo”

•Il rapporto

numerico

docente-alunni

può essere

anche molto

alto

VANTAGGI

Il clima scolastico è

generalmente

piacevole

Gli alunni vivono

l’esperienza

formativa con

partecipazionee

gratificazione

Gli apprendimenti

acquisiti risultano

interrelati, creativi, critici,

flessibili

•Gli alunni assumono

consapevolezza dei loro

processi apprenditivi

acquisendo autonomia e

metodo di studio (sapere,

saper fare, saper essere)

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L’azione formativa

può rivelarsi

inefficace

I contenuti

trasmessi non

vengono

rielaborati

criticamente e gli

apprendimenti

possono risultare

nozionistici e

frammentari

•conformismo

culturale

ELEMENTI

CRITICI

Dispersività dell’azione

educativa

La mancanza di

controllo e

monitoraggio può

favorire l’acquisizione

di saperi non

significativi o

scientificamente non

corretti

Sistema ad “alto costo”

Gestire un modello così

complesso richiede da parte

dell’insegnante ampia

esperienza e

consapevolezza

professionale. Il docente

deve essere esperto di

metodi, contenuti e soggetti,

competenze che si

costruiscono attraverso una

solida formazione iniziale ed

un’incessante formazione in

servizio

L’ Effetto PigmalioneRosenthal & Jacobson, 1968

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Organizzazione sistematica di

una ipotesi di lavoro e della

relativa gestione e verifica nel

corso dell’intervento.

Rimanda ai criteri generali

Teorizzazione (indicazioni su

come procedere)

27CAPITOLO TERZOPROGETTARE, PROGRAMMARE E GESTIRE L’INSEGNAMENTO

Sottoinsieme della

progettazione

Considerare tutte le variabili

possibili a livello locale

Persegue obiettivi di carattere

apprenditivo e strumentale per

il tramite di contenuti disciplinari

(tenendo sempre conto delle

finalità espresse dalla

progettazione)

PROGRAMMA

Significato statico e

monodisciplinarePROGRAMMAZIONE

Processo dinamico ed interdisciplinare

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AUTONOMIA

DELLA PROGRAMMAZIONE

DIDATTICAPROGRAMMAZIONE INDIVIDUALIZZATA

Percorsi differenziati

Attenzione alla specificità e alla condizione di partenza dei

soggetti

Coordinare a fini unitari il complesso dei fattori

educativi e formativi in sede locale

Tenere presente le materie e le discipline di studio

in una determinata scuola e utilizzarle all’interno

del contesto di vita sociale e culturale

Esaminare le risporse territoriali e le istanze sociali

che incidono sui processi apprenditivi e formativi

29

30

A partire dagli anni ’50 e ‘60,

soprattutto nei paesi

anglosassoni, si sviluppa un

importante dibattito sul tema del

curricolo…

Prima di inoltrarci nel discorso sulla

programmazione curricolare è

bene soffermarsi brevemente sul

significato del termine curricolo…

31

1. UN DETERMINATO PERCORSO FORMATIVO

(es. quella scuola offre un curricolo professionalizzante, quel certo ragazzo ha seguito un curricolo scolastico poco regolare, ecc.)

2. IL PROGETTO EDUCATIVO NAZIONALE A LIVELLO FORMALE

(es. il programma ministeriale)

3. L’ATTIVITÀ DI PROGRAMMAZIONE

(es. il lavoro del docente, del team, del collegio ecc. nel definire

obiettivi, scopi, finalità)

4. LA GESTIONE DELL’ATTIVITÀ DI PROGRAMMAZIONE

(es. il lavoro di controllo-valutazione-correzione degli obiettivi

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Il significato che attribuiremo al termine curricolo si

colloca a cavallo tra la terza e la quarta prospettiva

su indicata e più precisamente viene inteso come:

Uno schema che in sostanza offre agli insegnanti una

guida per il lavoro di programmazione.

33

ovvero come programmare…

E’ ormai convinzione ampiamente diffusa che la programmazione è la

procedura ineludibile del fare-scuola cui spetta il delicato compito di

contestualizzare il testo ministeriale e dare intenzionalità ai percorsi formativi

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La prassi del programmare, tuttavia,non fa riferimento ad uno schemaunico ma gode di una pluralità dimodelli operativi tutti di indiscutibilerigore (teorico) e

(empirico)

In sostanza tutti siamo d’accordosulla necessità di programmare manon tutti siamo d’accordo sul comeprogrammare

Definire gli obiettivi in una fase iniziale, infatti, significa

che cosa si vuole raggiungere al termine dell’intervento didattico così come

significa accertare lo scarto tra obiettivo e risultato al fine di pervenire ad una ridefinizione degli obiettivi.

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La programmazione per obiettivi ricalca, il modello

circolare (Nicholls & Nicholls,1976)

Selezione

degli obiettivi

Analisi

della situazione

Verifica

valutazione

Selezione ed

organizzazione

dei metodi

Selezione ed

organizzazione

del contenuto

Modello di Nicholls & Nicholls, 1976

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Un primo modo di classificare gliobiettivi si riferisce al ,avremo così obiettivi a lungo termine, amedio termine, a breve termine

Un secondo modo si basa sul, avremo così

obiettivi generali, obiettivi intermedi,obiettivi specifici, obiettivicomportamentali

Un terzo modo fa riferimento alle grandi,

avremo così obiettivi dell’areacognitiva, obiettivi dell’area affettiva,obiettivi dell’area psicomotoria

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La definizione degli obiettivi, qualunque sia il criterio adottato

per classificarli, costituisce comunque un compito molto impegnativo per i docenti…

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Un utile supporto per questo lavoro èrappresentato dalle ossiadelle classificazioni che fissano secondo uncriterio di complessità crescente i livelli dicapacità da acquisire in relazione allegrandi aree di apprendimento e sviluppo.

In altre parole, una tassonomia è unmodello gerarchico dei tipi diapprendimento che fa riferimento ad unordinamento sequenziale delle condizionidell’apprendimento

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Bloom, Guilford e Gagnè, tre accreditati studiosiin questo settore, hanno propostorispettivamente tre diversi modelli tassonomici.

Nel 1956 Bloom costruisce una classificazionegerarchica a cui fa risalire la declinazione degliobiettivi educativi. Egli individua sei grandiarticolazioni di obiettivi finalizzati alla:conoscenza, comprensione, applicazione,analisi, sintesi, valutazione.

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42

1.Conoscenza 1.Cognizione 1.Associazione

2.Memoria verbale

2.Comprensione 3.Produzione 2.Apprendimento

3.Applicazione convergente dei concetti

4.Analisi 3.Apprendimento

dei principi

5.Sintesi 4.Produzione 4.Risoluzione

divergente dei problemi

6.Valutazione 5.Giudizio

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Recentemente Frabboni ha elaborato la

La tavola prevede tre tipologie:

I primi attengono alla “prima competenza cognitiva” (es.conoscenze occasionali e temporanee acquisite soprattutto mediante il meccanismo stimolo-risposta)

I secondi attengono prevalentemente al sapere, sottendono la capacità di capire, eseguire e applicare le conoscenze raccolte

I terzi, infine, sottendono padronanze cognitive che prevedono prestazioni intellettuali convergenti e divergenti.

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La programmazione per concetti (o reticolare),diversamente da quella per obiettivi, ritiene che sianecessario centrare i curricoli non sugli obiettivi ma suicontenuti, in altri termini, sulla struttura concettuale stessadelle discipline a partire dai saperi posseduti dai soggetti.

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Questa procedura, che nasce sullo sfondodella teoria cognitivo-costruttivista di stampobruneriano, consente di recuperareall’interno della struttura concettuale delladisciplina la matrice cognitiva del soggettoossia il quadro delle conoscenze spontaneegià possedute dal soggetto, il loro tipo e laloro organizzazione.

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una rappresentazione grafica di un percorso concettuale

(…del pensiero)

Una mappa consiste in una relazione tra:

collegati tra loro all’interno di un percorso

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l’utilizzo delle mappe cognitive ci consentedi ricostruire una nostra personale versionedella conoscenza potendo, al contempo,riflettere sulle modalità attraverso cui ciò èavvenuto

conoscere il proprio stile cognitivo

gestire il proprio percorso di conoscenza

favorire le proprie facoltà d’apprendimento

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dà al soggetto la possibilità diarrivare alla conoscenzaattraverso la consapevolezza deipropri meccanismi di costruzionee di organizzazione dei concetti

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L’ITINERARIO PROPOSTO OSSERVA LE SEGUENTI FASI:

Elaborazione della mappa concettuale di base

Conversazione clinica

Ricostruzione della matrice cognitiva

Elaborazione della rete concettuale dell’unità didattica

Esecuzione

Valutazione

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Questa operazione consiste nella stesura, daparte dell’insegnante, di una mappacontenente i concetti organizzatori principalidell’argomento da affrontare, essa indica già ipossibili percorsi didattici da realizzare, masoprattutto fornisce gli orientamenti necessariper la conduzione della conversazione clinica.

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La conversazione clinica consiste in unadiscussione con gli alunni finalizzata adesplicitare lo stato delleconcettualizzazioni disponibili. In altreparole, attraverso adeguate domande-stimolo e domande di specificazione, sicerca di far emergere concetti-copione,concetti sistematici, concetticorrispondenti o non corrispondenti anuclei funzionali, connessioni,interferenze, ecc. rispetto alla mappadisegnata dall’insegnante.

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Sulla base dei concetti emersi dallaconversazione clinica si ricostruisce, con lamassima approssimazione possibile, lamatrice cognitiva degli alunni, ossia deiconcetti spontanei o pre-appresi circa undeterminato argomento oggetto dell’unitàdidattica.

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Questa fase consiste nella costruzione di unarete concettuale che prefiguri uncoordinamento congruente e “significativo”dei concetti spontanei posseduti dagli alunnicon quelli sistematici della disciplina.

E’ soltanto questa la fase in cui si formulanorealmente gli obiettivi.

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Terminata la fase di elaborazione della reteconcettuale si potrà passare a programmarel’esecuzione dell’attività didattica.

L’unità didattica può essere definita comeuna serie articolata di operazioni intenzionalie mirate al raggiungimento di obiettivisignificativi, selezionati e organizzati in reteconcettuale sulla base della matricecognitiva degli alunni.

55

Il criterio generale di conduzione delleoperazioni di insegnamento consiste in unavvicinamento progressivo ai concettisistematici, rinforzando i concetti portanti esignificativi e nello smantellare quelli pocomirati e scarsamente rilevanti.

Grande importanza in questa operazione èattribuita alla funzione dei mediatorididattici: giochi, disegni, schizzi, immagini,oggetti, simulazioni, ecc…

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Anche nella didattica per concetti la valutazioneha un aspetto intermedio ed uno finale (una primavalutazione infatti si effettua già sugli esiti dellaconversazione clinica).

Per quanto riguarda la valutazione finale, leprestazioni vanno controllate in relazione a quelparticolare concetto oggetto dell’UD rispetto alquale l’alunno deve aver strutturato abilità di:

§ generalizzazione

§ definizione

§ discriminazione

§ applicazione

§ transfer in altri contesti

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attraverso tale procedura si perseguel’idea di ,in sostanza si ritiene necessario nontanto offrire i contenuti diapprendimento quanto piuttostofornire gli strumenti per continuare adimparare autonomamente.

58

la programmazione per concetti (o

reticolare) intende tenere conto sia delle

dimensioni di sviluppo del “soggetto” che

apprende (bisogni, interessi, attitudini

dell’alunno) sia dei sistemi simbolico-culturali

degli “oggetti” di apprendimento (le

discipline, i campi di esperienza con il

corredo dei loro contenuti e linguaggi)

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1. INTRODURRE PAROLE-OGGETTO sedia, cane, ecc.

2. INTRODURRE PAROLE-EVENTO saltare, giocare, ecc.

3. CHIEDERE AI BAMBINI DI CHIUDERE GLI OCCHI E DI DIRE SE NELLA LORO MENTE COMPARE UNA FIGURA QUANDO VENGONO PRONUNCIATE PAROLE-OGGETTO E PAROLE-EVENTO FAMILIARI

4. INTRODURRE IL TERMINE CONCETTO parola usata quando ci si riferisce alle immagini mentali di oggetti o eventi.

5. AVVIARE I BAMBINI A RICONOSCERE PAROLE-CONCETTO E PAROLE-LEGAME

6. INVITARE I BAMBINI A STABILIRE LEGAMI E RELAZIONI TRA PAROLE-OGGETTO, PAROLE-EVENTO E PAROLE-LEGAME

60

61

Esempio di rete concettuale del concetto di “festa”

F

E

S

T

A

giocare

mangiare

stare insieme

............

gioia

condivisione

dono

socializzazione

............

regalare

adattata da: F.Betti, Didattica per concetti ...., op. cit.

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Modello di mappa concettuale

parola-oggetto

SCUOLA

cantare

ballare

parole-evento

parola-concetto

giocare imparare

mangiare

disegnare

stare insieme

scrivere

condivisione

divertimento impegno

..............

...........................

...............................

63 materia

miscuglisostanza

stati di

aggregazione

omogeneieterogenei

soluzioni

forma è una

si manifesta tramite

sono possono essere

si chiamano

un insegnante per essere efficace deve tendere a

superare l’obiettivo della semplice trasmissione

culturale di conoscenze e di valori e considerare il

rapporto con l’allievo, con il contesto, con le proprie

conoscenze ed emozioni, come un processo

dinamico, teso alla trasformazione e allo sviluppo

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Paradigma complesso della didattica

Il docente spiega la lezione in

classe

Gli studenti svolgono il lavoro esercitativo e di

apprendimento a casa

La didattica rovesciata prevede che il ruolo del docente

non sia quello di spiegare, cioè di dare una versione pre-costituita della conoscenza, quanto piuttosto quello difornire agli studenti tutti i materiali utili all’esplorazione

dell’argomento (documenti, fonti, presentazioni, siti web,

video tutorial)

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Sollecitazione della dimensione soggettiva del conoscere

Maturazione di consapevolezza

Espressione di capacità argomentative e strategiche della conoscenza

Assunzione di responsabilità circa i propri atti cognitivi

Auto-verifica delle proprie capacità di apprendimento

Ottimizzazione e valorizzazione del tempo/scuola

Miglioramento della relazione educativa e degli aspetti comportamentali e socio-interazionali in genere

Miglioramento della qualità dell’attenzione

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didattica viva…

dimensione relazionale…

costruzione e condivisione di significati…

Attore/formatore

Componente comunicativa

Comunicazione orale, scritta,

extra verbale, mediata

Componente cognitiva

Strategie cognitive,

Consegne

Componente socio-relazionale

Conduzione,

interazioni interpersonali

Attore/Allievo

Strutturazione cognitiva

Preconoscenze

Memoria a

lungo termine

Imitazione Percezione

Attenzione

Memoria a

breve termine

Area di

Negoziazione

Trasposizione

didattica

Interazioni

Regole tacite

Regole esplicite

Aspettative

Percezioni

Output

Note

Reazioni

Feedback

Al di sopra dello spazio fisico si crea uno spazio psicologico, caratterizzato da un gioco

simbolico di aspettative, percezioni, regole, ruoli …. Sapere implicito

67CAPITOLO QUARTOLa dimensione relazionale e comunicativa in didattica

la sequenza di azioni, manipolazioni, ruoli, finzioni, rappresentano il cuore della mediazione didattica…

…la sua dimensione più

Possiamo infatti studiare teoricamente la dimensione strutturale della didattica, cioè la progettazione del

percorso, gli strumenti di cui ci avvaliamo…

…ma le concrete interazioni formative possono sempre prendere pieghe inaspettate rispetto ai copioni predisposti

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Gli educatori/formatori esperti si contraddistinguono dunque proprio per una particolare capacità di e regolare e adattare sul momento scelte e comportamento

Agendo ora sul versante dei contenuti, ora su quello cognitivo, ora su quello comunicativo, emotivo, normativo…

…ricollocando sempre gli obiettivi

Attenzione !!!

Ciò non implica che questa dimensione negoziale-fenomenica non possa essere oggetto di studio; anzi essa delimita un oggetto

complesso che necessita di approcci trasversali, teorie, metodi

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L’interazione sociale determina i processi cognitivi attraverso componenti

simboliche

L’interazione tra chi insegna e chi apprende avviene all’interno di uno spazio simbolico a cui interno si sviluppano ruoli, gesti, parole

che danno luogo a routine, rituali, procedure (sapere implicito)

La classe è un sistema dotato di propri equilibri e di una propria ecologia

Il contratto didattico

Autorappresentazioni dell’allievo (autoefficacia, autistima, ecc)

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Ogni atto di insegnamento/apprendimento è un atto di

comuicazione….

l'emittente: o fonte di trasmissione, è il soggetto da cui la comunicazione vieneprodotta. L'emittente è caratterizzato e condizionato dalla propria cultura, da propriinteressi, dal proprio linguaggio, da risorse e strumenti che ha a disposizione, dalla propriaesperienza passata e dalla conoscenza che ha rispetto al contesto e agli interlocutori

il messaggio: è rappresentato dai contenuti e significati che l'emittente vuole

trasmettere al destinatario

il canale: è il mezzo che viene utilizzato per la trasmissione del messaggio

il codice: è l'insieme di regole convenzionali utilizzate per esprimere il messaggio

il destinatario: è il soggetto a cui il messaggio viene rivolto. Anch'egli è caratterizzatoda cultura, linguaggi, esperienze e strumenti propri

il feedback: rappresenta il "messaggio di ritorno" dal destinatario all'emittente. Ilfeedback consente di verificare che il messaggio è giunto a destinazione ed è statocompreso

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Per comunicazione non si intende soltanto quella verbale ma anche

quella legata ai gesti (e non-gesti), al silenzio e alla parola, alle

azioni (e alle non-azioni), ai sentimenti (espressi e non), agli sguardi

(e non-sguardi).

verbale

non-verbale

para-verbale

72

La comunicazione verbale è costituita dal linguaggio, uno

strumento di cui ci si serve per tradurre l’esperienza interna in concetti e per esprimere i

propri pensieri e trasformarli in processo interpersonale, sociale

Il processo di percezione degli stimoli esterni subiscono interferenze

causate da:

-filtri neuro fisiologici sono di natura genetica e limitano la mera

capacità percettiva

-filtri socio-culturali condizionano la capacità cognitiva e derivanodall’appartenere a una data comunità, cultura, gruppo etnico,

religione, zona geografica

-filtri psicologici personali possono condizionare il potenziale

cognitivo, emotivo ed esperenziale dell’individuo

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La comunicazione non verbale

-La postura rappresenta il modo di disporre nello spazio le parti del corpo e consentedi distinguere la funzione comunicativa da quella espressiva

-La prossemica indica due aspetti del modo di collocarsi e di presentarsisocialmente e di relazionarsi fisicamente con le altre persone: l’uso dello spazio, laprossimità in termini di vicinanza/distanza e la posizione del corpo, di fianco o di fronte

-Le espressioni del viso costituiscono un insieme di segnalazione involontaria cheindica le principali reazioni emotive (gli occhi non sono bugiardi)

-I movimenti e i gesti delle braccia e delle mani accompagnano il linguaggioenfatizzando e punteggiando il messaggio parlato

-Le comunicazioni mimiche o cinesiche determinano atti linguistici poiché sonogesti emblematici (ad esempio alzare la mano per chiedere parola), descrittivi (gestiche scandiscono le parti salienti del discorso illustrando in modo più forte concettiespressi verbalmente), di regolazione (ad esempio ondeggiare la mano per attenuarela forza di un concetto), di adattamento (posizionamento del corpo per dominare statid’animo o adeguare la propria espressione al contesto), di manifestazione affettiva(ad esempio la carezza)

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La comunicazione paraverbale

-Il tono

è principalmente un indicatore dell’intenzione e del senso che si da a quello che si dice e può

esprimere entusiasmo, disappunto, interesse, noia, coinvolgimento, apatia, apprezzamento o

disgusto

-Il volume

riguarda prevalentemente l’intensità sonora, il modo di calibrare la voce in base alla distanza

dall’interlocutore

-Il tempo

le pause, la lentezza o velocità assolute possono servire come fattori che sottolineano,

accentuano o sfumano il significato verbale

-Il timbro

è l’insieme delle caratteristiche individuali della voce gutturale, nasale, soffocata; è il colore

della voce

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non si può non comunicare: quando due persone si trovano in un’unità spazio-temporale fanno autenticamente parte di un processo di comunicazione;

ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed uno di relazione: quando duepersone comunicano tra loro si scambiano un certo contenuto econtemporaneamente inviano dei messaggi che implicitamente tendono aqualificare la relazione in corso;

la comunicazione è un processo circolare: ogni sequenza di comunicazione è causadel fenomeno che segue ed effetto di quello che lo ha preceduto;

la comunicazione è verbale, para-verbale e non-verbale: gli esseri umani comunicanonon solo con le parole, con il linguaggio verbale - altrimenti detto digitale perchécomposto da segnali discreti rappresentati dalle lettere dell’alfabeto -, ma anche conil corpo e con la voce - altrimenti detto linguaggio analogico - perché offre unarappresentazione analogica, continua di ciò che si intende comunicare;

76Watzlawick, Beavin, Jackson, 1967

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Relativi alla percezione soggettiva e selettiva dell’evento vissuto e/o ricordato, alla familiarità o novità degli elementi che costituiscono l’evento vissuto… alla percezione di sé all’interno della situazione

PERCETTIVI

Relativi ai codici linguistici, ai sistemi di rappresentazione della realtà, alle gerarchie in base alle quali ordinare le conoscenze

COGNITIVI

Relative ad immagini sociali e culturali condivise e riconosciute come proprie, relative all’appartenenza a gruppi (famiglia, gruppo di pari, associazioni culturali, politiche, comunità scientifiche…); inoltre, a posizioni di pregiudizio (categorie)

CULTURALI

Sentimenti di vulnerabilità, autostima, svalutazione/ipervalutazione, di appartenenza e/o estraneità

EMOZIONALI

la comunicazione autentica

la relazione empatica

la gestione dei conflitti (no confronto diretto)

clima socio-relazionale (creare in direzione positiva)

gruppo e dinamiche emotive: appartenenza, indipendenza, integrazione, collaborazione

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…dunque

Il linguaggio verbale nella comunicazione in aula sintassi logica sofisticata, facilmente comprensibile, sibasa su sistema di convenzioni, la comprensione dipende tuttavia dal grado di conoscenza del codice, necessitàdidattica di adottare un linguaggio condiviso

Il linguaggio non verbale e le sue funzioni manifesta emozioni, chiarisce intenzioni/atteggiamenti/interpersonali, definisce la natura delle relazioni, sostiene la comunicazione verbale, è ambiguo,

L’uso della voce in didattica: tono, ritmo, silenzio aspetti sonoro-fonici, caratteristiche del modo di parlare,esprime emozioni e sentimenti, accompagna (sostiene o contraddice) una affermazione verbale, la voce è un“attrezzo del mestiere”

La prossemica: la posizione dei corpi e degli oggetti fondata da Edward Hall (1968), studia la posizione ele distanze tra i corpi durante la comunicazione e tra i corpi e gli oggetti (sistemazione logistica dei soggetticomunicanti, illuminazione dell’ambiente, ecc), attenzione al posizionamento dell’aula, evitare vicinanza di allievi ascapito di altri, definizione della “giusta distanza”, attenzione allo “spazio esclusivo” (il nostro spazio di sicurezza, zonaintima)

Micro e macrocinesica comunicazione continua del corpo, microcinesica: comportamenti micro del corpo (volto,mimica, sguardo), macrocinesica: comportamenti macro del corpo (postura, gestualità, ecc)

La funzione della mimica facciale e dello sguardo (microcinesica) occhi e sguardo esprimono unadimensione fondamentale, funzioni dello sguardo: controllo della situazione comunicativa, segnalazione del feed-back, segnalazione umori, emozioni, interiorità, lo sguardo si usa in didattica per sostenere intenzionalmente i propriobiettivi comunicativi

Postura e gestualità (macrocinesica) atteggiamenti verso se stessi e gli altri, la postura può esprimereaccoglienza, divieto, ecc

La comunicazione distorta ci può essere incoerenza tra comunicazione verbale e non-verbale, spazio delmalinteso, filtri e barriere comunicative

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La comunicazione didattica si avvale di vari supporti mediale (medium/mezzo)

Mezzi linguistici, cognitivi, simbolici, tecnologici

Testualità e scrittura medium della scrittura, utilizzo di testi (libro, sussidiario, manuale) la scrittura,ponendo il linguaggio sotto il controllo della vista, ha reso possibile un esame retrospettivo della parola,possibilità di riflessione sul linguaggio, costruzione di un pensiero analitico, base della cultura occidentale

I manuali scolastici nella storia della scuola italiana il ruolo dell’immagine è stato sostanzialmenteridotto ad un minimo uso decorativo, negando la possibilità di innovazione offerta dalla ricerca didattica

La multimedialità si apre un nuovo capitolo nell’interazione testo/immagine, ambiente che consente diutilizzare e combinare più codici espressivi oltre a quelli presenti nei libri, un multimedia può essere usato sia inpresenza (power point) sia nella formazione on-line (contenuti didattici multimediali, learning object),

Tecniche di scrittura la ricerca (Mayer, 1999) suggerisce alcune indicazioni per aiutare lo studente aselezionare le info rilevanti dalla lettura (evidenziare informazioni: grassetti, corsivi dimensioni carattere,ripetizioni concetti, icone, immagini)

Funzioni delle immagini (Levin) le immagini interagiscono con il testo per produrre livelli dicomprensione e memorizzazioneche non possono essere replicati in forma puramente testuale

FUNZIONI DELLE IMMAGINI: decorative, rappresentative (immagini che guidano l’attenzione su unelemento del testo, organizzative (aiutano i lettore a cogliere i legami tra le info del testo),interpretative o esplicitative (immagini che illustrano il funzionamento di processi)

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La dimensione strumentale della CMC (Computer Mediated Comunication)

Strumenti di comunicazione asincrona: posta elettronica, mailing list, bacheca elettronica, web forum, blog

Strumenti di comunicazione sincrona: chat, istant messenger, audio e videoconferenza, mondi virtuali/interattivi

La “pressione tecnica”

Dimensione di vulnerabilità della tecnologia (es. in una video conferenza se un microfono non funziona cessa la

lezione) – negli incontri elettronici al gran parte delle condizioni materiali sono fisse

Il senso di inadeguatezza rispetto al medium

Auto-percezione di inadeguatezza rispetto all’uso del medium e conseguente ansia da prestazione che ciòdetermina; è importante che all’allievo venga garantito un supporto tecnico continuo

L’assenza di elementi non-verbali e i suoi effetti

Assenza di tutti gli elementi extra e para-linguistici che costituiscono lo sfondo di una comunicazione “faccia afaccia”; ciò determina una “contrazione degli indizi simbolici”; il linguaggio è costretto ad essere “carico” epreciso; comunicazione a metà tra scrittura e oralità (es. emoticons); aumenta il rischio di incomprensioni,malintesi, equivoci

L’incoraggiamento nella comunicazione didattica mediata

-Tutti questi elementi concorrono a rendere molto critica l’interazione on-line, soprattutto sul piano emozionale;L’e-tutor deve quindi aumentare la dose di messaggi volti a dare sostegno e incoraggiamento

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Coesistenza di più sistemi di comunicazione (parola scritta, immagine statica e dinamica, suono)

IN SENSO STRETTO: allestimento di un ambiente software multimediale (cd-rom)

IN SENSO AMPIO: particolare ambiente d’apprendimento caratterizzato dall’uso di tecnologie multimediali

Messa in campo di una variegata strumentazione di stimoli capaci di attivare dinamiche significative, ma che non potranno fare a meno di ulteriori negoziazioni e adattamenti

RIDEFINIZIONE DEI CANONI PIÙ TRADIZIONALI

Non si parte necessariamente dall’analisi degli obiettivi, ma da un’idea di base, un canovaccio, una metafora

A partire da tale idea si procede ad una raccolta di risorse informative

Si realizza così un primo prototipo

Si crea un ambiente in cui far interagire l’utente

L’utente stesso ristruttura/trasforma l’ambiente interagendo con esso

(UTENTE COAUTORE-APPROCCIO COSTRUTTIVISTA)

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Progettazione multimediale

UTENTE COAUTORE – APPROCCIO COSTRUTTIVISTA (filosofia costruttivista)

Apertura e disponibilità alla riorganizzazione immediata del contesto

DISPOSITIVO FORMATIVO:

AMBIENTE PER APPRENDERE COSTRUTTIVISTA

PROGETTAZIONE CURRICOLARE: Definisce stadi di apprendimento in modo sequenziale

PROGETTAZIONE DELL’AMBIENTE PER APPRENDERE: °Attenzione al carattere multidimensionale e variegato dei supporti disposti introni ai

soggetti che apprendono

°Risultante di diverse impalcature (scaffolding) di cui il soggetto può avvalersi del

processo di conoscenza

Aspetti fondamentali nella costruzione di un Ambiente di Apprendimento Virtuale:

- Carattere sociale dell’apprendimento, collaborazione-condivisione delle esperienze

- Differenze come risorsa della comunità, anziché fattore da ridurre

- Impiego di contesti autentici di apprendimento

- Impiego multiprospettico della conoscenza

- Metacognizione, autovalutazione, anziché valutazione eterodiretta

- Coinvolgimento del discente nella determinazione del percorso

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Il termine “valutazione” ha una geografia semantica molto vasta

Processo non lineare ...non riducibile ad una mera misurazione quantitativa del

risultato

Valutare è difatti una operazione connessa all’espressione di

giudizi che sono inconsapevolmente influenzati da variabili

implicite e «sotterranee»

In didattica l’esigenza di operare valutazioni il più possibile

corrette ed equilibrate rappresenta un compito ineludibile

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rivolta allo sviluppo di strumenti di misurazione dei prodotti, dei

risultati e degli esiti della didattica

concentrata sulla produzione di analisi

critico-interpretative che consentano di valutare l’esito di un progetto didattico

in relazione alle variabili esplicite ed implicite che lo hanno definito

i processi di verifica e valutativi si incrociano allo scopo di

ricostruire il senso dell’esperienza formativa nella sua globalità

Si tratta di costruire un rapporto tra interpretazioni, giudizi e azioni che sia

sostenuto, non solo da classificazioni comparative, ma dall’intreccio di

queste ultime con criteri di riferimento di natura formativa.

scelta di un criterio

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capacità di orientare i propri giudizi e le proprie valutazioni a partire da un

costante esame critico della realtà, finalizzato a mettere sistematicamente in

discussione tutti quegli elementi di conoscenza che vengono normalmente

percepiti e vissuti come scontati, indiscutibili, acquisiti

capacità di produrre un pensiero in grado di pensare se stesso, tramite l’analisi

delle variabili più nascoste poste sullo sfondo dell’interazione didattica

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Da un punto di vista metodologico...

riferirsi al criterio della riflessività richiede:

una considerazione attiva, persistente e attenta di qualunque convinzione o

di qualunque presunta forma di conoscenza, alla luce dei fondamenti che la

supportano, e dell’ulteriore conclusione a cui tende

- Attivare riesame razionale della pretesa implicita di validità avanzata dalle

prospettive di significato mai messe in discussione in precedenza

- Riconoscere che il confronto con la realtà delimita un problema, la cui

soluzione è sempre incerta e meritevole di ulteriori approfondimenti.

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L’azione valutativa può essere osservata attraverso l’individuazione di tre accentuazioni:

la soggettività (componente interpretativa, critico-riflessiva);

l’oggettività (componente della misurazione e della ricognizione informativa);

l’intesoggettività (componente della negoziazione, della relazione, della costruzione di significaticondivisi)

AZIONE VALUTATIVA

soggettività

intersoggettivitàoggettività

Cfr. Pellerey, 1994.

Valutazioni qualitative

Valutazioni quantitative

Valutazione condivisa / accordo d’uso

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La valutazione è considerata parte integrante e fondamentale del processo formativo

LA VALUTAZIONE DIDATTICA

1. Valutazione del profitto (degli apprendimenti)

2. Valutazione del processo (come monitoraggio o presa di decisione in corso di attività)

3. Valutazione di progetto

4. Valutazione di sistema

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RICAPITOLANDO…..COME OPERIAMO IN GENERE UNA VALUTAZIONE ???

MISURAZIONE STIMA INTERPRETAZIONE

Preesistenza di un criterio

e scala di misura

formalizzata (parametro

statistico)

Impiego di un criterio

ordinale

(maggiore/minore)

Disposizione secondo

ordini approssimativi

Assenza di criterio

predeterminato

Criterio riflessivo

VALUTAZIONE del PROFITTO

Diagnostica (volta ad accertare lo stato delle preconoscenze, degli atteggiamenti, della disponibilità ad

apprendere)

Formativa (ha carattere dinamico ed orientativo; si effettua durante il processo di apprendimento,

consiste in quel feed-back che il docente fornisce allo studente allo scopo di aiutarlo ad avvicinarsi

all’obiettivo

Sommativa (valutazione di bilancio che si compie a termina dell’unità o percorso didattico /es.

attribuzione dei voti)

negli ultimi decenni l’enfasi si sposta su altre dimensioni:

COINVOLGIMENTO DELL’ALLIEVO NEL PROCESSO VALUTATIVO

AUTO-OSSERVAZIONE/AUTO-MONITORAGGIO

RIFLESSIVITA’-AUTORIFLESSIONE riflettere sui processi personali di conoscenza messi in gioco durante la

soluzione di un problema, lo svolgimento di un compito, ecc…

documentare la crescita del modo di pensare e di apprendere dello studente attraverso vari strumenti (port-

folio/diari/ecc)

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Monitoraggio che consente di prendere decisioni in-itinere

TIPOLOGIE DI MONITORAGGIO

- Tacito: pura raccolta di dati con semplice evidenziazione del trend emergente

- Reattivo: si interviene suggerendo un cambiamento di rotta rispetto ad un intervento che non viene riconosciuto adeguato al conseguimento degli obiettivi

- Dinamico: si decide, in itinere, di cambiare percorso, introducendo innovazioni di qualità concernenti gli obiettivi stessi da conseguire

A partire dagli anni ottanta VALUTAZIONE come NEGOZIAZIONE

(Stake e Guba) coinvolgimento degli stakeholders

(tutti i soggetti coinvolti nel problema)

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VALUTAZIONE del PROCESSO

Operazione valutative che si compiono sul progetto didattico

Un progetto didattico può riguardare:

- Un completo ambiente di apprendimento

- Una componente di una ambiente già esistente (un tragitto curricolare, un corso, un supporto: testo, software, ecc)

- Un percorso di ricerca

NELLA STESURA DI UN PROGETTO CHE SI ESPLICITINO I SEGUENTI ASPETTI:

- Giustificazione del progetto: importanza del progetto rispetto al contesto; eventuale applicabilità in altri contesti e situazioni

- Definizione degli obiettivi: definizione dei risultati attesi (in alcuni casi la definizione degli obiettivi può essere lasciata più

aperta, identificando solo delle finalità generali ed esplicitando che la loro messa a punto avverrà in corso

d’opera)

- Valutazione della fattibilità: valutare fino a che punto il percorso sia realmente realizzabile;

e delle risorse necessarie: confrontare costi e ricavi; indicare analiticamente ciò che occorre in termini di risorse umane,

materiali finanziari, ecc

- Definizione degli strumenti di valutazione: indicare attraverso quali criteri ed operazioni di verifica intendiamo accertare il

conseguimento degli obiettivi

- Descrizione del progetto: presentare succintamente l’esecuzione del progetto; stabilire una sequenza dei passi

dell’intervento (calendarizzazione)

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VALUTAZIONE del PROGETTO

Valutazione di sintesi al termine del progetto didattico

Valutazione del: 1.PROCESSO |2.RISULTATO dell’esperienza nel suo complesso in termini di:

Una valutazione di questo tipo richiede:

(indicazione di correttivi nella ripetizione dell’esperienza; misura in cui è trasferibile)

La valutazione sistemica tende sempre più a divenire non solo una valutazione finale, maessa si configura come una attività che accompagna il progetto come monitoraggiocontinuo, esteso alle diverse dimensioni e componenti del progetto

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VALUTAZIONE di SISTEMA

docente

studente

disciplina

metodo

luogo

tempo

progettazione gestione valutazione

Certificativa/sommativa

Regolativa/formativa

Co-regolativa/formatrice

Valutazione

Ex ante

Valutazione

In itinere

Valutazione

Ex post

Valutazione interna

Valutazione esterna

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