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ATTI DI P.G. ARRESTO FACOLTATIVO 381 C.P.P. © World's Vehicle Documents www.vehicledocuments.it ARRESTO FACOLTATIVO IN FLAGRANZA Norme di riferimento Organo procedente Documentazione Garanzie di difesa Utilizzabilità artt. 379, 381, 382, 383, 385, 386, 387, 389 c.p.p.; artt. 25 120 - 122 att. Ufficiali ed Agenti di p.g. Verbale integrale da trasmettere al più presto, e comunque entro 24 ore, al P.M. del luogo ove l’arresto è stato eseguito Operanti dopo l’esecuzione della misura artt. 96 – 104 c.p.p. Piena sia fuori che nel dibattimento L’arresto facoltativo in flagranza fa parte dei tipici provvedimenti provvisori (o misure pre-cautelari) limitativi della libertà personale alla cui adozione, in presenza di situazioni di necessità e di urgenza, l’ordinamento legittima, eccezionalmente, autorità diverse dal giudice. La prevalente dottrina ritiene che l’arresto facoltativo in flagranza non costituisce titolo autonomo di detenzione, in quanto i suoi effetti sono destinati ad estinguersi se i prescritti termini non vengono convertiti nella misura cautelare cui prelude. L’arresto facoltativo in flagranza, d’altro canto, evidenzia la temporaneità dell’operato degli organi investigativi e la esclusiva competenza del giudice ad incidere sullo stato di libertà dell’indagato. Art. 381 Arresto facoltativo in flagranza 1. Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria hanno facoltà di arrestare chiunque è colto in flagranza (1) di un delitto non colposo, consumato o tentato, per il quale la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni ovvero di un delitto colposo per il quale la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni (2). 2. Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria hanno altresì facoltà di arrestare chiunque è colto in flagranza di uno dei seguenti delitti: a) peculato mediante profitto dell'errore altrui previsto dall'articolo 316 del codice penale; b) corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio prevista dagli articoli 319 comma 4 e 321 del codice penale; c) violenza o minaccia a un pubblico ufficiale prevista dall'articolo 336 comma 2 del codice penale (3); d) commercio e somministrazione di medicinali guasti e di sostanze alimentari nocive previsti dagli articoli 443 e 444 del codice penale; e) corruzione di minorenni prevista dall'articolo 530 del codice penale; f) lesione personale prevista dall'articolo 582 del codice penale; f bis) violazione di domicilio prevista dall’articolo 614, primo e secondo comma, del codice penale (4); g) furto previsto dall'articolo 624 del codice penale; h) danneggiamento aggravato a norma dell'articolo 635 comma 2 del codice penale; i) truffa prevista dall'articolo 640 del codice penale; l) appropriazione indebita prevista dall'articolo 646 del codice penale; l bis) offerta, cessione o detenzione di materiale pornografico previste dagli articoli 600 ter, quarto comma, e 600 quater del codice penale, anche se relative al materiale pornografico di cui all'articolo 600 quater.1 del medesimo codice (5); m) alterazione di armi e fabbricazione di esplosivi non riconosciuti previste dagli articoli 3 e 24 comma 1 della legge 18 aprile 1975, n. 110 (6); m bis) fabbricazione, detenzione o uso di documento di identificazione falso previsti dall'articolo 497 bis del codice penale (7); m ter) falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri, prevista dall’articolo 495 del codice penale (8); m quater) fraudolente alterazioni per impedire l’identificazione o l’accertamento di qualità personali, previste dall’articolo 495 ter del codice penale (9). 3. Se si tratta di delitto perseguibile a querela, l'arresto in flagranza può essere eseguito se la querela viene proposta, anche con dichiarazione resa oralmente (c.p.p. 337) all'ufficiale o all'agente di polizia giudiziaria presente nel luogo. Se l'avente diritto dichiara di rimettere la querela, l'arrestato è posto immediatamente in libertà. 4. Nelle ipotesi previste dal presente articolo si procede all'arresto in flagranza soltanto se la misura è giustificata dalla gravità del fatto ovvero dalla pericolosità del soggetto desunta dalla sua personalità o dalle circostanze del fatto.

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ATTI  DI  P.G.   ARRESTO  FACOLTATIVO   381  C.P.P.  

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ARRESTO FACOLTATIVO IN FLAGRANZA

Norme di riferimento

Organo procedente

Documentazione Garanzie di difesa

Utilizzabilità

artt. 379, 381, 382, 383, 385, 386, 387, 389

c.p.p.; artt. 25 120 -

122 att.

Ufficiali ed

Agenti di p.g.

Verbale integrale da trasmettere al più presto, e comunque entro 24 ore, al

P.M. del luogo ove l’arresto è stato eseguito

Operanti dopo l’esecuzione della misura artt. 96 – 104

c.p.p.

Piena sia fuori che nel

dibattimento

L’arresto facoltativo in flagranza fa parte dei tipici provvedimenti provvisori (o misure pre-cautelari) limitativi della libertà personale alla cui adozione, in presenza di situazioni di necessità e di urgenza, l’ordinamento legittima, eccezionalmente, autorità diverse dal giudice. La prevalente dottrina ritiene che l’arresto facoltativo in flagranza non costituisce titolo autonomo di detenzione, in quanto i suoi effetti sono destinati ad estinguersi se i prescritti termini non vengono convertiti nella misura cautelare cui prelude. L’arresto facoltativo in flagranza, d’altro canto, evidenzia la temporaneità dell’operato degli organi investigativi e la esclusiva competenza del giudice ad incidere sullo stato di libertà dell’indagato.

Art. 381 Arresto facoltativo in flagranza 1. Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria hanno facoltà di arrestare chiunque è colto in flagranza (1) di un delitto non colposo, consumato o tentato, per il quale la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni ovvero di un delitto colposo per il quale la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni (2). 2. Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria hanno altresì facoltà di arrestare chiunque è colto in flagranza di uno dei seguenti delitti: a) peculato mediante profitto dell'errore altrui previsto dall'articolo 316 del codice penale; b) corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio prevista dagli articoli 319 comma 4 e 321 del codice penale; c) violenza o minaccia a un pubblico ufficiale prevista dall'articolo 336 comma 2 del codice penale (3); d) commercio e somministrazione di medicinali guasti e di sostanze alimentari nocive previsti dagli articoli 443 e 444 del codice penale; e) corruzione di minorenni prevista dall'articolo 530 del codice penale; f) lesione personale prevista dall'articolo 582 del codice penale; f bis) violazione di domicilio prevista dall’articolo 614, primo e secondo comma, del codice penale (4); g) furto previsto dall'articolo 624 del codice penale; h) danneggiamento aggravato a norma dell'articolo 635 comma 2 del codice penale; i) truffa prevista dall'articolo 640 del codice penale; l) appropriazione indebita prevista dall'articolo 646 del codice penale; l bis) offerta, cessione o detenzione di materiale pornografico previste dagli articoli 600 ter, quarto comma, e 600 quater del codice penale, anche se relative al materiale pornografico di cui all'articolo 600 quater.1 del medesimo codice (5); m) alterazione di armi e fabbricazione di esplosivi non riconosciuti previste dagli articoli 3 e 24 comma 1 della legge 18 aprile 1975, n. 110 (6); m bis) fabbricazione, detenzione o uso di documento di identificazione falso previsti dall'articolo 497 bis del codice penale (7); m ter) falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri, prevista dall’articolo 495 del codice penale (8); m quater) fraudolente alterazioni per impedire l’identificazione o l’accertamento di qualità personali, previste dall’articolo 495 ter del codice penale (9). 3. Se si tratta di delitto perseguibile a querela, l'arresto in flagranza può essere eseguito se la querela viene proposta, anche con dichiarazione resa oralmente (c.p.p. 337) all'ufficiale o all'agente di polizia giudiziaria presente nel luogo. Se l'avente diritto dichiara di rimettere la querela, l'arrestato è posto immediatamente in libertà. 4. Nelle ipotesi previste dal presente articolo si procede all'arresto in flagranza soltanto se la misura è giustificata dalla gravità del fatto ovvero dalla pericolosità del soggetto desunta dalla sua personalità o dalle circostanze del fatto.

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4 bis. Non è consentito l'arresto della persona richiesta di fornire informazioni dalla polizia giudiziaria o dal pubblico ministero per reati concernenti il contenuto delle informazioni o il rifiuto di fornirle (10). Note (1) Per le ipotesi di arresto in flagranza di minori vedi l'art. 16, D.P.R. 22 settembre 1988, n. 448, di

approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni. (2) Vedi l'art. 3, D.L. 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, in L. 12 luglio 1991, n. 203,

recante provvedimenti urgenti in tema di lotta alla criminalità organizzata e di trasparenza del buon andamento dell'attività amministrativa. La Corte costituzionale, con sentenza 29 maggio-7 giugno 1996, n. 188 (Gazz. Uff. 12 giugno 1996, n. 24 - Prima serie speciale), ha dichiarato, tra l'altro, non fondata la questione di legittimità del presente comma, in riferimento all'art. 3 Cost.

(3) Lettera modificata dall'art. 22, D.Lgs. 14 gennaio 1991, n. 12, recante disposizioni integrative e correttive della disciplina processuale penale e delle norme ad essa collegate.

(4) Lettera aggiunta dall’ art. 3, comma 25 lett. b), L. 15 luglio 2009, n. 94. (5) Lettera aggiunta dall'art. 12, L. 6 febbraio 2006, n. 38. (6) La Corte costituzionale, con sentenza 29 maggio - 7 giugno 1996, n. 188 (Gazz. Uff. 12 giugno 1996, n.

24 - Prima serie speciale), ha dichiarato, tra l'altro: a) inammissibile la questione di legittimità della lettera g) del presente comma, in riferimento all'art. 3 Cost.; b) non fondata la questione di legittimità della lettera c) del presente comma, in riferimento all'art. 3 Cost.

(7) Lettera aggiunta dall'art. 13, D.L. 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, con L. 31 luglio 2005, n. 155.

(8) Lettera aggiunta dalla lettera b-bis) del comma 1 dell'art. 2, D.L. 23 maggio 2008, n. 92, convertito in legge, con modificazioni, con L. 24 luglio 2008, n. 125.

(9) Lettera aggiunta dalla lettera b-bis) del comma 1 dell'art. 2, D.L. 23 maggio 2008, n. 92, convertito in legge, con modificazioni, con L. 24 luglio 2008, n. 125.

(10) Comma aggiunto dall'art. 26, L. 8 agosto 1995, n. 332.

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COSA FARE COME FARE Competenza dell'atto !! Ufficiali e agenti di P.G. (artt. 381).

!! Il pubblico ministero, solo per i reati commessi in udienza purché diversi da quelli concernenti la deposizione del testimone (art. 476), questi non consentono mai, ed a nessuno, di procedere all’arresto in flagranza. Il divieto opera, in particolare, per i delitti di calunnia (art. 368 c.p.), favoreggiamento personale mediante dichiarazioni alla p.g. (art. 378 c.p.), false informazioni al pubblico ministero (art. 371 bis c.p.), falsa testimonianza (art. 372 c.p.).

Diritto di difesa !! Gli arrestati devono essere invitati a nominare un difensore di fiducia ed in mancanza deve essere loro

nominato un difensore d’ufficio, secondo la procedura prevista dall’articolo 97 codice di procedura penale.

!! La nomina può essere effettuata da un prossimo congiunto (art 96); !! Conferire con il difensore subito dopo l'arresto (art. 104, comma 2). Condizioni per l’adempimento !! Flagranza di reato (art. 382);

!! Gravità del fatto (art. 381, comma 1); !! Qualità del reato (art. 381, commi 2 e 4);

!! La misura deve essere giustificata dalla gravità del fatto ovvero dalla pericolosità del soggetto desunta dalla sua personalità o dalle circostanze del fatto (art. 381, comma 4).

!! Manifestazione, anche orale, della volontà di querela per i delitti perseguibili a querela (art. 381/ 3 e 4); !! Assenza di cause di giustificazione del reato o di non punibilità (art. 385); Adempimenti della P.G. !! Specificare le circostanze di tempo, di luogo del fatto reato mettendo in risalto l'elemento della flagranza

(art. 382) e gli estremi del delitto per il quale l'arresto è facoltativo;

!! Il verbale di arresto deve indicare, possibilmente in carattere grassetto sottolineato: l’ora dell’avvenuto arresto sin dall’epigrafe, ora che normalmente non coincide con quella di redazione dell’atto. Occorre specificare chiaramente: se e quando l’arrestato sia stato accompagnato presso gli uffici della PG e se ciò sia avvenuto per un motivo diverso dall’arresto.

!! Eseguire la perquisizione personale dell'arrestato (art. 352 c.p.p. e 113 D.L.vo 271/89);

!! Eseguire eventuali perquisizioni locali, da estendere a tutti i luoghi e veicoli nella disponibilità dell’arrestato, ai fini della ricerca di cose o tracce pertinenti al reato (art. 352);

!! Sequestrare l'oggetto materiale del reato o le cose ad esso pertinenti (art. 354, commi 2 e 3); !! Verbalizzare eventuali dichiarazioni rilasciate dall'arrestato in merito ai fatti (art. 350, comma 7);

!! Se l'arresto viene operato dall'agente di p.g., presentare la persona all'ufficiale di p.g. per le valutazioni di cui all'art. 389, comma 2, (art. 120 d.l.vo 271/89);

!! Dell'avvenuto arresto dare immediato avviso al P.M. presso la Procura della Repubblica del Tribunale del luogo ove l’atto è stato eseguito (art.386, comma 1);

!! Per i minorenni l'avviso va dato, sempre, al P.M. presso la Procura della Repubblica del Tribunale per i minorenni (art. 3 D.P.R. 448/1988);

!! Se l'arrestato è infermo, avvertire immediatamente il p.m. il quale può disporre che lo stesso venga custodito presso la propria abitazione o in luogo di cura (art. 386, comma 5);

!! Avvertire l'arrestato della facoltà di nominare un difensore di fiducia; in assenza informare il p.m. che provvede alla designazione di un difensore d'ufficio (art. 386, comma 1), la nomina può essere effettuata anche da un prossimo congiunto (art. 96, comma 3);;

!! Dell'avvenuto arresto informare immediatamente il difensore di fiducia o d'ufficio (art. 386, comma 2);

!! Informare l'arrestato delle disposizioni vigenti in materia di patrocinio a carico dello Stato (art. 3 Legge 217/1990);

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!! Con il consenso dell'arrestato avvertire i familiari (art. 387);

!! Procedere al fotosegnalamento dell'arrestato con relativa comparazione AFIS (art. 349); !! Porre l'arrestato a disposizione del P.M. al più presto, e comunque non oltre le 24 ore, conducendolo nel

luogo da lui indicato;

!! Entro 24 ore dall'avvenuto arresto inviare il verbale al P.M. con apposita informativa, salvo che il P.M. stesso non autorizzi una dilazione dei termini (art. 386, comma 3);

!! È opportuno allegare all'informativa anche tutti gli altri verbali (perquisizioni, sequestri ecc.) anche se per questi è previsto un termine di trasmissione che va oltre le 24 ore;

!! Se gli atti di P.G. conseguenti all'arresto vengono eseguiti da Ufficiali o Agenti di P.G. diversi dagli operanti, devono essere compilati separati verbali o annotazioni da allegare all'informativa (art. 120 D.L.vo 271/89);

!! Effettuare aggiornamento alla banca dati interforze S.D.I.; !! Segnalare l'avvenuto arresto anche agli uffici gerarchicamente sovraordinati. Documentazione !! Verbale integrale contestuale come da schema che segue.

!! Consegnare copia del verbale all’arrestato. !! Il verbale deve essere sottoscritto alla fine di ogni foglio da tutti gli intervenuti (art. 137).

!! Il verbale è trasmesso per intero (e con qualsiasi mezzo idoneo) al più presto e comunque non oltre ventiquattro ore dall’arresto al P.M. territorialmente competente. Il pubblico ministero può peraltro autorizzare una dilazione maggiore che, al massimo, potrà coincidere con il momento in cui lo stesso pubblico ministero formula al g.i.p. la richiesta di convalida (art. 122 att. c.p.p. in rel. art. 390 c.p.p. – e cioè entro quarantotto ore dalla esecuzione della misura). La dilazione non consente alla p.g. di ritardare la conduzione dell’arrestato nel luogo di custodia.

!! Poiché il verbale di arresto non ha finalità di informazione e tutela difensiva, ma serve solo a documentare l’attività di investigazione svolta, esso non va tradotto all’indagato che non comprende la lingua italiana.

!! Dare comunque atto sul verbale se l’arrestato straniero comprende e legge la lingua italiana. La comprensione e il possesso della lingua deve essere pieno: in difetto, o comunque in caso di dubbio, occorre nominare un interprete e citarlo per l’udienza direttissima.

!! Le copie saranno solo due se l’arrestato non è consegnato all’istituto di custodia. Il pubblico ministero destinatario del verbale è quello presso la Procura della Repubblica del Tribunale del luogo ove l’arresto è stato eseguito.

!! È prassi che la sottoscrizione avvenga dal meno elevato in qualifica o grado. Termine di trasmissione del verbale !! Entro 24 ore (art. 386, comma 3) salvo che il P.M. autorizzi una dilazione maggiore. !! Alcune Procure hanno disposto che il verbale di arresto deve essere consegnati in Segreteria in duplice

copia (una per il Tribunale l’altra per la Procura) ed entro le ore 09:00 del giorno in cui è fissata l’udienza per il rito direttissimo, sia per reati di competenza del collegio, sia per quelli di competenza del tribunale in composizione monocratica.

!! Alcune Procure hanno disposto che il verbale di arresto deve essere trasmesso via fax immediatamente. Se tutti gli atti sono già stati anticipati via fax è sufficiente trasmettere una singola copia degli originali. Qualora possibile devono essere inviati al sostituto di turno, anche per posta elettronica in formato word, il verbale di arresto e gli atti rilevanti.

Organo destinatario !! P.M. presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale del luogo dove l’arresto è stato eseguito Accompagnamento in istituto di custodia !! La p.g., nel corso della traduzione in istituto di custodia, deve adottare le opportune cautele per

proteggere il soggetto dalla curiosità del pubblico, far uso di manette solo quando lo richiedono la pericolosità del soggetto stesso, il pericolo di fuga o particolari circostanze ambientali.

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!! Se la chiusura del verbale avviene prima della conduzione dell’arrestato in istituto di custodia, la nota di consegna all’istituto va comunque allegata al verbale stesso. Come indicato nell’apposito stampato, la nota deve riportare la puntuale indicazione dell’ora e del giorno della consegna all’istituto di custodia: indicazione di rilievo in quanto la p.g. mette l’arrestato o il fermato a disposizione del pubblico ministero proprio attraverso la conduzione in carcere e tale messa a disposizione deve avvenire, a pena di inefficacia della misura, «al più presto e comunque non oltre ventiquattro ore dall’arresto o dal fermo».

!! Se la consegna dell’arrestato all’istituto di custodia avviene nelle ventiquattro ore, ma dopo la redazione del verbale, questo dovrà riportare una espressione del genere: «Entro il termine di legge (e con riserva di darne immediato avviso anche mediante trasmissione della nota di consegna all’istituto di custodia), l’arrestato sarà condotto nell’istituto di custodia di ... e, in tal modo posto a disposizione del pubblico ministero».

!! La deroga all’obbligo di conduzione in istituto di custodia dipende da esigenze cautelari (= ritenuta adeguatezza al caso concreto di misure meno afflittive della custodia in carcere).

!! Naturalmente, se la conduzione nell’abitazione, in altro luogo di privata dimora o nel luogo di cura avviene nelle ventiquattro ore, ma dopo la redazione del verbale, questo dovrà riportare gli opportuni adattamenti.

!! Se l’arrestato è stato condotto in istituto, la direzione di questo deve darne comunicazione al servizio informatico. Se si tratta di arrestati in un medesimo procedimento, l’istituto deve curare che essi siano tenuti separati se lo ordina l’autorità giudiziaria oppure, anche se ciò non accade, se lo consentono la possibilità della struttura penitenziaria (artt. 96 e 97 att. c.p.p.).

Norme di riferimento !! artt. 379, 381, 382, 383, 386, 387 c.p.p.;

!! art. 25, 120 – 122 D.L.vo 271/89. !! Per le ipotesi di arresto in flagranza di minori vedi l'art. 16, D.P.R. 22 settembre 1988, n. 448 !! art. 57 c.p.p. (ufficiali e agenti di p.g.); artt. 96 e 104 c.p.p. (difensore); artt. 343 - 344 c.p.p.

(autorizzazione a procedere); art. 350 c.p.p. ( sommarie informazioni); art. 352 c.p.p. (perquisizioni); art. 385 c.p.p. (divieto di arresto); art. 389 c.p.p. (liberazione arrestato); art. 391 c.p.p. (convalida arresto); artt. 449 e 558 c.p.p. (giudizio direttissimo).

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Stampato Verbale di arresto

INTESTAZIONE UFFICIO

OGGETTO: Verbale di arresto in flagranza a carico di ( ) nato a ( ) il ( ), residente (domiciliato) a ( ) alla via ( ) numero ( ), cittadinanza ( ), identificato mediante ( ) numero ( ) rilasciata/o da ( ) il ( ), stato civile ( ), professione ( ), titolo di studio ( ), pseudonimo/soprannome ( ). - (Laddove possibile indicare il codice C.U.I. tratto dall’esito AFIS)

L’anno ( ), addì ( ) del mese di ( ) alle ore ( ) negli Uffici ( ) di ( ), noi sottoscritti Ufficiali ed Agenti di P.G. (indicare qualifica cognome e nome), in servizio presso (indicare la denominazione dell’Ufficio, Comando, Reparto), diamo atto che in data odierna alle ore ( ), nell’ambito del servizio d’istituto, in questa via (specificare il luogo) abbiamo proceduto all’arresto di (indicare cognome e nome), meglio in oggetto generalizzato, poiché colto nella flagranza del reato di (specificare il tipo di reato).- In particolare (descrivere compiutamente come si sono svolti i fatti e le modalità dell’azione - quando si tratta di arresto facoltativo indicare sempre le ragioni che hanno indotto all’adozione della misura, ossia gravità del fatto ovvero dalla pericolosità del soggetto desunta dalla sua personalità o dalle circostanze del fatto).- Ricorrendone i presupposti di Legge, e per la ricerca di cose o tracce pertinenti al reato su di lui occultate, l’arrestato è stato oggetto di perquisizione personale (se ricorre il caso: e locale estesa a tutti luoghi chiusi ed ai veicoli nella sua disponibilità) ex Art. 352 c.p.p., così come documentato in separato atto.- Dell’avvenuto arresto è stata data notizia al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di ( ), nella persona del dottor ( ), Sostituto Procuratore della Repubblica di turno, mediante comunicazione telefonica intercorsa alle ore ( ) del giorno ( ).- " L’arrestato, avvertito della relativa facoltà, ha nominato quale difensore di fiducia l’Avvocato ( ) del foro di

( ), avvertito telefonicamente dell’avvenuto arresto all’utenza numero ( ) alle ore ( ) del giorno ( ).- " Non essere in grado di nominare il difensore di fiducia, è stato designato quale difensore di ufficio

l’Avvocato ( ) avvisato a mezzo ( ) alle ore ( ) del giorno ( ).- Laddove si ravvisi la circostanza aggiungere: Il difensore è intervenuto sul posto alle ore ( ) del giorno ( ), ed ha fruito di colloquio con l’arrestato, a norma dell’art. 104 co. 2 c.p.p.”; oppure: “pur avendone fatto richiesta, il difensore non ha potuto esercitare il suo diritto di conferire con l’arrestato avendo il pubblico ministero disposto la dilazione a norma dell’art. 104, comma 4, c.p.p.- L’arrestato è stato informato circa l’obbligatorietà del diritto alla difesa nel processo penale e gli è stato precisato che ha l’obbligo di retribuire il difensore, anche se di ufficio, salvo che non versi nelle condizioni per accedere al beneficio del patrocinio a spese dello Stato previste dall’art. 76 D.P.R. 115/2002.- Con il consenso del nominato in oggetto, è stato altresì avvisato dell’avvenuto arresto (cognome e nome) (indicare il rapporto di parentela che intercorre con l’arrestato) a mezzo di comunicazione telefonica all’utenza numero ( ) avvenuta alle ore ( ) del giorno ( ).- All’esito, ed accertata l’insussistenza di taluno dei casi di liberazione indicati nell’art. 389 c.p.p., l’arrestato è stato posto a disposizione del pubblico ministero mediante:-

“ipotesi a” conduzione, alle ore ( ) del giorno ( ) e cioè dopo n. ( ) ore (non oltre ventiquattro), nella casa circondariale di ( ), luogo ove il pubblico ministero ha specificamente disposto che fosse custodito per far fronte alle esigenze di indagine (oppure: luogo ove la misura è stata eseguita).-

“ipotesi b” è stato condotto presso la propria abitazione sita in ( ) (oppure: presso il luogo di privata dimora sito in ( ); oppure: presso il luogo di cura) avendo così disposto il pubblico ministero con provvedimento n. ( ) del ( ) qui allegato.-

“ipotesi c” l’arrestato è stato trattenuto nei locali di questo Ufficio/Comando in attesa di essere tradotto innanzi al giudice del dibattimento per la convalida dell’arresto e il contestuale giudizio direttissimo da celebrarsi, a norma dell’art. 558 c.p.p., davanti al Tribunale di ( ) il giorno ( ) alle ore ( ), avendo così disposto il pubblico ministero con provvedimento dato tramite... (comunicazione telefonica, a mezzo telefax, e-mail, o per iscritto) la cui documentazione è agli atti di questa p.g.-

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Di tutto quanto sopra previa rilettura e conferma da parte di tutti gli intervenuti, viene sottoscritto il presente verbale redatto in triplice copia che consta di n. ( ) pagine, significando che: una copia è trasmessa al pubblico ministero presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di ( ), una allegata alla nota di consegna all’istituto di custodia ed una conservata agli atti dell’ufficio procedente.------------------------------------

GLI UFFICIALI/AGENTI DI P.G. Consegna ad istituto di custodia

INTESTAZIONE UFFICIO

Prot. n. ... Luogo, Giorno, mese ed anno OGGETTO: Avviso di consegna di ( ), nato a ( ) il ( ) e residente in ( ) alla via ( ) numero ( ).- (Laddove possibile indicare il codice C.U.I. tratto dall’esito AFIS) All. n. 01

ALLA DIREZIONE DELLA CASA CIRCONDARIALE DI ………

Si prega di voler ricevere e tenere a disposizione del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dr. ( ), il nominato in oggetto, arrestato alle ore ( ) odierne in questa via ( ), da personale dipendente per il reato di ( ), così come risulta dal verbale allegato. L’arrestato ha nominato difensore di fiducia l’Avvocato ( ) del foro di ( ).- La persona indicata in oggetto deve ritenersi a disposizione di (indicare l’Autorità Giudiziaria) che dagli atti risulta/non risulta avere disposto l’isolamento previsto dall’art. 33 L. 354/1975. Si allega copia del verbale di arresto.

Firma (del Dirigente, del Comandante o del Responsabile dell’Ufficio, Comando o Reparto operante)

ATTENZIONE!

Il personale preposto dell’Istituto di custodia deve indicare su questo documento l’orario e la data in cui viene consegnato in istituto il fermato o l’arrestato.

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Giurisprudenza Cass. pen. Sez. Unite, 24 febbraio 2011, n. 17386 Ai fini della verifica dei limiti edittali stabiliti per l'arresto in flagranza, e, più in generale, della determinazione della pena agli effetti dell'applicazione delle misure cautelari, non si deve tener conto della recidiva reiterata. (Vedi Corte cost., sentenza n. 223 del 2006; Cass., sez. II, n. 29142 del 2008, e sez. VI, n. 21546 del 2009, non massimate). (Annulla senza rinvio, Trib. Tropea sez. dist. Scalea, 20/07/2009) Cass. pen. Sez. VI, 24 novembre 2010, n. 43460 In sede di convalida dell'arresto in flagranza, la valutazione circa la legittimità dell'operato della polizia giudiziaria va operata sulla base di un «controllo di ragionevolezza» dell'arresto stesso in relazione allo stato di flagranza e alla ipotizzabilità di uno dei reati di cui agli articoli 380 e 381 del Cpp. Tale ultimo controllo deve essere condotto in una prospettiva di lettura che, da un lato, non può riguardare l'aspetto della gravità indiziaria e delle esigenze cautelari (riservato, ex art. 391, comma 5, c.p.p. in combinato con gli artt. 273 e 274 del c.p.p., all'applicabilità delle misure cautelari coercitive), e che, dall'altro lato, non può sconfinare in un apprezzamento dei presupposti per l'affermazione della responsabilità, riservato alla fase di cognizione del giudizio di merito; ne consegue, quindi, che la verifica e la valutazione in oggetto vanno fatte in riferimento all'uso ragionevole dei poteri discrezionali in concreto esercitati dalla polizia giudiziaria e, dove il giudice ritenga che la polizia abbia ecceduto, deve fornire in proposito adeguata motivazione. Cass. pen. Sez. II, 10 novembre 2010, n. 44369 La nozione di inseguimento del reo, nell'ambito della cosiddetta quasi flagranza del reato, ricomprende l'azione di ricerca immediatamente posta in essere, anche se non subito conclusa, purché protratta senza soluzione di continuità, sulla scorta delle indicazioni delle vittime, dei correi o di altre persone a conoscenza dei fatti. (Fattispecie in cui la Corte ha precisato che l'inseguimento può avvenire anche dopo un periodo di tempo necessario alla polizia giudiziaria per giungere sul luogo del delitto, acquisire notizie utili e iniziare le ricerche, ed ha ritenuto legittimo l'arresto eseguito dagli operanti intervenuti nell'immediatezza della commissione del fatto, i quali dopo circa quattro ore avevano trovato gli indagati sulla base delle dichiarazioni dei testimoni oculari e dei correi). (Rigetta, Gip Trib. Nocera Inferiore, 14 giugno 2010) Cass. pen. Sez. VI, 16 aprile 2010, n. 28133 È valido il verbale di arresto in cui siano indicati i nominativi di tutti gli operanti che l'hanno eseguito, ma che sia stato redatto e sottoscritto mediante sigle autografe solo da alcuni di essi. (Dichiara inammissibile, Trib. lib. Catania, 21/12/2009) Cass. pen. Sez. VI, 20 ottobre 2009, n. 45883 La valutazione del giudice sulla legittimità dell'arresto, pur non potendo estendersi all'accertamento dell'esistenza dei gravi indizi di colpevolezza, deve tuttavia essere intesa alla verifica della sussistenza delle condizioni legittimanti la privazione della libertà personale, condizioni tra le quali deve ritenersi inclusa la configurabilità (non solo astratta) del reato per cui si è proceduto all'arresto e la sua attribuibilità alla persona arrestata. Ne consegue che la detenzione di sostanza stupefacente non legittima l'arresto in flagranza quando non emergono (non già gravi indizi, bensì) elementi sintomatici della destinazione della sostanza all'uso di terzi. (Rigetta, Gip Trib. Benevento, 14 gennaio 2009) Cass. pen. Sez. VI, 6 maggio 2009, n. 31281 In tema di arresto facoltativo in flagranza di reato la polizia giudiziaria è tenuta ad indicare le ragioni che l'hanno indotta ad esercitare il proprio potere di privare della libertà in relazione alla gravità del fatto o alla pericolosità dell'arrestato, ma tale indicazione non deve necessariamente concretarsi nella redazione di una apposita motivazione del provvedimento, essendo sufficiente che tali ragioni emergano dal contesto descrittivo del verbale d'arresto o dagli atti complementari in modo da consentire al giudice della convalida di prenderne conoscenza e di sindacarle. (Rigetta, Trib. Brindisi, 26/01/2009) Cons. Stato Sez. VI Sent., 4 maggio 2009, n. 2776 Pur essendo insufficiente la sola denuncia per i reati indicati negli artt. 380 e 381 del c.p.p., è possibile la considerazione di ulteriori ragioni per denegare la regolarizzazione del lavoratore, accertando circostanze che siano comunque indice di effettiva pericolosità dello straniero istante, restando perciò salvi ulteriori provvedimenti dell'autorità amministrativa.

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Cass. pen. Sez. V, 27 marzo 2009, n. 21577 In tema di convalida di un provvedimento coercitivo, il giudice è tenuto unicamente a valutare la sussistenza degli elementi che ne legittimavano l'adozione con una verifica "ex ante", con esclusione delle indagini o delle informazioni acquisite successivamente, le quali sono utilizzabili solo per l'ulteriore pronuncia sullo "status libertatis". Ne deriva che il vaglio cui è chiamato il giudice in questa fase attiene soltanto alla verifica del ragionevole uso dei poteri discrezionali della polizia giudiziaria e quando ravvisi la mancanza di ragionevolezza nell'uso degli stessi, deve fornire sul punto adeguata argomentazione giustificativa. (Annulla con rinvio, Trib.Messina s.d. Taormina, 20 Settembre 2008) Cons. Stato Sez. VI Sent., 23 febbraio 2009, n. 1047 Poiché il reato di cui agli artt. 477 e 482 c.p. e quello di cui all'art. 392 c.p., non rientrano negli artt. 380 e 381 c.p.p., non può ritenersi si applichi allo straniero extracomunitario condannato per la violazione degli artt. 477 e 482 c.p., ed avente un procedimento penale per violazione dell'art. 392 c.p., la preclusione di cui dell'art. 1, comma 8, lett. c), D.L. n. 195/2002, secondo cui non possono conseguire la regolarizzazione gli extracomunitari che risultino denunciati per uno dei reati indicati negli artt. 380 e 381 del c.p.p., (salvo che il procedimento penale si sia concluso con un provvedimento che abbia dichiarato che il fatto non sussiste o non costituisce reato o che l'interessato non lo ha commesso). Cass. pen. Sez. IV Sent., 17 febbraio 2009, n. 21995 L'arresto in flagranza di reato si realizza nel momento in cui il soggetto perde la libertà personale, ed a quel momento occorre avere riguardo per valutare la tempestività dell'inizio dell'udienza di convalida, essendo irrilevante la circostanza che il verbale di arresto sia stato redatto in un momento successivo. (La Corte ha anche precisato che è legittimo il provvedimento di convalida emesso successivamente alla scadenza del termine di 48 ore dalla richiesta di convalida, purché l'udienza abbia avuto inizio entro tale termine). (Rigetta, Trib. lib. Milano, 13 Ottobre 2008) Cass. pen. Sez. IV, 27 gennaio 2009, n. 9984 In tema di misure precautelari, è ammesso l'arresto facoltativo in flagranza o quasi flagranza di reato per il reato di "fuga" previsto dall'art. 186, comma sesto, cod. strada. (Rigetta, Gip Trib. Patti, 19 giugno 2007) Cons. Stato Sez. VI Sent., 12 gennaio 2009, n. 73 Va considerato illegittimo il decreto di un Prefetto, recante diniego di rinnovo del permesso di soggiorno di un lavoratore extracomunitario, denunciato per uno dei reati di cui agli articoli 380 e 381 c.p.p., senza previa verifica della colpevolezza o della pericolosità attuale del denunciato, anche indipendentemente dalla sussistenza delle condizioni per l'inizio del procedimento penale a suo carico. Cass. pen. Sez. V Sent., 10 dicembre 2008, n. 4684 In caso di arresto eseguito per un delitto punito nel massimo con pena non superiore a tre anni, l'applicazione di una misura coercitiva al di fuori dei limiti di pena previsti dall'art. 280 cod. proc. pen. è illegittima qualora l'arresto non sia stato convalidato. (Annulla senza rinvio, Trib. lib. Roma, 6 agosto 2008) Cass. pen. Sez. VI Sent., 20 novembre 2008, n. 48429 Nel giudizio di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza di reato, il controllo non può essere limitato al riscontro dell'osservanza dei requisiti formali dell'arresto, ma deve essere esteso ai presupposti sostanziali per l'adozione della misura limitativa della libertà. (Annulla con rinvio, G.i.p. Trib. Pinerolo, 5 novembre 2007) Cass. pen. Sez. II Sent., 16 settembre 2008, n. 38911 Nel caso di arresto in flagranza o di fermo, sulla richiesta di convalida del provvedimento, oltre che sulla eventuale richiesta di applicazione della misura cautelare, il giudice decide nel contraddittorio tra le parti e, nelle more dell'udienza, il pubblico ministero ha competenza esclusiva in ordine ai provvedimenti sulla libertà. (Annulla con rinvio, Gip Trib. Crema, 10 Dicembre 2007) Cass. pen. Sez. VI Sent., 21 aprile 2008, n. 21984 In sede di convalida dell'arresto in flagranza, il giudice deve limitarsi a verificare la sussistenza degli estremi della flagranza, la configurabilità di una delle ipotesi di arresto e il rispetto dei termini della procedura di convalida, senza spingersi ad accertare l'elemento soggettivo del reato ipotizzato nei confronti dell'arrestato, la cui verifica è demandata alle successive fasi processuali. (Fattispecie nella quale il giudice non aveva convalidato per difetto del dolo l'arresto per evasione di un imputato allontanatosi senza autorizzazione dal luogo degli arresti domiciliari). (Annulla senza rinvio, Trib. Velletri, 30 Aprile 2007)

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Cass. pen. Sez. I Sent., 14 febbraio 2008, n. 9814 In tema di arresto compiuto per il reato di cui all'art. 14, comma quinto ter, D.Lgs. n. 286 del 1998, non può computarsi nel termine prescritto per la convalida il periodo trascorso per l'accertamento dell'identità dello straniero mediante i rilievi fotodattiloscopici espletati ai sensi dell'art. 6 comma quinto del citato decreto legislativo. (Annulla senza rinvio, Trib. Nola, 18 Giugno 2007) Cass. pen. Sez. III Sent., 15 novembre 2007, n. 1215 In tema di turbative nelle manifestazioni agonistiche, il reato di rissa aggravata (art. 588, comma secondo, cod. pen.) rientra tra quei reati per i quali è consentito dall'art. 8, comma primo ter, L. 13 dicembre 1989, n. 401, il cosiddetto arresto ritardato o in flagranza differita o prolungata. (Annulla con rinvio, Trib. Lamezia Terme, 8 Maggio 2007) Cass. pen. Sez. VI, 28 marzo 2007, n. 21172 Il giudice della convalida dell'arresto facoltativo in flagranza di reato deve limitarsi alla verifica della sussistenza dei presupposti legali per l'arresto e dell'uso ragionevole dei poteri discrezionali, senza valutare l'idoneità o meno degli indizi a configurare il reato ipotizzato. (Nella specie, la S.C. ha annullato l'ordinanza di non convalida dell'arresto in flagranza di indagato minorenne, motivata dal G.i.p. per l'inidoneità degli indizi a configurare la detenzione di droga a fini di spaccio, piuttosto che per uso personale). Cass. pen. Sez. IV, 22 febbraio 2007, n. 14474 Nel giudizio di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza di reato, il controllo del giudice circa il provvedimento adottato dalla polizia giudiziaria, non può essere limitato al riscontro dell'osservanza dei requisiti formali dell'arresto (esistenza della flagranza, titolo del reato, osservanza dei termini), ma deve essere estesa al controllo dei presupposti sostanziali per l'arresto (gravità del fatto o pericolosità del soggetto desunta dalla sua personalità e dalle circostanze del fatto) da valutare in termini di ragionevolezza con riferimento agli elementi conosciuti e conoscibili da parte della Polizia al momento del fatto. (Annulla con rinvio, Gip Trib. Brindisi, 18 luglio 2005) Cass. pen. Sez. I, 27 ottobre 2006, n. 39051 Ai fini dell'arresto obbligatorio, in deroga ai limiti edittali di pena stabiliti dall'art. 380, comma primo, cod. proc. pen., l'art. 12, comma quarto, D.Lgs. 25 luglio 1998 n. 286 (così come modificato dall'art. 2, comma primo, D.Lgs. 13 aprile 1999 n. 113) accomuna le distinte ipotesi di reato, disciplinate rispettivamente dai commi primo e terzo della medesima disposizione di legge, con riferimento all'esercizio dei poteri coercitivi di iniziativa della polizia giudiziaria. (Fattispecie in cui la Corte ha annullato con rinvio l'ordinanza del G.i.p. che - ritenendo che il fatto sottoposto al suo esame dovesse essere inquadrato nell'ambito del primo comma dell'art. 12, piuttosto che in quello del terzo comma, ipotizzato dalla polizia giudiziaria - non aveva convalidato l'arresto. In motivazione la Corte osserva, inoltre, che, pur in mancanza di una disposizione espressa come quella contenuta nel quarto comma dell'art. 12, l'ipotesi delittuosa di cui all'art. 12, comma primo, ravvisata dal G.i.p. rientrava, comunque, tra i reati che, ai sensi dell'art. 381, comma primo, cod. proc. pen., legittimano l'arresto facoltativo in flagranza in considerazione del limiti edittale di pena e che, pertanto, il G.i.p. avrebbe dovuto in ogni caso motivare in ordine alla insussistenza della gravità del fatto e della pericolosità sociale del soggetto). (Annulla con rinvio, Gip Trib. Roma, 14 dicembre 2005) Cass. pen. Sez. I, 26 ottobre 2006, n. 37023 In tema di arresto facoltativo in flagranza, con riferimento all'ipotesi di reato relativa all'inottemperanza da parte dello straniero all'ordine di lasciare il territorio dello Stato, la circostanza dedotta dal prevenuto circa l'impossibilità di adempiere all'ordine per mancanza di denaro e di documenti non può costituire legittima giustificazione. (Sulla base del principio la Corte ha annullato il provvedimento con il quale il Tribunale non aveva convalidato l'arresto eseguito ai sensi dell'art. 381 del codice di rito). (Annulla con rinvio, Trib. Frosinone, 12 settembre 2005) Cass. pen. Sez. V, 22 settembre 2006, n. 35368 In tema di flagranza del reato di lesioni personali volontarie lievi (art. 582 comma secondo cod. pen.), la previsione dell'arresto, sancita dall'art. 381, comma secondo lett. f), cod. proc. pen. quando la querela sia stata presentata, deve ritenersi abrogata, risultando incompatibile con il D.Lgs. n. 274 del 2000 che ha attribuito tale reato alla cognizione del Giudice di pace, contemporaneamente escludendo, all'art. 2, che nel relativo procedimento trovino applicazione le disposizioni in materia di arresto e non menzionando, all'art. 19, tra i poteri di tale giudice, quello di procedere alla convalida dell'arresto. L'implicita abrogazione è operativa non solo quando a giudicare di tale reato sia il Giudice di pace, ma anche quando sia chiamato a giudicare il Tribunale per ragioni di connessione, essendo comunque irrogabile, in relazione alla detta

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fattispecie, soltanto una pena diversa da quella detentiva. (Rigetta, Gip Trib. Santa Maria Capua Vetere, 4 ottobre 2005) Cass. pen. Sez. VI Ord., 12 luglio 2006, n. 32630 In sede di convalida dell'arresto in flagranza, il giudice deve limitarsi a verificare la sussistenza degli estremi della flagranza, la configurabilità di una delle ipotesi di arresto e il rispetto dei termini della procedura di convalida, senza spingersi fino ad accertare l'elemento soggettivo del reato ipotizzato nei confronti dell'arrestato, il cui accertamento forma oggetto del giudizio di colpevolezza ed è perciò demandato alle successive fasi processuali. (Fattispecie nella quale il giudice non aveva convalidato per difetto del dolo l'arresto per evasione di un imputato agli arresti domiciliari che si era allontanato dal luogo di detenzione per disputare una partita di calcio). (Annulla senza rinvio, Trib. Agrigento, s.d. Canicattì, 3 Maggio 2005) Cass. pen. Sez. IV, 6 aprile 2006, n. 17435 In tema di convalida dell'arresto, il giudice, oltre a procedere ad una verifica formale circa la osservanza dei termini previsti dall'art. 386, comma terzo e 390, comma primo, cod. proc. pen. deve controllare la sussistenza dei presupposti legittimanti l'eseguito arresto ossia valutare la legittimità dell'operato della polizia sulla base di un controllo di ragionevolezza in relazione allo stato di flagranza e all'ipotizzabilità di uno dei reati di cui agli artt. 380 e 381 cod. proc. pen., senza tuttavia prendere in considerazione l'aspetto della gravità indiziaria e delle esigenze cautelari (riservato alla valutazione di applicabilità delle misure cautelari) e senza sconfinare in apprezzamenti riservati alla fase di cognizione del giudizio di merito. La verifica e la valutazione in oggetto va fatta con riferimento all'uso ragionevole dei poteri discrezionali utilizzati dalla polizia giudiziaria e solamente quando, in detta chiave di lettura, venga rilevato un eccesso di tale discrezionalità, il giudice può non convalidare l'arresto, fornendo in proposito adeguata motivazione. (Annulla con rinvio, Gip Trib. Rimini, 2 Febbraio 2005) Cass. pen. Sez. I, 4 aprile 2006, n. 15296 In tema di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza, ferma la necessità della verifica dei requisiti formali, il giudice della convalida deve operare, rispetto ai presupposti sostanziali della stessa (gravità del fatto e personalità dell'arrestato), un controllo di mera ragionevolezza per il quale deve porsi nella stessa situazione in cui ha operato la polizia giudiziaria e verificare, sulla base degli elementi in tale momento conosciuti e conoscibili, se la valutazione di procedere all'arresto rimanga nei limiti della discrezionalità alla medesima P.G. riconosciuta, e pertanto se trovi ragionevole motivo nella gravità del fatto o nella pericolosità del soggetto, senza però poter sostituire ad un giudizio ragionevolmente fondato una propria differente valutazione. (Nella fattispecie - relativa al reato di ingresso illegale dello straniero nel territorio dello Stato di cui all'art. 12 D.Lgs. n. 286 del 1998 - la Corte, affermando il principio ha accolto il ricorso del PM avverso la mancata convalida da parte del GIP dell'arresto eseguito dalla PG, basata sulla tesi che il concetto di "ingresso illegale" non comprende l'ipotesi di mero transito dello straniero sul territorio dello Stato). (Annulla con rinvio, Gip Trib. Tolmezzo, 14 ottobre 2005) Cass. pen. Sez. I, 30 marzo 2006, n. 17332 In tema di arresto facoltativo, ai fini della legittimità dell'arresto, non si richiede la presenza congiunta di entrambi i parametri previsti dall'art. 381, comma quarto, cod. proc. pen. (gravità del fatto e pericolosità del soggetto), essendo sufficiente, come si desume dalla formulazione disgiuntiva della norma, la presenza di uno solo di essi. (Annulla con rinvio, Trib. Torre Annunziata, 4 Ottobre 2005) Cass. pen. Sez. I, 15 marzo 2006, n. 23560 In tema di arresto nella quasi flagranza del reato, la nozione di inseguimento del reo ricomprende anche l'azione di ricerca immediatamente posta in essere, anche se non subito conclusa, purché protratta senza soluzione di continuità. Non é, quindi, indispensabile la coincidenza tra il momento iniziale della fuga e quello in cui comincia l'inseguimento, purché l'arresto non intervenga dopo la cessazione della fuga o dopo che sia terminato l'inseguimento. (Fattispecie in cui la Corte ha annullato il provvedimento con il quale il G.i.p. non aveva convalidato l'arresto di un soggetto, indagato per tentato incendio doloso, inseguito da un passante che, dopo avere visto appiccare fuoco a più autovetture in tempo di notte, aveva annotato la targa del furgone su cui viaggiava, e aveva avvisato i Carabinieri che, immediatamente intervenuti sul posto, senza interrompere le ricerche, avevano rintracciato il mezzo, trovandolo in possesso dell'arrestato). (Annulla con rinvio, Gip Trib. Pescara, 23 luglio 2005) Cass. pen. Sez. V, 16 dicembre 2005, n. 2799 In sede di convalida dell'arresto cosiddetto facoltativo, il controllo di ragionevolezza del giudice sull'uso del potere discrezionale della polizia giudiziaria, altro non è che il controllo sulla effettiva sussistenza delle

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condizioni che eccezionalmente legittimano l'esercizio di tale potere e non può non investire altresì la prognosi di una misura "stabile", alla stregua dei criteri di cui all'art. 274 c.p.p.. Cass. pen. Sez. VI, 2 novembre 2005, n. 1772 L'ordinanza di convalida dell'arresto redatta con clausole meramente di stile non può ritenersi motivata e conseguentemente va annullata con rinvio. (Nella specie, l'ordinanza si limitava a rilevare "che l'arresto è stato legittimamente eseguito, che sono stati osservati i termini previsti dagli artt. 386, comma terzo e 390, comma primo cod. proc. pen."). (Annulla con rinvio, Trib. lib. Piacenza, 9 Luglio 2005) Cass. pen. Sez. II, 5 ottobre 2005, n. 45511 In tema di arresto facoltativo in flagranza, l'arresto da parte della polizia giudiziaria in ordine ai reati indicati dal secondo comma dell'art. 381 c.p.p. non è consentito nell'ipotesi di tentativo, in considerazione dell'autonomia del delitto tentato rispetto a quello consumato, qualora determinati effetti giuridici siano dalla legge ricollegati alla commissione di reati specificamente indicati mediante l'elencazione degli articoli che li prevedono, senza ulteriori precisazioni, deve intendersi che essi si producano esclusivamente per le ipotesi consumate e non anche per quelle tentate. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto che nell'ipotesi di delitto tentato di truffa contrattuale in continuazione con delitti di truffa consumata, non è configurabile un unico delitto di truffa avente ad oggetto l'obbligazione complessiva, bensì una pluralità di eventi dannosi, con la conseguenza che, se l'accertamento della flagranza avviene rispetto ad uno specifico episodio criminoso configurabile come tentativo non può trovare applicazione l'art. 381, comma secondo, c.p.p. e il conseguente arresto in flagranza). Cass. pen. Sez. II, 5 ottobre 2005, n. 45511 In ragione dell'autonomia del delitto tentato rispetto a quello consumato, qualora determinati effetti giuridici siano ricollegati dalla legge alla commissione di reati specificamente indicati mediante l'elencazione degli articoli che li prevedono, senza ulteriori precisazioni, deve intendersi che essi si producano esclusivamente con riferimento alle ipotesi consumate e non già tentate. Ne deriva, in tema di arresto facoltativo in flagranza, che l'applicazione della misura da parte della polizia giudiziaria in ordine ai reati indicati dal 2° comma dell'art. 381 c.p. non è consentita nelle ipotesi di tentativo, considerato che la norma espressamente si riferisce, elencandoli per articolo, ai «seguenti delitti», diversamente dal 1° comma ove la legge testualmente menziona i «delitti non colposi consumati o tentati » in ordine ai quali è autorizzata la cautela. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto che nel caso di tentativo di truffa contrattuale in continuazione con delitti di truffa consumata, non è configurabile un unico reato avente ad oggetto l'obbligazione complessiva, bensì una pluralità di eventi dannosi, con la conseguenza che, se l'accertamento della flagranza avviene rispetto ad uno specifico episodio criminoso configurabile come tentativo non può trovare applicazione l'art. 381, comma 2, c.p.p. e il conseguente arresto in flagranza). Cass. pen. Sez. V, 22 aprile 2005, n. 23457 L'ordinanza di convalida dell'arresto redatta mediante rinvio "per relationem" al verbale della polizia giudiziaria con l'aggiunta di clausole meramente di stile non può ritenersi motivata e va conseguentemente annullata. (Fattispecie relativa a convalida effettuata su modulo prestampato, mediante rinvio al verbale di arresto e con la frase: "l'arresto risulta legittimamente eseguito ai sensi degli artt. 380-383 cod. proc. pen., ricorrendone tutti i presupposti"). Cass. pen. Sez. IV, 27 gennaio 2005, n. 19289 In sede di convalida dell'arresto il giudice deve limitarsi a verificare il rispetto delle condizioni previste dagli artt. 380, 381 e 382 c.p.p., ossia se ricorrono gli estremi della flagranza e se sia configurabile, con riguardo alle connotazioni del caso concreto, una delle ipotesi criminose che consentono l'arresto, ma non deve sconfinare nella valutazione dei gravi indizi di colpevolezza, il cui accertamento è riservato alla successiva fase processuale dell'applicazione della misura cautelare. Cass. pen. Sez. IV, 2 dicembre 2004, n. 9107 In sede di convalida dell'arresto in flagranza il giudice non può valutare la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato, salvo il caso in cui tale elemento difetti "ictu oculi", in quanto il giudizio di colpevolezza è demandato alle fasi processuali successive. Cass. pen. Sez. IV, 10 novembre 2004, n. 4592 La valutazione del giudice sulla legittimità dell'arresto, pur non potendo estendersi all'accertamento dell'esistenza dei gravi indizi di colpevolezza, deve tuttavia essere intesa alla verifica della sussistenza delle condizioni legittimanti la privazione della libertà personale, condizioni tra le quali deve ritenersi inclusa la configurabilità (non solo astratta) del reato per cui si è proceduta all'arresto e la sua attribuibilità alla persona

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arrestata; ne consegue che la semplice detenzione di sostanza stupefacente non legittima l'arresto in flagranza quando non emergono (non già gravi indizi, bensì) elementi sintomatici della destinazione della sostanza all'uso di terzi. Cass. pen. Sez. Unite, 27 ottobre 2004, n. 44273 Ai fini della convalida del provvedimento con il quale il questore prescrive ai soggetti di cui all'art. 6, 1° comma, L. n. 401 del 1989 di comparire personalmente una o più volte negli orari indicati, nell'ufficio o comando di polizia competente in relazione al luogo di residenza dell'obbligato o in quello specificamente indicato, nel corso della giornata in cui si svolgono le manifestazioni sportive loro inibite, il controllo del giudice per le indagini preliminari deve essere esteso all'esistenza di tutti i presupposti previsti dalla legge e richiesti dalla natura di misura di prevenzione della prescrizione, con la conseguenza che dovrà procedersi alla salutazione: a) della necessità e urgenza del provvedimento; b) della pericolosità in concreto del destinatario del provvedimento; c) della congruità della durata della misura, eventualmente anche disponendone una riduzione temporale. Trib. Nocera Inferiore Ord., 22 ottobre 2004 In caso di evasione dagli arresti domiciliari, è legittimo l'arresto anche al di fuori dei casi di flagranza. Cass. pen. Sez. II, 28 settembre 2004, n. 39894 La constatazione dell'esistenza di una causa di non punibilità impedisce l'applicazione di una misura cautelare (articolo 273, comma 2, del c.p.p.), fonda il divieto di arresto in flagranza e di fermo (articolo 385 del c.p.p.), radica il dovere del giudice di pronunciare assoluzione con la relativa formula (articolo 530, comma 3, del c.p.p.). Di detta causa, pertanto, deve specificamente tener conto la polizia giudiziaria nell'esercizio del potere conferitole dagli articoli 380, 381 e 384 del c.p.p. (arresto in flagranza e fermo di indiziato di delitto): ma sempre che, come espressamente stabilito dall'articolo 385 del c.p.p., essa "appaia" nel contesto dei fatti che hanno richiesto l'intervento d'urgenza e cioè sia immediatamente rilevabile da parte degli operanti sulla base di una ragionevole valutazione delle circostanze concrete. Tale essendo il limite del potere di esecuzione della misura precautelare, a esso deve attenersi anche il giudice della convalida nella fase del controllo, non essendogli consentito di ampliare la propria valutazione al di là dei dati oggettivi rilevati e rilevabili nel momento dell'intervento, inserendo nello schema valutativo conoscenze acquisite "aliunde" o comunque diverse da quelle poste a base dell'arresto o del fermo, come deducibili dalla relativa valutazione. (Da queste premesse, la Corte ha ritenuto essere illegittima la non convalida dell'arresto in flagranza di un soggetto risultato incapace di intendere e di volere allorché tale condizioni non "appaia" - cioè, si manifesti chiaramente - all'agente operante al momento dell'intervento, ma si palesi solo in sede di convalida dell'arresto, sulla base della documentazione sanitaria acquisita agli atti e/o dall'interrogatorio svolto). Cass. pen. Sez. I, 22 settembre 2004, n. 38697 In caso di arresto facoltativo in flagranza di reato, con riferimento al controllo dei requisiti della gravità del fatto e della pericolosità dell'arrestato che lo legittimano, il giudice deve limitarsi a una verifica dell'uso ragionevole dei poteri discrezionali affidati alla polizia giudiziaria e, ove ritenga che da tale discrezionalità si sia ecceduto, deve fornire in proposito adeguata motivazione. Tale controllo di mera ragionevolezza richiede, peraltro, che il giudice si ponga nella stessa situazione nella quale hanno operato gli agenti e verifichi se, sulla base degli elementi in quel momento conosciuti e conoscibili, la valutazione dell'arresto si sia mantenuta nei limiti della detta discrezionalità. Cass. pen. Sez. I, 16 giugno 2004, n. 28540 L'art. 381 c.p.p. richiede ai fini dell'arresto facoltativo in flagranza di reato la presenza disgiunta della gravità del fatto o della pericolosità del soggetto, per cui anche quando solo la motivazione su una di queste condizioni sia ritenuta corretta, la convalida deve essere ritenuta legittima. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto legittima la motivazione sulla gravità del fatto, per il reato di cui all'art. 166 c.p.m.p., nel comportamento di un militare al quale era stato ingiunto di consegnare l'arma in dotazione, in costanza di aspettativa per motivi elettorali, e non vi aveva ottemperato, mentre aveva ritenuto privo di motivazione il giudizio di pericolosità basato su informative non documentate). Cass. pen., 16 giugno 2004, n. 28540 L'art. 381 C.p.p. non richiede, per procedere all'arresto in flagranza, la presenza congiunta di entrambi i parametri della gravita del fatto e della pericolosità dell'agente, essendo sufficiente, come appare dalla formulazione disgiuntiva della norma, la presenza di uno solo di essi.

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Cass. pen. Sez. I, 27 aprile 2004, n. 24147 In tema di disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e di norme sulla condizione dello straniero, non rientra nei poteri del giudice, investito della richiesta di convalida dell'arresto in flagranza in ordine al reato di cui all'art. 14, comma quinto ter, D. Lgs. n. 286 del 1998 (permanenza in Italia senza giustificato motivo in violazione dell'ordine del Questore di lasciarne entro cinque giorni il territorio), la disapplicazione dell'atto amministrativo contenente una motivazione sommaria, il cui controllo è riservato al giudice della cognizione, spettando piuttosto al giudice della convalida la valutazione della sussistenza degli elementi che hanno determinato l'adozione del provvedimento e,dunque, delle condizioni legittimanti la privazione della libertà personale, tra cui la configurabilità (non solo astratta) del reato legittimante l'arresto, con giudizio ex ante. (Fattispecie in cui la Corte ha annullato l'ordinanza del Tribunale in composizione monocratica che aveva respinto la richiesta di convalida dell'arresto di un cittadino straniero, indagato per la contravvenzione di cui all'art. 14, comma quinto ter, D.Lgs. n. 286 del 1998, sul presupposto della mera apparenza della motivazione dell'ordine di lasciare il territorio dello Stato entro cinque giorni, emesso dal Questore in esecuzione del provvedimento di espulsione del Prefetto, e del mancato trattenimento presso un centro di permanenza). Cass. pen. Sez. IV, 27 aprile 2004, n. 32145 Le dichiarazioni spontanee rese dalla persona indagata, anche "contra se", alla polizia giudiziaria sono pienamente utilizzabili a fini cautelari e, quindi, anche ai fini dell'arresto in flagranza. Cass. pen. Sez. I, 24 marzo 2004, n. 16815 In tema di colloqui tra l'arrestato o fermato ed il suo difensore, precedentemente all'effettuazione dell'interrogatorio di garanzia, qualora essi siano stati vietati con provvedimento dato solo oralmente dal p.m., in violazione del disposto di cui all'art. 104, 3° e 4° comma, c.p.p., la relativa nullità, di carattere «intermedio», dev'essere eccepita, a pena di decadenza, in limine al suddetto interrogatorio, sempre che sia ravvisabile anche un interesse alla formulazione di tale eccezione; interesse da escludere quando, di fatto, non vi sia stata alcuna richiesta di colloquio. Cass. pen. Sez. VI, 14 gennaio 2004, n. 10392 Lo stato di flagranza ai sensi dell'art. 382 c.p.p. si caratterizza per lo stretto collegamento tra la condotta commissiva del reato, o quella ad essa immediatamente successiva, e la percezione della medesima da parte della polizia giudiziaria. Il collegamento sussiste, e l'arresto è legittimamente operato, quando sia trascorso un certo lasso di tempo, anche non breve, durante il quale l'azione della polizia giudiziaria si sia svolta senza soluzione di continuità, anche con la finalità di espletare quegli accertamenti volti a qualificare la gravità del fatto, al fine di valutare l'esercizio della facoltà di arresto. Cass. pen. Sez. IV, 7 ottobre 2003, n. 46473 Nell'ipotesi di arresto in flagranza di reato, la valutazione demandata al giudice della convalida non si estende all'accertamento dei gravi indizi di colpevolezza (a differenza di quanto esplicitamente previsto per il fermo dall'art. 384 cod. proc. pen.), ma è limitata alla verifica delle condizioni legittimanti la privazione della libertà personale, tra le quali tuttavia inclusa la valutazione sulla configurabilità, non solo in astratto, del reato ipotizzato ed altresì sulla probabilità di attribuzione dello stesso alla persona arrestata. Cass. pen. Sez. II, 17 settembre 2003, n. 40432 In tema di arresto in flagranza facoltativo, la polizia giudiziaria è tenuta ad indicare le ragioni che l'hanno indotta ad esercitare - in relazione alla gravità del fatto o alla pericolosità dell'interessato - il potere di privazione della libertà. Tale indicazione non deve necessariamente concretarsi in una motivazione "ad hoc" del provvedimento, essendo sufficiente che, mediante il contesto descrittivo emergente dal verbale di arresto o dagli atti complementari, il giudice della convalida sia posto in grado di conoscere e sindacare le ragioni che hanno orientato la polizia giudiziaria nell'esercizio della discrezionalità riconosciutale dal comma quarto dell'art. 381 c.p.p. In mancanza di tali condizioni, dovendosi escludere che il giudice possa sostituirsi alla polizia giudiziaria nell'assolvimento di un siffatto onere motivazionale, l'arresto in flagranza non può essere convalidato. Cass. pen. Sez. VI, 7 luglio 2003, n. 34031 I provvedimenti impositivi delle misure cautelari personali, ancorchè contestuali ai provvedimenti di convalida del fermo e dell'arresto dell'indagato, sono del tutto autonomi rispetto a quest'ultimi, sicchè le impugnazioni proposte avverso le ordinanze che dispongono misure cautelari non possono estendersi ai provvedimenti di convalida e viceversa. Ne consegue che il rimedio del ricorso per cassazione, esperibile contro il provvedimento del G.I.P. che nega la convalida dell'arresto, non è consentito avverso il diniego di

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applicazione della misura cautelare, che può essere bensì impugnato dal pubblico ministero con l'appello al tribunale, come previsto in via generale dall'art. 310 comma primo cod. proc. pen. Cass. pen. Sez. I, 20 maggio 2003, n. 25367 In tema di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza, ferma la necessità della verifica dei requisiti formali, il giudice della convalida deve operare rispetto ai presupposti sostanziali della stessa (gravità del fatto e personalità dell'arrestato) un controllo di mera ragionevolezza per il quale deve porsi nella stessa situazione in cui ha operato la Polizia giudiziaria e verificare, sulla base degli elementi in tale momento conosciuti e conoscibili, se la valutazione di procedere all'arresto rimanga nei limiti della discrezionalità alla medesima P.G. riconosciuta, e pertanto se trovi ragionevole motivo nella gravità del fatto o nella pericolosità del soggetto, senza però poter sostituire ad un giudizio ragionevolmente fondato una propria differente valutazione. (Fattispecie in cui è stato ritenuto ragionevolmente motivata la convalida dell'arresto di un soggetto privo di documenti e senza fissa dimora sorpreso a rubare in un supermercato, quanto meno al fine di procedere ad ulteriori accertamenti sull'identità personale e sull'esistenza di precedenti penali). Cass. pen. Sez. I, 20 maggio 2003, n. 25367 In sede di convalida dell'arresto il giudice deve limitarsi a verificare il rispetto da parte della polizia giudiziaria delle condizioni previste dagli articoli 380, 381 e 382 del c.p.p. ossia se ricorrono gli estremi della flagranza e se sia configurabile una delle ipotesi criminose che consentono l'arresto (il cosiddetto "fumus commissi delicti"), dovendosi escludere, a tale ultimo riguardo, che il parametro di riferimento sia rappresentato dai "gravi indizi di colpevolezza", trattandosi di parametro che la legge processuale riserva alla successiva fase dell'applicazione della misura cautelare personale. Cass. pen. Sez. III, 7 maggio 2003, n. 25863 In tema di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza, ferma la necessità della verifica dei requisiti formali, il giudice della convalida deve operare rispetto ai presupposti sostanziali della stessa (gravità del fatto e personalità dell'arrestato) un controllo di mera ragionevolezza per il quale deve porsi nella stessa situazione in cui ha operato la Polizia giudiziaria e verificare, sulla base degli elementi in tale momento conosciuti e conoscibili, se la valutazione di procedere all'arresto rimanga nei limiti della discrezionalità alla medesima P.G. riconosciuta, e pertanto se trovi ragionevole motivo nella gravità del fatto o nella pericolosità del soggetto, senza però poter sostituire ad un giudizio ragionevolmente fondato una propria differente valutazione. (Fattispecie in cui è stato ritenuto ragionevolmente motivata la convalida dell'arresto di un soggetto privo di documenti e senza fissa dimora sorpreso a rubare in un supermercato, quanto meno al fine di procedere ad ulteriori accertamenti sull'identità personale e sull'esistenza di precedenti penali). Cass. pen. Sez. VI, 17 aprile 2003, n. 25694 Ai fini della legittimità dell'arresto facoltativo in flagranza non è necessaria la presenza congiunta della gravità del fatto e della pericolosità dell'agente, essendo sufficiente, a norma dell'art. 381, comma 4, c.p.p., che ricorra almeno uno di detti parametri, fermo restando che alla polizia giudiziaria non incombe un dovere di esplicita motivazione, purché, attraverso il verbale di arresto, vengano forniti al giudice gli elementi sufficienti per un controllo sulla ragionevolezza della misura adottata, il cui esercizio deve essere congruamente motivato, una volta verificata la sussistenza dei presupposti temporali indicati negli artt. 386, comma 3 e 390, comma 1, c.p.p. e della flagranza. Cass. pen. Sez. I, 4 aprile 2003, n. 20937 In tema di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza, ferma la necessità della verifica dei requisiti formali, il giudice della convalida deve operare rispetto ai presupposti sostanziali della stessa (gravità del fatto e personalità dell'arrestato) un controllo di mera ragionevolezza per il quale deve porsi nella stessa situazione in cui ha operato la Polizia giudiziaria e verificare, sulla base degli elementi in tale momento conosciuti e conoscibili, se la valutazione di procedere all'arresto rimanga nei limiti della discrezionalità alla medesima P.G. riconosciuta, e pertanto se trovi ragionevole motivo nella gravità del fatto o nella pericolosità del soggetto, senza però poter sostituire ad un giudizio ragionevolmente fondato una propria differente valutazione. (Fattispecie in cui è stato ritenuto ragionevolmente motivata la convalida dell'arresto di un soggetto privo di documenti e senza fissa dimora sorpreso a rubare in un supermercato, quanto meno al fine di procedere ad ulteriori accertamenti sull'identità personale e sull'esistenza di precedenti penali). Cass. pen. Sez. II, 1 aprile 2003, n. 20128 In sede di convalida dell'arresto, il potere del giudice è limitato al controllo della legittimità dell'operato della polizia giudiziaria con riferimento alle condizioni previste dagli art. 380 c.p.p. e ss., senza che su tale accertamento possano influire apprezzamenti relativi ad eventuali provvedimenti successivi, indipendenti ed autonomi, concernenti misure cautelari.

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Cass. pen. Sez. VI, 14 gennaio 2003, n. 5383 In sede di convalida dell'arresto il giudice deve limitarsi a verificare il rispetto delle condizioni previste dagli artt. 380, 381 e 382 c.p.p., ossia se ricorrono gli estremi della flagranza e se sia configurabile una delle ipotesi criminose che consentono l'arresto (il cosiddetto "fumus commissi delicti"), senza sconfinare nella valutazione dei gravi indizi di colpevolezza, il cui accertamento è riservato alla successiva fase processuale dell'applicazione della misura cautelare. Cass. pen. Sez. VI, 11 dicembre 2002, n. 8029 In sede di convalida dell'arresto il giudice deve compiere una valutazione diretta a stabilire la sussistenza del "fumus commissi delicti", allo scopo di stabilire "ex post" se l'indagato sia stato privato della libertà in presenza della flagranza di uno dei reati previsti dagli artt. 380 e 381 c.p.p., dovendosi escludere che possa riguardare l'esistenza dei gravi indizi ovvero la responsabilità per il reato contestato, attraverso un'indagine ricostruttiva dell'episodio in tutti i suoi elementi costitutivi, in quanto un tale accertamento è riservato alle successive fasi processuali. Cass. pen. Sez. VI, 11 dicembre 2002, n. 8029 In tema di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza, il controllo che il giudice compie "ex post" circa i presupposti richiesti dalla legge per la privazione dello "status libertatis" (gravità del fatto e personalità dell'arrestato) non può esorbitare da una verifica di ragionevolezza sull'operato della Polizia giudiziaria, alla quale è istituzionalmente attribuita una sfera discrezionale nell'apprezzamento dei presupposti stessi, dovendosi escludere che tale controllo possa estendersi fino alla rivalutazione dell'operato della Polizia giudiziaria fondata su diversi e ulteriori elementi rispetto a quelli riportati nel verbale di arresto. Cass. pen. Sez. VI, 11 dicembre 2002, n. 8024 In tema di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza, il controllo che il giudice compie "ex post" circa i presupposti richiesti dalla legge per la privazione dello "status libertatis" (gravità del fatto e personalità dell'arrestato) non può esorbitare da una verifica di ragionevolezza sull'operato della Polizia giudiziaria, alla quale è istituzionalmente attribuita una sfera discrezionale nell'apprezzamento dei presupposti stessi, dovendosi escludere che tale controllo possa estendersi fino alla rivalutazione dell'operato della Polizia giudiziaria fondata su diversi e ulteriori elementi rispetto a quelli riportati nel verbale di arresto. Cass. pen. Sez. IV, 4 dicembre 2002 Ai sensi del combinato disposto degli artt. 16 e 23 D.P.R. 22 settembre 1988, n. 448 (proc. pen. min. ), la custodia cautelare può essere applicata anche nell'ipotesi di arresto in flagranza disposto nei confronti di un soggetto minorenne, in relazione a taluno dei reati indicati dal menzionato art. 380 c.p.p. Nella specie, la Suprema Corte ha affermato la validità dell'enunciato principio, in ordine al tentativo di furto aggravato in abitazione, ipotesi delittuosa disciplinata dall'art. 625 comma 1 n. 2 c.p. ed esattamente corrispondente all'ipotesi configurata nell'art. 624- biscomma 3 c.p., nonché espressamente contemplata dall'art. 380 comma 1 lett. ec.p.p., tra i reati in ordine ai quali può disporsi l'arresto obbligatorio in flagranza. Cass. pen. Sez. IV, 29 ottobre 2002, n. 2999 In tema di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza, ferma la necessità della verifica dei requisiti formali, il giudice della convalida deve operare rispetto ai presupposti sostanziali della stessa (gravità del fatto e personalità dell'arrestato) un controllo di mera ragionevolezza per il quale deve porsi nella stessa situazione in cui ha operato la Polizia giudiziaria e verificare, sulla base degli elementi in tale momento conosciuti e conoscibili, se la valutazione di procedere all'arresto rimanga nei limiti della discrezionalità alla medesima P.G. riconosciuta, e pertanto se trovi ragionevole motivo nella gravità del fatto o nella pericolosità del soggetto, senza però poter sostituire ad un giudizio ragionevolmente fondato una propria differente valutazione. (Fattispecie in cui è stato ritenuto ragionevolmente motivata la convalida dell'arresto di un soggetto privo di documenti e senza fissa dimora sorpreso a rubare in un supermercato, quanto meno al fine di procedere ad ulteriori accertamenti sull'identità personale e sull'esistenza di precedenti penali). Cass. pen. Sez. VI, 9 gennaio 2002 Quando il luogo dell'arresto o del fermo sia diverso da quello della commissione del reato, l'ordinanza coercitiva emessa dal g.i.p. l'ordinanza competente per la convalida ha efficacia provvisoria a norma dell'art. 27 c.p.p. Corte cost., 8 giugno 2001, n. 187 Manifesta infondatezza della q.l.c. degli art. 280 e 391 comma 5 c.p.p., nella parte in cui, per i reati di cui all'art. 381 comma 2 c.p.p., non consentono l'applicazione di misure cautelari coercitive fuori dei casi di

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arresto in flagranza di reato. Spetta, infatti, esclusivamente alla discrezionalità del legislatore determinare, nel rispetto del principio della riserva di legge stabilito dall'art. 13 comma 2 cost., i casi in cui il giudice può disporre restrizioni della libertà personale. Cass. pen. Sez. I, 7 giugno 2001, n. 28937 In materia di misure precautelari applicate dalla polizia giudiziaria, il giudice dell'udienza di convalida che ravvisi la mancanza dei presupposti per l'arresto in flagranza deve, qualora sussistano i differenti presupposti previsti dall'art. 384 c.p.p., qualificare detta attività come fermo di persona indiziata e provvedere alla relativa convalida. (Fattispecie in cui la Corte, su impugnazione del p.m., ha ritenuto che erroneamente il giudice, che in esito all'udienza aveva emesso la misura cautelare della custodia in carcere, si fosse limitato a non convalidare l'arresto per carenza del requisito della flagranza, dal momento che la sussistenza del pericolo di fuga - posto a fondamento della misura cautelare - avrebbe imposto di diversamente qualificare, come fermo di persona indiziata, l'attività di polizia giudiziaria, e di procedere alla convalida sotto tale profilo). Cass. pen. Sez. I, 21 febbraio 2001, n. 18922 La garanzia dell'assistenza dell'interprete a soggetto che ignori la lingua italiana si estende alle attività procedimentali anteriori al giudizio di merito e, conseguentemente, va assicurata, a pena di nullità, anche nel procedimento di convalida dell'arresto con riferimento a quegli atti (relazione del p.m. o degli agenti verbalizzanti, interrogatorio del giudice) per i quali deve essere resa possibile l'effettività del contraddittorio. (Fattispecie concernente l'omessa traduzione del verbale di arresto, che la S.C. ha ritenuto non produttiva di alcuna nullità, data anche l'assenza dell'obbligo di una sua consegna all'interessato). Cass. pen. Sez. VI, 19 ottobre 2000, n. 3853 In tema di arresto facoltativo in flagranza di reato, con riferimento al controllo dei requisiti della gravità del fatto e della pericolosità, che legittimano l'arresto, il giudice deve limitarsi ad una verifica dell'uso ragionevole dei poteri discrezionali affidati alla polizia e, ove ritenga che da tale discrezionalità si sia ecceduto, deve fornire in proposito adeguata motivazione. (Nella fattispecie, relativa alla concussione posta in essere da un medico ospedaliero ai danni di un paziente, la Corte, accogliendo il ricorso del p.m., ha annullato per vizio di motivazione l'ordinanza con cui il g.i.p., a fronte della gravità del fatto, si era limitato ad affermare l'insussistenza di presupposti per l'applicazione dell'art. 381 c.p.p.). Cass. pen. Sez. IV, 29 settembre 2000 In tema di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza, ferma la necessità della verifica dei requisiti formali, il giudice della convalida deve operare rispetto ai presupposti sostanziali della stessa (gravità del fatto e personalità dell'arrestato) un controllo di mera ragionevolezza per il quale deve porsi nella stessa situazione in cui ha operato la polizia giudiziaria e verificare, sulla base degli elementi in tale momento conosciuti e conoscibili, se la valutazione di procedere all'arresto rimanga nei limiti della discrezionalità alla medesima p.g. riconosciuta, e pertanto se trovi ragionevole motivo nella gravità del fatto o nella pericolosità del soggetto, senza però poter sostituire ad un giudizio ragionevolmente fondato una propria differente valutazione. (Fattispecie in cui è stata ritenuta ragionevolmente motivata la convalida dell'arresto di un soggetto privo di documenti e senza fissa dimora sorpreso a rubare in un supermercato, quanto meno al fine di procedere ad ulteriori accertamenti sull'identità personale e sull'esistenza di precedenti penali). Cass. pen. Sez. I, 30 giugno 2000, n. 4737 In tema di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza, il controllo che il g.i.p. è tenuto a compiere circa i presupposti richiesti dalla legge per la privazione dello "status libertatis" (gravità del fatto e personalità dell'arrestato) non può esorbitare da una verifica di ragionevolezza quanto all'operato della polizia giudiziaria alla quale è istituzionalmente attribuita una sfera discrezionale nell'apprezzamento dei presupposti stessi. Di conseguenza, al fine di consentire la convalida, è sufficiente che la polizia giudiziaria - cui non incombe il dovere di una specifica motivazione - ponga il giudice in condizione di verificare se l'atto, in relazione alle concrete circostanze di fatto come si presentano alla polizia stessa, esprima una ragionevole valutazione dei presupposti indicati dall'art. 381 c.p.p. (Fattispecie in cui la Corte ha annullato un provvedimento di diniego di convalida, in quanto il giudice di merito, sul rilievo di non essere stato posto dalla polizia giudiziaria in condizione di valutare la gravità del fatto, si era sostituito ad essa nel diretto apprezzamento dei presupposti oggettivi della facoltà di arresto, rapportando la sua valutazione a parametri inadeguati). Cass. pen. Sez. I, 28 giugno 2000, n. 4700 In tema di arresto facoltativo in flagranza, posto che al giudice della convalida spetta soltanto, con riguardo ai presupposti giustificativi previsti dall'art. 381 comma 4 c.p.p., una verifica di ragionevolezza in ordine alla valutazione operata dalla polizia giudiziaria, non esula dai limiti di detta verifica - trattandosi di arresto nella

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ritenuta flagranza del reato di favoreggiamento della illegale presenza di stranieri extracomunitari nel territorio dello Stato, previsto dall'art. 12 comma 5 d.lg. 25 luglio 1998, n. 286 - il riferimento operato dal medesimo giudice, a sostegno della mancata convalida del provvedimento, allo stato di incensuratezza dell'arrestato (conoscibile o immediatamente accertabile anche dalla polizia giudiziaria) ed alla scarsa gravità del fatto, siccome costituito, nella prospettazione accusatoria (ed indipendentemente dalla giuridica fondatezza della medesima), dall'impiego in attività lavorativa di un numero di immigrati clandestini da riguardarsi come assai modesto, anche in rapporto al complessivo numero dei dipendenti dell'azienda, per il resto in posizione regolare. Cass. pen. Sez. IV, 21 giugno 2000, n. 3726 La valutazione del giudice sulla legittimità dell'arresto, pur non potendo estendersi all'accertamento dell'esistenza dei gravi indizi di colpevolezza, deve tuttavia essere intesa alla verifica della sussistenza delle condizioni legittimanti la privazione della libertà personale, condizioni tra le quali deve ritenersi inclusa la configurabilità (non solo astratta) del reato legittimante l'arresto e la sua attribuibilità alla persona arrestata; ne consegue che la semplice detenzione di sostanza stupefacente non legittima l'arresto in flagranza quando non emergono (non già gravi indizi, bensì) elementi sintomatici della destinazione della sostanza all'uso di terzi. Cass. pen. Sez. VI, 30 marzo 2000, n. 1589 In sede di convalida dell'arresto il giudice deve limitarsi a verificare il rispetto delle condizioni previste dagli art. 380, 381 e 382 c.p.p., ossia se ricorrono gli estremi della flagranza e se sia configurabile una delle ipotesi criminose che consentono l'arresto (il c.d. "fumus commissi delicti"), senza sconfinare nella valutazione dei gravi indizi di colpevolezza, il cui accertamento è riservato alla successiva fase processuale dell'applicazione della misura cautelare. Cass. pen. Sez. V, 7 febbraio 2000, n. 696 In ragione del rinvio all'art. 278 c.p.p. contenuto nell'art. 379 c.p.p., ai fini dell'applicazione delle norme sull'arresto in flagranza, si deve avere riguardo alla pena stabilita dalla legge per ciascun reato consumato o tentato. Ne consegue, in ragione dell'autonomia del reato tentato, che non è consentito l'arresto in flagranza per delitti tentati per i quali, in applicazione dell'art. 56 c.p., non risulti comminata una pena superiore nel massimo a tre anni di reclusione. Cass. pen. Sez. II, 10 dicembre 1999, n. 6240 Il pericolo di reiterazione criminosa che dà luogo all'esigenza cautelare prevista dall'art. 274 lett. c) c.p.p., può essere desunto anche dalle specifiche modalità e circostanze del fatto, non ponendo la norma alcun divieto alla valutazione degli stessi elementi costitutivi del reato ai fini dell'indagine sulla pericolosità dell'indagato, analogamente, del resto, a quanto è previsto per l'arresto facoltativo in flagranza (art. 381 comma 4 c.p.p.). Cass. pen. Sez. IV, 11 maggio 1999, n. 1491 A seguito della sentenza n. 109/99 della Corte costituzionale il diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, di cui all'art. 314 c.p.p., è riconoscibile, entro gli stessi limiti previsti per la custodia cautelare, anche a favore di chi abbia subito privazione della libertà a causa di arresto in flagranza o fermo. Cass. pen. Sez. II, 14 dicembre 1998, n. 7441 Stante l'autonomia del delitto tentato rispetto a quello consumato, ove determinati effetti giuridici siano dalla legge ricollegati alla commissione di reati specificamente indicati mediante l'elencazione degli articoli che li prevedono, senza ulteriori precisazioni, deve intendersi che essi si collegano esclusivamente alle ipotesi consumate e non già tentate; ne deriva, in tema di arresto facoltativo in flagranza, che l'applicazione della misura da parte della polizia giudiziaria in ordine ai reati indicati dal comma 2 dell'art. 381 c.p.p. non è consentita nelle ipotesi di tentativo, considerato che la norma espressamente si riferisce, elencandoli per articoli, ai "seguenti delitti", diversamente dal comma 1 ove la legge testualmente menziona i "delitti non colposi consumati o tentati" in ordine ai quali è autorizzata la cautela. Cass. pen. Sez. II, 24 settembre 1998 In tema di presupposti per l'applicazione delle misure cautelari, le disposizioni del codice di rito (come modificate dalla l. 8 agosto 1995 n. 332) di cui agli art. 280 - secondo il quale la custodia cautelare in carcere può essere disposta solo per i delitti per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni - e 274 lett. c) - secondo cui l'esigenza cautelare di prevenire la reiterazione di reati della stessa specie di quello per cui si procede consente l'applicazione di misure di custodia cautelare soltanto se trattasi di delitti per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a

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quattro anni - subiscono una deroga in virtù del disposto degli art. 391 comma 5 dello stesso codice qualora le misure cautelari siano applicate all'esito del giudizio di convalida dell'arresto; in tali ipotesi, infatti, se ricorrono le condizioni previste dall'art. 273 e taluna delle esigenze cautelari previste dall'art. 274 c.p.p., e si procede per uno dei delitti, indicati dall'art. 381 comma 2 c.p.p., che consentono l'arresto in flagranza, il giudice può ordinare l'applicazione della misura anche al di fuori dei limiti indicati dal predetto art. 280, e quindi anche con riferimento ad ipotesi di reato - come la truffa - punite con pena inferiore nel massimo ai quattro anni di reclusione. (Alla stregua di tale principio la Corte ha ritenuto l'illegittimità dell'ordinanza di riesame che aveva annullato la misura della custodia in carcere disposta dal pretore in ordine al delitto di truffa con ordinanza adottata all'esito del giudizio di convalida dell'arresto contestuale al giudizio direttissimo, e ciò sul presupposto che, pur in presenza del pericolo di reiterazione dell'attività criminosa, la custodia in carcere non potesse essere disposta trattandosi di delitto punito con la reclusione inferiore nel massimo a quattro anni). Cass. pen. Sez. VI, 8 luglio 1998, n. 2474 L'esame che il g.i.p. è tenuto a compiere ai fini della convalida dell'arresto, pur non esaurendosi in un mero controllo di legalità formale, deve essere limitato alla verifica della esistenza del "fumus commissi delicti" e non deve anche comprendere l'accertamento dell'esistenza dei gravi indizi di responsabilità, attività questa oggetto della fase, successiva ed eventuale, di applicazione della misura cautelare. Cass. pen. Sez. II, 16 dicembre 1997, n. 7153 L'art. 381, comma 4, c.p.p., con lo stabilire che, in caso di reato per cui è previsto l'arresto facoltativo in flagranza, si procede all'arresto soltanto se la misura è giustificata dalla gravità del fatto ovvero dalla pericolosità del soggetto desunta dalla sua personalità e dalle circostanze del fatto stesso, non impone alla polizia giudiziaria il dovere di indicare le ragioni che hanno determinato la scelta, essendo sufficiente che l'autorità giudiziaria sia posta in grado di verificare dall'integrale contesto descrittivo che precede o segue la coercizione, ovvero da atti ad esso complementari, tutti i presupposti dell'arresto e, quindi, l'osservanza dei parametri indicati dalla detta disposizione, conformemente alla natura non di provvedimento bensì di atto materiale che contrassegna l'operazione della polizia giudiziaria. L'obbligo della motivazione incombe, viceversa, sul giudice delle indagini preliminari, il quale è tenuto ad esplicitare nell'ordinanza di convalida le ragioni della sfavorevole valutazione del fatto e della personalità dell'arrestato. Cass. pen. Sez. I, 28 novembre 1996, n. 6321 La perdita di efficacia di un d.l., a seguito di mancata conversione, rende inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse il ricorso proposto dal p.m. avverso l'ordinanza di rigetto della richiesta di convalida dell'arresto eseguito sulla base delle disposizioni del decreto non convertito. Corte cost., 24 luglio 1996, n. 305 Non è illegittimo, in relazione all'art. 3 cost., l'art. 189 comma 6 d.lg. 30 aprile 1992 n. 285 (nuovo c. strad.), nella parte in cui consente l'arresto del conducente che, a seguito di incidente con danni alle persone ricollegabile al suo comportamento, si sia dato alla fuga senza ottemperare all'obbligo di fermarsi; sebbene, infatti, l'arresto sia previsto con riferimento ad un reato la cui pena edittale è minore di quella stabilita in via generale dall'art. 381 comma 1 c.p.p., rientra nella non irragionevole discrezionalità del legislatore, in funzione della presumibile pericolosità e della particolare diffusione della condotta, concedere un intervento immediato verso chi abbia scelto di fuggire abbandonando le vittime dell'incidente a lui riconducibile, aggiungendo questa ipotesi alle altre numerose deroghe alla regola del rito penale, tanto più che, trattandosi di misura precautelare provvisoria facoltativa, essa sarà adottata sulla ragionevole prognosi di una trasformazione in una misura più stabile. Cass. pen. Sez. I, 26 maggio 1992 La convalida del fermo, come quella dell'arresto in flagranza, non costituisce formale ed autonomo titolo di detenzione, ma è rivolta semplicemente al controllo di legittimità dell'operato della polizia giudiziaria e del p.m. e può, dunque, fondarsi sulla sussistenza dei presupposti di cui all'art. 384 c.p.p., in relazione ad uno solo dei reati contestati. Cass. pen. Sez. I, 5 febbraio 1996, n. 765 Il fermo può essere adottato, ove ne ricorrano i presupposti, anche nei confronti di persona sottoposta all'arresto per fini estradizionali, ai sensi dell'art. 716 c.p.p. Tale arresto, infatti, non esclude il pericolo di fuga, data la provvisorietà del titolo custodiale, con la possibilità che il soggetto venga scarcerato ad horas. (Fattispecie relativa a cittadino straniero, senza fissa dimora e privo di documenti di identità).

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Cass. pen. Sez. V, 23 gennaio 1996 La predisposizione di un mezzo fraudolento (quale l'allacciamento ad un cavo portante) è un antefatto - eventualmente punibile a titolo diverso - della condotta tipica del reato di furto di energia elettrica. Allo scopo di stabilire se si versi in flagranza di furto aggravato, ai sensi dell'art. 625, comma 1, n. 1. c.p., occorre verificare se l'agente si avvale del mezzo fraudolento nel momento stesso in cui attua la sottrazione. (Fattispecie in tema di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza). Cass. pen. Sez. VI, 21 dicembre 1995 Nel giudizio di convalida dell'arresto facoltativo, la valutazione del giudice relativa alla legalità del provvedimento adottato dall'autorità di polizia, non può essere limitata al riscontro dell'osservanza delle condizioni formali dell'arresto (esistenza della flagranza, titolo del reato, osservanza dei termini), ma deve essere estesa al controllo della sussistenza delle condizioni di legittimità indicate dal comma 4 dell'art. 381 c.p.p. (gravità del fatto o pericolosità del soggetto desunta dalla sua personalità e dalle circostanze del fatto). A tale ultimo proposito, ancorchè la citata disposizione non imponga alla polizia giudiziaria il dovere di indicare ex professo le ragioni poste a fondamento della propria scelta, tuttavia dal contesto descrittivo che precede o segue la coercizione personale, ovvero da atti ad essa complementari, devono risultare le ragioni che hanno determinato l'arresto, così da porre l'autorità giudiziaria - che non può sostituirsi alla polizia nell'onere motivazionale - in condizione di verificare l'osservanza dei parametri di fatto e di diritto legittimanti il provvedimento adottato. Cass. pen. Sez. VI, 27 giugno 1995, n. 2568 In sede di convalida dell'arresto il g.i.p. è chiamato esclusivamente a verificare la sussistenza delle condizioni previste dagli art. 380 e 382 c.p.p. che lo legittimano e non può negare la convalida motivando con riferimento alla sussistenza e gravità degli indizi, valutazioni conseguenti alla richiesta di emissione della misura cautelare, che costituisce momento autonomo e diverso rispetto alla convalida dell'arresto. Cass. pen. Sez. VI, 16 maggio 1995 La diffusione della notizia dell'arresto di persona indagata non integra il reato di rivelazione di segreto d'ufficio perchè l'arresto, nel momento in cui viene eseguito, è conosciuto dall 'indagato che lo subisce e quindi, ai sensi dell'art. 329 comma 1 c.p.p., non può essere coperto dal segreto. Quanto sopra salvo il caso che il p.m., immediatamente informato dell'arresto, ritenga necessario, al fine di evitare pregiudizio per la prosecuzione delle indagini, disporre, ai sensi del comma 3 del sopracitato articolo, la segretazione dell'atto. Cass. pen. Sez. VI, 2 maggio 1995, n. 1757 L'esame che il giudice per le indagini preliminari è tenuto a compiere ai fini della convalida dell'arresto eseguito dalla polizia giudiziaria, pur non esaurendosi in un mero controllo di legalità formale, deve essere limitato alla verifica dell'esistenza del "fumus commissi delicti" e non può estendersi all'accertamento dell'esistenza dei gravi indizi di responsabilità, accertamento che è riservato alla successiva fase, pure di competenza del giudice per le indagini preliminari, di applicazione di misure cautelari. Cass. pen. Sez. IV, 20 aprile 1995 I verbali di arresto in flagranza di reato vanno inseriti nel fascicolo per il dibattimento; quindi di essi può essere data lettura ai sensi dell'art. 511 comma 1 c.p.p.; sono utilizzati per la formazione del convincimento del giudice anche in assenza di esplicita menzione d'utilizzabilità; tuttavia, ove contengano dichiarazioni e in genere rappresentazione di percezioni riferite dal o al verbalizzante ovvero ad altri comunque coinvolti nella scena rappresentata dall'atto, l'acquisizione alla conoscenza del giudice deve passare attraverso il vaglio della formazione dialettica della prova in dibattimento. Pret. Taranto, 8 novembre 1994 Non sussiste lo stato di flagranza legittimante l'arresto nel caso in cui il soggetto colto nell'atto di commettere un reato venga successivamente, e per qualunque motivo, lasciato libero. (Nella fattispecie il prevenuto era stato sottoposto al vincolo un'ora dopo la contestazione del reato). Cass. pen. Sez. VI, 30 maggio 1994 La P.G. non ha facoltà di arrestare la persona informata sui fatti che renda dichiarazioni false o reticenti mentre sia dalla stessa escussa nel corso delle indagini preliminari condotte dal p.m.; in tal modo infatti la P.G. interferirebbe con l'attività di quest'ultimo organo, al quale essa stessa è gerarchicamente subordinata ed alle cui dipendenze deve operare. Il p.m. non ha in tal caso un autonomo potere di arresto ma esclusivamente un residuale potere di fermo, qualora si verta in una delle tassative ipotesi di cui all'art. 384 c.p.p.

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Cass. pen. Sez. VI, 30 maggio 1994 Non è consentito alla p.g. di procedere all'arresto in flagranza, per il delitto di cui all'art. 371-bis c.p., della persona informata sui fatti che renda al p.m. dichiarazioni sospette di mendacio o di reticenza, nè di propria iniziativa, giacchè in tal modo interferirebbe con l'attività dell'organo, cui è subordinata, nè su delega dello stesso p.m., che è privo del potere di arresto. Cass. pen. Sez. VI, 16 maggio 1994 Ai fini del giudizio di convalida dell'arresto, che ha per oggetto la verifica della legalità del provvedimento, comprensiva sia della legittimità formale, sia della correttezza sostanziale dell'operato della polizia giudiziaria, il giudice deve tener conto non solo delle circostanze e degli elementi conosciuti da chi ha proceduto all'arresto, ma anche di quelli agevolmente conoscibili con l'ordinaria diligenza nonchè di ogni pertinente elemento che l'arrestato o il difensore forniscano all'udienza di convalida; ciò che è da escludere in tale sede, invero, è l'espletamento di attività di indagine su richiesta o indicazione della difesa, non già i contributi, anche documentali che l'arrestato o il difensore sono in grado di esibire nella stessa udienza di convalida. Cass. pen. Sez. VI, 16 maggio 1994 Ai fini della convalida dell'arresto il g.i.p. deve controllare la qualificazione giuridica del fatto, eventualmente correggendo la prospettazione accusatoria attribuendo al fatto, ai limitati effetti del giudizio di convalida, una qualificazione giuridica diversa da quella configurata dalla polizia giudiziaria o dal p.m. Cass. pen. Sez. VI, 6 maggio 1994 Considerati la subordinazione della p.g. al p.m., quale emerge dagli artt. 55 e 56 c.p.p. ed il potere di ordinare l'arresto nell'ipotesi prevista dall'art. 476 c.p.p., deve riconoscersi, in via generale, al p.m. la facoltà di ordinare alla p.g. di procedere all'arresto in ogni caso di flagranza o quasi flagranza di reati per i quali sia consentito (fattispecie in tema di false informazioni al p.m.). Cass. pen. Sez. VI, 25 marzo 1994 Il p.m. non può disporre l'arresto in flagranza della persona informata sui fatti per il reato di cui all'art. 371-bis c.p.p., nè l'arresto per tale reato può essere effettuato dalla polizia giudiziaria di propria iniziativa. Cass. pen. Sez. Unite, 16 marzo 1994 Nel caso di arresto o di fermo non seguiti da provvedimento di convalida per omesso interrogatorio dell'indagato ovvero di arrestato o fermato che non abbia reso l'interrogatorio in quanto non abbia potuto o voluto comparire nella udienza in cui la convalida è stata decisa, ai quali abbia fatto seguito l'applicazione della custodia cautelare, il termine perentorio di cinque giorni entro il quale, a norma dell'art. 294 comma 1 c.p.p., il giudice per le indagini preliminari deve procedere all'interrogatorio decorre dal momento in cui ha avuto inizio l'esecuzione del provvedimento che ha disposto la custodia. Cass. pen. Sez. VI, 1 marzo 1994 E' legittimo l'arresto in flagranza del delitto di maltrattamenti in famiglia, tutte le volte in cui il fatto risulti alla p.g. non isolato, ma quale ultimo anello di una catena di comportamenti violenti. (Nel caso di specie, la Corte ha annullato il provvedimento del g.i.p. che aveva ritenuto di non convalidare l'arresto nonostante - secondo quanto risultava dallo stesso provvedimento di diniego di convalida - la p.g. fosse intervenuta immediatamente dopo che l'inquisito aveva percosso i figli e la moglie, ricevendo contestualmente dichiarazioni circa la ripetizione di atti di violenza). Cass. pen. Sez. VI, 1 marzo 1994 In tema di arresto facoltativo in flagranza, alla p.g. non incombe un dovere di esplicita motivazione, occorrendo soltanto che attraverso il verbale di arresto vengano forniti al giudice gli elementi sufficienti per controllare la ragionevolezza della misura adottata. Cass. pen. Sez. I, 28 febbraio 1994 Per il reato previsto dall'art. 2 l. 27 dicembre 1956, n. 1423, concernente la contravvenzione al foglio di via obbligatorio, non è consentito l'arresto in flagranza, in quanto l'art. 207 disp.att. c.p.p., che estende la disciplina codicistica ai procedimenti relativi a reati previsti da leggi speciali, fa salve alcune eccezioni, tra le quali non figura la contravvenzione in parola. Cass. pen. Sez. VI, 29 ottobre 1993 In tema di arresto facoltativo in flagranza non si richiede, per la legittimità dell'arresto, la presenza congiunta di entrambi i parametri della gravità del fatto e della pericolosità dell'agente desunta dalla sua personalità o

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dalle circostanze del fatto, essendo sufficiente - come appare dalla formulazione disgiuntiva della norma - la presenza di uno solo di essi. Cass. pen. Sez. VI, 25 giugno 1993 L'arresto in flagranza di reato non è di per sè reso illegittimo dalla circostanza che ad ordinarlo sia stato il p.m. e che la polizia giudiziaria si sia limitata ad eseguire tale ordine, costituendo quest'ultimo piuttosto una garanzia per l'imputato, il quale non ha pertanto alcun interesse a dolersene. Cass. pen. Sez. VI, 4 giugno 1993 Nel procedere all'arresto in flagranza la polizia giudiziaria è tenuta ad accertare la sussistenza dei presupposti e delle condizioni legittimanti la misura e, preliminarmente, sulla base dei criteri indicati dagli art. 380 e 381 c.p.p., a verificare se trattasi di arresto obbligatorio o facoltativo. Di tale accertamento e della relativa scelta la polizia giudiziaria deve dare puntuale contezza, pur senza procedere ad esporre le motivazioni della scelta effettuata. Sicchè è sufficiente l'esposizione degli elementi dai quali i predetti parametri sono stati desunti, così da consentire al giudice, in sede di convalida, di effettuare la verifica di legittimità. Il tutto secondo quanto si desume dal disposto degli art. 389 comma 2 (che prevede la liberazione dell'arrestato quando risulta evidente che l'arresto è stato eseguito fuori dei casi previsti dalla legge), e 385 c.p.p. (che impone il divieto di arresto in presenza di determinate circostanze di non punibilità accertabili dalla stessa polizia giudiziaria). Cass. pen. Sez. VI, 6 maggio 1993 In sede di convalida dell'arresto il potere del giudice è limitato alla verifica del rispetto delle condizioni previste dagli art. 380 e seguenti c.p.p., con riguardo agli elementi specifici di fatto e concreti risultanti dagli atti, con riferimento ai parametri normativi che in concreto consentono e legittimano l'arresto in flagranza, senza che sull'accertamento delle modalità formali e dei presupposti della chiesta convalida, possano pesare apprezzamenti relativi ad eventuali provvedimenti successivi, indipendenti ed autonomi, concernenti misure cautelari. (Nella specie, relativa ad un caso di arresto facoltativo, il g.i.p. aveva negato la convalida in quanto, pur definendo il fatto astrattamente grave, aveva poi escluso che sussistessero i presupposti richiesti dall'art. 381 comma 4 c.p.p., con una valutazione "ex post" sulla base di una versione del fatto successivamente fornita dall'arrestato; la cassazione ha censurato tale modo di procedere ed ha enunciato il principio di cui in massima). Cass. pen. Sez. VI, 6 maggio 1993 In tema di arresto facoltativo in flagranza, anche la esclusione da parte del g.i.p. della sussistenza della gravità del fatto o della pericolosità del soggetto ex art. 381 comma 4 c.p.p., deve essere adeguatamente motivata. Cass. pen. Sez. VI, 6 maggio 1993 In tema di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza, il controllo che il giudice per le indagini preliminari è tenuto a compiere circa i presupposti richiesti dalla legge per la privazione dello "status libertatis" (gravità del fatto e personalità dell'arrestato) non può esorbitare da una verifica di ragionevolezza quanto all'operato della polizia giudiziaria alla quale è istituzionalmente attribuita una sfera discrezionale nell'apprezzamento dei presupposti stessi. Di conseguenza, al fine di consentire l'esercizio del potere di convalida è sufficiente che la polizia giudiziaria - cui non incombe il dovere di una specifica motivazione - ponga in condizione il giudice di verificare se l'atto, in relazione alle concrete circostanze di fatto quali si presentino alla polizia stessa, esprima una ragionevole valutazione dei presupposti indicati dall'art. 381 c.p.p. (Fattispecie in cui la Corte ha annullato un provvedimento di diniego di convalida, in quanto il giudice per le indagini preliminari, valutando in astratto la gravità del fatto, si era sostituito alla polizia giudiziaria nel diretto apprezzamento dei presupposti oggettivi della facoltà di arresto). Cass. pen. Sez. V, 5 marzo 1993 Ricorre l'ipotesi della flagranza, di cui all'art. 382 c.p.p., quando il soggetto sia stato colto dalla polizia giudiziaria nell'atto di commettere il reato e, subito identificato in loco immediatamente condotto in caserma e ivi trattenuto in arresto, a distanza di poche ore dalla sorpresa, dopo lo espletamento di accertamenti compiuti, senza soluzione di continuità, al fine di qualificare la gravità del fatto. Cass. pen. Sez. V, 5 marzo 1993 In sede di convalida dell'arresto o del fermo, il potere del giudice è solo limitato all'accertamento del rispetto delle condizioni previste dagli art. 380 seg. c.p.p., mentre l'obbligo della valutazione della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza è affidato al giudice in sede di riesame dell'eventuale misura cautelare che successivamente sia disposta.

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Cass. pen. Sez. I, 10 febbraio 1993 Nei delitti associativi il momento della privazione della libertà dell'agente a causa dell'intervento coattivo dell'autorità non determina necessariamente l'estromissione della persona dalla associazione o il suo recesso da questa, sicchè solo nell'evenienza che possa ritenersi raggiunta la prova circa l'avvenuto verificarsi dell'una o dell'altra di queste condizioni dovrà riconoscersi all'arresto valore di atto interruttivo della permanenza nel reato. Per contro, la sentenza, anche non irrevocabile, che accerti la responsabilità dell'imputato, vale a interrompere l'attività, ancorchè in corso, conseguendone che la porzione di condotta illecita successiva alla pronuncia, se pur ontologicamente non disgiungibile dalla precedente, sarà perseguibile a titolo di reato autonomo, anche se non si è ancora formato il giudicato sulla responsabilità. Cass. pen. Sez. I, 9 marzo 1992 E’ inammissibile per difetto di interesse il ricorso dell'indagato avverso l'ordinanza di convalida dell'arresto in flagranza; tale ordinanza, invero, come risulta dalle disposizioni contenute nell'art. 391 c.p.p. non si configura come un formale ed autonomo titolo di detenzione, rendendosi necessaria per il permanere dello stato di custodia l'emissione di una specifica misura cautelare secondo i canoni generali di cui agli art. 273, 274 e 279 dello stesso codice; resta, pertanto, escluso l'inquadramento dell'ordinanza di convalida nella categoria degli atti tipici destinati a dare inizio alla custodia cautelare; la dimensione del detto provvedimento è, quindi, circoscritta nell'ambito del controllo sulla legittimità dell'operato della polizia giudiziaria nei suoi aspetti relativi alla situazione di flagranza ex art. 382 c.p.p. e delle altre condizioni che disciplinano l'arresto obbligatorio o facoltativo a norma degli art. 380 e 381 dello stesso codice; ne consegue che l'impugnazione avverso il provvedimento di custodia, che è il solo a regolare la posizione giuridica dell'indagato in ordine alla sua libertà personale ed è dotato di una propria autonomia, e non già quella avverso l'ordinanza di convalida, viene a costituire la sede idonea per l'esame della ricorrenza o meno di gravi indizi di colpevolezza e della necessità o meno della misura cautelare nelle sue varie forme. Cass. pen. Sez. I, 10 dicembre 1991 Una volta che il giudice competente ha convalidato l'arresto in flagranza di reato non è logicamente e giuridicamente contraddittorio negare, da parte del medesimo giudice, l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere per ritenuta insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'imputato; sussiste, invero, autonomia del provvedimento di convalida rispetto a quello dell'applicazione di una misura coercitiva essendo rispettivamente ancorati a presupposti e finalità del tutto diversi: il primo è decisione sulla legittimità dell'iniziativa della polizia giudiziaria o del p.m., il secondo è, invece, collegato unicamente ad una o più delle esigenze cautelari ex art. 274 c.p.p., dopo l'accertamento positivo della sussistenza delle condizioni generali di applicabilità della misura prescelta. Cass. pen. Sez. VI, 12 novembre 1991 L'art. 3, d. l. 12 gennaio 1991, n. 5 (non convertito, ma reiterato con d. l. 13 marzo 1991, n. 76 e con d. l. 13 maggio 1991, n. 152, convertito - quest'ultimo - nella l. 12 luglio 1991, n. 203) consente l'arresto, anche fuori dei casi di flagranza, di chiunque abbia posto in essere una condotta punibile a norma dell'art. 385 c. p., senza alcuna distinzione; trattasi di una disposizione che contempla una deroga evidente all'art. 381 c. p. p. e che impone di tenere conto della qualificazione del reato e non della pena edittale (fattispecie in cui il pretore aveva negato la convalida dell'arresto ritenendo che la modifica introdotta dal surricordato art. 3 per il reato di evasione riguardasse soltanto lo stato di flagranza e che in base a tale normativa si potesse procedere all'arresto anche fuori dei casi di flagranza sempre che l'arresto fosse consentito per il titolo del reato - in altri termini per l'ipotesi di cui al 3° comma, art. 385 c. p. - la cassazione ha affermato l'erroneità dell'interpretazione del pretore ed ha enunciato il principio di cui in massima). Cass. pen. Sez. VI, 24 aprile 1991 Non si richiede che la polizia giudiziaria espliciti, nel verbale di arresto facoltativo in flagranza, le ragioni che hanno determinato l'adozione del provvedimento, essendo sufficiente, per la necessaria verifica del giudice in sede di convalida, che dette ragioni risultino dall'integrale contesto descrittivo dell'attività compiuta nonché dagli atti ad esso complementari. Cass. pen. Sez. VI, 7 dicembre 1990 L'ordinanza di convalida dell'arresto in flagranza deve essere motivata, innanzi tutto, in ordine alla sussistenza degli estremi di flagranza, e poi in ordine alla configurabilità di una delle ipotesi di arresto e al rispetto dei termini della procedura di convalida, e non anche in ordine all'elemento soggettivo del reato ipotizzato nei confronti dell'arrestato, il cui accertamento forma oggetto del giudizio di colpevolezza ed è perciò demandato alle successive fasi processuali.

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Pret. Torino, 13 ottobre 1990 Teoricamente l'art. 381 comma 2 c.p.p., con l'espressione "necessità di interrompere l'attività criminosa", potrebbe anche riferirsi al reato tentato, indipendentemente dalla misura della pena. A tale interpretazione è peraltro ostativa la direttiva n. 32 della legge-delega che, dopo aver stabilito la regola generale per cui l'arresto facoltativo è ammesso per i delitti punibili con la reclusione superiore nel massimo a tre anni di reclusione, aggiunge "... e solo per alcuni reati di particolare gravità - tassativamente indicati - anche delitti punibili con la reclusione non inferiore nel massimo a tre anni". È rilevante notare che la direttiva, relativamente all'arresto facoltativo, non contiene, a differenza dell'arresto obbligatorio, per il quale espressamente menziona i delitti tentati, alcun cenno al reato tentato. Trib. Torino Sez. VI, 10 maggio 1990 Non può essere operata, nell'ambito della dizione del secondo comma dell'art. 381 cod. proc. pen., una distinzione tra delitto consumato e tentato. Il riferimento alla necessità di interrompere l'attività criminosa implica l'estensione della sfera di applicabilità della norma a tutto l'arco della condotta punibile, a partire cioè dal verificarsi degli estremi di tentativo. Una diversa interpretazione renderebbe la norma praticamente non operativa, posto che, nella maggior parte dei casi, quando il reato è consumato, non vi può essere necessità di "interrompere l'attività criminosa", essendo questa già cessata. Cass. pen., 12 marzo 1990 Poiché prima della chiusura delle indagini preliminari manca una imputazione in senso tecnico, potendosi al più parlare di addebiti sommari e provvisori, ben può il giudice per le indagini preliminari, in sede di convalida dell'arresto, procedere alla qualificazione giuridica del fatto-reato a lui sottoposto anche in modo diverso da quanto prospettato dal p. m., sia pure al solo fine dell'emanando provvedimento coercitivo, senza alcun vincolo per le fasi ulteriori. Cass. pen., 12 marzo 1990 Il giudice per le indagini preliminari può in sede di convalida dell'arresto attribuire al fatto reato, ai limitati fini dell'emanando provvedimento, una qualificazione giuridica diversa da quella prospettata sia dal denunciante che dal p. m. Cass. pen., 25 gennaio 1990 Il giudice per le indagini preliminari, in sede di convalida dell'arresto facoltativo in flagranza, deve non soltanto verificare se siano state osservate le condizioni formali dell'arresto (esistenza della flagranza, titolo del reato, osservanza dei termini), ma anche controllare che sussistano le condizioni di legittimità dell'arresto indicate nell'art. 381, 4° comma, c. p. p. (gravità del fatto o pericolosità del soggetto). Cass. pen., 15 dicembre 1989 In sede di convalida dell'arresto o del fermo il giudice deve limitarsi ad accertare il rispetto delle condizioni previste dagli art. 380 segg. c. p. p., mentre la sussistenza o meno di gravi indizi di colpevolezza deve essere valutata in sede di riesame dell'eventuale misura cautelare successivamente disposta.