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ATENE E GERUSALEMME PENSIERO ANTICO E PALEOCRISTIANO

ATENE E GERUSALEMME - Aracne · relatore il sottoscritto e controrelatore Vito Mancuso — è sta-ta discussa e valutata con il massimo dei voti il 14 luglio 2008, quando la sede

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ATENE E GERUSALEMME

PENSIERO ANTICO E PALEOCRISTIANO

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Direttore

Giuseppe GUniversità Vita–Salute San Raffaele di Milano

Comitato scientifico

Werner BLudwig–Maximilians–Universität München

Elisabetta CUniversità di Cagliari

Maurizio MUniversità di Macerata

Roberto RUniversità Cattolica di Milano

Comitato redazionale

Vito LUniversità Vita–Salute San Raffaele di Milano

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ATENE E GERUSALEMME

PENSIERO ANTICO E PALEOCRISTIANO

La civiltà europea occidentale è nata dall’incontro e dalla fusio-ne di due sorgenti originariamente distinte, la cultura ellenicae la cultura ebraica, con le rispettive punte di diamante, ossiala filosofia greca e la religione biblica. L’avvento di Gesù Cri-sto, presentato nei Vangeli contemporaneamente come il Ló-gos dei Greci che si è fatto uomo e il Messia degli Ebrei che hacompiuto le profezie, segnò il momento culmine dell’incon-tro delle due civiltà in una nuova prospettiva. Il Cristianesimodelle origini, nelle grandi figure dei Padri della Chiesa ha svol-to il compito di fondere insieme le due diverse radici in unanuova sintesi, facendo in modo tale che l’uomo occidentalesenta ormai di appartenere contemporaneamente ad “Atene”e a “Gerusalemme”.

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Centro di Studi Patristici“Luigi Maria Verzé”

L’obiettivo del Centro di Studi Patristici “Luigi Maria Verzé”, forte-mente voluto dal Fondatore dell’Università Vita-Salute San Raffaele diMilano, è quello di ricostruire la storia e il pensiero dei Padri greci elatini della Chiesa e dell’Europa intera, in continuità con la tradizionefilosofica greca.

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Francesco Dovetta

La vera gnosisecondo Clemente Alessandrino

Presentazione diGiuseppe Girgenti

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Copyright © MMXIIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: ottobre

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Mariae, Sedi Sapientiae

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κατ’ἰδίαν δε τοῖς ἰδίοις μαθηταῖςἐπέλυεν πάντα.

[Gesù] « in privato, ai suoi discepoli,spiegava ogni cosa ».

— Mc., ,

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Indice

Presentazionedi Giuseppe Girgenti

Capitolo ILa figura di Clemente Alessandrino

.. La vita di Clemente Alessandrino nel quadro politi-co e culturale del tempo, – .. Le opere di ClementeAlessandrino, .

Capitolo IILa gnosi in Clemente Alessandrino

.. Introduzione all’argomento, – .. L’esame dellagnosi clementina realizzato da Pierre– Thomas Came-lot, – .. L’interpretazione della gnosi clementina propo-sta da Giuseppe Lazzati, – .. La gnosi dell’Alessandrinonella lettura che ne dà Paolo Brezzi, – .. La ricostruzio-ne della gnosi clementina operata da André Méhat nel suoÉtude sur les Stromates de Clément d’Alexandrie, – .. Lagnosi di Clemente alla luce delle considerazioni espresseda Raoul Mortley, – .. La gnosi dell’Alessandrinonell’analisi tracciata da Salvatore Lilla, .

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Indice

Capitolo IIIConsiderazioni conclusive sulla gnosi di Clemente

Appendice

Bibliografia

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Presentazionedi Giuseppe G

Questo saggio su Clemente Alessandrino di Francesco Dovet-ta nasce come tesi di laurea specialistica presso la Facoltà di Fi-losofia dell’Università Vita–Salute San Raffaele; una tesi che —relatore il sottoscritto e controrelatore Vito Mancuso — è sta-ta discussa e valutata con il massimo dei voti il luglio ,quando la sede della Facoltà di Filosofia era ancora al PalazzoBorromeo di Cesano Maderno.

A distanza di quattro anni viene ora pubblicata come secon-do titolo di questa collana “Atene e Gerusalemme”, patrocinatadal Centro di Studi Patristici “Genesis”, intitolato a don LuigiVerzé; del resto, la posizione filosofico–teologica sostenuta daClemente esprime al meglio quella che, con termine gadame-riano, ho definito “fusione di orizzonti” tra Atene e Gerusa-lemme, ma che l’Alessandrino tratteggia come fusione di duerivoli — l’ebraismo e l’ellenismo — che confluiscono nel gran-de fiume del Cristianesimo. Clemente è il primo che ci auto-rizza a parlare di “sorgenti” (e non “radici”) della Cristianità (equindi dell’Europa), avendo in mente proprio la ragione grecae la fede ebraica.

Il compimento delle due diverse tradizioni, che per Cle-mente sono in pari grado due “Antichi Testamenti”, uno filoso-fico preparato dal Logos, e uno profetico ispirato dallo Pneuma,è caratteristica della vera gnosi, ossia della vera conoscenza diDio; questa è una delle grandi differenze della posizione cle-mentina rispetto agli gnostici in senso tecnico — Marcione,Basilide, Valentino, Apelle — i quali accentuarono la continui-tà ellenismo–cristianesimo a scapito della tradizione ebraica,

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Presentazione

fino alla tesi estrema di Marcione che propose di espungerel’intero Antico Testamento ebraico dal canone delle Scritture.Dal punto di vista conoscitivo, inoltre, questo significava per laGnosi svalutare la pistis a vantaggio della sophia.

Può essere utile, per mettere in risalto ancora di più la po-sizione “ecumenica” di Clemente, porre la sua visione a con-fronto con quella di due suoi contemporanei, un filosofo elle-nistico e un padre latino della Chiesa, che, su fronti opposti,concordano nella critica a ogni possibile incontro tra Atene eGerusalemme: mi riferisco a Diogene Laerzio e a Tertulliano.

Per il confronto tra Clemente e Diogene Laerzio, ripren-do un’intuizione di Luciano Canfora, che aveva già notatol’analogia tra i due autori in quanto preziose fonti dossogra-fiche per la ricostruzione della filosofia greca; il primo pre-senta, però, la filosofia greca come una praeparatio evangelica,secondo l’espressione che verrà resa celebre da Eusebio di Ce-sarea: basti citare la sua idea del Logos eracliteo, che Clemen-te non ha difficoltà a presentare come quel Principio divino(Zeus, per gli Stoici), che ha preso forma umana in Gesù Cri-sto. Diogene Laerzio, invece, presenta la filosofia greca comeuna praeparatio epicurea, escludendo tutte quelle commistionidel pensiero ellenico con le cosiddette “sapienze barbare” insenso lato (non solo i profeti ebrei, ma altresì i rappresentantidi tutto quel variegato mondo religioso che si richiamava aimagi persiani, ai sacerdoti egizi, ai bramini indiani, ai drui-di celti, eccetera); lo stesso problema si poneva in sede pura-mente linguistica e retorica, tra i grammatici sostenitori dellapurezza della lingua attica e coloro che invece erano propensialle commistioni con le lingue “asiatiche” (si veda, a tal pro-posito, la Praeparatio sophistica di Frinico, opera dedicata inquegli stessi anni all’imperatore Commodo, figlio di MarcoAurelio).

Per il confronto tra Clemente e Tertulliano, rimando a unmio contributo sull’interpretazione antitetica che i due hannoproposto del discorso di san Paolo all’Areopago, quando l’a-postolo parlò ai filosofi di Atene, senza ottenere in verità un

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Presentazione

gran successo, se non la conversione di Dionigi Areopagita (di-ventato poi, secondo la tradizione, il primo vescovo di Atene).Da quell’episodio, Tertulliano trasse lo spunto per decretarel’incompatibilità tra Atene e Gerusalemme, tra l’Accademia diPlatone e la Chiesa di Cristo, tra la Stoa di Zenone e il Tempiodi Salomone, e in definitiva tra la filosofia e la fede, in una prio-rità assoluta della fides che non ha alcun bisogno della ratio pergiustificarsi; Clemente, invece, pensò che san Paolo cercassel’alleanza con la filosofia, e in particolare con gli Stoici, riser-vando al solo Epicuro la condanna della filosofia pronunciatanella Lettera ai Colossesi. Forse dal punto di vista esegetico hapiù ragione Tertulliano, ma dal punto di vista della storia suc-cessiva del Cristianesimo, è indubbio che la posizione di Cle-mente è stata vincente e maggioritaria, prima nella Patristica epoi nella Scolastica.

Si vede, quindi, molto chiaramente come la Gnosi, intesacome continuità grecità–cristianesimo, si poneva all’estremoopposto sia di Tertulliano sia di Diogene Laerzio. Ed è su que-sto punto che si incentra lo studio di Francesco Dovetta, chegià nella laurea triennale si era occupato del pitagorismo di etàimperiale (in modo specifico dello scritto allegorico dal titoloTavola di Cebete).

La scelta di concentrarsi su questo specifico aspetto del pen-siero clementino parte dalla necessità di superare l’ostacolorappresentato dalla difficoltà a cogliere il senso più autenticodella gnosi, quello, cioè, che l’autore stesso le attribuiva. Taledifficoltà dipende, innanzitutto, dal fatto che Clemente si pre-occupa di tenere il più possibile segreto il contenuto stesso del-la gnosi, al fine di evitare fraintendimenti e/o manipolazionida parte di coloro che non sono predisposti, per diverse ragio-ni, ad accoglierne l’insegnamento, e, in secondo luogo, dal fat-to che quello che effettivamente conosciamo della Gnosi, rive-la molteplici influenze, riconducibili all’ambiente culturale incui viveva ed operava l’Alessandrino, per cui risulta per nullasemplice individuare quale sia l’elemento che dà unità, che dàforma alla materia trattata.

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Presentazione

Il lavoro è articolato nel modo seguente. Nel primo capito-lo, Dovetta tratteggia la figura di Clemente, analizzando la suavita e le tre opere principali che ci sono pervenute (Protrettico,Pedagogo e Stromati).

Nel secondo capitolo, quello centrale, affronta la gnosi diClemente, osservandola da angolature diverse, corrispondentialle differenti analisi che di essa sono state proposte da alcunidei principali studiosi che l’hanno esaminata (Camelot, Lazza-ti, Brezzi, Méhat, Mortley, Lilla). In tal modo, sono emerse lemolte sfaccettature della gnosi “ortodossa”, e il contributo diDovetta risulta così una proposta alternativa a quella di Hans Jo-nas, nel suo pur fondamentale contributo su Gnosi e spirito tar-do–antico, uscito da poco anche in traduzione italiana (a curadi C. Bonaldi, Bompiani, Milano ).

Nel terzo capitolo, quello conclusivo, Dovetta dà conto delsuo punto di vista sulla gnosi, esprimendo le sue personali con-siderazioni tanto sul problema della individuazione del sensoautentico della gnosi quanto sulla gnosi vera e propria.

Nell’appendice, infine, abbiamo scelto, come già si era fat-to nella tesi di laurea, di riportare il discorso sulla figura diClemente Alessandrino tenuto da Papa Benedetto XVI in oc-casione di un’udienza generale del aprile , a motivo delcarattere di sintesi che esso manifesta quanto alle linee guidadel pensiero di Clemente, ma anche perché in esso si trovaun’indiretta conferma alla lettura pienamente “cattolica” dellagnosi clementina.

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Capitolo I

La figura di Clemente Alessandrino

.. La vita di Clemente Alessandrino nel quadro politico eculturale del tempo

Della vita di Tito Flavio Clemente, detto l’Alessandrino, nonsappiamo molto: le sue opere sono quasi prive di dati autobio-grafici e le notizie forniteci da Eusebio di Cesarea, da Girola-mo, da Epifanio di Eleuteropoli e dal patriarca bizantino Fozio

sono alquanto scarse.Nonostante l’appellativo tramandato suggerisca un’origine

egiziana, il nostro, quasi certamente, nacque ad Atene, intor-no al d.C., da genitori pagani. Educato secondo la migliorecultura classica antica, è probabile che abbia frequentato davicino la religione greca e che sia stato iniziato ai riti misteri-ci. Divenuto, non sappiamo quando, cristiano, Clemente vol-le studiare a fondo la dottrina della Chiesa. E così, per poterascoltare i più rinomati maestri cristiani dell’epoca, intrapre-se una serie di viaggi che dapprima lo condussero per tutta laGrecia, poi, lasciata la madrepatria, pare intorno ai anni, loportarono in Italia meridionale, in Siria, in Palestina e infinein Egitto. Ad Alessandria, dove giunse intorno al , ascoltòl’ultimo maestro, il più amato, per cui nutrì una grandissimaammirazione, e che ricorda con parole commosse: « Quandoinfine m’imbattei nell’ultimo (ma questi per il suo valore era

. Cfr. Biblioteca, CIX-CX-CXI. Per l’edizione di riferimento dei testiindicati nelle note si veda la Bibliografia.

. Cfr. Stromati, I, , –.

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La vera gnosi secondo Clemente Alessandrino

il primo), ebbi riposo. Lo avevo rintracciato in Egitto, dove siteneva nascosto. Vera “ape sicula”, coglieva i fiori del prato diprofeti ed apostoli: e generò un puro frutto di “gnosi” nelleanime degli ascoltatori ». Questo maestro, di cui Clemente ta-ce il nome, Eusebio di Cesarea nella sua Historia ecclesiasticalo identifica in Panteno (cfr. Hist. eccl., VI, ), che secondo latradizione era stato discepolo dell’apostolo Giovanni.

Prima però di trattare di Panteno e della sua scuola, entram-bi fondamentali nella formazione intellettuale e spirituale diClemente, vogliamo dare brevemente conto del contesto poli-tico, sociale e culturale in cui il nostro si trovò calato una voltagiunto ad Alessandria, la città cui fu così legato da derivarnel’appellativo con cui ancora oggi è ricordato. La capitale egi-ziana, fondata per volere di Alessandro Magno già nel a.C.,era a quei tempi la seconda città dell’Impero dopo Roma e,sul piano commerciale e culturale, era forse addirittura la pri-ma. Immenso emporio di scambi di ogni genere tra Orienteed Occidente, Alessandria si segnalava come città cosmopolita,dove convivevano razze e culture differenti, tutte quante peròsotto l’egida dell’ellenismo. Rinomata per le sue attività econo-miche, essa era ovunque famosa pure per le sue palestre, peril grande teatro, per le terme e per il celeberrimo Ginnasio,situato nella Neàpolis, il quartiere nuovo e ricco. Meta di turi-sti da ogni parte del mondo allora conosciuto per via dei suoispettacolari monumenti, essa doveva la sua celebrità anche allaBiblioteca e al Museo, antichi già di quasi cinque secoli.

Altrettanto variegato era il quadro religioso di Alessandria:oltre ai seguaci della religione egiziana e del paganesimo greco,era presente in essa una forte e numerosa comunità ebraica(Filone Ebreo, noto per aver tentato una sintesi tra rivelazio-ne biblica da un lato e pensiero greco–classico dall’altro, eraproprio di Alessandria, dove morì nel d.C.). Non si conta-vano, poi, i centri di studio, filosofici, scientifici e letterari, lescuole di sapienti, studiosi, santoni e ciarlatani. E non si può

. Strom., I, , .