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Campo emotivo e multidimensionalità nell’Infant ObservationDina Vallino

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Per citare questo scritto:

VALLINO D., “Campo emotivo e multidimensionalità nell’Infant Observation”. Interazioni 11, n. 1 (1998): 27-33.

h"p://associazionedinavallino.it/wp-­‐content/uploads/2017/06/campo-­‐emo<vo.pdf  

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ARTICOLI - Questioni Teoriche

Campo emotivo e multidimensionalità nell’Infant ObservationDina Vallino*

Il Mondo dell’Infant Observation

Dopo più di vent’anni di lavoro con l’Infant Observation mi si presenta l’opportunità di definirne i limiti e i vantaggi come metodologia psicoanali tica.

Prioritario è differenziare le varie fasi in cui si svolge un’Infant Observa tion.

Un primo fotogramma: al centro un Bambino con la sua Mamma in un qualsiasi giorno, in una qualsiasi casa.

La seconda immagine: un Osservatore li descrive tramite un protocollo scritto, che poi legge ad un Gruppo di colleghi con un Conduttore, spesso uno psicoanalista.

La terza immagine: tante persone riflettono sul protocollo dell’Osser vazione e lo commentano.

Fondamentale nel metodo è il Gruppo di discussione con un Conduttore. Al centro c’è sempre il neonato con la sua mamma, ma il cerchio si è allar gato; molti adulti riflettono sull’attività mentale che il bambino esprime col suo comportamento.

L’Infant è una via maestra per la formazione di Operatori Sociali, poiché essi hanno modo di approfondire la conoscenza delle varie forme di identi ficazione e dei suoi abusi. E più utile a chi ha già fatto un’analisi personale.

Si ha infatti modo di vedere, nella relazione madre bambino nei primi anni di vita, l’identificazione allo stato nascente. Anche il conduttore via via che fa questo lavoro aumenta la sua capacità di padroneggiare il campo emotivo delle identificazioni.

La terza immagine è fondamentale dal punto di vista psicoanalitico; il Conduttore riflette insieme al gruppo su come l’Osservatore ha raccontato la sua esperienza in quella casa e col gruppo studia quali problemi l’Osser vatore riscontra nella sua attività di presenziare e partecipare alla relazione madre bambino.

Il Conduttore, esperto nel gioco delle Identificazioni, insegna a ricono-

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sccrlc c lavora sulle distorsioni del gruppo nel rapporto con l’osservatore.fi l’osservatore clic il gruppo impara a vedere, poiché l’osservatore può

nascondersi, tentare di spostare l’attenzione sull’oggetto ma non può uscire dal suo essere nella posizione centrale.

In questa fase l'Osservatore prende contatto con i suoi preconcetti nel- l’osservarc il suo coinvolgimento e la perspicuità maggiore o minore nel restituire all’oggetto osservato le sue peculiari caratteristiche.

L'atmosfera emotiva nell'lnfant

Il protocollo dell’osservazione ossia l’insieme di appunti che l’Osser vatore prende con lo scopo poi di leggerli nel gruppo di Seminario è molto importante. L’importanza del protocollo dell’osservazione è data dal fatto che esso riunisce in una descrizione quasi tutto ciò che circonda la situazio ne: il bambino, la madre, il padre nella mente della madre. Tutto ciò è con densato all’interno del protocollo1.

Raccogliendo i vari dettagli che vengono raccontati per coglierne il senso il Gruppo focalizza l’atmosfera emotiva in cui il bambino è immerso. L’esperienza del neonato viene recepita a vari livelli: come sonorità di pian ti, vocalizzi, balbettìi etc. più o meno accompagnati da pause; come ritmo più o meno accentuato del movimento degli arti; come colore o pallore della pelle etc; come espressione degli occhi etc. Il neonato viene descritto nella sua fisionomia. Il Gruppo entrando in contatto con le fantasie dell’Os servatore e la sua esperienza culturale si troverà nelle condizioni di poterne discutere i preconcetti e le identificazioni ora con la madre ora col bambino. Il Conduttore pone attenzione alle distorsioni che il Gruppo produce e ne falsifica le ipotesi, quando non hanno seguito nella continuità della situa zione osservativa.

Vi è un accordo generale dellTnfant Observation e dell’Infant Research sul fatto che le competenze del bambino piccolo sono potenzialmente capa cità ricchissime, purché vengano riconosciute, confermate, attivate dai ge nitori.

Ma nell'lnfant diversamente che nelle Osservazioni sperimentali non ab biamo osservazioni occasionali, create allo scopo di cercare qualcosa, ab biamo una continuità che ci fa guardare eventi simili ripresentarsi innume revoli volte, con tante variazioni. Questo processo base dell’invarianza e della generalizzazione è quello che produce l ’esperienza scientifica.

La seconda, ma non secondaria, base di un’esperienza scientifica è quella nella quale l’Osservatore potendo condividere col Gruppo di colleglli la sua esperienza soggettiva, la rende pubblica.

Infatti l’Osservatore può riconoscere i suoi preconcetti nella discussione

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col gruppo, correggere le distorsioni, falsificare le ipotesi fatte e quindi condividere con gli altri una vera e propria esperienza scientifica che si apre alla conoscenza del mondo complesso del neonato. La caratteristica princi pale dell’Infant tra tutti i metodi osservativi è l’accento posto sul capire af fettivo che, comunque, l’osservatore al centro della situazione si trova a vi vere.

L’Infant Observation non dovrebbe essere ritenuta un metodo speciale per verificare e convalidare dati che provengono da un altro sapere, per esempio convalidare concetti cognitivisti o sperimentali. L’Infant permette invece di conoscere qualcosa di nuovo, che spesso non è trattato neanche dalla teoria psicoanalitica. Ad esempio l’Infant ha consentito di rettificare le fasi di sviluppo dei bambini, le loro pulsioni verso il conoscere e il fare, l’assenza di aggressività nei neonati prima che essi raggiungano una indivi duazione e quindi differenziazione dalla madre etc. In ciò vi è certamente un accordo anche con i cognitivisti e con altri modelli sullo sviluppo mentale.

Tra gli studiosi americani dellTnfant Research Peter H. Wolff, professore di Psicoanalisi alla Harvard Medicai School di Boston, sostiene che le In- fant Observation concepite psicoanaliticamente possono essere sì la sor gente di nuove teorie dello sviluppo sociale ed emotivo, ma che esse sono essenzialmente irrilevanti (corsivo mio) per la psicoanalisi intesa come psi cologia di significati, idee inconsce e motivazioni inconsce2.

Questa tesi condivisa da un gruppo di psicoanalisti americani’ non è va lida a mio avviso poiché l’Infant permette di approfondire nuovi aspetti delle identificazioni (proiettive, introiettivc e con gli oggetti interni) al di là di quelle osservate e teorizzate nella clinica psicoanalitica.

Ho già detto che i’Osservatore - durante l’Infant - diviene gradualmente consapevole di comprendere la situazione solo facendo riferimento al- V atmosfera emotiva della famiglia e dell'ambiente del neonato che egli Os servatore recepisce, come la recepisce il neonato (Vallino et al. 1990). L’atmosfera emotiva è una componente della tridimensionalità della situa zione poiché attraverso se stesso l’osservatore raggiunge la possibilità di capire l’altro. Il

Il mondo del bambino nell'Infant

Ncll’Infant guardiamo l’ambiente dei bambini. Prima di tutto, ogni bam bino ha a che fare coi pensieri dei genitori; in secondo luogo, ogni bambino con l’aiuto dei genitori impara ad esprimere ciò che prova e lo manifesta in modo non-verbale e verbale. Andare verso il bambino nella sua vita familia re serve a conoscere il bambino vivo, non il bambino teorico. Mi riferisco a modelli diversi di adattamento, adeguamento, condizionamento: penso a un

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bambino che può apprendere dall’esperienza, ma può anche sognare l’espe rienza, rivelare pensieri segreti, selvaggi, emozioni rabbiose, pericolose.

Lo sviluppo sano lo vedrei in rapporto ad una sorgente abbastanza imper scrutabile di vitalità, con qualità inerenti all’«.rere una persona, al sentirsi esistere4.

Intendo riferirmi al concetto che per un bambino non essere capito-non esistere.

La coppia madre bambino non si può incontrare se il bambino non esiste nella mente della madre e del padre. Con l’Infant Obscrvation veniamo in contatto con tutti i problemi grandi e minuti inerenti allo sviluppo mentale di un bambino.

L’apprcndcrc dalla madre c dal padre passa per processi identificatori molto importanti.

La relazione affettiva si costruisce in due quando il bambino piccolo av verte come la madre fa e cosa fa per lui. In questo modo il bambino impara a regolare i suoi scambi sociali. La relazione mentale ha bisogno di almeno tre persone, la madre, il bambino e il padre che contiene la madre.

La presenza del padre si esprime anche nella capacità della madre di mantenere le regole del rapporto senza permettere che l’irritazione per il rifiuto del bambino entri a modificare la situazione. Questa è un’esperienza fondamentale per la costruzione del Sé.

Ixi sviluppo del Sé nell’Infant

Lo sviluppo del Sé può essere legato a uno sviluppo più drammatico o più armonioso. Una madre potrebbe preoccuparsi di come far sentire al suo bambino che esiste (Vallino 1998). Non è solo il riconoscimento del bambi no come figlio e oggetto di cure, ma le condizioni che la madre crea perché il bambino senta che ciò che lui prova i importante e si precisa.

La funzione dell’osservare ossia del riflettere su di sé include questo aspetto tridimensionale. Si sarebbe portati a pensare che, come in ogni co noscenza empatica, siano in gioco soltanto le proiezioni dell’Osservatore che non permettono di conoscere “quel" bambino, ma solo la “narrazione” su di esso.

Esso è quindi solo apparentemente un paradosso. Tuttavia tale obiezione ha largamente impedito anche in Italia di approfondire il valore di ricerca longitudinale delle Singole Infant Obscrvation, cui il lavoro del Gruppo conferisce il significato di un’esperienza scientifica.

Sulla base di un numero rilevante di protocolli di Infant Obscrvation che ho seguito personalmente (dal 1980 a tutt’oggi) ho invece potuto stabilire che l’Osservatore al centro della situazione ci dà modo di conoscere il bam-

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bino reale e di delincarne lo sviluppo, che è specificato per ogni bambino.Il protocollo dell'Osservazione, attraverso le descrizioni fedeli c detta

gliate, delle cure e dell’attenzione che il bambino riceve dalla madre e dal l’ambiente familiare permette la conoscenza del bambino reale, non del bambino immaginario o oggetto mentale.

Qualche riferimento alla vita prenatale e alle indagini ecografichc che la sciano intravvcdcrc le competenze del feto in utero, permette di capire anco ra meglio cosa accade dopo la nascita (Negri 1993, 1998).

Nell’utero il suo tempo era misurato dalla frequenza cardiaca e respiratoria della madre, una volta nato e uscito di lì deve farsi un’esperienza del tempo, dell’attesa. Il tempo opportuno (kairòs) che la mamma trova per il bambino lo aiuta a creare un ritmo interno, un senso del tempo e anche a porre le condi zioni per poter aspettare e stare con se stesse).

, tencxMionm' wir>rfr,''d r t W H F P g B W g w r f w i .Il punto di incontro tra la mente del bambino e quella dell’Osservatore è

paradossalmente il sentimento dell’osservatore di non essere pronto ad af frontare l'ignoto negativo. Così accade al bambino, né memoria, né legame, né attenzione si rafforzeranno nel bambino se manca nella madre conteni mento, donazione di senso, réverie.

L’Infant Observation mostra una serie di interazioni complesse e crociate con l’ambiente sia interno che esterno. Interno alla mente della madre che interagisce con quella del bambino, col padre e con l’ambiente familiare c transgenerazionale.

Esterno alla famiglia perché tutto avviene sempre in un campo emotivo.La funzione dell’osservatore, che attraverso il suo stesso sentire è recetti

vo a un campo emotivo complesso richiede un’ulteriore distinzione tra emo zioni e affetti. Le emozioni corrispondono ad un’intensa ma indicibile espe rienza personale; gli affetti indicano 1’esistenza di una relazione tra due per sone che può essere raccontata.

Secondo questo modello gli stati affettivi sono una componente necessaria dell’integrazione e assolvono una funzione cognitiva (Gaburri 1997; Meotti A., Meotti F. 1990, Bezoari e Ferro 1991 ; Vallino 1992; Borgogno 1995).

Il rapportarsi del bambino alla madre senza parole ma con atti intenzio nali e la comprensione intuitiva della madre permette di studiare la vita mentale e il comportamento non verbale del bambino piccolo. È dubbio che la situazione sperimentale sia in grado di registrare tutto quanto avviene nel campo emotivo dell’ambiente. L’Infant Observation può farlo.

Questa posizione focalizzata su se stessi e sull’ambiente è complessa, ri chiede un vero e proprio esercizio all’osservatore.

E l’osservatore, questa funzione mentale in ogni operatore, può delimita re il campo emotivo scegliendo di dipendere dal bambino o dalla madre o dal padre a seconda delle emozioni in gioco.

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Ho constatato un fatto elementare, ma non ovvio per gli Sperimcntalisti: che un'atmosfera distesa è essenziale al bambino per usare i giochi c per ricreare all’esterno la complessità delle sue emozioni. Ciò esclude che la situazione sperimentale sia appropriata per conoscere un bambino reale; an dare a testare condotte e verifiche snatura la qualità dell’esperienza infanti le. Un bambino che gioca crea simboli per la vita emotiva, crea mondi in cui la sua vita interiore diventa conoscibile, proprio come un artista. I simboli del bambino attraverso i loro schemi formali ci rivelano le tensioni, gli equilibri, le emozioni raffiguranti nei personaggi. Il tutto può apparire le gato in piccole scenette, che fa capire come da momenti della vita interiore dei bambini piccoli, dalle loro sensazioni, dalle loro paure, dalle loro rabbie ha origine la poesia, l’arte, la letteratura.

Multidimensionalità e rampo osservativo

Daniel Stern tenendo conto della psicoanalisi dei bambini ha individuato nel modulo narrativo (enveloppe narrative, Monaco 1992) lo schema base del formarsi del pensiero infantile. Lo schema narrativo lo immagino in un campo emotivo che contiene la triangolarità madrc-bambino-padre e le loro triplici relazioni.

Un punto di partenza nuovo per la ricerca sullo sviluppo affettivo l’ha of ferto la psicoanalisi italiana considerando la tridimensionalità della mente umana che include nei processi mentali la funzione dell'osservatore. Gio vanni Hautmann, Franco Fornari, Giuseppe Di Chiara, Fausto Pctrclla, Franco Borgogno hanno in modi diversi sviluppato l’idea che la “funzione psicoanalitica della mente” intesa in senso tridimensionale è una capacità di entrare in relazione con l’altro e nello stesso tempo riflettere su di sé. Que sta disposizione primitiva ò presente sin dalla nascita nella disposizione ver so l'altro; è una funzione naturale, capace di svilupparsi o di arrestarsi o di degradarsi (Borgogno 1978; Hautmann 1981; Forfiari 1985; Di Chiara et al. 1985, Pctrclla 1993; Vallino et al. 1990).

Fausto Pctrclla nel lavoro “Quadro, cornice e setting comparati” esami nando l’incisione di F.schcr ‘XjalJcfia di stampe” scrive che,se accettiamo la premessa che noi psicoanali<Ti^Comc lo spettatore che osserva i quadri nella galleria di stampe, siamo esposti al debordare della cittadella esterna all’interno del quadro. E se vi è un amalgamarsi del nostro quadro interno su colui che è fuori di noi, sull’altro, dobbiamo accogliere la tesi della fun zione destabilizzante della cornice-sctting che avremmo invece voluto in tendere come spazio di sicurezza c di confine.

11 risultato è una destabilizzazione della realtà percepita come esterna, a favore di una percezione che cerca la continuità tra interno ed esterno.

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L’immagine di uno spazio destabilizzante io la assumo come il paradig ma per inquadrare il dilemma insito nell’osservatore da più punti di vista5.

Riconsiderando l’immagine di Escher posso vedere che si tratta di uno spazio immaginario in cui tra i due mondi dentro e fuori dalla cornice, si stabilisce una relazione di continuità; la delimitazione data dalla cornice viene a cedere, per lasciare posto a uno spazio nuovo, ma tuttavia prospetti camente costruito, non informale, non impressionistico, surreale semmai, uno spazio onirico. Lasciandoci portare dentro il quadro scorgiamo che è utilizzata accanto alla costruzione prospettica tradizionale, una calcolata se rie di torsioni della superficie. La superficie del quadro sembra elastica, ti rata in varie direzioni, lascia debordare l’esterno nell’interno, in modo tale che l’effetto è del tutto destabilizzante.

Stabilito che lo psicoanalista non può entrare nel mondo interno dell’al tro, ma partecipa di un campo emotivo, cintato da regole, il setting, per pre servare comprensione, rigore, onestà e compassione, mi sembra molto im portante riflettere sul fattore destabilizzante di quest’osservazione di campo. La multidimensionalità del campo impone la torsione come fenomeno che relativizza l'aspetto scientista della situazione. Lo volevamo il setting come spazio di sicurezza e di confine e dobbiamo invece divenire consapevoli della relatività della nostra stessa cornice.

Note

* Membro ordinario c didatta della SPI. Via A. Kramer 13 - 20129 Milana.1. I riferimenti storici all'Infant Obscrvation sono documentati in bibliografia, dai lavori

fondamentali di Esther Bick, all'integrazione della metologia della Bick di Martha Harris che introduce la funzione del Gruppo (E. Bick 1948; M. Harris 1978) Bick E. (1968). “The expe- riencc of thè skin in early objcct relation", Ini. J. Psycho-Anal., 49. pp. 484-486.

Bick E. (1975), “Ulteriori considerazioni sulle funzioni della pciic nelle prime relazioni og gettuali integrando i dati dcll'infant obscrvation con quelli dell'analisi dei bambini e degli adulti", Riv. Psìcoan., 3,1984.

A Isaacs S. (1952) e a Winnicott (1968, 1975) si devono i concetti di fantasia inconscia e di arca transizionale e esperienza culturale.

2. Peter II. Wolff, Professore di Psicoanalisi, Harvard Medicai School, Boston; in un Sim posio alla Società di Psicoterapia e Scienze umanistiche di Bologna ha presentato un contributo teorico volto a dimostrare l'irrilcvanza dcll'infant Observation per la psicoanalisi. Egli ha con cluso che: «psychoanalytically informed infant observatìons may be thè source for new theo- ries of social-emotional dcvelopment, but that they are essentially irrilevant for psychoanalysis as a psychology of meanings, unconscious ideas, and hidden motives».

3. Cfr. Journal of American Psychoanalytical Association, 44/2, 1996, p. 369.4. Vallino D. (1985), Alice e il sentimento di non esistere, cap. terzo, in Raccontami una

storia, dalla consultazione all’analisi dei bambini, Boria, Roma, 1998.5. Vallino D. et al., “Un quadro vivente dello sviluppo mentale nell’Infant Obscrvation.

Funzioni e disfunzioni dcU'Osscrvatore e del gruppo di discussione", Quad. Psicoter. Inf., Boria 1996.

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