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a cura di: Marco Maggi Comune di Savigliano Ass. alla Scuola e alla Famiglia prevenzione “bullismo e aggressività” prevenzione “bullismo e aggressività” CSV Cuneo Associazione Genitori “Il Cerchio” SCUOLA MEDIA SCHIAPARELLI - MARCONI di Savigliano (CN) DIREZIONI DIDATTICHE 1° – 2° circolo di Savigliano (CN)

Associazione Genitori “Il Cerchio” CSV Cuneo Comune di ...scuole italiane . Inoltre i massmedia utilizzano questo termine in modo generico per indicare fenomeni tra loro diversi

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Page 1: Associazione Genitori “Il Cerchio” CSV Cuneo Comune di ...scuole italiane . Inoltre i massmedia utilizzano questo termine in modo generico per indicare fenomeni tra loro diversi

a cura di: Marco Maggi

Comune di SaviglianoAss. alla Scuola e alla Famiglia

prevenzione “bullismo e aggressività”

prevenzione “bullismo e aggressività”

CSV Cuneo

Associazione Genitori“Il Cerchio”

SCUOLA MEDIASCHIAPARELLI - MARCONI

di Savigliano (CN)

DIREZIONI DIDATTICHE1° – 2° circolo di Savigliano (CN)

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PresentazionePresentazione

Sempre di più negli ultimi anni si sente parlare del fenomeno “bullismo”, all’interno delle scuole italiane . Inoltre i massmedia utilizzano questo termine in modo generico per indicare fenomeni tra loro diversi (baby gang, atti criminosi, devianza…), con il risultato che chi legge o ascolta le varie notizie, rimane confuso e non sa più chiaramente che cosa sia il bullismo.

I genitori dell’Associazione “Il Cerchio” hanno osservato, tramite i figli, che all’interno delle scuole del territorio saviglianese sono sempre più presenti situazioni di disagio, aggressività e anche fenomeni di bullismo. Per di più il bullismo è un fenomeno sommerso ma presente in ambito scolastico, già a partire dalle scuole primarie. In Italia da una ricerca effettuata da A. Fonzi e colleghi nel 1995, si è rilevato il 41% di alunni hanno subito prepotenze nelle scuole elementari ed il 26% in quelle medie inferiori.

La seconda percentuale non indica una diminuzione del problema, ma semplicemente una differenziazione delle dinamiche relazionali. Questa consapevolezza, supportata dai dati na-zionali ha stimolato l’ Associazione a proporre azioni di prevenzione perché possano evitare l’insorgere di problemi con maggiore impatto sociale nel futuro.

Nell’anno scolastico 2004-05 e in quello corrente l’Associazione “Il Cerchio”, attraverso un finanziamento del CSV di Cuneo (Centro di Servizio per il Volontariato) in collaborazione con le scuole di ogni ordine e grado di Savigliano ha avviato e realizzato un progetto denominato “Nuovi passi”, che troverete illustrato brevemente in questo fascicolo.

“Nuovi Passi” è un progetto mirato alla prevenzione del bullismo. In tale ottica, propone attività che potenziano, in parte, azioni già avviate da altre scuole (come l’esperienza della Di-rezione Didattica del 2° circolo di Savigliano) e realizza interventi più specifici di promozione dei fattori protettivi (autostima, empatia, comunicazione efficace, gestione del conflitto, abilità sociali, ...) con alunni, docenti, genitori di altri istituti scolastici del territorio saviglianese.

Si è pensato di creare un fascicoletto che aiuti a comprendere maggiormente questo fe-nomeno così complesso, in modo che i genitori e gli insegnanti sappiano leggere i segnali di malessere e sappiamo trovare la spinta giusta per affrontarli, aiutati nel loro grande ruolo di responsabili delle generazioni future.

I genitori dell’Associazione “Il Cerchio” in collaborazione con il CSV di Cuneo

Centro di Servizioper il Volontariato SOCIETA’ SOLIDALE

Via Mazzini, 3 - 12100 CUNEOTel. 0171 605660

[email protected]

ASSOCIAZIONE “IL CERCHIO”Via del Canale, 1012038 Savigliano (Cn)Tel. 0172 [email protected]

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Il termine italiano “bullismo” è la traduzio-ne letterale della parola inglese “bullying”, termine ormai comunemente usato nella let-teratura internazionale per indicare il feno-meno delle prepotenze tra pari. Nel concetto di bullismo vengono incluse due situazioni diverse: la molestia può essere perpetrata sia da un singolo individuo, il bullo, sia da un

gruppo. La vittima del bullismo può essere un singolo individuo o un gruppo.

Il primo studioso che si è interessato al tema in questione è stato il norvegese Dan Olweus, attualmente considerato la massi-ma autorità mondiale in materia di bullismo e di vittimizzazione. Egli ha definito il bullismo nel modo seguente:

UNO STUDENTE È OGGETTO DI AZIONI DI BULLISMO, OVVERO È PREVARICATO O VITTIMIZZATO, QUANDO VIENE ESPOSTO RIPETUTAMENTE NEL CORSO DEL TEMPO ALLE AZIONI OFFENSIVE

MESSE IN ATTO DA PARTE DI UNO O PIÙ COMPAGNI

Un po’ di teoriaUn po’ di teoria

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Sharp e Smith, nel loro libro “Bulli e prepo-tenti nella scuola” (1995), danno una defini-zione di bullismo particolarmente articolata, specificando che il comportamento da bullo è un tipo di azione che mira deliberatamente a fare del male o danneggiare, spesso è per-sistente, talvolta dura per settimane, mesi e persino anni ed è difficile difendersi per colo-ro che ne sono vittime. Alla base della mag-gior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di inti-midire o dominare.

In questi ultimi anni è stata data anche una definizione italiana sul fenomeno del-

le prepotenze, ad opera di Menesini e di al-tre studiose (2000): “Diciamo che un ragaz-zo subisce delle prepotenze, quando un al-tro ragazzo, o un gruppo di ragazzi gli dico-no cose cattive e spiacevoli. È sempre pre-potenza quando un ragazzo riceve colpi, pu-gni, calci e minacce, quando viene rinchiuso in una stanza, riceve bigliettini con offese e parolacce, quando nessuno gli rivolge mai la parola e altre cose di questo genere. Questi fatti capitano spesso e chi subisce non rie-sce a difendersi. Si tratta sempre di prepo-tenze anche quando un ragazzo viene preso in giro ripetutamente e con cattiveria. Non si tratta di prepotenze quando due ragazzi, al-l’incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno la lotta”.

Il bullismo può essere perpetrato da un singolo individuo o da un gruppo, così an-che la vittima può essere una persona o un gruppo minoritario. Si creano dinamiche par-ticolari a seconda dei vari casi, però l’accani-mento di un gruppo contro una singola vitti-ma sarà, per questa, sicuramente una situa-zione più spiacevole e dannosa.

È utile distinguere tra bullismo diretto, che si manifesta in attacchi relativamente aperti (sia fisici che verbali) nei confronti della vittima, e bullismo indiretto, che con-siste in una forma di isolamento sociale e in un’intenzionale esclusione dal gruppo. Per quanto sia meno visibile, è importante pre-stare attenzione anche a questa seconda forma di bullismo.

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TIPOLOGIE DI BULLISMO

FUNZIONE ESEMPIO

Di inclusione 1 Riti di iniziazione ai “primini” (il “battesimo”)

Di inclusione 2 Scambio di “attenzioni” tra bullo e vittima provocatrice

Di esclusione 1 di tipo espressivoMeccanismo del capro espiatorio

(il rapporto è tra il/i bullo/i e la vittima passiva percepita come debole e diversa dagli altri)

Di esclusione 2 di tipo utilitaristico Furti ripetuti, estorsioni, ricatti sui compiti da copiare…

Inoltre è possibile fare un’ulteriore distin-zione tra diversi bullismi, in base alla fun-zione che svolgono all’interno del gruppo e al tipo di vantaggio che ne ricava chi agi-sce prepotenze. La prima suddivisione è tra un bullismo di inclusione, che tende ad aumentare la coe-sione tra i membri del gruppo vittime com-prese, e un bullismo di esclusione in cui, al contrario, il gruppo si dà forza grazie al-l’esclusione di alcuni suoi membri. Esisto-no infatti delle dinamiche di gruppo nelle quali la prepotenza è uno strumento che i ragazzi utilizzano per entrarvi o per conti-nuare ad esserne parte.

Il bullismo si può collocare come un feno-meno di disagio relazionale tra pari, ma che può sfociare in comportamenti di devianza e di delinquenza. Non a caso, nello studio scandinavo di Olweus, il 60% degli studenti che tra la VI elementare e la III media erano

caratterizzati come bulli, all’età di 24 anni era stato in prigione almeno una volta. Le vittime, invece, rispetto ai compagni non prevaricati, risultano comunque, più a ri-schio di depressione e bassa autostima.

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I soggetti del fenomenoI soggetti del fenomeno

Le v

ittim

e

I bulli

Una caratteristica distinti-va dei bulli, implicita nella loro stessa definizione, è l’aggressività verso i coeta-nei. I bulli però, sono spes-

so aggressivi anche verso gli adulti, sia ge-nitori che insegnanti.

I bulli sono spesso caratterizzati da im-pulsività e da un forte bisogno di dominare gli altri, in concomitanza con una scarsa empatia nei confronti delle vittime, e ad un’opinione relativamente positiva di se stessi.

Le cause dei comportamenti bullistici possono essere diverse, anche interrela-

te tra loro. I bulli hanno un forte bisogno di potere e di dominio, per cui sembrano godere nel controllare e nel sottomettere gli altri. Sovente questi ragazzi, crescono in condizioni familiari inadeguate, ed è na-turale ipotizzare che abbiano sviluppato un certo grado di ostilità verso l’ambiente; questo potrebbe spiegare la necessità di ri-valsa, o la coazione a ripetere sprigionata sui compagni.

I bulli spesso costringono le vittime a procurare loro denaro, sigarette, birra e al-tri oggetti di valore, che costituiscono una componente di grande stimolo per ragazzi affettivamente deprivati.

Le vittime sono soli-tamente più ansiose e insicure degli studen-ti in generale, spesso

caute, sensibili e calme. Se attaccate da al-tri studenti, tendono a chiudersi in se stes-se. Soffrono di scarsa autostima e hanno un’opinione negativa di sé e della propria si-tuazione, spesso si considerano fallite e si sentono stupide, timide e poco attraenti; so-litamente, vivono a scuola una condizione di solitudine e di abbandono. Di regola, non hanno un buon amico in classe.

Oltre alle vittime passive che si limitano a subire, esiste un gruppo di vittime provo-

catrici attive, caratterizzate da una combi-nazione di entrambi i modelli reattivi, quel-lo ansioso e quello aggressivo. Si tratta di studenti con problemi di concentrazione, si comportano in modo tale da causare irrita-zione e tensione nei loro interlocutori. Alcu-ni di questi possono essere definiti iperat-tivi. Non è raro che il loro comportamento provochi reazioni negative in molti compa-gni, in tutta la classe e spesso anche ne-gli adulti.

In entrambi i casi, è ovvio che l’attacco ri-petuto da parte dei coetanei aumenti consi-derevolmente la loro ansia, la loro insicurez-za e la valutazione negativa di se stessi.

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I problemi relativi al fenomeno del bullismo sono anche legati all’atteggiamento gene-rale della società verso la violenza e l’op-pressione. Per colludere non è necessario condividere, infatti l’insegnante che non vede, il genitore che non dice, il compagno che non soccorre, tutti in vario modo collu-dono con la ridicolizzazione, la prevarica-zione e l’emarginazione ai danni di chi ha

più difficoltà degli altri a farsi accettare, di chi non sa come difendersi.

Il terreno più “fertile” per le prevaricazio-ni tra compagni, risulta proprio essere la scuola.

Tuttavia i rischi maggiori, si corrono nel cortile, alla mensa e nel tragitto di ritorno a casa. Questo a causa del minor controllo da parte dell’adulto.

AD UNA PRIMA OSSERVAZIONE I RUOLI IN GIOCO SI DIREBBERO IL BULLO E LA VITTIMA, MA È GIÀ ABBASTANZA CHIARO

CHE LE COSE NON SONO COSÌ SEMPLICI.

Tra gli attori di prepotenze si distinguono:• il bullo leader, ideatore delle prepotenze

(non sempre perpetratore); • i gregari, che partecipano alle prepoten-

ze sotto la sua guida; • i sostenitori, coloro che assistono senza

prendere parte all’azione ma sostenendo-la attivamente con incitamenti, risolini e via di seguito.

Il fatto che gli studi sul bullismo li includa-no tra gli autori di prepotenza dà un’indi-cazione chiara di quanta responsabilità si voglia restituire a chi guarda, cioè a chi in buona misura contribuisce a determinare il fenomeno aggravando la situazione del-la vittima e costruendo aspettative di ruo-lo verso i bulli che si espongono maggior-mente.

Tra le vittime si parla di: • vittima passiva, che subisce le prepoten-

ze senza riuscire a reagire; • vittima provocatrice, che ingaggia duel-

li serrati con il bullo, stuzzicandolo, fino a che questo non risponde con un’azione di prepotenza.

Infine gli astanti sono:• gli spettatori neutrali che non prendono

una posizione di fronte alle prepotenze o che non sono mai presenti agli episodi;

• i difensori della vittima, gli unici ad assu-mersi il rischio di andare contro corrente di fronte all’autorità del più forte e a vivere la scuola in modo non schizofrenico, con una coerenza di fondo tra ciò che si mo-stra nel rapporto con gli adulti e ciò che si incarna nella relazione con i compagni.

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CAMPIONE NAZIONALEIndice di presenza reale

Primarie Secondarie di primo grado Secondarie di secondo gradoVITTIME VITTIME VITTIME

40% 26% 13%BULLI BULLI BULLI27% 20% 17%

I dati delle ricerche sul fenomeno del bullismoI dati delle ricerche sul fenomeno del bullismo a livello locale

Qui di seguito vengono riportate alcune tabelle dei risultati dalle ricerche condotte realizzate nell’anno scolastico 2004/2005, in alcune scuole di Savigliano sul tema del bullismo e con-frontati successivamente con quelli nazionali per verificarne l’entità di gravità.

CAMPIONE LOCALE Indice di presenza reale

Primarie Secondarie di primo grado Secondarie di secondo gradoVITTIME VITTIME VITTIME

40% 22% 12%BULLI BULLI BULLI12% 9% 11%

Dal 1994 si afferma che in Italia le vitti-me rappresentano il 40% degli allievi nelle scuole primarie, il 26% nelle scuole secon-darie di primo grado e il 13% nelle secon-darie di secondo grado. A livello locale i dati confermano la diffusione del fenomeno che c’è a livello nazionale. Come si può notare 1 alunno su 3 delle scuole primarie, 1 ragazzo su 4 nelle scuo-le secondarie di primo grado e 1 studente su 6 nelle secondarie di secondo grado su-bisce soprusi.

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Quali sono i segnali premonitori?I dati delle ricerche sul fenomeno del bullismo

Il bullismo potrebbe essere molto difficile da individuare. Le vittime potrebbero avere già dei problemi nell’andare d’accordo con gli al-tri alunni o con gli insegnanti, per cui spes-so vengono prese di mira proprio per questo motivo. Gli atti di bullismo spesso avvengono senza essere visti, lontano dagli insegnanti o dagli altri adulti. Generalmente soltanto gli al-tri compagni di classe sanno quello che sta succedendo. Gli alunni che sono vittime di atti di bullismo rimangono in silenzio perchè si sentono deboli o si vergognano o hanno pau-ra che confidandosi con qualcuno le cose po-trebbero peggiorare. Essi inoltre pensano che sia sbagliato “far la spia” o parlare male degli altri compagni di classe e/o di scuola.Se lo dicono a qualcuno, è probabile che lo dicano ai genitori - di solito alla mamma – o ai loro compagni, prima di dirlo ad un inse-gnante.

Alcuni indizi sono:· Tornato da scuola con vestiti stracciati o

sgualciti e con libri rovinati.· Hanno lividi ferite, tagli e graffi a cui non

si può dare una spiegazione naturale.· Non portano a casa compagni di classe

o altri coetanei dopo la scuola e rara-mente trascorrono del tempo con loro, a casa o fuori.

· Non hanno nessun amico con cui tra-scorrere il tempo libero (giocare, anda-re a fare spese, partecipare ad avveni-menti sportivi o musicali, chiacchierare al telefono).

· Raramente o mai sono invitati alle feste, e non sono interessati ad organizzarle, perché si aspettano che nessuno voglia parteciparvi.

· Sembrano timorosi e riluttanti ad andare a scuola la mattina, hanno scarso appe-tito, ricorrenti mal di testa o mal di sto-maco (particolarmente al mattino).

· Scelgono percorsi più lunghi e tortuosi per andare a scuola e tornare a casa.

· Dormono male e fanno brutti sogni.· Perdono interesse nelle attività scolasti-

che e riportano voti bassi.· Sembrano infelici, tristi e depressi, o mo-

strano inaspettati cambiamenti d’umore, manifestando irritazione e scatti d’ira.

· Chiedono o rubano denaro alla famiglia per assecondare le richieste dei bulli.

Quali sono i segnali premonitori?

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Bullismo: cosa fare?Bullismo: cosa fare?

LIVELLI DI INTERVENTO SUL BULLISMO

1° livello: lavoro sui singoli individui (vittime o bulli) attraverso il sostegno individuale e il supporto in classe, secondo un approccio morale (giusto-sbagliato), legale (dentro-fuori dalle regole) e umanistico (comprende-re invece di punire);

2° livello: lavoro con il gruppo classe attra-verso un approccio curricolare per il poten-ziamento delle abilità sociali, la promozione della cooperazione e della solidarietà (es. “l’operatore amico”), la consulenza e la me-diazione del conflitto tra i pari;

3° livello: lavoro con la comunità scolastica tramite l’elaborazione di una programmazio-ne scolastica contro le prepotenze, in colla-borazione tra scuola e famiglia;

4° livello: l’intervento con la comunità loca-le in un’ottica di psicologia di comunità, in-nescando processi di ricerca-azione che ap-profondiscano il fenomeno in quel contesto e ne ricerchino possibili vie risolutive, nella messa in rete di tutti gli attori coinvolti.

Passando in rassegna i progetti realizzati in Italia e in Europa negli ultimi anni, si possono distinguere quattro livelli di intervento (Menesini 2000), ognuno caratterizzato da diverse azioni e strategie d’intervento, ognuno con i propri punti di forza e di debolezza e con i propri limiti di applicazione.

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Come primo passo, di solito è meglio:• Incoraggiare il figlio a parlare il più possibile

dell’accaduto, in modo da sapere come si sono svolti i fatti;

• Cercare di rimanere obiettivi e di tener pre-sente che state ascoltando solo una parte della storia;

• Non cercate mai di punire i “bulli” per conto vostro. Questa soluzione funziona raramen-te e spesso non fa altro che peggiorare le cose.

• Una volta che avete un quadro chiaro della situazione, e qualche idea sul modo in cui voi ed il vostro bambino preferite risolverla, prendete contatto con la scuola.

• Fatelo in modo che sia evidente che colla-borate con la scuola ai fini della soluzione del problema.

- La direzione della scuola avrà bisogno di tempo per svolgere le dovute indagini e per parlare con gli insegnanti, con gli altri stu-denti ed anche con i genitori se lo riterrà op-portuno. Tenete presente che il personale della scuola potrebbe non aver visto gli atti di bullismo e che non sempre è facile giudi-care se si tratta di bullismo o se si tratta solo di scherzi innocui, che magari sono andati oltre il limite.

Non sono d’aiuto i genitori che:• Fanno credere ai bambini che si tratta di

una cosa di poca importanza;• Danno la colpa al figlio;• Danno la colpa alla scuola;• Accusano qualcuno senza conoscere i fatti;• Cercano un capro espiatorio;• Esigono di sapere i particolari tutti in una

volta e cercano facili soluzioni.

Molti genitori si arrabbiano, il che è naturale, e vogliono precipitarsi immediatamente alla scuola per sistemare le cose.Però questo potrebbe essere un errore. In pri-mo luogo il figlio potrebbe essere riluttante a coinvolgere immediatamente la scuola perchè cose che egli vorrebbe tener segrete potreb-bero diventare di dominio pubblico. In secondo luogo potrebbe anche sentirsi in pericolo e te-mere la vendetta del bullo.

Alcune indicazioniAlcune indicazioni

CHE COSA POSSONO FARE I GENITORI SE I FIGLI SUBISCONO AZIONI DI PREVARICAZIONE?

A volte I figli si confidano con i genitori quando ormai hanno fatto di tutto per affrontare da soli la situazione. Confidarsi con i genitori spesso per loro è un passo molto difficile.

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Cosa possono fare gli adulti della scuola

Il dirigente scolastico• Ammettere che il bullismo riguarda a diver-

so titolo tutte le scuole e il compito educati-vo consiste nel prevenirlo e contrastarlo;

• Se occorre, anteporre il benessere degli studenti e il ruolo educativo della scuola alla difesa dell’immagine istituzionale;

• Promuovere e partecipare alla costruzione di una cultura di contrasto delle prepoten-ze, assunta ufficialmente e nel modo il più possibile condiviso da tutta la scuola;

• Promuovere iniziative che mirino a cono-

scere l’esistenza e l’entità del problema nella sua scuola;

• Incentivare gli insegnanti a curare l’aspetto educativo del loro lavoro e a prestare atten-zione a ciò che avviene tra gli studenti;

• Ricercare le modalità organizzative più opportune per raggiungere gli obiettivi stabiliti;

• Intervenire direttamente su casi particolar-mente difficili o di fronte a fatti gravi;

• Stabilire insieme ai consigli di classe i prov-vedimenti disciplinari necessari;

• Mantenere le decisioni prese;

• Cercare alleanze fuori dalla scuola

Un singolo insegnante • Inserire nella programmazione didattica at-

tività cooperative e in sottogruppi che pro-muovano le relazioni e la conoscenza tra gli allievi;

• Proporre nelle sue classi attività di preven-zione, individuazione e contrasto del bulli-smo;

• Coinvolgere i colleghi del team e del Con-siglio di classe per affrontare insieme i pro-blemi individuati;

Cosa possono fare gli adulti della scuola

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Il consiglio di classe• Mettere in comune le osservazioni e le in-

formazioni sui ragazzi, consapevoli che ognuno ha una visione parziale e che tut-ti i punti di vista insieme raggiungono una comprensione più articolata;

• Concordare regole di comportamento chia-re e comprensibili, e relative sanzioni, e impegnarsi a farle rispettare alla classe in modo concorde ed uniforme;

• Stabilire strategie di intervento, es: come trasmettere un messaggio di rifiuto delle prepotenze, chi è disponibile a parlare con il bullo o la vittima, chi si incarica di avviare un dialogo con la classe, in che modo tutti possono facilitare le relazioni tra i ragazzi, come supportare la vittima senza metterla in ridicolo, ecc.;

• Se occorre, stabilire provvedimenti discipli-nari incisivi;

• Confrontarsi nel tempo per cogliere l’evolu-zione del caso e verificare l’efficacia dell’in-tervento.

Un collaboratore scolastico• Riferire eventuali prepotenze osservate agli

insegnanti dei ragazzi coinvolti;

• Se in una conversazione spontanea ed informale un allievo gli racconta ciò che succede a lui o ad altri ragazzi, ascoltare in modo aperto cercando di sostenere chi subisce o di invitare alla riflessione il bullo o gli astanti.

• Dopo una conversazione di questo tipo, se lo ritiene necessario e se il caso è grave, confrontarsi con un insegnante della classe cercando di mantenere il massimo rispetto possibile verso chi ha parlato con lui.

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I risultati ottenutiI risultati ottenuri

Il progetto “Nuovi Passi”Il progetto “Nuovi Passi”

Il Progetto NUOVI PASSI promosso dall’As-sociazione “il Cerchio” di Savigliano e da dal CSV di Cuneo, in collaborazione con alcuni istituti scolastici, rientra nel quadro generale degli interventi di promozione della salute fi-nalizzati al miglioramento ed al rafforzamen-to di life skills per attivare fattori protettivi in relazione ai rischi del bullismo-aggressività nell’ambito della prevenzione primaria. L’ag-gressività in età scolare è indicata come uno dei maggior fattori a rischio. I dati delle ricer-che a livello locale evidenziano un fenomeno di bullismo molto rilevante e grave. Un alun-no su due è coinvolto in modo rilevante, inol-tre il 70-80% degli alunni ne è a conoscenza o ne è coinvolto come astante (chi assiste). Se il fenomeno risulta fortemente ancorato

al clima e alle dinamiche interne alla clas-se, diventa rilevante intervenire con un ap-proccio più ecologico, cercando di attivare le risorse positive del gruppo, ma anche tutto il sistema scuola (dirigente, docenti, genitori e personale non docente). Ecco l’importanza di un progetto come NUOVI PASSI che vuole fronteggiare il problema del bullismo con un intervento che lavora su più livelli.

Il progetto è strutturato rispetto a 4 target su cui si è pensato di intervenire1. alunni2. docenti3. genitori4. cittadinanza - opinione pubblica

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Bibliografia

BUCCOLIERO E. – MAGGI M.Bullismo, bullismiFranco Angeli, Milano, 2005

MENESINI E.Bullismo, che fare?Erickson, Trento, 2000

FONZI A.Il gioco crudele. Studi e ricerche sui correlati psicolo-gici del bullismoGiunti, Firenze, 1999

FONZI A.Il bullismo in Italia. Il fenomeno delle prepotenze a scuola dal Piemonte alla SiciliaGiunti, Firenze, 1997

OLWEUS D.Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che op-primonoGiunti, Firenze1996

SHARP S. – SMITH P.Bulli e prepotenti nella scuola. Prevenzione e tecniche educativeErickson, Trento, 1995

Le azioni previste nel processo di realizzazio-ne del progetto sono state pensate in funzio-ne degli obiettivi; queste verranno agite a se-conda dell’area di intervento.• Corsi per alunni al fine di aumentare

competenze e abilità relazionali e co-municative all’interno delle classi:

A) percorsi sull’autostima, B) percorsi sul bullismo, Sono percorsi della durata che varia da un

minimo di 12 ore a un massimo di 24 ore d’intervento per classe.

• Sostegno individuale per i singoli alun-ni-genitori-docenti che richiedono in-contri personalizzati di counseling.

• Corsi sull’educazione socio-affettiva, sulla relazione educativa, sulla comuni-cazione, sull’aggressività e il bullismo, rivolti ai docenti, per apprendere compe-tenze e abilità relazionali di empatia e per la gestione del gruppo classe.

• Ricerche rivolte agli alunni - docenti - genitori per comprendere quanto è dif-fuso il fenomeno del bullismo.

• Incontri e serate di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e ai genitori sul tema del bullismo.

Negli anni scolastici 2004 - 05 e 2005 - 06 si sono coinvolti circa 50 docenti, 100 alun-ni e 80 genitori.L’analisi dei questionari, consegnati al termine degli interventi nelle classi, sep-pur ancora parziali, ci consentono di evi-denziare una sensibile diminuzione del

fenomeno del bullismo. Questo è di sti-molo per proseguire, con la consapevo-lezza che i progetti di questo tipo produ-cono risultati significativi soprattutto at-traverso la continuità negli anni.

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Un giorno un uomo si ferma al fondo di una terri-ficante cascata, la cui acqua scorre velocemente lungo le rocce. In cima ci sono dei bambini, ne vede cadere alcuni e si decide a soccorrerli per-ché essi cadendo si feriscono. Provvede alle cure mediche e chirurgiche e offre loro tutto ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere.

Sono così tanti i bambini che precipitano che l’uomo si sente costretto a costruire un ospedale. Lavora a lungo e intensamente, accoglie e me-dica tutti i bambini, e ciò gli procura onorificenze e medaglie che la gente della città gli assegna spontaneamente.

Poi l’uomo, osservando meglio cosa succede in cima alla cascata, si accorge che ci sono bam-bini che cadono perché spinti e altri che cado-no mentre spingono. Questi ultimi, pensa l’uomo, devono essere puniti.

Costruisce per loro una prigione e ve li rinchiu-de. Così egli possiede un ospedale ed una pri-gione; alcuni bambini vanno in ospedale, altri in prigione.

Non vi è certo differenza tra questi bambini:

ospedale o prigione, essi sono caduti, anche se alcuni si sono fatti male perché spinti ed altri per-ché, nello spingere, sono caduti.

E poi, un giorno, giunse un altro uomo, più pro-babilmente una donna, che disse: “Perché non vai in cima alla cascata ed eviti che si spinga-no?”.

L’uomo rispose: “Non c’è tempo, molti bambi-ni hanno bisogno di essere curati, molti bambini hanno bisogno di essere puniti. Per me sarebbe troppo costoso costruire una scala che vada dal fondo della cascata alla cima, non lo posso fare. Resterò qui!”.

Perciò, l’uomo continua a lavorare a modo suo; ma l’intera popolazione, la società, lo segue e costruisce, continua a costruire molti ospedali e molte prigioni.

Questa è una storia triste poiché i bambini con-tinuano a precipitare lungo il margine della casca-ta.

Il brano è stato tratto dal libro: Giovani a rischio di D.Bacchini e P.Valerio ed Franco Angeli

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…Una storia di fantasia…...Una storia di fantasia...

In questa triste storia ci sono diversi attori, di-versi personaggi: oltre ai bambini c’è un uomo che passa il suo tempo a costruire per loro ospedali (per quelli che cadono perché sono spinti, le “vittime”) e carceri (per quelli che ca-dono perché spingono, i “cattivi da punire”) e che non vuole o non riesce a fare qualcosa per prevenire tutto questo “cadere”.

In Italia, agli inizi degli anni ’90 i detenuti in carcere erano circa 27.000, oggi sono diven-tati circa 60.000. Secondo i più recenti calcoli del DAP, il costo giornaliero lordo per detenuto ammonta a circa €. 125, vale a dire quasi €. 4.000 al mese e più di €. 45.000 all’anno. Per

quel che riguarda il sistema sanitario, nel 2002 lo Stato ha distribuito fondi pari a €. 91.000.000 per fronteggiare il problema delle tossicodipen-denze. Di questi contributi, solo il 15% viene investito in termini di prevenzione primaria. Il resto è utilizzato per interventi di prevenzione secondaria e riduzione del danno (recupero e riabilitazione).

E se invece qualcosa in più fosse fatto per trovare una strategia volta a raggiungere i bam-bini prima della spinta, provando a impedire loro la caduta? È quello che noi stiamo cercando di fare in-sieme a tutti voi... dobbiamo crederci!

...con un pizzico di realtà