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Arpac. A difesa della natura in Campania

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Antonella Carlo. Arpac. A difesa della natura in Campania

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Piazza dei Martiri, 58 – 80121 Napolitel. 081.421900 (pbx) – fax 081.422212www.denaro.it • [email protected]

Il presente volume è stato curato da Antonella Carlo.

Si ringraziano, per il loro importante supporto metodologico e scientifico, i dottori Giuseppe Avallone, Maria Rosaria Della Rocca, Pietro Funaro, Anna Maria Rossi, Franco Scarponi. Testi di Antonella Carlo, Paolo D’Auria, Pietro Funaro, Fabiana Liguori, Salvatore Lanza, Emma Lionetti, Pietro Mainolfi, Claudio Marro, Giulia Martelli, Giuseppe Onorati, Marinella Vito e Gennaro Volpicelli. Gli approfondimenti sono tratti dai siti www.arpacampania.it, www.regilagni.it, e dagli archivi di studi dell’Arpa Campania.

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Sommario

Prefazione 5

Capitolo ILa mission dell’Agenzia 7

Capitolo III protagonisti dell’Agenzia 11

Capitolo III|Storia e geografia dell’Arpac 18

Capitolo IVLe attività dell’Arpac 27

4.1. L’atmosfera. I controlli dell’Arpac e le polveri sottili 27 4.2. Geosfera. L’inquinamento del suolo ed il Piano di Bonifica regionale 32

4.3. Idrosfera. Focus sulle acque di balneazione 35

4.4. Un progetto ad hoc: la bonifica dei Regi Lagni ed il nuovo giardino d’Europa 43

4.5. I campi elettromagnetici: come sconfiggere le paure 45

4.6. Telerilevamento, una strategia in più per vigilare sulla natura 47

4.7. Impianti depurativi, un iter coerente di monitoraggio 50

4.8. Alimenti, derrate e bevande: dagli esami chimico‑fisici alle analisi microbiologiche 51

4.9. Ambiente e sanità: le ricerche sulla legionellosi 53

4.10. Ambiente ed informazione. Comunicare la natura secondo l’Arpac 55

4.11. Rifiuti ed agroambiente: cosa succede nel 2010 58

Conclusioni 60

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La natura è spesso nascosta,

qualche volta sopraffatta, raramente estinta.

Francis Bacon

Cosa avrebbe pensato Francis Bacon se fosse vissuto oggi, in Campania?

Avrebbe riempito allo stesso modo, con scrittura ordi‑nata, le pagine dei suoi saggi, immaginando le forze sot‑terranee, eppure inesauste, che animano la natura? Come avrebbe assistito a quindici anni di emergenza ambientale?

Probabilmente il filosofo inglese si sarebbe mosso, con curiosità, nelle strade di Napoli e dell’intera regione: avreb‑be guardato il disagio di una metropoli brulicante, avrebbe visitato le periferie ed i luoghi abbandonati, quelli in cui l’ecosistema sembra essere più soffocato dall’azione umana. Eppure forse, alla fine, avrebbe elaborato la stessa conside‑razione: non è retorica, ma la natura, raramente, si dà per vinta.

I problemi ambientali della Campania, su cui si sono accesi i riflettori internazionali e su cui sono stati versati fiumi d’inchiostro, hanno svelato le geometrie di una realtà complessa e multiforme, ferita nei suoi stessi elementi costi‑tutivi: suolo, aria, acqua, alimenti hanno sofferto per un’ab‑norme prassi, più che decennale, di interazioni violente tra uomo ed ambiente. Ed oggi, mentre i rassicuranti bilanci istituzionali ci dicono che l’emergenza rifiuti è finalmente alle nostre spalle, lo sguardo deve essere proiettato verso il futuro, verso l’acquisizione concreta di una normale ge‑stione territoriale: per raggiungere tale obiettivo, che non è più un’utopia, per fondare una pars costruens in difesa del‑

Prefazione

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la natura nostrana, il presupposto basilare è di tessere una rete di sinergie, capaci di mettere radici nella realtà sociale campana.

Questo breve volume vuole essere, dunque, un modo per ripercorrere le strategie che la nostra regione sta promuo‑vendo in nome della campagna di difesa ecologica: in tale prospettiva, il ruolo dell’Arpac (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania) sarà esaminato se‑condo diverse direttive. Si partirà, innanzitutto, dalla mis‑sion dell’Agenzia e dalle principali finalità che essa persegue nel nostro territorio; l’indagine continuerà tracciando una sorta di organigramma sintetico e ragionato dell’Arpac, in cui, accanto ai profili dirigenziali, saranno ripercorsi i nu‑meri, i ruoli e le fisionomie professionali dei tanti esperti che contribuiscono alla tutela del patrimonio naturale in Campania. Si descriveranno, in seguito, “storia e geografia” dell’Agenzia, esaminandone la genesi, gli sviluppi cronolo‑gici e, soprattutto, le ramificazioni territoriali nei diparti‑menti provinciali e nei laboratori di ricerca; spazio, anco‑ra, alle attività dell’Arpac, grazie ai focus non soltanto sui tradizionali campi di indagine scientifica (monitoraggio su suolo, acqua, aria, alimenti) solcati con l’ausilio delle più avveniristiche tecnologie, ma anche sulla particolare strate‑gia di comunicazione ed informazione curata dall’Agenzia. I lettori avranno a disposizione, inoltre, una gamma varie‑gata di notizie, che consentiranno di focalizzare e chiarire i risultati delle più recenti indagini ambientali: i dati sulla balneazione e sulle polveri sottili, ad esempio, rappresente‑ranno, in presa diretta, l’effettivo status ecologico locale.

Una realtà composita, dunque, connota le attività di mo‑nitoraggio e tutela ambientale nella nostra regione: a questo volume spetta il ruolo di far conoscere che il futuro della natura, in Campania, ha una strada lunga e dinamica da percorrere.

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Capitolo ILa mission dell’Agenzia

Arpac, un presidio sul territorioIgiene, prevenzione e monitoraggio di aria, acqua e suo-

lo: le funzioni dell’Agenzia

Arpac: Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania.

“Agenzia”, in questo caso, significa concretezza, attuali‑tà. Nel caso di un’agenzia pubblica, dunque, sono i risultati che contano nell’esplicazione della propria attività istituzio‑nale a favore della collettività.

“Regionale”: pur riconoscendo al capoluogo il ruolo ba‑ricentrico dell’attività dell’Agenzia, le sedi provinciali sono l’indispensabile supporto di integrazione ad ampio raggio sull’intero territorio della Campania.

“Protezione”: significa prevenzione come migliore stra‑tegia per la difesa e la conservazione dell’ecosistema; essa deve essere perseguita facendo leva sulla competenza tecni‑co‑scientifica e l’impegno professionale degli addetti. “Am‑bientale”: è l’insieme dei fattori che, conservando gli habitat naturali e tutelando le bellezze paesaggistiche, contribuisco‑no a mantenere ad alto livello la qualità della vita.

Da oltre dieci anni l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania (Arpac) è operativa come Ente Strumentale preposto all’esercizio delle funzioni tecniche per la prevenzione collettiva e per i controlli ambientali, nonché all’erogazione di prestazioni analitiche di rilievo, sia ambien‑tale che sanitario, come imponeva l’articolo 3 della legge na‑zionale del 21 gennaio 1994 n. 61 e come previsto dalla legge istitutiva (legge regionale n. 10 del 29 luglio 1998).

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Questa la sua mission: “Arpac sviluppa e diffonde, in collaborazione con soggetti pubblici e privati, processi di controllo e prevenzione orientati a migliorare la qualità dei sistemi ambientali e la tutela della salute delle popolazioni, attraverso un’organizzazione di servizi a rete in grado di produrre e scambiare conoscenza e innovazione”. Le finali‑tà dell’Agenzia riguardano due ambiti principali: controllo, vigilanza e consulenza, anche analitica, di elevato contenuto tecnico‑scientifico (caratterizzato da interdisciplinarietà ed integrazioni metodologiche); prevenzione e tutela ambienta‑le espletata attraverso l’assistenza, l’informazione ed il co‑ordinamento degli aspetti ambientali connessi agli itinera decisionali di livello regionale e locale ed ai procedimenti amministrativi.

Le attività e gli interventi che l’Arpac persegue, coeren‑temente con i propri compiti istituzionali, sono suddivisi in tre principali categorie: prevenzione e protezione ambienta‑le, controlli ambientali e sanitari, monitoraggi. Nella pri‑ma categoria vanno comprese tutte le attività che l’Agenzia svolge, sia in autonomia sia a supporto tecnico‑scientifico e consultivo degli altri Enti, finalizzate alla programmazione e gestione del territorio in termini di sostenibilità ambien‑tale.

I controlli, invece, si distinguono in ambientali (il mo‑mento ispettivo dell’attività dell’Arpac, finalizzato alla va‑lutazione della conformità delle fonti puntuali di inquina‑mento ‑scarichi idrici, emissioni in atmosfera, sorgenti di radiazioni e così via‑ alle vigenti normative ambientali an‑che a supporto degli Enti competenti al rilascio delle auto‑rizzazioni ambientali, delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria) e controlli analitici a valenza sanitaria (l’attività analitica dell’Arpac a sostegno dei dipartimenti di preven‑zione delle Asl in materia di tutela sanitaria collettiva).

Infine, per quanto riguarda i monitoraggi, essi costitui‑scono lo strumento di controllo‑conoscenza attraverso cui l’Agenzia “legge” costantemente il territorio, in una dimen‑sione spazio‑temporale tale da poter individuare l’incidenza dei fattori di pressione, lo stato delle componenti ambientali

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e l’evoluzione delle stesse in relazione alle scelte operate dal decisore politico.

L’Arpac si articola in una struttura centrale e cinque Di‑partimenti provinciali: Avellino, Benevento, Caserta, Na‑poli e Salerno che, a loro volta, realizzano i programmi di competenza attraverso i servizi territoriali ed i dipartimenti tecnici.

Gennaro Volpicellidirettore generale Arpac

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Gennaro Volpicelli

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Capitolo III protagonisti dell’Agenzia

2.1. Il professor Gennaro Volpicelli neodirettore generale Arpac

Non è compito facile poter descrivere titoli e meri‑ti del professor Gennaro Volpicelli, neodirettore generale dell’Agenzia regionale per la Protezione Ambientale.

Il suo curriculum vitae, infatti, è talmente ampio e pre‑gno di significato che occorrerebbero molte pagine per illu‑strarlo.

Di seguito ne diamo un estratto dal quale emerge quanto alto sia stato il contributo che Gennaro Volpicelli ha dato alla cultura, alla scienza ed alla crescita della nostra società civile.

Tentiamo, inoltre, di offrire al lettore una sintesi delle attività professionali fin qui esercitate dal nuovo direttore della nostra Agenzia.

Si è laureato con il massimo dei voti in Ingegneria Indu‑striale, sottosezione chimica, presso l’Università di Napoli.

Nel 1962 ha insegnato nel laboratorio di “Unit Opera‑tions” dell’University of Lawrence nello Stato del Kansas (USA). L’anno successivo ha conseguito la libera docenza in “Principi di Ingegneria Chimica”. Dal 1968 numerosi gli incarichi di docenza universitari: Chimica Organica Indu‑striale, Progetti di Apparecchiature per l’Industria Chimica, Impianti dell’Industria di processo, Ingegneria Chimica am‑bientale, Strumentazione dell’Industria Chimica, Impianti dell’Industria Farmaceutica.

Eletto per tre volte consecutive Preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Napoli “Federico II”, incarico che ha retto ininterrottamente fino al 1999, ha prestanto un notevole contributo in termini di attività organizzative,

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amministrative e gestionali attivando 13 corsi di laurea, con 500 unità di personale docente ed oltre 14 mila iscritti.

Il professor Gennaro Volpicelli è stato consulente tecni‑co – scientifico per conto di Istituzioni Pubbliche e società private sui temi della prevenzione dell’inquinamento e del‑la tutela ambientale. Particolarmente importanti le indagi‑ni eseguite per conto della raffineria Mobil Oil di Napoli (individuazione delle cause di incendio di un serbatoio di benzina), per la raffineria Kuwait di Napoli (studio dello scoppio all’aperto di una nube di vapori di idrocarburi), per lo stabilimento Italsider di Bagnoli (analisi dei processi pro‑duttivi, emissioni e scarichi inquinanti e la messa a punto di un sistema di depurazione dei gas caldi di cokeria). Ancora, nello svolgimento delle attività di consulenza, ha dato ap‑porti significativi e determinanti alla comprensione di que‑stioni di grande rilevanza, per l’entità dei danni ambientali ed economici, per l’impatto sul territorio e sulla popolazio‑ne. Il professore ha, inoltre, fatto parte di comitati di con‑sulenza scientifica a sostegno delle Istituzioni e per conto dei Commissari di Governo per l’Emergenza Smaltimento Rifiuti in Campania; è stato, per circa 20 anni, membro del CRIAC (Centro Regionale contro l’Inquinamento Atmosfe‑rico in Campania); ha fatto parte del comitato scientifico dell’ANPA; è componente del tavolo tecnico istruttorio pre‑posto all’esame delle richieste di VIA della Regione Campa‑nia e della Commissione per le relative delibere. È stato con‑sulente, a titolo gratuito, del Presidente della Commissione Bicamerale sui Rifiuti, on.le Roberto Barbieri. Ultime, non certo per ordine di importanza, le sue nomine a Compo‑nente del Consiglio di Amministrazione, negli anni 1992 e 1993, dell’AMAN, Agenzia Municipale Acqua del Comune di Napoli, e di Presidente del CdA di ASIA‑Napoli dal 1999 fino al 2001.

A cura di Pietro Funaro

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2.2. Colloquio con Franco Scarponi, nuovo direttore tecnico dell’Agenzia per l’ambiente: “Una squadra come riferimento insostituibile per i cittadini”

Dottor Scarponi, da pochi mesi Lei è il nuovo direttore tecnico dell’Arpac. Come si inserisce la Sua nomina nel con‑testo della Campania?

Ringrazio, innanzitutto, Gennaro Volpicelli (direttore generale Arpac, ndr) per la stima e la fiducia che mi ha ac‑cordato. Sono convinto che la scelta del mio nome per la guida della direzione tecnica si collochi in un quadro ben preciso, teso a valorizzare le competenze tecnico‑scienti‑fiche per rispondere ai problemi ambientali della regione Campania.

Lei è un volto nuovo per l’ambiente campano?In verità non sono del tutto nuovo alla realtà locale,

perché, sin dal 1998, ho collaborato alla nascita di questa Agenzia: allora mi fu richiesto di mettere a disposizione la mia esperienza tecnica e gestionale, maturata in altre dina‑miche regionali, per lo sviluppo della compagine ambientale della Campania. Ecco, in questi termini, sono più che lieto di rinnovare il mio impegno per un territorio di cui conosco criticità ed opportunità.

Che tipo di programmazione tecnico‑scientifica pensa di attuare rispetto al ruolo che l’Agenzia ricopre in Cam‑pania?

Riguardo al mio ruolo di direttore tecnico, grazie an‑che all’esperienza maturata presso l’Arpa Emilia Romagna, prevedo, già nel piano 2010‑2012, di riqualificare tutte le competenze professionali tipiche dell’Agenzia: abbiamo grandi risorse umane, che operano sulle matrici ecologiche (acqua, aria, suolo) e si occupano della dinamica di gestione dei rifiuti. Bisogna impostare, inoltre, le attività tecniche e di vigilanza secondo i criteri moderni di autorizzazione e controllo ambientale integrato.

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Franco Scarponi

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Questo lavoro così capillare va comunicato alla gente: quale è la campagna informativa di Arpac?

L’Agenzia ha il dovere di comunicare i dati ambientali in tempo reale, secondo criteri di informazione accessibi‑le e trasparente: dobbiamo evitare squilibri e storture nella circolazione di notizie, bilanciando, così, il rapporto tra ri‑schio reale e rischio percepito dalla popolazione.

Ambiente: una situazione difficile…La Campania ha un territorio fragile ed, in alcuni setto‑

ri, è indubbio che vi siano dei ritardi da recuperare. L’Ar‑pac, perciò, deve rispondere in maniera efficace ed efficiente sia per i pericoli reali rappresentati da numerosi fattori di inquinamento, sia per quanto concerne il disagio provato dalla comunità civile. Vanno scongiurati, inoltre, gli illeciti ambientali, che tendono a minare lo sviluppo economico locale, impostando, nei fatti, una triste prassi di concorren‑za sleale.

Come stabilire una rete tra le istituzioni deputate alla difesa ambientale e le imprese?

La tutela ecologica rappresenta un valore aggiunto an‑che per le aziende locali, chiamate a collaborare con l’Arpac nelle operazioni di controllo ed autocontrollo nel territorio di pertinenza. Le certificazioni ambientali integrate, inol‑tre, rappresentano un importante marchio di garanzia per le imprese stesse.

I supporti tecnici e organizzativi di cui dispone l’Agen‑zia sono sufficienti?

In termini quantitativi, esiste ancora il problema del no‑stro sottodimensionamento di oltre il 30% rispetto alle al‑tre realtà nazionali. Eppure, dal punto di vista tecnologico, l’Arpac dispone di attrezzature all’avanguardia per il con‑trollo delle diossine e dei metalli pesanti; non dimentichia‑mo inoltre che, sul versante strutturale, l’Agenzia campana possiede una buona flotta per il controllo del mare ed, allo stesso tempo, stabilisce reti di monitoraggio per l’indagine

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continua delle acque superficiali, dei depuratori, dell’aria in ambito urbano. In territorio regionale sono presenti, anco‑ra, numerose centraline per il controllo degli impianti di smaltimento dei rifiuti.

La crisi dei rifiuti è dichiarata conclusa: la nostra re‑gione come stabilirà un rapporto di normale armonia con l’ambiente?

La fine dell’emergenza rifiuti è un segnale positivo, in‑sieme al superamento di altre criticità nella compagine dei siti inquinati e della qualità delle acque. Personalmente, mi sento ottimista per le attività ecologiche, perché le autorità regionali e locali sono chiamate ad assumere responsabilità sempre più forti, trovando in Arpac ed in altri centri scien‑tifici (università e CNR, ad esempio) l’adeguato supporto tecnico per la gestione dei problemi di sostenibilità ambien‑tale. Sostenibilità ambientale che deve essere, di certo, an‑che economica, sociale ed istituzionale.

2.3. Le risorse umane dell’Arpac

Le vaste diramazioni territoriali dell’Arpac comportano, necessariamente, la messa in campo di un’articolata squa‑dra di lavoro, che risponde alle differenti esigenze professio‑nali dell’Agenzia. Senza questa squadra, che affronta i mul‑tiformi campi del monitoraggio ambientale in Campania, la rete di attività promossa dall’Arpac non potrebbe avere un adeguato raggio di intervento: ed i numeri, in tal senso, par‑lano chiaro, riconsegnandoci un organigramma ragionato che ritrova, nell’Agenzia, la presenza di figure professionali di rilievo, capaci di creare sinergie di studio tra la nostra regione, l’Italia e l’Europa.

Una veloce lettura dei dati del personale in servizio ci conferma la presenza, in Arpac, di profili altamente quali‑ficati: tra sede generale e dipartimenti provinciali, sono 46 i dirigenti in ambito sanitario (17 dirigenti biologi, 28 chi‑mici, 1 fisico), 32 in ruolo tecnico e professionale (1 tecnico,

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2 avvocati, 1 tecnico‑professionale, 2 analisti, 5 ingegneri, 19 dirigenti ambientali e 2 geologi), 5 di competenze am‑ministrative. Per quanto concerne l’entourage dei collabo‑ratori esperti e laureati, essi sono 63 nell’area sanitaria, 32 nell’amministrativo, 61 nel quadro tecnico e professionale. Gli assistenti, invece, che hanno diploma di scuola media superiore sono 37, sia nel settore amministrativo che in quel‑lo tecnico. Risulta chiaro dai dati, dunque, che nei profili professionali più alti (dirigente, collaboratore ed assistente), la maggior parte del personale ha, come titolo di studio di accesso, il diploma di laurea: ciò significa che, anche nella nostra regione, i green jobs garantiscono non soltanto un orizzonte professionale concreto per il personale qualifica‑to, ma soprattutto forniscono un approccio più consapevole ai delicati equilibri dell’ambiente nostrano.

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Capitolo IIIStoria e geografia dell’Arpac

Le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale sono ormai “dna” delle attività di monitoraggio ecologico in Ita‑lia: eppure la loro istituzione ha radici alquanto giovani, che risalgono al referendum abrogativo dell’aprile 1993.

Durante la consultazione elettorale, infatti, si chiedeva che la prassi di controllo ambientale non fosse più affidata al Servizio Sanitario Nazionale, ma venisse gestita piutto‑sto da organismi periferici dislocati in tutta la penisola: il responso chiaro e netto del referendum preparò la strada, dunque, alla legge n.61 del 21 gennaio 1994, grazie alla quale venne istituito il sistema delle Agenzie di Protezione Ambientale.

La struttura, tuttora in sostanza immutata, prevede la creazione di un vasto tessuto connettore che, dislocato ge‑ograficamente lungo l’intera penisola, si articola nell’Agen‑zia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (Apat/ oggi ISPRA, Istituto Superiore Protezione e Ricerca ambientale), nelle 21 Agenzie Regionali (Arpa) e Provinciali (Appa); sin dalla genesi, inoltre, ciascuna delle Agenzie ha rappresentato un validissimo supporto tecnico‑scientifico per le istituzioni (Regioni, Province e Comuni), in modo da “vigilare” sulla salute dei territori.

È chiaro che, pur mantenendo saldo il legame con il con‑testo locale di riferimento, è il concetto di rete la vera anima dell’Arpa: una rete metodologica, che garantisce un ana‑logo criterio di approccio al rilievo ambientale, ma anche una sinergia istituzionale, capace di rendere omogenea la politica di salvaguardia della natura.

Emblematico, in tal senso, il valore decisionale del Con‑siglio Federale, composto dai rappresentanti legali delle Agenzie di Protezione Ambientale: nel Consiglio, infatti, risiedono le funzioni consultive per quanto riguarda i finan‑ziamenti, l’assegnazione di risorse e le attività delle singo‑le Arpa‑Appa. Ulteriore sistema di dialogo interregionale sono, ancora, i Centri Tematici Nazionali (CTN) ed i Grup‑

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pi di Lavoro, con il cui supporto le singole strutture, in base alle loro eccellenze scientifiche, condividono i risultati delle loro ricerche.

Questo corpus così ramificato non soltanto alimenta la base informativa del SINAnet (Sistema Nazionale Cono‑scitivo dei Controlli Ambientali), ma dialoga anche con la compagine internazionale rappresentata dall’Agenzia Euro‑pea dell’Ambiente (Aea), rispondendo così alle più aggior‑nate normative comunitarie di controllo e monitoraggio ecologico.

In una trama tanto vasta di interazioni e reciproche si‑nergie scientifiche, l’Arpa della Campania (Arpac), istituita con legge regionale n. 10 del 29 luglio 1998, può contare su un vasto ambito di pertinenza territoriale.

L’Agenzia ha la sua sede centrale in via Vicinale Santa Maria del Pianto a Napoli, dove risiedono gli uffici del di‑rettore generale, tecnico ed amministrativo: da qui si dipar‑tono i servizi strategici e la regia di monitoraggio regionale, così come la campagna di comunicazione e promozione del‑le attività dell’ente. L’Arpac, inoltre, si divide in cinque di‑partimenti provinciali; il numero corrisponde, chiaramente, alle province campane:

Ogni dipartimento provinciale, inoltre, consta di un Ser‑vizio Territoriale (presidio e vigilanza in loco) e di un Di‑partimento Tecnico (analisi di laboratorio per verificare lo

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stato di inquinamento dei luoghi), come mostra il seguente diagramma:

Il Servizio Territoriale costituisce lo snodo cruciale del pro‑cesso di monitoraggio, controllo e prevenzione ambienta‑le: la struttura, infatti, si occupa di eseguire sopralluoghi, campionamenti, prelievi, misure ed acquisizione dati. La realizzazione delle analisi di laboratorio tocca, invece, al Dipartimento tecnico, che si divide in quattro unità opera‑tive (alimenti/acque per uso umano/acque interne e costiere/suolo e rifiuti). Sin qui le concordanze strutturali che acco‑munano tutti i dipartimenti provinciali dell’Arpac, che han‑no, però, delle leggere differenziazioni in merito alle aree tematiche di specializzazione. Se la metropoli campana ha un focus privilegiato su ecosistemi urbani, qualità ambien‑tale e turismo, ecogestione dei distretti industriali, è pro‑tesa verso il mare, chiaramente, la politica di salvaguardia del dipartimento salernitano. Delicato, ancora, il ruolo di Caserta, che, in un territorio di particolari criticità natura‑li, effettua attività di matrice sanitaria (analisi chimiche e microbiologiche su acque potabili e di balneazione, acque minerali imbottigliate alla fonte, paste, conserve, oli e gras‑si vegetali) ed ambientale (acque superficiali, sotterranee, di scarico, fibre aereo disperse, amianto). Le delegazioni di Avellino e Benevento hanno, infine, compiti altrettanto difficili; in Irpinia l’obiettivo delle ricerche e dei controlli

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è rivolto all’immenso patrimonio naturale, rappresentato dalla flora e dai corsi d’acqua; a Benevento, inoltre, riveste particolare importanza l’analisi chimica e batteriologica di matrice sanitaria. L’Arpac, infine, accanto ai dipartimenti provinciali, può contare su due Centri Tematici Speciali‑stici (Centro Regionale di Radioattività‑CRR di Salerno e Centro Regionale Siti Contaminati‑CRSC di Napoli), che approfondiscono punti nodali per lo sviluppo sostenibile in Campania. Appare utile, in questa sede, uno sguardo più dettagliato sulle attività dei singoli laboratori dell’Arpac:

Il C.R.R., piattaforma per individuare sorgenti radioat‑tive disperse:

Il CRR è il Centro di Riferimento Regionale della Rete Nazionale di Sorveglianza della Radioattività e svolge la propria attività di controllo secondo le direttive dei Mini‑steri dell’Ambiente e della Sanità; esso costituisce, inoltre, in Campania, il referente per le attività della Protezione Ci‑vile in materia di Emergenze Radiologiche. A livello territo‑riale, il CRR ricerca ed individua sorgenti radioattive prive di controllo, capaci di rappresentare fattori concreti di con‑taminazione; il centro trasferisce, poi, i dati raccolti nell’Ar‑chivio Regionale delle Radiosorgenti, intervenendo con la massima tempestività in caso di individuazione di “fonti disperse”. Il CRR, infine, pone in sicurezza il materiale ed ordina le necessarie operazioni di decontaminazione.

Il C.R.S.C., fiore all’occhiello per la ricerca sui siti in‑quinati:

Il territorio della Campania è caratterizzato da equili‑bri ecosistemici molto delicati che risultano continuamente stressati dall’azione antropica; basti pensare che sono pre‑senti in Campania ben sei dei 55 siti contaminati di Interes‑se Nazionale a cui, però, devono essere necessariamente ag‑

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giunte tutte le zone di Interesse Locale meno estese, ma non meno inquinate: discariche e depositi abusivi di rifiuti (spes‑so anche pericolosi) appesantiscono il carico già gravoso rappresentato dalle vaste aree industrializzate ed urbanizza‑te. In questo complesso quadro infrastrutturale si inserisce l’azione di Arpac che, per meglio contrastare le fenomenolo‑gie legate all’inquinamento, ha proceduto da tempo ad una riorganizzazione interna finalizzata all’instaurazione di un polo di alta specializzazione delle attività di laboratorio: na‑sce con questo scopo il Crsc, Centro regionale siti contami‑nati, la cui sede di Pozzuoli è stata inaugurata nel novembre del 2007. Il Crsc rappresenta un polo tecnico‑analitico di eccellenza nel Mezzogiorno e nell’intera area del Mediter‑raneo, capace di riassumere tutto il know‑how scientifico ed operativo maturato dall’Agenzia nei precedenti anni; le metodologie usate sono state acquisite durante le esperienze di presidio e monitoraggio del territorio campano, grazie alle attività analitiche ed ingegneristiche per la bonifica dei siti contaminati.

Il Centro è articolato in due aree: tecnica ed analitica. L’area tecnica esprime i pareri sui progetti di caratterizza‑zione e bonifica dei soggetti privati nelle aree inquinate e definisce, allo stesso tempo, interventi di messa in sicurezza e bonifica di spazi pubblici o di competenza pubblica; ge‑stisce, tra l’altro, il censimento delle aree soggette ad ab‑bandono incontrollato dei rifiuti e dei siti potenzialmente contaminati, così come l’anagrafe dei siti da bonificare a sostegno della Regione Campania.

Notevole anche l’apporto nel settore dei sistemi infor‑mativi: l’area tecnica, infatti, coordina il Sirdic (Sistema informativo sul rischio diossine in Campania) e garantisce la sintesi delle conoscenze a livello regionale sui siti di inte‑resse nazionale.

L’area analitica, invece, prende corpo nel laboratorio multizonale suolo e rifiuti (Lmsr), che articola le proprie funzioni intorno a tre aree specialistiche fondamentali – siti contaminati, rifiuti, diossine e microinquinanti‑, per ognu‑na delle quali è stata prevista la costituzione di laboratori ad

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hoc. In particolare, il laboratorio “siti contaminati e qualità dei suoli” si occupa di eseguire tutti i rilevamenti analitici previsti dalle norme vigenti in materia di caratterizzazione e bonifica delle matrici ambientali, nonché le analisi relative alla caratterizzazione chimico‑fisica dei suoli. Il laborato‑rio “rifiuti, compost, Fos, Cdr e amianto” svolge attività di controllo chimico‑fisico e microbiologico relativamente alla caratterizzazione dei rifiuti (per la classificazione e l’at‑tribuzione dei codici Cer), del recupero dei rifiuti pericolosi e non. Ulteriori ambiti di pertinenza sono lo smaltimento in discarica, la caratterizzazione del compost da rifiuti ed il riutilizzo, in agricoltura, dei fanghi prodotti dai proces‑si di depurazione delle acque reflue urbane. Il laboratorio “diossine e microinquinanti”, il primo del genere nel sud della penisola, effettua, infine, la determinazione in diverse matrici ambientali dei composti tossici quali diossine, mi‑croinquinanti organici, Ipa, nonché fitofarmaci individuati dalle normative ambientali.