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La straordinaria rilevanza storica e cul- turale dell’Umanesimo si spiega col fatto che, essendo una civiltà in fieri, non ha offerto anco- ra tutti i suoi frutti: essenzialmente è cultura di semi, il cui sviluppo non è prevedibile. Esigen- ze primarie della civiltà umanistica sono la ri- flessione condotta sull’individuo, concepito co- me tesoro di possibilità non definibili; l’esaltazione della dignità dell’uomo, secondo cui le prerogative umane risiedono tutte nell’esercizio libero della ragione; l’affermazione dell’autonomia di pensiero; il primato della coscienza; la ricerca della verità saldamente ancorata alla pratica del dubbio. Giovanni Pico della Mirandola, detto il Principe del Rinascimento, riconobbe all’individuo l’autorità sul mondo visibile e la capacità di giungere con le sue risorse critiche alla verità. Pico è convinto che la dignità dell’uomo sia fondata sulla ragione che si nutre di libertà e che ciò renda la persona imago Dei, immagine di Dio. La filosofia pichiana coltiva il sogno di conciliare ricerca e amore, di pacifica- re l’uomo con se stesso e con i suoi simili, di ricomporre in unità la diversità e la molteplici- tà delle credenze, al fine di realizzare una sorta di concordia universale delle idee filosofiche e religiose: «varia senza dubbio, o Padri, è in noi la discordia; abbiamo gravi lotte interne e peg- gio che guerre civili, che solamente la filosofia potrà del tutto sedare e comporre, se ad esse noi vorremo sfuggire, se vorremo ottenere quella pace che ci sollevi tanto in alto da collo- carci fra gli eletti del Signore» (PICO DELLA MI- RANDOLA, Discorso sulla dignità dell’uomo). La civiltà umanistica concepisce l’essere come un individuo-soggetto che antepone la dimensione della libertà all’appagamento effimero nelle autorità ordinatrici, scegliendo di vivere nel dubbio civile e nella dimensione ATTUALITÀ E UNIVERSALITÀ DELL’UMANESIMO Sommario: Attualità e universalità dell’Umanesimo 1 Dedicato a Galileo Galilei 3 Un mondo che non ci vuole più 6 S.O.S. Volontariamo 7 Italia in festa 10 La nostra voce 13 Genitori e figli 14 Sport 17 La bellezza a passeggio nel tempo 19 Oltre le parole 20 ISIS “E. DE NICOLA” Periodico a cura della redazione dell’Istituto Statale Istruzione Superiore “E. De Nicola”, via E.A. Mario Napoli Autorizzazione Tribunale di Napoli n° 17/2005. Elaborazione grafica a cura della prof.ssa Laura D’Eliseo. www.isisdenicola.it di Prof. Stefano Zen Dirigente Scolastico Continua pag.2 ZOOMPS n.1 anno 2011

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La straordinaria rilevanza storica e cul-turale dell’Umanesimo si spiega col fatto che, essendo una civiltà in fieri, non ha offerto anco-ra tutti i suoi frutti: essenzialmente è cultura di semi, il cui sviluppo non è prevedibile. Esigen-ze primarie della civiltà umanistica sono la ri-flessione condotta sull’individuo, concepito co-me tesoro di possibilità non definibili; l’esaltazione della dignità dell’uomo, secondo cui le prerogative umane risiedono tutte nell’esercizio libero della ragione; l’affermazione dell’autonomia di pensiero; il primato della coscienza; la ricerca della verità saldamente ancorata alla pratica del dubbio.

Giovanni Pico della Mirandola, detto il Principe del Rinascimento, riconobbe all’individuo l’autorità sul mondo visibile e la capacità di giungere con le sue risorse critiche alla verità. Pico è convinto che la dignità dell’uomo sia fondata sulla ragione che si nutre di libertà e che ciò renda la persona imago Dei, immagine di Dio. La filosofia pichiana coltiva il sogno di conciliare ricerca e amore, di pacifica-re l’uomo con se stesso e con i suoi simili, di ricomporre in unità la diversità e la molteplici-tà delle credenze, al fine di realizzare una sorta di concordia universale delle idee filosofiche e

religiose: «varia senza dubbio, o Padri, è in noi la discordia; abbiamo gravi lotte interne e peg-gio che guerre civili, che solamente la filosofia potrà del tutto sedare e comporre, se ad esse noi vorremo sfuggire, se vorremo ottenere quella pace che ci sollevi tanto in alto da collo-carci fra gli eletti del Signore» (PICO DELLA MI-

RANDOLA, Discorso sulla dignità dell’uomo).

La civiltà umanistica concepisce l’essere come un individuo-soggetto che antepone la dimensione della libertà all’appagamento effimero nelle autorità ordinatrici, scegliendo di vivere nel dubbio civile e nella dimensione

ATTUALITÀ E UNIVERSALITÀ DELL’UMANESIMO

Sommario:

Attualità e universalità dell’Umanesimo 1

Dedicato a Galileo Galilei 3

Un mondo che non ci vuole più 6

S.O.S. Volontariamo 7

Italia in festa 10

La nostra voce 13

Genitori e figli 14

Sport 17

La bellezza a passeggio nel tempo 19

Oltre le parole 20

ISIS “E. DE NICOLA”

Periodico a cura della redazione dell’Istituto Statale Istruzione Superiore “E. De Nicola”, via E.A. Mario Napoli Autorizzazione Tribunale di Napoli n° 17/2005. Elaborazione grafica a cura della prof.ssa Laura D’Eliseo. www.isisdenicola.it

di Prof. Stefano Zen

Dirigente Scolastico

Continua pag.2

ZOOMPS n.1 anno 2011

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etica o, come affermerà a fine Seicento Pierre Bayle nel suo Dictionnaire historique et critique, di essere senza genealogia come Melchisedech. Il che fu compreso bene da Leonardo – «uomo di lettere» viene definito da uno dei suoi più raffinati esegeti novecenteschi (cfr. C. DIONI-

SOTTI, Leonardo uomo di lettere, «Italia medievale e umanistica», V, 1962, pp. 183-216) –, il quale, richiamandosi ad una celebre sentenza di Ora-zio (Satira X, vv. 59-60), fece osservare che «Iddio ci vende tutti li beni per prezzo di fatica (LEONARDO DA VINCI, Codice Windsor del Win-dsor Castle, f. 12642v).

In un momento come quello attuale, ca-ratterizzato da pesanti confusioni mentali e da profonde crisi morali e sociali, l’Umanesimo, come cultura universale e patrimonio irrinun-ciabile di valori, va preservato e interrogato. Esso soltanto può aiutare l’individuo critico e interrogante a non disperdere l’unità del sape-re, evitando di incorrere nelle aberranti conse-guenze della divisione fra pensiero e scienza. In questo contesto, è opportuno richiamare du-e principî peculiari dell’Umanesimo. In primo luogo, per gli umanisti risulta essenziale il pri-mato della coscienza. Da Lorenzo Valla a Mon-taigne, l’Umanesimo esprime una religiosità che coincide con la ricerca stessa della verità, non con il suo possesso. La stessa esperienza religiosa è considerata veramente autentica e profonda solo se vissuta nella dimensione eti-ca, come itinerarium verso il trascendente. Sotto questo aspetto, momenti di profondissima reli-giosità si sono avuti specialmente con i mistici e gli anticlericali cristiani – come ebbe a osser-vare Delio Cantimori, il più grande storico ita-liano del Novecento –, quali ad esempio Tho-mas More, Erasmo da Rotterdam e Michelan-gelo. In seguito, grazie soprattutto a Spinoza e a Leibniz, il concetto umanistico di verità si affina, si arricchisce e viene trasmesso come frutto maturo all’Illuminismo (fonti e biblio-grafia in S. ZEN, Monarchia della verità. Modelli culturali e pedagogia della Controriforma, Napoli, Vivarium, 2002, pp. 17-32).

ISIS DE NICOLA

In secondo luogo, l’Umanesimo è alieno dalle gerarchie della civiltà e del sapere, dalle culture dogmatiche e dalle costruzioni apriori-stiche, come testimoniano i casi emblematici di Giordano Bruno, morto martire per difendere senza condizioni la libertas investigandi, e di Ga-lilei, che per non cedere all’arroganza dell’Inquisizione, si chiuse nella pratica del ni-comedismo: ossia, abiurò solo formalmente, ri-servandosi di disobbedire all’autorità ecclesia-stica nell’intimo della propria coscienza. Del resto, nel replicare ai suoi giudici e censori, che erano teologi, lo scienziato diede un saggio im-peccabile di esegesi biblica invitandoli ad osser-vare il rispetto delle competenze: «se bene la Scrittura non può errare, potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno de’ suoi interpreti ed e-spositori», il cui compito è «affaticarsi per tro-vare i veri sensi de’ luoghi sacri, concordanti con quelle conclusioni naturali delle quali pri-ma il senso manifesto o le dimostrazioni neces-sarie ci avesser resi certi e sicuri» (GALILEO GA-

LILEI, Lettera a Benedetto Castelli, 21 dicembre 1613, in GALILEO GALILEI, Opere, ed. nazionale a cura di A. Favaro, voll. 20, Firenze 1968: vol. V, pp. 281-288).

Tale osservazione richiamava quanto gli aveva suggerito anni prima una «persona eccle-siastica costituita in eminentissimo grado», da individuare nel cardinal Baronio, secondo cui «l’intenzione dello Spirito Santo essere d’insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo» (GALILEO GALILEI, Lettera a Cristi-na di Lorena Granduchessa di Toscana [1615], in GALILEI, Opere, cit., vol. V, pp. 309-348: 319; e cfr. S. ZEN, Baronio storico. Controriforma e crisi del metodo umanistico, prefazione di R. De Maio, Napoli, Vivarium, 1994, p. 324).

CULTURA ZOOMPS

Continua da pag.1

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S alve a tutti. Mi presento. Mi chiamo Luna… Sì, lo so, sono un po’ rotondetta, con qualche imperfezione qua è là, ma in fondo

non sono così male! Nessuno, e ribadisco nessuno, mi aveva mai

notata per quella che realmente sono. Poi, un giorno, grazie al cielo (!),

qualcuno decise di guardarmi meglio. Galileo Galilei, che uomo straordi-

nario! Non si fermò a ciò che dissero prima di lui. Non era una tra le tante

caprette del gregge, ma il pastore. È riuscito a sconvolgere tutti con le sue

grandi intuizioni. Ne ha la prova anche la mia cara amica, vero Venere?”

“Puoi dirlo forte, sorella! Se non fosse stato per lui nessuno avrebbe

mai capito che anche io sono baciata dal sole, del resto, si sa, il sole bacia

solo i belli!”…” Scusate, ma noi non veniamo presi in considerazione?-

dissero all’improvviso quattro gemellini – Galilei ci ha portati alla vita!

Grazie a lui abbiamo ritrovato papà Giove! Poi, modestamente, siamo im-

portanti, perfino la famiglia dei Medici ha voluto che portassimo il loro

nome!!”

Questa e tante altre conversazioni “sarebbero potute avvenire” nei cieli

in quei giorni in cui Galilei rivoluzionò l’astronomia.

L’olandese Hans Lippehery ebbe la grande intuizione: perché non co-

struire qualcosa che permettesse all’uomo di vedere meglio da cosa è cir-

condato? Galilei non poté che essere incuriosito da questa nuova inven-

zione! Il tempo di fabbricare il cannocchiale, alzare il naso all’in su e il gioco è fatto! Subito a scrivere! Ci

rendiamo conto che in meno di dieci pagine quest’uomo ha rivoluzionato l’intero creato? Infatti, nel 1610 egli pubbli-

cò il Sidereus Nuncius (magna longeque ad mirabilia spectacula pan deus) che ha solo il titolo lungo!

continua a pag.4

ISIS DE NICOLA TRA LE STELLE ZOOMPS

dedicato a….dedicato a….dedicato a….dedicato a….

Galileo GalileiGalileo GalileiGalileo GalileiGalileo Galilei

L’UOMO CON LA TESTA TRA I PIANETL’UOMO CON LA TESTA TRA I PIANETL’UOMO CON LA TESTA TRA I PIANETL’UOMO CON LA TESTA TRA I PIANETIIII

di Carlangela Causa

IV B L

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ISIS DE NICOLA TRA LE STELLE ZOOMPS

Galilei fu diverso dagli altri … Perché? Bè, perché usò la

ragione. Che cretinata, direte voi! Tutti sappiamo ragionare …

Ne siete sicuri? L’intelletto è di tutti, ma non per tutti, un po’

come il pensiero.

Il pensare -diceva lo Scienziato- è uno dei massimi piaceri

concessi al genere umano”. Ragione e pensiero, che binomio me-

raviglioso! Solo loro possono zittire l’uomo, che non può nulla di

fronte all’evidenza. Peccato che la Chiesa non la pensasse così…

Ma che dico! La Chiesa non pensava! Le sue credenze si erano

fermate ad anni luce di distanza.

“La luna è stata creata da Dio. Dio è perfetto. La luna è perfet-

ta”. Punto. No! Il mondo non gira in questo modo!

Ormai tutti questi dogmi si erano radicati nella mente

dell’uomo a causa delle Sacre Scritture, Non dimentichiamo di

storicizzare, però! Poveri espositori del tempo! Come avrebbero

potuto spiegare le somme verità di Dio con un linguaggio così

poco chiaro? Semplice: non potevano. Una volta capito l’errore,

si doveva riparare con una nuova interpretazione del Testo Sa-

cro, magari. Dio : x = la natura : la scienza. Bè, la matematica

non è un’ opinione (per molti di noi sì, però!). Dio è

un’incognita, presente in ogni uomo, non un’identità metafisica

capace di far girare i pianeti come tante trottole.

Galilei espose solo la pura, ma scomoda, verità.

Egli aveva le prove, poteva dimostrare ogni sua singola parola,

ma c’era qualcosa di ancor più forte: la negazione di ciò che è

sotto il naso di tutti, la negazione della realtà.

Tutti, al suo tempo, avrebbero dovuto ringraziarlo solo per il

metodo da lui teorizzato. E invece? Processato! Gli mancò solo

un po’ di coraggio, perché rinnegò ciò in cui aveva creduto. Ma

vogliamo condannarlo per questo? Chi siamo noi per giudicare?

Sfido chiunque di noi a presentarsi davanti i propri oppositori

con un cappio al collo e portare avanti le proprie tesi.

È vero, Giordano Bruno lo fece, ma la vita di Galilei non poteva

finire così!

In un secolo in cui tutto era creduto e niente dimostrato,

Galilei seppe fare la differenza, ma soprattutto a dimostrare che

siamo “figli delle stelle”!

Il segreto per scrivere

un buon articolo di giornale?

Semplicità e creatività.

Ma non basta!!

Dobbiamo anche ringraziare tutti

i nostri professori, che si sono

resi sempre disponibili a trattare

argomenti per la buona

riuscita del nostro percorso!

Noi alunni della IV B liceo

dedichiamo la pubblicazione

dei nostri articoli alla

Prof.ssa Taglialatela,

che ci ha fatto “sudare”,

consapevole, però, che alla

fine saremmo stati ripagati

dei tanti sforzi!!!

continua da pag. 3

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ISIS DE NICOLA TRA LE STELLE ZOOMPS

T ante, piccole, lucenti; il cielo se ne vanta come fossero diamanti. Brillano come lei,

donna misteriosa, che vestita d’argento

illumina i nostri sogni e le nostre speranze.

Quando la città di notte si spegne è possibile alzare

lo sguardo e perdersi nella maestosità della sua bel-

lezza.

Tutto quello che è più lontano da noi spesso ci

affascina e vorremmo saperne di più.

Se non fosse stato per il cannocchiale di Galileo

probabilmente la realtà celesti ci parrebbero ad oggi

del tutto sconosciute! Straordinaria la genialità di

un uomo comune che è stato di dare inizio ad

un’epoca di molteplici trasformazioni. Egli capì che

era la Terra a ruotare intorno al Sole e non vicever-

sa. Comprese che non vi fosse distinzione tra terra e

cielo, che la superficie lunare fosse “scabra e inegua-

le” anziché liscia e perfetta e che il Sole fosse “a pois”, perché caratterizzato da macchie che ne determinano. Ma voi

pensate al caos che Questi abbia potuto generare? Gli uomini che vissero in quel tempo videro le loro certezze sgreto-

landosi come coriandoli ed i loro dubbi crescere come germogli. Se oggi qualcuno scoprisse “l’isola che non c’è” oppu-

re Zeus cadesse dal cielo perché scacciato dall’Olimpo, credo che noi tutti avremmo dei seri problemi! E di problemi,

ahimè, ne ebbe molti anche Galilei, che fu costretto ad abiurare le sue tesi, giacché la Chiesa riteneva fossero

e r e - tiche.

Certo è, che se a quei tempi ci fosse stata la libertà di stampa. Egli avrebbe meritato di sicuro

il Premio Nobel! I suoi scritti, come ad esempio il Sidereus Nuncius o le lettere Copernica-

ne, facevano di lui anche un esperto scrittore. Le sue innovazioni, il suo atteggiamento me-

todologico rivoluzionarono anche il campo letterario. Attraverso la “favola dei suoni” Ga-

lilei pose l’accento sulla necessità della ricerca scientifica, spiegò che la conoscenza non

avesse confini e fosse sempre pronta ad approdare presso porti sconosciuti.

Nel XXVI canto dell’Inferno della Divina Commedia lo stesso Ulisse invita a riflettere di-

cendo: “Considerate la vostra semenza; fatti non foste per vivere come bruti, ma per

seguir virtute e conoscenza”.

L’unico che difese la sua figura nell’ 600 fu Tommaso Campanella, che , per evadere da

quella realtà in cui furono capovolti i presupposti ideologici dell’ 500, creò una città ideale,

nella quale vi era serenità, la stessa ormai persa. Solo con l’età dei Lumi venne apprezzato lo

Scienziato pisano e le sue opere poterono circolare liberamente.

Nell’800 molti letterati trassero spunto da lui, come ad esempio il celebre Alessandro Manzoni; l’ironia taglien-

te che presiede alla creazione del personaggio di Don Ferrante sarebbe incomprensibile senza il precedente del Sim-

plicio galileiano. Gli intellettuali del XX secolo offrirono interessanti interpretazioni di Galilei, ma solo nel !992 con il

Papa Giovanni Paolo II la Chiesa ammise pubblicamente di aver sbagliato.

Chissà se Galileo sia riuscito a toccare le stelle e da lì osservare da lontano. Magari a quest’ora starà disegnando

una nuova costellazione utilizzando le nuvole “a mo’” di gomma e la scia di una cometa “a mo’” di matita.

COLUI COLUI COLUI COLUI CHECHECHECHE CAPÌCAPÌCAPÌCAPÌ COMECOMECOMECOME GIRAVAGIRAVAGIRAVAGIRAVA IIII LLLL MONDO…MONDO…MONDO…MONDO… di Vincenza Palmieri VI B L

“Considerate

la vostra se-

menza; fatti

non foste per

vivere come

bruti, ma per

seguir virtute

e conoscenza”

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ISIS DE NICOLA

UUUUN MONDO CHE NON CI VUOLE PIÙN MONDO CHE NON CI VUOLE PIÙN MONDO CHE NON CI VUOLE PIÙN MONDO CHE NON CI VUOLE PIÙ di Gaetano Caccavallo IV B L

USA, NEW YORK

ore 5.00

Il timer della macchina per l’espresso dei signori Robinson

si attiva e in pochi attimi un buon aroma di caffè inonda tutta

la grande casa

BRASILE, FAVELA DI RIO DE JANEIRO

ore 5.00

Carlos,un bambino di otto anni,viene svegliato dalla ma-

dre. È già ora di tornare in quella discarica, dove il suo unico

compito è quello di arrampicarsi sui cumuli di spazzatura per

racimolare qualcosa di utile che il padre possa vendere sulla

s u a b a n c a r e l l a .

Questo è il mondo in cui

viviamo . Spesso ci vantia-

mo di avere pieno controllo

sul mondo che ci circonda.

Ogni giorno vengono

annunciate nuove rivolu-

zionarie scoperte, che , si

dice, miglioreranno la vita

di tutti … Forse dovremmo

cercare sul dizionario il

significato della parola

“tutti”, perché questi mi-

glioramenti non penso sia-

no arrivati al 33 % della

popolazione mondiale che

oggi non ha l’elettricità in

casa e combatte per la vita

contro le malattie e la fame.

Credo che tali benefici riguardino più che altro quel 20%

della popolazione più ricca, che da sola il 58 % dell’energia

mondiale.

ORMAI SIAMO GRANDI

Tutto questo sviluppo così veloce in campo tecnologico ha

fatto nascere nell’uomo la convinzione di essere

ormai indipendente dal mondo, come un bambino che si

sente “grande”.

Ma cosa faremo quando le riserve idriche saranno troppo

inquinate da bere? , oppure qualcosa a più breve termine:

quando il petrolio verrà a mancare? “L’oro nero” non è infini-

to, ne abbiamo per altri 20, massimo 25 anni.

Mi chiedo solo una cosa : quando tra 10 o 15 anni la nazioni

ricche si accompagneranno di non averne abbastanza come

reagiranno? Non sarebbe di certo la prima volta che una

guerra scoppi per fini economici.

A tutto ciò va aggiunto il fatto che, grazie ai progressi in

campo medico che hanno ridotto la mortalità e i progressi

nelle scienze agrarie che hanno portato cibo per tutti ( o qua-

si), la popolazione è in crescita esponenziale. Ma il

nostro pianeta è ormai stanco e chissà se riuscirà a darci sup-

porto, considerando che noi non facciamo nulla per non ag-

gravare la situazione.

UN COMPUTER IN OGNI CASA

Bill Gates negli anni ’80 pronunciò questa frase: “Entro

20 anni ci sarà un computer in ogni casa”.

La sua previsione si è avverata

per metà.

Nei paesi industrializzati non c’è

solo un computer in ogni casa,

ma spesso e volentieri anche tre.

Però ora c’è da pensare all’altra

“scomoda” faccia di quella meda-

glia che chiamiamo mondo, cioè

quella parte della popolazione

che non ha un computer in ca-

sa, perché sprovvisto di un pic-

colissimo dettaglio: la casa!

Come ci dice nelle sue opere il

sociologo Stewart Richards, so-

no ormai anni che noi occidenta-

li proviamo a esportare i nostri

valori in altre realtà sociali, an-

che con la forza (vedi IRAQ). Ma

è giusto interferire ancora in pae-

si come l’Africa o il Sud America, ai quali abbiamo e stiamo

ancora rubando ogni risorsa naturale? Abbiamo “tirato giù”

tre quinti della foresta continua Amazzonica, il più grande

polmone verde del mondo e innescato guerre sanguinarie

(nelle quali combattono anche bambini) in Africa per il con-

trollo delle miniere di diamanti (i“blood-diamond”).

Vogliamo portare anche a loro un computer in ogni casa,

magari se ne vince uno come premio, per ogni bambino mor-

to in guerra?

Non siamo liberi dal mondo, ma ormai oggi siamo ancora

più legati ad esso, poiché sta a noi prendercene cura prima

che sia troppo tardi.

SOCIALE ZOOMPS

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C omunità di accoglienza, case famiglia, as-sociazioni, parrocchie, sono luoghi questi

che raccontano storie di gente comune che

ha deciso di aprire la porta del proprio cuore a chi

la società ha escluso.

In una comunità parrocchiale ai Camaldoli, ogni

anno si organizza il “campo di solidarietà” che consiste

nel raccogliere vestiti, prodotti alimentari, piatti, bic-

chieri, penne e quaderni, per poi donare tutto ai centri di

assistenza. Il campo dura tre giorni.

Il primo giorno si organizzano le squadre per la di-

stribuzione sul territorio dei volantini informativi della

nostra iniziativa invitando le persone a donare a chi è

bisognoso di aiuto. Il secondo giorno si procede con la

raccolta. Il terzo giorno ci si incontra tutti nel luogo di

raccoglimento e si aspetta l’arrivo degli operatori delle

case famiglie per consegnare i pacchi.

Oltre ai “campi di solidarietà” ci sono

anche altri incontri con alcuni centri di

assistenza come il “Centro Layla” che

ospita adolescenti e bambini stranieri im-

migrati.

Ogni anno il 6 gennaio, giorno dell’Epifania,

si organizza un’intera giornata dedicata a loro. Si

comincia dalla mattina con giochi e altri intratteni-

menti, si mangia tutti insieme con allegria e si distri-

buiscono doni, caramelle e dolciumi.

Tocca il cuore vedere gli occhi tristi di bambini che, a

differenza di altri, dalla vita hanno avuto poco o nulla

illuminarsi di gioia e di felicità. Queste piccole esperien-

ze le ho ripetute per tre anni e ne sono orgogliosa

Un campo di lavoro e solidarietà rappresenta sicu-

S. O. S. S. O. S. S. O. S. S. O. S. VOLONTARIAMOVOLONTARIAMOVOLONTARIAMOVOLONTARIAMO SOCIALE ZOOMPS

di Cristina Minopoli V C IGEA - Filomenta Totaro V C IGEA

ISIS DE NICOLA

ramente il primo passo per affacciarsi al mondo del vo-

lontariato, ma è anche un'occasione per allargare i propri

orizzonti quotidiani.

Nella società di oggi superficiale, frenetica,

materialista che sottovaluta i veri valori

della vita che dovrebbero essere i punti di

forza di ogni individuo, mi riferisco all’

amore, all’ amicizia, al rispetto degli altri,

alla solidarietà e che, invece, ci ha abituato alla

cultura del denaro e all’individualismo, sicura-

mente l'opera di diffondere tra i giovani l'importan-

za vitale del volontariato è un’impresa ardua.

Raramente vediamo trasmissioni o leggiamo articoli

sull’opera della Caritas, dei Medici senza frontiere, di E-

mergency, di Save the Children o dell’AVSI.

Bisognerebbe, a mio parere, sensibilizzare maggior-

mente l’opinione pubblica e pubblicizzare maggior-

mente con tutti i mezzi d'informazione a disposizione

(giornali, televisione, radio) il prezioso servizio che offre

il volontario. Invece rende molto di più la cronaca nera

(delitti descritti nei minimi particolari), la politica, gli

scoop sui personaggi spettacolo o peggio su tro-

nisti e veline perché fanno vendere, fanno au-

dience.

Il volontariato, invece, dona e non vende nulla e quin-

di non entra nel circuito del profitto.

Per questo è ammirevole riscontrare la partecipazione

di tanti ragazzi che come me dedicano con entusiasmo

Dove vi è

sofferenza

il volontario

è sempre presente

continua a pag.8

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ISIS DE NICOLA SOCIALE ZOOMPS

L o scrittore verista Giovanni Verga nella famosa novella “Rosso Malpelo” parla di un ragazzino

dai capelli rossi che è costretto a lavorare in

una miniera. «Nessuno badava al ragazzo che si graffia-

va la faccia e urlava; scavava con le unghie; le unghie gli

si erano strappate e gli pendevano dalle mani tutte in

sangue». Queste poche frasi descrivono la pessima si-

tuazione del Sud Italia; tuttavia, in quel periodo, Verga

non era l'unico che denunciava quei disagi e questo ci fa

capire che, nonostante nel secolo scorso le condizioni di

vita fossero, per tutti, meno favorevoli, tuttavia la con-

dizione dei bambini sfruttati e maltrattati creava un

profondo senso di sdegno e di ingiustizia perché un

bambino è l’essere più indifeso e al contempo più biso-

gnoso di attenzione.

Paradossalmente, a distanza di tanto tempo, ma so-

prattutto in un mondo dove il progresso, il benessere,

l ’ e s a l t a z i o n e

dell’uomo moderno

sono diventati dei

nuovi valori, ancora

oggi esiste questo

terribile fenomeno di

sfruttamento e mal-

trattamento minorile

I N F A N Z I A R U B A T AI N F A N Z I A R U B A T AI N F A N Z I A R U B A T AI N F A N Z I A R U B A T A di Martina Esposito V C IGEA - Daniele Di Bello V C IGEA Giuseppe Carleo Junior V C IGEA

Giacarta - lavoro in discarica

che non si registra solo nei cosiddetti Paesi in via di svi-

luppo, ma anche nei Paesi del ricco occidente.

Spesso si dice che i giovani sono il futuro di un Paese;

io mi chiedo come possono essere il futuro di una nazione

ragazzini che sono maltrattati e costretti a lavorare

il proprio tempo libero, sottraendolo magari ad altre atti-

vità più divertenti, per aiutare chi è in difficoltà e ha biso-

gno di noi. Il volontariato deve essere un'attività svolta

con il cuore e deve essere sentita come una spinta interio-

re che porti ad aiutare le persone più sfortunate:

questo è il bene.

Sono esperienze che arricchiscono la propria vita e

una volta vissute cambia la visuale della propria esisten-

za, si modifica il proprio stile di vita in una quotidianità

più responsabile e sobria.

Gli Stati riconoscono il diritto di ogni bambino ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e a non essere costretto ad alcun lavoro che comporti r ischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sv iluppo fisico, mentale, spirituale, morale o social e”

Articolo 32 della convenzione ONU sui diritti dell' infanzia.

Continua da pag.7

continua a pag.9

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in posti squallidi, sotto la sferza dei loro datori di la-

voro, che non si curano delle terribili condizioni in cui si tro-

vano questi bambini, perché il loro unico interesse è arric-

chirsi? E ancora, che futuro può avere un Paese in cui vi sono

bambini soldato, che vengono privati della loro infanzia, che,

invece di stringere le mani un giocattolo, sono costretti nono-

stante la giovane età, ad adoperare mitra, bombe ed altre

armi pericolose, rischiando tutti i giorni le loro vite per qual-

che soldo o un pugno di riso?

I bambini sfruttati in Asia sono per lo più impiegati nelle

cave, nelle miniere, nei laboratori tessili e nelle aziende di

giocattoli, in Africa vengono sfruttati soprattutto nel settore

agricolo, in Sud America vengono impiegati nelle piantagio-

ni, nelle miniere e nelle fabbriche di abbigliamento.

Nei nostri Paesi ricchi, le forme di sfruttamento sono

diverse, ma non meno scioccanti.

Anche noi ci serviamo di loro con produzioni delocalizza-

te per ottenere una mano d’opera a basso costo e avere pro-

fitti in tal modo profitti più alti. Anche noi siamo complici di

queste atrocità.

Questo è uno dei tanti aspetti negativi della globalizzazione.

Ricordate il caso NIKE? Due anni fa l'immagine della

Nike subì un duro colpo proprio a causa delle accuse di sfrut-

tare manodopera infantile in Cambogia e fu seriamente mi-

nacciata dal boicottaggio dei consumatori "politically cor-

rect". Ora, a distanza di tempo, tenta di rifarsi e annuncia

"Mai più sfruttare i bambini" e cerca il riscatto con stabili-menti controllati dall’Organizzazione Internazionale del La-

voro.

In Italia, secondo l’Istat lavorano 144000 bambini tra i 7

e 14 anni e di questi 31500 sono da considerarsi dei veri e

propri casi di sfruttamento

I nostri telegiornali parlano spesso di ragazzine molto

giovani, spesso di nazionalità straniera, che vengono costret-

te a prostituirsi per sopravvivere alle minacce dei loro cosid-

detti protettori, o di bambini costretti all’accattonaggio o ad

altre forme di lavoro umiliante e nocivo sotto minaccia di

vessazioni e maltrattamenti.

Di tanto in tanto, le nostre coscienze sono scosse da in-

chieste, (ma sono sempre troppo poche) che portano alla

luce questi atti criminali che vengono perpetrati contro i

bambini, ma sono ancora insufficienti le azioni e gli interven-

ti di organizzazioni umanitarie, anche perché, spesso devo-

no combattere contro gli stessi governi di Stati che si

rendono complici riconoscendo e tutelando le grandi

multinazionali che si trovano nei paesi poveri “ lega-

lizzando” indirettamente, ma di fatto, lo sfruttamento

minorile.

ISIS DE NICOLA

REDAZIONE ZOOMPS

Direttore Editoriale DIRIGENTE SCOLASTICO

Prof. Stefano Zen

Docenti RESPONSABILE PROGETTO Prof.ssa Laura D’Eliseo Prof.ssa Carla Crescenzi

PROGETTO GRAFICO Prof. ssa Laura D’Eliseo Alunni Redattori

Martina Marzano IVG

Gaetano Ciccarelli IVG

Amelia Amico IVE

Christian Leto IIIC

Gisa Maiello IIIC

Danilo Tenizio IIIC

Guseppina De Gregorio VDL

Giovanna Sanzone VDL

Valeria Laino VDL

Nicola Liccardo VDL

Valentina Di Ianni IIIE

SOCIALE ZOOMPS

Anna Giorio IIIE

Salvatore Carola VB

Antonio Carola VB

Daniele Di Bello VC

Giuseppe Carleo VC

Giulio Pellecchia VC

Ferdinando Amato VC

Fabrizio Zona VD

Claudio Belardo VD

Cristina Minopoli VC

Filomena Totaro VC

Andrea D'alessio VC

Stefano Matera VC

Gennaro Modestino IIID

Alessio Mohamed IIIIC

Federica Moccia IIID

Francesco Caprio IIID

Vincenzo De Simone IIID

Lorenzo De Carolis VC

Martina Esposito YC

Cimmino Giovanni IIICL

Iaccarino Giorgia VC

Galardo Luca VC

Continua da pag.9

La Redazione ZOOMPS porge un

augurio speciale di buon lavoro alla

prof.ssa Carla Crescenzi che è al suo primo anno di vicepresidenza. I docenti, gli alunni e il personale tutto, grati per la premura con

cui cura le questioni scolastiche,

le rivolgono un affettuosissimo

GRAZIE

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ISIS DE NICOLA

ITALIA IN FESTAITALIA IN FESTAITALIA IN FESTAITALIA IN FESTA “17 marzo 1861- 17 marzo 2011”

I l 17 marzo 1861 il Parlamento Italiano (formatosi per la prima volta a Torino il 18 febbraio 1861)

adottò il disegno di legge che proclamava il Regno

d’ Italia e Vittorio Emanuele II assunse il titolo di So-

vrano per grazia di Dio e volontà della Nazione.

Il Regno d’ Italia appena proclamato non ebbe vita

facile per i tanti problemi che da anni minavano il paese

come ad esempio la questione meridionale e il brigan-

taggio entrambi provocati da degrado, malcontento e

povertà.

La nuova Italia, appena nata, era già divisa in due: il

Nord più ricco, istruito e operaio e il Sud

povero, analfabeta e contadino.

Sono trascorsi 150 anni da quel giorno

storicamente così importante e il suo anni-

versario è stato celebrato solennemente da

tutte le Istituzioni: nella nostra scuola, in

ogni classe docenti e studenti hanno appro-

fondito il periodo storico che ci ha portato

ITALIA ZOOMPS

all’unificazione della nostra Italia. Il nostro Preside,

prof. Stefano Zen, ha tenuto interessanti conferenze in

Aula Magna su “"L'identità italiana: spazio politico, co-

scienza letteraria e prospettiva storica".

Questo evento è stato vissuto con grande emozione e

partecipazione in tutta Italia; in tutte le città ci sono state

manifestazioni ed eventi culturali per festeggiare, ovun-

que c’era il nostro tricolore, gli italiani si sono sentiti

finalmente uniti con una sola identità, appartenenti ad

un’ unica nazione

A questo punto, permettetemi, però, una riflessione,

forse un po’ amara: l’Italia è sì una sola nazione da 150

anni, ma, purtroppo, a mio avviso, resta ancora netta-

mente separata tra nord e sud. Mi chiedo cosa sia cam-

biato oggi rispetto a centocinquanta anni fa? Tecnologia,

progresso e risorse non hanno eliminato i problemi del

passato. L’ Italia è sempre divisa in due: il Nord Italia da

sempre con fabbriche, industrie e condizioni economi-

che e sociali medio-alte, il Sud Italia con poche indu-

strie, disoccupazione e condizioni economiche e sociali

medio- basse; in alcune zone c’è povertà e degrado.

La crisi economica che stiamo vivendo, purtroppo ha

colpito tutti, ma sicuramente non ha accorciato le di-

stanze tra Nord e Sud.

È vero non c’è più il brigantaggio, ma esiste la malavi-

ta organizzata. Negli anni queste organizzazioni sono

state contrastate, sventrate, private dei loro uomini più

potenti, ma continuano purtroppo a dominare, comanda-

re e gestire settori di ogni genere droga, prostituzione,

rifiuti, appalti impedendo al Sud di riprendersi dal de-

grado che lo sta portando sempre più in basso. Invece di

pensare di dividere con politiche discutibili un’ Italia

unita che il coraggio, il patriottismo e la morte di migliaia

di uomini hanno faticosamente raggiunto dopo anni e

anni, bisognerebbe rimboccarsi le mani-

che: lo Stato e i cittadini insieme, Nord e

Sud insieme per evitare che il 1861 non sia

stato una data inutile per il nostro Paese.

di Antonio Carola VB IGEA

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O gni cultura e ogni epoca hanno portato con sé canoni di bellezza diversi.

L’uso dei cosmetici è antichissimo, in ogni

epoca e in ogni società donne e uomini hanno cer-

cato di valorizzare il proprio aspetto.

I primi grandi esperti nell’arte della bellezza

furono i Sumeri. Questo popolo dedicava grande

attenzione alla cura del corpo e al trucco. Il make-

up doveva esprimere aggressività e, a questo sco-

po, uomini e donne sottolineavano il contorno de-

gli occhi con una linea nera molto marcata e ridi-

segnavano l’intera arcata sopraccigliare, in questo

modo i diretti interessati, strano a dirsi, si consi-

deravano molto affascinanti.

Nell’antico Egitto l’incarnazione stessa della

bellezza era Nefertiti, moglie del faraone Akhena-

ton. La donna aveva un collo lunghissimo, sul viso

affilato e nobile spiccavano due magnifici occhi a

mandorla, le sopracciglia rasate e ridisegnate con

il Kohl erano lunghe e sottili, mentre le labbra car-

nose erano colorate di rosso. Gli Egizi depilavano

l’intero corpo utilizzando creme a base di olio e

miele, rasoi e pietra pomice. Non si trattava solo di

una pratica estetica: le temperature calde e

l’umidità favorivano la proliferazione di parassiti e

batteri e la mancanza di cure adeguate rendeva tali

inconvenienti pericolosi oltre misura.

L’unica forma di protezione era quindi costitui-

ta da una pulizia accurata e costante. Poiché co-

smesi e bellezza erano strettamente collegate alla

salute, tutti (uomini e donne, vecchi e bambini)

seguivano le stesse cure quotidiane, a cui si ag-

giungevano l’abitudine del riposo durante le ore

più calde della giornata e il bagno giornaliero.

L’ideale di bellezza degli antichi Greci era inve-

ce più sobrio e maggiormente legato a canoni atle-

tici. Le donne avevano un’enorme attenzione per la

pelle e le chiome, le loro acconciature erano molto

curate, i capelli erano intrecciati e fermati con un

nastro sulla fronte o con una retina e, nelle grandi

occasioni, si faceva uso di diademi. Gli uomini gre-

ci si facevano radere quotidianamente da un bar-

biere e si sottoponevano a bagni e massaggi.

Dal XV sec. si assiste ad una regressione delle

pratiche igieniche, il bagno è giudicato nocivo e la

conseguenza è che l’uso dei profumi e unguenti

diventa indispensabile.

Nel XVII sec. Parigi diviene il centro

dell’eleganza e tutto ciò che vi accade, fa tenden-

za. I capelli devono essere rigorosamente bianchi

e, per raggiungere l’intento, gli uomini ricorrono a

parrucche, mentre le donne cospargono le chiome

con una polvere d’amido. Tutti si truccano visto-

samente spalmando sul viso uno spesso strato di

biacca, poi con un pennello stendono un liquido

rosso su guance, mento, naso, fronte e lobi delle

orecchie. Le donne vivacizzano con questo sistema

anche le spalle e con un pastello azzurro disegna-

no le vene delle tempie! Sono molto usati i nei po-

sticci, sia di raso, sia di velluto.

Dall’800 si assiste a un ritorno alla misura, ma

soprattutto alla pulizia. Uomini e donne guardano

alla bellezza con semplicità, liberi dagli eccessi del

passato. Il “make-up” femminile diventerà più

leggero e l’abitudine al trucco maschile scompari-

rà del tutto.

Oggi le mode si susseguono a ritmo serrato e

bisogna dire che la vera moda è quella che tutti

noi continua a creare ogni giorno, quella che ci fa

star bene con noi stessi e con ciò che ci circonda.

LA LA LA LA LA LA LA LA LA LA LA LA BELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZABELLEZZA AAAAAAAAAAAA PASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIOPASSEGGIO NELNELNELNELNELNELNELNELNELNELNELNEL TEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPOTEMPO di Amelia Amico

IV E IGEA

SENZA TEMPO ZOOMPS ISIS DE NICOLA

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GLI EVENTI A NAPOLI GLI EVENTI A NAPOLI GLI EVENTI A NAPOLI GLI EVENTI A NAPOLI

ISIS DE NICOLA

22 aprile al 29 maggio 2011

MAGGIO DEI MONUMENTI 2011.

Centro storico –Napoli

La Città di Pulcinella si prepara ad accogliere

i turisti già da aprile; già, perché secondo

quanto annunciato alla Bit di Milano,

quest’anno il Maggio dei Monumenti, manife-

stazione napoletana tesa a valorizzare il

patrimonio storico-artistico della città bor-

bonica, comincerà in corrispondenza della

Pasqua 2011, precisamente dal 22 e durerà

per 5 settimane, quindi fino al 29 maggio,

con una serie di appuntamenti degni di nota.

PER CHI AMA L’ARTE

17 marzo – 17 luglio 2011

Palazzo Reale di Napoli

Piazza del Plebiscito, 1

Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 20.

Chiuso il mercoledì

MOSTRA "REGINA MARGHERITA"

Il mito della modernità nella Napoli

postunitaria

Napoli celebra i 150° dell'Unità Italiana

aprendo al pubblico le sale auliche di

Palazzo Reale, presentate in un inedito

percorso storico e multimediale, con la prima

nazionale della mostra Regina Margherita.

OCCASIONI DA NON PERDERE

7 maggio al 19 giugno 2011

Villa Pignatelli

Riviera di Chiaia, 200

Aperto tutti i giorni 8.30-14.00

Chiuso il martedì

MOSTRA RICCARDO CARBONE

fotoreporter partenopeo

La mostra sarà composta da una selezione di circa

140 scatti.

Nella sua oltre quarantennale attività, principal-

mente come collaboratore del quotidiano Il Matti-

no, Carbone ha documentato la storia dell'Italia

dal Fascismo alla seconda guerra mondiale, dalla

ricostruzione post-bellica al boom economico degli

anni Sessanta.

LO SAPEVATE CHELO SAPEVATE CHELO SAPEVATE CHELO SAPEVATE CHE…

La leggenda del Palazzo RealeLa leggenda del Palazzo RealeLa leggenda del Palazzo RealeLa leggenda del Palazzo Reale

[Il Palazzo Reale di Napoli è una delle quattro

residenze reali usate dai regnanti borbonici

durante il Regno delle Due Sicilie; le altre tre

sono la reggia di Capodimonte, la reggia di

ARTE ZOOMPS

Caserta e la reggia di Portici alle pendici del Vesuvio. Si affaccia

su Piazza del Plebiscito. La costruzione fu iniziata nei primi anni

del ‘600, su progetto di Domenico Fontana. Le stanze del palazzo

riassumono svariati stili architettonici ed artistici; di particolare

rilievo monumentale sono lo scalone d'onore in marmo e il giar-

dino esotico del 1841. La facciata risale al XIX secolo, ed è ornata

da una serie di statue rappresentanti i monarchi più influenti che

hanno governato direttamente o indirettamente la città: Ruggero

il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d'Angiò, Alfonso I

d'Aragona, Carlo V d'Asburgo, Carlo III di Borbone, Gioacchino

Murat, Vittorio Emanuele II di Savoia.

Il fantasma del Palazzo realeIl fantasma del Palazzo realeIl fantasma del Palazzo realeIl fantasma del Palazzo reale Si aggira tra le sale affrescate di Palazzo Reale. Un’ombra un

po’ curva che, all’imbrunire, si muove lentamente tra quelle mu-

ra nelle quali le “ragioni di Stato” segnarono duramente il suo

destino. Qualcuno, fra i tanti visitatori dell’imponente palazzo di

piazza Plebiscito, l’ha incontrato. Per i custodi è un ospite fisso.

Il principe Carlo, fratello di Ferdinando II di Borbone, è il più

romantico tra gli spettri coronati, che, da secoli, errano nei pa-

lazzi nobiliari napoletani. Il signore di Capua riconobbe un unico

sovrano: l’amore. E solo alla sua legge volle inchinarsi.

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26 novembre 2010

Aule vuote, corridoi deserti, libri chiusi…finalmente gli alunni dell’ I.S.I.S. E. De Nicola decidono anche loro di

aderire alla protesta studentesca contro la legge 133 e la riforma Gelmini che ha coinvolto tutte le scuole d’Italia.

Modalità della protesta: OCCUPAZIONE Una protesta attiva e organizzata, come tengono a sottolineare i rap-

presentanti d’istituto, nata in seguito all’assemblea che gli studenti avevano chiesto al Dirigente Scolastico.

Per saperne qualcosa in più abbiamo intervistato uno dei nostri rappresentante d’istituto: Fabrizio Bellomo.

D- Cosa è realmente per te l’occupazione?

R- L’ occupazione è una forma di protesta molto aggressiva e data la seria motivazione è stato l’unico modo per

farci sentire “ siamo studenti che rivendicano il nostro diritto d’ istruzione; è scritto nella costituzione e noi preten-

diamo di poter studiare , con questi tagli della riforma Gelmini dovrà studiare solo chi ha i soldi”

D- Come è nata questa occupazione ?

R- Questa occupazione non è nata perché avevamo voglia di fare confusione, divertirci la sera all’interno della

scuola ma abbiamo occupato, a mio avviso, per un motivo serio! Molti professori sono stati fortemente critici nei

nostri confronti, e per la modalità della protesta e perché convinti che noi studenti emulavamo altri e non eravamo

informati adeguatamente sul contenuto della riforma .

Io vorrei precisare che prima di manifestare, di fare occupazione (ovviamente sempre in modo pacifico), ab-

biamo dedicato interi pomeriggi a leggere, studiare e approfondire il decreto Gelmini. Dunque nonostante la no-

stra giovane età abbiamo le nostre idee , ma soprattutto anche forti ideali”.

D- Quali sono state le iniziative e come avete organizzato l’occupazione nel vostro istituto?

R- Abbiamo iniziato da soli e poi in collaborazione con altre scuole (collettivo). Abbiamo organizzato attività al-

ternative , tra le quali anche corsi d’informazione sulla riforma”.

D- Erano tutti d’accordo con questa occupazione?

R- Molti nostri compagni han-

no condiviso pienamente le no-

stre iniziative, altri invece si sono

mostrati contrari, convinti che la

scuola pubblica già si trova in

cattive acque e non fare attività

didattica vuol dire “affondare in

queste acque”.

L’ occupazione è durata fino al

23 dicembre, data in cui il senato

ha definitivamente approvato la

riforma Gelmini diventata ormai

legge. Il provvedimento – che ga-

rantisce di combattere gli sprechi

nei quasi 100 atenei italiani, di

rivedere i criteri di assunzione e di

aprire alla meritocrazia – è stato

approvato con 162 voti a favore

134 contrari e 3 astenuti.

ISIS DE NICOLA LA NOSTRA VOCE ZOOMPS

LA NOSTRA VOCELA NOSTRA VOCELA NOSTRA VOCELA NOSTRA VOCE

CORTEO STUDENTESCO

Piazza Gesù Nuovo

di Valeria Laino VDL - Nicola Liccardo VDL

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C osa farò da grande? è proprio una bella domanda, ma pur-troppo non è facile darsi una

riposta immediata e sicura. Bisogna, innanzitutto, superare il pessimismo che ci assale quando pensiamo alla grave crisi che stiamo vivendo e nella quale noi giovani ci sentiamo pienamente coinvolti. E’ necessario, comunque, decide-re, se indirizzarsi subito verso il mondo del lavoro o iscriversi all’Università. L’attività di orientamento è diventata ormai indispensabile nelle istituzioni scolastiche. Ciò, si realiz-za grazie all’interazione di aree tradi-zionalmente separate: scuola, univer-sità, enti locali. La nostra scuo-la, molto sensibile a tali problemati-che, organizza attività e iniziative per guidare i propri studenti a scel-te future più consapevoli, frutto di una ricerca delle proprie attitudini e capacità. Per gli alunni delle quinte classi ci sono interessanti incontri con do-centi di diverse facoltà universitarie.

Il Progetto “ ORIENTAMENTO ” pre-visto per le classi quarte e quinte, aiuta ad orientarsi nel mondo del lavoro. Favorisce la sinergia tra scuola, territorio e Istituzioni (CPI, Informagiovani, Enti di formazione, Imprese). Inoltre, per l’acquisizione di com-petenze apprese sul campo, sono promosse esperienze lavorative con stage presso Aziende (COIN), Istituti di Credito (Banca Nazionale del La-voro), Enti (’Agenzia delle Entrate aziende) sono svolte con grande se-rietà e impegno, con l’acquisizione di competenze apprese sul campo.

S ono un ragazzo di soli sedici anni e nell’immaginario collettivo, dovrei pensare solo a studiare, a divertirmi, giocando a calcio o corteggiando una

bella ragazza e fantasticare un futuro sereno

ricco di tante soddisfazioni.

Personalmente mi sto impegnando; cerco di studiare quanto più è possibile e

soprattutto di prepararmi al futuro acquisendo, nella scuola, competenze da

spendere poi nel mondo del lavoro. E’ questo che mi dicono i miei genitori e i

miei professori e ne sono convinto, tuttavia devo confessare che spesso mi sento

scoraggiato. Appena tendo l’orecchio verso le notizie che giungono dal mondo

degli adulti, rabbrividisco. A questo punto, tutti avete compreso di cosa sto par-

lando: mi riferisco al problema della disoccupazione. La mancanza di prospetti-

ve occupazionali dovuta anche alla crisi economica che stiamo vivendo, ha col-

pito recentemente in maniera forte e avvilente soprattutto i giovani, anche se,

un dato altrettanto drammatico è che molte persone stanno perdendo il

loro posto di lavoro che, forse, aveva- no conquistato con fatica e

sacrifici e al quale sicuramen- te avevano dedicato le loro

migliori energie.

Spesso noi ragazzi abbiamo desideri da

realizzare che sembrano importantissimi, come

è giusto che lo siano, ma quando mi fermo a

riflettere e mi chiedo quali siano gli obiettivi più

importanti da raggiungere per un essere umano, al primo

posto metto senz’altro il lavoro che oggi per la maggior parte di noi è

diventato paradossalmente quasi un sogno nel cassetto. Tutto questo non è giu-

sto! Quali progetti di vita possiamo noi avere?. Ci sentiamo privati di un nostro

sacro diritto. Non a caso mi piace citare l’art. 1 della nostra “splendida” Costitu-

zione: "L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro" e l’ art. 4:

“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le

condizioni che rendano effettivo questo diritto”

Il lavoro è considerato il fondamento della società perché attraverso il lavoro

gli uomini si realizzano anche dal punto di vista morale e si sentono pienamente

parte della società e diventano essi stessi fondamenti della società. Oggi la situa-

zione sembra contraddire tutti questi principi e la mia rabbia nasce dal fatto che,

al di là della crisi economica generale,la situazione in Italia è tanto grave perché

negli scorsi anni ,in nome di una “necessaria

mobilità”,si è creata un’ indegna precarietà a

danno, naturalmente, sempre dei più deboli.

Che altro dire, per me adesso, il mio lavoro

è lo s tud io e sinceramente, in tanta incer-

tezza, lo vedo come l’unico strumento che mi

permetterà un giorno di lottare per avere ac-

cesso al più importante di ogni diritto: alla

dignità di un lavoro.

ISIS DE NICOLA LA NOSTRA VOCE ZOOMPS

............e nel frattempo studioe nel frattempo studioe nel frattempo studioe nel frattempo studio GRANDI DOMANIGRANDI DOMANIGRANDI DOMANIGRANDI DOMANI

di Gennaro Modestino III D IGEA

“L'Italia è

una repubblica

democr

atica

fondata sul la

voro”

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ISIS DE NICOLA

di Federica Moccia III D IGEA

LA NOSTRA VOCE ZOOMPS

N ella comunicazione familiare il dialogo, l'ascolto, l'attenzione

sono gli elementi fondamentali

per la crescita, lo sviluppo e la

maturità dei figli.

La maturità del figlio muta in base

alla sua età e alle sue esigenze che col

passare degli anni, aumentano sempre

di più. Il bambino, ha bisogno di essere ascoltato con

attenzione dandogli la possibilità di esprimersi libera-

mente senza critiche che potrebbero causargli insicu-

rezze e mancanza di autostima.

La fase adolescenziale, poi, è quella che maggiormen-

te mette a dura prova la comunicazione fra genitori e

figli. È l’età in cui comincia ad emergere la propria

personalità e ci si sente ingenuamente “grandi” , capa-

ci di affrontare il mondo, capaci di fronteggiare le situa-

zioni difficili. Sembra che le interferenze dei genitori

sul nostro agire diano solo fastidio, nasce dentro la vo-

glia di trasgredire e, purtroppo è l’età in cui non si

comprende la paura dei genitori. Ecco che i rapporti

diventano conflittuali e i soggetti più introversi si chiu-

dono in sé e tentano di “fuggire” da ogni forma di co-

municazioni con i genitori.

Altra causa di grande disagio è, come sempre più

spesso accade, la separazione dei genitori. In tal caso ci

si sente abbandonati, tutte le sicurezze vengono meno,

si perdono i punti certi di riferimento.

Poi subentra la rabbia per una situazione non voluta,

che provoca tanta sofferenza e a volte invade anche un

assurdo senso di colpa. Il rapporto col genitore che fisi-

camente non è sempre presente spesso cambia, in

quanto condizio-

nato dai rancori

dell’altro che vive

quotidianamente

con lui.

Credo, anzi so-

no sicura, che alla

base di ogni rap-

porto, sia neces-

saria la fiducia e

il rispetto di en - “Una famiglia", di Fernando Botero

GENITORI E FIGLI : CATENA D’ AMOREGENITORI E FIGLI : CATENA D’ AMOREGENITORI E FIGLI : CATENA D’ AMOREGENITORI E FIGLI : CATENA D’ AMORE

trambe le parti.

Potremmo iniziare col dire che ogni

ragazzo ha sempre timore ad esporre i

propri problemi ai genitori, anche se in

fondo sappiamo tutti che sono le uniche

persone di cui ci si può fidare realmen-

te, ma si ha sempre paura delle reazio-

ni, a volte dure, e delle critiche che po-

trebbero esserci.

Generalmente il figlio inizia a capire in età più adulta

che spesso è necessario consigliarsi con persone sicura-

mente più esperte di lui dato che dalla vita bisogna aspet-

tarsi di tutto e spesso ci si trova in situazioni “difficili” da

affrontare.

I genitori dovrebbero, però, essere più comprensivi

nei confronti dei loro figli e trasmettere loro fiducia per

poterli aiutare davvero. In altre parole, potremmo dire

che nonostante ognuno debba mantenere il proprio ruolo,

i genitori dovrebbero fungere da “migliori amici” dei pro-

pri figli. Tutto questo non è semplice da realizzare.

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ISIS DE NICOLA

F in dall’inizio i giocatori sono ansiosi e preoccupa-ti per quello che potrà accadere nel corso

dell’incontro, ma sono consapevoli che, con la

giusta carica e preparazione potrebbero affrontare nel

migliore dei modi, l’ostico avversario.

La preparazione nasce negli spogliatoi dove noi ra-

gazzi non ci attrezziamo di scarpette, calzettoni o divise,

bensì di penne, libri e quaderni, accrescendo in noi la

speranza di cogliere di sorpresa il nemico, con il nostro

miglior giocatore, il nostro Maradona.. i fogliettini.

Una volta scesi in campo è fondamentale interpretare

il metro di giudizio dell’arbitro. Severo o lascerà correre

il più delle volte? ..Questo si vedrà.

L’arbitro è una donna! Essa si presenta con una folta

capigliatura bionda, occhi di ghiaccio talvolta coperti da

occhiali per nascon-

dere i fulminei sguar-

di rivolti a chi doves-

se commettere brutti

falli.

Lo schieramento è

insolito, ci schieria-

mo su tre linee equa-

mente divise, il pri-

mo ad entrare in campo per il riscaldamento è il nostro

portierone Addezio il quale setaccia il campo di gioco

illustrandoci poi sulle insidie nelle quali potremmo im-

batterci. A questo punto si può ini-

ziare: la linea difensiva, quella che ci

permetterà di affrontare e risolvere i

problemi, è formata da Fabrizio

(grande marcatore a Zona) e Belardo

abile nel disimpegno.

Avanzando nello schieramento,

arriviamo al centrocampo composto

da buoni giocatori disposti a sacrifi-

carsi per i compagni, al centro Gri-

maldi, mentre sulle fasce anche se

nel percorso abbiamo perso un Ciuc-

cio per la strada ci è rimasto un Ca-

vallo di razza, spiazzante nelle sue

finte e dirompente nelle sue galoppate.

Spostandoci di qualche metro troviamo la linea offen-

siva della V D composta da un ambizioso tandem formato

da Frascione e Oliviero che con agilità, unita alla loro ve-

locità, riescono a finalizzare il gioco della squadra.

Partita nervosa e molto accesa in alcuni momenti, ab-

biamo capito che l’arbitro è intransigente e non cade nelle

numerose simulazioni degli avversari, la V D è dirompen-

te al 15’ il nostro bomber ha un guizzo geniale, ed è go-

al! ..Però il direttore di

gara è molto sveglio e si

accorge di un tocco di

mano e prontamente an-

nulla la rete ammonendo

il giocatore.

Un solo minuto dopo,

l’estremo difensore si

lascia prendere dal pani-

co, fallo da ultimo uomo,

si sporge fin troppo e

l’arbitro lo espelle senza esitazione e così la partita si

complica ma il nostro coraggio e la nostra voglia di fare

bene prevale su ogni complicazione, a questo punto c’è

una sostituzione esce dal campo il nostro metronomo,

Meglio, apparso poco in luce e subentra il nostro fuori-

classe “Maradona”. A causa di questo cambio l’arbitro sembra “stranamente” infastidito e il suo arbitraggio con-

fuso tende a far alterare gli animi ren-

dendo la partita più fisica che tecnica,

però anche se con un uomo in meno

con le giocate dei nostri migliori ele-

menti riusciamo comunque a renderci

pericolosi.

Dopo 5 minuti di recupero l’arbitro

dà uno sguardo al cronometro, chiude il

registro e mette fine alla partita, non

importa se alla fine non è uscito nessun

vincitore, l’importante e averci provato

ed aver giocato una partita nel comples-

so regolare e entusiasmante.

TUTTO IL COMPITO TUTTO IL COMPITO TUTTO IL COMPITO TUTTO IL COMPITO MINUTO PER MINUTOMINUTO PER MINUTOMINUTO PER MINUTOMINUTO PER MINUTO di Claudio Belardo V D IGEA

Luigi Frascione VD IGEA

LA NOSTRA VOCE ZOOMPS

IN VD SI GIOCA UNO DEI MATCH PIÙ IMPORTANTI: IL COMPITO DI

ECONOMIA AZIENDALE È’ DURA ARRIVARE AL CENTOTTANTESIMO

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C ari ragazzi, mi è capitato di leggere un artico-lo di Marco Lodoli, un giornalista e inse-

gnante, pubblicato su “Repubblica” nel

2007.

Ne sono rimasto molto impressionato. Lo spunto era

una sua conversazione con una ragazza di nome Jessica

che affermava con tutte le sue forze il suo desiderio di

dimostrare la sua voglia di emergere, di diventare ricca,

di raggiungere il suo unico scopo: riuscire a fare la bella

vita, a qualunque prezzo:il fine giustifica ogni mezzo .

Ma lo faceva nel modo sbagliato: addirittura disono-

rando suo padre poiché non guadagna abbastanza per

garantirle una vita fatta di lussi. Da qui, la voglia di scri-

vervi, forse perché temo che in molti condividano le

idee della nostra coetanea. Innanzitutto, non dobbiamo

criticare Jessica perché è una di noi e come tanti, pur-

troppo, conosce fin troppo bene la sconfitta; come mol-

ti, poi, crede che i soldi facciano la felicità.

Tutti noi, ogni giorno, ci sentiamo dire l'esatto con-

trario dai nostri genitori, dai nostri insegnanti, ed è

senz’altro la verità, ma non

è facile crederci. In tanti

non capiscono tutta la rab-

bia e la delusione che ci

portiamo dentro, non capi-

scono che cosa si provi a

essere accostati alla parola

"perdente", una parola che,

soprattutto nella mia città,

ti resta attaccata e non vor-

resti altro che togliertela da

dosso, una volta per tutte.

Lo so, sembrano parole

troppo grosse per qualcu-

no, ma chi è nella realtà sa

che è così.

Ora, non intendo star

qui a credere di poter dire,

né a Jessica né a voi, cosa

fare ma mi piacerebbe dar-

ISIS DE NICOLA LA NOSTRA VOCE ZOOMPS

di Pasquale Sbarra III B liceo

vi un consiglio: cerchiamo di guadagnarci la possibilità di

vivere bene, sì, ma giustamente. Sarà più difficile, ma sarà

anche più bello. Continuiamo a studiare, a resistere e a

percorrere la strada giusta senza cadere in tentazioni che

spesso sono troppo forti.

Capita che noi giovani, per colpa anche di cattivi mes-

saggi che riceviamo dalla società di oggi arrivista e consu-

mistica, utilizziamo le definizioni di "mito","eroe" o

"numero 1" per persone che non lo meritano: ora final-mente l’ho capito. E sapete chi sono, secondo me, i veri

eroi? Quelli che si alzano alle 6 del mattino o anche pri-

ma, quelli che per poter portare avanti la loro famiglia

sono pronti ai mestieri più umili, quelli che "oggi si lavora

ma domani si spera". Non dobbiamo cadere nell'errore di

Jessica, non dobbiamo mai screditare nostro padre, ma

dobbiamo farlo sentire il nostro vero idolo perché solo

così potrà avere forza a sufficienza per andare avanti.

Infine, ragazzi, cerchiamo di non far diventare la bella

vita un' ossessione, ma un sogno, un sogno da realizzare

con sacrificio, con lo studio e con le nostre sole forze e

capacità, lo dobbiamo a noi ma anche ai nostri genitori.

Avete mai provato a immaginare i vostri genitori

quando un giorno arriveremo alla laurea ? Li renderemo i

più felici del mondo ed è anche con questo scopo che non

dobbiamo arrenderci: siamo

la loro ultima speranza di

riscatto. Vi auguro buona

fortuna e spero che, se un

giorno saremo ricchi, non ci

dimentichiamo di ciò che

eravamo e, magari, quando

ci troveremo con qualche

persona importante o po-

tente le parleremo, pieni di

orgoglio, di quanto abbiamo

sudato per arrivare. Resterà

a bocca aperta, carica di

ammirazione. E capirà che

la vera ricchezza è dentro di

noi.

Non mollate mai !

IL SOGNO:LA BELLA VITAIL SOGNO:LA BELLA VITAIL SOGNO:LA BELLA VITAIL SOGNO:LA BELLA VITA

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INTERNI SPORT ZOOMPS

L ’ISIS De Nicola” è ormai da anni impegnato nell’organizzazione di tornei sportivi. I tornei,

organizzati scrupolosamente dai nostri prof. di

educazione fisica, riguardano la pallavolo, il calcetto e il

basket.

E’ proprio da quest’ultima attività che vorrei parti-

re, poiché è stata proprio la squadra di pallacanestro a

regalarci una grande soddisfazione nel passato anno

scolastico vincendo il torneo interscolastico.

I ragazzi impegnati in questa cavalcata trionfale

di Claudio Belardo

Luigi Frascione

I NOSTRI TORNEI SPORTIVII NOSTRI TORNEI SPORTIVII NOSTRI TORNEI SPORTIVII NOSTRI TORNEI SPORTIVI ISIS DE NICOLA

hanno letteralmente stracciato ogni rivale dimostrando oltre ad un grande impegno, la capacità, e lo dico con

grande orgoglio, che ha la nostra scuola nello scovare e

valorizzare le diverse eccellenze nei vari campi scolastici e

in questo caso possiamo dire che il risultato è stato

ce ntrato in pieno.

Nei tornei maschili e femminili di pallavolo i nostri

sportivi, spinti dalla passione per questo splendido sport,

tornano di pomeriggio a scuola per cercare la giusta amal-

gama di squadra durante gli allenamenti.

Questo torneo, così come gli altri, oltre a far divertire i

ragazzi cerca di formarli e di trasmettere quei “valori

chiave” che solo lo sport sa dare.

Naturalmente si comprende anche che per i professori

questo impegno è un onere non indifferente e bisogna

dimostrare di sapersi controllare e comportare.

E’ tanto innegabile quanto scontato, che il torneo pro-

mosso e curato dal nostro prof. Ennio Perrelli, “il Gran-

de”, vissuto con maggior interesse, maggiore patos e an-

che maggiore numero di iscritti è sicuramente il torneo di

calcetto. In questo il De Nicola si muove su due fronti: il

primo è formare una squadra che possa competere a li-

vello provinciale con altre scuole, il secondo è organizzare

un torneo interno nel quale le varie classi (divise tra bien-

nio e triennio) si sfidano per la conquista dell’am-

bito primato. A mio avviso , è quest’ ultimo l’aspetto più inte-ressante poiché sono poche le scuole che organizzano tornei così

acclamati dai ragazzi.

Continua a pag.18

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ISIS DE NICOLA SPORT ZOOMPS

continua da pag. 17

Denicoliani al De Nicola Day

I n questa pagina dedicata allo sport ci è piaciuto raccontarvi qualcosa del mondo della boxe, fino-

ra mai trattato sul nostro giornale. Noi siamo

grandi appassionati di pugilato e seguiamo con molto

interesse tutti gli avvenimenti e gli incontri più impor-

tanti.

Recentemente è andato in onda sul canale di SKY FX

“Fino all’ultimo round”, un docu-reality di undici epi-

sodi. È un viaggio alla scoperta del lato nascosto di un

mondo come quello del pugilato fatto di sacrifici, co-

stanza, amore e passione, uno sport individuale ma con

un profondo spirito di squadra che porta gli atleti a bat-

tersi sul quadrato per la gloria dell’intera squadra sup-

portati costantemente dai coach e dai compagni.

Sotto la guida di Francesco Damiani, insieme a Raf-

faele Bergamasco, responsabile della Squadra Azzurra

Elite, le telecamere seguono da vicino le vicende sporti-

ve, nonché personali degli atleti italiani che nell’ultimo

triennio hanno raggiunto traguardi importanti come

Roberto Cammarelle (campione olimpico e due volte

campione mondiale dei super-massimi), Clemente Russo

(oro mondiale nel 2005 e argento olimpico dei pesi mas-

simi), Domenico Valentino (oro mondiale dei pesi legge-

ri), e Vincenzo Picardi (medaglia di bronzo alle ultime

olimpiadi).

Le telecamere accendono, dunque, i riflettori sul dietro

le quinte, documentando da vicino i duri allenamenti, gli

incontri preparatori, i tornei internazionali ma anche i

momenti di crisi degli atleti che sono chiamati ad affron-

tare queste importanti sfide e che quindi subiscono una

pressione sia fisica che psicologica notevole.

La nuova sfida che attende Damiani, forse ancora più

difficile, è quella di confermare il valore del nuovo pugila-

to italiano e riac-

cendere i riflettori

su uno degli sport

più spettacolari al

mondo .

In bocca a l

lupo !

FINO FINO FINO FINO ALL’ULTIMOALL’ULTIMOALL’ULTIMOALL’ULTIMO ROUNDROUNDROUNDROUND di Andrea D’Alessio V C - Daniele Di Bello VC

Martina Esposito VC

Il venerdì, per noi ultimo giorno scolastico della settimana e

quindi di inizio relax, si trascorre il pomeriggio, fino a tarda ora

concentrandosi nell’organizzazione della partita del sabato.

ll servizio giornalistico è una delle novità apportate al tor-

neo negli ultimi anni, esso prevede uno staff giornalistico

“altamente qualificato” formato quest’anno dal capo redattore

Claudio Belardo, i giornalisti Salvatore Meglio, Emanuele Co-

cozza, Riccardo Della Vecchia e Emanuele Addezio e il “web-

boy” Stefano Messere.

Il commento o articolo giornalistico è ciò che aspettano

con maggior ansia i partecipanti al torneo, i quali si sentono

protagonisti anche leggendo il proprio nome. Le finali del tor-

neo di calcetto così come degli altri tornei di cui vi abbiamo

parlato si svolgono al De Nicola Day, giornata nella quale diver-

timento e sport sono a stretto contatto e alla quale possono

partecipare tutti gli studenti del nostro istituto. I nostri tornei ,

sono un qualcosa di unico, in quanto riescono ad aggregarci e

ad aiutarci nella scoperta delle nostre passioni in modo sano.

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ISIS DE NICOLA POESIA ZOOMPS

S crivere non ha stagioni perché dà sempre la possibilità di esprimersi liberamente. Quale esempio migliore di una delle poesie più famose di Ungaretti: “Mattino”, scritta nel 1917. E incredibile come con due parole

unite tra loro da fitti richiami sonori il poeta riesca ad esprimere un concetto di dimensioni non misurabili :

Nell’ illuminazione del cielo, al mattino il poeta riesce a intuire e cogliere l’immensità, lo splendore del sole sorto

da poco che trasmette al poeta l’idea dell’infinita grandezza. Ungaretti ha voluto esprimere la gioia di immergersi nel-

la luminosa bellezza del creato, negli spazi infiniti di una mattina piena di sole, in cui percepisce una sensazione di

benessere e allora si riempie di gioia che lo fa sentire in armonia con la natura.

Il poeta è uno scultore che trasforma la materia grezza (parole e pensieri astratti) in una bellissima scultura

(la poesia).

La poesia non nasce, ma vive dentro di noi. È frutto di amore e sensibilità, è un modo di sentire ed esprimere la

realtà che ci circonda, il risultato del cammino della vita, il cuore che bussa alla mente.

La poesia ha la capacità di comunicare emozioni o suscitare riflessioni, le parole scorrono l’una dopo l’altra con

semplicità e il risultato è una composizione diretta e coinvolgente capace di regalare sensazioni. Essa rappresenta

uno strumento per comunicare i più diversi punti di vista. Va da sé che, per produrre parole e versi. è di grande aiu-

to la cultura e non intendo solo quella scolastica, ma l’istruzione a trecentosessanta gradi: leggendo e informandoci

nutriamo il nostro spirito e il nostro cervello.

I componimenti poetici sono la risposta ad impressioni e sollecitazioni del vivere quotidiano. Ogni cosa, ogni ge-

sto, ogni avvenimento, piccolo o grande che sia, può risvegliare in noi pensieri e riflessioni poetici.

Una poesia non ha un significato necessariamente e realmente compiuto come un brano di prosa, o, meglio, il

significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia; l'altra parte non

è verbale, ma emotiva. Poiché la lingua nella poesia ha la doppia funzione di vettore (sia di significato sia di suono) e

di contenuto (sia informativo sia emotivo), la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze

poetiche) ai fini della comunicazione complessiva.

Essere poeti non significa semplicemente scrivere dei versi in rima, ma è uno stato dell'anima, un modo per tra-

smettere emozioni e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa.

OLTRE LE PAROLEOLTRE LE PAROLEOLTRE LE PAROLEOLTRE LE PAROLE

Giuseppe Ungaretti

(Alessandria d'Egitto, 10 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970)

È considerato il fondatore dell'Ermetismo, corrente letteraria

che si diffonde in Italia più o meno a partire dagli anni Venti . Giuseppe Ungaretti

di Amelia Amico

IV E IGEA

M'illumino

d'immenso