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DISTRETTO DI FRANCIA L’APPUNTAMENTO SULLA COLLINA PARMENIE 1714 – 2014 Fratel Jean-Louis Schneider

Appuntamento sulla Collina

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DISTRETTO DI FRANCIA

L’APPUNTAMENTO

SULLA COLLINAPARMENIE 1714 – 2014

Fratel Jean-Louis Schneider

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L’APPUNTAMENTO

SULLA COLLINAPARMENIE 1714 – 2014

Fratel Jean-Louis Schneider

traduzione: Fr. Domenico Anzini

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n questa analisi della lettera del 1° aprile 1714scritta dai “ Fratelli più autorevoli” a Giovanni Batti-sta de La Salle, ripercorriamo uno dei momenti

critici delle nostre origini, quando il Signor de La Salle eraghermito dai gorghi del “processo Clément” 1. Egli parteper la Francia del Sud e per diversi anni non darà segni divita (o ne darà molto pochi) ai Fratelli di Parigi e dellaregione vicina (Versailles e Saint-Denis). È tentato di “riti-rarsi”, intendendo il ritiro dalle faccende dell’Istituto, edanche ritirarsi dal mondo: è ciò che potremmo definire la“tentazione di Parménie”.

Un giorno del 1714, il Fondatore ebbe un appuntamentocon lo Spirito sulla collina di Parménie. Ne è

ridisceso. Non ha ceduto alla “tentazione di Parménie”, altrimenti noi non saremmoqui!. Oggi, nel 2014, se dovessimo ritornare a Parménie, perché può darsi cheanche per noi, come per lui, Dio faccia silenzio, perché anche un Capitolo Generale èun “momento favorevole” per eccellenza, per metterci all’ascolto dello Spirito eripartire, quindi, per la Missione verso i Fratelli, i giovani e i poveri.

Negli anni 1712-1714 l’Istituto delle origini attraversa un periodo di crisi. Sarànecessario considerare i diversi aspetti, le persone interessate, le analisi deiprotagonisti, gli sviluppi, le risposte, in che modo (o no) essi risolvono la crisi ecome le persone e le istituzioni ne escono trasformate e cosa comporta tuttoquesto per l’Istituto dei Fratelli delle Scuole cristiane.

La lettera del 1° aprile 1714 è uno dei testi fondanti della nostra “storia difondazione” in quanto Lasalliani. 2 È scritta in un periodo di trasformazioni dellasocietà francese, al termine del regno di Luigi XIV, in un periodo di cambiamenti cheebbe ripercussioni anche sul Signor de La Salle e sui Fratelli.

I

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Il testo è uno di quelli che comprendono la nascita dell’Istituto dei Fratelli: Memorialesull’Abito, Voto eroico del 1691, Voti del 6 giugno 1694 con la decisione presa ilgiorno dopo da 12 Fratelli con il Signor de La Salle di fondare una “Società” di laiciidonei ad amministrarsi da sola, la Guida delle Scuole Cristiane, le Regole che misono imposto, i capitoli della Regola e della Raccolta riguardanti il fine e lo spiritodell’Istituto, la lettera dei Fratelli del 1714, le Meditazioni per il Tempo del Ritiro, eanche il colloquio riferito da Blain, agli inizi di Reims, tra i Maestri e il Signor de LaSalle, senza dimenticare il memoriale del 1721 indirizzato dai Fratelli di Rouen alleautorità di quella città… Alcune sono espressioni dei Fratelli, altre di GiovanniBattista de La Salle, altre ancora sono comuni al Fondatore e ai Fratelli. Sono“espressioni” che plasmano la coscienza che l’Istituto ha di sé, che nemodellano la fisionomia, la spiritualità, il modo di essere nel disegno di Dio enella vita della Chiesa.

In questo itinerario, la lettera del 1° aprile 1714 occupa un posto determinante.Anzitutto perché è la parola dei Fratelli e non del Signor de La Salle, e poi perché èformulata in un momento critico della fondazione: dopo un periodo di crisi profondasia da parte del Fondatore che dei Fratelli, l’Istituto riafferma con forza, e in quanto“corpo”, la vocazione, le radici, la spiritualità, il senso della consacrazione, consideral’avvenire a partire dal vissuto che ha scelto e deciso venti anni prima. Dopo questalettera, l’Istituto diventa veramente un impegno dei Fratelli, in stretta comunionecon il Fondatore; e i Fratelli si esprimono con il “noi” per parlare in nome e da partedel “corpo della Società”.

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IUn tempo diCambiamenti

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La storia della fondazione dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole cristiane, il raccontodelle nostre “tradizioni” di fondazione, non sono storie atemporali. È vero che negliscritti di Giovanni Battista de La Salle non compare la dimensione storica degli eventi.In una lettera a Fratel Gabriel Drolin, il Fondatore fa una allusione alle difficoltàcausate dal Cardinale di Noailles: “Le polemiche di Monsignore l’arcivescovo di Parigisono causa di agitazione tra gli altri vescovi”. 3 Sembra essere il solo riferimento adun fatto contemporaneo di rilievo. Tuttavia, l’opera di Giovanni Battista de La Salleindiscutibilmente si inserisce in un momento della storia di Francia, in un contestosingolare e preciso che non può non avere rif lessi sul le scelte, le decis ioni , icomportamenti suoi, dei Fratelli e di quanti li circondano.

Panorama sulla società franceseNel 3° punto della Meditazione 160, perla festa di S. Luigi, Giovanni Battista deLa Salle accenna allo “Stato”, parlandodello zelo per il bene dello Stato e dellaChiesa: “Dovete unire lo zelo per il benedella Chiesa a quello per il bene delloStato di cui i vostri alunni comincianoad essere e dovranno essere un giornomembri perfetti. Il bene della Chiesa loprocurerete facendo di essi dei vericristiani e rendendoli docili alle veritàdella fede e alle massime del Vangelo.Procurerete il bene dello Statoinsegnando loro a leggere e a scrivere e

tutto ciò che si richiede al vostroministero, tenendo sempre presenti irapporti con l’esterno. Dovete, perciò,condurre una vita veramente devota,altrimenti il vostro lavoro sarebbesprecato”. 4

Il Signor de La Salle non ignora affatto ladimensione “terrena” del ministero deiFratelli, d’altronde se non fosse statocosì, non avrebbe avuto alcun senso laGuida delle Scuole Cristiane e tuttal’attenzione concessa all’acquisizionedelle conoscenze di base, come pure leRegole di buona creanza e civiltàcristiana. Le Meditazioni del Fondatore

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Serve adaiutare i

giovani e leloro famigliea collocarsi

in unasocietà

cittadina

sono testi che preparano all’orazione.Nulla di strano che vi trovi il suo posto“lo zelo per il bene della Chiesa”. Ma lo“zelo per il bene dello Stato”!

Possiamo dire che la riflessionesull’inserimento dei giovani nelloStato e nella società, “quandosaranno grandi” 5, è una dimensionedella spiritualità che ci ha trasmessoil Fondatore. A conclusione dellaPrefazione delle Regole di buona creanzae di civiltà cristiana (pubblicate nel 1703),Giovanni Battista de La Salle descrive lagerarchia sociale del suo tempo e dellasua nazione, dal re al contadino,passando per il signore e l’artigiano 6, danotare che non critica assolutamentequesta rappresentazione. È un lavoro cheserve ad aiutare i giovani e le loro famigliea collocarsi in una società cittadina,adottando i comportamenti e le usanzedi coloro che contano nelle città, all’incircalo stesso ambiente sociale di provenienzadello stesso La Salle. Inoltre sappiamo,da studi compiuti da Fratel Jean Pungier7, che questo lavoro pedagogico 8, èquello più auspicato da Giovanni Battistade La Salle. Visitando le classi delle Scuole

cristiane, scopre unbisogno insoddisfat-to dal sistemaeducativo deltempo: l’integra-zione nella societàurbana. Egli virisponde con laredazione di questolibro, attingendo amanuali già in uso a

giovani nobili. C’è tutta la forza politica eculturale delle Regole di buona creanza eciviltà cristiana, ma anche l’impegnopersonale del Fondatore. Secondo lui,la Scuola cristiana svolge un evidenteruolo di integrazione sociale, è unaltro aspetto della sua spiritualità.

C’è da notare, tuttavia, che su alcuni temi“culturali”, come il ballo o il teatro, il Signorde La Salle non segue le sue fonti abituali,ma assume gli atteggiamenti di unpedagogo giansenista 9, che sono moltolontani dalle abitudini popolari. Il suoindirizzo sul Martedì Grasso e il Carnevalenella Terza parte dei Doveri di uncristiano: Del culto esteriore e pubblicoche i cristiani sono obbligati a rendere aDio e dei modi per farlo (DC) è dello

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della società è anzitutto evangelico. Inquesta società, le autorità detengono ilpotere, specialmente nelle città. Quantisi rivolgono a Giovanni Battista de La Sallee ai Fratelli sono cristiani, sacerdoti e laici.Sono persone profondamente segnatedalla Riforma cattolica, sono di unambiente sociale elevato, desiderano latrasformazione sociale dei costumi deiloro contemporanei. Sono personeinserite nella cerchia del potere,provinciale, cittadino, ecclesiale eintendono dominare. Alcuni provengonodalla sfera d’influenza della “Compagniadel SS. Sacramento”, altri dalleconfraternite mariane dei collegi gesuiti edai loro ex alunni e sono denominate le“Aa” (Associazione di amici). Tra loro visono rivalità, perché sponsorizzare unascuola, un ospedale, amministrare i benidella parrocchia o essere membrodell’Ufficio dei poveri significa esercitareun’influenza corrispondente ad unordinamento sociale. Non esservi, è undecadere, una perdita.

stesso tono 10: una denuncia delleusanze libertine e mondane che sonostrumenti del demonio. Sa muoversibene in rapporto alle correnti dominantidel suo mondo.

Nei Doveri di un cristiano verso Dio(pubblicato anch’esso nel 1703), aproposito dell’applicazione deicomandamenti: si muovono diversipersonaggi: il parroco, il magistrato, ilcommerciante, il padrone e i suoi operai,l’avvocato, i genitori, i figli... 11 Tutta unasocietà che si mostra ed è presentatain maniera concreta, come ilcommerciante che inganna i clienti o il“maestro” che non rispetta i dipendenti,oppure il magistrato che giudica unasituazione dal profitto che può ricavarne.

Possiamo dire che se Giovanni Battistade La Salle conosce la società del suotempo, tuttavia è (quasi) comple-tamente muto per quanto riguarda i fattie gli avvenimenti storici o politici dellasua epoca. La sua visione globale dellasocietà è conservatrice, egli non discutele gerarchie stabilite; ciò che èrivoluzionario in lui è il fatto che offra imezzi a quanti ne sono esclusi, il capire

questo mondo e viverci per potercrescere, e anche il suo giudizio sullesituazioni vissute dai diversi protagonisti

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La Francia in guerraQuando il giovane abate Clément, neldicembre 1707, prende i primi contatti conGiovanni Battista de La Salle 12, laFrancia è in guerra con il restodell’Europa (cioè la Gran Bretagna,l’Olanda, la Savoia e l’Austria), fin dalmaggio 1702, per la successione al tronodi Spagna. E’ alleata con la Spagna perchési tratta di collocare sul trono di Spagnaun nipote di Luigi XIV (Filippo d’Angiò chediventa Filippo V di Spagna). La guerra siconclude nel 1713, con il trattato diUtrecht che ridisegna la mappa dell’Europaed intende favorire un “equilibrio europeo”che eviti il dominio di una sola potenza(la Francia). Si noterà che sono le nazioni,i cui popoli esercitano un certo controllosul modo di governare (Gran Bretagna ePaesi Bassi), che ne guadagnano a spesedelle potenze assolutiste (Francia eSpagna), segno che agli inizi del XVIIIsecolo qualcosa cambia, compresa anchela “grande politica” e l’esercizio del potere.

Un altro elemento considerevole riguardala politica interna francese: i disagi diquesta guerra, le sconfitte e gli insuccessispingono Luigi XIV, il12 giugno 1709, a

indirizzare al popolo un proclama cheviene letto in tutte le parrocchie di Franciadurante la messa solenne. spiega le sueproposte per procurare la pace, ledrastiche disposizioni che voglionoimporgli gli alleati 13 e, infine, chiede ilsostegno del suo popolo per continuarela guerra. E’ un modo di agirecompletamente inconsueto nel quadrodella monarchia assoluta e sacra dellaFrancia dell’Ancien Régime, dove il re nondeve giustificarsi né chiarirsi dinanzi aisudditi. E’ un altro cambiamento degliinizi del secolo.

Dopo la revoca dell’Editto diNantesVi sono altri eventi che, in questoperiodo, si ripercuotono sulla vita diGiovanni Battista de La Salle e dei Fratelli.Nel luglio 1702, inizia la rivolta deiCamisardi. Fin dal 1685, in Francia èproibito professare pubblicamente lareligione protestante (revoca dell’Edittodi Nantes) e si suppone che tutti i francesisiano cattolici, ma nella zona Sud-Est delMassiccio Centrale (le Cévennes)

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sussiste un protestantesimo popolare erurale che si conserva più o menosegreto. Nonostante siano perseguitati,questi protestanti si sono ribellati controil potere reale, massacrando alcunisacerdoti o nobili cattolici. Naturalmentela repressione è severa e dura fino al1704.

A partire dal 1707, su richiesta dellachiesa cattolica e del potere politico, LaSalle invia alcuni Fratelli in queste regioniper cambiare i figli dei “Nuovi Convertiti”in buoni cattolici 14. Quando i Fratelliaprono queste scuole, si è già conclusala ribellione organizzata, ma c’é pocasicurezza, soprattutto per i ministri diculto cattolico. Nel periodo 1711-1713,Giovanni Battista de La Salle si sposterà,da solo e a più riprese, in queste regioni,con grande apprensione da parte diFratelli ed amici (anche se, con ilcanonino Blain, bisogna sempre esserecircospetti!).

Verso la fine della Quaresima del 1712,giunse ad Avignone. I Fratelli della cittàfelici per a presenza del Superiore, lotrattennero con loro il più a lungopossibile. Egli si preparò a visitare le

Uscita da scuola

istituzioni della zona. I Fratelli siallarmarono perché per lui era troppopericoloso addentrarsi nella zona, perchéi Camisardi controllavano la campagna eaggredivano gli ecclesiastici, facendonele vittime del loro furore per saziare l’odiocontro i cattolici e spandere il sangue deiMinistri del Signore. Nulla poté diminuire ilsuo zelo 15 e fu inutile avvertirlo di nonesporsi alle ricerche dei fanatici balordi che

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di umano avevano soltanto l’aspetto, eche sotto la figura umana, avevano uncuore di bestie feroci.

Un periodo di “piccolaglaciazione” 16

Nella notte tra il 6 e il 7 gennaio 1709inizia un evento climatico catastroficoche durerà diversi mesi: nel Nord e nelSud-Ovest della Francia le temperatureprecipitano vertiginosamente. Nel febbraio1709, a Parigi, si rileverà un temperaturadi - 20° C. Chiaramente i poveri soffronoin maniera terribile e con loro anche iFratelli.

E’ una catastrofe che si ripercuote sullavita dei Fratelli: il Noviziato da Saint-Yonritorna a Parigi perché si suppone che nellacapitale vi siano maggiori possibilità dinutrire i postulanti e i novizi. E’ questo cheinfastidisce la comunità parigina e ripristinale tensioni con il parroco di Saint-Sulpiceche, in pratica, si trovava a finanziare unacomunità molto più numerosa di quellanecessaria alle scuole della sua parrocchia.Alcuni Fratelli rimproverano al Signor deLa Salle di accogliere troppo facilmente

postulanti in cerca di vitto e alloggio aspese della comunità e delle scuole,senza avere la vocazione di Fratello:

I novizi... raddoppiarono l’organico dellacomunità. La struttura, ragionevolmentegrande per i Fratelli di Parigi, con i nuoviospiti divenne troppo angusta. Quantil’abitavano, circa 40 persone, erano, percosì dire, gli uni sugli altri, sia di giornoche di notte. I letti erano costituiti dapoveri pagliericci con altrettanto poverecoperte e tele che non valevano granché,ordinariamente stesi a terra nelle camere,dietro le porte e ovunque fosse possibile.Tuttavia, benchè questa casa dellaProvvidenza fosse povera, era aperta achi chiedeva di entrare. La carità delSuperiore non la chiudeva a nessuno diquanti mostravano buona volontà e nonerano spinti soltanto dalla necessità. Trai suoi discepoli quanti avevano menofede ed erano meno caritatevolisoffrivano nel vedere il loro Padrevondividere con i nuovi venuti, il paneche spesso loro non avevano e di cui, inquei periodi, non potevanosaziarsi.Tuttavia, molti di questi non nemangiano a lungo, perché si ritirano nello

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spazio di uno, due, tre o quattro mesi.Il Signor de La Salle si rasserenava erincuorava quanti lo rimproveravano diaccogliere troppo facilmente i Postulantireplicando saggiamente: “hanno fatto unbuon ritiro che servità per la lorosalvezza”17. Non è certo che i Fratelliabbiano trovato la risposta così “saggia”e si siano sentiti rincuorati! A Marsiglia,nel 1712, ritroviamo le stesse critichesulle finanze “distolte” dalla scuola abeneficio del Noviziato:

Essi aggiunsero (si tratta dei Fratelli del-le scuole di Marsiglia), ancor piùmalignamente, che si facevano un do-vere di informare i Signori che una partedella fondazione andava a beneficio delNoviziato, e siccome non volevano agi-re contro le intenzioni dei fondatori, sisentivano obbligati ad informarli 18. Lascarsità dei raccolti successivi, fino allamorte di Luigi XIV (settembre 1715),congiunta alla situazione economica ge-nerale scaturita dalla lunga guerra di do-dici anni comportano un difficile recuperodella Francia.

Un regno che termina

Nel 1711, Luigi XIV ha 63 anni ed è chiaroche il suo regno volge al termine. Uomininuovi dovranno calcare la scena con nuo-ve idee e conoscenze. La scomparsa deisuoi discendenti fa sì che nel 1712 l’eredeal trono sia un bambino di due anni (il fu-turo Luigi XV).Alla sua giovane età va aggiunta anchel’incertezza riguardo alla successione.L’erede raggiungerà l’età adulta? E’ di co-stituzione fragile e in quell’epoca i 3/4 deigiovani morivano prima di raggiungere iventi anni, inoltre la morte non tiene con-to della “estrazione sociale”. Se muore chilo sostituirà? Luigi XIV decide allora, nel1714, di dichiarare i suoi figli naturali (quelliavuti con Madame de Montespan) legitti-mi e “principi di sangue”, cioè idonei a sa-lire al trono. E’ un atto che contraddiceapertamente la costituzione tradizionaledel Regno; in effetti per salire al trono bi-sogna esser nati da un legittimo matri-monio. In questo regno che si sta con-cludendo è il nuovo indice di un turbamen-to degli animi e delle menti anche ai piùalti livelli.

Un nuovo episodio del laquestione giansenista

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Il periodo è segnato anche da un nuovosviluppo della questione giansenista,che non si arresterà fino alla Rivoluzionefrancese. Il 24 ottobre 1709, una sen-tenza del Consiglio del Re decide di tra-sferire gli ultimi religiosi di Port-Royal-des-Champs (una ventina, tutti molto anzia-ni) in vari altri conventi, e distruggere l’ab-bazia. Questa dispersione “manu milita-ri” provoca scandalo: le strutture sonorase al suolo nel 1711, il cimitero deimonaci e degli Eremiti viene arato, e leossa sono abbandonate in una fossa co-mune. Soprattutto si discute: che dirittiabbia la coscienza quando “la verità” e“l’innocenza” sono perseguitate?.Il giansenismo non è tanto un atteggia-mento morale rigido indicato dasant’Agostino - nel XVII secolo, tutta lachiesa cattolica è agostiniana 19 - mapiuttosto un pessimismo estremo sul de-stino dell’uomo e la sua condizione dipeccatore incallito, così come la volontàdi affermare l’autonomia e l’indipenden-za della propria coscienza dinanzi ad ognipotere, in nome dell’orgogliosa convin-zione di essere detentori della verità. Unaparte importante delle classi dirigenti inFrancia si riconosce nel loro movimento.

Ex sacerdote del-l’Oratorio, PasquierQuesnel, ha pubblica-to nel 1692, un’ope-ra dal titolo: Il Nuo-vo Testamento infrancese con Rifles-sioni morali su ogniversetto. che ripren-de e sviluppa alcuni la-vori giansenisti iniziati

nel 1671. Il vescovo di Châlons (odiernaChâlons-en-Champagne), monsignor deNoailles (che fu poi cardinale e arcivesco-vo di Parigi) l’approva calorosamente.Quesnel rifugiato a Mons (in Belgio, neiPaesi Bassi spagnoli), è sospettato digiansenismo. E’ arrestato nel 1703. Rie-sce a fuggire ma i suoi scritti, confiscati,sono la dimostrazione che è invischiatoin una rete che contesta l’autorità rega-le. Luigi XIV, allora, non gli dà tregua eottiene dal papa Clemente XI, con la Bol-la Unigenitus (8 settembre 1713) la con-danna di 101 proposizioni tratte dalle Ri-flessioni morali.Siamo in un periodo in cui, nel quadrodella Chiesa gallicana e delle relazioni traRoma e la Francia, una Bolla pontificia,anche se richiesta dal re, non poteva es-

Il giansenismo- un

pessimismoestremo sul

destinodell’uomo e

sulla suacondizione di

peccatore.

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sere applicata senza una particolare pro-cedura. Perché avesse valore di legge eranecessario che fosse accettata dai ve-scovi e registrata dai diversi Parlamenti20 . Ma i vescovi sono divisi, tentano diprodurre un testo esplicativo che però èrifiutato da Roma, perché sembra volersubordinare l’autorità del papa all’inter-pretazione dei vescovi. L’infallibilità pon-tificia continua il suo percorso, ma al mo-mento è soltanto una tesi discussa e di-scutibile. E’ anche vero che Roma, ap-profittando della richiesta del re, si spin-ge oltre inserendo nel testo elementi dif-ficilmente accettabili dal clero e dal Parla-mento gallicano perché tendono ad af-fermare il primato pontificio sulle Chieselocali e sui concili 21.Il cardinale de Noailles, nominatoarcivecovo di Parigi, è prigioniero delle suecontraddizioni e dopo qualche incertez-za scrive una lettera pastorale con la qua-le accetta la Bolla Unigenitus con acro-bazie tali da essere considerato tra glioppositori. La maggior parte dei parrociparigini, dei preti dell’Oratorio, dei Bene-dettini, dei canonici, come pure le perso-ne che hanno relazioni forti in ambito par-lamentare, lo seguono (la famiglia di Gio-vanni Battista de La Salle ne è un esem-

pio, in buona parte è giansenista). Al con-trario i Sulpiziani, i Lazzaristi e ovviamentei Gesuiti non ne sono colpiti e vi si op-pongono. I Parlamenti, soprattutto quel-lo di Parigi, rifiutano un documento cheimpone l’infallibilità pontifica e la supre-mazia del Papa sul potere reale. Il Parla-mento, allora, pretende di difendere i di-ritti del re contro lo stesso re.

Nella Francia dell’Ancien Régime le discus-

Odierna chiesa di Saint-Sulpice

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sioni teologiche assumono sempre unacolorazione politica a causa dell’organiz-zazione stessa dello stato; il re è consa-crato dalla Chiesa, il Clero forma il primoOrdine del regno, Altare e Trono si tutela-no reciprocamente. Al momento dellamorte, Luigi XIV non avrà risolto tutte leopposizioni e lascerà il problema al suosuccessore, in questo caso al Reggente.

Al di là della questione dottrinale, è sfida-to il potere reale, mentre la Chiesa di Fran-cia è divisa. Un certo numero di vescovi,un dottore della Sorbona, alcuni sacer-doti (3.000 o 4.000 in tutto) decidono dirivolgersi al Concilio, istituzione conside-rata superiore al Papa stesso.Evidentamente, la posta in gioco è politi-ca, imperniata sul potere assoluto che ilre e il papa hanno sulle coscienze. In ulti-ma analisi è l’assemblea (di vescovi) chedeve decidere o il sovrano (re o SovranoPontefice)? Numerosi parroci e dignitariecclesiastici sono “appellanti” 22.

Dietro di loro c’è il risentimento che è statoaccumulato contro i vescovi i quali, per ilmodo in cui effettuano le loro scelte, sono“protetti del re”; e il risentimento è an-che contro il re, dopo la decisione del

1695, approvata dall’Assemblea del Cle-ro Francese, che ha rafforzato in ma-niera considerevole il potere disciplinaredei vescovi sui parroci. Un movimentosostiene che se i vescovi sono i succes-sori dei dodici apostoli, i parroci lo sonodei Settantadue Discepoli che Gesù in-viò in missione e pertanto anche lorohanno opinioni da esprimere in materiadottrinale e di organizzazione della Chie-sa, dal momento che anche il loro po-tere è di “diritto divino” avuto diretta-mente da Dio (come il papa, i vescovi oil re) 23.

Da parte degli “appellanti”, come ancheda parte dei parlamentari si attende sol-tanto la morte del re Luigi XIV per ri-prendere la discussione e la contesta-zione. Ed è quanto accadrà: per otte-nere la pienezza della Regenza, Filippod’Orléans restituisce parte del potere aiParlamenti, mentre quanti lo circonda-no hanno forti simpatie per l’atteggia-mento giansenista di fondo: l’autono-mia della coscienza è riservata ai più in-tegri (alla parte più sana), a coloro “chesanno”, mentre invece viene rifiutata alpopolo, alla “vile plebaglia” 24.

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IIGiovanni Battista deLa Salle e i Fratelli

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Generazioni diverseAltro aspetto delle difficoltà incontrateda Giovanni Battista de La Salle in que-sto periodo 1711 - 1714 potrebbefocalizzarsi sulla differenza generazionaletra Giovanni Battista de La Salle e i Fra-telli e tra gli stessi Fratelli. Giovanni Bat-tista de La Salle è nato nel 1651, percui la sua formazione è avvenuta nelcontesto della Riforma cattolica chetrionfava ed in quello dell’affermazionedell’assolutismo divinizzato di Luigi XIV.La religione e il potere sono contrasse-gnati da elementi di gerarchia, di ordinemantenuto dall’alto, le organizzazionisociali funzionano in base a questo prin-cipio; lo dimostrano bene le Regole dibuona creanza e di civiltà cristiana dicui abbiamo già parlato.La maggioranza dei Fratelli nel 1711-1714, sono cresciuti e si sono formatiin un altro contesto: una monarchia chesi inasprisce e si irrigidisce un po’ alla voltanei suoi principi; una Chiesa scossa dalotte ideologiche e di potere che si inde-bolisce in maniera preoccupante dal pun-to di vista dottrinale; la crescita dell’au-tonomia personale e della propria capa-cità nel dare giudizi senza fare riferimen-

to ad una autorità superiore.Tra i Fratelli attivi nell’Istituto 25, ver-so il 1711, il più anziano è Fratel GabrielDrolin che è nato a Reims nel 1664. E’presente fin dagli inizi, e nel 1684 fa par-te della comunità di Laon. Fin dal 1702,è stato inviato a Roma, e quindi non èdirettamente presente agli avvenimentiche ci stanno a cuore. Fratel Jean Partois(Fratel Antoine), nato nel 1666, è en-trato nella comunità di Reims verso il1686. E’ possibile che sia stato segreta-rio di Fratel Barthélemy, a Parigi, tra il1711/1712 e il 1713/1715. Fratel JeanJacquot, o Jacot, nato nel 1672, nel 1686è a Reims in rue Neuve. Dal 1713 al 1715è presente nella comunità di Grenoble inqualità di Direttore 26. Questi due nomi liritroviamo tra i dodici che nel 1694, in-sieme al Signor de La Salle hanno fattovoto per sempre. Sono uniti a quantihanno inviato la lettera dal 1° aprile1714. Tutto un gruppo di Fratelli chepotremmo definire della “seconda gene-razione”, che sono entrati nell’Istituto ne-gli ultimi anni del XVII secolo e che nel1711-1713 sono Direttori di comunità odi scuola e alcuni anche Visitatori. Un’al-tra decina di Fratelli, nati tra il 1672 e il1684, sono entrati nell’Istituto nel 1700;

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la maggior parte di essi, nel 1711-1713erano attivi. Per il 1701-1705, troviamouna ventina di Fratelli e una trentina per ilperiodo dal 1706-1709.Emergono due figure, Fratel Barthélemye Fratel Timothée (i due primi SuperioriGenerali dei Fratelli).Joseph Truffet (Fratel Barthélemy) ènato nel 1678, è entrato nell’Istituto dopoun’esperienza di vita monastica allaTrappa e tra i canonici regolari. Fa il novi-ziato nel 1703, subito dopo la crisi del1702 al termine della quale il Signor deLa Salle è stato dimesso dalla carica diSuperiore dei Fratelli per ordine del cardi-nale de Noailles arcivescovo di Parigi.Emette i voti perpetui nel 1705 e diventaDirettore del Noviziato di Saint-Yon che ètrasferito a Parigi in seguito alla carestiadel 1709. Dal 1711-1713 risiede a rueBarouillère. Non è responsabile delle co-munità del Mezzogiorno, perché lo stes-so Signor de La Salle parte per questaregione dove, d’altronde, già c’è un altroVisitatore (Fratel Ponce); in quanto alNord della Francia (tranne Parigi), il Visi-tatore è Fratel Joseph. Pertanto, FratelBarthélemy è responsabile del Noviziatodi Parigi e dei Fratelli di Via Barouillère, esi trova in una situazione difficile con il

parroco di Saint-Sulpice e le autorità ec-clesiastiche e civili, dopo la condanna delsuo Superiore; inoltre, la sua autoritàsui Fratelli non è sostenuta da un’azionedecisa di Giovanni Battista de La Salle27. Questi, allontanandosi da Parigi nel1712, non gli ha lasciato alcuna delegaper governare i Fratelli della regione pa-rigina.Guillaume Samson-Bazin (FratelTimothée) nato nel 1682 è entrato nel-l’Istituto nel 1700 e ha fatto la profes-sione perpetua nel 1703. Nel 1711 è Di-rettore a Mende e quindi nel dicembre1712 è chiamato a Marsiglia da Giovan-ni Battista de La Salle per assumere ladirezione del Noviziato che sta per apri-re in quella città. Quando tutti i novizi loavranno abbandonato, Fratel Timothéeritrova Monsignor de La Salle a Mende.Nel 1714 è ad Avignone ed accoglie, daparte del Fondatore, l’ex ufficiale del Reg-gimento di Champagne, Claude-Françoisdu Lac de Montisambert (Fratel Irenée28). Diventa anche Visitatore delle Co-munità del Mezzogiorno, in sostituzionedi Fratel Ponce che si è dileguato 29.La frattura generazionale tra Giovan-ni Battista de La Salle e i Fratelli del1711 è molto precisa, ed è ancora più

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accentuata nei con-fronti dei Fratelli pre-senti in Francia. Tracostoro soltanto iFratelli Jean Partoise Jean Jacquot han-no emesso il votodel 1694 insieme aGiovanni Battista deLa Salle e lo hannoscelto per Superiore

il 7 giugno 1694 30. Alcuni Fratelli hannovissuto la crescita dell’Istituto iniziandoda via Princesse, da Vaugirard e dallaGrand Maison, i contrasti per rimanereautonomi da Saint-Sulpice, tra il 1694 eil 1702, come pure il confronto con i Ma-estri scrivani e il Grand Chantre di Parigi,responsabile delle Piccole Scuole e que-sto fino alla partenza per Saint-Yon.In che modo questo ricordo è condivisotra i Fratelli? Con Fratel Barthélemy re-sponsabile effettivo della comunità pari-gina ma entrato nell’Istituto più di recentee con una esperienza umana, ecclesialee spirituale ben diversa dalla maggior par-te dei Fratelli? In che modo ci si basa suquesta esperienza quando si presenta-no le grandi scelte? E’ vero che i Fratellipromettono “di rimanere in Società per

Tenereinsieme e inassocazione

le scuolegratuite.

tenere insieme e in associazione le scuolegratuite”, ma che ne è della loro memo-ria comune, quali conseguenzedesumono da questa storia? Sono co-scienti della radicale novità da loro av-viata nella Chiesa nel momento in cuihanno così formulato la loro consacra-zione a Dio? Vedremo in seguito che larisposta non può non essere molto sfu-mata. Dagli avvenimenti e dai compor-tamenti si evidenzia che tra i Fratelli, suquesto punto, non c’è unanimità.

I Fratelli delle Scuole cristiane:una Comunità nuova.Una comunità nuova: in questo momen-to della sua esistenza la Comunità deiFratelli è così che appare. Nella loro let-tera del 1° aprile 1714, i “Fratelli più au-torevoli” indicano la loro Società comeuna “nuova compagnia” 31. Si potrebbepensare alle “nuove Comunità” odiernee alle loro difficoltà ad organizzarsi estrutturarsi.Il Fondatore è senz’altro ilSuperiore e l’ispiratore di tutto; ma unpo’ alla volta, man mano che si presen-tano le necessità e le possibilità vi sonouomini nuovi che si inseriscono in questaorganizzazione. Dal momento che non

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sono tante le persone disponibili ad as-sumere il compito di formare o di accom-pagnare, Giovanni Battista de La Salle ècostretto ad affidare ad alcuni Fratelli re-sponsabilità superiori alle loro forze, so-prattutto agli inizi. Sono spesso giova-nissimi: 18-25 anni. Facilmente trova re-sponsabili per le scuole (Fratel JeanJacqot, Fratel Ponce, Fratel Albert FratelAmbroise...) o per la formazione profes-sionale dei Fratelli (Fratel Nicolas Vuyart,Fratel Antoine Partois), ma le cose si com-plicano per la direzione del Noviziato e ilprimo Fratello designato per questo com-pito (Fratel Michel 32) gli procura moltedifficoltà come dimostrano gli avvenimentidel 1702 quando le esagerazioni del Ma-estro di Novizi sfociano nella destituzionedel Signor de La Salle da parte del cardi-nale de Noailles e nella sua sostituzionecon un ecclesiastico.Il fatto è che i Fratelli non formano unasocietà riconosciuta ed orgnanizzatasecondo i criteri tradizionali dellaChiesa. Son laici, non fanno voti di po-vertà e castità; l’obbedienza è al servi-zio della Società e della Missione e nonha i riflessi ascetici del voto di obbedien-za dei monaci. Alcuni non fanno alcunvoto. le loro comunità rassomigliano a

comunità femminili, fuori della clausuraconventuale, che fioriscono durante tut-to questo periodo, per il servizioeccllesiale o sociale: educazione, sani-tà, aiuto ai poveri 33. Queste comunitàfemminili, per definizione sono formateda laiche, e pur avendo un’organizza-zione interna, sono seguite localmente,o meglio dirette, da superiori ecclesia-stici esterni. E’ la situazione che Giovan-ni Battista de La Salle e i Fratelli intende-vano evitare fin dal 1694 dichiarando chedopo il Signor de La Salle il Superiore deiFratelli sarebbe stato un Fratello. Manell’istituzione ecclesiale è una decisioneche ha poco peso come dimostrano gliavvenimenti del 1702 che si concludo-no con la sostituzione del Signor de LaSalle con un Superiore ecclesiasticoesterno. Questo modello di comunità,cioè una comunità di laici con un supe-riore esterno è il modello più comune,quello che è socialmente accettato per-ché riflette meglio le gerarchie sociali:una donna dipende necessariamente daun uomo, soprattutto se è sacerdote,un laico non può non essere sottomes-so a un ecclesiastico.

Abitualmente, quando i Fratelli si stabili-- 24 -

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scono in una città, dipendono da unaparrocchia (Parigi, Reims) o dall’ammi-nistrazione cittadina (Rouen). Inoltre,non vi giungono mai di propria iniziativa,ma sono chiamati (dal vescovo, dal par-roco, o dall’ufficio dei poveri). Evitano dipresentarsi come comunità religiosa inmodo da non spaventare la municipalitàche si trova ad accollarsi altri residentiche non pagano le tasse e che affranca-no i terreni.Così, nel Memoriale di Rouen del 1721, iFratelli sono descritti come “persone dicomunità”, al servizio dell’educazione deigiovani poveri della città, che vivono sot-to una Regola, ma non si parla di “Co-munità religiosa”.Nel testo si precisa che: “Non possonoessere sacerdoti, né aspirare allo statoecclesiastico. S’impegnano con voto al-l’obbedienza, alla stabilità a tenere lescuole in associazione e gratuitamente,senza ricevere denaro o regali dai gentioridegli alunni” 34. Nei suoi scritti, special-mente le Meditazioni, il Signor de La Sallenon dice mai che sono “religiosi “ 35 an-che se talvolta ve li paragona, il più dellevolte parla dei Fratelli come “persone dicomunità”, facendo riferimento al loro la-voro 36.

Nel 1711-1712, la Società delle Scuolecristiane, già esiste, è riconosciuta a li-vello locale, nei luoghi dove dirige lescuole, alcuni vescovi e parroci la cono-scono per fama o perché hanno sentitoparlare di Giovanni Battista de La Salle,ma lo statuto di questa comunità, siaquello canonico che civile, è molto fragi-le, per non dire inesistente.I Fratelli lo sanno e non necessariamen-te rimangono statici di fronte alla porta-ta di questa situazione, alcuni sicuramen-te auspicano la prassi delle comunitàfemminili.Un certo numero di essi ritengono chel’attuale configurazione della loro comu-nità sarebbe meno angosciosa dell’au-tonomia alla quale sono legati GiovanniBattista de La Salle e alcuni Fratelli; ineffetti, i Fratelli si nascondono dietro lapersonalità carismatica del Fondatore.Inoltre, il controllo di questa Comunità èanche l’oggetto del desiderio di alcunigruppi della Chiesa (giansenisti, parroci,soprattutto quello di Saint-Sulpice), nonnecessariamente con cattive intenzioni.Si è già notato che “controllare” unaComunità che gestisce le scuole, rappre-senta un potere.

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“Il caso Clément” e i suoiriflessi: una “crisi” con iFratelli?Blain parla di questo caso facendo riferi-mento, dice, al memoriale giustificativopreparato dallo stesso Signor de La Salle:

Abbiamo ancora a disposizione il memo-riale giustificativo che il Signor de La Salleha scritto, su questo argomento, primadi allontanarsi. E’ sufficiente farne un sun-to, non possiamo avere migliore garan-zia di verità. 37

Un giovane abate, Jean-Charles Clément

Basilica Saint-Denis

38, di 22-23 anni, intende destinare aopere buone educative, una parte deisuoi beni. Sembra che il suo interesse ela sua serietà abbiano colpito GiovanniBattista de La Salle che dopo un anno diincontri e di colloqui con lui 39, inizia alavorare per avviare un nuovo Semina-rio di Maestri di Scuola per la Campa-gna.Dopo un tentativo nel sobborgo Saint-Antoine, la sistemazione è rifiutata dalcardinale de Noailles che non vuole “chesi sistemi in Parigi il Seminario per i Ma-estri per la Campagna” 40, si passa poia Villiers-en-Brie dove il parroco ha ac-quistato una casa per accogliere l’istitu-zione, ma lì è l’abate Clément che rifiuta41, finalmente il Seminario inizia a Saint-Denis dove già esiste una comunità diFratelli. Saint-Denis è nelle vicinanze diParigi, ed era un grosso villaggio conqualche centinaio di abitanti radunatidentro le mura, attorno al monasterobenedettino di Saint-Denis e alle tombedei re di Francia. Giovanni Battista de LaSalle, dal momento che il suo Istitutonon possiede ancora l’esistenza legale,investe denaro insieme ad un prestano-me: il Signor Rogier, un laico suo amico.Il Seminario si avvia nel 1709, tre Fra-

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telli lavorano alla formazione dei Mae-stri, l’abate Clément si dedica ad unconvitto di ragazzi che faceva parte delsuo progetto; l’arcivescovo di Parigi ot-tiene dal duca di Maine (figlio naturalepoi legittimato di Luigi XIV) l’esenzionedall’alloggio dei soldati per la casa diSaint-Denis. Giovanni Battista de LaSalle nel suo racconto, sottolinea che ilcardinale di Noailles e le autorità eccle-siastiche di Parigi, in particolare il vica-rio generale l’abate Vivant, granpenitenziere, erano al corrente dei mo-vimenti del Signor de La Salle e dell’abateClément e sembravano appoggiare l’im-presa 42.Nel febbraio 1711 (siamo in pieno in-verno), il Signor de La Salle parte per ilMezzogiorno della Francia per visitarnele comunità ma è richiamato urgente-mente a Parigi 43, il padre dell’abateClément, assurto alla nobiltà, gli inten-ta un processo accusandolo dicirconvenzione del figlio minore 44 perestorcergli denaro. L’accusa è moltograve e, sia che il Signor de La Salleabbia impostato male la sua difesa, siache la controparte abbia avuto aiuti na-scosti, sia che si siano uniti i nemici del-le Scuole cristiane, si manifestano chia-

ramente i segni di una probabile condan-na. Tuttavia per non esporsi al richiamodi aver abbandonato la causa di Dio e diaverla indegnamente tradita, senza apri-re bocca in sua difesa, il Signor de La Sallerimette tra le mani di qualche personafidata ed autorevole, diversi documenti,un memoriale e tredici lettere dell’abateche formavano la sua difesa, pregando-lo, per carità, che gli si facesse giustizia.L’uso che ne fecero fu di inviarle in esamead avvocati legati alla parte avversa alServo di Dio, come abbiamo sempre sup-posto, perché nel memoriale che stilaro-no e inviarono a coloro che li avevanoconsultati, essi si espressero non in quantoavvocati, ma in quanto nemici dichiaratidel Signor de La Salle, e il risultato dellaloro consultazione fu identico alla richie-sta presentata al Signor Luogotenente Ci-vile. Questo risultato fu inviato al Signorde La Salle, che fu molto sorpreso di tro-vare avversari ovunque e di incontrare neisuoi avvocati dei censori iniqui che pro-nunciavano la condanna ancor prima digiudicare 45.Il biografo è formale; egli basa il suo scrittosui documenti che ha letto, e sembra dif-ficile poter dubitare della sua valutazione.Tuttavia, si è un po’ sorpresi del risultato,

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la famiglia del Signor de La Salle appar-teneva all’ambiente legale e si potrebbepensare che in questo processo avreb-be potuto cavarsela meglio. Poco dopo,nello stesso capitolo, Blain cerca di ana-lizzare le cause per il modo maldestro dicondurre la faccenda.Il Servo di Dio, sorpreso da un giudiziocosì affrettato, lo fu ancor più per il fattoche coloro ai quali aveva chiesto aiutoavevano abbandonato la sua causa. Si-curamente, se avessero voluto compa-rire in giudizio e gestire la causa del san-to, avrebbero parato il colpo. La loro au-torità se non fosse prevalsa al punto daottenergli un giudizio favorevole, quantomeno lo avrebbe tolto dai fastidi.../...Fu questa malizia o negligenza da partedi coloro che aveva scelto come difen-sori, ad abbandonarlo all’oppressione?Non spetta a noi giudicare. Sicuramenteerano prevenuti e cospiravano con quantidesideravano allontanare il servo di Dioda Parigi. Potremmo domandarci allora,perché il Signor de La Salle affidò loro ladifesa della sua causa? Il fatto è che nonaveva alcun appoggio ed alcun sostegno,nessuno desiderava interessarsene. Spe-rava che il pregiudizio cedesse il passoalla carità e che persone perbene, che

tali erano coloro ai quali aveva chiestoaiuto, si spogliassero di ogni sentimentoumano per sostenere la causa di Dio 46.Parla anche di “malignità dei suoi avvo-cati” e di “indolenza dei suoi protettori”47. Soprattutto nota in questo una ma-novra del “suo nemico nascosto” il qua-le, già da molto tempo, intendeva allon-tanarlo dalla guida, almeno della comu-nità parigina, in modo che essa dipende-va completamente dal parroco di Saint-Sulpice e fosse separata dalle altre co-munità della provincia.Blain è un po’ disgustato nel parlare diquesta situazione, sia perché il complot-to è difficile da provare e sbrogliare, siaperché Saint-Sulpice (parrocchia e Com-pagnia) è tutto tranne giansenista, da quitutte le circonlocuzioni nel parlare di que-sto “nemico nascosto” che, anche se“benvisto” da Blain, non esita a tramareoscuri complotti contro il suo eroe, com-preso il caldeggiare una condanna infa-mante e disonorante 48. Ciò che è evi-dente è che Giovanni Battista de La Salleha nemici desiderosi di appropriarsi di unaparte della sua opera da utilizzare per iloro progetti. Non dimenitichiamo che èla parrocchia di Saint-Sulpice che finan-zia l’indispensabile per la vita della co-

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munità di Parigi, e può avere la sensa-zione che i fondi concessi alle scuole diSaint-Sulpice servano anche alla vita delNoviziato e forse anche al centro del-l’Istituto.Riguardo al “caso Clément”, Maillefer èminimalista:1711. Il Signor de La Salle abbandona idiritti acquisiti su una casa a Saint-Denisin Francia per evitare di fare causa.Non appena inizia a gustare il riposo, chegli procurava la solitudine del suo Novi-ziato, ecco che si scatena un nuovo casoriguardo ad una casa da lui comprata aSaint-Denis in Francia, qualche anno pri-ma per impiantarvi un Seminario per iMaestri di Scuola per la campagna, comeho già riferito altrove. Fu attaccato perl’acquisto di questa casa che si presu-meva fatta a danno di un minore che sidiceva avesse subornato ed ebbe un re-golare processo. Abbiamo già visto, nelcorso della sua vita, a che punto odiavai processi, quali che fossero le accuseche gli si imputavano, nonostante aves-se acquistato il bene e avesse i suoi di-ritti su quella casa, secondo il comandodel Vangelo, preferì cedere ciò che gliveniva richiesto, per non dover compa-rire in tribunale per vile interesse. Per

chiudere tutti i processi in cui era implica-to, non aveva trovato un espediente piùefficace. Lo usa sempre utilmente, per-ché non si è mai lasciato dominare daldesiderio di possesso. 49

Tra Giovanni Battista deLa Salle e FratelBathélemy si è forse scavatoun fossato?Altra conseguenza, nella condanna del

“ p r o c e s s oClément” è lap a r t e n z aprecipitosa daParigi del Signorde La Salle.Riprende la visitainterrotta eriparte, nellaprima settimanadi Quaresima1712 (infebbraio, quindiancora ininverno) per il

Mezzogiorno. La partenza gli consente di

Fratel Barthélemy

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sfuggire all’arresto che implicava lacondanna.Ma un serio malinteso con FratelBarthélemy, che gli invia per corriere lasentenza negativa del tribunale delloChâtelet, crea un profondo malinteso trail Signor de La Salle e i Fratelli.Dopo la partenza del sant’uomo i Fratelliricevettero le due citazioni a lui indirizzate:una da parte del signor Rogier il quale,benché suo amico intimo, si era vendutoagli avversari, l’altra del Signor Clémentpadre. In entrambe era trattato in manieramolto indegna. Ci si ostinava a chiamarlo“Prete della Diocesi di Reims e Superioredei Fratelli di quella Casa” e non di quelli diParigi e Saint-Denis; prova evidente dellacollusione di entrambe le parti avverse conil suo grande nemico 50.Apparentemente sembra che FratelBarthélemy non corregga l’intestazionecon una lettera di accompagnamento,Giovanni Battista de La Salle, secondol’interpretazione di Blain pensa che ilFratello faccia parte del gioco del suo“nemico” e che lo respinga.Il suo più grande tormento fu quello diimmaginare che tutti i Fratelli di Parigi eranoormai fedeli al suo nemico. Era un’ideainfondata, perché i Fratelli di Parigi, in suaassenza, erano rimasti gli stessi di quando

lui era presente, sottomessi ed unitiinviolabilmente alla sua persona. Lacausa di questa idea era stata che FratelBarthélemy, credendo di fare bene, gliaveva inviato le due ordinanze nelle qualiil santo Fondatore era qualificato“Superiore dei Fratelli di Reims” e non diquelli di Parigi. Parole che,probabilmente, erano state dettate dalsuo rivale, e che gli fecero nascere il sospetto sullafedeltà dei suoi discepoli di Parigi etemere che si fossero già adattati alleastuzie del suo nemico. Perché, dicevatra sé, inviarmi queste due ordinanzedove sono usati questi termini, se nonper farmi comprendere che non miconsiderano più come Superiore. Il suosospetto era errato. Fratel Barthélemygli aveva, molto semplicemente, inviatole due ordinanze, ritenendo di essereobbligato ad informarlo notificandogliquello che accadeva in sua assenza 51.Sembrava che tra Giovanni Battista deLa Salle e i Fratelli qualcosa si fossespezzato. Ci troviamo sul pianodell’affettivo con parole quali:“amarezza... si immagina... questaidea... il sospetto...”. Nella realtà, senzareagire, “il Superiore dei Fratellli di Reims,e non degli altri, ma soprattutto non di

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Sembrò che tra Giovanni Battista de La Salle e i Fratelli qualcosa si fosse spezzato.

quelli di Parigi, significa negare tutto quelloche è stato fatto dal 1688, l’arrivo a viaPincesse, quanto accaduto nel 1694, coni voti e l’elezione del Superiore da partedei dodici Fratelli, la scelta del 1702 e

del1706 di difendere l’autonomia dellaComunità contro il parroco di Saint-Sulpice. E’ un far ritornare GiovanniBattista de La Salle e i Fratelli allaproposta dell’arcivescovo di Reims

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Monsignor Le Tellier nel 1687, difondare la giovane comunità acondizione che rimanesse nei limiti dellasua diocesi, proposta riifutata 52, e puòdarsi che Fratel Barthélemy lo ignori.Si discute sul “rimanere in Società” dellaformula dei voti. Probabilmentel’incomprensione reciproca è ingigantitadalla differenza generazionale, e quindidi mentalità, tra Giovanni Battista deLa Salle e i Fratelli, lo abbiamo ricordatoin precedenza. C’è tutto un “vissuto”del Signor de La Salle sconosciuto aFratel Barthélemy che non immaginanemmeno cosa rappresenti l’estinzionedi venticique anni di vita del Fondatore.Giovanni Battista de La Salle non vuolepiù “avere rapporti epistolari con FratelBarthélemy che colloca nel partitoavverso e non vuole ricevere suelettere che tradiscono una fiduciaapparente” 53. Detto in altro modo, nonc’è più comunicazione tra il Fondatoree il responsabile di fatto delle comunitàparigine. Una situazione che per FratelBarthélemy è molto estremista ma chela dice lunga sul turbamento interioredi Giovanni Battista de La Salle nei suoirapporti con i Fratelli, tanto più che lasituazione dura diversi anni.

La Salle visita una classe

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IIIRicerca di Dio,silenzio di Dio

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Da Mende a Marsiglia, unaltro mondo, un’altra cultura

Partito da Parigi nella prima settimana diQuaresima 1712, al termine dellaQuaresima Giovanni Battista de La Sallegiunge ad Avignone. Continua con lavisita alle comunità di Alès e Vans, inpieno territorio Camisardo 54.Giunge a Mende. Di lì ritorna a Vans, poiva ad Uzès - la comunità di Vans dipendedal vescovo della città. Passanuovamente ad Alès 55 ed infiine giungea Marsiglia 56. Blain insiste sui pericoli diquesti viaggi, non soltanto per la rivoltaprotestante, ma anche per il territoriomontagnoso ed il clima rigoroso. Così,parla della strada da Vans a Mende(doveva essere il mese di maggio ogiugno 1712):Il viaggio fu per lui pericoloso e faticoso:più di una volta corse il rischio di perderela vita passando per i malagevoli montidi Gévaudan, costeggiati da orridiprecipizi dove colpito dal freddopungente e rigoroso, che vi si facevasentire, giunse a Mende con la salutemolto danneggiata 57. Giovanni Battistade La Salle scopre di essere in un paese

molto diverso da quello che lui conosce aNord della Loira: il paesaggio, il clima, maanche le relazioni sociali, la mentalità, lalingua. Il Signor de La Salle comprendeche in questo territorio potrebbero esserciproblemi, per questo propone di fondareun Noviziato specifico per questoterritorio:...fondare un Noviziato che formi i giovanidel paese, che saranno più adatti alavorare su quel territorio a preferenza diestranei che non ne conoscono lo spirito,i modi di fare, e le cui inclinazioni comeanche la lingua son molto diverse. 58.Con l’impegno di un certo numero diecclesiastici e di notabili di Marsiglia, vieneaperto un Noviziato, mentre c’è tutto unimpulso all’apertura di varie Scuolecristiane 59. Finora il viaggio di GiovanniBattista de La Salle è stato fruttuoso. Inun suo brano Blain evidenzia gli incontricon i Fratelli, le comunità, il desiderio diavvicinarsi alla loro missione e disostenerli, soprattutto nei casi in cui sirivela difficile, come nelle Cevennes.Incontra anche i responsabili delle Chieselocali: vescovi, parroci ed è felice di sentirliparlare in maniera positiva del lavoro deiFratelli. L’accoglienza di Marsiglia se glisembra troppo esagerata, tuttavia gli dàl’opportunità di organizzare l’Istituto in

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un’altra Francia. Quando il Fondatorescrive a Gabriel Drolin a Roma, a propositodell’avventura marsigliese, si dimostramolto ottimista: “A Marsiglia vi sonoFratelli che hanno iniziato da poco. Soloin una scuola hanno circa duecento alunni.Per ora abbiamo scuole in quattroquartieri, col tempo i Fratelli sarannopresenti in tutta la città” 60.Secondo quanto scrive Blain, lo si intuiscein una posizione di riserbo: reazioneculturale di freddezza di un uomo del Norddi fronte all’espansività del Mezzogiornoo, in maniera più profonda: cognizionespirituale di chi conosce il prezzo dell’operadi Dio e il dovere di costruire in manieraduratura?Il Signor de La Salle unico dubbioso per unsuccesso così eclatante, temeva chepresto sarebbe stato sepolto sotto lerovine di un così bell’inizio.Forse, diffidava della sua solidità soltantoperché non la vedeva fondata sul Calvario.Il sant’uomo, così esperto nelle vie di Dio,aveva imparato dalla sua esperienza e daquella dei santi che le opere che non sonofondate sulla Croce e che si costruisconosenza fatica, o non fanno una grandepaura al demonio oppure non hannodurata. Pertanto, non desiderava che ilcuore gioisse, temendo di veder svanire il

successo momentaneo in unaprossima sciagura. Temeva che vi fossequalche segreto motivo che,nonostante le apparenze illusorie di unafalsa devozione, sostituisse la carità efosse la spinta del gran zelo di cuiqualcuno di quei Signori sembravaanimato. Secondo lui, era sufficienteper veder fallire il disegno. Dio nonbenedice ciò che non si fa per lui 61.Blain parla di “timidezza”, di “timore”(3 volte), di “paura”, di “apparenzeillusorie”, egli “non osava”.Soprattutto le relazioni con i Fratelli diParigi non si sono rappacificate. Sembrache si scriva con Fr. Joseph, Visitatoreincaricato delle Comunità della zona diReims-Rouen 62, ma tace nei confrontidei Fratelli di Parigi:... Non si mostrava a nessuno e nonrispondeva alle lettere che i suoidiscepoli gli inviavano da ogni dove.Agiva così con l’idea che l’interessedell’Istituto richiedesse la rottura di ognilegame, in modo che i suoi nemici nonvolgessero contro i suoi discepoli lacollera che non potevano più scaricaresu di lui.D’altronde, seguendo il preconcetto chesi era formato in lui, e cioè che i Fratelli

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di Parigi non glierano rimastifedeli, non sapevapiù di chi fidarsi 63.Pertanto, perspiegare questosilenzio di GiovanniBattista de La Salle,

Blain continua a parlare di prudenza, pernon spingere i suoi nemici contro iFratelli, ma anche di prevenzione neiriguardi dei Fratelli di Parigi “che non glisono stati fedeli”. C’è anche un legameesclusivo tra lui e alcuni Fratelli, (ma conFratelli che ai suoi occhi contano molto),tuttavia è un legame che sembrainterrotto o sospeso.E il biografo conclude: “Non sapeva piùdi chi fidarsi”. Ma, se il cammino finorapercorso sembra brillante, ci si ritrovanella stessa situazione di quando èpartito da Parigi all’inizio della Quaresimadel 1712: persiste la frattura tra lui e iFratelli, Giovanni Battista de La Salle nonha ritrovato la fiducia con gli “associati”,e può darsi anche che non desideriritrovarla. E’ quanto indica il suo silenzio,il suo rifiuto a rispondere ai Fratelli chegli scrivono; e le cose con quelli dellaProvenza cominciano a peggiorare.

Non sapevapiù di chifidarsi.

Era venuto in Provenzasoltanto per distruggere...Senza poter stabilire con certezza l’ordineo la durata dei fatti, una prima difficoltà èda focalizzare nelle relazioni dei due Fratelliche dirigono le scuole di Marsiglia e ilNoviziato. Effettivamente, una voltainiziato il Noviziato di Marsiglia, GiovanniBattista de La Salle chiede ai due Fratellidi partecipare tutti i giorni agli esercizi delNoviziato” 64.Può darsi che “tutti i giorni” sia unaesagerazione dei due Maestri (o dellostesso Blain), per attirare i fondatori dellascuola al loro partito, perché inprecedenza Blain aveva scritto: “che essiritornavano al Noviziato i giorni stabiliti”65.Comunque sia, i due Fratelli nongradivano questa costrizione. Tuttavia lecose andavano in questo modo sia aVaugirard e alla Grand Maison, per i Fratellidi Parigi, che a Saint-Yon per i Fratelli diRouen. Blain può ragionevolmentesoffermarsi sulla malignità, la tiepidezza,la rilassatezza, ecc., dei due Fratelli,(indicati come “figli di Bélial” 66), ma credoche ci troviamo dinanzi ad un conflittogenerazionale. Giovanni Battista de La

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Salle, sicuramente, non si è reso controdella evoluzione di mentalità dei suoiFratelli: ciò che era plausibile per lepersone della sua generazione o per iFratelli degli inizi a Reims o a Parigi, non loera più per quanti appartenevano al nuovosecolo. Questi Fratelli non si riconoscevanopiù in quanto si era fatto in precedenza.E cosa ancora più sorprendente, per chiera bituato ad esercitare una forteautorità, è che i due Fratelli ottennero ciòche volevano con il sostegno dei fondatoridella loro scuola. Indubbiamente è unriprendere la discussione su un certoconcetto di obbedienza e di autorità. E’ ilprimo segnale palese del divario esistentetra la pratica della Regola al Noviziato equella vissuta nelle Comunità diInsegnamento, si dimostra una certadicotomia tra la vita della Casa diFormazione e la reale vita dei Fratelli. Blaindà una lettura della situazione religiosa edintellettuale di Marsiglia, in termini di lottatra giansenisti ed “ortodossi”, se spiega ledifficoltà e anche la partenza di GiovanniBattista de La Salle, tuttavia non chiariscela complessità della situazione marsigliese.In effetti, si tratta di un gioco di influenzee di poteri nel quale il Signor de La Salle èsubito messo in disparte. Il Vescovo,monsignor de Belsunce 67, è nominato

una seconda volta. (1709) E’ molto bendisposto verso il Signor de La Salle, iFratelli e le Scuole cristiane, ma “nonaveva ancora vuto il tempo diconoscerne gli animi” 68. Infine ifondatori della prevista seconda scuola,scelgono di rivolgersi ad acclesiastici chepotranno servire ugualmente laparrocchia.Giovanni Battista de La Salle, in seguito,sarà accusato di essere troppo severocon i novizi, sono disapprovate le suepratiche di pietà e le penitenze che egliimpone. Poco alla volta i benefattorichiudono la borsa, alcuni novizi sonospinti ad uscire dal loro ambiente elamentarsi dell’austerità del Superiore,che ritengono eccessiva. Sul suo contoviene divulgato un libello. Il Fondatoretenta di rispondere ma invano 70. IFratelli del Mezzogiorno della Franciasono avviliti per questi attacchi. IlNoviziato chiude, per mancanza dinovizi, Fratel Ponce, Visitatore delleComunità del Mezzogiorno, abbandonal’Istituto. I due Fratelli di Marsigliadichiarano al Signor de La Salle “che eravenuto in Provenza soltanto perdistruggere, invece di edificare”71.Il tentativo di partenza per Roma sicolloca in questo contesto 72, e la

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risposta ben nota di Giovanni Battista deLa Salle ai Fratelli che lo vedono di ritornoa casa, mentre lo ritenevano in mare.“Dio sia benedetto; eccomi di ritorno daRoma. Non è sua volontà ch’io parta.Vuole che mi occupi di altro” 73.Le sue motivazioni sono religiose espirituali: visitare il centro della cristianità,esprimere la propria fedeltà al papa,ritrovare Fratel Gabriel Drolin, excompagno della prima ora con cui avevaemesso il Voto eroico il 21 novembre1691: Noi, da adesso e per sempre,finché l’ultimo di noi viva, o fino alcompletamento della fondazione delladetta Società, facciamo voto diassociazione e di unione per procuraree sostenere la detta fondazione, senzapoterla abbandonare, quand’ancherestassimo solamente noi tre nelladetta Società e fossimo obbligati achiedere l’elemosina e a vivere di solopane 74.Nel contesto della Francia gallicanadell’Ancien Régime la visita del Fondatorea Roma è anche un gesto politico.Tuttavia si può nascondere in questoviaggio un desiderio di fuga dalla realtàmarsigliese, che gli sfugge di mano esembra rivoltarsi contro di lui. Il coacervodi scorrettezze, le difficili relazioni con

Vetrata: voto eroico

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diversi Fratelli, i progetti che fallisconofanno sì che inizi a dubitare che la suainiziativa provenga da Dio, e forse anchel’opera che tutti contrastano non è operadel suo spirito” 75. Ecco quindi un uomosul viale del tramonto (ha 62 anni e perl’epoca era già vecchio), che inizia unacosa grande, che vi si immedesimacompletamente, fino a mettervi la suareputazione e i suoi legami familiari, cheha condotto dozzine di giovani a seguirlo,ne ha visti morire diversi sul loro lavoro,che ha lottato contro il potereecclesiastico, civile, corporativo, per farcrescere quello che lui pensa sia il voleredi Dio per la salvezza dei figli degli artigianie dei poveri, e che si domanda se percaso non ha sbagliato strada. Sonoriflessioni dolorose che annichiliscono.Emergono dopo circa due anni di difficoltàe si concludono con uno smacco.Soprattutto, sembra infranta lacomunione con parecchi Fratelli. Inquesto momento con chi è in Società?Che importanza ha il voto del 1691? Equello del 1694?Sa bene che ripartire “ricominciare la suavita” non ha senso. E’ compromessa lafede in sé, negli altri, nei Fratelli, nell’Altro.In breve, è compromessa la spiritualità,che dà senso e coerenza alla vita.

“Dio non si faceva piùsentire”In questo sconforto esistenziale, “Dio nongli parlava più! 76. Possiamo intenderequesta espressione in due modi: Dio nongli parla più, e lui non ha più piacere astare con Dio. Giovanni Battista de LaSalle è ridotto alla fede pura, alla fiduciaassoluta. Ma è possibile rimanere cosìquando Dio tace? 77 Decide diallontanarsi, pensando che la suapresenza fisica sia alla base delle difficoltàincontrate a Marsiglia 78. Va al conventoSaint-Maximiin (convento di Domenicani).vicino a Sainte-Baume, celebre luogo dipellegrinaggio e romitorio dove si eraritirata Maria Maddalena:In effetti si isola in un romitorio distantedieci o dodici leghe dalla città. Lì,dominando sé stesso e tutte le creature,si trovò come sulle montagne dove ilvento e le tempeste, non si odono più,in un profondo riposo e una docetranquillità. Lì, rivolto soltanto a Dio,dimentica tutto il resto. Se i suoi pensierilo riportano ai suoi Fratelli o ai suoipersecutori è per pregare Dio per loro esupplicare la sua Maestà di aiutare gli unie convertire gli altri. Le ingiurie e le

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minacce non hannolasciato in lui altretracce di quelle cheuna perfetta caritàconserva per deinemici amati in Dioe per Dio. Ilsant’uomo avevagià trovato il suoTabor in questodeserto e, come S.Pietro diceva:

Signore, è bello rimanere qui! Egli godevadi una pace e di una tranquillità che glifacevano desiderare di terminare i suoigiorno sconosciuto agli uomini: ma nonera ancora giunto al termine del suolavoro. Dio gliene preparava di nuovi peril resto della sua vita 79.

Fuggire gli uomini

Tentazione diritiro lontanodalle vicende

della vita,lontano dalle

preoccupazionidi guidare un

Istituto

Si ritiene incapace di governare, o almenoè quello che dice a Fratel Timothée cheviene a trovarlo e gli comunica che ilNoviziato di Marsigl ia è statoabbandonato da tutti gli aspiranti, e glidomanda ordini. Blain colloca questoepisodio a Mende 80, mentre Maillefer lopone a Sainte-Baume 81. Tuttavia,qualunque sia il luogo, gli autori citano le

parole del Signor de La Salle cheevidenziano bene il suo smarrimento elo scoraggiamento. Nella versione di Blainritroviamo: “Dio sia benedetto, mio caroFratello. Perché vi siete rivolto a me? nonsapete che io non sono capace dicomandare agli altri? Non sapete chemolti Fratelli non ne vogliono più saperedi me, e che queste parole del Vangelosembrano dette proprio per me: Nonvogliamo che costui governi su di noi.Non lo vogliamo più come superiore.Hanno ragione, aggiunge, perché io sonoincapace di esserlo”. In un certo modopossiamo dire che i suoi Fratelli non glidicono più nulla. Giovanni Battista de LaSalle sta attraversando il desertospirituale ma la sua problematica interioreverte sulla capacità di guidare la Societàdei Fratelli ed avviare una veracomunicazione con loro.Ancora per tre o quattro volte, ilFondatore proverà questa tentazione difuga, lontano dal mondo, lontano dalleavversità della vita, lontano dallepreoccupazioni di guidare l’Istituto, deiFratelli, ed affrontare gli avversari. AMende, signorine pietose dirigonoun’istituzione per le figlie dei Riformati egli propongono di fermarsi con essi, inqualità di cappellano. Blain dice che Fratel

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Timothée “trovò il santo Istitutore in unastanza che gli aveva fatto preparare lasignorina Saint-Denis, e dove viveva inun vero deserto” 82. Quando si trova aGrenoble, visita la Grande Chartreuse83; ammirato dal silenzio e dalraccoglimento che regnano tra queisolitari, la sua inclinazione per il ritiro siacuisce e si augura di terminare i suoigiorni tra loro. Fra tutti i luoghi diromitaggio che il Signor de La Salle visitò,il suo cuore rimase in quello di SanBruno. Il rapporto con questo santo loaveva turbato e se avesse seguito ilsuo fascino, avrebbe nascosto tra quellerocce un nuovo canonico di Reims.Doveva farsi violenza per uscirne;tuttavia se portò via il suo corpo, vilasciò lo spirito.Possiamo anche ricordare, ma lasfumatura è molto diversa, il rifugio chetrova “nel luogo più lontano e più altodella casa” di Grenoble, dove siabbandona all’orazione, in una preghierache durava tanto quanto la giornata”84. Il contesto è allora quello della vitacomunitaria. E’ anche vero che per tuttala vita, il gusto del ritiro spinge il Signorde La Salle a riservarsi spazi e tempiper la preghiera solitaria; il giardino aReims, la preghiera notturna a Saint-

La Salle in classe

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Remi, l’oratorio della casa di Vaugirard,l’orazione camminando...Infine, dopo essersi sottoposto ad untrattamento radicale e doloroso controi reumatismi che lo affligevano, va ariposarsi presso un sacerdote amico,Jean d’Yse de Saléon 85, a Tullin 86,piccolo villaggio dove lontano sulla collinac’è Parmenie (Permeigne) e il romitoriodi Suor Louise 87. E’ lei che devedistoglierlo dalla tentazione della vitaeremitica.Il santo sacerdote le espose chedesiderava passare il resto dei suoi giorninella solitudine che tanto lo attraeva epensare soltanto a Dio e a se stesso.“Questa non è la volontà di Dio, risposeLouise, non bisogna abbandonare lafamiglia di cui Dio vi ha reso padre. Illavoro è il vostro destino ed occorre chevi impegnate fino al termine dei vostrigiorni ad unire, come avete fatto findall’inizio, la vita di Maddalena conquella di Marta” 88.Questa conversazione con Suor Louisesembra sia avvenuta prima di riceverela lettera dei Fratelli del 1° aprile 1714.Giovanni Battista de La Salle cerca lasua vocazione, lontano dai Fratelli, nellasolitudine, dedicandosi “alla conversionedei peccatori” 89. Suor Louise gli fa

comprendere che l’ha già ritrovata, il suoposto è in mezzo ai suoi Fratelli 90.

Comunità e Missione, oil Dio ritrovato.E’ nella comunità di Grenoble cheGiovanni Battista de La Salle ritrova ilsenso della sua vita. Sembra unacomunità che procura il gusto di vivere:Da Mende si recò a Grenoble, dovecredette di trovare un altro Cielo e un’altraterra, dove regnava una calma profonda.I Fratelli del luogo, seppero riconoscere illoro tesoro e goderne. Estatici per lapresenza del loro Padre perseguitato inProvenza da più di uno dei suoi figli, senzacontare gli estranei, cercarono con il loroaffetto e le loro attenzioni di ripagare lesofferenze che gli avevano procuratoquegli ingrati. Quale ricompensa, eglidecise di prolungare, quanto più possibile,la sua permanenza con loro. Tutto loinvitava ad agire in questo modo, il buoncuore dei Fratelli, la pace che regnava traloro, la solitudine della casa e la vitanascosta e ritirata che vi conduceva 91.Può darsi che il Direttore di questacomunità fosse Fratel Jean Jacquot, unodei dodici che avevano firmato i voti del

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1694 e l’atto di elezione del 7 giugno1694, uno dei fedeli degli inizi a Reims e aParigi. Questo spiega perché GiovanniBattista de La Salle sostituisce a scuolaun Fratello inviato in missione presso lecomunità del Nord della Francia. E’l’occasione per un contatto diretto con ifigli degli artigiani e dei poveri e con lamissione specifica dell’Istituto:Si vedeva questo dottore, questo anzianocanonico di Reims e capo dellaCongregazione, onorato e compiaciuto,di istruire i fanciulli, di insegnare l’A, B, C aipiccoli, agli altri a leggere e scrivere e atutti le prime lezioni di dottrina cristiana.Il modo con cui svolgeva questo compitoevidenziava la passione che vi infondevae l’attenzione nel praticare le varie virtùche nella scuola si presentano ad ognimomento.Se faceva una distizione tra i ragazzi, eraa favore dei più poveri. La sua predilezioneper loro si manifestava negli sforzi perfarli progredire nella lettura e nella scritturaperché, diceva, per loro eranoestremamente necessarie. In questomodo la sua umiltà sapeva nasconderela sua carità. Il suo zelo per loro li rendevaprivilegiati anche nel catechismo cheinsegnava tutti i giorni, e se tra loro avevaqualche preferenza, era per i più ignoranti.

Nel momento in cui, i Maestri pocozelanti e caritatevoli, spesso liabbandonano alla loro stupidità naturaleo alla loro leggerezza di mente, essidiventavano oggetto della suapredilezione e l’esercizio della suapazienza.Dio volle benedire le sue attenzioni emostrare che uno zelo dolce e pazientegiunge a tutto e sa fare miracoli nellementi più sciocche e ignoranti, perchéinsegna loro le verità della religione e lifa progredire nella lettura e nellascrittura. Eccellente esempio che tuttele persone preposte ai giovani possonoimitare 92.Un certo numero di commenti deibiografi sulla condotta del Maestroprovengono direttamente dalla Guidadelle Scuole Cristiane: zelo, pazienza,dolcezza, sono attenzioni rivolte ai piùpoveri, ai più ignoranti, ai più sciocchi, lacura nella formazione cristiana deibambini, l’importanza delle conoscenzedi base: lettura e scrittura, “tutto questoper loro è molto necessario”. In quantoalla conclusione di Blain, sullecaratteristiche specifiche di una scuolaveramente cristiana (o lasalliana: ma,all’epoca, non si poteva ancora usarequesto aggettivo!): “Se non si fa

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attenzione, l ’amor proprio vienesoddisfatto nella scuola come in ogni altroluogo e domina lo spirito naturale. Sonotrascurati i più poveri, i più sciocchi, i piùignoranti e tutti coloro che per natura sonosgraditi, e si è zelanti solamente per coloroche sono garbati” 93, e la cosa è validaanche per tutti i nostri attuali centrieducativi!La continua preghiera del Fondatore loporta anche al lavoro a servizio dei Fratellie delle Scuole, con la composizione orevisione di opere già scritte:La sola distrazione che si consentì fu lacomposizione di diverse opere di pietà, siaper l’istruzione dei giovani che per l’utilitàdei discepoli. Modificò anche il libro Doveridi un cristiano, del quale stampò la terzaedizione, più corretta 94.Blain conclude questo brano riferendo chela calma è ritornata nelle comunità dellaProvenza: il Signor de La Salle

accompagna i Fratelli inviando lorolettere e mandando il nuovo VisitatoreFratel Timothée. Una comunitàequilibrata che vive bene la sua missionein favore dei bambini di Grenoble, unFratello Direttore che condivide, damolto tempo, il cammino di GiovanniBattista de La Salle, una missioneappropriata (e precisa) verso i ragazzidella scuola della parrocchia Saint-Laurent che gli consente di ritrovare uncontatto diretto con la realtà del lavorodei Fratelli, un servizio a tutto l’Istitutoe alla sua missione con la redazione diopere spirituali e pratiche: ecco come ilSignor de La Salle può nuovamenteconversare con quel Dio che, qualchetempo prima, non gli parlava più; eccocome ha potuto nuovamente ascoltarela parola di quei Fratelli che eranosembrati così lontani e per così tantotempo.

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IVLe radicidi un racconto

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Finora ci siamo soffermati soprattutto sulla crisi sofferta daGiovanni Battista de La Salle, nelle sue relazioni con diverseautorità civili ed ecclesiastiche e nelle sue relazioni con i Fratelli;abbiamo anche visto il Signor de La Salle che si interroga sulruolo e il compito che ha nella Società delle Scuole cristiane. Cirimane da analizzare l’altra crisi, che per noi Fratelli e associati dioggi è ancor più determinante: quella che vivono le comunità diParigi e della sua regione, in rapporto al nuovo modo di “unirsi erimanere in Società” che si sta tentando di attuare.

“Prometto e faccio votodi unirmi e rimanere inSocietà con... per...”“Io prometto e faccio voto di unirmi erimanere in Società con i Fratelli delleScuole cristiane che si sono associati pertenere insieme e in associazione le scuolegratuite...”: questa frase della formula deivoti del 1694, la pronunciamo ancoraoggi. Possiamo evidenziare tre aspetti:

- è un “io” che parla, una persona che siimpegna al singolare. Ma è anche unqualcuno che si rivolge a un “noi”: la

Santissima Trinità da una parte e i Fratelliche si sono associati dall’altra;

- questa persona vuole “unirsi erimanere”, sono azioni ben definite, nonuno statuto da ratificare dopo averpartecipato all’assemblea generalecostitutiva;

- si tratta di “rimanere in Società”, equesto indica nello stesso tempo lapermanenza e una sorta di vitacomunitaria o condivisa in una Societàche si realizza con delle persone: “con iFratelli che si sono associati”; e per un

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progetto: “per tenere insieme e inassociazione le scuole gratuite”.E’ su questa base che l’Istituto, GiovanniBattista de La Salle e i Fratelli, fin dal 1694,costruiscono il futuro degli “associati pertenere le scuole gratuite”. L’associazioneè una parola astratta, densa diconnotazioni giuridiche, “associati”rimanda a persone ad esseri viventi. Ineffetti, al di là della crisi “istituzionale”,con l’iniziativa di Fratel Barthélemy chedomandava ai vescovi dei superioriecclesiastici per le comunità locali, iFratelli intuiscono che viene rimesso incausa il loro progetto singolare diconsacrazione alla Santissima Trinitàassociandosi per tenere insieme le scuolegratuite. Sono ridotti ad un rapportoecclesiale, tentati di clericalismo nel qualetutto il loro sistema rischia di dissolversi.

A Parigi si ridisegnal’AssociazioneL’origine della crisi vissuta da GiovanniBattista de La Salle e dall’Istituto fin dal1712, risiede a Parigi. Blain dedica tuttoun capitolo a “ciò che succede in Franciain assenza del Signor de La Salle” 95. Inesso, evidenzia, al di là del “caso

Clément”, la posta in gioco di questoperiodo della storia dell’Istituto, e mostracome ne uscirà con un suo voltodefinitivo 96.La frettolosa partenza di GiovanniBattista de La Salle per il Mezzogiornodella Francia durante la prima settimanadi Quaresima del 1712, lascia i Fratelli diParigi soli e disorientati. Blain lo nota, purmanifestando la sua perplessità dinanziad un simile atteggiamento, agli inizi delCapitolo XII del Libro 3 della sua biografia:Se fosse consentito giudicare le azionidei santi, che si comportanodiversamente dagli altri uomini, e chespesso agendo contro le regole ordinariedella prudenza umana, seguono i ritmidello Spirito Santo, si sarebbe tentati dibiasimare una fuga così precipitosa enascosta del Signor de La Salle inProvenza, che provocò grandi disordininel suo Istituto facendogli rasentare ladistruzione.In effetti, sembra che il santo prima didecidersi, o prima della sua partenza daParigi, o almeno prima del suo arrivo inProvenza, dovette avvertire i Fratelli,indicare loro il luogo dove indirizzare lelettere, in modo da poter rispondere dalluogo del suo ritiro, infine nominarequalcuno che prendesse il suo posto a

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Parigi e che i Fratelli dovevanoconsiderare in sua assenza in qualità diSuperiore. Il Servo di Dio non fece nulladi tutto questo. Andò a nascondersi nellepiù remote province senza dire anessuno dove andava. Rimase inincognito, e non rispose alle lettere chericeveva dai Fratelli. Non indicò unsostituto in sua assenza. Infine, neiriguardi dei Fratelli della Francia rimasesenza vita e senza movimento, comemorto 97.Sappiamo inoltre che le incomprensionitra lui e Fratel Barthélemy hanno portatoalla perdita di fiducia (momentanea) delSignor de La Salle nei confronti dei Fratelli.Blain evidenzia quattro conseguenzenegative nel comportamento delFondatore:La prima è che tra i Fratelli non c’è stataalcuna disputa come fra gli Apostoli suchi doveva essere il primo, ci sono statidei dubbi su colui al quale dovevanoobbedire. Il Signor de La Salle non si eraaffatto spiegato, e su questo punto nonc’erano certezze.La seconda confusione, scaturita dallaprima, è stata che la mancanza di unSuperiore certo lasciava moltemancanze impunite e poneva gli indocilial riparo dalla correzione.

Il terzo inconveniente, è stato che alcuniFratelli di poca virtù e con una vocazionevacillante, considerando la loro condizioneinsicura e fluttuante, se ne andarono, altrisospettando che lo stesso Istitutoreavesse abbandonato l’Istituto si ritenneroin diritto di imitarne l’esempio 98.Il quarto disordine fu ancor più funesto:perché diede origine ad un altro tipo digoverno; il rivale del Signor de La Salle,di cui si è molto parlato, seppe infinepenetrare nella Società. L’Istituto eraperso. Scosso fin dalle fondamentaminacciava di rovinare. La sua distruzioneera già iniziata, ed è una sorta di miracoloche si sia risollevato con maggioresplendore e con più seguito che mai 99.

L’organizzazione di unaltro IstitutoI tre primi “inconvenienti” riguardano lavita interna della comunità e le relazionitra i suoi membri. Ma il quarto tocca ilfondo: non si sta forse costituendo unaSocietà diversa da quella organizzata conle scelte del 1694 (voti ed elezione delSuperiore)? Un po’ dopo, Blain fa precisaredal “rivale” i contorni dell’organizzazioneche propone:

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Secondo questosistema: 1. I Fratellidovevano avere unSuperiore esternoche li guidasse, cosìcome i religiosi chehanno un Superioreesterno. 2. La Casadi Parigi dovevaessere distinta ecomp le t amen tedipendente daquesto Superioreecclesiastico. 3. Il Noviziato dovevaessere soppresso in quanto inutile e troppodispendioso; si spendeva troppo peristruire e nutrire tanti novizi che non eranonecessari per Parigi, perché i Fratelli delleScuole dovevano permanere in comunitàin forma stabile. 4. I Fratelli dovevanorimanere tutti nel luogo dove si trovavano,rimanervi stabili, senza poter esserecambiati. 5. Per sopperire alla perdita diquanti morivano, o decidevano diandarsene, o che bisognava allontanareper cattiva condotta, si proponeva diavere uno, due o tre novizi circa in ognicasa in base alle entrate e alle necessità100.Questo sistema porta alla involuzione dellacomunità nell’opera alla quale è unita e

Ogni comunitàè chiusa

nell’opera allaquale è unita(...) Si giungealla scissionedella Societàdelle Scuole

cristiane.

ne fa un soggetto all’esclusivo serviziodella parrocchia (o della città) che lautilizza. Si giunge alla scissione dellaSocietà delle Scuole cristiane in tantepiccole entità quante sono le comunità.L’analisi di Blain lo spiega chiaramente:Si intendeva fare della Società dei Fratellidei piccoli corpi smembrati, nonsubordinati ad un capo comune, madipendenti soltanto da un Superiorelocale un po’ come le tante Comunitàdi Maestre di Scuola che oggi simoltiplicano in Francia, e che ognivescovo colloca o lascia che siinseriscano nella sua diocesi 101.Inoltre, i Fratelli erano fissi in un luogo“senza possibilità di essere cambiati”, inquesto modo scompariva la dimensioneuniversale e missionaria che si vivevanella Società. E’ la fine del “là dove iosarò inviato”. E’ anche vero che questotipo di struttura, nel sistema ecclesialee sociale dell’epoca, era uno deipossibili. Ma non è quello che i Fratelli eil Fondatore avevano scelto nel 1694.

Cambio di Superiore ecambio di Regola

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Nel 1699, quando il Signor de La Salle èsollecitato dal vescovo Godet des Marais102, ad inviare alcuni Fratelli a Chartres,quindi fuori del raggio d’azione dellagiovane comunità (Reims, Parigi), èveramente in “associazione” che sidecide di fare questo passo decisivo, cheimpegna l’organizzazione della Societàper il futuro:L’umile Superiore prima di prometteredei Fratelli a Monsignor l’Arcivescovo diChartres volle avere il consenso deiFratelli. Nell’Assemblea che si svolse,espose loro la proposta dell’illustreprelato; e dopo aver elogiato la suaeminente pietà e il suo zelo ardente perla religione, lasciò che decidessero comemeglio ritenevano. I Fratelli, sensibiliall’onore che faceva loro un santovescovo, che gli zelanti della santa edantica dottrina consideravano come ildifensore della fede in Francia, accolseroil desiderio del loro Superiore edaccettarono questo compito 103.Più che una manifestazione di umiltà daparte del Superiore che si sottomettevaal parere degli inferiori (è sempre latendenza moralista di Blain), è un buonesempio dell’attuazione dell’Asso-ciazione. Questo procedimentodell’assemblea comunitaria per aprire una

nuova comunità è eccezionale; nonavverrà più in seguito, almeno secondoquanto scrivono i biografi 104. GiovanniBattista de La Salle sicuramente si è resoconto della novità che rappresentava, perun certo numero di Fratelli, il fatto diallontanarsi da un terreno apostolicofamiliare (Reims, la Champagne, ilLaonnais, Parigi). In questo modo

Cattedrale di Reims

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imparano a considerarsi Fratelli universali,più che Fratelli delle Scuole di unaparrocchia. Tornando alla situazionecreatasi a Parigi dietro la pressione delleautorità ecclesiastiche locali questa sceltadi un Superiore ecclesiastico, per ogniCasa, è in contraddizione con la decisionedei dodici del 7 giugno 1694:Dichiariamo anche che vogliamo chel’attuale elezione del signor de La Sallequale Superiore, per il futuro non abbiaalcuna conseguenza. La nostra intenzioneè che, dopo di lui, per il futuro e persempre, non ci sia nessuno accettato danoi o scelto come Superiore che siasacerdote o che abbia ricevuto gli ordinisacri; ed anche che non avremo néaccetteremo alcun Superiore che non siaassociato e che non abbia fatto i voticome noi, e come tutti gli altri che siassocieranno in seguito.Blain commenta, giustamente, aproposito dei cambiamenti imposti dal“rivale” del Signor de La Salle:Dal momento che il Signor de La Salleimmaginando il futuro aveva previsto cheil fatto poteva accadere, aveva impegnatoi Fratelli a stabilire che avrebbero elettocome Superiore, dopo la sua morte,solamente uno di loro. Aveva in mente

questo articolo quando per diverse voltesi era voluto dimettere da Superiore ecostringere i Fratelli a scegliere uno diessi a succedergli. Voleva che questopunto, che riteneva essenziale, fosseattuato quando era ancora in vita, inmodo che alla sua morte non vi fosserodifficoltà 105. I Fratelli più anziani, checonoscevano meglio di FratelBarthélemy il percorso della Comunità,cercano di parare questi attacchisuccessivi del “rivale”. Anzitutto siaccontentava dello statu quo dalmomento che colui che pretende diessere “superiore” non fa alcun atto diautorità. Tuttavia si giunge, per ladebolezza di Fratel Barthélemy o per lasua mancanza di lucidità, o forse perchénon può fare diversamente, a fariscrivere nel registro di comunità la realtàdel suo potere di “superiore”:“Voi mi chiamate, disse un giorno, vostroSuperiore e dovreste darmene unsegno”. E supponendo che i Fratelli noncomprendessero le sue parole, aggiunseche “desiderava che si redigesse un attoche, firmato dai Fratelli, fosse inseritonel Registro della Casa. Era una articoloimportante che interessavaessenzialmente l’Istituto. Era importante

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non accettare questa proposta, e nonpossiamo scusare la debolezza di FratelBarthélemy per avervi acconsentito 106.Ricordiamo che Fratel Barthélemy eraentrato nell’Istituto nel 1703 all’età di 25anni. Non ha vissuto gli anni decisivi ericchi del 1691-1702, quando laComunità si è data una struttura originalee feconda con la consacrazione a Dio, ela ricerca della santità nella missione,essendo “associati per tenere le scuolegratuite”.Quando il “Superiore” ecclesiasticopretende di fare dei cambiamentiimportanti nell’organizzazionedell’Istituto (col proposito di mantenerela sua zona di influenza parigina, dalmomento che le altre Case, nelle altrediocesi, erano fuori della sua portata), iFratelli più anziani reagiscono chiedendouna consultazione di tutti i Fratelli 107.Dissentono anche sull’essenza stessa deinuovi orientamenti evidenziando chetutto ciò era contrario a quanto avevanoscelto di vivere:Parecchi dei Fratelli più autorevoli 108 piùsaggi degli altri e più al correntedell’Istituto e del modo di guidarlo,protestarono apertamente lamentandoche il favore che si pretendeva di fare

loro era un colpo mortale alla loroSocietà. Si domandavano quale fosse ilfine della nuova forma di governo che sivoleva introdurre. Si intendeva spogliarel’Istitutore del diritto di governare il suoIstituto e chiudergli, al suo ritorno, laporta di tutte le case da lui stessofondate? Si desiderava semplicementeconservare, in sua assenza, i Fratelli nellospirito degli inizi e custodire il suo Istituto,in modo che al suo ritorno potessetrovare le cose come le aveva lasciate?Si desiderava dare alla sua opera unaforma migliore, correggendone i difetti,aggiustandone le fondamenta, o se nevoleva creare una nuova sulle suerovine? Qualsiasi aspetto prenda unamodifica la si può considerare soltantocome una novità deleteria nata dallamalizia o quanto meno concepita da unfalso zelo 109.La maggior parte dei superiori localinominati in seguito alla circolare di FratelBarthélemy (tra di essi c’è anche GiovanniBattista Blain a Rouen) lavorarono perlasciare le cose così come erano edevitare la frammentazione dell’Istituto110. Tuttavia, il rischio rimaneva perchéle persone cambiano, possono soprav-venire delle morti a modificare il fragileequilibrio. Alcuni Fratelli non vi si

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riconoscono più e se ne vanno. Qualcunodeve essere espulso dalla Societàdall’assemblea dei “Fratelli più autorevoli”:I più autorevoli tra i Fratelli desideravanodare un esempio 111, in modo che loscandalo rimanesse circoscritto. Siriunirono e allontanarono dal loro senoquesti superbi che un domani avrebberopotuto trasfondere ad altri il velenomortale dell’indipendenza e provocaremaggiori disordini 112.Ma le cose andarono ben oltre di quantonon lasci intendere il racconto del Libro3, cap. XII di Blain. Si giunse anche aduna revisione della Regola. con unaassemblea dei Fratelli, che avevanorecepito i cambiamenti richiesti. Il GranVicario di Parigi, incaricato di studiare lapratica, dopo sette o otto mesi, rinviò iltesto, il 4 aprile 1714, chiedendo ai Fratelli(e al Superiore ecclesiastico) di noncambiare nulla.La trattenne sette o otto mesi, durante iquali accaddero a Parigi i dissensi sullaCostituzione Unigenitus e il rifiuto adaccettarla espresso da Sua Eminenza.Trascorso questo tempo, il Signor Vivantrimandò al Signor Abate de Brou 113 idocumenti che gli aveva inviato con unalettera del 4 Aprile 1714, che riporta

queste parole: “Sua Eminenza ritieneopportuno che non sia deciso nulla, néfirmato in suo nome, né sui Regolamenti,né sui cambiamenti che si intendono fareai Regolamenti. Si affida alla vostrasaggezza per un buon governo delleScuole di cui vi prendete cura, ed hafiducia che con una così saggia guida vifioriscano la pietà e la pace” 114.Dobbiamo pensare che soltanto alloramolti Fratelli compresero che li si volevacondurre molto lontano dal progetto cheavevano costruito con il Signor de LaSalle, e che soltanto lui, con la suapresenza, era in grado di fermare questierrori.

Quale volto avrà laComunità delle Scuolecristiane?Il periodo 1712-1714 è determinante peril futuro della Società delle Scuolecristiane. I Fratelli imparano a viveresenza Giovanni Battista de La Salle,imparano ad unirsi, sperimentano anchepossibili forme istituzionali per l’Istituto.Una di queste è il modello di comunità dilaici guidata dall’esterno da un superioreecclesiastico. Ha il vantaggio di essere

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riconosciuta dal punto di vista sociale,un aspetto culturale importante in unasocietà che rifiuta la confusione deigeneri e che desidera riconoscereesplicitamente “lo stato” di ciascuno deisuoi membri, ivi compreso l’abito. E’ ilmodello più evidente.Questo modello entra in tensione conquello emerso dalle scelte dei Fratelli edi Giovanni Battista de La Salle. Unmodello carismatico, centrato sullaconsacrazione a Dio mediantel’associazione per tenere le scuolegratuite e universale: si risponde aibisogni del popolo di Dio, senzavincolare le persone ad unaparrocchia o ad una particolarediocesi.Il supporto istituzionale di questomodello non è evidente. Lo si scoprerealizzando l’itinerario dei primi Fratellicon il Singor de La Salle, attraverso i gestistabiliti insieme: voto di obbedienza aReims, voto eroico nel 1691, voti del1694, a Vaugirard, dichiarazione “per ilfuturo e per sempre” relativa alla sceltadel Superiore soltanto tra i Fratelli,decisione presa assieme di risponderealla richiesta dell’arcivescovo di Chartresnel 1699, crisi del 1702 riguardante il

Superiore, scelta di allontanarsi da Parigie da Saint-Sulpice stabilendosi a Rouen einsediandosi a Saint-Yon.E’ anche qui che acquista tutta la suaimportanza il Memoriale sull’abito, datato1689, cioè qualche mese dopo l’arrivodei Fratelli nella parrocchia Saint-Sulpice.E’ un primo scontro con il parroco diquesta parrocchia, sull’identità dellaComunità. Difendendo l’abito dei Fratelli,Giovanni Battista de La Salle difendeanche l’unicità della sua comunità. Nonvuole che essa si confonda, ancheesteriormente, con il clero, Non vuolenemmeno che ogni autorità locale possaimporre ai Fratelli l’abito che debbonoindossare nella parrocchia o nella diocesi.Possiamo aggiungere a questadescrizione della Comunità la grandeflessibilità vissuta nel settore dei voti: iFratelli non fanno i voti tradizionali dipovertà, castità e obbedienza, alcuni diloro non ne fanno affatto, altri li fannoper tre anni e li rinnovano all’infinito, altrili fanno perpetui. Questo sistema,nonostante la Bolla di approvazione e lapreoccupazione di alcuni Superiori,continuerà fino agli anni 1920.Questo modello, che sicuramente è unodegli elementi della crisi che attraversa

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La Salle dona i suoi beni

l’Istituto nel 1712-1714, resiste graziealla presenza carismatica del Fondatore.Sarà necessario che i Fratelli lo prendanoin considerazione perché diventi lamatrice di fondazione dell’Istituto perl’avvenire. Le sfide vanno ben oltre un

attaccamento sentimentale alla personadel Signor de La Salle. Si tratta, infatti, diuna tenzione tra il carismatico el’istituzionale. Forse l’Istituto esiste per ilsuo carisma: la Missione di insegnare ededucare i figli degli artigiani e dei poveri?O per la santificazione dei suoi membri inuna organizzazione detta “vita religiosa”,così come era possibile viverla all’epoca?Sotto questa domanda c’è la problematicadei due fini della vita religiosa cara ai teologifino al Concilio Vaticano II (e per alcunianche oltre).La fisionomia presa dall’Istituto, dopo ilritorno del Signor de La Salle e poi conl’elezione di Fratel Barthélemy quale PrimoSuperiore Generale della Società, per moltiFratelli non è così chiara come sembra.Permangono esitazioni sul modo in cui lanascente Società doveva e potevacollocarsi nella Chiesa del tempo.

Trent’anni prima:quando i maestri di Reimsprendono la parolaSono due gli interventi che inquadrano lafondazione dell’Istituto. Il primo a Reims:i primi Maestri dopo aver ascoltato il

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La problematica deiMaestri di ReimsVerso il 1682 o 1683, i tentativi di unavita regolare che Giovanni Battista deLa Salle propone ai Maestri, sono sfociatinon solo in una rottura con la suafamiglia ma hanno portato ancheall’allontanamento di parecchi Maestriche non si sentivano chiamati a quelgenere di vita. Notiamo che il giovanesacerdote rimane sempre canonicobeneficiando delle rendite familiari e dellaeredità. Il gruppo che trasferisce in rueNeuve è formato da giovani meglioformati dei loro predecessori e chehanno un ideale di servizio educativo. E’

discorso del Signor de La Sallesull’abbandono alla Provvidenza,mettono in discussione la sua omelia elo provocano ad impegnarsi. Il secondoè la lettera dei “Fratelli più autorevoli”che richiamano Giovanni Battista de LaSalle a quanto avevano promessoinsieme nel 1694.Trent’anni separano i due interventi,tret’anni che fanno comprendere lamaturazione del pensiero e dellaspiritualità di quei Maestri che ora sonodiventati Fratelli.

questo gruppo nuovo che, a sua volta,ha dei dubbi e interroga il suo responsabile.Giovanni Battista de La Salle si rendeconto che, in queste situazioni concrete,con persone specifiche, Dio gli chiede difare una scelta. In effetti i Maestririmettono in discussione la suapartecipazioine. Di fronte alla novità delprogetto che si sta avviando, sipreoccupano per il loro avvenire:Confessano francamente che la loropreoccupazione nasce dall’incertezza edalla poca sicurezza del loro stato. glifanno notare che la loro situazione nonha nulla di stabile e di certo, potevarendersi conto da solo del fallimento dellasua opera, come era triste per lorosacrificare la loro gioventù al servizio diun pubblico che li avrebbe dimenticati,senza la sicurezza di trovare, in etàavanzata, un posto dove riposarsi o finirei giorni al riparo dall’indigenza 116.In questi discorsi, un solo brano chiamain causa il Signor de La Salle: “potevarendersi conto da solo del fallimento dellasua opera”. Le altre osservazioniriguardano la realtà della loro situazione.I Maestri hanno la sensazione di esserein balia degli eventi, dell’interessecapriccioso del pubblico, specialmente dei

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Per lui era facile parlare dell’abbandono alla Provvidenza

notabili, di coloro che appartengono almondo di Giovanni Battista de La Salle.Per ora, sono accettati, ma domani?Niente di relmente solido che dia lorooccupazione, non c’è solidarietà tra di loroné con quelli che li utilizzano. Quale sarà illoro avvenire quando saranno vecchi omalati? Chi li sosterrà? E’ tutta laquestione (moderna) della pensione edell’assicurazione contro le malattie! Maè esattamente la situazione dei poveri dei

suoi tempi e la loro prospettiva. Alle loropreoccupazioni per l’avvenire GiovanniBattista de La Salle risponde con undiscorso che possiamo definire pio etotalmente classico sull’abbandono allaProvvidenza 117. Leggendolo si hal’impressione che queste persone nonabbiano nessun legame tra loro se nonquello di lavorare allo stesso compito.Quando il Signor de La Salle dice loro:“colui al quale consacrate la vostragioventù, al quale offrite il vostro lavoro,vi abbandona nella vostra vecchiaia...”non c’è nessuna allusione ad unaqualsiasi forma di Società. In ogni casoGiovanni Battista de La Salle non ne faparte, al massimo ne è consigliere eprotettore. E’ come se vedesse il gruppodall’esterno; gli impegni, se ve ne sono,riguardano soltanto i Maestri. Parla conloro come lo farebbe un predicatore,senza dare l’impressione di esserviparticolarmente implicato 118. E poichéla risposta rassicurante del Signor de LaSalle non li soddisfa, i Maestri glichiedono ancor più decisamente:E’ facile, per lui, parlare di perfettoabbandono alla divina Provvidenza dalmomento che non ha nulla da temereperché essa gli aveva dato tanta

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abbondanza ed anche il superfluo. [...] IMaestri stanchi di pensare a questoproblema si fecero coraggio nel proporgliuna di quelle domande repentine esemplici che la sensibilità del cuoreconsidera senza risposta. “Parlate moltobene, gli dissero, perché non vi mancanulla. Dotato di un buon canonicato e diun sostanzioso patrimonio, siete protettoe al sicuro dall’indigenza. Se la nostrascuola chiude, voi rimanete in piedi, e larovina del nostro stato non vi riguarda.Siamo persone senza beni, senzareddito e anche senza mestiere: se lescuole vanno in rovina o se la gente siannoia di noi, dove andremo e chefaremo? La povertà sarà la nostra unicaeredità e la mendicità l’unico mezzo peralleviarla” 119.Può darsi che la domanda dei Maestrinon sia “educata né gentile” 120, tuttaviaevidenzia bene i rapporti tra le personeimplicate: “parlate bene e a vostroagio..., non vi manca nulla..., avete unbuon canonicato e siete provvisto di unsostanzioso patrimonio..., siete al sicuroe al riparo dall’indigenza..., restate in piedie la rovina del nostro stato non vi tocca”.E’ la descrizione di un ricco che è al riparodalle difficoltà economiche. I Maestri, poi,

considerano la loro situazione: “personesenza beni, senza entrate, anche senzaun mestiere, dove andremo e chefaremo...? ... Se le scuole vanno in rovinao la gente si annoierà di noi...”. Si èritornati alla situazione precedente, ilpossibile crollo dell’attività iniziata e lamaniera in cui gli attori vi sono legati.Concludono: “La povertà sarà la nostraunica eredità e la mendicità il solo modoper alleviarla”. Descrivono le situazionisociali dell’epoca, la differenza tra quantidominano, e quanti devono esercitare unmestiere, vivendo alla giornata, senza lacertezza di potersi mantenere. E se nonci riescono ne è coinvolta la lorosopravvivenza fisica. Infine interroganoGiovanni Battista de La Salle sulla suasolidarietà con loro e con il progetto discuole per i poveri: “se l’istituzione crolla,voi rimanete in piedi, e la rovina dellanostra condizione non vi riguarda”.

La risposta di GiovanniBattista de La Salle: unimpegnoBisogna notare, a questo punto deldialogo tra Giovanni Battista de La Salle

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La Comunitàdei Fratellipassa per la

passionepersonale delFondatore, e

perl’immersioneradicale in unaltro mondo,per un nuovo

modo di viveree d’essere

e i Maestri, che ilcl ima delle lororelazioni consenteuna discussione diquesto tipo.Tra i protagonisti diquesta storiaesistono rapportibasati sulla verità:La risposta deiMaestri fa riflettereil Signor de La Sallegettandolo in gravidifficoltà... i varipensieri che loagitarono logettarono in unagrande perplessità 121.“Grandi difficoltà... diversi pensieri chel’agitavano... una grande perplessità...”,sono tante espressioni che indicano cheil canonico sta affrontando una svolta nellasua vita; le ritroviamo, ad esempio, nelmomento della morte dei genitori delgiovane seminarista, a proposito dellascelta del sacerdozio. Per decidersiGiovanni Battista de La Salle fadiscernimento: qual è ora la suavocazione? Sa bene che il crollo dei

Maestri condurrà al crollo delle Scuoleper i poveri.Conservo la risposta nel profondo dellamia coscienza...” 122. Giovanni Battistade La Salle percorre tutto un cammino:dal discorso sulla povertà evangelica,sull’abbandono alla Provvidenza,pronunciato come dall’esterno, è giuntoad una decisione:decidersi, concentrarsiin un altro campo, e infine arrivare adun impegno preciso: la cura delle scuole,l’educazione dei Maestri. Il suo progettodi vita è chiaro. “Ciò che io sono e ciòche gli altri sono” come nella chiarezzasu di sé e sugli altri, e sull’opera di Dio:“il destino dell’istituzione delle Scuolecristiane e gratuite”. Passa dalle paroleall’impegno esistenziale: da “Ho la boccachiusa...” a “...dedicarmi alla cura delleScuole...”. Passa da una situazioneall’altra riconoscendo che vi è condottoda Dio. E’ di fronte ad una scelta di vita:“Se questi due doveri non possonoandare d’accordo bisogna schierarsi perl’uno o per l’altro”. Per far vivere laComunità delle Scuole cristiane, bisognaanzitutto entrarvi e diventare solidalecon quegli uomini che rischiano la lorovita nel futuro delle scuole a servizio deipoveri; uomini che hanno un volto, delle

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aspirazioni; uomini che hanno già unastoria comune tra loro e con il Signorde La Salle, che hanno un certo mododi “fare corpo”: dicono “noi” propriocome i successori del 1714. L’esistenzadella Comunità dei Fratelli passa per lapassione personale del Fondatore, e perl’immersione radicale in un altro mondo,un nuovo modo di vivere e di essere.

Il nome “Fratelli”Nel passaggio da “Maestri” a “Fratelli”,vissuto a Reims, evidentemente èdeterminante l’azione di GiovanniBattista de La Salle. I gesti profeticipersonali - la rinuncia al canonicato, laspoliazione dei suoi beni, la decisione divivere con i Maestri - ch’egli pone alcentro delle sue relazioni con loro,costruiscono la “Comunità delle Scuolecristiane”. Il “movimento lasalliano”, nonnasce soltanto dal buon volerespontaneo di qualche giovane istitutoregeneroso. E’ come cristallizzato dallapersonalità e dall’impegno di GiovanniBattista de La Salle. Per il presente, èsempre significativo: l’associazionelasalliana per il servizio educativo deipoveri si basa sempre sul carisma della

persona di Giovanni Battista de La Sallesotto qualunque forma e in qualunquemodo sia designata: Fraternità Educativa,Associazione, Famiglia Lasalliana, Istitutodei Fratelli delle Scuole Cristiane...Il nome di “fratello” adottato dai Maestridi Reims improvvisamente ha unadimensione evangelica: nella Comunitàcristiana delle origini, ciascuno è “Fratello”o “Sorella” cioè sullo stesso piano deglialtri; è una dimensione pastorale epedagogica; la denominazione di“Fratello” vuol significare anche un certotipo di relazioni umane e spirituali con altri.Blain svilupperà questo aspetto idicando iFratelli quali “Fratelli maggiori” rispetto aigiovani che sono loro affidati 123. Se sonoi loro “maggiori”, sono anche i loro“Fratelli” fatti della stessa carne di coloroai quali insegnano. D’altra parte GiovanniBattista de La Salle, a più riprese, lo ricordanella sue Meditazioni:

* Sia essi che voi, dal giorno delBattesimo, siete consacrati alla SS.maTrinità... (MF 46,3,1).*... per compiere con precisione ilcompito che egli stesso vi ha datoquando vi ha eletto suoi depositari eguide dei giovani che sono suoi e suiquali ha acquistato il diritto di Padre, non

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solo perché li ha creati, ma anche per ilbattesimo che li ha consacrati a lui”. (MR205. 1, 2)

La parola “Fratelli”, pertanto, non haun valore religioso o monastico, maantropologico: i Fratelli dicono il tipodi relazioni che intendono instauraree vivere tra loro e con i loro alunni e igiovani, così come con le loro famiglie.Una delle caratteristiche è la profezia, edè la stessa che è incarnata: non è unateoria, un’utopia o una visione del futuroche proviene dal nulla avulsa dal contestoculturale, economico, sociale... Gli impegnidi Giovanni Battista sono profondamenteradicati nella sua storia personale, in quelladella sua famiglia, nelle sue abitudini e nelsuo ambiente, nella sua Chiesa e nel suomondo 124. E’ per questo che i gestiinterrogano e toccano coloro che sonocontemporaneamente i testimoni, gli attorie i destinatari. L’urgenza, attualmente, nonè tanto di aprire una scuola in più, ma di

fare in modo che questi uominiproseguano il cammino, che scopranoche il loro mestiere è una vocazione,un dono di Dio, che il loro lavoro è unMinistero. E’ a questo che si dedica laSalle rinunciando al suo canonicato,rompendo con il suo mondo percamminare con questi Maestri perchédiventino Fratelli.Se lo stato delle relazioni tra il Signorde La Salle e i primi Maestri, consenteuna simile franchezza nell’esporre leproprie idee, possiamo pensare, amaggior ragione, che si tratti di persone,come nel 1714, che hanno vissuto unaforte esperienza di fondazione e dicreazione, insieme, da più di trenta anni,che sarà possibile andare ancora al di làdi uno scambio diretto e provocatore.Adesso si tratta di condividere unprogetto, un progetto per l’avvenire,sempre insieme...

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V“In nome e per conto delcorpo della Società...”

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Signore nostro carissimo Padre,Noi, principali Fratelli delle Scuole cristiane, desiderosi dellamaggior gloria di Dio, del maggior bene della Chiesa e della nostraSocietà, riconosciamo che è di capitale importanza che riprendiatela cura e la guida completa di questa santa opera di Dio che èanche la vostra, dal momento che il Signore si è servito di voi perfondarla e guidarla da così gran tempo.Tutti siamo convinti che il Signore vi ha dato e vi dà le grazie e lecapacità necessarie per governare bene questa nuova compagnia,che è così utile alla Chiesa e noi testimoniamo che voi l’avetesempre guidata con buon esito ed edificazione.Per questo, Signore, vi preghiamo umilmente e vi ordiniamo in nomee per conto del corpo della Società, al quale avete promessoobbedienza, di riprendere immeditamente il governo generale dellanostra Società.In fede abbiamo firmato. Fatto a Parigi il primo aprile del millesettecento quattordici, e ci diciamo, molto rispettosamente,Signore nostro carissimo Padre, i vostri umili ed obbedientissimiinferiori.

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Secondo Blain, questo testo è la secondaversione della lettera scritta dai Fratelli. Ilbiografo così si esprime nell’Abrégé de lavie du Frère Barthélemi, Premier SupérieurGénéral de la Socieété des Frères 125:Il Signor de La Salle, che era statorichiamato a Parigi dalla lettera dei Fratellidi Parigi, Saint-Denis e Versailles, poichérifiutava di riprendere il governo dellaSocietà, dicendo che per obbligarlo eranecessario che i Fratelli della Provenzatestimoniassero per iscritto che anche loroacconsentivano, Fratel Barthélemy scrissea questi Fratelli per informarli della cosa eallegò alla lettera una copia di quella che iFratelli di Parigi avevano inviato al Signorde La Salle in modo che tutti i Fratelli lafirmassero. Era stata cambiata soltantoqualche parola. Al posto di “vi preghiamodi ritornare” si leggeva “vi preghiamo diriprendere la guida della società”. I Fratellidella Provenza, ricevuta la lettera efirmatala la rinviarono subito a Parigi 126.Pertanto la lettera originale riportavasemplicemente “vi preghiamo di ritornare”invece di “vi preghiamo di riprendere ilgoverno generale della nostra Società”.La formulazione consente di comprenderela reazione di Giovanni Battista de La Sallequando il 10 agosto 1714 giunse a Parigialla Comunità di rue Barouillère dicendo:

“Eccomi, cosa volete da me?”: ètornato, e ciò che gli si chiede è diriprendere la guida della Società. Blainprecisa: “I Fratelli, pieni di meraviglia,trovarono soltanto le parole persupplicarlo di riprendere la guida generaledell’Istituto” 127.Si comprende meglio, in questo modo,come gli amici del Signor de La Salle, aGrenoble, tra cui l’abate de Saléon, sisiano adombrati per l’ordine ricevutodal sacerdote, già canonico dellacattedrale di Reims, da parte di sempliciFratelli 128. In effetti “Ritornate” era unordine che poteva far dubitare della suaqualità di Superiore.Blain e Maillefer, entrambi sonod’accordo nel far pervenire la lettera aGrenoble, anziché a Parmenie 129. Lalettera è pregna di tutto il vissuto deiFratelli, fin dagli inzi, come vedremo.Certamente hanno dovuto fare unarilettura del loro cammino per poterindirizzare un messaggio simile alFondatore.

La lettera del 1 aprile1714. Lettura retorica 130

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Signore, nostro carissimo Padre.Noi principali Fratelli delle Scuolecristiane,desiderosi della maggior gloria diDio,del maggior bene della Chiesa edella nostra Società, riconosciamoche è di estrema importanza cheriprendiate la guida della santa operadi Dio che è anche la vostra,poiché è piaciuto al Signore diservirsi di voi per fondarla e guidarlaper molto tempo.

Tutti siamo convintiche Dio vi ha elargito e vi elargiscele grazie e le capacità necessarie pergovernare benequesta nuova compagnia, che è cosìutile alla Chiesa, e noi testimoniamoche voi l’avete sempre guidata conbuon esito ed edificazione.Per questo, Signore, moltoumilmente vi preghiamo e viordiniamo in nome e per conto delcorpo della Società, al quale avetepromesso obbedienza, di riprendereimmediatamente i l governogenerale della nostra Società.In fede abbiamo firmato. Scritto aParigi, il primo aprile mille settecentoquattordici, e noi ci diciamo, con

profondissimo rispetto, Signorenostro Padre, i vostri umilissimi edobbedientissimi inferiori.

Noi, principali Fratelli...e obbendieti inferioriSignore, nostro carissimo Padre, noiprincipali Fratelli delle Scuolecristiane, ...// ... In fede abbiamo firmato. Scrittoa Parigi, il primo aprile millesettecento quattordici, e ci diciamo,con profondissimo rispetto, Signorenostro carissimo Padre, i vostriumilissimi ed obbedientissimiinferiori.All’inizio e al termine delle lettera,troviamo “Signore nostro carissimoPadre”. Ci troviamo in un contesto direlazioni umane e all’interno di esse.Coloro che si rivolgono a GiovanniBattista de La Salle sono i “Fratelli piùautorevoli” 131. Una categoria cheformalmente non esiste ma che tutti iFratelli sono capaci di identificare. I“Fratelli più autorevoli” può sembrare chesi siano autoproclamati ed insediati dasoli in una posizione dominante, tuttaviasono anche gli “obbedientissimi inferiori”in virtù del voto e della scelta del 1694;

A

B

C

D

D’

C’

B’

A’

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questa tensione tra le due posizioni nonsi risolve nel voto di associazione che dàloro la facoltà di esprimersi in questomodo. In effetti, loro stessi sono legatiallo stesso modo di Giovanni Battista deLa Salle alla “santa opera di Dio” checonsiste “nel tenere le scuole gratuite”, èper questo che si sono associati.Ritroveremo questi “Fratelli piùautorevoli”, o gruppi di Fratelli dello stessotipo, nel discernimento precedente lacelebrazione del Capitolo Generale del1717, un gruppo che invierà FratelBarthélemy in missione per incontrarsi contutte le Comunità e con tutti i Fratelli,dandogli un’obbedienza collettiva che èfirmata dal Signor de La Salle, dalcanonico Blain e da due notai 132. Unavolta eletto Superiore Generale lo stessoFratel Barthélemy, oltre ai due Assistenti,saprà circondarsi di gruppi simili. TalvoltaBlain li chiama “vecchi Fratelli”. E’ unmetodo che, sembra, scomparirà conl’attuazione delle strutture di comando edi consigli più “religiosi”, dopo la Bolla diapprovazione.“Noi”, richiama il voto del 1691, che usail “noi” per rivolgersi a Dio. Eppurenessuno dei “Fratelli più autorevoli” hafatto quel voto: Fratel Nicolas Vuyart èuscito dall’Istituto, Gabriel Drolin è a

Roma e il Signor deLa Salle è ildestinatario dellalettera. I Fratellihanno ancorausato il “noi” il 7giugno 1694 alm o m e n t o

dell’elezione del Signor de La Salle qualeSuperiore. In tutta la lettera l’aspetto“associato” è richiamato con l’usosistematico della prima persona plurale:nove volte “noi” o “nostro”. Ma ancheper “Società: due volte “compagnia,corpo della Società”. Non viene usata laparola “Comunità”. E’ un “noi” che parla,un cammino significativo che evidenziacome i Fratelli, a loro volta, inizino aprendere la spiritualità e il camminodell’Istituto.Abbiamo qui una panoramica dellerelazioni tra i Fratelli e Giovanni Battistade La Salle: una relazione affettuosa, lacoscienza di fare corpo, di essereimpegnati, responsabili del futuro diquesta comunità: anche una relazionegerarchica (gli “obbedienti inferiori”),fondata sulla fede e la fiducia in colui cheè il “Padre”. Tutto ciò perché si è associatiper la Missione. Bisogna ricordare che la

Una relazioneaffettuosa, lacoscienza difare corpo.

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formula dei voti del 1694 elencava ilnome di ciascun associato.

La lettera dei Fratelli: unrinnovo dell’Alleanza del1694Desiderosi della maggior gloria di Dio,... // ... Per questo, Signore, vipreghiamo umilmente e vi ordiniamoin nome e per conto del corpo dellaSocietà, al quale avete promessoobbedienza, di riprendere immedia-tamente il governo generale dellanostra Società.Il ricordo “della maggior gloria” di Diorimanda alla Missione: la “gloria di Dio”non è la nostra gloria o delle nostreaffermazioni educative o dei nostrisuccessi, ma le vittorie di Dio nella vitadei giovani che ci sono affidati. La “gloriadi Dio” precedeva il popolo di Israele almomento dell’Esodo e poggiava sull’Arcadell’Alleanza nel Tempio di Salomone.Anche oggi, la “gloria di Dio ci precede,perché il futuro dei giovani è dinanziad essi. La “gloria di Dio” aleggiaancora nelle nostre classi, nei nostricentri educativi, nelle relazioni che

viviamo, e la “gloria di Dio” continuaad abitare nei poveri. Questo nonriguarda soltanto i Fratelli, ma tutti iLasalliani.Sappiamo anche come la “gloria di Dio”susciti numerose sfumature nellaspiritualità e nella forma del progettolasalliano. La gloria di Dio, è che tutti gliuomini siano salvi, che siano santi, chesiano interamente di Dio, che giunganoalla conoscenza della verità in Dio, allaconoscenza dei misteri, in particolare aldono che Dio ci fa in Gesù Cristo. Cosinelle Meditazioni per il tempo del Ritiro133:

* Istruendoli (...) dovete avere per finesolamente l’amore e la gloria di Dio(MR 201,2,1).* Fate in modo che il vostro zelo vispinga ad amare sensibilmente leanime dei vostri alunni, come GesùCristo ha amato la sua Chiesa; fatelientrare davvero nella struttura diquesto edificio e metteteli in condizionedi comparire un giorno al cospetto diGesù Cristo rivestiti di gloria, senzamacchia né ruga né alcun’altra sozzura,per mostrare nei secoli futuri lastraordinaria ricchezza della grazia cheè stata loro fatta, andando in loro aiutocon l’istruzione. Siete voi che dovete

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istruirli ed educarli, in modo che ungiorno siano gli eredi del Regno di Dio edi Gesù Cristo Nostro Signore. (MR201,2,2).* Per procurare loro la vita della graziain questo mondo e la vita eternanell’altra. (MR 201,3,2).

Saint-Maclou Rouen

La gloria di Dio si mostra e si realizza(“procurarla”) nel corso delle esistenze

umane che sono i luoghi della Storia dellaodierna Salvezza. E si mostra e sirealizza soprattutto nelle Scuolecristiane, tramite il ministero di coloroche Dio ha scelto per svolgere la suaopera:

* Dio ha avuto la bontà di rimediaread un inconveniente così graveistituendo le Scuole cristiane, nelle

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quali si insegna gratuitamente esoltanto per la gloria di Dio (MR194,1,2).

La gloria di Dio è unita alla gratuità (“nellequali si insegna gratuitamente”), perchéil dono della fede é gratuito. I Fratellihanno inserito nel proprio concetto divocazione, le parole e lo spirito dellaformula dei voti: sono parole chesgorgano quando intendono esprimerela loro relazione con Giovanni Battistade La Salle e focalizzare il loro rapportocon lui.Espressioni come: “la maggior gloria diDio, in nome e per conto del corpo dellaSocietà al quale avete promessoobbedienza”, costituiscono una letturainteriorizzata della Formula dei Voti,pronunciata insieme fin dal 1694 134.Anche de La Salle vi è inserito. Il votoforma gli “associati” come un corposociale di consacrati. Dietro, vi è tutta lastoria vissuta insieme, ciò che hannodiscusso, poi condiviso per lunghi anni,prima a Reims poi soprattutto a Parigi ea Rouen: i successi e i fallimenti, ledomande provenienti dalle strutturesociali, giudiziarie, corporative, ecclesiali;le risposte date con le conseguenze peri Fratelli, il Fondatore, l’opera di Dio, ilservizio dei poveri. La loro parola sgorga

dalla consacrazione comunitaria edall’esperienza condivisa del ministerodella salvezza vissuto per la Società.Perché “Società” rimanda ad “associatiper...” essi vivono così, si sono consacraticosì, per tenere le scuole, per fare l’operadi Dio, per corrispondere al suo disegnodi salvezza per i giovani.E’ significativo vedere esplicitamenteattuata questa nozione di “corpo dellaSocietà”, che la Raccolta di diversitrattatelli, del 1711, così definisce nelcapitolo intitolato: “A cosa obbligano i votidei Fratelli delle Scuole Cristiane”, aproposito del voto di obbedienza:Il voto obbliga: Ad obbedire. Anzitutto alSuperiore della Scoietà, che è stato orora scelto, e a colui o coloro che losaranno in seguito. Secondo, ai Direttoriparticolari che sono o saranno nominatiin futuro dal Superiore della Scoietà.Terzo, al corpo della Società sia chedetto corpo sia rappresentato damolti, sia Superiori, sia altri, riuniti nelsuo nome 135. Si è obbligati ad obbedirea tutti i nominati sotto pena di peccatomortale, tutte le volte checomanderanno in virtù del voto”. (R 2,4).In un testo scritto sul retro della suaformula dei voti del 1717, Fratel Irénée136, entrato nell’Istituto nel 1714 a

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Grenoble, presenta la sua comprensionedei voti. La sua riflessione è intitola : “Ciòa cui obbligano i voti di obbedienza, distabilità e di tenere per associazione leScuole gratuitamente” 137. Mentre laRaccolta inizia con il voto di associazione,lui pone all’inizio il voto di obbedienza, lasensibilità dei Fratelli si è evoluta, il mondoè cambiato, la Chiesa è sulla difensiva, ènecessario serrare i ranghi, ecco perchéla priorità è data all’obbedienza.Con il voto di obbedienza ci si impegnaad obbedire:1° al Superiore della Società e a colui o

coloro che lo saranno in seguito.2° ai Direttore particolari della Società.3° al corpo della Società, sia che il

Corpo sia rappresentato da molti,sia Direttori sia altri con questonome 138, si è obbligati ad obbedirea tutti quelli suindicati sotto pena di

peccato mortale quando comande-ranno in virtù dei voti.4° ad essere sottomessi ed uniti ai Fratelli

Ispettori o ai Primi Maestri delleScuole come si dice nel capitolo dellaRegola comune dell’Istituto chetratta degli Ispettori delle Scuole.

All’elenco della Raccolta, aggiungel’obbedienza all’Ispettore delle Scuole 139e ai Primi Maestri, e questo riguarda

l’ambito puramente scolastico; altrimentila sua formulazione sul “corpo dellaSocietà” è la stessa. Si tratta, dunque,di una concezione condivisa dai Fratelli.Tuttavia, occorre evidenziare che né leRegole né alcuno altro scritto di GiovanniBattista de La Salle danno precisazionisu questo punto.Anzi, secondo la Raccolta, confermatada Fratel Irénée il “corpo della Società”è “rappresentato da diversi”, “siaSuperiori”: i Fratelli Superiori, i Direttori?“sia altri riuniti sotto queto nome”: comepotebbe essere un Capitolo,un’assemblea rappresentativa, o ancheun’assemblea motivata dal “corpo”. Coni “Fratelli più autorevoli” della lettera del1° aprile 1714, ci troviamo nei due casidi figure della Raccolta: (quasicertamente) sono Direttori e si sonoriuniti in nome del “corpo della Società”.Possiamo esser certi che scrivono aGiovanni Battista de La Salle dopo aversentito le Assemblee dei Fratelli che sitenevano in quel periodo a Parigi, se nonaddirittura dietro loro disposizione 140.Inoltre parlando di “corpo” per indicarela Società, i Fratelli - e il Signor de LaSalle - sono in stretta consonanza con imodelli di funzionamento del loromondo. Sotto l’Ancien Régime l’individuo

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si nasconde sempre dietro il corpo socialeal quale esso appartiene: famiglia,mestiere, parrocchia, quartiere,confraternita...Nel XVII secolo e agli inizi del XVIII eraimpossibile vivere da soli. Socialmente,il solitario è una anomalia ed è in pericolo.L’individuo, isolato dal suo contesto odalle sue radici, solo dinanzi allo Stato, èuna invenzione della Rivoluzionefrancese. La società dell’Ancien Régimeè una società corporativa e non unasocietà di individui indipendenti. I Fratellihanno inserito questo modo d’esseretipico del loro mondo, nella formula diconsacrazione a Dio quando promettonodi obbedire al “corpo della Società”.Nella formula dei voti i Fratelli dicono:“io mi consacro tutto a te per procurarela tua gloria...”, nella seconda parte, nel1694 141, continuano: “e per questo, ioprometto e faccio voto di vivere erimanere in Società con i Fratelli... pertenere le scuole gratuite...”. Cioè che peressi. “procurare la gloria di Dio” siottiene vivendo e rimanendo con iFratelli, per tenere le scuole gratuite.E’ qui che si affronta l’aspettocarismatico dei voti dei Fratelli delleScuole cristiane, ed è questo che hannocercato di vivere insieme a Giovanni

Battista de La Salle fin dagli inizi a Reims,e che hanno manifestato nel 1694 con iprimi voti perpetui.La Raccolta di diversi trattatelli dàun’indicazione sul contenuto del voto diassociazione per tenere le Scuole

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gratuite, che non è esplicitato nemmenonella Regola:I voti obbligano...

A tenere le scuole in associazione,con quanti si sono associati nellaSocietà, o che si associeranno inseguito, in qualunque luogo possaessere inviato; o per fare quello acui sarà destinato dai suoi Superiori.

Fratel Irénée, nel suo testo, pone questeconsiderazioni in secondo piano. Dicechiaramente che c’è un “voto diassociazione”, ma aggiunge un “voto diinsegnare gratuitamente”. Eviden-ziamo che sarà questo il voto riportatonel 1725, nella Bolla di approvazione eche il voto di associazione non sarà piùcosì esplicito:Con il voto di associazione con iFratelli che si sono associati per tenerele scuole gratuite ci si impegna:

a tenere le Scuole in associazionecon i Fratelli che si sono associati aquesto scopo e in qualunque luogopossa essere inviato.ad essere inviato dai Superiori alservizio dei Fratelli che insegnerannogratuitamente così come è espressonella formula dei voti.

Con il voto di insegnare gratuita-mente ai ragazzi ci si impegna:

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ad istruire bene i ragazzi e crescerlicristianamente e ad usare bene iltempo destinato a questo scopo siaa casa che a scuola.a non chiedere e non ricevere nulladagli aluni o dai loro genitori comeretribuzione o regalo o per qualsiasialtra ragione.a non utilizzare gli alunni o i lorogenitori per qualsiasi lavoro, nellasperanza che lo faranno senzachiedere alcuna ricompensa.a non comprare mercanzia daigenitori degli alunni nella speranzache la vendano a miglior prezzo deglialtri 142.

La “gloria di Dio” sfocia in un impegnoconcreto: tenere, in associazione con iFratelli, le scuole gratuite. I “Fratelli piùautorevoli” accettano questa prospettivatipicamente lasalliana: il legame tra loslancio verso Dio e quello provenienteda Dio, con la sua realizzazione neltessuto della vita quotidiana, nella storiadelle Scuole cristiane, nella loroesperienza comunitaria.

A servizio della ChiesaPer il maggior bene della Chiesa edella nostra Società, riconosciamo

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che è di estrema importanza che voiriprendiate la guida della santa operadi Dio che è anche la vostra...//... Che è di grande utilità per laChiesa e noi testimoniamo che voil’avete sempre guidata con successoed edificazione.I Fratelli evidenziano il posto della loroSocietà nel ministero della Chiesa: “Ilmaggior bene della Chiesa e dellanostra Società”, (questa nuovacompagnia) “che è di grande utilità allaChiesa”. La Comunità delle Scuolecristiane non è isolata dalla Chiesa: ha ilsuo posto nella comune opera disalvezza. La Chiesa è il luogo e il modocon cui Dio ha voluto essere presenteagli uomini rimanendovi con il suo Spirito.Il bene della Chiesa è un altro temalasalliano essenziale, come ci indicanole Meditazioni per il tempo del Ritiro:

La cura d’istruire i giovani è una dellepiù necessarie per la Chiesa (MR 199Titolo).Cosa dovete fare perché il vostroministero sia utile alla Chiesa. (MR200, Titolo).

Il lavoro, il ministero utile alla Chiesa,il maggior bene: è l’impegno ad istruirela gioventù, così come questaSocietà, questa “nuova compagnia”

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l’ha attuato, guidata da GiovanniBattista de La Salle. Poiché “la santaopera di Dio” è quella di istruire i giovani.Occorre notare ancora che “aver cura,aver cura di, avere la guida, guidare,l’opera di Dio, la sua opera”, sonoespressioni caratteristiche del vocabolariolasalliano. “La grande utilità per la Chiesa,il maggior bene per la Chiesa” leritroviamo nelle MR 199 e 200:

Porre le fondamenta dell’edificio che èla Chiesa, che vuol dire: istruire i fanciullinel mistero trinitario e nei misteri cheGesù ha compiuto quando era sullaterra...Essere destinati ad una professione cosìsanta e così sublime; pensare che essavi ha scelto per procurare ai fanciulli laconoscenza della nostra religione e dellospirito del cristianesimo. (MR 199,1,2).E’ per questo (annunciare il Vangelo delRegno di Dio) che Gesù vi ha mandatoed è questo l’incarico che vi ha dato laChiesa di cui siete ministri (MR 199,2,2).Anche voi dovete avere una stimaparticolarissima per l’istruzione el’educazione cristiana dei fanciulli perchéesse sono un mezzo per farli diventarefigli di Dio e cittadini del cielo e perchésono sicuramente il fondamento e ilsostegno della loro pietà e di tutto il

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bene che si compie nella Chiesa (MR199,3,2).Considerate che fa parte del vostroimpiego collaborare alla costruzionedell’edif icio della Chiesa, sulfondamento posto dagli Apostoliistruendo i fanciulli che Dio vi haaffidato e che fanno parte dellastruttura dell’edificio. (MR 200,1,1).Voi siete i successori degli Apostoli nelloro lavoro di catechizzare e di istruirei poveri. Se volete rendere il vostroministero, per quanto vi è possibile,utile alla Chiesa dovete fare ognigiorno il catechismo per insegnare lorole verità fondamentali della nostrareligione (MR 200.1.2).

Giovanni Battista de La Salle e i Fratellisicuramente hanno sofferto da parte delclericalismo dell’istituzione ecclesiale, mala Chiesa supera ampiamente questetraversie. Per il Fondatore “La Chiesa ingenerale è la società di tutti i credentisia viventi che defunti, tutti uniti in GesùCristo (DA 105.1.5). Essa è radicata inGesù Cristo, accolta dallo Spirito Santoe fondata sugli Apostoli” 143. Il Signorde La Salle e i Fratelli non saprebberolavorare al di fuori della Chiesa.

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Un dono di Dio:dirigere e governarePoiché è piaciuto al Signore di servirsidi voi per fondarla e dirigerla da moltotempo...//... che Dio vi ha dato e vi dà le grazienecessarie per governare benequesta nuova compagnia.Quello che ha vissuto Giovanni Battistade La Salle è inteso come “la santa operadi Dio”. Dio vi è implicato, ne è l’origine eil fine: “la maggior gloria di Dio, la santaopera di Dio, è piaciuto al Signore diservirsi di voi, Dio vi ha dato e vi dàsempre...”. Dio è presente, in questaopera, in questa Storia, in questa “nuovacompagnia”.“Istituire, governare da così grantempo, le capacità necessarie pergovernare bene”: ecco i doni che Diofa a Giovanni Battista de La Salleperché concluda la sua opera nellaChiesa, per “questa nuovacompagnia”, per l’utilità e il bene dellasua Chiesa.I Fratelli evidenziano la durata el’estensione di questo dono di Dio: “damolto tempo, Dio vi ha dato e vi dà legrazie”. Per rendersi conto del perché e

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del modo in cui agisce Dio è necessarioritornare alle Meditazioni per il Tempo delRitiro:

Dio vuole che tutti gli uomini sianoistruiti e che il loro spirito sia illuminatodalla luce della fede (MR 193,1,1).Dio, allora, sempre provvidente... hachiamato voi a questo ministero... (MR193,2,2).Dio ha avuto la bontà di rimediare adun inconveniente così grande istituendole Scuole cristiane... Dio ha avuto labontà di sevirsi di voi per procurare airagazzi un beneficio così grande (MR194,1,2).Siete gli ambasciatori e i ministri di GesùCristo mentre attendete al vostroimpegno; comportatevi, dunque, comesuoi rappresentanti (MR 195,2,1).Voi, che fra tanti altri, siete stati sceltida Gesù Cristo per essere suoicollaboratori alla salvezza delleanime... (MR 196,2,1).Non dovete dubitare che non sia ungran dono di Dio la grazia che vi hafatto dandovi l’incarico di istruire ifanciulli, di annunziare loro la buonanovella e di educarli nello spirito direligione (...) è opera di Dio (MR201,1,1).

Questo legame che Giovanni Battista deLa Salle instaura nelle Meditazioni, tra ilministero del Fratello e la presenza attivadi Dio nella sua opera, i Fratelli loriconoscono nella vita del loro Fondatore.La fondazione della Società dei Fratelli ècompresa come un atto salvifico in cuiCristo parla e si lascia vedere.

Tutti ne sono convintiL’essenza della lettera: la Comunità(tutti), ripete la sua fiducia fondamentalenella presenza di Dio nell’opera realizzatadal Signor de La Salle, già da moltotempo: per quanto è stato vissuto finoad ora, per quello che rimane da vivere,considerando che la Comunità è partedella Chiesa, che serve alla costruzionedel Regno. Tutti ne sono convinti! IFratelli riconoscono che Giovanni Battistade La Salle ha risposto fedelmente aquanto Dio gli chiedeva. Ha saputoascoltarlo, riconoscere la sua chiamatanella situazione dei poveri, ascoltare lasua voce in quella dei suoi Fratelli e deifigli degli artigiani e dei poveri, trovare lerisposte più adatte e coerenti per questodisegno. Ha risposto nella fede,identificando le impronte di Dio nella

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storia comunitaria delle Scuole cristiane,con uomini che si sono uniti a lui e a questamissione particolare di educazionecristiana.In tutta la lettera i Fratelli dimostranoche hanno interiorizzato l’inse-gnamento spirituale e il pensiero delloro Padre, così come il cammino fattoinsieme a lui, da ormai più di trent’anni.Molto spesso il loro modo di esprimersiè molto vicino alle Meditazioni per iltempo del ritiro, e alle varie formuledei voti. Se i Fratelli hanno questomodo di esprimersi, è perché sono incomunione intima, di pensiero e dicuore, con Giovanni Battista de La Salleperché è il linguaggio che hanno usatoper tutto il loro cammino e la lorocondivisione comunitaria. Pertanto ilSignor de La Salle può continuare ariconoscersi nel loro modo di vivere,di parlare, di pregare, di pensare, dicomprendere e rileggere l’azione di Dionelle Scuole cristiane e nella loroSocietà.L’espressione “tutti sono convinti” dominala lettera. “Tutti”, sono i “Fratelli piùautorevoli”, la Chiesa... Questo “tutti”attualizza, in sintesi, la storia di GiovanniBattista de La Salle e dei Fratelli insieme.In questa nuova lettura, c’è Dio e la “sua

santa opera”, c’é la Chiesa che accogliequesta “nuova compagnia” per servire iragazzi poveri e lontani dalla salvezza,ci sono i Fratelli che sono smarriti per lalontananza e il silenzio di GiovanniBattista de La Salle e non sanno comecontinuare senza di lui; c’é anche ilFondatore chiamato a completarel’opera di Dio iniziata insieme ai Fratelli.C’è anche il peso del cammino percorsoinsieme, degli impegni presi insieme; dellagloria di Dio da procurare edell’obbedienza al corpo della Società;degli impegni per il servizio della Chiesa:Giovanni Battista de La Salle nel serviziodi governo della “nuova compagnia”, laSocietà delle Scuole cristiane, nelservizio dei giovani.Dio ha condotto Giovanni Battista deLa Salle nel Deserto, e il Signor deLa Salle ha ritrovato il suo Signorenella Terra Promessa dellaComunità: Grenoble, la lettera deiFratelli di Parigi. La parola della Comunitàrischiara la sua via. In pratica, i ruoli sisono in qualche modo invertiti: quelli lacui vita è stata da lui rischiaratailluminano ora la vita del Fondatore,hanno talmente assimilato il progetto disalvezza vissuto con lui che la loro parolapuò diventare un segno. Giovanni

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L’Istitutoesiste da solo:i suoi membrisi riuniscono

di propriainiziativa, il

Corpo è vivo.

Battista de La Salleaveva dubitato disé stesso vedendoche gli sforzi ditutta la sua vitas e m b r a v a n osfociare nel nulla.Aveva cercato difar vivere questoCorpo che invecesembrava sciogliersi in sua assenza, isilenzi, i malintesi, le pressioni delcontesto sociale e politico. Essi avevanovotato l’associazione e si scindevano incomunità isolate, la scelta del 1694 diformare una comunità autonoma alservizio della missione, era comesospesa, dinanzi ad altre scelte possibilisia istituzionali: la parrocchia, la diocesio la Chiesa intera, che carismatiche:inventare una nuova forma di vitaconsacrata oppure conformarsi aimodelli preesistenti.Più in profondità, sembrava che qualcosasi fosse spezzata nelle relazioni traGiovanni Battista de La Salle e i diversiFratelli, con l’opera compiuta insieme.Aveva cercato di essere un vero Padre,ed era portato a ritenersi incapace digovernare, respinto dai suoi figli. Ma eccol’Istituto esiste in maniera autonoma, i

suoi membri si riuniscono di propriainiziativa, il Corpo è vivo, reagisce aiproblemi da affrontare, si rivelaesprimendosi. L’Associazione resistebene: è nel suo nome che i Fratelli siriuniscono; si basano su di essa perrichiamare il loro Fondatore.La Comunità è capace di rileggere ecapire la sua Storia, con lui, e diripetergliela. E’ capace di comprendereil suo impegno specifico, e quello,particolare, del Fondatore, come unministero dato da Dio. Egli non è solo.E’ sempre uno di loro. I Fratelli, seguendoGiovanni Battista de La Salle, fanno unalettura mistica della loro Storia: Dio, il suoprogetto, la sua azione, la sua volontà.Riconoscono il modo in cui il Fondatore viha corrisposto: il suo progetto, il suomodo di agire, il suo modo di discernerela volontà di Dio e di restare disponibilead essa. Affermano che concretamente,l’opera di Dio si realizza in questa Società,mediante Giovanni Battista de La Salle,dal momento che sono vissuti con lui edesiderano continuare a vivere con lui. Dioè inserito nella loro storia personale cosìcome è inserito nella storia della loroSocietà. Questa storia è anche la Storiadi salvezza, nella Chiesa.

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Il ministero di FondatoreIl ministero specifico di Giovanni Battistade La salle non è uguale a quello deiFratelli: il suo ministero riguardal’animazione della vita di Comunità o dellaSocietà; per essi, come oggi per noi, è laScuola cristiana o l’educazione cristiana,ministero di salvezza inserito in quellodella Chiesa. Si incontrano nel vissutodell’Associazione per tenere le Scuolegratuite.Inquadrando l’opera di Dio, il ministero diGiovanni Battista de La Salle, nella Chiesa,i Fratelli fanno una lettura del loroministero e della loro esistenza in quantoSocietà: sono nella Chiesa, luogo emomento della Storia di Salvezza di Dioche continua ad attuarsi. Ripetono alSignor de La Salle che per lui, come ancheper loro, l’esistenza di una Comunità èinscindibile dalla missione ecclesiale. Siriconoscono come parte della Chiesa,come luogo dove, nella fede, Dio parla,agisce, sposa la causa del suo popolo,forma un popolo di riscattati.Questa è “l’opera santa di Dio”: nellostesso tempo carisma e ministero diGiovanni Battista de La Salle, per laComunità, e i carismi e i ministeri chei Fratelli esercitano partendo dalla

conoscenza dei bisogni dei giovani,della Chiesa e della loro Comunità. IFratelli comprendono il loro camminocomune, vedono e ripetono il posto diGiovanni Battista de La Salle e il suoruolo determinante in quantorealizzatore del progetto di Dio: questa“opera santa di Dio che è anche lavostra, voi l’avete sempre guidatacon apprezzamento ed edificazione”.Riconoscono pienamente la vocazionedel Fondatore, quella di Istitutore deiFratelli, e il modo in cui l’ha vissuto conessi e per essi.

La lettera del 1° aprile1714: una rilettura deiVoti (secondo FratelMichel Sauvage) 144

Signore, nostro carissimo Padre, Noi,principali Fratelli delle Scuolecristiane, desiderosi della maggiorgloria di Dio, del maggior bene dellaChiesa e della nostra Società,riconosciamo che è di capitaleimportanza che riprendiate la cura ela guida completa di questa santaopera di Dio che è anche la vostra,dal momento che il Signore si è

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servito di voi per fondarla e guidarlada così gran tempo.

Voto del 21 novembre 1691Santissima Trinità, Padre, Figlio e SpiritoSanto, prostrati con profondissimorispetto dinanzi alla vostra infinita edadorabile Maestà, ci consacriamointeramente a voi per procurare, contutte le nostre forze, e con tutti i nostrisforzi la fondazione della Società delleScuole Cristiane, nel modo che cisembrerà esservi più gradito e piùvantaggioso per la detta società.

Voto del 6 giugno 1694Santissima Trinità, Padre, Figlio e SpiritoSanto, prostrato con profondissimorispetto dinanzi alla vostra infinita edadorabile Maestà, io mi consacro tuttoa voi per procurare la vostra gloria perquanto mi sarà possibile e voi lorichiederete da me.

Tutti siamo convinti che il Signore viha dato e vi dà le grazie e le capacitànecessarie per governare benequesta nuova compagnia, che è cosìutile per la Chiesa e noi siamo

testimoni che voi l’avete sempreguidata con buon esito ed edificazione.

Voto del 21 novembre 1691Per questo, io Giovanni Battista de LaSalle, prete, io Nicolas Wiart ed io GabrielDrolin: noi, da ora e per sempre, finchésia vivo uno di noi, o finché siacompletata la fondazione della dettaSocietà, facciamo voto di associazione edi unione per procurare e mantenere lasuddetta fondazione senza potervirinunciare anche se restassimo solamentenoi tre nella detta Società e fossimocostretti a chiedere l’elemosina e a viveredi solo pane.

Voto del 6 giugno 1694Per questo io, Giovanni Battista de LaSalle, prete, prometto e faccio voto diunirmi e rimanere in società con i FraelliNicolas Vuyart, Gabriel Drolin, JeanPartois, Gabriel-Charles Rasigade, JeanHenry, Jacques Compain, Jean Jacquot,Jean Louis de Marcheville, Michel-Barthélemy Jacquinot, Edma Leguillon,Gilles Pierre e Claude Roussel per tenereinsieme e in associazione le scuolegratuite ovunque sia anche se per farlofossi obbligato a chiedere l’elemosina ea vivere di solo pane e per fare nella detta

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società quello a cui sarò destinato sia dalcorpo della società sia dai superiori chene hanno il governo.

Per questo, Signore, vi preghiamoumilmente e vi ordiniamo in nome eper conto del corpo della Società, alquale avete promesso obbedienza, diriprendere immeditamente il governogenerale della nostra Società.

Voto del 21 novembre 1691Per questo promettiamo di fare insiemee con un comune sentimento tutto ciòche riterremo, in coscienza e senza alcunaconsiderazione umana, che sia il maggiorbene della detta Società

Voto del 6 giugno 1694Per questo prometto e faccio voto diobbedienza sia al corpo di questa societàche ai superiori, questi voti diassociazione e di stabilità nella dettasocietà e di obbedienza io prometto diosservare inviolabilmente per tutta la miavita.

In fede abbiamo firmato. Fatto aParigi il primo aprile del millesettecento quattordici, e ci diciamo,molto rispettosamente, Signorenostro carissimo Padre, i vostri umilied obbedientissimi inferiori.

Voto del 21 novembre 1691Fatto il 21 novembre giorno dellaPresentazione della Santissima Vergine1691. In fede abbiamo sottoscritto

Voto del 6 giugno 1694In fede, ho sottoscritto, fatto aVaugirard il 6 giugno giorno della festadella Santissima Trinità dell’anno milleseicento novanta quattro.

I due testi parlano da soli, le analogiesono strabilianti, la tonalità è la stessa.Siamo in tono con un impegnorinnovato.

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VIPrendi il largo

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La crisi che sperimenta l’Istituto in questo periodo riguarda lapersona del Signor de La Salle, le sue relazioni con se stesso,con i Fratelli, con Dio; e le relazioni dei Fratelli tra loro. Mette indiscussione anche la collocazione di questa nuova comunità nelpaesaggio pastorale della Chiesa del tempo e nella societàcontemporanea.

Completare la “santaopera di Dio” che mi èstata affidataDurante questi tre anni, Giovanni Battistade La Salle impara “a desistere”; si rendeconto della frattura esistente nellamentalità, tra lui e diversi Fratelli; deveacettare che l’Istituto non sia una “cosasua”, che questa Società possa viveresenza di lui e impara a vivere tuttoquesto nella pace. Esce dalla prova dopoaver ritrovato il suo ambiente e lo stiledelle relazioni con sé, con gli altri e conl’Altro, e questo gli consente di condurrein porto l’opera di Dio che gli è stataaffidata.Per fare l’ultimo passo che li avrebbecondotti all’autonomia. a farsi carico disé stessi, ma senza fratture con la storia

comune, i Fratelli gli dicono e gli ripetonoche hanno bisogno di lui per governare,guidare, prendersi cura... in queste ultimeadempienze che li avrebbero portatiall’autogoverno.Con la sua prudenza abituale,l’atteggiamento del Signor de La Sallepresenta diversi aspetti; anzitutto,riguardo ai Fratelli della Provenza, eglichiede la loro adesione al suo rientro aParigi in qualità di Superiore; poi, riguardoa Parigi, da una parte, spingendo i Fratellia rivolgersi a Fratel Barthélemy al qualelascia definire la maggior parte degli affari(in modo da insegnare ai Fratelli apassare dall’associazione con il Signor deLa Salle all’associazione senza di lui);dall’altra parte non risponde alla domandadel superiore ecclesiastico su comeavverrà la sua successione, ma è

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pro fondamentesollevato quando unFratello risponde invece sua, esprime-ndosi in modomolto appropriato145. Il Signor de LaSalle temeva, infatti, che un superioreecclesiastico, che non era associato comegli altri Fratelli, pretendesse di diventaresuperiore. Lui stesso, sempre più spesso,si presenta come il cappellano dei Fratelli:quando il superiore ecclesiastico gli chiedequali siano i suoi poteri di confessore, sirende conto che lui stesso non ne haricevuti così ampi dal cardinale de Noailles.Due anni dopo, quando Fratel Bartélemyiniziava il suo viaggio in Francia perricevere il consenso di tutti i Fratelli atanere il Capitolo generale, GiovanniBattista de La Salle prende nuovamentela penna per scrivere a Fratel GabrielDrolin, ancora solo a Roma,partecipandogli che nel 1717 si terrà ilCapitolo e chiedendogli l’assenso alledecisioni che si sarebbero adottate 146.In quanto a lui, rifiuta di partecipare alCapitolo accontentandosi di stilarne unregolamento e di preparare una preghierache. dice Blain 147, sarà inserita nellapreghiera della sera dei Fratelli 148.

Può darsi cheabbia voluto

abituare iFratelli a farea meno di lui.

E’ certo che le ferite intime che hasofferto e che si sono manifestate nelsilenzio nei riguardi di molti Fratelli, nonsono ancora guarite. Allorché Blain scrivela sua biografia, dopo i fatti avvenuti edinterroga i Fratelli, sente l’eco di ciò cheessi hanno sofferto in questo periodo eci si rende conto che i loro interrogativiancora permangono:Non possiamo sapere quali grandi motiviabbia avuto, un uomo così saggio edilluminato, per agire in questo modo. Puòdarsi che volesse abituare i Fratelli a farea meno di lui e costringerli a scegliere traloro un Superiore, ciò che non avevanomai voluto fare in sua presenza. Forseporta la sua umiltà e il disprezzo cheaveva per se stesso fino a considerarsicome oggetto di maledizione e causa ditutte le disgrazie delle quali lacongregazione era continuamentecolpita. Può darsi che abbia pensato chequalcuno dei suoi discepoli sia statod’accordo con i suoi nemici e che nonpoteva fidarsi di nessuno. Infine, può darsiche volesse persuadere i suoi avversariche non si interessava più del governodell’Istituto, per rabbonirli. Sia come sia,perché possiamo fare soltanto dellecongetture, il Signor de La Salle non hamai desiderato dare chiarimenti a questo

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riguardo, anche se spesso ne è statorichiesto, il suo abbandono cosìnascosto e precipitoso causò loscompiglio che ne sguì 149.Non ha “mai desiderato dare chiarimentia questo riguardo”: è quindi partito conle sue ferite e il suo mistero.Con i Fratelli, compresi quelli chesupponeva parteggiassero per il “suonemico”, le relazioni sono ritornatefiduciose. La lettera del 1° aprile 1714 è- come abbiamo visto - un vero specchiodella sua esperienza di Dio, egli sa beneche essa era passata anche ai Fratelli.Occorre evidenziare il posto dellacomunità (quella di Grenoble, ma anchequella di Parigi con la lettera dei “Fratellipiù autorevoli”) per il recuperodell’equilibrio di Giovanni Battista de LaSalle. E’ anche essenziale la dimensioneministeriale dei suoi impegni per i giovanidi Grenoble, per i Fratelli, e per un suolavoro rivolto ad essi (la revisione deiDoveri di un Cristiano).I Fratelli di generazioni edesperienze differenti, per forza dicose, hanno iniziato a lavorareinsieme, e ad immaginare il lorofuturo, evidentemente sbagliando nellescelte. E’ sorprendente dover ripeterequante volte nella sua biografia Blain ci

ricordi che i Fratelli di Parigi si riunisconoper decidere, valutare, parlarsi ed ancheper allontanare dalla società qualchefacinoroso... hanno accettato e si sonofatti carico degli impegni del 1691 e del1694.La figura di Fratel Barthélemy risaltapiù sicura ed evidente nelle sfide delledecisioni da prendere per la crescita di tuttigli aspetti dell’Istituto dei Fratelli delleScuole cristiane. Anche lui ha arricchito lasua esperienza di Dio con la novità di“unirmi e rimanere in Società, con... per...”.Suor Louise appare come una figuracarismatica che, ancor prima dell’arrivodella lettera del 1° aprile 1714, se siascoltano i biografi (Blain e Maillefer),richiama i l Fondatore al le sue

Suor Louise appare come una figura carismatica

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responsabilità (il testo è riportato più inalto). Agli inizi a Reims, è il Padre Barréche assume questo ruolo provocatore,qui è un’umile pastora, tuttavia inentrambi i casi, Padre Barré e Suor Louisesono la voce con la quale lo Spirito Santosi fa riconoscere ed ascoltare da GiovanniBattista de La Salle.Il “corpo della società” ha compresoche “unirsi e rimanere in società erala chiave per il suo avvenire, ed èapprofondendo e vivendo la dimensionedei suoi impegni che ha trovato lasalvezza. Adesso l’Istituto è pronto adattuare la decisione del 7 giugno 1694:scegliere un Superiore tra i suoi membri,qualcuno che sia “associato e che abbiafatto voto come loro”. Questo avverrànel 1717. Ed è anche pronto ad assumeretutta la spiritualità che anima GiovanniBattista de La Salle e che questi gli hatrasmesso e continua a trasmettergli pertutta la vita. Questa esperienza di Dio èdiventata la loro, e quindi è diventata lanostra.

Linee portantiLeggendo la lettera dei Frateli indirizzataal Fondatore, notiamo che appaiono

alcune linee portanti, caratteristiche delcammino lasalliano.

E’ Dio che guida la storiaLa storia è anzitutto una Storia diSalvezza, e la storia delle Scuole cristianeè un capitolo della Storia della salvezzanel quale si manifesta il disegno di Dio.Le Meditazioni per il tempo del ritiro loevidenziano ponendoci subito neldisegno di Dio fin dalla prima Meditazione:

Dio è così buono che avendo ceatogli uomini vuole che giungano tutti allaconoscenza della verità 150. La veritàè Dio stesso e ciò che ci ha volutorivelare sia mediante Gesù Cristo, siamediante gli Apostoli, sia mediante laChiesa. Per questo Dio desidera chetutti gli uomini siano istruiti, in modoche il loro animo sia illuminato dallaluce della fede (MR 103,1,1).Fa parte della provvidenza di Dio, edella sua attenzione alla condottadegli uomini sostituire padri e madri difamiglia con persone piene di lumi e dizelo per far entrare i bambini nellaconoscenza di Dio e dei suoi mistericon tutta la cura e l’attenzionepossibile per mettere nel cuore diquesti bambini (che per la maggior

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parte sarebbero abbandonati) ilfondamento della religione e della pietàcristiana, quali buoni architetti,secondo la grazia (di Gesù Cristo) cheDio ha dato loro 151 (MR 193,2,1).Non solo Dio desidera che tutti gliuomini raggiungano la consocenzadella verità, ma desidera anche chesiano salvati 152, e non può volerlorealmente senza dare loro i mezzi, edi conseguenza, senza dare ai bambinimaestri che contribuiscano, in tutto,ad eseguire questo disegno. (MR193,3,1).

Fratel Miguel Campos ha fatto anchenotare 153 che le Meditazioni per il tempodel ritiro iniziano con l’evocazione di Diocreatore, quindi con la Genesi, medianteuna citazione di S. Paolo 154, e siconcludono con la citazionedell’Apocalisse di san Giovanni all’ultimopunto dell’ultima Meditazione 155. E’ inquesto spazio di tempo della Storiasanta che si inserisce la storia delleScuole cristiane.La vocazione di quanti si associano pertenere insieme le Scuole cristiane fa partedella Storia della salvezza; e per i Fratelliche scrivono al Fondatore il 1° aprile1714, la vocazione di Giovanni Battistade La Salle, la vocazione della loro

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comunità, dipendono dalla stessa Storia.Dio si fa carico di guidare gli uomini perchérealizzino il suo disegno. Ed è in questomodo che ha guidato il Signor de La Salle.E’ compito dei cristiani essere attenti aquanto domanda, per cui è importantel’orazione, momento privilegiato nel qualeDio si fa conoscere: tutto come quandofa conoscere le sue volontà quando iFratelli sono riuniti per ascoltarlo nellapratica del loro ministero e discernere. Diosi fa presente alla sua opera: si è vicini alsenso della presenza di Dio. Lacomprensione della Storia della Societàdelle Scuole cristiane è uno dei nostri tipiciitinerari spirituali, come Storia dellaSalvezza, è una delle chiavi dello spiritodi fede in Giovanni Battista de La Salle,una dimensione essenziale della spiritualitàche ci ha lasciata.Nella Raccolta di differenti trattatelli,Giovanni Battista de La Salle, parte daqui per spiegare ai Fratelli cosa sia lospirito di fede:La fede deve essere la luce e la guida pertutti i cristiani e guidarli nelle vie dellasalvezza. E’ ciò che fa dire a san Paolo156 che il giusto, cioè il vero cristiano,vive di fede, perché si comporta ed agisceper motivi di fede: per questo neconsegue che i Fratelli delle Scuole

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cristiane, che hanno per fine dell’Istitutodi istruire i bambini affidati alle loro curenello spirito del cristianesimo e di fare inmodo che siano così penetrati eabbondantemente ricolmi dello spirito difede da considerare i sentimenti e lemassime della fede come la regola delleloro azioni e di tutta la loro condotta, e lospirito di fede come lo spirito del loroIstituto (R 11,1,1).Notiamo che per il Signor de La Salle la“fede” è la “regola di condotta” per tutti icristiani”; e che per i Fratelli delle Scuolecristiane lo spirito di fede si articola sulfine dell’Istituto. “Far crescere, nello spiritodel cristianesimo, i bambini che sonoaffidati alle loro cure”, facendo diventare

Dialogo con Dio, nella preghiera, l’orazione.

“i sentimenti e le massime di fede laregola delle loro azioni e di tutta la lorocondotta”. Un po’ oltre, la Raccolta comele Regole, pongono il Nuovo Testamento,letto, meditato, portato con sé, qualeregola di giudizio:Per entrare in questo spirito, anzitutto iFratelli di questa Società avranno unprofondissimo rispetto per la sacraScrittura, e per mostrarlo, porterannosempre su di sé il Nuovo Testamento enon lasceranno trascorrere giorno senzaaverlo letto con sentimenti di fede, dirispetto e di venerazione per le paroledivine che vi sono contenute. (R 11,1,3e RC 2,3). Una simile comprensione dellaStoria, non è preconcetta, ma passa perl’incontro con Dio, con il Verbo e con ilsuo Spirito, passa per la condivisione coni Fratelli, Lo spirito di fede è anzituttouna ricerca, se non addirittura uncombattimento...

L’opera di Dio è luogodi salvezzaL’opera di Dio che è affidata a GiovanniBattista de La Salle, e ai Fratelli, è il luogoprivilegiato della loro santificazione. Nonbisogna cercare altrove ma solo nei

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“doveri del propriostato” lavorandoall’opera di Dio,compiendo la suavolontà, il camminoper diventare santi,cioè realizzare lapropria vocazionecristiana. Ritroviamoqui le Meditazioni peril Tempo del Ritiro edanche Le regole chemi sono imposto, così come la Raccoltadi diversi trattatelli:

E la vera ragione è che anche secompiranno bene il loro ministero dicustodi e guide delle anime di coloroche saranno loro affidati, adempirannobene i loro doveri nei riguardi di Dio, eDio li colmerà di tutte le sue grazie, esi santificheranno contribuendo, perquanto potranno, alla salvezza deglialtri.Per il tempo che i vostri alunni vi sonostati affidati, avete conservato la lorosalvezza come se fosse le vostra?Poiché avete degli esercizi che sonostati stabiliti proprio per la vostrasantificazione: anche se avrete unozelo ardente per la salvezza di coloroche dovete istruire, tuttavia li farete

Aveteconsiderato

finora lasalvezza deivostri alunni

comequestione di

vostrapertinenza.

sempre, inserendovi questaintenzione.Facendolo, attirerete su di voi le grazienecessarie per contribuire alla lorosalvezza, con la certezza che seagirete in questo modo, Dio stesso siprenderà cura della vostra. Pertanto,abbiate queste disposizioni per il futuro.(MR 205,2,2).3. E’ buona regola di non faredistinzione tra i doveri del proprio statoe i doveri della propria salvezza eperfezione, ed essere certi che non sifarà mai tanto per la propria salvezzae non si raggiungerà una maggioreperfezione che facendo i doveri delproprio stato sempre se li facciamo invista dell’ordine di Dio. Bisognaimpegnarsi ad averlo sempre presente(EP 3,0,3).8. Considererò sempre l’opera dellamia salvezza e dell’istituzione e guidadella nostra comunità quale opera diDio: per questo gliene lascerò la cura,per non fare che quello che miordinerà; lo consulterò spesso suquanto devo fare, sia per l’uno sia perl’altro; e gli ripeterò spesso con leparole del profeta Abacuc: Domineopus tuum 157 (EP 3,0,8).

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IV, E’ buona regola di non faredistinzione tra i doveri del propriostato e i doveri della propria salvezzae perfezione, ed essere certi che nonsi farà mai tano per la propria salvezzae non si raggiungerà una maggioreperfezione che facendo i doveri delproprio stato sempre se li facciamo invista dell’ordine di Dio. (R. 16,1,4).

Per comprendere pienamente gli “affaridel vostro stato” e quelli “della vostrasalvezza”, evidentemente, è necessarioil dialogo con Dio, nella preghiera,l’orazione la condivisione con le sorellee i fratelli che condividono lo stessocammino.

Lavorare per la ChiesaLa lettera dei Fratelli del 1° aprile 1714evidenzia la relazione tra il loro impegno,quello del Fondatore e la Chiesa. Ciò cheessi dicono della Chiesa fa eco alla strettarelazione che Giovanni Battista de LaSalle presenta nelle Meditazioni per iltempo del Ritiro tra le Scuole cristiane ela Chiesa, che abbiamo già vista inprecedenza.Ciò che possiamo evidenziare è che iFratelli, se da una parte comprendonoche il compito del Signor de La Salle è

* quello di far nascere e dirigere la loroSocietà, tuttavia affermano conchiarezza che essa è a servizio dellaChiesa, e che il servizio è la suaragione di essere.

La questione dell’as-sociazioneE’ l’altro grande tema che fa da sfondo aquesta lettera. Abbiamo visto che iFratelli, riguardo al loro futuro, sonodinanzi a due scelte.Secondo il canonico Blain, nel caso deiFratelli, ogni comunità locale diventaautonoma, reclutando nuove leve; nonesiste più il Noviziato comune, lacomunità parigina è divisa dalle altre.L’associazione non esiste più se non alivello locale. La frase “ovunque saròdestinato o per fare quello a cui saròadibito” perde completamene la suaforza. Già sappiamo che tutti i tentatividi autonomia locale (parroco di Versailles,consiglio municipale di Mende) chevolevano l’esclusiva di un Fratello damantenere in loco, contro il parere delFondatore, si sono risolti in unacatastrofe: perdita della vocazione,scontro con il Signor de La Salle, partenzadel Fratello.

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L’altra scelta è quella che continua,almeno dal 1694, con un singolareimpegno votale: associarsi per tenerele scuole gratuite, obbedire ai Superiorie al “corpo della società”, per compierela missione della Società, la stabilità nellastessa missione: con il voto di castità,obbedienza e povertà nel sensotradizionale di queste procedure. C’è unNoviziato comune, una preparazionetradizionale, un Superiore che non soloaccompagna le comunità ma le modificasecondo le necessità della Missione dieducare, dei Fratelli che sono mobili dauna comunità all’altra, da una scuolaall’altra. C’è soprattutto una spiritualitàcomune edificata sulla Missione e suqualche testo fondante: Regole, Guidadelle Scuole cristiane, Meditazioni per ilTempo del Ritiro, con incontri regolaritra gli associati: i ritiri, e con il Superiore:il rendiconto, a cui bisogna aggiungerele visite del Superiore o dei Visitatori dalui designati... Tutto questo con laconclusione prevista fin dagli inizi: cheun giorno il Superiore sarebbe stato unFratello, qualcuno che “sia statoassociato e che abbia fatto i voti comenoi e come tutti gli altri che si sarannoassociati in seguito 158”.

Chiedendo al Signor de La Salle di ritornare(a Parigi) per “riprendere immediatamenteil governo generale della Società”, i Fratelliscelgono la seconda opzione. La presenzadi Giovanni Battista de La Salle tra loro econ loro, è necessaria per dare al progettocarismatico che è loro, la forma cheavevano prevista nel 1694.

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La questione del governoConsiderando più da vicino la lettera del1° aprile 1714 ci si rende conto che laquestione del “governo” della Società eil posto che deve occuparvi GiovanniBattista de La Salle è essenziale. Quasitutta la lettera ruota su questo tema.Abbiamo già detto che “questa nuovacompagnia” non ha un vero statuto nédinanzi alla Chiesa né per la società civile;è acettata e riconosciuta per i servizi cherende; i Fratelli, il loro ambienteecclesiastico, secondo alcuni non senzaun secondo fine, si pongono domandesul loro avvenire. Pertanto non c’è dameravigliarsi se nella lettera vi sono tanteallusioni al “governo”:E’ estremamente importante cheriprendiate la cura e la guida generaledella santa opera di Dio...... E’ piaciuto al Signore servirsi di voiper fondarla e guidarla da così grantempo.Dio vi ha dato e vi dà le grazie e lacapacità necessaria per ben guidarequesta nuova compagnia...voi l’avete sempre guidata con successoed edificazione.... Vi preghiamo di riprendere subito laguida della nostra Società.

E’ evidente l’importanza del verbo“guidare” e del nome “guida”. Inoltre, laconclusione della lettera, almeno nellaversione diffusa tra le comunità, insisteesplicitamente sulla questione del“governo”: “riprendere subito la guidagenerale”. Dietro a tutto questo,indubbiamente, c’é la persona e lapersonalità di Giovanni Battista de LaSalle. I Fratelli hanno compreso che percompletare il passaggio da una societàdiretta e animata da un personaggiocarismatico, ad una società animata daun Fratello, sostenuta dai “Fratelli piùautorevoli”, in conformità alla sceltaoperata nel 1694, sono indispensabili lapresenza att iva e l ’impegno delFondatore, per preservare l’avvenireevitando una forma troppo precoce diistituto, centrato sulla parrocchia, eperché vi rimanga il carattere carismaticodell’impresa.La domanda implicita alla quale tentadi rispondere la lettera del 1° aprile1714 potrebbe essere questa: Qualè l’articolazione del “corpo dellaSocietà” con il Fondatore che oggi èpiù rispondente alla realizzazionedella missione della Società delleScuole cristiane? Perché è necessario,per i Fratelli, che il Signor de La Salle

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Cortile scolastico a Parigi

“ritorni subito a riprendere la guida dellanostra Società”? I Fratelli si sono accortiche le soluzioni prese senza di lui,portano al dissolvimento della Societàin tante piccole cellule isolate, facendoscomparire l’universalità del progetto; ildinamismo che procura lo stessonoviziato per tutti, l’impulso centrale dei

responsabili, scomparendo, cambiano lanatura e lo stile di vita della Comunità.Per recuperare il centro della sua missionee della sua identità: tenere in associazionele Scuole gratuite, la Società delle Scuolecristiane necessita di Giovanni Battista deLa Salle, almeno per fargli realizzare e

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compiere la sua novità nella Chiesa e nelmondo.E la questione del “passaggio” ancoraoggi è scottante: come passare da unIstituto rivolto alla Missione di educare “ifigli degli artigiani e dei poveri”, masegnato anche dalla “vita religiosa” e dallesue strutture; ad una Fraternità di Fratellie di Laici a servizio della Missione chediventa messaggera del carisma lasallianoe segno nella Chiesa, per il Mondo, inparticolare per i giovani e i poveri lontanidalla Salvezza. Tutto questo rimanendofedeli alle nostre origini.

In un certo modo, nellavita dei lasalliani, sonoancora domande attualiQuale rilettura facciamo delle nostrestorie personali, locali, d’Istituto?Vediamo in esse il dito di Dio?In questa rilettura che posto ha la fede?Qual è il posto della parola dei “fratelli”,della Parola di Dio, della comunionefraterna, nel nostro procedere?In che modo ci avviciniamo al disegno diDio? Sappiamo riconoscerlo e in chemodo lo riconosciamo?

Sappiamo parlarne con gli altri?

L’opera nella quale siamo coinvolti èla nostra opera o l’opera di Dio? Qualisegni mostriamo per affermare che èveramente opera di Dio?Dialoghiamo con Dio sul modo in cuirealizza la sua opera?Ad esempio, sulla questione scottantedelle vocazioni dei Fratelli, siamo in attesadi vocazioni per ripetere “i momenti digloria” del nostro Istituto, supponendoche ve ne siano stati? O lo siamo perrispondere alle necessità della Missioneeducativa odierna?In altre parole, siamo convinti, nella fede.che Dio continua ad inviarci le vocazionidi Fratelli di cui abbiamo bisogno nel nostrotempo? E che questa parsimonia chesoffriamo in maniera così dolorosa puòdarsi sia la sua volontà, per guidarci versotempi nuovi della presenza lasalliana nelmondo?Siamo capaci di parlarne con altri?E la Chiesa? Qual è il suo posto nei nostriprogetti, nei nostri impegni?Costruiamo la Chiesa o andiamo perconto nostro?In che misura siamo profeti, in modo dasmuovere la Chiesa, da smuovere gliorientamenti della Chiesa?La Chiesa composta da uomini e donne,una gerarchia ordinata... Cosa ci ispira

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l’atteggiamento di Giovanni Battista deLa Salle, dei Fratelli nelle situazioniconflittuali incontrate?Sappiamo parlarne con altri?Oggi, l’Associazione da chi dipende?Dai religiosi Fratelli che hanno fatto deivoti, da quelli che si sono impegnati nellaMissione lasalliana?Chi detiene il carisma lasalliano dellaMissione di educare i giovani e i poveri,secondo il pensiero di Giovanni Battistade La Sale nel mondo, nella Chiesa?Ora, “l’Associazione per la Missione” èal centro del nostro carisma. Come farlovivere, come manifestarlo?Sappiamo parlarne con altri?Le questioni di governo oggi sonostrettamente legate a quelledell’associazione per la Missione dieducare, associazione vissuta da Fratellie Laici insieme.Che fisionomia, che modo deveprendere la “Fraternità Educativa LaSalle” nella Chiesa di Francia, ma anchenell’Istiuto dei Fratelli in Francia enell’Istituto Internazionale?

E poiché bisogna che una volta o l’altra, ilsuo cammino carismatico diventiistituzionale, noi cosa siamo disposti afare, quale cammino percorrere, qualisacrifici dobbiamo compiere perché laFraternità esista e possa esprimere ilcarisma lasalliano?In che modo, Fratelli e Laici lasallianiinsieme, possono ritrovare il carisma delleorigini, trasmetterlo e farlo vivere daquanti, Fratelli e Laici associati per lamissione, desiderano condividerlo?Che fisionomia dobbiamo dare a questocammino?Sappiamo parlarne con altri?Infine, sapremo parlarne, in modo dainventare insieme il nostro avvenire,per i giovani, per i poveri, per ilVangelo?Sapremo essere presenti“all’appuntamento di Parmenie” in mododa ascoltare ciò Che lo Spirito ci dice,e continuare la storia della salvezzache ci è stata affidata?

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Dobbiamo concludere?La lettera del 1° aprile del 1714 è legataalla dinamica delle relazioni tra i Fratelli eGiovanni Battista de La Salle. Non èsoltanto il sintomo della reazione deiFratelli dinanzi ad una situazione chesfugge di mano o che appare loro di difficilegestione. L’assenza del Signor de La Salle,il suo prolungato silenzio, i suoi dubbi circala lealtà di alcuni Fratelli nei suoi riguardi,hanno provocato un nuovo slancio daparte di coloro che, dall’esterno,intendono prendere il controllo dellanuova Società. In effetti in questa lettera,i Fratelli manifestano la qualità e laprofondità delle relazioni che esistono traloro e con il Fondatore. Non è più soltantoun riconoscere le capacità carismatichedel Signor de La Salle, ma unatestimonianza: essi sono in sintonia conlui, al di là delle distanze, al di là deimalintesi.Nel 1684, i Maestri avevano saputoapostrofare il Signor de La Salle sul livellodella sua solidarietà con essi e con l’operadi Dio, al servizio dei poveri. Nel 1714,vanno ben oltre: gli ordinano in nomedell’obbedienza, di cui hanno fatto voto

insieme, perchè è in pericolo l’opera diDio e la sua coesione.E’ un momento importante nella nostraStoria, lo ricordiamo ancora un volta, èStoria della Salvezza: è il momento nelquale i Fratelli manifestano al Fondatoreche man mano sono capaci di gestire illoro avvenire in quanto Società, inquanto Comunità al servizio di unamissione particolare nella Chiesa; e nonsono vanterie, Giovanni Battista de LaSalle può constatare, dal contenuto dellalettera, la profondità della loro adesioneal progetto che portano avanti insieme.La lettera del 1 aprile 1714, segna unatappa decisiva nel processo di autonomiadei Fratelli, nei confronti del Fondatore,una autonomia, non per dividere, ma pergestire un progetto: quello della Societàdelle Scuole cristiane e condurlo atermine. Chiedendo con tanta forza alFondatore di ritornare per riprendere ilgoverno della loro Società, essiallontanano quanti desideravanoimpossessarsi dell’opera comune econfermano le scelte delle origini: “In

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futuro e per sempre...”. Sono incomunione spirituale con il Fondatore.Sono rivolti all’avvenire. Compionoquesto cammino immergendosi nelleloro origini perché si richiamano a ciòche li ha costituiti, come corpo, alservizio dell’opera delle Scuole cristiane,

Sullo sfondo, la croce di Parmenie

nel 1694 il 6 giugno con i voti per sempre- tra cui il voto di obbedienza al “corpodella Società - e il 7 giugno scegliendoGiovanni Battista de La Salle qualeSuperiore, con la clausola che dopo dilui, il Superiore sarebbe sempre stato unFratello.Hanno saputo portare a termine il dialogointrapreso con Giovanni Battista de LaSalle sul futuro della Società, sul futurodell’Associazione per tenere insieme leScuole gratuite, senza argomenti giuridici.senza la stesura di statuti, macondividendo e rinnovando in profonditài legami umani e spirituali che li univano.Il loro futuro sarà la continuazione di ciòche hanno vissuto finora.La lettera del 1° aprile 1714 fa agire il“Corpo dell’Istituto”: è, in se stessa, unaazione di questo Corpo. E’ l’espressionedell’Associazione per tenere le Scuolegratuite perché è proprio perché i Fratellie Giovanni Battista de La Salle sonoassociati per far giungere il Regno di Dioai “figli degli artigiani e dei poveri”, chepossono parlare, che possono parlarsi ericonoscersi.Allora bisogna concludere? Certamenteno, poiché questa storia delle nostreorigini è anche la storia nostra odierna e

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noi la continuiamo, essa non si ferma al1714 o al 1719, o al 1904 o al 1966...Spetta a noi farla vivere e riscriverla nel2014, con quanti condividono il carismache ci ha lasciato Giovanni Battista de LaSalle: la Fraternità per compiere l’operadi Dio presso i giovani e presso i poveri.I nostri Fratelli del XVIII secolo ci hannotrasmesso una preghiera che è statarecitata nelle nostre comunità fino al1966: possiamo supporre che il testo sirifacesse alla preghiera che il Fondatoreaveva scritto per i Capitolari del PrimoCapitolo Generale (1717). La prehiera,rivolta allo Spirito Santo, fa dell’asso-ciazione un cammino universale:

Spirito Santo, vieni in noi persantificarci, riempi i nostri cuoridella tua santa grazia ed accendiin essi il fuoco del tuo divinoamore: e come hai unito tantenazioni diverse in una sola fede,confermaci anche nella fede enell’unione che ci hai dato e chenon possiamo conservare senzail tuo aiuto.

Fratel Jean-Louis SCHNEIDERCaluire, Natale 2013.

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NOTE1 Per questo personaggio, vedi in seguito “’Ilcaso Clément? e i suoi strascichi, una crisi con iFratelli?”, p. 13-16.

2 Per il mio discorso mi affiderei allo scritto diBlain (CL. 8, Capitolo IX-XIII del Libro Terzo del-la sua biografia; ed anche al testo di Fratel HenriBedel ORIGINI 1651-1726. Un tempo di incertez-ze p. 42-151. La biografia del canonico Blain è lapiù dettagliata e circostanziata. Tuttavia le sue sceltereligiose ed agiografiche così come quellesociologiche e la sua drammatizzazione dei fatti cilasciano un po’ perplessi. L’uso della biografia scrittadal nipote di Giovanni Battista de La Salle, domFrançois-Elie Maillefer (edizione del 1980) sarà utileper equilibrare il testo di Blain.

3 Lettera a Fratel Gabriel Drolin del 5 dicem-bre 1716, LA 32, 6.

4 MF 160,3,2.

5 MR 207,3,1.

6 Egli scrive:Ci sono persino comportamenti che la buona edu-cazione esige in qualche luogo particolare e che sonoassolutamente proibiti in altro luogo, perché ciò chesi deve fare nel palazzo del Re e persino nella suacamera,non si deve fare altrove, dato che il rispetto

dovuto alla sua presenza richiede che si abbiano ri-guardi nella sua reggia che non occorre avere in casadi un privato (RB 0,0,12).Ci si deve comportare in maniera diversa in casapropria di come ci si regola in casa altrui ed in casadi conoscenti non si agisce come in casa di estranei(RB 0,0,13).Dato che l’educazione richiede che si abbia e che simanifesti un rispetto particolare per alcuni che non èobbligatorio e sarebbe persino scorretto avere peraltri, quando ci si incontra e si conversa con qualcu-no bisogna tener conto della sua condizione socialeper trattarlo e comportarsi con lui secondo le esigen-ze della sua estrazione familiare (RB 0,0,13).Bisogna quindi considerare se stessi ed il proprio gra-do sociale, perché chi è di livello sociale inferiore aglialtri è tenuto a manifestare sottomissione a quanti glisono superiori, sia per nascita sia per funzioni cheper condizione sociale (RB 0,0,14).Un contadino deve esternare, ad esempio, più onoreal suo signore che non un artigiano non legato darapporti di dipendenza con lui; l’artigiano, a sua vol-ta, professerà verso questo signore un rispetto mag-giore di un gentiluomo che andasse a fargli visita (RB0,0,14).

7 Fratel Jean Pungier, Cahiers Lasalliens 58, 59,60. L’Educazione di Giovanni Battista de La Salle.Le sue fonti. Il suo messaggio. Roma, 1996, 1997,2000.

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8 E’ uno dei libri di lettura per gli alunni già pro-grediti in questo ambito, cioè che sono padroni dellalettura corrente.

9 Vedi Fratel Jean Pungier, CL 58, “L’educazio-ne cristiana dei ragazzi”, dell’abate Alexandre Varet,p. 270-284; in CL 59, p. 209-211.

10 DC 30,4 Istruzione 4. Per il carnevale.

11 Vedi DA 205,0,9-11; 206,0,11-15; 206,0,2-9;207,0,7; 209,0,8-9; 210,0,3.

12 Blain, CL 8, p. 72.

13 Tra l’altro, fare la guerra ad un nipotino, il reFilippo V, per cacciarlo dal trono di Spagna, LuigiXIV dice che sono “termini ugualmente contrari allagiustizia e all’onore del nome francese”.

14 Fratel Henri Bedel ORIGINI. 1651-1726; Lescuole per i figli dei “Neo convertiti”, p. 137-141.

15 Blain, CL 8, p. 81-82

16 Secndo l’espressione di Emmanuel Le RoyLadurie, nella Storia del clima dall’anno Mille, Primovolume p. 156. Champs/Flammarion, 1996.

17 Blain, CL 8, p. 59-60.

18 Blain, CL 8, p. 86.

19 Ricordiamo che i luterani come i calvinisti sono

in maggioranza, se non di più, agostiniani. Per cuinon è una eccezione cattolica.

20 Ricordiamo che i “Parlamenti”, sotto l’AncienRégime, sono anzitutto corti di giustizia civile e pe-nale, i loro membri non sono eletti, ma acquistano lacarica di giudice, che può trasmettersi di padre infiglio. Hanno anche il compito di registrare le leggio gli editti emessi dal re e di verificare che non en-trino in conflito con altre leggi, in questo caso pos-sono muovere delle “osservazioni”. Fanno leva suquesta disposizione per opporsi al potere reale. IlParlamento più importante è quello di Parigi, la suagiurisdizione ricopre i 3/5 del regno.

21 In questo caso, quando si tratta di quetioniteologiche, continua il piccolo gioco politico; anchese sono proposti dal papato, non elevano il livellopiù di tanto.

22 Lo è di Jean-Louis de La Salle, canonico diReims, fratello del Fondatore, o di Dom François-Elie Maillefer, benedettino, suo nipote e suo biografo.

23 Sono posizioni che ritroviamo nella divisionedegli Ordini del Clero al momento degli Stati Gene-rali del 1789,

24 Vedere le Memorie sulla corte di Luigi XIVdel duca di Saint Simon.

25 Vedi Fratel Augustine Loes, The First de LaSalle Brothers 1681-1719, (USA, 1999), traduzionein francese di Fratel Jean-Louis Schneider. I primiFratelli di Giovanni Battista de La Salle, 1681-1719

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sul sito degli archivi del distretto di Francia 2013.

26 Vedi Fratel Félix-Paul. FSC. LES LETTRESDE SAINT JEAN-BAPTISTE DE LA SALLE.Edizione critica. Procura Generale. Parigi. 1954. p.218. Nota 3.

27 Vedi oltre, p. 27-34: “Io prometto e facciovoto di unirmi e rimanere in società con... per...”.

28 Vedi oltre, p. 43-45, qualche altra informa-zione su Fratel Irenée.

29 Per tutti questi ragguagli sui primi Fratelli, vedi:Augustine Loes FSC: The First De La SalleBrothers, 1681-1719. Christian BrothersConference. USA. Su Fratel Barthélemy, p.167-200 della traduzione francese.

30 Fratel Gabriel Drolin è a Roma.

31 “compagnia” fa pensare alla “Compagnia diGesù”, familiarmente i “Gesuiti”.

32 Vedi Fratel Augustine Loes. TheFirst...traduzione in francese: su Fratel Michel p.74-76.

33 San Vincenzo de Paoli dirà alle sue Figlie dellaCarità, per caratterizzare la loro vita: “Il vostromonastero è la casa dei malati, per cella una stanzain affitto, per cappella la chiesa parrocchiale, perchiostro le strade della città, per clausura l’obbe-dienza, dovendo andare soltanto presso i malati onei luoghi necessari per il loro servizio, per cancello

il timore di Dio, per velo la santa modestia... debbo-no avere una maggiore virtù che se fossero professein un ordine religioso” (citato da Bernard HOURSin Chiesa e vita religiosa nella Francia moderna, XVI-XVIII secolo, p. 193, PUF, 2000). Nicolas Barréquando scrive negli Statuti e Regolamenti delle Scuolecristiane e di carità del Santo Bambin Gesù, ha unaposizione simile: “Vivano in comunità senza fare votiné mantenere la clausura, sotto la guida del superio-re o della superiora ai quali saranno obbligate adobbedire in vista del puro e santo amore e con ilproposito di rimanere unite in spirito, cuore e lavorocon quante fanno parte di queste Scuole caritatevoli,dove non sarà ammesso o accolto nessuno che nonabbia queste sante disposizioni”. (Nicolas Barré.Opere complete p. 172-173, Cerf, 1994). NicolasBarré si rivolge qui tanto ai Fratelli che alle Sorelleda lui fondati. Ora Padre Barré è uno dei maggioriispiratori del Signor de La Salle specialmente agliinizi, a Reims.Vivere così, in comunità, con un progetto comune,con apparenze esterne di vita religiosa, ma senzaemettere voti religiosi era anche il modo di esistereper “comunità nuove”, di uomini o di donne dell’epo-ca. La Società civile e la Chiesa accettavano que-sto modo, senza cercare di legiferare su questo si-stema, ma sempre sotto la superivisione di un sa-cerdote. Da notare che le nuove “comunità nuovemaschili, sono sempre clericali, pur essendo compo-ste anche da “fratelli”. La “Comunità delle Scuolecristiane” è un’eccezione per l’epoca in quanto com-posta esclusivamente di laici.Vedi Fratel Maurice-Auguste, Cahiers Lasalliens 11,L’Istituto dei Fratelli delle Scuole cristiane alla ri-cerca del suo statuto canonico delle origini (1679),

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alla Bolla di Benedetto XIII (1725). Capitolo VIII.Le prime coordinate giuridiche dei Fratelli delleScuole cristiane p. 102-107. Roma. 1962.

34 Vedi CL 11, p. 128-130. Fratel Maurice-Auguste cita per esteso il testo dei Fratelli di Rouen.

35 Vedi Fratel Maurice Auguste, CahiersLasalliens 11. Vedi anche Fratel Michel Sauvage,Cahiers Lasalliens 55. Giovanni Battista de La Sallee la fondazione del suo Istituto. Fratelli consacratinella Chiesa per il Mondo. La consacrazione votalealle origini p. 155-193. Roma 2001.

36 Vedi MF 60. Per la VII domenica dopo Pen-tecoste. La santità non consiste tanto nell’abito quan-to nelle azioni.

37 Blain, CL 8. p. 72. Sfortunatamente questomemoriale non ci è pervenuto.

38 L’abate Jean-Charles Clément è figlio diJulien Clément, chirurgo di Luigi XIV, e diventatonobile per aver condotto a buon termine il parto didiverse principesse reali. Jean-Charles Clément, nonè sacerdote ma chierico con la tonsura in modo dagodere dei redditi dei benefici ecclesiastici, in que-sto caso dell’abbazia di Saint-Calais (nel dipartimen-to della Sarthe; nel XVII secolo; provincia delMaine). In seguito l’abate Clément finirà male, com-promesso come falsario ai tempi di Law, decadràdalla nobiltà e sarà condannato a morte, la penasarà commutata in cacere in una fortezza(Pierrecize all’uscita nord di Lione).

39 Blain, CL 8, p. 72-76.

40 Vedi Blain, CL 8, p. 74

41 Vedi Blain, CL 8, p. 74

42 Vedi Blain CL 8, p. 73-74.

43 Vedi Blain CL 8, p. 78.

44 Nell’Ancien Régime l’autorità paterna siesercitava fino a 25 anni per le ragazze e fino ai 30per i ragazzi. La maggiore età era stabilita a 25 anni.Vedi l’articolo “MAJORITE’” nel dizionario delGrand Siècle, Fayard, 1990 p. 946, articolo firmatoda François BLUCHE.

45 Blain, CL 8, p. 72. All’epoca, in questo gene-re di affari, le procedure erano sempre scritte. Nonci sono cause, i giudici stabiliscono immediatamen-te.

46 Blain, CL 8, p. 78

47 Blain, CL 8, p. 79.

48 Per tutta la narrazione, a proposito del “ne-mico del santo”, Giovanni Battista Blain ingarbugliale cose deliberatamente, in modo che i lettori non viriconoscano l’identità del pesonaggio, al punto taleche ci si può talvolta chiedere se non si tratti di unafigura letteraria di comodo per spiegare gli insuc-cessi e le difficoltà del Fondatore.

49 Maillefer (1980). p. 251-252. Anche Maillefer

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non svela il nome del principale protagonista, l’aba-te Clement, mentre Blain dedica a questo ricordotutto il Capitolo IX del suo Terzo Libro (p. 72-81).

50 Blain, CL 8, p. 79.

51 Blain, CL 8, p. 79. Ancora una volta Blainsi sostituisce al suo eroe e lo fa parlare. Maillefer,da parte sua, non parla affatto di queste circo-stanze e di questi malintesi. Ma Blain è sicuramentemeglio informato rispetto al benedettino.

52 Blain, CL 7, p. 284-285.

53 Blain, CL 8, p. 80.

54 Maillefer non pone questo viaggio in un cli-ma di tensione o di fuga: “Era così scarsamenteoccupato degli affari temporali che, nel momentoin cui lo rincorrevano con maggior forza per fargliabbandonare questa casa, egli partì per andare avisitare le sue nuove istituzioni in Provenza”(Maillefer, 1980, p. 252).

55 Sul tema dei pericoli corsi dal Fondatoredurante i suoi viaggi, Maillefer e Blain sono ugual-mente allarmisti, anche se si trova in ritiro. VediMaillefer, 1980, p. 252.

56 Blain, CL 8, p. 81-83.

57 Blain, CL 8, p. 52.

58 Blain CL 8, p. 84. La lingua del XVII scoloconsente questa concordanza al femminile plura-

le. E’ interessante il commento di Maillefer: “Eglifonda un noviziato a Masiglia.L’atteggiamento favorevole nel quale trovò questepersone verso il suo Istituto, gli suggerirono di fon-dare anche un Noviziato a Marsiglia. E ancora piùera spinto dal fatto che questa istituzione gli facilita-va il modo di formare persone provenienti dalla stes-sa zona, in grado di fare meglio di quanti avrebbedovuto inviare, non abituati al clima e ai modi dellaProvenza”. (Maillefer, 1980, p. 255). Il biografo sot-tolinea molte differenze culturali. Egli, molto più diBlain, si dilunga su questo Noviziato (Maillefer, 1980,p. 255-256).

59 Blain, CL 8, p.85. Secondo Maillefer: “Lescuole di Marsiglia si moltiplicavano, Il Noviziato sirafforzava ogni giorno di più, con la possibilità di avereun successo maggiore di quanto avesse potuto pen-sare. Coloro che per primi avevano sostenuto l’idea,facevano di tutto e lavoravano loro stessi ad esten-dere e moltiplicare le scuole gratuite in città, aveva-no avuto cura di fondarle e ormai si trattava soltantodi inserirvi i Fratelli. E’ vero che c’erano ancora pa-recchie parrocchie prive di questo aiuto. Si convienedi fondarne anche lì. Per questo fu impegnato il Pa-dre gesuita che predicava nella parrocchia di S.Martino, ad esortare i suoi ascoltatori ad impegnarsia questa buona causa. Fu ascoltato con favore e ognu-no si affrettò a conribuire e, ben presto, i fondi sirivelarono sufficienti per iniziare”. (Maillefer, 1980,p. 256).

60 LA 22,9, a Fratel Gabriel Drolin, in una letteradatata 16 aprile 1706. Tuttavia perché questa previ-sione si realizzi bisognerà attendere il 1723.

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61 Blan, CL 8, p. 84.

62 Ecco il testo della sua obbedienza: “Noi, sotto-scritto, Prete, Dottore in Teologia, Superiore dei Fra-telli delle Scuole cristiane, dichiariamo a quanti dicompetenza, che inviamo il nostro carissimo FratelJoseph, della detta Società a visitare le case diMoulins, Dijon, Troyes, Reims, Rethel, Laon, Guise,Calais, Boulogne, Rouen, Saint-Yon, Darnétal,Chartres, Versailles e Saint-Denis dipendenti dalladetta Società delle Scuole cristiane. In fede abbiamofirmato. Fatto a Parigi il 16 novembre 1716. de LaSalle. (LA 137).Fratel Augustine Loes commenta così questo docu-mento: “Il Fondatore, probabilmente, preparava il suoviaggio verso Marsiglia e le altre comunità della Pro-venza. Dà ampia autorità a Fratel Joseph sulle co-munità a nord della Loira, ecceto Parigi, dove ri-siedeva Fratel Barthélemy con i Novizi. Dimostra cosìla fiducia che aveva verso i Fratelli. (The First... p.18 della traduzione francese).

63 Blain, CL 8, p. 85.

64 Blain, CL 8, p. 87.

65 Blain, CL 8, p. 86. Maillefer riporta eventi si-mili sotto il titolo: “Rilassamento di diversi Fratelli”.(Maillefer, 1980, p. 257).

66 Blain, CL 8, p. 87.

67 Nel 1720, questo vescovo sarà uno degli eroidell’ultima epidemia di peste conosciuta in Francia,

epidemia che avrà inizio a Marsiglia.

68 Blain, CL 8, p. 88. Per Maillefer, i motividel ritiro di Monsignor de Belsunce sono gli stessidi quelli riportati da Blain: “Si indispone il vescovodi Marsiglia su questo agomento” (Maillefer, 1980,p. 259).

69 Secondo Maillefer, all’origine di queste dif-ficoltà ci sarebbe il parroco di San Martino: vediMaillefer, 1980 p. 258-260: “Il parroco... non ap-prezzava la maggior parte delle pratiche usate daiFratelli, per istruire i fanciulli, ed iniziò segreta-mente questa impresa” (p. 258). Maillefer da doveattinge questa informazione?.

70 Vedi Maillefer, 1980, p. 261 (sul noviziato ei suoi famosi libelli).

71 Blain, CL 8, p. 93. Maillefer qualifica questiFratelli come “temerari” (Maillefer, 1980. p. 261-262).

72 Blain, CL 8, p. 93-94. Vedi anche Maillefer1980, p. 266-267.

73 Blain, CL 8, p.94.

74 EP 1,0,2.

75 Blain, CL 8, p. 96.

76 Blain, CL 8, p. 96. Scrive Maillefer: “iniziòa dubitare che la sua impresa venisse da Dio. Fecericorso alla preghiera, ma non vi trovava più quel

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favore che addolciva le sue pene al culmine dellatentazione”. (Maillefer 1980, p.263).

77 Vedi la Meditazione 20 per le Domeniche diQuaresima: “L’abbandono a Dio nelle sofferenze enelle aridità” e la Meditazione 71, per la 18a dome-nica dopo Pentecoste: “Mezzi per guarire le malat-tie spirituali, sia volontaria che involontaria”.

78 Un po’ oltre ci si rende conto che pensa lastessa cosa di Parigi: la sua stessa persona è causadelle difficoltà incontrate dall’Istituto e che è me-glio scomparire. Ritornerà a Parigi soltanto dopo chei “nemici” saranno morti.

79 Blain, CL 8, p. 97. Vedi Maillefer, 1980, p.262-263: “Il Signor de La Salle cede alla tempesta esi ritira nell’eremo di Saint-Maximin” e “Si augura-va di finirvi i suoi giorni”.

80 Blain, CL 8, p. 98.

81 Maillefer, 1980, p. 264.

82 Blain, CL 8, p. 98-99. Maillefer non parla diquesto secondo passaggio a Mende. Secondo lui,Giovanni Battista de La Salle va direttamente daMarsiglia (la Sainte-Baume) a Grenoble. VediMaillefer, 1980, p. 268: “1714. Si ritira a Grenoble”.

83 Blain, CL 8, p. 100. Vedi anche Maillefer,1980, p. 269-270.

84 Blain, CL 8, p. 99. Questo fa sembrare il tem-po trascorso a Grenoble come una “rifondazione”:

Agli inizi, a Reims il Signor de La Salle viveva allostesso modo. Vedi Blain, CL 7, p. 182 , 229-230.

85 Vedi Blain, CL 8, p. 104. Secondo Blain, CL8, p. 54, Giovanni Battista de La Salle avrebbe co-nosciuto Jean d’Yse de Saléon a Saint-Sulpice. Nonpuò essere al seminario perché Jean d’Yse deSaléon è nato nel 1671 e il Signor de La Salle vistudiava nel 1670-1672 (Fratel Saturnino Gallego,Vida y pensamiento de san Juan Bautista de LaSalle, p. 76, nota 86).

86 Maillefer, 1980, p. 274, fatto dal “Signorl’Abate di Saléon, signore del luogo”.

87 Blain, CL 8, p. 103-105. Vedi anche Maillefer,1980, p. 273-276. Nel suo scritto, Maillefer conce-de soltanto quindici gioni alla presenza di GiovanniBattista de La Salle sulla collina di Parmenie: “Dopoessersi aiutati a vicenda con buoni consigli per iltempo di quindici giorni che trascorse in questa so-litudine, ritornò a Grenoble...” (p. 275).Vedi anche CL 57, p. 80. Il romitorio di Parmenieaveva un cappellano l’abate Joachim Bottu che virisiedeva dal 1712.

88 All’epoca si confondeva Maria Maddalena,con Maria sorella di Lazzaro. Ma nella Meditazio-ne 144 di Giovanni Battista de La Salle, “su MariaMaddalena”, questa confusione non c’è. MariaMaddalena è una delle sante donne sulla cui vita laScuola di spiritualità francese ama meditare, il car-dinale de Bérulle ha scritto un Trasporto su santaMaria Maddalena che ritroviamo nelle Opere Com-plete, volume 8, p. 411-494, Cerf, 1996. La Medi-

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tazione 147, di Giovanni Battista de La Salle è in-centrata su santa Marta.

89 Blain, CL 8, p. 97. Maillefer, 1980, p. 265:“E’ vero che in quel periodo, che era il più agitatodai vari pensieri sulle cose che gli si presentavanoincessantemente, molte volte gli venne l’idea di riti-rarsi in qualche parrocchia di Parigi per dedicarsiunicamente alla conversione dei peccatori per i qualisentiva una grande inclinazione, e di abbandonarecompletamente il suo Istituto alle cure della Provvi-denza.

90 Sorprendente, questo dialogo, ricostruito daBlain, con una pastora che non sapeva leggere eche, evidentemente, non parlava il francese del nord,ma un dialetto vicino al latino.

91 Blain, CL 8, p. 99. Vedi anche Maillefer 1980,p. 268, 270. “Si ritirò a Grenoble dove trovò i Fratel-li in una grande pace e risolse di rimanere con loroil più a lungo possibile. Scelse l’angolo più appartatodella casa e il meno in vista per dedicarsi alla pre-ghiera. Vi rimase diversi mesi, sconosciuto e comedimenticato, senza ricevere nè fare alcuna visita,uscendo solamente per recarsi agli esercizi spiri-tuali, alle ore stabilte”. (Maillefer 1980, p. 168).“Ritornò a Grenoble dove rimase nascosto. Rientrònella sua solitudine, colmo di idee di cose edificantiche man mano abbandonava per duplicare il suoamore per il raccoglimento e il silenzio di cui vede-va esempi così sensibili. Allontanava tutto ciò chepoteva distrarlo dall’orazione. Vi dedicava la mag-gior parte del suo tempo, in modo che si era certi ditrovarlo quasi sempre nell’oratorio. E anche se aves-

se avuto qualche impegno urgente durante la gior-nata non si esimeva di consacrarvi la maggior partedel giorno” (Maillefer, 1980, p. 270).

92 Blain, CL 8, p. 101. Maillefer (1980, p. 270) èmolto più succinto riguardo a questo episodio: “In-segna a Grenoble. Tuttavia, per un po’ fu costrettoa cedere alle necessità della scuola. Poiché il Fra-tello incaricato di quella della parocchia di Saint-Laurent, dietro suo ordine, iniziò un lungo viaggioper affari dell’Istituto, in sua assenza fu costretto asupplire e ad insegnare al posto suo. Si dedicò adistruire i bambini con una attenzione e carità chenon ci si stancava di ammirare. I genitori ne furonocosì edificati, e da allora si fecero una così grandeidea della sua virtù, che lo chiamavano semplice-mente il santo prete”. Per lui si trattò anche di unepisodio educativo scomodo (“fu costretto...”) per-ché distrasse il Fondatore dalle sue attività asceticheed intellettuali.

93 Blain, CL 8, p. 101.

94 Blain, CL 8, p. 102. L’edizione corretta è sta-ta rifiutata dall’editore (nel contesto della crisigiansenista con la promulgazione della bollaUnigenitus, temeva forse delle seccature) e quindinon ci è giunta. Vedi Maillefer 1980, p. 271. D’al-tronde non sappiamo nemmeno quali siano “le altreopere” alle quali aveva lavorato il Signor de La Salle.Su questa edizione rifiutata, vedi CL 20, p. V-VIII).

95 Blain, CL 8, Capitolo XII.

96 Su questa crisi istituzionale e i suoi sviluppi,

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Maiellefer rimane molto discreto: Maillefer, 1980,p. 177-280. Dice che le case “di Parigi e delle altreprovince soffrivano molto per la sua lunga assenza(p. 277), l’azione di Fratel Barthélemy di utilizzareun sistema di superiori ecclesiastici, poteva averespiacevoli conseguenze per l’Istituto”. “La mag-gior parte dei Fratelli ne mormoravano molto” (p.278). Al contrario del canonico Blain, Maillefer nonparla assolutamente di un qualsiasi “nemico nacostodel santo” che avrebbe voluto impossessari dellasua opera e mettere in disparte, almeno dalle operesulpiziane, il Signor de La Salle.

97 Blain, CL 8, p. 107-108. Maillefer confermaimplicitamente che Giovanni Battista de La Sallenon ha trasmesso a Fratel Barthélemy un potereparticolare al momento della sua partenza nel 1712:“Fratel Barthélemy, a cui il Signor de La Salle ave-va affidato il Noviziato di Parigi in sua assenza...”.(Maillefer, 1980, p. 277). Tuttavia il biografo di fa-miglia non indugia molto sul fatto, complessivamenteè d’accordo con Blain sugli inconvenienti di unamancanza di precisione a proposito del Superioredei Fratelli a Parigi.

98 Maillefer lo conferma quando parla di “qual-che soggetto irrequieto” che Fratel Barthélemy,sostenuto da Fratelli anziani, ha dovuto allontanare(Maillefer, 1980, p. 277-278).

99 Blain, CL 8, p. 108. L’analisi del biografo,anche se drammatizza un po’ i fatti, tuttavia è mol-to giusta: Blain sottolinea le sfide e i rischi dellasituazione che l’assenza e il silenzio prolungato delSignor de La Salle stanno provocando.

100 Blain, CL 8, p. 111. Il biografo usa molto beneil paragone con le comunità femminili.

101 Blain, CL 8, p. 112.

102 Ricordando che Godet des Marais è parentedi Madame de Maintenon ed uno di quelli che l’han-no aiutata ad attuare la Casa d’educazione di Saint-Cyr per ragazze figlie della nobiltà povera.

103 Blain, CL 7, p. 370.

104 E’ probabile che Giovanni Battista de La Sallesi consultasse prima di accettare l’apertura di unanuova comunità: con ecclesiastici amici, con i Fra-telli, e talvolta inviava anche un Fratello inavanscoperta: Mende, Brest... libero di ritirarlo se lecose non funzionano come a Guipavas (Brest). FratelBarthélemy si muove allo stesso modo, riunisce i piùvicini Fratelli anziani: Blain, CL 8, p. 111 (i “Fratelli”più autorevoli; Maillefer, 1980, p. 278 (“i più consi-derati dalla comunità”).

105 Blain, CL 8, p. 113. Fortunatamente è ciò chesuccederà con l’elezione di Fratel Barthélemy aSuperiore Generale dei Fratelli nel 1717, ma fu pos-sibile soltanto grazie alla presenza del Fondatore trai Fratelli.

106 Blain, CL 8, p. 113. Blain appare qui ancoramolto critico e duro nei confronti di Fratel Barthélemy“non si può scusare la debolezza!” (la debolezza nonè una scusa). In seguito ne farà l’elogio nel suo Sun-to della vita di Fratel Barthélemy, primo Superiore

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Generale della Società dei Fratelli (CL 8). Dopo l’ele-zione di Fratel Barthélemy e la morte del Signor deLa Salle, Blain rimarrà il superiore ecclesiastico deiFratelli di Rouen e di Saint-Yon, ed è a lui che sirivolgerà Fratel Timothée per redigere la biografiaufficiale del Fondatore.

107 Blain, CL 8, p. 114.

108 I “Fratelli più autorevoli” li ritroviamo nella let-tera del 1° aprile 1714 e altre volte a partire da qui.

109 Blain, CL 8, p. 115-116. Sicuramente ci pos-siamo interrogare sulla storicità di questa ricostituzionedi Blain, egli non era a Parigi e scrive venti anni dopoi fatti.

110 Maillefer, 1980, p. 279, parla di questa ripresacome di un “successo”.

111 Nel francese classico “esempio” può esserefemminile.

112 Blain, CL 8, p. 111,

113 L’abate de Brou sembra essere il superioreecclesiastico dei Fratelli di Parigi. Secondo Blain, èmanipolato “dal nemico del santo”: “Per giungerviecco le misure che prese. Si tenne nascosto senzaapparire affatto, se parlava lo faceva per bocca di unaltro. Se agiva, lo faceva con mano goffa. Questosignifica che si affidò ad una persona di fiducia chesi prestò a tutti i suoi desideri. Questi che si lasciavaguidare in tutto dai suoi pareri, tentò tutti i modiimmaginabili per condurre Fratel Barthélemy a ciò

che l’altro non aveva mai potuto portare il Signorde La Salle che era più lungimirante. Lo scopo eraquello di sopprimere nell’Istituto una quantità diusanze e pratiche, e di dargli un’altra forma di go-verno, con nuovi regolamenti e nuovi Superiori. Lapersona usata era proprio come gli serviva, un uomoretto, ma semplice, di grande virtù, ma poco illumi-nato, di grande zelo per il bene ma con poca cono-scenza delle necessità di una Comunità ; con gran-de ascendente per nascita o per le alleanze. Que-sto buon ecclesiastico gli era così devoto che nonvedeva nulla se non con i suoi occhi, e non facevanulla senza il suo parere. Pronto a prendere tutto ilpeso che desiderava dargli, condurlo quasi permano, e pretendeva, con la stessa mano, di guidarei Fratelli. Vi riuscì perché, tramite la voce di questovirtuoso ecclesiastico, fece accettare il suo siste-ma da Fratel Barthélemy” (Blain, CL 8, p. 111).Un po’ oltre, Blain presenta il Superiore in caricacome un uomo limitato e senza malizia, che si la-scia guidare da uno più maligno di lui “l’abileAchitofel” (p. 114). “Tuttavia, il virtuoso ecclesia-stico di cui abbiamo parlato, uomo distinto, che con-siderava soltanto il bene e non dava adito agli intri-ghi di chi li innescava, veniva da solo tra i Fratelli inqualità di Superiore”. (Blain, CL 8, p. 112); e “L’ec-clesiastico di cui parliamo era un uomo retto e sen-za malizia, ma colui che lo consigliava e che luiserviva così bene era molto astuto e sapeva farsiaprire le porte che gli erano state chiuse” (Blain,CL 8, p. 114).Blain, nella sua biografia, lascia intravvedere qual-cosa quando scrive: “Probabilmente fu ispirato anon andarvi, perché dopo aver celebrato la santamessa il mattino molto presto nella parrocchia di

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Saint-Sulpice, andò a salutare il Signor abate deBrou ed accomiatarsi: Questo degno abate che siconsacra, nella sua vita umile e nascosta, a tutte lebuone opere che non brillano, era stato pregato dalSignor de La Chétardie di occuparsi dei Fratelliquando il Signor de La Salle si era eclissato in Pro-venza e di render loro i favori di cui avevano biso-gno. (Blain, CL 8, p. 127). Allora sarebbe il Signorde la Chétardie “il nemico nascosto” che manipo-lava il Signor de Brou?

114 Blain, CL 8, p. 149. Seguendo la cronologiadi Blain, la lettera dell’abate Vivant, datata 4 aprile1714, che mantiene la situazione precedente perquanto riguarda la Regola, è di qualche giorno po-steriore alla corrispondenza che i Fratelli più auto-revoli indirizzano al Signor de La Salle.

115 Vedi in Cahiers Lasalliens 57, p. 178-181, lostudio di Fratel Michel Sauvage che pone in paral-lelo lo scritto di Blain e la lettera dei Fratelli del 1°aprile 1714.

116 Blain, CL 7, p. 186.

117 Blain, CL 7, p. 187; vedi anche la Meditazio-ne 67, per la XIV domenica dopo la Pentecoste:“L’abbandono alla Provvidenza”.

118 Blain mette le virgolette per tutto questo bra-no, e fa parlare direttamente il suo personaggio,ma o Giovanni Battista de La Salle ha lasciato unatraccia scritta delle sue riflessioni oppure è una ri-costruzione del suo biografo.

119 Blain, CL 7, p. 167-168. Ancora una voltaBlain fa parlare i Maestri, mentre non ha alcuna te-stimonianza diretta su cui basarsi per far prenderloro questa decisione: A meno che tutto questo nonfaccia parte di un “memoriale” (“Il memoriale degliinizi”) lasciato da Giovanni Battista de La Salle.

120 Secondo le parole di Blian, CL 7, p. 188

121 Blain, CL 7, p. 188-189.

122 Blain, CL 7, p. 191-192-

123 Vedi la Regola dei Fratelli del 1987, n° 53:Blain. CL 7, p. 240-241.

124 Comportandosi in questo modo Giovanni Bat-tista de La Salle prende le distanze dalle abitudinisociali del suo tempo: il mestiere, lo stato di vita, ilvissuto in quanto ereditario. Bisogna seguire il cam-mino tracciato dalla famiglia. Per questo c’è l’attac-camento degli artigiani e dei commercianti alle cor-porazioni: in questo modo viene facilitato al massimoil lavoro dei figli alla professione del padre. Lo ritro-viamo anche nella Chiesa con la trasmissione deibenefici o delle cariche pastorali da zio a nipote(vescovadi, parrocchie). E’ stato così anche nell’as-segnazione del canonicato del canonico Dozet in fa-vore di Giovanni Battista de La Salle, suo cugino. Eil Fondatore rassegnando il canonicato in favore del-l’abate Faubert e non di suo fratello Jean-Luois, rom-pe dei legami stabiliti dalla società del XVII secolo.Non ci si deve meravigliare, allora, della violenza dellareazione della famiglia e, in generale, del suo am-biente sociale. E’ un patrimonio che sfugge, è un

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potente segno di identità che esce dalla famiglia, èun impoverimento simbolico.

125 Blain, Sunto, CL 8, p. 19.

126 Maillefer, nelle sue due biografie, cita questotesto nei termini della versione che è circolata tra lacomunità, ma lo colloca al 1° aprile 1715. D’altrondetutto il suo racconto sul’argomento avviene nel 1715,ora si sa con certezza che Giovanni Battista de LaSalle è rientrato a Parigi dal 17 luglio 1714 (lettera diFratel Barthélemy all’abate Martineau, parroco diMende, che parla del passaggio del Signor de La Sallea Mende) e il 15 ottobre 1714 (lettera del Signor deBrou al Signor Martineau che gli dice che il Signorde La Salle è ritornato a Parigi); vedi Fratel José-Maria VALLADOLID, LASALLIANA N° 31,CRONOLOGIA LASALLIANA, Roma, 1994, p.199 e 200.

127 Blain, CL 8, p. 120.

128 Blain, CL 8, p. 119.

129 Fratel Leo Burkhard era convinto che il Si-gnor de La salle avesse ricevuto la lettera “dei piùautorevoli Fratrelli di Parigi, Versailles e Saint-Denis”a Parménie. Ha fatto incidere e sistemare una lapidea Parmenie per commemorare la scelta che ha sal-vato l’Istituto. Non siamo costretti a seguire questaopinione.

130 La lettura parte dall’intuizione che i Fratelli,come il Fondatore, sapevano usare le risorse dellaretorica per presentare la loro argomentazione. L’in-

segnamento della retorica si impartiva nei collegi, ediversi Fratelli, avendo seguito corsi scolastici, era-no in grado di utilizzarle. Lo studio dei testi del Si-gnor de La Salle con le tecniche di studi letterarinon è da considerare frivolo e i risultati possonorivelarsi molto creativi per comprendere il suo pen-siero.

131 Vedi in Cahiers Lasalliens 57, p. 142-145, unostudio di Fratel Michel Sauvage sulle eventuali iden-tità di questi “autorevoli Fratelli”.

132 Noi sottoscritti, Fratelli delle Scuole cristia-ne riuniti nella casa di Saint-Yon, per curare ciòche c’è di più urgente e che riguarda il bene delnostro Istituto, constatando, che da più di un anno,il Signor de La Salle, nostro Istitutore, a causa dellesue malattie non può badarvi abbiamo ritenuto op-portuno e giudicato necessario che FratelBarthélemy incaricato di guidare la nostra societàda diversi anni, si rechi ora a visitare tutte le caseche ne dipendono per conoscerne il modo di viveree cosa vi succede di modo che, in seguito, possatrovare, con i Fratelli più autorevoli, il modo chetutti abbiano la stessa unione e uniformità, di stabi-lire e definire il nostro governo e provvedere, nellostesso tempo, al regolamento generale del nostroIstituto, in una assemblea che indicherà di tenere,dalla festa dell’Ascensione fino a Pentecoste. Perquesto abbiamo firmato. Fatto a Saint-Yon il 4 di-cembre 1716. Firmato: Fratel François, FratelDosithée, Fratel Charles, Fratel Ambroise, FratelÉtienne,Ritengo molto opportuno quanto i Fratelli hanno quideciso. Firmato: de La Salle.

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Noi, superiore delle Scuole cristiane, nominato daMonsignore l’arcivescovo di Rouen permettiamo aFratel Barthélemy di assentarsi per qualche meseper fare quanto il Signor de La Salle e i Fratelliritengono necessario, e che anche noi riteniamo ne-cessario. Firmato: G. B. Blain”. E il documento ècontrofirmato da due notai, Luce e Sanadon. (FratelLucard, Vita del Venerabile Giovanni Battista deLa Salle 2, p. 162-163).

133 Per commentare la lettera del 1° aprile 1714useremo abbondantemente le Meditazioni per ilTempo del Ritiro di Giovanni Battista de La Salle.Le Meditazioni sono una rilettura dell’itinerario delleScuole cristiane e della Storia della Salvezza da loroofferta, possono anche esser lette come un trattatodi “spiritualità dell’educatore” e come un trattatodella “consacrazione del Fratello a Dio.

134 Vedere in seguito il parallelismo di FratelMichel Sauvage tra la lettera del 1° aprile 1714 e leFormule dei Voti del 1691 e del 1694.

135 Siamo noi ad evidenziarlo.

136 Fratel Irenée (Claude-François du Lac deMontisambert) è nato a Tigy (dipartimento delLoiret), nella diocesi di Orléans, il 30 ottobre 1691,ed è entrato nell’Istituto il 6 maggio 1714 o versoquella data. Proveniente da una famiglia di nobiltàdi spada. Luogotenente del reggimento diChampagne, ferito nella battaglia di Malplaquet nel1709. Nel 1713 lascia le armi. Incontra GiovanniBattista de La Salle a Grenoble ed entra nell’Istitu-to, Molto in fretta diviene l’aiutante di Fratel

Barthélemy al Noviziato di Saint-Yon e lo sostituiscequando questi è eletto Superiore Generale. Diventapoi Assistente di Fratel Thimothée pur rimanendodirettore del Noviziato. In qualità di Assistente, FratelIrenée fece diverse visite a tutte le comunità. Conqueste visite esercitò un grande influsso sui Fratelli,specialmente per la profondità della sua spiritualità.Numerosi Fratelli erano stati suoi Novizi e a lui do-vevano la loro formazione allo spirito del Fondatore.Dal 1717, quando divenne Direttore dei Novizi e pertutto il periodo in cui fu Assistente, dal 1725 al 1747,Fratel Irenée è stato un personaggio determinantedella formazione dei Fratelli (Vedi Fratel AugustineLoes, The First... traduzione francese, p. 148-155).

137 CL 3, p. 20-21-

138 E’ quanto da noi evidenziato.

139 Vedi RC, 11.

140 Blain, CL 8, p.111, 116, 118, 149.

141 Sostanzialmente la formazione odierna non ècambiata, anzi si è rafforzata: “E per questo, pro-metto e faccio voto di vivere e rimanere in Societàcon i Fratelli delle Scuole cristiane che si sono asso-ciati per tenere insieme e in associazione le scuole aservizio dei poveri” (Formula dei voti del 2007).

142 Queste considerazioni sul contenuto della gra-tuità le ritroviamo nella Regola del 1725, al CapitoloXVIII. “A cosa ci obbligano i Voti” (CL 25, p. 169),un capitolo nuovo che non figura nella Regola del1718.

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143 Vedi DA 105,1: “Cos’è la Chiesa e quali sonoi segni che la fanno conoscere”.

144 Fratel Michel Sauvage ha commentato inmaniera esaustiva la lettera del 1° aprile 1714 inCahiers Lasalliens 57, p. 137-191. La presentazio-ne della lettera con le diverse formule dei voti sitrova a p. 176-177.

145 Vedi Blain, CL 8, p. 124.

146 LA 32,11. Si può pensare che il ricordo delVoto eroico del 1691 tra il Signor de La Salle, NicolasVuyart e Gabriel Drolin, non è andato perso, FratelGabriel Drolin va associato a questo atto decisivonel quale il progetto degli inizi prende il suo volto(quasi) definitivo.

147 Blain, CL 8, p. 134.

148 Vedi al termine di quest’opera.

149 Blain, CL 8, p. 108.

150 1 Tim. 2:4.

151 1 Cor. 3:10.

152 1 Tim. 2:4.

153 Nella sua Presentazione all’edizione delleMeditazioni per il Tempo del Ritiro al XL CapitoloGenerale, p. 43.

154 1 Tim. 2:4 in MR 193,1,1.

155 Ap. 7:14 in MR 208,3,2.

156 Rm. 1:17.

157 Hab. 3:2.

158 Atto dell’elezione di Giovanni Battista de LaSalle, il 7 giugno 1694. CL 3, p. 10, f. 18.

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INDICEGiovanni Battista de La Salle e i Fratelli 1714 - 2014

I Un tempo di cambiamenti 7Panorama sulla società francese 9La Francia in guerra 12Dopo la revoca dell’Editto di Nantes 12Un periodo di piccola glaciazione 14Un regno che termina 15Un nuovo episodio della questione giansenista 15

II Giovanni Battista de La Salle e i Fratelli 19Generazioni diverse 21I Fratelli delle Scuole cristiane: una Comunità nuova 23Il caso Clément e i suoi riflessi: una “crisi” con i Fratelli? 26Tra Giovanni Battista de La Salle e Fratel Barthélemy si è forse scavato un fossato? 29

III Ricerca di Dio, silenzio di Dio 33Da Mende a Marsiglia, un altro mondo, un’altra cultura 35E’ venuto in Provenza solo per distruggere 37Dio non si faceva più sentire 40Fuggire gli uomini 41Comunità e Missione, o il Dio ritrovato 43

IV Le radici di un racconto 47“Prometto e faccio voto di unirmi e rimanere in Società con... per... 49A Parigi si ridisegna l’Associazione 50L’organizzazone di un altro Istituto 51

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Cambio di Superiore e cambio di Regola 52Quale volto avrà la Comunità delle Scuole cristiane? 56Trent’anni prima: quando i maestri di Reims prendono la parola 58La problematica dei Maestri di Reims 59La risposta di Giovanni Battista de La Salle: un impegno 61Il nome “Fratelli” 63

V In nome e per conto del corpo della Società 65La lettera del 1° aprile 1714. Lettura retorica 68Noi principali Fratelli... e obbedienti inferiori 69La lettera dei Fratelli: un rinnovo dell’Alleanza del 1694 71A servizio della Chiesa 76Un dono di Dio 78Tutti ne sono convinti 79Il ministero di Fondatore 82La lettera del 1° aprile 1714: una rilettura dei Voti 82

VI Prendi il largo 85Completare la “santa opera di Dio” che mi è stata affidata 87Linee portanti 90E’ Dio che guida la storia 90L’opera di Dio è luogo di salvezza 92Lavorare per la Chiesa 94La questione dell’associazione 94La questione del governo 96In un certo modo, nella vita dei Lasalliani, sono ancora domande attuali 98

Dobbiamo concludere? 100Note 103Bibliografia 117Indice 119

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