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1 ASPETTI GENERALI DELLA LEGISLAZIONE AMBIENTALE IN ITALIA LEGISALZIONE AMBIENTALE IN AMBITO INTERNAZIONALE LEGISALZIONE AMBIENTALE IN AMBITO EUROPEO I NUOVI STRUMENTI DELLA POLITICA AMBIENTALE COMUNITARIA •CONCETTO GIURIDICO DI AMBIENTE •LEGISLAZIONE AMBIENTALE IN ITALIA •IL DANNO AMBIENTALE •DIRITTO INTERNAZIONALE DELL’AMBIENTE •NORME CONSUETUDINARIE •DICHIARAZIONI DI PRINCIPIO •TRATTATI INTERNAZIONALI •TRATTATI •PRINCIPI DELLA POLITICA A. EU •PROGRAMMI DI AZIONE •STRUMENTI REGOLAMENTI DIRETTIVE DECISIONI GLI STRUMENTI VOLONTARI •GLI STRUMENTI DI MERCATO EMAS; ECOLABEL •GLI STRUMENTI ORIZZONTALI Agenzia europea per l’ambiente •I MECCANISMI DI SOSTEGNO FINANZIARIO LIFE

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ASPETTI GENERALI DELLA

LEGISLAZIONE AMBIENTALE IN

ITALIA

LEGISALZIONE AMBIENTALE IN AMBITO INTERNAZIONALE

LEGISALZIONE AMBIENTALE IN AMBITO EUROPEO

I NUOVI STRUMENTI DELLA POLITICA AMBIENTALE COMUNITARIA

•CONCETTO GIURIDICO DI AMBIENTE

•LEGISLAZIONE AMBIENTALE IN ITALIA

•IL DANNO AMBIENTALE

•DIRITTO INTERNAZIONALE DELL’AMBIENTE

•NORME CONSUETUDINARIE

•DICHIARAZIONI DI PRINCIPIO

•TRATTATI INTERNAZIONALI

•TRATTATI

•PRINCIPI DELLA POLITICA A. EU

•PROGRAMMI DI AZIONE

•STRUMENTI REGOLAMENTI DIRETTIVEDECISIONI

GLI STRUMENTI VOLONTARI•GLI STRUMENTI DI MERCATO EMAS; ECOLABEL•GLI STRUMENTI ORIZZONTALI Agenzia europea per l’ambiente•I MECCANISMI DI SOSTEGNO FINANZIARIOLIFE

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ASPETTI GENERALI DELLA LEGISLAZIONE AMBIENTALE IN

ITALIA

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Il concetto giuridico di ambiente

La crescente attenzione per i problemi di carattere ambientale ha portato nel tempo alla necessità di costruire un

CONCETTO GIURIDICO UNITARIO

al fine di:

agevolare e promuovere a tutti i livelli sociali il processo di presa di coscienza dei problemi ecologici;

consentire una più agevole risoluzione degli stessi mediante l’elaborazione di normative caratterizzate da una maggiore sistematicità.

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Nel processo di definizione del concetto giuridico di ambiente è stato determinante l’apporto della Corte Costituzionale italiana che si è pronunciata con due sentenze significative (la n. 210/1987 e la n. 641/1987).

Sentenza 210/1987

Facendo esplicito riferimento agli art. 9 e 32 della costituzione, secondo la Consulta la tutela dell’ambiente deve garantire:

“la conservazione, la razionale gestione ed il miglioramento delle condizioni naturali (aria, acqua, suolo e territorio), l’esistenza e la preservazione dei patrimoni genetici terrestri o marini, di tutte le specie animali o vegetali che in esso vivono allo stato naturale ed in definitiva della persona umana in tutte le sue estrinsecazioni”. (Sentenza 28 maggio 1987, n.210)

Definizione del concetto giuridico di ambienteDefinizione del concetto giuridico di ambiente

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Nel processo di definizione del concetto giuridico di ambiente è stato determinante l’apporto della Corte Costituzionale italiana che si è pronunciata con due sentenze significative (la n.210/1987 e la n.641/1987).

Sentenza 641/1987

La Sentenza 641/1987, ricollegandosi a quanto sostenuto dalla 210/87, sottolinea che, pur essendo fruibile in varie forme e differenti ruoli, il concetto di ambiente non fa venir meno e non intacca la sua natura e la sua sostanza di bene unitario.L’elemento unitario è riferito alla qualità della vita, all’habitat naturale (inteso quale mezzo e ambito dell’attività umana) nel quale l’uomo vive ed agisce, necessario alla collettività ed ai cittadini.

Definizione giuridica del concetto di ambienteDefinizione giuridica del concetto di ambiente

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Il concetto giuridico di ambiente in ambito comunitario

Per ambiente si intende, oltre alla flora ed alla fauna, anche il suolo, l’acqua, il

paesaggio il clima, i beni materiali ed il patrimonio culturale

ovvero

“L’INSIEME DEGLI ELEMENTI CHE, NELLA COMPLESSITÀ DELLE LORO

RELAZIONI, COSTITUISCONO IL QUADRO, L’HABITAT E LE CONDIZIONI DI

VITA DELL’UOMO”.

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Il concetto giuridico di ambiente in ambito Internazionale

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha fornito un proprio concetto giuridico sostenendo che l’ambiente è costituito dall’insieme dei

“FATTORI FISICI, CHIMICI, BIOLOGICI E SOCIALI CHE ESERCITANO UN’INFLUENZA APPREZZABILE SULLA SALUTE ED IL BENESSERE DEGLI INDIVIDUI E DELLE COLLETTIVITÀ”.

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sono gli organismi viventi, diversi dall’uomo con i quali egli interagisce, come i virus, le piante, gli animali, i batteri ecc.

FATTORI VIVENTI BIOTOCI

Il concetto giuridico di ambienteIl concetto giuridico di ambiente

FATTORI NON VIVENTI ABIOTOCI

non sono altro che il mezzo fisico in cui gli organismi, con tutte le loro caratteristiche fisiche e chimiche, vivono e cioèaria, acqua, suolo.

Un concetto giuridico di ambiente, oggi, ritenuto valido e condiviso da più parti definisce l’ambiente come:

“L’INSIEME DEI FATTORI VIVENTI (BIOTICI) E NON VIVENTI (ABIOTICI) DI UN ECOSISTEMA”.

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• Più specificamente i fattori abiotici sono le RISORSE NATURALI per le quali è necessario approntare idonee misure di salvaguardia.

Tali sono:

• le fonti energetiche e le materie prime di origine minerale od organico impiegate come fattori della produzione

• l’habitat in cui l’uomo vive ed opera e gli organismi viventi che influiscono sulla qualità della vita

• Lo spazio che deve essere adibito a luogo di ricezione ed assimilazione degli scarti della produzione e dei consumi

Il concetto giuridico di ambienteIl concetto giuridico di ambiente

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• La tutela del patrimonio ambiente è un dovere di tutti e va ben oltre i confini

nazionali: solidarietà sociale e impiego di strumenti di carattere giuridico

internazionale improntati ad un’ottica preventiva e collaborativa possono

garantire un’adeguata tutela dell’ambiente.

• Per questo a livello internazionale sono stati intensificati programmi volti a:

• Migliorare i metodi qualitativi e quantitativi di valutazione delle modificazioni dell’ambiente

• Consentire una migliore comprensione dei rapporti causa effetto ed il loro ruolo un una gestione integrata dell’ambiente

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• Elaborare metodi che stimolino la creatività della ricerca di alternative di sostituzione e di schemi di produzione e di consumo razionali da un punto di vista ecologico

• Analizzare e sorvegliare una corretta attuazione da parte degli Stati delle decisioni prese a livello internazionale.

• In sostanza, l’impegno di ogni nazione deve orientarsi verso lo studio e la realizzazione di politiche di natura anticipatoria e preventiva in attuazione di decisioni internazionali che favoriscano un’ottimale successione ecologica, dove ogni stadio dipende da quello precedente e condiziona quello futuro.

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La Carta Costituzionale italiana non ha considerato l’ambiente quale bene oggetto di una specifica tutela. Dalla normativa costituzionale si può ricavare un principio di salvaguardia indiretta e parziale dell’ambiente attraverso la lettura degli art.2 -9-32- 41-42-44.

LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA DELLDELL’’AMBIENTEAMBIENTE

DIRITTI FONDAMENTALI

“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Al vertice dei valori giuridici si pone la persona umana sia nella dimensione sociale che individuale.

ART. 2

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In ambito internazionale La Carta Costituzionale italiana non ha considerato l’ambiente quale bene oggetto di una specifica tutela. Dalla normativa costituzionale si può ricavare un principio di salvaguardia indiretta e parziale dell’ambiente attraverso la lettura degli art.2 -9-32- 41-42-44.

LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA DELLDELL’’AMBIENTEAMBIENTE

DIRITTI FONDAMENTALI

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [33, 34].Tutela il paesaggio (ambiente) e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

ART. 9Tutela del paesaggio

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In ambito internazionale La Carta Costituzionale italiana non ha considerato l’ambiente quale bene oggetto di una specifica tutela. Dalla normativa costituzionale si può ricavare un principio di salvaguardia indiretta e parziale dell’ambiente attraverso la lettura degli art.2 -9-32- 41-42-44.

LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA DELLDELL’’AMBIENTEAMBIENTE

RAPPORTI ETICO-SOCIALI La Repubblica tutela la salute come

fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

ART. 32Diritto alla salubrità

dell’ambiente

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In ambito internazionale La Carta Costituzionale italiana non ha considerato l’ambiente quale bene oggetto di una specifica tutela. Dalla normativa costituzionale si può ricavare un principio di salvaguardia indiretta e parziale dell’ambiente attraverso la lettura degli art.2 -9-32- 41-42-44.

LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA DELLDELL’’AMBIENTEAMBIENTE

RAPPORTI ECONOMICI

L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilitàsociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali [43].

ART. 41

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In ambito internazionale La Carta Costituzionale italiana non ha considerato l’ambiente quale bene oggetto di una specifica tutela. Dalla normativa costituzionale si può ricavare un principio di salvaguardia indiretta e parziale dell’ambiente attraverso la lettura degli art.2 -9-32- 41-42-44.

LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA DELLDELL’’AMBIENTEAMBIENTE

RAPPORTI ECONOMICI La proprietà è pubblica o privata. I beni

economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata èriconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti [44, 472]. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.

ART. 42

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In ambito internazionale La Carta Costituzionale italiana non ha considerato l’ambiente quale bene oggetto di una specifica tutela. Dalla normativa costituzionale si può ricavare un principio di salvaguardia indiretta e parziale dell’ambiente attraverso la lettura degli art.2 -9-32- 41-42-44.

LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA DELLDELL’’AMBIENTEAMBIENTE

RAPPORTI ECONOMICI Al fine di conseguire il razionale

sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unitàproduttive; aiuta la piccola e la media proprietà[422,3].La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.

ART. 44

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CODIFICAZIONE COSTITUZIONALE DELLA TUTELA DELL’AMBIENTE

Con la riforma del Titolo V della Carta Costituzionale (modificato con la legge costituzionale 31 gennaio 2001), che ha ridefinito il riparto delle competenze tra Stato Regioni ed Enti locali (novella dell’art. 117), per la prima volta si parla espressamente di tutela dell’ambiente.Precisamente la materia di ambiente viene menzionate tra le materie su cui lo Stato ha la competenza esclusiva art. 117 lett. S): “TUTELA DELL’AMBIENTE, DELL’ECOSISTEMA E DEI BENI CULTURALI”.

LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA LE NORME COSTITUZIONALI A TUTELA DELLDELL’’AMBIENTEAMBIENTE

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NORME POSTE A TUTELA DELL’A. IN ALTRI MODELLI COSTITUZIONALI:

• In modelli costituzionali profondamente diversi le norme di principio poste a protezione dell’ambiente rivelano caratteri comuni e sono pressochéidentiche nella sostanza.

• I principi comuni possono riassumersi:

• 1) La tutela ambientale è un interesse della comunità e perciò è posta tra le esigenze fondamentali per assicurare il benessere ed il progresso della comunità

• 2) Il diritto all’ambiente è inviolabile e ad esso sono connessi i precisi doveri di rispettarlo e proteggerlo e di astenersi dalle attività lesive dei beni ambientali

• 3) Il diritto all’ambiente ha un contenuto giuridico che si concretizza nell’informazione e nella partecipazione collettiva allo scopo di valorizzare il ruolo attivo della persona umana nel rapporto con la natura.

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Costituzioni emanate o emendate nell’ultimo ventennio hanno introdotto norme specifiche a tutela dell’ambiente:

– Art. 66 COSTITUZIONE PORTOGHESE (1976) sancisce il diritto all’ambiente salubre ed ecologicamente equilibrato;

– Art. 45 COSTITUZIONE SPAGNOLA (1978) prevede il diritto degli individui ad un ambiente adeguato allo sviluppo della persona;

– Art.72 e 73 COSTITUZIONE DELLA SLOVENIA (1991) sanciscono il diritto soggettivo all’ambiente salubre e il dovere di ogni cittadino di proteggere le aree naturali di particolare pregio e rarità.

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LA LEGISLAZIONE AMBIENTALE

IN ITALIA

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LA LEGISLAZIONE AMBIENTALELA LEGISLAZIONE AMBIENTALE

FASE INIZIALE:TUTELA SETTORIALE E SCARSA PRODUZIONE NORMATIVA.CI SI LIMITA A TUTELARE PARTE DELLA NATURA O SINGOLE SPECIE

ASSENZA DI UNA NORMATIVA AMBIENTALE AD HOC

ESTENSIVAMENTE APPLICABILE

NORME GENERALI ESTENSIVAMENTE

APPLICABILI ALL’AMBIENTE- NORME CODICISTICHE

LEGISLAZIONE SPECIALE

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CIÒ HA COMPORTATO:

•TUTELA AMBIENTALE EMERGENZIALE

• I giudici chiamati in causa hanno risolto le diverse emergenze utilizzando estensivamente gli unici strumenti giuridici a disposizione, ovvero le norme del codice civile e penale.

Significativo, è in questo periodo, l’intervento del MAGISTRATO PENALE proprio per la maggior efficacia e rapidità dell’intervento.

LIMITE:Gli Interventi del magistrato penale erano, tuttavia, episodici, parziali e soprattutto successivi al prodursi del danno e dunque, di natura sanzionatoria più che riparatoria.

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LA LEGISLAZIONE SPECIALELA LEGISLAZIONE SPECIALE

ANNI ’60-’70

1966 L. 615/66 “LEGGE ANTISMOG” Si tratta della prima legge organica in materia ambientale che detta misure contenitive dell’inquinamento atmosferico

1976 L. 319 /1976 “LEGGE MERLI” Inquinamento idrico. Per quanto sottoposte negli anni a numerose modifiche, integrazioni, abrogazioni parziali ha avuto il merito di colmare una grave lacuna .

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ANNI ’80 La legislazione è assai più prolifica:

D.P.R. 915/82 detta una prima disciplina in materia di rifiuti solidi urbani poi abrogata dal D.lgs.22/1997;

Legge 979/82 reca disposizioni in difesa del mare;

L. 431/85 c.d.legge Galasso in materia paesaggistica;

L. 349/86 istitutiva del Ministero dell’ambiente de della tutela del territorio;

D.P.R. 175/88 recepisce la direttiva Seveso (sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate attivitàindustriali

LA LEGISLAZIONE SPECIALELA LEGISLAZIONE SPECIALE

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LA LEGISLAZIONE SPECIALELA LEGISLAZIONE SPECIALE

ANNI ’90 risentono fortemente dei condizionamenti comunitari della cultura d’emergenza ambientale che si va sempre più consolidando a causa dei numerosi incidenti ecologici.

Vengono emanati molti decreti legislativi a tutela delle acque:

D.lgs. n.130, 132,133/1992

L.549/1993 che detta norme a tutela dell’ozono stratosferico

L.447/1995 Legge quadro su inquinamento acustico

L.61/1994 istitutiva dell’ANPA

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• D.lgs 22/1997 sulla gestione dei rifiuti successivamente modificato dal D.lgs. 389/1997 e dalla legge 426/1998

• D.P.R. 357/1997 che detta norme per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della fauna e della flora selvatiche

• L.413/1997 che prevede misure urgenti per la prevenzione dell’inquinamento atmosferico.

LA LEGISLAZIONE SPECIALELA LEGISLAZIONE SPECIALE

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I problemi fondamentali della legislazione in materia ambientale possono riassumersi nei seguenti:- FRAMMENTARIETA’ della disciplina dovuta alla pervasività del sistema ambientale che si trova ad interagire con le più disparate attività umane e ciò ha comportato spesso una frammentarietà della disciplina di tale materia.- RITARDO con cui il Parlamento italiano ha affrontato il problema degli inquinamenti e della tutela dell’ambiente

- CARENZA DI UNA LEGISLAZIONE AD HOC che ha comportato la proliferazione di provvedimenti legislativi, leggi, d.l., d.lgs ecc. (legislazione emergenziale)

- FALLIMENTO DEL SISTEMA DEL “COMMAND AND CONTROL”, ha finito col generare una maglia legislativa sempre più fitta ed estesa, adempimenti sempre piùcomplessi e costosi per le amministrazioni pubbliche e per i privati, senza garantire spesse volte risultati di particolare efficacia.

Di qui la necessità di riorganizzare il corpus normativo in materia ambientale

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Azioni propositive: •coordinare le norme nazionali tra loro e con le direttive comunitarie, completare il recepimento di queste ultime,

• eliminare le disarmonie tra i vari settori,

•individuare le sedi ed organi della programmazione ambientale e precisarne le competenze.

SVILUPPO FUTURO DELLA LEGISLAZIONE SVILUPPO FUTURO DELLA LEGISLAZIONE AMBIENTALEAMBIENTALE

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Primo passoRIORDINO DELLA NORMATIVA AMBIENTALE DALLA LEGGE DELEGA AL DECRETO DI ATTUAZIONE:LEGGE 15 dicembre 2004, n. 308(“Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l’integrazione della legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione”).

Il Governo è stato delegato ad adottare entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della stessa legge uno più decreti legislativi per il riassetto e la codificazione delle disposizioni legislative in materia di beni culturali ed ambientali. Con l’intento di una rielaborazione dell’intero “corpus normativo”.

SVILUPPO FUTURO DELLA LEGISLAZIONE AMBIENTALESVILUPPO FUTURO DELLA LEGISLAZIONE AMBIENTALE

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Nell’ottica di una riforma/ristrutturazione del sistema legislativo ambientale la legge in esame individua sei settori di intervento:

Gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati

Tutela delle acque dall’inquinamento e gestione delle risorse idriche

Riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo e lotta alla desertificazione

Gestione delle aree protette e conservazione ed utilizzo sostenibile degli esemplari di specie protetta e della flora e della fauna,

Tutela risarcitoria contro i danni all’ambiente,

Riorganizzazione e semplificazione delle procedure in materia di valutazione dell’impatto ambientale e di autorizzazione integrata ambientale

.

SVILUPPO FUTURO DELLA LEGISLAZIONE AMBIENTALESVILUPPO FUTURO DELLA LEGISLAZIONE AMBIENTALE

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LEGGE 15 dicembre 2004, n. 308

• Art. 11 Prevede l’istituzione di una commissione composta da un numero massimo di ventiquattro membri scelti fra professori universitari, dirigenti apicali di istituti pubblici di ricerca ed esperti di alta qualificazione nei settori e nelle materie oggetto della delega, per la durata di un anno.

• COMPITI: riscrittura dell’intero “corpus” normativo e regolamentare riguardante tutti gli aspetti nevralgici della normativa ambientale

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Art. 12 La segreteria tecnica coordinata dal Capo dell'ufficio legislativo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio o da un suo delegato e composta da venti unità, di cui dieci scelte anche tra persone estranee all'amministrazione e dieci scelte tra personale in servizio presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, con funzioni di supporto

Art. 13 La commissione viene nominata con Decreto del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio che ne disciplina, altresì, l'organizzazione ed il funzionamento.

Art. 15 Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, ogni quattro mesi dalla data di istituzione della commissione di cui al comma 11, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari sullo stato dei lavori della medesima commissione.

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La legge delega mostra che la volontà di riforma del legislatore è volta essenzialmente alla disciplina dei seguenti aspetti:

- Risparmio energetico - Prevenzione dell’inquinamento- Potenziamento della struttura sanzionatoria

DECRETO DI ATTUAZIONELa delega ha trovato attuazione con il Dlgs. 3 aprile 2006, n. 152 unico corpus normativo composto da 318 articoli e suddiviso in sei parti:1. DISPOSIZIONI COMUNI2. PROCEDURE PER LA VAS, LA VIA E AIA3. DIFESA DEL SUOLO, LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE TUTELA DELLE ACQUE E GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE4. GESTIONE DEI RIFIUTI E BONIFICA DEI SITI INQUINATI5. TUTELA DELL’ARIA E DELLA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA6. TUTELA RISARCITORIA CONTRO I DANNI ALL’AMBIENTE.

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ENTRATA IN VIGORE

Il dlgs. In esame è entrato in vigore il 29 aprile 2006 ad eccezione della seconda parte in materia di VIA e VAS la cui entrata in vigore è stata fissata il 12 agosto 2006. Termine prorogato

FINALITÀLa disciplina di tutti i settori citati è stata concepita per il conseguimento di un’unica finalità, ovvero:

LA PROMOZIONE DEL LIVELLO DI QUALITÀ DELLA VITA UMANA, DA REALIZZARE ATTRAVERSO LA SALVAGUARDIA ED IL MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DELL’AMBIENTE E L’UTILIZZAZIONE ACCORTA E RAZIONALE DELLE RISORSE NATURALI.

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ASPETTI GENERALI DELLA LEGISLAZIONE

AMBIENTALE IN AMBITO INTERNAZIONALE

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Già negli anni ‘60 la comunità internazionale ha preso coscienza del rischio ambientale connesso all’esercizio di determinate attività industriali, chimiche, nucleari ecc. Ben presto, in ambito internazionale, cresce la consapevolezza che le problematiche ambientali non sono circoscritte nei confini nazionali dei singoli Stati, ma costituiscono un rischio globale.

La La problematica problematica ambientale ambientale dal punto di dal punto di vista vista internazionaleinternazionale

NORME CONSUETUDINARIE

DICHIARAZIONI DI PRINCIPIO

TRATTATI INTERNAZIONALI

Per questo si avviano al livello internazionale forme di collaborazione volte alla formazione di un tessuto normativo sempre più armonizzato che prende il nome di “diritto internazionale dell’ambiente” costituito da:

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NORME CONSUETUDINARIE(elemento soggettivo “opinio iuris” ed elemento oggettivo “ripetersi reiterato di un determinato comportamento”).

-Divieto di inquinamento transfrontaliero che mira a limitare sul territorio l’esercizio di attività che possono causare danni ambientali in altri paesi.

Fonderia canadese Trail (immissioni nel territorio statunitense)-Obbligo di cooperazione tra gli Stati, che impone alle nazioni il dovere di comunicare potenziali o attuali rischi di inquinamento ai Paesi che potrebbero essere esposti al pericolo.

Nascono dalla ripetizione costante ed uniforme di un comportamento che inizialmente viene ritenuto socialmente dovuto e, con il tempo, finisce per essere avvertito come giuridicamente obbligatorio

Esempi di norme consuetudinarie internazionali riguardano: Esempi di norme consuetudinarie internazionali riguardano: RAPPORTI DI VICINATO TRA GLI STATIRAPPORTI DI VICINATO TRA GLI STATI

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Esempi di norme consuetudinarie internazionali riguardano: Esempi di norme consuetudinarie internazionali riguardano: ZONE NON SOGGETTE A SOVRANITAZONE NON SOGGETTE A SOVRANITA’’

- LO SPAZIO EXTRA-ATMOSFERICO

- L’ALTO MARE

Nelle zone non sottoposte alla sovranità di alcuno stato l’utilizzazione degli spazi non deve comportare pregiudizio alla libertà ed agli interessi degli altri Stati.Le zone non soggette a sovranità sono:

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L’ALTO MARE Convenzione di Montego Bay ha codificato un principio consuetudinario che prevede il diritto degli stati di intervenire al di là del proprio mare territoriale su navi straniere che abbiano avuto un incidente in mare, da cui èragionevole aspettarsi conseguenze dannose al fine di proteggere le proprie coste e gli interessi correlati.

CASO DELLA TORREY CANYION, una nave liberiana che aveva subito un incidente al largo delle coste inglesi, in una zona di alto mare. Per evitare danni all’ambiente marino, la nave fu bombardata dagli inglesi, in una zona non soggetta alla loro sovranità.

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DIRITTO CONVENZIONALE DIRITTO CONVENZIONALE DICHIARAZIONI DI PRINCIPIODICHIARAZIONI DI PRINCIPIO (sono mere raccomandazioni cui gli stati sono liberi di conformarsi o meno) svolgono un ruolo rilevante nel processo di sviluppo del D.I., in quanto contribuiscono ad indirizzare la prassi degli stati.

1972 DICHIARAZIONE DI STOCCOLMA. Dove fu assunto l’impegno di tracciare le linee guida della politica ambientale internazionale degli anni successivi. Il piano di azione studiato prevedeva:- Monitoraggio dello stato di salute dell’ambiente- Attività di ricerca delle soluzioni idonee ai problemi dell’ecologia-Attività di pianificazione ambientale per contemperare le esigenze di sviluppo con la tutela delle risorse ambientali-Attuazione di programmi di educazione, formazione ed informazione a supporto delle attività di protezioni dell’ambiente

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1987 RAPPORTO BURTLAND contiene principi legali per la protezione dell’ambiente. Per la prima volta viene proposto l’obiettivo del perseguimento dello sviluppo sostenibile, ovvero di uno sviluppo che tenesse conto della scarsità delle risorse ambientali primarie.

1992 CONFERENZA DI RIO. La dichiarazione finale contiene 27 principi guida cui ispirare le politiche nazionali di sviluppo e sui quali basare la cooperazione internazionale per la tutela dell’ambiente. Documento programmatico Ag. XXI che indica in 4 sezioni la strada verso lo sviluppo sostenibile:- Dimensioni economiche e sociali- Conservazione e gestione delle risorse- Rafforzamento del ruolo delle forze sociali- Strumenti di attuazione

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1997 PROTOCOLLO DI KYOTO. Per la definizione degli obiettivi e degli impegni programmatici dei paesi industrializzati per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica derivanti dall’impiego di oli minerali e gasa serra.

Al termine del summit, la Conferenza dei 160 paesi partecipanti ha licenziato un testo con il quel sono stati fissati gli obiettivi che devono raggiungere i paesi industrializzatiipartecipanti:1.Riduzione delle emissioni di anidride carbonica, di metano, di protossido di azoto, di idrofluorocarburi, di perfluorocarburi e di esafluoruro di zolfo che costituiscono i 6 principali gas serra non controllati dal protocollo di Montreal sulla protezione della fascia dell’ozono2.Promozione dell’efficienza energetica in ogni settore3.Sviluppo delle fonti di produzione di energia rinnovabili e sviluppo dei supporto tecnologici alla riduzione delle emissioni inquinanti4.Promozione di forme di agricoltura sostenibile5.Limitazione e riduzione delle emissioni di metano provenienti dalle discariche di rifiuti e dagli altri settori energetici6.Adozione di misure di prelievo fiscale che facciano regredire l’emissione di gas serra.

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TRATTATI INTERNAZIONALITRATTATI INTERNAZIONALI(bilaterali e plurilaterali: incontro tra due o piùmanifestazioni di volontà, volte a costituire modificare o estinguere norme giuridiche internazionali)

Esempi di trattati internazionali:Convenzioni concernenti mari ed oceani:-Convenzione sul diritto del mare di Montego Bay del 10 dicembre 1982

-Convenzione sulla preparazione, la lotta e la cooperazione in materia di inquinamento da idrocarburi nell’ambiente marino del 30 novembre 1990 ratificata dall’Italia con L.15.12.1998, n.464, istituita per far fronte agli incidenti di inquinamento da idrocarburi nell’ambiente marino mediante:- l’individuazione di un’autorità che faccia da referente in materia e l’elaborazione di un piano di emergenza nazionale di preparazione e di lotta;-Cooperazione con le altre parti aderenti per fornire servizi di consulenza e supporto tecnico e materiale.

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-Promozione dello scambio dei risultati dei programmi di ricerca e di sviluppo volti a migliorare le tecniche esistenti di preparazione e di lotta contro l’inquinamento da idrocarburi-Cooperazione tecnica nella lotta all’inquinamento.

Convenzioni concernenti l‘atmosfera: Convenzione internazionale sull’inquinamento atmosferico attraverso le frontiere a lunga distanza adottata a Ginevra il 13 novembre 1979 e ratificata in Italia con la legge 27 aprile 1982

Convenzioni concernenti specie ed aree protette. Si tratta di accordi volti a preservare le diversità biologiche delle specie esistenti in natura ed a tutelare quelle in via di estinzione. Convenzione Internazionale sulla regolamentazione della caccia alla balena (1946)

Convenzione per la protezione degli uccelli (1950).

Convenzione sulla biodiversità adottata a Rio de Janeiro ed entrata in vigore il 29. 12.1993, ratificata dall’Italia con la legge 14 febbraio 1994, n.124.Obiettivo dell’accordo è di conservare, nella loro integrità la varietà di razze e delle specie sia animali che vegetali localizzate in massima parte nei paesi in via di sviluppo e necessarie alla sopravvivenza della terra.

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Il ruolo delle ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALIORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALIinteressate alle problematiche ambientali è di fondamentale importanza in quanto esse si adoperano per:- Coordinare le attività dei singoli Stati entro i confini nazionali ed indirizzarle al rispetto dei principi generali sanciti nei diversi trattati

- Promuovere politiche e strategie di prevenzione e di sviluppo in tema di protezione dell’ambiente.

Esempi di organizzazioni internazionali attive nel settore dell’ ambiente:

ONU, con UNEP ovvero il programma delle Nazioni Unite sull’ambiente, e con UNDP, programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo,

Commissioni regionali delle Nazioni Unite ed in particolare la Commissione Economica per l’Europa,

Comitato delle Politiche Ambientali della CEE,

Agenzie specializzate quali la FAO, OCSE, AIEA

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ASPETTI GENERALI DELLA LEGISLAZIONE

AMBIENTALE IN AMBITO COMUNITARIO

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L’AMBIENTE NEI TRATTATI DELLA COMUNITÀ EUROPEA

I PRINCIPI DELLA POLITICA AMBIENTALE COMUNITARIA

I PROGRAMMI DI AZIONE

LE DIRETTIVE EU A TUTELA DELL’AMBIENTE

*****

I NUOVI STRUMENTI DELLA POLITICA AMBIENTALE COMUNITARIA

(IL COINVOLGIMENTO DELLE IMPRESE:

I SISTEMI EMAS, ISO ED ECOLABEL

I MECCANISMI DI SOSTEGNO FINANZIARIO:

LIFE

Gli strumenti comunitari

posti a tutela dell’ambiente

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NORMATIVA COMUNITARIA DI RIFERIMENTO

TRATTATO DI ROMA (1957)

• Istituisce la comunità europea. • Non fa alcun riferimento alla tutela dell’ ambiente anche se nel preambolo

dello stesso tra gli obiettivi da conseguire veniva riconosciuto “il miglioramento costante delle condizioni di vita dei popoli”.

• Interpretazione estensiva degli art.100 e 235 del Trattato (c.d. clausole in bianco). L’elasticità di queste norme ha permesso alla Comunità di ampliare il proprio intervento anche in settori, come quello ambientale non direttamente disciplinato dalle disposizioni del Trattato.

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TRATTATO DI ROMA (1957) – cont.

L’art.100 prevede che la CEE può adottare ogni iniziativa opportuna per l’armonizzazione delle legislazioni nazionali attraverso l’individuazione di principi

comuni a più ordinamenti statuali e l’eliminazione graduale delle differenze.

“Il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo e del Comitato

economico e sociale, stabilisce direttive volte al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri che abbiano un'incidenza diretta sull'instaurazione o sul funzionamento del

mercato comune”.

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TRATTATO DI ROMA (1957) – cont.

L’art. 235 attribuisce al Consiglio la facoltà di emanare disposizioni necessarie ad assicurare il raggiungimento dei fini comunitari (cd. poteri impliciti)

“Quando un'azione della Comunità risulti necessaria per raggiungere nel funzionamento del mercato comune, uno degli scopi della Comunità, senza che il presente trattato abbia previsto i poteri d'azione a tal uopo richiesti, il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione e dopo aver consultato il Parlamento europeo, prende le disposizioni del caso”.

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ATTO UNICO EUROPEO 1986.Il Trattato di Roma viene riformato con la firma dell'Atto Unico Europeo che entreràin vigore nel 1987.

Tale atto pone le basi per una maggiore integrazione fra i paesi della Comunità.

Il trattato di Roma viene modificato con l’introduzione del titolo VII che ha sancito definitivamente la competenza della Comunità nella materia ambientaleindividuando i principi ed i criteri di un’azione comune improntata alla sistematicitàcoerenza ed incisività. Art. 130R, 130S, 130T.

130R130R INDIVIDUA GLI SCOPI DELLINDIVIDUA GLI SCOPI DELL’’AZIONE COMUNITARIAAZIONE COMUNITARIA

SALVAGUARDARE, PROTEGGERE E MIGLIORARE LA QUALITSALVAGUARDARE, PROTEGGERE E MIGLIORARE LA QUALITÀÀDELLDELL’’AMBIENTE;AMBIENTE;

CONTRIBUIRE AL MIGLIORAMENTO DELLA SALUTE UMANACONTRIBUIRE AL MIGLIORAMENTO DELLA SALUTE UMANA

GARANTIRE UNGARANTIRE UN’’UTILIZZAZIONE ACCORTA E RAZIONALE DELLE UTILIZZAZIONE ACCORTA E RAZIONALE DELLE RISORSE NATURALI.RISORSE NATURALI.

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130 S 130 S DEFINISCE LE PROCEDURE PER LDEFINISCE LE PROCEDURE PER L’’ADOZIONE DELLE AZIONI ADOZIONE DELLE AZIONI COMUNITARIE COMUNITARIE E STABILISCE CHE E STABILISCE CHE IL CONSIGLIO DEVE DELIBERARE ALLIL CONSIGLIO DEVE DELIBERARE ALL’’UNANIMITUNANIMITÀÀ IN MERITO IN MERITO ALLALL’’AZIONE IN OGGETTO, PREVIA CONSULTAZIONE DEL PARLAMENTO AZIONE IN OGGETTO, PREVIA CONSULTAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALEEUROPEO E DEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE

ATTO UNICO EUROPEO 1986

Il Trattato di Roma viene riformato con la firma dell'Atto Unico Europeo che entrerà in vigore nel 1987.Tale atto pone le basi per una maggiore integrazione fra i paesi della Comunità.

Il trattato di Roma viene modificato con l’introduzione del titolo VII che ha sancito definitivamente la competenza della Comunità nella materia ambientale individuando i principi ed i criteri di un’azione comune improntata alla sistematicità coerenza ed incisività. Art. 130R, 130S, 130T.

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ATTO UNICO EUROPEO 1986.

Il Trattato di Roma viene riformato con la firma dell'Atto Unico Europeo che entrerà in vigore nel 1987.Tale atto pone le basi per una maggiore integrazione fra i paesi della Comunità.

Il trattato di Roma viene modificato con l’introduzione del titolo VII che ha sancito definitivamente la competenza della Comunità nella materia ambientale individuando i principi ed i criteri di un’azione comune improntata alla sistematicitàcoerenza ed incisività. Art. 130R, 130S, 130T.

130 T.130 T.RIBADISCE LA FACOLTRIBADISCE LA FACOLTÀÀ PER GLI STATI MEMBRI DI ADOTTARE PER GLI STATI MEMBRI DI ADOTTARE PROVVEDIMENTI ED AZIONI COMPATIBILI CON IL TRATTATO, PROVVEDIMENTI ED AZIONI COMPATIBILI CON IL TRATTATO, CHE GARANTISCANO LA MASSIMA PROTEZIONE POSSIBILE.CHE GARANTISCANO LA MASSIMA PROTEZIONE POSSIBILE.

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• TRATTATO DI MAASTRICHT (1993)

• La protezione dell’ambiente assume la qualificazione di • “politica comunitaria”

• L’art. 2 sancisce che la comunità ha il compito di promuovere uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche attraverso la realizzazione di una crescita sostenibile che rispetti l’ambiente.

• Principio dello “sviluppo sostenibile”• Individuare le modalità più idonee al contemperamento delle esigenze

di sviluppo economico e sociale con quelle di tutela dell’ambiente e di conservazione delle risorse naturali

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La Comunità europea basa le proprie politiche in materia di ambiente su alcuni principi fondamentali a fondamento della politica ambientale ::

1) Il principio di prevenzione che sancisce l’esigenza di evitare sin dall’inizio - correzione alla fonte - inquinamenti e altri inconvenienti, anziché combatterne successivamente gli effetti. Esso rappresenta il principio cardine della politica comunitaria sin dal primo programma d’azione in materia ambientale del 1973.

2) Il principio di chi inquina paga, nozione anch’essa introdotta sin dai primi programmi d’azione, che dispone la necessità di addossare all’inquinatore il costo della prevenzione, della riduzione, nonché della riparazione del danno causato all’ambiente.

I principi della politica ambientale comunitaria

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3) Il principio di precauzione, introdotto per la prima volta dal Trattato di Maastricht, stabilisce il dovere di ridurre le emissioni inquinanti alla fonte, indipendentemente dalla prova certa, ma in presenza di significativi indizi di un effetto ambientale negativo e, cioè, anche in assenza di prove significativamente idonee a dimostrare l’esistenza di un nesso causale tra le emissioni e tali effetti negativi, ove questi siano gravi e/o irreversibili.In sostanza occorre adottare misure preventive ancor prima che abbia inizio un processo di degrado ambientale. Inoltre, per non incombere in responsabilità, occorre aver adottato tutti gli interventi necessari per scongiurare l’evento dannoso.

4) Il principio di correzione che prevede la correzione alla fonte dei danni causati all’ambiente, ovvero lo Stato inquinante deve provvedere a correggere l’eventuale lesione.

I principi della politica ambientale comunitaria

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5) Il principio di sussidiarietà, sancito dall’art. 3B del Trattato di Maastricht (ora art. 5), che dispone che, nei settori che non sono di sua esclusiva competenza, la Comunità interviene secondo il principio di sussidiarietàsoltanto se e nella misura in cui gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e, a motivo delle dimensioni o degli effetti in questione possono essere realizzati meglio a livello comunitario.

6) Il principio di integrazione, previsto dall’art. 6 del Trattato di Amsterdam, per il quale le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione e nell’attuazione delle altre politiche comunitarie. Tale principio è stato introdotto nella risoluzione che reca in allegato il terzo programma d’azione ambientale (1983) e ribadito in tutti quelli successivi.

I principi della politica ambientale comunitaria

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I PROGRAMMI DI AZIONEI programmi di azione costituiscono dei documenti fondamentali per l’attuazione delle politiche comunitarie in materia ambientale.

Essi rappresentano vere e proprie dichiarazioni politiche, che individuano le azioni da adottare in un arco temporale determinato e ciascuno rappresenta la continuazione del precedente verso uno sviluppo sempre piùapprofondito della problematica ambientale. Queste azioni sono inserite in un quadro generale nel quale sono fissate le priorità e gli obiettivi da raggiungere e, in alcuni casi, vengono introdotti o delineati anche nuovi orientamenti da seguire.

I primi due programmi d'azione (1973-1977; 1977-1981), ognuno di durata quadriennale, sanciscono per la prima volta la centralitàdell'interesse ambientale, che deve riproporsi in qualsiasi programmazione o decisione adottata dalla Comunità. Con essi vengono introdotti il “principio di prevenzione degli inquinamenti”rispetto a interventi successivi di recupero e ripristino, nonché il principio "chi inquina paga".

I programmi di azione

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Con il TERZO programma d'azione (1982-1986), la Comunitàeuropea approfondisce ulteriormente il proprio impegno nel settore ambientale sino a delineare, accanto alla politica di controllo e di contenimento degli inquinamenti, una vera e propria politica di prevenzione dei danni all'ambiente. In attuazione del medesimo programma sarà approntata la direttiva 85/337/CEE sulla VIA. Si afferma il principio di cooperazione tra gli stati.

Nel 1987 viene adottato il QUARTO programma d'azione ambientale (1987-1992). La vera novità consiste nell'aver posto per la prima volta la problematica relativa alla necessità di integrare la politica ambientale con tutte le altre politiche comunitarie (non solo con la politica economica e sociale come affermato nel terzo programma).

I programmi di azione

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Nel dicembre del 1992 il Consiglio ha approvato il QUINTOprogramma (1992-1999) politico e d'azione. Rispetto agli atti precedenti non variano i fattori ambientali sui quali intervenire, ma l'approccio con cui tali temi sono affrontati. E' in questo periodo che viene adottata la direttiva IPPC del 1996 (dir. n. 96/61/CE) sul controllo integrato degli inquinamenti; vengono introdotti strumenti di mercato (Ecolabel e Ecoaudit), mirati a sensibilizzare i produttori e i consumatori a un uso responsabile delle risorse naturali e sarà integrata l'originaria direttiva sulla VIA (direttiva 97/11/CE).

Obiettivo: prevenzione in campo ambientale che si raggiunge attraverso la diffusione di maggiore informazione in campo ambientale e prevedendo azioni premianti per chi rispetta determinati standard ambientali.

I programmi di azione

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Il perno attorno al quale ruota il quinto programma è lo sviluppo sostenibile, ossia il tentativo di individuare le modalità più idonee al contemperamento delle esigenze di sviluppo economico e sociale con quelle di tutela dell'ambiente e di conservazione delle risorse naturali.

L'ultimo in ordine di tempo è il SESTO programma d'azione (Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta) adottato in una proposta di decisione della Commissione il 24 febbraio 2001, che individua e definisce i principali obiettivi e le priorità ambientali della Comunitàeuropea per i prossimi dieci anni. Esso si basa sulla valutazione globale del quinto programma e ribadisce che, nonostante i progressi nell'abbattimento dei livelli d'inquinamento, le problematiche di natura ambientale continuano a persistere nei Paesi dell'Unione europea.

I programmi di azione

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I principi di tutela ambientale spontaneamente introdotti nel tempo con i programmi di azione sono stati recentemente sistematizzatiall'interno del nuovo Trattato sull'Unione europea firmato a Maastricht nel febbraio del 1992, ed entrato in vigore il 1° gennaio 1993, dando così un nuovo impulso all'obiettivo comunitario di protezione dell'ambiente.

Rispetto all'Atto Unico europeo che riconosceva alla Comunitàsoltanto la possibilità di intervenire in campo ambientale, nel Trattato di Maastricht la tutela ambientale acquista un valore pari a tutte le altre politiche comunitarie e diventa uno dei parametri di misurazione della crescita sostenibile, il cui raggiungimento sarànecessariamente correlato alla prevenzione dei danni permanenti all'ambiente, alla garanzia di un continuo accesso alle risorse naturali e all'eliminazione degli sprechi.

I programmi di azione

Trattato di Maastricht

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STRUMENTI GIURIDICI COMUNITARI

OBBLIGATORI

regolamenti(portata generale, obbligatorio, direttamente applicabile)

direttive(vincolante nel fine e nei termini di recepimento.Lascia liberi gli stati nelle modalità di adeguamento) (Consiglio o Commissione)

decisioni(è un atto individuale indirizzato sia agli stati, sia a persone fisiche o giuridiche.Obbligatoria in tutti i suoi elementi ai soggetti cui èdestinata)

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NON VINCOLANTI

Raccomandazioni

(sono adottate dalla Commissione. Suggeriscono un determinato comportamento, ma non impongono alcun obbligo giuridico.

Pareri

(emessi dalle istituzioni comunitarie quando si tratta di valutare fatti avvenuti nella comunità o in uno stato membro).

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DIRETTIVEDIRETTIVE

EE

REGOLAMENTIREGOLAMENTI

Dal 1985 ad oggi, la cultura ambientale europea ha messo a punto una regolamentazione sempre più attenta alle problematiche ambientali degli interventi puntuali sul territorio, alla programmazione/pianificazione e monitoraggio dei piani e dei programmi che può essere sintetizzata nei seguenti atti legislativi.

DIRETTIVA N. 1996/61/CE IPPC

DIRETTIVA N. 1985/337/CEE e 97/11 VIA

REGOLAMENTI EMAS N. 1993/1836 E N. 2001/761/CE

DIRETTIVA N. 2001/42/CE VAS

Recepimento definitivoRecepimento definitivoDLGS. 152/2006DLGS. 152/2006

Codice dellCodice dell’’ambienteambiente

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VIADirettiva 85/377/CE e

Direttiva 97/11/CE concernente la

valutazione d’impatto ambientale

IPPCDirettiva I.P.P.C. 96/61/97/CE recepita

dal D.Lgs n.372/99. – n.59/05 concernente la prevenzione e la

riduzione dell’inquinamento

VASDirettiva 2001-42-CE

concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e

programmi sull’ambiente

EMAS I - IIRegolamenti (CE)

n. 1836/93 & 761/2001 sull'adesione volontaria

delle organizzazioni ad un sistema comunitario di ecogestione ed audit.

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E’ un istituto di derivazione statunitense (NEPA-NationalEnvironmental Protection Act, 1969) ed ha la specifica finalità di contribuire a migliorare la qualità delle progettazioni e delle decisioni pubbliche e private introducendo tra i fattori da prendere in considerazione in via pregiudiziale, anche quello ambientale.

Nel 1977 la Comunità Europea ha fatto propria l’iniziativa USA, indicando nel secondo programma di azione tra gli obiettivi di un’azione ambientale preventiva, anche la necessità di predisporre regole per analizzare la rilevanza dell’impatto sulle risorse ambientali della realizzazione dei progetti.

Successivamente la comunità europea con la direttiva 85/337, ha inteso adottare la disciplina necessaria all’attuazione della procedura di impatto ambientale negli stati membri, secondo un determinato modello strutturale e funzionale.

LL’’istitutoistituto

VIA

DIRETTIVA N.

1985/337/CE

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La VIA è uno strumento preventivo della politica ambientale

-Deve armonizzare le differenti normative nazionali e deve controbilanciare gli effetti sull’ambiente

-Deve interagire con la pianificazione urbanistica, paesaggistica, energetica e socio-economica dei paesi membri

- Deve coinvolgere i cittadini nelle scelte e nelle decisioni che incidono sui beni primari e sui diritti inviolabili

Finalità

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La direttiva 97/11 ha modificato la precedente direttiva 337/85 con l’obiettivo di :

•Introdurre disposizioni tese a migliorare le regole relative alla procedura di valutazione e di assicurarne l’applicazione e e l’efficacia

•Completare l’elenco dei progetti di opere pubbliche o private che a causa del rilevante impatto sull’ambiente devono essere sottoposti a VIA

•Completare l’elenco dei progetti di opere pubbliche o private che a giudizio dei singoli stati possono essere di diritto sottoposti a VIA

•Attribuire ai singoli stati membri la possibilità di fissare soglie o criteri per stabilire quali progetti dell’allegato II sottoporre a VIA

•Rafforzare la VIA in un contesto trasfrontaliero.

Direttiva 97/11

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L’art. 3 della Dir. 85/337 come modificato dalla direttiva 97/11 afferma che la VIA individua, descrive e valuta, in modo appropriato per ciascun caso particolare, gli effetti diretti edindiretti di un progetto sui seguenti fattori:

Oggetto della VIA

L’UOMO, LA FAUNA, LA FLORA

IL SUOLO, L’ACQUA, L’ARIA, IL CLIMA ED IL PAESAGGIO

I BENI MATERIALI ED IL PATRIMONIO CULTURALE

L’INTERAZIONE TRA GLI ULTIMI DUE GRUPPI DI FATTORI SU INDICATI

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La direttiva distingue poi i progetti che devono essere sottoposti a VIA indicati nell’Allegato I della direttiva, da quelli che formano oggetto di valutazione solo se gli stati membri ritengono che le loro caratteristiche lo richiedano.

L’elenco dei progetti che possono essere sottoposti a VIA èriportato nell’Allegato II.

Per questi ultimi progetti gli stati membri determinano previo esame specifico del progetto ed un confronto con le soglie fissate all’interno dello Stato (Allegato III) se il progetto debba o meno essere sottoposto a VIA secondo quanto previsto dagli articoli da 5 a 10 della direttiva (iter procedurale).

Progetti da sottoporre a

VIA

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ALLEGATO IALLEGATO IPROGETTI DI CUI ALL'ARTICOLO 4, PARAGRAFO 1 DELLA DIRETTIVA 85/337/CEE

1. Raffinerie di petrolio greggio (escluse le imprese che produconosoltanto lubrificanti dal petrolio greggio) nonché impianti di gassificazione e di liquefazione di almeno 500 t al giorno di carbone o di scisti bituminosi

2. Centrali termiche ed altri impianti di combustione con potenza termica di almeno 300 MW, nonché centrali nucleari e altri reattori nucleari (esclusi gli impianti di ricerca per la produzione e lalavorazione delle materie fissili e fertili, la cui potenza massima non supera 1 kW di durata permanente termica)

3. Impianti destinati esclusivamente allo stoccaggio definitivo o all'eliminazione definitiva dei residui radioattivi

4. Acciaierie integrate di prima fusione della ghisa e dell'acciaio.

Progetti da sottoporre a

VIA dir. 85/337ALL.IALL.I

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5. Impianti per l'estrazione di amianto, nonché per il trattamento e la trasformazione dell'amianto e dei prodotti contenenti amianto: per i prodotti di amianto-cemento, una produzione annua di oltre 20.000 t di prodotti finiti; per le guarnizioni da attrito, una produzione annua di oltre 50 t di prodotti finiti e, per gli altri impieghi dell'amianto, un'utilizzazione annua di oltre 200 t

6. Impianti chimici integrati

7. Costruzione di autostrade, vie di rapida comunicazione, tronchi ferroviari per il traffico a grande distanza, nonché aeroporti con piste di decollo e di atterraggio lunghe almeno 2.100 m.

8. Porti commerciali marittimi, nonché vie navigabili e porti per la navigazione interna accessibili a battelli con stazza superiore a 1.350 t.

9. Impianti di eliminazione dei rifiuti tossici e pericolosi mediante incenerimento, trattamento chimico o stoccaggio a terra.

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Progetti da sottoporre a

VIA dir. 97/11

Estensione a 21 categorie

"ALLEGATO I

PROGETTI DI CUI ALL'ARTICOLO 4, PARAGRAFO 1

1. Raffinerie di petrolio greggio (escluse le imprese che producono soltanto lubrificanti dal petrolio greggio) nonché impianti di gassificazione e di liquefazione di almeno 500 tonnellate al giorno di carbone o di scisti bituminosi.

2. - Centrali termiche ed altri impianti di combustione con potenza termica pari o maggiore di 300 MW e

- centrali nucleari ed altri reattori nucleari, compreso lo smantellamento e lo smontaggio di tali centrali e reattori (*) (esclusi gli impianti di ricerca per la produzione e la lavorazione delle materie fissili e fertili, la cui potenza massima non supera 1 kW di durata permanente termica).

3. a) Impianti per il ritrattamento di combustibili nucleari irradiati.

b) Impianti destinati:

- alla produzione o all'arricchimento di combustibile nucleare,

- al trattamento di combustibile nucleare irradiato o residui altamente radioattivi,

- allo smaltimento definitivo dei combustibili nucleari irradiati,

- esclusivamente allo smaltimento definitivo di residui radioattivi,

- esclusivamente allo stoccaggio (previsto per più di 10 anni) di combustibile nucleare irradiato

o residui radioattivi in un sito diverso da quello di produzione.

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4. - Acciaierie integrate di prima fusione della ghisa e dell'acciaio.

- Impianti destinati a ricavare metalli grezzi non ferrosi da minerali, nonché concentrati o materie prime secondarie attraverso procedimenti metallurgici, chimici o elettrolitici.

5. Impianti per l'estrazione di amianto, nonché per il trattamento e la trasformazione

dell'amianto e dei prodotti contenenti amianto: per i prodotti di amianto-cemento, una produzione annua di oltre 20 000 tonnellate di prodotti finiti; per le guarnizioni da attrito, una produzione annua di oltre 50 tonnellate di prodotti finiti e, per gli altri impieghi dell'amianto, un'utilizzazione annua di oltre 200 tonnellate.

6. Impianti chimici integrati, ossia impianti per la produzione su scala industriale, mediante pro ce s s i d i trasformazione chimica , di sostanze i n cui si trovano affiancati vari stabilimenti funzionalmente connessi tra di loro:

i) per la fabbricazione di prodotti chimici organici di base;

ii) per la fabbricazione di prodotti chimici inorganici di base;

iii) per la fabbricazione di fertilizzanti a base di fosforo, azoto o potassio (fertilizzanti semplici o

composti);

iv) per la fabbricazione di prodotti di base fitosanitari e di biocidi;

v) per la fabbricazione di prodotti farmaceutici di base mediante procedimento chimico o

biologico;

vi) per la fabbricazione di esplosivi.

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7. a) Costruzione di tronchi ferroviari per il traffico a grande distanza, nonché aeroporti (1) con piste di decollo e di atterraggio lunghe almeno 2 100 m.

b) Costruzione di autostrade e vie di rapida comunicazione (2).

c) Costruzione di nuove strade a quattro o più corsie o raddrizzamento e/o allargamento di strade esistenti a due corsie al massimo per renderle a quattro o più corsie, sempreché la nuova strada o il tratto di strada raddrizzato e/o allargato abbia una lunghezza ininterrotta di almeno 10 km.

8. a) Vie navigabili e porti di navigazione interna che consentono il passaggio di navi di stazza superiore a 1 350 tonnellate;

b) Porti marittimi commerciali, moli di carico e scarico collegati con la terraferma e l'esterno dei porti (esclusi gli attracchi per navi traghetto) che possono accogliere navi di stazza superiore a 1350 tonnellate.

(*) Le centrali nucleari e gli altri reattori nucleari cessano di essere tali quando tutto il combustibile nucleare e gli altri elementi oggetti di contaminazione radioattiva sono stati rimossi in modo definitivo dal sito in cui si trova l'impianto.

(1) Gli "aeroporti" ai fini della presente direttiva corrispondono alla definizione data nella convenzione di Chicago nel 1944 relativa alla creazione dell'organizzazione internazionale dell'aviazione civile (allegato 14).

(2) Le "vie di rapida comunicazione" ai fini della presente direttiva corrispondono alla definizione data nell'accordo europeo sulle grandi strade di traffico internazionale del 15 novembre 1975.

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9. Impianti di smaltimento dei rifiuti (cioè rifiuti cui si applica la direttiva 91/689/CEE) (1) mediante incenerimento, trattamento chimico, quale definito nell'allegato II bis, punto D 9 della direttiva 75/442/CEE (2), o interramento di rifiuti pericolosi.

10. Impianti di smaltimento dei rifiuti mediante incenerimento o trattamento chimico di rifiuti non pericolosi, quali definiti nell'allegato II bis, punto D 9 della direttiva 75/442/CEE, con capacitàsuperiore a 100 tonnellate al giorno.

11. Sistemi di estrazione o di ricarica artificiale delle acque freatiche in cui il volume annuale dell'acqua estratta o ricaricata sia pari o superiore a 10 milioni di metri cubi.

12. a) Opere per il trasferimento di risorse idriche tra bacini imbriferi inteso a prevenire un' eventuale penuria di acqua, per un volume di acque trasferite superiore a 100 milioni di metri cubi all'anno.

b) In tutti gli altri casi, opere per il trasferimento di risorse idriche tra bacini imbriferi con

un' erogazione media pluriennale del bacino in questione superiore a 2 000 milioni di metri cubi all'anno e per un volume di acque trasferite superiore al 5 % di detta erogazione.

In entrambi i casi sono esclusi i trasferimenti di acqua potabile convogliata in tubazioni.

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13. Impianti di trattamento delle acque reflue con una capacità superiore a 150 000 abitanti equivalenti quali definiti all'articolo 2, punto 6 della direttiva 91/271/CEE (3).

14. Estrazione di petrolio e gas naturale a fini commerciali, per un quantitativo estratto superiore a 500 tonnellate al giorno per il petrolio e a 500 000 m³ al giorno per il gas naturale.

15. Dighe e altri impianti destinati a trattenere le acque o ad accumularle in modo durevole, laddove un nuovo o supplementare volume di acqua trattenuta o accumulata sia superiore a 10 milioni di metri cubi.

16. Gasdotti, oleodotti o conduttore per prodotti chimici, di diametro superiore a 800 mm e di lunghezza superiore a 40 km.

17. Impianti per l'allevamento intensivo di pollame o di suini con più di:

a) 85 000 posti per polli da ingrasso, 60 000 posti per galline;

b) 3 000 posti per suini da produzione (di oltre 30 kg) o

c) 900 posti per scrofe.

18. Impianti industriali destinati:

a) alla fabbricazione di pasta per carta a partire dal legno o da altre materie fibrose;

b) alla fabbricazione di carta e cartoni con capacità di produzione superiore a 200 tonnellate al

giorno.

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19. Cave e attività minerarie a cielo aperto, con superficie del sito superiore a 25 ettari, oppure torbiere, con superficie del sito superiore a 150 ettari.

20. Costruzione di elettrodotti aerei con un voltaggio di 220 kV o superiore e di lunghezza superiore a 15 km.

21. Impianti per l'immagazzinamento di petrolio, prodotti petrolchimici o prodotti chimici, con una capacità superiore a 200 000 tonnellate.

(1) GU n. L 377 del 31. 12. 1991, pag. 20. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva

94/31/CE (GU n. L 168 del 2. 7. 1994, pag. 28).

(2) GU n. L 194 del 25. 7. 1975, pag. 39. Direttiva modificata da ultimo dalla decisione

94/3/CE della Commissione (GU n. L 5 del 7. 1. 1994, pag. 15).

(3) GU n. L 135 del 30. 5. 1991, pag. 40. Direttiva modificata da ultimo dall'atto di adesione

del 1994.

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Progetti che possono essere sottoposti a VIA All.All. II dir. 97/11II dir. 97/11

ALLEGATO IIPROGETTI DI CUI ALL'ARTICOLO 4, PARAGRAFO 21. Agricoltura, selvicoltura ed acquicoltura1. Agricoltura, selvicoltura ed acquicolturaa) Progetti di ricomposizione rurale.b) Progetti volti a destinare terre incolte o estensioni seminaturali alla coltivazione agricolaintensiva.c) Progetti di gestione delle risorse idriche per l'agricoltura, compresi i progetti di irrigazione edi drenaggio delle terre.d) Primi rimboschimenti e disboscamento a scopo di conversione ad un altro tipo disfruttamento del suolo.e) Impianti di allevamento intensivo di animali (progetti non contemplati nell'allegato I).f) Piscicoltura intensiva.g) Recupero di terre dal mare.2. Industria estrattiva2. Industria estrattivaa) Cave, attività minerarie a cielo aperto e torbiere (progetti non compresi nell'allegato I).b) Attività mineraria sotterranea.c) Estrazione di minerali mediante dragaggio marino o fluviale.d) Trivellazioni in profondità, in particolare:- trivellazioni geotermiche,- trivellazioni per lo stoccaggio dei residui nucleari,- trivellazioni per l'approvvigionamento di acqua,escluse quelle intese a studiare la stabilità del suolo.e) Impianti di superficie dell'industria di estrazione di carbon fossile, di petrolio, di gas naturale e di minerali metallici nonché di scisti bituminosi.

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3. Industria energetica3. Industria energeticaa) Impianti industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda (progetti noncompresi nell'allegato I).b) Impianti industriali per il trasporto di gas, vapore e acqua calda; trasporto di energiaelettrica mediante linee aeree (progetti non compresi nell'allegato I).c) Stoccaggio in superficie di gas naturale.d) Stoccaggio di gas combustibile in serbatoi sotterranei.e) Stoccaggio in superficie di combustibili fossili.f) Agglomerazione industriale di carbon fossile e lignite.g) Impianti per il trattamento e lo stoccaggio di residui radioattivi (se non compresinell'allegato I).h) Impianti per la produzione di energia idroelettrica.i) Impianti di produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento (centrali eoliche).4. Produzione e trasformazione dei metalli4. Produzione e trasformazione dei metallia) Impianti di produzione di ghisa o acciaio (fusione primaria o secondaria), compresa larelativa colata continua.b) Impianti destinati alla trasformazione di metalli ferrosi mediante:i) laminazione a caldo,ii) forgiatura con magli,iii) applicazione di strati protettivi di metallo fuso.c) Fonderie di metalli ferrosi.d) Impianti di fusione e lega di metalli non ferrosi, esclusi i metalli preziosi, compresi i prodottidi recupero (affinazione, formatura in fonderia ecc.).e) Impianti per il trattamento di superficie di metalli e materie plastiche mediante processielettrolitici o chimici.

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f) Costruzione e montaggio di autoveicoli e costruzione dei relativi motori.g) Cantieri navali.h) Impianti per la costruzione e riparazione di aeromobili.i) Costruzione di materiale ferroviario.j) Imbutitura di fondo con esplosivi.k) Impianti di arrostimento e sinterizzazione di minerali metallici.5. Industria dei prodotti minerali5. Industria dei prodotti mineralia) Cokerie (distillazione a secco del carbone).b) Impianti destinati alla fabbricazione di cemento.c) Impianti destinati alla produzione di amianto e alla fabbricazione di prodotti a base diamianto (progetti con compresi nell'allegato I).d) Impianti per la fabbricazione del vetro, compresi quelli destinati alla produzione di fibre divetro.e) Impianti per la fusione di sostanze minerali, compresi quelli destinati alla produzione di fibreminerali.f) Fabbricazione di prodotti ceramici mediante cottura, in particolare tegole, mattoni mattonirefrattari, piastrelle, gres o porcellane.6. Industria chimica (progetti non compresi nell'allegato I)6. Industria chimica (progetti non compresi nell'allegato I)a) Trattamento di prodotti intermedi e fabbricazione di prodotti chimici.b) Produzione di antiparassitari e di prodotti farmaceutici, di pitture e vernici, di elastomeri eperossidi.c) Impianti di stoccaggio di petrolio, prodotti petrolchimici e chimici.

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7. Industria dei prodotti alimentari7. Industria dei prodotti alimentaria) Fabbricazione di oli e grassi vegetali e animali.b) Fabbricazione di conserve di prodotti animali e vegetali.c) Fabbricazione di prodotti lattiero-caseari.d) Industria della birra e del malto.e) Fabbricazione di dolciumi e sciroppi.f) Impianti per la macellazione di animali.g) Industrie per la produzione della fecola.h) Stabilimenti per la produzione di farina di pesce e di olio di pesce.i) Zuccherifici.8. Industria dei tessili, del cuoio, del legno e della carta8. Industria dei tessili, del cuoio, del legno e della cartaa) Impianti industriali destinati alla fabbricazione di carta e cartoni (progetti non compresinell'allegato I).b) Impianti per il pretrattamento (operazioni di lavaggio, imbianchimento, mercerizzazione) ola tintura di fibre o di tessili.c) Impianti per la concia delle pelli.d) Impianti per la produzione e la lavorazione di cellulosa.9. Industria della gomma9. Industria della gommaFabbricazione e trattamento di prodotti a base di elastomeri.10. Progetti di infrastruttura10. Progetti di infrastrutturaa) Progetti di sviluppo di zone industriali.b) Progetti di riassetto urbano, compresa la costruzione di centri commerciali e parcheggi.c) Costruzione di ferrovie, di piattaforme intermodali e di terminali intermodali (progetti noncompresi nell'allegato I).

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d) Costruzioni di aerodromi (progetti non compresi nell'allegato I).e) Costruzione di strade, porti e impianti portuali, compresi i porti di pesca (progetti non compresi nell'allegato I).f) Costruzione di vie navigabili interne non comprese nell'allegato I, opere di canalizzazione e di regolazione dei corsi d'acqua.g) Dighe e altri impianti destinati a trattenere le acque o ad accumularle in modo durevole (progetti non compresi nell'allegato I).h) Tram, metropolitane sopraelevate e sotterranee, funivie o linee simili di tipo particolare, esclusivamente o principalmente adibite al trasporto di persone.i) Installazioni di oleodotti e gasdotti (progetti non compresi nell'allegato I).j) Installazione di acquedotti a lunga distanza.k) Opere costiere destinate a combattere l'erosione e lavori marittimi volti a modificare la costa mediante la costruzione, per esempio, di dighe, moli, gettate e altri lavori di difesa dal mare, esclusa la manutenzione e la ricostruzione di tali opere.l) Progetti di estrazione o di ricarica artificiale delle acque freatiche, non compresi nell'allegato I.m) Opere per il trasferimento di risorse idriche tra bacini imbriferi, non comprese nell'allegato I.

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11. Altri progetti11. Altri progettia) Piste permanenti per corse e prove di veicoli a motore.b) Impianti di smaltimento di rifiuti (progetti non compresi nell'allegato I).c) Impianti di depurazione delle acque reflue (progetti non compresi nell'allegato I).d) Depositi di fanghi.e) Immagazzinamento di rottami di ferro, comprese le carcasse di veicoli.f) Banchi di prova per motori, turbine e reattori.g) Impianti per la produzione di fibre minerali artificiali.h) Impianti per il recupero o la distruzione di sostanze esplosive.i) Stabilimenti di squartamento.12. Turismo e svaghi12. Turismo e svaghia) Piste da sci, impianti di risalita, funivie e strutture connesse.b) Porti turistici.c) Villaggi di vacanza e complessi alberghieri situati fuori dalle zone urbane e struttureconnesse.d) Terreni da campeggio e caravaning a carattere permanente.e) Parchi tematici.13. 13. -- Modifiche o estensioni di progetti di cui all'allegato I o all'Modifiche o estensioni di progetti di cui all'allegato I o all'allegato II giallegato II giàà autorizzatiautorizzati,realizzati o in fase di realizzazione, che possono avere notevoli ripercussioni negativesull'ambiente.- Progetti di cui all'allegato I, che servono esclusivamente o essenzialmente per lo sviluppo e ilcollaudo di nuovi metodi o prodotti e che non sono utilizzati per più di due anni.

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Criteri di selezione per la sottoposizione a VIA dei progetti

di cui All’II

ALLEGATO III - CRITERI DI SELEZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 4, PARAGRAFO 3

1.1.Caratteristiche dei progettiCaratteristiche dei progetti

Le caratteristiche dei progetti debbono essere considerate tenendo conto, in particolare:

delle dimensioni del progetto,

del cumulo con altri progetti,

dell'utilizzazione di risorse naturali,

della produzione di rifiuti,

dell'inquinamento e disturbi ambientali,

del rischio di incidenti, per quanto riguarda, in particolare, le sostanze o le tecnologie utilizzate.

CaratteristicheCaratteristiche

Localizzazione

Caratteristiche dell’impatto potenziale

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ALLEGATO III - CRITERI DI SELEZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 4, PAR. 3

2. Localizzazione dei progetti

Deve essere considerata la sensibilità ambientale delle aree geografiche che possono risentire dell'impatto dei progetti, tenendo conto, in particolare:

- dell'utilizzazione attuale del territorio;

- della ricchezza relativa, della qualità e della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona;

- della capacità di carico dell'ambiente naturale, con particolare attenzione alle seguenti zone: zone umide; zone costiere; zone montuose o forestali;riserve e parchi naturali;zone classificate o protette dalla legislazione degli Stati membri; zone protette speciali designate dagli Stati membri in base alle direttive 79/409/CEE e92/43/CEE; zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissati dalla legislazione comunitaria sono già stati superati; zone a forte densità demografica; zone di importanza storica, culturale o archeologica.

Criteri di selezione per la sottoposizione a

VIA dei progetti di cui all’II

Caratteristiche

LocalizzazioneLocalizzazione

Caratteristiche dell’impatto potenziale

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ALLEGATO III - CRITERI DI SELEZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 4, PARAGRAFO 3

3. Caratteristiche dell'impatto potenziale3. Caratteristiche dell'impatto potenziale

Gli effetti potenzialmente significativi dei progetti debbono essere considerati in relazione ai criteri stabiliti ai punti 1 e 2 e tenendo conto, in particolare:

della portata dell'impatto (area geografica e densità della popolazione interessata);

della natura transfrontaliera dell'impatto;

dell'ordine di grandezza e della complessità dell'impatto;

della probabilità dell'impatto;

della durata, frequenza e reversibilità dell'impatto.

Criteri di selezione per la sottoposizione a

VIA dei progetti di cui all’II

Caratteristiche

Localizzazione

Caratteristiche Caratteristiche delldell’’impatto impatto potenzialepotenziale

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La procedura comunitaria di VIA si articola in quattro fasi:

I. REDAZIONE DI UNO STUDIO PRELIMINARE CIRCA IL PRESUNTO IMPATTO AMBIENTALE DEL PROGETTO.

Questa fase è interamente rimessa al committente.Le informazioni che il committente deve fornire sono contenute nell’allegato IV della direttiva 97/11 e sono: una descrizione del progetto comprese in particolare:

a) una descrizione delle caratteristiche dell’insieme del progetto e delle esigenze di utilizzazione del suolo durante le fasi di costruzione e funzionamento;

b) una descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi, con l’indicazione per esempio della natura e delle quantità dei materiali impiegati

c) una valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previsti (inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo, rumore, vibrazione, luce, calore, radiazione ecc) risultanti dall’attività del progetto proposto.

La procedura di La procedura di VIA VIA

REDAZIONE DI UNO REDAZIONE DI UNO STUDIO PRELIMINARE STUDIO PRELIMINARE CIRCA IL PRESUNTO CIRCA IL PRESUNTO

IMPATTO AMBIENTALE IMPATTO AMBIENTALE DEL PROGETTODEL PROGETTO

LA CONSULTAZIONE DELLE VARIE

AMMINISTRAZIONI INTERESSATE

L’INFORMAZIONE DELLA POPOLAZIONE

IL RILASCIO DELL’AUTORIZZAZIONE ALLA REALIZZAZIONE

DELL’OPERA

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una descrizione delle componenti dell’ambiente potenzialmente soggette ad un impatto importante del progetto proposto, con particolare riferimento alla popolazione, alla fauna e alla flora, al suolo all’acqua all’aria ai fattori climatici, ai beni materiali compreso il patrimonio architettonico e archeologico, al paesaggio e all’interazione tra questi vari fattori.

una descrizione (questa descrizione dovrebbe riguardare gli effetti diretti ed eventualmente gli effetti indiretti, secondari, cumulativi a breve medio e lungo termine permanenti e temporanei positivi e negativi del progetto) dei probabili effetti rilevanti del progetto proposto sull’ambiente, dovuti:

a) all’esistenza del progetto

b) all’utilizzazione delle risorse naturali

c) all’emissione di inquinanti, alla creazione di sostanze nocive e allo smaltimento dei rifiuti

d) descrizione da parte del committente dei metodi di previsione utilizzati per valutare gli effetti sull’ambiente.

La procedura di La procedura di VIA VIA

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una descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e se possibile compensare rilevanti effetti negativi del progetto sull’ambiente

un riassunto non tecnico delle informazioni trasmesse sulla base di punti precedenti.un sommario delle eventuali difficoltà (lacune tecniche o mancanza di

conoscenza) incontrate dal committente nella raccolta dei dati richiesti.*****

In base a quanto posto dall’art. 5 della direttiva 85/337 le informazioni che il committente deve fornire conformemente al paragrafo 1, e dunque per i progetti che devono essere sottoposti obbligatoriamente a VIA, comportano almeno:- Una descrizione del progetto con informazioni relative alla suaubicazione, progettazione e dimensioni- Una descrizione delle misure previste per evitare ridurre e possibilmente compensare rilevanti effetti negativi dati necessari per individuare e valutare i principali effetti sull’ambiente del progetto- Una descrizione sommaria delle principali alternative prese in esame dal committente con indicazione delle ragioni della scelta sotto il profilo dell’impatto ambientale- Una sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle prime tre voci citate

La procedura di La procedura di VIA VIA

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La procedura di La procedura di VIA VIA II. LA CONSULTAZIONE DELLE VARIE AMMINISTRAZIONI

INTERESSATE

Per i modi e le forme è rimandata alle legislazioni nazionali ex art.6 comma 3.La Comunità non ha dettato una disciplina di dettaglio per questa fase non volendo porre dei limiti alla collaborazione tra gli organi delle pubbliche amministrazioni se non precisando che deve essere data l’opportunità di esprimere un parere in merito alla domanda di autorizzazione a tutte le autorità con funzioni di responsabilità in materia di ambiente.

REDAZIONE DI UNO STUDIO PRELIMINARE CIRCA IL PRESUNTO

IMPATTO AMBIENTALE DEL PROGETTO

LA CONSULTAZIONE LA CONSULTAZIONE DELLE VARIE DELLE VARIE

AMMINISTRAZIONI AMMINISTRAZIONI INTERESSATEINTERESSATE

L’INFORMAZIONE DELLA POPOLAZIONE

IL RILASCIO DELL’AUTORIZZAZIONE ALLA REALIZZAZIONE

DELL’OPERA

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III. L’INFORMAZIONE DELLA POPOLAZIONEPer garantire la partecipazione di tutti gli interessati e la trasparenza dell’azione amministrativa. Le informazioni messe a disposizione del pubblico danno la possibilità a chiunque di esprimere il proprio parere prima della realizzazione del progetto agevolando in tal modo l’attività istruttoria della pubblica amministrazione.

EE’’ oggetto delloggetto dell’’informazioneinformazione:

• Il contenuto della decisione e le condizioni eventualmente aggiunte alla decisione

• I motivi principali e le considerazioni su cui è basata la decisione

• Eventualmente una descrizione delle principali misure utili per prevenire ridurre e se possibile compensare gli effetti negativi gravi.

La procedura di La procedura di VIA VIA

REDAZIONE DI UNO STUDIO

PRELIMINARE CIRCA IL PRESUNTO

IMPATTO AMBIENTALE DEL

PROGETTO

LA CONSULTAZIONE DELLE VARIE

AMMINISTRAZIONI INTERESSATE

LL’’INFORMAZIONE INFORMAZIONE DELLA DELLA

POPOLAZIONEPOPOLAZIONE

IL RILASCIO DELL’AUTORIZZAZIO

NE ALLA REALIZZAZIONE

DELL’OPERA

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IV.IL RILASCIO DELL’AUTORIZZAZIONE ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA

La procedura si conclude con una decisione finale basata sulla valutazione globale circa l’impatto dell’opera sull’ambiente. Se non ci sono motivi ostativi, l’autoritàprocedente adotta il provvedimento di autorizzazione.

La Comunità non entra nel dettaglio lasciando alle autorità nazionali libera scelta sull’individuazione dell’organo amministrativo competente al rilascio.

La procedura di La procedura di VIA VIA

REDAZIONE DI UNO STUDIO

PRELIMINARE CIRCA IL PRESUNTO

IMPATTO AMBIENTALE DEL

PROGETTO

LA CONSULTAZIONE DELLE VARIE

AMMINISTRAZIONI INTERESSATE

L’INFORMAZIONE DELLA POPOLAZIONE

IL RILASCIO IL RILASCIO DELLDELL’’AUTORIZZAZIOAUTORIZZAZIO

NE ALLA NE ALLA REALIZZAZIONE REALIZZAZIONE

DELLDELL’’OPERAOPERA

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VIA TRANSFRONTALIERAVIA TRANSFRONTALIERA

La Direttiva 97/11 ha sostituito l’art. 7 della direttiva 337/85 stabilendo che qualora uno stato membro sia a conoscenza che un progetto possa influire in modo rilevante sull’ambiente di un altro stato o qualora uno stato membro che possa esserne considerevolmente danneggiato, ne faccia richiesta, lo stato membro sul cui territorio è prevista la realizzazione del progetto, comunica, quanto prima, all’altro stato sia una descrizione del progetto, corredata di tutte le informazioni disponibili circa il suo eventuale impatto transfrontaliero, sia le informazioni sulla natura della decisione che potrebbe essere adottata.

Alla luce di queste comunicazioni, si avviano le consultazioni necessarie.

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Recepimento della Direttiva nell’ordinamento italiano

La direttiva 85/337 all’art. 2 concedeva 3 anni di tempo agli stati membri per attuare la disciplina sulla VIA, ma in Italia non si è mai giunti ad un recepimento definitivo della stessa.

La norma fondamentale in materia di VIA, fino all’entrata in vigore del Dlgs.152/2006, è stata l’art. 6, della legge 8 luglio 1986, n. 349 istitutiva del Ministero dell’Ambiente, con cui è stata recepita in via transitoria la disciplina dettata dalla direttiva n. 85/337/CEE.

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Articolo 6

1. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge il Governo presenta al Parlamento il disegno di legge relativo all'attuazione delle direttive comunitarie in materia di impatto ambientale.

2. In attesa dell'attuazione legislativa delle direttive comunitarie in materia di impatto ambientale, le norme tecniche e le categorie di opere in grado di produrre rilevanti modificazioni dell'ambienteed alle quali si applicano le disposizioni di cui ai successivi commi 3, 4 e 5, sono individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata su proposta del Ministro dell'ambiente, sentito il Comitato scientifico di cui al successivo articolo 11, conformemente alla direttiva del Consiglio delle Comunità europee n. 85/337 del 27 giugno 1985.

La valutazione di La valutazione di impatto impatto

ambientale ambientale nellnell’’ordinamento ordinamento

italianoitaliano

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99

Articolo 6

3. I progetti delle opere di cui al precedente comma 2 sono comunicati, prima della loro approvazione, al Ministro dell'ambiente, al Ministro per i beni culturali e ambientali e alla regione territorialmente interessata, ai fini della valutazione dell'impatto sull'ambiente. La comunicazione contienel'indicazione della localizzazione dell'intervento, la specificazione dei rifiuti liquidi e solidi, delle emissioni ed immissioni inquinanti nell'atmosfera e delle emissioni sonore prodotte dall'opera, la descrizione dei dispositivi di eliminazione o recupero dei danni all'ambiente ed i piani di prevenzione dei danni all'ambiente e di monitoraggio ambientale. L'annuncio dell'avvenuta comunicazione deve essere pubblicato, a cura del committente, sul quotidiano più diffuso nella regione territorialmente interessata, nonché su un quotidiano a diffusione nazionale.

La valutazione di La valutazione di impatto impatto

ambientale ambientale nellnell’’ordinamento ordinamento

italianoitaliano

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100

Articolo 6

4. Il Ministro dell'ambiente, sentita la regione interessata, di concerto con il Ministro per i beni culturali e ambientali, si pronuncia sulla compatibilità ambientale nei successivi novanta giorni, decorsi i quali la procedura di approvazione del progetto riprende il suo corso, salvo proroga deliberata dal Consiglio dei ministri in casi di particolare rilevanza. Per le opere incidenti su aree sottoposte a vincolo di tutela culturale o paesaggistica il Ministro dell'ambiente provvede di concerto con il Ministro per i beni culturali e ambientali.

5. Ove il Ministro competente alla realizzazione dell'opera non ritenga di uniformarsi alla valutazione del Ministero dell'ambiente, la questione è rimessa al Consiglio dei ministri.

La La valutazione di valutazione di impatto ambientale impatto ambientale

nellnell’’ordinamento ordinamento italianoitaliano

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101

Articolo 6

6. Qualora, nell'esecuzione delle opere di cui al comma 3, il Ministro dell'ambiente ravvisi comportamenti contrastanti con il parere sulla compatibilità ambientale espresso ai sensi del comma 4, o comunque tali da compromettere fondamentali esigenze di equilibrio ecologico e ambientale, ordina la sospensione dei lavori e rimette la questione al Consiglio dei ministri.

7. Restano ferme le attribuzioni del Ministro per i beni culturali e ambientali nelle materie di sua competenza.

8. Il Ministro per i beni culturali e ambientali nel caso previsto dall'articolo 1-bis, comma 2, del decreto-legge 27 giugno 1985, n. 312 , convertito, con modificazioni, nella legge 8 agosto 1985, n. 431, esercita i poteri di cui agli articoli 4 e 82 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, di concerto con il Ministro dell'ambiente.

La valutazione di La valutazione di impatto impatto

ambientale ambientale nellnell’’ordinamento ordinamento

italianoitaliano

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Articolo 6

9. Qualsiasi cittadino, in conformità delle leggi vigenti, può presentare, in forma scritta, al Ministero dell'ambiente, al Ministero per i beni culturali e ambientali e alla regione interessata istanze, osservazioni o pareri sull'opera soggetta a valutazione di impatto ambientale, nel termine ditrenta giorni dall'annuncio della comunicazione del progetto.

******La norma impegnava il Governo a presentare al Parlamento entro sei mesi un disegno di legge relativo all’attuazione delle Direttive comunitarie in materia di VIA (art. 6, comma 1). In realtà il periodo transitorio è durato molto più a lungo e quella disciplina, in assenza di una norma quadro, continua ad essere applicata.

******L’adozione delle norme tecniche e categorie di opere in grado di produrre rilevanti modificazioni dell’ambiente era invece rinviata all’emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottarsi su proposta del Ministro dell’Ambiente, sentito il Comitato scientifico.

La La valutazione di valutazione di

impatto impatto ambientale ambientale

nellnell’’ordinameordinamento italianonto italiano

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103

Sulla base del citato comma 2 dell’art.6 sono stati emanati due decreti e cioè:

il D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377 integrato successivamente dal D.P.R. 11 febbraio 1998; con cui si è delineato un regime transitorio nel quale si definivano a grandi linee le fasi della procedura della c.d. compatibilitcompatibilitàà ambientaleambientale limitatamente alle opere di cui all’allegato I della direttiva;il D.P.C.M. 27 dicembre 1988 integrato successivamente dal D.P.R. 2 settembre 1999, n. 348, oltre ad alcune circolari volte a individuare le categorie di operecategorie di opere da sottoporre alla procedura di VIA e a dettarne la disciplina.

Successivamente, senza un disegno coerente e unitario, alcune disposizioni di legge settoriali hanno ampliato le categorie di opere ricadenti nell’ambito oggettivo di applicazione dell’istituto quali:

tutela del mare: art. 1, legge 28 febbraio 1992, n. 220;dighe, elettrodotti ad alta tensione e prospezione di idrocarburi liquidi e gassosi: art. 2, legge 9 gennaio 1991, n. 9.

La valutazione La valutazione di impatto di impatto

ambientale ambientale nellnell’’ordinamento ordinamento

italianoitaliano

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Direttiva 85/337/CEEDirettiva 85/337/CEEmodificata dalla

Direttiva 97/11/CEDirettiva 97/11/CE

Fissa i principi fondamentali

della VIA da recepire

Individua negli Allegati I e II

le categorie di opere soggette a VIA

Art. 6 legge 349/86Art. 6 legge 349/86

Definisce i principiFondamentali della

VIA

Rimanda ad un successivo decreto

l’individuazione delle

categorie di operesoggette a VIA

DPCM 10.08.98 n. 377DPCM 10.08.98 n. 377Individua le categorie di opere soggette a VIASpecifica la procedura

Opere di cui all’.All.1 della Direttiva

DPR 11.02.98DPR 11.02.98

Integra l’elenco delle opere soggette a VIA.Opere di cui all’ All.1

della Direttiva

DPR 27.12.98DPR 27.12.98integrato dal integrato dal

DPR 2.9.99 n.348Norme tecniche per

gli SIAQuadri di

riferimento

….Riassumendo…

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105

VIA regionale – Recepimento Allegato II della direttiva 85/337/CE

Direttiva Direttiva 85/337/CEE85/337/CEE

come modificata dalla

Direttiva 97/11/CEDirettiva 97/11/CEFissa i principi fondamentalidella VIA da

recepire

Individua negli Allegati I e II

le categorie di opere soggette a VIA

DPR 12.04.96DPR 12.04.96Come integrato da

DPCM 3.09.99DPCM 3.09.99DPCM 1.09.2000DPCM 1.09.2000

Atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni sulla VIADisciplina l’Allegato II

Della direttiva 85/337/CEE

Leggi RegionaliLeggi Regionali

Recepiscono le disposizioni dell’atto di indirizzo

e coordinamento

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106

La VIA nell’ordinamento

italiano

Natura e definizione dell’istituto

La VIA è una fase del procedimento amministrativo principale, o secondo altri un endo-procedimento, diretto all’approvazione del progetto di un’opera o di un impianto.

L’istituto è volto a prevedere gli effetti sull’ambiente di progetti pubblici e privati per opere e interventi sul territorio, in modo da prevenire, evitare o minimizzare quelli dannosi, ovvero gli effetti dannosi oltre una determinata soglia.

Il giudizio d’impatto ambientale, mediante il quale si conclude la relativa procedura, consiste nella descrizione e valutazione degli effetti di un progetto su una pluralità di fattori biotici quali l’uomo, la flora e la fauna e abiotici quali suolo, acqua, aria, paesaggio e patrimonio culturale nonché sulle rispettive interazioni, i quali nel loro complesso costituiscono l’ambiente in senso unitario e globale, oggetto della VIA.

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107

Natura e Natura e definizione definizione delldell’’istitutoistituto

Diverse ed eterogenee sono le funzioni dell’istituto: prevenzione, gestione razionale delle risorse, programmazione, ottimizzazione dei progetti e dei processi decisionali di opere e di attività rilevanti per l’ambiente, informazione e partecipazione del pubblico interessato.

In sintesi, la procedura di VIA consente di comporre in un unico contesto, non sul piano sostanziale, ma sul piano procedurale, i molteplici interessi sottesi alla tutela dei valori ambientali e territoriali. Pertanto, accanto ai giudizi riguardanti i distinti profili ambientali interessati da un dato progetto, nell’ambito della procedura in esame si aggiunge un giudizio di insieme che considera l’entità complessiva delle alterazioni ambientali.

Nel D.P.C.M. 377/88 come integrato dal D.P.R. 11 febbraio 1998, sono riportate le categorie di opere da sottoporre alla procedura prevista dall’art. 6 della L.349/1986.

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Presentazione Istanza

SIA

Pubblicazione

Pag. 0,5%o

MATT

CVIA Segr.

Comitato Coord Gruppoistruttore

BB.CC REGIONE

PLENARIA

MINISTRO AMB MINISTRO BB.CC

G.U.

ProcedimentoPrincipale

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Il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, sentita la Regione interessata, di concerto con il Ministro per i Beni e leAttività Culturali si pronuncia sulla compatibilità ambientale dell’opera entro 90 giorni dal ricevimento della domanda del committente.

Solo il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha la facoltà di sospendere i lavori di realizzazione dell’opera e rimettere la questione al Consiglio dei Ministri, al quale spetta la competenza all’adozione di misure definitive qualora nell’esecuzione del progetto ravvisi comportamenti contrastanti con il parere sulla compatibilità ambientale o tali da compromettere le fondamentali esigenze di equilibrio ecologico ed ambientale.

LA DECISIONELA DECISIONE

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110

Il procedimento di VIA pertanto potrà concludersi con:LA DECISIONELA DECISIONE

Giudizio di compatibilità negativo. (impossibilità di ripresentare il progetto sullo stesso sito). Con decreto del Ministro.

Giudizio di compatibilità interlocutorio negativo se la documentazione presentata risulta incompleta ed il ministero dell’Ambiente richiede le integrazioni necessarie.Con atto del Direttore Generale.L’eventuale presentazione di integrazioni fa decorrere un nuovo termine di 90 giorni per la pronuncia di compatibilità.

Giudizio di compatibilità positivo, con eventuali prescrizioni di natura tecnica.

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111

ABROGAZIONE DELL’ART. 6

L’art. 6 della legge 349/1986 è stato recentemente abrogato dall’art. 48 del Dlgs. 3 aprile 2006, n. 152.

Tale provvedimento risistema in maniera organica la procedura di VIA, unitamente alle direttive 96/61, sull’IPPC recepita con Dlgs 59/2005 ed alla direttiva 2001/41/CE sulla VAS.

La parte II del Dlgs 152/2006 è interamente dedicata a regolamentare tali provvedimenti ed avrebbe dovuto entrare in vigore il 12 agosto 2006.La regolamentazione attuativa non è stata ancora perfezionata.

DLGS 3 DLGS 3 APRILE APRILE

2006, N. 1522006, N. 152

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112

I principali obiettivi da perseguire con la nuova disciplina sono i seguenti:

- RAPPORTO COSTI BENEFICI occorre bilanciare le ragioni dell’ambiente con quelle dell’economia ed anticipare la procedura di VIA già all’esame del progetto di intervento.

- RIDUZIONE DEI TEMPI di conclusione della procedura

- COORDINAMENTO tra VIA e VAS e tra VIA ed autorizzazione integrata ambientale nel caso di impianti sottoposti ad entrambe le procedure

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Art. 5 del c.d. codice dell’ambiente per VIA si intende:

L'elaborazione di uno studio concernente

- l'impatto sull'ambiente che può derivare dalla realizzazione e dall'esercizio di un'opera il cui progetto e' sottoposto ad approvazione o autorizzazione,

- lo svolgimento di consultazioni,

- la valutazione dello studio ambientale e dei risultati delle consultazioni nell'iter decisionale di approvazione o autorizzazione del progetto dell'operae - la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione;

DlgsDlgs.152/2006.152/2006

Nuova disciplina del

procedimento di VIA

Definizione

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114

Opere soggette a

VIA

Art. 231.1. Sono assoggettati alla procedura di VIA:Sono assoggettati alla procedura di VIA:

a) i progetti di cui all’elenco A dell’Allegato III alla parte seconda del D.lgs 152/2006, ovunque ubicati;

b) i progetti di cui all’elenco B dell’Allegato III alla parte seconda del D.lgs 152/2006 che ricadano, anche parzialmente, all’interno di aree naturali protette come definite dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394;

c) i progetti elencati di cui all’elenco B dell’Allegato III alla parte seconda del D.lgs 152/2006 che non ricadano in aree naturali protette, ma che, sulla base degli elementi indicati nell’allegato IV alla parte seconda del DLGS 152/2006, a giudizio dell’autorità competente richiedano ugualmente lo svolgimento della procedura di VIA;

( All. 4 elementi di verifica per l’assoggettamento VIA di progetti dell’all. III, elenco B, non ricadenti in aree naturali protette CARATTERISTICHE DEI PROGETTI, LOCALIZZAZIONE, CARATTERISTICHE DELL’IMPATTO POTENZIALE )

d) i progetti di specifiche opere o interventi per i quali la procedura di VIA sia espressamente prescritta dalle leggi speciali di settore che disciplinano dette opere o interventi.

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2. Per i progetti di opere o di interventi di cui al comma 1, lettera a), ricadenti all’interno di aree naturali protette, le sogliedimensionali, ove previste, sono ridotte del 50%.

3. La medesima procedura si applica anche agli interventi su opere già esistenti, non rientranti nelle categorie del comma 1, qualora da tali interventi derivi un’opera che rientra nelle categorie stesse.

Si applica altresì alle modifiche sostanziali di opere ed interventi rientranti nelle categorie di cui al comma 1, lettere a) e b).

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4. Possono essere esclusi dal campo di applicazione della VIA i progetti di seguito elencati che, a giudizio dell’autorità competente, non richiedano lo svolgimento di questa procedura:

a) i progetti relativi ad opere ed interventi destinati esclusivamente a scopi di difesa nazionale;

b) i progetti relativi ad opere ed interventi destinati esclusivamente a scopi di protezione civile, oppure disposti in situazioni di necessitàe d’urgenza a scopi di salvaguardia dell’incolumità delle personeda un pericolo imminente o a seguito di calamità;

c) i progetti relativi ad opere di carattere temporaneo, ivi comprese quelle necessarie esclusivamente ai fini dell’esecuzione di interventi di bonifica autorizzati.

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5. Per i progetti assoggettati a VIA che non ricadono in aree naturali protette, ma richiedono ugualmente, a giudizio dell’autoritàcompetente, lo svolgimento della VIA (art.23 comma1, lettera b.) e per i progetti relativi ad opere ed interventi destinati a scopi di difesa nazionale, per i progetti relativi ad opere ed interventi destinati esclusivamente a scopi di protezione civile oppure disposti in situazioni di necessità e d’urgenza a scopi di salvaguardia dell’incolumità delle persone da un pericolo imminente o a seguito di calamità, progetti relativi ad opere di carattere temporaneo, ivi comprese quelle necessarie esclusivamente ai fini dell’esecuzione di interventi di bonifica autorizzati (art.23 comma 4 lettere a, b, c) si applica la procedura di verifica di cui all’articolo 32.

Nel corso di tale procedura di verifica, per i progetti di cui al comma 4 l’autorità competente comunica alla Commissione europea, prima del rilascio dell’eventuale esenzione, i motivi che giustificano tale esenzione ai sensi dell’articolo 2, comma 3, lettera c), della direttiva 85/337/CEE.

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6. Ai fini dell’applicazione dell’articolo 4 del D.lgs 17 gennaio 2005, n. 13, per i progetti aeroportuali assoggettati alla procedura di VIA ai sensi della parte seconda del D.lgs 152/2006 tale procedura tiene conto delle prescrizioni definite nell'allegato II* del medesimo decreto legislativo 17 gennaio 2005, n. 13.

7. Nel caso di opere ed interventi di somma urgenza destinati esclusivamente alla difesa nazionale di cui al comma 4, lettera a), il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio dispone, su proposta del Ministro della difesa, l’esenzione da ogni verifica di compatibilità ambientale soltanto per i progetti relativi a lavori coperti da segreto di Stato.

*comitato tecnico consultivo di cui al dlgs 13/2005, redige una relazione concernente la situazione aeroportuale attuale, previsioni in assenza di nuove misure, valutazione delle misure diverse dalle restrizioni operative, valutazioni delle restrizioni operative, riepilogo di natura non tecnica, valutazione dell’esposizione al rumore.

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FINALITÀDELLA VIA

Art. 24

FINALITÀDELLA VIA

Art. 24

1. La procedura di VIA deve assicurare che:

a) nei processi di formazione delle decisioni relative alla realizzazione di progetti (individuati negli Allegati A e B) siano considerati gli obiettivi di:

proteggere la salute,migliorare la qualità della vita umana,

al fine di:– contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita,– provvedere al mantenimento della varietà delle specie,– conservare la capacità di riproduzione dell’ecosistema in

quanto risorsa essenziale di vita,– garantire l’uso plurimo delle risorse naturali e dei beni

pubblici destinati alla fruizione collettiva,– assicurare lo sviluppo sostenibile;

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b) per ciascun progetto siano valutati gli effetti diretti ed indiretti della sua realizzazione:

– sull’uomo, – sulla fauna, – sulla flora, – sul suolo, – sulle acque di superficie e sotterranee, – sull’aria, – sul clima, – sul paesaggio,– sull’interazione tra detti fattori, – sui beni materiali,– sul patrimonio culturale ed ambientale;

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c) per ciascun progetto siano esplicitate le principali ragioni della scelta fra le alternative proposte dal committente;

d) in ogni fase della procedura siano garantiti:

– lo scambio di informazioni– la consultazione tra il soggetto proponente e l’autorità

competente;

e) siano garantite:

– l’informazione– la partecipazione del pubblico al procedimento;

f) siano conseguite:

– la semplificazione, – la razionalizzazione,– il coordinamento delle valutazioni e degli atti autorizzativi in

materia ambientale.

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1. La valutazione di impatto ambientale compete:

a) al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, secondo le disposizioni di cui al capo I ed al capo II del D.lgs.152/06 per i progetti di opere ed interventi:

sottoposti ad autorizzazione statale,aventi impatto ambientale interregionale o internazionale;

b) negli altri casi, all’autorità individuata dalla regione o dalla provincia autonoma con propria legge, secondo le procedure dalla stessa stabilite sulla base dei criteri direttivi generali, ferme restando le disposizioni comuni in materia di VIA.

COMPETENZE E

PROCEDURE

Art. 25

COMPETENZE E

PROCEDURE

Art. 25

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Fasi del Procedimento

Fasi del Procedimento FASE INTRODUTTIVA DEL PROCEDIMENTO

FASE DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

FASE DELLA PUBBLICITÀ

FASE DELLA PARTECIPAZIONE

FASE DELL’ISTRUTTORIA TECNICA

FASE DEL GIUDIZIO DI COMPATIBILITÀ

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Fase introduttiva

Fase introduttiva Il proponente inoltra la

domandadomanda all’autoritàcompetente

Copia della domanda deve essere trasmessa

Alle RegioniProvince

Comuni interessati

Agli enti di gestione se gli interventi da

attuare riguardano aree naturali

protette

la domanda deve contenere:Il progettoSIASintesi non tecnica

60 gg per esprimere il loro parere

Decorsi i 60 gg l’autorità si

esprimeràsulla

compatibilitàambientale

senza il loro parere.

L’autorità competente può chiedere integrazioni documentali

indicando un preciso termine entro cui

adempiere

Contestualmente alla presentazione della

domanda

Diffusione di un annunciodell’avvenuto deposito a mezzo stampa secondo le

modalità stabilite da un apposito regolamento

dell’autorità competente che provvederà a

disciplinare anche le modalità di pubblicazione su Internet del progetto

MATTMIN BENI E ATTIVITA’

CULTURALICOMMISSIONE

ALTRI MIN INTERESSATI

almeno in un quotidiano a diffusione nazionalee in un quotidiano a diffusione regionaleper ciascuna regione territorialmente interessata.

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Fase dello studio di impatto

ambientale

Fase dello studio di impatto

ambientale

SIASIA è predisposto a cura e spese del committente/proponente e secondo le disposizione di cui allegato 5 della legge e deve contenere:

a) una descrizione del progetto con informazioni relative alle sue caratteristiche, alla sua localizzazione ed alle sue dimensioni;

b) una descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e possibilmente compensare gli effetti negativi rilevanti;

c) i dati necessari per individuare e valutare i principali effettisull’ambiente e sul patrimonio culturale che il progetto può produrre, sia in fase di realizzazione che in fase di esercizio;

d) una descrizione sommaria delle principali alternative prese in esame dal committente, ivi compresa la cosiddetta “opzione zero”, con indicazione delle principali ragioni della scelta, sotto il profilo dell’impatto ambientale;

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126

e) una valutazione del rapporto costi-benefici del progetto dal punto di vista ambientale, economico e sociale.

*******

Allo studio di impatto ambientale deve essere allegata una sintesi non tecnica delle caratteristiche

dimensionali e funzionali dell’opera o dell’intervento progettato

e

dei dati ed informazioni contenuti nello studio stesso.

Fase dello studio di impatto

ambientale

Fase dello studio di impatto

ambientale

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127

Fase della pubblicitàFase della pubblicità

Le amministrazioni,le regioni

ele province autonome

Indicano gli uffici presso i quali sono reperibili e consultabili dal pubblico i documenti e gli atti inerenti il procedimento di valutazione

Già al momento della presentazione della domanda il committente proponente deve depositare il progetto, il SIA e varie copie della sintesi non tecnica oltre a provvedere, come già evidenziato, alla diffusione di un annuncio dell’avvenuto deposito

Fase della pubblicitàFase della pubblicità

I soggetti interessati devono proporre le proprie osservazioni entro 45 giorni45 giorni dall’avvenuta pubblicazione dell’annuncio a mezzo stampa

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Fase della partecipazione al

procedimento

Fase della partecipazione al

procedimentoI soggetti interessati devono proporre le proprie osservazioni entro 45 giorni dall’avvenuta pubblicazione dell’annuncio a mezzo stampa

L’autorità può dar corso ad un’inchiesta e può disporre un sintetico contraddittorio con il proponente (art.29)

Tutti i soggetti interessati possono fornire elementi conoscitivi e valutativi concernenti i possibili effetti dell’opera

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129

Fase dell’istruttoria

tecnica

Fase dell’istruttoria

tecnica

In tale fase siAccerta la completezza della documentazione

Verifica la corrispondenza di ciò che è stato documentato ai luoghi

Controlla la conformità alle normative di settore di tutte le sorgenti potenziali ed eventuali di inquinamento

Verifica la coerenza del progetto rispetto all’utilizzo delle materie prime

Accerta il corretto utilizzo degli strumenti di analisi e previsione degli effetti ambientali

Individua l’impatto complessivo che l’intervento produrràsull’ambiente sul patrimonio culturale confrontando la situazione esistente ante proposizione della domanda con quella che si presume si verificherà successivamente alla realizzazione dell’opera

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Tale fase è svolta dalla commissione di cui all’art.19, comma 2 del D.lgs.190/2002 come modificato dal D.L. 315/2003 convertito in L.5/2004.

Il Decreto 190 è stato abrogato negli art. 1 e 2 relativi alla commissione per effetto dell’art. 48 del D.lgs.152/2006.

Tuttavia l’abrogazione resta sospesa fino all’emanazione del D.M. che disciplinerà, modalità, tariffe, controlli e compensi.

L’art. 6 del D.lgs.152/2006 c.d. “codice dell’ambiente” prevede l’istituzione, con D.P.C.M., su proposta del Ministro dell’ambiente di una Commissione tecnico-consultiva per le valutazioni ambientali.

Sarà composta da 78 membri oltre al Presidente ed a tre vicepresidenti scelti tra professori universitari, tra professionisti ed esperti qualificati in sistemi di gestione, in misurazioni e in materie progettuali, geologiche, ambientali, giuridiche, economiche e sociali, nonché fra dirigenti della pubblica amministrazione.

Fase dell’istruttoria

tecnica

Fase dell’istruttoria

tecnica commissione tecnico-consultiva

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L'attività della Commissione e' articolata in tre settori operativi facenti capo ai tre vicepresidenti e concernenti, rispettivamente, le seguenti procedure:

a) valutazione ambientale strategica;

b) valutazione di impatto ambientale;

c) prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento

La Commissione opera, di norma, attraverso sottocommissioni.

Le sottocommissioni sono composte da un numero variabile di componenti in ragione delle professionalità necessarie per il completo ed adeguato esame della specifica pratica.

L'individuazione delle professionalità necessarie spetta al vicepresidente competente. Una volta individuate le figure professionali dei componenti e del coordinatore della sottocommissione, i singoli commissari sono assegnati alle sottocommissioni sulla base di un predefinito ordine di turnazione.

Integrata con un esperto designato da ciascuna delle regioni interessate per territorio dall’attività

Fase dell’istruttoria

tecnica

Fase dell’istruttoria

tecnica attività

Sottocommissione esprime il proprio parere entro 30 giorni dalla scadenza di tutti i termini e lo trasmette al vicepresidente che entro 10 giorni lo

invia al ministro per il giudizio di compatibilitàambientale

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132

Fase del giudizio di

compatibilità

Fase del giudizio di

compatibilitàIl giudizio di compatibilità deve essere reso entro

90 giorni dalla pubblicazione della domanda

Se il termine decorre invano, si attiva il potere sostitutivo del Consiglio dei Ministri, il quale

-- diffida l’organo competente ad adempiere entro 20 giorni.

- vi provvede entro 60 giorni anche su istanza delle parti interessate

In difetto, per progetti sottoposti a VIA:

in sede statale, si intende emesso giudizio negativo sulla compatibilitàambientale del progetto.

in sede non statale, si applicano le disposizioni di cui al periodo precedente fino all’entrata in vigore di apposite norme regionali e delle province autonome, da adottarsi nel rispetto della disciplina comunitaria vigente in materia.

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L’amministrazione competente all’autorizzazione definitiva alla realizzazione dell’opera o dell’intervento progettato acquisisce il giudizio di compatibilitàambientale comprendente:

– le eventuali prescrizioni per la mitigazione degli impatti,

– il monitoraggio delle opere e degli impianti

– le misure previste per evitare, ridurre o eventualmente compensare rilevanti effetti negativi.

Nel caso di iniziative promosse da autorità pubbliche, il provvedimento definitivo che ne autorizza la realizzazione deve adeguatamente evidenziare la conformità delle scelte effettuate agli esiti della procedura d’impatto ambientale.

Negli altri casi i progetti devono essere adeguati agli esiti del giudizio di compatibilità ambientale già prima del rilascio dell’autorizzazione alla realizzazione.

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> > nel caso di opere non realizzate almeno per il venti per centoentro tre anni dal giudizio di compatibilità ambientale, la procedura deve essere riaperta per valutare se le informazioni riguardanti il territorio e lo stato delle risorse abbiano subito nel frattempo mutamenti rilevanti.

>> In ogni caso il giudizio di compatibilità ambientale cessa di avere efficacia al compimento del quinto anno dalla sua emanazione.

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Gli esiti della procedura di VIA devono essere comunicati

ai soggetti del procedimento,

a tutte le amministrazioni pubbliche competenti, anche in materia di controlli ambientali,

e

devono essere adeguatamente pubblicizzati, in quanto il pubblico deve vedersi garantita un’adeguata informazione.

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In particolare, le informazioni messe a disposizione del pubblicocomprendono:

il tenore della decisione;

le condizioni che eventualmente l'accompagnano;

i motivi e le considerazioni principali su cui la decisione si fonda, tenuto conto delle istanze e dei pareri del pubblico;

le informazioni relative al processo di partecipazione del pubblico;

una descrizione, ove necessario, delle principali misure prescritte al fine di evitare, ridurre e se possibile compensare i più rilevanti effetti negativi.

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Art. 42 PROGETTI SOTTOPOSTI A VIA IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

1. Sono sottoposti a VIA in sede regionale o provinciale i progetti di opere ed interventi rientranti nelle categorie di cui all’articolo 23 (ambito di applicazione), salvo si tratti di opere o interventi sottoposti ad autorizzazione statale o aventi impatto ambientale interregionale o internazionale, ai sensi dell’articolo 35.

2. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono definire, per determinate tipologie progettuali e/o aree predeterminate, sulla base degli elementi indicati nell’Allegato IV alla parte seconda del D.lgs 152/2006, un incremento delle soglie di cui all’elenco B dell’Allegato III alla parte seconda del D.lgs 152/2006 fino alla misura del venti per cento.

(All. 4: caratteristiche dei progetti, localizzazione dei progetti, caratteristiche dell’impatto potenziale).

VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE

IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

VALUTAZIONE VALUTAZIONE IMPATTO IMPATTO AMBIENTALEAMBIENTALE

IN SEDE IN SEDE REGIONALE O REGIONALE O PROVINCIALEPROVINCIALE

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Art. 42 PROGETTI SOTTOPOSTI A VIA IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

3. Qualora dall’istruttoria esperita in sede regionale o provinciale emerga che l’opera o intervento progettato può avere impatti rilevanti anche sul territorio di altre regioni o province autonome o di altri Stati membri dell’Unione europea, l’autorità competente con proprio provvedimento motivato si dichiara incompetente e rimette gli atti alla Commissione tecnico-consultiva di cui all’articolo 6 per il loro eventuale utilizzo nel procedimento riaperto in sede statale. In tale ipotesi è facoltà del committente o proponente chiedere, ai sensi dell’articolo 36 (procedimento di valutazione), comma 3, la definizione in via preliminare delle modalità per il rinnovo parziale o totale della fase di apertura del procedimento.

VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE

IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

VALUTAZIONE VALUTAZIONE IMPATTO IMPATTO AMBIENTALEAMBIENTALE

IN SEDE IN SEDE REGIONALE O REGIONALE O PROVINCIALEPROVINCIALE

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Art. 42 PROGETTI SOTTOPOSTI A VIA IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

4. Qualora si accerti che il progetto definitivo differisce da quello preliminare quanto alle aree interessate oppure alle risorse ambientali coinvolte, o comunque che risulta da esso sensibilmente diverso, l’autorità competente:

• adotta i provvedimenti relativi all’aggiornamento dello studio di impatto ambientale

• dispone la nuova pubblicazione dello stesso, anche ai fini dell’invio di osservazioni da parte dei soggetti pubblici e privati interessati.

VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE

IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

VALUTAZIONE VALUTAZIONE IMPATTO IMPATTO AMBIENTALEAMBIENTALE

IN SEDE IN SEDE REGIONALE O REGIONALE O PROVINCIALEPROVINCIALE

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Art. 43 PROCEDURE DI VIA IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

1. Ferme restando le disposizioni di cui agli articoli 4, 5, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33 e 34, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano disciplinano con proprie leggi e regolamenti le procedure per la VIA dei progettisottoposti in sede regionale o provinciale (di cui all’art. 42, comma 1).

2. Fino all’entrata in vigore delle discipline regionali e provinciali di cui al comma 1, trovano applicazione le disposizioni di cui alla parte seconda del D.lgs 152/2006.

3. Nel disciplinare i contenuti e la procedura di VIA le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano assicuranocomunque che siano individuati:

a) l’autorità competente in materia di valutazione di impatto ambientale;

VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE

IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

VALUTAZIONE VALUTAZIONE IMPATTO IMPATTO AMBIENTALEAMBIENTALE

IN SEDE IN SEDE REGIONALE O REGIONALE O PROVINCIALEPROVINCIALE

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Art. 43 PROCEDURE DI VIA IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

b) l’organo tecnico competente allo svolgimento dell’istruttoria;

c) le eventuali deleghe agli enti locali per particolari tipologie progettuali;

d) le eventuali modalità, ulteriori o in deroga rispetto a quelle indicate nella parte seconda del presente decreto, per l’informazione e la consultazione del pubblico;

e) le modalità di realizzazione o adeguamento delle cartografie, degli strumenti informativi territoriali di supporto e di un archivio degli studi di impatto ambientale consultabile dal pubblico;

f) i criteri integrativi con i quali vengono definiti le province ed i comuni interessati dal progetto.

VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE

IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

VALUTAZIONE VALUTAZIONE IMPATTO IMPATTO AMBIENTALEAMBIENTALE

IN SEDE IN SEDE REGIONALE O REGIONALE O PROVINCIALEPROVINCIALE

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Art. 43 PROCEDURE DI VIA IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

4. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono individuare appropriate forme di pubblicità, ulterioririspetto a quelle previste nel regolamento di cui all’articolo 28, comma 2, lettera b).

5. Qualora durante l’esecuzione delle opere di cui all’articolo 42 (VIA in sede regionale o provinciale) siano ravvisate situazioni contrastanti con il giudizio espresso sulla compatibilità ambientale del progetto, oppure comportamenti contrastanti con le prescrizioni ad esso relative o comunque tali da compromettere fondamentali esigenze di equilibrio ecologico e ambientale, l’autorità competente, esperite le opportune verifiche, ordina la sospensione dei lavori e impartisce le prescrizioni necessarie al ripristino delle condizioni di compatibilità ambientale dei lavori medesimi.

VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE

IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

VALUTAZIONE VALUTAZIONE IMPATTO IMPATTO AMBIENTALEAMBIENTALE

IN SEDE IN SEDE REGIONALE O REGIONALE O PROVINCIALEPROVINCIALE

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Art. 44 TERMINI DEL PROCEDIMENTO

1. Ferme restando le ipotesi di sospensione e di interruzione, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono stabilire, in casi di particolare rilevanza, la prorogabilità dei termini per la conclusione della procedurasino ad un massimo di sessanta giorni.

VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE

IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

VALUTAZIONE VALUTAZIONE IMPATTO IMPATTO AMBIENTALEAMBIENTALE

IN SEDE IN SEDE REGIONALE O REGIONALE O PROVINCIALEPROVINCIALE

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Art. 45 COORDINAMENTO ED INTEGRAZIONE DEI PROCEDIMENTI AMMINISTRATIVI

1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano definiscono le modalità per:

• l’armonizzazione,

• il coordinamento,

• l’integrazione, se possibile,

della procedura di VIA con le procedure ordinarie di assenso alla realizzazione delle opere.

2. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano integrano e specificano, in relazione alle rispettive disposizioni legislative e regolamentari, quanto disposto dagli articoli 33 (relazione tra VAS e VIA) e 34 (relazioni tra VIA e IPPC).

VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE

IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

VALUTAZIONE VALUTAZIONE IMPATTO IMPATTO AMBIENTALEAMBIENTALE

IN SEDE IN SEDE REGIONALE O REGIONALE O PROVINCIALEPROVINCIALE

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Art. 46 PROCEDURE SEMPLIFICATE ED ESONERI

1. Per i progetti di dimensioni ridotte o di durata limitatarealizzati da artigiani o piccole imprese, nonché per le richieste di verifica (art. 32), le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano promuovono modalità semplificate.

2. Per i progetti di cui all’articolo 23 (ambito di applicazione), comma 1, lettera c)*, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono determinare, per specifiche categorie progettuali o in particolari situazioni ambientali e territoriali, sulla base degli elementi di cui all’Allegato IV alla parte seconda del D.lgs 152/2006, criteri o condizioni di esclusione dalla procedura.*(si tratta dei progetti di cui all. 3 elenco b)

VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE

IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

VALUTAZIONE VALUTAZIONE IMPATTO IMPATTO AMBIENTALEAMBIENTALE

IN SEDE IN SEDE REGIONALE O REGIONALE O PROVINCIALEPROVINCIALE

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Art. 47 OBBLIGHI DI INFORMAZIONE

1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano informano, ogni dodici mesi, il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio circa:

– i provvedimenti adottati,

– i procedimenti di VIA in corso

– lo stato di definizione delle cartografie e degli strumenti informativi.

VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE

IN SEDE REGIONALE O PROVINCIALE

VALUTAZIONE VALUTAZIONE IMPATTO IMPATTO AMBIENTALEAMBIENTALE

IN SEDE IN SEDE REGIONALE O REGIONALE O PROVINCIALEPROVINCIALE

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Direttiva 96/61Direttiva 96/61

IPPCIPPCDIRETTIVA 96/61/CE DEL CONSIGLIO del 24 settembre 1996 sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento (IPPC)

Finalità

La presente direttiva ha per oggetto la prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento proveniente dalle attività di cui all'allegato I. Essa prevede misure intese ad evitare oppure, qualora non sia possibile, ridurre le emissioni delle suddette attività nell'aria, nell'acqua e nel terreno, comprese le misure relative ai rifiuti, per conseguire un livello elevato di protezione dell'ambiente nel suo complesso, lasciando impregiudicate le disposizioni della direttiva 85/337/CEE concernente la valutazione dell'impatto ambientale dideterminati progetti pubblici e privati nonché altri requisiti comunitari.

Autorizzazione Autorizzazione allall’’esercizio esercizio delldell’’impiantoimpianto

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Articolo 3Principi generali degli obblighi fondamentali del gestore

Gli Stati membri prendono le disposizioni necessarie perché le autoritàcompetenti garantiscano che l'impianto sia gestito in modo:

a) che siano prese le opportune misure di prevenzione dell'inquinamento, applicando segnatamente le migliori tecniche disponibili;

b) che non si verifichino fenomeni di inquinamento significativi;c) che sia evitata la produzione di rifiuti, a norma della direttiva

75/442/CEE del Consiglio, del 15 luglio 1975, relativa ai rifiuti (11), in caso contrario, questi sono ricuperati o, ove ciò sia tecnicamente ed economicamente impossibile, sono eliminati evitandone e riducendone l'impatto sull'ambiente;

d) che l'energia sia utilizzata in modo efficace;e) che siano prese le misure necessarie per prevenire gli incidenti e

limitarne le conseguenze;f) che si provveda affinché sia evitato qualsiasi rischio di

inquinamento al momento della cessazione definitiva delle attivitàed il sito stesso sia ripristinato in modo soddisfacente.

Fonte Fonte normativa normativa

comunitariacomunitaria

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Articolo 6Domanda di autorizzazione

Gli Stati membri prendono le disposizioni necessarie affinché una domanda di autorizzazione presentata all'autorità competente contenga la descrizione:

dell'impianto, del tipo e della portata delle sue attività;delle materie prime e secondarie, delle sostanze e dell'energia usate o prodotte dall'impianto;delle fonti di emissione dell'impianto;dello stato del sito di ubicazione dell'impianto;del tipo e dell'entità delle prevedibili emissioni dell'impianto in ogni settore ambientale nonché un'identificazione degli effetti significativi delle emissioni sull'ambiente;della tecnologia prevista e delle altre tecniche per prevenire le emissioni dall'impianto oppure, qualora ciò non fosse possibile, per ridurle;ove necessario, delle misure di prevenzione e di recupero dei rifiuti prodotti dall'impianto;delle altre misure previste per ottemperare agli obblighi fondamentali del gestore di cui all'articolo 3;delle misure previste per controllare le emissioni nell'ambiente.

Detta domanda di autorizzazione deve contenere anche una sintesi non tecnica dei dati di cui ai trattini precedenti.

Fonte Fonte normativa normativa

comunitariacomunitaria

Domanda di Domanda di autorizzazione autorizzazione

allall’’esercizio esercizio delldell’’impiantoimpianto

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Articolo 7Approccio integrato del rilascio dell'autorizzazione

Gli Stati membri adottano le misure necessarie per il pieno coordinamento della procedura e delle condizioni di autorizzazione quando sono coinvolte più autorità competenti al fine di garantire un approccio integrato effettivo di tutte le autorità competenti per questa procedura.

Fonte Fonte normativa normativa

comunitariacomunitaria

Articolo 8Decisioni

Fatti salvi altri requisiti prescritti da disposizioni nazionali o comunitarie, l'autorità competente rilascia un'autorizzazione contenente condizioni che garantiscano la conformità dell'impianto ai requisiti previsti dalla presente direttiva oppure nega l'autorizzazione in caso di non conformità.Ogni autorizzazione concessa o modificata deve includere le modalitàpreviste per la protezione di aria, acqua e terreno di cui alla presente direttiva.

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Articolo 10Migliori tecniche disponibili e norme di qualità ambientale

Qualora una norma di qualità ambientale richieda condizioni piùrigorose di quelle ottenibili con le migliori tecniche disponibili, l'autorizzazione prescrive misure supplementari particolari, fatte salve le altre misure che possono essere adottate per rispettare le norme di qualità ambientale.

Fonte Fonte normativa normativa

comunitariacomunitaria

Articolo 11Sviluppi delle migliori tecniche disponibili

Gli Stati membri garantiscono che l'autorità competente si tenga informata o sia informata sugli sviluppi delle migliori tecnichedisponibili.

BAT BAT Le autorizzazioni Le autorizzazioni sono rilasciate sono rilasciate

sulla base delle sulla base delle migliori tecniche migliori tecniche

disponibilidisponibili

Le BAT sono Le BAT sono contenute nei contenute nei

BREfBREf ((batbatreferencereference

documentdocument))

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ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA

CATEGORIE DI ATTIVITÀ INDUSTRIALI DI CUI ALL'ART. 1

ATTIVITÀENERGETICHE

PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE DEI METALLI

INDUSTRIA DEI PRODOTTI MINERALI

INDUSTRIA CHIMICA

GESTIONE DEI RIFIUTI ALTRE ATTIVITÀ

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DECRETO LEGISLATIVO 18 febbraio 2005, n.59DECRETO LEGISLATIVO 18 febbraio 2005, n.59- Attuazione integrata della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento. (IPPC)

Art. 1Finalità

1. Il presente decreto ha per oggetto la prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento proveniente dalle attivitàdi cui all'allegato I; esso prevede misure intese ad evitare oppure, qualora non sia possibile, ridurre le emissioni delle suddette attività nell'aria, nell'acqua e nel suolo, comprese le misure relative ai rifiuti e per conseguire un livello elevato di protezione dell'ambiente nel suo complesso.

2. Il presente decreto disciplina il rilascio, il rinnovo e il riesame dell'autorizzazione integrata ambientale degli impianti esistenti, nonché le modalità di esercizio degli impianti medesimi.

Fonte Fonte normativa normativa

ItalianaItaliana

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DECRETO LEGISLATIVO 18 febbraio 2005, n.59DECRETO LEGISLATIVO 18 febbraio 2005, n.59

DefinizioneL’art. 2 definisce l’AIA come il provvedimento che autorizza l’esercizio di un impianto o di parte di esso a determinate condizioni che devono garantire che l’impianto stesso sia conforme ai requisiti previsti.

Un’AIA può valere per uno o più impianti o parti di essi che siano localizzati sullo stesso sito e gestiti dal medesimo gestore.

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DECRETO LEGISLATIVO 18 febbraio 2005, n.59DECRETO LEGISLATIVO 18 febbraio 2005, n.59Principi generali dell’autorizzazione integrata ambientale

Nel determinare le condizioni per l’AIA, fermo restando il rispetto delle norme di qualità ambientale, l’autorità competente tiene conto dei seguenti principi generali:

a) Devono essere prese le opportune misure di prevenzione dell'inquinamento, applicando in particolare le migliori tecniche disponibili

b) Non si devono verificare fenomeni di inquinamento significativi;

c) Deve essere evitata la produzione di rifiuti,

d) L'energia deve essere utilizzata in modo efficace;

e) Devono essere prese le misure necessarie per prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze;

f) Deve essere evitato qualsiasi rischio di inquinamento al momento della cessazione definitiva delle attività ed il sito stesso sia ripristinato ai sensi della normativa vigente in materia di bonifiche e ripristino ambientale

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DECRETO LEGISLATIVO 18 febbraio 2005, n.59DECRETO LEGISLATIVO 18 febbraio 2005, n.59Procedura per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale

Ai fini del rilascio dell’AIA la procedura prevede che salvo quanto disposto dal comma 5 dell’art. 5 del Dlgs. 59/2005 circa le informazioni sui rischi di incidenti connessi a determinate attività e le informazioni richieste dalla normativa relativa ad aria, acqua, suolo e rumore la domanda debba comunque descrivere:

a) l'impianto, il tipo e la portata delle sue attività;

b) le materie prime e ausiliarie, le sostanze e l'energia usate o prodotte dall'impianto;

c) le fonti di emissione dell'impianto;

d) lo stato del sito di ubicazione dell'impianto;

e) il tipo e l'entità delle emissioni dell'impianto in ogni settore ambientale, nonchéun'identificazione degli effetti significativi delle emissioni sull'ambiente;

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f) La tecnologia utilizzata e le altre tecniche in uso per prevenire le emissioni dall'impianto oppure per ridurle;

g) le misure di prevenzione e di recupero dei rifiuti prodotti dall'impianto;

h) le misure previste per controllare le emissioni nell'ambiente;

i) le eventuali principali alternative prese in esame dal gestore, in forma sommaria;

j) le altre misure previste per ottemperare ai principi di cui all'articolo 3 e una sintesi non tecnica dei dati di cui alle voci precedenti.

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L'autorità competente, entro trenta giorni dal ricevimento della domanda ovvero, in caso di riesame, contestualmente all'avvio del relativo procedimento, comunica al gestore la data di avvio del procedimento ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241, e la sede degli uffici di cui al comma 6.

Entro il termine di quindici giorni dalla data di ricevimento della comunicazione il gestore provvede a sua cura e sue spese alla pubblicazione su un quotidiano a diffusione provinciale o regionale, ovvero a diffusione nazionale nel caso di progetti che ricadono nell'ambito della competenza dello Stato, di un annuncio contenente l'indicazione della localizzazione dell'impianto e del nominativo del gestore, nonché il luogo ove e' possibile prendere visione degli atti e trasmettere le osservazioni.

Entro trenta giorni dalla data di pubblicazione dell'annuncio di cui sopra, i soggetti interessati possono presentare in forma scritta, all'autorità competente, osservazioni sulla domanda.

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Ai fini dello svolgimento delle attività istruttorie e di consulenza tecnica connesse al rilascio delle autorizzazioni di competenza statale, e' istituita presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, una commissione istruttoria IPPC composta da 27 esperti di elevata qualificazione, di cui uno con funzioni di presidente, provenienti dalle amministrazioni pubbliche, dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, da università, istituti scientifici, enti di ricerca, soggetti pubblici e privati adeguatamente qualificati.

Con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, sono nominati i membri della commissione ed e' disciplinato il funzionamento della commissione stessa.

Al fine di garantire il necessario coinvolgimento degli enti territoriali, per le attività relative a ciascuna domanda di autorizzazione, la commissione e' integrata da un esperto designato da ciascuna regione, da un esperto designato da ciascuna provincia e da un esperto designato da ciascun comune territorialmente competenti.

CommissioneIPPC

composizione

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La commissione istruttoria IPPC ha il compito di fornire all'autoritàcompetente, anche effettuando i necessari sopralluoghi, in tempo utile per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, un parere istruttorio conclusivo e pareri intermedi debitamente motivati, nonchéapprofondimenti tecnici in merito a ciascuna domanda di autorizzazione.

Ai componenti della commissione spetta un compenso stabilito con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.

CommissioneIPPC

COMPITI:Parere sul

rilascio dell’AIA

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L’autorizzazione integrata ambientale non può essere comunque rilasciata prima della conclusione del procedimento di VIA e sostituisce a tutti gli effetti ogni altra autorizzazione, visto, nulla osta, parere in materia ambientale previsti dalle disposizioni di legge e dalle relative norme di attuazione, fatte salve le disposizioni relative al verificarsi di incidenti pericolosi.

Copia dell’AIA e di qualsiasi suo aggiornamento è messa a disposizione del pubblico e sono rese altresì disponibili le informazioni relative alla partecipazione del pubblico al procedimento.

.

Rilascio dell’AIA

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L’autorizzazione concessa agli impianti esistenti che deve includere le modalità previste per la protezione dell’ambiente nel suo complesso, prevede la data del 30 ottobre 2007 entro la quale le prescrizioni devono essere attuate.

Tutti i procedimenti per gli impianti esistenti devono essere conclusi in tempo utile per assicurare il rispetto di tale termine.

Le autorità competenti definiscono ed adeguano conseguentemente i propri calendari delle scadenze per la presentazione delle domande di autorizzazione.

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In considerazione del particolare e rilevante impatto ambientale, della complessità e del preminente interesse nazionale dell'impianto, le autorità competenti e i gestori, possono concludere specifici accordi, al fine di garantire, in conformità con gli interessi fondamentali della collettività, l'armonizzazione tra lo sviluppo del sistema produttivo nazionale, le politiche del territorio e le strategie aziendali assicurando il necessario coordinamento tra l'attuazione dell'accordo e la procedura di rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale.

In questi casi il termine di centocinquanta giorni e' sostituito dal termine di trecento giorni.

Accordi tra autorità e

gestori

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Art. 34 dlgs. 152/2006 RELAZIONI TRA VIA E IPPC

L’art.34 al comma 1 recita che per le opere e gli interventi sottoposti a VIA e contemporaneamente rientranti nel campo di applicazione del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, nonché per le modifiche sostanziali, di tali opere o interventi, è facoltà del proponente ottenere che la procedura di VIA sia integrata nel procedimento per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale.

2. Pertanto ove il proponente manifesti la volontà di avvalersi della citata facoltà:a) il progetto e lo studio di impatto ambientale, comprendono anche le informazioni di

cui all’articolo 5, commi 1 e 2, del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, e cioèil progetto deve contenere tutte le misure necessarie al conseguimento di un elevato grado di protezione dell’A. nel suo complesso e deve includere i valori limite di emissione fissati per le sostanze inquinanti, che possono essere emesse dall’impianto in quantità significativa, nonché i valori limite di emissione e immissione sonora, e, se necessario, l’AIA ulteriori disposizioni che garantiscono la protezione del suolo e delle acque sotterranee, le opportune disposizioni per la gestione dei rifiuti prodotti dall'impianto e per la riduzione dell'inquinamento acustico, con il necessario grado di dettaglio;

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Art. 34 RELAZIONI TRA VIA E IPPC

b) i depositi di atti e documenti, le pubblicazioni e le consultazioni (previste dalla parte seconda del dlgs.152/2006) sostituiscono ad ogni effetto tutte le forme di informazione e partecipazione di cui al citato decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59;

c) in pendenza della procedura di valutazione dell’impatto ambientale, il procedimento di rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, eventualmente avviato, resta sospeso;

d) l’istruttoria sullo studio di impatto ambientale è condotta dagli organi preposti all’istruttoria sulla domanda di autorizzazione integrata ambientale e il relativo parere di valutazione di impatto ambientale èintegrato da quanto riguarda gli aspetti connessi alla prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento, in conformità ai principi comunitari e al dettato delle relative norme di attuazione;

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Art. 34 RELAZIONI TRA VIA E IPPC

e) una volta conclusa la procedura di VIA, il giudizio di compatibilitàambientale viene comunicato anche all’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale che riprende il relativo procedimento con la trasmissione del predetto giudizio alle amministrazioni di cui all’articolo 5, commi 10 e 11, del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, per l’espressione del parere di competenza;

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Art. 34 RELAZIONI TRA VIA E IPPC

f) l’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale si pronuncia tenuto conto del giudizio di compatibilitàambientale emesso sul progetto dell’opera o intervento per il quale detta autorizzazione è stata richiesta;

g) è tenuto a corrispondere un unico corrispettivo nella misura stabilita con il decreto di cui all’articolo 49, comma 2.

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Art. 34 RELAZIONI TRA VIA E IPPC

3. Le modifiche agli impianti soggetti alla disciplina recata dal decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, che costituiscano meraattuazione di prescrizioni contenute nell’autorizzazione integrata ambientale, non si considerano modifiche sostanziali ai sensi della parte seconda del presente decreto.

4 Le modifiche progettate per gli impianti soggetti alla disciplina recata dal decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, che ai sensi dell’articolo 10 di tale decreto legislativo non risultino sostanziali, non costituiscono modifiche sostanziali ai sensi di quanto disposto dalla parte seconda del Dlgs.152/2006.

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Art. 34 RELAZIONI TRA VIA E IPPC

5. Per gli impianti di produzione di energia elettrica di potenza superiore a 300 MW termici,* nonché per le modifiche sostanziali agli stessi, la procedura di valutazione dell’impatto ambientale è integrata nel procedimento per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale. Si applica il comma 2 dell’art.34, ad esclusione del disposto di cui alla lettera c).

La procedura per il rilascio dell’autorizzazione di tali impianti è stata disciplinata inizialmente dal DL 7 febbraio 2002, n.7 convertito in L. 55/2002, rubricato “misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale”.Il recepimento della direttiva 96/61 è avvenuta con il dlgs 59/2005 il quale ha introdotto la disciplina generale per il rilascio dell’AIA.

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Art. 34 RELAZIONI TRA VIA E IPPC

6. Le modifiche agli impianti di produzione di energia elettrica e relative opere connesse, che siano soggetti anche alla disciplina di cui al decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, e che costituiscano mere attuazioni di prescrizioni contenute nell’autorizzazione integrata ambientale e nell’autorizzazione di cui all’articolo 1, comma 1, del decreto-legge 7 febbraio 2002, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2002, n. 55, non si considerano modifiche sostanziali ai sensi della parte seconda del presente decreto e sono da ricomprendere nei relativi provvedimenti di autorizzazione.

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Valutazione Valutazione ambientale ambientale strategicastrategica

OBIETTIVO

La direttiva comunitaria 2001/42 si pone come obiettivo:

•Garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente

•Contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile

•Assicurare che venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente.

La VAS dovrà essere, quindi, sviluppata come sistema di valutazione ambientale che sta a monte del processo decisionale, come fase di indirizzo di politiche, piani e programmi che prevedono lo sviluppo sostenibile delle opportunità identificando gli impatti sull’ambiente.

VAS : VAS : valutazione valutazione delldell’’impatto impatto

sullsull’’A.dei A.dei piani e piani e

programmiprogrammiVIA: impatto VIA: impatto di undi un’’operaopera

IPPC: IPPC: impatto/eserimpatto/esercizio di un cizio di un impiantoimpianto

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• La direttiva 2001/42 CE individua nella valutazione ambientale strategica lo strumento per l’integrazione delle considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile.

• In tal modo garantisce che gli effetti ambientali derivanti dall’attuazione di determinati piani e programmi (art. 3), siano presi in considerazione e valutati durante la loro elaborazione e prima della loro adozione.

• La Valutazione Ambientale Strategica, quindi, si delinea come un processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte – politiche, piani o iniziative nell’ambito di programmi nazionali, regionali e locali- in modo che queste siano incluse e affrontate, alla pari delle considerazioni di ordine economico e sociale, fin dalle prime fasi (strategiche) del processo decisionale.

• In altre parole, la Valutazione Ambientale Strategica assolve al compito di verificare la coerenza delle proposte programmatiche e pianificatorie con gli obiettivi di sostenibilità, a differenza della VIA che si applica a singoli progetti di opere.

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L’ART.5 del Dlgs. 152/2006 definisce il procedimento di VAS come:

“ - l'elaborazione di un rapporto concernente l'impatto sull'ambiente conseguente all'attuazione di un determinato pianoo programma da adottarsi o approvarsi, - lo svolgimento di consultazioni, - la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell'iter decisionale di approvazione di un piano o programma e - la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione”

DEFINIZIONE ED AMBITO DI APPLICAZIONE

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L’art.7 del d.lgs.152/2006 dispone che sono soggetti a VAS

1) i piani ed i programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale e che presentino entrambi i seguenti requisiti:

a) riguardino i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli;

b) contengano la definizione del quadro di riferimento per l'approvazione, l'autorizzazione, l'area di localizzazione o comunque la realizzazione di opere ed interventi i cui progetti sono sottoposti a valutazione di impatto ambientale in base allanormativa vigente;

AMBITO DI

APPLICAZIONE

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3) concernano i piani e i programmi concernenti i siti designati come zone di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatica.

******L’art.7 del d.lgs.152/2006 dispone che sono altresì soggetti a VAS i piani ed i programmi contenenti la definizione del quadro di riferimento per l'approvazione, l'autorizzazione, l'area di localizzazione o comunque la realizzazione di opere ed interventi i cui progetti, pur non essendo sottoposti a valutazione di impatto ambientale in base alle norme di cui al Dlgs152/2006, possono tuttavia avere effetti significativi sull'ambiente e sul patrimonio culturale, a giudizio della sottocommissione competente per la valutazione ambientale strategica.

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ESCLUSIONE Sono esclusi dall’applicazione della VAS:

a) i piani e i programmi destinati esclusivamente a scopi di difesa nazionale caratterizzati da somma urgenza o coperti dal segreto di Stato;

b) i piani e i programmi finanziari o di bilancio;

c) i piani e i programmi relativi agli interventi di telefonia mobile soggetti alle disposizioni di cui all'articolo 87 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259.

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PROCEDIMENTO La VAS deve essere effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma e prima della sua approvazione direttamente dall’amministrazione dell’intervento ambientale, fermo restando l’inoltro del rapporto ambientale ai ministri dell’ambiente e dei beni culturali e del paesaggio, agli altri ministri coinvolti o interessati e alla Commissione tecnico consultiva, nonché l’invio alle regioni e il deposito presso gli uffici provinciali eregionali.

Le procedure amministrative previste dal codice dell’ambiente al titolo II della parte II sono integrate nelle procedure ordinarie in vigore per l’adozione ed approvazione dei piani e dei programmi.

Nel caso di piani e programmi gerarchicamente ordinati, le autorità competenti all’approvazione dei singoli piani o programmi tengono conto, al fine di evitare duplicazioni del giudizio, delle valutazioni già effettuate.

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Per i piani e i programmi sottoposti a valutazione ambientale strategica deve essere redatto, prima ed ai fini dell'approvazione, un rapporto ambientale, che costituisce parte integrante della documentazione del piano o del programma proposto o adottato e da approvarsi.

Nel rapporto ambientale debbono essere individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o del programma proposto potrebbe avere sull'ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o del programma stesso.

L'Allegato I alla parte seconda del decreto riporta le informazioni da fornire a tale scopo nei limiti in cui possono essere ragionevolmente richieste ed usate anche per la redazione del rapporto

RAPPORTO AMBIENTALE

Art. 9

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Il proponente ha la facoltà di attivare una fase preliminare allo scopo di definire, in contraddittorio con l’autorità competente le informazioni che devono essere fornite.

Le altre autorità che, per le loro specifiche competenze ambientali, possono essere interessate agli effetti sull'ambiente dovuti all'applicazione del piano o del programma oggetto d'esame devono essere consultate al momento della decisione sulla portata delle informazioni da includere nel rapporto ambientale e sul loro livello di dettaglio.

Al rapporto ambientale deve essere allegata una sintesi non tecnica dei contenuti del piano o programma proposto e degli altri dati ed informazioni contenuti nel rapporto stesso.

RAPPORTO AMBIENTALE

Art. 9

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Consultazioni

Art.10 Prima dell'approvazione, il piano o programma adottato, oppure, qualora non sia previsto un atto formale di adozione, la proposta di piano o di programma ed il rapporto ambientale e la documentazione allegata, devono essere messi a disposizione/ o inviati alle altre autorità che, per le loro specifiche competenze ambientali o paesaggistiche, esercitano funzioni amministrative correlate agli effetti sull'ambiente dovuti all'applicazione del piano o del programma e del pubblico.

Dell’avvenuto invio o deposito deve essere data notizia a mezzo stampa secondo le modalità stabilite con apposito regolamento che assicura criteri uniformi di pubblicità e garantisce che il pubblico interessato venga in tutti i casi adeguatamente informato.Fino all’entrata in vigore del regolamento le pubblicazioni vanno eseguite a cura e spese dell’interessato in un quotidiano a diffusione nazionale e un un quotidiano a diffusione regionale per ciascuna regione direttamente interessata.

Informazione e pubblicità del

piano/programma e del rapporto

ambientale

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Entro il termine di quarantacinque giorni dalla pubblicazione della notizia di avvenuto deposito e dell'eventuale pubblicazione in internet,chiunque ne abbia interesse può prendere visione della proposta di piano o programma e del relativo rapporto ambientale depositati e pubblicizzati.

Entro lo stesso termine chiunque può presentare proprie osservazioni, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi.

Consultazioni

Art.10

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Qualora l'attuazione di un determinato piano o di un programma sottoposto a valutazione ambientale strategica possa avere effetti significativi anche sull'ambiente di un altro Stato membro dell'Unione europea, o qualora lo richieda lo Stato membro che potrebbe essere interessato in misura significativa, una copia integrale della proposta di piano o di programma e del rapporto ambientale, deve essere trasmessa, prima della approvazione del piano o del programma, anche a detto Stato membro interessato, invitandolo ad esprimere il proprio parere entro il termine di sessanta giorni dal ricevimento della documentazione trasmessa. Qualora lo Stato membro, cui sia stata trasmessa copia della proposta di piano o di programma e del rapporto ambientale, entro il termine di trenta giorni dal ricevimento comunichi che, per esprimere il proprio parere, intende procedere a consultazioni, l'autorità competente deve concedere un congruo termine, comunque non superiore a novanta giorni, per consentire allo Stato membro di procedere alle consultazioni al proprio interno delle autorità e del pubblico interessato. Nel frattempo ogni altro termine resta sospeso.

Consultazioni

trasfrontaliere

Art.11

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Il giudizio di compatibilità e

l’approvazione del piano o programma

proposto

Art.11

Prima dell'approvazione del piano o del programma sottoposto a valutazione ambientale strategica devono essere esaminati e valutati il rapporto ambientale redatto ai sensi dell'articolo 9,i pareri espressi ai sensi dell'articolo 10, (consultazioni con le altre autorità)

nonché‘gli eventuali pareri di altri Stati membri resi ai sensi dell'articolo 11(consultazioni trasfrontaliere).

In base agli esiti dell'esame e delle valutazioni raccolte, l'autoritàpreposta alla valutazione ambientale, entro sessanta giorni dalla scadenza dell'ultimo termine utile per la presentazione dei pareri stessi, emette il giudizio di compatibilità ambientale contenente un parere ambientale articolato e motivato che costituisce presupposto per la prosecuzione del procedimento di approvazione del piano o del programma.

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Il giudizio di compatibilità ambientale può essere condizionato all'adozione di specifiche modifiche ed integrazioni della proposta del piano o programma valutato.

In tali ipotesi, il giudizio e' trasmesso al proponente con invito a provvedere alle necessarie varianti prima di ripresentare il piano o programma per l'approvazione.

Se il termine decorre vanamente, si attiva il potere sostituivo da parte del Consiglio dei Ministri, che provvede entro sessanta giorni, previa diffida all'organo competente ad adempiere entro il termine di venti giorni,anche su istanza delle parti interessate. In difetto, per i piani e i programmi sottoposti a valutazione ambientale in sede statale, si intende emesso giudizio negativo sulla compatibilità ambientale del piano o programma presentato.

Per i piani e i programmi sottoposti a valutazione ambientale in sede non statale, si applicano le disposizioni di cui al periodo precedente fino all'entrata in vigore di apposite norme regionali e delle province autonome, da adottarsi nel rispetto della disciplina comunitaria vigente in materia.

Il giudizio di compatibilità e

l’approvazione del piano o programma

proposto

Art.11

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Il provvedimento di approvazione deve essere accompagnato da una dichiarazione di sintesi in cui si illustra in che modo le considerazioni ambientali sono state integrate nel piano o programma e come si e' tenuto conto del rapporto ambientale, dei pareri espressi ai sensi dell'articolo 10e dei risultati delle consultazioni avviate ai sensi dell'articolo 11, nonchéle ragioni per le quali e' stato scelto il piano o il programma adottato, anche rispetto alle alternative possibili che erano state individuate, ed, infine, le misure adottate in merito al monitoraggio.

Il giudizio di compatibilità e

l’approvazione del piano o programma

proposto

Art.11

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In base all’obbligo di informazione circa la decisione, i giudizi di compatibilità ambientale e i provvedimenti di approvazione devono essere posti a disposizione del pubblico, unitamente alla relativa documentazione, da parte del proponente, che e' tenuto a darne notizia a mezzo stampa e devono essere altresì trasmessi in copia integrale dall'autorità competente alle altre autorità ed agli Stati membri che abbiano partecipato alle consultazioni.

Le autorità preposte all'approvazione dei piani o dei programmi esercitano, avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali, ilcontrollo sugli effetti ambientali significativi derivanti dall'attuazionedei piani e dei programmi approvati, al fine, tra l'altro, di individuare tempestivamente gli effetti negativi imprevisti e di essere in grado di adottare le opportune misure correttive.

Monitoraggio

Art.14

Informazioni sulla

decisione

Art.13

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Rapporto tra la VIA e la VAS

Art. 33 RELAZIONI TRA VAS E VIA

Per progetti di opere ed interventi da realizzarsi in attuazione di piani o programmi già sottoposti a VAS, e che rientrino tra le categorie per le quali èprescritta la VIA, in sede di esperimento di quest’ultima costituiscono dati acquisiti tutti gli elementi positivamente valutati in sede di valutazione di impatto strategico o comunque decisi in sede di approvazione del piano o programma.

VAS VIA

•DIFFERENZEOggetto della valutazione•LA VAS si riferisce a piani e programmi. Pone così un rimedio al maggior limite della VIA ovvero il riferimento ad opere specifiche e non ad un quadro di piùvasta scala.Soggetto valutatore•La VIA presuppone la terzietà del valutatore rispetto al proponente (MATT)•La VAS presuppone, invece, che la stessa amministrazione che redige il piano sia responsabile della valutazione di sostenibilità ambientale del proprio strumento