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MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA I.P.S.S.A.R. “A. CELLETTI” FORMIA A.S. 2008/2009 Corso di Storia dell’Arte e dei Beni Culturali ed Ambientali Andar per astelli, ocche, alazzi e orri dei nella Provincia di Latina a cura del prof. n. capodiferro I.P.S.S.A.R. “A. CELLETTI” FORMIA (LT) Formia 03 Novembre 2008

astelli, ocche, alazzi e orri dei nella Provincia di Latina · PDF filechiesa di San Giovanni al Gatano a Pisa e ... Edificò la Chiesa di San Giovanni al Gatano di Pisa e combatté

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MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA I.P.S.S.A.R. “A. CELLETTI” FORMIA A.S. 2008/2009                                       Corso di Storia dell’Arte e dei Beni Culturali ed Ambientali 

   Andar  per  

astelli,  ocche,  alazzi  e  orri  dei  

nella Provincia di Latina  

 

   

   

 

 

 a cura del prof. n. capodiferro                                                                             I.P.S.S.A.R. “A. CELLETTI” FORMIA (LT)                                                                                                                                                                                                     Formia 03 Novembre 2008 

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I CAETANI   Stemma dei Duchi di Gaeta                      

Da Wikipedia. Caetani, o Gaetani o Cajetani, è il nome di una famiglia attualmente della nobiltà laziale che giocò un ruolo importante a Roma e nello Stato Pontificio. Il nome deriva dalla città di Gaeta, di cui la famiglia è originaria, ma ebbe un ruolo importante nella antica Repubblica Marinara di Pisa dalla fine del X secolo all'inizio del XVII secolo ed è ricordata come una delle sette famiglie (fare) dei longobardi pisani. 

Le origini

Il fondatore della dinastia è Anatolio, nipote per linea paterna di Teodorico re dei Goti e nipote per linea materna del conte di Tuscolo,discendete dalla Gens Anicia della dinastia imperiale romana, investito Conte di Gaeta nel 730 da papa Gregorio II da cui la famiglia fu chiamata Caietanus o Gaietanus. Nel 917 Giovanni venne nominato duca di Gaeta dall'imperatore d'occidente Lotario I.

I Gaetani mantennero il dominio sulla città di Gaeta fino all'inizio dell'XII secolo, quando il duca Giovanni V fu deposto dal Principe di Capua, dopo l'invasione normanna della città. Dai duchi di Gaeta discesero due altri rami: il ramo laziale dei duchi di Sermoneta,da cui discesero poi anche i Gaetani dell'Aquila d'Aragona, e il ramo pisano dei conti di Terriccio e Oriseo, esiliato da Pisa nel XIV secolo e vivente in Sicilia fino al secolo scorso, un cui ramo, estintosi con il conte Alessandro nel 1823, rimase a Pisa.

L'apice

La linea pisana, fondata da Ugone, dette grande importanza alla famiglia con Giovanni (vivente 1083/1098) che è ricordato capitano generale dei Pisani e dei Genovesi col re Alfonso di Castiglia all’assedio di Toledo nel 1085, comandante dei pisani in Terra santa durante la prima crociata secondo alcune antiche genealogie, in particolare la Chronica Iuliani Petri Toletani. Altro illustre personaggio della famiglia fu Gherardo, conte di Terriccio, patrizio pisano, vicario generale della Repubblica Napoletana e capitano generale dei pisani per la spedizione in Sardegna nel 1108 e per la spedizione nelle Baleari del 1113 per le quali il pontefice Pasquale II lo investì del titolo di conte d'Oriseo e gli ornò lo stemma dei pali rossi in campo d'oro d'Aragona. Edificò la chiesa di San Giovanni al Gatano a Pisa e commissionò gli affreschi della Basilica di San Pietro Apostolo; combatté nel 1137 contro re Ruggero II insieme alla lega di Lotario III del Sacro Romano Impero. I conti di Terriccio erano considerati signori di Pisa, sono ricordati come una delle sette famiglie dei longobardi pisani e si imparentarono con gli imperatori tedeschi quando il conte Corrado Gaetani d'Oriseo e Terriccio sposò una figlia dell'imperatore svevo Federico II e di Bianca Lancia,per cui divenne viceré di

l'arma

d'oro alla gemella ondata d'azzurro posta in banda

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Sicilia dal 1246 al 1256. Nel tardo XII secolo, un membro del ramo pisano divenne papa Gelasio II {Gelasio Caetani – Caietanorum genealogia – Roma 1920}. Nonostante ciò il ramo laziale ebbe a lungo un'influenza solo marginale a Roma, fino all'elezione al soglio pontificio di Benedetto Caetani col nome di papa Bonifacio VIII nel 1294, data in cui la famiglia divenne all'improvviso una delle più potenti e temute, soprattutto grazie al nepotismo messo in atto dal nuovo papa: questi donò infatti ai familiari i territori di Sermoneta, Bassiano, Ninfa e San Donato (1297, 1300), e il marchesato di Ancona (sempre 1300), mentre il re Carlo II d'Angiò per ingraziarsi i favori del pontefice fece suo fratello conte di Caserta. I Caetani si dimostrarono valorosi guerrieri e formarono un vero e proprio nucleo armato a protezione di Bonifacio VIII, che aveva in effetti molti nemici.

Il declino

Tra il quattordicesimo e il quindicesimo secolo i loro screzi con i Colonna causarono rivolte e sommosse a Roma e nelle regioni periferiche del papato, talvolta al limite della guerra civile. Nel 1500 papa Alessandro VI, nel tentativo di piegare la potente nobiltà feudale romana, sottrasse ai Caetani i loro territori e li diede a sua figlia Lucrezia Borgia, ma essi ben presto riuscirono a reimpossessarsene.

I rami della famiglia

Caetani, principi di Teano e duchi di Sermoneta

Linea fondata da Giacobello Caetani, al cui nipote, Guglielmo Caetani, fu concesso il ducato di Sermoneta da papa Pio III nel 1503, il marchesato di Cisterna venne invece concesso alla famiglia da papa Sisto V nel 1585. Nel 1642, Francesco, settimo Duca di Sermoneta, divenne per matrimonio Conte di Caserta, ma cedette il titolo in cambio di quello di Principe di Teano nel 1750.

Nel XIX secolo, Onorato, figlio dell'apprezzato dantista, Michelangelo Caetani, fu quattordicesimo Duca di Sermoneta, e quarto Principe di Teano, Duca di San Marco e Marchese di Cisterna. Tra il dicembre 1890 e il dicembre 1892 fu il sedicesimo Sindaco di Roma, quindi senatore del Regno d'Italia e nel 1896 Ministro degli Esteri, per breve tempo, nel secondo Gabinetto di Antonio di Rudinì. Fu anche dal 1879 al 1887 Presidente della Società Geografica Italiana.

Suo figlio, Leone, fu uno dei massimi storici dell'Islam classico. Deputato nel 1909 per il IV collegio di Roma e di simpatie socialiste, votò contro l'intervento voluto da Giovanni Giolitti in Tripolitania e Cirenaica. Costituì col proprio patrimonio l'attuale "Fondazione Leone Caetani per gli Studi Islamici", dell'Accademia nazionale dei Lincei.

L'ultima discendente di questo ramo fu Lelia Caetani (1913-1977), figlia di Roffredo, fratello di Leone.

Gaetani dell'Aquila d'Aragona, principi di Piedimonte e Gioia, duchi di Laurenzana, conti di Fondi, Traetto, Alife e Morcone

Linea fondata da Onorato Gaetani dell'Aquila, nel 1454. Il titolo aggiuntivo d'Aragona venne assunto nel 1529 in seguito al matrimonio di Onorato, viceré di Sicilia, con Lucrezia d'Aragona, figlia naturale di Re Ferdinando I di Napoli. Il ducato di Laurenzana, appartenente al Regno di Napoli, fu assunto invece da Alfonso Gaetani nel 1606 in seguito al suo matrimonio con Giulia di Ruggiero,Duchessa di Laurenzana. Piedimonte fu elevato a principato nel 1715.

Gaetani patrizi di Pisa, Conti di Terriccio, Pomaya e d' Oriseo

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Linea fondata da Ugone figlio di Docibile, secondo duca di Gaeta, che ebbe in feudo il castello di Terriccio nel 962 dall'imperatore Ottone I. Giovanni (vivente 1083/1098) fu Capitano generale dei Pisani e dei Genovesi col Re Alfonso VI di Castiglia. all’assedio di Toledo nel 1085, comandante dei pisani in Terra Santa durante la Prima Crociata, secondo alcune antiche genealogie in particolare la Chronica Iuliani Petri Toletani. Illustre personaggio fu Gherardo Gaetani Conte di Terriccio, Patrizio Pisano, Vicario generale della Repubblica Napoletana e Capitano generale dei pisani per la spedizione in Sardegna nel 1108 e per la spedizione nelle Baleari del 1113; per le quali il Pontefice Pasquale II lo investì del titolo di Conte d'Oriseo e gli ornò lo stemma dei pali rossi in campo d'oro d'Aragona. Edificò la Chiesa di San Giovanni al Gatano di Pisa e combatté nel 1137 contro Re Ruggero II insieme alla lega di Lotario III del Sacro Romano Impero. Nel XIII secolo il Conte Corrado d'Oriseo sposò la Principessa di Sicilia Violante Hohenstaufen,figlia dell'imperatore Federico II del Sacro Romano Impero e sorella del Re Manfredi di Sicilia, per cui fu Viceré dal 1246 al 1256. Nel XIV secolo Giacomo Gaetani Conte d'Oriseo, Terriccio e Pomaya, Capitano Generale della Repubblica di Pisa, venne bandito da Pisa in Sicilia nel 1306 per l'alleanza con gli Angioini, utilizzato come pretesto per allontanare i Gaetani da Pisa dove avevano un potere di indiscussi signori. Questo evento determinò la presenza di due rami:

il ramo Gaetani d'Oriseo che visse in Sicilia fino allo scorso secolo e si estinse con la Contessa Donna Rosalia Gaetani che sposò il Barone Angelo Giarrizzo di Rincione e i cui discendenti assunsero il cognome Giarrizzo Gaetani d'Oriseo.

il ramo Gaetani di Terriccio che, presente a Pisa nel 1496 con Benedetto, si estinse nella prima metà del secolo scorso con Alessandro Gaetani, patrizio pisano, proprietario del castello di Terriccio e della omonima tenuta di 1700 ettari nella maremma pisana (che vendette ai principi Poniatowski alla fine del settecento) e del Palazzo Gaetani di Piazza Carrara a Pisa (che fu lasciato in eredità a Luigi Frassi il 16 agosto 1824). La famiglia Agostini Fantini Venerosi della Seta Gaetani Bocca possiede l’archivio ed il castello di Vecchiano dei Gaetani pisani, in quanto Maria Cristina (di Francesco di Benedetto di Filippo di Benedetto) sposò il marchese e patrizio pisano Francesco della Seta ed il loro figlio Orazio Felice della Seta venne nominato erede da Francesco Gaetani e dal fratello Giuseppe Gaspare.

Gaetani del Cassaro, principi del Cassaro e marchesi di Sortino

Linea fondata da Cesare Gaetani e Moncada, Pretore di Palermo nel 1604, investito principe del Cassaro e marchese di Sortino nel 1631. Appartenne a questa famiglia il celebre Cesare Gaetani e Lanza, principe del Cassaro e marchese di Sortino, barone di Ministeri, Bamini, Casalotto, Sant'Andrea e Chiusa, che finanziò personalmente gli scavi del teatro greco di Siracusa e fu pretore di Palermo per 4 volte. Prima della sua morte nel 1773,il popolo della città rubò tutte le più importanti reliquie dalle chiese della città accumulandole sotto palazzo Gaetani di Palermo. Fu l'ultimo membro di questo ramo, il cui titolò passò poi ai principi Borghese di Roma.

Papi Caetani

Gelasio II (1118) . Gelasio II, nato Giovanni Caetani, detto Coniulo (Gaeta, ca. 1060 – Cluny, 29 gennaio 1119), fu il 161° papa della Chiesa cattolica dal 24 Gennaio 1118 fino alla sua morte avvenuta il 29 Gennaio del 1119.

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Bonifacio VIII (1294). Bonifacio VIII, Benedetto Caetani (Anagni, 1230 circa – Roma, 11 ottobre 1303), fu il 193° Papa della Chiesa cattolica dal 24 Dicembre 1294 fino alla morte avvenuta l’ 11 Ottobre 1303. Discendente di un ramo della famiglia longobarda pisana Gaetani (o Caetani), la sua famiglia poté acquisire enormi ricchezze e grandi latifondi sfruttando proprio la sua carica pontificale.

Cardinali Caetani

Giovanni Caetani detto Coniulo (1082) poi Papa Gelasio II

Benedetto Caetani (1281) poi Papa Bonifacio VIII

Francesco Caetani (1295)

Giacomo Tomasi Caetani (1295)

Giacomo Caetani Stefaneschi (o Gaetani) (1295)

Antonio Caetani (1402)

Niccolò Caetani (1536)

Enrico Caetani (1585)

Bonifazio Caetani (1606)

Antonio Caetani (1621)

Luigi Caetani (1626)

Stemma di Papa Bonifacio VIII  

da www.araldicavaticana.com/

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I CASTELLI, LE ROCCHE, LE TORRI, LE MURA DEI CAETANI NELLE CITTA’ PONTINE 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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FORMIA I QUATTRO CASTELLI

Da Wikipedia. Con la caduta dell'impero romano Formia fu depredata ed i suoi abitanti dopo la calata dei barbari e la guerra greco-gotica, fuggirono sulle vicine colline, spopolando la cittadina e dividendosi poi in due nuclei, divenuti poi sobborghi di Gaeta: quello marittimo di Mola di Gaeta, che prendeva nome dai mulini che vi erano in attività, presso i quali fu eretta alla fine del XIII secolo da Carlo II d'Angiò un fortilizio e, nella zona collinare quello di Castellone. Il nome Castellone deriva dal castello costruito da Onorato I Caetani, conte di Fondi, attorno alla seconda metà del XIV secolo.

La struttura urbana di Formia ancora oggi condizionata dalla pianificazione del Medioevo più di quella romana. Nello spazio di sette chilometri sono presenti ben quattro castelli tutt’ora abitati: Castellone e Mola, che rappresentano i nuclei originari di Formia; Maranola e Castellonorato sulla fascia collinare verso oriente, già comuni autonomi aggregati a Formia nel 1927. Questi quattro castelli insistevano nel feudo dei Gaetani tra il XII e il XV secolo. Castellone prese questo nome nella seconda metà del Trecento per i lavori eseguiti da Onorato Gaetani conte di Fondi, alla cui città era stata assegnata l’arce formiana da Ruggiero il Normanno nel 1140, che la fortificò con alte mura di cinta e dodici torri di cui la maggiore ottagona sopra la porta settentrionale: la piazza che da questa si apre a ventaglio ne rivela il raggio d’azione delle saettiere. Il nome di Mola compare invece nel X secolo, evidentemente in seguito all’incremento dell’attività dei mulini ad acqua, punto vitale per i rifornimenti di Gaeta e per questo alla fine del Duecento dotato di un castello da re Carlo II D’Angiò. Il castello venne edificato sui ruderi di un edificio romano peninsulare; oltre a ciò ha di notevole l’alta torre cilindrica e l’interessante ornamentazione con ciotoline di maiolica verde alla cui originaria merlatura conferiva l’aspetto di una corona gemmata: le tracce della decorazione sono sparite con i recenti restauri. Nel 1568 venne costruita la porta adiacente detta “degli Spagnoli” con funzione doganale, abolita nel 1799 e poi demolita. A Maranola la parte più alta e compatta quadrangolare è risalente al Mille quando appare esplicitamente citata. Un ampliamento intercalato da orti è risalente ai Gaetani, mentre dubbi vi sono per la Torre maggiore quadrata, più rispondente a canoni normanni. La visuale, parzialmente ostruita ad est da monte Campese, indusse Onorato Gaetani nel 1386-90 alla costruzione di un nuovo castello sulla cima del monte che guarda la via di Cassino, prendendo il suo nome: Castellonorato. Le mura con torri quadrate e rotonde recintano la cresta rocciosa facendo capo a tre porte, di cui una presso la torre principale quadrata forse preesistente il castello. La tradizione vuole che il conte, morto nel 1400, avesse disposto la sua sepoltura vestito delle sue armi d’oro sotto il castello come suo monumento funebre.

TORRE DI MOLA

Da  http://www.reloading.it/  La "torre del Castello di Mola" rappresenta il mastio del fortilizio tutto edificato verso la fine del Duecento per ordine di Carlo II d'Angiò re di Napoli, avamposto a quello coevo di Gaeta. Nel 1460 viene dato dagli Aragonesi in signoria a Nicola Gaetani, perciò capostipite del ramo conti di Castelmola.

Posto su una deviazione medioevale della via Appia, che passava più a monte, ebbe nel 1568 una porta daziaria detta "degli Spagnuoli", demolita nel 1851. Dopo i bombardamenti dell'ultimo conflitto, di artistico rimane solo il pregevole portale lapideo d'ingresso (foto), di probabile disegno di Antonio da Sangallo il Giovane, con le insegne di papa Leone X Medici (1513-21), sui piedistalli: l'anello col brillante pendente dalla bocca del leone. È un possente torrione un tempo racchiuso da mura di cinta di circa 200 metri a strapiombo sul mare con camminamento di ronda.La torre cilindrica, che misura 27 metri in altezza e ha un diametro di 12, è

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stata parzialmente restaurata alla fine degli anni ottanta. Vi si accede attraverso un piccolo portale marmoreo, disegnato probabilmente da Antonio da Sangallo il Giovane, qui trasferito alla metà dell'ottocento dalla vicina città di Gaeta, dove fu smontato dall'antico Palazzo Guastaferri.

                         

 

Da www.lionsclubformia.org/ Dopo la sconfitta dei Saraceni sul Garigliano nel 915, Formia risorse a nuova vita, ma negli stessi anni del secolo X se ne perse quasi il nome, mentre compare quello di Mola dato al borgo inferiore per i mulini mossi da un corso d'acqua, e presso i quali alla fine del secolo XIII fu eretta da Carlo II d'Angiò una torre facente parte di un piccolo fortilizio sul mare, una sorta di castello, che fece appellare come "di Castelmola" la famiglia Caetani, cui i sovrani di Napoli concessero la torre. Oggi resta un grosso torrione rotondo alto 27 metri, con avanzi della cortina merlata ed una bella porta del periodo aragonese: è la TORRE DI MOLA, quasi simbolo, oggi, della città di Formia .

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Da www.comune.formia.lt.it/. " la Torre di Mola, eretta sui resti di strutture romane, è ciò che resta del fortilizio costruito in riva al mare da Carlo II d'Angiò. Essa comprendeva anche una struttura di residenza e di difesa a terra, con guarnigione.

 

 

 

 

 

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TORRE DI CASTELLONE

Particolarmente significativa sono la " la torre ottagonale, di 25 metri, con due piani voltati, terminante con un'elegante merlatura sorge su una struttura forse pre-romana con stratificazioni fino al rinascimento quando divenne parte della riorganizzazione del castello (1377), voluto da Onorato I Caetani conte di Fondi, che comprendeva altre undici torri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il nome Castellone deriva dal castello costruito da Onorato I Caetani, conte di Fondi, attorno alla seconda metà del XIV secolo.

Foto di Diego Caruso

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Delle dodici torri originarie, ne sono rimaste soltanto due, una dalla caratteristica forma ottagonale, sulla sommità dell'antica Rocca romana, e quella definita 'dell'Orologio', per la presenza di un orologio maiolicato settecentesco, di recente ripristinato nelle sue funzioni.

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TORRE DI MARANOLA

Da Wikipedia e da www.maranola.it. Nel luglio 1191, Re Tancredi concede ai Gaetani il castello di Maranola, con i suoi territori. In seguito, sotto la potente signoria dei Caetani furono costruite le mura di fortificazione costituite; nella parte alta da un tratto, detto "Castello" e, ad ovest, da una cinta muraria dall'aspetto maestoso conferitole, in particolar modo, dalle tre torri.

L'unico ingresso al castello rimaneva il "Rivellino". Nel 1347, Nicola Caetani, per riconquistare le terre perdute di Mola, Castellone e Traetto, pose l'assedio a Maranola.Alla morte di Nicola, successe il figlio dodicenne Onorato I. Sotto di lui Maranola visse un periodo florido, durante il quale si eressero i principali monumenti.

Alla fine del XIV secolo, Onorato I fece costruire il castello, che da lui prese il nome : Castello Onorato. Del sec. XV e' lo statuto di Maranola. Da esso rileviamo che i casali di Ponzanello, Mamurrano e Trivio erano sotto la giurisdizione "della suddetta Universita". Nel 1414, il castello di Maranola fu venduto a Pietro Origlia, conte di Caiazzo. In seguito, Cristoforo Caetani pretese la restituzione del castello e vi pose l'assedio.

Il borgo di Maranola conserva ancora l'aspetto medievale con la cinta di mura accessibile da un unico ingresso. Della torre più alta , la "tore Caetani", fatta erigere da Onorato I, rimane il rivellino, il cosiddetto "seggio", in posizione panoramica sul golfo di Gaeta.

Il rivelino (seggio)

Torre medioevale

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LA ROCCA DI CASTELLONORATO

Da   http://www.mondimedievali.net/. Il castello nasce su iniziativa dei signori Caetani per il controllo del loro territorio che andava dal Garigliano a Terracina. Il conte Onorato I Caetani fece erigere il castrum per completare la linea di difesa e controllo dell'antico Formianum un castello che prese il suo nome: "Castello Onorato". Dalla collina rocciosa dove sorge, si domina da occidente la valle dell'Ausente.

La torre centrale, avanzo della rocca medievale di Castellonorato, fu dichiarata di "interesse particolarmente importante"ai sensi della legge 1-6-1939, sulla tutela delle cose artistiche e storiche, e venne quindi sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute nella legge stessa. "La torre smozzicata e i ruderi che la circondano.." si legge testualmente nel decreto "..sono testimonianze del castello che, fondato da Onorato I Caetani nella seconda metà del XIV secolo, faceva parte di una rete difensiva lungo i confini dei territori della Campagna e della Marittima". Onorato I Caetani, successore di Niccolò, ampliò i possedimenti della propria famiglia fino a racchiudere un territorio compreso tra i colli Albani ed il Garigliano, includendo finanche le terre di Falvaterra ed Anagni.

 

durante i lavori

com’è oggi

com’era

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Dopo la ristrutturazione del Castellone tradizionalmente collocata nel 1377, passò alla fortificazione di Maranola e Castellonorato, che in breve furono turriti. Il termine Castellonorato (castrum Honorati) si riferisce con chiara evidenza ad Onorato Caetani: è certo che prima della seconda metà del secolo XIV questo termine è sconosciuto. La torre centrale, avanzo della rocca medievale di Castellonorato, fu dichiarata di "interesse particolarmente importante"ai sensi della legge 1‐6‐1939, sulla  tutela delle  cose  artistiche  e  storiche,  e  venne quindi  sottoposta  a  tutte  le disposizioni di  tutela  contenute nella  legge  stessa. "La  torre  smozzicata  e  i  ruderi che  la circondano.." si legge testualmente nel decreto "..sono testimonianze del castello che,   fondato da Onorato I Caetani nella seconda metà del XIV secolo,  faceva parte di una rete difensiva lungo i confini dei territori della Campagna e della Marittima".  

La  proprietà  della  torre,  passando  di mano  in mano,  passò  da  ultimo,  per  successione  ereditaria  ,  alle  famiglie  Caramanica  e  Vento.  E  fu  da Mario  ed  Irene  Vento,  di Spignosaturno,  che nel 1971  la  rilevò  con  l'annesso  circostante  spazio,  acquistandola,  il prof. Nicola  Jadanza di Roma. Ma  le  condizioni dell'edificio erano  semplicemente disastrose,  in  quanto  gli  eventi  bellici  dell'ultimo  conflitto  l'avevano  gravemente  danneggiato  e  in  parte  distrutto. Bisognava  procedere  subito  al  rinforzo  delle mura  per impedirne  il crollo, quindi alla ricostruzione sistematica delle parti mancanti e, conseguentemente, alla ristrutturazione dell'interno.  Il  tutto nel rispetto assoluto dei vincoli imposti dalla Soprintendenza ai Monumenti  del Lazio che tutela questo bene culturale. Non fu cosa facile, ne di poco tempo, giacchè i lavori dovevano procedere con cautela e col parere favorevole, volta per volta, degli uffici addetti al controllo. La Soprindentenza prima,  il Ministero della  P.I. poi,  avevano  approvato  il progetto a condizione che nei confronti dell'immobile venisse osservato l'obbligo di mantenere  inalterati  i  rapporti  volumetrici, di  rispettare  la stesura architettonica, di adeguarsi al contesto ambientale per riportare la torre allo stato primitivo, al suo vecchio splendore.  

Dal saggio di R. Frecentese, tratto da "Storia di Formia illustrata (a cura di M. D'Onofrio).

Onorato I si distinse per il suo carattere forte e audace è ricordato per la vicenda che lo oppose a papa Urbano VI. Tra le tracce della struttura caetanea di Castellonorato nel 1930 erano ancora percepibili oltre i due ingressi al borgo, alcuni loggiati, due porte ad arco acuto, una nel sottopasso a "capo la porta" e l'altra sul retro e a latere della chiesa di S. Caterina. Sembra che sul modello delle rocche fortificate basso medievali, anche Castellonorato non sia stata creata ex novo ma su un preesistente impianto abitato. Le vestigia di quell'originario insediamento pre caetaneo sono probabilmente inserite nel sistema delle fondazioni delle abitazioni o inglobate in edifici seriori. Anche qui potrebbero diventare di notevole interesse per la storia del castro eventuali recuperi da compiere in corrispondenza di possibili siti sensibili, tenendo d'occhio il particellare del catasto urbano.

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MINTURNO IL CASTELLO

Da  www. comune.minturno.lt.it/. La sua costruzione è da attribuirsi al Vescovo Leone, che troviamo menzionato nella Carta Originale Cassinese n. 5 del 30‐10‐839, indizione terza. Il Castello baronale nel 1105 passò a Riccardo I dell'Aquila e nel XIII secolo fu residenza dei Caetani. 

Da www.castellidelazio.com/.  La storia del vecchio castello di Minturno, anticamente chiamata Traetto fino al 1879, segue di pari passo le sorti del ducato di Fondi, al quale apparteneva.  Il primo nucleo  risale probabilmente  al  IX‐X  secolo  e  rimase  inalterato  fino  a quando  il  feudo passò  ai dell'Aquila.  Successivamente passò  ai Caetani  che  lo ristrutturarono nel XIII‐XIV  secolo. Nel  castello vi  furono ospitati  illustri ed  importanti personaggi,  sia  religiosi  che politici e mondani. Varcarono  la  soglia del maniero  san Tommaso d'Aquino nel 1272, Alfonso d'Aragona nel 1452 e nel Cinquecento le nobildonne Isabella Colonna e Giulia Gonzaga. La struttura, molto semplice, è formata da una pianta quadrilatera che crea all’interno una corte con arcate ogivali gotiche. Le murature sono realizzate  in pietra calcarea  locale con  inserti di mattoni di rinforzo. A ridosso delle possenti murature si  impostano un torrione cilindrico ed una torre quadrata, entrambe purtroppo mozzate. Lungo il perimetro si notano interessanti quanto malmesse testimonianze architettoniche del Trecento, quali ad esempio alcune caditoie, arcatelle su mensole, merlature, parte dell'alto camminamento di ronda, una bella finestra gotica e porte ogivali. All'interno notevole è la sala dei Baroni. 

Da http://www.webpontino.it/castello.htm. Si erge  (il Castello) maestoso nell'angolo  sud‐ovest della piazza. Ha forma trapezoidale (i lati misurano: m.67; m.60; m.48) e presenta due piani nella parte a sud‐ovest e tre nella parte est. La torre alta m.60, che caratterizzava la vista del paese per chi vi si avvicinava,fu distrutta in gran parte da un fulmine nel secolo scorso. Fu fortificato e forse costruito per volere delPapa  Leone  III  (795‐816).  Fu  residenza  dei  Caetani.  Nel  1108  passò  ai  Dell'Aquila.  Ospitò  illustri personaggi: S.Tommaso D'Aquino (1272) Alfonso D'Aragona (1452),  che vi fece eseguire notevoli lavori,Isabella Colonna e Giulia Gonzaga. Nell'angolo sud‐est dell'edificio si apre l'ingresso da cui si entra in unandrone  nel  quale  è  il  busto  di  Antonio  Carafa  (1693).  L'androne  immette  in  un  piccolo  cortile  conporticato a sesto acuto e  finestre bifore. Asinistra con comoda scalinata dà accesso alle stanze ed allagrande Sala dei Baroni.  Il Castello venne  rovinato nel 1799 dai  francesi e gravi danni ha  subito anchenell'ultimo conflitto mondiale con la distruzione di tutte le strutture lignee. 

 

La corte interna e la sala dei Baroni, sulla sinistra, , visti dallo scalone di accessi in una foto degli anni ’80-‘90

  

 

 

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Da  spazioinwind.libero.it/.  Il Borgo medievale di Minturno (Traetto sino al 1879) sorge sul culmine della collina a 140 metri sul livello del mare e degrada lungo il pendio, nella parte esposta a sud‐est.  Il Borgo nato a scopi difensivi costituendo scampo per gli abitanti della romana Minturnae, sfuggiti alle distruzioni dei Goti di Totila  (554 d.C.), dei Longobardi di Zottone  di  Benevento  (574  d.C.),  e  decimati  dalle  epidemie  malariche  causate dall’impaludamento  della  piana  del  Garigliano,  conserva  notevoli monumenti.  Elemento fondamentale  della  sicurezza  delle  città  nel medioevo,  consisteva  nella  erezione  e  nella manutenzione  delle mura,  che,  cingendo  tutto  l’abitato,  dovevano  avere  la  funzione  di impedire l’ingresso dei nemici e di tutti coloro che potessero recare ad essa offesa.  

  

 

da www. comune.minturno.lt.it da www. golfonews.com

la corte interna dopo il restauro

    Così anche le strade stesse furono quasi sempre tracciate in funzione delle porte delle mura.  

 

Il castello era dotato di una torre alta 60 metri, andata semidistrutta da un fulmine nell'Ottocento.. 

da www. comune.minturno.lt.it

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Il castello fotografato in occasione della sagra delle regne

da http://bassolazioarte.blogspot.coml da http://www.terrelatine.it/

L’edificio  più  imponente del  Borgo medievale  è  il Castello  Baronale  che con  una  poderosa struttura,  seguendo  nel suo  sviluppo  la  naturale conformazione  del terreno, presenta nel lato sud  ovest  un  massiccio torrione  il  quale,  con  la base a scarpata per circa due  terzi  dell’altezza,  si eleva  oltre  il  piano  di copertura. 

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SUIO LA ROCCA DI SUIO

Da www.castellidelazio.com/. Il piccolo villaggio di Suio sorge su un’altura di 150 metri ca. che  domina  la  vallata  del  fiume  Garigliano,  la  cui  valle,  denominata  del  Suio  è  ricca  di sorgenti  termali  note  sin  dall’età  classica.  L’importanza  del  castello  e  dell’abitato  di  Suio nell’ambito territoriale della pianura del Garigliano e alle strade di fondo valle portarono  il piccolo borgo ad essere amministrato da un conte nominato dai duchi di Gaeta, dipendendo così direttamente da quella città. Suio divenne così a partire dall’anno Mille contea,  retta dai conti Rainerio, Leone e Landolfo. Nel 1040  il castello doveva già essere stato costruito visto  che  il  conte  Ugone  di  Gaeta  donò  metà  del  castello  alla  potente  Abbazia  di Montecassino.  Agli  inizi  del  Duecento  nel  castello  nacque  Tommaso  da  Suio, maestro  e notaio  alla  corte dell’imperatore  Federico  II di  Svevia. Nel XVI  secolo  sia  il  castello  che  il borgo videro un rapido spopolamento, andando così a dipendere, insieme al vicino borgo di Castelforte, alle sorti del ducato di Fondi. Il castello nella sua forma originaria risalirebbe agli inizi  del  Duecento.  Di  pianta  quadrata  era  composto  da mura  in  pietra  locale  con  torri angolari  cilindriche  con beccatelli e merlature, oggi quasi  completamente  sparire. Buona parte delle mura perimetrali e del manufatto  interno è  stato  completamente modificato con la costruzione avvenuta nella metà del Novecento di edifici di carattere abitativo che hanno ormai irrimediabilmente danneggiato le antiche strutture. 

SPIGNO VECCHIO LA ROCCA DEI DUCHI DI GAETA

Da www.castellidelazio.com/. I suggestivi ruderi del castello di Spigno Vecchio sorgono su un pendio orientale del Monte Putrella, sui Monti Aurunci. Scarse sono  le  notizie  relative  al  castello,  che  come  il  paese  di  Spigno  era  unito  al feudo di Traetto,  l’attuale Minturno ma  spesso  conteso anche dall’abbazia di Montecassino.  La  prima  costruzione  di  un  sistema  difensivo  si  deve  ai discendenti dei duchi di Gaeta che  lo eressero  intorno all’XI secolo. Nel secolo successivo passò ai Dell’Aquila e nel 1363 fu acquistato da Giacobello Caetani, per  essere  ancora  ceduto  ai  Colonna,  ai Gonzaga  e  ai  Carafa  di  Stigliano. Da documenti  del  1690  si  sa  che  la  rocca  era  ridotta  a  rudere  e  che  fu abbandonata. Sorge nella parte più alta dell’abitato di Spigno, su un pendio scosceso della montagna, a controllo dei traffici della via Ercolanea. E’ interamente costruita in pietra locale, con torrioni angolari ed un’ alta torre quadrata. 

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ITRI LA ROCCA CAETANI

Da www.castellidelazio.com/. La    rocca Caetani di  Itri è posta  tra  i monti Aurunci e gli Ausoni, non distante dall'antico  tracciato della via Appia,  in posizione altamente strategica.  Il nucleo originario dovrebbe  risalire all'IX secolo, realizzato con buona probabilità dai duchi di Gaeta, nell'ambito di un processo di continuo consolidamento militare dei feudi che in quegli anni erano in piena espansione.  

Oltre che a presidio delle proprietà, tali fortificazioni rispondvano inoltre anche all'esigenza di difesa dalle continue scorrerie saracene che, soprattutto nel basso Lazio, avvenivano con costante frequenza. Da documenti veniamo a conoscenza  che  la  prima  torre  della  rocca  venne  innalzata  nell'anno  882  a  cui  seguìnel  950  la  costruzione  del vecchio maschio  che  raggiunge  i  35 metri  di  altezza  e  che  lo  rende  visibile  da  grande  distanza  ed  elemento inconfondibile nello scenario paesaggistico.  

 

 

Con  la  signoria  dei  Caetani  la  rocca  iniziò  ad  assumere  l'aspetto definitivo,  con  poderose  opere  di  ristrutturazione  delle  preesistenti strutture  ed  ampliamento  delle  nuove.  La  posizione  naturale  sulla quale venne costruita obbligò  le  scelte progettuali dei costruttori che dovettero innanzitutto far fronte alle problematiche di una costruzione complessa per via della natura scoscesa del terreno.  

La  rocca  si delinea  in due  complessi  congiunti:  il primo, quello più  in alto,  è  costituito  dalla  rocca mentre  seguendo  la  linea  di  discesa  del pendio, un cicuito di mura scende a protezione del borgo.  

La  rocca è composta da  tre grandi  torri di  forme geometriche diverse (circolare, quadrata e poligonale) e quattro  torri più piccole collegate tra loro da un camminamento di ronda.  

Possenti merlature  si  elevano  sull'alto  delle muraglie,  realizzate  con pietre di cave locali. 

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Da Wikipedia. Il Castello si articola  intorno ad una torre quadrata con piccola cinta merlata (attribuita al duca di Gaeta Docibile I nell'882). Il nipote di Docibile, Marino I, collegò quindi ad una seconda torre poligonale. Una terza torre cilindrica, collegata da un muro  con  cammino di  ronda,  sorge più  in basso, direttamente  sopra  la  via Appia. Quest'ultima  torre è detta "del coccodrillo",  in quanto  secondo  la  leggenda nel  fossato  si  trovava  uno  di  questi  animali,  al  quale  venivano  dati  in  pasto  i condannati  a morte.  Una  terza  cinta  di mura  completò  il  complesso  intorno  alla 

metà del XIII secolo. 

da www.castellidelazio.com/.

 

da Wikipedia

 

Danneggiato dai bombardamenti durante  la seconda guerra mondiale, acquistato dalla provincia di Latina nel 1979, ceduto al comune e restaurato a partire dal 1992, il Castello di  Itri  avrebbe  dovuto  ospitare  dal  2003  il  "Museo  del  brigantaggio",  suddiviso  in  tre sezioni ("Ragioni della storia", "Ragioni del mito" e "Ragioni del luogo"). Durante i lavori di  restauro,  in  seguito  ad  una  richiesta  di  fondi,  aventi  come mittente  la  Comunità Europea  e  come  destinatario  il  comune  stesso,  il  sindaco  e  la  giunta  itrana  hanno ritenuto  opportuna  la  collocazione  di  suddetto museo  in  una  diversa  zona del  paese, località Madonna delle Grazie. 

 

da Wikipedia

 

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FONDI CASTELLO E PALAZZO DEL PRINCIPE CAETANI

Da  http://www.i  castelli.it/. Un  complesso notevole di  fabbriche  è  costituito dal Castello propriamente detto  e dal  Palazzo baronale (Palazzo del Principe), dimora abituale del  feudatario. Un magnifico maschio o  torrione  rotondo, accuratamente  costruito  con pietre di taglio, con merlatura sostenuta da mensole in aggetto, s'innalza grandioso sopra una torre quadra di muratura irregolare e scadente, la cui 

base  è  formata da  grossi  conci di pietra  squadrata;  esso  è  separato da una  intercapedine  e perciò completamente isolato. 

 Alla stessa epoca della torre appartengono le restanti parti della rocca con le alte torri cilindriche agli angoli, costruite con pietrame  irregolare. Si hanno così  tre epoche distinte nella costruzione: base o zoccolo  (forse  del  principio  del  secolo  XIII),  torre  quadra  e  torri  laterali  (principio  del  secolo  XIV), mastio  (seconda metà  del  secolo  XV). Hanno  queste  dimensioni:  larghezza  della  base  e  della  torre quadra m. 14; altezza delle  stesse m. 20; altezza del maschio m. 13  (base,  torre e maschio, altezza complessiva m. 33); lato minore delle restanti parti m. 20, lato maggiore m. 39, altezza m. 25 (misure fornitemi  dal  sig.  G.  Iudicone,  applicato  presso  il  Comune  di  Fondi,  con  l'assistenza  dei  colleghi dell'Ufficio tecnico comunale).  

Anche  il  Palazzo,  restaurato,  presenta  elementi  architettonici  distinti:  una  porta  nettamente  di  stile  angioino‐durazzesco,  come  se  ne vedono esempi nella città e nel quartiere medievale di Gaeta, e un loggiato ogivale (con altra loggia al secondo piano), al quale si sale con una scala esterna nel pittoresco cortile. Ma  la parte più caratteristica della  residenza baronale è costituita dalla  fantasiosa decorazione delle eleganti finestre, monofore e bifore, ad ogiva e a centina, due interne nel cortile e due esterne (in parte danneggiate dalla guerra), formate nella parte superiore da una lastra di pietra tenera, lavorata a traforo così da sembrare un ricchissimo ricamo, un pannello intagliato.  

Onorato  II,  pervenuto  ‐come  si  è  detto‐  dopo  l'invasione  angioina  (1464)  a grandissima potenza e ricchezza, volendo rendere la sua residenza più adatta al  suo  nuovo  stato,  chiamò  da  Napoli  o  da  Gaeta  maestranze  e  artisti forestieri.  Si  deve  appunto  al  catalano  MATTEO  FORCIMANYA  la  nuova squisita  eleganza  di  linee  e  di  ornamenti,  magnifico  esempio  di  arte italo‐catalana che si manifesta anche  in alcuni edifici di Carinola, di Gaeta, di Sessa e di Capua. 

da www.fondani.it/ L'epoca della ricostruzione del palazzo si può  fissare con certezza al periodo 1466‐1477. Infatti Ferrante I concesse al conte di Fondi nel 1466 il privilegio di portare il cognome e lo stemma di casa d'Aragona: così le armi  dei Gaetani  partite  con  quelle  aragonesi  figuravano  nei  camini  e  nei  rosoni  delle  volte.  L'edificio,  che  formava  parte  della  cinta 

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fortificata  di  cui  si  vedono  ancora  avanzi  sulla  strada  di  circonvallazione, risulta  ricostruito  sulle  antiche  mura  e  nell'area  compresa  tra  la  cinta castellana e la chiesa di S. Pietro (anche in altri borghi medievali il castello è presso  le  mura  urbiche  e  la  chiesa  madre).  Rocca  e  Palazzo,  secondo l'osservazione già  fatta da altri, erano uniti da un arco, che accavalciava  la strada e costituiva  la porta della città verso Napoli, e da un ponte volante, come è chiaramente indicato nella pittura dello Scacco, mentre si scorgono ancora  le due porticine a servizio del ponte. Con qualche  torre medievale, non  è  raro  vedere  a  Fondi  ampi  e  alti  portali  in  pietra  calcarea  ad  arco ribassato e cortili con larga scala a giorno. Altro vanto della città sono le sue chiese,  alcune  di  architettura  veramente  pregievole,  ricche  di  preziosi cimeli. 

da www.fondani.it/

da www.fondani.it/ 

IL CASTELLO BARONALE  

Da  http://www.cittàdifondi.it/.  Il  Castello  Baronale  è  composto  da  un magnifico maschio o  torrione rotondo, accuratamente costruito con pietre di taglio, con merlatura sostenuta da mensole in aggetto che s'innalza grandioso sopra  una  torre  quadra  di  muratura  irregolare  e  scadente,  la  cui  base  è formata  da  grossi  conci  di  pietra  squadrata,  esso  è  separato  da  una intercapedine  e  perciò  completamente  isolato.  Alla stessa epoca della torre appartengono  le restanti parti della rocca con  le alte torri cilindriche agli angoli, costruite con pietrame irregolare. Si hanno così 

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tre epoche distinte nella costruzione: base o zoccolo (forse del principio del secolo XIII), torre quadra e  torri  laterali  (principio del secolo XIV), mastio  (seconda metà del secolo XV).  La costruzione del castello venne  iniziata nel 1319  insieme con  la ristrutturazione della cinta muraria  (della quale  se ne possono ancora  scorgere alcune parti), da Roffredo  III Caetani che voleva farne il centro della sua signoria, contestualmente ad esso fu eretto il Palazzo  Baronale,  utilizzato  come  elegante  abitazione,  collegato  al  castello  con  un passaggio.  La  famiglia Caetani ebbe un  ruolo  rilevante nella  città,  fu  infatti  sotto  la protezione di Onorato  Caetani  che  nel  1534  venne  eletto  a  Fondi  l'antipapa  (scisma  d'occidente) Clemente VII, la città acquistò così l'appellativo di "Città di Satana'' in quanto fu nelle sale del castello che il 20 settembre si riunì  il conclave di cardinali che portò a tale elezione.  Nel  1504  il  ducato  passò  ai  Colonna  e  poi  ai  Gonzaga.  Importante  è  la  figura  della principessa  Giulia  Gonzaga  (cantata  dall'Ariosto  nell'Orlando  Furioso),  vedova  di  da

www.fondani.it/ il mastio-torrione

 

da www.fondani.it/ il mastio visto dal terrazzo del castello

Vespasiano Colonna duca di Fondi, che fece del suo palazzo un ritrovo culturale tanto  che  in  età  Rinascimentale  Fondi  venne  ribattezzata  come  ''la  piccola Atene''.  La  fama  della  sua  bellezza  raggiunse  il  corsaro  saraceno  Kai‐Ed‐Din  detto Barbarossa, che progettò il suo rapimento per farne dono al sultano Solimano. La  leggenda  vuole  che  Giulia  avvertita  in  tempo  sia  fuggita  attraverso  il sotterraneo  che  si  troverebbe  nello  stesso  castello. Possente struttura dal fascino incontestabile, il castello ha nel corso del tempo subito  molti  lavori  di  restauro  e  adattamento  mantenendo  però  le  sue caratteristiche architettoniche e la consistenza, nel 1840 per ragioni di sicurezza venne  abbattuta  la merlatura  del mastio,  nel  1861  venne  adibito  a  carcere mantenuto fino al 1931.                      L'ultimo lavoro di restauro ha trasformato il 

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castello  in  una  struttura  visitabile  che  ospita  il museo  civico  (accoglie  reperti  di epoca romana) e metà del salone di pian terreno funge da sala‐incontri e aula per il consiglio comunale. Dai  lavori di consolidamento e restauro sono venuti alla  luce particolari  architettonici,  storici  ed  ambienti  insospettati.  In  una  delle  finestre strombate  della  torre  sud‐est  si  conserva  ancora  l'intonaco  originale  sul  quale erano  graffiti  disegni,  frasi  e  nomi  di  persone,  che  nel  "maniero"  erano  state rinchiuse prigioniere. 

Il Castello Baronale, da sempre simbolo della città, rappresenta uno dei rari esempi di fortezza costruita in pianura. Con i suoi 31,54 metri di altezza domina imponente tutta  la  Piana.  La  torre‐faro  del  IV‐III  sec.  a.C.,  nata  come monumento  funebre, venne in seguito elevata a torre di osservazione e infine adattata ad opera di difesa e  anche  a  carcere.  E'  formata  da  un  bastione  di  forma  cubica  di  circa  20 m  di altezza che imbraca la parte cilindrica che si eleva fino a 33 m.. 

                                                                                                                                                               

da www.fondani.it/ suggestiva vista notturna del castello(a destra) e del Palazzo(a sinistra del Principe Caetani

Accanto  si  erge  la possente mole della  fortezza Caetani  con  le  sue due torri  angolari,  caratterizzate  dall'orlatura  con  le  "piombatoie",  che permetteva ai difensori di essere protetti anche quando erano costretti a lanciare in verticale qualsiasi tipo di proiettile o strumento di offesa contro gli assalitori.

 

da www.fondani.it/ un immagine-cartolina del Castello negli anni ’70-‘80 

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Il Castello baronale in foto di fine 800 (Dal libro "Un po' di Fondi" a cura del comune di Fondi)

Il

Castello baronale in una cartolina del ‘900

 

Il Castello baronale nella Ricostruzione dei torrioni abbattuti dal bombardamento aereo nel 1944 (Da "La torre maestra del castello di Fondi" di Geremia Iudicone ed. Confonto)

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IL PALAZZO BARONALE  

Da  http://www.cittàdifondi.it/.  Il Palazzo Baronale detto anche Palazzo del Principe, come si conviene dal nome, fu la dimora abituale del feudatario. Il Palazzo,  restaurato,  presenta  elementi  architettonici  distinti:  una  porta nettamente di  stile angioino durazzesco,  come  se ne  vedono esempi nella città  e  nel  quartiere medievale  di  Gaeta,  e  un  loggiato  ogivale  (con  altra loggia al secondo piano), al quale si sale con una scala esterna nel pittoresco cortile.  

 Ma  la  parte  più  caratteristica  della  residenza  baronale  è  costituita  dalla fantasiosa decorazione delle eleganti finestre, monofore e bifore, ad ogiva e a centina, due  interne nel cortile e due esterne  (in parte danneggiate dalla guerra), formate nella parte superiore da una lastra di pietra tenera, lavorata a traforo così da sembrare un ricchissimo ricamo, un pannello intagliato. 

Cortile e scala di accesso al palazzo Baronale(Foto Istituto comprensivo E. Amante)

 Onorato  II,  pervenuto  dopo  l'invasione  angioina  (1464)  a  grandissima potenza e ricchezza, volendo rendere  la sua residenza più adatta al suo nuovo stato, chiamò da Napoli o da Gaeta maestranze e artisti forestieri. Si  deve  appunto  al  catalano  Matteo  Forcimanya  la  nuova  squisita eleganza di linee e di ornamenti, magnifico esempio di arte italo‐catalana che si manifesta anche in alcuni edifici di Carinola, di Gaeta, di Sessa e di Capua. L'epoca della ricostruzione del palazzo si può fissare con certezza al periodo 1466‐1477.  

 Infatti  Ferrante  I  concesse  al  conte  di  Fondi  nel  1466  il  privilegio  di portare  il  cognome  e  lo  stemma  di  casa  d'Aragona,  così  le  armi  dei 

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Gaetani  partite  con  quelle  aragonesi  figuravano  nei  camini  e  nei  rosoni  delle  volte.  

Cortile superiore del palazzo Baronale con vista sul torrione (Foto Istituto comprensivo E. Amante)

L'edificio,  che  formava  parte  della  cinta  fortificata  di  cui  si  vedono  ancora  avanzi  sulla  strada  di circonvallazione, risulta ricostruito sulle antiche mura e nell'area compresa tra la cinta castellana e la chiesa di S. Pietro. Rocca e Palazzo erano uniti da un arco, che accavalciava  la strada e costituiva  la porta della città verso Napoli, e da un ponte volante, come è chiaramente indicato nella pittura dello Scacco, mentre si scorgono ancora le due porticine a servizio del ponte. Con qualche torre medievale, non è raro vedere a Fondi ampi e alti portali in pietra calcarea ad arco ribassato e cortili con larga scala a giorno 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

da www.fondani.it/ un immagine della corte interna del Palazzo agli inizi del ‘900 

 

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da www.fondani.it/ un particolare della facciata interna del cortile con la struttura muraria costituita da pietre squadrate anche nei conci e nelle decorazioni delle basi, dei capitelli e delle sovra cornici degli archi a sesto acuto  

 

 

 

 

 

 

 

 

da www.litoralepontino.it/ la facciata esterna del palazzo sulla piazza centrale di Fondi

da www.cittafondi.it/ la facciata esterna in una foto d’epoca vista dalla piazza

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  MAENZA CASTELLO CAETANI

Da wikipedia. Il castello, originariamente, fu costruito come torre d'avvistamento intorno al 1100‐1200. 

 Successivamente vi si insediarono le famiglie feudatarie che lo modificarono e ampliarono nel corso degli anni. Nei primi anni esisteva solo l'attuale nucleo centrale, costituito da 4 piani: 1°‐Era usato come dispensa e cantina; 2°‐Era usato  dalla  servitù  del  castello;  3°‐Il  piano  nobile,  dove  si  trovavano  le  stanze  dei  signori  del  feudo  e  la  sala  di 

ricevimento;  4°‐Il  terrazzo. Successivamente,  verso  il  1500, vennero  innalzate  delle  torri  di rinforzo  e  le  feritorie  per  i cannoni. Dopo  la  costruzione del palazzo  baronale,  le  famiglie nobili  vi  si  trasferirono  e  il castello  venne  usato  come caserma. 

 

 

 

Nel  castello  di  Maenza  si  sono  insediate  molte  famiglie feudatarie,  la  più  importante  delle  quali  quella  dei  Conti  da Ceccano. Le famiglie successive furono: gli Annibaldi, i Caetani, i Borgia, gli Aldobrandini, gli Antonelli, i De Cabanis e i Pecci. Durante il feudo dei Conti da Ceccano, Maenza fu sede del primo miracolo di S. Tommaso d'Aquino, il quale vi si recava spesso per far visita a sua nipote Francesca. Maenza, come molti paesi della provincia di Latina, visse il periodo della ritirata tedesca. Un episodio molto importante durante questo periodo, fu quello della distruzione di gran parte dell'abitato in seguito al bombardamento aereo del 1944. 

Si tratta di una costruzione in pietra locale e la sua funzione militare è sottolineata dalle mura e dall'ampia piazza d'armi. 

Da www.congressus.it/castellipontinidelgusto_castelli.htm

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BASSIANO PALAZZO CAETANI, TORRI E MURA

Da www.sezzeweb.it/comune-di-bassiano-latina.asp.  Dopo il passaggio delle truppe di Federico Barbarossa, intorno all'XII‐XIII  gli  abitanti  e  i monaci  benedettini,  scampati  all'invasione  ,  decisero  di  rifugiarsi  nella  parte  superiore  (la "Majùra"), dove attualmente  sorge  il paese, e di  realizzare una  cinta muraria di  fortificazione  con nove  case‐torri per l'avvistamento di eventuali truppe nemiche.  Inizialmente feudo degli Annibaldi, fu acquisito nel 1303 da Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII, che dallo zio Papa ottenne  in possesso un'ampia zona che comprendeva, oltre Bassiano, anche Ninfa, una parte di Norma, San Donato e San Felice. Furono i Caetani a realizzare il castello ed una seconda cinta muraria, più esterna rispetto alla prima. A parte brevi dominazioni da parte della  famiglia Borgia  (tra  la  fine del Quattrocento e l'inizio  del  Cinquecento)  e  di  Ladislao  di Durazzo,  re  di Napoli  (1386‐1414),  figlio  di  Carlo  III,  il  feudo  è  sempre  stato saldamente della famiglia Caetani fino alla conquista dello Stato pontificio da parte delle truppe Sabaude, per questo essi 

si fregiano del titolo "Principi di Bassiano". 

Nove torri, due cinte murarie e tre porte di accesso alla città, che segnalo lo snodarsi a spirale delle costruzioni medioevali tra  le quali spiccano gli edifici  storici  del  centro,  costruiti  a  cavallo  tra  il  Medioevo  e  il Rinascimento.  Palazzo  Caetani,  attualmente  sede  del  Municipio,  che ricorda  la  lunga  dominazione  della  famiglia;  la  chiesa  di  Santa Maria, costruita  a  forma  rettangolare  (è  lunga  12 metri  e  larga  8)  dai monaci benedettini cassinesi del XIII secolo e parte restante del cenobio, di cui è visibile  la  sala  capitolare  dal  bel  soffitto  a  volta  sorretto  da  pregevoli colonne; la collegiata di Sant'Erasmo, patrono del paese, e la chiesa di San Nicola; ed infine la casa di Aldo Manunzio, su via Piana. Un susseguirsi di piazza e palazzi, di vicoli e cinte murarie, di torri e porte di entrata, una passeggiata  tra gli affascinanti  scorci di un paese  che ha  conservato,  in maniera quasi maniacale, la sua struttura originaria, in un tuffo che vi farà un pezzo di medioevo.                                                                                                         La facciata del Palazzo Caetani

Da www.liberliber.it/progetti/manuzio/bassiano_4.htm.  Fu  in seguito, tra  la fine del XIII secolo e  l'inizio del XlV (sotto  il dominio dei Caetani), che l'intero abitato, compreso il cenobio con la chiesetta venne racchiuso da una nuova cerchia difensiva, le attuali mura medievali. Del periodo medioevale, si sa comunque che il nostro castello, dopo essere stato feudo di Giovanna di Roccafoglia, passò in possesso di Antonella e Antonello Ranisio di San Massimo.

L'arco della Porticina è uno dei cinque accessi alla cittadella, posto lungo la cerchia di mura realizzate dai Caetani tra la fine del XII e l'inizio del XIV secolo

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Nel 1297, Pietro Caetani l'acquistò dagli Annibaldi e, nel 1303, ottenne da suo zio Bonifacio Vlll la conferma del possesso di un'ampia  zona  che  comprendeva,  oltre  a  Bassiano,  anche  Ninfa,  una  parte  di  Norma,  San  Donato  e  San  Felice. Successivamente e per breve tempo, fu dominato da Ladislao di Durazzo, re di Napoli (1386‐1414), figlio di Carlo III, il quale «si fece sostenitore e padrone dei papi di Roma contro i papi di Avignone, ed occupò gran parte dello Stato Pontificio» (19). Infine,  ritornato  sotto  i  Caetani,  è  rimasto  sempre  (tranne  la  parentesi  della  dominazione  dei  Borgia,  tra  la  fine  del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento), e fino al secolo scorso, feudo di questi Signori che si fregiano, pertanto del titolo di "Principi di Bassiano". 

Da www.sezzeweb.it/comune-di-bassiano-latina.asp.   È solo all’inizio del XVI secolo che  i Caetani, con  la costruzione del palazzo Baronale, lasciano un'impronta del loro dominio sulla terra di Bassiano. Fù Bonifacio Caetani che nel 1554 fece costruire un importante palazzo, quale rifugio delle insidie della palude e luogo di cura per la sua salute malferma. 

La scalinata della Porta Vecchia è posta sulla sinistra del Palazzo Municipale (Caetani)

 Il  palazzo  ingloba  nel  suointerno  case  e  botteghe medievali  che  i  Caetani  nel corso del XV secolo avevano acquistato in località “Porta salamandra” che era la principale  via  di  accesso  al  Castrum.  Nel  1541  Camillo  Caetani  promulga  gli statuti di Bassiano. Tutto era sotto il controllo del duca: la proprietà, la famiglia, la chiesa. Ma un'arma più potente della polvere da  sparo e degli archibugi  sta vedendo gli albori  in quel  tempo:  il  libro. Attraverso  il  tipografo umanista Aldo Manuzio,  il  libro diffonde  la cultura,  le  idee e  riscatta  le genti dall’oppressione dei potenti.  

Le  maestose  mura  castellane,  fatte  costruire  dai  Caetani  nel  XIII  secolo, costituiscono la struttura a spirale del paese, una serie di scalette crea un gioco tra i vicoli e passaggi nascosti che culminano verso  la  collina  in  cui  troneggia  la  chiesa  di  S.  Erasmo  e  la  piazza  della  Torre Civica.  

Le tre porte di accesso al borgo non rappresentano semplicemente un'apertura nelle mura ma un luogo dì incontro fra due mondi: l’urbano ed il rurale, l’interno e  l’esterno.  Entrando  nel  borgo  attraverso  l’arco  della  Porta  nuova  e affacciandosi  dalla  terrazza  del  belvedere  ci  si  ritrova  immersi  in  un mare  di verde  fatto  di  faggi  di  lecci  e  di  querce.  Il  borgo medioevale  è  costruito  da antiche case chiamate “Case Torri” interrotte da una serie di affascinanti vicoli. Il tessuto  urbano  di  Bassiano  è  ricco  di  storia  e  di memoria  dietro  ogni  angolo scorci interessanti e mura antiche testimoniano un passato importante.  

Via della Mura corre lungo il perimetro delle mura antiche offrendo scorci panoramici sulla vallata sottostante

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NINFA  (NORMA) CASTELLO CAETANI

Da ww.castelli del lazio.com/. Il castello di Ninfa  rappresenta con  i suoi giardini una delle  tappe di visita  turistiche, culturali e naturalistiche  più  importanti  del  Lazio.  Il  castello  sorse unitamente all’abitato di Ninfa, posto  lungo  l’antica via Ninfina, distante dalle paludi pontine,  in posizione pedemontana. Prime notizie  sul  territorio  si  devono  all’VIII  secolo  quando  il comprensorio di Ninfa venne donato da Costantino V Copronimo, imperatore di Costantinopoli, a papa Zaccaria.  

Altri documenti attestano il passaggio dalla Chiesa ai potenti conti di Tuscolo avvenuto nell’ XI  secolo, per passare poi agli  inizi del secolo successivo ai Frangipane.  

In quest’epoca all’interno della cittadina venne  incoronato papa Rolando Bandinelli con  il nome di Alessandro  III,  il 20 settembre del 1159. Nel 1171 Ninfa fu attaccata e saccheggiata dalle truppe del Barbarossa, contrario all’elezione di papa Alessandro III.  

 

 Nel 1230 viene attestata  la signoria degli Annibaldi  dai quali passò nel 1297 a Pietro Caetani, nipote di papa Bonifacio VIII per l’ingente somma di 200 mila fiorini  d’oro, che l’anno successivo si infeudava ufficialmente.  

Nel 1382  il castello di Ninfa fu epicentro di violente  battaglie  seguenti alla  scissione della  famiglia Caetani, tra  il ramo romano e quello napoletano fedele al re  di  Napoli  e  da  quel  momento  la  città  ed  il  castello iniziarono  il  lento ma  inesorabile declino che portò  all’abbandono.  La  città  era  vasta,  cinta  da mura,  con oltre 150 case, strade, chiese, ospedali, mulini, ponti  che attraversavano ruscelli.  

Marginalmente si impostava il castello baronale che  prospetta  ancora  oggi  sulla  palude.  L’impianto  risale all’XI secolo e constava solo di una torre poi cinta da  un più basso recinto murario.  

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Con la baronia di Pietro Caetani, a partire dal 1308, venne costruito l’attuale castello, a pianta quadrata, con murature in bozzette di tufo e un’altissima torre quadrangolare caratterizzata da profonde feritoie per le postazioni degli arcieri e coronata da merlature ghibelline. Al recinto murario si addossarono subito alcuni ambienti dotati di bellissime finestre bifore gotiche ancora in situ.  

Altre migliorie  vennero  apportate  pochi  decenni  dopo  da Roffredo,  figlio  di Pietro con  l’aggiunta di alcune sale e  il rinforzo delle torri angolari quadrate. Nel 1382, come detto, sia la città che il castello subirono devastanti danni che causarono il crollo di alcune strutture.  

Continuò  ad  essere  utilizzato  fino  alla metà  del  XV  secolo,  oltre  il  quale  fu completamente  abbandonato  fino  agli  inizi  del  Novecento,  quando  ciò  che rimaneva dell'augusta magione venne restaurata da Gelasio Caetani. 

Da www.medioevo.roma.it. Il  Castello  Caetani  prospetta  ancora  oggi  sul laghetto alimentato dal fiume Ninfa. L’impianto originario doveva risalire al XII secolo  e  constava  soltanto  di  una  torre  circondata  da  un  basso  recinto murario,  benché  alcuni  (come  s'è  già  detto  sopra)  ritengano  che  doveva trattarsi  di  un  vero  e  proprio  complesso  fortificato. L'edificio  tuttora  esistente  fu  invece  costruito  intorno  al  1308  da  Pietro  II 

Caetani.                        da www.castelli del lazio.com/ una bifora a trilobi sulla facciata sud 

A pianta quadrata e muratura in tufelli, il Castello ha la singolare caratteristica di essere ubicato fuori la cinta muraria; presenta quattro torri angolari ruotate di 45° rispetto alla cortina, al fine di evitare angoli morti. Pietro II fece costruire all'interno del castello una piccola casa signorile, collegata alla torre da uno stretto ponte sospeso che attraversava  il cortiletto antistante. Tale edificio  era  addossato  alla  cinta muraria,  tanto  che  il  camminamento  di  ronda  fungeva  da grondaia  del  palazzo  stesso.  L'interno  di  questa  casa  signorile  era  piuttosto  elegante  e presentava una grande sala, le cui bifore gotiche si affacciavano sulla città.         

      da www.medioevo.roma.it/ torre angolare del castello                                                        

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Qualche  anno  più  tardi  l'edificio  venne  ampliato  da  Roffredo  III,  con  la  costruzione  di  altre  sale contigue all'antecedente struttura. L’intero perimetro del castello è coronato da  merlature a coda di rondine.    Al  centro  si  eleva  la  torre,   una  delle  più  belle  e  imponenti  di  tutto  il  Lazio.  Di  forma quadrata (m. 10 per lato) e alta m. 32, è fornita di feritoie ed è coronata da merli a coda di rondine modernamente restaurati. La distruzione di Ninfa alla fine del XIV secolo coinvolse ovviamente anche il  castello,  che  subì  una  devastazione  tale  da  causare  il  crollo  di  alcune  strutture.  Fu  comunque utilizzato ancora  fino a  tutto  il XV  secolo  soprattutto  come prigione  (la  torre  fu  teatro del  celebre eccidio del 1447), per essere poi definitivamente abbandonato. 

da www.fondazionecaetani.org/

Oggi ninfa  si presenta  come una pittoresca  città  in  rovina,  con avanzi di un  castello, di palazzi, di chiese,  racchiusa  da  una  doppia  cinta muraria,  formante  un  quadrilatero  irregolare  di  circa  1400 metri e intervallata da undici turricellae salienti (ma in origine dovevano essere molte di più) aperte verso l’interno, in modo da non poter essere usate contro gli stessi abitanti, analogamente al Castello Caetani a Roma sull’Appia                                                                                

 

 

da www.medioevo.roma.it/

Torre angolare S-O, torre centrale e parete sud

ed ambienti interni del castello

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SERMONETA CASTELLO CAETANI

Da ww.castelli del lazio.com.   Dominante  al  centro  del  piccolo  borgo  adagiato  sulla sommità del monte Carbolino, il Castello Caetani è sicuramente uno dei migliori esempi di architettura militare del Lazio e tra quelli dalla struttura più articolata e meglio conservata. Si mantengono ancora in ottime condizioni infatti l’antico maschio (la torre più importante del castello),  le cisterne per gli approvvigionamenti di acqua,  i baluardi e gli alloggiamenti militari. Il nucleo più antico della Rocca risale alla prima metà del XIII secolo quando il castello era proprietà della famiglia Annibaldi; con l’acquisto nel 1297 da parte di Pietro Caetani, conte di  Caserta,  dietro  la  spinta  di  papa  Bonifacio  VIII,  suo  zio,  la  struttura  fu  ampliata  con l’aggiunta  di  stanze,  torri  e muraglioni mentre  gli  ambienti  interni  vennero  decorati  ad affresco.  

  

Nel  1499  papa  Alessandro  VI  scomunicò  e  cacciò  dai  loro  possedimenti  i  Caetani,  la nuova proprietaria del castello divenne Lucrezia Borgia, sorella di Cesare, figli illegittimi del  papa,  e  l’edificio  venne  completamente  ristrutturato.  Oltre  all’aggiunta  della cosiddetta  Casa  del  Cardinale  concepita  come  abitazione,  venne  rinforzata  l’intera struttura difensiva, secondo il progetto di Antonio da Sangallo il Vecchio, per rendere la fortezza inespugnabile.  

Così come ci raccontano le cronache di Gelasio Caetani infatti “cinque erano le linee concentriche di difesa che il nemico doveva superare prima di poter penetrare nel maschio e  dirsi  padrone  assoluto  di  Sermoneta”.  Tornato  all’inizio  del  XVI  secolo  ai  Caetani,  rimase  in  loro  proprietà  fino  al  1798  quando,  con  l’occupazione  francese,  venne saccheggiato e  trasformato  in carcere. Suggestivi  i numerosi graffiti  incisi sulle pareti delle celle  risalenti a questo periodo. La  ristrutturazione completa e  l’aspetto attuale 

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vanno attribuiti ai lavori di restauro intrapresi all’inizio del Novecento. Dalla struttura architettonica compatta e dall’aspetto decisamente massiccio e severo, tipico dell’architettura militare medievale,  il castello conserva al  suo  interno  degli  interessanti  affreschi  attribuiti  alla  scuola  del  Pinturicchio  distribuiti  in  due  sale,  le cosiddette “camere pinte”. Nella prima compaiono figure mitologiche; nella seconda si vedono  le sette virtù sedute  su  troni,  ai  piedi  dei  quali  gli  opposti  vizi  sono  impersonificati  da  altrettanti  personaggi  storici. La fama del castello è stata anche a lungo legata all’ospitalità dei suoi proprietari: in svariate occasioni infatti vi soggiornarono pontefici,  imperatori, cardinali e principi accolti con ogni tipo di  festeggiamento. Tra gli ospiti più illustri, i papi Gregorio XIII e Sisto V e gli imperatori Federico II e Carlo V. 

Da wikipedia. La famiglia Annibaldi cedette nel 1297 i territori di Sermoneta, Bassiano e San Donato al nipote di papa Bonifacio VIII, Pietro Caetani, per la somma di 140 mila fiorini d'oro. Si trattò comunque di una fortuna per  l'intera  zona, per  Sermoneta, e  soprattutto per  il  castello.  I Caetani  infatti non  risparmiarono nulla per rendere la Rocca degli Annibaldi una vera e propria fortezza militare, con nuovi edifici e ben cinque cerchie di mura, che, grazie a un sistema di ponti levatoi, garantivano la possibilità isolare la torre in caso di attacco.  

da www.sermoneta.net/  

 

 

 

 

 

Sotto Onorato III Caetani , nella metà del ‘400, Sermoneta conobbe il momento di maggior  splendore:  Onorato  era  un  uomo  attivo,  energico,  un  vero  e  proprio comandante nato, come dimostrò partecipando alla battaglia di Lepanto. Segnale importante del pericolo per la famiglia Caetani fu l'agguato di cui si ritrovò vittima lo  stesso Onorato, ordito  forse dai  temibili Borgia. Non appena Alessandro VI  (di Borgia) fu eletto papa, nel 1499, scomunicò  immediatamente  i Caetani e confiscò tutti i loro feudi, affidandoli a sua figlia Lucrezia (la famigerata Lucrezia Borgia, figlia del papa Alessandro VI).  

Il Castello tornò di nuovo i suoi proprietari, verso la fine del XIX secolo, con Gelasio Caetani,  a  cui  sono  dovuti  gli  imponenti  lavori  di  restauro  dell'antica  dimora  di famiglia. 

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Il nucleo principale del castello è composto dal maschio (o mastio) che ospitava  le stanze da  letto del signore e che fungeva da ultimo  rifugio di sicurezza  in caso d'invasione nemica. La struttura del maschio era completamente  indipendente dal  resto del castello ed era collegata alle strutture adiacenti solo da due ponti levatoi in legno che potevano essere sollevati all'occorrenza. Il personale  e  la  servitù  si  sarebbero  rifugiati  al  suo interno qualora  tutto  il complesso  fosse caduto  in mani  nemiche.  Nei  pressi  del  maschio  sorge  la seconda torre, molto più piccola, detta maschietto. All'esterno  delle  due  torri  c'è  la  grande  piazza d'armi. Alcuni edifici del  castello  vennero  in parte demoliti  dai  Caetani,  che  realizzarono  la  sala  dei Baroni  (modificata  dai  Borgia  nel  XV  secolo)  e  le sale dette Camere pinte (ristrutturate alla fine degli anni Novanta). Quest'ultimo complesso è composto da  tre  stanze  per  gli  ospiti,  di  cui  due  sono affrescate da un autore sconosciuto che viene fatto risalire  alla  scuola  del  Pinturicchio  con  immagini che  rappresentano  figure  mitologiche  e  le  virtù teologali.  Nel  1400  venne  realizzata  la  Casa  del Cardinale Valentino Borgia: questo edificio ospita la Madonna con il Bambino e i santi Pietro, Stefano e Giovannino dipinto nel 1541 da Girolamo Siciolante e  che  originariamente  si  trovava  esposto nell'abbazia di Valvisciolo. 

da www.judypat.com/  

I  Borgia,  che  espropriarono  il  castello  ai  Caetani  grazie  all'intervento  di  Papa  Alessandro  VI  (che  scomunicò addirittura  la  famiglia  originaria  di  Gaeta),  completarono  il  maniero  con  altre  opere  di  fortificazione  che comprendevano anche la realizzazione della Cittadella. 

Da www.comune.sermoneta.latina.it/. All'esterno di questi edifici una poderosa cinta muraria, ancora nella sua veste originaria, li avvolge e li protegge.  

Nel recente passato, durante  la battaglia di Anzio del 1944,  il Castello è stato abitato ancora dai Caetani e dai loro  coloni  fuggiti dalla Pianura Pontina.  Successivamente ha ospitato  giovani  interessati  a problemi  sociali  e ragazzi dei paese bisognosi di educazione e di studio. 

da ww.castelli del lazio.com.

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 Il Castello si presenta oggi, nonostante i secoli trascorsi, integrato con il paese che lo circonda. Attualmente, e già da più di un quarto di secolo, il castello diviene luogo di incontri culturali ed è abitato per un lungo periodo dell'anno da artisti e studiosi di varie discipline.  

 

 

 

 

 

 

da ww.castelli del lazio.com.

 

In primavera ci sono i restauratori dei dipinti murali dei corsi organizzati dall'ICCROM (Centro Internazionale degli Studi per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali). Il lavoro dei corsisti sugli affreschi all'interno della "Casa della Camera dei Pinti" o sui graffiti delle prigioni e della  facciata dell'edificio Vecchia Cucina  ‐ Casa Camere Pinte,  rappresenta  il movimento applicativo e conclusivo del corso teorico che si svolge per tutto  l'anno a Roma.  In estate  il Castello  diviene  sede  naturale  del  Festival  Pontino  di Musica  (fondato  nel  1963  da  Lelia Caetani e dal  suo  consorte Hubert Howard  in memoria dello  scomparso Roffredo Caetani, musicista‐compositore)  e  centro  di  studi  musicali  di  interpretazione  e  perfezionamento strumentale organizzati dal Campus Internazionale di Musica di Latina. 

 

da www.castelli del lazio.com.

Oltre  al  Festival  Pontino  si  svolgono  saltuariamente  stages  di  architettura,  urbanistica, sociologia, ecologia, mostre, congressi e altre attività che si protraggono per tutto l'inverno, quando il Castello è oggetto prevalentemente di visite da parte di turisti e alunni delle scuole. 

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CISTERNA CASTELLO CAETANI

Da www.comune.cisterna-di-latina.latina.it/. Costruito  dal  duca  Bonifacio  Caetani  nel  1560 intorno alla rocca dei Frangipane, di cui sono ancora visibili  il pozzo romano e  la torre quadrata,  il Palazzo  sorge  all’estremità  e  nel  punto  più  elevato  dell’antico  borgo  per  il  quale  costituiva  un confine difensivo nonché l’ingresso attraverso l’arco detto “Porta Agrippina”. 

Mutilata nel 1944 dai bombardamenti bellici, della lunga e massiccia costruzione ne rimane l’esatta metà. Quasi certamente opera dell’architetto Francesco da Volterra, Palazzo Caetani è un esempio del  “sintetismo”  cinquecentesco  improntato  su  forme  essenziali:  pochi  elementi  decorativi, accostamento  del  mattone  con  il  travertino,  ampia  corte  quadrata  con  arcate  sottolineate  da semplici fasce e con i piani soprastanti scanditi orizzontalmente da fasce marcapiano e con piatte e sottili cornici che arricchiscono la superficie muraria. 

 Luogo di ristoro lungo l’Appia per nobili viaggiatori e prestigioso ritrovo per ricche battute di caccia, le  sale  di  Palazzo  Caetani  accolsero  cardinali,  pontefici  e  principi  di mezza  Europa  tra  cui  Papa Gregorio  XIII,  i  Cardinali  Lancellotti  e  Caraffa,  Maria  Carolina  d’Austria,  Papa  Clemente  VIII, Clemente XI, Pio VI, Benedetto XIII. Famosa era l’ospitalità dei Caetani. 

Nell’ottobre 1589 Onorato IV accolse Papa Sisto V con una grandiosa caccia ed un banchetto nel bosco di S.Biagio dove fece sgorgare “il vino dalle querce come l’acqua dalle fontane”. Palazzo Caetani oggi ospita la biblioteca comunale, la pinacoteca, la galleria d’arte La Mimosa ed è sede di attività e manifestazioni artistiche e culturali 

il chiostro interno

Da utenti.lycos.it/emme/cisterna3.htm#PALAZZO%20CAETANI.  Il Palazzo Caetani è un edificio dalle  linee molto semplici e con pianta non esattamente rettangolare, comprendente due torrioni: uno  laterale a pianta ottagonale ancora integro, uno costruito sull'antica Torre Frangipane e danneggiato dagli eventi bellici.  

Nella  facciata posteriore dell'edificio, originariamente quella principale,  è  visibile  il  cinquecentesco portone,  in  legno  di quercia interamente piallato a mano. Per i materiali da costruzione sono stati usati il travertino della cava di Sant Eufemia, la pozzolana ed il tufo estratti dal sottosuolo del Palazzo.  

Al chiostro interno, di forma quadrata e pavimentato con selciato, si accede tramite l'unica entrata oggi aperta al pubblico e  sulla  quale  si  trova  lo  Stemma  della  famiglia  Caetani.  Al  centro  del  cortile  è  situato  un  pozzo  in  pietra  che  doveva preesistere alla elevazione della Rocca Frangipane. Le colonne del chiostro sono quadrate a larga base e sostengono ampie volte ad archi. 

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Preziosi affreschi degli artisti più apprezzati del 600,  come  Federico e Taddeo  Zuccari,  il  parigino  Stefano  Duperac,  Girolamo  e  Tullio Siciolante,  adornavano  le  ampie  sale  a  volta  di  Palazzo  Caetani.  I bombardamenti  bellici  devastarono  il  palazzo  ed  i  suoi  affreschi risparmiando,  almeno  in parte,  le  restaurate  Sala  Zuccari  e  Sala  della Loggia. Nella  cosiddetta  Sala Zuccari,  sono  visibili gli affreschi dei due fratelli di scuola manierista.  

I  dipinti,  di  cui  restano  parti  significative,  ricoprivano  interamente  le pareti  come  un  esterno  illusorio,  rappresentando  scene  di  vita quotidiana  del  Cinquecento  nei  vasti  possedimenti  della  famiglia Caetani:  Sermoneta,  Norma,  Ninfa,  il  Circeo,  il  mare,  i  laghi,  la 

campagna. Sovrasta in alto lo stemma della casata posta sulla volta superiore della sala.  

Nella cosiddetta Sala della Loggia si apre un balcone che volge verso est,  in direzione     Sermoneta, dove sorge  il Castello Caetani. Sull'opposto  lato della Sala si ammira un dipinto in «trompe l'oeil» che riproduce una grande loggia con ringhiera, aperta su un tramonto verso la campagna.  

Il resto delle pareti era decorato da grandi riquadri di finti marmi venati con colori accesi: rosa, verde, viola, giallo, grigio, intervallati da medaglioni scuri. Una lapide posta da Francesco Caetani ricorda l'incoronazione di Papa Alessandro III a Ninfa nel 1159. Le due sale restaurate sono oggi sedi di cerimonie, convegni e concerti da camera. 

 

 SALA  ZUCCARI. Nel  1996  sono  stati  ultimati  i  lavori  di  restauro  delle Pitture murali  presenti  nella  dala  detta  "Stanza  del  Vescovo",  per  la raffinatezza dei dipinti doveva accogliere  illustri ospiti di elevato grado sociale e religioso, o "Sala Zuccari" in onore ai fratelli Federico e Taddeo Zuccari, autori dei dipinti.  

Gli  affreschi  riproducono  scene  di  vita  quotidiana  del  1500  ed  i  vasti possedimenti della potente famiglia Caetani: Sermoneta, Norma, Ninfa, il Promontorio del Circeo, il mare, i laghi e i paesaggi di campagna.  

Il restauro è stato molto laborioso soprattutto perchè, oltre ai danni del tempo, numerosi sono i danni causati dagli episodi bellici della Seconda Guerra Mondiale.  

L'opera di restauro ha mantenuto l'originalità del disegno e le zone "neutre", che non risultano affrescate, erano le parti dove erano presenti le porte di altre stanze, o danni provocati dagli eventi bellici. Il restauro è stato effettuato con tinte riprodotte con i materiali del 1500. Al centro del soffitto si può ammirare lo stemma della casa Caetani. 

 

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LE GROTTE. Vi  si  accede dal  chiostro di Palazzo Caetani  attraverso una discesa  a  spirale  con  al  centro un pozzo finestrato. La scalinata introduce all'altissimo corridoio centrale da dove si dipartono numerose gallerie che hanno a loro volta altre diramazioni ed uscite distanti alcuni chilometri.  

Le  grotte  sono  state  scavate  a mano  usando  un  "maleppeggio"  (martellina  usata  dai muratori).  Le  pareti  sono costituite  da  "cappellaccio",  cioè  un  misto  di  tufo  e  pozzolana:  è  un  materiale  vulcanico,  molto  resistente  e compatto, che mantiene una temperatura costante all'interno delle grotte. 

Durante  il periodo della  Seconda Guerra Mondiale,  le  grotte  furono un  sicuro  rifugio per  i Cisternesi; qui  infatti trovarono riparo e vissero per 58 giorni circa 4000 persone. 

Percorrendo una diramazione della galleria principale si può giungere dentro il fondo della grande cisterna che forse un tempo raccoglieva l'acqua dalle falde sotterranee e dall'acqua piovana. Era collegata inoltre ad un altro pozzo dal quale il popolo attingeva l'acqua. 

 

Da www.comune.cisterna-di-latina.latina.it/. Ampie, lunghe e misteriose, le Grotte Caetani, dal cinquecentesco Palazzo che  fu  residenza estiva dei Caetani, si  inabissano per  circa  15  metri  di  profondità  verso  destinazioni sconosciute.  

La loro esatta origine non è facilmente identificabile. Una leggenda vorrebbe che  l'imperatore Nerone  le utilizzasse per rifornire di acqua la sua imponente villa di Nettuno.  

Meno  leggendaria  la  possibilità,  invece,  che  i  Caetani utilizzassero le grotte come camminamenti nascosti tra le diverse proprietà e per garantirsi la fuga in caso di pericolo.  E' storia, invece, la funzione di rifugio che ebbero per circa quattromila cisternesi i quali per 58 giorni trovarono riparo dai violenti bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Dal chiostro di Palazzo Caetani, si accede ad una scalinata a spirale percorrendo la quale si raggiunge un primo ambiente seminterrato, forse anticamente una cantina, oggi sede dell'artistico presepe che ogni anno richiama migliaia di visitatori. Continuando la discesa, si giunge ad un ampio corridoio centrale dal quale si diramano numerose gallerie che, raggiungendo i 15 metri circa di profondità, corrono sotto il borgo antico di Cisterna verso mete tuttora ignote. Ancora visibili sulla volta delle gallerie i colpi di scalpellino impressi nel "cappellaccio", un misto di tufo e pozzolana. 

a cura del prof. n. capodiferro  I.P.S.S.A.R. “A. CELLETTI” FORMIA (LT)                                                                                                                                                   Formia 03 Novembre 2008