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ASPETTI GENERALI

Sommario:

1 IL COMPRENSORIO PAG. 01

1.1 Istituzione del comprensorio pag. 01

1.2 Delimitazione geografica del comprensorio pag. 01

1.3 Principali interventi nel comprensorio: cenni storici pag. 02

1.3.1 Ex Consorzio Atesino di bonifica di Trento pag. 02

1.3.2 Ex Consorzio Fersinale pag.05

1.3.3 Ex Consorzio Piana Rotaliana pag.07

2 PROFILO GEOGRAFICO E SOCIO ECONOMICO PAG.09

2.1 Profilo geografico pag.09

2.2 Profilo geologico pag. 13

2.3 Profilo socio economico pag. 14

2.3.1 Andamento demografico pag. 14

2.3.2 L’occupazione pag. 17

3 IL CLIMA PAG. 23

3.1 Le precipitazioni pag. 23

3.2 Le temperature pag. 29

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4 L’AMBIENTE PAG.31

4.1 Le riserve naturali pag. 32

4.1.1 I biotopi pag. 32

4.2 La biodiversità pag. 42

5 PERICOLOSITÀ E RISCHIO IDROGEOLOGICI: CRITERI DI INTERVENTO PAG. 44

5.1 Criteri di intervento pag. 47

5.1.1 Criteri generali pag. 47

5.1.2 Scelta del periodo di intervento pag. 47

5.1.3 Portata di progetto pag. 47

5.2 Criteri di manutenzione delle opere di difesa pag. 48

5.2.1 La manutenzione degli alvei pag. 49

5.2.2 Manutenzione delle opere di difesa pag. 50

6 SITUAZIONE ATTUALE DELLE OPERE IN GESTIONE AL CONSORZIO PAG. 51

6.1 Irrigazione pag. 51

6.2 Impianti idrovori pag. 52

6.3 Dipendenti pag. 53

6.4 Pricipali mezzi in dotazione pag.53

7 OPERE IN ESECUZIONE PAG. 54

8 PROGRAMMA TRIENNALE DI INTERVENTO PAG. 55

ALLEGATI: PAG. 58

A.1. Schede di progetto

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1. IL COMPRENSORIO

1.1 Istituzione del comprensorio

Il Consorzio Trentino di bonifica è stato istituito con deliberazione della Giunta provinciale

di Trento n. 2700 del 10 ottobre 2008, mediante la fusione dei Consorzi “Atesino”, “della Piana

Rotaliana” e “Fersinale” in attuazione della L.P. 3 aprile 2007, n.9 “ Disposizioni in materia di

bonifica e miglioramento fondiario, di ricomposizione fondiaria e conservazione dell'integrità

dell'azienda agricola e modificazioni di leggi provinciali in materia di agricoltura”.

La deliberazione di fusione prevede che la nascita della nuova persona giuridica,

denominata “Consorzio Trentino di bonifica” decorra dal primo gennaio 2009.

Il comprensorio del Consorzio è individuato dallo Statuto consortile, adottato con

deliberazione commissariale n.2 dell’11 gennaio 2011 ed approvato dalla Giunta Provinciale di

Trento con deliberazione n. 531 del 25 marzo 2011.

1.2 Delimitazione del comprensorio

Il comprensorio consortile si estende su Ha 10662, ricadenti interamente nella provincia di

Trento e così composti:

- Ha 7274 derivanti dalla fusione dei tre Consorzi citati al punti 1.1. I comprensori di detti

Consorzi erano limitrofi, quindi dalla loro fusione è risultato un unico comprensorio senza

soluzioni di continuità;

- Ha 3388 derivanti dall’ampliamento del Consorzio Trentino di bonifica, approvato dalla

Giunta provinciale di Trento con deliberazione n.2861 del 10 dicembre 2010 e riguardante i

Comuni catastali di Mori, Darzo e Lodrone.

La configurazione iniziale di almeno due dei Consorzi conglobati nel Consorzio Trentino, il

Consorzio Atesino e quello della Piana Rotaliana, comprendeva solo parzialmente alcune

particelle fondiarie perimetrali creando non pochi disagi per il calcolo delle superfici da

assoggettare a ruolo. Con l’applicazione del nuovo Piano di classifica, pubblicato nel gennaio

2011, queste situazioni sono state rettificate includendo od escludendo,in funzione di ogni singola

situazione, l’intera particella, ad esclusione delle strade in quanto, essendo molto lunghe e

intersecando spesso ortogonalmente il perimetro, per ragioni logiche e grafiche rimangono incluse

solo parzialmente.

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1.3 I principali interventi sul comprensorio-cenni storici.

Come già illustrato al paragrafo 1.1, il Consorzio Trentino di bonifica deriva dalla fusione di

tre preesistenti strutture che hanno attuato e gestito la bonifica e le opere idrauliche sui rispettivi

territori di competenza. I riferimenti storici saranno quindi suddivisi in base al Consorzio

interessato.

1.3.1 Ex Consorzio Atesino di bonifica di Trento.

Fino all'inizio del secolo XVIII l'Adige scorreva nella valle nell'alveo naturale caratterizzato

da ampie anse, allagando e distruggendo campagne e raccolti ogni qualvolta vi erano situazioni

meteorologiche avverse; in molti luoghi venivano segnalate situazioni malariche, i paesi e le stesse

città non erano sicure dalle minacce del fiume in piena e dei suoi affluenti.

Dal 1818 al 1826 furono eseguiti importanti lavori di rettifica dell' Adige nei comuni di

Romagnano, Besenello, Mattarello ed Aldeno e fu approvato un progetto di regimazione e

sistemazione dell'Avisio e del Fersina dal punto in cui uscivano dalle strette valli sino alla loro

confluenza con il fiume.

Fra il 1849 ed il 1853 venne eseguita la deviazione della confluenza del Noce da S.

Michele a Zambana. (loc. Pasqualine).

La legge provinciale (ex regime austro - ungarico) 23 aprile 1879 finanziò i lavori per

agevolare la coltivazione della pianura della Val d'Adige e risanare le condizioni igieniche e le

esposizioni malariche dei residenti: con essa venne istituito praticamente l'attuale Consorzio

Atesino, che si chiamò Consorzio regolazione Adige. Alle ingenti spese concorreva lo Stato con il

50%, la Provincia con il 30% ed il Consorzio obbligatorio col restante 20%.

Con la legge provinciale del 30 dicembre 1896 n. 51, le opere idrauliche e di bonifica

vennero assegnate per la manutenzione al Consorzio.

Dal 1919 al 1921, vennero eseguiti molti lavori di riparazione dei danni di guerra alle opere

idrauliche e di bonifica, spese queste che furono tutte rifuse dallo Stato italiano.

Fino al 1926 il Consorzio aveva funzionato come Consorzio idraulico di bonifica in base

allo Statuto approvato dall'ex regime austriaco, il quale non faceva distinzione specifica fra opere

idrauliche e di bonifica.

Con R.D.L. del 6 novembre 1926 n. 1870 le opere idrauliche sull'Adige ed affluenti,

passarono alla gestione diretta dello Stato, mentre le opere di bonifica furono affidate in

concessione al Consorzio, che fu trasformato in Consorzio di bonifica con nuovo Statuto.

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Con l'approvazione della legge n. 215/33 sulla bonifica integrale il Consorzio affrontò

gradatamente il problema della bonifica propriamente detta, costruendo in un primo tempo

adeguati canali a scolo naturale, per mezzo dei quali fu possibile bonificare e rendere coltivabile

gran parte del Comprensorio.

Dal 1931 al 1936 vennero approvati dal Ministero per l'Agricoltura e Foreste i progetti di

bonifica del Comprensorio che si estende in destra Adige dalla retta della statale di collegamento

di S. Michele con Mezzolombardo fino a Zambana, per una superficie di ha. 850.I principali lavori

sono:

Impianto idrovoro di Zambana;

Canali, sviluppo ml. 9.000 di lunghezza;

Strade, sviluppo ml. 7.000 di lunghezza;

Ponte in cemento armato sull'Adige a Nave s. Rocco lungo m. 105, largo m. 4 (ora passato alla

Provincia).

Dal 1935 al 1938 vennero approvati e finanziati i lavori di bonifica in sinistra Adige da S.

Michele sino all'argine destro del fiume Avisio su una superficie interessata di ha 650.

I principali lavori eseguiti sono:

Impianto idrovoro ai "Vodi";

Canali, sviluppo ml. 12.300;

Rifacimento di un ponte in legno sull'Adige, lungo m. 105 largo m. 4 (sostituito successivamente

con un ponte in cemento armato costruito da Genio Civile sulla strada di collegamento fra

Zambana e la SS. 12).

Nel 1953 si provvide ad installare una terza pompa idrovora a Zambana e per il bacino di

Lavis, in sinistra Adige, venne progettata la bonifica della zona a monte di Nave S. Felice I lavori

principali eseguiti furono:

Costruzione di impianto idrovoro;

Canali, sviluppo ml. 6.800.

Nel bacino generale il Consorzio affrontò il problema della bonifica per comprensori che,

per la loro limitata superficie, facilmente si prestavano ad essere bonificati: nel 1954 vennero

finanziati i lavori nell'alveo di Castelpietra su un comprensorio di ha 40.

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Si eseguirono i seguenti lavori:

Impianto idrovoro con due elettropompe;

Canali, sviluppo ml. 2740.

Nel 1962 fu la volta del progetto di bonifica di Besenello, con la costruzione di un impianto

idrovoro che interessa Ha 75

Canali, sviluppo ml. 1046.

Ancora nel 1962 fu realizzato il progetto di bonifica dell'Ischia Podetti con la costruzione

dell' impianto idrovoro che serve Ha 35.

Canali, m. 418 di lunghezza.

Nel 1965 toccò al progetto di bonifica in c.c. di Zambana, che interessa il comprensorio di

Ha 70 delle "Pasqualine" con la costruzione dell' impianto idrovoro.

Canali, m. 2686 di lunghezza.

Le eccezionali piene dell'Adige del 1960, 1965, agosto 1966 e la catastrofica alluvione del

novembre 1966 arrecarono considerevoli danni alle opere di bonifica ed a vaste zone agricole dei

bacini di Zambana, Lavis ed in destra orografica dell'Adige, da Mattarello ad Aldeno, interessando

centri abitati, zone industriali e commerciali.

Si rese quindi necessaria la progettazione e la realizzazione di opere imponenti di

sbarramento, di riparazione e di ricostruzione dei canali di scolo e la trasformazione degli impianti

idrovori, all'epoca spesso inattivi per mancanza di energia elettrica.

Il progetto è stato approvato e finanziato dallo Stato Italiano e dalla C.E.E.

Con quest'ultima iniziativa si sono potute realizzare le opere di scolo del sottobacino di

Romagnano, Mattarello, Aldeno, in destra Adige, interessanti una superficie di oltre 1000 ettari, ora

intensamente coltivata a frutteto. Il bacino è difeso dall'opera di sbarramento alla foce della fossa

Maestra di Aldeno ed è affrancato dall'allagamento dell'impianto idrovoro di Aldeno - Nomi dotato,

di quattro gruppi di sollevamento azionati da motori diesel della portata di 1700 l/sec. cadauno.

La sommaria descrizione che precede evidenzia le più significative opere realizzate dal

Consorzio per la bonificazione del territorio, attuate a seguito di necessità contingenti, più che a

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seguito di un organico e definito piano generale di bonifica anche se alla fine il risultato è

comunque apprezzabile.

Con la realizzazione di queste opere si è chiusa, sul finire degli anni '80, l'originaria e

principale funzione dell'Ente consortile, che era tesa ad eliminare le paludi, le aree malsane e

all'inalveazione dei principali corsi d'acqua E' rimasto all'Ente il primario compito di amministrare

utilmente la bonifica, mantenere in efficienza le opere e gli impianti, promuovere i miglioramenti

funzionali e gestionali tenendo sempre conto delle continue mutazioni d’uso del territorio.

Quest’ultimo aspetto implica assai spesso la necessità di adeguamento dell’operatività a

scelte di terzi, che il Consorzio deve subire.

1.3.2 Ex Consorzio Fersinale di bonifica di Trento

Il Consorzio Fersinale di Bonifica di Trento, fu istituito con i decreti capitanali di data 18

settembre 1814, n. 13679 e 28 maggio 1836 n. 7678-1228, ma in realtà la sua storia risale a molto

tempo prima.

Da molto tempo infatti, nella sua parte cittadina, esistevano quattro entità che avevano lo

scopo di proteggere i propri fondi dal torrente Fersina, mediante parziali separate difese. Una di

queste era chiamata Pretura, perché alla spesa concorreva tutto il territorio della pretura del

principato di Trento a norma del rescritto del Principe Vescovo Alessandro di Mazovia, del 5

settembre 1427; la Pretura era pubblica, diretta e amministrata dal Magistrato Consolare e

comprendeva il tratto di 547 pertiche (1 = 2,167 m.) di sponda destra del Fersina dal ponte

Cornicchio fino al ponte Regio (piazza Vicenza). Le altre tre erano private e quindi si governavano

con l’opera dei soci interessati: esse erano denominate dei Muredelli (Muredei), in destra, sotto il

ponte Regio per circa 300 pertiche, di Bolgher, in sinistra, dalla rupe di Mesiano fin quasi al ponte

Regio e del Salé, sempre in sinistra, per tenere sotto controllo l’arginazione dei due torrenti.

Successivamente i possessori dei terreni a destra ed a sinistra del torrente Fersina, visto

che gli sforzi disgiunti non riuscivano a contenerlo nel suo alveo, decisero nel 1807, di formare un

Consorzio di ambedue le sponde per una comune arginazione: in una seduta pubblica del 28

dicembre 1807 si decise di commissionare un progetto ad un tecnico idraulico. Dopo cinque anni di

rilievi fu redatto un progetto di “stabile e generale arginazione” che prevedeva:

l’inalveamento del torrente nel perginese dallo stretto di Ciuss (Canezza) allo stretto di

Cantanghel (Civezzano);

frequenti cateratte dallo stretto di Cantanghel al ponte Cornicchio;

regolamento del corso del Fersina dal ponte Cornicchio fino all’Adige con una arginazione

dolcemente curva, fra argini ristretti, con foce ad angolo possibilmente acuto.

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Gli argini proposti consistevano in palificate di legno, a tergo delle quali si potessero

costruire in seguito le muraglie.

Al fine di promuovere poi nelle forme legali una migliore e più energica generale difesa del

Fersina, in base all’unanime volere degli interessati, manifestato nel consesso del 28 dicembre

1807, con Dispaccio Prefettizio del 16 marzo 1813, fu costituito un Consorzio in luogo delle singole

antiche società fersinali; quel Consorzio fu attivato nel maggio del 1813.

Nel progetto di regimazione e sistemazione degli affluenti dell’Adige, nel 1846, la

Delegazione fersinale decise che anche il Fersina doveva essere trattato in collegamento con la

regolamentazione dell’Adige e così fu deliberato ed accolto un piano generale che prevedeva tra

l’altro:

l’abbassamento dell’alveo del torrente;

il rialzo della serra di Ponte Alto;

un vasto deposito di ghiaie dal ponte di Pergine alla gola di Cantaghel;

una scogliera a difesa della falda di Roncogno;

una serra a Cantanghel;

la deviazione del Fersina poco sotto la foce del Salé;

la sistemazione del ponte Cornicchio.

Il Consorzio Fersinale continuò la propria opera di amministrazione diretta del torrente fino

alla fine della prima guerra mondiale. Dopo il trattato di pace di “San Germano” (Saint Germain en

Laye (Parigi) 10/9/1919 (approvato con R.D. 8/2/1923, n. 375) del 1919, tutti i corsi d’acqua, le

sorgenti e le opere di difesa idraulica transitarono al demanio statale (Demanio pubblico – art. 822

c.c.) ex art. 9 del R.D. 30 dicembre 1920, n. 1890. Da quella data in poi il Consorzio Fersinale si è

occupato di garantire l’acqua per l’irrigazione ai propri consorziati con captazione mediante l’opera

di presa del Ponte Cornicchio; ciò attraverso la concessione di derivazione del Ministero dei Lavori

Pubblici di data 29 aprile 1932, n. 3269.

Per assolvere al meglio il servizio di irrigazione il Consorzio iniziò la progettazione di un

impianto irriguo che, con una portata di 400 litri al minuto secondo doveva consentire l’irrigazione

di 240 ettari di terreno. Tale era la superficie dei terreni coltivati a sud est della città.

I lavori di progettazione e realizzazione dell’acquedotto iniziarono nell’anno 1930 e si

protrassero, fra difficoltà burocratiche e problemi di realizzazione, fino al 1950. Il costo totale

dell’opera fu di lire 24.854.854,30.

L’impianto di irrigazione è tuttora funzionante anche se ridimensionato nella superficie da

irrigare.

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Recentemente i lavori eseguiti dal Comune di Trento sotto il ponte dei Cavalleggeri hanno

messo a nudo la tubazione che, passando sotto il letto del torrente Fersina, porta l’acqua anche ai

terreni siti in destra orografica.

Conseguentemente la presa d’acqua di ponte Cornicchio non era più utilizzabile per l’

impianto irriguo del Consorzio, e quindi ne sono state realizzate due più a valle.

Il renaio che un tempo costituiva parte del letto del torrente Fersina, dopo la costruzione

degli argini, avvenuta appunto – in più rimesse – nei secoli scorsi, rimase di proprietà del

Consorzio, che lo gestì in vario modo.

Alcuni lotti furono affittati ad aziende locali ad uso deposito, ma l’utilizzo più problematico

fu la concessione fatta al Comune di Trento per realizzare una discarica di rifiuti a cielo aperto.

Tale utilizzo si protrasse fino alla fine dell’ anno 1962 quando, a causa delle lamentele degli

abitanti della zona, la discarica fu chiusa.

Il renaio delle “Ghiaie” (“Acque Calde” per gli abitanti della città) ha costituito da sempre un

polmone libero da insediamenti industriali o abitativi e ciò ha consentito il suo attuale utilizzo e la

sua destinazione a zona a vocazione sportiva sulla quale si sono realizzati alcuni impianti sportivi

dando vita al centro sportivo “Le Ghiaie.”

1.3.3 Ex Consorzio della Piana Rotaliana.

Il Consorzio di bonifica " Piana Rotaliana " viene costituito con deliberazione della Giunta

Provinciale di Trento n. 1692 del 22 marzo 1985 e trae origine dalla scissione del Consorzio di

bonifica " Monte San Michele " in virtù delle norme di attuazione dello Statuto di autonomia delle

Province di Trento e Bolzano .Dall'originale Consorzio Monte - S. Michele di Egna, il cui

comprensorio si estendeva a cavallo fra le due Province di Trento nascono così i due consorzi

“Monte-Salorno” in provincia di Bolzano e “Piana rotaliana” in provincia di Trento.

La sede in un primo tempo stabilita a Mezzocorona fu successivamente spostata a San

Michele all'Adige.

La giurisdizione del Consorzio ricadeva in una superficie totale di ettari 1.016.- così

ripartita:

Comune di Mezzocorona ha 592

Comune di S. Michele ha 86

Comune di Roverè della Luna ha 208

Comune di Grumo ha 26

Comune di Faedo ha 104

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Il perimetro del Comprensorio consorziale, analogamente a quanto stabilito per l’ex

consorzio Atesino, con il quale non esiste soluzione di continuità, era stabilito entro la linea

delimitante la superficie della Valle dell'Adige sommersa dalla piena del 1882.

Per quanto riguarda le opere di bonifica ed idrauliche, ad inizio del ‘900 venne costruito un

sistema di collettori, parallelo all'Adige, costituito dalla fossa Grande di Caldaro, dalla fossa Piccola

di Caldaro e dal canale Siiti o "fossa di Salorno" che, attraverso la fossa Grande, adducono le

acque drenate nell'Adige, nei pressi di Grumo.

Fino al 2000 l'impossibilità di recapitare le acque in Adige provocava il loro rigurgito nei

collettori di drenaggio: sovente si sono prodotti allagamenti e rotte a causa della insufficienza del

contrasto alle piene delle sole arginature della fossa di Caldaro.

Solo dopo l'entrata in funzione della nuova idrovora alla foce della fossa di Caldaro la

situazione può essere gestita con sufficiente grado di sicurezza idraulica.

L’attività del neo costituito consorzio della Piana rotaliana, dal 1987, riguardava

prevalentemente l'esercizio e la manutenzione di una rete particolarmente complessa, sia per

l'articolato sistema idraulico da gestire e sia per l'obsolescenza delle opere avute in carico a

seguito dello scioglimento del Consorzio di Bonifica "Monte - San Michele".Incessanti attività di

impulso, nel corso di una ventina d'anni, (anche grazie al contributo di enti e società operanti sul

territorio) conseguirono il risultato del rifacimento di importanti tratti di canali artificiali

aumentandone il grado di sicurezza.

Lungo i 30 km di rete idraulica gestita, sono stati costruiti o ammodernati 9 impianti idrovori

di sollevamento con 23 elettropompe sommergibili.

La portata massima sollevabile totale è di 36,6 m3/s dei quali ben 30 m3/s determinati

dall'idrovora sulla foce della fossa di Caldaro.

Un cenno particolare merita la fossa di Caldaro: infatti, a seguito dei danni dell'evento

alluvionale dell'agosto 1987 e delle pressanti istanze del Consorzio, la Provincia Autonoma di

Trento nel corso di 20 anni, ha riattato con vari interventi le arginature della fossa nel tratto

trentino.

La soluzione adottata è stata di complemento alla realizzazione parallela di un impianto

idrovoro di sollevamento delle acque per scaricarle liberamente nell'Adige ed è consistita nella

ricalibratura delle sezioni di deflusso della fossa, nell'impermeabilizzazione delle sue arginature e

nell'innalzamento o costruzione delle strutture arginali pensili diaframmate, staticamente più

resistenti ed impermeabili.

Lo scopo di garantire l'impermeabilizzazione delle strutture arginali che devono contenere

le acque della fossa di Caldaro, è stato ottenuto con diaframmi in acciaio, spinti dalla sommità

arginale fino a conveniente profondità.

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2. PROFILO GEOGRAFICO E SOCIO ECONOMICO.

2.1 Profilo geografico

La superficie complessiva del comprensorio misura Ha 10662, comprensivi delle aree non

soggette a contribuenza perchè proprietà demaniali o per quanto previsto dal nuovo Piano

generale di classifica.

I Comuni amministrativi interessati, tutti parzialmente ad eccezione di Mori, sono 21( vedi

tab. n.1)

Comune Amministrativo

Superficie totale [ha]

Superficie interessata dal

Consorzio [ha]

Percentuale superficie comunale

interessata

Aldeno 898 405 45%

Besenello 2599 155 6%

Calliano 1016 62 6%

Faedo 1064 137 13%

Isera 1414 30 2%

Lavis 1244 722 58%

Mezzocorona 2542 675 27%

Mezzolombardo 1381 250 18%

Mori 1781 1781 100%

Nave San Rocco 492 489 99%

Nogaredo 364 56 15%

Nomi 649 267 41%

Pomarolo 926 39 4%

Roverè della Luna 1041 227 22%

Rovereto 5090 118 2%

San Michele all'Adige 530 270 51%

Storo

Trento 15794 2532 16%

Villa Lagarina 2409 36 1%

Volano 1076 247 23%

Zambana 1167 155 13%

TOT. 10662

Tabella 1

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Figura 1: I comuni amministrativi

I Comuni amministrativi

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Dal punto di vista catastale il Consorzio interessa 30 Comuni catastali. ( vedi tab. n. 2 e fig. n. 2)

Tabella 2

Codice Comune

Comune Catastale

Superficie totale [ha]

Superficie interessata dal Consorzio [ha]

Percentuale interessata

4 Aldeno 899 406 45%

22 Besenello 2599 154 6%

41 Brancolino 69 30 44%

56 Calliano I 115 45 39%

85 Castelpietra 189 16 9%

128 Darzo 577 577 100%

161 Gardolo 890 819 92%

170 Grumo 216 171 79%

174 Isera 276 11 4%

185 Lavis 1245 741 60%

195 Lodrone 1177 1177 100%

214 Marano 83 19 23%

222 Mattarello 1642 506 31%

224 Meano 1571 6 0%

232 Mezzolombardo 1384 250 18%

245 Mori 1781 1781 100%

250 Nave San Rocco 497 497 100%

253 Nogaredo 134 25 19%

255 Nomi 648 268 41%

282 Pomarolo I 594 32 5%

283 Pomarolo II 45 7 16%

305 Ravina 1138 118 10%

308 Romagnano 531 234 44%

322 Rovereto 791 96 12%

325 Sacco 222 22 10%

333 San Michele all'Adige 315 99 32%

406 Trento 1860 825 44%

436 Villa Lagarina 208 37 18%

442 Volano 1077 247 23%

443 Zambana I 733 152 21%

TOTALE 10662

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12

Figura 2:

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13

II territorio consorziale rappresenta quindi l’1,72% dell’intera superficie provinciale ( Ha

620688): una superficie relativamente esigua, ma altamente significativa dal punto di vista

ambientale ed economico . Occorre infatti considerare che si tratta di un territorio di fondovalle,

adiacente al corso d’acqua con il bacino idrografico più esteso della provincia, percorso

longitudinalmente da vie di comunicazione di rilievo internazionale (ferrovia ed autostrada del

Brennero), con una elevata densità di insediamenti urbani e produttivi ed un’elevata

concentrazione delle strutture di servizio.

A proposito della configurazione geografica del Consorzio occorre precisare che il corpo

centrale, situato sul fondovalle dell’Adige, è stato integrato nel 2010 con una consistente superficie

( Ha 3535) compresa nei Comuni di Mori e di Storo: si tratta di un ampliamento richiesto dalle

rispettive Amministrazioni comunali e dal CMF di Darzo e Lodrone per far fronte a specifiche e

problematiche situazioni idrauliche per le quali è stata ritenuta risolutiva l’Azione di bonifica

consorziale. Dette aree, per la verità, interessano solo poche centinaia di ettari ma, a titolo

cautelativo, si è preferito interessare all’ampliamento gli interi comuni catastali di Darzo, Lodrone e

Mori.

2.2 Profilo geologico.

La Valle dell'Adige rappresenta un solco glaciale di sedimentazione del trasporto

alluvionale delimitato ad est e ad ovest da pareti e versanti rocciosi e solcata nel mezzo dal fiume

Adige. Fino agli inizi dell’800, la ridotta pendenza e la maggiore ampiezza dell'alveo naturale del

fiume Adige hanno favorito il deposito dei sedimenti alluvionali in occasione delle esondazioni

verificatesi nel corso dei secoli.

Il fondo valle è quindi occupato da depositi glaciali ricoperti da alluvioni recenti: nell’area

corrispondente al comprensorio dell’ex consorzio della Piana rotaliana,si sono riscontrati frequenti

orizzonti torbosi.

Infatti, le indagini geognostiche superficiali eseguite per la redazione dei vari progetti e

consistite in sondaggi meccanici e in prove penetrometriche statiche, hanno indicato l'importanza

di spessore dei depositi torbosi o argillosi molli, caratterizzati da bassa portanza, alta

compressibilità e scarsa permeabilità.

Tali difficili condizioni, in quelle zone, limitano fortemente !a durata nel tempo dei manufatti

e delle infrastrutture richiedendo costanti opere di manutenzione.

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14

2.3 Profilo socio-economico.

Nella trattazione dei dati che seguono, relativi all’aspetto socio economico connesso al

Piano Generale di bonifica, si trascureranno quelli relativi ai Comuni di Storo e di Mori in quanto,

data la loro consistenza territoriale, assolutamente non corrispondente alla rilevanza dal punto di

vista dell’operatività del Consorzio in quei Comuni, potrebbero incidere sulle considerazioni finali a

supporto del Piano Generale stesso.

2.3.1 Andamento demografico.

Il numero degli abitanti presenti nel 2010 nei comuni interessati dal comprensorio risultava

pari a 203550, corrispondenti al 39.16% della popolazione provinciale.

Il dato risulta particolarmente eloquente se si pone in relazione con la percentuale di

territorio provinciale occupata dal comprensorio consorziale che è dell’1,72 %: infatti la densità

degli abitanti nel perimetro consorziale ammonta a 488 abitanti/chilometro quadrato ( all’anno

2010), mentre la densità media provinciale è di 84 abitanti per chilometro quadrato.

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Figura 3: Dinamica demografica del periodo 1981-2010 nei comuni interessati e limitrofi

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Un’analisi delle dinamiche demografiche in atto (tabella 3) rivela che nel periodo 1961-

2010 si è registrato un incremento della popolazione, considerando la totalità dei comuni

interessati, di 69.738 unità, pari al 52%; prendendo in esame, invece, l’incremento della

popolazione provinciale per lo stesso periodo si registra un aumento del 20,71%.

Questo dato testimonia che l’area del consorzio, oltre ad avere una elevata densità di

popolazione rispetto alla media provinciale ( nel 2010 488 abitanti/Km quadrato contro gli 84 a

livello provinciale), è stata interessata anche da un forte incremento demografico e quindi da tutte

le pressioni di carattere antropico che questo comporta.

L’elevata antropizzazione di alcune aree consorziali trova conferma dall’analisi della

situazione del comune di Trento nel quale, nel 2010, la popolazione rappresenta il 56,75% della

popolazione dell’intero Consorzio.

Comune 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2010 Var.

1961-2010

Var. 1991-2010

Densità 2010

[ab./km²]

Aldeno 1982 1874 1851 1919 1990 2146 2265 2325 2815 2990 50% 29% 333

Besenello 1761 1626 1543 1564 1518 1488 1482 1531 1753 2419 59% 58% 93

Calliano 959 930 837 883 934 1003 1019 957 1097 1580 69% 65% 156

Faedo 753 715 651 632 560 464 443 538 554 601 7% 12% 56

Isera 1856 1913 1933 1860 1847 2135 2148 2235 2469 2592 40% 16% 183

Lavis 3711 3767 3695 4206 4477 5390 6309 6657 7591 8588 92% 29% 690

Mezzocorona 3142 3263 3312 3551 3639 4091 4366 4345 4711 5137 41% 18% 202

Mezzolombardo 4721 4521 4309 4795 4873 5135 5418 5375 5941 6801 40% 27% 492

Nave San Rocco 546 586 588 732 780 804 873 932 1208 1389 78% 49% 282

Nogaredo 1196 1248 1214 1249 1260 1368 1506 1582 1663 1946 54% 23% 535

Nomi 1068 1198 1268 1204 1208 1194 1126 1126 1286 1298 7% 15% 200

Pomarolo 1349 1332 1203 1360 1293 1290 1647 2010 2125 2365 83% 18% 255

Rovere della Luna 1276 1410 1389 1510 1399 1392 1394 1372 1472 1581 13% 15% 152

Rovereto 20097 20358 20758 22645 25638 29614 33147 32923 33422 37566 47% 14% 738

San Michele 1256 1334 1249 1356 1531 1745 1922 2072 2399 2803 83% 35% 529

Trento 51174 55054 56656 62887 75753 91768 99179 101545 104946 115511 52% 14% 731

Villa Lagarina 2356 2214 2327 2359 2205 2438 2677 2842 3129 3634 65% 28% 151

Volano 1745 1761 1798 1957 2062 2420 2448 2470 2801 3083 50% 25% 287

Zambana 450 515 555 693 845 1372 1676 1593 1585 1666 97% 5% 143

TOTALE 101398 105619 107136 117362 133812 157257 171045 174430 182967 203550 52% 17% 488

Provincia Trento 404237 384125 370739 394704 412104 427845 442845 449852 477017 519800 26% 16% 84

Tabella 3: evoluzione demografica dei Comuni del comprensorio nel periodo 1921-2010

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17

E’ interessante notare come l’incremento della popolazione nel periodo 1961-2010, nei

comuni del comprensorio consortile sia più elevato di quello medio del territorio provinciale: il

divario diventa ancor più significativo per i comuni situati a ridosso di Trento e Rovereto come

Lavis,, Nave San Rocco, Besenello, San Michele, Zambana. E’ l’evidente testimonianza di un

fenomeno di urbanesimo che ha creato una forte domanda di alloggi in un contesto con oggettive

difficoltà di espansione edilizia. Il divario fra domanda ed offerta ha inevitabilmente influito sui

prezzi dirottando di conseguenza l’edificazione sulle periferie sempre più lontane. Il Piano di

bonifica, quale strumento dinamico di gestione idraulica della bonifica, deve considerare le

intervenute modifiche d’uso del territorio non solo per la collocazione e la tipologia di opere da

realizzare ma anche per adeguare alle situazioni più diverse le modalità di manutenzione. Sovente

infatti, l’espansione edilizia non ha tenuto in debito conto le esigenze manutentorie delle opere di

scolo consorziali dando ad esempio corso a tombinature di tratti di fossa senza adeguate strutture

di ispezione o precludendo la possibilità di intervento meccanico per la manutenzione.

2.3.2 L’occupazione

Nei comuni interessati dal comprensorio del Consorzio la popolazione attiva (***)

rappresenta nel 2001 il 43% di quella totale. I dati risultano molto omogenei, distanziandosi poco

dalla media (43%); il comune a vantare il tasso di attività più elevato risulta San Michele all’Adige

con un valore del 47%; il valore più basso, 39% si riscontra per Nomi.

Si può notare che il tasso sia in generale in aumento ovunque dal 1971 dopo che nel

periodo 1961-1971 aveva avuto un calo medio del 4%.

(***) Per popolazione attiva si intende l’insieme delle persone di età non inferiore ai 15 anni che, alla data del censimento, risultano:

1. occupate, esercitando in proprio o alle dipendenze altrui una professione, arte o mestiere; 2. disoccupate, ovvero hanno perduto il precedente lavoro e sono alla ricerca di

un’occupazione; 3. momentaneamente impedite a svolgere la propria attività lavorativa poiché inquadrabili come:

militari di leva (o in servizio civile), volontari, richiamati; ricoverati da meno di due anni in luoghi di cura e assistenza; detenuti in attesa di giudizio o condannati a pene inferiori a 5 anni;

4. alla ricerca di prima occupazione, non avendone mai svolta alcuna in precedenza.

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Comune 1961 1971 1981 1991 2001

Aldeno 717 36% 775 36% 841 37% 1017 44% 1274 45%

Besenello 539 36% 564 38% 550 37% 606 40% 746 43%

Calliano 343 37% 346 34% 376 37% 431 45% 502 46%

Faedo 205 37% 171 37% 168 38% 218 41% 229 41%

Isera 739 40% 774 36% 860 40% 918 41% 1062 43%

Lavis 1609 36% 1792 33% 2436 39% 2923 44% 3518 46%

Mezzocorona 1293 36% 1417 35% 1657 38% 1793 41% 2122 45%

Mezzolombardo 1827 37% 1791 35% 2079 38% 2249 42% 2607 44%

Nave San Rocco 317 41% 275 34% 363 42% 409 44% 537 44%

Nogaredo 507 40% 502 37% 594 39% 643 41% 714 43%

Nomi 445 37% 423 35% 365 32% 392 35% 497 39%

Pomarolo 602 47% 454 35% 663 40% 892 44% 988 46%

Rovere della Luna 575 41% 504 36% 524 38% 590 43% 668 45%

Rovereto 10700 42% 10679 36% 13095 40% 13928 42% 14274 43%

San Michele 532 35% 633 36% 736 38% 883 43% 1121 47%

Trento 28683 38% 31727 35% 38131 38% 43432 43% 45928 44%

Villa Lagarina 797 36% 865 35% 1033 39% 1210 43% 1383 44%

Volano 785 38% 834 34% 925 38% 1052 43% 1264 45%

Zambana 315 37% 452 33% 646 39% 702 44% 703 44%

TOTALE 51530 39% 54978 35% 66042 38% 74288 42% 80137 43%

Tabella 4: popolazione attiva e percentuale sulla popolazione totale nei comuni interessati dal comprensorio [1].

Esaminando il solo settore dell’agricoltura (Tabella 5), il calo, in termini assoluti e

percentuali è continuo dal 1961 ad oggi con una tendenza alla stabilizzazione del tasso intorno

all’1%.

Nel dettaglio i dati 2001 mettono in luce come nei comuni di Trento e Rovereto il tasso di

addetti al settore primario sono inferiori all’1%, mentre valori percentuali più alti, superiori al 3%, si

hanno per Aldeno, Lavis, San Michele e Volano; l’estremo superiore spetta a Nave San Rocco con

l’ 8.4%.

La variazione 1981-2001 evidenziata con le frecce in figura 4 mostra come l’unico comune

in cui il tasso sia cresciuto, seppur di poco, sia Lavis.

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Figura 4

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Comune 1961 1971 1981 1991 2001

Aldeno 317 15.9% 248 11.6% 204 9.0% 130 5.6% 125 4.4%

Besenello 160 10.5% 139 9.3% 56 3.8% 51 3.3% 40 2.3%

Calliano 86 9.2% 33 3.3% 30 2.9% 30 3.1% 13 1.2%

Faedo 142 25.4% 72 15.5% 45 10.2% 58 10.8% 55 9.9%

Isera 239 12.9% 92 4.3% 49 2.3% 32 1.4% 33 1.3%

Lavis 412 9.2% 254 4.7% 213 3.4% 214 3.2% 244 3.2%

Mezzocorona 502 13.8% 321 7.8% 304 7.0% 225 5.2% 287 6.1%

Mezzolombardo 366 7.5% 222 4.3% 182 3.4% 137 2.5% 115 1.9%

Nave San Rocco 168 21.5% 118 14.7% 122 14.0% 107 11.5% 101 8.4%

Nogaredo 183 14.5% 123 9.0% 63 4.2% 60 3.8% 43 2.6%

Nomi 144 11.9% 99 8.3% 47 4.2% 39 3.5% 33 2.6%

Pomarolo 194 15.0% 65 5.0% 47 2.9% 43 2.1% 36 1.7%

Roveré della Luna 226 16.2% 172 12.4% 122 8.8% 125 9.1% 107 7.3%

Rovereto 599 2.3% 196 0.7% 181 0.5% 186 0.6% 176 0.5%

San Michele 165 10.8% 114 6.5% 101 5.3% 90 4.3% 86 3.6%

Trento 2341 3.1% 1204 1.3% 851 0.9% 819 0.8% 830 0.8%

Villa Lagarina 243 11.0% 98 4.0% 52 1.9% 48 1.7% 20 0.6%

Volano 169 8.2% 114 4.7% 91 3.7% 78 3.2% 86 3.1%

Zambana 169 8.2% 114 4.7% 91 3.7% 78 3.2% 86 3.1%

TOTALE 6752 5.0% 3742 2.4% 2816 1.6% 2512 1.4% 2463 1.3%

Tabella 5: Valori assoluti e percentuali della popolazione attiva nel settore agricolo nei comuni interessati

I dati più recenti relativi agli addetti al settore agricolo provinciale sono forniti dall’APIA

(Archivio provinciale imprese agricole) e risalgono al 31 dicembre 2009. Confrontando i dati con

quelli della tabella n.5 si possono notare situazioni diversificate nei comuni esaminati: per alcuni il

trend di contrazione degli addetti è continuato con picchi in certi casi significativi ( comune di

Trento), in altri la situazione è rimasta costante (Aldeno e Calliano) mentre nei comuni della

Lagarina ( Besenello, Isera, Nogaredo, Nomi, Pomarolo e Villa Lagarina) gli addetti sono

aumentati.

Mentre in termini assoluti gli iscritti alla sezione prima sono l’88,22 % rispetto a quelli della

sezione seconda, il rapporto è assolutamente variabile nei singoli comuni passando dal 12,76% di

Villa Lagarina al 171,74% di Aldeno.

L’analisi della distribuzione degli addetti per classi di età evidenzia lo scarso flusso di

giovani leve, più marcato per la sezione seconda dove i giovani fra i 18 ed i 35 anni rappresentano

appena il 2,37%.

Gli addetti a titolo principale di età compresa fra i 36 ed i 50 anni sono il 36%

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Comune Totale Iscritti

Sez.1 Sez.1 18-35

Sez.1 36-50

Sez.1 51-64

Sez.1 >65

Sez.2 Sez.2 18-35

Sez.2 36-50

Sez.2551-64

Sez.2 >65

Aldeno 125 79 9 28 33 9 46 3 7 13 23

Besenello 55 29 2 10 11 6 26 1 2 10 13

Calliano 13 8 - 4 2 2 5 - 1 - 4

Faedo 45 27 5 10 10 2 18 2 6 6 4

Isera 59 17 2 4 8 3 4 2 4 13 14 11

Lavis 173 93 14 32 32 15 80 - 11 32 37

Mezzocorona 166 86 13 35 35 15 80 - 11 32 37

Mezzolombardo 99 43 14 15 20 4 56 2 4 25 25

Nave San Rocco 75 52 7 20 18 7 23 - 8 8 7

Nogaredo 58 19 1 9 4 5 39 1 6 16 16

Nomi 47 21 1 5 7 8 26 - 4 9 13

Pomarolo 56 15 3 5 5 2 41 - 6 20 15

Roveré della Luna 90 56 5 18 17 16 34 - 5 4 25

Rovereto 129 29 3 10 8 8 100 1 18 39 42

San Michele 71 31 2 16 7 6 40 1 7 15 17

Trento 540 265 36 96 85 48 275 7 53 100 115

Villa Lagarina 53 6 1 2 2 1 47 2 12 17 16

Volano 69 34 1 12 13 8 35 - 9 9 17

Zambana 49 19 3 3 10 3 30 1 9 14 6

Totali 1982 929 122 334 327 168 1053 25 192 383 443

Tabella 6: Iscritti all’APIA al 31 dicembre 2009

Il criterio qui applicato per classificare gli addetti all’agricoltura si basa sull’attività

effettivamente svolta, distinguendo quella a titolo principale (per tempo e per reddito) da quella

secondaria.

Lo statuto del Consorzio, ai fini della composizione del Consiglio dei delegati, distingue i

consorziati in due comparti: quello agricolo e quello urbano. In effetti il criterio per definire un

consorziato quale “agricolo” prescinde dall’attività del soggetto e tiene conto della composizione

della sua proprietà ricadente nel Consorzio: è “agricolo” se nelle superfici che rappresenta in seno

al consorzio prevalgono quelle fondiarie, mentre se prevalgono le superfici edificiali è classificato

“urbano”.

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Tabella 7: Distribuzione dei Consorziati per comparto. (dati 2009)

4410; 54%

3788; 46%

agricoli

urbani

Figura 5: Rapporto fra “agricoli” e “urbani” come definiti dallo Statuto consorziale (dati 2009)

L’attività di bonifica è storicamente legata all’uso agricolo del territorio nonostante

l’incremento, accentuato negli ultimi decenni, dell’urbanizzazione di terreni consorziati,

specialmente nella valle dell’Adige.

Le scelte operate a livello statutario per la composizione del Consiglio di amministrazione

tengono conto di questo approccio, assicurando una massiccia maggioranza alla componente

“agricola” individuata però non in base all’effettiva attività ma alla caratteristica della proprietà: in

altri termini è ampiamente garantita la maggioranza alla proprietà fondiaria rispetto a quella

edificiale.

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

4500

agric. APIA agric. Cons. urbani

agric. APIA

agric. Cons.

urbani

Consorziati “agricoli” Consorziati “urbani” Totale

4410 3788 8198

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23

3. IL CLIMA

3.1 Le precipitazioni

Per lo studio delle precipitazione nel comprensorio si fa riferimento alle numerose stazioni

meteorologiche presenti all’interno o in prossimità dello stesso, gestite dalla Provincia Autonoma di

Trento, eccetto la stazione meteorologica di Ora, gestita dalla Provincia Autonoma di Bolzano.

Tabella 8: Stazioni meteorologiche interessate per il comprensorio del Consorzio.

Nome stazione Quota

(m s.l.m.) Coordinate

EST Coordinate

NORD

PRECIPITAZIONI TEMPERATURE

Anni Analizzati

Precipitazione media annua

(mm)

minima massima

Gennaio Luglio

Anni media Anni media

Aldeno 182 1'662'090 5'092'623 48 1025.7 14 -2.2 14 31.7

Brentonico 693 1'651'759 5'075'618 49 1130.8 40 -2.8 40 15.9

Centa 815 1'673'116 5'093'182 47 1158.2 60 -3.6 60 23.1

Cles 665 1'656'283 5'136'296 49 848.5 68 -5.1 68 26.4

Folgaria 1140 1'668'428 5'086'815 45 1206.8 57 -4.2 57 22.5

Lago Delle Piazze/Piazze di Piné 1028 1'675'779 5'113'773 34 950.5 19 -5.7 19 23.4

Lago di Cavedine 245 1'651'129 5'095'290 12 920.8 12 -1.6 12 27.7

Lavis 230 1'663'663 5'111'634 30 1021.5 - - - -

Mezzolombardo 225 1'661'497 5'120'004 49 929.5 75 -2.8 74 28.4

Monte Bondone 1500 1'659'039 5'097'621 36 1295.8 36 -6.4 36 19.1

Ora 250 1'677'024 5'135'018 24 799.9 25 -3.8 25 29.8

Paganella 2125 1'657'386 5'112'007 42 776.5 66 -8.2 66 14.2

Pergine 475 1'673'027 5'103'422 48 978.4 72 -5.1 72 25.9

Ronzo 974 1'651'490 5'083'819 34 1246.7 57 -3.6 57 22.5

Rovereto 203 1'658'594 5'084'555 50 971.4 71 -2.2 71 29.7

San Michele All'Adige 205 1'664'575 5'117'680 21 867.7 30 -2.7 30 29.3

Santa Massenza (Centrale) 245 1'653'233 5'103'289 28 849.9 28 -0.4 28 26.8

Sant'Orsola 930 1'677'951 5'108'546 49 902.2 61 -4.2 60 24.9

Spormaggiore 655 1'657'968 5'119'706 47 995.5 14 -3.5 14 27.7

Terragnolo (Piazza) 800 1'666'947 5'082'940 49 1171.9 11 -3.8 14 26.4

Trento (Laste) 312 1'665'182 5'104'271 50 940.9 84 -2.2 84 28.8

Zambana 201 1'660'612 5'113'545 40 984.8 7 -3.5 6 30.9

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Figura 6: Ubicazione delle stazioni di interesse per il comprensorio del Consorzio Trentino di bonifica e identificazione delle aree di influenza mediante il metodo dei topoieti.

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La carta delle isoiete evidenzia altezze medie annue di precipitazione, all’interno dei confini

del territorio gestito dal Consorzio Trentino di Bonifica comprese tra gli 850 mm e i 1050 mm.

Si riscontra una sostanziale omogeneità del territorio, con differenze localizzate che non

permettono di individuare un andamento prevalente delle precipitazioni.

Figura 7: Valori medi annui di precipitazione nel comprensorio del Consorzio Trentino di Bonifica.

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Per conferire al Piano Generale di bonifica l’opportuno carattere di continuità con l’attività

svolta nel periodo più recente, individuato negli ultimi due decenni, si è analizzata la relativa

pluviometria riferita ad alcune località di fondovalle (Fig. 10)

Tabella 9: Dati pluviometrici forniti da Meteotrentino

ANNO MEZZOLOMBARDO SAN MICHELE a/A TRENTO

RONCAFORT ALDENO ROVERETO TOTALI

1990 904.4 851.0 954.4 942.4 862.0 4514

1991 467.6 327.0 721.2 780.2 808.2 3104

1992 1071 1055 1285 1267 1156 5834

1993 765.2 777.0 1024 1003 918.2 4487

1994 894.4 773.4 943.8 793.2 938.6 4343

1995 648.8 627.0 872.8 721.2 786.2 3656

1996 1135 1011 1216 1098 1066 5526

1997 842.8 110.2 896.0 838.6 685.4 3373

1998 873.6 917.2 978.9 908.4 887.2 4565

1999 950.4 921.2 1025 1048 963.0 4908

2000 1253 1152 1267 1226 1127 6025

2001 842.8 928.6 874 1006 823.0 4474

2002 1033 1121 1361 1224 1206 5945

2003 658.4 674.2 741.2 853.8 812.2 3740

2004 645.6 611.6 846.8 776.4 931.6 3812

2005 537. 14.2 661.8 870.8 761.8

2006 092.0 627.8 777.8 757.0

2007 43.8 154.2 432.4

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0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Figura 8: Precipitazioni dal 1990 al 2004 . nei comuni di Mezzolombardo, San Michele a/A, Trento, Romagnano Aldeno e Rovereto (dati da Meteotrentino)

Gli eventi significativi verificatisi nel 2000 e nel 2002, preceduti da quelli degli anni 1992

e1996, hanno influito sulla programmazione degli interventi di difesa idraulica dando corso ad una

fase di progettazione e di realizzazione di opere che deve ancora ultimarsi e che è descritta nel

paragrafo 1.3.

In particolare, l’autunno del 2000 è stato caratterizzato da fortissime precipitazioni, di entità

superiore ai livelli registrati dal 1921 sia per il mese di novembre che per i mesi di novembre e

ottobre assieme.

Eventi di tale portata, che sembrano verificarsi con maggiore frequenza negli ultimi

anni,devono essere tenuti in considerazione nella definizione del Piano generale di bonifica sia

programmando le necessarie nuove opere, sia adeguando il modo di operare del Consorzio alle

mutate condizioni del territorio.

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Occorre infatti tener conto:

della continua, progressiva urbanizzazione del territorio, con la destinazione ad aree per

insediamenti abitativi o produttivi di zone anche notoriamente poco vocate, come varie

località site a quote più basse delle zone circostanti e soggette in passato a continui

allagamenti; tali allagamenti periodici, se di breve durata, possono essere sopportati senza

danni da zone agricole, mentre sono sempre fonte di danni per insediamenti civili;

della conseguente necessità di ridisegnare la rete scolante e la distribuzione degli impianti

di pompaggio in funzione della mutata destinazione del territorio;

della necessità di occorre programmare per il futuro la destinazione del territorio in modo

più lungimirante, evitando, se possibile, di utilizzare aree ad elevato costo di

urbanizzazione e comunque eseguendo le opere di urbanizzazione, prima degli

insediamenti; anche la progettazione dei fabbricati dovrebbe essere adeguata ai rischi di

allagamento, prevedendo che i locali interrati o parzialmente allagabili non contengano

quadri elettrici, contatori del gas o simili, ma siano invece facilmente sezionabili,

mantenendo così la possibilità di utilizzare ledificio anche se parzialmente allagato;

della necessità,nelle campagne, di mantenere i fossi esistenti (o almeno prevedere dei filari

di piante a quota più bassa degli adiacenti, che possano consentire lo sgrondo delle

acque), anche se sembrano inutili per lunghi periodi, perché consentono il drenaggio delle

acque, ma hanno anche una preziosa funzione di invaso e quindi laminazione delle piene;

della necessità di controllare i pozzi del fondovalle, soprattutto vicino al fiume, per evitare

eventuali fuoriuscite di acqua in caso di alto livello dell’Adige;

della necessità di immettere le acque bianche degli insediamenti civili e produttivi in fosse

o buche a lenta infiltrazione, ovunque sia possibile o, in alternativa, vanno imposte della

vasche di laminazione per i nuovi insediamenti, così da non peggiorare, almeno, la

situazione esistente;

della possibilità di trasporto solido veicolato dai rivi montani e dalle canalizzazioni delle

acque bianche, che si deposita nelle fosse di bonifica in conseguenza della diminuzione di

velocità dell’acqua non appena la pendenza dei canali diminuisce, passando dai fianchi

delle montagne al fondovalle.

Il Servizio Bacini Montani, con la realizzazione di numerose vasche di decantazione, ha

ridotto drasticamente il fenomeno del deposito che può essere tenuto sottocontrollo grazie

ad una congiunta ed attenta manutenzione sia delle fosse, da parte del Consorzio con

periodici spurghi, sia delle citate vasche di decantazione da parte del Servizio Bacini

Montani.

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di conseguenza è indispensabile costruire le vasche di sedimentazione di adeguata

capacità, ove mancanti e pulirle con regolarità; non tutto il trasporto solido può essere

fermato ed in parte comunque defluisce lungo i canali di bonifica, dove la ridotta velocità

consente una progressiva sedimentazione e comporta di conseguenza oneri di

manutenzione continui, che vanno rimborsati.

3.2 Le temperature

Nel comprensorio del Consorzio Trentino di Bonifica, i valori medi delle temperature

minime del mese di gennaio oscillano tra -3.5°C e -2.1°C (Figura 10). La carta delle isoterme

indica una sostanziale uniformità su tutta l’area gestita, con temperature minime uniformi su tutta

l’area pianeggiante e un leggero decremento verso le zone collinari.

Le temperature massime di luglio oscillano tra 28°C e 32°C (Figura 11). I valori di

temperatura si mantengono anche in questo caso pressoché uniformi su tutto il territorio gestito, a

conferma della più generale uniformità climatica.

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Figura 9: Media delle minime Figura 10: Media delle massime del mese di gennaio del mese di luglio.

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4. L’AMBIENTE

Negli ultimi decenni si è sempre più affermata l’attenzione per l’ambiente, con una

crescente sensibilità per i problemi connessi. Il fenomeno ha interessato anche il settore della

bonifica che è stato pienamente coinvolto: agli inizi degli anni ’90, in occasione di un convegno

nazionale dell’ANBI a San Donà di Piave fu dichiarata conclusa l’epoca storica della bonifica intesa

come attività di recupero delle terre alla coltivazione, per dare avvio alla nuova fase ambientale.

L’attenzione all’ambiente è diventata ormai prassi consolidata e si manifesta nella

quotidianità attraverso azioni concrete quali, ad esempio, la calendarizzazione dello sfalcio delle

fosse tenendo conto delle fasi di procreazione della fauna (presenza di nidi, cuccioli).Da tempo si è

abbandonata la pratica della cementificazione delle sponde e del fondo delle fosse: sono interventi

che, se da un lato agevolano molto la manutenzione annuale con significativi risparmi,dall’altra

mortificano pesantemente la presenza di fauna e flora.

Il comprensorio consorziale è interessato da alcune riserve naturali.

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4.1 Le riserve naturali

La LP 23 maggio 2007 n°11 definisce al titolo V il sistema delle aree protette del Trentino.

In particolare, all’art.34, punto c) vengono descritte le riserve naturali provinciali come “territori di

rilevanza provinciale, destinati specificamente alla conservazione di una o più specie

naturalisticamente rilevanti della flora e della fauna o di uno o più ecosistemi importanti per la

diversità biologica e per il mantenimento delle risorse genetiche.”

In sostanza con la nuova legge vengono accorpate in un unico sistema di gestione le aree

precedentemente conosciute come biotopi di interesse provinciale, parte dei quali mantiene questa

definizione fino all'istituzione della corrispondente riserva naturale, e quelle conosciute come

riserve naturali integrali o guidate.

4.1.1 I biotopi

I biotopi provinciali sono stati definiti dalla Legge Provinciale n. 14 del 23 giugno 1986 ed

individuati per la prima volta sulle cartografie del Piano Urbanistico Provinciale (P.U.P.), in

occasione della revisione ventennale 1987.

Costituiti per lo più da aree di piccole dimensioni, concentravano la tutela su ambienti

particolari, un tempo molto diffusi ma divenuti oggi assai rari, soprattutto zone umide quali stagni,

paludi e torbiere, dove vivono piante e animali minacciati di estinzione. Lo stesso termine biotopo

significa letteralmente "luogo di vita".

Nel comprensorio consorziale, o in adiacenza dello stesso, si trovano i seguenti biotopi:

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La Rupe:

Tipologia: fiume e vegetazione ripariale

Nome locale: La Rupe

Nome topografico: -

Comuni: Mezzolombardo e Nave San Rocco

Comprensorio: C.5 - Valle dell'Adige

Quota media: m 210

Superficie: 42 ha circa

Principali motivi di interesse naturalistico: ambiente fluviale naturale; vegetazione ripariale;

Ittiofauna; anfibi; avifauna acquatica.

Il Biotopo "La Rupe" costituisce uno degli ultimi lembi dell'antico paesaggio fluviale che

caratterizzava il corso dei principali fiumi e, in particolare, il fiume Adige con i suoi affluenti. In

passato i corsi d'acqua si snodavano sull'ampio fondovalle formando meandri e zone umide di

varia tipologia. Caratterizzati da una ricca vegetazione, questi ambienti rappresentavano l'habitat

per la sosta, lo svernamento e la riproduzione di numerose specie animali, molte delle quali sono

oggi scomparse. Ai giorni nostri questi ambienti umidi sono divenuti assai rari, soprattutto a causa

delle profonde alterazioni provocate dalle bonifiche.

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Il Biotopo La Rupe è situato lungo il torrente Noce, in un'area detta "Piana Rotaliana",

antistante l'imbocco della Val di Non. L'origine del Biotopo è dovuta alle opere di sistemazione

idraulica realizzate nel secolo scorso dall'Amministrazione Statale Austroungarica: il corso del

torrente Noce, che un tempo raggiungeva il fiume Adige all'altezza dell'abitato di San Michele,

venne deviato a sud dell'abitato di Mezzolombardo attraverso un nuovo alveo lungo circa 7

chilometri e rivestito interamente di pietrame. Nel 1926, in coincidenza di una piena, il Noce ruppe

l'argine destro assestandosi nel nuovo letto, parallelo a quello artificiale, ove scorre tuttora.

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Foce dell’Avisio

Tipologia: greto fluviale e bosco igrofilo

Nome locale: Pont dei Vodi

Nome topografico: Foci dell'Avisio

Comuni: Lavis, Trento e Terlago

Comprensorio: C.5 - Valle dell'Adige

Quota media: m 200

Superficie: 100 ha circa

Principali motivi di interesse naturalistico: avifauna acquatica e migratoria; Anfibi

Delibera istitutiva

Modifica alla legge istitutiva

Seconda modifica alla legge istitutiva

Terza modifica alla legge istitutiva

Quarta modifica alla legge istitutiva

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Il Biotopo "Foci dell'Avisio" si trova lungo il tratto terminale del Torrente Avisio, dall'abitato

di Lavis fino alla sua confluenza nel Fiume Adige.

Esso possiede un notevole valore naturalistico, in quanto rappresenta una delle poche

aree, lungo il fondovalle dell'Adige, ancora non occupate da insediamenti urbani e colture agricole;

inoltre costituisce uno tra i pochissimi tratti di corso d'acqua fondovallivo non ancora stravolto da

interventi di canalizzazione. È però un territorio che nei decenni precedenti all'istituzione del

Biotopo ha subìto delle sensibili alterazioni a causa di varie attività antropiche, quali principalmente

cave di sabbia, ingenti movimenti di terra, manovre militari, motocross, caccia intensa e pascolo

indiscriminato di ovini.

Grazie ai vincoli di tutela è stato possibile rimuovere queste fonti di disturbo, cosicché

l'area sta progressivamente riappropriandosi degli originari caratteri di naturalità e recuperando le

proprie potenzialità ecologiche, anche tramite la realizzazione di importanti interventi di restauro

ambientale.

Per aspetti naturalistici di rilevante interesse e per scelta urbanistica (variante PUP in

vigore) si sta proceduto all’istituzione di un ammpliamento del biotopo Foci dell’Avisio

incrementandone la superficie di 43,58 ha, così da portarla ad un totale di 144,08 ha. L’area che

viene accorpata al preesistente biotopo corrisponde ad un tratto del Fiume Adige compreso tra il

punto di confluenza del Torrente Noce e la foce dell’Avisio, e comprende terreni di proprietà

pubblica.

La zona dell’ampliamento è stata oggetto di un progetto LIFE, denominato NEMOS –

Riqualificazione Ambienti Umidi Alpini, che ha realizzato interventi di riqualificazione ambientale

durante il trienno 2002-2004 in sette diversi biotopi di interesse provinciale localizzati nei

fondovalle.

Nel 2006, dato l’elevato interesse naturalistico dell’area, si è proceduto all’ampliamento del

biotopo Foci dell’Avisio, incrementandone la superficie di 43,58 ha, così da portarla ad un totale di

144,08 ha. L’area che viene accorpata al preesistente biotopo corrisponde ad un tratto del Fiume

Adige compreso tra il punto di confluenza del Torrente Noce e la foce dell’Avisio, e comprende

terreni di proprietà pubblica. La confluenza tra Adige e Noce è uno degli ambienti fluviali lungo

l'asta dell'Adige con maggiore diversità ambientale e faunistica. A determinarla è la presenza, a

fianco dell'ambiente francamente fluviale del Fiume Adige, di un'ampia zona di confluenza di un

grande affluente, il Noce, con caratteristiche idrologiche sensibilmente differenti e di un'importante

fossa di bonifica (Fossa della Nave) che convoglia acque di risorgiva in questo importante snodo

idrografico. I confini del biotopo così ampliato comprendono la metà occidentale del tratto del

Torrente Avisio che corre nella Val d’Adige, includendo tutta la sua area golenale definita dagli

argini ottocenteschi; al loro interno è incluso anche un tratto del Fiume Adige situato tra il punto più

meridionale di confluenza in esso dell’Avisio, verso sud, mentre in direzione nord si estende fino

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all’altezza della confluenza del Torrente Noce. In corrispondenza della riva sinistra dell’Adige il

confine comprende gran parte l’ex strada arginale del fiume ora trasformata in pista ciclabile

mentre verso occidente include la strada arginale, che corre dalla foce del Noce all’Idrovora di

Zambana, e, nel tratto successivo la cosiddetta “strada del sangue”. In corrispondenza

dell’idrovora di Zambana è presente una propaggine allungata che segue in direzione

settentrionale per circa 500 m il corso della Fossa delle Pasqualine.

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Stagni della Vela

Tipologia: stagni e rupi boscate

Comune: Trento

Quota media: da 198 a 800 m

Superficie: 100 ha circa

Il biotopo Stagni della Vela é costituito dalla prevalenza delle pareti rocciose del Monte

Sorasass che strapiombano sulla Valle dell'Adige e dalle pendici costituite dal detrito di falda

colonizzato dalla vegetazione.

Elementi di piccola estensione interni alla zona in oggetto hanno origine antropica: è il

caso tipico dei due stagni cosiddetti "della Vela" che si sono instaurati nelle depressioni da cave di

ghiaia piuttosto recenti ed ora abbandonate. I piccoli stagni ospitano una flora varia ed una fauna

molto ricca: pesci, Anfibi come la rana verde (Rana "esculenta" ), il tritone alpestre (Triturus

alpestris ) e la raganella (Hila sp. ); Rettili come le bisce d'acqua Natrix natrix e Natrix tessellata ;

inoltre numerose specie di piccoli Invertebrati acquatici.

Le pareti rocciose del Sorasass, in virtù della loro verticalità, non ospitano alcun tipo di

vegetazione se non nelle zone a cengia; dal punto di vista faunistico queste pareti presentano

viceversa aspetti peculiari legati al rifugio che offrono a molte specie di uccelli rapaci, diurni e

notturni: aquila reale (Aquila chrysaetos ), poiana (Buteo buteo ), falco pecchiaiolo (Pernis apivorus

), gheppio (Falco tinnunculus ) e nibbio bruno (Milvus migrans ) tra i diurni, gufo comune (Asio otus

) e allocco (Strix aluco ) tra i notturni.

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In definitiva, queste pareti costituiscono un'importantissima oasi di "coesistenza" per un

numero di specie molto elevato.

Le pendici boscose alla base del Sorasass sono ascrivibili alla associazione dell'Orno-

ostrieto e denotano una notevole ricchezza floristica; tra le specie che meritano di essere citate

vanno ricordate: Phyllitis scolopendrium, Taxus baccata, Euphrasia tricuspidata, e Campanula

marchesetti.

I due stagni citati, che costituiscono attualmente i soli elementi paludosi nella pianura

circostante la città di Trento, denotano infine una notevole ricchezza di microfauna.

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Taio

Tipologia: palude

Nome locale: Taio

Nome topografico: -

Comune: Nomi e Volano

Comprensorio: C.10 - Vallagarina

Quota media: m 175

Superficie: 4,5 ha circa

Principali motivi di interesse naturalistico: zona umida di fondovalle, relitto di un antico

meandro del F. Adige; avifauna acquatica

Nella Valle dell'Adige, fra Trento e Rovereto, all'altezza di Castel Pietra, l'antico corso del

fiume descriveva un ampio meandro. Con un'operazione di rettifica del suo letto il meandro fu

"tagliato" (da qui il nome "Taio", corrispondente alla voce dialettale che indica il "taglio"), ma

l'ampia area coincidente con l'ex-corso rimase sempre una zona umida.

Il vecchio andamento del fiume è ancora visibile se osservato un po' dall'alto: basta

fermarsi sulla strada statale del Brennero, che in questo punto corre rilevata rispetto al fondovalle,

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e guardare verso il fiume. Anche le carte topografiche riportano fedelmente questa situazione, ed il

vecchio meandro vi risulta facilmente leggibile.

Fino a pochi decenni fa questa palude, che conservava l'originaria forma semicircolare, era

una delle maggiori zone umide in tutta la Vallagarina ed era molto nota negli ambienti scientifici

locali quale stazione per molte specie vegetali e animali rare: appare infatti citata spessissimo nelle

pubblicazioni scientifiche del tempo. Poi, come al solito quando si parla di zone umide, iniziarono i

lavori di bonifica di quella che, a torto, era considerata una zona improduttiva e addirittura

malsana. Dall'inizio del secolo la sua estensione si ridusse sempre più, cedendo il posto ai frutteti.

Negli ultimi decenni anche quel poco che era rimasto è stato gravemente intaccato dall'ulteriore

espansione delle aree agricole e dalla realizzazione di una discarica, azioni che hanno messo in

forse la sopravvivenza della zona umida.

Dopo l'istituzione del Biotopo il Servizio Parchi e Conservazione della Natura della

Provincia Autonoma di Trento ha effettuando una serie di importanti interventi di ripristino e

miglioramento ambientale, anche attraverso l'acquisizione di terreni coltivati e la loro riconversione

in palude.

Tra questi è di particolare rilievo un progetto LIFE, cofinanziato dall’Unione Europea,

denominato NEMOS – Riqualificazione Ambienti Umidi Alpini, che ha realizzato interventi di

riqualificazione ambientale durante il triennio 2002-2004 in sette diversi biotopi di interesse

provinciale localizzati nei fondovalle. Questi interventi hanno consentito di rimuovere le principali

turbative ambientali, incrementando nel contempo la superficie della zona umida.

Dal punto di vista della vegetazione, il Biotopo si presenta assai interessante, anche se le

alterazioni del passato lo hanno sensibilmente impoverito. Si presenta caratterizzato da un

canneto ai bordi del quale crescono la mestola (Alisma plantago-aquatica), la tifa (Typha latifolia) e la

calta palustre (Caltha palustris), una bella Ranunculacea igrofila che al Taio ha la sua unica stazione

di presenza per l'intera Vallagarina. Nei "nuovi" specchi d'acqua, recentemente costituiti nell'ambito

del progetto di ripristino che interessa questo Biotopo, si sta inoltre sviluppando una ricca e

interessante vegetazione sommersa e galleggiante.

Anche gli aspetti faunistici del Taio di Nomi sono di notevole importanza, soprattutto per

quanto riguarda l'avifauna. Nei decenni scorsi costituiva una rinomata stazione ornitologica, ed è

ancora ricordato per il gran numero di specie che vi si fermavano; del resto non poteva che essere

così, vista la sua estensione e l'importanza dell'asta dell'Adige per le rotte migratorie. Ma anche

oggi, benchè ridotta in superficie, l'area protetta conserva un rilevante interesse. Tra gli uccelli

acquatici che vi nidificano vanno citati il germano reale (Anas platyrhynchos), la folaga (Fulica atra), la

gallinella d'acqua (Gallinula chloropus) e la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), ma numerose sono

anche le specie dell'avifauna che utilizzano il Biotopo come area di sosta, rifugio e alimentazione

durante gli spostamenti migratori.

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4.2 La biodiversità

La ricchezza e la variabilità delle forme di vita presenti in un territorio viene considerata

oggi un patrimonio importante,, necessario per garantire gli equilibri ecologici, presenti e futuri e

per rendere disponibile, anche per le generazioni future, una sufficiente diversità degli ecosistemi e

variabilità genetica delle produzioni agricole. L'importanza della biodiversità è resa evidente dai

vari servizi comunemente forniti all'uomo dagli ecosistemi agricoli e forestali. Si possono citare ad

esempio la fornitura di cibo, acqua, legno, o fibre, o i servizi di regolazione e difesa come ad

esempio il miglioramento dell'assetto idrogeologico di un territorio e della stabilità dei versanti, la

funzione di ostacolo alla diffusione di malattie di piante e danimali fra le aziende confinati, la

funzione di riciclo dei rifiuti organici e delle deiezioni, il miglioramento della qualità dell'acqua

attraverso la fitodepurazione.

Anche nel territorio provinciale i suoli agricoli sono minacciati dall'espansione di attività

concorrenziali (espansione urbana, espansione delle aree produttive artigianali ed industriali,

infrastrutture e servizi) e l'equilibro ecologico è posto sotto pressione per via della stessa attività

agricola intensiva. La zona di fondovalle della Valle dell'Adige è particolarmente minacciata

dall'incremento delle zone urbanizzate e delle infrastrutture viarie ed inoltre l'utilizzo agricolo del

territorio rimasto a disposizione è pressochè limitato a due colture, il melo e la vite, coltivate

entrambe in modo intensivo. Gli ecosistemi agricoli attuali risultano quindi semplificati rispetto a

quelli di un tempo, condotti a bassa meccanizzazione e modesto o nullo ricorso a prodotti chimici

di sintesi, e la biodiversità complessiva risulta ridotta

In tale situazione risulta di importanza strategica la salvaguardia delle aree naturali ed

agricole non. intensive ancora presenti che possono costituire un prezioso serbatoio di biodiversità

e di ripopolamento. La multifunzionalità dell'agricoltura si esplica infatti anche nel settore del

mantenimento della biodiversità e tale ruolo viene riconosciuto e sostenuto dell'ente pubblico a

fronte di specifici impegni.

Il Consorzio di Bonifica è in possesso delle potenzialità per poter attivare programmi

pluriennali per favorire il mantenimento e lo sviluppo della biodiversità entro un territorio

particolarmente minacciato.

Gli interventi a favore della biodiversità possono essere riferiti alle piante coltivate (varietà

o ecotipi locali) ed agli animali allevati (razze in via di estinzione), alle specie spontanee o alla

fauna selvatica o riguardare i cosiddetti sistemi di supporto alla vita come suolo, agenti

impollinatori, organismi biologici a supporto della fertilità e della produttività.

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Gli interventi possono riguardare tre diversi livelli di biodiversità:

la diversità genetica entro una determinata specie,

la diversità delle specie in un determinato ambiente;

la diversità degli ecositemi in ambienti diversi.

Le attività possibili nell'ambito dell'areale del consorzio di bonifica possono essere così

individuate:

ricognizione ed analisi delle aree disponibili;

piantumazione di siepi di speci autoctone;

rinaturalizzazione di corsi d'acqua, canali, stagni ed aree umide;

gestione biologica delle aree agricole (distretti biologici);

gestione delle aree prative in funzione della salvaguardia della fauna (buone prassi);

realizzazione di colture a perdere a favore dell'incremento della fauna selvatica;

realizzazione di campi di varietà da conservazione;

allevamento a fini didattici e conservativi di razze in via di estinzione;

attività formative per agricoltori ed allevatori;

attività didattiche.

Lo svolgimento di dette attività, oltre ad un loro valore intrinseco, darebbero al Consorzio

un interessante strumento di visibilità in quanto coinvolgono contesti sia agricoli sia urbani,

interessando tutti i livelli di scolarità

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5. PERICOLOSITA’ E RISCHIO IDROGEOLOGICI: CRITERI DI INTERVENTO

L’attività della bonifica, a cui è funzionale questo Piano, è complementare a quella dei

Servizi provinciali che operano sui corsi d’acqua naturali. E’ quindi particolarmente importante che

tutti i soggetti impegnati in questo settore abbiano punti di riferimento normativi comuni e modalità

operative analoghe, in modo che la loro attività risulti armonica: a questo fine, nel redigere questo

capitolo del Piano, si è ritenuto necessario adottare come linea guida il Piano Generale di

Utilizzazione delle Acque Pubbliche (PGUAP) della Provincia Autonoma di Trento, nonché la L.P.

n° 11 del 23 maggio 2007, per quanto riguardante i principi per la gestione dei corsi d’acqua. Il

PGUAP è infatti omnicomprensivo delle tematiche riguardanti il settore idraulico provinciale.

I programmi operativi del Consorzio sono prioritariamente finalizzati a prevenire e limitare

il rischio e la pericolosità idrogeologici.

Il rischio idrogeologico è quello derivante da fenomeni di esondazione, frana o valanga

e, riferito ad una determinata area, è correlato a tre parametri: la pericolosità dell’intervento

calamitoso in quell’area, il valore degli elementi presenti ( persone, beni materiali e patrimonio

ambientale), la vulnerabilità degli elementi stessi in funzione della loro esposizione all’evento.

La scala dei valori relativi del rischio è stata suddivisa in cinque classi

Tabella 10: Classi di rischio idrogeologico così come definite dal D.P.C.M. 29.09.98

La carta del rischio scaturisce dalla sovrapposizione della carta del valore dell’uso del

suolo con quella del pericolo idrogeologico, entrambe redatte sulla base dei dati del sistema

informativo GIS, integrati da tutte le informazioni già disponibili e da quelle appositamente

acquisite.

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La carta del valore d’uso del suolo è stata realizzata organizzando tutti i tematismi del

sistema informativo territoriale e ambientale che risultano rilevanti ai fini della determinazione del

rischio idrogeologico. Il territorio provinciale viene classificato secondo le principali categorie

urbanistiche che lo caratterizzano dal punto di vista dell’uso del suolo e viene suddiviso in 12

classi.

Tabella 11: Valori delle classi di uso del suolo

Il valore d’uso del suolo è stato definito tenendo conto delle tre componenti fondamentali

che lo caratterizzano: la popolazione (presenza o meno di persone), l’economia ( danno monetario

conseguente all’evento, ivi compreso il costo del ripristino), l’ambiente ( valore inteso in senso lato,

quale espressione di elementi difficilmente monetizzabili quali ad esempio la rilevanza storica).

La carta della pericolosità idrogeologica è stata redatta attingendo alle informazioni

presenti nella seguente serie di documenti:

a) Carta di Sintesi Geologica (Servizio Geologico della P.A.T.);

b) Indagine sulle aree a rischio idrogeologico nel bacino dell’Adige con individuazione e

perimetrazione delle stesse (Autorità di Bacino dell’Adige);

c) Studio finalizzato alla realizzazione, nel bacino idrografico del fiume Adige, del catasto

aggiornato e georeferenziato delle opere idrauliche e di sistemazione idraulico forestale, alla

delimitazione delle fasce fluviali, alla definizione del quadro degli interventi strutturali e non

strutturali (Autorità di Bacino dell’Adige);

d) Piano di Emergenza Inondazioni (Servizio Prevenzione Calamità Pubbliche della P.A.T.);

e) Studio di impatto ambientale delle proposte di intervento da eseguirsi sul fiume Brenta per la

difesa dell’abitato di Borgo Valsugana (Servizio Opere Idrauliche della P.A.T.);

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f) Mappatura del Rischio Idrogeologico del Comune di Trento (Comune di Trento);

g) Carta della Localizzazione Probabile Valanghe (Ufficio Neve Valanghe e Metereologia della

P.A.T.);

h) Studi delle aree a rischio di alluvionamento dei conoidi Rio Roggia di Ravina, Rio Molini e Rio

Prà dell’acqua redatti a cura del Progetto Speciale per la Messa in Sicurezza del Territorio;

Piano Straordinario per le Aree a Rischio Molto Elevato (Autorità di Bacino dell’Adige);

j) Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo,

Tagliamento, Livenza, Piave e Brenta-Bacchiglione;

k) Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino del fiume Po.

Tutte le indicazioni cartografiche dei documenti e dei piani stralcio sopra elencati sono

state inserite, se ritenute pertinenti, nella carta di pericolosità idrogeologica in maniera da renderla

sostitutiva di tutti i predetti documenti. I essa si distinguono tre tipi di pericolo idrogeologico

(alluvione, frana e valanga) differenziando all’interno di essi tre classi di pericolosità.

Tabella 12: Classi di pericolosità idrogeologica e relativi valori

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5.1 Criteri di intervento

5.1.1 Criteri generali

Nella progettazione di un’opera di bonifica, intesa come canale scolante, è necessario

tener conto di diversi fattori interagenti fra loro, intesi come criteri guida che possono indirizzare

verso soluzioni diverse e che sono: la sicurezza ( garanzia che nel tratto di progetto non si

verifichino inondazioni, frane, colate di fango o di detriti), valutazione dell’impatto sull’ambiente

e sul paesaggio, l’efficacia (misura fino a che punto l’interevento sia utile a risolvere le

problematiche che è chiamato ad affrontare).

5.1.2 Scelta del periodo di intervento

E’ arduo inquadrare il periodo migliore di intervento in quanto occorre tener conto di più

aspetti che difficilmente andranno a definire univocamente detto periodo. Semplificando, è

possibile schematizzare i diversi aspetti riconducendoli a tre categorie: esigenze di tipo tecnico

(di primaria importanza, è caratterizzato dall’elemento climatico), condizionamento antropico

(attività nelle aree d’intervento fra le quali quella agricola) ed esigenze di tipo naturalistico ( rispetto

dei cicli biologici)

5.1.3 Portata di progetto.

Le opere idrauliche di difesa sono destinate a regolare grandezze naturalmente variabili

che possono essere considerate e trattate come grandezze aleatorie note, cioè, solo con la

probabilità di essere uguagliate o superate. Grazie ad analisi di tipo probabilistico e statistico è

possibile individuare la probabilità che si verifichi un evento maggiore o uguale a quello dato, cioè

individuare per ogni evento un tempo di ritorno, espresso in anni. Nella progettazione si

assumerà quindi un evento di riferimento e l’opera sarà in grado di svolgere la sua funzione in

modo corretto solo per eventi meno gravosi di quello scelto. La scelta dell’evento su cui basare la

progettazione sarà quindi associata ad un certo grado di rischio, che si ritiene sia accettabile.

La stima dei tempi di ritorno si effettua attraverso un calcolo nel quale figurano il tempo

di ritorno minimo, il tempo di ritorno massimo ( dipendenti dalla tipologia dell’opera) e dei

coefficienti legati al valore d’uso del suolo cui sono soggette le aree circostanti il canale di progetto

ed al tipo di evento che interessa il canale stesso.

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I tempi di ritorno ideali a cui riferirsi nella progettazione delle opere di sistemazione e

manutenzione dei corsi d’acqua possono essere così riassunti:

Tabella 13: Tempi di ritorno ideali di progetto

Le opere di bonifica esistenti, realizzate spesso molti anni fa, non sono state progettate

con i tempi di ritorno in tabella 13 e, spesso, non è possibile adeguare le loro sezioni per

l’esistenza di altre infrastrutture interferenti, soprattutto in ambito cittadino.

Sulla base dell’esperienza maturata, sembra che dette opere garantiscano un adeguata

sicurezza, quando la loro manutenzione sia accurata, in particolare per gli alvei in terra inerbita.

5.2 Criteri di manutenzione delle opere di difesa

Per manutenzione appropriata dei canali si intende il mantenimento della capacità di

deflusso e dell’efficienza delle opere di protezione, contenimento e stabilizzazione.

Gli interventi sono finalizzati a:

Eliminare le situazioni di pericolo per i centri abitati, le infrastrutture ed i terreni in

conseguenza di eventi critici di deflusso,derivanti da carenze dello stato manutentorio;

Mantenere e ripristinare il buon regime idraulico delle acque, recuperare la funzionalità

delle opere idrauliche anche attraverso un utilizzo attento dei mezzi meccanici;

Gli interventi manutentori possono essere divisi in due categorie:

a) Interventi di riassetto morfologico degli alvei:

Rimozione di rifiuti solidi e collocazione a discarica autorizzata: rimozione dalle sponde e

dagli alvei della vegetazione che è causa di ostacolo al regolare deflusso delle acque;

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Rinaturalizzione delle sponde, intesa come protezione al piede delle sponde dissestate o in

frana;

Ripristino della sezione di deflusso, inteso come eliminazione dei materiali litoidi trasportati

e accumulati nell’alveo;

Ripristino della funzionalità di tratti tombati;

Ripristino della stabilità dei versanti.

b) Interventi di manutenzione delle opere di difesa:

Manutenzione delle arginature e loro accessori, manutenzione e ripristino dei cippi di

delimitazione topografica;

Ripristino di protezioni spondali deteriorate o franate;

Manutenzioni delle idrovore nel loro complesso con particolare attenzione alle componenti

meccaniche, elettriche e alle pompe.

L’esecuzione di interventi di manutenzione nell’alveo deve essere fatta in modo tale da non

compromettere le funzioni biologiche del corso d’acqua. La portata di piena ammissibile per il

dimensionamento del ripristino della dimensione dell’alveo è fissata pari a quella con tempo di

ritorno di 30 anni.

5.2.1 La manutenzione degli alvei

L’asportazione di materiale dall’alveo viene eseguita nelle situazioni di sovralluvionamento

tenendo sempre presente l’importanza di mantenere e/o favorire la massima diversificazione di

habitat e microhabitat atti alla vita di fauna ittica e macrobetonica.

Per quanto riguarda la presenza della vegetazione in alveo, non devono essere

sottovalutati i problemi che essa può comportare, in particolare nei periodi di piena. Infatti,

l’occupazione di parte della sezione che essa determina, causa una diminuzione dell’area

trasversale libera riducendo la capacità di deflusso. Inoltre l’aumento della scabrezza determinato

dalle piante diminuisce la velocità dell’acqua. Può accadere che, in condizioni di piena, la forza

dell’acqua provochi degli sradicamenti e che le piante, trascinate dalla corrente, causino danni,

anche ingenti, da intasamento di idrovore, ponti o altre sezioni ristrette. Anche in condizioni

ordinarie, la presenza di piante sulle sponde ostacola le operazioni di sfalcio meccanico effettuato

con macchina operatrice munita di braccio e barra falciante.

D’altra parte non possono essere trascurati i vantaggi derivanti dalla presenza della

copertura vegetale sulle sponde e sui versanti, come quelli:

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Di carattere statico ( consolidamento meccanico delle sponde da parte delle radici,

drenaggio dell’acqua tramite evapotraspirazione)

Idraulici ( la vegetazione rallenta la velocità di scorrimento dell’acqua attenuandone la forza

erosiva);

Biologici ( apporto di sostanza organica, arricchimento dell’ambiente ripario);

Il problema è quindi di intervenire correttamente sulla copertura vegetale in modo mirato e

consapevole, per attenuare e possibilmente eliminare gli effetti negativi e ottimizzare le funzioni

positive che essa è in grado di svolgere.

Lo strumento che potrà dare un significativo apporto a ben operare in materia di

manutenzione degli alvei sarà il Regolamento previsto dall’articolo 9, comma 4, della L.P. 23

maggio 2007, n.11 “Governo del territorio forestale e montano, dei corsi d'acqua e delle aree

protette.”.

5.2.2 Manutenzione delle opere di difesa

La raccolta sistematica, il riordino e l’informatizzazione dei dati delle opere idrauliche in

gestione al Consorzio consentono di trarre un quadro complessivo sullo stato generale degli

interventi di difesa idraulica che sono stati realizzati.

L’efficienza è strettamente connessa allo stato di conservazione dell’opera che a sua volta

dipende dall’azione degli agenti a cui è stata soggetta quali:

Geo-meccanici (spinta dei terreni, attrito volvente, radente e d’urto del trasporto solido);

Idraulici (flusso dell’acqua, sotto escavazioni delle fondazioni, sifonamenti);

Climatici dovuti al ghiaccio, al calore, all’umidità;

Biologici, (collegati all’attacco di funghi, insetti e batteri);

Chimici, imputabili alle azioni di disgregazione e dilavamento che possono subire

calcestruzzi e malte in presenza di acque particolarmente aggressive.

La valutazione della efficienza idraulica di un’opera non si esaurisce con la valutazione

della sola efficienza strutturale, anche se questa è la caratteristica di maggior peso, ma deve

essere integrata con la determinazione del comportamento dell’opera, meglio definibile col termine

“efficacia”. L’efficacia traduce la risposta funzionale dell’opera al verificarsi di un determinato

evento idrologico.

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6. SITUAZIONE ATTUALE DELLE OPERE IN GESTIONE AL CONSORZIO

La consistenza delle opere di bonifica in gestione al Consorzio Trentino di Bonifica , alla

data attuale, è la seguente.

Superficie territoriale e contribuente ha 10.662

Superficie irrigua circa ha 330

Canali di bonifica: Km. 170 circa

Portata sollevata: mc./sec. 76,60

6.1 Irrigazione

Il consorzio gestisce quattro impianti irrigui e precisamente:

Impianto Gaggi Settepergole, C.C. Mezzolombardo e Grumo, superficie 135 ettari, con

automazione dell’irrigazione del tipo a goccia.

Impianto irriguo alla Pasqualine di Zambana, C.C. Zambana e Lavis, con irrigazione a

goccia, automatizzato.

Impianto irriguo di Nave San Rocco, di superficie circa 160 ettari, con distribuzione a

pioggia lenta, non automatizzato, ma suddiviso in distretti irrigui di circa 5 ettari ognuno,

dotati di pozzo e motore diesel per l’azionamento della pompa;

Impianto irriguo fersinale: copre un’area di circa 20 ettari in sinistra Fersina, a Sud della

linea ferroviaria, con erogazione a scorrimento e opera di presa e pompaggio dal torrente

Fersina,

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6.2 Impianti idrovori n. 25, come meglio dettagliato nella tabella seguente, oltre all’idrovora dell’Acquaviva e di

Romagnano che sono in fase di ultimazione:

Nome Idrovora Corso d'acqua sotteso Ubicazione

Portata

complessiva

[m3/s]

Numero

pompe

Portata

unitaria [l/s]

Potenza

complessiva

(kW)

Nave S. Felice F. Maestra di Lavis Lavis 1,80 2 800+1000 130,00

Nave S. Rocco F. Maestra di Nave Nave s. Rocco 5,20 32x1500 +

2200322,00

Paese di Nave Fossa Novali Nave s. Rocco 0,70 2 350 30,00

Novali Fossa Novali Nave s. Rocco 0,80 1 800 15,00

Pasqualine F. Pasqualine Zambana 1,20 3 200+400 84,00

Menapace F. Menapace Lavis 0,30 1 300 20,00

Vodi F. Maestra di Lavis Lavis 3,00 2 2x1500 190,00

Nomi Aldeno F. Maestra di Aldeno Nomi 7,20 4 2x1800 520,00

Campigrandi F. Campigrandi Calliano 0,40 1 400 25,00

Castelpietra Alveo di Volano Volano 0,60 2 300 25,00

Interporto F. Lavisotto-Interporto Trento 6,25 5 5x1250 485,00

Vela F. Locchere Trento 0,60 2 200+400 60,00

Piedicastello Piedicastello Trento 2,70 3 3x900 175,00

Fossa Palù F. Palù Trento 0,70 2 2x350 40,00

Fossa Catena F. Catena Trento 1,05 3 3x350 60,00

Mattarello F. Maestra di Mattarello Trento 7,50 5 3x2500 495,00

Pradazzi Rio Batol e fossa "Dritta" Mezzocorona 3,00 6 500 200,00

Cadino F. Cadino Faedo 0,30 1 300 50,00

Masetto Rio Castello Faedo 0,60 2 300 50,00

Rio Molini F. Palù GrandeRoverè della

Luna0,60 2 300 20,00

Piovi F. Ferrovia Mezzocorona 0,50 1 500 40,00

Piovi Nuovi 1 Piovi Nuovi Mezzocorona 0,30 1 300 30,00

Piovi Nuovi 2 Piovi Nuovi Mezzocorona 0,30 1 300 30,00

MeisburgerCanale Meisburger e fossa

"Dritta"Mezzocorona 1,00 3 340 100,00

Grumo F. CaldaroGrumo

S.Michele A/A30,00 6 6x5000 2.000,00

TOTALE 76,60 64 5.196,00

Tabella 104: Impianti idrovori

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6.3 Dipendenti

impiegati n° 8

operai fissi n° 7

operai avventizi n° 15

Ditte iscritte nel catasto consorziale:n° 11.500 circa

6.4 Principali mezzi in dotazione

n. 6 autovetture ( 4 panda per il movimento operai e 1 punto di 15 anni )

n. 4 furgoni

n. 2 quadricicli cassonati

n. 7 trattori per il diserbo ed il traino

n. 3 motobarche diserbatrici

n. 1 escavatore tipo “ragno”

n. 1 gruppo elettrogeno carrellato da 275 KVA

noleggio di macchine operatrici speciali per lavori particolari

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7 OPERE IN ESECUZIONE

Idrovora di Romagnano: si tratta di un impianto sito alla foce della fossa di Romagnano, in

riva destra dell’Adige, circa duecento metri a Sud del ponte di Mattarello, dotato di due pompe da

1.250,00 litri al secondo, con la predisposizione per l’installazione di una terza, azionate da gruppo

elettrogeno, a servizio delle campagne di Romagnano e delle nuove aree urbanizzate di Ravina,

Romagnano e del nuovo casello autostradale di Trento Sud. E’ in corso la procedura espropriativa

per l’esecuzione di una variante progettuale, redatta per il recupero del ribasso d’asta. I lavori sono

quasi del tutto completati.

Nuovo magazzino a Nave San Rocco: il progetto comprende la costruzione di un nuovo

magazzino deposito all’idrovora di Nave San Rocco, il risanamento del locale paratoie e

dell’officina, l’installazione della quarta pompa dell’impianto di sollevamento. Il progetto è stato

recentemente finanziato. E’ in corso la procedura di revisione prezzi, necessaria in quanto il

progetto era stato predisposto nell’anno 2010 e l’adeguamento alla nuova normativa per gli appalti,

introdotta nella primavera 2012. A breve verrà esperita la gara di appalto.

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8 PROGRAMMA TRIENNALE DI INTERVENTO

Il Consorzio ha intrapreso, dall’inizio degli anni 2000, un progetto di completamento della

opere di bonifica, ove la progressiva urbanizzazione del fondo valle le rende necessarie ed un

ammodernamento e potenziamento delle esistenti.

Il piano di bonifica per i prossimi tre anni, riguardante la realizzazione di nuove opere

pubbliche di bonifica, è illustrato nelle schede seguenti:

L’opera del Consorzio riguarda anche numerosi interventi di manutenzione straordinaria

delle strade consortili, dei ponti sulle fosse, di rinforzo dei canali sia nei tratti aperti che in quelli

coperti, principalmente in città, eseguiti direttamente dal personale consortile, anche con la

collaborazione di ditte esterne.

PROGRAMMA LAVORI 2013

n. OPERA FINANZIAMENTO BACINI MONTANI

FINANZIAMENTO AGRICOLTURA

1 Realizzazione di un impianto di sollevamento sulla fossa Vicinia in c.c. Mezzocorona

€ 484.000,00

2 Rifacimento e messa a norma degli impianti elettici MT/BT e automazione dell'idrovora Pasqualine di Zambana

€ 96.000,00

3 Realizzazione nuovo percorso della fossa Piedicastello € 710.000,00

4 Impianto di sollevamento della fossa dell'Acquaviva nel comune di Besenello - secondo Lotto ( completamento finanziamento agricoltura )

€ 590.000,00

5 Opera di ristrutturazione idrovora Pradazzi in c.c. Mezzocorona (magazzino/appartamento/servizi)

€ 500.000,00

6 Spurgo fosse di Trento - secondo stralcio: fossa Bettine e Lavisotto (prima parte)

€ 90.000,00

7 Opere di ordinaria manutenzione € 100.000,00

TOTALE LAVORI 2013 € 1.384.000,00 € 1.186.000,00

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PROGRAMMA LAVORI 2014

n. OPERA FINANZIAMENTO BACINI MONTANI

FINANZIAMENTO AGRICOLTURA

1 Opera di risezionamento della fossa di Romagnano nel comune di Trento ( per accordi già presi tra i servizi )

€ 1.150.000,00

2 Spurgo fosse di Trento - terzo stralcio: fossa Bettine e Lavisotto (seconda parte)

€ 90.000,00

3 Sistemazione dell'idrovora Campigrandi e di un tratto della fossa omonima nel c.c. di Besenello e Caliano I

€ 250.000,00

4 Realizzazione di uno sgrigliatore alla foce del rio Santa Barbara in c.c. di Lodrone

€ 500.000,00

5 Opera di telecontrollo impianti idrovori € 100.000,00

6 Realizzazione dell'idrovora Taio sulla fossa Alveo di Volano

€ 250.000,00

7 Opere di ordinaria manutenzione € 100.000,00

TOTALE LAVORI 2014 € 790.000,00 € 1.650.000,00

PROGRAMMA LAVORI 2015

n. OPERA FINANZIAMENTO BACINI MONTANI

FINANZIAMENTO AGRICOLTURA

1 Lavori di rifacimento del ponte sulla fossa Firmian, di accesso all'idrovora Pradazzi in c.c. di Mezzocorona

€ 228.000,00

2 Realizzazione di un impianto di sollevamento sugli affluenti del rio Cameras in c.c. Mori

€ 200.000,00

3 Potenziamento impianto di sollevamento idrovora Vodi nel comune di Lavis

€ 600.000,00

4 Rifacimento idrovora Piovi in c.c. Mezzocorona € 350.000,00

5 Strada Agricola e di servizio della fossa Maestra di Aldeno e fossa Rimone nei c.c. Di Nomi, Aldeno e Romagnano - primo stralcio

€ 1.000.000,00

6 Sistemazione strada di sevizio Sorni in c.c. Lavis € 65.000,00

7 Ricostruzione di un ponte sulla fossa Pedemontana in c.c. di Mezzocorona

€ 60.000,00

8 Opere di ordinaria manutenzione € 100.000,00

TOTALE LAVORI 2015 € 1.250.000,00 € 1.353.000,00

TOTALE TRIENNIO € 3.424.000,00 € 4.189.000,00

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Nella stesura del Piano Generale di Bonifica riguardante il progetto pluriennale di intervento

si è tenuto conto degli indirizzi previsti nel programma di sviluppo provinciale e dagli altri interventi

di pianificazione provinciale e degli Enti locali, conformemente a quanto previsto dal comma 2, art

5 della Legge Provinciale 9/2007.

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PROGETTO: 01/2013

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO COSTO

REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DI SOLLEVAMENTO SULLA FOSSA VICINIA IN

C.C. MEZZOCORONA.

Fossa Vicinia in destra alla fossa Caldaro, corrispondente a parte delle pp.ff. 1948/1 e 929/38 in C.C. Mezzocorona.

L’intervento prevede la realizzazione di un’idrovora completamente automatizzata dotata di sgrigliatore, coclea per il sollevamento fino a 500 l/s, paratoia manuale per l’eventuale messa in asciutto della vasca di carico, piccola vasca per la predisposizione di un eventuale elettropompa sommergibile, il tutto alimentato esclusivamente da una linea elettrica in bassa tensione. Il progetto è previsto anche la realizzazione della strada di servizio alla fossa Vicinia larga tre metri sulla sponda destra, imponendo una servitù di passaggio.

La zona compresa tra la S.P. 90 e il rilevato ferroviario circostante la fossa Vicinia è soggetta a frequenti ristagni d’acqua che compromettono seriamente le coltura dei vigneti.

Il progetto è in possesso delle varie autorizzazioni e può essere appaltato a breve, previo procedimento di esproprio.

Molto elevata perché l’area è notevolmente depressa e altamente esondabile; la mancanza di una strada di servizio alla fossa Vicinia rende poi complicate e maggiormente onerose le operazioni di manutenzione.

Anche se la zona menzionata è di tipo agricolo e quindi non è urbanizzata, l’elevato rischio di esondabilità crea oggettivi problemi per la sicurezza delle persone.

L’importo totale del progetto è di Euro 484’000.00, di cui circa 77'000.00 di espropri.

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PROGETTO: 02/2013

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO COSTO

RIFACIMENTO E MESSA A NORMA DEGLI IMPIANTI ELETTRICI IN MT/BT E

AUTOMAZIONE DELL’IDROVORA PASQUALINE DI ZAMBANA.

Idrovora Pasqualine nella parte più a sud della p.f. 687/2 in C.C. Zambana I.

Il progetto prevede il rifacimento completo dell’impianto elettrico dell’idrovora Pasqualine secondo le norme vigenti, potenziandolo per la necessità di costruire nelle vicinanze un nuovo pozzo per l’irrigazione. Verrà con l’occasione effettuata una razionalizzazione dei quadri di comando delle paratoie, adeguato l’impianto di illuminazione normale e di emergenza e installato un impianto antintrusione di rilevamento presenza interna ai locali. Anche se funzionante verrà potenziato l’impianto di messa a terra.

L’impianto elettrico dell’idrovora è obsoleto e inadeguato essendo stato realizzato da oltre 50 anni, e presenta caratteristiche non conformi alle attuali normative.

Il progetto è in possesso delle varie autorizzazioni e può essere appaltato a breve visto anche l’assenza di espropri.

Molto elevata perché è a rischio la sicurezza degli operai consorziali e l’affidabilità dell’impianto è molto ridotta. Eventuali avarie che si potrebbero verificare durante un evento di piena potrebbero non impedire l’inondazione delle campagne limitrofe.

Vi è un rischio elevato per gli operai consorziali addetti alla manutenzione e al funzionamento dell’impianto, in quanto l’impianto e privo di alcuni dispositivi di sicurezza elettrici. In particolare la cabina di trasformazione MT/BT non è a norma con la CEI 0-16. Anche i quadri delle pompe non rispettano i requisiti minimi di sicurezza.

L’importo totale del progetto è di Euro 96'000.00.

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PROGETTO: 03/2013

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

REALIZZAZIONE NUOVO PERCORSO DELLA FOSSA PIEDICASTELLO.

Il nuovo percorso verrà realizzato a partire dall’incrocio con lung’Adige Marco Apuleio e via Dos Trento lungo la via che costeggia l’asilo per proseguire lungo il sedime della vecchia tangenziale fino a confluire, a Sud della circonvallazione, nel precedente tracciato della fossa.

Il progetto prevede il by-pass del tratto di fossa adiacente alla chiesa di S. Apollinare fino all’attraversamento della circonvallazione vicino al ponte di S. Lorenzo. Si prevede la realizzazione di una nuova tombinatura in c.a. con sezione 150 per 200 cm sfruttando l’opportunità di utilizzare il tracciato della vecchia tangenziale di Trento.

Il progetto è volto a sopperire ad una restringimento della sezione di deflusso posto all’altezza dell’attraversamento della circonvallazione dove, a causa di un errata quota di posa di una condotta, essa viene ridotta da cm 110 x 200 a soli cm 70 x 110.

E’ stato realizzato il progetto preliminare e in corso di ultimazione il progetto definitivo.

Alta, in quanto la ridotta sezione scolante non permette il corretto deflusso delle acque meteoriche creando disagi all’abitato.

L’attuale sezione idraulica della fossa si presenta insufficiente in caso di eventi meteorici importanti, con conseguente rischio di allagamenti in una zona depressa e fortemente urbanizzata.

L’importo totale del progetto è di Euro 710'000.00

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PROGETTO: 04/2013

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

IMPIANTO DI SOLLEVAMENTO DELLA FOSSA DELL’ACQUAVIVA NEL COMUNE DI

BESENELLO – 2°LOTTO

L’idrovora Acquaviva è realizzata sulla parte terminale della fossa omonima vicino al suo sfociare nel fiume Adige in località “Ischiei” ed è situata sulle pp.ff. 3212/69, 3212/108 e 3237 nel c.c. di Besenello.

Il progetto prevede il completamento delle opere per la realizzazione dell’impianto idrovoro con l’acquisto di due pompe da 1250 l/s. L’opera comprenderà anche l’ acquisto di un gruppo elettrogeno con relativa cisterna di gasolio, uno sgrigliatore automatico, l’esecuzione dell’impianto elettrico, delle opere di intonacatura e pittura ed in fine realizzazione delle sistemazioni esterne. E’ previsto l’esproprio di una modesta area agricola a cavallo tra le pp.ff. 3212/45 46 e 86 che renderà possibile il raccordo mediante scarpata tra l’attuale rilevato ed il piano di campagna ovviando ad un più impattante muro di sostegno.

Il secondo lotto ha lo scopo di ultimare i lavori per la realizzazione dell’idrovora Acquaviva fondamentali per renderla funzionante. Il completamento dell’opera si rende necessario anche da un punto di vista paesaggistico in quanto lo stato attuale al grezzo degli edifici si presenta impattante nel tessuto rurale.

Sono state ottenute tutte le autorizzazione necessarie e il progetto è pronto per avviare il procedimento di esproprio ed per essere appaltato.

Alta: il completamento dell’opera è indispensabile in quanto attualmente la fossa ha un funzionamento puramente a gravità e quindi totalmente dipendente dall’altezza idrometrica dell’Adige.

Il Bacino della fossa Acquaviva comprende aree depresse spesso soggette ad allagamenti.

L’importo totale del progetto di completamento è di Euro 590'000.00

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62

PROGETTO: 05/2013

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

OPERA DI RISTRUTTURAZIONE IDROVORA PRADAZZI IN C.C. MEZZOCORONA.

L’idrovora Pradazzi è situata alla confluenza della fossa Firmian con la fossa di Caldaro, in corrispondenza della p.ed. 953 del c.c. di Mezzocorona.

Il progetto di ristrutturazione e rinnovamento dell’edificio dell’idrovora Pradazzi riguarda principalmente la ridistribuzione e il recupero di spazi interni inserendo un piccolo ampliamento a piano terra verso sud-ovest del magazzino, la trasformazione di locali a deposito al piano rialzato in servizi igienici completi di docce e spogliatoio. Al primo piano viene mantenuto l’uso ad ufficio eseguendo lavori di manutenzione straordinaria, e infine all’ultimo piano viene ricostruito il volume adibito all’alloggio del custode. E’ previsto il rifacimento degli impianti elettrico e termosanitari, delle coperture e la sostituzione di tutti i serramenti.

Il progetto nasce dalla necessità di proteggere dalle intemperie alcune attrezzature consorziali già in dotazione ampliando e riorganizzando il magazzino oltre che dall’evidente stato di vetustà di edificio con problemi di impermeabilizzazione delle coperture, mancanza di tenuta dei serramenti, inadeguatezza degli impianti civili.

Il progetto è in possesso delle varie autorizzazioni e può essere appaltato a breve visto anche l’assenza di espropri.

Media in quanto senza riparo le apparecchiature consorziali subiscono un veloce degrado con conseguenza perdita economica per il riacquisto o la riparazione. E’ poi necessario un presidio notturno da parte di un operaio consorziale sia per l’importanza strategica dell’idrovora sia per la sorveglianza delle apparecchiature.

La presenza notturna di un custode eviterebbe furti e danni all’interno dell’edificio come quelli accaduti di recente. Una presenza continuativa offre inoltre un maggior controllo al rischio idraulico di esondazione.

L’importo totale del progetto è di circa Euro 500'000.00.

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PROGETTO: 06/2013

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

SPURGO FOSSE DI TRENTO – SECONDO STRALCIO: FOSSA BETTINE E

LAVISOTTO (PRIMA PARTE).

Il tratto della fossa delle Bettine nelle vicinanze della rotatoria di via Maccani. Per quanto riguarda la fossa Lavisotto l’intervento riguarda diversi tratti più o meno estesi della parte più a valle, e in particolare il tratto tra l’intersezione con il calvalcavia della tangenziale ovest e il soprassasso dopo la rotatorio dei caduti di Nassirya.

Il progetto prevede per le due fosse l’asportazione delle sabbie e dei limi depositati in eccesso sul fondo del canale, e l’eventuale conferimento in discarica previa analisi chimica del materiale. Nel caso delle Bettine si tratta di un centinaio di metri per un totale di 100m3 circa. La somma dei tratti da spurgare del Lavisotto è invece di diverse centinaia di metri e con un’asportazione di materiale di circa 800 m3 di materiale.

Per entrambe le fosse si ha una considerevole riduzione della sezione idraulica utile, con conseguente riduzione della capacità di invaso e della portata massima defluibile. Sulla fossa delle Bettine vi è una diffida comunicata da un consorziato tramite proprio legale.

Il progetto non necessità di particolari autorizzazioni ai sensi delle leggi vigenti ed quindi pronto per essere appaltato in breve tempo.

Elevata perché in caso di eventi meteorici con portate di media entità le fosse rigurgiterebbero l’acqua allagando le strade e gli scantinati delle edifici delle relative aree.

L’alta probabilità di esondazione di queste fosse combinata alla loro collocazione in una area urbana crea indubbiamente un rischio per danni ad edifici ed infrastrutture ma anche per la l’incolumità delle persone.

L’importo totale del progetto è di circa Euro 90'000.00.

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PROGETTO: 01/2014

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

OPERA DI RISEZIONAMENTO DELLA FOSSA DI ROMAGNANO NEL COMUNE DI

TRENTO.

Il tratto della fossa di Romagnano subito a valle del depuratore che continua, dopo la confluenza con la fossa Ischia Perotti, prendendo il nome di fossa Lidorno, fino ad arrivare alla costruenda idrovora di Romagnano in destra Adige. Il tratto di fossa in oggetto inizia dalla p.f. 925/35 e arriva alla p.f.925/155 in C.C. di Romagnano.

Il progetto prevede l’esproprio di tutto il tratto di fossa menzionato, attualmente interamente privato, comprendendo oltre il fondo anche le scarpate laterali fino al ciglio campagna e l’imposizione di una servitù per una strada di servizio per una larghezza di tre metri. Il risezionamento verrà fatto in modo da avere una sezione adeguata alla portata di progetto di 2400 l/s, con rive del canale inerbite con la pendenza naturale; la strada di servizio sarà resa stabile al passaggio dei mezzi e i ponti esistenti verranno messi in sicurezza, ripristinando le strutture ammalorate e dotandoli di parapetti a norma ove necessario.

Il bacino scolante della fossa Romagnano-Lidorno che originariamente era completamente agricolo, sta subendo una serie di interventi di infrastrutturazione quali la costruzione dello svincolo autostradale Trento Sud e la realizzazione della zona artigianale sul conoide di Ravina. Questo comporterà una sensibile variazione sui coefficienti di deflusso e di conseguenza un aumento considerevole della portata massima.

Sono state ottenute tutte le autorizzazione necessarie e il progetto è pronto per avviare il procedimento di esproprio ed per essere appaltato.

Elevata perché mentre l’adeguamento della fossa nel tratto a monte è stato fatto e la costruzione dell’idrovora alla foce è in fase di ultimazione, il tratto in oggetto presenta una sezione inadeguata e rende vani i due progetti già realizzati.

L’attuale sezione idraulica della fossa in alcuni punti è sicuramente insufficiente in caso di eventi meteorici importanti, con conseguente rischio di allagamenti delle campagne e di alcuni edifici civili. Inoltre alcuni ponti sulla fossa presentano una struttura pericolante e/o sono privi di parapetti.

L’importo totale del progetto è di Euro 1'150'000.00 di cui 710'000.00 di espropri.

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PROGETTO: 02/2014

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

SPURGO FOSSE DI TRENTO – TERZO STRALCIO: FOSSA BETTINE E LAVISOTTO

(SECONDA PARTE).

Il tratto della fossa delle Bettine è quello subito a monte del passaggio sotto la S.P. 235, ovvero la strada per l’interporto appena dopo il bivio con la circonvallazione S.S. 12. Per quanto riguarda la fossa Lavisotto l’intervento riguarda diversi tratti più o meno estesi della parte più a monte, e in corrispondenza soprattutto di tombinature o di immissioni di scarichi importanti.

Il progetto prevede per le due fosse l’asportazione delle sabbie e dei limi depositati in eccesso sul fondo del canale, e l’eventuale conferimento in discarica previa analisi chimica del materiale. Nel caso delle Bettine si tratta di un centinaio di metri per un totale di 100m3 circa. La somma dei tratti da spurgare del Lavisotto è invece di diverse centinaia di metri e con un’asportazione di materiale di circa 800 m3 di materiale.

Per entrambe le fosse si ha una considerevole riduzione della sezione idraulica utile, con conseguente riduzione della capacità di invaso e della portata massima defluibile. Sulla fossa delle Bettine vi è una diffida comunicata da un consorziato tramite proprio legale.

Il progetto non necessità di particolari autorizzazioni ai sensi delle leggi vigenti ed quindi pronto per essere appaltato in breve tempo.

Elevata perché in caso di eventi meteorici con portate di media entità le fosse rigurgiterebbero l’acqua allagando le strade e gli scantinati delle edifici delle relative aree.

L’alta probabilità di esondazione di queste fosse combinata alla loro collocazione in una area urbana crea indubbiamente un rischio per danni ad edifici ed infrastrutture ma anche per la l’incolumità delle persone.

L’importo totale del progetto è di circa Euro 90'000.00.

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PROGETTO: 03/2014

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

SISTEMAZIONE DELL’IDROVORA CAMPIGRANDI E DI UN TRATTO DELLA FOSSA

OMONIMA NEI CC.CC. DI BESENELLO E CALLIANO I.

L’idrovora Campigrandi è realizzata sull’argine sinistro del fiume Adige a ridosso della rete ferroviaria e della S.S. N. 12 all’altezza dell’abitato di Besenello.

Il progetto prevede l’elettrificazione della stazione di sollevamento e la sistemazione di un tratto di fossa a monte di essa. Gli interventi possono essere suddivisi in: elettrificazione dell’impianto idrovoro attualmente funzionante con motore diesel; ricostruzione di un tratto di fossa lungo circa 100 ml nella parte a sezione aperta i cui muri in cls non armato sono crollati e ostruiscono il corretto deflusso delle acque; la realizzazione di due vasche di decantazione per la cattura dei fanghi a monte dell’idrovora; la sistemazione dello scarico della strada statale con la realizzazione di uno scarico nella vasca di raccolta; e la ribitumatura della strada di accesso al idrovora, che si presente sconnessa.

La sezione attuale della fossa è inadeguata per la presenza di un restringimento dovuto al crollo delle pareti in cls non armato. Durante il suo tragitto raccoglie le acque bianche e nere dell’abitato di Besenello e parte delle bianche di quello di Calliano cariche di materiale in sospensione che si deposita nella vasca pompe. Quando l’impianto è in funzione è necessaria la continua supervisione di un addetto.

E’ stato effettuato il progetto preliminare e una stima dei costi.

Media, si evita la necessità della presenza permanente di un addetto, con riduzione dei costi di esercizio e di manutenzione.

Il non corretto smaltimento delle acque reflue si ripercuote sull’area rurale depressa prospiciente la strada statale creando disagi alle colture.

L’importo totale del progetto è di Euro 250'000.00.

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PROGETTO: 04/2014

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

REALIZZAZIONE DI UNO SGRIGLIATORE ALLA FOCE DEL RIO SANTA BARBARA IN

C.C. DI DARZO.

In corrispondenza del ponte dei Tedeschi, prima dell’emissione del rio Santa Barbara nel fiume Chiese nel c.c. di Darzo sul confine con la Lombardia.

L’intervento prevede la realizzazione di una grande griglia, con le necessarie opere murarie, sull’alveo del Rio Santa Barbara, dotata di sgrigliatore automatico. Lo sgrigliatore entrerà in funzione al momento dello sfalcio previa deviazione del flusso d’acqua verso di esso. Con questa opera tutta l’erba tagliata sulle sponde e sul fondo dei canali di bonifica del bacino di Darzo e Lodrone viene fermata e raccolta prima di passare il confine.

L’esigenza di manutenzione dei fossi del bacino di Darzo e Ladrone con il taglio della vegetazione sulle sponde per favorire il deflusso dell’acqua dà luogo alla necessità di fermare i rifiuti vegetali per impedire il loro trasporto nel lago d’Idro, come previsto dalla legge.

Il progetto è già predisposto, definivo.

Elevata perché senza manutenzione i fossi non sono sempre in grado di smaltire l’acqua meteorica in casi di eventi eccezionali. Inoltre una griglia sarebbe in grado, all’occorrenza, di fermare oltre ai residui vegetali dovuti alle manutenzioni ordinarie, anche tutti gli altri rifiuti sia di origine naturale e non, che finiscono accidentalmente nei corsi d’acqua del bacino.

La mancanza di manutenzione delle fosse aumenta il rischio di problemi di allagamento agli edifici e alle campagne limitrofe. Inoltre rifiuti vegetali quali tronchi e rami possono dare problemi alle imbarcazioni del lago d’Idro.

L’importo totale stimato per il progetto è di circa Euro 500'000.00.

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PROGETTO: 05/2014

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

OPERA DI TELECONTROLLO IMPIANTI IDROVORI.

Presso la sede a Trento per il sistema centrale di telecontrollo e nelle seguenti 14 idrovore: Rio Molini, Meisburger, Piovi Nuovi 2, Piovi Nuovi 1, Piovi, Cadino, Grumo, Paese di Nave, Acceleratore Novali Campedelli, Vela, Mattarello, Campigrandi, Nomi Aldeno e Castelpietra.

Il progetto prevede il completamento di un sistema di telecontrollo, già in parte implementato per diverse idrovore negli ultimi due anni, e di supervisione globale di tutti gli impianti idrovori di proprietà della P.A.T. e gestiti dal Consorzio Trentino di Bonifica. Le opere previste riguardano principalmente: l’adeguamento dei quadri elettrici ai fini della messa a disposizione dei segnali necessari, l’installazione delle unità periferiche per il rilievo, la memorizzazione e invio dei segnali rilevati, l’installazione di una piattaforma centralizzata per il monitoraggio, la supervisione e la raccolta dati.

Attualmente il sistema di telecontrollo è limitato a solo 10 impianti idrovori con due diversi tipi di sistemi.

Elevata perché una non corretta gestione degli impianti duranti gli intesi eventi meteorici può aumentare considerevolmente il consumo di energia elettrica, l’impiego di operai, l’usura inutile dei macchinari.

In caso di guasto o malfunzionamento ad una delle apparecchiature delle 27 idrovore, vista l’impossibilità oggettiva da parte degli operai consorziali di presidiare ogni impianto, vi è un alto rischio di avere esondazione localizzate con danni alle cose e alle persone.

L’importo totale del progetto di completamento è di circa Euro 100'000.00.

Il progetto non necessita di autorizzazioni particolari ed è quindi appaltabile in breve tempo.

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PROGETTO: 06/2014

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

REALIZZAZIONE DELL’IDROVORA TAIO SULLA FOSSA ALVEO DI VOLANO.

Nella parte terminale della fossa Alveo di Volano prima dell’immissione nel biotopo Taio in c.c. di Volano.

L’intervento prevede la realizzazione di un’idrovora completamente automatizzata dotata di coclea per il sollevamento fino a 500 l/s, sbarramento con paratoia automatica a monte del biotopo Taio sulla fossa Alveo di Volano, il tutto alimentato esclusivamente da una linea elettrica. Nel progetto è previsto anche il risezionamento del tratto di fossa a valle dell’esistente idrovora di Castelpietra, ovvero il primo tratto della fossa Maestra di Volano.

In seguito ai lavori di ripristino e ampliamento del biotopo Taio ad opera del Servizio Parchi e Foreste Demaniali della P.A.T., essendo aumentata la superficie depressa e paludosa, il flusso dell’acqua che risale dalla falda durante le piene del fiume Adige è cresciuto notevolmente e rende praticamente vana la funzionalità dell’esistente idrovora di Castelpietra. Per questo motivo nasce la necessità di avere un’idrovora a monte del biotopo, che tenga basso in sicurezza il livello delle campagne a monte e che lasci alto il livello a valle.

Solo progetto di massima.

Media perché comunque l’idrovora di Castelpietra riesce almeno in parte a tenere un livello dell’acqua di sicurezza nelle campagne a monte, ma necessita di un funzionamento al massimo prolungato e quindi molto oneroso vista l’ingente quantità d’acqua di falda che entra dal biotopo.

La zona menzionata è di tipo agricolo e quindi non è urbanizzata, il rischio di esondabilità può creare problemi per la sicurezza delle campagne.

L’importo stimato totale del progetto è di circa Euro 250'000.00.

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PROGETTO: 01/2015

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

LAVORI DI RIFACIMENTO DEL PONTE SULLA FOSSA FIRMIAN, DI ACCESSO

ALL’IDROVORA PRADAZZI NEL C.C. DI MEZZOCORONA.

Il ponte sarà realizzato sulla fossa Firmian e collegherà l’attuale circonvallazione dell’abitato di Mezzocorona sulla S.P. 90 della Destra Adige, all’altezza della curva verso località Pineta, con l’impianto idrovoro provinciale in gestione al Consorzio Trentino di Bonifica.

Il progetto prevede il miglioramento dell’innesto tra la viabilità ordinaria della nuova circonvallazione della S.P. 90 e quella rurale della strada poderale di accesso alla stazione di pompaggio. Si prevede la costruzione di un nuovo ponte adiacente all’esistente che permetta l’allargamento della sezione stradale e la risagomatura del suo tracciato in modo da favorirne il raccordo con la strada principale. Il ponte avrà una luce di circa 10 ml realizzato in travi prefabbricate e lascerà immutata la sezione scolante del fosso. Quest’opera verrà realizzata a completamento del progetto di ristrutturazione dell’idrovora Pradazzi.

L’attuale configurazione dell’innesto in curva conseguente alla modifica del tracciato della circonvallazione rende difficili e pericolose le manovre di immissione e uscita dalla strada poderale di accesso all’impianto idrovoro in quanto è ridotta la visibilità in entrambi i sensi di marcia.

E’ stato effettuato il progetto esecutivo approvato tramite Conferenza di Servizi Deliberante del 30 marzo 2011.

Media, la mancanza di visibilità rende pericolose le manovre di accesso all’edificio e alla strada poderale in sinistra orografica alla fossa.

L’attuale fruizione da parte della viabilità rurale del collegamento della strada poderale con la provinciale risulta pericoloso.

L’importo totale del progetto è di Euro 228'000.00

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PROGETTO: 02/2015

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA STATO DI PROGETTO

COSTO

REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DI SOLLEVAMENTO SUGLI AFFLUENTI DEL RIO

CAMERAS IN C.C. MORI.

Lungo i due affluenti, uno in destra e l’altro in sinistra del rio Cameras, in corrispondenza della nuova circonvallazione S.S. 240 prima di arrivare all’abitato di Mori venendo da Torbole.

L’intervento prevede la realizzazione di due piccole stazioni di pompaggio per i due affluenti in destra e in sinistra del rio Cameras appena fuori dell’abitato di Mori. Per l’affluente di sinistra è sufficiente una piccola pompa da 50l/s inserita in un pozzettone allo scopo di smaltire l’acqua che si accumulerebbe nei circa 5 ha di campagna a monte. Per l’affluente di destra, è prevista l’installazione di una pompa di 200l/s in corrispondenza del sottopasso con la circonvallazione. E’ previsto anche un risezionamento dei due affluenti in modo da evitare il più possibile l’uso delle pompe.

La realizzazione del nuovo tratto di circonvallazione che taglia il corso del rio Cameras ha creato una sorta di barriera al deflusso naturale delle campagne, che, unita al progressivo interramento dell’alvei degli affluenti, sta creando problemi maggiori di ristagno d’acqua nelle coltivazioni.

E’ stato fatto un sopralluogo dei luoghi e sono state valutate possibili soluzioni in un progetto di massima.

Elevata perché l’area è depressa rispetto agli argini pensili del Rio Cameras, e come già successo sono andati distrutti interi vigneti per il ristagno dell’acqua che si è congelata durante l’inverno; inoltre si è dovuta interrompere la viabilità in corrisponda del sottopasso per allagamento.

Anche se la zona è di tipo agricolo l’affluente di destra quando va in crisi allaga l’adiacente strada ciclo-carrabile con conseguente pericolo per ciclisti e autisti.

L’importo totale stimato per il progetto è di circa Euro 200'000.00.

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PROGETTO: 03/2015

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO COSTO

POTENZIAMENTO IMPIANTO DI SOLLEVAMENTO VODI NEL COMUNE DI LAVIS.

L’idrovora Vodi è realizzata nella omonima località sulla parte terminale della fossa Maestra di Lavis ed è situata sulla p. ed. 745 nel c.c. di Lavis

Il progetto prevede il potenziamento della stazione di sollevamento con la realizzazione, in parallelo all’esistente, di una nuova vasca dove verranno installate due pompe da 1000 l/s l’una. Il canale di adduzione sarà ricavato sulla parete laterale dell’attuale mandracchio. Verrà dotato di griglia e di nuovo sgrigliatore automatico con funzionamento in parallelo con l’esistente. L’immissione nel tratto terminale della fossa Maestra a valle dell’ idrovora sarà costituito da due tubazioni in acciaio da 800 mm di diametro ognuna.

Il progetto nasce dalle problematicità riscontrate durante gli eventi di piena del 2000 e del 2002, che hanno evidenziato l’incapacità dell’attuale impianto a sopperire alle maggiori portate dovute ad eventi di grande intensità e durata, a seguito dell’aumento delle portate affluenti all’impianto in seguito alle progressiva urbanizzazione di Lavis e Pressano.

E’ stato effettuato il progetto preliminare e una stima dei costi. Non essendo necessario effettuare espropri il progetto risulta appaltabile in tempi più brevi.

Media, in quanto l’impossibilità di smaltire in tempi brevi l’eccesso di precipitazioni gravanti su bacino della fossa Maestra di Lavis si ripercuote su tutta la rete di canali del fondovalle tra l’abitato di Nave S. Felice e Lavis.

Il Bacino della fossa Maestra di Lavis sottende una vasta area rurale situata in sinistra Adige dall’abitato di Nave S. Felice fino a quello di Lavis. Conseguentemente l’incapacità di smaltire l’eccesso di precipitazione dovuto ad eventi di particolare durata e intensità si ripercuote su una vasta area di fondovalle.

L’importo totale del progetto è di Euro 600'000.00

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PROGETTO: 04/2015

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

RIFACIMENTO IDROVORA PIOVI IN C.C. MEZZOCORONA.

L’idrovora Piovi si trova alla foce della fossa Ferrovia che si immette nella Fossa Granda di Caldaro in corrispondenza dell’attraversamento ferroviario Verona – Brennero, sulla p.f. 1948/1 in prossimità alla p.f. 948/3 del C.C. di Mezzocorona.

L’opera prevede il rifacimento del vecchio impianto dotato di una sola pompa, predisponendo due pompe da 300 l/s con l’aggiunta di uno sgrigliatore automatico. Il posizionamento della nuova vasca pompe è previsto fuori dalla fascia di rispetto ferroviaria, spostata quindi rispetto all’attuale. L’intervento inoltre comprende la realizzazione del tratto finale della strada di servizio alla fossa Ferrovia e il miglioramento della strada di accesso all’idrovora. Per l’acquisizione di tale aree è prevista una permuta con il confinante di un terreno demaniale nei pressi dell’idrovora e già con l’impianto di vigneto.

L’attuale pompa è al limite sia come ore di lavoro sia come portata necessaria, e l’impianto, visto anche la mancanza dello sgrigliatore automatico, non è completamente automatizzato. Inoltre la nuova viabilità di accesso renderebbe più veloci le operazioni di manutenzione.

Il progetto è in fase preliminare.

Bassa finché la pompa rimane ancora funzionante, ma è molto probabile che entro breve tempo, visto l’alta frequenza con cui entra in funzione l’impianto, vi sia il blocco dello stesso. Inoltre la mancanza completa di automazione aumenta i costi di manodopera consorziale.

L’affidabilità attuale dell’impianto non è tale da garantire la certezza della tenuta in asciutto della zona, vi è quindi un ceto rischio di esondazione in caso di eventi meteorici considerevoli.

L’importo totale del progetto è di Euro 350'000.00, considerando la permuta del terreno.

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PROGETTO: 05/2015

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE

MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

STRADA AGRICOLA E DI SERVIZIO DELLA FOSSA MAESTRA DI ALDENO E FOSSA

RIMONE NEI CC.CC. DI NOMI, ALDENO E ROMAGNANO.

La strada di servizio percorre formando un anello quasi chiuso le campagne nei cc.cc. di Romagnano (zona sud), Aldeno e Nomi (zona nord). Nel tratto di andata seguendo prevalentemente lungo la Maestra di Aldeno e nel ritorno lungo la fossa Rimone.

La strada di servizio parte lungo la fossa Rimone dalla p.f. 947 del c.c. di Romagnano, prosegue verso sud lungo la sponda sinistra della fossa, poi passa alla destra circa in corrispondenza del bivio con la fossa maestra di Aldeno. Da qui la strada tiene la destra della fossa Maestra fino in corrispondenza della fossa Collegamento Lago, poi passa in sinistra fino a località Maso, da cui riprende la destra fino all’incrocio con la fossa Rimone in località Vigne (p.f. 1089 c.c. Nomi). Da qui la strada torna di ritorno verso nord in destra orografica ella fossa Rimone fino alla p.f. 2700/1 del c.c. di Aldeno. La sezione tipo della stradale prevede: 0.5m di banchina, 2.5m di strada sterrata, 1.0m di banchina comprensiva di fascia di rispetto della fossa per una larghezza totale di 4.0m di esproprio. La lunghezza della strada è di circa 5120m del tratto principale verso sud lungo la Maestra e di 2090m nel tratto che risale la fossa Rimone. Nei lavori è previsto inoltre la costruzione o il rifacimento di 5 ponti.

Le operazioni di manutenzione ordinaria della fossa e di sfalcio dell’erba, grazie alla strada di servizio, potranno essere eseguite meccanicamente, risparmiando tempo e un notevole costo di manodopera consorziale. Inoltre gli agricoltori potrebbero usufruire della stessa, evitando l’uso della S.P. 90, soprattutto alla luce della costruzione del nuovo magazzino frutta di Aldeno e Mattarello, sito lungo la S.P. 90, all’incrocio con la strada per Mattarello.

Il progetto è in fase preliminare, si prevede di realizzarlo per lotti successivi.

Media perché l’opera è stata richiesta anche dal sindaco di Aldeno e dal Consorzio di Miglioramento Fondiario.

Attualmente il transito dei mezzi agricoli sulla S.P. 90 crea rallentamenti e aumenta il rischio si incidenti stradali. Inoltre una migliorare manutenzione della fossa garantisce una maggiore sicurezza idraulica.

L’importo stimato del progetto del primo lotto è di Euro 1'000'000.00, di cui circa 800'000.00 di espropri.

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PROGETTO: 06/2015

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO COSTO

SISTEMAZIONE STRADA DI SERVIZIO ALLA FOSSA SORNI IN C.C. LAVIS.

Parte terminale della fossa Sorni, corrispondente a parte delle pp.ff. 2749/2, 2748/2, 3440, 2755, 2752/1, 2752/5, 2756/6, 2753, 2733/5 e 2733/1 in C.C. Lavis.

L’intervento prevede l’esproprio della p.f. 2749/2 per avere l’accesso dalla strada statale del Brennero fino a un piccolo piazzale in destra orografica della fossa che garantisce la manovra dei mezzi consorziali. In questo punto è previsto un attraversamento della fossa tramite un sistema di due panconi che possono essere rimossi durante le operazioni di manutenzione ordinaria. La strada di servizio di progetto prosegue poi con una larghezza di tre metri su tutta la sponda sinistra dove verrà imposta una servitù di passaggio. La strada verrà stabilizzata per il passaggio dei mezzi e poi inerbita.

Attualmente non è possibile accedere alla fossa per effettuare le semplici operazioni di manutenzione ordinaria e la pulizia.

Il progetto è in possesso delle varie autorizzazioni e può essere appaltato a breve, previo procedimento di esproprio.

Molto elevata perché anche se l’intervento risulta di modesta entità, la mancanza di manutenzione della fossa causata dall’impossibilità di accesso può creare seri problemi di allagamento agli edifici e alle campagne limitrofe.

Attualmente non è garantita la sicurezza idraulica per il deposito di terra e vegetazione che riduce la sezione del canale. Mancano inoltre in alcuni tratti i parapetti sul ciglio fossa.

L’importo totale del progetto è di Euro 65’000.00.

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PROGETTO: 07/2015

LOCALIZZAZIONE

DESCRIZIONE MOTIVAZIONE

URGENZA

SICUREZZA

STATO DI PROGETTO

COSTO

RICOSTRUZIONE DI UN PONTE SULLA FOSSA PEDEMONTANA IN C.C. DI

MEZZOCORONA.

Il ponte collega la viabilità rurale della località “Maso Nuovo” con le numerose strade poderali che si intersecano nel fondovalle tra Roverè della Luna e Mezzocorona.

Il progetto prevede la ricostruzione e/o il consolidamento di un ponticello per il traffico rurale realizzato sulla fossa Pedemontana nel comune di Mezzocorona. Si presume di effettuare il consolidamento delle spalle attraverso micropali in cls o in alternativa la ricostruzione totale dell’impalcato in c.a. lasciando immutata la sezione scolante della fossa.

E’ stato riscontrato il cedimento di una spalla del ponte con relativo abbassamento dell’impalcato di circa 10 cm. Il collegamento tra la struttura e la strada rurale risulta dissestato.

E’ stata effettuata una stima preliminare dei costi.

Media, la viabilità non è compromessa ma il rischio di ulteriori cedimenti potrebbe aggravare la funzionalità del ponte fino alla completa messa fuori servizio.

Non esiste attualmente alcun rischio per la sicurezza.

L’importo totale del progetto è di Euro 60'000,00