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Prezzi di vendita all’estero: Austria 9,90; Belgio 9,90; Grecia 9,40; Lussemburgo 9,00; Portogallo Cont. 9,30; Spagna 8,40; Canton Ticino Chf 14,00 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, DCB Novara anno XXII numero 6 (256) giugno 2006 euro 5,90 DE AGOSTINI PERIODICI ATTUALITÀ DEL PASSATO SCAVI QATNA, UNA METROPOLI DELL’ANTICA SIRIA M O S T R E HATSHEPSUT, UNA REGINA A NEW YORK

ATTUALITÀ DEL PASSATOzioso archivio di tavolette cuneiformi di Daniele Morandi Bonacossi, Michel Al-Maqdissi, Peter Pfälzner, Marta Luciani M ishrifeh, l’antica Qat-na, è un grande

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Page 1: ATTUALITÀ DEL PASSATOzioso archivio di tavolette cuneiformi di Daniele Morandi Bonacossi, Michel Al-Maqdissi, Peter Pfälzner, Marta Luciani M ishrifeh, l’antica Qat-na, è un grande

Prezzi di vendita all’estero: Austria € 9,90; Belgio € 9,90; Grecia € 9,40; Lussemburgo € 9,00; Portogallo Cont. € 9,30; Spagna € 8,40; Canton Ticino Chf 14,00Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, DCB Novara

anno XXII numero 6

(256) giugno 2006

euro 5,90

DE AGOSTINI PERIODICI

ATTUALITÀ DEL PASSATO

SCAVIQATNA,UNA METROPOLIDELL’ANTICA SIRIA

MOSTREHATSHEPSUT,UNA REGINAA NEW YORK

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SCAVI

Nella Siria dell’età del Bronzo sorse e prosperò una città che sta rive-landosi un centro fra i più importanti del Vicino Oriente. E le ultime cam-pagne di scavo hanno portato alla luce splendide opere d’arte e un pre-zioso archivio di tavolette cuneiformi

di Daniele Morandi Bonacossi, Michel Al-Maqdissi, Peter Pfälzner, Marta Luciani

Mishrifeh, l’antica Qat-na, è un grande inse-diamento ubicato al

margine occidentale della step-pa siriana, 18 km a nord-estdella città di Homs. Nel II mil-lennio a.C., Qatna fu la capita-le della Siria centrale e, in par-ticolare, durante il regno deisuoi due sovrani Ashi-Addu eAmud-pî-El, fu citata a piú ri-prese negli Archivi Reali diMari (l’attuale Tell Hariri, sulmedio Eufrate).Mishrifeh ha la forma di unquadrilatero regolare di un chi-lometro di lato, con una super-ficie di piú di 100 ettari. Lacittà antica, circondata da unterrapieno difensivo provvistodi fossati esterni e porte, è for-mata da un’acropoli, di formapressoché circolare, che siestende per oltre 15 ettari. Lacittà bassa si trova tra l’acropolie la base interna dei terrapienidi fortificazione. Questi ultimidefiniscono i limiti esterni del-la città e sono costituiti daenormi argini di terra, la cuialtezza raggiunge in alcunipunti i 20 m circa.

Le prime ricercheA partire dalla metà del XIXsecolo, il sito di Mishrifeh fuvisitato ed esplorato da viag-giatori ed eminenti studiosi,

storia diQATNA

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una METROPOLI

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ma scavi sistematici ebbero iniziosolo nel 1924, sotto la direzione delconte Robert du Mesnil duBuisson, che condusse quattrocampagne (1924,1927-1929). Il bi-lancio dei lavori fu molto positivo,poiché i risultati ottenuti fornironoinformazioni importanti su moltefasi d’occupazione del sito e, in par-ticolare, sulla sua architettura mo-numentale e il suo sviluppo nel cor-so del II millennio a.C. L’impor-

Qatna

Palmira

Terqa

Assur

Ninive

Nuzi

Eshnunna

Babilonia

Uruk

Ur

Carchemish

Emar

AleppoJabbul

EblaHama

Ugarit

Alalakh

QadeshBiblo

Megiddo

Gerico

Gerusalemme

EnkomiKition

Mari

Cipro

Sinai

IRAN

Desertosiro

-arab

ico

Oro

nte

Eufrate

Tigri

Mar Morto

MarMediterraneo

tanza di Mishrifeh fu confermataqualche anno piú tardi dalla sco-perta e dallo studio degli ArchiviReali di Mari da parte di GeorgesDossin e, soprattutto, dalla pubbli-cazione, nel 1954, del suo articolo«Le royaume de Qatna au XVIIIe

siècle avant notre ère d’après les“Archives royales de Mari”».La ripresa, da parte della DirezioneGenerale delle Antichità e dei Mu-sei di Siria,di scavi sistematici a par-tire dal 1994 segna l’inizio della se-conda fase delle ricerche a Tell Mi-shrifeh.Essa consiste principalmen-te nella realizzazione di sondaggi discavo attorno all’acropoli, condottial fine di riesaminare gli interventidel du Mesnil, di mettere a punto

un nuovo bilancio archeologico estratigrafico del sito, ma, soprattut-to, di elaborare una nuova strategiadi ricerca.Quest’ultima è stata mes-sa in atto, dal 1999, nel quadro diuna missione congiunta siro-italo-tedesca, condiretta da Da-niele Morandi Bonacossi,dell’Uni-versità di Udine in collaborazionecon l’Università di Verona, da PeterPfälzner, dell’Università di Tübin-gen, e dallo scrivente.Il bilancio è assai positivo: le sco-perte non sono mancate, in parti-colare circa l’archeologia, l’archi-tettura e la storia di questo impor-tante centro urbano nel II e I mil-lennio a.C. La collaborazione in-ternazionale è stata coronata nel2004 da interventi di restauro e dal-l’apertura di diversi cantieri di sca-vo, in vista della realizzazione delprimo parco archeologico del sito.

Michel Al-Maqdissi

Da villaggio a cittàIl sito di Tell Mishrifeh fu fondatonell’età del Bronzo Antico III,quando,attorno al 2700-2600 a.C.,al centro del plateau roccioso sulquale si formò in seguito l’acropo-li, sorsero le abitazioni di un villag-gio. Si trattava di edifici di dimen-sioni piuttosto grandi, dotati di piúvani equipaggiati con installazionidi tipo domestico e provvisti di fos-se destinate allo stoccaggio dellederrate alimentari ubicate all’ester-no delle case.Attorno al 2400 a.C., sulle rovine diquesto antico nucleo, furono co-struiti numerosi granai e silos, uti-lizzati per l’immagazzinamento in-tensivo e su lunga durata del surplusdella produzione agricola. Tali in-stallazioni erano collegate a struttu-re destinate alla pulitura dei cerealie alla loro lavorazione e trasforma-zione in cibo. Le dimensioni delleinstallazioni, la vastità dell’area daesse coperta e la loro articolazionee complessità inducono a ipotizza-re, fin da questo periodo, l’esisten-za di un sistema di accumulo eredistribuzione dell’eccedenzadella produzione agricola, con-trollato da un’istituzione pubblica.Tali ritrovamenti, tuttavia,debbonoessere letti nel piú ampio contestodi un sito che, nell’età del Bronzo

In alto: carta del Vicino Oriente, con ilsito di Qatna in evidenza.In basso: intarsi, tavolette, impronte disigillo dal «Palazzo della Città Bassa».Età del Bronzo Tardo, XVI-XV sec. a.C.

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Antico IV (2400-2000 a.C.circa), siestendeva su una superficie di al-meno 25 ettari, ed era costituito,per quanto di esso conosciamo og-gi, da un vasto quartiere abitativoubicato nella parte settentrionaledel tavolato calcareo dell’acropolidi Mishrifeh, nell’area in cui, nel IImillennio, sorse il Palazzo Realedi Qatna, e da almeno una tombaipogeica multipla, all’interno dellaquale era stato probabilmente se-polto un gruppo familiare di eleva-to rango sociale.È dunque lecito supporre che il si-to, di cui, per il III millennio, igno-riamo ancora il nome, fosse un cen-tro urbano di una certa importan-za nella regione che fungeva da cer-niera fra la verde valle irrigata dal-l’Oronte a ovest e la steppa semi-arida della Shamiyah a est.Fra la fine del III e l’inizio del IImillennio a.C., l’assetto urbanisticodi Tell Mishrifeh, che, dalla Media

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In alto: la cisterna e le sostruzioni delvano F, il cosiddetto «Haut Lieu» degliscavi del du Mesnil du Boisson,ricostruite durante l’intervento di

restauro compiuto nel 2004.In basso: modello tridimensionaledella città antica (elaborazione diA. Beinat e A. Marchesini).

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In alto: veduta delcorridoio indirezione dellacamera funerariadurante i lavori discavo.

età del Bronzo (2000-1600 a.C.), ènoto nelle fonti cuneiformi conil nome di Qatna, fu trasformato inmaniera radicale.La città venne fortificata realizzan-do il sistema di terrapieni già de-scritto, che protegge ora un sito ur-bano di 110 ettari di superficie.Alcentro di ciascun terrapieno si apri-va una porta a doppia camera. Sul-la sommità dell’acropoli, invece, al-l’inizio del II millennio, fu eretto unedificio monumentale, che svolge-va sicuramente una funzione pub-blica, forse uno dei templi cittadinio, addirittura, il palazzo reale dellapiú antica età del Bronzo Medio.Accanto a esso si sviluppò un’e-stesa e articolata area di pro-duzione intensiva di ceramicada esso dipendente. Si tratta della

piú completa e vasta fabbrica per laproduzione in massa di ceramicanota dalla Siria del II millennio a.C.Al suo interno, sono documentatetutte le fasi del processo di produ-zione:dalla preparazione dell’argil-la in grandi vasche di decantazionefino alla cottura dei vasi in fornacidi diverse dimensioni e tipologia.Quale che fosse l’istituzione pub-blica che aveva sede nell’edificiomonumentale – tempio o palazzo –è probabile che nella fabbrica siproducessero i vasi per l’immagaz-zinamento dei prodotti agricolistoccati nei suoi magazzini.Contemporaneamente, la partesettentrionale del plateau dell’acro-poli fu utilizzata come area cimite-riale. Qui, infatti, fra il 1900 e il1800-1700 a.C. circa, vennero sca-vate numerose sepolture di adulti,inumati in fosse e accompagnati dasemplici corredi di ceramica e daofferte di cibo (carne di ovini ebovini e molluschi d’acqua dolce).In qualche caso, sono presenti an-che oggetti di corredo in bronzo,come spilloni per fermare le vesti.Sono state inoltre rinvenute tom-be di bambini in tenera età (fra 1 e6 mesi), deposti in giare.Già negli anni Venti del Novecen-to, il du Mesnil aveva qui rinvenu-to alcune inumazioni di lattanti ingiare, erroneamente interpretatecome sepolture rituali di fondazio-ne e collegate alla costruzione del

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a.C. ca.; vedi sopra, contributo Moran-di Bonacossi). Inoltre, trincee di fon-dazione nelle parti sud e nord del-la sala del trono hanno rivelato lapresenza omogenea di frammenticeramici tipici della fine del Bron-zo Medio.Grazie a quest’ultima os-servazione, il Palazzo Reale di Qat-na deve essere datato a una fase sto-rica posteriore al regno di Ashi-Ad-du e Amud-pî-El. Fra l’altro, taledatazione ben si accorda con il fat-to che i due edifici palatini portatialla luce nei Cantieri C e K (vedi ibox alle pp. 52 e 53) appartengonoalla stessa fase cronologica e si inse-riscono nel medesimo progetto diriorganizzazione urbanistica dellacittà dell’età del Bronzo Tardo, dicui lo stesso Palazzo Reale fa parte.La distruzione del palazzo, invece,

soprastante Palazzo Reale. Inoltre,nella parte superiore della scarpatadel tavolato calcareo dell’acropoliche si affaccia sulla sottostante cittàbassa, erano state individuate tretombe ipogeiche scavate nella roc-cia – probabilmente sepolture ap-partenenti a gruppi familiari –,contenenti ricchi corredi di cera-mica semplice e dipinta e bronzo(punte di lancia, spilloni).Le ricerche della Missione siro-italo-tedesca hanno cambiatoradicalmente lo stato delle co-noscenze dell’antica Qatna ecosí della Siria centrale, soprattuttoper quanto riguarda l’età del Bron-zo Tardo iniziale (secoli XVI e XV-XIV a.C.), periodo in cui la cittàvisse una delle fasi di massimosplendore urbanistico. In quest’e-poca, il suo rango politico non eraconfrontabile con quello dell’Egit-to o del regno nord-siriano di Mi-tanni; eppure, proprio in questa fa-se, la dinastia reale qatnita varò unpiano di riorganizzazione dell’a-cropoli.Alla fine del Bronzo MedioII o all’inizio del Bronzo Tardo I,infatti, l’imponente edificio pubbli-co sulla sommità dell’acropoli fuabbandonato e probabilmente uti-lizzato come cava per l’estrazione dimateriale edilizio (mattoni crudi)da reimpiegare altrove. L’area set-tentrionale del plateau dell’acropo-li venne invece utilizzata per la co-struzione del monumentale Palaz-

zo Reale, il cui gigantesco sistemadi fondazione distrusse in manieraestensiva la sottostante e piú anticanecropoli.La corte qatnita fece inoltre co-struire almeno un altro palazzo lun-go il fianco settentrionale dell’a-cropoli (il «Palazzo della Città Bas-sa»; vedi box a p. 53) e una residenzamonumentale,confinante a sud conil Palazzo Reale (vedi box a p. 52).A un modello palatino di tipo nu-cleare, basato su di un’unica, gran-de fabbrica, nella quale si concen-travano – oltre alle funzioni di edi-ficio residenziale – quelle politi-che e di controllo e interfacciaeconomica del sistema redistribu-tivo, si sostituisce, dunque, un mo-dello decentrato, nel quale le di-verse funzioni del potere sono di-slocate in piú edifici pubblici, di-stribuiti nella vasta regione dell’a-cropoli attorno al Palazzo Reale,che rimane il fulcro del potere del-la dinastia regnante.

Daniele Morandi Bonacossi

Il grande Palazzo RealeIl Palazzo Reale sorse nel settoresettentrionale dell’acropoli di Qat-na, in posizione dominante sullacittà bassa. La ripresa degli scaviha permesso di delineare lastoria del monumentale edifi-cio – la piú grande fabbrica palati-na dell’intera regione siro-palesti-nese dopo il palazzo reale di Mari –già parzialmente portato alla lucedal conte du Mesnil du Buisson.La costruzione del palazzo può es-sere datata a un periodo assai tardodell’età del Bronzo Medio: le suefondamenta, infatti, tagliano unanecropoli del Bronzo Medio I fina-le/II iniziale (XIX-XVIII secolo

A sinistra:residuo di pagliadella spulaturarinvenuto sulfondo della vascaA. Bronzo AnticoIV, Cantiere J.In basso: vascheper la spulaturadei cerealicollegate a silosutilizzati perimmagazzinareil raccolto.

Due anatre in orocon, al centro,uno stendardo diHathor. Si trattadi un capolavorodell’oreficeriasiriana dell’etàdel Bronzo Tardo.

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può essere datata con relativa pre-cisione attorno al 1340 a.C. ed èlegata alle campagne militari con-dotte dagli Ittiti in Siria.Gli scavi si sono concentrati sullefondamenta del palazzo. I loro mas-sicci muri, costruiti in mattoni cru-di, giungono di norma fino a unaprofondità di 5 m e, in alcuni casi,penetrano nel terreno per ben 7 m.Erano isolati dal terreno circostan-te mediante paramenti costituiti dapietre non lavorate di piccole e me-die dimensioni e trincee riempitedi pietre. Esse servivano a stabiliz-

zare i muri del palazzo dal punto divista statico, sia nel caso di scossetelluriche, sia a isolarli dall’umidità.Tale complesso e articolato si-stema di sostruzioni, che nonha confronti nell’architetturaantico-orientale, può conside-rarsi come un capolavoro del-l’ingegneria antica.Il vano piú grande del palazzo nonera la sala del trono, ma la sala C,probabilmente utilizzata per riu-nioni e udienze. Il vano, di formaquadrata, copriva una superficie di1300 mq e in origine era copertoda un tetto, come indica il ritrova-mento delle fondamenta di quattrocolonne, alle quali si aggiungono ledue basi di basalto trovate ancora insitu dal du Mesnil du Buisson. Es-

se dovevano sostenere colonne inlegno che, probabilmente, avevanoun’altezza di 8-12 m. Con il suotetto piatto, poggiato su quattrocolonne, forse con un quadratorialzato al centro, la sala C è unodei piú grandi ambienti copertidella storia dell’architettura orien-tale antica. Dalla sala C si potevaaccedere a un grande salone (vanoB) e alla sala del trono (vano A) at-traverso la cosiddetta Porte Royale.La sala del trono serví forse an-che come vano del palazzo de-dicato al culto degli antenatiregali defunti.Il tratto ufficiale del palazzo, arti-colato in tre vani monumentali confunzioni politiche, rappresentative,cerimoniali e, forse, cultuali, domi-

A sinistra: sepoltura a inumazione diun individuo adulto. Il cranio recanumerosi segni di colpi letali, inferticon un’arma da taglio da dietro edall’alto verso il basso. L’uomo moríper lo sfondamento della scatolacranica, forse durante uncombattimento o per l’esecuzione diuna sentenza capitale. Cimitero delBronzo Medio I/II.In basso, a sinistra: statua di basaltoacefala raffigurante un sovrano diQatna seduto in trono. Età del BronzoMedio II. Si tratta verosimilmentedella rappresentazione di un redefunto, venerato come antenatoprotettore della dinastia reale.In basso, a destra: particolare di unsilo per l’immagazzinamento delraccolto. Età del Bronzo Antico IV.

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nava – con le sue grandiose dimen-sioni – l’intero complesso architet-tonico del Palazzo Reale di Qatna.Tale dilatazione della parte ufficia-le del palazzo rispetto alle restanticomponenti della fabbrica palatina(quartieri residenziali, amministra-tivi, magazzini) rappresenta un fe-nomeno unico nell’architettura pa-latina del Vicino Oriente nell’etàdel Bronzo.Nel quartiere nord-occidentale delpalazzo, invece, si concentravanovani destinati a funzioni pratiche. Ilvano F, per esempio, era una stanzada bagno,nelle cui immediate vici-nanze si trovava un grande pozzo-cisterna (vano U), che assicuraval’approvvigionamento d’acqua delpalazzo.Il quartiere nord-orientale del-l’edificio fu probabilmente de-stinato all’abitazione e all’im-magazzinamento di derrate ali-mentari, merci e oggetti di diversanatura.A est della monumentale sa-la del trono – 40 x 20 m –, sorgevauna grande ala di servizio dell’edi-ficio, costituita da oltre trenta vani.Presso l’angolo nord-orientale del-la sala del trono, sono state rinve-nute le uniche prove indirette del-l’esistenza, nel Palazzo Reale diQatna, di un piano superiore, cosaperaltro già ampiamente ipotizzatasulla base del poderoso spessoredelle fondazioni dei muri, che, nelcaso della sala del trono, arriva finoa quasi 10 m. Si tratta delle im-pronte delle sostruzioni lignee di

una scala che,mediante due rampe,alloggiate nei vani-scala CU e AF,permetteva al sovrano di scenderedagli appartamenti al primo pianodella fabbrica palatina direttamen-te alla sala del trono. L’ubicazionedei due vani-scala permette di ipo-tizzare che il trono regale fosse ubi-cato a ridosso della parete setten-trionale della sala del trono, quindipresso l’imboccatura del corridoiosotterraneo che dava accesso alleTombe Reali.Sotto al settore nord-orientale delpalazzo, 13 m circa al di sotto deisuoi pavimenti, si trovavano leCripte Reali, accessibili attraversoun corridoio lungo 40 m, che ter-minava nella parte nord-ovest del-la grande sala del trono (sala A).

Nei detriti di riempimento delcorridoio sono state rinvenute73 tavolette d’argilla, quasi tutteintegre, i cui testi cuneiformi sonoscritti in una lingua mista, accadi-co e hurrita. Si tratta di testi ap-partenenti all’archivio di Idanda,che fu probabilmente il penultimosovrano di Qatna, alla metà delXIV secolo a.C.I testi piú interessanti sono cinquelettere scritte da «Piccoli Re» siria-ni e del generale ittita Hanutti e in-dirizzate al re Idanda, nelle qualiviene descritta la situazione milita-re della Siria all’epoca dell’invasio-

Secondo quarto Prima fondazione del sito sulla sommità del III millennio a.C. dell’acropoli.

Inizi del II millennio a.C. Rifondazione della città, che conferí al sito il suo attuale impianto topografico.

Metà del II millennio a.C. Riorganizzazione dell’assetto urbanistico della città.

Inizi del I millennio a.C. Seconda rifondazione del sito e sviluppo di un nuovo impianto urbano che fu utilizzato fino all’abbandono di Mishrifeh verso il 720 a.C., anche se una limitata occupazione continua a essere attestata nell’area del Cantiere C sul fianco occidentale dell’acropoli durante la successiva età del Ferro III.

CRONOLOGIA

Veduta generale del «Palazzo dellaCittà Bassa».

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ne del re ittita Shuppiluliuma I.Inoltre, una di esse comunica l’av-venuta distruzione del regno di Mi-tanni e minaccia, in tono ammoni-torio, una guerra contro Qatna. Letavolette erano probabilmente con-servate, in basse ciotole di cerami-ca, nella Cancelleria Reale, situataal di sopra del corridoio, al pianter-reno del palazzo.Durante la distru-zione del palazzo in seguito a ungrande incendio, le tavolettecaddero nel corridoio e venne-ro in parte cotte secondariamen-te dal calore sprigionato dalle fiam-me.Un caso fortuito ha quindi per-messo il ritrovamento del primo ar-chivio reale di Qatna.

Michel Al-Maqdissi, DanieleMorandi Bonacossi, Peter Pfälzner

L’ipogeo realee il rituale funerario kispuIl corridoio di accesso all’ipogeoreale terminava presso l’angolo del-la terrazza esterna del palazzo, pie-gava verso est e si apriva, dopo ap-

L’estensione dello scavo nelCantiere C verso nord-ovest hapermesso di individuare, sul fiancooccidentale dell’acropoli, unimportante edificio residenziale,situato immediatamente a sud delPalazzo Reale. La sua pianta, soloparzialmente portata alla luce, siarticola intorno a una grande salao corte. L’edificio, con la suaentrata porticata, di cui rimangonodue basi di colonna in basalto, bensi inserisce nella tradizionearchitettonica siriana del IImillennio a.C. (periodo del BronzoTardo), i cui paralleli piú prossimisono attestati a Tell Mardikh-Ebla,Ras Shamra-Ugarit e Ras Ibn Hani.La grande residenza fuabbandonata intorno alla metàdel XIV secolo a.C.

Michel Al-Maqdissi

LA RESIDENZA SULFIANCO OCCIDENTALEDELL’ACROPOLI

Il valore degli intarsi si desume dalfatto che furono realizzati con avoriodi elefante e non di ippopotamo

pena 2 m, su un pozzo che costi-tuiva l’anticamera della tomba rea-le. Questa fu in parte scavata nellaroccia e in parte circondata da mu-ra ciclopiche. Il suo pavimento sitrovava 5 m piú in basso del pavi-mento del corridoio,cosicché il di-slivello poteva essere superato solomediante l’uso di scale a pioli.Nell’anticamera si trovavano duestatue quasi eguali in basalto disovrani di Qatna defunti: sonorappresentati seduti in trono, indos-sano il caratteristico mantello siria-no, simbolo di regalità,e tengono inmano una ciotola, portata in avan-ti per ricevere doni sacrificali. Da-vanti alle statue, si trovavano cioto-le in ceramica e ossa di animali: ciòrivela che di fronte alle immaginidei re si compivano sacrifici e cheesse rappresentano, dunque, ante-nati reali, fatti oggetto di culto.Caso molto raro nell’archeologia

In alto: «Palazzo della Città Bassa».Veduta della sala del trono e delvestibolo (stanze D e F) da est.A sinistra: viso in avorio d’elefante,dalla stanza R del «Palazzo della CittàBassa». Età del Bronzo Tardo.

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del Vicino Oriente, le statue sonostate rinvenute in posizione origi-nale, il che permette l’esatta inter-pretazione del loro significato. I duesovrani custodivano simbolicamen-te l’accesso alla tomba reale e pre-siedevano le cerimonie di sepoltu-ra. Dal punto di vista stilistico, lestatue possono essere datate alXVIII-XVII secolo a.C., sono diqualità eccellente e rientrano nelnovero delle piú belle e meglioconservate opere della sculturadell’antica Siria.Le due statue reali fiancheggiavanol’entrata alle camere sepolcrali veree proprie, scavate nella roccia. At-torno a una grande camera funera-ria principale, furono scavate tre ca-mere secondarie. Nella cameraprincipale, nell’angolo sud-orien-tale, si trova un sarcofago in pietra,privo di coperchio, al cui internosono stati rinvenuti i resti incom-pleti di tre individui: non si trattadunque di una tomba singola, madella cripta familiare della dinastiareale.Il cadavere veniva deposto su fere-tri di legno, di cui sono stati rinve-nuti quattro esemplari sul pavi-mento della camera principale.Del

Il «Palazzo della CittàBassa» è ubicatonel Cantiere K,sul fiancosettentrionaledell’acropoli, ma 10 mpiú in basso dellascarpata della collinacentrale sulla qualeera sorto il PalazzoReale e da ciò traenome. È un edificiomolto esteso, di cui siconoscono per ora 65stanze. Il «Palazzodella Città Bassa»non è caratterizzatodal «gigantismo»del Palazzodell’Acropoli,ma le suecaratteristiche sonocomunquemonumentali:organizzazione dellestanze secondo i piúrigidi schemidell’architetturapalatina; ampie portedecorate da ortostati edotate di colonne inbasalto; ecc.Pochi frammenti fannopensare che, anchequi, come già nelPalazzo dell’Acropoli,alcune stanze fosserodecorate a fresco econ motivi fortementeevocativi delletecniche e stilidell’Egeo.La lunga stratigrafiaindica che il «Palazzodella Città Bassa»visse per numerosidecenni, sicuramenteben piú di un secolo.Eccezionali sono lescoperte effettuatenell’edificio: in moltestanze del «Palazzodella Città Bassa»,infatti, gran partedell’inventario è statolasciato in sito almomento del suoabbandono.Nella stanza R sono

stati riportati alla luceoltre 520 oggetti.Questi comprendonomaterialeverosimilmenteutilizzato per attivitàartigianali – ciotolee macine in basalto,utensili di bronzo,ecc. – insieme aoggetti piú preziosi,come gli oltre 260intarsi in avorio dielefante, palco di cervoe osso, perle in pastavitrea, pendenti, vaghie castoni in pietra.Tra tutti spicca ilbellissimo viso d’avoriodagli occhi incastonaticon gesso e quarzo:il suo alto valore, cosícome dellamaggioranza degliintarsi rinvenuti, sidesume dal fatto che èstato realizzato conavorio di elefante enon di ippopotamo,materiale assai menopregiato e piúcomunemente usatodurante il BronzoTardo. Dalla stanza Yprovengono inveceframmenti di vasi incalcite, forse diimportazione egiziana,insieme a scarti dibronzo, pasta di vetro ealtri 240 intarsi in palcodi cervo e avorio.Da altri vaniprovengono piú di90 cretule, molte conimpronta di sigillo.E nelle stanze R e Y sitrovava unacinquantina ditavolette cuneiformi,intere e frammentarie.Altrove nel «Palazzodella Città Bassa» sisono rinvenuti duesigilli. Sigillaturee testi sono essenzialinella ricostruzionedelle praticheamministrative della

corte qatnita. Inoltre,essi ci rivelano preziosiindizi su nomi dipersone e funzionari, dicittà e paesidell’entroterra di Qatnain una fase storicacaratterizzata da unaforte internazionalità.E anche il materiale piúcomune, come laceramica, ci permettedi identificare unavasta rete di contatticulturali che includonoil Mediterraneoorientale e siestendono finoall’Egeo. Molti sono itipi rinvenuti nel«Palazzo della CittàBassa», dalla piúantica ceramica MedioCipriota (Red-on-Blacke White Painted) finoalla ceramica TardoCipriota o Micenea delTardo Elladico IIIA2.Le ricerche nelCantiere K hannorivoluzionato la nostraricostruzione delBronzo Tardo a Qatna,ma molte domanderimangono aperte.Quando è stato fondatoil «Palazzo della CittàBassa»? Chi sedevanella sua «sala deltrono»? Quali partidell’amministrazione odel cerimoniale vi sisvolgevano? Virisiedeva un membrodella famiglia reale(regina, principeereditario) o un altofunzionario? Lemaestranze cheaffrescavano le paretidel palazzo ointagliavano l’avorioerano locali o inviate in«dono» o «scambio» daaltre corti dell’epoca?Altrettanti quesiti chetenteremo di chiarirecon la ricerca futura.

Marta Luciani

IL «PALAZZO DELLA CITTÀ BASSA»

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La camera laterale dell’ipogeoreale situata a ovest contenevaun sarcofago di basalto. An-ch’esso era senza coperchio econteneva le ossa di due indi-vidui e alcuni oggetti di pregio,tra cui una ciotola d’oro. Nellastessa camera si trovava unapanca di pietra sulla quale fudeposto un defunto. Si trattadell’unico scheletro in posizio-ne anatomica originale, che èperciò il solo esempio di depo-sizione primaria nella cripta. Ilcadavere, di sesso femminile, sitrovava in una cassa di legno,era stato coperto con numero-si teli e indossava una catenad’oro.Nella camera laterale situata aest, invece, non è stato rinve-nuto arredo funebre né alcunainstallazione fissa. Sul pavi-mento si trovava un cumulod’ossa umane e di animali. Sitratta probabilmente dell’ossa-

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legno si è conservato solamen-te materiale polverizzato; lestesse ossa umane erano forte-mente degradate.Al contrario,si sono conservati i ricchi arre-di tombali deposti sui feretri dilegno, tra i quali spiccano igioielli, comprendenti vaghi dicollana e pendenti in oro, unaspilla d’oro con intarsi in cor-niola e lapislazzuli e laminecircolari o rettangolari in orocon decorazioni figurative chepresentano motivi egittizzanti,siriani o mesopotamici.Nell’angolo nord-ovest dellacamera funeraria principale,erano stati accatastati numero-

si vasi in ceramica, fra cui gia-re, bottiglie e ciotole. I coper-chi si trovavano accanto ai va-si, e le ciotole erano impilate. Èprobabile che i vasi fossero sta-ti deposti qui per un uso ripe-tuto. Essi furono certamenteusati durante il rituale kispu, nelcorso del quale il defunto rice-veva regolarmente, per lo piúuna volta al mese, cibo e be-vande.Nell’angolo sud-ovest della ca-mera principale si trovavanopanche di pietra, lasciate libe-re, forse per permettere che sudi esse ci si potesse sedere. Sot-to alle panche, invece, sono sta-te rinvenute ossa di animali,evidentemente avanzi di un pa-sto, gettati alla rinfusa sul pavi-mento. Ciò fa supporre che ivivi scendessero nell’ipogeoper prendere parte ai pasti pre-visti dal rituale kispu assieme ailoro antenati defunti.

A destra: alcuni recipienti inceramica nell’angolo nord-occidentale della camera principale,nella quale servivano per contenere ilcibo durante il banchetto rituale.

Qui sotto: le statue in basalto, degli antenati raffiguranti i sovranidefunti di Qatna. Le sculture eranocollocate nella cella precedente lacamera funeraria ed erano ed eranooggetto di culto.

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rio della cripta. Ciotole di ce-ramica posate sopra e fra le os-sa mostrano che anche a que-sti resti umani si tributavanoonoranze funebri e sacrifici.La camera funeraria centralesituata a sud era riccamente ar-redata. L’ingresso era ornatocon due colonne lignee, e al-l’interno, sul pavimento di le-gno, si trovava un tavolo (o let-to) di legno, sopra il quale c’e-rano gli oggetti piú preziosidella cripta: due teste d’anatrarivolte in direzioni opposte,meravigliosamente cesellate atutto tondo. Davanti al letto,erano stati disposti con curavasi e offerte di carne.La particolare importanza diquesto vano è confermata an-che dai numerosi recipienti incalcite di piccole dimensioni inesso rinvenuti. Probabilmente,si trattava di una stanza nellaquale il defunto sovrano – rap-

Gli affreschi caduti nel pozzoNel quartiere nord-occidentale del Palazzo Reale si concentravano vanidestinati a funzioni pratiche. Il Vano F, per esempio, interpretato dal duMesnil come uno «Haut Lieu» a funzione cultuale, era, invece, una stanza dabagno, come indicano la vasca, il pozzetto di scolo e i piccoli piedestalli inmattoni d’argilla qui rinvenuti. Nelle immediate vicinanze si trovava unpozzo, di 10 x 10 m, con pareti verticali, scavato nella roccia. Vi si accedevaper una scala monumentale a piú rampe, con pesanti scalini di basalto,grazie alla quale si poteva attingere l’acqua. La cisterna era circondatadagli alti muri di fondazione dei vani limitrofi. Il muro orientale crollòquando il palazzo fu distrutto e portò con sé il pavimento e lesuppellettili contenute nell’adiacente vano N. Qui,infatti, sono stati rinvenuti migliaia di frammenti dipitture parietali che in origine decoravano lastanza. Essi mostrano fregi a spirale, foglie dipalme di colore blu, paesaggi con rocce,tartarughe e pesci. I motivi decorativi, la sceltadei colori e, in parte, anche la tecnica diesecuzione risultano affini allo stile dellepitture di ambiente egeo-minoico. Ciòpotrebbe indicare che la corte qatnitaera soggetta a una forte influenzadell’arte minoica, oppure cheartisti cretesi o egei vennerochiamati a Qatna perdecorare il Palazzo Reale.

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presentato dal suo spirito – potevaprendere parte, seduto su un letto otrono, ai pasti rituali comuni cele-brati in onore dei morti.La molteplicità degli oggetti rinve-nuti e la varietà delle attività svoltenelle camere sepolcrali dimostranoche l’ipogeo reale di Qatna non erasolamente il luogo di sepoltura del-la famiglia reale, ma una costru-zione complessa dedicata alculto dei defunti e degli ante-nati della dinastia qatnita. Il fattoche tale elaborato complesso archi-tettonico per il culto dei defunti siagiunto a noi nello stato in cui essosi trovava quando fu utilizzato per

l’ultima volta e che non abbia subi-to alcun saccheggio o furto poste-riore, ci offre la possibilità unica diricostruire archeologicamente inmodo completo il culto dei defun-ti nella Siria del II millennio a.C.

Michel Al-Maqdissi, Peter Pfälzner

L’ultima cittàDopo la distruzione del palazzo edell’ipogeo reale,verso il 1340 a.C.,Qatna entrò in una fase di crisi po-litica ed economica che determinòil collasso della sua vita urbana,tant’è che, fra la fine del BronzoTardo e la fine dell’età del Ferro I(XIII-fine X secolo a.C. circa), lacittà sembra essere stata sostanzial-mente disabitata.Intorno al 900 a.C., il sito vive unanuova fase di sviluppo economicoe urbano, non piú come capitale diun regno autonomo, ma, probabil-mente,come centro amministrativodel principato luvio-aramaico diHamath (l’antica Hamah). La de-cadenza politica e culturale dellacittà rispetto al II millennio a.C. èindicata anche dal fatto che essanon compare, almeno con il suoantico nome, nelle fonti del I mil-lennio a.C.

Qui sopra: panoramica del quartiereproduttivo e artigianale dell’età delFerro II e dettaglio di un vano convasca utilizzata per la tintura dellestoffe, Cantiere H.In alto, a destra: veduta della sala C,che serviva come sala per le udienze ele riunioni di palazzo.In basso: alcune tavolette in ceramicadall’archivio del re Idanda,«presentate» in una ciotola rinvenutainsieme alle tavolette stesse nelcorridoio.

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Fra il IX e l’VIII secolo a.C., tut-tavia,Mishrifeh divenne un centropolitico-amministrativo e pro-duttivo di rilievo all’internodel regno di Hamath. Ne sonoprova le grandi dimensioni dell’in-sediamento (almeno 70 ettari ri-spetto ai 110 delle precedenti etàdel Bronzo Medio e Tardo), e lapresenza, nella parte centrale del-l’acropoli, di un grande edificioamministrativo, dal quale dipende-vano verosimilmente due vasti earticolati quartieri produttivi, ubi-cati, rispettivamente, al di sopradelle rovine del Palazzo Reale esulla sommità dell’acropoli, nell’a-rea che, durante il II millennio, erastata utilizzata come manifatturaceramica.Lo scavo della Missione siriana sulversante occidentale dell’acropoli(Cantiere C) ha rivelato la presen-za di un importante edificio, pur-troppo conservato in piú parti soloa livello delle fondazioni, formatoda quattro unità affiancate. Lo sca-vo del complesso ha restituito so-prattutto ceramiche del tipo «RedSlip» e le cosiddette giare aramai-che, tutte ben databili all’VIII se-colo a.C.

Il quartiere produttivo-artigianalescavato dalla Missione italiana, co-struito sopra le rovine della fabbri-ca palatina della precedente età delBronzo e ubicato immediatamen-te a nord dell’edificio amministra-tivo del Cantiere C, mostra unapianta semi-circolare, caratteristicadell’urbanistica luvio-aramaica inSiria e Anatolia sud-orientale du-rante l’età del Ferro II. Nella suaparte meridionale, esso compren-deva edifici di piccole dimensioniadibiti alla lavorazione delle derra-te alimentari, alla loro trasforma-zione in cibo e allo stoccaggio dicereali e uva in grandi silos circo-lari. Immediatamente a nord, si tro-vava invece un vasto edificio apiú vani, utilizzato per la puli-tura e cardatura della lana eper la tessitura e tintura dellestoffe.Già gli scavi francesi avevano ac-certato l’esistenza, nella città bassameridionale,di vari edifici, anche divaste dimensioni, specializzati nellalavorazione di stoffe colorate e con-tenenti al loro interno vere e pro-prie fulloniche. Durante questostesso periodo, la sommità dell’a-cropoli, invece, anch’essa esplorata

dalla Missione italiana, fu utilizzatacome area per lo stoccaggio inten-sivo di cereali, uva e altri prodottiagricoli, che venivano conservati incentinaia di fosse per l’immagazzi-namento e in granai, anche di gran-di dimensioni.La presenza sull’acropoli di unedificio amministrativo che, vero-similmente, controllava due gran-di aree specializzate nella produ-zione di tessuti colorati, nell’im-magazzinamento di derrate agri-cole e nella loro trasformazione inalimenti, la vastità dell’insedia-mento e la sua ubicazione al cen-tro di un sistema insediativo loca-le, costituito da villaggi rurali di-spersi a intervalli regolari nellacampagna circostante, sono ele-menti che indicano come, duran-te il IX e VIII secolo a.C., il sito diTell Mishrifeh fosse presumibil-mente il centro amministrativo epolitico regionale principale nelterritorio a sud-est di Hama.L’occupazione del sito ter-minò alla fine del Ferro II, neltardo VIII secolo a.C.: non di-sponiamo di dati certi sulle causedel suo abbandono (e di quello dimolti dei villaggi rurali della cam-pagna circostante). Esso, tuttavia,va probabilmente inserito nel piúampio contesto delle profondetrasformazioni politiche, econo-miche e sociali che accompagna-rono la disgregazione delle entitàstatali luvio-aramaiche della Siriae, nello specifico, del regno di Ha-math, come conseguenza dellaconquista e delle deportazioni dimassa assire durante il regno diSargon II e dell’assorbimento diquesti Stati regionali a base lin-guistica luvia e aramaica all’inter-no della nuova compagine terri-toriale imperiale.

Michel Al-Maqdissi,Daniele Morandi Bonacossi

La Missione Archeologica dell’Univer-sità di Udine a Tell Mishrifeh è finan-ziata dall’Università di Udine, dalMinistero degli Affari Esteri, dal Mi-nistero dell’Istruzione, dell’Universitàe della Ricerca Scientifica, dalla Fon-dazione Cariverona e dalla Fondazio-ne Cassa di Risparmio di Udine ePordenone.