132

ATTIVITÀ DI MEDIAZIONE CON L’ASINO - ATS Brescia therapy... · L’asino, come il cavallo, discende dall’Eohippus o Hyracoterium. ... Il mantello può essere morello o baio scuro

  • Upload
    buicong

  • View
    224

  • Download
    1

Embed Size (px)

Citation preview

ATTIVITÀ DI MEDIAZIONE CON L’ASINOManuale operativo

Progetto a cura dellaDirezione Generale dell’ASL della provincia di BresciaServizio Educazione alla Salute e attività sperimentali

Redazione a cura di:Laura AntonelliFrancesco BrescianiniLuigi Dotti

Fotografie di:-----

Impaginazione:Officina delle idee di Cherubini Ennio - Cigole (BS)

Finito di stampare:Settembre 2010 - Tipolitografia Fantigrafica (CR)

Ogni uso del materiale qui contenuto diverso dal presentedeve essere preventivamente autorizzatodall’Associazione “Centro Natura Amica”

© Associazione Centro Natura Amica OnlusVia XX Settembre 50 - 26040 Gussola (CR)Tel: 030/9040324 - [email protected]

4

INDICE

PresentazioneOrigine, domesticazione Razze Cenni di fisiologia e anatomiaCaratteristiche comportamentali Sistemazione e ricoveriCura e governo AlimentazioneLa salute dell’asinoI problemi sanitari più comuni La legislazioneApproccio all’asino come mediatore di attivitàAvvicinamento all’animaleConduzione dell’animale a terraLavoro in groppa a peloLavoro con selle e finimenti

Attività individuale e attività di gruppoAttività orientata al lavoro con il singolo individuoAttività rivolta a un gruppo

Ambiti di attivitàBeneficiProposte di attività da realizzare nei diversi ambitiBibliografia

pag. 07pag. 09 pag. 11 pag. 17pag. 21 pag. 25 pag. 29 pag. 35pag. 39pag. 43 pag. 47pag. 49pag. 54pag. 57pag. 63pag. 88

pag. 99pag. 99 pag. 103

pag. 109pag. 111pag. 119pag. 126

5

6

L’ASL di Brescia ha intrapreso, da alcuni anni, molteplici iniziative che valoriz-zano il rapporto uomo - animale come una risorsa relazionale e come sostegno a iniziative educative, assistenziali, terapeutiche e riabilitative.

Dal 2008 l’attenzione si è focalizzata sull’utilizzo dell’asino; tale scelta è stata determinata principalmente da due elementi. Da un lato le caratteristiche dell’animale, che possiede una notevole intelli-genza e memoria, è molto disponibile con i bambini e paziente di fronte ad intemperanze anche molto forti ed è un eccellente strumento soprattutto nella cura delle patologie che coinvolgono la sfera delle emozioni e delle relazioni e, dall’altro, la consapevolezza che, nel Nord Italia, non esistono progetti strutturati che si prefiggono la diffusione della cultura dell’impiego dell’asino negli spazi e nei servizi deputati all’assistenza, alla cura e alla riabilitazione.

Per tali ragioni l’ASL di Brescia ha promosso, nell’ottobre 2008, la costituzione di un gruppo di lavoro interdisciplinare che ha portato alla stesura del “Progetto Attività di Mediazione con l’Asino”.Tale progetto si poneva le finalità di sensibilizzare alla cultura dell’impiego e del rapporto con l’animale nei percorsi educativi, preventivi, riabilitativi e di cura; di formare operatori dell’area socio-sanitaria, educativa e assistenziale al fine di operare nell’ambito delle attività di mediazione con l’asino e di promuovere iniziative di pet therapy nelle diverse strutture del territorio.Nel realizzazione del progetto sono intervenuti numerosi soggetti privati e pubblici (ASL di Brescia, Cassa Padana BCC, Comune di Gussola, Associazione Noi con voi, Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche) che hanno curato le singole iniziative che compongono il progetto nel suo complesso.

Il risultato di questa collaborazione ha portato alla nascita dell’Associazione “Centro Natura Amica” e alla creazione di un sito naturalistico, didattico e di attività di mediazione con l’asino a Gussola.

Questo manuale operativo, prodotto nell’intento di offrire indicazioni utili sia per la gestione dell’asino sia per la realizzazione delle attività con le persone, co-stituisce uno strumento operativo posto a disposizione di tutti coloro che sono impegnati in attività di mediazione con l’asino nei diversi ambiti di lavoro (età evolutiva, disabilità, dipendenza, area psichiatrica, area anziani).

Carmelo ScarcellaDirettore Generale ASL della Provincia di Brescia

PRESENTAZIONE

7

8

L’asino, come il cavallo, discende dall’Eohippus o Hyracoterium.

Tra i due e i quattro milioni di anni fa le loro linee evolutive si sono separate e, mentre i cavalli si sono organizzati in branchi numerosi e stabiliti nelle ampie praterie del Nord, che permettevano loro di sfuggire, con un rapido galoppo, ai predatori, gli asini sono cresciuti in territori più impervi, in località povere di vegetazione, desertiche e pietrose, che rendevano difficile un veloce spo-stamento. Per tale ragione, gli asini hanno sviluppato una falcata meno ampia.

Da un punto di vista sociale si sono organizzati in gruppi meno numerosi (di 3-4 soggetti) e hanno sviluppato una strategia di risposta alla novità e al pe-ricolo, che conservano ancora oggi. Infatti, in queste situazioni, l’asino tende non a fuggire immediatamente, ma a fermarsi e a non muoversi finché non ha analizzato tutti gli elementi a disposizione e ha compreso come è meglio comportarsi.

L’asino attuale deriva dall’asino selvatico africano e dell’asino selvatico della Nubia, animali molto resistenti che, nel corso dei secoli, si sono adattati a vivere nel deserto e a sopportare condizioni di vita molto dure.

ORIGINE E DOMESTICAZIONE

Riproduzione di un quadro di una specie indeterminata di Hyracoterium

9

L’utilizzo dell’asino da parte dell’uomo è iniziato nell’Africa nord orientale circa 6000 anni fa, dove, grazie alle sue caratteristiche di rusticità e resistenza, trasportava pesanti carichi attraverso le terre aride, consentendo agli uomini spostamenti più rapidi e frequenti.

Dall’Egitto, dove si sono trovate le prime testimonianze comprovanti il suo addomesticamento, l’animale si diffuse in Oriente, in Turchia, nella Penisola Balcanica e, infine, in tutta Europa.

Anche oggi gli asini continuano ad essere essenziali per il trasporto nelle terre aride e accidentate delle regioni più povere del mondo, dove vengono impiegati per il trasporto di cose e persone e per il lavoro nei campi. L’asino domestico ha, infatti, mantenuto i caratteri di resistenza e rusticità che erano presenti nel suo precursore selvatico.

L’asino in un quadro egiziano (1298 – 1235 a.C.)

10

La selezione e gli incroci operati dall’uomo hanno portato, nel corso dei secoli, alla nascita di numerose e differenti razze asinine nelle diverse parti del mon-do. Attualmente, non tutte sono ancora presenti e alcune sono in pericolo di estinzione a causa del progressivo abbandono dell’utilizzo dell’asino e la sua sostituzione con mezzi meccanici.Oggi, in Italia, sono riconosciute sette razze.

Asino di Martina Franca

È originario dei territori pugliesi che comprendono il comune di Martina Franca e altri comuni della provincia di Taranto, Brindisi e Bari.Il mantello è solitamente baio scuro; l’addome, il piatto delle cosce e il muso sono grigi; presenta un alone focato al muso e alle orecchie.Il maschio è alto 1.35 - 1.53 m, mentre la femmina 1.30 - 1.48 m.Considerando la sua robustezza veniva utilizzato per la produzione mulina. Ha un temperamento vivace, soprattutto il maschio.

RAZZE

11

Asino di Ragusa

È originario della Sicilia, in particolare dei comuni di Ragusa, Modica, Scilli e Santa Croce Camerina.

Il mantello è normal-mente baio scuro; il ven-tre più chiaro (“di biscia” o “di cervo”); lo stesso colore si ritrova sulla fac-cia mediale delle cosce e degli anteriori; il muso è grigio, con focature agli occhi e al margine delle narici; i crini sono neri.È alto in media 1.25 - 1.30 m anche se alcuni soggetti possono rag-giungere 1.50 m.Grazie alla sua robustez-za veniva utilizzato per il lavoro agricolo, il tra-sporto e la produzione di muli per l’esercito.

Ha un temperamento vivace, nevrile.

Asino sardo

È originario delle provincia di Sassari e di Cagliari.Il mantello è prevalentemente grigio sorcino; l’addome “di biscia” e di co-lore chiaro così come le superfici me-diali superiori degli arti; il muso e le orecchie sono grigio chiaro; la riga dorsale crociata è molto scura e ben evidente.È alto in media 0.90 - 1.10 m.Questo asinello, mite e forte, veniva usato per far girare la mola di macina-zione, per il trasporto di acqua e cibo e per il traino di carretti.

12

Asino dell’Amiata

È originario della zona dell’Amiata in Toscana.Nel mantello prevale il grigio sorcino con riga dorsale crociata più scura e ze-

brature marcate ai quat-tro arti; il muso, il ventre e la faccia mediale degli arti sono color grigio chiaro, le orecchie han-no orlatura scura.Il maschio è alto 1.30 - 1.40 m, mentre la fem-mina 1.25 - 1.35 m.Veniva utilizzato per la soma, il tiro e la caval-catura.Ha temperamento piut-tosto vivace.

Asino Romagnolo

È originario della pro-vincia di Forlì.Il mantello è grigio sor-cino o baio scuro e riga mulina con croce sca-polare lunga e ben mar-cata; presenta zebrature agli arti anteriori, meno evidenti o assenti agli arti posteriori. Il muso è bianco con estremità scura; le orecchie hanno pelame bianco all’in-terno e orlatura scura. L’addome è bianco con linea ventrale di peli

13

scuri dalla punta dello sterno ai genitali. La faccia interna degli arti della coscia e dell’avambraccio è bianca; lo stinco, il nodello e il pastorale sono rivestiti di peli scuri.Esistono anche capi di colore morello. Il maschio è alto 1.35 - 1.45 m, la fem-mina 1.32 - 1.40 m.Veniva utilizzato soprattutto in agricoltura. Generalmente gli asini di questa razza sono volenterosi, affidabili e con temperamento vivace.

Asino di Pantelleria

È originario dell’isola di Pantelleria.Il mantello può essere morello o baio scuro con addome e faccia interna delle cosce bianche; anche il muso è quasi bianco; il pelo è corto, liscio, molto lucido, untuoso al tatto e soffice.L’animale ha un’altezza che varia da 1.25 m a 1.40 m.La sua caratteristica peculiare è di essere un ambiatore, ovvero di avere natural-mente un’andatura che lo vede muoversi per bipedi laterali.Era ricercato per la produzione mulina, poiché da lui derivavano soggetti forti, corretti nelle forme, vivaci ed energici nei movimenti.Ha temperamento vivace e nevrile.

14

Asino dell’Asinara

È originario dell’omo-nima isola.Il mantello, completa-mente bianco, è proba-bilmente dovuto ad una forma di albinismo in-completo.È caratterizzato da di-mensioni ridotte che, in un soggetto adulto, sono di circa 1 m di altezza al garrese.Si tratta di un anima-le rustico e frugale, dal temperamento timido e insicuro.

15

16

Spesso si tende a pensare che l’asino non sia altro che un cavallo di dimensioni un po’ più piccole, ma non è così!

Gli asini sono diversi sia da un punto di vista fisico sia mentale ed emozionale. Età.L’asino può vivere fino a 35-40 anni e il culmine del suo rendimento, sia fisico sia riproduttivo, è fra i 5 e i 18 anni. Per riconoscere l’età di un asino si valuta la sua dentatura; ciò necessita, però, di particolare esperienza.

CENNI DI FISIOLOGIA E ANATOMIA

Denti da latte, arcata inferiore. Da sinistra: 1) Picozzi da latte, età inferiore ai 40 giorni, 2) Picozzi e mediani da latte, età inferiore ai 6 mesi e superiori ai 40 giorni, 3) Picozzi, mediani e cantoni da latte, età dai 6 ai 9 mesi, 4) Picozzi, mediani, cantoni da latte già pareggiati, età oltre l’anno

A) Profilo dell’arcata dentaria a 8 anni, B) Profilo a 11-12 anni, C) Profilo oltre i 21-22 anni

A B C

17

Statura.Inferiore rispetto a quella dei cavalli.

Testa.Più grossolana e pesante rispetto al cavallo.

Orecchie.Sono più lunghe rispetto a quelle del cavallo, adatte a disperdere calore; retaggio di un adattamento al clima desertico in cui l’asino viveva.

Coda.Ricorda quella di un bovino, ricoperta da pelo corto e con un lungo ciuffo all’estremità.

Zoccoli.Sono più verticali, piccoli, forti ed elastici rispetto a quelli dei cavalli.

Pelo.Generalmente più lungo e ruvido rispetto a quello del cavallo, ma possono esserci delle differenze tra le razze.

Criniera.Corta.

Apparato scheletrico.Nella colonna vertebrale dell’asino manca la quinta vertebra lombare, normal-mente presente negli altri equidi.

Apparato digerente.L’evoluzione in territori completamente diversi per asini e cavalli ha portato anche ad un diverso sviluppo dell’apparato digerente. Poiché l’asino originaria-mente viveva in territori aridi con scarsa disponibilità di acqua, il suo intestino si è evoluto per riassorbire più efficacemente l’acqua e produrre feci più asciut-te, che generalmente non superano i 15 Kg giornalieri. Ciò determina una minore tendenza allo sviluppo di coliche rispetto al cugino cavallo. In modo simile a dromedario e cammello, l’asino dispone di un esteso tessuto adiposo sottocutaneo a livello di collo, dorso e groppa che funziona da vera e propria riserva idrica.

Vista.L’asino ha un campo visivo molto ampio e riesce a vedere anche dietro di sé. La sua vista è prevalentemente monoculare e, per tale ragione, si ritiene che abbia una visione bidimensionale del mondo circostante. Si pensa, inoltre, che

18

la sua vista non sia nitida ma sfuocata e che non sia in grado di distinguere tutti i colori: è, quindi, normale che un asino si possa bloccare quando trova ombre alternate a fasci di luce in quanto non riconosce in modo chiaro se si tratta di un’ombra, di un improvviso avvallamento nel terreno o di un ostacolo.

Tatto.L’asino ha sviluppato una particolare sensibilità tattile nel labbro superiore e nello zoccolo; la prima è utile per la ricerca e la scelta del cibo, la seconda è necessaria per riconoscere le diverse asperità del terreno durante il cammino notturno.

Olfatto.È uno dei sensi più sviluppati nell’asino che lo utilizza per riconoscere la pre-senza degli altri animali, ma anche del cibo o dell’uomo.

Gusto.L’asino è ritenuto, tra gli erbivori, quello in grado di riconoscere il numero maggiore di sapori, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “raffinato giardiniere”.

Udito.L’asino ha un ottimo udito e, come la maggior parte dei nostri animali dome-stici, è in grado di udire suoni anche a frequenze molto più elevate rispetto all’uomo.

19

Riproduzione.L’asino è un animale molto fertile che raggiunge la pubertà attorno ai 15-18 mesi nella femmina e ai 18-24 mesi nel maschio, con variazioni individuali e di razza.Mentre il maschio può accoppiarsi in qualunque momento, la femmina deve essere in calore. Nell’asina non ingravidata il calore si manifesta dall’inizio della primavera alla fine dell’estate; dura circa 48 ore e, dopo 10-30 giorni, l’asina torna in calore.Durante questo periodo il comportamento dell’animale cambia: l’asina è irre-quieta, mangia svogliatamente, urina frequentemente esponendo i genitali, si appoggia con il posteriore ad altre femmine, emette abbondante saliva, salta e galoppa.Per la femmina che si avvicina al momento del parto è necessario preparare un ambiente tranquillo (in un box, se l’asina è abituata, o in un recinto messole a disposizione, se libera).

La gravidanza ha una durata di 12 mesi e, già un’ora dopo il parto, l’asinello, del peso di 15-20 Kg, è in grado di stare in posizione eretta e di seguire la madre.

Nomenclatura morfologica dell’asino

20

Durante la giornata gli asini passano la maggior parte del tempo a pascolare e amano rotolarsi a terra sdraiandosi sul dorso per poi scrollarsi accuratamente la polvere dal pelo.

Dormono più facilmente quando la luce è scarsa, sono sazi e non vi sono eventi esterni che li impauriscono o li preoccupano; possono dormire sia in piedi sia sdraiati.

Gli asini comunicano tra loro attraverso la postura del corpo, il rilascio di fero-moni (particolari ormoni che noi non siamo in grado di percepire) e il raglio. Questo vocalizzo distingue ogni individuo, ha caratteri acustici diversi in base all’età e al sesso (i maschi hanno in genere toni più bassi), è molto presente nei giovani e meno negli anziani; viene utilizzato come richiamo durante il calore, per la ricerca del puledro da parte della madre e per manifestare appetito o solitudine.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI

21

Anche se l’asino, ad un osservatore superficiale, può sembrare un animale apa-tico e poco comunicativo, in realtà possiede un linguaggio del corpo articolato che dobbiamo imparare a conoscere se vogliamo capirlo e comunicare con lui.

LASCIAMI SOLO

Quando l’animale vuole essere lasciato solo ha la testa abbassata, la coda piegata, si allontana.

Cosa fare in questo caso? Lasciarlo stare ma tenerlo sotto controllo per verificare che non manifesti problemi di salute.

HO PAURA

Quando l’animale ha paura tiene la testa alzata e la coda sotto il corpo.

Cosa fare in questo caso? Qualora avessi-mo sbagliato il nostro approccio all’animale, avvicinandoci con trop-pa fretta e agitazione, è importante fermarsi in posizione rilassata e aspettare che l’asino si tranquillizzi. A questo punto l’asino potrebbe avvicinarsi autonomamente oppure noi po-tremmo tentare un nuovo approccio.

22

SONO ATTENTO

Quando l’animale è attento ha la testa alzata e i mu-scoli tesi.

Cosa fare in questo caso? Fermarsi in posizione ri-lassata e aspettare che l’asino prenda confidenza e si avvicini.

SONO DISPONIBILE

Quando l’animale è disponibile, il suo corpo e la sua testa sono rilassati e ri-volti verso di noi.

Cosa fare in questo caso? Ci si può approcciare con tranquillità all’ani-male.

Come avvicinarsi all’animale

È importante che il nostro approccio all’asino sia sempre molto tranquillo e ri-lassato evitando atteggiamenti che, ai suoi occhi, potrebbero farci apparire come potenziali pericoli o predatori; l’asino, infatti, legge tutti i movimenti del nostro corpo e li interpreta come pericolosi o amichevoli.

23

È quindi necessario avvicinarsi all’asino in modo rilassato, con le braccia e le mani lungo i fianchi evitando di urlare e agitare le braccia o muovere rapida-mente oggetti con le mani. Inoltre, è importante non avvicinarsi mai dal poste-riore (non ci vedrebbe e potrebbe spaventarsi) o frontalmente perché lo intimo-riremmo (potrebbe interpretare il nostro avvicinamento come un’aggressione). Il modo migliore è avvicinarsi frontalmente all’altezza della spalla.

Una volta arrivati vicini all’animale, se capiamo che è rilassato e disponibile, possiamo toccarlo all’altezza delle spalle; solo dopo che l’asino si è abituato al nostro contatto possiamo massaggiarlo anche in altre zone del corpo. Ai primi segni di ansia dell’animale è necessario fermarsi ed allontanarsi con calma.

Dove massaggiare

Non tutte le aree del corpo dell’animale sono adatte ad essere accarezzate e vi sono alcune zone che l’asino predilige.

Le aree del dorso, della spalla, dell’anca, della porzione laterale e inferiore del collo, della porzione frontale del costato, sono tra quelle preferite. È invece importante toccare con cautela l’addome e la porzione dorsale del collo, evitando le altre zone.

24

Anche se l’asino è un animale rustico e resistente, ha bisogno di una struttura dove potersi riparare dalle intemperie o dal sole eccessivo.

Struttura

Sono idonee le scuderie normalmente utilizzate per i cavalli, ma sono sufficien-ti anche delle tettoie riparate su tre lati con tramezzi alti almeno 1,5 m.

Se si sceglie di utilizzare queste ultime strutture, si deve porre particolare atten-zione all’andamento dei venti nella zona e sistemare il ricovero in modo che l’animale ne sia riparato.

SISTEMAZIONE E RICOVERI

Se il box ospita un solo asino, deve avere una dimensione di alme-no 3x3,5 m, un’altezza di 2,60 m e un ingres-so di almeno 1,5 m; si può posizionare anche una finestra di ispezione apribile dall’esterno ad un’altezza di circa 1,80 - 2 m. Se la struttura ospita più asini si possono predi-sporre circa 5 m2 per animale.

Durante la stagione invernale è opportuno, sul lato libero, aggiungere una pa-rete di strisce di cellophane dello spessore di 2 – 3 mm che permette una mag-giore protezione dal freddo, il passaggio degli animali senza costrizioni, un costo moderato e facilità di rimozione e pulizia in primavera.

Indipendentemente dal tipo di ricovero scelto, si deve allestire un sistema di illuminazione che consenta di ispezionare agevolmente gli animali in qualsiasi momento; la copertura deve essere resistente alle intemperie e isolata per evitare di creare un ambiente sottostante troppo caldo in estate o condensare in inver-no per effetto del calore delle deiezioni sottostanti.

Il pavimento può essere in terra battuta o in altro materiale come, ad esempio,

25

in mattoni. In quest’ultimo caso è necessario dare pendenza al pavimento e pre-vedere una canaletta di scolo delle deiezioni, mentre non è necessaria nel caso in cui sia stato scelto un pavimento in terra battuta. Si consiglia, comunque, di posizionare i box sulla terra battuta e di evitare ce-mento e ciottoli perché troppo scivolosi o l’asfalto perché, nei mesi estivi, si surriscalda troppo.

Lettiera

La lettiera migliore per l’asino è costituita dalla paglia di orzo che drena suf-ficientemente le deiezioni, è confortevole e anche palatabile per l’animale. In mancanza di questa possono essere utilizzate la paglia di avena o di frumento, ma la prima è molto appetibile per l’asino e, quindi, tenderà a mangiarne molta, mentre la seconda non è molto confortevole e poco drenante.In ogni caso si dovrà scegliere paglia di qualità elevata, non polverosa e priva di muffe. Si può decidere di rinnovare la lettiera giornalmente oppure di aggiungere paglia tutti i giorni e rinnovarla ogni 5-6 settimane. Il ricambio giornaliero è preferibile perché più igienico e consente di mantenere meglio sotto controllo lo stato sanitario degli animali attraverso l’osservazione quotidiana delle deie-zioni.

Abbeveratorio

È importante dotare il ricovero di un approv-vigionamento di acqua che sia sempre fresca, ben pulita e facilmente accessibile dall’animale. Tutti i giorni si dovrà controllare la corretta erogazione dell’acqua e rimuovere eventuale sporcizia.

26

Mangiatoia

Se non già presente nel-la struttura, è possibile utilizzare una mangia-toia esterna, per fieno e paglia, sufficientemente protetta dalla pioggia e dagli altri agenti atmo-sferici.

Recinto

Di vitale importanza per l’asino è avere a disposi-zione un paddock ester-no direttamente con-tiguo al box, nel quale potersi muovere libera-mente.

27

Per la sua delimitazione è preferibile utilizzare tubolari zincati, evitando il filo spinato poiché pericoloso.

Per la cura dei ricoveri è necessario dotarsi di:

• forca munita di numerosi denti ravvicinati per la rimozione delle fiante (ter-mine di derivazione militare per definire le feci) dalla lettiera;• forcone in metallo per sistemare il fieno e la paglia;• badile o pala;• carriola. È importante non lasciare mai gli oggetti potenzialmente pericolosi nei recinti poiché gli asini, animali curiosi e giocherelloni, potrebbero ferirsi.

Forca a denti stretti Badile Attrezzi vari

28

L’asino è, per sua natura, un animale rustico che non richiede cure particolari.

Striglialo tutti i giorni non è necessario ma è un ottimo metodo per conoscerlo e farsi conoscere, abituarlo ad una costante vicinanza e a creare un legame, una relazione con lui. Gli asini soffrono la solitudine, amano stare in compagnia, essere coccolati e, per tale ragione, ricercano il contatto. Qualora capitasse che l’asino vi spinga con il muso, tale gesto non va interpretato come una minaccia ma come una richiesta.

Pulendolo regolarmente, inoltre, si possono controllare eventuali ferite e paras-sitosi.

Prima di strigliarlo è opportuno mettergli la capezza e, se non stesse fermo, legarlo con la longhina in modo che non si allontani.

Gli attrezzi necessari per la cura dell’asino sono:

CURA E GOVERNO

• spazzole, più o meno morbide, per spazzolare tutte le parti del corpo (le più morbide sono da usare sul-le parti più delicate come il muso e la pancia);

• brusche con setole dure per pulire a fondo il pelo;

• striglie in metallo per rimuovere il fango. È im-portante non premere eccessivamente per non fe-rire l’asino e, se l’animale non accetta, utilizzare la brusca (la striglia aiuta anche a togliere il pelo quan-do è in muta);

29

• spugne per lavare occhi, narici, orecchie, genitali e ano. Durante la pulizia delle orecchie è necessario evitare di far entrare acqua all’interno. Al posto delle spugne si può utilizzare anche del cotone usa e getta;

• pettine per i nodi di criniera e coda;

• curasnetta da usare più volte alla settimana per pu-lire gli zoccoli e controllare che non ci siano corpi estranei o infezioni in corso;

• clonghina, corda di circa 2 m con moschettone finale necessaria per legare e condurre l’animale;

• capezza serve a contenere il muso e, quindi, a gestire l’asino. Non deve essere eccessivamente stretta.

La pulizia del pelo è un massaggio piacevole per l’animale ma bisogna porre attenzione a non grattare la cute.

Per una pulizia accurata, che va effettuata prima che l’asino venga utilizzato, occorre compiere le seguenti operazioni:

1. prendere la striglia con la mano destra e la brusca con quella sinistra;

2. effettuare delicatamente movimenti circolari in senso anti-orario dal collo al dorso con la striglia, proseguendo così per tutto il corpo dell’animale. Con il pelo invernale più lungo, il movimento circolare può infastidire l’animale, quindi, i movimenti devono essere lineari;

30

3. di tanto in tanto battere la striglia sulla parte in legno della brusca per togliere la polvere raccolta;

4. spostare la brusca nella mano destra e la striglia nella sinistra;

31

5. sempre a partire dal collo fino al dorso e per tutto il corpo dell’animale, spaz-zolare con la brusca seguendo il verso del pelo;

6. di tanto in tanto strofinare la brusca sulla striglia per togliere la polvere ac-cumulata;

32

7. eventualmente dare un’altra passata con la spazzola morbida da utilizzare an-che sulle parti più sensibili dell’animale.

Sulle zampe si consiglia di non utilizzare la striglia in metallo ma una brusca o una spazzola.

Per la pulizia dello zoccolo anteriore, si deve:

1. alzare il piede dell’animale appoggiando la propria spalla contro la spalla dell’asino,

2. afferrare il piede sullo zoccolo e alzarlo, tenendolo con una sola mano mentre l’altra mano serve per pulire con il curasnetta.

33

Per la pulizia dello zoccolo posteriore è necessario:

1. con la schiena rivolta alla testa dell’animale, avvicinarsi alla coscia, toccarla e scendere con la mano verso il piede, 2. afferrarlo allo zoccolo e alzarlo fino a che sia visibile la parte di appoggio del-lo zoccolo tenendolo con una sola mano, mentre l’altra mano serve per pulire.

34

Nel loro habitat naturale gli asini sono animali magri, abituati a consumare piccole quantità di alimenti fibrosi durante tutta la giornata e soliti percorrere lunghe distanze per procurarsi il cibo. L’asino che vive, invece, con l’uomo, spesso si alimenta più di quello di cui avrebbe bisogno e rischia di diventare sovrappeso. Per evitare che l’animale ingrassi troppo si deve tenere sempre sotto controllo l’andamento della sua condizione corporea e modificare la dieta se ci si accorge che sta aumentando troppo di peso.

I fabbisogni nutritivi dell’animale variano molto in relazione al soggetto, al suo stato fisiologico e alla stagione: asine a termine gravidanza, maschi per la monta o asini al lavoro necessitano di molta più energia rispetto a soggetti anziani o a riposo.In linea generale, si somministrano al giorno 1,5 Kg di fieno e 0,5 Kg di ave-na per quintale di peso dell’animale. Per un soggetto che non lavora il fieno rimane invariato, mentre l’avena va ridotta della metà.

Si tratta di indicazioni generali che vanno adattate in modo specifico al singo-lo animale. In particolare, a fine gestazione e negli animali in accrescimento, può essere necessario integrare con supplementi di vitamine e sali minerali.È importante controllare sempre che tutti gli alimenti abbiano un buon pro-fumo e non presentino muffe o parassiti: in tal caso non somministrarli per evitare di determinare delle patologie enteriche anche molto gravi.Bisogna fare attenzione che l’asino non ingerisca piante che sono potenzial-mente tossiche o che, assunte in gran quantità, possano generare problemi digestivi, quali felce, cicuta, equiseto (coda di cavallo), edera, quercia, ligustro, erba di San Giacomo, rododendro e tasso.

Acqua

L’acqua è il primo elemento per una corretta alimentazione. L’animale deve avere sempre la possibilità di abbeverarsi con acqua fresca, priva di foglie, ra-moscelli o altra sporcizia; anche se molto assetato, infatti, l’asino può rifiutarsi di bere acqua che non sia limpida. È importante anche che si eviti di som-ministrare acqua troppo fredda: un asino, anche se molto accaldato, potrebbe rifiutarsi di berla e non ripristinare le riserve perse.Il fabbisogno idrico dell’asino, tenuto conto della variabilità di razza e dimen-sione, si aggira intorno ai 15-30 litri giornalieri; quantità che aumenta nel caso di femmine in lattazione, di temperatura ambientale elevata o di lavoro intenso da parte dell’animale. L’asino sa, comunque, regolarsi in modo auto-

ALIMENTAZIONE

35

nomo per il suo fabbisogno, purché, come già detto, abbia sempre a disposi-zione acqua fresca e pulita.

Foraggio fresco

La condizione ideale per l’asino è l’accesso ad un prato dove, pascolando, possa selezionare, lungo tutta la giornata, le diverse specie di erbe. Qualora ciò non fosse possibile si può utilizzare il cosiddetto “foraggio verde”, ovvero dall’erba sfalciata, tagliata in giornate asciutte e soleggiate e mai dopo la pioggia, pu-lita e priva di residui di terra e sporco. Non va assolutamente ammucchiata e lasciata fermentare per non determinare nell’asino problemi intestinali anche gravi come la colica.L’erba costituisce un ottimo alimento ricco di acqua (5 volte più del fieno), di proteine e di vitamine che in parte si perdono con l’essiccazione. Quando però è assunta in modo eccessivo può determinare una malattia tossico-ali-mentare, denominata laminite, che compare anche negli asini che mangiano troppo orzo o altri cereali.

Foraggio secco

Un altro alimento adatto all’asino è il fieno; il migliore è quello ottenuto dallo sfalcio precoce (in genere effettuato a maggio), è morbido, profumato e dal sapore un po’ dolciastro. È necessario evitare di somministrare fieni a buon mercato ma di scarsa qualità.All’asino sono molto gradite le paglie, in particolare quella di frumento. Pur avendo un potere nutritivo pari a circa un terzo di quello del fieno, fornisco-no un buon quantitativo di cellulosa molto apprezzata dall’animale.

Cereali

Si possono somministrare anche alimenti in grani come mais, orzo, avena e frumento in forma secca, umida, intera o schiacciata che, rispetto a fieno e erba, hanno un tenore energetico e proteico di gran lunga superiore. I più adatti per l’asino sono avena e orzo, in particolare l’avena che viene masticata dall’animale ed è più digeribile (se destinata ad asini anziani o giovani è me-glio schiacciarla). Il mais è molto energetico e ingrassante, mentre il frumento è di difficile digestione in grani, mentre è ben tollerato in forma farinosa. È importante fare attenzione all’utilizzo di farine e crusche che, in ambienti umidi e caldi, possono facilmente deteriorarsi ed evitare la farina di segale che è sgradita all’asino, sostituendola con quella di orzo o di frumento.

LegumiI semi di leguminose possono essere utilizzati nella dieta dell’asino ma in

36

quantità ridotte a causa del loro effetto eccitante e della loro difficoltà di di-gestione. Si possono somministrare piselli, fave, veccia, mentre sono da evitare, perché tossici (se assunti in eccesso), il lupino e la cicerchia.

Gli asini sono anche molto ghiotti di frutta ma bisogna impedire che ne man-gino troppa per evitare di incorre in problemi digestivi.

Esempio di razione giornaliera per asino di 300 kg che lavora:

Esempio di razione giornaliera per asina di 300kg dal 5° mese di gravidanza in poi

Fieno di prato 5 KgAvena 2,5 KgPaglia di frumento 4 KgFave o foraggio verde o fieno di medica 1 Kg al massimo

Fieno di prato 5 KgPaglia di frumento 4 KgAvena 3 KgCarrube o fave 1 KgCrusca in beverone con supplemento minerale 0,5 Kg

37

38

Anche se gli asini sono per natura molto resistenti, è importante mantenere sotto controllo il loro stato di salute per accorgersi, quanto prima, se è presente qualche problema.

Infatti, generalmente gli asini non manifestano sintomi chiari ed evidenti della malattia finché il problema non è grave o in stato avanzato; il monitoraggio quotidiano permette di riconoscere anche dei piccoli cambiamenti.

Ogni giorno ci si deve, quindi, abituare a verificare i seguenti aspetti:

• comportamento;• sete e appetito; • feci e urina;• stato degli occhi, del naso e della respirazione a riposo;• pelo e cute.

Comportamento

Un asino in buona salute è attento e interessato a tutto ciò che lo circonda e che le sue orecchie sono in grado di captare. Non è normale che l’asino passi molto tempo sdraiato: gli asini in buona salute si alzano e si sdraiano senza dif-ficoltà e camminano senza problemi distribuendo il peso in modo equo su tutti e quattro gli arti. Inoltre, ogni asino mostra sue particolari caratteristiche, come l’avere un com-pagno preferito, una routine giornaliera o un certo modo di pascolare: dei pic-coli cambiamenti in queste abitudini sono spesso i primi segni di malattia.

Sete e appetitoDue sono gli aspetti da presidiare in relazione all’alimentazione di un asino: da un lato, che mangi troppo e dall’altro che non si alimenti sufficientemente. Nel primo caso è necessario mantenerlo sotto controllo per evitare che divenga obeso e, nel secondo, per verificare che non ci siano problemi, ad esempio, di masticazione o deglutizione. Rispetto all’abbeverata, non è semplice stabilire quanta acqua deve assumere un singolo animale poiché la temperatura dell’aria, l’umidità del foraggio e quanto ha lavorato vanno ad influenzare le sue necessità fisiologiche. Tuttavia, abituan-dosi ad osservare il suo comportamento durante la giornata e nelle diverse attività, potremo cercare di tenere sotto controllo la frequenza e la quantità di acqua assunta dall’asino e accorgerci se intervengono dei cambiamenti.

LA SALUTE DELL’ASINO

39

Feci e urina

Per capire se l’intestino sta funzionando in modo corretto, è importante con-trollare quotidianamente le caratteristiche delle feci fresche. Anche se la loro consistenza può variare con la dieta, le feci normali sono umide, di forma ton-deggiante, facili da rompere ed emesse regolarmente.L’urina normale è gialla e acquosa e dovrebbe essere emessa senza sforzo da parte dell’animale. Non è normale se l’animale cerca di urinare più volte, se la sua urina presenta colori anomali o tracce di sangue.

Occhi, naso e respirazione a riposo

Gli occhi devono essere puliti, brillanti e senza eccessiva lacrimazione; anche nelle narici non devono essere presenti muco o altri scoli. Quando l’animale è a riposo (con una respirazione normale) si dovrebbero vedere dei lievi movimen-ti delle narici e dei fianchi, mentre è difficile riuscire a distinguere i movimenti del torace. Se nell’animale a riposo si osservano marcati movimenti del torace e dei fianchi, dilatazione delle narici o rumori associati alla respirazione è meglio approfondirne lo stato di salute.L’esercizio, lo stress, l’eccitamento e la febbre aumentano la frequenza e la pro-fondità della respirazione.

Pelo e cute

In un asino la cute non deve avere aree alopeciche, ulcere, rigonfiamenti o pro-tuberanze anormali e il pelo deve essere liscio, pulito, senza segni di trattamento. È importante abituare l’asino ad una ispezione quotidiana: è sufficiente far scor-rere le mani su tutta la superficie del corpo, compresi arti e testa per controllare che non ci siano dei problemi altrimenti non visibili.

Se durante i controlli quotidiani si notasse qualcosa di anomalo, si possono ef-fettuare altri semplici test, quali la misurazione della temperatura e la frequenza respiratoria, per avere un quadro più completo e decidere se ricorrere al vete-rinario.

Temperatura

Ogni asino è un individuo a sé e la sua temperatura normale varia rispetto a quella degli altri animali. Si può comunque considerare normale una tempe-ratura compresa tra i 36.6-38.9°C in un asino giovane (fino a 2 anni) e tra i 36.2-37.8°C in un asino adulto.La temperatura si misura, come nei bambini, per via rettale, utilizzando un ter-

40

mometro per uso umano, evitando quelli di vetro a mercurio (già fuori com-mercio) che in mani non pratiche potrebbero rompersi.

Frequenza respiratoria

Per calcolarla si contano le volte che i fianchi o il torace si sollevano in 15 se-condi e si moltiplicano per 4: in questo modo si ottiene la frequenza respiratoria per minuto che in un asino normale è di 12-20 respiri/minuto. È opportuno che la valutazione della frequenza respiratoria venga effettuata nell’asino tranquillo e non disturbato.

41

42

Alterazioni di peso

È importante imparare ad attribuire un punteggio di condizione corporea all’animale, che potrebbe essere classificata come segue:

I PROBLEMI SANITARI PIÙ COMUNI

1. SCARSAL’asino è molto magro; sono visibili le coste, la spina dorsale e le ossa del bacino. Accarezzandolo è possi-bile sentire le ossa al di sotto della pelle.

2. MODERATAL’asino è magro; non è possibile vedere coste, spina dorsale o ossa del bacino ma, accarezzandolo, si pos-sono facilmente percepire.

3. IDEALEL’asino è in ottima forma, ha un buono sviluppo muscolare che copre le ossa. È possibile percepire le coste e le ossa del bacino al di sotto dei muscoli e di un lieve strato di grasso dopo una leggera pres-sione.

4. GRASSOL’asino ha un collo ben tozzo, le spalle sono coperte da grasso ed è possibile percepire le coste e le ossa del bacino solo con una pressione forte.

5. OBESOLe ossa non sono più palpabili a causa del deposito di grasso presente in tutto il corpo.

Quando l’aspetto degli asini è a metà tra una condizione corporea e l’altra è possibile attribuire un punteggio intermedio (ad es. 3,5).

Negli asini anziani può essere difficile attribuire un punteggio corretto per la mancanza di massa muscolare.

43

Problemi dentari

Una masticazione mal funzionante, oltre a causare dolore, può determinare pro-blemi di cattiva digestione e altri gravi problemi sanitari, anche mortali. Bisogna controllare che l’asino mangi e mastichi regolarmente e verificare che non vi siano denti rotti o denti cresciuti in modo anomalo.

Problemi allo zoccolo

I problemi allo zoccolo sono frequenti nell’asino e bisogna tenerli costantemen-te sotto controllo. La normale forma dello zoccolo dell’asino è quella riportata in figura.

Tutti i giorni, dopo la passeggiata, è necessario con-trollare gli zoccoli e rimuovere eventuali sassi o sporcizia che siano rimasti incastrati. Se si osserva un allungamento delle unghie, presenza di fessure, lesioni o qualsiasi alterazione rispetto al normale, bisogna informare subito il veterinario.

Problemi respiratori

Un asino che si ammala per una qualsiasi causa, generalmente smetterà di man-giare ma, se il problema è di tipo respiratorio, si possono riscontare anche alcuni dei seguenti sintomi:• tosse sia quando è a riposo sia quando è in movimento (se questo sintomo è presente, la malattia è già in stato avanzato);• aumento della frequenza respiratoria;• rumori respiratori anomali;• aumento dello sforzo per respirare (dilatazione delle narici e sollevamento dell’addome con fatica);• scolo nasale;• stato generale di malessere, temperatura elevata e perdita di appetito.

Parassiti esterni

Gli asini sono colpiti da molti insetti e parassiti fastidiosi come mosche, mo-scerini, zecche e pidocchi. Per evitare che la quantità delle mosche e degli altri insetti aumenti a dismisura, è necessario pulire frequentemente dalle deiezioni ed effettuare i trattamenti appropriati. Nei casi di forte infestazione è possibile utilizzare delle maschere protettive per la testa dell’animale.Se sulla cute dell’animale si rinvengono zecche o pidocchi si deve consultare il veterinario.

44

Iperlipemia

È una malattia gravissima che può portare a morte l’animale. È più frequente nelle femmine gravide o in lattazione, negli animali che hanno subito un forte stress (trasporto, perdita di un compagno, ecc.) o per problemi ai denti che im-pediscono di alimentarsi correttamente.I sintomi non sono specifici e sono rappresentati da letargia, perdita di appetito, debolezza, aumento della temperatura. Poiché nella fase iniziale questi sintomi sono molto vaghi, è importante chiamare subito il veterinario anche se si hanno solo deboli sospetti.

Ferite

Se si trova l’asino con una ferita o una lacerazione, per prima cosa si deve cer-care di tranquillizzarlo, muovendosi con molta calma e cercando di prenderlo per la capezza.Si deve esaminare la grandezza e la gravità della lesione, evitando di toccarla e facendo molta attenzione all’animale, in particolare se la ferita è agli arti. Se l’animale è agitato e non si calma, aspettare ad intervenire.Se la ferita è profonda e sanguinante, se è sporca o è presente qualcosa che penetra nella pelle, se c’è un arrossamento o un rigonfiamento chiamare il ve-terinario.Se la ferita sanguina molto applicare una benda o un laccio emostatico e aspet-tare il veterinario.Se la ferita non è grave, in attesa del veterinario, può essere di aiuto:• ripulire la ferita con acqua pulita e tiepida;• applicare una soluzione disinfettante, dopo la pulizia;• tagliare il pelo intorno alla ferita per mantenere la zona pulita.

45

46

Che cosa si deve fare, dal punto di vista legislativo, per aprire un alle-vamento di asini?

Dopo aver visto, valutato e scelto, magari con l’aiuto di un esperto, gli asini presso un allevamento si deve:

1)Andare nel municipio del Comune dove si intende installare l’alleva-mento e, allo “sportello unico”, r itirare il modulo DIAP (Dichiarazione Inizio Attività Produttiva) che, una volta compilato, va restituito con gli allegati indicati (indicazioni sul sito e planimetr ia della scuderia).

2) Chiedere il Codice di Allevamento al Distretto Veter inar io dell’ASL del Comune ove verrà installato l’allevamento.Tale codice è composto da tre cifre r iportanti il codice ISTAT del Comune, da due lettere indicanti la provincia di appartenenza e da tre numeri personali.

3) r itornare all’allevamento presso il quale si intendono acquistare gli asini e accertarsi che quelli scelti abbiano un Passaporto (Documento di Identificazione Equino) r ilasciato dall’UNIRE (Unione Nazionale Italiana Razze Equine che può, per questi aspetti, delegare l’Associa-zione Provinciale Allevatori - APA), come previsto dal Regolamento CE 504 del 2008.Se gli animali sono nati in Italia dopo il 1 gennaio 2007 o nei paesi dell’Unione Europea dopo il 1 luglio 2009, devono avere impiantato un microchip (Transponder numerico) nel terzo anter iore sinistro del collo che r iporta il numero identificativo proprio dell’animale.Tale numero deve essere r iportato anche sul passaporto.Se invece l’asino è nato prima di tali date, il passaporto deve avere un sistema di r iconoscimento (in genere una fotografia o un disegno stilizzato chiamato “pupazzetto”) che permetta di stabilire un nesso univoco tra documento ed equide.Se l’asino proviene da un paese sito al di fuori dell’Unione Europea, ma importato con un documento accettato a livello comunitar io, è ne-cessar io farlo dotare di microchip e fare il passaporto corr ispondente. Per queste procedura ci si deve r ivolgere all’APA terr itor iale.

4) Dotarsi di un Registro di car ico/scar ico equidi (previsto dal Decre-to Minister iale del 9/10/2007 ) su cui r iportare i dati degli animali.

LEGISLAZIONE

47

Tale registro è disponibile all’ASL, all’APA o acquistabile.

Infine, per il trasporto gli asini, si deve avere sempre con sè il passa-porto e il Mod 4 o modello rosa (Dichiarazione di provenienza degli animali), un documento di trasporto specifico per gli animali, da acqui-stare nei negozi specializzati in modulistica.

48

L’impiego degli animali fornisce un contr ibuto peculiare al manteni-mento del benessere della persona e produce benefici e opportunità specifiche, che vengono considerate in modo più limitato o r idotto in altre modalità di intervento.

Un aspetto essenziale che accompagna tutta l’attività con l’asino, è l’at-tivazione emozionale. Si tratta di emozioni che agiscono sul benessere della persona in quanto r ientrano nella gamma delle emozioni positive (curiosità, tenerezza, calore relazionale, intimità, gioco, divertimento, senso del buffo e del r idicolo, senso di padronanza del compito, sicu-rezza, accettazione, ecc.) mentre sono r idotte al minimo o facilmente superabili le emozioni di carattere negativo (paura, senso di impreve-dibilità e insicurezza, vergogna, rabbia, ecc.).

APPROCCIO ALL’ASINOCOME MEDIATORE DI ATTIVITÀ

Titania e Bottom – Fussli (1741 – 1825)

Nel corso dei secoli si sono succeduti e, in parte sovrapposti, tre atteggiamenti cul-turali che hanno gui-dato l’approccio agli animali e, in partico-lare all’asino, da parte dell’uomo.

La prima cultura è quella magico tote-mica.

È la cultura più antica, precedente alla doma dell’asino. Questo ap-proccio agli anima-li vede la proiezione su di loro di elementi della propria psiche; l’animale viene visto come rappresentazio-ne di elementi emoti-vi, magici, r ituali.

49

Vi è una percezione animistica dell’animale a cui vengono attr ibuiti intenzioni, sentimenti e caratter istiche proprie degli umani. Questa modalità di approccio è peculiare nei bambini e r itorna attiva nell’at-tività artistica, in quella poetica e in condizioni di disturbo psichia-tr ico.

La seconda cultura è quella meccanico funzionale.

Inizia con la doma, prima dell’asino e poi del cavallo.Questa cultura ha guidato principal-mente l’approccio agli animali (in par-ticolare il cavallo e l’asino) come mezzi di trasporto, di lavoro e di svago.Questo atteggiamen-to culturale si attiva inevitabilmente nella relazione con l’asino e deve essere integra-to e/o sostituito dalla cultura successiva.

Anonimo XVI secolo

La terza cultura, che è diventata prevalente negli ultimi anni e che è alla base della pet therapy, è la cultura affettivo relazionale.

L’animale di compagnia diventa uno dei soggetti di una relazione che vede interagire l’uomo e l’animale, mettendo in campo emozioni, mo-tivazioni e condivisione di tempi di vita.

La centralità di quest’ultima cultura è la base di ogni attività con l’asi-no volta alla cura, alla prevenzione, alla terapia e alla promozione del benessere della persona.

La cultura affettivo relazionale si traduce in tre atteggiamenti ope-rativi, che devono accompagnare e fare da sfondo a qualsiasi attività

50

venga proposta con la mediazione dell’asino:

1. la prevalenza delle emozioni, delle relazioni e del gioco (atteggia-mento ludico) r ispetto ad un uso strumentale dell’animale. In altre parole, l’attenzione deve andare sul processo più che sul prodotto: è più importante il modo con cui vengono svolte le attività e quello che suc-cede durante le stesse, piuttosto che il r isultato o l’obiettivo finale.

2. L’asino deve essere sempre un soggetto della relazione ed assumere la funzione di mediatore di relazioni, apprendimenti, competenze mo-torie, cognitive e affettive.

3. Immediata conseguenza operativa dei due punti precedenti è la massima: “non infier ire!”. Per quanto buono sia l’obiettivo o l’intento educativo o terapeutico per la persona, esso non può essere impo-sto all’animale; per quanto utile r iteniamo possa essere un’attività con l’asino, essa non può essere imposta alla persona (o a tutte le persone in modo indifferenziato).

51

Criteri generali

Esistono alcuni cr iter i che è necessar io tenere sempre presente nelle attività che vengono proposte con l’asino: 1. valorizzare la relazione con l’animale piuttosto che proporre tecni-che preordinate di avvicinamento. Nei limiti del possibile, è opportuno cercare di favorire la scoperta della modalità di approccio all’animale propria di ognuno;

2. lasciare ampio spazio agli elementi sensoriali e percettivi.Vista: osservazione dello spazio e dell’animale;Olfatto: consapevolezza degli odori dell’ambiente e dell’asino;Tatto – calore: sperimentazione del contatto morbido col pelo dell’asino, del calore;Udito: consapevolezza dei suoni; Prossemica: consapevolezza delle distanze e delle vicinanze così da trovare la giusta distanza.

Contatto tonico

52

Contatto con gli elementi tattili e olfattivi della relazione con l’asino

Contatto tonico

53

Una delle fasi dell’attività di avvicinamento è la cura e la pulizia dell’asino.

Il messaggio che dovrebbe arr ivare è il seguente: “mi prendo cura dell’asino prima di chiedere o di esigere che faccia delle cose per me”.

Avvicinamento dell’animale

Pinocchio si prende cura dell’amico Lucignolo trasformato in asinello

Nella fase di avvicinamento è importante r icordare che, in natura, l’asi-no è una preda; quindi, un evento improvviso può portare l’animale a reazioni istintive e, anche il nostro arr ivo, se inaspettato e da dietro, può spaventare l’animale.In questo caso le reazioni potrebbero consistere in un rapido sposta-mento laterale, nell’immobilizzazione o, in alcuni casi, in un calcio nella direzione del rumore. È, quindi, opportuno farsi sentire, parlare all’animale attirando, con calma, la sua attenzione.

54

Non ci si deve comportare da predatori dir igendosi frettolosamente incontro all’animale e alzando la voce in modo autoritar io; dobbia-mo muoverci con calma, con movimenti lenti e parlare a voce bassa, cercando di non avvicinare gli animali di fronte e di corsa, ma lateral-mente.

Può essere utile elaborare una strategia che accenda la sua curiosità: a tale proposito ci si può avvicinare ignorandolo, con atteggiamento r ilassato, sfregando una carta e spingendolo ad avvicinarsi a noi.È necessar io, inoltre, evitare di fissare l’asino negli occhi perché po-trebbe viverlo come una pressione e rendere l’avvicinamento più dif-ficile.

Gli operatori devono abituare gli asini alle situazioni impreviste che potrebbero verificarsi (come ad esempio un bambino che corre o un disabile che urla improvvisamente), r icordando che potrebbe sempre esserci un margine di reazione non prevedibile. Per fare ciò è utile mettere, a poco a poco, gli asini in contatto anche con situazioni in cui c’è del rumore, oggetti in movimento, colori vi-stosi.

Una volta vicini si può accarezzare l’animale ed entrare in contatto di-retto; è questo il momento di mettere la capezza e iniziare la pulizia.

Per guadagnare la sua fiducia si deve avere pazienza e ci si può aiutare con dei pez-zetti di carota da usa-re come premio nel momento in cui ese-gue ciò che gli viene chiesto, anche solo se sta fermo mentre lo si pulisce.

55

Un’altra modalità di approccio da favori-re è far abbracciare il collo da davanti: im-plica vicinanza, con-tatto e creazione di fiducia.

Contatto tonico con abbraccio da davanti

56

Il significato, la finalità e gli skill della conduzione dell’asino.

Condurre ha due significati:1. comandare insieme (dal latino “cum ducere”);2. far passare, mettere in connessione (essere un buon conduttore).

Entrambi questi aspetti sono implicati nella conduzione dell’asino; occorre “comandare insieme”, trovando una mediazione tra la volontà del conduttore e quella dell’asino e occorre “essere buoni conduttori” di messaggi e di emo-zioni per stabilire una relazione di comunicazione e di attività con l’asino.

La conduzione, da questo punto di vista, costituisce un addestramento rela-zionale.

La conduzione a terra non è solo l’operazione che consente di portare l’asino dove vogliamo ma è anche uno strumento di lavoro importante per quanto riguarda le attività sia con i gruppi sia con i singoli.

In entrambi i casi è fondamentale prendere confidenza con la conduzione dell’animale.

Prendere confidenza con l’animale e saperlo condurre:• è un ottimo strumento per rafforzare l’autostima (si guida un animale più grande di noi che spesso richiede degli accorgimenti per farlo avanzare);• consente di effettuare camminate all’aperto facendo passeggiate rilassanti ad un passo lento e ritmato (se l’asino è abituato ad uscire in passeggiata, altrimen-ti è un’avventura riuscire a tenere al passo gli asini che, deciso il capo-branco, lo/la seguiranno ma non senza pause per spuntini o accelerate improvvise);• consente di realizzare percorsi strutturati più o meno difficili “da far fare all’asino”, il conduttore è motivato a muoversi insieme (con slalom, ostacoli...), si lavora sulla coordinazione motoria, sull’equilibrio, sul rispetto dell’altro e dei suoi ritmi, sulla responsabilità (se non conduciamo bene anche l’asino sbaglia il percorso);• consente di effettuare, in particolare con i bambini, attività di gioco che sono componenti importanti per esprimersi e comunicare il proprio essere indivi-duale;• consente di acquisire maggiori informazioni sullo schema corporeo (agevo-lando la presa di coscienza del sé) e sull’orientamento.

Conduzione dell’animale a terra

57

Prima di procedere alla conduzione dell’animale a terra è necessario stabilire una relazione.

Deve essere mantenuta la seguente sequenza:

a. avvicinarsi; b. stabilire una relazione visiva e tonica;c. pulire l’asino (questo aspetto è importante anche se l’animale è già stato puli-to. In quest’ultimo caso il prendersi cura prende la forma di controllare, rifinire, dare un tocco finale alla bardatura ecc.);d. chiedere qualcosa, come ad esempio, muovere l’asino conducendolo con la longhina.

Fasi per la conduzione dell’asino a terra

1) Mettere la capezza Per effettuare questa operazione la persona si deve posizionare di fianco all’ani-male (convenzionalmente a sinistra), infilare la capezza evitando di stringerla eccessivamente e attaccare la longhina sotto il muso con l’apposito moschet-tone.

2) Spostamenti con capezza e longhina Generalmente si cammina stando a sinistra dell’asino, lo si conduce invitandolo

58

a seguirci tenendo la longhina con due mani (la mano destra vicino alla testa dell’animale e la sinistra a circa 40/50 cm) e chiamandolo per nome. La corda non deve rimanere in tensione durante la conduzione; l’asino, se abi-tuato alla longhina ci seguirà senza grosse difficoltà. È importante che la longhina non sia attorcigliata alla mano (se l’asino scappa la persona potrebbe rimanere impigliata ed essere trascinata) ma nemmeno che sia lasciata penzolare per evitare che finisca sotto i piedi dell’animale o della persona che conduce.

Per curvare a sinistra bisogna tirare la longhina verso sé, per girare a destra è buona norma passare davanti all’animale e camminare nella direzione voluta.

Può capitare che l’asino si fermi perché ha visto qualcosa che non conosce e che lo intimorisce (una pozzanghera, un tombino o una riga sulla strada): la fiducia nel conduttore agevola gli spostamenti ma non sempre è sufficiente.

Nelle situazioni in cui l’animale si ferma è inutile tirarlo più forte perché si punterebbe indietreggiando; si può provare a spingerlo da dietro, provare un cambio di direzione o farlo indietreggiare, ma la soluzione ottimale è quella di valutare e capire cosa lo ha spaventato ed aggirare o rimuovere l’ostacolo.

59

In alcune situazioni può essere utile che l’operatore affianchi la persona nella conduzione dell’animale posizionandosi a fianco, dietro o in mezzo.

La conduzione dell’animale con assistenza al fianco dell’operatore

La conduzione dell’animale con assistenza al fianco dell’operatore

60

La conduzione dell’animale con assistenza da dietro dell’ope-ratore

La conduzione dell’animale con assistenza in mezzo dell’operatore

61

3) Percorsi noti e figure Nel caso si voglia lavorare su percorsi allestiti usando specifici attrezzi come bastoni colorati, coni, cerchi in plastica, è necessario che l’asino conosca prima attrezzi e percorso, in modo che capisca che non ci sono pericoli.

4) Passeggiata libera Questa attività, che consiste in una passeggiata in un ambiente relativamente protetto e noto per l’asino, è fortemente relazionale perché richiede una con-tinua mediazione tra bisogni/volontà della persona che conduce e bisogni/volontà dell’asino.In queste situazioni è importante non far camminare l’asino davanti perché chi conduce deve essere il paziente o l’operatore; al limite ci si può porre lateral-mente.Per fermarsi dovrebbe bastare far abbassare un poco il muso all’animale. In si-tuazioni limite (quale ad esempio una fuga in corsa) ci si può mettere davanti a braccia aperte.

62

Prima di procedere al lavoro in groppa a pelo è necessario stabilire una rela-zione.

Deve essere mantenuta la seguente sequenza:

1. avvicinarsi; 2. stabilire una relazione visiva e tonica;3. pulire l’asino (questo aspetto è importante anche se l’animale è già stato puli-to. In quest’ultimo caso il prendersi cura prende la forma di controllare, rifinire, dare un tocco finale alla bardatura ecc.);4. chiedere qualcosa, come ad esempio, salire in groppa.

Il lavoro in groppa può essere effettuato sia con l’animale fermo sia con l’anima-le in movimento; in alcuni casi può essere utile che un operatore tenga l’asino e l’altro assista la persona.

Per una salita autonoma o con aiuto parziale senza sella, la funzione della staffa può essere assolta da un cubo di legno o da uno sgabello posto a terra sul lato sinistro dell’asino che, però, deve essere abituato all’uso della sga-bello per la salita.Nel lavoro con le persone disabili o per quei lavori che richiedono un tempo abbastanza prolungato in groppa è opportuno utilizzare la sella.

Lavoro in groppa a pelo

Lavoro da fermo

L’asino porta, senza pro-blemi e se abituato gra-dualmente, fino ad 1/3 del proprio peso anche se, per brevi tratti, può trasportare molto di più.

Il lavoro sul dorso dell’asino è un momen-to emozionale molto importante; ogni perso-na che cavalca si rappor-ta all’animale in modo diverso, deve mettere in

63

gioco abilità di equilibrio, vincere la paura di cadere, entrare in contatto con l’animale in modo molto intimo, in quanto i movimenti di uno influiscono su quelli dell’altro.

Il contatto con il pelo dell’animale consente di sentire il calore del suo corpo, di percepire la sua respirazione, anche se leggera, mette in condizione il cava-liere di sentirsi protagonista, anche solo a livello simbolico (indiano, principe, soldato...).

Per aiutare la persona ad entrare in relazione con l’animale, acquisire fiducia nei suoi confronti, trovare un equilibrio e sperimentare la possibilità di rilassa-mento, si propongono, come esempio, alcuni esercizi da utilizzare con l’animale fermo.

Esercizio 1 Far posizionare la per-sona con la pancia sul-la groppa ricercando l’equilibrio (come un sacco).

Esercizio 2 Quando la persona è in groppa all’animale con le gambe lungo i fianchi dell’asino:1. far prendere coscienza della nuova prospettiva in cui si trova; 2. far toccare le orecchie spostandosi lentamente in avanti ricordando le posizioni con cui co-munica l’animale. 3. accarezzare e cono-scere l’animale da sopra.

64

Esercizio 3 Far allargare le braccia alla ricerca di una posi-zione sicura.

Esercizio 4 Con le braccia aperte far chiudere gli occhi evitando di forzare se la persona non vuole. Si tratta di una prova di fiducia e di un modo diverso per vivere la si-tuazione.

Esercizio 5Dalla posizione in grop-pa, far abbracciare il col-lo dell’asino evitando, anche in questo caso, di forzare la persona. L’abbraccio può essere prolungato poiché è un momento molto intimo e personale; si tratta di un gesto affettuoso che aiuta ad entrare in rela-zione con l’animale.

65

Esercizio 6Dalla posizione in grop-pa l’operatore aiuta la persona ad adagiar-si lentamente lungo la schiena dell’animale e a rilassarsi.

Esercizio 7 Trovare un equilibrio e fare alcuni esercizi di ginnastica in groppa, anche con l’aiuto di un bastone.

66

Nel momento in cui la persona è in groppa all’asino potrebbe essere importan-te, ai fini di una maggiore sicurezza, far indossare un caschetto protettivo: non tutti i bambini, però, accettano di indossarlo, soprattutto se con disturbi della sfera affettivo-relazionale.

67

Lavoro in movimento con assistenza

Nel lavoro in movimento con assistenza l’animale è condotto a terra dall’ope-ratore (che ne ha la completa responsabilità di conduzione) mentre la persona è in groppa all’asino.

Solo dopo aver curato con attenzione le fasi precedenti (avvicinamento, cura ed esperienza in groppa da fermo) si può passare al movimento in groppa con assistenza che prevede lo svolgimento di una serie di azioni.

Azione 1L’operatore conduce l’asino facendogli fare pochi passi.

Azione 2Dopo i primi passi si può iniziare il lavoro in movimento con assistenza facendo dei percorsi semplici con curve a destra e a sinistra fino a proporre gradualmen-te dei percorsi un po’ più complicati. In questo caso è necessario che l’asino co-nosca prima attrezzi e percorso, in modo che capisca che non ci sono pericoli.Il “maneggio”, spazio delimitato e strutturabile, è l’elemento di partenza per questo lavoro: le sue delimitazioni spaziali costituiscono un setting, una cornice nella quale costruire percorsi, come un grande foglio bianco aperto ad accoglie-re possibili tracce grafiche.Il maneggio consente una serie di percorsi o figure che sono la base delle attivi-tà e rappresentano il linguaggio iniziale di lavoro. Queste figure possono essere utilizzate anche nella conduzione dell’animale a terra.

68

Maneggio con punti di riferimento (le lettere possono essere sostituite con immagini di oggetti o animali o con simboli): dimensioni indicative 30 mt per 60, oppure 20 per 40.

69

Ecco alcuni di questi codici base di attività.

Percorso a mano sinistra

70

Percorso a mano destra

71

Tagliata trasversale

72

Cambiamento di direzione trasveersale

73

Tagliata longitudinale

74

Cambiamento di direzione longitudinale

75

Cambiamento di direzione diagonale

76

Serpentina

77

Effetto della serpentina sulla mobilizzazione

Il lavoro con la serpentina, effettuato con la conduzione dell’operatore a terra, permette a chi è in groppa all’asino la mobilizzazione della spina dorsale, con-sente un assestamento posturale e la ricerca di equilibrio. La serpentina può essere effettuata anche con l’attività a coppie (una persona in groppa e un’altra che conduce con successivo scambio di ruoli).

78

Circolo a mano sinistra

79

Circolo a mano destra

80

Volta a mano sinistra

81

Volta a mano sinistra

82

Volta a mano destra

Effetti della volta a mano sinistra sulla mobilizzazione

83

Mezza volta a mano sinistra (cambio di direzione)

84

Mezza volta a mano destra (cambio di direzione)

85

Questi esercizi (sia conducendo a terra sia in groppa) permettono oltre all’as-sestamento posturale, la consapevolezza dello spazio in movimento con riferi-menti spaziali.

Il vissuto dell’esperienza delle figure conducendo l’asino da terra o in groppa all’asino è la prima fase per l’attività psicomotoria e consente una interiorizza-zione, una verbalizzazione e una simbolizzazione del corpo in movimento.

Azione 3Far sperimentare i contrasti: fermo - partenza; movimento - stop; movimento lento - più veloce; percorso ad occhi aperti e ad occhi chiusi.

Azione 4Far sperimentare la passeggiata in ambiente naturale fuori dal recinto.

Azione 5 A conclusione, far scendere e far premiare l’animale con una carezza, un abbrac-cio o una carota in segno di saluto e ringraziamento (una relazione necessita anche di questa fase).

Lavoro in movimento in autonomia

Questa fase va proposta solo dopo che sono state curate le fasi precedenti di av-vicinamento, conduzione da terra, lavoro in groppa da fermo e in movimento.

Anche in questo caso vale il criterio generale che prevede di stabilire una rela-zione prima di chiedere qualcosa.

Dovrebbe sempre essere mantenuta la seguente sequenza: 1. avvicinarsi; 2. stabilire una relazione visiva e tonica;3. pulire l’asino (questo aspetto è importante anche se l’animale è già stato pulito);4. bardare l’asino collegando alla capezza due redini;5. chiedere qualcosa, come ad esempio, salire in groppa.

Prima di passare alla guida autonoma dell’asino da parte della persona si posso-no proporre questi due esercizi:

1) Lavoro alla longhina da terra per osservare come si muove l’animale, come può essere controllato da terra e per preparare la salita in groppa;

86

2) Lavoro alla longhina in groppa come precursore alla guida.L’operatore tiene l’asino con la longhina lunga e la persona in sella sperimenta l’equilibrio e la conduzione assistita.

Al termine di questi due esercizi si può passare alla conduzione dell’asino in autonomia, prima in ambiente protetto e poi in esterno. È importante ricordare che per realizzare questa fase l’asino deve essere addestrato ad essere guidato.

È necessario, inoltre, porre attenzione ad eventuali problemi che la persona può avere alla spina dorsale: la spinta degli arti posteriori dell’asino è abbastanza brusca e potrebbe creare problemi ulteriori. È, quindi, opportuno consultare il medico di riferimento o il fisioterapista per avere la certezza di non peggiorare situazioni già compromesse.

87

Questa fase va proposta solo dopo che sono state curate le fasi precedenti: avvi-cinamento, conduzione da terra, lavoro in groppa da fermo e in movimento.

Vale il criterio generale che prevede di stabilire una relazione prima di chiedere qualcosa.

Dovrebbe sempre essere mantenuta la seguente sequenza: 1. avvicinarsi; 2. stabilire una relazione visiva e tonica;3. pulire l’asino (questo aspetto è importante anche se l’animale è già stato pulito);4. bardare l’asino collegando alla capezza due redini e montando la sella;5. chiedere qualcosa, come ad esempio, salire in groppa.

Con l’asino, lo strumento di cavalcata più simbolico e storicamente maggior-mente utilizzato è il basto ma, per comodità viene preferita la sella.

Lavoro con selle e finimenti

Basto

88

Sella con sostegno Sella inglese

La sella viene usata durante le uscite in passeggiata e per alcune attività in maneggio ed è una comodo rimedio alla sporgenza spigolosa della schiena dell’asino.

L’uso della sella, inoltre, consente una posizione corretta e sicura alle persone che hanno deficit motori per le quali è consigliabile utilizzare una sella con maniglia così che il cavaliere vi si possa attaccare.

Si possono usare le classiche selle da equitazione e, visto che l’asino è spesso di piccole dimensioni, si usano le selle per pony.

Sotto la sella è necessario mettere sempre un sottosella (coperta imbottita) che funge da ammortizzatore e protegge l’asino dal contatto diretto con il cuoio, evitando fiaccature causate dallo sfregamento della bardatura. È importante evi-tare di usare sottosella sintetici che non lasciano traspirare la pelle.

Per salire sull’asino:

1. mettersi a fianco dell’asino sul lato sinistro rivolti verso la parte posteriore dell’animale ed appoggiare la mano sinistra sul garrese, sporgenza che segna l’inizio del collo e che viene parzialmente coperta dall’arcione (parte sinistra della sella).

89

2.Infilare il piede sinistro nella staffa, appoggiando la parte anteriore della suola e fare leva con la gamba sinistra dandosi la spinta con la gamba destra.

3. Appoggiando entrambe le mani sull’arcione della sella e sostenendo il peso del corpo, aiutare il passaggio dalla gamba destra oltre la groppa dell’asino.

90

4. Con le mani appoggiate all’arcione, sostenere la seduta morbida sulla sella, evitando di cadere bruscamente sulla groppa dell’animale. Una volta seduti in sella, infilare il piede destro nella staffa destra.

Qualora la persona avesse difficoltà motorie l’operatore può aiutare la persona a salire sull’asino.

91

Salita con aiuto parziale

92

93

94

Salita con aiuto totale (grave difficoltà motoria)

95

96

Anche nel lavoro con finimenti e selle la conduzione dell’asino avviene prin-cipalmente a terra e, generalmente, l’operatore conduce mentre la persona ca-valca. Questa attività si può proporre anche duran-te le attività di gruppo dove a turni si conduce o si cavalca.

97

La sella non permette il contatto diretto con l’animale facendo perdere le sen-sazioni di calore, morbidezza e la percezione del respiro, ma permangono, co-munque, tutte le esperienze emotive che ci sono nel lavoro a pelo con l’aggiun-ta di un maggior senso di sicurezza.

Anche in queste attività non si deve lasciare da sola la persona che sale sull’asino e mostra poco equilibrio o particolare tensione muscolare perché potrebbe ca-dere lateralmente; ci si potrà allontanare solo gradualmente quando l’esperienza renderà il cavaliere più sicuro.

98

L’attività di mediazione con l’utilizzo dell’asino può essere effettuata sia con il singolo individuo sia con il gruppo.

Attività orientata al lavoro con il singolo individuo(progetto continuativo sul singolo)

Questa attività, per le caratter istiche di progettualità, cura e responsa-bilità verso l’individuo portatore di una specifica problematica, patolo-gia, condizione o bisogno, r ichiede la considerazione e la presenza di alcuni elementi fondamentali per la sua realizzazione.

Presenza di un’èquipe con compitidi progettazione e verifica

Il lavoro in equipe è molto importante, ci si deve confrontare con le figure professionali che già seguono il soggetto (medico, neuropsichia-tra, psicologo, assistente sociale, educatore, insegnante, terapista della r iabilitazione, psicomotricista) per strutturare l’attività di mediazione in modo più mirato e globale.

Una prima fase di progettazione è fondamentale per individuare, con le figure di r ifer imento, le difficoltà e le necessità soggettive, valutando possibili obiettivi da raggiungere in piccoli passaggi graduali. La fase successiva è quella operativa che consiste in più incontr i che devono essere pensati e mai improvvisati.

Durante le attività l’operatore deve entrare in empatia con “l’utente”, cercare di leggere le emozioni e le r ichieste non verbali.

Anche se pensate, le sessioni di attività avranno naturali var iazioni di aggiustamento alle reazioni del “paziente”; è quindi importante non essere r igidi sul programma ma capaci di valutare il tono muscolare, l’emotività e la partecipazione senza perdere di vista che l’attività si deve svolgere in un contesto motivazionale attento al benessere della persona.

Durante il lavoro è fondamentale osservare anche l’animale.

ATTIVITA’ INDIVIDUALEE ATTIVITA’ DI GRUPPO

99

Strutturazione del setting

Particolare attenzione deve essere prestata al setting (il “contenitore” dove si svolge l’attività) e agli attrezzi utilizzati (brusche, spazzole, pettine, capezza, lon-ghina, ecc.).Nulla deve essere lasciato al caso, ciascun attrezzo deve essere messo in un posto preciso così che il partecipante lo ritrovi ad ogni seduta e l’uso degli strumenti deve avere una sequenza logica per aiutare a creare uno schema mentale che faciliti ogni volta sia l’utilizzo sia la sistemazione degli oggetti stessi.

Generalmente i primi incontri sono dedicati all’avvicinamento e alla conoscen-za dell’animale attraverso il contatto, nel pieno rispetto dei tempi del soggetto e senza forzature.

100

Prima di passare alla conduzione o ad attività più “giocose” è importante che il soggetto impari a prendersi cura dell’animale: pulirlo, dargli cibo, toccarlo e stargli vicino senza paura.Appreso l’utilizzo degli strumenti necessari alla cura dell’asino e alla gestione dello stesso si potrà passare ad attività specifiche con l’asino, in particolare alla conduzione.A questo livello possono entrare in gioco più specificamente e intenzionalmen-te emozioni, strategie e competenze nuove; la concentrazione e le motivazioni consentono di lavorare sia sull’aspetto cognitivo sia su quello senso-motorio, valido momento per il raggiungimento di eventuali obbiettivi, per cui l’opera-tore potrà decidere di inserire altri stimoli verbali o pratici.

Gestione del saluto e della separazione

Alla fine di ogni incontro l’operatore deve portare chi partecipa verso un ab-bassamento tonico-emotivo chiedendogli, ad esempio, di salutare l’animale, di riordinare le attrezzature usate, ricordandosi di avvertire in anticipo che l’incon-tro sta per concludersi.

Elaborazione dell’esperienza (verbalizzazione-simbolizzazione)

È necessario dedicare del tempo a conclusione dell’attività con l’asino per ascol-tare e condividere l’esperienza fatta, il vissuto personale, dando la possibilità a chi ha partecipato all’attività di verbalizzare, scrivere o disegnare (utile con bambini) quello che sente.Ovviamente questo mo-mento deve essere asso-lutamente libero, non si deve costringere nessuno a parlare o a disegnare per forza; è altresì im-portante cercare di non intervenire in nessun modo, disturbando que-sto importante momen-to di elaborazione delle emozioni.

101

Osservazione e diario di bordo

Importante per l’operatore è appuntarsi alla fine di ogni seduta atteg-giamenti nuovi o var iazioni di comportamento (sia positivi sia nega-tivi) in modo da avere un feedback immediato dell’incontro e, a fine progetto, poter valutare l’andamento del percorso effettuato.Le figure di r ifer imento che si occupano quotidianamente del soggetto sono un punto di vista ulter iore in quanto possono registrare eventuali reazioni o comportamenti positivi o negativi in seguito alle sedute.

Verifica e valutazione

L’ultima fase del progetto individuale è quella di verifica e valutazione degli eventuali r isultati ottenuti anche solo a livello emotivo, quindi, è importante il confronto con gli operatori e i professionisti dell’equipe comprese le figure di r ifer imento del soggetto.Può essere utile una valutazione anche a metà percorso per valutare var iazioni o aggiustamenti delle attività o modalità operative.

102

Attività rivolta a gruppo

La situazione di gruppo consente di giocare su alcune opportunità sti-molanti che sollecitano, di volta in volta, la relazione, la cooperazione o la differenziazione individuale.

Vengono elencate alcune di queste opportunità che l’operatore potrà tradurre in attività specifiche anche su sollecitazione e creazione da parte del partecipanti.

• Attività in simultaneità: tutti i partecipanti in piccolo gruppo fan-no insieme la stessa attività (es. str igliare, condurre in figure simili contemporaneamente o a turno);• Cooperazione: fare cose diverse con un obiettivo comune, coope-rare (più persone contemporaneamente si dedicano alla cura e prepa-razione dell’asino o realizzano un percorso, pur con ruoli e funzioni diverse);• Differenziazione: fare insieme cose diverse (fare cose diverse in si-multanea con asini diversi o in luoghi diversi e poi ruotare sulle stesse attività oppure condividere le diverse esperienze);• Percorsi insieme, a turno guidare, a turno salire in groppa, a turno accompagnare (percorsi a fila di salsicce);• Percorsi – figure in simultanea uguali (asini incolonnati, a turno il ruolo di capofila e realizzazione di percorsi e figure insieme);• Percorsi figure in simultanea diversi: ognuno si differenzia e re-alizza percorsi e figure diverse in contemporanea;• Passeggiate e minitrekking con gli asini;• Giochi e attività ludiche;• Giochi di cooperazione;• Giochi di abilità e blanda competizione giocosa (a squadre, individuali).

Rispetto all’attività individuale è necessar io porre una particolare at-tenzione alla specifica situazione di gruppo.

In questo caso la relazione tr iangolare è tra operatori, asini e gruppo (elementi che devono essere sempre considerati, anche quando ci si occupa del singolo nel gruppo).

È importante, inoltre, essere consapevoli anche della relazione presente tra gli asini (relazione preesistente all’arr ivo del gruppo) e delle rela-zioni all’interno del gruppo preesistenti all’effettuazione dell’attività di mediazione con l’asino.

103

Curare il gruppo (conoscenza)

Lavorare con più persone, siano esse bambini, anziani o diversamente abili, significa occuparsi di tanti singoli individui con necessità perso-nali a volte diverse.

Gli operatori, sfruttando anche la mediazione offerta dagli asini, devo-no aiutare i partecipanti a collaborare e a costruire relazioni positive facilitando una conoscenza reciproca e sviluppando interazioni perso-nali così da rendere l’esperienza più r icca e stimolante.

Il lavoro con un gruppo può essere sviluppato nell’arco di una giornata o prevedere la realizzazione di più incontr i; in ogni caso è importante, ad ogni incontro, seguire una logica sequenziale che prevede:

1. attività di conoscenza;2. momento di abbassamento tonico e contatto/conoscenza/pulizia dell’asino;3. attività di “gioco” con l’animale; 4. momento finale di r ielaborazione.

104

Attività di conoscenza

Prima di iniziare qualsiasi lavoro, si chiede ai partecipanti, indipenden-temente dalla loro età e dalla loro eventuale pregressa conoscenza, di presentarsi, a turno, al resto del gruppo, aiutando così tutti a predispor-si all’ascolto reciproco.

In questa attività partirà l’operatore o gli operatori che si presentano al gruppo ed illustrano brevemente cosa si farà durante l’incontro e quali saranno gli spazi e le regole necessar ie per lavorare insieme.Nel caso di un gruppo appena formato è indispensabile dedicare mag-gior tempo alla presentazione e alla conoscenza reciproca. È buona norma avere questa attenzione alla conoscenza reciproca an-che in gruppi già consolidati per facilitare il lavoro successivo e con-sentire agli operatori di valutare eventuali tensioni o r ifiuti.Prima di passare all’attività con l’animale è utile dedicare uno spazio alle domande e ai dubbi dei partecipanti.

Momento di abbassamento tonicoe contatto/conoscenza/pulizia dell’animale

È necessar io preparare il gruppo ad accogliere l’asino, in modo che non scar ichi tutta la car ica emotiva sull’animale assalendolo. Considerando che i bambini, in particolare, si presentano agli incontr i

105

con una car ica tonico-emotiva molto alta, è bene organizzare un mo-mento di gioco dove possano sfogarsi e scar icare l’energia per predi-sporli ad un ascolto attivo e costruttivo nella relazione con l’asino.

Quando il gruppo è pronto, si presenta l’asino, spiegandone le carat-ter istiche principali e le regole di comportamento da tenere in sua presenza. In questa fase è importante r idurre eventuali manifestazioni di paura o di insicurezza, r ispettando i tempi di avvicinamento di ogni partecipante.A tal fine gli operatori lasciano qualche minuto libero in cui i membri del gruppo possano accarezzare e coccolare liberamente l’animale, r i-

chiamando, però, al r ispetto delle regole.Solitamente, i bambini corrono da un asino all’altro urlando; in questi casi è necessar io insegnare loro a muoversi nel maneggio camminando e a tenere un tono di voce corretto.

Dopo questa fase si illustrano le attrezzature utilizzate per la pulizia dell’asino, si mostra come si pulisce il pelo e, al termine, si lascia che i

106

partecipanti si cimentino nell’accudimento dell’animale.In questo momento il ruolo degli operatori è quello di supervisionare e aiutare i soggetti maggiormente in “difficoltà”.

Attività di “gioco” con l’animale

Dopo aver conosciuto e accudito l’asino si insegna come bardarlo met-tendo capezza e longhina per la conduzione a terra nei pr imi semplici percorsi.È importante lasciare che ogni membro del gruppo si cimenti in questa attività e prenda confidenza, imparando a percepire se stesso in relazio-ne al movimento dell’animale.Questa è la fase centrale in cui si possono inser ire percorsi più struttu-rati e giochi in cui utenti ed asino devono cooperare insieme.

Momento finale di r ielaborazione

È la fase finale di sintesi e di r ielaborazione del vissuto attraverso atti-vità creative e/o r iflessioni.Questo momento deve essere libero e senza forzature; gli operatori

107

non devono intervenire o disturbare l’elaborazione del vissuto perso-nale sia che si tratti di un disegno o di uno scr itto.

Al termine del prodotto, far mettere i partecipanti in cerchio e fare una breve condivisione verbale in cui a turno ognuno ha la possibilità di condividere le proprie sensazioni ed emozioni in un clima di r ispetto di quanto viene detto.

108

L’attività di mediazione con l’asino porta dei benefici terapeutici e r iabilitativi generali e può avvicinare la persona ad una molteplicità di opportunità educative ed esperienziali in molteplici ambiti di attività.

Questo processo si ver ifica in parte in modo spontaneo ma, per essere effettivo e intenzionale, necessita di una mediazione da parte di opera-tori qualificati, che possono fornire la cornice culturale, metodologica, motivazionale e relazionale nella quale le esperienze trovano un senso ed una finalizzazione.

In particolare, si evidenziano alcuni aspetti emotivo-affettivi connessi alla relazione con l’asino; questi elementi, da un lato sollecitano la persona ad un confronto con parti emozionali di sé, dall’altro costi-tuiscono per l’operatore un’opportunità di conoscenza più diretta del singolo individuo e un’occasione di r iflessione sulla relazione tra lo stesso operatore e le persone delle quali si occupa.

AMBITI DI ATTIVITÀ

Questo può avvenire se la cornice in si cui collo-ca l’esperienza valorizza gli aspetti relazionali ed emotivo-affettivi; in altre parole gli operatori che attuano l’intervento, ma anche gli altri adulti che lo propongono, devono credere nel valore della esperienza con l’asino, trasmettendo che quel-lo che stanno facendo è importante e, soprat-tutto, devono essere di-sponibili ad interrogarsi sulla loro relazione con i pazienti al fine di mi-gliorarla o modificarla positivamente.

109

È importante sottolineare che, in tutti gli ambiti (età evolutiva, disa-bilità, dipendenza, area psichiatr ica e area anziani), l’attività di me-diazione con l’asino r ichiede un’impostazione multidisciplinare, anche se l’intervento diretto può essere attuato da singoli operatori in relazione all’obiettivo specifico dell’attività.

L’attività di mediazione con l’utilizzo dell’asino e gli interventi inten-zionalmente terapeutici o r iabilitativi r ichiedono competenze e ruoli specifici.

Per tale motivo l’indicazione dell’asino come strumento terapeutico o r iabilitativo specifico, elettivo o integrativo va valutata da personale specialistico.

110

La valorizzazione della dimensione non verbale “tattile”(uditiva, olfattiva, propriocettiva)

La nostra vita emotiva è sollecitata non solo da pensieri o immagini interne ma, soprattutto, dalla relazione con l’altro da sé.

Nell’esperienza quotidiana si sperimenta una relazione con l’altro da sé conno-tata prevalentemente dalla dimensione verbale e visiva mentre le altre dimen-sioni più squisitamente corporee passano in secondo piano.L’attività con l’asino mette in gioco proprio quelle dimensioni esperienziali solitamente trascurate.Il contatto tattile, innanzitutto, costituisce un elemento emotivo importante: il calore dell’animale, la morbidezza del pelo e soprattutto la responsività al con-tatto del bambino connotano l’asino come “speciale pelouche” dotato di vita e di relazione.

BENEFICI

Anche la dimensione olfattiva acquista un suo rilievo nel contatto con l’animale; odori specifici legati alla campagna, al fieno, al pelo dell’asino, al cuoio dei finimenti.

Sono importanti anche le stimolazioni pro-priocettive che vengo-no attivate nel momen-to in cui la persona sale sull’asino: equilibrio - perdita di equilibrio, tensione - rilassamento, preoccupazione - pia-cere, eccitazione - al-larme, modificazioni nella respirazione e nel battito cardiaco in ac-cordo con le variazioni emozionali.

111

La dinamica spontaneità-controllo

Entrare in relazione e salire sull’asino mette immediatamente in gioco la dinamica spontaneità-controllo. Da un lato la persona deve affidarsi alla sua dotazione di spontaneità per entrare in relazione con l’animale, per trovare una sintonia e r iu-scire a comunicare le sue intenzioni all’animale. Si tratta di un processo che ha più a che fare con la capacità empatica che con la razionalità. D’altro lato la persona non può abbandonarsi ad una spontaneità in-controllata quando è in relazione con o sull’asino; deve tenere conto che l’animale ha una sua identità e intenzionalità, ha delle reazioni, anche imprevedibili, in r isposta ai comportamenti della persona o agli stimoli ambientali. Pertanto relazionarsi con l’asino costituisce anche un addestramento contestuale all’attivazione della spontaneità e all’assunzione del neces-sar io controllo.

Con pazienti psichiatr ici si attiva la possibilità di r idisegnare gli schemi comportamentali e posturali r igidi e cr istallizzati che si sono struttura-ti con la malattia e in r isposta alla condizione psichiatr ica.Con gli anziani questa mobilità relazionale in situ è un training che può contrastare parzialmente gli effetti comportamentali del deter io-ramento mentale e dell’Alzheimer.

La dinamica ruolo-controruolo

L’impatto con l’asino è, per alcune persone e per i bambini in partico-lare, la pr ima occasione di confronto con un controruolo non mediato da elementi culturali o linguistici. Troppo spesso i bambini si trovano avvolti da adulti che anticipano i loro bisogni e che modulano eccessivamente la loro relazione in fun-zione di valutazioni pedagogiche e logiche e i pazienti si trovano a relazionarsi con agenti di cura che anticipano i loro bisogni o che hanno una aspettativa cr istallizzata sulle loro possibili reazioni o com-portamenti. Inoltre, nei bambini la relazione con i coetanei è spesso vigilata o con-tenuta dalla presenza dell’adulto e, in particolare nei pazienti psichia-tr ici, l’esperienza di relazioni dirette e non mediate è spesso carente. L’asino mette la persona, e il bambino in particolare, di fronte alla consapevolezza che i suoi comportamenti hanno delle r isposte o non-risposte immediate. Per esempio, se un bambino dà delle consegne all’asino usando la voce ma, al tempo stesso, comunica col corpo una consegna opposta, l’asino r isponde al linguaggio non-verbale.

112

La dinamica ruolo-controruolo viene particolarmente amplificata dalle dimensioni dell’animale, che r iportano il bambino e il paziente in una relazione “da piccolo a grande”, dove il grande è un po’ minaccioso e forte, e un po’ docile e affettivo.

L’ambivalenza connessa all’essere in alto

Il lavoro in groppa all’asino pone il bambino in una prospettiva inusuale ri-spetto all’esperienza quotidiana, ove di solito è l’adulto ad essere più in alto del bambino, in tutti i sensi. Quando è in groppa all’asino il bambino è più in alto dell’adulto e vede la realtà in una diversa prospettiva.Anche nel linguaggio comune la frase: “siamo a cavallo!” indica l’essere al sicuro,

113

in una posizione privi-legiata rispetto agli altri. Al tempo stesso, l’espe-rienza di inversione di ruolo con l’adulto attiva quasi sempre emozioni ambivalenti: il bambino sente l’attrazione ed il timore di entrare nella dimensione di superio-rità, anche momentanea, fornita dal suo rapporto con l’asino, che acquisi-sce il significato di una protesi vivente che am-plifica l’immagine di sé.In questo gioco si al-ternano emozioni di si-curezza e insicurezza; si sperimentano il corag-gio e la paura; si prova il piacere di guidare e il bisogno di essere guida-to; si confrontano i bi-sogni di autonomia e di dipendenza; si verifica il livello di autostima e di disistima.

L’asino come medium delle relazioni transferali

L’asino può rappresentare per il bambino e per il paziente uno speciale oggetto transizionale. Questo fenomeno è molto evidente nell’ippoterapia e nell’onoterapia, ove l’intervento del terapeuta è mediato dal cavallo o dall’asino, in una relazione triangolare ove l’animale è l’oggetto intermediario per la comunicazione bidi-rezionale tra adulto e bambino. Tant’è che recentemente si parla di “terapia con il mezzo dell’asino o del cavallo” più che di “ippoterapia” o “onoterapia”.

L’asino attutisce e ammorbidisce le relazioni transferali tra adulto e bambino e tra operatore e paziente, consentendo un loro scioglimento ed una elaborazione sul campo. L’asino, pelouche vivente, acquista in tal modo il ruolo di mediatore della comunicazione favorendo una evoluzione positiva della relazione.

114

La cura attiva

Prendersi cura dell’asino significa porsi in ruolo attivo rispetto all’abitudine a subire passivamente interventi esterni cui la persona disabile, il paziente psi-chiatrico, la persona dipendente e quella anziana sono spesso esposti.

Si attua un’inversione di ruolo che ha effetti benefici sull’immagine di sé e sul sistema motivazionale.

Si attua la possibilità di sperimentare una responsabilità verso l’altro come atto relazionale e affettivo rispetto alla responsabilità come dovere, norma di comportamento o regola istituzionale.

La sperimentazione della possibilità concreta di assumere micro de-cisioni “in situ” e di acquisire skill (abilità) comunicative non verbali efficaci

Nella relazione con l’asino si apre la possibilità di ridisegnare e ricostruire i tempi della cura (tempi veloci e lenti della relazione in fieri con l’animale, piuttosto che la tempistica rigida delle terapie e cure tradizionali).

115

L’introduzione di un elemento terzo (l’asino) che consente lo svilup-po e lo sblocco di modalità relazionali cristallizzate

L’asino, nella relazione triangolare operatore-paziente-asino, si colloca in una relazione orizzontale e non verticale e apre a nuove possibilità relazionali oltre la diade operatore/utente o terapeuta-paziente. Strettamente collegata a questo è la possibilità di spostare l’attenzione all’altro da sé (decentramento dalla malattia e/o dalla condizione personale).

La rieducazione relazionale

La relazione con l’asino favorisce anche un riaddestramento comunicativo-re-lazionale; l’asino in quanto contro-ruolo non protetto e immediato consente la sperimentazione di quei ruoli più immediati e spontanei che la relazione troppo protettiva con gli agenti di cura spesso non permette (in quanto inevitabilmente segnata dalla mescolanza di elementi di controllo con elementi di sostegno).

La sperimentazione delle responsabilità verso l’altro

Prendersi cura dell’asino diventa un atto relazionale che connota la responsa-bilità verso l’altro non tanto come dovere, norma di comportamento o regola istituzionale ma come esperienza nutritiva dal punto di vista affettivo.

116

Il piacere della relazione

La relazione con l’animale si connota di elementi piacevoli e di feed-back im-mediatamente positivi; questa accezione positiva della relazione è antitetica al piacere della sostanza o alla ricerca di rituali di cura e di vita quotidiana ripetitivi e rassicuranti.

La focalizzazione sulle risorse rispetto ai limiti

Il rapporto con l’asino mette in gioco abilità e competenze nuove, spesso inedite, nella persona in situazioni di malattia o di difficoltà. Nella relazione con l’animale la persona viene implicata nella sua globalità e non è portata a focalizzarsi sul sintomo, sulla malattia, sulla condizione di difficoltà o sulla esclusiva comunicazione verbale.

Lo stimolo alla mobilizzazione

L’asino è un pretesto per la mobilizzazione della persona e per favorire un grado sufficiente di attività motoria.

La cura dell’animale comporta una sequenza di azioni e procedure che stimo-lano l’assunzione di responsabilità e l’attitudine all’autonomia nella gestione dei materiali, del tempo e dell’animale stesso.

117

L’elemento motivazionale

La relazione con l’animale e con l’asino in particolare è generalmente stimolan-te e generatrice di curiosità e fornisce l’aggancio motivazionale per lo sviluppo della relazione e della cura. Questo tipo di attività contrasta in particolare la passivizzazione tendenziale della persona anziana e/o disabile e del paziente psichiatrico cronico.

L’esperienza nel gruppo

L’attività con l’asino spesso prevede il confronto col gruppo e con la dimensio-ne sociale carente, in particolare nella persona anziana e nel paziente psichiatri-co, e contrasta i vissuti di isolamento e solitudine.

L’asino è un pretesto per la mobilizzazione della persona e per favorire un grado sufficiente di attività motoria. Questo vale in particolare per persone che ten-dono, per condizione o per problematica (anziani, disabili, persone in sovrappe-so e/o obese, cardiopatici, ecc…) a condurre uno stile di vita sedentario.

L’elemento simbolico – narrativo – proiettivo (esternalizzazione– proiezione – identificazione)

L’attività di mediazione con l’animale e con l’asino in particolare costituisce l’aggancio per recuperare gli elementi storici, culturali, narrativi e simbolici della storia della persona; attraverso l’attività con l’animale è possibile attuare una ricerca di senso e di significato più ampio della condizione di malattia, dif-ficoltà o semplicemente esistenziale. L’elemento narrativo e il recupero dei ricordi sono un elemento centrale nel lavoro con situazioni di Alzheimer e, in generale, nella relazione di cura.

118

L’attività di mediazione con l’asino può fornire il suo contributo peculiare in modo effettivo se si inserisce in un contesto di intervento interdisciplinare.

Un buon intervento interdisciplinare implica almeno tre elementi:1. la presenza, il coinvolgimento, la consultazione di soggetti e operatori con competenze diverse (sanitarie, educative, sociali, veterinarie, ecc…);2. un processo di integrazione tra le diverse competenze al fine di realizzare un progetto coerente e comune;3. la consapevolezza che il proprio singolo intervento si inserisce o può inserirsi in un progetto o contesto più ampio, che rafforza e sostiene il senso e la finalità dell’intervento stesso.

Attività psicomotoria nell’età evolutiva

Molte critiche sono state poste all’esclusività della dimensione verbale nelle at-tività didattiche, ad opera di pedagogisti ed educatori interessati all’innovazione delle istituzioni educative. In particolare nella scuola per l’infanzia, le caratte-ristiche stesse dei bambini hanno obbligato gli insegnanti ad inventare metodi di apprendimento più attenti alla globalità della persona dell’allievo. Quanto più chi apprende, per la sua giovane età, si mostra nella sua globalità (corporea, emotivo-affettiva, cognitiva, espressivo-creativa), tanto più il modello “insegnan-te-trasmettitore di contenuti” ed “allievo-recettore” non può funzionare.Tra gli apporti più significativi che hanno segnato il cambiamento nelle istitu-zioni scolastiche materne ed elementari si può includere il metodo psicomo-torio.La psicomotricità, presentatasi inizialmente come metodo rieducativo per di-sturbi di apprendimento o per ritardi psicomotori, si è rivelata una fertile mi-niera di intuizioni che ha condizionato la metodologia didattica, ben oltre gli intenti di recupero dello svantaggio scolastico.

L’educazione psicomotoria, che ha come obiettivo principale quello di soste-nere il bambino nel suo cammino evolutivo, offrendogli la possibilità di vivere il proprio corpo in termini motori, affettivi e cognitivi, offre uno spazio-tempo definito di gioco, che permette ai bambini di entrare in contatto con i propri sentimenti e le proprie emozioni.

L’educazione psicomotoria tenta di offrire una nuova opportunità ludica che, attraverso le relazioni di gruppo, favorisce la comprensione ed il cambiamento dei singoli bambini.

PROPOSTE DI ATTIVITA’DA REALIZZARE NEI DIVERSI AMBITI

119

Durante le attività si sperimenta, si scopre, si evolve e si esprimono le proprie emozioni, in un clima di divertimento, collaborazione, accettazione e confron-to. Il classico materiale usato sono i materassini, i cuscini, i cubi, i legnetti multipli, le corde, i fogli, i colori, le paste da modellare.

In progetti ben strutturati e con personale qualificato è possibile inserire l’asino che può essere investito nel gioco simbolico o coinvolto nell’attività senso-motoria.

Il metodo psicomotorio presuppone tre tappe fondamentali: vissuto, verbalizza-zione e simbolizzazione.

Per “vissuto” si intende il fare un’esperienza, vivendola globalmente senza intenti riflessivi o critici, ad esempio effettuare una serie di attività ludiche in cerchio, manipolare oggetti rotondi, girare in tondo, e così via.

120

Per “verbalizzazione” si intende, al termine del vissuto, la descrizione dell’esperienza fatta, con attenzione agli aspetti cognitivi ed emotivi, per giun-gere ad una definizione il più possibile completa di un concetto, ad esempio il cerchio.

121

La “simbolizzazione” si riferisce alla rappresentazione, non solo grafica, a vari livelli di astrazione simbolica (dal descrittivo–realistico, all’evocativo fino all’astratto–convenzionale) del concetto o dei concetti esperiti e descritti.

122

Il metodo psicomotorio presuppone una rivoluzione rispetto alla preva-lenza del verbale, ponendo l’azione come apertura del percorso e la sim-bolizzazione al termine, con la fun-zione di inquadrare e agganciare la verbalizzazione agli altri due livelli, considerando il bambino nella sua globalità e unicità.

I percorsi di attività psicomotoria con l’asino valorizzano le dimensioni di cui sopra, con un collegamento diret-to tra piano esperienziale (posturale, motorio, corporeo) e piani emotivi, cognitivi e simbolici.

Asino in affitto (l’asino nel giardino della struttura)

Se vi è la possibilità di ospitare un asino nella struttura o nei paraggi della strut-tura, vi è l’opportunità di strutturare un progetto che preveda il prendersi cura dell’animale in modo continuativo. La presenza costante dell’animale costituisce il pretesto e l’aggancio per strutturare percorsi educativi e relazionali.

123

Percorsi di attività con la mediazione dell’asino

Questi percorsi nascono nell’interazione tra attività della struttura e attività con l’asino e valorizzano l’importanza del legame con il territorio, l’ambiente; uti-lizzano l’asino come occasione di collegamento con gli elementi storici, narra-tivi, simbolici, culturali e conoscitivi in senso stretto. Un buon percorso con la mediazione dell’asino implica una progettazione co-mune che preveda un’attività preparatoria nella struttura, un percorso specifico di lavoro degli ospiti con gli asini e un’attività di elaborazione successiva nella struttura.

Lavoro sulle relazioni nel gruppo e sull’integrazione

Questi percorsi valorizzano l’attività con l’asino come fulcro per: 1. favorire relazioni cooperative rispetto a relazioni competitive;2. promuovere nuove costellazioni relazionali volte all’inclusione e all’integra-zione rispetto alla struttura relazionale cristallizzata e alla dinamica di gruppo consolidata;3. favorire l’integrazione di quei soggetti che rischiano la marginalizzazione o l’esclusione.

124

Un buon percorso sulle relazioni implica, nella fase preparatoria, un’attenzione alla conoscenza delle caratteristiche del gruppo e una stretta integrazione tra gli operatori nella definizione degli obiettivi e delle azioni per promuovere un buon clima relazionale.

Lavoro su non verbale – emozioni – abilità relazionali

Questi percorsi sono orientati alla sperimentazione e all’acquisizione di com-petenze emotive e di comunicazione non verbale.

Il lavoro con l’asino è volto ad evidenziare e a mettere in gioco specifiche abilità che sono alla base della competenza relazionale e sociale della persona (ascolto dell’altro, alternanza comunicativa, alternanza di ruolo attivo e passivo, consape-volezza emotiva, consapevolezza degli aspetti non verbali della comunicazione, ecc.).

Percorsi che prevedono un affiancamento ai percorsi di cura dell’anziano o di specifiche condizioni patologiche (diabete-obesità, stimolazione attività fisica, depressione, disturbi legati all’isolamento, pensieri paranoici, persecutori, ecc.)

125

AA. VV. (a cura di E. Milonis) – Attività di mediazione con l’asino, Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche Brescia, Tipografia Camuna, Brescia, 2010

Azais S., Scuola di equitazione, Longanesi e c., Milano, 1989

Baroncini R., L’asino, il mulo e il bardotto, Edagricole, 2001

Broom D.M. , Fraser A.F., Domestic animal behaviour and welfare, 4th ed., For-merly Memorial University of Newfoundland, Canada, Paperback, 2007

Cantiello P.R. (a cura di) , L’asino che cura – prospettive di onoterapia, Carocci Faber, Roma , 2009

Cox R., Proudman C.J., Trawford A.F., Burden F., Pinchbeck G.L., Epidemio-logy of impaction colic in donkeys in the UK. BMC Veterinary Research 2007, 3:1

De Lubersac R. – H. Lallery, Rieducare con l’equitazione, Igis Edizioni, Milano, 1977

Dotti L., Lo psicodramma dei bambini, i metodi d’azione in età evolutiva, F. Angeli ed., Milano, 3° ed. 2010

Faggiani F., Grooming, edizioni equestri, Milano, 1988

Frescarelli M. – D.N. Citterio – Trattato di riabilitazione equestre,

Phenix ed., Roma, 2001

http://209.45.185.160/sadfit1.html

http://calkinsart.net/donkeyinfo/vldonktrain2a.html

http://drupal.thedonkeysanctuary.org.uk/

http://www.vetwork.org.uk/donkey.htm KAHoupt Domestic Animal Behavior for Veterinarians and Animal Scientists, 4th Edition, Wiley-Blackwell, 2005

BIBLIOGRAFIA

126

Mastronardi V.M., Manuale di comunicazione non verbale per operatori sociali, sanitari, penitenziari, criminologici, Carocci Faber, Roma, 2007

Milonis E., Un asino per amico – onoterapia ovvero attività assistita con l’asino, Lupetti, Milano, 2004

N. Sole, L’ippoterapia, neuropsicomotricità in età evolutiva e patologia neurop-sicomotoria, Franco Angeli ed. , Milano, 2003

Patti P., Gaziano S., Pet terapia, latte e carne per rilanciare l’asino ragusano. Sup-pl L’Informatore Agrario, 47/2007: 34-37

Rossel S., Marshall F., Peters J., PilgramT., AdamsM.D., Connor D. O’, Dome-stication of the donkey: timing, processes, and indicators. Proc Natl Acad Sci U S A. 2008 Mar 11;105 (10):3715-20. Epub 2008 Mar 10

Senofonte, Trattato d’ippica, Cisalpino La Goliardica, Milano 1980

Veterinary Medicine, 10th Edition, A textbook of the diseases of cattle, horses, sheep, pigs and goats. OM. Radostits, C.C. Gay, K.W. Hinchcliff, and P.D. Con-stable, Saunders Ltd., 2007

127

Si ringraziano l’Associazione “Amici di Zampamano” per il contributo fornito nella produzione di questo manuale; Cristian Palini per alcune fotografie e Fabiola Allegrone per i disegni e, per le immagini delle razze asinine, il Dr. Alfonzo Pietro del Diparti-mento Azienda foreste Trapani-Regione Sicilia e le delegazioni locali dell’Associazione Italiana Allevatori.