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AREZZO - Campionato di Giornalismo

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AREZZO - Campionato di Giornalismo

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10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011

La vita vissuta artistica…menteATerranuova inmostra 19capolavori di autori veramentespeciali

ANCHE QUEST’ANNOla Pro Loco, in collabora-zione con l’Istituto Com-

prensivo «Giovanni XXIII» diTerranuova , ha indetto un con-corso dal titolo «Natale nell’Arte»,aperto alle classi dei tre ordini sco-lastici. Noi alunni artisti ci siamomessi al lavoro per la realizzazio-ne di un pannello ispirato adun’opera famosa, a scelta dellaclasse, avente per soggetto laNati-vità. I 19 pannelli sono espostiper tutto il periodo di Natale inunamostra allestita nell’aula con-siliare, dove i visitatori voterannoil capolavoro preferito.L’8 gennaio, sempre nella Saladel Consiglio, una giuria tecnica,nominata dalla Pro loco stessa, ri-conoscerà la migliore realizzazio-ne in assoluto e per ogni ordinescolastico verrà premiato un ela-borato, nonché la riproduzioneche avrà ottenuto il maggior nu-mero di consensi dai visitatori.Noi alunni della 3 B vi invitiamoa visitare la mostra per ammirareanche il nostro capolavoro che siè ispirato allaNatività diPiero del-la Francesca (1470/1485) che si tro-va a Londra, alla National Galle-ry. Siamo stati guidati dal nostroprofessore di Arte Matteo Bene-

tazzo, che è anche un artista.

ABBIAMO ANALIZZATO lostile compositivo della Natività diPiero, successivamente abbiamosviluppato il bozzetto di partenzasperimentando la tecnica di stam-pa detta «monotipo»: attraverso ilconfronto con le opere diVenturi-no Venturi.

Il risultato finale è stata l’unionedi due artisti ben distinti dal peri-odo storico e dalle loro rappresen-tazioni stilistiche, ottenendo unelaborato originale e, allo stessotempo, liberamente interpretatodalla nostra creatività.

ATTENZIONE per i visitatori:Cartoline artistiche e non solo…

Vi vogliamo segnalare altre inizia-tive culturali che la Pro loco ha re-alizzato per la valorizzazione delterritorio in tutti i suoi aspetti.E’ stato pubblicato un altro pie-ghevole storico-artistico, dedica-to stavolta alla frazione della Tra-iana, dove si possono trovare insintesi notizie anche inedite sullastoria del luogo, basate sui docu-menti d’archivio e sulle informa-zioni degli anziani raccolte graziealla collaborazione del «Circolo»locale e della parrocchia; né vimancano le opere d’arte come l’or-mai famosa «Annunciazione» sei-centesca di Giovanni Martinelli,la cui prima attribuzione si deveal tenore Luca Canonici.Il depliant è a disposizione gratui-ta di chiunque sia interessato pres-so la sede della Pro loco, assieme aquello dell’anno scorso dedicatoalla «Pieve di SantaMaria Bambi-na». Sempre alla Pro loco si trovauna serie di 28 cartoline che ripro-ducono tutti gli «Ecoalberi diNata-le» realizzati nel concorso 2010.Ma non è finita: è stata stampatainoltre unaprima serie di 20 «Car-toline d’arte» di grande formato,nella quale sono presentate alcu-ne delle principali opere presentinel nostro territorio.

MATTEO BENETAZZO è uno degli autori checontribuisce alla mostra.

Perché è stato scelto come titolo della mostra“Dentrol’ invernodentro trapaesaggioe laMa-ternità di Venturino Venturi”?

«Lamanifestazione ruota intorno ad una visione na-turalistica dell’inverno, con lo studio del paesaggio edelle sue trasformazioni, e all’espressione del Sacro,rappresentata dalla Natività. Il titolo evidenzia co-me l’iniziativa intenda interagire col territorio e laproduzione del grande Venturino Venturi».

In chemodo avete creato questo legamecon larealtà museale di Venturi?

«Il progetto prende in esame la tematica dellaMater-nità affrontata dal grande artista italiano, affiancan-dosi ad esso e proponendosi attraverso una serie diesposizioni proposte da Domus Manifesta 2011 e

dall’Associazione Artefice, finalizzate alla fruizionee promozione dell’Arte Contemporanea».

Oltre a lei, quali altri giovani artisti partecipa-no all’evento?

«Vorrei innanzitutto citare Daniela Pronesti, che in-sieme a me ne è la curatrice; poi altri talenti comeSimona Chiasserini, Nicoletta Gemignani, GiulianaHuober,Marianna Rosi, Lucia Stefani, Elisa Zadi».

Quali sono le sedi espositive?«Una prima tappa è alla Libreria La Feltrinelli diArezzo (8 dicembre-19 gennaio 2012); poi, dal 17 di-cembre al 29 gennaio 2012,LaFilanda diLoroCiuf-fenna, spazio dedicato al confronto con l’opera daltitolo «Maternità» diVenturi, e la Casa StudioVentu-ri; qui, grazie alla nipote dell’artista e storica dell’ar-te Lucia Fiaschi, le nostre opere dialogheranno den-tro ed attorno alla vita quotidiana dell’artista, custo-dita nella sua casa museo».

L’INTERVISTAMATTEO BENETAZZO RACCONTA I SEGRETI DELL’EVENTO CURATO DA TANTI GIOVANI ARTISTI

Viaggio nell’inverno sulle ormedellamaternità

OLTRE PIERO Pannello ispirato dalla Natività del grande biturgense

la redazionedella III B...

SCULTORE e pittore del-la nostra terra. VenturinoVenturi nasce aLoroCiuffe-

na nel 1918, trascorre l’ in-fanzia in Francia e in Lus-

semburgo; qui studia archi-tettura mentre aiuta il pa-

dre nell’attività di scalpelli-no. Da adolescente ritornain Italia: si ferma a Firenze

dove continua gli studi pres-so l’Istituto Statale d’Arte e

l’Accademia delle Belle Ar-ti e dove farà la prima espo-

sizione importante nel1945.Nel capoluogo toscano fre-

quenta il celebre «Caffè del-le Giubbe Rosse» e conosce

intellettuali come Eugenio

Montale e Vasco Pratolini;

stringerà amicizia con Ren-

zo Michelacci, Giuseppe Lisi,Mario Luzi...

DA LORO SARÀ ricorda-to come ‘un giovane affasci-

nante dai luminosi occhi az-zurri e dalla parlata alla fran-

cese” Insegnerà in seguitoall’Istituto d’Arte di Pietra-santa.Nel 1954 vince il con-

corsoper il ‘Monumento aPi-

nocchio’ a Collodi: da qui

uno straordinario lavoroche lo farà conoscere a livel-

lo internazionale.

SARÀ SEMPRE attivo fi-no alla morte avvenuta nel

2002. Loro Ciuffenna, dal1992, dedica un museo al

suo intero percorso artisti-co; in questo paese, oggi, ci

restano il suo studio, gli og-getti, le pietre e i luoghi alui cari, dove la nipote Lu-

cia Fiaschi opera con rarasensibilità per proteggere e

divulgare l’arte di Venturi-no.

SCUOLAMEDIASCUOLAMEDIA

Giovanni XXIIIGiovanni XXIIITERRANUOVATERRANUOVA

MATERNITA’ Una delle operedi Matteo Benetazzo

STUDENTISalvatore Richard Ascione, Gabriele Bac-ci, Alessia Burchini, Maddalena Calabre-se, Aurora Colasurdo, Carmine D’Angiò,Alessandro Esposito, Alessia Fucito, Luca

Fucito, Gurpreet Kaur, Sara Malvisi, SaraManconi, Irene Mealli, Martina Mugnai,Virginia Neri, Giada Nocito, Gaia Palmieri,Lorenzo Paradiso, Luca Postiglione, Ga-briel Roci, Elisabetta Rossi, Asia Sani, Ro-

berta Tavoletta ArgentinaINSEGNANTI

Luana Giorgi, Simona BeniPRESIDE

Alberto Riboletti

CHIE’VENTURINO

Quelmaestro«dai luminosiocchi azzurri»

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11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011

Roseblunel giardinod’invernoMusicaepoesia fanno rifletteregli adolescenti sull’avventuradella vita

ANOI PIACCIONO lamu-sica e la poesia: siamo ra-gazzi di tredici anni uguali

a tutti gli altri ragazzi del mondo.A dire il vero non siamo tuttiuguali: siamo diversi e speciali,gli uni dagli altri, anche se tuttigli adolescenti nel mondo hannogli stessi desideri di felicità, amo-re, gioia e serenità. La nostra di-versità deriva dal personale patri-monio genetico, unico ed irripeti-bile; siamo il frutto di una combi-nazione genetica tra quei 23 cro-mosomi più altri 23 ereditati dainostri genitori: una straordinaria‘catena’ di vita.A volte arriva un cromosoma inpiù ed allora.. il viaggio della vitaè diverso, c’è un cambio di desti-nazione e l’avventura diventa piùdifficilema resta sempre e comun-que un’avventura. Ci siamo acco-stati alla realtà della sindrome diDown attraverso una canzone diGianniMorandi, Il mio amico, e lapoesia di Gerda Klein, Come una

rosa blu, scritta e dedicata alla fi-glia Jenny. Così è nato il desideriodi sapere qualcosa di più: il con-tatto con il Circolo Arcobaleno,spazio ricreativo all’interno della

sezione aretina dell’ AIPD (Asso-ciazione Italiana Persone Down).

E’ VENUTO a trovarci uno deiresponsabili, Giovanni Fatucchi,che ci ha raccontato la sua espe-rienza di genitore: è stato un in-contro importante. Ora sappiamoche la sindrome di Down non èuna malattia ma una condizione

genetica; le anomalie cromosomi-che non hanno cause specifichema la loro insorgenza pare essereun fenomeno “naturale”, in qual-chemodo legato alla fisiologia del-la riproduzione umana.

CI RIFERIAMO a persone ‘spe-ciali’ che interpellano una societàdiffidente verso ciò che non rien-

tra nei presunti schemi di ‘perfe-zione’, ‘salute’, efficienza. Noi ab-biamo visto molto di più: ne sia-mo tutti convinti perché, se il per-corso è, e può essere davvero diffi-cile, la vita è un’avventurameravi-gliosa che vale la pena di esserevissuta.«Ilmio amico è una bella persona/uno strano violino dalle corde diseta in unmondo distratto che ci-nico suona/ questo grande concer-to che in fondo è la vita». Si avvici-na il Natale e sappiamo che, pertanti, non sarà un momento digioia: ci sono la crisi economica, iproblemi nelle famiglie, le violen-ze e le tristezze.Noi però abbiamo scoperto qual-cosa di grande; come ricorda lamadre di Jenny nella sua poesia: «… perché pensare,agire,apparireuguali?Ci sono rose bianche, e ro-se rosa, e rose gialle ed un’infinitàdi rose rosse. Ma blu? Le rose blusono così rare chene sappiamopo-co, troppo poco. Sappiamo soloche hanno bisogno di essere cura-te e amate di più». Questo è il no-stromessaggio: è inverno nel giar-dinoma nascoste ci sono anche lerose blu. Buon Natale .

L’IMPORTANZA, il peso, il senso delle parole so-no state oggetto delle nostre riflessioni. Ci siamoconfrontati sulle parole vere, quelle che cambianola vita perché fanno la differenza dato che nessunaparola è neutrale. Ci sono parole ’antagoniste’,aspre e cattive che fanno starmale per un bel po’ ditempo o parole ‘salutari’ che danno nutrimento alcorpo e alla mente; possono divenire ‘strumenti’di ‘bene’o di ‘male’, di ‘vita’ o di ‘morte’.Da una parola si può tirar fuori il mondo e, nel ca-so delle persone con Sindrome diDown, bisogna esi deve imparare l’uso di parole appropriate, perti-nenti, per non contribuire alla diffusione di stereo-tipi e luoghi comuni. Questo non è un fatto mera-mente linguistico perchè la scelta delle parole si ri-percuote a livello dei pensieri e dei comportamen-ti individuali e collettivi.

Impariamo, per esempio, a non dire persona ‘affet-ta da SDma persona che ha o con la SD, poiché lasindromediDownnon èunamalattiamauna con-dizione genetica; oppure ricordiamoci che il termi-ne “mongoloide”, usato in origine per “riconosce-re” le persone con la SD, nell’uso popolare, è servi-to ad offendere e denigrare.

CIO’ E’ ACCADUTO anche per il termine «han-dicappato», utilizzato talvolta in senso dispregiati-vo specie fra i giovani e gli adulti. Con ‘disabilità’si è continuata ad evidenziare una mancanza piut-tosto che a valorizzare la persona e le sue possibili-tà. Forse si è fatto qualche passo avanti con l’espres-sione ‘diversa abilità’ ma, a ben pensarci, ciascunodi noi ha una propria ‘disabilità o ‘abilità’ nel farele cose per competenze, attitudini o talenti. Chesia qualcosa su cui riflettere?

IL PROGETTO UN’IDEA DI EDUCAZIONE CONTRO I LUOGHI COMUNI E GLI STEREOTIPI DEL LINGUAGGIO

La scelta delle parole che ci cambiano la vita

VIVA LA VITA Il messaggio raccontato dal disegno di Gianluca Bove

la redazionedella III E...

L’INCONTRO con l’inge-gner Giovanni Fatucchi,uno dei promotori del Cir-colo Arcobaleno, è stato in-serito inunpercorsodiEdu-cazione alla Convivenza Ci-vile, attivato nella nostraclasse. In tale occasione ab-biamo approfondito la cono-scenza della sindrome diDown (SD) con le sue carat-teristiche e tipologie, e leesperienze promosse dalCircolo Arcobaleno.Nato nel 2006 come luogodi aggregazioneper una ven-tina di ragazzi, il CircoloAr-cobaleno ha sede presso lasezione aretina dell’Associa-zione Italiana PersoneDown (Aidp) ed è aperto atutti coloro che sono sensi-bili alla ‘diversa abilità’. Inesso si promuovono proget-ti di danza, cucina, teatrocon il duplice obiettivo difar stare insieme ed aiutarele persone con SD nelle lo-ro competenze e specificità.

ABBIAMO POSTOnume-rose domande al nostro in-terlocutore e toccato que-stioni significative come lascelta di una paternità ema-ternità responsabili; il soste-gno e la collaborazione deigenitori di figli con SD; leloro paure,speranze e diffi-coltà.L’effettiva disabilità dellapersona può così non tra-sformarsi in un handicap,cioè uno svantaggio deriva-to dall’ambiente che ci cir-conda, ma essere un’oppor-tunità di crescita e riflessio-ne per la società che lo acco-glie. E’ stato un evento im-portante per noi ragazzi e,tra una risposta e l’altra, ledue ore sono volate in un at-timo:nel nostro cielo si è ac-cesa una luce in più, anzi siè riflesso un vero ‘Arcobale-no’

SCUOLAMEDIASCUOLAMEDIA

CesalpinoCesalpinoAREZZOAREZZO

LA SQUADRA Foto di gruppodel Circolo Arcobaleno

STUDENTIDavidBaldoni, MaricaBenincasa, GianlucaBove, Francesca Bruschi, Riccardi Burzi,Alessandra Calcavecchia, Laura Cincinel-li, Valentina Citarelli, Lucrezia Del Mecio,

Sofia Dini, Elena Droandi, Irene Faggini,Alessia Frontani, Francesca Gavelli, Duc-cio Geneletti, Alice Giaccherini, Sofia Gio-vane, Leonardo Giusti, Francesca Luma-chi, MatteoMurati, Gaia Pitti, Gloria Pugli-

si, Rebecca Rodino, Riccardo ToschiniINSEGNANTI

Giovanna Vona, Annarita SinattiPRESIDE

Danilo Brozzi

PUNTO ILCIRCOLO

L’arcobalenochediventaun’altra scuola

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•• 10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011

Donne sull’orlo della crisi economicaIntervista aDonellaMattesini: sono le prime apagare con i tagli ai servizi

LA SITUAZIONE econo-mica è in emergenza: le fa-miglie non riescono arriva-

re alla fine del mese, le tasse sonoin aumento e la crisi si fa dramma-ticamente sentire.I giovani, non avendo lavoro sicu-ro, non faranno figli; l’UnioneEu-ropea ha progettato delle strategieper superare questa crisi che colpi-sce soprattutto le donne.Infatti la disoccupazione femmi-nile rappresenta il 30% nelle gio-vani (una donna su tre è disoccu-pata), molto più degli uomini.Abbiamo intervistato la SenatriceDonellaMattesini, che da sempresi occupa delle problematichefemminili, sulle soluzioni propo-ste dal governo per la crisi.Ci spiega che la crisi porterà gravicambiamenti per tutti, specie perle donne, più fragili perché fannoil «doppio lavoro» in quanto si oc-cupano di tutte le faccende dome-stiche e di assistenza a bambinied anziani.Se verrà tagliato il fondo di auto-sufficienza, non ci saranno piùservizi, senza i quali le donne ri-schiano di rimanere a casa per oc-cuparsi degli anziani: il loro sti-pendio è mediamente più bassodel 15% rispetto agli uomini e

quindi è il loro lavoro cui si rinun-cia per far fronte ai problemi .

LO STATO, nella manovra eco-nomica al voto, prenderà alcuniprovvedimenti: alcuni positivi co-me i contributi finanziari per leaziende che assumono donne atempo indeterminato (sgravi fisca-li), altri negativi per le donne:

l’aumento dell’età pensionabilefemminile (innalzata a 65 anni) esoprattutto i tagli ai comuni.

QUESTI ULTIMI, infatti, do-vranno togliere i soldi ai servizisociali (asili nido, scuole a tempopieno, anziani…), che costerannomolto di più, con il risultato chesenza servizi le donne faranno

sempre meno figli.In Italia le donne sono la maggio-ranza e la parte più istruita dellapopolazione, ma solo il 47 % haoggi un lavoro. Sono sistematica-mente discriminate anche sul pia-no dei guadagni ed è ridotta almi-nimo la presenza femminile neiconsigli di amministrazione.Il problema ha radici lontane, manegli ultimi dieci anni la situazio-ne è peggiorata rispetto a paesi si-mili a noi, mentre i media hannocontribuito a diffondere una cul-tura che le umilia.Ecco perché le donne chiedonoun cambiamento.L’ultima speranza che rimane al-le donne e all’economia è l’investi-re nel nostro futuro, in noi giova-ni, nell’istruzione, nella ricerca enella nostra società a venire.La senatrice Mattesini chiudecon parole di speranza per le don-ne, che sapranno (come da sem-pre sono abituate a fare) reggerealla crisi che rischia di rimandar-le a fare le regine della casa e pernoi giovani, solonoi infatti possia-mo cambiare per un futuro mi-gliore dove donne e uomini sianopari e non più dispari: l’Italia de-ve investire sulla sua migliore ri-sorsa, la gioventù e valorizzarla.

NOI RAGAZZIdella IIG abbiamo partecipato adun progetto del Comune dal titolo «vivere alla pa-ri» che vuole sensibilizzare i giovani alle differen-ze morali e fisiche, tra maschi e femmine, con loscopodi raggiungere una convivenzamigliore e pa-ritaria. Il percorso prevede un’educazione alle dif-ferenze partendo dalla percezione del ruolo che ra-gazzi e ragazze hanno, passando poi all’esame dibrani di autori ed autrici e completando con l’esa-medimessaggi pubblicitari che presentavano figu-re femminili.Ci sono state poste alcune domande: «perché ti onon ti piace essere maschio femmina?» e «perchéti o non ti piacerebbe essere maschio femmina?»Abbiamo più omeno risposto così: le femmine so-no contente di esserlo perché possono esprimerepiù liberamente i propri sentimenti e stati d’ani-mo, mentre i maschi sono felici di assumere que-

sta posizione perché si sentono più coraggiosi epiù forti.Se si dovesse riflettere sul vero senso della frase «vi-vere alla pari», si capirebbe che oggi maschi e fem-minenonvengono trattati allo stessomodo: gli ste-reotipi sono forti infatti quando abbiamo dovutoriconoscere testi anonimi se erano di donne o uo-mini, tutti abbiamo sbagliato e sono stati attribuitia donne quando erano di uomini e viceversa.Addirittura anche le insegnanti hanno sbagliato leattribuzioni perché si pensa sempre che la donnascriva in modo più sensibile e romantico. Non ècosì. Il successivo lavoro di esaminare una pubbli-cità in vari paesi ha fatto emergere che in Italia sipreferisce usare la figura femminile sottolineando-ne la sensualità mentre all’estero gli spot sono gio-iosi e non basati sullo sfruttamento dell’immaginedella donna. Il lavoro verso la parità è ancora lun-go, ma noi ce la faremo!

IL PROGETTO L’UNIVERSO FEMMINILE ANALIZZATO TRA EDUCAZIONE, PREGIUDIZI E…PUBBLICITÀ

Viverealla pari?Bellomaoggi nonècosì

PODIO AMARO Ecco come lo vede, con ironia, Irene Guiducci

la redazionedella II G...

IL SONDAGGIO svoltodalla nostra classe, sul temadei diritti delle donne, hacoinvolto mamme e paren-ti. I dati emersi ci diconoche il 75% delle intervistatenon si sentono consideratepari rispetto all’uomoevivo-no una condizione di infe-riorità. I lavori di casa sonoquasi sempre svolti da loroanche se lavorano fuori: sioccupano dei bambini, deigenitori anziani, di tutta lafamiglia. Le donne, in Ita-lia, hanno gli stessi dirittidegli uomini, diritto allacultura e libertà, a poter de-cidere la propria vita: eppu-re subiscono violenze fisi-che, psicologiche e sessuali,che sono le cause principalidi morte per le donne tra i20 e i 46 anni.

SPESSO SONO i mariti oi fidanzati ad ucciderle edin alcuni paesi islamici è an-cora peggio: le donne noncontano e non hanno il di-ritto a frequentare la scuola,non possono uscire senza lapresenza di un uomo e sonocoperte dal velo. Invece ladonna dovrebbe essere trat-tata con lo stesso rispettodell’ uomo ed avere i suoistessi diritti, perchè unadonna ha le stesse doti cheha un uomo e merita il suostesso rispetto.Abbiamo anche intervista-to alcuni uomini e molti(80%) hanno detto che ledonnehanno gli stessi dirit-ti degli uomini e che devo-no essere rispettate come gliuomini, invece altri (20 %),hanno detto che si sentonosuperiori alla donna e che al-cunevogliono loro essere su-periori agli uomini, ma nonci riescono e da questo di-pende la violenza. Noi vo-gliamodire che la donnade-ve avere gli stessi dirittidell’uomo e speri.

ScuolaMediaScuolaMedia

SeveriSeveriAREZZOAREZZO

VITTIME Donne primo bersagliodella crisi per Davide Mendez

STUDENTIMatteoBotti, DenisBresciani,MartinaBurro-ni, Tommaso Capacci, Sofia Corsini, MariaCristiana Cretiu, Noemi Daveri, Pamela Dra-gone, Francesco Dragoni, Eddine Dridi Seif,

Leonardo Ercolani, Gabriele Ginestroni, Ire-ne Guiducci, Simone Magi, Alessio Magna-nensi, Davide Mendez, Jacopo Patrussi, Me-lissa Perez, Alessandro Rasetto, CarolinaRosadini, Siddharta Sanarelli, NatividadVar-

gas Garcia Franghelis, Michele ZichiINSEGNANTE

Iasmina SantiniPRESIDE

Maria Rosella Misuraca

ILSONDAGGIO

L’altrametàdel cielo

morde il freno

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••11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011

Regali? Guardare e non comprareLa crisi limita lo shopping. Sondaggio: calano tutti, perfino gli autogrill

ANCHE SE SIAMO a Na-tale, in giro si sente parlaresolo di blocco di pensioni

e stipendi, di aumento di tasse, co-sto del carburante, bollette, Imu,Iva,…Ma di aumenti salariali, migliora-menti previdenziali non si parlamai. Perché?Sono gli effetti della crisi econo-mica diffusa in molti paesi delmondo, che ha toccato anche l’Ita-lia. Le cause della crisi del nostropaese vengono da un alto debitopubblico che non siamo capaci disanare, ma anche dall’aumentoesagerato dei prezzi dopo l’arrivodell’Euro: gli stipendi sono rima-sti gli stessi, ma i prezzi sono qua-si raddoppiati.E la crisi economica ha colpito an-che il Natale!Per lamancanzadi denaro le fami-glie fanno fatica ad arrivare alla fi-ne del mese e, per affrontare que-stomomento di emergenza, l’uni-ca cosa possibile è stare attentiagli sprechi ed evitare tutti gli ac-quisti superflui.Ma sembra quasi un serpente chesi morda la coda: se la merce nonviene venduta, le aziende non de-vonoprodurne ancora e i lavorato-ri rimangono senza lavoro e, quin-

di, senza stipendio.

LANOSTRA IDEA è stata con-fermata da un mini-sondaggioche abbiamo fatto intervistando igestori di varie attività commer-ciali. Ecco il risultato.I negozi alimentari di piccola di-stribuzione lamentano una diser-zionedei clienti a favore dei super-

mercati, dove la merce costa me-no, ma la qualità non sempre è lamigliore.

STESSA SITUAZIONE perl’abbigliamento,ma qui anche ou-tlet e ambulanti del mercato rim-piangono i “natali passati” e ag-giungono ai motivi di crisi ancheun’anomala stagione invernale.

Il nostro territorio è ricco di azien-de agricole, che vendono fruttaall’ingrosso e al dettaglio, ma an-cora non hanno registrato l’incre-mento di vendite, tipico del perio-do, che si verificava in passato.Gli stessi dettaglianti si muovonocon precauzione; la bellezza è unmercato che «tira», ma non piùgrandi ordini di cosmetici: quan-titativi ridotti, piuttosto ordinaticon frequenza maggiore. Insom-ma rifornirsi solo dopo aver svuo-tato il magazzino!Uno stop deciso si registra nelladistribuzionedi prodotti per l’edi-lizia: chi si arrischia di questi tem-pi a costruire o ristrutturare casa?Si cerca allora di indirizzare lavendita versi altri settori, come ilriscaldamento con materiale piùeconomico delmetano o del gaso-lio: vanno forte le stufe a pellet erelativo combustibile.Infine ci siamo spinti fino all’Au-togrill: le persone che viaggianodurante le soste spendono meno,le consumazioni sono scese circadel 10%.InsommaancheBabboNatale de-ve fare i conti con la finanziaria e,poiché non è ancora in pensione,speriamo che a nessuno vengal’idea di metterlo in mobilità!

LA SCUOLA MEDIA «Martiri di Civitella» diBadia al Pino, ormai da qualche anno, si occupa disostenere alcune associazioni che offrono aiuto achi è in difficoltà: Unicef, Padre Martin, la CasaFamiglia di suor Paola… . Lo facciamo con cola-zioni di solidarietà, mercatini di beneficenza conprodotti fatti da noi ragazzi con l’aiuto della prof.di artistica ed una lotteria in occasione della finedell’anno scolastico.Proprio in questi giorni è arrivata a scuola una let-tera del nostro amico Padre Martin.Fratel Pietro è un missionario Comboniano che sioccupa dei bambini di alcuni villaggi del Mozam-bico. Da diversi anni siamo in contatto con lui: ciscambiamo delle mail, qualche volta ci ha fattoscrivere dai suoi bambini e, anni addietro, è anchevenuto nella nostra scuola. Adesso è in Italia, nellaCasa madre di Verona, dove è tornato per curarsi,

ma sente tanta nostalgia per i suoi bambini. Infattici ha scritto che nella sua missione sonomolto tri-sti, perché avevano sperato di poter celebrare insie-me il Natale, così ci ha lanciato una proposta: pre-parare un posto a tavola per un bambino della suamissione, farlo sedere con noi, anche se solo vir-tualmente.

PADREMARTIN ci ha suggerito unmodesto ge-sto di solidarietà: ogni membro della famiglia po-trebbe offrire , nel piatto riservato al piccolo ospi-te, l’equivalente del costo di un panino, di una pa-stina, di qualche pacchetto di figurine, insommaun piccolo dono che potrebbe permettere l’acqui-sto di una medicina, di una scodella di farina, dialcuni quaderni… cose di grande valore in quellaparte di mondo.Pensiamoci !

L’ALTRO NATALE PADREMARTIN CHIEDE UN PIATTO VIRTUALE CON LE OFFERTE DAMANDARE IN AFRICA

«Aggiungi unpostoa tavolaper lemissioni»

NATALE DI CRISI Il disegno realizzato da Ginevra Bianchi

la redazionedella IB...

CAROBABBONATALEquest’anno, visto l’aria chetira, eravamo indecisi sescriverti o no, poi qualcunoha avuto un’idea un po’ par-ticolare: non vogliamo chetu ci porti niente, quest’an-no ti chiediamo di portarevia...Quest’annononvoglia-moniente di speciale, abbia-mo tutto: una famiglia, unacasa, tanti giochi, che nonservono aniente, siamo con-tenti di ciò che abbiamo!Togli un po’ di giochi e divestiti a chi ne ha troppi, co-sì scomparirà l’invidia. Vor-remmoche facessi un incan-tesimo, che tutti nel mon-do, in questo giorno, fosse-ro felici, sarebbe bello vede-re qualcuno che sorride perla prima volta per una buo-na emozione: lascia scorre-re il dispiacere per le coseche non si possiedono, por-tati via le malattie e tutte lecose cattive. Cancella laguerra dalla faccia della ter-ra, così porterai via il doloreper tutte le persone che nesono vittime.

CIÒ CHE TI chiediamoadesso ti sembrerà un po’strano, ma, per favore, lanotte della vigilia, porta vianel tuo sacco una fetta di sti-pendi,vitalizi e pensioni deinostri parlamentari, superdirigenti, grandi manager,star televisive, calciatori…Magari se ne andrà via an-che una parte dell’amarezzadi chi non arriva a millequando riscuote la pensio-ne, ma conta i mesi quandoprenota una visita alla Asl.Ci fermiamo qui, il tuo sac-co non conterrebbe altro!Grazie e buon lavoro da tut-ta la I BPS già che ci sei, portere-sti via anche i compiti del-le vacanze?

ScuolaMediaScuolaMedia

Martiri CivitellaMartiri CivitellaBADIAALPINOBADIAALPINO

BABBO NATALENel saccotante iniziative di solidarietà

STUDENTI

Adriano Angilella, Alessio Badii, Giacomo

Banchetti, CostanzaBianchi, GinevraBian-

chi, LauraCarpinelli, Kevin Cartocci, Ludo-

vica Ceraldi, Stefana Padurariu, Alessia

Paffetti, Alessio Papini, Antonio Patrone,

Jacopo Riccucci, Kiara Rippa, Filippo Rog-

gi, Matteo Salvadori, Paramjot Singh, Asia

Tanci, Julian TrefasINSEGNANTE

Guendalina TiezziPRESIDE

Domenico Sarracino

CONTROLETTERA

«PerNataleportaci viail superfluo»

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10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 12 GENNAIO 2012

1944:memorie, paura e vittimeIl racconto e le conseguenzedel passaggio dei tedeschi in Valdambra

CHE NELLA Valdambra sirespirasse ancora l’odoredegli eventi storici che si

sono susseguiti nei secoli, lo sape-vamo. Che le vicende, aventi perprotagoniste le nostre terre, aves-sero invaso pagine e pagine di li-bri, lo sapevamo. Che questa sto-ria non fosse solo inchiostro, maanche lacrime, sofferenze, pauredi ragazzi come noi, questo ci hastupito ed emozionato.La lettura del libro «1944…mi ri-cordo» di Sergio Cerri Vestri el’incontro con l’autore, ci hannodato lo spunto per un’inchiesta su-gli avvenimenti del 1944nella no-stra zona.Tante sono state le tragi-che tappe dello spostamento deitedeschi nelle campagne dei din-torni; troppe sono state le vittimeinnocenti.Il primo feroce atto di violenza haavuto luogo adAmbra, nella piaz-za principale, il 2 giugno 1944:vennero presi due giovani di Cen-nina, portati in piazza e fucilati. Ilparroco del paese, Don GiuseppeBenedetti, dovette svolgere l’ulti-ma confessione dei due ragazzi eil dramma lo sconvolse irreversi-bilmente.

IL CULMINE del crescendo diviolenza si è verificato a San Pan-crazio, il 29 giugno.Vennero ucci-si dai tedeschi 73 uomini, 60 deiquali nella cantina della FattoriaPierangeli. Due delle settantatrevittime della strage sono partico-larmente impresse nella mentedei valdambrini.

MODESTA ROSSI, giovanissi-ma staffetta partigiana, venne uc-cisa con il figlio di quattromesi inbraccio, perché si rifiutò di rivela-re ai tedeschi il rifugio dei parti-giani. Don Giuseppe Torelli, par-roco del paese, è stato vicino allevittime fino alla fine, ha annuncia-to loro che sarebbero morti per

mano dei tedeschi ed è diventatolui stesso una vittima.Nella piccola località diTugliano,fra Ambra e Palazzolo, si rifugia-rono alcune famiglie di sfollati.L’arrivo dei tedeschi, il 4 luglio, licolse di sorpresa: presero gli uo-mini con sé e, dopo averli portatinei pressi di un burrone, limiseroin fila uno di fronte all’altro persprecare meno pallottole e li ucci-sero. Le vittime furono 7.Sappiamoqueste notizie grazie al-la testimonianza di un sopravvis-suto, Damiano Frullanti, raccoltada Giuseppe Roncucci nel volu-meMemorie di guerra nella valledel Lusignana.Il mese di luglio trascorse nellatrepidante attesa dell’arrivo delletruppe alleate, che liberarono i no-stri territori dall’invasione tede-sca. Per i nostri compaesani sonostati molti i momenti difficili dasuperare, ma grazie alla solidarie-tà tra le persone, all’aiuto dei sol-dati alleati e delle pubbliche am-ministrazioni, tutti sono riusciti aricostruirsi una nuova vita. Il ri-cordo, certo, non li hamai abban-donati.

SERGIO CERRI VESTRI ha dedicato gran partedel suo tempo alla ricostruzione dellamemoria stori-ca di Ambra e dintorni. In attesa della pubblicazionedi un nuovo libro, ha accettato di parlare con noi deisuoi ricordi raccolti nel volume «1944 mi ricordo»Quandoha scritto il libro?

«Il titolo è eloquente. L’ho scritto nel 2008, sono ri-cordi impressi nel mio cuore».Aquale scopo?

«Ho voluto scrivere queste cose perché rimanesse unsegno della guerra. Si dice che la guerra sia il peggio-re di tutti i mali, ma bisogna provarla per capire».E’ doloroso ripercorrere certe esperienze?

«Sì. E spero che ai bambini di questa nuova genera-zione non capiti quello che è successo a me: nonmangiare per giorni e giorni, non avere un luogo do-ve rifugiarsi».Qual è stato il momento in cui ha avuto piùpaura?

«Durante un bombardamento ai Tribbi mi ritrovaida solo, avevo persomiamadre emio padre.Mi com-muovo ancora oggi pensarci. Mi nascosi sotto ad unfienile e ad un certo punto mi crollò tutto. Quando,finalmente ritrovai mia madre le dissi: “Mammina,avevo paura di non rivederti più”. E poi, ogni voltache sentivamo la parola “tedeschi”…»I soldati tedeschi erano realmente crudeli oeseguivano solo degli ordini?

«C’erano quelli e quegli altri. Mi sono chiesto an-ch’io perché quei tedeschi erano così crudeli. È laguerra che semina odio».Ha mai conosciuto un soldato tedesco buo-no?

«Eravamo rifugiati, una notte arrivarono due tede-schi, unodi loro vide tra di noi una bambina che ave-va poco più di un anno e la prese in collo. Lei simisea piangere, lui la mise in terra, si frugò nelle tasche ele dette delle caramelle».

L’INTERVISTA SERGIO CERRI VESTRI PARLA DI COME HA VISSUTO LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Ilmaestroeunaguerra cheseminaodio

VIGNETTA Bombardamento dei tedeschi visto da Felix Adrian Tolas

la redazionedella II D...

SECONDO LE testimo-nianze dei sopravvissuti, letruppe tedesche arrivaronoa San Pancrazio tra le cin-que e le sei del mattino. Isoldati misero in fuga don-ne e bambini e radunaronogli uomini in piazza dovevennero trattenuti fino alprimo pomeriggio.In seguito vennero portatinella cantina della FattoriaPierangeli; attesero qualcheora. Lì, in una stanza vici-na, furono uccisi, uno aduno, con un colpo alla nuca.Le vittimedell’eccidio furo-no 73, di cui 60 persero la vi-ta proprio nella fattoria.I soldati tedeschi facevanoparte della divisione Her-manGoering che era forma-ta dagli elementi più violen-ti dell’esercito tedesco.All’azione distruttiva parte-ciparono circa 200 militari.

NEI PRESSI dei luoghidel massacro, il Comune diBucine ha realizzato un sa-crario denominato Giardi-no delle rose, dove è statapiantata una rosa per ognideceduto. Ogni rosa ha unapiccola targhetta con il no-me e la data di nascita dellavittima. La data di mortenon c’è. Non c’è perché tut-ti hannoperso la vita lo stes-so tragico giorno: il 29 giu-gno 1944.LaFattoria Pierangeli è sta-ta acquistata dal Comune diBucinenel 2000.Dopo alcu-ni lavori, nel 2007, vi è statocollocato il Centro Intercul-turaleDonGiuseppeTorel-li (il sacerdote del paese cheperse la vita nell’eccidio).Sia il sacrario, che il Centroperseguono lo stesso obietti-vo: non dimenticare ciò cheè stato, affinché non si ripe-tano mai più tali vicende.

ScuolaMediaScuolaMedia

ComprensivoComprensivoAMBRA (BUCINE)AMBRA (BUCINE)

LA MEMORIA Una rosa per ognivittima: foto di Rachele De Corso

STUDENTICamilla Baldi, Stefano Barbagli, Ales-sia Bartolini, Aurora Bergami, EmilyCarrubba, Virginia CinottiRachele De

Corso,MelissaGiunti, AriannaMigliori-ni, Francesco Pasquini, Lucrezia Pro-speri, Valentina Romeo, Felix Tolas,Giulia Torzini.

INSEGNANTEGianna Gambini

PRESIDEMiranda Razzai

STRAGE IL RICORDO

C’èuna rosapiantata

per ogni vittima

Page 7: AREZZO - Campionato di Giornalismo

11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 12 GENNAIO 2012

La solitamusicanelle orecchie?I negozi di dischi a confronto con Internet: la partita sembrapersa

ANOI ADOLESCENTIpiace molto ascoltare ognigenere di musica in ogni

momento della giornata, dentro efuori casa, anche mentre studia-mo o andiamo da casa a scuola. Inostri cantanti preferiti sono in-glesi e americani, ma ascoltiamovolentieri anche canzoni nella no-stra lingua creando sequenze per-sonalizzare nei nostri lettorimusi-cali. Queste colonne sonore ac-compagnano la nostra vita.In un freddo pomeriggio di di-cembre ci siamo recati nel nego-zio di dischi più antico e conosciu-to di Arezzo, che si trova nel cen-tro storico, per saperne di più sul-la vendita di musica nella nostracittà.Con sorpresa abbiamo scopertoche lì inizialmente vendevano an-che elettrodomestici. I primi di-schi in commercio erano invecequelli in vinile, che adesso sonoappesi alle pareti del negozio, in-quadrati come cimeli in cornicidi vetro.Abbiamo chiesto se oggi che «c’èla crisi» i dischi si vendono con lastessa frequenza di qualche annofa.

IL NEGOZIANTE ci ha rispo-sto che la crisi in realtà avrebbedovuto favorire la vendita di di-schi, che non sono un oggettomolto costoso. Ad esempio sottole vacanzenatalizie le librerie han-no vendutomolto perché in perio-do di crisi la gente tende ad acqui-stare regalimeno impegnativi eco-nomicamente. Invece la vendita

di dischi è calatamolto per unmo-tivo diverso: la pirateria.

INFATTI MENTRE prima lamusica veniva comprata più daigiovani, anche dai nostri coeta-nei, al giorno d’oggi questi – e noinon siamo da meno- scaricano lamusica da internet e sono gli adul-ti che acquistano in maggioranza.

L’età media della clientela si è al-zata, anche se per il corso giranoancora molti ragazzi.All’ingresso del negozio ci attrag-gonomolti manifesti: questo tipodi negozi offre infatti anche la pre-vendita dei biglietti per i concer-ti, ma ci guadagna pochi centesi-mi a biglietto venduto, quindi èun servizio che fanno alla cliente-la e unmodoper far circolare gen-te nel negozio.Ecco, i concerti …

ENTRARE IN QUESTO stori-co negozio di dischi ci ha fatto ri-flettere sulmododiverso di consi-derare la musica rispetto ai nostrigenitori: per noi lamusica è un fi-le e un cantante.Noi non abbiamo come il nego-ziante l’amore per «l’oggetto», peril cd, per noi la cosa più giusta sa-rebbe rendere legale la possibilitàdi scaricare gratuitamente le can-zoni,ma al tempo stesso aumenta-re i concerti, far sì che i cantantifacciano più tournee in giro perl’Italia. In questo modo entrereb-bero in contatto diretto con i lorofan e questo è quello chepiù ci pia-ce.

CURIOSI DI MUSICA, ci siamo recati in unagrande struttura in ViaMasaccio, Arezzo Factory.Attraversato un ingresso pieno di annunci per laformazione di band o per la vendita di strumenti,ci hanno accolto tre ragazzi che ci hanno spiegatoil funzionamento di questo luogo. Ogni giornouna cinquantina di ragazzi vanno ad ArezzoFactory per faremusica, per avere lezioni e per im-parare a fare i DJ. Qui si può anche studiare, prati-care attività multimediali oltre che giocare a pingpong, fare dei tornei di scacchi o addirittura impa-rare a dipingere. Abbiamo quindi rivolto alcunedomande ai responsabili:

Da cosa proviene il nomeArezzo factory?«Questo nome ci è venuto in mente perché in in-glese factory vuol dire fabbrica e noi vediamo que-sto luogo comeuna fabbrica dove si può crearemu-sica e modificarla a nostro piacimento, per giuntasenza dare noia ai vicini di casa!».

Qua come abbiamo capito, si può anche stu-diare oltre che suonare...

«Si dalle 4 del pomeriggio alle undici di sera si puòfare quello che si vuole, anche se nei limiti del pos-sibile.. soprattutto si può entrare liberamente nellesale e ad un prezzo molto contenuto si affitta la sa-la prove, fornita di strumenti, microfoni e altopar-lanti».

Ci sono progetti in vista?«Sì, abbiamo organizzato un progetto di teatro congli immigrati e il flash mob, un ballo da strada: al-cune persone simischiano tra la gente e, ad un cer-to punto, cominciano a ballare.Per quest’estate abbiamo deciso di organizzareuna serie di concerti: metteremo un palco propriofuori della struttura. Sul sito c’è molto altro: www.arezzofactory.org. Se anche i Negrita sono passatidi qui, cogliete anche voi l’opportunità!».

L’INIZIATIVAAREZZO FACTORY, UN LUOGOD’INCONTROPER FAREMUSICA E QUELLOCHE VUOI

Quella fabbrica cheproduce fiumidi note

LA VIGNETTA Dal giradischi all’Ipod: la musica vista da Erika Elia

la redazionedella III C...

AD AREZZO, oltre che al-la scuola media Cesalpino eal liceo musicale, esistonovari istituti privati che con-sentono di approfondire lapratica degli strumenti mu-sicali per hobby o passatem-po, ma anche per consegui-re i primi anni di corso diConservatorio che non èpresente in città.Vicino alla nostra scuola sitrovano due tra le più im-portanti scuole di musicadel territorio: la «Coradini»e la «Sette note». Quest’ulti-ma è gestita da numerosi in-segnanti di tanti strumenti.Chi va a studiare a questascuola si avvicina anche allateoriamusicale: il solfeggio.La scuola è aperta dal 2005e ha già ben 130 allievi ditutte le età che la frequenta-no con cadenza settimanaleda ottobre a giugno.

LE SETTE NOTE si trovain cima al parco Pionta, ac-canto al Centro Anziani. LascuolaCoradini invece è nel-le vicinanze di Piazza Gui-do Monaco, nei localidell’ex Caserma Cadorna.La Coradini è stata apertanel 1983 all’interno dell’as-sociazione culturale «Grup-po Polifonico Coradini»con lo scopo di promuoveree sviluppare la culturamusi-cale con iniziative didatti-che e artistiche.Oltre ai tan-ti strumenti insegnati inquesta scuola vi è anche uncorso di canto, per solisti ecoro.

PER IL RESTO Arezzonon offre molte altre possi-bilità, ma anche nella no-stra scuola, come in quasitutte le medie, si può impa-rare uno strumento duranteil pomeriggio, in aggiuntaall’offerta formativa. Quin-di per imusicisti in erba, ba-sta tenere gli occhi aperti.

ScuolaMediaScuolaMedia

IV NovembreIV NovembreAREZZOAREZZO

AREZZO FACTORY

Il disegno di Gianmaria Oliva

STUDENTIRachele Alunno, Riccardo Basco, Gian Maria

Bianchi, Mattia Bianchi, Elena Bizzelli, Sara

Brogi, Giulia Burgassi, LeonardoCampriani, Fe-

dericoDegano,Mihai Dumbrava, ErikaElia, Vio-

la Ferrini, Davide Giuliattini, Fabio Hysenaj,

Tommaso Lo Franco, Caterina Luciani, Virginia

Martinelli, Maria Stella Marzocchi, Gianmarco

Mencaroni, Edoardo Maria Nicchi, Gianmaria

Oliva,MariaNovella Palazzeschi, AndreaPaoli-

ni, Filippo Parati, Francesco Scilla, Irene Seve-ri, Leonardo Stiatti

INSEGNANTEElisabetta Batini

PresideAlessandro Artini

SCHEDASCUOLE&C

Persuonarenonèmaitroppo tardi

Page 8: AREZZO - Campionato di Giornalismo

10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 17 GENNAIO 2012

Gli amaranto?Erano arancioniLastoriadell’Arezzodai primi calci aCampodiMarte finoaoggi

FORSE MOLTI NON san-no che già nel 1917 alcuniragazzi aretini si dilettava-

no a giocare a calcio al vecchiocampetto del Campo di Marte,con un pallone di cuoio che, si di-ce, fosse stato regalato loro da talMarioMalentacchi. La loro squa-dra fu nominata «S. F. A» (Socie-tà Football aretino). Le loro ma-glie erano bianche e azzurre. Al-trettanto facevano, in altra partedella città, al Prato, dei ragazziche giocavano con una squadrache si chiamava Pro Arezzo Espe-ria, indossando una maglia rosso-nera ed un pallone donato lorodall’ingegnere Colombini.Il tempo passava e le due piccolesocietà continuavano a divertirsie a sfidarsi fin quando decisero diunire le loro forze, dando vita aduna nuova società… era il 10 set-tembre 1923, data di nascitadell’Arezzo! Per la «neonata» ven-ne scelto il nome Juventusa F.B.CArezzo, grazie all’idea di due gio-catori, originari di Torino e gran-di tifosi della Juventus.La divisa che venne scelta aveva

lamaglia arancione e i pantalonci-ni neri.

ASSICURARE il funzionamen-to della squadra, a quel temponon era facile, era tutto più essen-ziale, a partire dalla stessa sede. Ilprimopresidente,GiuseppeGian-nini, doveva fare spesso anche da

allenatore e, alla bisogna, ancheda elettricista. Sembrerà strano,ma allora i giocatori non avevanouno stipendio, anzi, dovevanocontribuire con il versamento diuna quota che ammontava a 50centesimi al mese ciascuno.

NON ERANO previsti neppure i

viaggi per le trasferte, oppure l’ap-provvigionamento dell’acqua ne-cessaria per dissetarsi nel corso de-gli allenamenti o delle partite, tut-to doveva essere pagato di tascapropria, ma era fatto volentieriper portare avanti quell’esperien-za sportiva che dava così tanto achi la giocava e anche a chi la se-guiva dalle tribune.Il tempo passava e alla squadraaretina si unirono poi altre socie-tà (Petrarca, Esperia..) e il 9 set-tembre 1930 nacque l’UnioneSportiva Arezzo con UmbertoBondi. Dopo tanti anni di gioco,purtroppo l’Arezzo fallì nel 1992e fu rifondata l’anno seguente.Nonpossiamodi certo dimentica-re nella storia di questa squadra,la presenzadi CiccioGraziani fon-datore nella nuova AssociazioneCalcio Arezzo nel 1995.Inoltre, in quegli anni, il misterdei giocatori aretini fu il conosciu-to Serse Cosmi, il quale portò lasquadra ad alti livelli. Nonostanteciò, tra il 1999 e il 2003 ci fu unperiodo di forti sconfitte, ma gliultrà sono rimasti sempre fedeliai loro beniamini.

CI E’ SEMBRATO interessante sentire direttamen-te dalla voce di un ex-giocatore dell’Arezzo, il terzi-no sinistro, Andrea Sussi quali siano i suoi ricordima anche le emozioni provate dai giovani impegna-ti nella carriera calcistica .

Quale è stata la partita più importante dellatua carriera? E quella più bella?

«La partita più bella è stata sicuramente Bologna-Parma perché in quell’occasione ho segnato il miosecondo goal in serie A,mentre quella più importateè stata Bologna-Roma perché eravamo rimasti in 9 eabbiamo vinto ugualmente 2-1».

A quanti anni sei arrivato all’Arezzo?«Sono entrato negli allievi, a 15 anni..... la prima par-tita è stata Arezzo-Catanzaro: 0-0 nel 1991».

I tuoi genitori ti hanno sempre sostenuto?«Si, fino a quandononmene sono andato via di casasempre permotivi legati allo sport: i calciatori devo-no viaggiare molto».

La tua passione per il calcio ti ha accompa-gnato sin da piccolo?

«Sì, mentre mio fratello giocava con i soldatini ioavevo sempre il pallone tra i piedi. Questa passioneme l’ha trasmessa anche mio padre portandomiogni domenica allo stadio».

Ti sei trovato bene con la squadra?«Sì, mi sono trovato bene entrambe le volte in cuiho cambiato compagni di gioco. La prima è stata po-sitiva perché ero ancora giovane e cercavo di impara-re il mestiere dai calciatori più esperti, la secondaperché ero diventato io ormai esperto e lamia carrie-ra da terzino stava per finire».

Cosa potresti consigliare a chi vuole intra-prendere il tuo stesso percorso?

«Consiglierei di impegnarsi ad ogni allenamento,diosservare e ascoltare i compagni più anziani e l’alle-natore, inoltre di avere rispetto per gli altri giocatorie la maglia».

INTERVISTA ANDREA SUSSI RIPRENDE I FILI DI UNA CARRIERA CHE ERA INIZIATA PROPRIO AL COMUNALE

«Tutto iniziò a 15 anni, contro il Catanzaro»

CURVA Il cuore del tifo amaranto vestito per una delle ultime partite

la redazionedella III C...

AD AREZZO il tifo orga-nizzato nacque nel 1977 conil «Commando Ultras Arez-zo» da cui, nel 1995, hannoorigine i seguenti gruppi, at-tivi ancora oggi: «UltrasArezzo», «Arezzo Ovun-que», «OFC Arezzo», «FossaAmaranto» e «I Devils». Inparticolare l’Ultras Aezzo èportato avanti da giovaniche i giorni precedenti allapartita si ritrovano alla sededi via Fiorentina per prepa-rare la coreografia e gli stri-scioni da esibire durante lapartita. Contribuisce alla pre-parazione anche la “Fossa”,orientata politicamente ver-so sinistra.Ogni componente è in pos-sesso della tessera, distribui-ta alla fine del primo tempodi ogni partita. Permette diavere sconti sull’abbiglia-mento e sui gadget e di parte-cipare alle riunioni in sede.La Concentrazione di tifosisi è mostrata particolarmen-te elevata nella partita Arez-zo-Juve vinta per 5-1 daibianconeri.

A TAL PROPOSITO ab-biamo incontrato un tifoso,presente a quella partita, checi ha raccontato cosa si pro-va dalle tribune: «Le emozio-ni e le attese erano grandi,giocavamo contro una squa-dra come la Juve; malgradola sconfitta, però, i tifosi han-no continuato a sostenere e aincitare l’Arezzo». Riguardoa cosa significa oggi essere ti-fosi, afferma, con rammari-co, che ormai le tifoserie so-no semprepiù spesso orienta-te alla contestazione piutto-sto che all’incitazione di co-loro che sono in campo, sem-braunpo’ dimenticato il vec-chio caro attaccamento aipropri colori.Noi comunque vogliamoguardare con un pizzico dinostalgia a quel tifo positivo,quello cheunisce e certamen-te non divide

ScuolaMediaScuolaMedia

SeveriSeveriAREZZOAREZZO

AMARANTOAndrea Sussidall’Arezzo è arrivato in A

STUDENTIZaira Amali, Alice Betti, Margherita Biondi,Chiara Bocchetti, Angela Bruni, Irene Chiara-monti, Vanessa Coleschi, Riccardo Cuccoli, Ila-ria Dell’Artino, Alessio Guerri, Eleonara Hong,

Alexia Huang, Cristiana Lalletti, Sara Lunetti,Alex Mannelli, Tommaso Mezzacapo, NiccolòMinocci, FrancescoMisuri, JacopoPineschi, Cri-stina Rinaldi, Michela Roda, Sofia Roselli, Mar-co Scatragli, Riccardo Tavanti, Francesco Testi,

Irene Tognalini, Alex Vlad.INSEGNANTE

Catia LucheriniPRESIDE

Rosella Elena Misuraca

ILPUNTO I TIFOSI

Quellepartitevissute

dalla tribuna

Page 9: AREZZO - Campionato di Giornalismo

11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 17 GENNAIO 2012

Lepauredentrodi noiUnsondaggio sui timori dei preadolescenti e sulle loromotivazioni

TUTTI NOI ABBIAMO oabbiamo avuto delle pau-re: alcune sono state supe-

rate, altre sono rimaste e altre sisono aggiunte. A volte ci vergo-gniamodi parlarne, poiché credia-mo di averle solo noi mentre glialtri ci appaiono tranquilli e sicu-ri. In realtà, confrontandoci tra co-etanei, scopriamo che siamo inbuona compagnia e spesso, insie-me, possiamo trovare il modo disuperarle.E’ quello che abbiamo chiesto adun campione di 221 ragazzi dellanostra scuola, tra cui 72 alunni diprima, 66 alunni di seconda e 83di terza, con età comprese tra gli11e i 15 anni.Il questionario, anonimo, consi-steva in una serie di domande a ri-sposta chiusa o aperta, inerenti leforme e le caratteristiche che assu-mono le paure, oltre ai possibili ri-medi.I risultati hanno confermato alcu-ne nostre previsioni, ossia che lepaure legate all’infanzia, comequella del buio, di rimanere in ca-sa da soli, di alcuni animali o dipresenze misteriose, vanno sce-mandocon l’età, ossia diminuisco-

no grazie ad un processo di razio-nalizzazione che interviene in no-stro aiuto e ci consente di ridi-mensionarle.

RISULTA CONFERMATA an-che un’altra nostra riflessione:guardare filmo leggere libri di ge-nere horror ci permette in realtàdi affrontare le nostre stesse pau-

re, i nostri peggiori incubi, tutta-via senza correre reali pericoli.

E’ UN MODO insommaper esor-cizzarle, poiché riusciamo a capir-le meglio affrontandole indiretta-mente, (ossia nei panni dei prota-gonisti delle storie horror) emaga-ri anche a liberarcene; lo confer-mano le risposte alla domanda su

uno dei possibili rimedi, “nonguardare mai film dell’ orrore”:pochissimi ricorrono a questocomportamento, infatti i successicinematografici più recenti sonoproprio legati a questo genere,molto apprezzato da preadolescen-ti e adolescenti.Altrettanto interessanti sono i ri-sultati scaturiti dalle domandeinerenti il mondo della scuola: sela paura di alcuni professori è di-stribuita in modo piuttosto omo-geneo tra fasce d’età, esiti diversidanno invece le risposte inerentiesami, possibili bocciature, verifi-che e interrogazioni, che subisco-no una prevedibile impennata tragli alunni delle classi terze.Relativamente ai possibili rime-di: si provvede saggiamente adevitare certi luoghi o persone peri-colose, ubriache o sconosciute, co-sì come si cerca di informarsimag-giormente su ciò che spaventa epoi si prendono delle precauzio-ni, si sta in compagnia di amici odella tv/computer, si apprezzano igenitori che da piccoli «hanno in-segnato a non avere paure scioc-che», si cerca di pensare positivo einfine, se il problema è la scuo-la...si studia di più!

SULLE PAURE abbiamo intervistato un esperto, ildottor Carlo Livraghi

Cos’è la paura?«E’ unmeccanismo innato di difesa naturale, di conser-vazione della specie che consente di proteggerci e per-mette di attivare l’organismodi fronte ad una emergen-za: le reazioni più istintive sono l’attacco o la fuga».

Le paure sono reali o immaginarie?«Spesso sono ingigantite: ci spaventiamo immaginan-do che una cosa possa succedere e prevediamo catastro-fiche conseguenze. Nel tempo interviene un processodi razionalizzazione che ci aiuta a ridimensionarle o su-perarle. Ci sono paure innate, come quella di essere la-sciati soli, che poi va scemando con la crescita e paurelegate all’esperienza personale, diretta o indiretta comequella dei ladri».

La paura di bocciare è reale?«E’ legata al carattere, non va considerata sfiducia in se

stessi, nasce da un evento che non si conosce. Le stati-stiche mostrano che chi affronta un esame senza paurarende meno di quello che sa, ha risultati peggiori; chiha paura è più attento e rende di più.Ma una paura puòanche bloccarti, lasciarti impietrito: una paura cosìnon aiuta».

Di solito le femmine hanno più paura dei ma-schi?

«E’ un fattore culturale, legato all’educazione. Le ragaz-ze sono più protette dalla famiglia permotivi ambienta-li e fisici».

I rimedi?«Le paure vanno affrontate con razionalità, non evitateo subite: si devono sempre combattere, anche chieden-do l’aiuto di qualcuno, familiare o specialista. Non sidevono tenere dentro, perché le paure ci possono im-mobilizzare, impedirci di vivere, tutti hanno paure di-versema anche comuni, dunque è sempre bene condivi-derle e accogliere gli altri: questa è «Empatia».

L’INTERVISTA IL DOTTOR CARLO LIVRAGHI E IL FENOMENO: I SINTOMI, LE FORME, I POSSIBILI RIMEDI

«In realtà è unmeccanismodi autodifesa»

LE PAURE L’identità profonda dei ragazzi letta da Manuel Capaccioli

la redazionedella II B...

OSSERVANDO i risultatidella nostra indagine abbia-mo potuto stilare una sortadi classifica delle paure piùfrequenti tra i nostri coeta-nei. Al primo posto si collo-ca uno dei timori più giusti-ficati e comprensibili, ossiaperdere una persona cara;al secondo posto troviamoterremoti e altre catastrofinaturali, probabilmentesull’onda della grande riso-nanza che viene data daimezzi di comunicazione aquesto tipo di eventi negati-vi ed emotivamente coinvol-genti; medaglia di bronzoalla paura degli incidenti,più frequente tra gli alunnidi prima.Si passa poi al mondo dellascuola, con il timore di nonessere promossi, ovviamen-te più accentuato nei ragaz-zi di terza. Tra le paure do-mestiche c’è quella dei la-dri, maggiormente presentenei ragazzi più piccoli equella degli animali, da cuideriva un elenco variegatodi temibili pericoli derivan-ti da ragni, scorpioni, ser-penti, pidocchi, lumache,lupi, insetti, cani randagi eda alcune belve feroci.

AL SETTIMO posto tor-na la scuola, con la pauradelle interrogazioni e deicompiti in classe.Leultime tre pauredella no-stra classifica riguardano lasfera personale, il carattere,l’ esperienza e ilmodo di es-sere di ognuno di noi: infat-ti troviamo le malattie, se-guite da vertigini e pauradel vuoto. Che dire infinedegli improbabili traumiprodotti tra alcuni simpati-ci intervistati da... Heidi,GiovanniRana e il caroBab-bo Natale?

ScuolaMediaScuolaMedia

GaribaldiGaribaldiSUBBIANO-CAPOLONASUBBIANO-CAPOLONA

SOGNO E REALTA’ Ildisegno realizzato da SofiaFiorucci

STUDENTILuca Berni, Sophia Bollori, Sofia Boschi,Manuel Capaccioli, Sonia Dell’Aversano,MarcoFerrini, Sofia Fiorucci, Niccolo’ For-ni, Giada Fusci, LindaGhezzi, LorenzoGIO-

Vacchini, Leonardo Grappolini, MatteoGrappolini, Cenan Haziri, Sofia Marzocchi,Noemi Micallef, Mirko Mori, Samuele Mo-ri, Gilbert Ionut Mormoe, Francesco Ra-maldi, Francesca Roggi.

INSEGNANTE

Patrizia Donati

PRESIDE

Assunta Sorbini

I DATI LACLASSIFICA

Perdite in casae terremoti

nella«top ten»

Page 10: AREZZO - Campionato di Giornalismo

8 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

Donne?Ugualimanon troppoSottopagatee conmenopossibilità di carriera: la stradada fare è tanta!

LA VIOLENZA SULLEdonne nel mondo non haconfini. La discriminazio-

ne è un trattamento non paritarioriservato a un singolo individuo oa un gruppo a causa della sua ap-partenenza a una particolare situa-zione sociale. Le donne svolgonoi due terzi delle attività lavorati-ve, ma percepiscono solo il 10%dei guadagni prodotti dal lavoro ehanno l’1% dei beni. La loro con-dizionedi inferiorità è più eviden-te nei paesi del terzomondo. In al-cuni stati asiatici e africani subi-scono forti discriminazioni: nonpossono viaggiare liberamente néguidare, non possono recarsi dasole nei ristoranti o nei luoghipubblici, la loro testimonianzanei processi vale molto meno diquella degli uomini e viene loronegato il diritto allo studio.Anche l’Italia è un paese ancoraincapace di affrontare tali proble-mi. Nel campo lavorativo, infatti,le donne sono sottopagate e han-nomenopossibilità di carriera, so-prattutto nel settore industriale eterziario. Ancora oggi gli impren-ditori, prima di assumerle, si in-formano sui loro progetti futuri

(matrimonio, maternità, necessi-tà di part-time…).

IL PROCESSO di emancipazio-ne femminile in Italia cominciaverso la fine del 1800, mentre ilcammino verso l’uguaglianza ini-zia a dare i suoi frutti a partire dal1948 con una nuova costituzione,che sancì la pari dignità sociale e

l’uguaglianza di fronte alla leggedi tutti i cittadini senza distinzio-ne di sesso, lingua, religione e opi-nioni politiche.

LE DONNE NEL corso delleepochehannodovuto lottare tena-cemente perché fosse loro ricono-sciuto il diritto di decidere dellapropria vita o del proprio destino;

nonostante questo, ancora oggi ta-le libertà non viene totalmente ac-cettata. Oltre che in ambito lavo-rativo la donna viene molte voltesfruttata anchemediante la prosti-tuzione. Spesso ragazze giovanis-sime vengono adescate con la pro-messa di un posto di lavoro o diun futuro migliore e si ritrovanopoi schiavizzate e costrette aun’esistenza da incubo.

NONOSTANTEquesta situazio-ne sia oramai nota a tutti, esisteunnumero elevato di uomini che,frequentandole, contribuisce allosviluppodi tale fenomeno, già no-to ai tempi di Cavour, che con undecreto autorizzò l’apertura di ca-se controllate dallo Stato perl’esercizio della prostituzione inLombardia. Nonostante sia fortela necessità di combattere questapratica, non passa giorno in cuinei quotidiani troviamo intere pa-gine dedicate alla pubblicazionedi annunci e numeri di telefonocon i quali si possono rintracciarele dirette interessate. Questi malisono ancora pacificamente accet-tati, ed è proprio ciò che li rendepiù inaccettabili!!!

E’ IL 26 DICEMBRE del 1965; siamo adAlcamo,in provincia di Trapani. La diciassettenne FrancaViola viene rapita da Filippo Melodia e da alcunicomplici. La ragazza da due anni rifiutava le ripe-tute proposte dimatrimonio del giovane, imparen-tato con la potente famiglia Rimi. Franca viene te-nuta sotto sequestro per otto giorni e violentata.Il suo persecutore è sicuro di poter ottenere il ma-trimonio riparatore previsto dall’articolo 544 delcodice penale, oggi non più in vigore perché abro-gato nel 1981: secondo quella norma, chi aveva se-dotto unaminorenne poteva cancellare il reato spo-sandola.MaFranca rifiuta ilmatrimonio e denun-cia il suo stupratore.E’ la prima volta in Sicilia che una donna rifiuta disottomettersi a questa forma di legalizzazione del-la violenzamaschile. La gente diAlcamodisappro-

va la condotta della ragazza e insiste perché accettiil matrimonio, perlomeno per salvare la famigliaridotta sul lastrico: infatti suo padre perde il lavo-ro.MaFranca vuole giustizia: solo così potrà riave-re la sua dignità.

QUANDO COMINCIA il processo, si tiene a por-te aperte, malgrado le richieste della difesa. I gior-nali sono sommersi da lettere di solidarietà perFranca che chiedono l’abolizione dell’articolo 544.FilippoMelodia verrà condannato a undici anni, esette dei suoi complici a circa quattro anni ciascu-no. Franca, nel 1968, si sposerà con il suo compae-sano Giuseppe Ruisi; la ragazza aveva cercato didissuaderlo, per timore di rappresaglie. L’allorapresidente della Repubblica Giuseppe Saragat in-viò ai due sposi un proprio dono personale e il pa-pa Paolo VI volle riceverli in udienza privata.

LA STORIA RAPITA E VIOLENTATA IN SICILIA DA UN INNAMORATO RESPINTO: LA VITTORIA IN TRIBUNALE

FrancaViola, il coraggiodi nonarrendersi

L’ABITO FA

LA DONNA

Opera diAuroraGarbinesi eAdele Severi

la redazionedella III D...

IL «PRONTO DONNA»è un’associazione (l’unicadi questo genere nel territo-rio aretino, fondata nel feb-braio del 1989), che si pro-pone di aiutare le donne vit-time di violenza garanten-do loro il totale anonimato.Una donna su tre, secondoquanto emerge da statisti-che non ufficiali, subiscedanni fisici o morali, e nonda parte del cosiddetto «mo-stro», ma di una persona dicui si fida.Abbiamo intervistato unapsicologa che opera nel cen-tro: volevamo sapere cosachiedono le donne che sipresentano, a quale estrazio-ne sociale appartengono, inche modo vengono aiutate,quali sono i tipi di violenzae dimaltrattamento più fre-quenti, se i casi trattati si av-viano di solito a una positi-va soluzione.

E’ STATO un incontroistruttivo e sconcertante: ab-biamo imparato il significa-to di «violenza di genere»,espressione che indica tuttiquegli atti brutali fondatisull’appartenenza al sessofemminile e che causanosofferenzeo danni psicologi-ci, fisici, economici e priva-no la donna della libertà edella dignità personale.La violenza più diffusa, chesta alla base di ogni altro so-pruso, è quella psicologica,che toglie alla donna la pro-pria identità. Il fenomenopuò interessare ogni am-biente sociale, e al centro sipresentano dalle casalinghealle libere professioniste.Dopo una visita ai localidell’associazione siamousci-ti tutti un po’ tristi ma an-che, crediamo, più consape-voli e grati a chi opera inquesto contesto.

ScuolaMediaScuolaMedia

SeveriSeveriAREZZOAREZZO

DONNE CORAGGIO Ildisegno di Aurora Garbinesi

STUDENTIEleonoraBichi, Lorenzo Bindi, Ionelia Cristi-na Calita, Elisa Caneschi, Andrea Casi, An-dreaCasini,MatteoCini, Chiara Corsano, Gia-como Denna, Maurizio Detti, Lorenzo Domi-

ni, Lorenzo Ferrari, Marta Frasconi, Federi-ca Gallorini, Aurora Garbinesi, Gabriele Giu-sti, Erika Lancia, Giacomo Lisi, NicolaMafuc-ci, Michele Quinti, Martina Sani, Adele Seve-ri, Serena Spadini, Chiara Ticino Neri.

INSEGNANTILinda SerenDaniela Bonoli

PRESIDERosella Elena Misuraca

L’INTERVISTACOS’E’

Uncentro aiutachi è vittimadelle violenze

Page 11: AREZZO - Campionato di Giornalismo

9CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

Nonno vigile inmissione nel trafficoEnon solo: un’operadi volontariato alle scuole al servizio dei più piccoli

9GENNAIO, accidenti, sonofinite le vacanze, tocca torna-re a scuola!!! La mamma co-

me al solito ci scarica sul piazzaledavanti alla palestra. Ma chi sonoquelle persone davanti alla scuo-la, con la giacca a vento gialla e lapaletta segnaletica inmano? Sonoinsieme ai vigili, che novità è que-sta? Ci siamo avvicinati e sul cap-pellino c’è scritto «NONNO VI-GILE». Abbiamo capito! Ne ave-vamo sentito parlare prima dellevacanze, allora era vero!Da anni si ripeteva il problemadella sicurezza per l’entrata el’uscita dalla scuola. Nonostante idivieti i soliti «furbetti» hannocontinuato a transitare pericolosa-mente nel tratto di strada davantialla scuola, perché si fa prima, sievita un semaforo: ma se qualcu-no ci rimetteva qualche gamba, senon la pelle? Dopo si piange, sicercano le responsabilità, ma in-tanto … dai che si fa prima! Ta-gliamoper la scuola!Le regole de-vono valere sempre per gli altri!Così ora, bella sorpresa, ad aiutaree sostituire i vigili eccoNonno vi-gile. Ci siamo fermati a vedere co-

me funzionava.Di sopra, dalla pa-lestra, qualcuno fermava la mac-chine per scendere il figlio e bor-bottava, perché abituato a fermar-si nel parcheggio della palestra,ora doveva fare la rotondina e tor-nare subito indietro per non in-tralciare!Qualcuno contento: «…finalmen-te un po’ d’ordine!». Di sotto, dalcampo sportivo, è tutto più nor-

male, il parcheggio della scuolaha funzionato come sempre, an-che se pure qui qualcuno ha im-boccato la strada per poi frenaredi scatto alla vista delle palette, fa-re retromarcia e tornare indietro!In progetto c’è anche di allargarela rotonda e ricavare un parcheg-gio su parte dell’area verde anti-stante per sostituire gli spazi dellapalestra chiusi negli orari del ser-

vizio: perché è proprio qui,all’uscita, che molti genitori crea-vano una ressa di auto, entravano,senza spazio adeguato per farema-novra, con i ragazzi costretti a pas-sare tra un veicolo e l’altro, provo-cando pericoli evidenti. Così lagiunta con varie associazioni divolontariato, ha attivato il proget-to «Nonno Vigile» per dare rispo-sta alle esigenze di sicurezza, mi-gliorare e regolamentare la circola-zione a scuola nei momenti piùcritici: all’entrata e all’uscita.Questo servizio, chiaramente, è ef-fettuato anche alla Pacioli, la no-stra succursale in centro, dove ilproblema traffico è ancora più cao-tico, specie nei giorni di pioggia, eraggiungere i pullman alla Portadel Ponte è pericoloso, quando lastrada è intasata di auto!Per questo è stato installato un ap-posito percorso pedonale con cor-dolo in gomma per permettere dicamminare in sicurezza e «nonnovigile» impedirà alle auto di fer-marsi lungo la strada come oggi.Per cui, cari genitori, due passi inpiù a piedi saranno tanta sicurez-za in più per noi! E ora i “Nonnivigili” passeranno nelle classi a il-lustrare il progetto.

ABBIAMO INTERPELLATO l’assessore allaScuola del Comune di Sansepolcro, Andrea Borghe-si, che con questa intervista ci dice subito di volerchiarire il Progetto del «Nonno Vigile».

Come è nata l’idea?« Prima di tutto c’era da risolvere la costruzione diun sistema di sicurezza nei confronti dei ragazziall’entrata e all’uscita dalla scuola che da tempo ri-chiedeva una soluzione, impossibile da realizzarecon i soli vigili urbani! Poi, nell’ambito delle inizia-tive che l’amministrazione intende mettere in attoper favorire una fattiva partecipazione alla vita co-munitaria delle persone anziane attive, abbiamopensato di impiegare queste persone in un compitodi alta rilevanza sociale come questo».

Quali sono i compiti del Nonno Vigile?«Il Nonno Vigile svolge un compito preventivo ed

educativo, non repressivo, a stretto contatto con laPolizia Municipale, a supporto e completamentodella stessa. Praticamente il compito consiste nelpresidiare e sorvegliare le zone in prossimità dellescuole, sia qui alla Buonarroti che alla Pacioli, trami-te volontari che,muniti di adeguato riconoscimentoe abbigliamento idoneo, ordineranno il traffico, im-pediranno la sosta in tratti pericolosi e inviterannoal rispetto della segnaletica».

Come pensa sia andata in questi primi gior-ni?

«Ho sentito qualche mugugno, ma l’importante erapensare al bene comune. Certamente tutto èmiglio-rabile, questi primi giorni serviranno come speri-mentazione, poi vedremo di risolvere eventualicriticità. Confidiamo comunque nella massima col-laborazione dell’Istituzione scolastica, dei genitori edi voi ragazzi! Poi tutti i suggerimenti e consigli so-no sempre ben accolti!».

NONNO VIGILE L’ASSESSOREANDREABORGHESI SPIEGA LE FINALITA’ DEL PROGETTO APPENAPARTITO

«Deve presidiare e sorvegliare i punti critici»

A SCUOLA Ecco Nonno Vigile impegnatio tra i ragazzi all’uscita

la redazione delle classimiste...

I «NONNI VIGILI» inclasse! Entrano con le lorogiacche gialle lucenti, sono«giovani» nonni! Subitoscherzano e spiegano il lorocompito! Sembrano a loroagio, sono abituati ai nipo-ti! Ci spiegano: «Siamo tut-ti volontari, di varie associa-zioni, dal volontariato ami-litari in congedo. Siamoqua per darci da fare e con-tribuire alla sicurezza di tut-ti!» La nostra curiosità ci fachiedere cosa si aspettinodal loro servizio. «Prima ditutto collaborazione, vostrae dei genitori, che abbianopazienza se devono farequalche passo in più; pur-troppoproprio lamaleduca-zione di alcuni nel non ri-spettare i segnali che ci so-no,mette a repentaglio la si-curezza di tutti!»

COME SI SONO trovati afare questo servizio? «Bene!Noi siamo qui per educare,non per reprimere! Siamostati preparati con un appo-sito corso dalla Polizia mu-nicipale, ed eccoci qua: e ilringraziamentomigliore so-no i vostri sorrisi quandopassate vicino!»E l’orario? «Questo è l’ora-rio del servizio: dalle 8 alle8,35; dalle 13,20 alle 13,45;e, alla sede centrale, anche ilpomeriggio dalle 16,20 alle16,35. Ma poi i tempi si al-lungano sempre, è bello fa-re due chiacchiere con qual-che vecchio amico che si in-contra e con i nuovi amiciche siete voi!» Questi arzillisignori ci lasciano, felici delloro lavoro e tengono a pre-cisare che ci sono anche duedonne e aspettano chiun-que abbia voglia di dare unamano.

ScuolaMediaScuolaMedia

UnificataUnificataSANSEPOLCROSANSEPOLCRO

IN CLASSE Il racconto del lorolavoro ai cronisti in erba

STUDENTIIII A: LeonardoMagi,Niccolò Tosato; III B:Marti-na Baracchi, Letizia Boncompagni, AngelicaCarboni, Angelo Carrino, Lorenzo Catacchini,Beatrice Cruciani, CristinaDudau, EleonoraPo-lenzani, Tommaso Ricci, Benedetta Signorelli;

III C: Anna Boncompagni, Anna Duranti, Loren-za Giorgi, Flavius Meghes; III D: AlessandroCherubini, Giulia Panicucci, Francesca Zanchi;III F: Aurora Betti, Sara Frammartino, RacheleInnocenti, Elisabetta Rossi; III G: Francesca Ca-roscioli, Michelle Likaj, Martina Mancini; II A:

Valentina Livi, Veronica Memonti.INSEGNANTE

Alfredo SocaliPRESIDE

Secondo Borghesi

NONNOVIGILE ZOOM

«Magli unicinemici sonoimaleducati»

Page 12: AREZZO - Campionato di Giornalismo

•• 10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012

Quel piatto nato per i pellegriniLostufato alla sangiovannese tra storia e leggenda: la ricetta è segreta

LA GASTRONOMIA diSanGiovanniValdarno af-fonda le proprie radici in

secoli lontani, come testimoniaun documento del 1427 nel qualeviene citato un vino bianco localeo, meglio ancora, come dimostrail piatto più caratteristico della cit-tà: lo Stufato alla sangiovannese,una pietanza di origine povera lacui ricetta è tuttora segretamentetramandata dalle cuoche dei «Sa-loni» della Basilica, i locali chefanno da cornice ai grandi pranzidella cittadina.Non è un semplice spezzatino ric-co di aromi, bensì un piattomoltoelaborato chenecessita di una lun-ga cottura e che prevede l’utilizzodelmuscolo di zampa aromatizza-to con spezie preparate dai dro-ghieri del paese. Esistono svariateversioni circa l’origine dello stufa-to; abbiamo scelto quella che se-condo noi è la più suggestiva.Si racconta che un giorno di tantotempo fa fossero giunti alla Basili-ca molti pellegrini dalle campa-gne vicine per una grave siccitàche minacciava i raccolti: si tene-vano novene alla Vergine e ceri-monie di preghiera che duravano

anche giorni, al fine di esaudire lerichieste.

IN TALE OCCASIONE fu an-che esposto il ritratto della Ma-donna, che era di solito copertoda un telo. Il priore faceva del suomeglio per accogliere la poveragente dando ospitalità nei localidella canonica e preparando da

mangiare con quello che c’era.

LAPIOGGIAPERÒ si faceva at-tendere, i campi erano semprepiù aridi e la preghiera durava piùdel previsto. I sangiovannesi allo-ra, venuti a conoscenza delle diffi-coltà della parrocchia, portaronoquello che avevano in casa: pezzidi carne dure e callose, ossa per fa-

re il brodo, cipolle dell’orto e delbuon vino. Il prete, che era moltopreoccupato perché non sapevacome sfamare i pellegrini, mise lacarne in un gran pentolone, la an-naffiò ben bene con il vino rosso,ci aggiunse gli odori, olio dellecampagne e spezie dellaTerrasan-ta, fece cuocere tutto per un’ora,poi l’assaggiò.Niente: era dura. Provò a conti-nuare la cottura per un’altramezz’ora, la riassaggiò ma erasempre dura e non troppo sapori-ta. Allora rimise tutto sul fuoco,aggiunse brodo e vino, andò a reci-tare le sue orazioni quotidiane e sidimenticò del pentolone.Dopo cinquanta pater noster, avemaria e gloria patri, improvvisa-mente se ne ricordò. Aveva paurache fosse tutto bruciato, ma men-tre si dirigeva alle cucine, sentì unprofumo intenso e stuzzicante:dentro la grande marmitta c’erauna buonissima carne di un colo-re scuro, ambrato e brillante!L’as-saggiò, alzò lo sguardo e dissequalcosa ma nessuno capì perchénel frattempo si udì un tuono e in-cominciò a piovere...

LA NOSTRA CLASSE può veramente conside-rarsi come un pezzo di mondo: molti di noi sonotoscani, altri provengono da varie parti del mondoe abbiamo così imparato a conoscere i sapori checostituiscono le tradizioni dei nostri Paesi. Ci cre-dereste? Abbiamo trovato molti punti in comune,e abbiamo capito che la buona tavola unisce sem-pre!Il Cous cous è un alimento originario del nordAfrica che già in passato era giunto in Italia, preci-samente in Sicilia, assieme ai popoli che vi si eranostabiliti in diverse epoche storiche.Alcuni alunni della nostra classe che provengonodalMarocco ci hanno spiegato che in lingua berbe-ra si chiama olsb ta’am,che significa «cibo», e cheviene preparato con una semola di grano duro inu-midita e lavorata con le mani per fare una miscela

granulosa, poi viene cotto in una speciale pentolamolto capiente con l’aggiunta di carni in umido,verdure bollite o anche pesce.

E’ UN PIATTO molto saporito perché la carneviene prima rosolata nell’olio, poi unita ad intingo-li piccanti con l’aggiunta di pomodoro o zafferano.Un tempo le donne si riunivano interi giorni perpreparare il Cous cous; oggi, con le tecnologie delmondo moderno, la produzione è in gran partemeccanizzata.A prima vista può sembrare un piatto esotico, manei suoi condimenti possiamo riconoscere alcunielementi fondamentali della nostra tavola, come ilpomodoro, lo zafferano, il pepe, le spezie, e anchela sua preparazione, così lunga ed accurata, ci por-ta a trovare analogie con il toscanissimo Stufato.

STUFATO LA SCOPERTA IN CLASSE DEI NUOVI PIATTI: LE AFFINITA’ A SORPRESA CON IL COUS COUS

E’ un sapore chehaunparente oltremare

IL «RITO» La preparazione dello stufato secondo Tiziana Bonura

la redazionedella III A...

NELLO TEMPO ch’è dettoCarnevale alla Basilica, nellegrandi sale,si riunivano in tempi ormai lon-tani, per far doni alla Chiesa, iparrocchiani.Racconta una leggenda che unadonna, per onorare meglio laMadonnafece un piatto forte e assai droga-to che battezzò col nome di Stu-fato.Questa ricetta tanto decantatada padre in figlio è stata traman-datae per la gioia di ogni buon pala-to è giunta a noi in original for-mato.Se questo piatto buono tu vuoifare questi son gli ingredienti daadoprare:muscolo libbre tre, tagliato a mo-do e di osso e zampa a parte, faidel brodo.Tanto prezzemolo e di cipolleuna fai un bel battuto con lamezzaluna,vino, olio d’oliva, un’impepata,spezie, garofano e alfin noce mo-scata.Indi di coccio un tegam devi pi-gliare, ci versi l’olio ma senzaesagerare;perché riesca bene, se ti preme,metti la carne col battuto insie-me.Allor che tutto principia a rosola-re Non ti stancare mai di razzo-lare,quando il colore ha preso mar-roncino, metti le droghe e un belbicchier di vino.Appena il vino s’è tutto consu-mato aggiungi il pomodoro con-centrato.A questo punto puoi abbassare ilfuoco: cuoci aggiungendo il bro-do, poco a poco.Questo piatto che viene da lonta-no saprà ridarti quel rapportoumanoe far capire anche al più somaroche il tempo è vita e che non èdenaro.(poesia tradizionale sangio-vannese)

ScuolaMediaScuolaMedia

MasaccioMasaccioSANGIOVANNISANGIOVANNI

STUFATO E’ il piatto tipico di SanGiovanni: qui Palazzo d’Arnolfo

STUDENTIViola Balbetti, Asllan Berisha, Tiziana Bo-nura, Elisa Cannelli, Alice Del Bianco, Le-muel Demian Garofalo, Jessica Latorre,ElisabettaLista, LucianoLlupi, KatiaMaka-

rava, Giacomo Maleci, OumaimaMouhamech,MariamNaciri, YassinNaciri,AlessiaNapolitano, NoemiOrso,Maria Te-resa Spinosa, Ludovica Tempi, Alessan-dra Tesoriere.

INSEGNANTE

Letizia Ferrarese.

PRESIDE

Edoardo Verdiani.

STUFATO INRIMA

Perfino i poeti«cantano»la specialità

Page 13: AREZZO - Campionato di Giornalismo

••11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012

Massacrata famiglia cinese aRomaLa vicendadi ZhouZeng riaccende il temadel rispetto della legalità

LA DUPLICE uccisionedel giovane commerciantecinese, Zhou Zeng, e della

bambina che teneva in braccio hacolpito gravemente l’intera comu-nità cinese e tutti noi. Il 4 gennaioa Roma, nel quartiere perifericodi Tor Pignattara, in zona Casili-na, due rapinatori hanno uccisoun cittadino cinese di 31 anni e lafiglia Joy di soli 9 mesi. La giova-ne moglie, invece, anch’essa pre-sente al momento dell’agguato, èrimasta gravemente ferita.L’episodio è avvenuto in via Gio-vannoli, poco prima delle 22,mentre la coppia stava rientrandoa casa, dopo aver chiuso il propriolocale: gli aggressori si sono avvi-cinati in sella adunamoto, cercan-do di strappare la borsa alla don-na, il padre ha tentato di reagire,ma i killer hanno fatto fuoco pertre volte senza pietà.Sembra che nella borsetta delladonna ci fossero circa 5.000 euroin contanti. Le indagini ruotanointorno all’attività di “moneytransfer” della vittima, anche percapire da dove provenisse tuttoquel denaro sottratto durante larapina.

NON C’E’ più sicurezza sulle no-stre strade?Esiste ancora il rispet-to per gli stranieri? Questa trage-dia suscita in tutti paura e terrore,pensando a cosa potrebbe capitar-ci anche solo camminando perstrada.E non è tanto una questione dicontrolli e di forze dell’ordine,madi civiltà e di legalità. Se unpa-

dre vieneuccisomentre torna a ca-sa con la figlioletta in braccio perun pugno di soldi, significa chenon c’è più il rispetto della vitaumana.Episodi di cronaca sempre più fre-quenti lo dimostrano: ladri cheentrano in casa pronti a ucciderti,atti di vandalismo, come quellicommessi dai «BlackBlock» aRo-

ma, omicidi e stragi, come l’ucci-sionedi Sara Scazzi o quella recen-te dei cittadini Senegalesi a Firen-ze. Tutta questa violenza dipendeforse dal fatto che tanto, oggi co-me oggi, se infrangi le regole o seaddirittura uccidi qualcuno…non ti succede niente! Inoltre, ilbenessere ci spinge ad essere su-perficiali e invidiosi, a dimentica-re che uno dei primi doveri diogni cittadino, a qualsiasi età, èquello della solidarietà.

RIAPPROPRIARSIdel senso ci-vico e del rispetto delle regole è,dunque, l’unico modo per rico-struire il tessuto sociale. Per ciòdobbiamo ripartire dai più giova-ni. Siamonoi che per primi abbia-mo bisogno di capire e compren-dere quali sono i comportamenticorretti chedobbiamo tenere, qua-li sono i nostri diritti e i nostri do-veri di cittadini: impegnarsi ascuola, svolgere onestamente ilproprio lavoro, rispettare tutti, an-che chi è diverso da noi, non usa-re la violenza, conoscere e rispetta-re le leggi. Questo è quello cheogni genitore dovrebbe insegnareai propri figli.

ANNA SARFATTI è nata e vive aFirenze, ha inse-gnato per tanti anni nella scuola primaria e scrivelibri per bambini: da Capitombolo sulla terra a Fulmi-ne un cane coraggioso. La Resistenza raccontata aibambini. La maggior parte dei suoi libri affronta itemi della legalità e della cittadinanza. Con lei abbia-mo parlato dell’importanza di educare i giovani aquesti valori.Quali sono le aspettative e gli obiettivi che sipropone di raggiungere? Perché?

«Negli ultimi anni di scuola (e non solo) sono giun-te a maturazione tante diverse consapevolezze: hocapito che i bambini hanno bisogno di confrontarsisui temi importanti della vita e della convivenza; hosentito crescere inme l’indignazione per gli eventi ei personaggi che hanno determinato la storia politi-ca negli ultimi anni e conseguentemente l’urgenza

di provare con imiei strumenti a contrastare questoavvilente imbarbarimento».Il suo ultimo libro, scritto con Gherardo Co-lombo, Educare alla legalità ha come sottoti-tolo Suggerimenti pratici e non, per genitoried insegnati. Oltre alla scuola, per lei, qualialtri luoghi e soggetti sono coinvolti nell’edu-cazione dei giovani alla legalità?

«Siamo coinvolti tutti, sempre e ovunque. Vivendo,operando, tutti siamo scuola per gli altri (e per noistessi). Educa o diseduca il negoziante che sceglie serilasciare o meno uno scontrino, l’arbitro che osser-va omeno le regole, il medico solerte o poco scrupo-loso. L’educazione alla legalità si costruisce con icomportamenti quotidiani di tutti i componenti del-la comunità. Il problema è che bastano le illegalitàdi alcuni a rendere poco convincente il sistema com-plessivo!».

L’INTERVISTA LA SCRITTRICE ANNA SARFATTI PARLA AI GIOVANI DEL RISPETTODELLE REGOLE

«Diventare cittadini consapevoli e responsabili»

LA PROTESTA La manifestazione per la famiglia cinese massacrata

la redazionedella II A...

LA COSTITUZIONE è lalegge fondamentale delloStato; contiene l’insiemedelle regole relative all’orga-nizzazione e al funziona-mento della società e le nor-me riguardanti i diritti e do-veri dei cittadini. Fu appro-vata dall’Assemblea Costi-tuente il 22 dicembre 1947ed entrò in vigore il 1 genna-io 1948, dopo otto annidall’inizio della secondaguerra mondiale e venti an-ni dall’inizio della dittatu-ra.

IL TESTO della nostra co-stituzione è tra i più lunghi,infatti è composta da ben139 articoli, divisi in 4 sezio-ni: Principi fondamentali(articoli 1-12); Parte prima,diritti doveri dei cittadini(articoli13-54); Parte secon-da, ordinamento della Re-pubblica (articoli 55-139);Disposizioni transitorie e fi-nali (l –XVlll). È come unatavola di principi e di valoriche costituisce la base delnostro stare insieme, che ciindica quello che si può oche si deve fare.

LA REPUBBLICA ricono-sce e garantisce i diritti in-violabili dell’uomo, quei di-ritti cioè che non si possonotoccare, come il diritto allavita, al lavoro, all’istruzionee alla libertà personale; ha ilcompito di rimuovere tuttigli ostacoli che possono li-mitare le nostre libertà ol’eguaglianza fra di noi, perdare a tutti le stesse possibi-lità, ma ogni cittadino hadei doveri di solidarietà ver-so gli altri.È importante conoscere lanostra Costituzione per ri-scoprire il senso delle rego-le e imparare a vivere rispet-tando gli altri.

ScuolaMediaScuolaMedia

Martiri CivitellaMartiri CivitellaBADIAALPINOBADIAALPINO

LA SCRITTRICE Anna Sarfattiincontra gli alunni della scuola

STUDENTIFrancesca Balsimini, Lisa Benigni, Alessan-dro Bernardoni, Eleonora Bianchini, VittoriaBulletti, Giulia Caccialupi, Leonardo Crulli,Mirko Galassi, Sofia Gallorini, Fatima Houb-

bad, Ramize Krasniki, Alessandro Lorenza-ni, Jessica Lorenzani, Jordan Mannelli, Ga-brieleMantova, SofiaMori, LuigiNegri, Auro-ra Parenti, Marco Pela, Ilaria Rosadi,Niccolò Santini, Jacopo Tonioni, Manuel Tur-

chi, Michael Turchi, Natasha Valli.INSEGNANTE

Chiara SaviniPRESIDE

Domenico Sarracino

LEGALITA’ I PRINCIPI

La Costituzionefissa il quadrodellenorme

Page 14: AREZZO - Campionato di Giornalismo

8 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 24 GENNAIO 2012

Unmondo tutto dascoprireI nonni e uno stile di vita scomparso: si stavameglio quando si stava peggio?

CURIOSANDO TRA i datidell’Istat abbiamo scopertoche in Italia ci sono ben

11.500.000nonni che rappresenta-noquindi una fetta di società sem-pre più importante, tanto che èstata istituita per il giorno 2 otto-bre la «Festa nazionale dei non-ni».Noi ci siamo soffermati a pen-sare a quando la televisione e le co-se elettroniche non esistevano, cisembra impossibile vivere,ma tut-to ciò non è vero perché i nostrinonni sono «sopravvissuti».Proprio loro ci hanno testimonia-to come vivevano da ragazzi. Cihanno svelato che quando eranopiccoli nella calza della befana ipiù buoni trovavano mandarini,mandorle e pochi dolcetti perchéerano una rarità, i monelli aglio ocarbone di legna, non di zucche-ro. Per giocare usavano soprattut-to oggetti costruiti con le loroma-ni o giochi classici come campanae nascondino, pretesto anche peruscire all’aperto.Per ritrovarsi e contattarsi usava-nobigliettini, lettere,ma più spes-so non c’era bisogno di niente: siritrovavano fuori in luoghi comu-ni, era un’abitudine. Noi invece

usiamogli smso ci diamo l’appun-tamento in chat!

ALCUNI DEI nostri nonni,quando dovevano uscire con gliamici dovevano essere accompa-gnati da una coppia di adulti per-ché vivevano in tempo di guerra.Di frequente invece che uscire do-vevano aiutare in casa e le ragazze

lavoravano all’uncinetto o ai ferri.

C’ERA UNA MATTINA in cuile mamme e le figlie preparavanoil pane che doveva bastare per unmese intero,ma per chi abitava inToscana il pane non durava piùdi una settimana perché non cimettevano il sale, come nel panechemangiamo ogni giorno. Solo i

più fortunati e ricchi potevanocomprare una televisione quindiper vederla scendevano al bar o al-la bottega sotto casa, ma per i ra-gazzi non sempre c’era posto.Allora compravano libri, li legge-vano e se li passavano fra amici;sennò ascoltavano la musica allaradio e iniziavano aballare!Quan-do dovevano muoversi andavanoapiedi o usavano la bicicletta, l’au-tobus o il treno: non c’era lamam-ma che li scarrozzava in macchi-na a destra o sinistra.

ALCUNI TRA i nostri nonni al-la nostra età hanno iniziato a lavo-rare: quando compivano dodicianni i ragazzi li prendevano nellefabbriche le ragazze nelle case co-me tate.Ma il loro lavoro non fini-va li, quando tornavano a casa chiabitava nelle campagne doveva si-stemare l’orto omacinare il granoe per mangiare non si facevanostorie, il guaio non era lasciare ilcibo nel piatto, ma che non cen’era a sufficienza.Il colloquio con i nostri nonni cihamostrato unmondo dove tuttoquello che noi usiamo ogni gior-no doveva essere ancora inventa-to e niente ci sembra facile comenel nostro vivere quotidiano

SECONDO VOI chi sono le badanti?Alcuni pensa-no sianodonnedisperate e senza lavoro, altri le accu-sano, sulla scia di alcuni isolati fatti di cronaca, addi-rittura di reati come il maltrattamento di anziani:ma dove è la verità? Per risolvere questo «enigma» ecomprendere veramente cosa significa restare vici-no ad un anziano abbiamo intervistato la badante diuna nostra nonna.Abbiamo scoperto che lamaggior parte delle badan-ti sono straniere e che in questo momento di crisihannopoche opportunità: gli anziani sonono spessoaffidati ai componenti della loro famiglia.

Si sente dire di badanti che maltrattano glianziani, cosa ne pensa? (La sua voce si riempie

di tristezza e spiega col cuore in mano e un po’ di amarez-za)«Penso che sia un male e poco rispettoso, forse per-ché quelle persone non amano il lavoro. Se non han-

no pazienza e disponibilità, cose indispensabili, do-vrebbero cambiare professione.Dopo un po’ di tem-po gli anziani si affezionano alle proprie badanti tal-mente tanto che le trattano addirittura come figlie».

Quali sono i maggiori problemi di un anzia-no?

«Tanti — risponde anche qui sospirando — e adesempio quando devi spostarlo spesso non riesce acamminare e quindi devi sostenerlo, poi subentranole malattie, ad esempio la malattia di Alzheimer».

Un’ultima domanda: fino a che ora rimaneal lavoro?

«Di solito lavoro fino a tardi, fino a quando non siaddormenta l’anziano, qualche volta 24 ore su 24quando ad esempio si sveglia di notte, un po’ comeun bambino piccolo. Un giorno alla settimana sia-mo libere».Abbiamo capito che questa relazione durerà nel tem-po.Una nuova figlia paziente per una nuovamadre.

NONNI PROFESSIONE IN PRIMA FILA NEL RAPPORTO CON LA TERZA ETA’: INTERVISTA A UNA OPERATRICE

Badanti, compagne di strada fino allamorte

LEGAME Nonna e nipote unite per sempre: disegno di Rezeile Quirit

la redazionedella II G...

TEMPO FA il rapporto tranonni e nipoti era moltopiù formale e rispettoso cheai giorni nostri. Fino a pocopiù di cinquant’anni fa in-fatti, il nonno era il capofa-miglia, viveva in una casainsieme ai figli e ai nipoti ericeveva rispetto tanto chetutti gli si rivolgevano conil «Voi». Oggi giorno inve-ce, genitori e figli preferisco-no vivere separati dai non-ni, indipendenti. Lamenta-lità è cambiata e il desideriodimaggiore indipendenza elibertà dei ragazzi hanno fat-to sì che nascesse piano pia-no un distacco da ciò che igiovani considerano una fi-gura che non li può com-prendere, il nonno.

QUALCHE volta, però,per il bambino il ruolo dellanonna o del nonno diventaimportante, trovandovi, ilsostituto della figura mater-na o paterna. Alcuni genito-ri sono costretti a lavorareall’estero, e nella nostra clas-se ci sono 4 alunni che pos-sono comprenderlo megliodi altri: provengono da pae-si stranieri, dall’Asia meri-dionale all’Europa setten-trionale e da piccoli sono ri-masti insieme ai nonnimen-tre i loro genitori vivevanoe lavoravano in Italia.Perchè quindi, noi della no-stra età si tende ad aprirci dimeno con chi è più anzia-no? I nostri nonni ci hannoascoltato, supportato e vizia-to, allora, perchè non resti-tuire il favore, passando deltempo con loro? Oltre chead imparare qualcosa in piùsulla vita di due generazio-ni primadella nostra, dimo-striamo di essere nipoti cheascoltano ciò che stavolta inostri nonni hanno da diredel loro passato.

ScuolaMediaScuolaMedia

IV NovembreIV NovembreAREZZOAREZZO

LA BADANTE Un lavoro checrea un’amicizia

STUDENTIRefik Agushi, UsamaAmjad, Albert Asfan-diyarovBulletti, FrancescaBellino, Sumai-ra Butt, Florinel Ionut Calugaru, Giamma-ria Carresi, Filippo Casini, Eva De Risi, Ni-

colo’ Ferrara, Lorenzo Franchi, Sofia Ger-mani, Martina Ghiandai, Elena Isnenghi,Davide Mariottini, Roman Pershin, MariaTheresitaPescador, RezeileQuirit, Federi-co Rapini, Emily Romani, Veronica Rufini,

Iacopo Styan, Lorenzo Terziani.INSEGNANTE

Elisabetta BatiniPRESIDE

Alessandro Artini

NONNI IERIEOGGI

Quel legamespecialecon i nipoti

Page 15: AREZZO - Campionato di Giornalismo

9CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 24 GENNAIO 2012

Quale scuola? Il tormento dei 14 anniOrientarsi per non disorientarsi: un percorso per sceglieremeglio

QUESTO È IL NOSTROultimo anno alla scuolamedia ed è venuto il mo-mento di scegliere la scuo-

la superiore. Alcuni di noi hannogià le idee chiare, mentre altrihanno bisogno ancora di riflette-re e di orientarsi tra le numerosescuole presenti nel Valdarno.Mercoledì 14Dicembre 2011, noialunni della classe 3 E, insieme adaltri nostri cotanei della scuolamediaGiovanniXXIII, siamo an-dati a Vetrina Scuola, un progettoorganizzato per aiutare gli alunniad «orientarsi» nella scelta dellascuola superiore.Erano presenti tutte le scuole delValdarno, dal liceo scientifico Be-nedetto Varchi all’ istituto alber-ghiero Giorgio Vasari di FiglineValdarno. Per ogni scuola c’eranoalcuni studenti che hanno spiega-to agli alunni interessati le mate-rie di studio, i programmi, i varilaboratori e tutto quello che è fon-damentale sapere per orientarsimeglio.Tutti gli studenti hanno approfit-tato di questa occasione per sce-glieremeglio il futuro percorso di

studi o per approfondire ciò chesapevano su un determinato isti-tuto.

IN QUESTO periodo, per gli stu-denti, sarà possibile visitare lescuole che maggiormente li inte-ressano e dalle quali sono più at-tratti. Sarà anche possibile assiste-

re ad alcune lezioni, per capire co-me tira l’aria nella scuola che vor-rebbero frequentare.

ALLO SCOPO di aiutare gli in-decisi anche le nostre professores-se e i nostri professori ci ascoltanoe si fanno inquattro per consiglia-re chi ne ha bisogno. Nel caso che

alcuni alunni non avessero anco-ra deciso, poco prima del terminedelle iscrizioni, entro il mese difebbraio si possono prenotare an-che dei colloqui con uno psicolo-go per farsi aiutare.Alcuni studenti sono stati influen-zati dal fatto che, scegliendo un li-ceo, dovrebbero fare anche l’uni-versità per ottenere un titolo distudio che valga,mentre, sceglien-do per esempio un istituto profes-sionale, o un istituto tecnico, nonavrebbero bisogno di frequentareun’altra scuola.Altri invece vogliono fare un per-corso più semplice per poter smet-tere al secondo anno, quando or-mai non c’è più l’obbligo di fre-quentare nessun istituto, così po-tranno fare specializzazioni e di-ventare, per esempio, muratori omeccanici. Comunque ciascunostudente è libero di scegliere se-condo i propri gusti, i propri risul-tati scolastici e le proprie aspira-zioni personali.Dopo tutte queste iniziative perorientarcimeglio auguriamo a tut-ti di fare la scelta migliore per ilnostro futuro, che per ora possia-mo solo sognare!

E’ VERAMENTE molto difficile immaginare co-me saremo tra una decina di anni, perché natural-mente ognuno pensa almeglio e purtropponon ca-pita spesso che il meglio si realizzi. Sicuramente ilmio fisico cambierà, spero di diventare alta e slan-ciata, magra e con i muscoli allenati, ma potrebbeanche succedere che una volta smesso di fare gin-nasticami areni sul divano, con le briciole di pata-tine sparse sulla pancia chemi impedisce di veder-mi i piedi.Può darsi che i lunghi capelli dorati perdano la lo-ro lunghezza e che i limpidi occhi azzurri non sia-no più così azzurri. Il mio modo di vestire noncambierà, perché non credo di essere tipo da «crisiadolescenziale» che non si piace più e vuol cambia-re tutto di sé. Non ho ancora deciso che cosa faròdopo il liceo scientifico, forse la facoltà di medici-na. Vorrei, una volta concluso il liceo, prendermiun paio di anni per rilassarmi, viaggiando per il

mondo e dopo mi iscriverò all’università. Avrò dicerto una vita sentimentale e, visto che ancora vi-vo immersa nel mondo delle fiabe, spero di incon-trare il mio principe azzurro, comprensivo e dolcecon cui poter condividere le mie passioni.Nonmi interessano i tipi palestrati,maquelli intel-ligenti che riescano a farmi ridere. Insieme abitere-mo in una casa con un grande giardino per i mieitre futuri cani.Mi piacerebbe passare il mio tempolibero facendo equitazione, perché anche i cavallisono bellissimi e divertenti, tanto che ne vorreiuno. Ilmio tempo libero sarà unicamente dedicatoalla cura dei miei animali, quindi, non credo chemi impegnerò in nessuna attività sociale, anche semi piacerebbe lavorare per la Pro loco, per organiz-zare attività divertenti per i cittadini.Non so se tutto quello che ho scritto si realizzerà,comunque andrà, come ha detto Martin LutherKing: «sarò sempre il meglio di ciò che sono».

OLTRE LA SCUOLA STUDI, AMORE, TEMPO LIBERO: STEFANIA PROVA A PROIETTARSI IN AVANTI

«Comesarò tra10anni? Il futuro chesogno»

LA GRANDE SCELTA A 14 anni scocca l’ora di indicare le superiori

la redazionedella III E...

ABBIAMO SVOLTOun’indagine per conoscereil tipo di orientamento ver-so la scuola superiore effet-tuato quest’anno. Gli alun-ni intervistati sono 108.Come ci siamo orientati nelnostro iniziale disorienta-mento? Sono ancora 30 glialunni indecisi!Mentre tut-ti gli altri hanno già indica-to quale strada vorrebberoseguire. Vediamo il quadro.

ISTITUTO TECNICOcommerciale (Ex- Ragio-neria): 5 alunni

GEOMETRI: 5 alunni

ISTITUTO SERVIZI so-cio-sanitari-Magiotti: 2alunni

ISTITUTO AGRARIO: 1alunno

PROFESSIONALE – Tu-ristico-Alberghiero: 6 alun-ni

ITIS (Istituto tecnico indu-striale): 8 alunni

PROFESSIONALE- Ip-sia: 8 alunni

COREUTICO: 1 alunno

LICEO SCIENTIFICO:15 alunni

SCIENTIFICO ScienzeApplicate: 5 alunni

LICEO DELLE ScienzeUmane: 7 alunni

LICEO CLASSICO: 2alunni

ARTISTICO: 4 alunni

LICEO MUSICALE: 1alunno

LINGUISTICO: 8 alunni

ScuolaMediaScuolaMedia

Giovanni XXIIIGiovanni XXIIITERRANUOVATERRANUOVA

I DUBBI Ecco le grandi domandeviste da Lyanne Mossuto

STUDENTIDaniele Benedetti, Stefania Bigi, LucreziaCiabattini,MirkoCorbani , DeMatteisAles-sia, Dario Fabbroni, Zakaria Lhouss, PavelLombardi, Singh Jagroop Mann, Alessio

Marchetti, RobertaMerola, LyanneMossu-to, Pierozzi Alice, Giulia Proietti, IreneRenzi, Lorenzo Russo, Luca Sbragi, Sune-na Singh, Sascha Tellini.

INSEGNANTI

Luana GiorgiChiara Perferi

PRESIDEAlberto Riboletti

SCUOLE INCHIESTA

Quali le scelteTrenta ragazziancora incerti

Page 16: AREZZO - Campionato di Giornalismo

8 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012

Meglio soli o tecnoaccompagnati?Lanuovasolitudinedei giovani nell’eradella comunicazione

OGGI NOI GIOVANI vi-viamonell’era della comu-nicazione e del progresso

tecnologico. Una miriade di stru-menti comunicativi ci permettedi mantenere i contatti a enormidistanze, in tempi rapidissimi ein ogni momento e in qualsiasiluogo ci troviamo. Ai tradizionalimass media si sono aggiunti e inparte sostituiti cellulari semprepiù potenti e multifunzione, masoprattutto Internet e i SocialNetwork, gli Smartphone e i piùrecenti Tablet. Un’invasione tec-nologica che ha determinato nuo-vi stili di consumoeunnuovo rap-porto con le tecnologie della co-municazione.Innumerevoli i vantaggi di tale ri-voluzione tecnologica, poco faneppure immaginabili:l’ipervelocità degli scambi e lasoddisfazione immediata dei biso-gni, senza inutili attese; il potermantenere, sempre e ovunque, co-municazioni costanti e gratuitecon persone, parenti ed amici,che vivono lontano, favorendouna rete di relazioni globale, sen-za limiti; il disporre di mezzi co-me i Social Network, utili per so-

cializzare in modo informale emeno rigido del passato, condivi-dendo opinioni, scelte e interessi,ma divenuti anche una specie di«protesi», che allarga ilmondode-gli affetti, la sfera in cui esprimereogni tipo di emozione.

TUTTI VANTAGGI universal-mente riconosciuti,ma inevitabil-

mente accompagnati da rischi epericoli.

L’USO ESAGERATO di talimezzi è l’insidia più grande checomporta problemi come l’ecces-siva sedentarietà dei giovani conconseguenze per la salute, la ridu-zione dei rapporti con le persone,in particolare le amicizie, a favore

di relazioni sempre più superficia-li e poco autentiche, la sopravvalu-tazione di oggetti sempre più sofi-sticati come l’Ipad, consideratisimbolo di prestigio sociale, dallavita brevissima, eppure considera-ti indispensabili per la propriaidentità. Ma il rischio più grave ènella sempre più diffusa tecnosoli-tudine, l’isolamento e l’estrania-zione di molti giovani che rime-diano allamancanza di affetto e al-la propria fragilità, legate anche alritmo frenetico in cui viviamo, ri-fugiandosi in un altro mondo,spesso considerato più vero dellarealtà, certo più attraente e menonoioso.Facile cadere nella tecnodipen-denza, il non riuscire a fare a me-no di Internet o dei videogiochi,il disagio e forme di depressionepiù o meno serie. E’ paradossale,ma nell’era della comunicazione,è sempre più difficile comunica-re, stabilire relazioni profonde,fatte non solo di scambi di battu-te, pezzi musicali o emozioni delmomento, ma di dialogo, di con-fronto autentico, diretto, nonme-diato, ma partecipato col corpo econ la mente.

«DIMMI CHE cellulare hai e ti dirò chi sei».Sembra questo ilmodo di giudicare di noi adole-scenti che valutiamo i nostri coetanei, in base almodello di telefono cellulare che possiedono, alsuo design più o meno trendy, alla suamultifunzionalità, al costo più elevato. Un vero«simbolo» di prestigio che distingue i «fighi da-gli sfigati», i forti e i deboli. Una vera arma chefa sentire sicuri, al riparo da ogni imprevisto epericolo, ma un’arma «a doppio taglio» perchébasta unadimenticanza, la batteria scarica, il cre-dito che finisce e dalle stelle siamo ridotti allestalle, come nudi, incapaci di fare qualsiasi cosasenza il nostro fidato amico.Solo allora ci scopriamo fragili e impotenti, nel-le attese che diventano snervanti, nelle pause in-sopportabili, nei rarimomenti di relax o di silen-

zio che sembrano non finire mai. La sicurezzaaffidata a ciò che possediamo nasconde la gran-de fragilità di noi giovani, alla ricerca di riferi-menti, ideali e sentimenti, beni che purtropponessuno può comprare.

LA CULTURA dell’immagine in cui noi sia-mo cresciuti, ci ha abituato a dare più valoreall’apparenza che alla sostanza, all’avere più cheall’essere; questo spiega in parte l’insicurezza dimolti di noi di fronte alle piccole prove o ai pri-mi sacrifici o all’opposto certi comportamentitrasgressivi o violenti di chi, ancor più insicuro,cerca con la prepotenza e la forza di «apparire»più degli altri. Complice lo stress e i ritmi frene-tici della nostra vita che spesso rischiamo di vi-vere passivamente, guardandola passare, comedice Steve Jobs, come fosse quella di un altro.

TECNOLOGIA ALLA SCOPERTA DELLE EMOZIONI DI UNA GENERAZIONE NATA...CON IL TELEFONINO

In tasca il cellulare, nel cuore tante paure

POLIPO TECNOLOGICO Ragazzi di oggi visti da Francesco Donati

la redazionedella III B...

A SCUOLA abbiamo svoltoun sondaggio sull’uso dellenuove tecnologie da cui èemerso che il 96% degli alun-ni possiede un cellulare,men-tre solo il 4% non ne ha maiavutouno.Lametà ha ricevu-to il suo primo cellulare tra i9 e i 10 anni,ma il 21%ne ave-va già uno a 7-8 anni.Alla do-manda riguardo all’uso prin-cipale del cellulare, il 61% harisposto che lo impiega per te-lefonare ad amici e parenti eper inviare Sms/Mms e la par-te restante per ascoltaremusi-ca, consultare Internet o chat-tare.Il 17% degli intervistati non

riesce assolutamente a stareun giorno senza il cellulare, asignificare che i giovani nehanno sviluppato unanotevo-le dipendenza. Anche Inter-net è giudicato indispensabi-le, soprattutto per il diverti-mento e lo svago (32%), maanche per lo studio e comemezzo comunicativo.

RISPETTO AI SocialNetwork la metà del campio-ne li usa almeno una o dueore al giorno, mentre il 23%per più di due ore. Fb oTwit-ter piacciono perché permet-tono di comunicare a distan-za, ma anche per condividereemozioni o curiosità.Circa l’influenza delle nuovetecnologie nelle amicizie, ilcampione si è singolarmentespaccato a metà, tra chi vedeun miglioramento delle rela-zioni sociali e chi invece ritie-ne che non ci sia alcun lega-me. L’indagine ha mostratol’importanza delle nuove tec-nologie, che, se usate conmi-sura, possono essere soprat-tutto per i giovani una risorsapreziosa.

ScuolaMediaScuolaMedia

MasaccioMasaccioSANGIOVANNISANGIOVANNI

CELLULARE A TAVOLA Una famiglia

nel disegno di Chiara Mantovani

STUDENTIGregorio Acciai, Benedetta Bidini, AntonyD’Alterio, Niccolò De Cristofaro, MaurizioDel Latte, Denny Donati, Francesco Dona-ti, LorenzoDonati, Celeste Esposito, Fran-

cescoFossi,MarcoGabbrielli, AlessioGali-lei, Francesco Ghiani, Irene Landi, LauraLosi, Carmen Rosa Lovera Vega, ChiaraMantovani, Mupangi Masasi, Manuel Mo-relli, Gabriele Noferi, Lorenzo Pampaloni,

Gabriele TaraniINSEGNANTE

Michela MartiniPRESIDE

Edoardo Verdiani

SONDAGGIODATI

Unragazzo su5ha il telefoninodall’età di 7 anni

Page 17: AREZZO - Campionato di Giornalismo

9CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012

Il cielo sopradi noi…..Costellazioni, oroscopi, profezie: se le stelle condizionano il nostrodestino

«VAGHE STELLEdell’Orsa, io non cre-dea tornare ancor per

uso a contemplarvi….» Così scri-ve Giacomo Leopardi, in una del-le sue liriche più belle. Quello delcielo stellato è uno spettacolo chesi replica da migliaia di anni. Maun po’ per abitudine, un po’ per-ché il cielo lo guardiamo sempremeno, ci dimentichiamo della suabellezza, dei suoi effetti speciali.Il cielo infatti è sempre stato mu-sa per gli uomini già dall’anticaMesopotamia.Gli antichi osservatori del cielonon attribuirono un nome alle co-stellazioni in base alla loro “for-ma,” ma hanno dato ad esse il no-me dei protagonisti dei miti e del-le leggende locali.L’astrofisica Margherita Hack inun suo interessantissimo libro«Notte di stelle» spiega che le co-stellazioni sono 88, formate dastelle lontane anni luce che noi ve-diamo invece unite tra di loro dalinee immaginarie.Questo effetto ottico si chiamaasterismo. Avete visto la foto delturista che sostiene la Torre di Pi-sa? Le cose stanno così: la mano e

la torre, che hanno dimensioni edistanze diverse, vengono messesulla stessa traiettoria di chi osser-va creando l’illusione ottica di farparte della stessa scena.

E’COME quando, sdraiati su unprato, guardiamo le nuvole dandoad esse forme fantastiche. Non c’èda stupirsi, quindi, se gli uomini

hanno «visto» nelle stelle formedi animali, oggetti, personaggimi-tologici.

UNA DELLE costellazioni piùconosciute è quella di Orione, visi-bile dalla maggior parte del mon-do, formata da stelle brillanti e al-la quale è collegato un bellissimomito. Ma anche la costellazione

del Piccolo Carro con l’ Orsa Pola-re, la stella più luminosa utilizza-ta sin dai tempi più antichi, nellanotte, come punto di riferimentoper indicare il nord.

UNA ZONA della sfera celeste,molto popolare, è quella dello Zo-diaco. E’ una fascia immaginariaestesa lungo l’eclittica, il pianodell’orbita della terra intorno alsole. L’unione di questo pianocon la volta celeste forma un cer-chio sul quale ruota il sole nel cor-so di un anno. Le costellazionidello Zodiaco sono i famosi dodi-ci segni.Ma.. tu pensi di essere un’armo-niosa Bilancia? Abituati ad essereuna Vergine «precisina» e lo stes-so discorso vale per tutti gli altrisegni: bisogna tornare indietro diun mese. Con questo vogliamo di-re che per effetto della precessio-ne, cioè del movimento dell’asseterrestre che anticipa gli equinozie lo spostamento dei poli celesti, isegni zodiacali in realtà sono anti-cipati di un mese.Oltre all’astrolo-gia occidentale esiste anche quel-la cineseMa questa è un’altra storia……

ANCHE VOI avrete sicuramente idee diverse suquesto argomento. Nella nostra scuola, ad esem-pio, da un sondaggio fatto agli alunni del nostroistituto, sappiamo che il 53% non ci crede. I motividi questa risposta sono principalmente i seguenti:non è vero che persone con lo stesso segno abbianolo stesso destino, è un’invenzione dei giornali pervendere più copie, l’oroscopo non suscita curiosi-tà.C’è un 29% , invece, che, pur non credendo all’oro-scopo, lo legge per vedere se le «previsioni» si avve-rano.Per completare il quadro,abbiamo intervistato ungruppo di abitanti di Bibbiena. Anche tra questi lamaggior parte non crede all’oroscopo; alcuni, pe-rò, dicono di aver constatato che le previsioni scrit-te a volte si avverano. I restanti intervistati lo leggo-no solo per curiosità.

Ma cos’è l’oroscopo? E’ la predizione del futuro diuna persona, basata sul calcolo della posizione de-gli astri in rapporto con l’ora della sua nascita.Per non venire meno ad una consuetudine giorna-listica, concludiamo con le nostre previsioni dellasettimana:Ariete La tua felicità finirà con 4 in matematica.Toro Scoprirai cerchi di grano nel tuo giardinoGemelli Qualcuno duplicherà il tuo profilo facebookCancro Al primo plenilunio ululerai alla lunaLeone Sarai rapito dagli alieniVergine Verrai scambiato per un cannibaleBilancia Taglierai erba per tutta la tua vitaScorpione Sarai colpito da un meteoriteSagittario Lancerai una freccia a tuo sfavoreCapricorno Ti sveglierai con un bernoccolo in testaAcquario Il tuo gatto mangerà il pesciolino rossoPesci Finirai fritto in padella

L’INCHIESTA OROSCOPO SÌ O OROSCOPO NO? QUALCUNO VERIFICA CHE CERTE COSE SI AVVERANO

Ma la maggioranza non crede alle previsioni

STELLE E PIANETI Ecco il cielo visto da Antonio Dascalu

la redazione della III C...

2012! MA è veramente l’ul-timo anno per la Terra?No! Credere alle apocalissiè irrazionale; spesso le pro-fezie di questo tipo si diffon-devanonel passato per igno-ranza e superstizione; neinostri tempi, invece, sonofrutto di pure leggende me-tropolitane diffuse dai me-dia per fare audience. Or-mai anche i più distratti san-no che per il 21 Dicembre2012 i Maya profetizzaronouna catastrofe cosmica in-dotta da cause di tipo astro-nomico.Ma cosa significava, in real-tà, per il popolo Maya la da-ta corrispondente al nostro21 Dicembre 2012? Ci sia-mo documentati. I Mayautilizzavano due diversi ca-lendari, uno divinatorio di260 giorni e uno solare di365.

OLTRE A QUESTI i Ma-ya usavano anche un terzocalendario, Conto lungo, ilcui ciclo durava ben 5125anni e si basava su calcolimolto complessi. La miticadata iniziale di questo calen-dario, che corrisponde al no-stro 11 Agosto 3114 a.C. , se-gnava per i Maya il giornoin cui il dio del Mais creò ilmondo. Il ciclo del Contolungo si conclude proprio il21 dicembre 2012.Per la complessità del calco-lo gli stessi Maya abbando-narono questo calendarionel X secolo d.C. I Maya,perciò, non profetizzaronoun bel niente!E poi, quante fini del mon-do sono state profetizzateprima di questa? La più fa-mosa è quella dell’anno mil-le poi altre ancora nel corsodei secoli fino ad oggi, macome dice Vasco Rossi:«Sembrava la fine del mon-do, ma siamo ancora qua!».

ScuolaMediaScuolaMedia

DoviziDoviziBIBBIENABIBBIENA

OROSCOPO

Previsioni solo per pochi

STUDENTIDana Bacanu, Naomi Barbera, Mattia Bar-zaghi, Lisa Bernacchi, Filippo Boldrini, Al-ma Caciula, Riccardo Cassigoli, AntonioDascalu, ClaudiaGabriele,Marcello Galba-

nuta,MirkoGambineri, RohitKumar, Fran-cesco Madiai, Antonio Manole, Lucia Mar-zi, Omar Nardelli, Romelia Paval, MarcoPortolani, Maria Raggi, Mandeep Singh,Anna Tizzanini, Daniela Vasile, Mara Ve-

strucciINSEGNANTE

Tiziana CausaranoPRESIDE

Silvana Gabiccini

PROFEZIALA DATA

Addio mondo?Il tormentone

dei Maya

Page 18: AREZZO - Campionato di Giornalismo

10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

Rivoluzione in aula: è la e-scuol@Addiogessi, lavagnecomputerizzate. Egli studenti trovano tutto inRete

DUE ANNI FA avevamosolo la normale lavagnacon gessi e cancellino, og-

gi abbiamo la LIM (Lavagna Inte-rattiva Multimediale) e la scuola èmolto più tecnologica! Questa la-vagna è delle stesse dimensioni diquelle tradizionali,ma è elettroni-ca e collegata ad un PC di cui co-stituisce lo schermo, può essereusata con il sistema touch screenoppure usando “gessi” virtuali.

La LIM è collegata a Internet, hamolte funzioni anche grazie aicontenutimultimediali, come peresempio gli accessi a siti e a pro-grammi interattivi; alcuni pro-grammi permettono di scrivere lalezione, salvarla e inviarla su alcu-ni siti, cosicché da casa si può rive-dere ogni lezione. A noi studentipiace molto seguire la lezione co-sì, perché è più interessante e piùdivertente, quasi tutti i professorila usano e l’amano, soprattuttoperché si può andare subito su In-ternet. Ad esempio: con Wikipe-dia, e similari, si possono avere in-formazioni con la velocità della lu-ce, vedere immagini e video; conGoogle earth/maps abbiamo tutto

il mondo a portata di mano conqualche click, così servono sem-pre meno atlanti e carte geografi-che cartacee.

CONALCUNI professori per ap-profondire quello già studiato,guardiamo filmati, oppure andia-mo a cercare informazioni aggiun-tive su siti appositi.

Partecipiamo inmodo attivo e di-vertente alle lezioni.

AVENDO POI disponibile il te-sto originale delle lezioni, in clas-se possiamo stare più attenti per-ché non è necessario prendere ap-punti. Le interrogazioni alla lava-gna ci riescono bene, perché conquesto strumento elettronico ci

sentiamo più a nostro agio, comese fossimo a casa con il nostro PC.Importante! Secondo noi la LIMnon è ancora sfruttata al massi-mo, può fare ben altro, per esem-pio può collegarsi sia con altreLIM di altre scuole vicine ed incapo al mondo, sia con iTunes-U,il canale didattico delle Universi-tà (magari è un po’ presto per noi,però…). Abbiamo scoperto chena-vigare in classe con la LIM, tuttiinsieme, ci piace, apriamo discus-sioni e dibattiti, ci confrontiamoepoi “navighiamo…insieme”, in-vece a casa con il nostro PC si è in“tecno-solitudine”, che non èpro-prio bello. E allora: evviva laLIM!In conclusione. Questa LIM nonè solo una lavagna, ma anche unaporta virtuale da dove si può uscireda scuola per andare alla ricercadel sapere e della conoscenza delmondo in tantissimi siti.Le cosiddette fonti del sapere nonsono più limitate e chiuse nei no-stri libri di testo, oggi possono es-sere cercate, trovate e paragonatevelocementenavigando, acquisen-do così anche opinioni diverse sul-le stesse cose.

LA «RETE» INIZIA ad avere una storia. I nostrinonni e padri hanno iniziato con la Rete «statica»(Web 1.0), noi con la Rete «interattiva» (Web 2.0),sempre più “Social Network” e globale.Fino a ieri il nostro giornalino scolastico «EffettiCollaterali» era cartaceo. Da oggi con la LIM, noimoderni ragazzi delWeb 2.0, pensiamo il giornali-no anche on-line! Sarebbe così possibile aprire lanostra redazione ad altre scuole medie, non solodel Casentino, per fare il giornalismo «collaborati-vo» fra ragazzi e non solo (citizen-journalism), rac-cogliendo articoli da diversi luoghi e con diverseopinioni… a pensarci bene, noi Cronisti in Classe,facciamo già questo con la Nazione!Moderni? Non ci basta, vogliamo essere già «nelfuturo», ed allora per il prossimo anno ci piacereb-be fare il giornalino anche amo’ di «wiki-journali-

sm»!Allora abbiamo studiato e iniziato a capire. Sitratta non solo di aprire la nostra redazione ad al-tri, ma anche di aprire ogni articolo a contributi dialtri ragazzi. Si tratta di una cosa simile all’enciclo-pedia Wikipedia: ogni voce è creata da più perso-ne, quindi trattata ampiamente ed autocontrollatadalle stesse persone. Ci piace!

WIKI, COS’È? Ce lo siamo chiesto in classe e larisposta, grazie anche allaLIM, è stata veloce: deri-va da un termine hawaiiano (veloce) che WardCunningham, vedendolo scritto suunbus aHono-lulu, lo ha usato al posto del banale «quick-web»,per dare nome al suo software semplice per scrive-re velocemente le pagineWeb.Infine, ci chiediamo, con il galoppare delle tecnolo-gie, come sarà il giornale di dopodomani?

IL PROGETTO LA LIM CI PERMETTE DI PRODURRE E TRASFORMARE LE FORME DELLA COMUNICAZIONE

Giornalismo on-line: citizen, wiki e tanto altro

L’ADDIO La lavagna che non c’è più nel disegno di Giulia Donati

la redazione delle classimiste...

FEDERICO FAGGIN,senza di lui né Pcné cellula-ri (Tablet, Smartphone…LIM, eccetera).EmigratonegliUsapocodo-po la laurea inFisica, inven-ta la tecnologia microelet-tronica per memorie com-patte e, nel 1970-1972 pres-so l’Intel, realizza i micro-processori (es. 8080). Ed al-lora i computer, grandi co-me un armadio e per usoaziendale, diventano quellidi oggi: piccoli, semplici,economici, a basso consu-mo e quindi anche per usopersonale.Grazie a questo è stato faci-lissimo montare da soli iPC, lavorarci e giocarci; fratutti, i più bravi e con il suc-cesso che sappiamo, sonostati sia Steve Jobs e socioinApple, sia Bill Gates e so-cio in Microsoft; questi de-vono però ringraziare Fag-gin, un italianonoto solone-gli USA, che nel 2010 ha ri-cevuto da Barack Obama la«Medaglia Nazionale» per imeriti di inventore.

E’ CRONACA di questigiorni che, presso i laborato-ri Ibm in California (Usa), èstata inventata una nano-memoria per computer cheper un “bit” impiega solo12 atomi di ferro, anzichécirca un milione come lememorie, pur strabilianti,di Faggin.Inredibile!Questa invenzio-ne, 40 anni dopo Faggin,porterà grandi benefici aiPC, che saranno più veloci-funzionali e più economici,saranno i PC 2.0? In tuttoquesto, sembra che ci sia lamano di un altro italiano…Noi “Cronisti in Classe”stiamo indagando!Intanto una domanda: per-ché questi italiani non in-ventano restando in Italia?

ScuolaMediaScuolaMedia

GuidoMonacoGuidoMonacoRASSINARASSINA

IL FUTURO Seguire allalavagna il bus Wiki-Wiki

STUDENTIMassimiliano Baccani, Alessio Bacci, Arian-na Cardini, Tommaso Chiarini, Emanuele In-nocenti,MarcoMoneti,MarcoPastorini, Chri-stian Tapinassi, Giorgio Zavagli, Giulia Dona-

ti, Luisa Bartolini, Francesco Certini, DylanCutini, Francesca Vezzosi, LudovicaMusella,Luca Poletti, Fabio Proietti, KaranpreetSing, Lucian Alexandru Topliceanu, AndreaRubino, Salma Ummay, Francesco Santini,

Virginia Righi, Alexia Chiriac, Alessia Marri.INSEGNANTE

Maria Teresa PieralliniPRESIDE

Cristina Giuntini

ILFATTOFAGGIN

C’è un italianoall’origine

dei computer

Page 19: AREZZO - Campionato di Giornalismo

11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

«Insu la rivadel fiero fiume»Intervista aBernardoMazzanti, esperto dell’autorità di bacino dell’Arno

L’ARNO E’ UNA risorsastraordinaria per il terri-torio e per i suoi abitan-

ti: la convivenza può diventare ri-schiosa però se insediamenti e at-tività umane troppo «invadenti»da un lato e condizionimetereolo-giche avverse dall’altro, alteranoquesto fragile equilibrio. L’Auto-rità di bacino del fiumeArno è unente pubblico istituito nel 1989per la difesa del suolo da piene edissesti idrogeologici. Abbiamochiesto all’ingegner BernardoMazzanti, esperto del fiume, unaserie di informazioni.

1) Quali strumenti utilizzatepermonitorare il fiume?

«Il fiume è monitorato costante-mente da circa 200 sensori, trapluviometri e idrometri. Ogni 30minuti la centrale operativa gesti-ta dalla Regione) riceve i dati dipioggia e di livello dei fiumi».

2) Esistono nei comuni di Ca-polona e Subbiano stazionidi controllo?

«Sì, esiste una stazione importan-tissima che misura il livello e laportata dell’acqua in Arno, pro-prio a Subbiano. E’ in funzione

dal 1930. Fa parte della rete di sta-zioni che permettono di controlla-re in tempo reale lo stato del fiu-me ed eventualmente di dare l’al-larme se arriva una piena».

3) Di chi è la competenza perlamanutenzioneepuliziade-gli argini del fiume?

«Dipende dalla dimensione deifiumI. Per l’Arno, la competenzaè della Provincia».

4) Esistono strumenti per rile-varepresenzedi inquinamen-to?

«Questa è una competenzadell’Arpat (l’Agenzia Regionaleper la Protezione Ambientale)che conduce regolarI misurazionidella qualità delle acque e ci dicese il fiume è troppo inquinato».

5) Il nostro territorio è a ri-schio alluvioni? Esiste un pia-no di evacuazione?

«Per il Piano di evacuazione, è ne-cessario fare riferimento ai singo-li Comuni. Per il rischio di allu-vioni siamo invece noi, con il“Piano per l’Assetto Idrogeologi-co”, a specificare dove e quanto ri-schio c’è. Abbiamo realizzato del-le carte con 4 livelli di pericolosi-tà: PI1 (Pericolosità Idraulica 1):bassa; PI2 (Pericolosità Idraulica2): moderata; PI3 (PericolositàIdraulica 3): elevata ; PI4 (Perico-losità Idraulica 4): molto elevata.PerCapolona e Subbiano, in parti-colare, le aree a pericolosità eleva-ta omolto elevata sonoquelle vici-no all’Arno, e sonounpo’ più este-se nella zona di Santa Mama».

6)Alcuni anziani del paese (aparte l’alluvione del ‘66) , ri-cordano le piene del ‘62 e2006 : sono state veramenteminacciose?

«Forse si riferivano alla piena del1992, che, dopo il 1966, è stataquella più pericolosa, almeno perl’Arno. Fu davvero notevole, an-che se per fortuna gli allagamentie i danni furono limitati. Anchenel 2006 c’è stata unapiena impor-tante, ma non come quella del1992».

«RICORDO CHE NEGLI anni ‘30 e ‘40 — rac-conta un anziano— l’acqua dell’Arno era potabilee pulita, mentre oggi è molto inquinata. Prima eraproprio bello, nell’ Arno si poteva fare il bagno e iragazzi nella stagione calda ci passavano la mag-gior parte del loro tempo giocando: c’era la spiag-getta, eravamo tutti in costume e ci si divertiva tan-tissimo».«L’Arno— riparte un altro— era anche una fontedi guadagno: molte persone portavano a casa glialberi sradicati e trascinati via dalla corrente, peravere legna con cui riscaldarsi».«La corrente veniva sfruttata permulini, cartiere ecentrali idroelettriche.Dall’Arno si ricavavano an-che ghiaia e sassi: molte case vicino al fiume sonocostruite con i sassi dell’Arno».«Ancora oggi si può vedere che ci sono dei piloni

sotto al ponteCaliano: sono i resti del vecchio pon-te che fu bombardato durante la seconda guerramondiale».«L’inquinamento iniziò quando alcune industriee laboratori artigianali cominciarono a buttare i lo-ro prodotti di rifiuto nell’Arno, ed oggi ancoramolte persone continuano a buttarci di tutto».

«RICORDO l’alluvione del ’66, l’acqua arrivava aPonte Caliano, fino ai primi piani dei palazzi, lestrade erano piene di fango e la piena arrivava finoal cimitero di Capolona, fu un disastro. Nelle stra-de veniva trasportato dall’acqua ogni tipo di ani-male, anche quelli piu’ pesanti. A Poppi il fiumeallago’ tutto il paese e i cittadini si rifugiarono suitetti delle case, mentre a SantaMama e al Corsalo-ne i campi coltivati furono allagati».

ARNO RICORDI E RIFLESSIONI LEGATI AL PASSATO DEL FIUME RACCOLTI TRA GLI ANZIANI DEL PAESE

«Quei tempi nei quali ancora se sguazzava»

IL FIUME IN SECCA Un’immagine realizzata da Fabio Farsetti

la redazionedella III E...

NEGLI ANNI Cinquantae Sessanta i nostri nonni egenitori facevano il bagno eorganizzavano giochi sulfiume; oggi questo non èpiù possibile, soprattutto acausa dell’inquinamento:l’acqua in estate è poca e avolte maleodorante, tutta-via alcune attività si posso-no ancora svolgere come adesempio...Carpfishing: pesca che hal’obiettivo di catturare gros-si esemplari di carpa chepoi vengono rilasciati, nonprima di aver fatto una fotoricordo, si tratta insommadi una tecnica NO-KILL.L’esca utilizzata si chiamaboilie.Spollinata sull’Arno: garatra imbarcazioni artigianalie fantasiose, praticata dal1978 e divenuta ormai unatradizione; i concorrentipercorrono sette faticosissi-mi chilometri tra Giovi ePonteBuriano, destreggian-dosi tra scogli, acqua fermae tratti asciutti e sfidandosiper creatività, velocità e sim-patia.Passeggiate lungo l’Arno:le spondedel fiume sono co-steggiate da sentieri e per-corsi pedonali o ciclabili,dove si può vivere a contat-to con la natura.Birdwatching: nell’oasi diPonte Buriano è possibileosservare la fauna tipicadell’ambiente fluviale: ana-tre, aironi bianchi e ceneri-ni, garzette, nitticore.Softrafting, canoa e kajak:lungo il corso alto del fiu-me, dove si incontrano trat-ti di rapide anchemolto im-pegantive, ci si può dedica-re a questi avventurosisport.Pesca sportiva: il passatem-po classico, adatto a grandie piccini.

ScuolaMediaScuolaMedia

GaribaldiGaribaldiCAPOLONA-SUBBIANOCAPOLONA-SUBBIANO

I MILLE COLORI L’invasoripreso da Gabriel Hobjila

STUDENTISara Baglioni, Monia Bartolini, Matteo Ca-sali, Matteo Checcaglini, Alessandro Chio-dini, Pietro Cioci, Lorenzo Corsetti, Miche-le Crescenzo, Niki De Boni, Laura Dei, Fa-

bio Farsetti, Pietro Franceschi, MarcoFrancini, Ginevra Galletti, Paula Gheor-ghies, Leonardo Ghinassi, Juliane Heger-mann, Gabriel Hobjila, Erica Innocenti,SantaNocerino, Benedetta Sgrevi, Leonar-

do Teci, Sihame Zaroili, Selene ZuppardoINSEGNANTE

Patrizia DonatiPRESIDE

Assunta Sorbini

ARNOLEATTIVITA’

Sulleacquetrapescacanoa&C.

Page 20: AREZZO - Campionato di Giornalismo

10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Che taglia ha la nuovaVenere?Donnealladisperata ricercadellabellezza tramodaemodelli

ORMAI TUTTA la nostravita ruota intorno allamo-da, a un’inafferrabile mo-

dello di bellezza, ricchezza e perfe-zione.Questo canone irraggiungi-bile grava soprattutto sulle spalledelle donne. Per essere accettatedevono possedere i requisiti delle«bellissime televisive»: attraenti,sensuali, sicure e sorridenti.Giudicate solamente per l’appa-renza e il fisico,molte cadononel-la trappola, sopportando qualun-que pena pur di essere guardate eapprezzate.Le più drastiche diete, gli inter-venti più variegati, le scarpe piùscomode: un «perseverante» sacri-ficio per apparire, emagari diven-tare diverse; forse migliori.Per essere «qualcuno» bisognasfoggiare le marche più costose,gli accessori più ambiti e i vestitiall’ultimo grido.Schiave del look e vuote ma conl’abito firmato; ecco come la no-stra societàmoderna vuole le don-ne. Oggi, carattere e intelligenzasono considerati dallamaggioran-za, particolari secondari. Sembra-no risuonare le parole di OscarWilde ne «Il ritratto di DorianGray»: a«la vera bellezza finisce

dove incomincia un’espressioneintelligente».Ma qual è la causa di tutta questasuperficialità?

UN POTENZIALE colpevolepotrebbe essere la televisione chespettacolarizza tanto il corpo fem-minile mettendo in mostra finoall’esasperazione i tratti più ap-

prezzati dal pubblico maschile.Sono così trascurate le altre quali-tà del sesso femminile, fino ad of-fuscare la dignità della donna.

LA PUBBLICITÀ, a volte sub-dola, cimostra incantevolimodel-le senza una pecca, crea una im-magine di una bellezza quasi ul-traterrena e ci spinge a desiderar-

la terribilmente. La nostra imma-ginazione viene distorta a tal pun-to che ci appare possibile raggiun-gere quel modello.Ma è questo, quello che veramen-te cerchiamo?Facendo un sondaggio nella no-stra classe abbiamo riscontratoche nessuno di noi aspira a questaassurda finzione. Tutti abbiamoinaspettatamente scelto qualcosadi più solido e concreto per il no-stro futuro di uomini e donne.Allora perché rincorrere qualcosache noi stessi ripudiamo?Se un artista contemporaneo rap-presentasse la Venere, quella «im-mago» di bellezza che ha ispiratoartisti di tutti i tempi, ella nonavrebbe sicuramente una tagliamaggiore della 40; sarebbe alta elongilinea. Al vederla il Botticelliesprimerebbe un’aspra critica.Riflettiamo a fondo su questa biz-zarra situazione, perché rappre-senta a pieno la forza che hannola moda e i modelli di cambiarenel tempo e modificarsi rapida-mente.E’ allora necessario aspettare un«nuovo» Botticelli che allarghi diqualche misura i jeans da sfilata eaggiungauna «maniglia» al girovi-ta della Venere?

SCORRENDO le pagine dei giornali ci imbattia-mo in notizie che ci impressionano e ci interroga-no sulla condizione femminile in Paesi lontani; so-no gli stessi da cui provengono spesso i nostri com-pagni di scuola. Tradizioni e costumi diversi eun’altra religione hanno permesso lo sviluppo diuna società che non tutela molti dei diritti delladonna che a noi appaiono quasi naturali.In Pakistan, per esempio, le donne sottostanno aregole che limitano molto la loro libertà. Nel 2011sono state uccise 268 donne da uomini di famigliaper questioni di «onore». Alle donne afgane pur es-sendo in parte garantito il diritto al voto, è negatoquello all’istruzione, al lavoro, alla salute, a spostar-si e a ricorrere alla legge.Ci sono, però, spiragli di speranza creati da azioniconcrete, finalizzati a mettere in discussione que-ste consuetudini apparentemente intoccabili.

In Egitto le donne si sono battute per 18 giorni oc-cupando piazza Tahrir, con lo slogan «Non solocristiani emusulmani,ma anche cristiane emusul-mane».

ATTRAVERSO l’utilizzo di social network, il 17giugno scorso è nata la protesta «Io guiderò» inArabia Saudita per cancellare il divieto che le pri-va della possibilità di avere una patente. «Non pos-sono permetterci di guidare l’auto solo in situazio-ni di emergenza»: a parlare è Manal al Sharif unaragazza di 32 anni ripresa con un cellulare daun’amica mentre era alla guida della sua macchi-na, gesto costatole due settimane di prigionia.Questi dati, però, non possono rimanere fine a sestessimadevono farci sentire partecipi di una lottaancora attuale, e certo non vana.

FLASH DAL MONDO IN ARABIA IL DIVIETO DI AVERE LA PATENTE: MA LA RISPOSTA ARRIVA VIA FACEBOOK

«Ioguiderò»: la rivoltadelledonneal volante

ALLO SPECCHIO La bellezza di ieri e di oggi vista da Valentina Irollo

la redazionedella III E...

OGGI «VIVERE alla Pari»(dal titolo del progetto con-dotto in classe) tra uomini edonne è un obiettivo com-plesso che uniscemolteplicipercorsi culturali; è una sfi-da difficile che mette a con-fronto modelli femminili efamiliari di culture diversee a volte distanti fra loro.In occidente grazie a durelotte le donne, oggi, ricopro-no cariche importanti an-che in politica, mentre inpassato questo sembrava in-concepibile. In molte altreculture gli uomini continua-no a considerarle come sog-getti inferiori, da sfruttare egran parte di esse non ha laforza o la possibilità di reagi-re e subisce in silenzio.

DA UNA PARTE all’altradel mondo ci sono notevolidifferenze nella psicologia enelle situazioni: la conqui-sta dei diritti della donnanon può essere quindi lastessa ovunque. Si deve da-re più importanza al fattoche la dignità non dipendedallo stato sociale, economi-co o politico, ma dall’appli-cazione pratica dei valoriprincipali della vita indivi-duale e collettiva.Come ragazzi, riflettendosul nostro futuro percepia-mo le difficoltà che nasconoda questo incontro ma in-travvediamo anchedei valo-ri comuni per cui battersi:il rispetto, l’abbattimentodei pregiudizi e degli stereo-tipi che nascondono in va-rie forme la mancanza di li-bertà.Il progetto del nostro doma-ni passa attraverso la con-quista di questi valori affin-ché divengano patrimoniodi tutte le culture e del no-stro quotidiano.

ScuolaMediaScuolaMedia

IV NovembreIV NovembreAREZZOAREZZO

UOMO E DONNA Un disegnodi Lucrezia Piomboni

STUDENTIMattiaBaldinozzi, Alessio Benci,MatteoBenve-nuti, Gabriele Cherici, Chiara Chimenti, CarloFranci,MartinaGiusti, SofiaGiusti, SantonaHa-san, Qian Qian Hu, Valentina Irollo, Michael Al-fredo Lopez, Sole Maraggi, Arber Mece, Luca

Moretti, Andrea Ostili, Sweed Amit Pasquini,Lucrezia Piomboni. Marco Poponcini, Gaia Ron-tani, Vittoria Rossi, Niccolò Sbrana, LorenzoSgrevi, Benjamin Shoeb, Matteo Stocchi, Ales-sia Tonini, Viola Vincenzi, Valeria Vongher, Ele-na Woite

INSEGNANTIElisabetta BartalesiSandrea Pasquini

PRESIDEAlessandro Artini

DONNE ILPUNTO

Malaparitàdivide

tante culture

Page 21: AREZZO - Campionato di Giornalismo

11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

I giovanie la febbredello sportPassione e divertimento sono le spinte positive verso l’attività fisica

OGGI NELLA NOSTRAsocietà lo sport assume unsignificato molto impor-

tante, in particolare per noi giova-ni, non solo perché è un’attivitàpraticabile da tutti, ma perché sisvolge anche a livello internazio-nale attraverso avvenimenti ago-nistici che offrono continui incon-tri tra vari popoli. La competizio-ne sportiva è infatti universale inquanto si esprime attraverso il lin-guaggio del corpo, gli atleti posso-nogareggiare conpersone chepar-lano lingue e culture diverse.Praticare uno sport, fin da piccoli,è importante a livello fisico e psi-cologico per la formazione dellapersona: imuscoli e lamente si ri-lassano e un individuo riesce a di-strarsi dai problemi della vita quo-tidiana;mentre dal punto di vistadella socializzazione, si instaura-no nuove amicizie, si impara a ri-spettare gli altri e a sapersi com-portare lealmente con l’avversa-rio e con la stessa squadra secon-do delle regole di gioco ben preci-se.La scelta dello sport, qualsiasi es-so sia, il portarlo avanti con deci-

sione esprime le potenzialità diciascuno, la fiducia di dare ilmas-simo, la passione e ottenere risul-tati secondo i meriti e infine an-che un sano divertimento.

ALCUNI HANNO perso però lagioia di praticare uno sport se-guendo le regole: si imbroglia, si

prendono farmaci per avere pre-stazionimigliori, si cerca il succes-so per vie facili.

FRA GLI SPORT ci sono quelliche presentano un’alta percentua-le di rischio, come le corsemotoci-clistiche e automobilistiche, pernon parlare poi degli sport estre-

mi. Nonostante i pericoli, variepersone intraprendono la praticadi questi sport addirittura ri-schiando ogni volta la propria vi-ta.Atleti di vari sport, in particolarecalcio,motociclismo e automobili-smo, diventano importanti rag-giungendo successi e diventanomiti per noi giovani, grandi perso-naggi da imitare perché in loro ve-diamo realizzati quei sogni che an-che noi molto spesso abbiamo.Lo sport regala grandi emozioni,sia nel praticarlo personalmentesia anchenel seguirlo come spetta-tore o tifoso. Il fine gara,il dopo-partita, i commenti fra i tifosi disquadre diverse, il confrontare leopinioni, i risultati, è un momen-to che andrebbe vissuto inmanie-ra sportiva, riconoscendo a ciascu-no i propri meriti indipendente-mente da chi vince o perde.Nello sport anche chi perde devesaper accettare la sconfitta, anzi es-sa dovrebbe essere un motivo percorreggere eventuali errori o diffi-coltà e migliorarsi per le competi-zioni successive e comunque l’ im-portante è partecipare!

TALVOLTA ALCUNI sport come il motocicli-smo e l’automobilismo possono essere molto peri-colosi, poichénonnecessitano solo dell’’abilità del-lo sportivo, ma richiedono anche l’utilizzo dimez-zi, come motori e macchine che raggiungendo ve-locità molto elevate, mettono a rischio la vita stes-sa di chi è alla guida. Recentemente il mondo dellamotoGpha assistito ad un evento drammatico: ungiovane campione di 24 anni,Marco Simoncelli inoccasione della gara di Sepang, il 23 ottobre 2011,ha perso il controllo dellamoto e si è scontrato congli altri motociclisti che viaggiando ad alta veloci-tà si sono schiantati contro di lui, provocando lasuamorte. Si pensa che ciò che è accaduto sia statacomunque una tragica fatalità che va al di là dellavelocità e dei rischi che ci sono nel praticare uno

sport pericoloso.Marco Simoncelli è un mito per molti giovani eper gli appassionati dellamotoGp, per cui rimarràsempre nel cuore e nei ricordi di tutti come uncampione che, pur sapendo a quali rischi andavaincontro nello svolgere le competizioni sportivemotociclistiche, non ha mai abbandonato il pro-prio sogno.

QUESTO TRAGICO episodio deve essere unmomento di riflessione da parte di tutti gli appas-sionati sportivi per ricordarsi che la vita ha un valo-re inestimabile e in una qualsiasi competizionesportiva nonbisogna dimenticare di essere pruden-ti ed essere comunque coscienti dei rischi che sipossono correre. Lo sport dàmomenti di gioia,maanche di dolore, ma così è la vita…

LO SPORT CI SONO SETTORI NEI QUALI LA COMPONENTE DI RISCHIO E’ MOLTO ALTA: IL CASO DELLE MOTO

Quando la grande passione arriva ad uccidere

LO SPORTUno dei mille attrezzi usati per le attività

la redazionedella III B...

A SCUOLA abbiamo svol-to un sondaggio sugli sportdal quale è emerso che il38% degli alunni praticanocomeattività sportiva la dan-za , il 27% il calcio o calcetto,il 20% non praticano alcunosport, il 15% praticano altrisport (pallavolo, atletica leg-gera, nuoto, equitazione…).Lo sport più praticato dalleragazze è la danza, mentreper la componente maschileè il calcio o calcetto.Alla domanda sugli sportpiù amati e seguiti come tifo-si spicca con il 55% il calcio,seguono con il 24% motoci-clismo e automobilismo, poicon il 18% altri sport( comesci, nuoto, pallavolo, tenni-s…) ed infine il 3% rispon-dono di non avere interesseper nessuno sport in partico-lare.Gli sport più seguiti risulta-no in assoluto il calcio, prefe-renza accordata anche dauna certa percentuale dellacomponente femminile e aseguire il motociclismo.Sul valore e l’importanzadel-lo sport abbiamoposto un al-tro quesito dal quale è emer-so che lamaggior parte deglialunni si interessano disport in generale ed utilizza-no tutti i mezzi di informa-zione: internet, tv, giorna-li…Infine abbiamo chiesto diesprimere la propria prefe-renza scegliendo fra glisport di squadra e gli sportindividuali, è emerso che il67%preferisce sport di squa-dra, mentre il 22% preferi-sce sport individuali, l’11 %non dà preferenza ne all’unoné all’altro.Gli sport di squadra sonoenormemente preferiti daglialunni perché permettononon solo di “misurarsi” conse stessi,ma anche congli al-tri e di imparare a «muover-si» insieme.

ScuolaMediaScuolaMedia

XIII AprileXIII AprileSOCI (BIBBIENA)SOCI (BIBBIENA)

IL BRIVIDOUn disegno diChiara Lunghi e Arianna Biagioni

STUDENTIAntonio Barretta, Arianna Biagioni, SaraBrezzi, Lisa Cenni, Paula Loredana Cioba-nu, Francesco Cresci, Beatrice Diana Cre-tu, Petru Marian Dobos, Federico Fabiani,

Eleonora Lezzi, Giammarco Lucci, AlessiaLumachi, Chiara Lunghi, ShantoMia, Filip-poMulinacci, MadalinaNarcisaNegru, Yle-nia Pastorini, Samuele Pini, Daniele Prai-tano, Giovanni Salvatore, Arjun Singh,

Marco Valentini, Eleonora ZampiniINSEGNANTE

Anna BernacchiPRESIDE

Felicita Casucci

SONDAGGIO I DATI

Maladanzanelle scuolebatte il calcio

Page 22: AREZZO - Campionato di Giornalismo

8 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012

Tvecomputer: attenti a quei due!Presenza quotidianama ingombrante nella vita degli studenti under 14

PUÒILCOMPUTER esse-re «pericoloso»? Può la tvtrasformare un ragazzo da

Dottor Jekyll a Mister Hyde?Questi due strumenti tecnologici,tanto amati dai giovani, tanto pro-tagonisti della vita di ogni giorno,sono accusati di molti misfatti,specie se utilizzati da bambini eragazzi: far perdere il contattocon il sistemadei valori, far diven-tare aggressivi, facilitare il consu-mo smodato dimerendine e quin-di favorire l’obesità, far muoveremeno con la conseguenza di ren-dere fiacchi e pigri, fino addirittu-ra a causare problemi al cuore.Ci sono numerose ricerche a ri-guardo.Ogni studio sull’argomen-to solleva un grido d’allarme cheviene puntualmente diffuso daiprogrammi d’informazione e dal-la stampa. Come i giovani sannobene, c’è poi un’ulteriore eco aqueste informazioni: le accorateraccomandazioni dei genitori adun uso misurato e responsabile.E’ evidente che non sono richie-ste prive di fondamento, ma... la«forza di attrazione» che porta apassare qualche ora davanti alcomputer o alla tv è troppo forte.

INOLTRE QUESTI due stru-menti sono solo una parte della re-lazionedei ragazzi con imezzi tec-nologici: non si deve dimenticareche un’altra importante “fetta” ditempo viene ogni giorno dedicataai videogiochi collegati allo scher-mo della tv (Playstation,Wii ecc.)e anche ai telefonini o alle console

portatili, che possono trovare po-sto in tasca, in borsa, addiritturain cartella.

«IO INFATTI preferisco giocaree collegarmi ad internet con il cel-lulare, perché é è più piccolo e sipuò tenere in tasca” racconta Va-lentina descrivendo ai compagni

le proprie abitudini.

LE STRUMENTAZIONI elet-troniche, computer in testa, sonoconsiderate una presenza impre-scindibile, a dispetto di tutti gli al-larmi che il loro utilizzo solleva.RaccontaElisa: «Internet e il com-puter sono utili, perché ci facciole ricerche, anche se la maggiorparte del tempo ci gioco e le orepassano velocemente». «Forse è laTv quella che influenza maggior-mente le nostre abitudini e lo sti-le di vita – fa notare Viola - però èanche vero che dipende da noi, dacome la guardiamo e per quantotempo».Già, occorre fare di tali opportuni-tà tecnologiche un uso «maturo».Non è pensabile escluderle dallanostra vita. Ricorda Leonardo:«In questa epoca, chi non fa usodella tecnologia è penalizzato ed ècome se fosse fuori dalmondo». Ilproblema è proprio questo: comeconciliare unusomaturo, impron-tato al buon senso ed all’autocon-trollo, con gli equilibri incerti e lapropensione all’eccesso tipicidell’adolescenza?

UNO STUDIO recente della neozelandese Uni-versità di Otago e pubblicato su «Archives of Pe-diatrics andAdolescentMedicine» hamesso in evi-denza un rischio ancora più grande. Studiando uncampione di ragazzi tra i 12 ed i 14 anni (la nostrastessa età!!!), è risultato che ogni ora passata davan-ti alla tv o al computer può provocare negli adole-scenti un rischio di distacco emotivo dai genitorie/o dagli amici.Diventeremo tutti creature isolate, incapaci di tes-sere legami affettivi con genitori ed amici? Senzadubbio i comportamenti negativi citati sono preoc-cupanti. Ci siamo confrontati in classe su questoaspetto. «Appena vediamo uno schermo accender-si – ha fatto notareGianmarco - perdiamo la cogni-zione del tempo; quando riusciamo a staccarcenesiamo di solito più scontrosi con le persone che cicircondano». Condivide la stessa posizione Tizia-

no: «Qualcuno di noi sta lungo tempo al computerperché, come lo accende, si ‘imbambola’ e dopo gliresta difficile andarsene: succede anche a me».

C’ÈCHI, POI, vi trova rifugio rispetto aduna real-tà che non è sempre semplice, o alle prime delusio-ni affettive: «A volte uno schermo di un computerè più sincero di un amico» commenta Claudia, fa-cendo capire che mediando i rapporti d’amiciziaattraverso un social network ci si può mettere ingioco in maniera ‘virtuale’ e forse meno coinvol-gente.Certo che per crescere le esperienze vanno vissutesulla propria pelle fino in fondo.Nessuno schermoè in grado di proteggere per sempre la spiccata sen-sibilità di un adolescente. Tanto vale spengere l’in-terruttore di tv e computer per tuffarsi nella vitavera.

LA RICERCA ESISTE IL SERIO PERICOLO CHE FACCIA PERDEREDI VISTA LA FAMIGLIA E GLI AMICI

Se lo schermo sostituisce gli affetti più veri...

COMPUTER

E TV

Il tempo deiragazzi èmonopolizzatodagli schermi

la redazionedella II C...

I DATI della ricerca neoze-landese davvero raccontanoanche di noi? Abbiamo deci-so che c’era un solo modoper scoprirlo, così abbiamoredatto un semplice questio-nario e l’abbiamo sommini-strato a ragazzi e ragazze(118 in totale) delle classi se-conde e terze della nostrascuola, cioè di età compresatra i 12 ed i 14 anni .Dall’ana-lisi delle risposte è emersoche la maggioranza (67% de-gli intervistati) sta al compu-ter almeno 1 ora o 2 al gior-no, prediligendo come siti«social» Facebook e You Tu-be.Si tratta evidentemente disurrogati del rapporto d’ami-cizia, che fanno sentire chi vipartecipa all’interno di unacomunità; altri siti comeGo-ogle, Msn o Wikipedia rac-colgono un decimodelle pre-ferenze dei primi due. Da se-gnalare che pochissimi nonusano il computer ogni gior-no.Ma non è tutto: al tempo tra-scorso al computer va som-mato quello passato davantialla televisione che non è cer-to di meno, anzi! La tv è se-guita quotidianamente datutto il campione intervista-to, tranne un singolo alunno.Il tempo che le viene dedica-to è notevole: il 58%del cam-pione vi passa da 1 a 2 ore algiorno, il 26% segue la tv per3 o 4 ore, e si registra ancheun 14% che sta alla tv dalle 5ore in su, fino a superare inalcuni casi le 7 ore! Valutan-do chemetà giornata è passa-ta a scuola, il tempo residuoda trascorrere con gli amici èveramente esiguo infatti soloil 15% degli intervistati tra-scorre almeno un’ora al gior-no con uno o più amici.Lo sport è abbastanza presen-te nella vita dei ragazzi dellanostra età, solo il 5% non fasport, ed altrettanti vi dedica-no una sola ora alla settima-na. La maggior parte (48%)impiega in tali attività dalle 2alle 4 ore. Il 23% fa sport perpiù di 7 ore alla settimana,evidenziando un’altra gran-de area d’interesse che è losport agonistico.

ScuolaMediaScuolaMedia

VasariVasariAREZZOAREZZO

FAMIGLIA E COMPUTER

Un rapporto spesso difficile

STUDENTIElisa Bossa, Bogdan George Brebenel, TizianoCavalieri, Claudia Cristescu, Andrea Dalla Ra-gione, Niccolò Ghinassi, Manal Jdaa, LeonardoMagnanini, LeonardoMenci, AlessiaMilani, Eli-

sa Monaci, Francesco Mungari, Gabriel Musat,Marco Nappini, Daniele Nocentini, Sofia Otto-nelli, Gianmarco Patrussi, Tommaso Poddighe,Gabriel Alin Sandu, Viola Schiavone, Alessan-dra Sorrentino, Valentina Voja, Mohamadu

Yatassaie, Antonio Zaccariello.INSEGNANTE

Laura GalimbertiPRESIDE

Assunta Sorbini

SONDAGGIO I DATI

Quei ragazzichenaviganoun’ora al giorno

Page 23: AREZZO - Campionato di Giornalismo

9CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012

Nonna, narrami la tua storiaLapigrizia fa calare il silenzio sulla vita dei più: interviste a sorpresa

ILPRINCIPIO è questo: la vi-ta di un normale cittadinononpuò entrare nella conside-

razione comune, cioènella «crona-ca», figurarsi nella Storia. Amenoche il normale cittadino non necombini una grossa; ma è meglioche ciò non accada, dal momentoche, in genere, le «cose grosse»per cui una persona comune atti-ra su di sé l’attenzione dei mezzid’informazione sono quasi sem-pre delitti efferati o sciagure natu-rali. In casi simili, la celebrità, perquanto macabra, è assicurata.D’altra parte, chi dovesse ottene-re l’attenzione altrui a un taleprezzo dimostrerebbe, comemini-mo, che la sua condizione tantonormale forse non era. E così sia-mo punto e daccapo. Comunque,senza tirarla troppo per le lunghe,ci rendiamo conto che la normali-tà non interessa proprio a nessu-no. Significa forse che le personecosiddette comuni non hanno di-ritto a una narrazione?Noi (e noi sta per i ragazzi dellaTerza D della Media Cesalpino)abbiamo ragionato sull’argomen-

to, arrivando alla conclusioneche, probabilmente, a essere re-sponsabile del silenzio sulla vitadei molti e, contemporaneamen-te, del chiasso su quella di pochi èsolo la pigrizia.

UNA PIGRIZIA densa, dell’ani-mo, verrebbe da dire; e tale che

non abbiamo potuto risparmiarci

questa ulteriore, doppia, doman-

da: Siamo ancora capaci di mo-

strare interesse per la voce di chi,

in carne e ossa, abita il nostro stes-

so mondo; o tutto deve essere per

forza filtrato da uno schermo, qua-

le che sia?

AQUESTOPUNTO, per non fi-nire risucchiati in un vortice in-concludente di questioni moltopiù grandi di noi, abbiamo decisodi sottoporci a un semplice esperi-mento. Avremmo intervistato,sulla base di domande uguali pertutti, e centrate sugli anni della Se-condaGuerraMondiale, le nostrenonne o, in loro – Dio non voles-se – mancanza, le persone più an-ziane della famiglia.Le interviste, una volta trascrittee ricomposte in biografie, sarebbe-ro state lette, poi, a tutta la classe.Che tipo di ascolto si sarebbe rea-lizzato? E che interesse quei rac-conti avrebbero suscitato nei ra-gazzi?A cose fatte, dobbiamo rilevareche la nostra pessimistica premes-sa è stata sensibilmente ridimen-sionata. Abbiamo scoperto, infat-ti, che la «normalità» pullula distorie; di storie che si ascoltanovolentieri, anche perché vi circolauna voce a cui tutti sentiamo diappartenere. Una voce, per l’ap-punto, «comune». Durante la let-tura c’era silenzio in classe; manon era un silenzio triste.

MARIA OGGI HA 98 anni ed è bisnonna. Rac-conta un episodio della sua vita accaduto al princi-pio dell’estate del 1944, durante l’occupazione na-zi-fascista.«Mi ricordo che una volta vennero alla Zenna duesoldati delle SS e dissero che alcuni giovanotti delposto avevano rubato un paio di oche ai tedeschi.Erano molto arrabbiati e, in fretta e furia, raduna-rono tutti gli abitanti del paese, me compresa, nel-la piazza; però trovarono solo donne, vecchi e bam-bini. Così, ancora più arrabbiati, ci misero in fila eminacciarono di fucilarci all’istante.Di quanti pensieri mi possano essere passati per latesta in quella terribile situazione, solo uno è rima-sto chiaro ed è ancora vivo nellamiamente. Pensaiai miei due bambini che in quel momento erano agiocare al fiume e che, semi avessero ucciso, sareb-bero rimasti senza mamma, proprio come era suc-cesso a me. La mia mamma, infatti, era morta

quando ero ancora molto piccola, partorendo miofratello.Avevo sofferto tantissimoper quella perdi-ta e pensai che quella stessa sofferenza sarebbe toc-cata anche ai miei figli. Allora tirai fuori tutto ilcoraggio che avevo; uscii dalla fila e andai incon-tro a uno dei tedeschi. Con un filo di voce gli dissi:«Ho due figli, fammi andare a prenderli, ti prego,almeno si muore tutti insieme e nessuno soffrepiù». Il soldato, serissimo, mi rispose con questeparole: «Anch’io avere figli, torna in fila».Ringrazio ancora oggi il Signore per il fatto che imiei ragazzi fossero rimasti al fiume, perché io inquelmomentonon ragionavo, pensavo solo alla ca-tastrofe. Comunque, visto che sono qui a raccontar-la, la vicenda si concluse senza che nessuno fosseucciso, e il motivo è che il «riccone» del paese offrìai due soldati, in cambio della nostra vita, un belgruzzolo, forse cinquemila lire, ma ora con i soldinonmi ci raccapezzo bene.

LA VICENDA I TEDESCHI NEL 1944 ALLA ZENNA. «SONO USCITA DALLA FILA, MA QUEL SOLDATO…»

«Ho rischiato dimorire per colpa di due oche»

RACCONTO Il Faro, scultura di Firenze Poggi nel Giardino delle Rose

la redazionedella III D...

NELLA VITA di ognunoesistono momenti che trat-tengono, negli anni, una lu-ce particolare, momenti incui il mondo intorno a noisi trasfigura. Tali momentialtro non sono che dettaglidi un tempo maggiore. E’da questi dettagli che, forse,un dio ci osserva. Ricordia-mone alcuni, tratti dal no-stro archivio di storie e rife-riti all’ultima guerra.Marisa, sfollata a Sepolta-glia: «Ricordo che unamat-tina sentii urla proveniredalla valle. Mi affacciai ap-pena e rimasi gelata: alcuniabitanti del posto, che cono-scevo bene, correvano lun-go un prato inseguiti dai te-deschi a fucili spianati».Francesco, carabiniere aRo-ma, deportato dai tedeschiin Germania la notte di SanLorenzo : «Nei campi di la-voro mangiavo bucce di pa-tate e, per fare il pane, maci-navo piselli secchi».

IVANA, DI GIOVI, vide,steso in un campo, un caval-lo ucciso da una bomba. Vi-de anche alcuni uomini chelo sventravano e che poi sene spartirono i pezzi.Pia, in Casentino: «Duran-te i bombardamenti si corre-va nei rifugi, che spesso era-no più pericolosi delle case.Qui, nella cartilaginedell’orecchio destro, ho an-cora una scheggia chemi fe-rì durante il bombardamen-to del castello di Subbiano».Giulio: «Una granata colpìSarna e un ragazzo di nomeFrancesco, un mio amico, acausa dell’esplosione perseun braccio».Gilda, di Bibbiena, all’epo-ca era una bambina: «Mi ri-cordo che due mie cuginedovevano nascondersi incontinuazione per non esse-re portate via dai tedeschi».

ScuolaMediaScuolaMedia

CesalpinoCesalpinoAREZZOAREZZO

IL FARO «Ogni cosa è illuminatadallamemoria» (Jonathan Foer)

STUDENTIMartina Acciai, Francesco Bianchini, MatteoBianchini, Samuele Caneschi, Francesca DeliaCarrara, Martina Cerofolini, Francesco Chiodo,Lucia Di Cristo, Alessia Fiorenza, Gianmarco

Ghiandai, Federico Ginestroni, Davide Gisti,Puja RadhikaGiustini, GaiaHamad,Marzia Lud-ovisi, Virginia Mangione, Giulia Mozzini, CeciliaNocentini, Francesca Peruzzi, Emilia Pratesi,Francesco Rossi, Alessia Sergio, Samanta Se-

stan, Rosa Anna Tammaro, Elena Tavanti.INSEGNANTE

Giovanni ZampiPRESIDE

Danilo Brozzi

RACCONTI GUERRA

Quei dettagliquotidianidella storia

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8 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

Viverenella legalitàTra regoleenuovi reati: giustizia e condivisionedi diritti e doveri

SIAMO GIOVANI e moltecose le diamo per scontate.Ci reputiamo fortunati sen-

za chiederci cosa significhi viverenella legalità. Molto semplice-mente, vivere nella legalità signifi-ca vivere nel rispetto delle leggi.Il cittadino deve per prima cosaadempiere ai suoi doveri e soprat-tutto non agire illegalmente.Ogni volta che cresce il numerodi persone che rispettano le leggi,crescono i vantaggi di vivere inuna comunità.Al contrario, al diffondersi dicomportamenti illeciti, corrispon-derà per tutti un peggioramentodella vita, in campo sociale, cultu-rale ed economico. Nonostante isuccessi delle Forze dell’Ordineper fermare le criminalità, la bat-taglia contro i vari tipi di reati èancora dura e molto lunga.Nel nostro piccolo anche noi ab-biamo voluto contribuire a pro-muovere la legalità per poter ac-crescere la sicurezza e la consape-volezza del male che comporta ilnon rispettare le regole. La nostraclasse, insieme ad altre tre del no-stro Istituto «Convitto NazionaleVittorio Emanuele II» di Arezzo

ha partecipato al progetto «Legali-tà», visitando il ComandoProvin-ciale del Corpo dei Carabiniericon sede a Firenze.

GRAZIE A QUESTA visita ab-biamo capito come è organizzatal’Arma dei Carabinieri e tramitequali strumenti viene controllatoil territorio.

INOLTRE ABBIAMO cono-sciuto l’esistenza di nuovi reati or-mai molto diffusi nella società dioggi, come il mobbing, lostolking ed altri reati legati allaprivacy di ogni persona. Dopo lavisita al Comando dei Carabinieridi Firenze abbiamo capito chenon rispettando le leggi ci faccia-mo del male da soli, perché vivia-

mo in quella stessa comunità cheè stata da noi danneggiata. Chiara-mente, essendo ancora giovani, evivendo in una situazione protet-ta dalla famiglia e da altri adulti,le nostre responsabilità non sonomolte. Abbiamo chiaro che segui-re piccole regole, come ad esem-pio rispettare gli oggetti degli al-tri o non fare del male ai compa-gni, ci aiuta a diventare adulti ri-spettosi delle leggi che regolanola convivenza civile.Questa visita ci è servita ancheper riflettere sul fondamentaleruolo che hanno le Forse dell’Or-dine nella nostra vita. Grazie allaloro disponibilità e competenzanoi viviamo più sicuri, noi chenella nostra quotidianità non pos-siamo immaginare quanto com-plessa sia l’azione che i Carabinie-ri, e le altre Forze dell’Ordine,svolgono tutti i giorni.Non pretendiamo certo di averloimparato con una visita durataqualche ora. Adesso però, quandopassa una volante della Polizia, ouna gazzella dell’ArmadeiCarabi-nieri, sappiamo che stanno lavo-rando anche per noi.

TRA I COMPITI del Corpo dei Carabinieri cheabbiamo scoperto dopo la visita al Comando Pro-vinciale di Firenze c’è quello del disinnesco di or-digni esplosivi affidato al Nucleo Artificieri. Que-sti esperti lavoranoper la nostra sicurezza con stru-menti molto tecnologici, tra cui un piccolo robotchiamato dagli amici «il robottino Willy». Il suocompito è quello di disinnescare le bombe.L’esplosivo viene prima trovato da un cane, solita-mente un pastore tedesco.A Firenze abbiamo incontrato «Cesar» un canemolto socievole e intuitivo. Nel momento in cui ilcane comincia a scavare gli operatori capisconoche il loro amico a quattro zampeha individuato labomba. Adesso la zona va messa in sicurezza el’animale viene portato via. Qui entra in scena ilnostro robottino. Conuna serie di azioni ben stabi-

liteWilly grazie al suo braccio estensibile spara ac-qua ad altissima pressione dentro l’ordigno. L’ac-qua in questo modo agisce come una lama cheapre il metallo della bomba, oltre a mettere in cor-to circuito il sistema interno dell’ordigno.

WILLY VIENE comandato grazie ad un teleco-mando come se fosse un videogioco. Il robot si spo-sta attraverso 12 ruote che muovono il cingolo e,grazie alla foto-cellula cheha davanti, riesce ad evi-tare gli ostacoli che può incontrare lungo il suo per-corso. Con a questa gita abbiamo potuto conoscereun aspetto dell’attività dell’Arma dei Carabinieriche non conoscevamo. Grazie aWilly ed a tutti gliartificieri ci sentiamo più sicuri e protetti. Sappia-mo anche che, con questo aiuto, gli operatori chelavorano in questo difficile compito lavorano inmaggiore sicurezza.

APPROFONDIMENTO COME UN PICCOLO AUTOMA SA INTERVENIRE IN CASO DI SOSPETTO ORDIGNO

Willy, il robottino chedisinnesca lebombe

UNA BELLA ESPERIENZA La visita nel disegno di Ginevra Grigolo

la redazionedella II A...

IL COMANDO provincia-le è unorganismo in cui ope-rano persone con compitidiversi e complementari.Per capire come lavoranoimmaginiamodi ripercorre-re le tappe di una situazionerealistica. Ipotizziamo chealle 3:50 del 2 febbraio 2012arrivi una chiamata alla cen-trale operativa del nucleodei Carabinieri di Firenze.L’operatore spedisce l’ordi-ne alla pattuglia della radiomobile. I carabinieri dellagazzella si informano sulmisfatto: furto con lesionipersonali. La radio mobilein pochi istanti parte versoil luogo dell’accaduto.Il cittadino in gravi condi-zioni racconta il fatto, dopodi che viene trasportatoall’ospedale. Intanto i bandi-ti si sono dileguati senza la-sciare tracce. I testimoni so-no invitati ad andare al Co-mando per fare una denun-cia e un identikit dei sospet-ti.

NON POSSIAMO imma-ginare come finisce questavicenda. Sappiamo peròche sulla nostra sicurezza vi-gilano le forze dell’ordine,tra cui il Comando Provin-ciale dei Carabinieri di Fi-renze dove sono presenti al-tri reparti: gli artificieri, ilgruppo cinofili e i carabinie-ri a cavallo.Il gruppo cinofili si occupadi localizzare le tracce dei ri-cercati grazie a oggetti e in-dumenti, di esplorare i bo-schi ed inseguire e bloccaresoggetti in fuga, il tutto conl’ausilio dei cani. Gli artifi-cieri hanno il compito di di-sinnescare gli ordigni esplo-sivi grazie al robot Willy; ilgruppo dei carabinieri a ca-vallo si occupa invece dellasicurezza pubblica e del sup-porto ai comandi operativi.

ConvittonazionaleConvittonazionale

V. Emanuele IIV. Emanuele IIAREZZOAREZZO

IL ROBOT Willy durante ladimostrazione dai Carabinieri

STUDENTIRoberta Campli, Alessio Cerofolini, LuigiFontana, Dante Friscia, Ginevra Grigolo,Jessica Huang, Pietro Loreti, AlessandroMatraxia, Camilla Mercanti, Riccardo Mo-

ri, Diego Moriani, Gaia Muratti, EmanuelePadrini, Erica Paggini, Lorenzo Panozzi,Maria Celeste Panzanelli, Mihai Pichine-riu, PietroRaffo,Mattia Rencinai, Luca Sal-via, Paolo Sestini, Alessandro Vanni, Luca

VerdelliINSEGNANTI

Paolo Innocenti, Lucia FacchielliPRESIDE

Luciano Tagliaferri

FOCUS I SERVIZI

«C’èun furto»e lapattugliaentra in azione

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9CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

Concordia, la nave della discordiaAbbandonati inmare: sui social network frasi, foto, video, testimonianze

LA SOCIETÀ modernaguarda sempre più i socialnetwork ( soprattuttoFace-

book e Twitter ) e ci si specchiadentro inmodo da capire più coseche la riguardano da vicino. Latragedia della nave Concordiaesplode su Twitter e su Facebooke monopolizza ogni pensiero trafoto, video e continui aggiorna-menti in tempo reale. Viene ana-lizzato ogni minimo aspetto dellavicenda, giudicato qualsiasi singo-lo personaggio che entra in scena,ogni intuizione è trasmessa e con-divisa. Nella dimensione dei mo-derni massmedia il comandanteFrancesco Schettino, originariodi Somma Vesuviana, che moltiall’ inizio della vicenda difendeva-no, all’ arrivo di notizie più detta-gliate diventa il cattivo della sto-ria.La rete però ha bisogno anche delsuo eroe come in tutte le storieche si rispettino. Il ruolo di perso-naggio positivo viene assegnato alcommissario di bordo ManricoGianpetroni, 57 anni originariodi Amelia, che ha salvato tantissi-me vite. Quando i suoi amici e co-noscenti hanno appreso la notizia

del suo coraggio hanno riempitodimessaggi la sua bacheca di face-book: «Grande Manrico!!», «Gra-zie a Dio ti hanno trovato».

I SOCIAL NETWORK hannoavuto un ruolo importante ancheper mandare richieste di aiuto, operdocumentare la gravemancan-za di organizzazione dei soccorri-

tori all’interno della nave.

NELLA STESSA bacheca PeterHonehlmann, 38 anni, ha speditoil suo SOS in un post in Germa-nia a Nicole Molinai di Solingeu,perché lanciasse l’ allarme e so-prattutto per denunciare la disor-ganizzazionedei soccorsi della na-ve. La stessa cosa è stata fatta da

unpasseggero italianoDiegoSon-tori collegato su Facebook che hapostato le foto dei passeggeri cheabbandonavano la nave che affon-dava a 40 metri dalla costa. «Quinon c’ è alcun aiuto è il caos tota-le, ha scritto il naufrago tedesco si-gnor Honehlmann sopra citato“Venite a salvarci!!!!».L’ uomo era a bordo dellaConcor-dia con la moglie. E appena mes-so in salvo si è sfogato su Face-book: «… è stato semplicementeuno schifo: tutto è sfociato in unatotale indifferenza!».Ora, passata l’emergenza ci do-mandiamo: di chi sono le respon-sabilità? Pagheranno davvero icolpevoli? Quale effetto avrà que-sto cataclisma a livello ambienta-le? Quante altre persone sono an-cora dentro la nave? Quanto do-vremo aspettare per vedere la ri-mozione del relitto? A tutte que-ste domande ancora non sappia-mo rispondere, ma sicuramenteavremodi che parlare per i prossi-mi mesi.Intanto decine di famiglie sono inattesa di notizie riguardanti i pa-renti dispersi e altrettante sonogià rassegnate al fatto di non po-ter più rivedere i loro cari.

Voci da Twitter: Domande senza risposta: «Conacque calme e senza condizionimeteorologiche pe-ricolose, sorgono interrogativi su come la CostaConcordia sia potuta affondare e allo stesso modocapovolgersi così in fretta» (Lisa UK 7). Coinci-denze: «La Costa Concordia è affondata esatta-mente 99 anni e 9 mesi dopo il Titanic» (S. Stre-am). Concorrenza sleale: «Alle ore 23:48 BBC eCNN facevano la diretta la Rai no, ricordateloquando dovrete pagare il canone» (Dj Ringo).Specchi dei tempi: «Una nave che va a fondo, co-munque, era proprio la tragica immagine che servi-va all’Italia per tranquillizzare i mercati finanziarigià troppo agitati di suo» (C. Cerasa). Gli ingre-dienti della storia: «Costa Concordia c’è propriotutto in te, la tragedia, l’ eroe, la canaglia» (A. Ro-ciola). Morale: «La Costa Concordia … una nave

che anela al mare eppure lo teme» (Classe IIIB Sc.Sec. I grado Convitto Naz.).Post su Facebook: «Sono una delle sopravvissuteancora a bordo». Mi chiamo Rose, è venerdì 13 esono una delle ultime sopravvissute ancora a bor-do della nave da crociera naufragata al largo dellacosta italiana. Pregate affinchè ci salvino” (R.Metcobf).L’opera silenziosa dei sub: « I sub stan-no facendo il possibile per cercare e salvare qualcu-no, a rischio della loro vita» (D. Mazzino).Una manovra miracolosa per i soccorsi: «I vec-chi marinai dell’ Isola del Giglio hanno detto: lamanovra effettuata dal comandante ha delmiraco-loso. Dopo l’urto che ha provocato lo squarcio del-la nave, Schettino si è avvicinato al porto permet-tendo così un soccorso più facile per le altre 4229persone a bordo» (Gruppo Facebook, a sostegno diSchettino).

DIETRO LA NOTIZIA LA RICADUTA DELL’EVENTO DA TWITTER A FACEBOOK. E NASCONO I GRUPPI OPPOSTI

E’ la stessa tragedia:ma ilwebsi spacca

LA TRAGEDIA La Concordia reclinata vista dalla costa del Giglio

la redazionedella III B...

COME GIÀ sappiamo il 13Gennaio 2012 è accadutoun fatto molto importante:unanave dellaCostaCrocie-re è naufragata vicinoall’Isola del Giglio. La Co-sta Concordia era di dimen-sioni gigantesche: 290 me-tri x 61,5 metri di grandez-za. I passeggeri in tutto era-no 3129, con un equipaggiodi 1100 persone.LaConcor-dia era un vero palazzo gal-leggiante che assicurava,con svaghi e lussi, una va-canza rilassante ma anchemolto divertente per grandie bambini. Infatti a bordoc’erano quattro piscine sala-te, palestre, cinque ristoran-ti, sale da ballo, sale giochi,con la famosa attrazione delsimulatore di guida «Granpremio».

TUTTO QUESTO in unattimo è andato in fumo. Ilprimo impatto della nave ar-riva alle ore 21:45 del fatidi-co venerdì 13 gennaio; poi,dopo ciò alle ore 21:52, il co-mandante Schettino decidedi dirigere la nave verso ilporto per evitarne l’ affonda-mento. Alle ore 22:31 scattal’ allarme, anche se solo alleore 22:58 arriva il segnale dievacuazione e le sirene suo-nano sette volte. La navenon affonda a causa del bas-so fondale, ma si inclina di70˚ circa sul lato destro.A tutt’oggi i morti ritrovatisono 17 e i dispersi sono 15mentre i superstiti sono4107, anche se le operazionidei sub sono ancora in cor-so. Oltre alla perdita di im-magine della compagni Co-sta, il disastro del Giglioavrà sicuramente ripercus-sioni sul turismodell’isola esull’ambiente marino delmare limitrofo che, tra le al-tre cose, è un parco marinoprotetto.

ConvittonazionaleConvittonazionale

V. Emanuele IIV. Emanuele IIAREZZOAREZZO

LE RICERCHE Un sub davanti alla

scritta sulla fiancata sommersa

STUDENTI

Tommaso Bertini, Andrea Bruni, Luca Fi-

lippo Cincinelli, Iacobo Chioccioli, Paolo

Ciofini, SharonD’Andria, Giulia Giorni, Ric-

cardo Innocenti, Mariana Marcuta Lenus,

AndreaMontaini,Maria ChiaraMoretti, Da-

videNardi, LorenzoNiccolini, ChristianRu-

fini, ElsaMartinita Sanchez Guerrero, Ma-

ria Trojanis e Lorenzo Vanni.INSEGNANTE

Paolo InnocentiPRESIDE

Luciano Tagliaferri

FATTOGLISVILUPPI

Ma il naufragioè la rovinadellaCosta?