ARCHEOLOGIA MEDIEVALE

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Estratti enciclopedici sull'archeologia medievale in Italia e in Europa

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L'archeologia medievale quell'ambito specialistico della ricerca archeologica che applica i metodi propri di questa disciplina alla cultura post-classica nell'indagine delle strutture, della mentalit, dei manufatti e di ogni minuziosa testimonianza del periodo che va dalla caduta dell'Impero Romano (476 d.C.) alla nascita dell'et moderna (1492 scoperta dell'America): all'interno di questi due paletti storici (sempre pi messi in discussione almeno per la realt italiana), l'archeologia medievale indaga ogni tipo di Medioevo', da quello islamico a quello cristiano, dai bizantini ai longobardi agli ebrei etc., in una discesa specialistica sempre pi profonda che ne anche una sua caratteristica fondamentale. Storia dell'archeologia medievaleLa ricerca archeologica in ambito medievale era iniziata nella seconda met dell'Ottocento: l'interesse, inizialmente rivolto alle architetture e quindi ai siti e ai materiali di epoca medievale, si manifest anche con veri e propri scavi archeologici, soprattutto in Gran Bretagna e nei paesi scandinavi, in collegamento con il pensiero positivistico e con lo sviluppo della ricerca sulle origini nazionali, propria della cultura del tempo. In quest'ambito, il generale inglese Pitt Rivers si dedic tra il 1881 e il 1896 alla ricerca di villaggi e necropoli, registrando in modo estremamente accurato tutti i dati dei ritrovamenti.Nel 1952 Beresford, Jack Golson e John Hurst scavarono il villaggio abbandonato di Wharram Percy, nel Nord Yorkshire: 38 campagne di scavo estese su ampie aree che permisero di illustrare in maniera innovativa e con risultati eccellenti le fasi di vita del villaggio dal tempo dei romani. Nello stesso 1952 venne costituito il Deserted Medieval Research Group (MSRG) che svolse un gran numero di ricerche sulla storia dell'insediamento rurale.Sempre in Inghilterra sono da ricordare le numerose campagne di scavo su necropoli, come Sutton Hoo, cimitero reale anglossassone, scoperto nel 1939 vicino a Woodbridge (Suffolk).In Inghilterra esisteva gi dal 1956 una "Society for Medieval Archeology", ma le prime pubblicazioni di archeologia medievale risalgono solo negli anni settanta-ottanta del Novecento. Successivamente si hanno numerose pubblicazioni in tutta Europa.In Francia sicuramente uno dei pi importanti esponenti della storia della disciplina rappresentato da Viollet-le-Duc, la cui attivit fu finalizzata all'individuazione dei principi dell'architettura del passato. La sua attivit di restauratore, basata su una conoscenza straordinaria della civilt medievale francese, si esplicita con la sua affermazione: restaurare ripristinare l'edificio in uno stato di compiutezza che potrebbe non essere mai esistito. Tra le sue attivit di restauro da ricordare il rifacimento della cattedrale di Notre-Dame a Parigi, sostituendo la guglia a crociera e la decorazione scultorea del portale maggiore con libere creazioni in stile gotico.Per quanto riguarda il Novecento, tra gli esponenti di maggior rilievo ricordiamo Michel de Bouard, nominato professore all'Universit di Caen nel 1940, partecip allo scavo ed alla ricostruzione del castello di Caen, affermandosi come capo fila dell'archeologia medievale: tra i primi utilizz il metodo stratigrafico su siti medievali.In Germania le ricerche, soprattutto durante i primi anni del Novecento, furono tutti indirizzati alla ricerca delle origini del popolo Germanico. Da ricordare l'attivit di Gustaf Kossinna, diretto predecessore dell'archeologia nazista, linguista e professore dell'Archeologia germanica all'Universit di Berlino. Le sue idee furono collegate alla pretesa che i popoli germanici costituivano una identit nazionale con diritti storici sulle terre una volta occupate: pretesa utilizzata durante l'occupazione della Polonia e della Cecoslovacchia. Durante il periodo nazista, da ricordare la fondazione dell'associazione Deutsche Ahnenerbe, fondata nel 1937 e sovvenzionatrice di scavi e ricerche in tutta Europa finalizzate al rafforzamento dell'identit germanica. Tra i promotori da ricordare il Reichsfhrer-SS Heinrich Himmler, che mantenne il controllo totale dell'associazione dall'estate 1937, fissandone il nuovo quartier generale presso Berlino-Dahlem.Ricerche di archeologia medievale in ItaliaAnche in Italia gli studiosi si occuparono di archeologia medievale anche molto tempo prima che nascesse questa definizione: nel corso del XIX secolo si citavano i ritrovamenti di epoca medievale rinvenuti negli scavi, ma tuttavia, l'interesse specifico per il Medioevo rimaneva scarso e casuale, ed anche un tema storiografico famoso come quello del castello' anim ricerche comunque ridotte e specifiche.Luigi Pigorini con la pubblicazione nel 1865 del suo libretto Sulle abitazioni palustri, ritrovate durante lo scavo nel centro di Fontanellato aveva gi applicato a materiali di epoca medioevale le tecniche proprie dell'indagine archeologica del tempo: le strutture, ipotizzate come appartenenti all'et del ferro, vennero poi identificate come costruzioni del periodo delle invasioni barbariche, grazie all'attenta osservazione dei recipienti in pietra ollare rinvenuti.Nel 1887 Giuseppe Scarabelli nella pubblicazione dello scavo condotto a Monte Castelluccio, presso Imola, in cui era stato rinvenuto un insediamento dell'et del bronzo, descrisse con precisione i resti di una necropoli, rilevando anche i buchi lasciati nel terreno dai pali e disegnando i numerosi manufatti rinvenuti: grazie a questo resoconto i resti furono pi tardi attribuiti all'epoca altomedievale.Sempre durante l'Ottocento si ebbero ancora gli studi di Giacomo Boni (abbondanti resti medievali nel sito terramaricolo di Montale), di Francesco Coppi (descrizione dei materiali rinvenuti nelle tombe del cimitero medievale dell'oratorio di Sant'Alberto). Gaetano Chierici condusse campagne di scavo in siti medioevali (campagne di scavo nel castello di Canossa a partire dal 1877, poi proseguite da Naborre Campanini, scoperta di una chiesa e di tombe altomedievali a Sant'Ilario d'Enza nel 1878, scavo nella torre di Bismantova. I risultati degli studi di Chierici vennero illustrati nel museo civico di Reggio Emilia, con un criterio topografico rimasto d'esempio per numerosi altri musei.Le "Deputazioni di storia patria", associazioni per lo studio della storia locale, fondate dopo l'unit d'Italia nel 1861, raccoglievano materiali appartenenti ad epoche diverse, in mancanza di una legge che regolamentasse il possesso di oggetti archeologici, ma i manufatti di epoca medievale erano il frutto di ritrovamenti casuali e non di mirate campagne di scavo.Contemporaneamente gli storici e gli storici dell'arte cominciarono a pubblicare gli 'inventari di beni', introducendo lo studio della cultura materiale, fondamentale fonte di informazione per comprendere e ricostruire il vivere quotidiano del singolo individuo come di interi villaggi. Inoltre la stessa archeologia andava allargando il proprio campo di indagine al di fuori della sola antichit classica e delle tradizionali tematiche storico-artistiche: nacque l'archeologia cristiana e si svilupp la ricerca sulle culture barbariche e sugli aspetti materiali della cultura bizantina. Gli studi si estesero a temi quali le monete, le catacombe, la chiesa, il monastero ed il villaggio. Il problema storiografico centrale restava quello dell'identit nazionale.Problema usato durante la ricostruzione di Roma durante gli anni del fascismo, quando vennero effettuati notevoli sbancamenti nella zona del Foro Romano, cancellando per sempre interi quartieri medievali della citt. La ricerca della romanit era fortemente incentivata dal Duce, ritratto durante l'inaugurazione della Via dell'Impero (9 aprile 1932) e dei Fori Imperiali. Simile sorte ebbero gli scavi presso Ostia, diretti da Guido Calza.Durante la ricostruzione, negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, molte furono le scoperte nelle principali citt italiane. In questi anni fu manifesto il legame con la scuola d'Oltralpe, guidata in primo luogo da Joachim Werner. Ai suoi allievi Volker Bierbrauer e Ottone d'Assia si devono le prime sistematizzazioni delle scoperte di et gota e longobarda in Italia.Agli inizi del anni sessanta risalgono i primi grandi progetti di ricerca archeologica medievale, promossi da Gian Piero Bognetti, finalizzati alla conoscenza di due siti di grande interesse per l'Alto Medioevo italiano: Torcello nella laguna veneta e Castelseprio in provincia di Varese.In Italia la disciplina venne codificata solo a partire dagli anni settanta del Novecento, con i primi incarichi accademici ed i primi interventi di recupero di contesti archeologici. A partire dal 1974 inizi anche la pubblicazione di una rivista specialistica, "Archeologia Medievale" sotto la direzione di Riccardo Francovich. Le prime pubblicazioni furono monografie su aspetti specifici, testi di sintesi e rivisitazioni di tematiche storiografiche alla luce delle scoperte archeologiche.L'archeologia medievale oggi entrata a pieno titolo nel mondo delle discipline archeologiche e storiche in generale, contribuendo a far luce e a rendere pi chiare le testimonianze della vita dell'uomo nelle sue diverse fasi cronologiche (tarda antichit - alto Medioevo - basso Medioevo).Una definizione convenzionale e cronologica di archeologia medievale data da M.C. De Azevedo[1], secondo cui l'Archeologia Medievale ha: "il compito di recuperare e indagare la documentazione dei fatti archeologici appartenenti ai secoli dal II in poi, per lo meno fino alla fine del II millennio ". A livello internazionale, possiamo riconoscere come fondatori dell'archeologia, per merito delle loro ricerche e pubblicazioni: per la necessit di passare dalla histoire vnementielle alla histoire de longue dure: Marc Bloch (Anni '60, corrente marxista, si veda la Scuola delle Annales) e Lucien Febvre[2] (Institut d'Art et d'Archologie, Parigi), con Cleziou, Jean-Paule Demoule, Annie e Alain Schnapp.Con histoire vnementielle ("storia per avvenimenti") si intende la concezione della storia prima del passaggio all'archeologia moderna: la storia era un insieme di periodi ben distinti e delimitati da date particolari (per esempio: il passaggio da Alto Medioevo a Basso Medioevo con la data del 1492, scoperta dell'America). Con histoire de longue dure ("storia di lunga durata") si intende la storia come un insieme di processi che hanno lunga durata e vanno dal periodo precedente a quello considerato a quello successivo al termine del periodo stesso; inoltre si prende coscienza dell'impossibilit di considerare due periodi nettamente distinti da una data precisa, ma occorre fare riferimento ad un graduale passaggio tra due epoche ed a lente trasformazioni (per esempio lenti cambiamenti socio-economici).Il confronto con l'archeologia tradizionalePer l'archeologia tradizionale, l'archeologia stessa era individuata come Scienza del passato e dei fatti, di eventi concreti e reali, riscontrabili sui documenti scritti e che, per essere studiata, richiede prima di tutto fiuto. Essa si confonde quindi con l'analisi dei ritrovamenti, motivo per cui spesso l'antichit stata oggetto di studio. L'analisi puramente lessicale del vocabolario archeologico sar, da questo punto di vista, ricca di riferimenti come: "nuovi scavi a... nuovi documenti su...". semplice dedurre come l'archeologia tradizionale definisse le nuove scoperte come una semplice aggiunta o accrescimento di qualcosa che gi esisteva, ad un sapere preesistente. detta anche "monumentale" (da "moneo", ammonire gli altri su qualcosa), poich studiava il passato attraverso i fatti (la fonte documentaria). Il Medioevo, fino agli anni '70, non era studiato attraverso le fonti materiali ma, oltre questa data, anche l'archeologia medievale non esaurisce il suo spirito alla sola aggiunta di informazioni al materiale preesistente, ma v concepita in chiave pi moderna. La distinzione pi rilevante tra archeologia tradizionale e moderna, appunto, diventa il rapporto tra fonte scritta e fonte materiale: la grande conquista avvenuta a partire dagli anni '70 stata proprio l'equiparazione, la capacit di assegnare alla fonte materiale la stessa veridicit storica, lo stesso valore della fonte scritta, da sempre privilegiata negli studi storico-archeologici.In questo contesto, una delle funzioni pi importanti della fonte materiale nell'archeologia moderna l'integrazione di quella scritta, poich quest'ultima, rappresentando nella storia il punto di vista esclusivo delle classi sociali che potevano "permettersi" di scrivere, lasciano trasparire una certa linea di pensiero e ci allontanano dal considerare la societ nella sua interessa. Dall'altro lato, invece, la fonte materiale fornisce elementi utili alla scoperta proprio di quelle classi sociali "mute" della storia: contadini, artigiani, esponenti degli strati pi bassi o modesti della societ, che sono sempre stati in numero maggiore rispetto alle poche persone che avevano l'appannaggio della scrittura. Quindi, mentre dalle fonti scritte possiamo trarre notizie di natura politica, sociale, storica od economica, quelle materiali rappresentano una fonte relativa ad altri aspetto sociali, tecnologici, culturali. Inoltre, la fonte materiale oggettiva, non stata lasciata col preciso intento di rispecchiare una filosofia dominante o un pensiero in particolare, come avviene per i testi scritti. A fronte di ci, lo svantaggio rappresentato dalla difficile interpretazione che spesso contraddistingue la fonte materiale (che pu essere anche discordante con quella scritta).In questo senso, l'obiettivo finale dell'archeologia medievale l'integrazione delle fonti scritte con quelle materiali, e con le scienze esatte per giungere al risultato finale di "fare storia".I deficit dell'Archeologia ClassicaI canoni dell'archeologia classica, inoltre, privilegiavano il bene culturale, come detto prima, monumentale, ovvero i resti materiali di valenza estetica, trascurando gli oggetti non pregevoli o di uso quotidiano. In questo senso, l'archeologia era intesa come Storia dell'Arte antica. Gli scavi, inoltre, erano strutturati in maniera tale da portare alla luce immediatamente lo strato pi antico, senza preservare quelli intermedi e superiori: questo significava per esempio che se su un sito archeologico, un insediamento, nel corso del tempo, si erano succedute la presenza romana e quella medievale, si eliminavano fisicamente tutti gli strati che ricoprivano quello romano, per valorizzare esclusivamente quest'ultimo.In conclusione, all'interno dell'archeologia medievale vanno considerate, nella ricerca, tutte le fonti, anche quelle apparentemente meno interessanti, perch tutte le testimonianze del passato hanno lo stesso valore.NoteM.C. De Azevedo, Studio dell'archeologia medievale in Italia.

Annales. Histoire, Sciences Sociales, Renouveau des Mthodes et thorie de l'archeologie, 1973.

L'archeologia medievaleIl Mondo dell'Archeologia (2002)

di Alessandra Melucco VaccaroL'archeologia medievaleLa disciplina oggi si definisce, rispetto alle altre archeologie, in relazione ad un dato di area culturale e ad uno cronologico: essa applica infatti tutte le tecniche dell'indagine archeologica all'esame delle testimonianze materiali dell'Occidente euro-mediterraneo, per il periodo che va dalla caduta dell'Impero romano alle soglie del XVI secolo circa. Questi confini ormai consolidati della materia tendono a superare la posizione di chi, in relazione soprattutto all'archeologia urbana, li aveva intesi in termini pi radicali, estendendoli dall'et postclassica senza limiti temporali fino al presente. evidente che la dimensione geografica di riferimento esiste in quanto esiste il concetto stesso, tutto europeo e non esportabile, di "Medioevo" e da esso dipende anche per la problematica, posta in sede storiografica, delle periodizzazioni (Tarda Antichit, Alto e Basso Medioevo) e dei loro limiti di validit e di estensione. L'archeologia medievale stata anche fortemente influenzata dal fatto che proprio da un gruppo di studiosi francesi di storia medievale, poi raggruppati negli anni Trenta intorno alla rivista Les Annales, partita una riflessione critica generale sulle metodologie e sull'oggetto stesso del fare storia, sul valore del documento scritto, rispetto ad altri tipi di fonti ed anche in relazione al monumento. Revocare in dubbio, come hanno fatto M. Bloch, L. Febvre, F. Braudel, J. Le Goff ed altri, il fatto che compito della storia sia ricostruire una sequenza delle battaglie e dei grandi avvenimenti politici, per porre invece l'accento sulle condizioni strutturali, di vita e dei mezzi di sostentamento delle grandi masse senza nome, ha certo tolto da una condizione di sudditanza rispetto alla storia un'archeologia che era stata spesso imputata di non riuscire a dar conto altro che di microrealt, di frammenti parziali e non significativi degli eventi del passato. Quegli stessi studiosi hanno rifiutato la pretesa obiettivit della fonte letteraria, evidenziandone la parzialit e i filtri ideologici di cui impregnata, in quanto espressione delle classi dominanti; l'hanno dialetticamente avvicinata al monumento perch portatrice di un messaggio fortemente connotato e determinato; hanno infine affermato l'eguaglianza degli archivi cartacei e di quelli della terra, soprattutto per i siti minori senza storia, sostenendo che "non vi che una sola scienza dell'uomo nel tempo" (M. Bloch). Ci ha favorito il superamento di una separazione-contrapposizione, marcata in precedenza dalle scuole storiografiche, tra fonte scritta e fonte archeologica e ha ancor pi contribuito ad una valorizzazione della cultura materiale, quale elemento capace di ricostruire la dimensione quantitativa e di lunga durata dei processi di trasformazione e di cogliere "i tempi lenti ed impercettibili della storia" (F. Braudel), piuttosto che di costruire il racconto di una sequela di avvenimenti (l'histoire vnementielle oggetto degli strali degli Annalistes). Oltre ad aver accolto le tendenze pi critiche e innovative della storiografia medievale, la ricerca archeologica medievale e i suoi attuali approdi sono stati fortemente determinati, nel secondo dopoguerra, anche dallo sviluppo dell'archeologia stratigrafica, come metodo generale di indagine sul terreno, e dal dibattito teorico assai vivace, con particolare riferimento al concetto di cultura materiale, che ha caratterizzato le intenzionalit di tale scelta metodologica in rapporto alle tradizioni antiquarie e filologiche dell'archeologia dell'et classica. Il concetto di cultura materiale e la storia del suo definirsi come prassi di analisi delle evidenze intrecciato con diverse correnti di pensiero, anche se la sua origine pu collocarsi nella prima met dell'Ottocento, nell'ambito del pensiero evoluzionista con particolari legami con gli studi preistorici, cio con quella et nella quale non esistono fonti scritte e dunque il reperto e il suo contesto fisico e culturale costituiscono l'universo da interrogare e da interpretare. Tuttavia, proprio per la comune base, determinata dall'accettazione del dibattito sul concetto di cultura e sul valore delle fonti, molti autori (J.-M. Pesez, R. Francovich, A. Wyrobisz, ecc.) riconoscono legami particolarmente stretti tra cultura materiale e archeologia medievale. All'interno di questa matrice, i temi di ricerca sul campo si sono cos venuti incrociando e avvicinando, creando una dialettica nuova tra i due ambiti disciplinari nella scelta degli aspetti quantitativi e demologici delle realt territoriali estese, indagate dagli uni attraverso i registri parrocchiali e i documenti sulla propriet terriera, dagli altri con tutte le implicazioni della ricerca sul terreno e sul territorio, attraverso la ricostruzione delle tipologie e delle dinamiche del popolamento (in particolare dei villages dserts e degli abitati rurali), sugli strumenti e le tecniche di sfruttamento del suolo e le principali colture agricole. Pi in generale, con riferimento all'archeologia della produzione, anche con tutti i sussidi dell'indagine tecnica dei manufatti: dall'esame dei resti di pasto alla ricostruzione delle specie animali allevate e libere, fino alle pi recenti tendenze che spaziano dalla semplice ricostruzione del contesto limitato ad un'area di scavo, verso la delineazione, con l'archeologia estensiva, di un vero e proprio paesaggio archeologico; mentre l'archeologia urbana, pur confinata entro limitati spazi, offre i suoi ampi orizzonti diacronici e integra realt rurali e realt cittadine, macrostoria e microstoria. Il percorso dell'archeologia medievale stato anche molto influenzato dalla disparit di situazione storica, e quindi di tradizione degli studi, che segna rispettivamente l'ambito mediterraneo ed europeo, in precedenza ricadente entro i confini della civilt greco-romana, e quello esterno a quest'ultima. Nel primo caso, infatti, l'archeologia medievale ha tardato a conquistare uno spazio proprio nei confronti dell'archeologia classica da un lato e dell'archeologia cristiana dall'altro, a lungo considerata come l'unica accezione dell'archeologia postclassica, soprattutto in Italia, Gallia, Africa settentrionale. Ma anche quando l'approccio stratigrafico ha forzato e arricchito questa configurazione consolidata di discipline, evidenti fenomeni di continuit hanno prolungato l'ambito di interesse dell'archeologia classica, nella difficolt di trovare punti univoci di rottura tra Tarda Antichit e Alto Medioevo, ora anticipati in et medioimperiale, ora posticipati al momento dell'invasione araba del Mediterraneo (VII sec. d.C.). Inoltre, con la separazione dell'Impero d'Oriente da quello d'Occidente (395) e con la differenziazione nelle dinamiche di trasformazione che ne derivata, anche gli studi si sono specializzati, dando luogo, per l'Oriente mediterraneo, all'archeologia bizantina e a quella islamica. Si consideri, infine, un'ulteriore partizione (che non esiste negli studi classici, ove si parla ancora di "archeologia e storia dell'arte greca e romana"), derivante dal fatto che gli aspetti storico-artistici sono oggetto di una disciplina separata, la storia dell'arte medievale. Nel secondo caso, cio nell'Europa settentrionale esterna al limes dell'Impero romano, vi un diverso tipo di continuit che ha a lungo dominato l'orizzonte degli studi postclassici: quello con la pre- e protostoria. In effetti, si tratta di aree dove la scrittura e le fonti scritte sono state a lungo ignote e notizie essenziali provengono da storici del mondo classico; la protostoria, e in particolare l'orizzonte culturale di La Tne, si prolunga fino al periodo in cui tali popoli si riversarono all'interno del mondo greco-romano, determinando appunto le invasioni barbariche. In quest'area le origini dell'archeologia medievale si sogliono identificare con le prime ricerche tipologiche e cronologiche che, facendo propri i medesimi principi classificatori applicati alle prime et dell'uomo, hanno posto le basi degli studi che hanno portato al riconoscimento delle presenze germaniche nella Scandinavia (Ch.J. Thomsen, O. Montelius), nelle isole britanniche, in Germania e alla possibilit di seguirne, nel tempo e nello spazio, l'evoluzione e gli spostamenti durante la convulsa fase delle migrazioni. Tuttavia questa impronta di origine, anche se antitetica rispetto all'anima antiquaria dell'archeologia mediterranea, non stata esente da distorsioni e rigidit di tipo descrittivo e classificatorio, finch, prima sotto l'influsso del nazionalismo germanico poi dell'archeologia razziale, la ricerca stata asservita all'ideologia nazista e finalizzata a dimostrare la presenza di antichi ceppi germanici nelle regioni dell'Europa centrale e del Baltico che il Terzo Reich stava assoggettando. Nel secondo dopoguerra, sotto lo stimolo del dibattito sulla cultura materiale e per confronto con le tematiche dello strutturalismo e dell'antropologia culturale, sono apparsi pi chiari i limiti di ipotesi identificative delle varie genti germaniche, della loro stratificazione sociale e del loro patrimonio culturale, condotte sulla base di classificazioni tipologiche di reperti provenienti esclusivamente da necropoli. La percezione sempre pi critica e articolata del fatto che il corredo funebre non restituisce il quadro fedele di una societ, ma espressione diretta del rito e delle ideologie funerarie, ha per un verso rinnovato gli studi e gli schemi di analisi dei reperti, mettendo a fuoco i processi di acculturazione e di reciproca integrazione tra sostrato romanzo e invasori, dall'altro ha imposto una dimensione territoriale alla ricerca, operando la ricomposizione tra necropoli e abitato. Il modello interpretativo precedente era stato superato molto precocemente in Inghilterra, dove gi gli studi di E.Th. Leeds nel 1913 affrontavano il problema della visione territoriale nello studio dei materiali anglosassoni e successivamente Th.D. Kendrick articolava il problema esaminando materiali anglosassoni e vichinghi. Del resto, anche nella tradizione tedesca una visione orizzontale estesa a tutti i reperti datati dell'et merovingia aveva permesso un corretto inquadramento dei reperti dell'et delle migrazioni e il superamento dell'archeologia razziale; ma soprattutto nell'esame delle necropoli barbariche italiane che tale approccio entrato in crisi. La visione separata dei sepolcreti, fortemente caratterizzati rispetto a quelli delle popolazioni latine ormai privi di corredo, ha a lungo avvalorato la cosiddetta "archeologia germanica", che in Italia ha studiato le presenze barbariche come mera appendice della storia dei popoli barbari nelle loro sedi di origine, fuori del limes, come se questi gruppi di invasori fossero stati razzialmente definiti al di fuori di ogni dinamica storica (mentre invece sappiamo dalle fonti che si trattava di aggregazioni politiche e non razziali, sotto la bandiera del pi forte) e avessero occupato il paese, sostituendosi peraltro alle classi dirigenti nazionali, senza che alcuna modificazione fosse intervenuta nel loro costume e nella loro organizzazione sociale. Va comunque all'archeologia inglese il primato nell'avvio delle indagini di campo che qui iniziarono nei primi anni Cinquanta, mettendo a fuoco gi nel 1952, con la costituzione del Desert Medieval Research Group, uno dei temi di maggiore rilievo tra quelli praticati dalla disciplina: lo studio dei villaggi abbandonati, terreno d'elezione della collaborazione tra storici e archeologi, che vide in Inghilterra appunto, nello scavo imponente di Wharram Percy, avviato in quegli anni da W. Hoskins, uno dei casi esemplari di indagine sul terreno. Anche la scoperta a Yeavering (1953-57) del palazzo dei re angli, tutto realizzato in legno con accurate tecniche di carpenteria, pose in luce l'interesse e la ricchezza culturale e tecnica di insediamenti, che pure non mostravano evidenze e rovine monumentali fuori terra, come avveniva nei centri di antica origine romana. Negli anni Sessanta in Francia, sulla scia del vivace dibattito iniziato in sede storiografica dal gruppo degli Annalistes, al quale si prima accennato, si avviano nella medesima direzione le indagini sul terreno, arricchite dalla collaborazione con l'Accademia Polacca delle Scienze di Varsavia. L'esplorazione del sito totalmente indagato di Rougiers (Var) e la costituzione del Laboratoire d'Archologie Mdival, entrambi diretti da G. Dmians d'Archimbaud, rappresentano punte esemplari, mentre missioni di ricognizione e di scavo francesi e polacche si espandono anche in Italia, a Castelseprio in Lombardia, a Torcello nel Veneto, a Brucato in Sicilia, a Capaccio in Campania. Questo nuovo approccio viene favorito da una singolare figura di studioso, G.P. Bognetti, specialista di storia del diritto, che, nonostante le differenze disciplinari e di approccio culturale, stato di fatto l'iniziatore e il sostenitore delle prime fasi dell'archeologia medievale, in una visione integrata con la ricerca storica, ponendo le basi per il superamento delle separatezze esistenti tra la cosiddetta "archeologia germanica" e l'archeologia cristiana. La vivace presenza delle accademie straniere nel nostro Paese ne ha fatto il terreno prediletto per imprese esemplari, quali l'indagine nell'Etruria meridionale, condotta negli anni Settanta e Ottanta dalla British School di Roma, o lo studio delle dinamiche del popolamento della Sabina e della Capitanata, guidate dall'cole Franaise di Roma. Di stimolo a tali scelte, che sono sostenute da tutte le tecniche della ricognizione e dell'esame estensivo del territorio, oltre che dalla cartografia tematica e dalle consuete tecniche di telerilevamento, stata la particolare complessit del contesto dell'Italia, sia per cogliere i processi di continuit-discontinuit rispetto alla situazione tardoromana, sia per evidenziare le peculiarit dei modelli di riorganizzazione del possesso terriero nel primo Medioevo, che determinano il cosiddetto "incastellamento". Anche in Germania, ove con lo scavo di Warendorf dal 1954 avevano preso avvio analoghe indagini, le ricerche sono proseguite con fruttuosi esiti a Colonia, Amburgo, Fulda, Lipsia, Lubecca, tra gli altri, con interessanti integrazioni tra gli aspetti monumentali dei complessi cultuali e monastici, trovamenti di necropoli e ricerche sulla genesi e l'organizzazione urbana. Analoghi sviluppi si segnalano nella Scandinavia, con gli scavi di Bergen e Jarlshof (Norvegia), Lund, Kalmar, Lodose (Svezia), Horsen (Danimarca), ove l'indagine sulle evidenze della cultura materiale ha permesso di ricostruire un quadro di vita quotidiana e produttiva altrimenti perduto. In Polonia le indagini di Gnezno, Cracovia e, pi di recente, Biskupin sono arrivate a chiarire modelli insediativi, processi di articolazione urbana e attivit produttive. Oltre agli aspetti di genesi e dinamica di sviluppo di importanti centri dell'Europa continentale, l'archeologia medievale ha portato alla luce anche alcuni centri del commercio internazionale tra Europa settentrionale e meridionale in et carolingia, anglosassone e vichinga, quali Hedeby (Germania), Anversa (Belgio), Ipswich (Gran Bretagna), integrando il quadro degli scambi di merci a grande distanza che aveva costituito uno degli elementi caratteristici, ricostruiti archeologicamente, del mondo tardoantico. Per l'et postclassica ipotesi storiografiche di grande fortuna, come quella costruita da H. Pirenne (Mahomet ou Charlemagne, Bruxelles 1934), che poneva il momento di vera discontinuit rispetto al mondo classico solo con l'invasione araba del Mediterraneo, erano basate esclusivamente su fonti scritte e su trovamenti monetali insufficienti a costruire un quadro organico. In Spagna negli anni Settanta e Ottanta, oltre al tradizionale interesse per l'archeologia tardoantica e paleocristiana, sono state avviate importanti imprese di scavo urbano a Tarragona, Gerona, Cordova, Madinat az-Zahra, Recopolis ed una ricerca sistematica di integrazione delle chiese cosiddette "hispanovisigotiche", finora indagate su base stilistica e tipologica, di conoscenza degli insediamenti e del popolamento, mentre, per il pieno Medioevo, interessanti integrazioni si sono avute con l'archeologia islamica e con lo studio dei sistemi difensivi del regno cristiano nei confronti dei califfati arabi. Con il pieno sviluppo dell'archeologia urbana, che ancora una volta muove i suoi primi passi in Inghilterra sfruttando le distruzioni belliche, e con il suo diffondersi nelle pratiche di indagine, anche in Italia si arricchiscono le conoscenze dei centri antichi (Milano, Roma, Napoli, Otranto, Brescia, Verona, Ferrara, Luni, Segesta, Cornus, Tharros, Nora, ecc.), che, integrando la lettura delle fonti scritte, presentano un complesso panorama di discontinuit e di modificazioni. In particolare i dati archeologici intervengono in un vivace dibattito, avviato dagli storici del diritto, circa la sopravvivenza della citt nell'Alto Medioevo. La scoperta di fenomeni di rarefazione dell'abitato, che presenta orti e perfino sepolture alternate alle unit residenziali, interpretate all'inizio solo come decadenza, viene ora letta come traccia di trasformazioni e dinamiche dell'insediamento urbano che, sia pure con profonde diversit rispetto alla qualit del centro urbano classico, resta in ogni caso sede delle funzioni politiche, produttive e culturali principali. Con l'integrazione nell'orizzonte territoriale e nelle metodologie dell'indagine stratigrafica e della cultura materiale delle ricerche sui complessi cultuali cristiani principali (i complessi cattedrali in primo luogo, ma anche i santuari martiriali extraurbani e le aree funerarie) si avviato il riconoscimento dei nuclei dei processi di trasformazione da cui ha origine la citt medievale. L'indagine su alcuni monasteri (Fulda, Novalesa, Farfa, San Vincenzo al Volturno) ha messo in luce gli aspetti architettonici, ma anche quelli produttivi di questi centri che monopolizzavano conoscenze e capacit in importanti settori, dalla trasformazione dei prodotti agricoli ai materiali edilizi, ai vetri alle ceramiche, destinati soprattutto all'autoconsumo, e che si avvalevano di gruppi, anche numerosi, di operai laici. L'archeologia della produzione si applicata sia all'esame dei resti di pasto, per ricostruire gli elementi essenziali dell'alimentazione, integrando le informazioni letterarie e i documenti scritti, sia all'analisi tecnica e tipologica dei manufatti e degli insediamenti produttivi per la metallurgia, per i materiali da costruzione (vetri, mattoni, carpenteria lignea), contribuendo tra l'altro a sfatare il vecchio pregiudizio che leggeva l'avvento del legno rispetto ai materiali antichi solo come regresso tecnico. La ceramica, sia come elemento datante che come manufatto tipico dell'analisi quantitativa ed economica, ha nell'archeologia medievale importanza non minore che nell'archeologia classica. Per l'Alto Medioevo, ad esempio, la ceramica invetriata, caratterizzata da un rivestimento piombifero, rappresenta uno dei fossili-guida: oltre al chiarimento della datazione, dell'articolazione dei centri di fabbricazione e distribuzione e del rapporto con le invetriate tardoantiche e con le contemporanee produzioni bizantine, stato possibile chiarire nelle grandi linee la contrazione delle forme, la frammentazione del mercato e la minore qualit tecnica che caratterizzano gran parte delle produzioni tra VI e VIII secolo. Le conoscenze delle ceramiche comuni e da cucina e dei contenitori da trasporto e da immagazzinamento, anche se profondamente diversi rispetto all'orizzonte tardoantico, per il restringersi della dimensione del mercato e per il minore rigore nella standardizzazione delle forme, sono in continuo progresso. Per il pieno Medioevo scavi urbani e di complessi architettonici importanti (come ad es. in Italia il Palazzo del Vescovo a Pistoia), integrati con la conoscenza tipologica, tecnica e stilistica dei reperti conservati nelle raccolte museali, hanno consentito l'articolazione locale, soprattutto per le classi principali delle maioliche decorate e delle ceramiche con rivestimento a smalto stannifero, e le loro interazioni con le produzioni arabe del Mediterraneo. L'archeometallurgia, che aveva una consolidata tradizione di studio degli oggetti personali e di ornamento del corredo di et merovingia, soprattutto decorati con tecniche all'agemina, si arricchita in tempi pi recenti, attraverso reperti di scavo, di informazioni riguardanti gli utensili principali dell'attivit agricola. Le ricerche dirette in Italia da R. Francovich, dedicate in particolare all'escavazione e all'utilizzo del metallo ferroso della Toscana, trovano nell'indagine di Rocca San Silvestro e di Scarlino modelli di notevole accuratezza, che hanno dato luogo anche a parchi archeologici gestiti in modo moderno. Da ultimo, va segnalata la specifica attenzione dell'archeologia medievale per la cosiddetta "archeologia dell'architettura", cio per lo studio delle tecniche murarie, dei materiali costitutivi, dei leganti e per la lettura stratigrafica applicata agli elevati, nell'esame dei tessuti edilizi storici sopravvissuti in tanti centri urbani e nei principali sistemi difensivi. Nel particolarismo e nella frammentazione che caratterizzano l'Europa medievale, rispetto all'elevato livello di standardizzazione tipologica e costruttiva dell'edilizia soprattutto pubblica e del potere proprio dello spazio greco-romano, da tempo avviata la ricostruzione di modi e consuetudini che non pu non partire dai fatti di dimensione locale e che trova solo in parte e solo per la fine del Medioevo qualche parziale riscontro negli statuti delle varie "arti". BibliografiaManuali e storia degli studi: Ch.J. Thomsen, Ledetraad til Nordisk Oldkyndighed [Guida alle antichit nordiche], Kbenhavn 1836; O. 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di S. TabaczynskiARCHEOLOGIA MEDIEVALEL'a. medievale l'applicazione delle tecniche archeologiche allo studio del periodo che, nell'Europa mediterranea e occidentale, ebbe inizio con la caduta dell'Impero romano e termin all'incirca nel 15 secolo.Oggi la maggior parte degli archeologi descrive la disciplina in rapporto a una ben precisa specificit di settore; ma in ogni caso si tratta sempre del recupero sistematico e dello studio di antichit, e dunque di manufatti visti nel loro contesto. Il termine 'contesto' ha implicazioni culturali, spaziali, cronologiche e ambientali: l'archeologo fa quindi parte di un gruppo che, per ciascun progetto, pu comprendere oltre agli addetti allo scavo e ai responsabili della registrazione dei reperti - disegnatori, architetti e fotografi - anche geomorfologi e specialisti di numerose scienze di laboratorio, dalla datazione radiometrica all'identificazione dei pollini o della microfauna.StoriaLe radici della a. scientifica hanno origine negli studi degli umanisti rinascimentali del 15 secolo. Gi nel secolo successivo papi ed esponenti di famiglie aristocratiche italiane cominciarono a raccogliere opere di arte antica e a finanziare scavi per arricchire le proprie collezioni. Nel sec. 18 la scoperta e l'esplorazione delle citt sepolte di Pompei ed Ercolano contribuirono allo sviluppo di una ricerca pi sistematica dei resti antichi, portata avanti in seguito, su basi pi o meno scientifiche, da Schliemann (che oper negli anni 1870-1880 a Troia e Micene), Bilotti, Curtius, Conze, Evans, il quale ultimo nel 1900 avvi lo scavo di Cnosso.Nello stesso periodo gli studiosi dell'Antichit classica volsero la propria attenzione anche alle vestigia paleocristiane. Lo studio approfondito delle catacombe romane si pu dire cominci gi con Panvinio e precisamente con la pubblicazione della sua opera intitolata De ritu sepeliendi mortuos apud veteres christianos et de eorumdem coemeteriis (Roma 1512). Pi tardi Bosio (1575-1629) dedic la propria vita alla ricerca sulle catacombe; il suo monumentale Roma sotterranea fu pubblicato postumo (Roma 1632). Nel frattempo, in Francia de Peiresc raccolse un'importante collezione di antichit che includeva i primi sarcofagi cristiani di Arles. La prima esposizione pubblica di antichit cristiane, il Mus. Sacro del Vaticano, venne inaugurata nel 1756. Il vero fondatore dell'a. cristiana fu comunque De Rossi (1822-1894), che cre il Bullettino di Archeologia Cristiana e pubblic due monumentali opere: Inscriptiones Christianae Urbis Romae (Roma 1857-1888) e Roma sotterranea cristiana (Roma, 1864-1877).Nell'Europa settentrionale, che non aveva fatto parte dell'Impero romano e, di conseguenza, era priva di vestigia monumentali che potessero interessare gli umanisti classici, gli studiosi avevano a loro volta cominciato a investigare sino dal sec. 16 sulle pi modeste tracce della loro preistoria e della prima et storica: in particolare tombe megalitiche e pietre con caratteri runici di epoca medievale. Tra i primi studiosi scandinavi va ricordato Worm (1588-1654), che oper sotto il patrocinio del re Cristiano IV di Danimarca. Nel 1666, nel regno di Svezia e Finlandia furono emanate le prime leggi sulla protezione dei reperti antichi e nel 1682 ca. la collezione di antichit dei reali danesi fu collocata in un museo a Slotsholm (Copenaghen). Nel sec. 19 l'a. dell'Europa settentrionale era ormai altrettanto diffusa quanto quella del mondo classico. Thomsen (1836) formul il sistema delle 'tre et', suddividendo la preistoria scandinava nelle et della Pietra, del Bronzo e del Ferro, e Worsaae condusse lavori di scavo molto accurati stendendone dettagliati rapporti. L'analisi tipologica dei reperti fu pi tardi perfezionata dal generale inglese Pitt-Rivers (1887-1898) e dallo svedese Montelius (1895; 1899), che interpretarono i mutamenti tipologici ispirandosi al metodo evoluzionista darwiniano. Contemporaneamente Pitt-Rivers, nel corso delle ricerche condotte a Cranbourne Chase (nel Dorset, Inghilterra meridionale), port le tecniche dello scavo archeologico e della relativa documentazione a un alto livello qualitativo.Per quanto riguarda lo sviluppo dell'a. nei paesi dell'Europa nordoccidentale, in Gran Bretagna le prime indagini su siti medievali riguardarono essenzialmente cimiteri pagani anglosassoni. I primi scavi, condotti con scarsa attenzione alla contestualizzazione degli oggetti ritrovati e senza alcun riguardo per la stratigrafia, furono effettuati nel Kent da Fausset tra il 1757 e il 1773. Va notato peraltro che Fausset ritenne che i siti cimiteriali da lui ritrovati risalissero all'epoca romana, mentre il merito di averne accertato la reale identit spetta a Douglas (1793). Agli inizi del sec. 19 numerosi sepolcreti anglosassoni vennero alla luce in seguito a lavori agricoli o alla costruzione di strade, ferrovie e canali. Intorno al 1850 il materiale raccolto e ordinato era ormai assai vasto cos che Akermann pot realizzare la prima opera di sintesi (1855).Le prime importanti applicazioni del metodo tipologico perfezionato da Montelius furono quelle di Salin (1904) e di Leeds (1913). I due autori condussero un'analisi rigorosa delle forme e delle decorazioni di fibule e di altri oggetti ornamentali trovati in gran numero in cimiteri, per la maggior parte pagani, di et altomedievale. Inoltre, studiando la distribuzione di particolari tipi di oggetti, arrivarono a poterli assegnare a specifici gruppi etnici in rapporto a quanto ricavabile delle fonti storiche.In particolare l'opera di Leeds costitu una pietra miliare nello sviluppo dell'a. medievale in Gran Bretagna. Solo dieci anni pi tardi Fox (1924) dimostr il rapporto che intercorre tra insediamento e territorio, studiando la distribuzione dei manufatti, incluse le fibule anglosassoni, nell'area esaminata; seguirono altri studi, tra cui quelli di Kendrick (1930; 1938; 1949), che lavor su materiale anglosassone e vichingo. Il vertice di questa fase di formazione venne raggiunto infine con la scoperta e il rapido scavo, nel 1939, della navesepolcro del sec. 7 a Sutton Hoo, nel Suffolk (Inghilterra sudorientale), il pi cospicuo rinvenimento archeologico mai effettuato in Gran Bretagna.Il periodo postbellico segn il rapido sviluppo e la diversificazione dell'a. medievale in tutta l'Europa occidentale; vennero inoltre adottate nuove tecniche di ricerca sul campo. La pubblicazione (Winkelmann, 1954) del brillante scavo di Warendorf, in Vestfalia, diede impulso all'a. degli insediamenti, fino a quel momento in larga misura trascurata. Lo scavo di Hope-Taylor della villa reale degli Angli a Yeavering costitu negli anni 1953-1957 una nuova pietra miliare, dimostrando per la prima volta, in Gran Bretagna, come gli effimeri resti di edifici in legno, da tempo scomparsi, potessero nonostante tutto essere oggetto di indagine. Al tempo stesso scavi nei quartieri centrali di citt bombardate, come Canterbury (a opera di Frere) e Londra (a opera di Grimes), confermarono l'enorme potenziale dell'a. urbana. Nel 1957 i tempi si dimostrarono maturi per la creazione di un'associazione professionale di archeologi interessati ai resti materiali del Medioevo: in quell'anno venne quindi fondata la Society for Medieval Archaeology.L'esempio britannico non peraltro affatto isolato: durante la prima met del sec. 20 l'a. medievale si svilupp infatti in maniera analoga sia nell'Europa nordoccidentale sia nella penisola scandinava.Per quanto riguarda l'area mediterranea, l'a. medievale - intesa come studio sistematico dei resti della cultura materiale recuperati nel corso di ricognizioni e di scavi stratigrafici - si afferm in genere solo negli anni Sessanta. Prima di allora, per es. in Italia, la quasi totalit degli studi medievali era stata solo di carattere storico o storico-artistico. Gli edifici pi importanti - chiese, palazzi, fortificazioni - erano stati considerati il legittimo campo d'indagine degli storici dell'architettura e gli edifici pi modesti di uso privato totalmente trascurati. Gli unici resti medievali presi in esame con metodo 'archeologico' erano stati le pi antiche chiese cristiane e le catacombe, con gli oggetti ivi recuperati, oltre ai cimiteri di origine 'germanica'. Agli inizi degli anni Sessanta le prime ricerche sul campo vennero attuate da archeologi non italiani, soprattutto britannici e polacchi, ma va tenuto presente che l'incoraggiamento a essi dato da studiosi italiani, come Bognetti, fu decisivo per il loro successo. Verso la met di quegli stessi anni si diffuse inoltre la consapevolezza che l'a. postclassica era stata sino ad allora trascurata e si attu una positiva inversione di tendenza. Il primo corso universitario di a. medievale fu istituito, per l'anno accademico 1966-1967, presso l'Univ. Cattolica del Sacro Cuore di Milano; il Mus. dell'Alto Medioevo fu inaugurato a Roma nel 1967 e il primo scavo stratigrafico urbano in Italia cominci nel 1968 a Genova. Nello stesso periodo si ebbe la pubblicazione del rapporto della commissione Franceschini, Per la salvezza dei beni culturali in Italia (Roma 1967), in cui messa in evidenza la dicotomia tradizionale tra a. e storia dell'arte, riflessa nell'esistenza di due distinte soprintendenze: alle antichit e ai monumenti, la prima delle quali interessata ai monumenti e siti preistorici, protostorici e classici, l'altra ai monumenti medievali e di epoca successiva, ma non alle aree archeologiche di tali ambiti cronologici. Le tecniche archeologiche, sosteneva il rapporto, sono applicabili altrettanto bene sia ai siti postclassici sia a quelli pi antichi, come dimostrato ineccepibilmente dagli scavi russi di Novgorod; quindi la responsabilit per tutti i siti archeologici (e non soltanto per quelli del periodo preromano e romano) doveva essere affidata alle soprintendenze alle antichit. L'istituzione nel 1975 del nuovo Ministero dei Beni Culturali non impedisce peraltro che ancora oggi, per quanto riguarda i monumenti medievali, non risulti sempre chiaro dove sia possibile tracciare una linea di separazione tra i compiti delle soprintendenze archeologiche e quelli delle soprintendenze per i beni ambientali e architettonici.Negli ultimi quindici anni in Italia l'a. medievale si rapidamente sviluppata sino a costituire oggi una pratica di ricerca ampiamente consolidata, come testimoniato dalla nascita di riviste specializzate, dal moltiplicarsi dei convegni e dal sempre maggiore riconoscimento in sede istituzionale. L'interesse si concentrato in modo particolare in tre direzioni: cultura materiale, insediamenti, territorio.Tradizionalmente lo studio della cultura materiale del Medioevo, impostato secondo un'ottica storico-artistica, si era limitato alla pittura, alla scultura, nonch alle arti suntuarie e ai tessuti, i quali ultimi ben di rado si incontrano negli scavi archeologici e di norma vengono relegati nella categoria delle arti minori. Pressoch uniche eccezioni a questa regola sono i lavori in metallo e le monete altomedievali: molti paesi d'Europa vantano infatti una tradizione secolare di studi numismatici e, nel caso dell'Italia, molte delle numerose zecche medievali sono gi ampiamente trattate nel Corpus Nummorum Italicorum. In ogni caso, sino a oggi i materiali medievali di uso comune sono stati decisamente trascurati con il risultato che l'a. medievale si trovata priva dei reperti-guida (indicatori di attivit, condizione o datazione), di cui altre branche dell'a. possono usufruire gi da decenni. Anche per la ceramica, che sempre stata riciclata e, praticamente indistruttibile, costituisce il manufatto pi abbondante in quasi tutti i siti medievali, si compiuto un notevole sforzo per fissare delle tipologie databili. In questo settore numerose nuove istituzioni e opere di indagine specifica hanno seguito e seguono metodi di approccio differenti: quello tradizionale, storico-artistico, stato sostituito in generale, negli ultimi due decenni, dalle metodologie basate sul materiale ricavato da contesti stratigrafici e su schemi di distribuzione, studi quantitativi e analisi di laboratorio. In effetti, l'analisi delle argille e delle ceramiche ha aperto nuovi campi d'indagine. L'esame di una sezione sottile rivela molti dei minerali contenuti nell'argilla e questo spesso permette di accertare la regione di provenienza dei materiali ceramici rinvenuti; anche quando l'esatta ubicazione della fornace resta sconosciuta possibile talvolta determinare l'origine di un particolare tipo di ceramica. Tenendo presente sia questi dati sia lo schema di distribuzione diventa possibile affrontare i problemi della produzione e del commercio dei manufatti ceramici; contemporaneamente l'analisi chimica delle vetrine e degli smalti permette di tracciare anche una storia della tecnologia.L'insieme di queste ricerche ha condotto a nuove acquisizioni circa la produzione, il commercio e l'uso della ceramica nel Medioevo. Ovviamente alcune regioni risultano meglio conosciute di altre, ma complessivamente il progresso delle conoscenze pu dirsi in linea di massima notevole e in alcuni casi di grande importanza. Nella maggior parte dell'Europa e del Mediterraneo occidentale la produzione e il commercio su vasta scala cessarono alla fine dell'epoca romana e nell'Alto Medioevo la produzione ceramica fu essenzialmente artigianale o addirittura domestica; una produzione professionale o semiprofessionale ricomparve solo nel sec. 9 o subito dopo e, mentre la qualit e la variet delle ceramiche usate nei centri urbani crebbe rapidamente nel corso del sec. 12, solo a partire dal sec. 13 fornaci industriali produssero ceramiche da cucina e da mensa, insieme con vasellame per usi industriali e contenitori per il trasporto e l'immagazzinamento delle derrate.Per quanto riguarda gli insediamenti medievali, la maggioranza di essi si pu dividere in due gruppi: centri urbani e comunit rurali. L'immagine pi diffusa degli insediamenti rurali, in molte zone del Mediterraneo, quella del villaggio compatto collocato in una posizione di difesa naturale, spesso un promontorio, alla confluenza di due gole o vallate. Una delle conquiste pi importanti dell'a. medievale in Francia lo scavo integrale di un simile insediamento a Rougiers (dip. Var). Si tratta di un progetto che dopo un lavoro di quindici anni stato condotto a termine nel 1976 ed ora oggetto di una esemplare monografia della direttrice dello scavo, Dmians d'Archimbaud (1980).In Italia questi insediamenti sono conosciuti come 'castelli' e dominano il paesaggio dell'intero territorio nazionale. Alcune delle prime indagini archeologiche nell'area mediterranea furono condotte nella campagna a N di Roma alla fine degli anni Sessanta; esse permisero di avanzare l'ipotesi che il tipo romano di insediamento sparso fosse sopravvissuto fino al sec. 9 e che in seguito la popolazione si fosse stabilita nei castelli. La ricerca d'archivio ha confortato questa tesi, poich il processo noto come incastellamento ben documentato in molte regioni nel 10 e 11 secolo.Una ricerca successiva, negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, ha rivelato che la storia dell'insediamento rurale assai pi complessa e meno uniforme di quanto fosse stato supposto. Tra l'altro, il tipo di insediamento romano era anch'esso variabile e tutt'altro che statico. Se vero che i secc. 10 e 11 videro in molte zone la diffusione di castelli, altrettanto vero che un tale processo in alcune regioni si verific assai precocemente: nei secc. 6 e 7 ai confini del ducato di Roma e forse anche nella valle del Biferno, in Molise. Fonti bizantine riportano notizie sulla creazione di castra paramilitari, ma manca ancora la prova archeologica per conoscere il loro effettivo carattere.Per quanto concerne l'a. urbana, a seguito della seconda guerra mondiale essa ha attraversato una fase rivoluzionaria. Tradizionalmente gli archeologi studiavano le citt 'morte': Ostia, Leptis Magna, Efeso; gli scavi di una parte significativa di una citt moderna come Atene erano stati un'eccezione. A partire dagli anni Cinquanta, invece, in vari paesi d'Europa gli archeologi approfittarono delle zone devastate dalla guerra per ricercare le origini e lo sviluppo delle citt odierne. Il ritmo accelerato della riedificazione port a concentrare l'attenzione sull'urgente necessit di compiere scavi nei centri urbani, prima che eventuali depositi archeologici venissero distrutti dalla costruzione di fondazioni di nuovi edifici, piani interrati e parcheggi sotterranei. La distruzione di questa particolare fonte archeologica stata presa in considerazione da Biddle, Hudson, Heighway (1973).L'a. urbana su grande scala, tuttavia, un fenomeno degli anni Settanta e Ottanta. Richiede la capacit di lavorare in condizioni difficili e in tempi brevi, di registrare e interpretare stratigrafie complesse e frammentarie, di coordinare l'attivit del personale e dei macchinari e di trattare adeguatamente i manufatti e i reperti, che a volte si rinvengono in quantit prodigiose. Spesso la rapidit essenziale, dato che le complesse operazioni di recupero vengono svolte con scadenze rigide, prefissate contrattualmente; nello stesso tempo, la quantit di reperti pu costituire un ostacolo alla realizzazione del progetto iniziale. Nell'Italia settentrionale, tre progetti di scavi urbani meritano una particolare attenzione: Pavia, dove si condotta un'eccellente indagine (Hudson, 1981), Verona e Milano, dove la costruzione della metropolitana, nel 1982-1983, fu preceduta da scavi finanziati dalla Soprintendenza Archeologica e dalla Metropolitana Milanese, la societ appaltatrice. Nel cuore di Roma gli scavi esemplari della Crypta Balbi promettono di dire sull'evoluzione della citt tra il 500 e il 1000 pi di quanto abbiano fatto un secolo e mezzo di ricerche archeologiche nel Foro. A Napoli, il lavoro compiuto dalla Soprintendenza competente e dall'Ist. Univ. Orientale offre possibilit altrettanto significative. In questi ambiti l'a. urbana ha conquistato cos il posto che le spetta tra i fattori da tenere in considerazione nella elaborazione dei piani regolatori. importante rilevare come l'a. urbana sia pi orientata allo studio dell'evoluzione delle citt nel loro complesso che non a quello del loro carattere in un particolare momento. Caratteristica essenziale degli scavi urbani quindi quella di occuparsi di tutti i periodi testimoniati dalla stratificazione archeologica; nessun tipo di monumento, nessuna attivit e nessun periodo risulta prioritario, bench la circostanza che l'a. urbana sia spesso una corsa contro il tempo obblighi di fatto talvolta gli scavi a sacrificare aspetti particolari della stratificazione.Come terzo punto va detto che l'a. contribuisce in primo luogo alla conoscenza del territorio e, attraverso gli studi relativi, all'utilizzo del terreno. Essi assumono varie forme: ricognizione, studio di fotografie aeree, ricerche sulle strategie di sussistenza.In Europa l'a. del territorio stata applicata per la prima volta in Gran Bretagna, dove Allcroft (1908) pubblic un resoconto su uno dei pi significativi aspetti del paesaggio rurale del Tardo Medioevo, il c.d. villaggio abbandonato. Negli anni Quaranta Hoskins condusse un'indagine dettagliata sui villaggi medievali della contea di Leicester, valendosi dei registri parrocchiali, del Domesday Book e di altri documenti per identificare i siti e scoprire le date e le cause del loro abbandono. I villaggi britannici furono particolarmente studiati nel periodo postbellico: nel 1952 venne fondato il Deserted Medieval Village Research Group; nel 1953 furono avviati gli scavi del sito abbandonato di Wharram Percy con l'obiettivo di riportare totalmente alla luce l'intero insediamento (il progetto ancora in corso); un anno dopo Beresford (1954) pubblic il primo studio sintetico.Un altro aspetto attualmente oggetto di discussioni fra archeologi e storici il contributo dell'archeozoologia, lo studio di resti animali provenienti da siti archeologici ai fini di una migliore conoscenza delle basi economiche della societ medievale. Tali resti possono fornire un'ampia informazione sull'allevamento del bestiame, i metodi di macellazione, il diverso consumo dei vari animali domestici e selvatici: un insieme di dati assai importanti per ricostruire la storia dell'uso del territorio confermando o, a volte, confutando le informazioni ricavate dagli archivi.In ogni caso oggi le pi importanti ricerche di a. medievale prevedono il lavoro degli storici come parte integrante del progetto: il caso del notevole programma di a. urbana realizzato a Winchester in Inghilterra e, in Italia, dello scavo di un insediamento rurale a Brucato, in Sicilia (Brucato, 1984), e del progetto in corso di attuazione a San Vincenzo al Volturno, in prov. di Isernia.Nonostante i rapidi progressi e il diffuso consenso ottenuto da parte degli storici, l'a. medievale non ha ancora convinto tutti gli studiosi riguardo alla sua legittimit come strumento d'indagine storica, anche se il numero di coloro che considerano l'informazione documentaria e i dati archeologici come tra loro incompatibili diminuisce di anno in anno. I vantaggi che si possono trarre da un approccio pluridisciplinare sono infatti senza dubbio di tale valore da non poter essere ignorati. Lo studio degli insediamenti rurali e in particolare dei c.d. villaggi medievali abbandonati ha tratto enorme vantaggio dalla sintesi delle informazioni raccolte da storici, archeologi, geografi e studiosi di toponomastica.Lo studio della storia urbana e in particolare della continuit o della rinascita della vita cittadina nell'Alto Medioevo stato modificato dagli sforzi riuniti - come a Winchester e recentemente a Ferrara e in altre citt italiane - di archivisti, archeologi e storici dell'architettura, specie quelli interessati all'architettura minore. Lo studio della produzione e della distribuzione, in particolare per l'Alto Medioevo, stato rinnovato dall'analisi della ceramica e di altri prodotti, come la pietra ollare.Nel trattare dell'a. medievale vanno, in conclusione, sottolineate due delle sue caratteristiche fondamentali: in primo luogo si tratta di una disciplina a carattere diacronico, particolarmente per quanto riguarda le ricerche urbane e sul paesaggio; in secondo luogo, come tale, per essere uno strumento di indagine efficace, essa deve inserirsi in un ambito disciplinare pi ampio, che va dalle scienze naturali alle ricerche d'archivio. Bibl.: Europa a N delle Alpi. - J. Douglas, Nemia Britannica, or a Sepulcral History of Great Britain, London 1793; C.J. Thomsen, Ledetraad til Nordisk Oldkyndighed [Guida alle antichit nordiche], Kobenhavn 1836; J.Y. Akermann, The Remains of Pagan Saxondom, London 1855; A.H. Pitt-Rivers, Excavations in Cranbourne Chase, 4 voll., Warminster 1887-1898; G.O. 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Whitehouse Archeologia medievale e discipline storicheLa storia, l'a. e la storia dell'arte medievale sono legate non solo dallo stesso oggetto e dallo stesso fine della ricerca, la realt storica del Medioevo e la sua conoscenza integrale; hanno inoltre in comune anche taluni condizionamenti generali della ricerca. Divergono invece, come rileva Fehring (1987, p. 15), per quanto riguarda la qualit delle fonti: quelle archeologiche contengono in genere informazioni virtuali su rapporti, stati e situazioni storiche; quelle testuali informano in modo precipuo e innanzitutto su avvenimenti. In tal senso documenti, atti, diari, cronache, ecc., cio tutte le fonti scritte nel loro insieme, riflettono un aspetto della realt diverso da quello rilevato dalle fonti archeologiche e in genere oggettuali.La complementarit di tali diverse categorie di fonti risulta evidente in particolar modo in alcuni tipi di ricerche, per es. quelle sulle origini delle citt medievali. Le fonti scritte testimoniano di solito dell'atto di fondazione, dello stato giuridico, come pure di certi avvenimenti della vita politica, economica e sociale. Mancano invece, o sono pochissime, le informazioni su condizioni naturali, clima, risorse del territorio. Altrettanto poco noto, in genere, delle forme di insediamento che precedevano la citt, come pure dell'aspetto e dell'estensione delle forme edilizie nelle successive fasi dello sviluppo urbano. Se alcuni aspetti politici e militari del sistema difensivo trovano spesso un certo riflesso nei documenti, rimangono aperti i quesiti circa le sue dimensioni, le modalit costruttive e funzionali e spesso anche la cronologia delle fasi pi antiche; a questi solo un intervento archeologico appositamente programmato e sistematico pu dare risposta.Lo stesso vale per la tipologia dei modelli abitativi, delle tecniche costruttive, degli arredi e degli utensili domestici; ma anche nell'indagine sulla produzione primaria e sull'alimentazione, sugli strumenti di lavoro e sulla produzione artigianale, sulla circolazione monetaria e sugli scambi e commerci, i dati archeologici risultano insostituibili. Persino le produzioni artigianali di importanza primaria, come quella delle ceramiche o dei tessuti, o anche il consumo dei prodotti costituiscono solo raramente oggetto delle fonti scritte: "Nonostante le preziosissime descrizioni, come quella di Teofilo, monaco del sec. 12, le nostre conoscenze dei numerosi campi della storia delle tecniche e delle tecnologie medievali poggiano sulle fonti archeologiche" (Fehring, 1987, p. 32). "Lo storico della societ medievale sa ora che non pu pi fare a meno delle informazioni fornite dalla indagine archeologica degli insediamenti antichi. Questo apporto riveste particolare importanza a tre livelli: 1) Gli oggetti che lo scavo riporta alla luce costituiscono, per le epoche anteriori ai secc. 14 e 15, i soli documenti sicuri per una storia della tecnica. Essi suppliscono alla carenza delle fonti scritte e dell'iconografia; senza di essi non si saprebbe pressoch nulla sui procedimenti grazie ai quali un gruppo sociale si assicurava la sussistenza, provvedeva alla propria difesa contro le intemperie e gli aggressori; n, per es., di come si prendeva cura dei propri morti, contro i pericoli del soprannaturale; n sarebbe noto quale parte della produzione venisse destinata all'ornamento della persona o quali prodotti venissero importati dall'estero. 2) La ricerca archeologica fornisce d'altra parte la sola testimonianza convincente sull'organizzazione dello spazio sociale. Attraverso ci che rivela circa le dimensioni e le divisioni interne delle case, essa fornisce argomenti per ogni serio studio delle strutture familiari; grazie all'immagine che fornisce della topografia dell'insediamento e della distribuzione dei diversi tipi di edifici, essa permette di calare nel concreto ci che le fonti scritte evocano della stratificazione sociale e delle relazioni che questa determinava; riconoscere con precisione la situazione dell'abitato in rapporto al territorio che lo circonda, agli altri centri e alle vie di comunicazione, costituisce infine un approccio indispensabile per ogni storia sociale condotta in un quadro regionale. 3) Per un periodo storico i cui documenti scritti informano assai poco sulla vita quotidiana, lo studio sul terreno della disposizione dei siti, del modo in cui la loro organizzazione si modificata nel corso delle generazioni, offre un sostegno necessario a ogni ipotesi sull'evoluzione del popolamento e sulla distribuzione dei poteri" (Duby, 1976, p. 15).Un legame particolarmente stretto unisce l'a. medievale alla storia della cultura materiale intesa come area interdisciplinare di ricerca. Da una parte i nessi con una storia non vnementielle e dall'altra gli stretti legami con la ricerca etnologica fanno della storia della cultura materiale un terreno privilegiato, dove l'approccio archeologico s'incontra fecondamente con le discipline che mirano, anche se ognuna in maniera diversa, a far rientrare le ricerche settoriali in un quadro complessivo di ricostruzione integrale della storia.Nell'esperienza di ricerca archeologica sul Medioevo degli ultimi decenni la storia della cultura materiale si associata a una determinata concezione dell'etnografia e del suo rapporto con le discipline storiche. La particolare natura dei rapporti sussistenti in radice tra la storia e l'etnologia stata puntualmente rilevata da Lvi-Strauss (1958, trad. it. pp. 30-31): "Ci proponiamo di mostrare che la loro differenza fondamentale non n di oggetto, n di scopo, n di metodo; ma che avendo lo stesso oggetto (la vita sociale), lo stesso scopo (una migliore intelligenza dell'uomo) e un metodo in cui varia soltanto il dosaggio dei procedimenti di ricerca, esse si distinguono soprattutto per la scelta delle prospettive complementari: la storia organizza i suoi dati in base alle espressioni coscienti e l'etnologia in base alle condizioni inconscie della vita sociale". A sua volta Le Goff (1973, p. 233ss.) rileva che "la nuova storia, dopo essersi fatta sociologica, tende a divenire etnologica" ed esprime l'opinione che "l'apporto immediato dell'etnologia alla storia , a colpo sicuro, la promozione della civilt o cultura materiale".Nell'a. intesa nel suo insieme sono compresenti elementi di ambedue gli approcci alla realt socioculturale. L'a. preistorica pu essere concepita, secondo Laming Emperaire (1964, p. 193), come, in un certo senso, le summum de l'ethnologie, in quanto studio di fenomeni involontari dell'evoluzione delle societ umane, perch essa la sola a fornire informazioni sui fatti, senza che questi siano passati per il vaglio del pensiero dell'informatore (testi, relazioni, inchieste, ecc.). Per sua natura quindi essa molto vicina all'etnologia e continua a caratterizzarsi in termini di ethnographie du pass.L'a. classica invece, con i suoi legami con la filologia e con la storia dell'arte, pi vicina alla storia, mentre l'a. postclassica, specie quella medievale, sembra unire, pi delle altre, ambedue le prospettive conoscitive, a vari livelli di ricerca.Qui l'etnologia viene infatti chiamata a intervenire ad almeno tre livelli distinti, i primi due individuati da Poisson (1979, p. 147), il terzo da Bucaille: 1) "per l'interpretazione dei reperti materiali, essa pu fornire una griglia di analisi messa a punto, in origine, per lo studio delle societ ancora esistenti, ma che ha dato anche prova delle sue possibilit operative nell'applicazione a dati archeologici. L'archeologia fa intervenire in questo caso la dimensione diacronica nell'antropologia culturale"; 2) "lo studio delle societ attuali pu fornire dei punti di paragone con i materiali scoperti dallo scavo: paragoni fra differenti momenti sincronici di una societ o fra differenti elementi, ripartiti geograficamente, di una o pi societ nello stesso momento, forniscono le dimensioni spaziali e temporali che richiama l'antropologia"; 3) "a livello di sintesi i lavori dell'archeologia medievale si ricollegano direttamente all'antropologia culturale" (Moreno, Quaini, 1976, p. 23). Proprio a questo livello, tuttavia, per sua stessa natura decisivo e perci delicato, si scontrano opinioni contrastanti: e di fatto la tesi che possiamo definire Archaeology as anthropology (Binford, 1962) non si mai radicata nella tradizione europea. Al contrario, l'a. medievale ha avuto sin dall'inizio uno stretto e organico rapporto con la storia. Lo rileva tra l'altro Bognetti (1964, p. 67s.): "l'operare dell'archeologo presuppone un corredo talvolta assai raffinato di nozioni storiche. di per s un problema 'storico' quello che spinge all'indagine archeologica; ed la consapevolezza storica che fornisce, nella pi parte dei casi, i principali criteri per la valutazione di quanto viene scoperto dall'archeologo". questa una tendenza, radicata del resto profondamente nella pratica della ricerca, che da una parte viene a pi riprese confermata, dall'altra continua a essere oggetto di vive discussioni (XVI. Internationaler Kongress der Geschichtswissenschaften, Stuttgart 1985; World Archaeological Congress, Southampton 1986; XIe Congrs de l'Union Internationale des Sciences pr- et protohistoriques, Mainz 1987).In ogni caso l'a., analogamente alla storia dell'arte, opera in base alle fonti oggettuali, studiate per lo pi nei due casi con metodi dello stesso genere (come per es. analisi stilistica o esame comparativo dei tipi) prima che, in un secondo momento, vengano presi in considerazione differenti tipi di fonti specifiche. Contrariamente a quel che avviene in a., per, l'oggetto di ricerca della storia dell'arte non tutto il patrimonio materiale di una civilt, bens solo quegli oggetti che possiedono le qualit estetiche di un'opera d'arte, anche se in grado o a livelli c.d. 'minori', qualit del resto difficilmente definibili in modo del tutto oggettivo (Fehring, 1987, p. 17). Per un archeologo medievale invece le qualit estetiche di un prodotto sono altrettanto poco rilevanti quanto per un etnografo. Lo studio archeologico non esclude programmaticamente l'apprezzamento dei valori estetici, quando essi sussistano - "interferendo cos con la storia dell'Arte con l'A maiuscola e con la storia delle cosiddette arti minori" (Fasoli, 1968, p. 127s.) - ma l'oggetto d'indagine viene determinato in base a criteri non estetici, bens storici.I mutamenti che sono avvenuti nell'a. classica italiana dalla fine degli anni Sessanta in poi la avvicinano del resto molto di pi alle impostazioni dell'a. medievale: "il problema storico-artistico cessa di essere il motivo primario dell'archeologia, per diventare uno dei molteplici temi, anche se rilevante" (Torelli, Tortorella, 1985, p. 31). Il nuovo orientamento trova una netta espressione nelle parole di Bianchi Bandinelli (1976, p. IX): "Il compito dell'archeologia si oggi precisato e ampliato col proporsi la ricostruzione integrale della storia di un'et e di un luogo sulla base di elementi di fatto materiali, da porre a confronto, quando ve ne siano, con le tradizioni scritte, ma da analizzarsi, altrimenti, di per se stessi [...] Oggi la ricerca archeologica, congiunta a quella etnologica, si estende ad ogni et e ad ogni luogo. L'antichit classica non ne che uno degli argomenti, e il suo intento esclusivamente storico". Le posizioni teoriche espresse negli ultimi scritti di Bianchi Bandinelli aprono la strada verso "una rifondazione materialistica degli studi classici" (Carandini, 1979, p. 31) e verso un'a. che, nelle sue scelte, non espunga il non bello, ammettendo che in realt tra il prodotto d'arte e gli oggetti d'uso non c' soluzione di continuit (Kroeber, 1952; Maltese, 1970, p. 186).Nell'accezione pi larga del termine, l'a. medievale "intesa nel senso pi generale di raccolta di informazioni mediante il recupero sistematico di testimonianze materiali della cultura postclassica. L'aggettivo medievale non deve qui prendersi nel significato storiografico pi restrittivo, ma deve piuttosto essere riferito, globalmente e accogliendo una istanza 'europea', alla storia delle 'culture' di antico regime, postclassiche e preindustriali. Una storia per definizione di lungo periodo e che presenta una continuit e una periodizzazione riferibili non tanto agli avvenimenti politici quanto alle trasformazioni dei modi e rapporti di produzione" (Editoriale, 1974, p. 7).Pi diffusa, tuttavia, in molti paesi la tendenza a limitare il quadro cronologico della ricerca al Medioevo vero e proprio. Al di l dei confini della civilt classica, l'a. medievale inizierebbe l dove termina il campo d'interesse dell'indagine pre e protostorica. Va inoltre osservato che la ricerca sull'Alto Medioevo si incontra spesso direttamente con quella protostorica. Ora, quest'ultima inizia con l'apparizione delle prime fonti scritte, il che in Europa centrale avviene con l'arrivo dei Romani al Reno e al Danubio. Meno chiaro invece appare l'orizzonte cronologico che chiude quel periodo. Nella parte occidentale dell'Europa centrale l'ambito di ricerca della frhgeschichtliche Archologie di regola non va oltre la fine del periodo merovingio, in Europa settentrionale oltre la fine della Wikingerzeit, mentre in Europa orientale si estende fino ai secc. 11-12 (Fehring, 1987, p. 19) e in alcuni casi addirittura alla met del sec. 13 (Hensel, 1986, p. 19ss.). Diversa ancora la situazione italiana: "fino a pochi anni or sono dove terminavano le indagini dell'archeologo classico iniziavano quelle dell'archeologo cristiano, figura riassuntiva, fino all'ultimo decennio, della ricerca sull'Alto Medioevo e sulle fasi postclassiche in generale" (Melucco Vaccaro, 1982, p. 18). Comunque in genere a partire dal sec. 12 al pi tardi si accetta comunemente e senza riserve il termine a. medievale (Jankuhn, 1973, p. 9ss.).Da un punto di vista pi generale, tuttavia, questa articolazione interna della ricerca archeologica del periodo postclassico per etnie, per divisioni cronologiche pi dettagliate o per ideologie ha un valore assai relativo. Importante invece, anche nell'ottica di rappresentanti di altre discipline, assicurare la continuit della ricerca. Se si accetta - come propone Schlesinger (1974, p. 7ss.) - che i secc. 4-5 segnino il momento di transizione tra il Tardo Antico e il Medioevo, diventa importante - rileva Fehring (1987, p. 19) - che questo periodo entri a pieno titolo nel campo della ricerca dell'a. medievale.Per quanto riguarda la demarcazione cronologica dell'a. medievale rispetto a quella dei tempi moderni, esistono due opinioni. Secondo la prima, l'a. medievale, in quanto studio sistematico delle condizioni materiali, delle forme di produzione, dei processi di lunga durata, non deve intendersi nel suo significato storiografico pi restrittivo bens, per garantire la continuit delle indagini, dovrebbe abbracciare tutto il periodo preindustriale, avvicinandosi cos alla c.d. a. industriale. Pi diffusa tuttavia una seconda accezione, meno ampia, dell'a. medievale: il passaggio tra il sec. 15 e il 16, con i suoi molteplici mutamenti culturali, servirebbe da cesura fra l'a. medievale e quella postmedievale (Fehring, 1987, p. 19).Per dare al termine maggiore elasticit e nello stesso tempo per renderlo pi coerente al senso, all'uso e all'accezione pi comuni dell'aggettivo 'medievale' sembra pi opportuno inquadrare in questa sede la materia in questione tra la fine del mondo antico da una parte e l'inizio dell'et moderna dall'altra."L'archeologia, dal momento del suo costituirsi come scienza storica, appare caratterizzata da profondi mutamenti, tanto nel metodo quanto nel fine, che sono particolarmente evidenti a partire dagli ultimi decenni. Solo in tempi molto recenti, infatti, essa ha cominciato a interrogarsi sui suoi fini, sul suo ruolo e sulla sua posizione rispetto alle altre scienze, affrontando problemi teorici e metodologici rimasti a lungo estranei agli interessi degli archeologi classici, rivolti tradizionalmente allo studio storico-artistico e filologico del mondo antico" (Torelli, Tortorella, 1985, p. 29). Queste considerazioni possono essere riferite anche all'a. medievale, ma in questo caso un accento maggiore va posto sulla diversit delle possibili opzioni, spesso contraddittorie, che offrono gli attuali tentativi di impostare un nuovo orientamento della ricerca. Infatti, si possono distinguere almeno: 1) un'impostazione vicina al positivismo 'pratico' (spontaneo), ancora vitale nelle sue diverse varianti e addirittura dominante nella pratica di ricerca e nei programmi universitari di numerosi centri europei; 2) la 'nuova a.' e gli indirizzi di ricerca che ne derivano o si richiamano al suo patrimonio e che sono propri di talune scuole anglosassoni; 3) l'a. teorica, con il suo programma logicistico formulato da Gardin e Frerichs, che si richiama alla filosofia analitica, all'empirismo logico e alla semiotica; 4) l'approccio simbolico-strutturale rappresentato, nella sua versione britannica, dal gruppo di Hodder; 5) lo storicismo marxista, di cui uno dei maggiori artefici rappresentanti stato Childe, che ha dato un forte impulso al concetto di storia della cultura materiale.Mentre i primi tre orientamenti si ricollegano al positivismo nelle sue diverse versioni, gli ultimi due sono in qualche modo legati tra loro, sia perch si staccano dalla visione del mondo fenomenologica e individualistica contenuta nelle concezioni positivistiche, sia perch ambedue, anche se in modo differente, si richiamano al materialismo storico (Tilley, 1981; Leone, 1982).Il pensiero positivista - frutto dell'ideologia evoluzionistica - in a. faceva volgere l'interesse sullo strato superficiale del processo socioculturale, quello direttamente osservabile. Una rilevanza particolare veniva attribuita alle operazioni formali di classificazione e tipologia dei materiali acquisiti. Tali operazioni di sistemazione del materiale secondo i criteri di tempo, luogo e appartenenza oggettuale (indispensabili in ogni ricerca sistematica) nella coscienza di numerosi studiosi hanno subto trasformazioni tanto radicali da divenire, in molti casi, il fine del processo di ricerca di cui erano strumento. Ci ostacolava, evidentemente, la visione complessiva dell'oggetto delle ricerche e da un lato contribuiva alla parcellizzazione dell'osservazione del reale - propria tanto della conoscenza del mondo del senso comune, quanto di quella positivista - dall'altro lato tendeva a delimitare le ricerche entro un ambito meramente 'fattografico', trascurando una conoscenza teorica che guidasse le operazioni della selezione, della gerarchizz