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ARTE
IL MONDO PERDUTO (E RITROVATO)
DI PAOLO DI PAOLO di Giuliano Papalini [email protected]
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92 Piazza Navona (Roma, 1960) © Arch iv io Paolo Di Paolo
Paolo Di Paolo, nato a La-
rino, in Molise, nel 1925, è
uno straordinario cantore
dell'Italia anni '50 e '60 che ha sapu-
to raccontare con delicatezza, rigo-
re e sapienza il Paese che rinasceva
dalle ceneri della Seconda guerra
mondiale, osservandolo con discre-
zione dall'obiettivo della sua mac-
china fotografica. È stato il fotografo
più amato del settimanale Il Mon-
do di Pannunzio, dove in 14 anni ha
pubblicato 573 foto, con reportage
internazionali. Ha ritratto attori, scrit-
tori, artisti, nobili e gente comune.
Ha percorso le coste del Belpaese
con Pier Paolo Pasolini, raccontando
le vacanze degli italiani. A lui e alla
sua storia straordinaria è dedicata la
grande mostra Paolo Di Paolo. Mondo
perduto, curata da Giovanna Calvenzi
e fortemente voluta dalla presidente
della Fondazione MAXXI Giovanna
Melandri, che ha aperto una linea di
ricerca dedicata alla fotografia. Dal
17 aprile al 30 giugno la rassegna,
che può vantare Gucci come main
sponsor, è un viaggio inedito nell'I-
talia dell ' immediato dopoguerra, tra
contraddizioni e speranze, attraver-
so oltre 250 immagini, molte delle
quali inedite, con divi del cinema,
protagonisti dell'arte, della cultura,
della moda e persone comuni. Ma è
solo una parte dell ' immenso archivio
(250mila negativi, provini, stampe e
diapositive) ritrovato per caso dalla
figlia Silvia in cantina, una ventina
d'anni fa.
Di Paolo, infatti, poco dopo la chiu-
sura de Il Mondo nel '66, non senten-
dosi più in sintonia con i tempi, con la
società che si stava formando, volta
completamente pagina: abbandona
la macchina fotografica e, poco più
che quarantenne, torna ai suoi studi
filosofici e al settore editoriale, av-
viando una collaborazione con l'Ar-
ma dei Carabinieri, per cui ha curato
una ventina di volumi e 43 calendari.
E il suo meraviglioso, inestimabile
archivio finisce in cantina, dimentica-
to. Grazie alla scoperta di sua figlia e
all'interesse di Alessandro Michele,
direttore creativo di Gucci e di Bar-
tolomeo Pietromarchi, direttore del
MAXXI Arte, questo patrimonio stra-
ordinario è tornato alla luce.
Poi la pubblicazione, lo scorso dicem-
bre, del volume Paolo Di Paolo. Mondo
perduto. Fotografie 1954-1968, a cura
di Giovanna Calvenzi con la collabo-
razione di Silvia Di Paolo (Marsilio edi-
zioni, pp. 304, inglese e italiano, € 68),
e la retrospettiva al MAXXI lo riconse-
gnano autorevolmente alla memoria
collettiva del Paese. «Le immagini
che sono riemerse dopo più di 50 anni
di oblio - spiega Bartolomeo Pietro-
marchi - non solo sono il racconto di
un'epoca unica, come lo è stata l'Italia
del primo dopoguerra, ma sono an-
che lo sguardo di un fotografo che a
quelle immagini ha saputo dare uno
spessore culturale, psicologico, artisti-
co e antropologico fuori dal comune.
Volti noti e sconosciuti riemergono
dal passato in pose e ritratti mai visti
prima, restituendoci una prossimi-
tà e un'intimità sorprendenti, perché
l'obiettivo di Di Paolo ne ha saputo
cogliere in modo magistrale umori,
caratteri, vanità e verità». Dall'osser-
vatorio privilegiato di una delle riviste
più attente e importanti dell 'epoca
ha saputo raccontare «un'Italia uscita
frastornata e ferita dalla guerra, tra
complessità, contraddizioni e speran-
ze di un mondo che doveva veloce-
mente recuperare un tempo passato
e sospeso alla ricerca di una possibile
modernità, cercando di non rinnegare
le sue radici e tradizioni», conclude il
direttore de l MAXXI arte.
Sofia Loren e Marcello Mastroianni (Cinecittà, Roma, 1955) © Arch iv io Pao lo Di Paolo
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ARTE
Anna Magnani nella sua villa a San Felice Circeo (Roma, 1955) © Arch iv io Paolo Di Paolo
Cou r tesy Co l lez ione Fotograf ia MAXXI
PERCORSO DI MOSTRA
La parte dedicata alla società italiana e a Roma
racconta il Paese che usciva dalla povertà,
dall'analfabetismo, dal dopoguerra, tra speran-
ze e contraddizioni. Un Paese dove convivevano
giovani donne a capo velato che a Campobas-
so portavano le ceste sulla testa e ragazze in
shorts sul lungomare di Viareggio, la civiltà con-
tadina e le officine Ferrari, trasporti a dorso d'a-
sino e nuove linee aeree. Particolare attenzione
è dedicata alla Capitale. Di Paolo ha fotografa-
to la nobiltà romana e la società internaziona-
le più brillante che frequentava la Città Eterna,
ma anche i funerali di Palmiro Togliatti, con in
primo piano un'anziana donna in lacrime. La
sezione Società/Mondo presenta gli scatti dei
suoi reportage in Giappone, in Iran e a New York.
Ricchissime, poi, le sezioni Artisti/Intellettuali e
Cinema, con i ritratti di pittori, poeti, scrittori, divi
del cinema, per lo più inediti, scattati per dilet-
to: Lucio Fontana alla Biennale, Carla Accardi
a Roma, Renato Guttuso alla Salita del Grillo,
Mimmo Rotella mentre realizza un suo décol-
lage a piazza del Popolo, Tennessee Williams
in spiaggia con il suo cane, Giuseppe Ungaret-
ti con un gatto in braccio. E ancora, Kim Novak
che stira in camera al Grand Hotel, Sophia Loren
che scherza con Marcello Mastroianni negli stu-
di di Cinecittà, Monica Vitti e Michelangelo An-
tonioni che passeggiano leggendo il giornale,
Simone Signoret e Yves Montand che si baciano
all'Aventino; poi gli incontri impossibili realizzati
per il settimanale Tempo, con Giorgio de Chirico
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Monica Vitti e Michelangelo Antonioni (Roma, 1958) © Arch iv io Paolo Di Paolo
insieme a Gina Lollobrigida, Salvatore
Quasimodo con Anita Ekberg, Luchi-
no Visconti e Mina, Alberto Moravia e
Claudia Cardinale. Con i personaggi
Di Paolo crea un rapporto di empatia,
fiducia e complicità che rende ogni
scatto unico e inconfondibile: «Mol-
te delle sue foto sono rimaste inedite
proprio perché erano così intime che
sarebbe stato inappropriato vender-
le ai giornali», scrive Silvia Di Paolo.
Come quelle di Yves Montand a Roma
e di Anna Magnani sulla sabbia. Pro-
prio alla Magnani è dedicato uno dei
focus della sezione Cinema: giocando
d'anticipo sui paparazzi che la insegui-
vano, conoscendo il garbo e lo stile di
Di Paolo, la diva lo invita nella sua villa
al Circeo e, per la prima volta, si fa fo-
tografare con il figlio.
L'AMICIZIA CON PASOLINI
L'indimenticato regista e scrittore è
ritratto a Roma al Monte dei Cocci,
pensieroso sulla tomba di Gramsci
al Cimitero acattolico, a casa con la
madre e in Basilicata sul set del film
Il Vangelo secondo Matteo, unico foto-
grafo ammesso.
Questo focus introduce anche quello
su La lunga strada di sabbia, il repor-
tage sulle vacanze degli italiani rea-
lizzato nel 1959 dall'inedita coppia Di
Paolo-Pasolini per la rivista Successo
diretta da Arturo Tofanelli. Una delle
immagini più iconiche ritrae proprio Pier
Paolo Pasolini mentre passeggia sul-
la spiaggia del Cinquale, a Viareggio,
e osserva giovani bagnanti. «Quando
lessi il testo di Pasolini, in particolare la
parte ispiratagli dal Cinquale, capii qua-
le straordinario personaggio la sorte
mi aveva assegnato come compagno
di lavoro», racconta Di Paolo. «Prima
di leggerlo, però, di ritorno a Roma
dopo il primo tratto della "lunga strada",
avevo telefonato al direttore Tofanelli
per raccontargli le mie perplessità sul
modo di lavorare di Pasolini. Non ha
intervistato nessuno - dissi - né preso
appunti, si è limitato a osservare. Tofa-
nelli mi aveva interrotto: Ascolta, ho già
ricevuto il testo della prima puntata, è
semplicemente stupendo. Obiettai che
probabilmente tra il testo e le mie foto
ci sarebbe stata scarsa corrispondenza.
È quello che desideravo - rispose il di-
rettore - perché l'interpretazione di uno
scrittore e quella di un fotografo sensi-
bile come te sono del tutto autonome.
Continuate cosi, state facendo una cosa
che lascerà il segno». Rincontrandosi a
Roma nell'autunno successivo, Paso-
lini chiese a Di Paolo se aveva piacere
di fare un servizio fotografico su di lui.
«Mi confessò che erano stati in molti a
chiederglielo, ma aveva sempre rifiu-
tato. Era un gesto di fiducia e stima nei
miei confronti, quasi una dichiarazione
di amicizia. Ci incontrammo dopo qual-
che giorno alla base del Monte dei Coc-
ci, a Testaccio. Era stato lui a scegliere il
posto, alquanto sinistro per la presenza
di numerose stalle di cavalli, quelli del-
le botticelle, le carrozze pubbliche. Un
aspro odore di letame e di orina equina
aleggiava tutt'intorno, sconsigliando la
frequentazione di quei luoghi. Lì Pa-
solini era molto popolare: le mogli dei
cocchieri lo salutavano con familiarità
chiamandolo dottore, i bambini, ricono-
scendolo, gli andavano incontro festosi.
A completare le condizioni per un servi-
zio fotografico in linea con il personag-
gio, il cielo si era coperto di una coltre
di nuvole basse e grigie. Tutto ciò aveva
messo di buon umore Pasolini e lo ave-
va reso disponibile e loquace come non
avrei mai creduto. In quel pomeriggio
autunnale - conclude Paolo Di Paolo -
realizzai la più convinta interpretazione
fotografica di un personaggio di rilievo.
Perché lo meritava».
Pier Paolo Pasolini al "Monte dei Cocci" (Roma, 1960) © Arch iv io Paolo Di Paolo
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