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Approfondimenti A cura di : Alfonso Bosellini Italo Bovolenta editore Il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009

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Approfondimenti

A cura di :Alfonso Bosellini

Italo Bovolenta editore

Il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009

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Questo documento è strettamente riservato ai docenti che adottano il libro di testo.La riproduzione, la copia e la diffusione dell’intero documento, o di sue parti, è autorizzata ai soli fini dell’utilizzo nell’attività didat-tica degli studenti delle classi che hanno adottato il testo.

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Approfondimenti

Il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009 - Copyright © 2009 Italo Bovolenta Editore

ogni 300÷400 anni. L’area appenninica soggetta aiterremoti causate da faglie distensive è caratteriz-zata dalla presenza di numerose depressioni (pic-cole pianure) intermontane originatesi indipen-dentemente l’una dall’altra durante il Pleistoceneinferiore. Tipici esempi sono la piana del Fucino,la conca di Sulmona e Campo Imperatore.

I l 6 aprile 2009 alle ore 03:33 la zona dell’A-quila è stata colpita da un forte terremoto. La

magnitudo della scossa princopale è stata valuta-ta sia come magnitudo Richter (MI) 5,8, sia comemagnitudo momento (Mw) 6,3.

I terremoti della sequenza sono avvenuti prin-cipalmente nella parte superiore della crosta ter-restre, entro 10÷12 km di profondità. I vari datiraccolti concordano nell’identificare la strutturatettonica responsabile della scossa sismica prin-cipale come una faglia di distensione (faglia di-retta) che si estende per circa 15 km in direzioneNW–SE (quindi parallela all’asse della catena ap-penninica) e il cui piano è inclinato verso la co-sta tirrenica di 45°÷50°. Questa faglia, già cono-sciuta da tempo, è denominata Faglia di Pagani-ca. Ed è interessante notare come nessun gruppodi ricerca attribuiva un ruolo attivo e principalea tale faglia nell’evoluzione tettonica della zonaaquilana.

Lungo la catena appenninica sono presenti fa-sce di deformazione subparallele, orientateNW–SE come la catena stessa, la quale si è svi-luppata dal Miocene superiore (circa 10 milionidi anni fa) al Pleistocene (circa 1 milione di annifa) per progressiva migrazione dall’interno (areatirrenica) verso l’esterno (area adriatica), con ve-locità di circa 4 cm/anno. Queste fasce, adiacentil’una all’altra, sono il fronte compressivo, piùavanzato e in sollevamento, e la fascia in disten-sione al seguito e sul retro del primo (Vezzani etal. 2009) (figura 1).

I dati sismologici mostrano chiaramente la pre-senza di una fascia di estensione che si allungaper l’intero Appennino, che è costituita da diversisegmenti di faglia vicarianti con direzioneNW–SE. La figura 2 mostra, in maniera abbastan-za chiara, che la sismicità degli ultimi trent’anni sidispone lungo una fascia sismica principale, al-lungata per tutto l’Appennino centro-meridionale.Le varie faglie che generano i terremoti sono ingrado di produrre spostamenti medi di 1 metro

Sezione schemati-ca E–W dell’Appennino cen-trale.

FIGURA 1

ADRIATICOTIRRENO

AREA IN

DISTENSIONE

FRONTE APPENNINICO

IN SOLLEVAMENTO

Appennino centrale

Gran Sasso / Maiella

Ipocentri dei terremoti appeninici

Distribuzione degli epicentri dei terremoti avvenuti negli ultimi trent’anni nell’Appen-nino centrale. Le stelle nere indicano le tre scosse con ML>50, in rosso le repliche avvenute nelleprime settimane dopo l’evento del 6 aprile (da Geoitalia 28, 2009).

FIGURA 2