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1 ATTO DI INDIRIZZO OGGETTO: atto di indirizzo del Dirigente Scolastico Marco Orsi per la predisposizione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa ex art. 1, comma 4, L. 107/2015 IL DIRIGENTE SCOLASTICO VISTA la legge n. 107 del 13.07.2015 recante la "Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti"; VISTO l’art. 25 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165 recante “Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche” che attribuisce al dirigente scolastico, quale garante del successo formativo degli alunni, autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane, per assicurare la qualità dei processi formativi, per l’esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come libertà di ricerca e innova- zione metodologica e didattica e per l’attuazione del diritto all’apprendimento da parte degli alunni; PRESO ATTO che l'art. 1 della predetta legge, ai commi 12-17, prevede che: le Istituzioni Scolastiche predispongono il Piano Triennale dell'Offerta Formativa; il Piano deve essere elaborato dal Collegio dei Docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal Dirigente Scolastico; il Piano è approvato dal Consiglio di Istituto; esso viene sottoposto alla verifica dell'USR per accertarne la compatibilità con i limiti d'organico assegnato e, all'esito della verifica, trasmesso dal medesimo USR al MIUR; una volta espletate le procedure di cui ai precedenti punti, il Piano verrà pubblicato nel portale unico dei dati della scuola; TENUTO CONTO delle sollecitazioni e delle proposte emerse anche nell’anno passato in molteplici ambiti collegiali CONSIDERATE le iniziative promosse negli anni per l’innovazione metodologico - didattica e per il miglioramento della qualità dei processi di insegnamento e di apprendimento; VALUTATO quanto contenuto nel Rapporto di Autovalutazione e nel Piano di Miglioramento dell’istituto; AL FINE di offrire suggerimenti, mediare modelli e garantire l’esercizio dell’autonomia didattica del Collegio dei Docenti e la libertà di insegnamento dei singoli docenti, intesa come libertà di ricerca e innovazione metodologica e didattica, e di contribuire alla piena realizzazione di diritti costituzionalmente riconosciuti (libertà di insegnamento, diritto allo studio-successo formativo, pari opportunità, diritto all’istruzione), EMANA ai sensi dell’art. 3 del DPR 275/99, così come sostituito dall’art. 1 comma 14 della legge 13.7.2015, n.107, il seguente

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ATTODIINDIRIZZO OGGETTO: atto di indirizzo del Dirigente Scolastico Marco Orsi per la predisposizione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa ex art. 1, comma 4, L. 107/2015

ILDIRIGENTESCOLASTICO VISTA la legge n. 107 del 13.07.2015 recante la "Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti"; VISTO l’art. 25 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165 recante “Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche” che attribuisce al dirigente scolastico, quale garante del successo formativo degli alunni, autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane, per assicurare la qualità dei processi formativi, per l’esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come libertà di ricerca e innova- zione metodologica e didattica e per l’attuazione del diritto all’apprendimento da parte degli alunni; PRESO ATTO che l'art. 1 della predetta legge, ai commi 12-17, prevede che:

• le Istituzioni Scolastiche predispongono il Piano Triennale dell'Offerta Formativa; • il Piano deve essere elaborato dal Collegio dei Docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal Dirigente Scolastico; • il Piano è approvato dal Consiglio di Istituto; • esso viene sottoposto alla verifica dell'USR per accertarne la compatibilità con i limiti d'organico assegnato e, all'esito della verifica, trasmesso dal medesimo USR al MIUR; • una volta espletate le procedure di cui ai precedenti punti, il Piano verrà pubblicato nel portale unico dei dati della scuola;

TENUTO CONTO delle sollecitazioni e delle proposte emerse anche nell’anno passato in molteplici ambiti collegiali CONSIDERATE le iniziative promosse negli anni per l’innovazione metodologico - didattica e per il miglioramento della qualità dei processi di insegnamento e di apprendimento; VALUTATO quanto contenuto nel Rapporto di Autovalutazione e nel Piano di Miglioramento dell’istituto; AL FINE di offrire suggerimenti, mediare modelli e garantire l’esercizio dell’autonomia didattica del Collegio dei Docenti e la libertà di insegnamento dei singoli docenti, intesa come libertà di ricerca e innovazione metodologica e didattica, e di contribuire alla piena realizzazione di diritti costituzionalmente riconosciuti (libertà di insegnamento, diritto allo studio-successo formativo, pari opportunità, diritto all’istruzione),

EMANA

ai sensi dell’art. 3 del DPR 275/99, così come sostituito dall’art. 1 comma 14 della legge 13.7.2015, n.107, il seguente

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ATTODIINDIRIZZO

PERLEATTIVITÀDELLASCUOLAEDIGESTIONEEAMMINISTRAZIONE Il presente anno scolastico 2018 - 2019 conclude la triennalità del Piano dell’Offerta Formativa e dunque è l’occasione per rivisitare il Piano stesso insieme a tutto il personale dell’istituto, studenti, docenti, amministrativi, collaboratori e genitori, cercando di valorizzare quanto fatto sin ora e, al tempo stesso, immaginando prospettive e sviluppi futuri. Per favorire la stesura di un Piano che non sia solo un adempimento formale, ma un reale strumento di lavoro, capace di valorizzare le risorse umane e professionali dell'Istituto, terrò conto in particolare delle proposte fatte nel Collegio Docenti del 24 giugno 2018, dei vari incontri fatti con i docenti in varie sedi, degli incontri svolti con il personale ATA. Nell’Atto di Indirizzo enucleo 4 principi, 5 passi per la didattica e 6 proposte per tutte e 9 le scuole (plessi) e per l’ufficio amministrativo. Naturalmente quanto esposto costituisce un materiale di riflessione che nasce dalla mia esperienza professionale che si è confrontata con docenti, personale ATA, genitori, studenti ed è supportata dalla documentazione che è stata prodotta dall’Istituto Comprensivo Lucca 5. Spetta agli organi collegiali discutere sui principi e i passi e accogliere le proposte qui delineate.

4principi-guida

1-Lacentralitàdellostudentee ilbenesseredeidocentiedelpersonaleATA

Èl’entusiasmocheconta

Voglio innanzitutto ricordare che nostra mission è quella di affiancare le giovani generazioni - i bambini e i ragazzi - nel loro percorso di crescita. Essi sono dunque al centro del nostro lavoro e questa centralità dovrebbe guidarci, sia quando siamo in situazione didattica, nel front, sia quando siamo in contesti di progettazione, di organizzazione e di pratiche amministrative, cioè nel back. La domanda che dobbiamo porci è: “Le varie attività di non insegnamento e dell’ufficio, quale impatto avranno sul lavoro d’aula, quanto tengono conto dello studente?” Dico questo perché due autori di fama internazionale - Michael Fullan e Ken Robinson - sono preoccupati dalla sordina planetaria posta sull’insegnamento (sulla didattica), di contro ad un eccesso di enfasi sugli obiettivi e sui risultati. Le scuole si interessano di competenze, di mete da raggiungere, di traguardi da tagliare da una parte, mentre dall’altra l’accento cade sui voti, sui punteggi, sui livelli di raggiungimento. È vero che sia gli uni che gli altri sono importanti, ma acquisiscono un senso solo in presenza di un insegnamento ricco, variato, differenziato, capace di mettere in campo un’ampia gamma di risorse e strumenti didattici, di metodologie, di prodotti. In quest'ottica il primo passo da compiere è quello di arricchire il bagaglio professionale della comunità dei docenti, per mettere davvero al centro lo studente e il lavoro d’aula. Si tratta, in sintesi, di favorire metodologie capaci di contribuire anche allo sviluppo delle competenze chiave.

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2-Lacomunitàprofessionale

Insiemesiamopiùefficaci Michael Fullan, che è un autorevole consulente di OCSE-CERI, ci ricorda che la storia della professione dell’insegnante è fondata sull’autonomia della classe. Stare chiusi dietro la porta della classe, in un mondo tutto proprio, significa due cose: che si ha la licenza di essere creativi e che si ha la licenza di essere inefficaci. Ma se tu sei creativo e isolato, le tue idee non circolano e non ci sono benefici per l’eventuale feedback. Se sei inefficace, non puoi renderti conto della situazione e in ogni caso non ottieni alcun aiuto (Fullan, 2015, p. 53). Da queste parole si deduce il valore della comunità dei docenti che, se funziona, favorisce la condivisione delle buone pratiche e consente ai docenti, attraverso lo scambio, di migliorare se stessi attivando un circuito virtuoso che passa attraverso i concetti di feedback, correzione e autocorrezione. Molte ricerche mettono in correlazione lo sviluppo della comunità professionale con la qualità degli apprendimenti. John Hattie ha stilato una graduatoria sulle pratiche efficaci ponendo al primo posto la collegialità intesa come convinzione di un gruppo nelle capacità di organizzare ed eseguire insieme le azioni necessarie per raggiungere certi obiettivi. (https://visible-learning.org/hattie-ranking-influences-effect-sizes-learning-achievement). La comunità professionale prospera e cresce nello scambio di pratiche, nell’assunzione condivisa di responsabilità per la conduzione della classe/sezione, della scuola e dell’istituto. Lo scambio tra i docenti dovrebbe avvenire sui contenuti, gli obiettivi, i metodi, gli strumenti, i prodotti didattici e la valutazione. Inoltre l’osservazione reciproca e il feedback continuo, le funzioni di tutoraggio per i novizi e i nuovi ingressi, divengono punti fondamentali. Si tratta di migliorare il sistema di comunicazione e di condivisione tra il personale docente ed amministrativo dell'Istituto nell'ottica di favorire il raggiungimento degli obiettivi stabiliti (come previsto dal Piano di Miglioramento PDM).

3-Lasemplificazioneconleprocedure

Andiamoall’essenziale,guardiamoalcome

Molte sono le richieste di adempimenti istituzionali (rendicontazione esterna) che riguardano l'intera comunità scolastica. La logica degli adempimenti rischia di essere quella del controllo, piuttosto che del coinvolgimento e dell’aiuto reciproco, della contaminazione positiva. Ai docenti viene chiesto di dare voti, di realizzare le prove INVALSI, di definire il PTOF, il RAV e il Piano di Miglioramento, di stendere il Piano dell’Inclusione, per far riferimento solo ad alcune delle molteplici richieste. Il dirigente, che è coinvolto in tutti questi aspetti, ha in più un portfolio da compilare utile per un eventuale valutazione del suo operato. Accanto a questa molteplicità di adempimenti abbiamo le innumerevoli richieste provenienti dall’ambiente esterno (il territorio, i vari enti ed istituzioni, le associazioni, i diversi gruppi di interesse, ecc.) il che significa dover fare i conti con tantissimi progetti e iniziative. Le richieste istituzionali e le sollecitazioni dell’ambiente consentono certamente di ampliare la quantità e la qualità delle forme di collaborazione con il territorio con effetti positivi sulla crescita degli alunni, e tuttavia esse talvolta debordano andando oltre la capacità di controllo e di risposta ponderata da parte della scuola, rischiando non solo di erodere tempo, sottraendolo alla conduzione ordinaria delle attività didattiche, ma anche di incrinare la direzione di un percorso avviato. Come far fronte a questa complessità? Come restare aperti all’esterno senza generare entropia e disordine? Come evitare che la scuola diventi un’organizzazione liquida, per dirla con Bauman?

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Come semplificare, togliere le procedure inutili e rendere efficienti quelle secondarie, per concentraci su quelle essenziali? Quali sono i processi e le attività che aggiungono valore, vale a dire che aiutano la crescita degli studenti e quali invece non necessarie o addirittura dannose? Come organizzare i processi e le attività di supporto (le riunioni dei docenti, il lavoro amministrativo, le attività dei collaboratori, gli adempimenti per la sicurezza e la privacy e così via) in modo che servano effettivamente al percorso educativo e didattico? Nel gergo organizzativo si parla di sviluppare lean organization, vale a dire organizzazioni leggere perché efficaci.

Gli strumenti che possono aiutarci nella semplificazione sono: l’ordine, l’organizzazione e l’uso delle nuove tecnologie (TCL) come del resto abbiamo previsto nel PDM. Voglio ricordare che l’ordine e l’organizzazione afferiscono tanto agli spazi scolastici quanto agli spazi mentali. Nel suo libro Il magico potere del riordino Marie Kondo, propone di togliere quello che non serve e di mettere ordine in quello che resta. Ciò vale a diversi livelli: nelle classi e nelle sezioni, nei file dei nostri computer, nelle cose che vogliamo proporre agli alunni, nel lavoro amministrativo, il tutto si collega a come ragioniamo, alle nostre disposizioni cognitive: il corpo segue la mente, la mano sollecita il cervello e viceversa. L’impiego più adeguato delle nuove tecnologie per classificare, raccogliere e interpretare i dati, per comunicare, costituisce un aiuto che va nella direzione di affrontare la gestione della strabordante mole di informazioni nell’era dei Big Data.

Tutto ciò ci dovrebbe spingere a dare maggiore rilevanza alla raccolta di dati utili e alla loro interpretazione per far sì che le attività siano meglio orientate. Si tratta, ad esempio, di porsi il problema di costruire un profilo per ogni singolo studente, dal quale emergano interessi, competenze e stili di apprendimento; capire gli effettivi progressi che vengono fatti, offrire loro strumenti di autocontrollo e di autovalutazione. I dati (come i voti, le prove INVASI, i test quadrimestrali, ecc.) non servono tanto per giudicare gli studenti, quanto per orientare costantemente il lavoro dei docenti. I dati sono utili, dunque, per capire quali pratiche didattiche sono più efficaci delle altre: da questo punto di vista l’approccio evidence based education deve essere tenuto in seria considerazione.

La ricerca dell’essenziale non riguarda solo l’organizzazione o i progetti, ma anche la didattica.

Howard Gardner suggeriva di essenzializzare i contenuti di insegnamento andando in profondità, senza disperdersi nei mille rivoli di saperi. Nella società del Terzo Millennio le conoscenze in continua evoluzione, stratificandosi l’una sull’altra, non possono indurre la scuola ad ampliare a dismisura i contenuti di insegnamento. Occorre invece stabilire cosa veramente conta, far fare esperienze significative agli studenti e, in definitiva, aiutarli ad imparare ad imparare, fornire loro il metodo per accedere ai saperi. La profondità è da privilegiare rispetto all’ampiezza.

4-Lagestioneperprocessi,leIPUeilManualedellascuola

Iprocessiascuolaenell’ufficio La parola processo deriva dal latino processus che vuol dire progresso, avanzamento. Le attività didattiche (ma anche quelle amministrative), possono essere viste come una serie di processi. Prima di tutto, allora, dobbiamo porci la seguente domanda “Quali sono i processi fondamentali?” Occorre infatti individuare i processi chiave che hanno a che fare con la centralità dello studente, quelli di supporto (che sostengono il funzionamento dell’istituto) e quelli inutili che sono da scartare. Se poi lavoriamo in rete con altri istituti scolastici scambiandoci pratiche per le attività didattiche e amministrative, condividendo procedure e modelli tipo, non solo riusciremo in realizzazioni più efficaci, ma risparmieremo tempo, progredendo più rapidamente e semplificando il lavoro di tutti.

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Questa è la logica chiamata del benchmarking. I processi, va ricordato, si alimentano di

procedure che sono una sequenza ordinata di operazioni scritte da eseguire per raggiungere un determinato scopo. Nell’esperienza Senza Zaino si usa la terminologia Istruzioni per l’Uso (IPU). Le procedure servono in tantissimi casi, sia nella didattica (procedure di calcolo, istruzioni per la stesura di un testo o la realizzazione di un disegno o di una mappa, procedure per il lavoro in coppia, per smontare o montare un oggetto), sia per l’organizzazione (per tenere in ordine l’aula, per uscire, per l’evacuazione ecc…). Le procedure non solo facilitano i compiti di docenti e alunni, ma promuovono autonomia e autovalutazione, vale a dire fanno sì che ciascuno, docente, alunno, ma anche amministrativo, possa esercitare il controllo costante sulla propria azione. In generale, poi, la gestione per processi aiuta ad uscire dalla logica del ricercare il colpevole. Qui la domanda che dobbiamo evitare è: “Di chi è la colpa (per quella cosa che non ha funzionato)?”, per introdurre invece la domanda: “Come è potuto accadere (che quella cosa non funzioni)?”. Il “Come è potuto accadere” ci aiuta a migliorare la nostra azione, a trovare gli espedienti didattici ed organizzativi per migliorare e superare intoppi, difficoltà e errori: siamo nel campo della valutazione formativa che è diversa da quella sommativa, incentrata sul voto , la quale troppo spesso si avvale del giudizio e della logica premi e punizioni, colpe e reprimende. C’è poi un’altra domanda che si impone. Essa recita così: “Come sono collegati i processi?” In un’organizzazione tutto si tiene, ogni cosa è legata. È illusorio pensare che ognuno possa essere completamente libero dal contesto di cui fa parte. La classe e la sezione, le scuole (i plessi), l’ufficio tutto è connesso. Se una parte funziona male ne risentono tutte le altre parti, e viceversa se una parte funziona bene il vantaggio è per tutti. Non siamo isole! Quindi i processi (le attività) e le procedure sono solidali, connesse: questa è la logica di sistema. Ma di nuovo la questione non è solo organizzativa o gestionale (della classe, dell’ufficio o della scuola). Il filosofo ed educatore francese Edgar Morin ci spinge a vedere l’insegnamento in un’ottica di sistema, dove le discipline di studio – ce lo dicono anche le Indicazioni Nazionali – dialogano, interagiscono, servono per capire il mondo e affrontare i grandi problemi dell’umanità e, dunque, la separatezza disciplinare non è un bene ed essa può essere alimentata da una debolezza della comunità professionale.

Non solo, ma l’ottica sistemica richiama la necessità di mettere assieme hardware e software, vale a dire l’oggettualità fatta di edifici, spazi, arredi, strumenti, prodotti, con metodi, processi, strategie, modi di valutare, idee, principi, motivazioni. Le persone (i soggetti) sono strettamente collegate alle cose (gli oggetti). È per questa ragione che nell’esperienza Senza Zaino si parla di Approccio Globale al Curricolo.

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5passiperladidattica

Per i 5 passi della didattica mi ispiro all’esperienza Senza Zaino nella consapevolezza che non

tutte le scuole (plessi) e non tutti i docenti dell’istituto hanno ritenuto di aderire pienamente a questa iniziativa. E tuttavia i 5 passi implicano coniugare la libertà di insegnamento, intesa come libertà di ricerca e di innovazione, con i grandi temi dell’educazione e dell’apprendimento. Dunque sono una traccia di riflessione, un’occasione per riflettere per tutti. Non appartengono ad un movimento ma alla scuola in quanto tale.

1-GliSpazieirepertorideglistrumenti,deimetodiedeiprodottididattici

Vivairepertoridelcome!

L’oggettualità degli spazi interni ed esterni all’aula sono elementi importanti che sostengono un approccio fondato sull’autonomia e la responsabilità. L’attenzione va posta all’aula, ma anche allo spazio degli insegnanti. La mia predilezione, e forse il futuro delle scuole ad ogni latitudine del globo terrestre, è uno spazio diviso in aree di lavoro che si contrappone alla tradizionale collocazione di banchi monoposto messi in file di fronte alla cattedra, peraltro criticata già due secoli fa dal filosofo e pedagogista americano John Dewey in un suo famoso testo che risale addirittura al 1899.

Ma assieme agli arredi dobbiamo considerare gli strumenti didattici che possono essere

classificati in relazione tanto agli stimoli di apprendimento che agli usi che se ne fa. Dal punto di vista degli apprendimenti gli strumenti si possono dividere in simbolici (scrivere, leggere, ascoltare, parlare, ricercare), in tattili (manipolare, montare, costruire, impastare, assemblare, tagliare, incollare, fabbricare, disegnare, ornare, guarnire, ecc.), in digitali (digitare, comporre testi, tagliare, copiare, incollare, sfiorare, navigare, ricercare, postare, inserire, trascinare); iconici (disegnare, vedere, osservare, comporre collage, dipingere, decorare, illustrare, affrescare, miniare, cesellare, addobbare, abbellire, ornare, incorniciare, guarnire, ecc…). Questa divisione non è peraltro formale e non riguarda solo la scuola primaria o dell’infanzia, ma anche la secondaria, la scuola media. Essa ci aiuta a immaginare un insegnamento variato che coglie tutti gli aspetti e le sfaccettature della personalità dell’alunno. La pluralità degli strumenti apre la porta alla differenziazione dell’insegnamento (anche questo è obiettivo del PDM), a porre attenzione non solo al cosa ma anche la come insegniamo. Recentemente mi sono imbattuto nell’approccio Lego Serius Play, che utilizza i mattoncini Lego nella formazione dei manager di aziende importanti. L’idea è quella del pensare con le mani e di discutere nelle riunioni, usando oggetti e colori (https://marcoorsi2002.blogspot.com/). Un’altra modalità di classificazione degli strumenti riguarda gli usi. Per avere un’idea si possono identificare gli strumenti di cancelleria, di gestione e di apprendimento (libri di testo e monografie, giochi, materiali di sviluppo nelle varie discipline, oggetti di laboratorio, strumenti per le arti e gli sport, organizzatori grafici, app., ecc.).

Il come ha a che fare, poi, con i metodi. Anche qui disporre di una vasta gamma di opportunità

renderebbe l’azione didattica maggiormente coinvolgente e interessante con indubbi vantaggi per i bambini e per i ragazzi. Si può fare un lungo elenco in proposito: il cooperative learning (nelle sue molteplici declinazioni), la peer education, il lavoro di coppia, i modi della lezione frontale, la flipped classroom, i vari sistemi di differenziazione (rotazione, stazioni, gruppi per progetto, ecc… ), il sistema delle responsabilità, le istruzioni per l’uso (procedure), la scelta delle attività, il feedback, la valutazione formativa, l’allineamento preventivo, il debate, il tinkering, la robotica, il Teal (Technology-Enhanced Active Learning), l’alternativa alla mano alzata, la gamification, gli EAS (Episodi di Apprendimento

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Situato), il metodo della ricerca e del problem solving (e del problem posing) . Anche a questo proposito disporre di un repertorio per ciascuna scuola (plesso) sarebbe molto utile per sostenere la differenziazione dell’insegnamento (si veda: http://www.metodologiedidattiche.it/).

Inoltre vi è la necessità di disporre di un’ampia gamma di prodotti didattici, che vadano oltre le

solite performance scritte (test, componimenti, relazioni) o orali come l’interrogazione (spesso unici mezzi impiegati per valutare gli allievi). Anche qui l’elenco potrebbe essere molto lungo: si va dalle varie mappe (concettuali, mentali) ai lap book e ai pop up book; dall’uso di rappresentazioni come le infografiche, i grafici e le tabelle ai diagrammi di Gantt, di Venn, di flusso, a blocchi, a torta (la famiglia degli organizzatori grafici); dai plastici e dai modellini agli origami; dai cartelloni, ai poster, ai tazebao al kamishibai; dalle mostre di vario genere alle rappresentazioni teatrali e di burattini; dalla danza alla musica; dagli strumenti digitali di presentazione e di organizzazione dei contenuti (Padlet, Power Point, Prezi, Slide Show, ecc.) ai giornalini digitali (Madmagaz) e cartacei; dalle graphic novel, allo storytelling, ai fumetti e ai blog e all’uso dei vari social (Tweet, Instagram, Facebook, ecc.) per arrivare alla produzioni di video (compresa la possibilità di postarli su Youtube). Le opportunità – come vediamo - sono tante anche se non sempre esplorate con attenzione (anche critica) dalla scuola.

2-Lagestioneefficacedellaclasseedellasezione

L’armoniaalprimoposto

Tra gli ingredienti di una gestione efficace della classe/sezione possiamo annoverare: l’ordine e l’organizzazione dell’ambiente aula che permette l’autonomia e il controllo dei comportamenti inadeguati; la strutturazione di un sistema delle responsabilità con compiti assegnati precisi e condivisi da tutti (job description e job analysis), considerando i vari livelli di complessità; l’impiego di procedure, dette anche istruzioni per l’uso, che aiutano nello svolgimento dei compiti e nell’organizzazione della vita del gruppo; l’impiego diverse modalità di aggregazione in relazione alle esigenze di lavoro e di apprendimento. Il lavoro individuale resta, tuttavia, importante e centrale, anche se viene valorizzato e aiutato dal lavoro di coppia, in terna, nel piccolo gruppo, nel grande gruppo.

La differenziazione è anche l’esito dell’utilizzo dei vari strumenti, metodi e prodotti di cui ho

detto precedentemente, che coinvolgono il corpo e la mente, tutti i sensi e le diverse intelligenze e predisposizioni. La lezione frontale ha una sua importanza, anche se va organizzata considerando gli obiettivi da condividere con gli alunni, i contenuti da proporre, i tempi, le informazioni, i ritmi, la considerazione delle preconoscenze. Naturalemnte nella gestione della classe e della sezione il ruolo dell’insegnante è decisivo. Esso può essere giocato di fronte, a fianco, di lato, a seconda delle esigenze. Né va dimenticata una forma di presenza – assenza, in quanto gli alunni sono invitati a fare da soli, senza nessun appoggio. All’uso della voce - che è di importanza centrale e andrebbe gestita considerandone le forme (altezza, intensità, durata, timbro) i contenuti (l’uso delle giuste parole) – l’insegnante dovrebbe affiancare un maggiore impiego dei linguaggi non verbali che non sempre trovano cittadinanza nella normale attività didattica. Il manuale della classe/sezione può costituire, infine, un documento dove alunni e docenti trovano i modi di funzionare della classe/sezione e i traguardi da raggiungere. Voglio ricordare che tutto quanto detto finora va nella prospettiva di realizzare una scuola inclusiva, accogliente che pone attenzione per i bisogni educativi speciali. Si penso solo al tema della differenziazione dell’insegnamento e della gestione efficace della classe. L’insegnamento che Maria Montessori ci ha lasciato, dice di una scuola ben organizzata e attenta a ciascun alunno che è una scuola in grado di offrire opportunità a tutti.

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3-Laprogettazione,lavalutazioneelapianificazione

Laprevedibilitàelaflessibilitàvannoconiugate

La progettazione delle attività si deve ispirare alle Indicazioni Nazionali e al Piano Triennale dell’Offerta Formativa. Essa deve coinvolgere gli alunni e, in qualche modo, anche i genitori. Usare una mappa generatrice può essere utile per una progettazione interdisciplinare che coinvolga tutti i docenti (Orsi e altri, 2016). Ma alla progettazione si dovrebbe affiancare la pianificazione della giornata scolastica e della lezione /attività: avere un timetable che include per un tempo definito (1 – 2 ore) un percorso (ovvero una procedura) che sia rispettato e condiviso con gli alunni, rende efficace qualsiasi intervento. La flessibilità, d’altra parte, non ha senso se non si rapporta alla prevedibilità e alla pianificazione. Non si deve correre il rischio di scambiare flessibilità per improvvisazione.

La valutazione è poi un punto delicato. Sappiamo dalla ricerca che si cresce e si cambia in un contesto avalutativo, ma d’altra parte la scuola ha l’obbligo di valutare. Come uscire dalla logica del giudizio? Come rendere la valutazione uno strumento utile per i docenti e per gli studenti? Si tratta di creare, prima tra i docenti e poi tra gli alunni e i genitori, una cultura incentrata sull’appassionamento allo studio, alla ricerca, all’esplorazione del mondo, quella cultura che sta alla base della spinta verso la crescita, l’assunzione di responsabilità da parte dello studente. Se però ci concentriamo sui giudizi, sui voti, sui risultati e sui livelli, la bellezza della conoscenza e l’educazione delle facoltà umane, rischieranno costantemente di passare in secondo piano. Per questo le pratiche della valutazione formativa vanno implementate con convinzione. Tutto ciò ci consente di uscire dalla logica di uno studio inteso semplicemente come un obbligo da assolvere, senza che se ne colga il significato per il proprio sviluppo personale.

4-Lascuolascuola-comunità

L’istituto–rete–discuole-comunità

Il lavoro dei docenti andrebbe inteso come una comunità che elabora e condivide le pratiche didattiche. Anche per questa ragione le riunioni dovrebbero essere un momento orientato al lavoro d’aula e ai processi di apprendimento/insegnamento. Per la comunità il ruolo di un coordinatore della scuola (plesso) è importante, non tanto per l’operatività, quanto per condurre le riunioni, distribuire incarichi, favorire la collaborazione, alimentare lo scambio sulla didattica. Nella scuola secondaria la coordinatrice ha anche il compito di fare da riferimento per i coordinatori di classe. In generale per la comunità assume rilevanza il feedback – come sostiene Fullan - inteso come capacità di aprirsi al consiglio e alla visione dei colleghi, nella prospettiva che professionalmente si cresce assieme. Non vanno dimenticate, poi, le funzioni di tutoraggio per i novizi (docenti trasferiti, neo - immessi in ruolo, incaricati e supplenti) che debbono essere svolte per una corretta integrazione.

Avere un planning che caratterizza la scuola (plesso), costituisce un elemento di identificazione

importante che valorizza e include meglio la presenza dei genitori e orienta gli stessi studenti. La prospettiva della comunità implica che vi siano momenti di supporto, scambio, aiuto reciproco prima di tutto a livello di scuola (plesso), magari incrementando e utilizzando il repertorio degli strumenti, dei

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metodi e prodotti, di cui dicevo precedentemente, e ciò senza dimenticare lo scambio a livello di istituto. Le responsabilità dei collaboratori del dirigente, le funzioni strumentali, lo stesso ruolo delle coordinatrici di scuola e i vari docenti referenti, ma anche il lavoro della direttrice dei servizi amministrativi, assumono un rilievo particolare per favorire lo scambio, la formazione, la valutazione, la definizione del Piano dell’Offerta Formativa, del Piano di Miglioramento, che si avvale del Rapporto di Autovalutazione. I vari responsabili insomma sono invitati a giocare un ruolo di servizio per il buon funzionamento di tutta l’istituzione scolastica La visione proposta è quella di scuole-comunità che si sentono in rete in un istituto.

5-Ilcoinvolgimentodeigenitori,l’aperturaalterritorioelamondo

Unavisioneplanetariacheciispira

La conoscenza delle varie attività didattiche da parte dei genitori costituisce un passo importante che attiva la partecipazione. Essa può confluire nel patto di corresponsabilità che potrebbe essere uno strumento di effettivo coinvolgimento dei genitori, prevedendo molteplici spazi, oltre a quelli formali dei consigli, come le assemblee, le feste e i vari eventi, il contributo esperto fornito per le varie attività didattiche, la sistemazione dei locali, la realizzazione di strumenti e prodotti didattici. Le competenze e le professionalità dei genitori potrebbero essere impiegate come occasioni per gli approfondimenti disciplinari, aiutando la scuola ad essere più vicina la mondo degli adulti.

Di importanza cruciale è la promozione della cultura e l’interscambio con le varie agenzie sociali,

educative, economiche e istituzionali: qui è possibile realizzare un arricchimento reciproco, con il fine di disegnare un contesto di comunità educante, che diventa luogo fecondo e positivo per la crescita dei bambini e dei ragazzi, capace di combattere la povertà educativa che è presente anche nei nostri territori. L’ambiente naturale e il patrimonio culturale ed artistico dovrebbero essere un’occasione di esperienza e di riflessione, come del resto un’opportunità di crescita si dà nell’incontro e nello scambio con le associazioni e i gruppi del territorio, il contatto e l’integrazione con l’amministrazione comunale e gli altri enti locali e nazionali.

Ma è necessario anche passare dal territorio e dal locale, al mondo e alla dimensione globale. La

conoscenza è esplorazione del mondo non solo vicino, ma anche lontano: siamo cittadini del nostro paese ma anche cittadini europei e planetari. Così diceva Maria Montessori: Ciò che [il bambino] apprende deve essere interessante, deve affascinarlo: bisogna offrirgli cose grandiose: per cominciare, offriamogli il Mondo (Dall’Infanzia

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all’Adolescenza, cap. V pag. 45). Anzi, direi, diamogli l’universo intero, perché è da qui che trae origine la vita e la sua vita, la vita del bambino, ed è proprio l’universo che può fornire risposte alle domande più profonde. Mi piace ricordare che questa visione cosmologica dell’educazione non è solo montessoriana, anche propugnata da Edgar Morin. Perché allora non far confrontare i nostri bambini e i nostri ragazzi con i grandi temi dell’umanità? Penso innanzitutto all’ideale dell’integrazione europea e all’importanza dell’Unione degli Stati Europei, che ha portato pace e progresso per i nostri popoli. Penso anche, in una dimensione più ampia, al ruolo dell’ONU e alle questioni sollevate dall’Agenda 2003 con i suoi importanti obbiettivi. I bambini e i ragazzi andrebbero aiutati a cogliere sia le grandi problematiche emergenti sia le conquiste della civiltà umana. Molto interessante è per me l’approccio testimoniato dal medico svedese Hans Rosling (2017) e dalla sua fondazione Gapminder (www.gapminder.org) che insegna a guardare il mondo con una preoccupazione ottimistica: si tratta di guardare il futuro dando speranza e prospettive.

6ambitidiproposte

I 4 principi e i 5 passi possono trovare una realizzazione concreta in 6 ambiti di proposte che

avanzo e che, insieme a quanto detto, suggeriscono siano oggetto di discussione tra gli insegnanti e tra tutto il personale dell’istituto. Propostan.1-Unpersonaggio,unlibro,untema

Ciascuna delle 9 scuole dell’istituto potrebbe scegliere ogni anno un personaggio famoso e collegarlo ad un libro che ha scritto o ad una bibliografia che ne illustra la vita e le opere e ad un tema particolare. Il personaggio, il libro e il tema diventano in questo modo un filo conduttore che coinvolge tutti i docenti della scuola (plesso), gli alunni, ma anche i genitori, ed eventualmente le varie agenzie del territorio. Pensate come sarebbe bello che tutti leggessero quel libro: sarebbe come avere un oggetto che ci aiuta a fare comunità! Sul tema scelto è possibile articolare una parte della progettazione didattica di un anno, facendo interagire le varie discipline e i campi di esperienza e magari utilizzando la mappa generatrice (mappa concettuale) per costruire le varie connessioni.

Docenti, alunni e genitori, nonché le agenzie del territorio disponibili, potrebbero essere coinvolti

nel reperire materiale, documenti, testimonianze sul tema scelto, da organizzare e da archiviare nelle classi e nelle sezioni, per rendere il tutto disponibile ogni giorno per lo studio, la ricerca, l’esplorazione degli alunni. Come esiti si possono immaginare la realizzazione di una ampia varietà di prodotti scolastici: testi scritti, giornalini, disegni e poster, conferenze, rappresentazioni teatrali e musicali, plastici, blog, mostre. Nell’immagine di seguito abbiamo schematizzo quello che intendo dire. Indicazioni:

1. ogni scuola adotta ogni anno un libro, un personaggio e un tema; 2. il libro viene letto da tutti i docenti, alunni, genitori; 3. nel collegio di fine anno viene organizzato un workshop per lo scambio di esperienze al quale

partecipano anche i genitori.

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Propostan.2-Promuoverelacomunità:ilCommunityPointeilManualedellascuola

Abbiamo visto come sia importante per l’apprendimento e la crescita degli alunni, la presenza e lo sviluppo di una comunità di docenti. Una realizzazione concreta che propongo è quella del Manuale della Scuola (plesso) che dovrebbe trovare uno spazio privilegiato in un community point, posizionato nella stanza docenti. Il Manuale della Scuola può essere lo strumento che raccoglie le decisioni su procedure, didattiche, regole, organismi, nonché gli elementi salienti della storia della comunità scolastica e della comunità locale. Il Manuale può essere costituito dalla sezione didattica, che ritengo fondamentale, costituita da una repository (deposito) degli strumenti, dei metodi, dei prodotti scolastici e dei percorsi, nonché dei timetable delle lezioni/attività; la sezione organizzativa: con il planning della scuola, il regolamento, le procedure (Istruzioni per l’uso) attinenti ai vari momenti di vita scolastica, l’organigramma, ecc…; la sezione amministrativa: con i documenti di base quali il piano annuale, la sicurezza, la privacy ecc.; La sezione storica: dove trovano posto i documenti della storia della scuola e della comunità locale relativi ad eventi, iniziative, persone. Il Manuale della Scuola, disponibile presso il community point nella stanza docenti, potrebbe essere in parte cartaceo e in parte digitale, mentre alcuni suoi aspetti più significativi potranno essere visualizzati in appositi pannelli (o video).

Al manuale della scuola dovrebbe affiancarsi un Manuale dell’ufficio e il Manuale dell’istituto.

Il manuale dell’ufficio raccoglie principali documenti e le principali procedure necessarie per far funzionare l’amministrazione: ciò faciliterebbe il lavoro degli assistenti amministrativi e la trasparenza delle attività. Il Manuale dell’Istituto invece è utile per la documentazione dei processi e delle le procedure che presiedono al funzionamento dell’intera organizzazione. I processi e le procedure dovrebbero essere strutturati, secondo la visione che è espressa dal PTOF, enucleata dai 4 punti chiave e dai 5 passi e riguardare il funzionamento coerente di vari livelli organizzativi, dalla classe/sezione alla scuola, dall’ufficio amministrativo alle attività di istituto.

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IlCommunityPointeilManualedellascuola

Indicazioni: 1. realizzare in ciascuna scuola (plesso) nella stanza docenti un community point dove inserire il

Manuale della scuola. Usare questo spazio per la discussione, la progettazione, lo scambio di pratiche, valorizzando in particolare la sezione didattica;

2. realizzare il Manuale dell’Ufficio; 3. realizzare il Manuale dell’Istituto. Inserire i principali processi e procedure da considerare

come, ad esempio, la gestione del bonus di merito, l’elaborazione PTOF, gli incarichi al personale (uso della job description e job analysis), la conduzione delle varie riunioni (consigli, collegio, assemblee, commissioni), il sostegno ai nuovi entrati con tutoraggio, il piano della formazione, il sistema di valutazione e monitoraggio dei risultati (di sistema e scolastici), il piano inclusione, i planning delle scuole.

Propostan.3-Realizzareilsistemadelleresponsabilità

Rendere gli alunni responsabili del proprio apprendimento significa condividere con essi il significato delle attività, gli obbiettivi che si vogliono perseguire, il valore delle discipline di studio, alimentando la curiosità e il senso dell’esplorazione e della ricerca. Incrementare la responsabilità degli alunni vuol anche dire porre attenzione a far scegliere loro scelta le attività didattiche: è questo un aspetto tanto importante quanto poco praticato, pur essendo anche questo fonte di grande motivazione e di cura delle diversità. La responsabilità si esercita anche attraverso il coinvolgimento degli alunni nella partecipazione e nelle decisioni, in modo da favorire l’assunzione di impegni per se stessi e per la collettività. Si tratta, in definitiva, di organizzare un vero e proprio sistema delle responsabilità in ogni classe/sezione e a livello di scuola (plesso) che favorisca un’autentica partecipazione dei bambini e dei ragazzi.

Il sistema delle responsabilità non può non riguardare anche il personale adulto, i docenti e

il personale ATA. Per il personale docente l’identificazione precisa dei compiti e delle funzioni (job description) e delle connessioni reciproche (con sistemi tipo RACI) è importante. Per il personale ATA va rimodulato in modo efficace il piano delle attività dell’ufficio e dei collaboratori scolastici.

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L’istituto scolastico è un’organizzazione sui generis, in quanto all’inizio di ogni anno (scolastico) vengono ridefiniti gli incarichi e le responsabilità (con evidenti sprechi di tempo) che sono illustrati nell’organigramma. Per ovviare a tale situazione si potrebbero realizzare procedure spedite per arrivare in tempi brevi (entro la prima settimana di settembre) alla composizione dell’organigramma in modo da rendere immediatamente operativo l’istituto medesimo.

Ilsistemadelleresponsabilità

Inidicazioni:

1. attuare il sistema delle responsabilità a livello di classe/sezione e di scuola 2. realizzare il consiglio della scuola dei ragazzi e dei bambini; 3. coinvolgere gli alunni nella manutenzione e nella pulizia della scuola di intesa con le

collaboratrici scolastiche; 4. migliorare le procedure e la definizione degli incarichi per il personale docente e ATA

(inserimento dei documenti nel Manuale di Istituto) concludendole nella prima settimana di settembre.

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Propostan.4dotarsidirepertoridistrumenti,dimetodi,diprodottiepercorsididattici

Abbiamo sottolineato per il primo passo come sia importante utilizzare una varietà di strumenti, metodi e prodotti. Occorre che la scuola (plesso) e l’istituto si dotino di una repository (deposito) di tali risorse, incrementate dai docenti, nella prospettiva dello scambio di pratiche. Il manuale della scuola e il community point sono i dispositivi che ci potrebbero aiutare.

Irepertoridistrumenti,metodi,prodotti,percorsi

Per quanto riguarda gli strumenti occorre anche riflettere sull’uso del libro di testo. Questo

rischia di essere in molti casi l’unico strumento di studio per gli alunni mentre - come abbiamo visto - esiste una pluralità di strumenti didattici che renderebbero più ricco, interessante e differenziato il lavoro scolastico (con grandi effetti inclusivi). Inoltre va segnalato che nelle scuole secondarie molti libri di testo sono poco o per nulla impiegati. Si può passare da 500 pagine di libri di testo alla scuola primaria a 5000 pagine in quella secondaria di 1°, di cui magari se ne utilizzano solo un 30%. Si tratta di uno spreco economico e oltre che di uno svantaggio didattico.

Indcazioni:

1. dotare l’aula di una varietà di strumenti didattici utilizzando anche le repository del manuale della scuola;

2. sostituire lo zaino con una cartella leggera, riducendo il materiale di cancelleria, libri e quaderni;

3. attrezzare l’aula con materiale di cancelleria; 4. adottare una soluzione mista per la scuola sec.1° (in parte di testi in cartaceo, in parte digitali,

non acquistarne alcuni). Utilizzare i risparmi delle famiglie per comprare tablet; 5. realizzare nella scuola una fabbrica degli strumenti, dei metodi e dei prodotti didattici con

la partecipazione dei genitori e delle collaboratrici scolastiche.

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Propostan.5-Organizzareglispazi

Nella proposta delle scuole Senza Zaino gli spazi e la loro organizzazione hanno avuto un rilievo particolare. Si tratta di un’attenzione che tutti docenti e tutte le scuole possono avere, perché una buona organizzazione degli spazi, anche in funzione delle attività da svolgere, costituisce un ingrediente non di secondo piano nella riuscita del processo di insegnamento – apprendimento. Nella mia esperienza la predisposizione di aree di lavoro si è evidenziata molto vantaggiosa, in quanto offre più opportunità agli alunni e consente al docente di svolgere un ruolo di affiancamento e di presentazione delle lezioni anche a piccoli gruppi.

Indicazioni:

1. coinvolgere gli alunni nel tenere in ordine e pulita la classe /sezione (si veda anche la proposta n. 3 del sistema delle responsabilità) assieme alle collaboratrici scolastiche;

2. utilizzare scaffali e armadi aperti dove sono etichettati strumenti e documenti; 3. introdurre piante e fiori in classe/sezione; 4. curare la pannellistica e la comunicazione visuale alle pareti, dipingere le pareti; 5. organizzare l’aula in aree di lavoro (tavoli, agorà, spazi individuali).

Propostan.6-Differenziareepersonalizzare

Come abbiamo detto la differenziazione dell’insegnamento è un principio importante, se vogliamo riconoscere la diversità dei bambini e dei ragazzi e se vogliano, nei fatti, rendere inclusiva la scuola. Questo riconoscimento si basa sul cercare di costruire un profilo individuale per ciascuno che tenga conto degli interessi, delle competenze e delle conoscenze, degli stili di apprendimento. Il profilo diventa un collegamento per aiutare ogni alunno a dare significato alle attività e per stimolare la responsabilità per il proprio apprendimento in una prospettiva di autonomia. Esso è anche un aggancio per i contenuti delle discipline di studio e dei campi d’esperienza. La differenziazione è resa possibile, lo si intuisce, da un’organizzazione dell’aula in aree, inoltre si avvale del sistema delle istruzioni per l’uso (IPU). In più essa è alimentata da ulteriori due metodi di lavoro: quello della scelta e quello del feedback. Permettere la scelta delle attività a ciascun studente è quanto mai utile perché in tal modo si sollecita il dialogo interiore e la motivazione, mentre il feedback, soprattutto se legato alle IPU, consente il

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miglioramento continuo ed un apprendimento efficace. Il feedback può essere anche un’importate modo per attivare forme di peer education.

Indicazioni:

• prestare attenzione e approfondire, per ciascun alunno, gli interessi, le conoscenze e le competenze attraverso la composizione di un profilo personale;

• utilizzare i vari strumenti, metodi, prodotti; • utilizzare vari tipi di raggruppamento (in coppia, in terna, in piccolo gruppo, nel grande

gruppo), rispettando l’importanza del lavoro individuale; • attivare forme di scelta delle attività didattiche; • sviluppare la peer education con l’impiego di feedback.

Riferimenti bibliografici

Dewey J. (1949 ed. or. 1899), Scuola e società, Firenze: La Nuova Italia. Gardner H. (2004), Cinque chiavi per il futuro, Milano: Feltrinelli. Hattie J. (2017), Apprendimento visibile, insegnamento efficace, Trento: Erickson. Kondo M. (2014), Il magico potere del riordino, Milano: Vallardi. Morin E. (2000), La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero, Milano: Raffaello Cortina. MIUR (2012), Indicazioni Nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione: Roma. MIUR (2014), La Buona Scuola. Facciamo crescere il Paese, Roma. Montessori M. (1999), Il segreto dell’infanzia, Milano: Garzanti. Orsi M. con Merotoi G., Natali C. & Orsi M.B. (2016). A scuola senza zaino, Trento: Erickson. Orsi M. (2017). Dire bravo non serve, Mondadori: Milano. Robinson, K. (2016), Scuola creativa. Manifesto per una nuova educazione, Trento: Erickson. Rosling H. (2018), Factfullness, Milano: Rizzoli.