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5 AI Numero 5 30/09/2014 1 Sommario P PRIMO PIANO R RICERCA Gli argomenti di ricerca dell’Istituto IRIDE nei suoi primi 10 anni di attività Chi ci ha accompagnato in questi 10 anni di attività I INGEGNERIA La traduzione pratica della ricerca: la Teoria nell’Applicazione Studi, ricerche, ingegneria: 10 anni di attività dell’Istituto N NOI Studi, ricerche, ingegneria: 10 anni di attività dell’Istituto Culmina nel maggio del 2004 l’idea dei soci fondatori di costituire una struttura che possa esse- re un punto di riferimento per loro e per tutti coloro che abbiano la voglia e la necessità di “sfogare” le loro idee e concretizzarle in schemi, proposte, note, articoli, libri, da esporre in mo- menti di confronto, quali seminari, convegni ecc. Forse il tutto nasce quasi per scherzo, al di fuori delle proprie attività ordinarie sia di lavoro che personali, ma pian piano si consolida e ci si rende conto che l’idea può funzionare. Da semplici momenti di confronto interno, si comincia il confronto con il mondo esterno, con l’ambito uni- versitario, cogli Enti istituzionali e/o gestionali e l’iniziativa procede. E’ con vero piacere che oggi ci si rende conto che sono già passati 10 anni da quel momento: certamente pochi rispetto ad un’era geologica o ad un’intera carriera lavorativa, ma molti se riferiti ad un’iniziativa che aveva come unico obiettivo quello di fare il punto della situazione. Nella realtà è forse proprio questo il punto di forza: rinnovarsi e mettersi in discussione di gior- no in giorno, sviluppando idee e proposte che basandosi sull’esperienza forniscano spunti e modalità di lavoro da applicare nella pratica professionale. Questa è proprio l’esperienza concreta ed il percorso seguito dall’Istituto in questi 10 anni. Du- rante i primi anni le attività sono state per lo più finalizzate a studi e ricerche, ma dopo aver maturato una certa conoscenza e consapevoli di poter contare su un background interessante nella materia “ambientale” le stesse sono andate dirigendosi anche verso la pratica applicazio- ne. Stimolati anche da eventi esterni e da chi ha compreso e condiviso l’iniziativa, i responsabili dell’Istituto hanno ritenuto di poter coadiuvare la ricerca anche con le proprie attività nel cam- po operativo dell’Ingegneria e di coniugare direttamente studi e ricerche alla pratica professio- nale e ai servizi di ingegneria. Quali saranno i risultati sarà il tempo a dirlo, ma ringraziamo tutti quelli che hanno creduto e credono in noi e lanciandoci in un nuovo periodo di attività riteniamo che siano proprio i lettori di questi Appunti i migliori testimoni e “giudici” delle nostre attività. APPUNTIRIDE 11 1 3 10 12 Gli sviluppi futuri P Perché l’Istituto per la Ricerca e l’Ingegneria Dell’Ecosostenibilità — I.R.I.D.E. I INGEGNERIA

Appuntiride speciale x anni

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Come spesso capita di dire il tempo scorre velocemente e nello scorso mese di maggio ci siamo accorti che sono passati 10 anni da quando, quasi per gioco, è stato fondato l’Istituto IRIDE. Ci siamo quindi dedicati ad un esame critico di questi “primi” 10 anni e riesaminando le attività svolte, specialmente in termini di studi e ricerche, né sono nati interessanti spunti per le prossime sfide. Abbiamo raccolto il tutto nel ns periodico contributo di AppuntIRIDE e sono particolarmente contento di porlo alla Vs attenzione. Ringraziando tutti per l’attenzione che ci è stata dedicata, rimango a disposizione per qualsiasi suggerimento e idea Mauro DI PRETE

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AI Numero 5 30/09/2014 1

Sommario

P PRIMO PIANO

R RICERCA Gli argomenti di ricerca dell’Istituto IRIDE nei suoi primi 10 anni di attività

Chi ci ha accompagnato in questi 10 anni di attività

I INGEGNERIA La traduzione pratica della ricerca: la Teoria nell’Applicazione

Studi, ricerche, ingegneria: 10 anni di attività

dell’Istituto

N NOI

Studi, ricerche, ingegneria:

10 anni di attività dell’Istituto

Culmina nel maggio del 2004 l’idea dei soci fondatori di costituire una struttura che possa esse-

re un punto di riferimento per loro e per tutti coloro che abbiano la voglia e la necessità di

“sfogare” le loro idee e concretizzarle in schemi, proposte, note, articoli, libri, da esporre in mo-

menti di confronto, quali seminari, convegni ecc.

Forse il tutto nasce quasi per scherzo, al di fuori delle proprie attività ordinarie sia di lavoro che

personali, ma pian piano si consolida e ci si rende conto che l’idea può funzionare. Da semplici

momenti di confronto interno, si comincia il confronto con il mondo esterno, con l’ambito uni-

versitario, cogli Enti istituzionali e/o gestionali e l’iniziativa procede.

E’ con vero piacere che oggi ci si rende conto che sono già passati 10 anni da quel momento:

certamente pochi rispetto ad un’era geologica o ad un’intera carriera lavorativa, ma molti se

riferiti ad un’iniziativa che aveva come unico obiettivo quello di fare il punto della situazione.

Nella realtà è forse proprio questo il punto di forza: rinnovarsi e mettersi in discussione di gior-

no in giorno, sviluppando idee e proposte che basandosi sull’esperienza forniscano spunti e

modalità di lavoro da applicare nella pratica professionale.

Questa è proprio l’esperienza concreta ed il percorso seguito dall’Istituto in questi 10 anni. Du-

rante i primi anni le attività sono state per lo più finalizzate a studi e ricerche, ma dopo aver

maturato una certa conoscenza e consapevoli di poter contare su un background interessante

nella materia “ambientale” le stesse sono andate dirigendosi anche verso la pratica applicazio-

ne.

Stimolati anche da eventi esterni e da chi ha compreso e condiviso l’iniziativa, i responsabili

dell’Istituto hanno ritenuto di poter coadiuvare la ricerca anche con le proprie attività nel cam-

po operativo dell’Ingegneria e di coniugare direttamente studi e ricerche alla pratica professio-

nale e ai servizi di ingegneria. Quali saranno i risultati sarà il tempo a dirlo, ma ringraziamo tutti

quelli che hanno creduto e credono in noi e lanciandoci in un nuovo periodo di attività riteniamo

che siano proprio i lettori di questi Appunti i migliori testimoni e “giudici” delle nostre attività.

APPUNTIRIDE

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12 Gli sviluppi futuri

P

Perché l’Istituto per la Ricerca e l’Ingegneria

Dell’Ecosostenibilità — I.R.I.D.E.

I INGEGNERIA

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Le ricerche effettuate in campo ambientale da parte dell’Istituto sono nate dalla consapevo-

lezza del ruolo centrale dello sviluppo scientifico ed economico nella crescita della società.

Negli ultimi 50 anni tale sviluppo ha portato delle modifiche sostanziali e a volte irreversibili

non solo nell’ambiente in cui viviamo ma anche nel modus vivendi della società e dei propri

individui. A tale consapevolezza se ne affianca una seconda: la necessità di uno sviluppo dif-

ferente, sostenibile, e l’ingegneria quale strumento necessario al suo raggiungimento.

Le ricerche e gli spunti che hanno coinvolto e coinvolgono tutt’ora I.R.I.D.E., se pur nati da

spunti differenti, si incastrano in un quadro organico e armonico che ha l’ambizioso obiettivo

di raggiungere una diversa chiave di sviluppo, in direzione di una sostenibilità latu sensu.

Infatti, se pur sia consolidato il concetto di sostenibilità nel pensiero comune, l’applicazione

pratica è tutt’altro che definita e spesso si riduce alla ricerca di una mera riduzione delle inter-

ferenze o alla compensazione del danno.

Qualcuno potrebbe dire “E’ già qualcosa…!”. I.R.I.D.E. e il proprio gruppo di lavoro credono,

invece, che attraverso la ricerca sia possibile non accontentarsi. Concordando con quanti fan-

no derivare il termine “ingegneria” dal latino ingenium nel senso di capacità ed ingegno e non

con il significato di semplice macchina, I.R.I.D.E. ha voluto affidare all’Ingegneria il ruolo di

catalizzatore di ricerche e pratiche, in materie e campi anche diversi da quelli dell’ingegneria

tradizionale, sfruttando sinergie di conoscenze e risorse, al fine di poter tradurre la teoria

della sostenibilità nella pratica della sostenibilità.

Da qui derivano 10 anni di dibattiti e ragionamenti che hanno portato l’Istituto ad affrontare

diverse tematiche ambientali da cui ne sono derivati altrettanti filoni di ricerca. Abbiamo pro-

vato a fare il punto sulle ricerche e sulle tematiche principali che sono state affrontate e ad

esporlo nelle pagine seguenti, perché è anche da queste che sono derivati spunti, modalità e

principi che hanno contraddistinto le nostre attività, vissute con interesse e soddisfazione.

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APPUNTIRIDE n. 5/2014

Un percorso armonico verso la sostenibilità...

Gli argomenti di ricerca dell’Istituto

IRIDE nei suoi primi 10 anni di attività R

Dallo sviluppo allo

sviluppo

sostenibile

ECOLOGIASOCIOLOGIA

AMBIENTALE

ANALISI

EMERGETICA

RILETTURA

DELLA

VALUTAZIONE

IMPATTO

AMBIENTALE

SOSTENIBILITA’

AMBIENTALE

VALUTAZIONE

AMBIENTALE

STRATEGICA

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APPUNTIRIDE n. 5/2014

La “Crisi” Ecologica

Gli spunti forniti dall’ecologia

Si è pensato che per arricchire i concetti propri dell’ingegneria occorresse partire da un’altra

disciplina apparentemente antitetica, ma che in realtà è altamente coerente e complementare

a questa: l’Ecologia. L’ecologia infatti nasce come disciplina che studia le funzioni di relazione

degli organismi con l’ambiente circostante e tra loro.

Volendo essere più precisi si potrebbero considerare, oltre all’ecologia classica, due branche di

interesse ai fini di un’analisi sinergica:

l’ecologia umana, la quale si occupa dell’ambiente dell’uomo ed è divenuta una scienza

trasversale, interessando anche le discipline sociali e geografiche;

l’ecologia applicata, la quale si occupa dello studio della struttura e della conservazione

degli ecosistemi naturali correlati con l’uomo, affiancando all’analisi del deterioramento

dei sistemi naturali l’analisi della gestione delle risorse ambientali, con riferimento agli

aspetti economici di tali risorse.

In questa logica il termine ambiente sottende quindi l’idea di qualcosa di più ampio, che non è

dato di per sé, ma che si deve definire e percepire in relazione all’opera ingegneristica e all’a-

nalisi dei nuovi equilibri che si vengono a determinare nel sistema ambiente con l’introduzione

dell’opera stessa.

La logica che l’ecologia stessa suggerisce è quella di un’analisi sistemica che sia in grado di

analizzare le trasformazioni che derivano dall’adozione di determinati standard tecnici.

Si è quindi passati ad analizzare il tema della “crisi” ecologica, spinti dall’evidente presenza di

perturbazioni indotte dall’uomo nell’ambiente. Ci si è chiesti se non fosse possibile che il siste-

ma stesso non dovesse tenere in conto delle variazioni e, conseguentemente, adattarsi, ovve-

ro pensare di “usare” l’ingegneria per aiutare il sistema ambientale.

Analizzando i Fattori ecologici ci si accorge che i Fattori edafici e podologici, i Fattori climatici,

(temperatura, precipitazioni, venti, luce), i Fattori biotici (interazioni), i Fattori topografici

(altitudine, esposizione), ecc., agiscono su tutti gli ecosistemi, modificandone la struttura e la

composizione. Da tali osservazioni empiriche la tematica diviene duplice: “modesti cambia-

menti di questi fattori possono dar vita a condizioni critiche oppure l’evoluzione di stretti inter-

valli di tolleranza potrebbe essere considerata una forma di specializzazione, che si risolve in

una maggiore efficienza a spese dell’adattabilità e contribuisce ad incrementare la diversità

della comunità nel suo insieme?”.

Per affrontare questi aspetti occorre far riferimento alle leggi che regolano il funzionamento

dei meccanismi evolutivi naturali. Dalle leggi della termodinamica si evince come l’energia

tenda a degradarsi assumendo una forma non utilizzabile. Tale tendenza è chiamata entropia,

termine che esprime la propensione dell’energia al disordine ed alla destrutturazione.

La tendenza universale ineluttabile verso il disordine (massima entropia), che è anche perdita

della disponibilità di energia utile, chiamata da Clausius la “morte termica”, porta al così detto

equilibrio termodinamico, che è appunto la morte dei sistemi biologici e degli ecosistemi attra-

verso la distruzione della diversità. Per questa ragione i sistemi viventi cercano di evitare la

situazione di equilibrio termodinamico mantenendosi il più lontano possibile da esso, auto-

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organizzandosi grazie ai flussi di materia e di energia che ricevono dall’esterno e da sistemi in

condizioni di temperatura e di energia diverse da loro.

Da tali spunti la necessità di individuare una modalità con la quale proporre interventi di inge-

gneria che siano in grado di considerare le contemporanee interazioni e le dinamiche esistenti

tra i sistemi economici e quelli ecologici alla luce delle leggi della natura.

La scala dei flussi di energia e di materia indotti dall’uomo attraverso le sue azioni, che si ri-

versano nell’ambiente in relazione alle capacità di assorbimento dei sistemi ecologici della

Terra, se non gestiti, ovvero “progettati”, diventa un problema cruciale. In aggiunta al proble-

ma ambientale in termini di un efficiente ripartizione delle limitate risorse ambientali, emerge

quindi il problema ambientale come macroproblema o come problema di scala, emerge cioè la

necessità di determinare i limiti superiori dei flussi antropogenici di energia e di materia che

possono essere prodotti in rapporto all’ecosistema più vasto. Stabilire i limiti superiori non

significa riconoscere una rigida restrizione dei bilanci ma solo dimensionare le azioni in termini

reali e intrinsecamente compatibili con il concetto che le risorse sono limitate e pertanto ver-

ranno “rispettate” e prese “in prestito” con “ingegno”.

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APPUNTIRIDE n. 5/2014

La sociologia ambientale e il Nuovo Paradigma Ecologico

Nel tentativo di comprendere i rapporti e le interazioni tra mondo sociale e ambiente naturale

si può far ricorso ad alcuni studi della sociologia dell’ambiente. In particolare, dai lavori di

Reley Dunlap e William Catton si può comprendere come tali rapporti siano caratterizzati,

nelle prospettive esistenti, da un'unica visione profondamente antropocentrica che i due so-

ciologi americani chiamano “paradigma dell’eccezionalismo umano (HEP – Human exceptiona-

lism paradigm)”. In questa visione la volontà umana può tutto e le risorse disponibili sono

virtualmente illimitate.

Ma ciò non è: secondo i citati autori per affrontare la crisi ecologica è allora necessaria una

nuova prospettiva, un nuovo paradigma, che ridefinisca le aspettative della specie umana nei

confronti della natura. Nasce così il nuovo paradigma ecologico (NEP – New ecological para-

digm) che è caratterizzato dai seguenti principi:

gli esseri umani, pur possedendo tratti peculiari, sono solo una tra le tante specie della

comunità biotica;

i legami tra esseri umani ed ambiente sono complessi e includono meccanismi di re-

troazione: le azioni dell’uomo producono altre possibili conseguenze a volte inattese;

la terra costituisce un ambiente fisicamente e biologicamente limitato: ciò impedisce

una crescita indefinita della specie umana e delle sue attività.

L’inventiva umana può sembrare in grado di gestire il superamento dei limiti della capacità di

carico dell’ambiente, tuttavia le leggi ecologiche non possono essere abolite: l’uomo non può

essere esentato dai vincoli definiti dall’ambiente fisico e biologico e dalle regole che lo gover-

nano.

In tale ottica non si intende rigettare lo sviluppo, ma ripensarlo, spostando l’attenzione

dall’accezione socio-spaziale a quella biofisica del concetto di ambiente. Il concetto fondante è

che la crisi ambientale derivi dal superamento della “capacità di carico” rispetto alle tre fun-

zioni che l’ambiente svolge per gli esseri umani: spazio vitale ; serbatoio di risorse; deposito

di rifiuti. L’approccio di Dunlap e Catton si situa ad un livello molto astratto e non immediata-

mente traducibile sul piano empirico ma risulta estremamente utile per derivarne alcune con-

sapevolezze e quindi indirizzare la ricerca e l’ingegneria per una sostenibilità reale.

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APPUNTIRIDE n. 5/2014

L’analisi Emergetica

Da quanto sin qui esposto si evince la necessità di trovare metodi scientifici che permettano

da un lato di adottare metodologie e prodotti innovativi, dall’altro che consentano di effettua-

re una scelta in grado di tenere in considerazione i diversi aspetti dei rapporti uomo-ambiente,

nell’ottica di supportare le politiche e le decisioni per una corretta trasformazione del territorio

ed il conseguente perseguimento dello sviluppo sostenibile.

Proprio rispetto a quest’ultimo aspetto si è cercato di razionalizzare il fenomeno, individuando

un metodo che consentisse di determinare il livello di qualità dell’ambiente dell’area di riferi-

mento per un determinato progetto, al fine di comprendere se l’opera può permettersi di sot-

trarre “naturalità” all’ambiente nel quale si inserisce, ovvero al contrario se quella porzione di

territorio contiene in sè sufficienti capacità per accettare ulteriori modifiche senza superare la

soglia del “non ritorno”.

Dal momento che la produzione, l’uso e il riciclo di ogni risorsa sono per buona parte dipen-

denti dalla disponibilità e dalla concentrazione dell’energia dell’intero processo, l’attenzione va

rivolta proprio ai diversi modi di valutare la concentrazione o meglio la “qualità” dell’energia.

Quando si svolge un processo reale esso è irreversibile e comporta dissipazione dell’energia

disponibile che assume forme meno pregiate; in questo processo l’ambiente deve sostenere

alcune trasformazioni che possono turbare la stabilità della biosfera nel suo insieme, per cui le

decisioni che modificano lo stato ex-ante devono essere prese sulla base di un sistema di va-

lori compatibili con la dinamica e gli equilibri propri dei fenomeni naturali.

In questa logica, da un attenta analisi dei principali studi che affrontano il tema, si è riscontra-

to che esiste un sistema di indicatori e di criteri di lavoro che va sotto il nome di “analisi emer-

getica”, che è in grado di riconoscere le differenze tra le preferenze di breve periodo e benes-

sere di lungo periodo ed è altresì utile per determinare quantitativamente il valore di una ri-

sorsa. Con questa metodologia di analisi è possibile confrontare il valore dei sistemi naturali

ed antropici ed i loro prodotti, così da determinare l’importanza relativa ed il contributo al

benessere complessivo ed alla sostenibilità della biosfera.

L’analisi emergetica si basa su concetti di organizzazione sistemica che originano dai lavori di

Lotka (1922), von Bertalanffy (1968) e Odum (1983). In conseguenza del suo fondarsi sull’e-

cologia e sulla teoria generale dei sistemi, la cornice generale della teoria emergetica ha oriz-

zonti spazio-temporali e applicabilità più vasti rispetto alle teorie tradizionali. Si definisce

emergia, pertanto, la quantità di energia solare che è necessaria (direttamente o indiretta-

mente) per ottenere un prodotto o un flusso di energia in un dato processo; la sua unità di

misura è il solar emergy joule (sej). La transformity è quindi l’energia di un prodotto divisa

per il suo contenuto energetico. L’unità di misura è il sej/j.

Si constata quindi che più grande risulta essere il flusso emergetico complessivo necessario

per supportare un certo processo, maggiore è la quantità di energia solare che questo consu-

ma ovvero maggiore è il costo ambientale presente o passato necessario a mantenerlo. Que-

sto significa che un alto flusso di emergia può essere indizio di un alto livello organizzativo di

un sistema o meglio (nell’utilizzo che se ne intende fare) di una non efficiente utilizzazione

delle risorse disponibili.

La valutazione emergetica di un processo, di un deposito di risorse, di un intervento, ovvero

di una porzione territoriale richiede una procedura di calcolo abbastanza semplice essendo

basata su poche operazioni algebriche.

In conclusione l’approccio emergetico è in grado di tener conto del lavoro che l’ambiente deve

svolgere per produrre un certo bene e ciò risulta di fondamentale importanza al fine di perve-

nire alla quantificazione di beni/azioni sostenibili. Questa fase della ricerca è stata centrale

nella messa a punto da parte di I.R.I.D.E. di idee, proposte operative nonché per maturare

una nuova consapevolezza che occorre tradurre e prospettare in metodi, procedure e norme

visto che l’ingegneria si basa e si muove da queste.

L’emergia B del

flusso k-esimo è

data dal prodotto

dell’iesimo contenu-

to energetico Ei e la

sua transformity Tri

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Proposta progettuale

Esclusione(Non si riscontrano

elementi di accettabilità)

• Coerenza con le scelte strutturanti il progetto preliminare

• Conformità con le specifiche normative ambientali

• Ottimizzazioni ambientali volte a risolvere gli aspetti di non conformità

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2

Sostenibilità?

Accettabilità

Verifica ambientale ex-lege su

progetto definitivo

Verifica di sostenibilità su progetto preliminare

(VIA)

Autorizzazione alla realizzazione e all’esercizio

Verifiche ed ottimizzazioni

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APPUNTIRIDE n. 5/2014

La necessità di un diverso contesto normativo...

Con la definizione del quadro di criticità fornito dall’analisi ecologica, o meglio dalla crisi ecolo-

gica, e contemporaneamente dalla crescita e consolidamento di concetti quali “Sviluppo So-

stenibile” e “Sostenibilità Ambientale” , è emersa la necessità di avere un quadro normativo

aggiornato che sia in grado di considerare i nuovi paradigmi determinati e imposti dalla cre-

scente pressione antropica sul territorio.

In quest’ottica I.R.I.D.E. ha più volte ribadito la necessità di superare l’approccio di mera veri-

fica di “rispetto dei limiti” per passare ad una valutazione a tutto campo dell’opera e dei suoi

effetti su tutte le sfere della sostenibilità.

Le proposte in tal senso riguardano in primis la revisione delle Norme Tecniche per la redazio-

ne degli studi di impatto ambientale, cambiando i criteri di elaborazione degli studi, i quali

devono basarsi sul concetto di “capacità di ricezione” dell’opera da parte dell’ambiente deter-

minata mediante il confronto tra “l’offerta dell’ambiente” disponibile nel contesto e la

“domanda di ambiente”. Si tratta di un processo di integrazione del nuovo intervento che

evidenzia la possibilità dell'ambiente di sostenere, accogliere, accettare l'intervento senza che

ciò ne comprometta, nel tempo, l'equilibrio, secondo i principi di sviluppo sostenibile.

Al fine di perseguire tale “stravolgimento” logico nella procedura di VIA è possibile agire attra-

verso due livelli distinti identificati dallo schema a blocchi sottostante:

elevare il giudizio esperto in materia ambientale (attuale procedura VIA) al livello della

sostenibilità della iniziativa progettuale – verifica della sostenibilità ambientale;

distinguere due livelli:

1. verifica della sostenibilità della iniziativa progettuale (nuova procedura VIA),

2. autorizzazione alla realizzazione a valle dell’ottenimento di tutte le verifiche alle

leggi e norme di settore ambientale (verifica di conformità in CdS).

La norma come

strumento operati-

vo nel quale river-

sare i principi degli

studi e delle ricer-

che.

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AI 5

APPUNTIRIDE n. 5/2014

La sostenibilità ambientale...nascita di un metodo

Sempre all’interno del percorso ideale di ricerche, un ruolo di primo piano per I.R.I.D.E. ha

riguardato la Sostenibilità Ambientale. Sicuramente, tale tematica è stata e continua ad essere

uno dei “leitmotif” che accompagnano il gruppo di studio negli approfondimenti di ricerca e

nell’applicazione ingegneristica.

Correlandosi a quanto già espresso in relazione alla necessità di un aggiornamento normati-

vo, e ponendosi, a livello di tematica, ad un livello più ampio e generale, la Sostenibilità Am-

bientale è stata lungamente dibattuta ed analizzata in diversi gruppi di lavoro di cui I.R.I.D.E.

è stata promotrice.

In particolare, essendosi (ormai da più di qualche anno…) affermata e consolidata l’idea di

Sostenibilità Ambientale, si è cercato di definirla non solo concettualmente, ma a livello con-

creto, per meglio dire ingegneristico, attraverso la redazione di un modello che ne permettes-

se l’identificazione metodologica e la quantificazione numerica.

La complessità in tal caso risulta duplice: da un lato cercare di tradurre in pratica un’idea che,

se pur consolidata, possiede i caratteri di astrattezza e generalità propri di un’idea, dall’altro

non imbrigliare dentro “rigidi paletti” o mere formulazioni matematiche (spesso fini a se stes-

se) una tematica che, per complessità e vastità di trattazione, ha la necessità di essere tarata

ad ogni casistica.

E’ in questo quadro che tra le ricerche di I.R.I.D.E. nasce con la collaborazione di Italferr

S.p.A. lo studio dal nome “La Sostenibilità Ambientale nei Progetti di Infrastrutture Ferrovia-

rie”, in cui si è cercato di realizzare indicatori che potessero determinare il grado di raggiungi-

mento degli “Obiettivi di Sostenibilità” forniti dai principali strumenti, normativi e non, in ambi-

to internazionale. Tali indicatori forniscono così il legame tra il contributo progettuale e l’obiet-

tivo di pianificazione, nell’ottica della sostenibilità dell’iniziativa, investendo tutti i campi della

Sostenibilità, ovvero quello economico, quello sociale e quello ambientale.

Il metodo è declinato al caso specifico delle infrastrutture ferroviarie, ma presenta una strut-

tura ed una metodologia flessibile, in grado cioè di essere riadattata ed applicata anche ad

altre infrastrutture, opere e iniziative.

Da tale esperienza, e correlate ad essa, infatti, sono nate ulteriori ricerche che hanno portato

alla declinazione di prime bozze metodologiche ed indicatori per le infrastrutture stradali

(studi svolti in collaborazione con ANAS S.p.A.).

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APPUNTIRIDE n. 5/2014

La Valutazione Ambientale Strategica

Si potrebbe dire che è l’ultima nata nell’ambito del settore delle Valutazioni Ambientali ma in

realtà assurge al ruolo di prima della classe!

Le ricerche dell’Istituto nascono quando con l’aggiornamento del Testo Unico ambientale è

stata introdotta la Valutazione Ambientale Strategica, in quanto ad un primo esame sembra-

va una disciplina lontana dal mondo delle infrastrutture e più legata a quello dell’urbanistica

ovvero ad attività di gestione e definizione di politiche sociali a livello generale. Cos’è la VAS?

E’ stata la domanda che ci siamo posti. Come può essere applicata al settore delle infrastrut-

ture, che ruolo può avere in questo campo? Sono stati questi i successivi interrogativi emer-

si, insieme al dubbio di come potesse essere applicata al fine di creare un reale contributo

progettuale, piuttosto che un cavillo amministrativo che, come dicono in molti, fa solo perde-

re tempo. Si perde veramente tempo applicandola oppure, forse, addirittura se ne risparmia?

I risultati di tali riflessioni unitamente ad alcuni spunti derivanti da applicazioni pratiche ci

portano a ritenere che la VAS può aiutare il “Progetto” pur se per renderla coerente con le

aspettative del modo imprenditoriale qualche piccolo ritocco nella norma ovvero della prassi

applicativa potrebbe essere opportuno.

L’art. 11 co.2 del D.Lgs. 152/06 e smi consente di assegnare alla VAS il ruolo di utile stru-

mento per “promuovere l’integrazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale nelle politiche

settoriali ed il rispetto degli obiettivi dei piani e programmi ambientali nazionali ed europei”,

concetto che se letto unitamente alla necessità che le iniziative, specie legate alle azioni di

infrastrutturazione del territorio, rientrino in un momento di pianificazione o quanto meno di

programmazione delle opere che si rendono necessarie per perseguire predefiniti obiettivi di

sviluppo della società e dell’economia, ci consente di affermare la correttezza della preceden-

te affermazione.

Da qui il duplice tentativo che I.R.I.D.E. ha in animo ed in atto: da un lato sviluppare la ricer-

ca di un metodo di applicazione della VAS nel campo delle iniziative infrastrutturali, dall’altro

fornire contributi operativi in sede di impostazione dei progetti, che siano da tramite tra il

progetto ed il relativo SIA e l’Autorità competente ovvero gli stakeholder. Qualche purista

della VAS potrebbe rabbrividire alla lettura di questa frase: “Ignoranza crassa …. La VAS si

applica a piani non a progetti!” Certo. Ci è chiaro, ma in mancanza di Piani (e questo purtrop-

po è assai frequente) quello che stiamo cercando di mettere a fuoco è come arricchire la

progettazione per poter dar conto di quanto ci chiede la VAS. Forse è poco chiaro, ma appe-

na avremo messo a punto il tema saremo solleciti a comunicarlo ai lettori di AppuntIride che

ci seguono.

Quel momento prima della progettazione

Il percorso sviluppato e sinteticamente ricordato nei presenti “Appunti” porta ad affermare

che il “Progetto” non può più permettersi di essere presentato tal quale. Sono infatti troppi gli

ostacoli che si incontrano in fase di approvazione se “prima” non si è sviluppato un percorso

che consente al Proponente/progettista di rendere nota l’iniziativa e, fondamentalmente, di

aver introitato i principali elementi di attenzione che, ormai è certo, emergono nella fase ap-

provativa. In una parola si ritiene che debba esserci una “fondazione” del progetto particolar-

mente solida e quella che una volta chiamavamo progettazione integrata, che oggi potremmo

definire progettazione ecosostenibile e che domani potrà essere la prassi procedurale, non

può più attendere.

Così come riteniamo importante portare avanti un percorso di “condivisione” delle iniziative

progettuali in corso di definizione, dall’altro abbiamo avuto piacevoli esperienze in tal senso

affrontando la tematica della VAS, che, magari operando qualche semplificazione formale,

potrebbe rappresentare quel qualcosa che oggi manca nella fase inziale del processo proget-

tuale.

Necessità di mette-

re a fuoco e svilup-

pare un’attività e/o

processo che arric-

chisce e consolida

l’azione progettuale

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APPUNTIRIDE n. 5/2014

Non si può bloccare la strada della ricerca

E’ con questa citazione di Charles Sanders Peirce che ci piace concludere questa piccola disa-

mina di un percorso di 10 anni che per non appesantirne la lettura è stato “concentrato” in

poche pagine, mettendo a fuoco la strada percorsa e quella ancora da percorrere.

Durante tale strada sono state molteplici le ricerche intraprese e le tematiche affrontate che in

queste poche pagine non sono state affrontate ma che vogliamo comunque elencare di segui-

to, un po’ per affezione, un po’ per fornire eventuali spunti a chi volesse percorre un po’ di

strada insieme.

Le RICERCHE di I.R.I.D.E.:

Il Nuovo Paradigma Ecologico (NEP)

La sociologia dell’ambiente

Un metodo per implementare il parametro “ambiente” nell’atto pro-

gettuale: l’analisi emergetica

Applicazione dell’analisi emergetica: la pavimentazione stradale

La V.I.A.: un decalogo per la Valutazione di Impatto Ambientale

Riflessioni per una procedura di VIA: velocizzata, incisiva ed attuale

Dai quadri di riferimento ai sistemi ambientali nella VIA

La sostenibilità delle opere di ingegneria

Pratica applicazione al caso ferroviario: declinazione di un metodo

unitamente ad ITALFERR SpA

Gli spunti nel caso delle strade extraurbane: applicazioni con ANAS

Policy per la sostenibilità ambientale degli aeroporti

L’impronta climatica e il capitolato della CO2

Contenimento delle emissioni climalteranti attraverso la riduzione

della mobilità su gomma indotta da grandi realtà produttive

L’inquinamento atmosferico da traffico veicolare: un nuovo approc-

cio basato sul comportamento di guida degli utenti sviluppato in col-

laborazione con il CRISS

La V.A.S.: le potenzialità di un processo di valutazione

Criteri e spunti per la definizione di un metodo per la redazione di

Rapporti Ambientali per la VAS

Lineamenti per le linee guida nella progettazione degli aeroporti

B.A.L.A.N.C.E.— roBust AnaLysis ANd optimization of Complex Envi-

ronments sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Inge-

gneria Meccanica di Roma Tre

La progettazione per obiettivi

L’ottimizzazione delle risorse: l’uso di materie e/o di rifiuti recupe-

rati

Criteri innovativi di monitoraggio

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APPUNTIRIDE n. 5/2014

La traduzione pratica della ricerca:

la Teoria nell’Applicazione I

Tra gli obiettivi fondanti di I.R.I.D.E. risalta l’implementazione nella prassi dei servizi di inge-

gneria, le logiche, le metodologie ed i risultati delle ricerche sviluppate in ambito ambientale.

Un elemento in cui il Gruppo di Lavoro crede in maniera particolare, infatti, risiede nella ne-

cessità di non fare ricerca fine a se stessa, ma provare a tradurre in pratica quanto analizzato

solo in teoria.

Vista da una prospettiva differente, l’applicazione pratica della ricerca è essa stessa ricerca!

Applicando le logiche delle ricerche nella pratica quotidiana è possibile affinare le teorie con

problematiche reali che spesso (purtroppo) esulano dalla mera scientificità del metodo e scon-

finano in problematiche, magari anche solo meramente burocratiche, ma che ne inficiano

l’applicabilità. Trovare soluzioni ed adattare le ricerche attraverso l’implementazione di queste

nei servizi offerti da I.R.I.D.E. ha quindi una duplice finalità: da un lato migliorare le ricerche,

dall’altro aiutare a migliorare la pianificazione territoriale, lo sviluppo del territorio ed i progetti

ingegneristici che si sviluppano in tali contesti.

Questi alcuni tra i servizi principali svolti in 10 anni di attività:

V.A.S. DI PIANI DI INFRASTRUTTURE A RETE

V.A.S. DI PIANI PER OPERE CIVILI

CONTRIBUTI AMBIENTALI ALLA PIANIFICAZIONE DI AEROPORTI

SOSTENIBILITA’ DI OPERE INFRASTRUTTURALI

VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE - VIA

Autostrade

Strade

Interporti

Porti

Impianti

VALUTAZIONI AMBIENTALI COMPLESSE E RAPPORTI CON LE AMMI-

NISTRAZIONI SIA CENTRALI CHE TERRITORIALI

ATTIVITA’ DI SUPPORTO ALLE PROCEDURE DI V.A.S. - V.I.A.

ATTIVITA’ DI SUPPORTO E SVILUPPO DI PIANI DI UTILIZZO AI

SENSI DEL DM 161/12

GIS E BANCHE DATI

I servizi svolti da IRIDE

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APPUNTIRIDE n. 5/2014

Chi ci ha accompagnato in questi 10 anni di attività

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APPUNTIRIDE n. 5/2014

Vista l’esperienza maturata e il knowhow acquisito, in parte esplicitato nelle precedenti pagi-

ne, non riteniamo di poterci esimere dal continuare la ricerca per strutturare una modalità

operativa che consenta di proporre un modo di affrontare e sviluppare un progetto che sia in

linea con i principi dello sviluppo sostenibile. Ciò non solo perché potrebbe aiutarci nella ge-

stione della “pratica” ambientale, quanto piuttosto per la profonda convinzione che un pro-

getto ben impostato (si veda il nostro recente articolo pubblicato sulla rivista Le Strade “il

Progetto del Progetto”) possa in realtà tradursi, pur se con i suoi tempi, in un’opera.

In quest’ottica un momento di lavoro che riteniamo di aver messo a fuoco, ma che necessità

della dovuta applicazione per verificarne l’efficacia, è quello che abbiamo in più occasioni

definito come “Lo sportello della Condivisione”. Allo stato, purtroppo, è mancata ancora la

possibilità di sperimentarlo sul campo, ma riteniamo che ciò potrebbe accadere a breve. In tal

caso sarà possibile acquisire un metodo ed elementi tecnico-amministrativi di utile applicazio-

ne e, crediamo, tali da poterci consentire di esplicitare proposte operative da riversare in mo-

menti di aggiornamento normativo, che poi risultano il

motore dell’innovazione nella pratica.

Non da ultimo le attività di I.R.I.D.E. si stanno sempre

più rivolgendo e specializzando sul tema della gestione

ambientale sia come progettazione che come realizza-

zione di appositi strumenti idonei allo scopo.

Tutto ciò sempre immaginando di coniugare ricerca e

pratica, sperimentazione ed applicazione mediante i

più idonei strumenti.

Tra questi, con il prossimo AppuntIRIDE, sarà inaugu-

rata una nuova rubrica delle interviste a amici, colleghi, personaggi che si occupano di pro-

gettazione e valutazione ambientale al fine di ampliare le opinioni ed i contributi al dibattito.

Inoltre è nei programmi di I.R.I.D.E. l’estensione delle proprie competenze mediante un mag-

giore uso di tecnologie sia per quanto riguarda la messa a punto di software che siano in

grado di supportare le scelte nella fase progettuale ma anche per il confronto con gli stake-

holder, ovvero mediante la sperimentazione di strumenti innovativi per lo sviluppo delle pro-

prie attività tra cui quelle dei monitoraggi.

Le nostre attenzioni sono sempre più nei confronti delle opportunità che vengono fornite dalla

Comunità Europea attraverso i vari programmi di finanziamento. Curioso ma certamente defi-

nibile nelle dinamiche il fenomeno che si riscontra in Italia: è noto infatti che non tutti ovvero

solo poca parte di detti finanziamenti arrivano a buon fine. Possiamo senz’altro dire di essere

testimoni di ciò vista la difficoltà che si riscontra nel riuscire a “catturare” l’attenzione dei sog-

getti più titolati per tali attività, non tanto per la mancanza di idee innovative e/o di proposte

interessanti, quanto piuttosto per una sorta di “freno a mano” tirato e non percepito nell’arri-

vare a conclusione delle proposte stesse dal punto di vista delle formalità e dell’assunzione

reale dell’iniziativa. Ovviamente siamo già in pista per nuovi programmi e per strutturare una

rete di connessioni che potranno convergere in attività in tal senso. Al riguardo se qualcuno

che ha avuto la pazienza di arrivare a leggere sin qui né abbia interesse ……..

Con l’idea di arricchire l’offerta di servizi è stata definita una nuova struttura correlata per

poter intervenire con maggiore efficacia nel campo delle valutazioni del settore industriale

mediante la costituzione della E.CO. — Environmental COnsalting della quale parleremo più

diffusamente in un prossimo numero.

N Gli sviluppi futuri...

Cosa intendiamo ap-

profondire:

Il progetto più

sostenibile

La condivisione

delle iniziative

progettuali

La gestione

ambientale

Come approfondirlo:

Lo strumento

delle interviste

L’uso di tecno-

logie

Le opportunità

fornite dalla UE

Le strutture

correlate

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APPUNTIRIDE n. 5/2014 13

Anteprima

P PRIMO PIANO

R RICERCA La ricerca della corretta visione

L LEGISLAZIONE Il Decreto Legge n 91 del 24 giugno 2014

I INGEGNERIA Modellazione acustica ed atmosferica delle rotatorie

stradali

Terre e Rocce: quanta confusione

N NOI

La costruzione di I.R.I.D.E., come soggetto capace di coniugare teoria e prassi, ricerca ed

applicazione, è un’operazione che si rinnova ogni giorno e che trova nel “fare” quotidiano la

sua linfa.

Dal confronto con le problematiche che di volta in volta si prospettano nello svolgimento della

sua attività di società di ingegneria ambientale, I.R.I.D.E. coglie occasione per individuare

nuovi ambiti di speculazione e per sperimentare approcci innovativi che sappiano dare rispo-

sta a quesiti ricorrenti nella pratica professionale.

Per questa ragione I.R.I.D.E. intende porsi come una sorta di laboratorio plurale ed aperto,

nel quale possano trovare occasione di conoscenza e sperimentazione tutti coloro che ritenga-

no che sia effettivamente perseguibile uno sviluppo ecosostenibile. Le porte dell’Istituto sono

quindi aperte a tutti coloro che sono animati da passione verso le tematiche ambientali e che

vogliono, insieme a noi, concorrere a costruire percorsi di ricerca volti a sviluppare approcci e

metodologie innovative e, soprattutto, capaci di integrare la dimensione ambientale all’interno

della progettazione.

Per tali ragioni il confronto e il dialogo sono per noi ottima conoscenza e quindi invitiamo colo-

ro ne abbiano interesse a contattarci, anche per mail, per fornire pensieri e proposte che sa-

ranno inserite in questo modesto ma puntuale mezzo di scambio di idee.

APPUNTIRIDE L’intervista di Iride agli esperti

IRIDE articoli e convegni

N Partecipare alle ricerche

di IRIDE

IRIDE srl

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Tel 06/51.60.60.33

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