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N. 23 • 19 giugno 2016 • 1,00 Anno LXX • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Comunione, partecipazione e missione! Antonio Boccellino Vincenza Cafarella Annamaria Caiazzo Giuseppe Carmelo Antonio Colasanto Oreste D’Amore Giuseppe Daniele Antonietta De Candia Doriano Vincenzo De Luca Giuliana Di Fiore Gianmaria Fabrizio Ferrazzano Rosaria La Greca Pasquale Langella Daniele Leone Michele Madonna Antonio Mattone Lorenzo Montecalvo Maria Carmela Navarra Adolfo Russo Elena Scarici Goffredo Scuccimarra Mariangela Tassielli Gli interventi L’ingresso del nuovo Vescovo a Benevento 2 A Portici si inaugura la “Casa del Sole” 5 Il ricordo del padre passionista Carmine Flaminio 6 Musica napoletana, ponte tra Europa e Stati Uniti 8 Un sogno di pace dalla Siria 9 Le celebrazioni per Sant’Antonio ad Afragola 10 Crescenzio Card. Sepe Il Convegno ecclesiale-pastorale, di verifica e di programmazione, è un momento alto della vita della Diocesi perché raduna di fatto tutta la Chiesa di Napoli nel nome di Cristo, invocando lo Spirito, sotto l’ombra riparatrice della misericordia del Padre. inserto all’interno La guida della Comunità di Sant’Egidio per i senza dimora 3 PRIMO PIANO CHIESA Ad Ercolano il culto della Santa dei “casi impossibili” 2 ATTUALITÀ ECCLESIALE A Casa di Tonia medicina solidale 7 CITTÀ Presentato il nuovo sussidio curato dall’Ufficio Famiglia e Vita 4 VITA DIOCESANA

ATTUALITÀ ECCLESIALE Comunione, partecipazione giugno.pdf · Pasquale Langella • Daniele Leone Michele Madonna • Antonio Mattone • Lorenzo Montecalvo Maria Carmela Navarra

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N. 23 • 19 giugno 2016 • € 1,00

Anno LXX • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

Comunione, partecipazionee missione!

Antonio Boccellino • Vincenza CafarellaAnnamaria Caiazzo • Giuseppe Carmelo

Antonio Colasanto • Oreste D’AmoreGiuseppe Daniele • Antonietta De Candia

Doriano Vincenzo De Luca • Giuliana Di FioreGianmaria Fabrizio Ferrazzano • Rosaria La Greca

Pasquale Langella • Daniele Leone Michele Madonna • Antonio Mattone • Lorenzo Montecalvo

Maria Carmela Navarra • Adolfo RussoElena Scarici • Goffredo Scuccimarra • Mariangela Tassielli

Gli interventiL’ingresso del nuovo Vescovo a Benevento 2

A Portici si inaugura la “Casa del Sole” 5

Il ricordo del padre passionista Carmine Flaminio 6

Musica napoletana, ponte tra Europa e Stati Uniti 8

Un sogno di pace dalla Siria 9

Le celebrazioni per Sant’Antonio ad Afragola 10

Crescenzio Card. Sepe

Il Convegno ecclesiale-pastorale, di verifica e di programmazione, è unmomento alto della vita della Diocesi perché raduna di fatto tutta laChiesa di Napoli nel nome di Cristo, invocando lo Spirito, sotto l’ombrariparatrice della misericordia del Padre.

inserto all’interno

La guida della Comunità di Sant’Egidio

per i senza dimora

3

PRIMO PIANO CHIESA

Ad Ercolanoil culto della Santa

dei “casi impossibili”

2

ATTUALITÀ ECCLESIALE

A Casadi Tonia

medicina solidale

7

CITTÀ

Presentato il nuovo sussidiocurato

dall’Ufficio Famiglia e Vita

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VITA DIOCESANA

Vita Diocesana Nuova Stagione2 • 19 giugno 2016

A Benevento la presa di possesso del nuovoPastore monsignor Felice Accrocca.

Alla presenza del Cardinale Crescenzio Sepe

«Chiesa dell’abbraccio e del sorriso»

La Chiesa beneventana domenica 12 giugno, ha abbracciato il nuovo Pastore.Mons. Felice Accrocca ha ufficialmente preso possesso dell’Arcidiocesi sannita,gloriosa istituzione che ha avuto come protovescovo proprio il santo patrono diNapoli, San Gennaro.

Mons. Accrocca è giunto nel capoluogo sannita, circondato da un sonoro ma-re variopinto e festante di persone che, sin dalle prime ore del pomeriggio, eranoin piazza ad attenderlo. Il 125° successore di San Gennaro non ha tradito le atte-se, anzi. Con il suo sorriso e il suo volto sereno ha immediatamente conquistatotutti, dando il via ad un’esplosione di musica, colori e canti. Mons. Accrocca hapronunciato le sue prime parole dal palco allestito in piazza Santa Sofia, dove haesortato tutti a «camminare insieme» nell’amore e nella pace. Ha attraversato ilcorso Garibaldi accompagnato da mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, sua diocesi di provenienza, dal delegato arcivescovilead omniamons. Pompilio Cristino e da numerose autorità civili e militari. La pri-ma tappa nella Basilica di San Bartolomeo per l’omaggio alle spoglie dell’aposto-lo, senza falsità, dove ha ricevuto i saluti ufficiali del prefetto di Benevento, PaolaGaleone e del sindaco di Benevento, Fausto Pepe, oltre al benvenuto dei sindacidi numerosi comuni ricadenti nel territorio diocesano.

Quindi si è recato in Duomo dove, varcando il portone bronzeo, ha dato il viaal suo ministero episcopale. Accompagnato da oltre 70 diaconi e 250 sacerdotidiocesani ha dato inizio alla solenne celebrazione eucaristica, concelebrata dalsuo predecessore mons. Andrea Mugione e da mons. Mariano Crociata.Importante nota di unità apostolica la presenza in Duomo del CardinaleCrescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, che ha amichevolmente scambiato an-che qualche battuta con i sacerdoti presenti nel cortile dell’Episcopio prima dellaSanta Messa, proteggendone qualcuno con la sua berretta cardinalizia dallapioggerellina che ha accompagnato la processione di ingresso. Alla fine della ce-lebrazione mons. Accrocca non si è risparmiato per nessuno. Ha anche voluto in-contrare i giornalisti presenti per un personale messaggio di saluto, iniziando ilsuo ministero nella chiesa locale che possiamo tranquillamente già definire co-me «chiesa dell’abbraccio e del sorriso».

Daniele Leone

Ad Ercolano il culto della Santadei “casi impossibili”

Nella comunità parrocchiale di SantaMaria di Loreto in Ercolano, rifiorisce ilculto alla “Santa dei casi impossibili”:Santa Rita da Cascia.

La Cappella di Santa Rita, annessa allaVilla Maiuri in via Gen. Gennaro Niglio eaffidata alla cura pastorale della parroc-chia di Santa Maria di Loreto, fu costruitaagli inizi del 1900 con la collaborazionedel prof. Arneri che la adornò con affre-schi raffiguranti la Santa dei casi impos-sibili, di tante decorazioni e pitture chesono degna cornice al sontuoso altare inlegno scolpito d’oro autentico capolavo-ro, vero gioiello dell’arte settecentesca e auna balaustra in marmo.

Nell’estate del 2014, il Comune diErcolano riaffida la Cappellina alla par-rocchia di Santa Maria di Loreto, restau-rata dopo il terremoto del novembre 1980dopo numerosi furti e atti vandalici (nel1988 i ladri portarono via l’altare, la ba-laustra e la cornice del quadro raffiguran-te la Santa, quadro già trafugato in prece-denza).

Il 10 dicembre del 2014, nell’ambitodelle celebrazioni della festa parrocchia-le, Mons. Gennaro Acampa, Vescovo ausi-liare di Napoli, benedisse il tempietto, ilquadro della Santa e i nuovi arredi e sup-pellettili donati dai fedeli della zona, e daallora esso fu riaperto al culto.

Quest’anno in occasione della festa li-turgica di Santa Rita, il parroco donAndrea De Luca, ha invitato la comunitàa meditare e pregare con maggiore zelo laSanta di Cascia, proponendo alcuni mo-menti di preghiera e di fraternità.

Sabato 21 maggio, dopo la celebrazio-ne vespertina della Santa Messa dellaSolennità della Santissima Trinità, allapresenza di Mons. Salvatore Angerami,Vescovo ausiliare di Napoli, di autorità ci-vili e militari e moltissime persone prove-nienti anche dalle comunità parrocchialidella città di Ercolano, nell’esedra di VillaMaiuri, la Banda della polizia penitenzia-ria ha magistralmente eseguito marce mi-litari e notissime colonne sonore di filmche hanno calamitato l’ascolto dei presen-ti. Al termine, dopo l’esecuzione dell’innonazionale, il pubblico ha tributato alla

banda oltre dieci minuti di calorosi ap-plausi, chiedendo a gran voce il “bis”, ri-chiesta esaudita dal direttore della banda.

Nel pomeriggio di domenica 22 mag-gio, solennità della Santissim Trinità, lacomunità parrocchiale ha accolto con af-fetto Mons. Armando Dini, ArcivescovoEmerito della Diocesi di Campobasso eBoiano, che nell’esedra di Villa Maiuri, hapresieduto la celebrazione eucaristica al-la presenza del Sindaco del Comune diErcolano, di altre autorità civili e militarie numerosissimi fedeli provenienti ancheda altre comunità parrocchiali. Nel corso

della celebrazione, il Vescovo ha benedet-to una statua di Santa Rita, donata alla co-munità da un parrocchiano che ora dimo-ra a Cascia.

Questi momenti d’intensa spiritualitàe fraternità hanno contribuito a consoli-dare i rapporti fraterni sia tra i membridella comunità parrocchiale sia con le al-tre comunità parrocchiali vicine, e senzadubbio costituiscono il preludio di nuoveoccasioni per essere un unico popolo incammino, testimone della misericordiadel Padre.

Giuseppe Daniele

Primo Piano ChiesaNuova Stagione 19 giugno 2016 • 3

Presentata “Dove”, la guida della Comunità di Sant’Egidio per i senza dimora e per gli operatori sociali, giunta alla decima edizione

Una bussola nel mondo della solidarietàdi Elena Scarici

La chiamano la Michelin dei poveri. È Dovemangiare, dormire, lavarsi a Napoli e in Campania,la guida tascabile per i senza dimora distribuita gra-tuitamente dalla Comunità di S. Egidio, giunta que-st’anno alla decima edizione. Dieci anni che hannovisto crescere la povertà e i senza dimora, e, paral-lelamente, le pagine e le informazioni della guidache è passata dalle 50 alle 130 pagine, dai 100 indi-rizzi di dieci anni fa ai 500 attuali. Dove è stata pre-sentata il 13 giugno presso la casa di Arti e mestieridel Pio Monte della Misericordia che ha cofinanzia-to il progetto.

Presenti Antonio Mattone, portavoce dellaComunità, Fabrizia Paternò, governatrice del PioMonte e Benedetta Ferone, responsabile per i senzadimora della Comunità di Sant’Egidio: «La guida ela solidarietà sono cresciuti con la povertà - spiegala Ferone - i dati Istat dicono che a Napoli in due an-ni i poveri sono aumentati del 60 per cento passan-do da 900 ad oltre 1500, ma considerando che ilcampione Istat comprende solo le persone che usu-fruiscono di servizi, è probabile che oggi siano circa2000.

Tra questi c’è chi vive in spazi pubblici, dormi-tori o ostelli, il 28% non ha un lavoro e un quarto al-meno ha problemi di salute». Nella guida non troviil ristorante, ma la mensa, e al posto dell’albergo c’èil dormitorio, ed è un validissimo aiuto non solo peri clochard ma anche per gli operatori del settore chela trovano indispensabile. La Comunità diSant’Egidio conosce molto bene chi vive in strada eper questo è in grado di tracciarne un identikit.

Alcuni dati della rilevazione di febbraio 2016 ri-levano che tra i senza dimora sono in aumento gliitaliani (dal 2014 al 2016 dal 15 al 27% soprattuttocoloro che hanno perso il lavoro o si sono separatidal coniuge), le donne (nell’ultimo anno dall’11 al16%); diminuiscono i giovani (18-35 anni) e au-mentano gli adulti, di età compresa tra 35 e 64 anni(dal 53 al 63%) e gli anziani, dai 65 anni in su, che,con la sola pensione, non riescono a pagare tutte le

spese, quali casa, alimenti e medicine”. In diminuzione an-che gli immigrati.

«La pubblicazione della guida – ha fatto notare AntonioMattone - è occasione di riflessione sulla situazione deisenza dimora a Napoli, ma anche di tante famiglie, disoc-cupati e anziani che vivono isolati, in condizioni di povertàestrema rischiando di finire per strada». Tra i rischi princi-pali di chi vive in strada c’è l’isolamento sociale, contro ilquale la Comunità lancia un appello ai cittadini perché cia-scuno vigili e segnali le persone fragili e esposte al pericolo.

Fermarsi, offrire aiuto, chiedere aiuto ai servizi so-ciali e sanitari, in modo semplice e concreto può evitareproblemi più grandi. Altra emergenza da fronteggiare,fra qualche settimana, il caldo che miete sempre vitti-me tra i clochard, per questo i responsabili di S. Egidiochiedono un piano di emergenza al Comune, con l’a-pertura dei luoghi di riparo, di docce e la revisione dellefontanelle pubbliche.

Un’ulteriore sforzo infine per migliorare le reti so-ciali: il numero di posti letto disponibili a Napoli è dicirca 350, di cui il 95% per accoglienza notturna e soloil 5% h 24, quindi solo una persona su 6 trova ospitalità.Di qui la richiesta di dare una risposta in termini di ac-coglienza: solo notturna (h12), protetta per tutto ilgiorno (h 24), rivolta in particolare alle donne vittimedi violenza, ai malati convalescenti dimessi dagli ospe-dali e ai malati gravi.

Inoltre l’offerta di formazione professionale per laricollocazione sul mercato del lavoro dei disoccupati inetà adulta e la creazione di un luogo (targa, monumen-to) di memoria cittadina di chi non trova accoglienza emuore in strada. Per fortuna parallelamente ai disagicresce pure la solidarietà, oltre 50 gruppi di volontarisono presenti in strada tutti i giorni.

«Dall’inizio del 2015 è stata rilevata la morte di 22persone senza dimora tra quelle raggiunte dai servizidella Comunità di sant’Egidio – ha concluso BenedettaFerone - le cause principali di decesso sono malattiegravi (tumori) e complicazioni derivanti da abuso di al-cool e droga. L’età media è compresa tra i 40 e i 50 anni,sono vite che finiscono circa 30 anni prima dell’attualesperanza di vita, che in Italia è di 83 anni».

La guida è stampata in 3.500 copie con copertina emappa plastificate ai servizi e alle associazioni; vi sitrovano 22 sezioni contenenti: 51 mense, 27 dormitori,27 centri docce e guardaroba, 25 ambulatori medici, 16centri ascolto, 10 sportelli legali, 42 comunità e centriper le dipendenze da droga, alcole gioco, 20 centri perimmigrati, 13 scuole d’italiano, le biblioteche, oltre iservizi socio sanitari pubblici e le modalità di accesso.

È scaricabile anche dal sito www.santegidio.org.

Vita Diocesana Nuova Stagione4 • 19 giugno 2016

Presentato al Convegno ecclesiale di programmazione, a Pacognano,

il sussidio sull’educazione al matrimonio e alla famiglia, elaborato

dall’Ufficio diocesano Famiglia

Se l’amore è “per sempre”

Nell’ambito del Convegno Ecclesiale Diocesano diPacognano, alla presenza del Cardinale Sepe, dei VescoviAusiliari e di tutti gli altri partecipanti ai lavori, il direttivodell’Ufficio Famiglia e Vita, don Alessandro Mazzoni,Angelo e Caterina Russo, hanno presentato il sussidio pasto-rale sull’educazione all’amore, al matrimonio ed alla fami-glia, “Ti amerò per sempre” elaborato dal loro Ufficio per laDiocesi di Napoli.

Le nuove linee guida rispondono all’esigenza di passaredall’idea del “corso” di preparazione al matrimonio ad unprogetto che preveda un “percorso” di vita, che contempliuna formazione ed una educazione all’amore della personae della coppia, in aderenza ai recenti orientamenti pastoraliproposti dai Vescovi Italiani e da papa Francesco: «Itinerarie corsi di formazione destinati specificamente agli operatoripastorali potranno renderli idonei ad inserire lo stesso cammi-no di preparazione al matrimonio nella più ampia dinamicadella vita ecclesiale» (Amoris Laetitia, 204).

Nella prefazione l’Arcivescovo osserva che: «Il sussidioevidenzia l’importanza di un “metodo” che valorizza il lavoroin équipe di animatori e catechisti, spiritualmente preparati,ma anche il coinvolgimento di quanti – giovani e famiglie – so-no chiamati a un percorso di formazione; ripropone l’intuizio-ne che la preparazione al matrimonio e alla famiglia inizia dalontano, attraverso l’educazione all’amore e alla sessualità del-le generazioni più giovani; ricorda, infine, che la preparazioneal matrimonio esige di essere completata da un cammino diaccompagnamento per le giovani coppie. Ogni tappa di questoitinerario è corredata da suggerimenti circa gli argomenti chepuò essere più opportuno affrontare». La pubblicazione in-

tende dare seguito alle sollecitazioni del Cardinale che, nellasua Lettera pastorale “Dar da bere agli assetati” affermava:«per rispondere alla sete di Dio e della Vita, non si mancherà dicontinuare ad approfondire tematiche di estrema attualità co-me la famiglia».

Il sussidio non ha la pretesa di essere un testo completonella metodologia o nei contenuti, ma presenta delle lineeguida che incoraggiano ad avviare nella nostra Diocesi, cosìdiversificata nelle sue componenti culturali, sociali e religio-se, un percorso unitario e coerente di educazione all’amoregià nell’età adolescenziale e giovanile.

Si presenta volutamente come un libretto di facile con-sultazione e costituisce il primo passo di un progetto di piùampio respiro. L’Ufficio Famiglia infatti si augura, infatti, diricevere suggerimenti e integrazioni da quanti operano nellapastorale familiare e vogliono condividere la propria espe-rienza.

Il testo è introdotto da alcune indicazioni metodologichee propone un percorso di educazione all’amore che, ispiran-dosi all’insegnamento di Giovanni Paolo II, si snoda in alcu-ne tappe fondamentali:

– la “preparazione remota”: imparare ad amare è un’espe-rienza che richiede la presenza di accompagnatori che sap-piano proporre ai ragazzi e ai giovani i valori dell’affettivitàe della sessualità in modo chiaro, franco e diretto. Per questomotivo l’educazione all’amore dovrebbe essere proposta findall’infanzia e dalla prima adolescenza perché si impari nelmodo giusto a coniugare “l’alfabeto della corporeità” attra-verso dei percorsi idonei alla formazione della persona;

– la “preparazione prossima” è rivolta a quanti vivono il fi-

danzamento attraverso un itinerario catecumenale attentoalle dinamiche personali e di coppia, perché questa possa co-struire il proprio rapporto su basi solide;

– la “preparazione immediata” si rivolge ai fidanzati pros-simi al matrimonio e indica i contenuti essenziali per viverecon consapevolezza e responsabilità gli impegni del sacra-mento del matrimonio e della relazione sponsale;

– la “formazione permanente” comprende l’accoglienza el’accompagnamento delle giovani coppie, la cura di gruppidi spiritualità familiare e la predisposizione di momenti for-mativi e di approfondimento di tematiche proprie della fa-miglia e del matrimonio cristiano.

Il sussidio è completato da un allegato che presenta, in-vece, alcune catechesi che Papa Francesco ha dedicato allafamiglia: le riproponiamo con la speranza che possano di-ventare la base per una ulteriore riflessione sul ruolo dellafamiglia nella Chiesa e per una rinnovata catechesi.

L’Arcivescovo, nella sua presentazione conclude auspi-cando che: «questo sussidio sia uno strumento utile ad ac-compagnare e guidare le nostre famiglie e comunità a una cre-scente maturità cristiana che le apra all’orizzonte della missio-ne e alla promozione del bene comune».

Con questo spirito consegneremo il testo a tutte le par-rocchie della Diocesi e ci proponiamo di presentarlo, conl’intera équipe di collaboratori, ai referenti della pastoralefamiliare del territorio ed ai rappresentanti delle aggrega-zioni ecclesiali che hanno a cura la famiglia, convocati saba-to 18 giugno, alle ore 9,30, presso il Centro di SpiritualitàSan Camillo a San Giorgio a Cremano.

Ufficio Famiglia e Vita

Udienza Generale di Papa Francesco

«A Cana nasce la fede della Chiesa»di Antonio Colasanto

Dopo aver commentato alcune paraboledella misericordia – il Papa ha così introdot-to la catechesi del mercoledì - ci soffermere-mo sul primo dei miracoli di Gesù, che l’e-vangelista Giovanni chiama “segni”, perchéGesù non li fece per suscitare meraviglia, maper rivelare l’amore del Padre.

Nell’introduzione troviamo l’espressione«Gesù con i suoi discepoli». Dando avvio alsuo ministero pubblico nelle nozze di Cana,Gesù si manifesta come lo sposo del popolodi Dio, annunciato dai profeti, e ci rivela laprofondità della relazione che ci unisce aLui: è una nuova Alleanza di amore. Cosa c’èa fondamento della nostra fede? Un atto di

misericordia con cui Gesù ci ha legati a sé.Nel contesto dell’Alleanza si comprende an-che l’osservazione della Madonna: «Nonhanno vino». È una festa di nozze nella qualemanca il vino; i novelli sposi provano vergo-gna di questo. Il vino è necessario per la fe-sta. Trasformando in vino l’acqua delle anfo-re utilizzate «per la purificazione rituale deiGiudei», Gesù compie un segno eloquente:trasforma la Legge di Mosè in Vangelo, por-tatore di gioia.

Le parole che Maria rivolge ai servitorivengono a coronare il quadro sponsale diCana: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». «Gesùdisse loro: Riempite d’acqua le anfore. In

queste nozze, davvero viene stipulata unaNuova Alleanza e ai servitori del Signore,cioè a tutta la Chiesa, è affidata la nuova mis-sione: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!».Servire il Signore significa ascoltare e met-tere in pratica la sua Parola. È la raccoman-dazione semplice ma essenziale della Madredi Gesù ed è il programma di vita del cristia-no. Per ognuno di noi, attingere dall’anforaequivale ad affidarsi alla Parola di Dio persperimentare la sua efficacia nella vita.Allora, insieme al capo del banchetto che haassaggiato l’acqua diventata vino, anche noipossiamo esclamare: «Tu hai tenuto da parteil vino buono finora».

La conclusione del racconto suona comeuna sentenza: «Questo, a Cana di Galilea, ful’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli ma-nifestò la sua gloria e i suoi discepoli credet-tero in lui».

Le nozze di Cana sono molto più che ilsemplice racconto del primo miracolo diGesù. Come uno scrigno, Egli custodisce ilsegreto della sua persona e lo scopo della suavenuta: l’atteso Sposo dà avvio alle nozze chesi compiono nel Mistero pasquale. In questenozze Gesù lega a sé i suoi discepoli con unaAlleanza nuova e definitiva. A Cana i disce-poli di Gesù diventano la sua famiglia e aCana nasce la fede della Chiesa.

Vita DiocesanaNuova Stagione 19 giugno 2016 • 5

Così l’AntonianoL’Istituto “Antoniano” è statofondato dal frate francescanopadre Ferdinando Brachini nel1958. In origine, l’Istituto hasvolto attività di formazionelavorativa sotto l’egida delConsorzio per l’IstruzioneTecnica, accogliendo adolescentiprevalentemente assistitidall’Enaoli in regime convittuale,con un’organizzazione strutturatain piccoli gruppi tipo famiglia,che a quei tempi era consideratadi avanguardia. Per tale attivitàha avuto ufficialmente nell’apriledel 1959 il riconoscimento diEnte Canonico statutariamentefinalizzato alla “istruzione eformazione di soggetti normali eminorati psichici”. Nel 1963,l’Istituto è diventato Centro diFormazione Professionale conDecreto del Ministero del lavoro edal 1968 si è caratterizzato comeCentro psicopedagogico sanitariorivolto a soggetti in età evolutivacon problemi neuropsichici,continuando, da una parte, adattuare corsi speciali diformazione professionale edaccogliendo, dall’altra, in accordocon il Provveditorato agli Studi diNapoli, classi di scuoladifferenziale e speciale perbambini in età scolare. Con ilprocesso dideistituzionalizzazione deisoggetti in trattamento, lasoppressione delle classidifferenziali e di scuola specialeed il trasferimento dellecompetenze in materia diassistenza alle UU.SS.LL. primaed alle AA.SS.LL poi, nel 1984l’Istituto è diventato CentroMedico Riabilitativoconvenzionato, erogando leprestazioni in regimesemiresidenziale per adolescenti egiovani adulti, ambulatoriale edomiciliare per bambini e peradulti. Per la qualità e la quantitàdelle attività svolte l’IstitutoAntoniano ha avuto ilriconoscimento di Fondazione nel2005. Nel corso di talicambiamenti, talora moltorilevanti, sono statifondamentalmente mantenuti ivalori che hanno ispiratoall’origine la mission, cioè quellidi dar vita ad una struttura alloscopo di:1) avere nel territorio unapresenza significativa sul pianosocio-educativo e socio-sanitario,proponendosi come struttura diaiuto rivolta ad incontrare ibisogni di tutela della salute e dipartecipazione delle persone indifficoltà ed di offrire opportunitàdi formazione ad operatori delsettore sanitario, sociale ededucativo;2) svolgere prestazioni altamentequalificate in favore di personedisabili o in condizione di disagiosociale;3) coniugare gli aspetti operativicon quelli della ricerca e dellaformazione;4) sviluppare attività collaterali diintegrazione e di supportoall’attività di base, collegandosiad altre Istituzioni pubbliche oprivate per ampliare gli strumentioperativi centrati sull’inserimentosociale ed aprendo le propriestrutture a collaborazioni esternefinalizzate alla crescita tecnicadegli operatori ed almiglioramento dei servizi.

Venerdì 24 giugno sarà inaugurata dal Cardinale Crescenzio Sepe la struttura per adulti con disabilità privi di sostegno familiare,

realizzata dalla Fondazione Istituto Antoniano

A Portici nasce la “Casa del Sole”Venerdì 24 giugno alle ore 18.00 sarà inaugu-rata da S.E. Cardinal Crescenzio Sepe “LaCasa del Sole”, casa famiglia per adulti con di-sabilità privi di sostegno familiare, realizzatadalla Fondazione Istituto Antoniano in ViaCardano 42 Portici.Non vi è dubbio che per le persone con disabi-lità il sostegno e la permanenza nel nucleo fa-miliare rappresenti in assoluto la più efficacedelle soluzioni ai bisogni assistenziali e ai pro-blemi di integrazione, tuttavia il sostegno dellafamiglia può venir meno in ogni momento: an-che i genitori invecchiano, si ammalano,muoiono. Il rischio, in assenza di un’adeguataprogrammazione dei bisogni residenziali, èche si finisca con il ricercare una nuova solu-zione di accoglienza solo nel momento diemergenza e di crisi, quando cioè la personacon disabilità si trova improvvisamente privadi ogni sostegno e, per di più, in una condizio-ne di particolare fragilità emotiva e psicologi-ca connessa al lutto. La questione del “dopo” tormenta costante-mente i genitori delle persone con disabilitàcronica. Il termine divenuto di uso comune“dopo di noi”, ingloba interrogativi angosciosiche ogni padre e madre si pongono ad un certopunto della loro vita: di quali risorse potrà usu-fruire nostro figlio disabile? Chi continuerà adoccuparsi di lui? Dove abiterà e con chi abiteràe in quale situazione? Sono già alcuni anni che il nostro ordinamen-to ha definito specifici istituti giuridici in gra-

do di garantire una situazione di sicurezzaeconomica al soggetto disabile; l’aumento delnumero di disabili ed il prolungamento del-l’età media, spingono fortemente le politichesociali e sanitarie regionali a programmarestrutture per l’accoglienza residenziale di per-sone disabili prive di sostegno familiare nel-l’ambito delle reti dei servizi territoriali.Considerate queste premesse, la FondazioneIstituto Antoniano, anche con il supporto deifondi regionali del PO FESR 2007/2013, harealizzato “La Casa del Sole” intendendo offri-re un orizzonte concreto sia alle famiglie checercano una soluzione al “dopo di noi”, sia aquei genitori che per motivi diversi, hanno lanecessità di allontanarsi temporaneamente dacasa e trovare una struttura idonea ad ospitarei loro figli disabili.

La “Casa del Sole” è un sogno che finalmentesi concretizza. Il progetto che ha portato al suacostruzione incarna infatti aspetti essenzialidella Mission della Fondazione: la solidarietà,l’accoglienza, la volontà di dare risposta ai bi-sogni delle persone più fragili. L’impegno difornire una prospettiva di continuità assisten-ziale e di cure a quei giovani adulti con disabi-lità che hanno perduto anche il sostegno deipropri familiari ha costituito negli ultimi anniuna delle maggiori priorità della Fondazioneche, nel frattempo, già accoglie in modo per-manente due giovani disabili. Ora, con la“Casa del Sole”, potranno essere ospitate finoa 9 persone con disabilità prive, temporanea-mente o permanentemente, di sostegno paren-tale.

Goffredo Scuccimarra

Attualità Ecclesiale Nuova Stagione6 • 19 giugno 2016

Un ricordo di padre Carmine Flaminio, sacerdote passionista recentemente scomparso

Autentico missionario della MisericordiaGrande lavoratore, uomo di fede, specchio fedele della lettura carismatica che lo Spirito Santo ha affidato a San Paolo della Croce

di Alfonso D’Errico

Padre Carmine Flaminio ha chiuso la sua operosa gior-nata sacerdotale missionaria il 12 aprile 2016 nell’OspedaleCardarelli di Napoli, dove era ricoverato. La Chiesa di SantaMaria ai Monti di Napoli, che aveva acceso in lui la fiammadella fede e del missionario, lo salutava maturo per le nozzeeterne. Padre Carmine ha servito e onorata in modo enco-miabile la Chiesa di Dio e la famiglia dei Padri Passionisticon la sua vita sostanziata di preghiera assidua, di serviziogeneroso, di fedeltà e di sofferenza.

La sua vita di missionario passionista: umile, mite, pun-tuale, si è consumata serenamente in una varietà di servizio.Ha sempre lavorato con entusiasmo, con dedizione e meto-do, a testa bassa, questo è stato il segno che lo ha contraddi-stinto. Era amabile ed esigente. Sapeva dire tutto a tutti conchiarezza e fermezza. È stato un religioso passionista di spi-ritualità solida ed essenziale, dalla sobrietà e austerità di vi-ta personale. Tutto faceva per il bene dei fedeli, senza proso-popea, né supponenza.

L’ultimo segmento della vita di padre Carmine Flaminio,è stato segnato dalla sofferenza e della maturità di avere bi-sogno di tutto, in stato vissuto in filigrana col tempo pasqua-le di quest’anno liturgico come Vigilia della sua entrata nellaPasqua eterna.

È stato chiamato nella casa del Padre alle prime luci, del12 aprile, quando era appena terminata, nella Cappelladell’ospedale Cardarelli, la celebrazione dell’Eucaristia.L’Eucaristia era stampata nel cuore della vita sacerdotale ereligiosa di padre Carmine. Possiamo pensare che padreCarmine ha vissuto la sua “via della Croce” sublimando ilproprio cammino di sofferenza, cantando il suo “alleluiapasquale”, canto al quale era affezionatissimo, tanto che alMercoledì delle Ceneri, nel corso della missione nellaBasilica di San Tammaro, soleva concludere la sua omeliacon queste parole: «Arrivederci Alleluia! Con l’augurio di in-contrarci in sintonia ovunque di nuovo nella notte diPasqua». Per padre Flaminio si è aperto “il settimo sigillo”e si sono dischiusi cieli nuovi e terra nuova, per celebrare laliturgia eterna davanti all’Agnello Immolato. La mia cono-scenza di padre Carmine è limitata alle varie missioni cheha svolto in Grumo Nevano e al mio servizio nella parroc-chia dell’Immacolata a Capodichino, un tempo comunquesufficiente per apprezzare le sue doti spirituali e umane.

Strumento di comunioneAveva un grande amore per la Chiesa e la sua

Congregazione e la sua religiosa provincia dell’Addoloratadi Napoli, accogliendo le sue decisioni con spirito di obbe-dienza e un grande affetto verso i confratelli, un affetto checonosceva dalla stima degli altri e della sua volontà di esserestrumento di comunicazione e mai di divisione.

I rapporti con i parroci e i confratelli sono stati caratte-rizzati da stima e da grande apertura. Si può senza dubbioaffermare che la collaborazione di padre Carmine Flaminio,nelle missioni con i parroci è stata fedele, saggia e sincera,con umiltà, semplicità, bontà, disponibilità di servizio chelasciava la sua impronta in ogni comunità ecclesiale.Innanzitutto fedele. Non ha mai usato nessuno, ha avutoverso tutti grande stima mettendoli sempre a parte delle co-se belle o meno belle che contraddistinguono ogni comunità

umana. La sua fedeltà, unita al carisma della sua fa-miglia religiosa, non inquinata da riserve mentali, èstata per me e per tanti parroci della Chiesa di Ischia,e di tante altre comunità, motivo di incoraggiamentonel proseguire quel progetto di Chiesa che il Signoreha sognato: una comunità che si fa missione e unamissione che costruisce la comunità. La sua collabo-razione nelle missioni e ai vari novenari, era sincera,totale, solare.

Invitava me e i miei collaboratori ad avere pazien-za, ad aspettare che il granello di senape delle nostreprospettive mariane cresca e diventi un grande albero,a suo tempo. Gli atteggiamenti spirituali di San Paolodella Croce e di San Gabriele dell’Addolorata furonola guida abituale dell’agire di padre Carmine e riful-sero nel suo servizio nell’amata Congregazione chia-mato a confermare i confratelli e lo aiutarono a pre-siedere nella carità e a seguire con sollecitudine amo-rosa e paterna i chierici e gli studenti, ad incoraggiarecon il suo esempio e la sua parola il popolo di Dio neivari ministeri, aiutandolo a crescere nella fede e acamminare con costanza sulla strada del Signore.

La bontà, la pazienza la longanimità pareva nonavessero confini. Ebbe molto a soffrire per gli esodiche si verificarono negli anni del dopo Concilio, maseppe infondere fiducia con la sua calma e serenità.Posso affermare che la bontà di padre Carmine portòil suo istituto a superare la crisi con meno traumi diquanti ne hanno subito altre istituzioni ecclesiali diquei tempi. Ai Passionisti, e a tutti, ha lasciato un ri-cordo vivo della sua grande fede, della sua devozionealla Madonna, della sua bontà, della sua spontaneità,dei suoi sentimenti, del suo amore per la famiglia pas-sionista, e della sua dedizione costante all’apostolato.

Immagine del FondatorePadre Carmine ha ricopiato in sé molti aspetti del

Fondatore: la mitezza, la signorilità, il buon senso, lozelo, l’umiltà e un senso di paternità veramente gran-de. È impressionante l’intensità di lavoro che egli ha

portato avanti nella sua vita. Ha abitato diversi contesti ein tutti si è speso alacremente, con passione e creatività:formatore degli studenti passionisti di filosofia e teologiadi Ceccano, e Superiore in varie comunità. È molto difficilenominare tutti i fronti che l’hanno visto impegnato, contri-buendo alla ricezione del concilio nelle missioni. Ho sem-pre ammirato in Padre Carmine Flaminio la proiezionecreativa da autentico napoletano verso le nuove situazioni,la concretezza nelle risposte, la straordinaria capacità dilavoro, la preoccupazione per la trasmissione della fede al-le nuove generazioni. Un testimone di fedeltà creativa neldifficile momento degli anni immediatamente successivial Concilio Vaticano II. Era un uomo di visione: lavorandocon lui, sembrava sempre che fosse un po’ più avanti di do-ve uno sentiva di poter arrivare, che vedesse più in là. Eraun grande organizzatore, un lavoratore instancabile a cuiperò sapeva dare ritmo e disciplina; un uomo deciso e aper-to, capace di tessere alleanze tra mondi che spesso non co-municavano tra loro. Ha lasciato, in chi ha collaborato conlui, “uno stimolo continuo” ad alimentare sempre pensierilarghi, a coltivare un’etica di lavoro e ad aprirsi agli altri, estringere relazioni amicali profonde, a guardare le cosescoprendone il lato umoristico e sorridendo.

Padre Carmine, al secolo Vincenzo Flaminio, nato aNapoli Capodichino il 10 gennaio del 1929, da Francesco eCarmela Flaminio, da una famiglia contadina di profonderadici cristiane, in cui egli apprese i valori e gli esempi cheli rendono credibili specialmente nei momenti difficili.Conobbe i passionisti nella sua parrocchiadell’Immacolata a Capodichino e si innamora della loro vi-ta dedicata con competenza e passione, alla conoscenzadel Signore e di San Gabriele dell’Addolorata e decide di di-ventare anche lui uno di loro.

Va a Calvi Risorta, a Ceccano, dove professa il 10 novem-bre del 1946. Il 3 maggio 1953 è ordinato presbitero dalCardinale Micara a Roma, nella Basilica dei Santi Giovannie Paolo. A Casamicciola nel 2003 ha celebrato il cinquante-simo anniversario di sacerdozio, circondato dall’affetto edalla stima di sacerdoti, parenti e amici.

Nel 2006 celebrò i suoi sessanta di vita consacrata aCristo, alla sua Chiesa e alla sua amata Congregazione diSan Paolo della Croce. Abbastanza presto si rese conto cheil Signore lo chiamava a vivere un’altra forma di servizioalla sua Chiesa. La salvezza passa anche attraverso altrestrade: il dolore, il silenzio, la solitudine, l’inattività forza-ta. Anche questi possono diventare cammini di salvezza.

E da questo punto la via di padre Carmine Flaminio siè andata sempre più avvicinando a quella di Gesù, finoquasi a confondersi con essa. Per padre Carmine si aprivaun altro tratto della sua vita di Passionista, quella di stareaccanto a Gesù sul Calvario, in attesa della risurrezione. Inquesta attesa della chiamata di Gesù padre Carmine vissegli ultimi anni, amorevolmente accompagnato e assistitodai suoi confratelli. È stato un grande lavoratore, uomo difede, specchio fedele della lettura carismatica che loSpirito Santo ha affidato a San Paolo della Croce. Uomodell’ascolto che ha creduto nella possibilità dell’incontrotra fede e cultura, tra laicità e religiosità con un cuore davero passionista.

Sabato 25 giugno, alle ore 10, nellaBasilica

di Santa Maria del Buon Consiglio a Capodimonte,

il Cardinale Crescenzio Sepe celebrerà la Santa Messa

in onore di San Josemaria Escrivànella vigilia

della Festa Liturgica.

SpecialeNuova Stagione 19 giugno 2016 • I

Il Cardinale Crescenzio Sepe ha convocato a Pacognano, dal 9 all’11 giugno,i vertici della Diocesi per l’annuale Convegno ecclesiale e pastorale di verifica e di programmazione.

Nelle parole dell’Arcivescovo un’accorata esortazione a lavorare insieme per il bene della Chiesa di Napoli

Comunione, partecipazione e missione!@ Crescenzio Card. Sepe *

Il Convegno ecclesiale-pastorale, diverifica e di programmazione, è unmomento alto della vita della Diocesiperché raduna di fatto tutta la Chiesadi Napoli nel nome di Cristo, invocan-do lo Spirito, sotto l’ombra riparatricedella misericordia del Padre. È laDiocesi che vuole mettersi in ascoltodello Spirito Santo, che vuole aprireveramente il cuore. Non vogliamo la-sciarci distrarre da altre preoccupa-zioni, ma tenere lo spirito concentratoin questo evento, in modo che ognunopossa contribuire anche con la pro-pria presenza alla progettazione di uncammino d’insieme, affinché tuttidavvero possiamo metterci in ascoltodello Spirito che non può non parlarealla nostra Chiesa.

Stiamo celebrando il Convegno ditutta la Diocesi, non solo di una parte,dei laici, dei religiosi o dei sacerdoti,ma è tutta la Chiesa di Napoli che, at-traverso la vostra rappresentanza,vuole vivere un grande evento di co-munione. Tre sono i momenti: la pre-parazione, che grazie a Dio pare siaandata abbastanza bene; lo svolgi-mento, o tempo nel quale siamo chia-mati a mettere a frutto tutto quello cheè stato maturato nel nostro cammina-re verso questo appuntamento; le con-clusioni, per gettare le basi del cammi-no futuro.

Lo Spirito che ci ha riuniti in questigiorni, in queste ore, chiede di essereascoltato. E noi siamo venuti perascoltarlo, con senso di collaborazio-ne e responsabilità, al di là dei nostripensieri, delle nostre emozioni, deinostri suggerimenti, con l’intento dicostruire la vita, la casa e il camminocomune della nostra Chiesa di Napoli.

L’apostolo Paolo nella lettera agliEfesini (cfr. Ef 4,11-17) ci ricorda chealcuni sono chiamati ad essere aposto-li, altri profeti ed evangelisti, altri an-cora pastori e maestri: è come la de-scrizione di questa nostra assemblea.Ognuno ha un suo carisma particola-re. Non siamo tutti apostoli: ci sono i

Vescovi, i sacerdoti, i diaconi. Non tut-ti siamo profeti: ci sono i religiosi, imovimenti, la concretizzazione diquel profetismo ecclesiale che oggi èuna delle realtà più significative dellavita della Chiesa. Ci sono gli evangeli-sti, i missionari, coloro che, soprattut-to i nostri cari laici, si sentono chiama-ti ad andare ad annunziare oltre sestessi il Vangelo di Cristo, andando ol-tre, non più chiusi, non più stretti in sestessi, ma in uscita per aiutare i fratellia riscoprire nella propria vita la pre-senza santificante del Cristo.

Chiunque, nel rispetto della suaidentità ecclesiale, contribuisce a pre-parare i fratelli, cioè a edificare il cor-po di Cristo, la Chiesa, e quindi a coin-volgere la società intera all’edificazio-ne del Regno di Dio nell’unità della fe-de, concorre ad istruire nella cono-scenza del Figlio di Dio e fare di ogniuomo un uomo perfetto, fino a rag-giungere la pienezza in Cristo. Siamoqui per questo, cari fratelli. Ognuno sisenta investito, nell’identità del pro-prio carisma, della missione di edifi-care il Corpo di Cristo, che è la Chiesa,in particolare la Chiesa che è a Napoli,di cui siamo parte.

La diversità di manifestazione del-lo Spirito non prescinde, non può as-solutamente prescindere, dal fonda-mento comune che ci unisce in Cristo:la fede. Su questo fondamento noi co-struiamo il corpo, la casa, la comunità,la Chiesa agendo nella verità e nella ca-rità, perché la dimensione fondamen-tale della fede è quella di vivere nellaverità, cioè partire da Cristo, crescerein Cristo e, quindi, maturare in Cristola nostra vocazione. Una verità che èrealtà dinamica, viva, concreta, per-ché così voluta da Cristo. Una veritàche si esplicita, si manifesta, si concre-tizza, si incarna nella carità, cercandodi tendere a Lui, il capo.

Paolo è sempre molto concreto. Cipresenta panorami teologici di forteprofondità, ma resi conoscibili conesempi concreti: il corpo che è forma-

to da giunture. Ognuno di noi è unagiuntura chiamata ad edificare, ognu-no di noi, con l’energia propria di ognimembro, è chiamato ad edificare sestesso nella carità. Un corpo o una ca-sa può dirsi tale perché è formato datante membra, da tante giunture,ognuna con le sue caratteristiche.Tutto questo progetto di Dio per noi,così come ci viene esposto da Paolo, èpossibile e realizzabile in proporzionealla carità vissuta.

L’edificazione ci apre alla comunio-ne. Papa Francesco qualche giorno faaffermava che la comunione non èquestione solo di buoni sentimenti oparole. Comunione sono i fatti.Comunione sta nell’agire come chia-mati a connettere questo corpo varie-gato che è la Chiesa. Lo Spirito chiedeche ognuno contribuisca a far muove-re, ad alimentare, a dinamicizzarequesto corpo nella comunione, perchénon c’è carità senza la comunione.Una Chiesa che non è comunione cer-tamente non è la Chiesa voluta e fon-data da Cristo. Una Chiesa che non vi-ve in comunione è smembrata, è mon-ca, cieca, zoppa.

È dalla comunione-carità che na-sce anche la nostra missione. Sicchépur avendo ciascuno una sua identitàspecifica, particolare, voluta dallaSpirito, approvata dalla Chiesa, di fat-to il nostro agire all’interno del Corpo,che è la Chiesa, particolare o universa-le, giustifica il perché noi ci impegnia-mo. Allora vediamo questa varietàenorme di espressioni di comunione edi carità. Alcuni si sentono chiamati avivere questa comunione- carità, nel-l’insegnamento, altri negli ospedali,altri con i poveri, gli abbandonati, isenzatetto, partendo dal presuppostofondamentale che non siamo noi cheagiamo, ma è Cristo, nello Spirito, cheagisce in noi.

Comunione tra noi, comunionenelle famiglie, comunione nella realtàparrocchiale, nelle congregazioni reli-giose. Nessuno può prescindere da

questo comando del Signore di amareamandoci.

Se vogliamo essere la Chiesa diCristo incarnata nell’oggi, dobbiamosempre riconsiderare a fondamentodella nostra fede la dimensione dellacomunione e impegnarci alla conver-sione personale. Quando si parla diconversione, noi siamo quelli che dob-biamo assolvere, quelli che dobbiamoconvertire… ma chiediamoci: ti sei as-solto? ti sei convertito? Per noi comu-nione è anche responsabilità e parteci-pazione alla vita ecclesiale, al decana-to al consiglio pastorale, ai vari ufficidella Curia.

Se la carità è determinante per ilnostro essere e per il nostro agire, unacarità che non assume responsabil-mente e con sacrificio il proprio impe-gno nel superamento di tante piccoleforme di egoismo, resterà sempre in-compiuta. Ogni partecipazione, comesempre, è un dare e un ricevere, è unarichiesta di tante esperienze, ma an-che un dare agli altri la mia esperien-za, ma soprattutto è fare la Chiesa, ècrescita di comunità.

Comunione, partecipazione, mis-sione! Impariamo a tenerci uniti aCristo! La prima forma di comunione,dunque, strumento indispensabile eirrinunciabile, è tuffarsi nel mare infi-nito di amore e di misericordia di Diocon la preghiera. La seconda forma èoperare sempre e comunque nel nomedi Cristo.

La terza è l’assunzione delle pro-prie responsabilità. Apriamo il cuore aDio, non lasciamoci distrarre da tantechiacchiere e dietrologie. Viviamo lacomunione e la fraternità respirandol’aria non spirituale di questi giorni, eaffidiamoci alla Madonna, che è ma-dre e genitrice della comunione che èCristo, perchè ci aiuti a vivere questegiornate con intensità spirituale, maanche con umana fraternità, per il be-ne e l’edificazione della Chiesa diNapoli.

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

Speciale Nuova StagioneII • 19 giugno 2016

Una sintesi della relazione di verifica sul cammino pastorale svolto nei Decanati alla luce della Lettera pastorale «Dar da bere agli assetati»

Il “pensare insieme” di laici e presbiteriDalla lettura e dall’analisi delle relazioni

presentate da ciascun Decanato, è emersa lasollecitudine ad accogliere l’invito, conte-nuto nella Lettera pastoraledell’Arcivescovo «Dare da bere agli asseta-ti», attraverso una serie di impegni ed inizia-tive inserite nel più grande evento delGiubileo straordinario della Misericordia.Gli sforzi sono stati tanti ed hanno prodottorisultati apprezzabili. Per aiutare i fedeli avivere lo spirito del Giubileo, sia a livello de-canale che parrocchiale, ci sono stati signi-ficativi percorsi penitenziali per le comu-nità e l’istituzione delle Chiese dellaMisericordia.

Notevole il lavoro che si fa in tante par-rocchie per i ragazzi con gli oratori, per igiovani con le varie esperienze associazioni-stiche, e per gli adulti: una straordinaria ri-sorsa per le comunità e i decanati grazie allaloro partecipazione ai Consigli pastoraliparrocchiali e decanali. Tante comunitàcontinuano a sperimentare la grande minie-ra che sono gli anziani: da questi spesso vie-ne attinta la saggezza e la certezza di un ser-vizio tante volte umile e/o nascosto ma sem-pre prezioso. Quanto entusiasmo ed impe-gno nella pastorale familiare, dove è semprepiù accentuata l’attenzione verso quei nu-clei familiari in cui vi sono problemi dei se-parati-divorziati.

In diversi decanati si tengono annual-mente Convegni pastorali e quello deiConsigli pastorali parrocchiali affinché sipromuova la formazione dei laici, il deside-rio di crescere nella interparrocchialità e diconseguenza il progettare insieme: un cam-mino di comunione, del quale, i primi a be-neficiarne sono proprio i fedeli e di conse-guenza gli stessi presbiteri. È grazie a que-

sto “pensare insieme” di sacerdoti e laici,che in ascolto di Cristo che parla ai propricuori, si rafforza la convinzione che la gra-tuità dei sacramenti e dei servizi religiosi èun affidarsi alla Divina Provvidenza e non ildesiderio del Papa e dei vescovi che vorreb-bero “quasi imporre” la virtù della carità conla espressione della liberalità e della gra-tuità.

È ancora grazie al pensare insieme che invari decanati sono stati avviati corsi di for-mazione etico-politica per formare alla re-sponsabilità e stimolare la partecipazionedei laici alla cittadinanza responsabile e tan-te iniziative tese alla salvaguardia del creato.È sempre grazie al pensare insieme che sono

nati tanti presidii per l’accoglienza dei fra-telli disagiati, senza fissa dimora e profughirichiedenti asilo politico, con l’incrementodelle mense e dei servizi docce. Alcuni deca-nati hanno anche realizzato un pozzo inAfrica.

Sta crescendo l’impegno nel dare rispo-ste a situazioni più complesse, come ludopa-tie, tossicodipendenze, usura, assistenza aimigranti e alle famiglie dei detenuti.

La difficoltà emersa, comune a tutti, è laconsapevolezza di voler meglio strutturare erilanciare l’ufficio del Decanato, di renderlopiù attraente per coloro i quali ancora non sisentono del tutto coinvolti nella partecipa-zione delle iniziative comuni. Si è ravvisata

un’adesione insufficiente di tutto il presbi-terio alla dinamica del decanato, con l’isola-mento nel quale si sono posti alcuni sacer-doti e di conseguenza le comunità da essiguidate.

Occorre dare un rilievo maggiore a que-sta struttura, al fine di promuovere e favori-re una cooperazione armonica e sinergicatra le comunità parrocchiali, superando iconfini e le chiusure dei singoli ed attuandouna comune e condivisa attività pastorale.L’impegno dovrà essere quello di rafforzarelo stile comunionale intrapreso con le espe-rienze della interparrocchialità per usciredalle realtà individuali ed aprirsi ad un pro-getto comune, ad un cammino pastorale incontinua crescita ed evoluzione, consapevo-li di poter imparare gli uni dagli altri.

Sarebbe auspicabile porre in essere unaserie di iniziative nell’ambito di ciascun de-canato atte a cementare ancor più l’unionee la coesione dei presbiteri, che inevitabil-mente si rifletterà sulle singole comunitàparrocchiali, e che sarà da traino per costi-tuire una “famiglia più bella e più grande”.Da qui, l’esperienza interdecanale per at-tuare una comune e condivisa strategia pa-storale, attraverso il potenziamento disportelli-famiglia, centri di ascolto, centridi supporto per bambini violati e famigliedisagiate: in sostanza un monitoraggio ca-pillare del territorio, che ci permetterà dientrare in maniera più incisiva e fattiva nel-le vere emergenze di questo tempo, impe-gnandoci a dare una risposta alla sete diumanità, all’irrequietezza di questo tempo,che non è altro che una profonda sete diDio.

Giuseppe CarmeloSegretario Collegio Decani

Resoconto sui laboratori realizzati dalle commissioni del Consiglio pastorale diocesano, alla luce del sussidio catechistico «Andate in città»

La famiglia: il cuore della societàL’opera di Misericordia “vestire gli ignudi” può riassumersi nella necessità di restituire

dignità alle singole persone, come uomini e come cristiani, ma anche alle comunitàfamiliari, esempio concreto dell’amore trinitario, oggi sempre più nell’occhio del ciclone,oggetto di eventi drammatici e insopportabili, come l’abbandono, la disgregazione, laviolenza. I tre varchi, indicati dal catechismo della Chiesa di Napoli «Andate in città», percomprendere la terza opera di misericordia, fanno riferimento a tre ordini di nudità: quelledel corpo, quelle della dignità e quelle legate alle debolezze. Carcerati, senza dimora,prostitute, anziani, bambini, famiglie ferite, soggetti vittime di dipendenze o della camorrasono solo alcuni esempi dei “nudi” di oggi, a cui rivolgere necessariamente la nostraattenzione.

Il Consiglio pastorale diocesano è stato chiamato a riflettere sull’opera di misericordiacon particolare riferimento ai problemi e alle nudità della famiglia, dalla formazionecristiana all’educazione dei figli, dalle ferite al rapporto con la scuola e la società civile. Èstato realizzato un importante lavoro, avendo come riferimento i Sinodi ordinario estraordinario, l’esortazione apostolica «Amoris Laetitia» e il catechismo della Chiesa diNapoli, seguendo la modalità della divisione in commissioni, che si sono riunite su specificiargomenti.

Le commissioni si sono occupate di quattro argomenti specifici, tutti relativi al temadella famiglia: “L’accompagnamento delle coppie al matrimonio. Problematiche eprospettive”; “L’accompagnamento alle famiglie in difficoltà”; “La relazione tra famiglie escuola: i nodi e le possibili prospettive”; “Quali politiche familiari nelle città della Diocesidi Napoli?”.

Circa il primo punto la commissione ha individuato l’esigenza di realizzare non piùcorsi di formazione per i nubendi ma percorsi di accompagnamento, che possano iniziaredal fidanzamento e continuare anche dopo il matrimonio, per rendere le nuove e futurefamiglie partecipi della vita della Chiesa, parte attiva di una comunità cristiana eprotagonisti della vita civile della città e del Paese.

Le difficoltà familiari, nei rapporti di coppia, nascono principalmente da due tipi diproblematiche: la mancanza di lavoro e di sostentamento, che incrina spesso i rapportitra coniugi, e l’egoismo o l’incapacità relazionale di uno o entrambi i coniugi. Lacommissione ha ritenuto che sia necessario far nascere dei luoghi dove i singoli e lefamiglie possano essere ascoltati: più Centri d’ascolto, parrocchiali - meglio ancoradecanali - non improvvisati, in rete tra loro, che possano servirsi di una serie diprofessionisti (medici, psicologi, mediatori familiari, avvocati...), per sostenere le personein difficoltà. Due gli ambiti d’intervento: quello preventivo, che deve prevedere percorsiper adolescenti e coppie di fidanzati sul tema dell’affettività, e quello attuativo, per inubendi, perché arrivino con entusiasmo e consapevolezza al matrimonio, e per gli sposi,perché continuino un percorso di crescita umana e spirituale nell’ambito della coppia.

Circa il terzo punto la commissione propone, attraverso un coordinamento di reti,sviluppato dalle scuole, dalle associazioni di volontariato e dagli operatori pastorali, diindividuare le zone disagiate e progettare insieme le soluzioni e gli interventi per le famiglie

e i loro figli/allievi. Occorre, quindi, a livello istituzionale una sinergia tra enti pubblici,associazionismo e Chiesa, per incrementare il sostegno nei confronti di bambini o ragazziaffetti da particolari problematicità e delle loro famiglie.

Infine, sulla questione delle politiche familiari, l’analisi laboratoriale è stata suddivisain due fasi. Nella prima fase sono stati analizzati alcuni dati del “Piano sociale” di zonadella città di Napoli; nella seconda è stata approfondita la questione delle politiche abitativeper la famiglia.

In conclusione è possibile individuare alcune parole chiave che emergono dai lavorisvolti dalle commissioni: coraggio, fiducia, rispetto, dignità, impegno, compagnia e farerete. Proteggere e sostenere i più deboli è l’obiettivo da porsi per realizzare concretamentel’opera di misericordia “vestire gli ignudi”, passando dal devozionismo fine a se stesso aduna vita di carità e di attenzione all’altro. Svegliamo i fedeli della nostra diocesi dal torporedi una vita piatta e superficiale e di una fede vuota e inconcludente, recuperiamo l’idea diuna «città dove, un tempo, i genitori erano un po’ i genitori di tutti e i figli erano un po’ ifigli di tutti».

Oreste D’AmoreConsiglio Pastorale Diocesano

SpecialeNuova Stagione 19 giugno 2016 • III

Un’indagine socio-politica di Napoli e provincia per comprendere quali sono i problemi, le attese e le possibili risorse della città

Prendersi cura del territorioQuando si parla di Napoli si intende un’area metropolitana caratterizzata da un ter-

ritorio completamente urbanizzato, che permette di arrivare da Torre Annunziata aVillaricca attraversando un territorio interamente edificato che occupa il 6% dellaRegione e dove insiste il 60% della popolazione campana. Abbiamo cioè di fronte unarealtà fortemente variegata disarmonica, disarticolata! Si passa da zone di alto valorepaesaggistico e culturale, a periferie abbandonate e degradate, da splendidi panoramiche tolgono il fiato ad aree sfregiate dal punto di vista ambientale. Parliamo di un terri-torio dove insistono quattro delle sette università pubbliche della Regione, e di controcon il maggior insediamento rom (circa 5400 quelli censiti!)!

A tale situazione, qui solo accennata, si accompagna un eguale o forse più grave statodi confusione e “sciatteria” istituzionale.

La profonda frattura tra la società o meglio tra la gente e le istituzioni, che è fenome-no generalizzato nella nostra Repubblica, trova a Napoli una delle punte più alte di re-ciproco allontanamento. Lo scivolamento culturale ed etico, la dequotazione di valorianche solo civici, realizzano un contesto, un humus fertile per l’affermazione di culture“altre”, il piano inclinato porta a “fare il callo”, ad abituarsi a vivere in un ambiente doveil rispetto delle regole è opzionale, dove mini delinquenza e baby gang sono padroni delterritorio, dove la camorra recluta manovalanza a buon mercato, e riesce a permearecon presenza, ma anche con esportazione e attecchimento di mentalità, tutti gli ambien-ti.

I bisogni che emergono dal contesto su accennato sono senza dubbio diversi, gradatiin maniera differente, con connotazione di percezione individuale non univoca e che per-tanto necessitano di approfondimenti differenziati, di risposte articolate e permeanti idiversi ambiti.

Ciò nondimeno si può provare ad indicare quelli più pressanti, urgenti e per cosi diretrasversali a luoghi e persone: il lavoro (nel territorio della provincia la disoccupazioneraggiunge livelli inaccettabili, soprattutto nei giovani). Alle conseguenze più evidenti delfenomeno, povertà e disagio economico, decrescita culturale, emigrazione, si aggiungela percentuale di scolarizzazione secondaria tra le più basse di Italia.

Di qui immediatamente l’emersione del bisogno di sicurezza e legalità. E le statisticheci consegnano ancora una volta una fotografia di contrasti: mentre da un lato ci narranouna Napoli che si attesta in una posizione di non “primato” per omicidi e rapine e furtied anzi con tendenze alla diminuzione, la percezione del disagio cresce, le baby gang so-no padrone del territorio e la loro lesività e pericolosità cresce a dismisura, il completoineluttabile disprezzo per le regole, è ormai “socialmente” accettato. La situazione car-ceraria, in parallelo, con quanto avviene in tutta Italia tende a crescere (soprattutto in ri-ferimento agli stranieri) creando situazioni di disagio ulteriore dentro le carceri, ma an-che di allarme sociale all’esterno.

Un aspetto peculiare, poi, che la criminalità ha assunto nelle nostre aree è quella dellacriminalità ambientale: la drammaticità delle immagini e che immediatamente evocano

conseguenze sulla salute nostra ma soprattutto dei nostri figli, si commenta da sola. Ciòevoca un altro dei bisogni più pressanti che emergono dall’ascolto dei nostri territori edelle nostre genti: la salvaguardia risorse ambientali e territoriali.

Quali le risorse su cui fare affidamento? Anzitutto le attrattive paesaggistiche e cultu-rali che ci rendono riconoscibili nel mondo, devono necessariamente costituire il volanodi crescita economica e culturale della nostra provincia. Ciò va fatto in sinergia con l’altrarisorsa che tradizionalmente i nostri luoghi hanno avuto la capacità di esprimere: la cul-tura. Purtroppo i tagli hanno colpito in primisproprio scuole, università, attività di tutelae valorizzazione dei beni culturali, tradendo profondamente il senso stesso del terminecultura deriva dal verbo latino colere, vuol dire “coltivare”, prendersi cura.

Quale, infine, il ruolo della chiesa di Napoli? Essere come i rabdomanti in grado di“sentire” quelle risorse di speranza sopita captandole e finalizzandole alla soddisfazionedei bisogni; come network, le reti che provino a mettere insieme e razionalizzazione le ri-sorse interne attraverso un coordinamento delle esperienze; come stekolders, i portatoridi interessi, non già individuali o di casta ma di affermazione concreta del “bene comu-ne”.

Giuliana Di FioreUniversità degli Studi di Napoli “Federico II”

Le linee pastorali del Cardinale Crescenzio Sepe a Napoli in relazione ai documenti di Papa Francesco, particolarmente all’«Evangelii gaudium»

Verso una teologia della cittàAfferma Luigi Pintor, scrittore, giorna-

lista esponente alla sinistra italiana: «Nonc’è in un’intera vita cosa più importanteche chinarsi perché l’altro, cingendoti ilcollo, possa rialzarsi». Questo è il sogno diDio, la missione che è affidata alla Chiesa:mettere in piedi l’uomo, farlo camminarecon le sue gambe. Bisogna non solo inter-venire sulle emergenze, che sono tante,ma interrogarsi sulle cause delle tante ca-dute.

Il Cardinale è arrivato nel 2006 nel no-me della Madonna, che lo ha accompa-gnato e sta accompagnando la Chiesa diNapoli. Il popolo ha sentito che parla ilsuo linguaggio, ha riscoperto la tradizio-ne della famiglia, una prospettiva di pa-storale nuova. I primi mesi furono ovvia-mente di ascolto e attenzione. Poi nel2008 «Organizzare la speranza»: un docu-mento complesso, un grande affresco sul-la città e sulla Chiesa di Napoli.

Facendo questo lavoro ci si accorseche la città soffriva di mali condivisibilicon tutto il Mezzogiorno d’Italia. E alloranel febbraio del 2009 arrivarono a Napolitutti i Vescovi del Sud: il frutto dei lavorifu quello di vedere un popolo in grande af-fanno, privo di senso di responsabilità ci-vile. Se la città va male dipende anche dal-la Chiesa, perché non ha educato i proprifedeli alla vita pubblica e civile.

Nel 2011: il Giubileo per la città, un’i-dea geniale, non subito capita e recepitadalle nostre articolazioni ecclesiali, un’i-dea provvidenziale perché in quella occa-sione la Chiesa, la città, le istituzioni, il vo-lontariato, semplici fedeli, semplici citta-

dice che sembra quasi che il povero chesta a terra strappi il mantello dalle manidell’altro, che il gesto di rivestire, più cheessere di paternalistico affetto verso chi èignudo, è un diritto di chi sta nell’indigen-za e la luce parte da chi sta a terra: è unalogica capovolta, inversa, è la logica diDio. San Martino, pagano e laico, è l’iconadella terza via, non quella del martirio odel monachesimo, ma quella della carità,dell’amore, della condivisione.

Vestire gli ignudi. È bello scoprire Dioha tessuto la prima tunica: mentre Diocacciava i progenitori dal giardino delleorigini, si preoccupava pure di mettergliqualcosa addosso.

La misericordia comincia proprio lì! Ilsecondo vestito è fatto dalla famiglia: è untessuto di relazioni, di affetto, di com-prensione, di confronto, di crescita. Il ter-zo vestito appartiene alla città che ci vestedi socialità, anche se talvolta è nuda e pie-na di contraddizioni.

In Diocesi, passo dopo passo, stiamoelaborando proprio una “teologia dellacittà”.

L’Apocalisse nel descrivere la pienezzadella vita, non disegna l’immagine di ungiardino ma di una città, la Gerusalemmeceleste, simbolo della convivialità tra gliuomini. In questa direzione possono esse-re incrementate tante iniziative che stia-mo già portando avanti, prendendo sem-pre più consapevolezza che non si trattasolo di fare del bene ma di portare avantiun’azione pastorale e politica insieme.

Adolfo RussoVicario episcopale per la cultura

dini si offrirono per dare il proprio contri-buto e per creare un collegamento con laChiesa per la città. Non si trattava di sal-vare la Chiesa, si trattava di salvare lacittà. Dal 2011 l’obiettivo è quello di for-mare una coscienza religiosa aperta allacittà e responsabile del bene comune, cheha segnato il cammino della Chiesa diNapoli e la presenza del Cardinale nellanostra città. Emblema: le sette opere dimisericordia di Caravaggio.

Con l’arrivo di Papa Francesco abbia-mo scoperto convergenza e sintonia. IlPapa ha parlato di una Chiesa “Ospedaleda campo”, disposta a curare le feritedell’umanità, una chiesa inquieta comeuna mamma quando vede che i figli nontornano a casa, una chiesa dove ogni pa-store ha su di sé l’odore delle pecore, nonl’odore dell’incenso e della sacrestia, delchiuso, del ghetto, ma l’odore della fami-

liarità con il popolo che ci è stato affidato.Il Papa parla di freschezza, fantasia e no-vità, parla lo steso linguaggio che stiamoparlando a Napoli ormai da 10 anni. Ed èbello scoprire questa convergenza!

Un noto quadro di Lorenzo Viani -“L’uomo seduto, stanchezza” - ci aiuta acapire le difficoltà dell’uomo di oggi: unuomo stanco, sfiduciato, con uno sguardoinfelice, senza entusiasmo. RenèMagritte, nel quadro “Gli amanti”, ci illu-stra la perdita di identità dell’uomo mo-derno e Lucio Fontana nelle sue telesquarciate ci aiuta a capire che c’è unaprofondità nelle cose che l’uomo di oggiignora. Immagini che illustrano il senso didisorientamento e di mancanza di pro-spettiva dell’uomo moderno. Il particola-re della tela di Caravaggio sull’opera dimisericordia “vestire gli ignudi” ci aiuta adefinire la nuova prospettiva: qualcuno

Speciale Nuova StagioneIV • 19 giugno 2016

Nell’otticadella

continuità

Il Piano pastorale diocesano,anche grazie all’evento delGiubileo per Napoli del 2011, èstato un’occasione di dialogo contutti e per tutti. Ha offerto ungrande input per la formazione diuna coscienza religiosa aperta al-la città, pur se poco responsabiledel bene comune. Da una parte siregistra un grande coinvolgimen-to attraverso una serie di iniziati-ve che andavano nella direzionedell’accoglienza piena del pianopastorale e dell’enorme sforzonell’attuarlo, dall’altra parte,però, c’è stato un camminare piùlento dovuto alla scarsità di risor-se umane. Vanno denunciate co-munque l’esistenza delle famose“zone d’ombra” causate dalla re-sistenza alla novità del piano pa-storale.

Si ravvisa il pericolo di realiz-zare eventi fini a se stessi. Per que-sto si chiede di evitarli nell’otticadi una continuità per perseverarenella strada intrapresa e consoli-dare il cammino finora fatto. Peresempio, è stata data molta consi-derazione agli oratori tanto cheper alcune parrocchie è diventataun’esperienza ben consolidataanche grazie alla presenza distrutture e risorse umane e, in al-cuni casi, di una partecipazioneeconomica delle amministrazio-ni locali.

È auspicabile, tuttavia, da par-te degli organi preposti un conti-nuo incoraggiamento affinché cisiano meno zone d’ombra, meno“zoccoli duri” per la piena attua-zione delle linee diocesane. A talfine sarebbe opportuno che cia-scuno dei Vescovi ausiliari si de-dicasse ad una zona pastorale.

Antonietta De Candia

Centro di spiritualità

per laFamiglia

Emerge con forza l’idea di pro-porre una “contro-cultura” alla cul-tura individualista dominate, unasorta di “comune denominatore”che faccia da filo rosso per ogniopera da realizzare, cercando di fartrasparire nei percorsi di formazio-ne non un elenco di cosa da fare mala fede che vive mediante la caritàed evitando pragmatismi che nonhanno nulla di cristiano. Se la fedesenza le opere è morta, le opere sen-za la fede sono super morte: è quan-to mai opportuna ed urgente, allo-ra, una lunga pausa di riflessionesulla Evangelii Gaudium, puntandoall’evangelizzazione e ai suoi conte-nuti fondamentali: sarebbe uncambio di mentalità. Da soli non sifa nulla.

Di qui la necessità di porre la fa-miglia al centro: preparazione almatrimonio, accompagnamento digiovani coppie, gruppi famiglia egruppi divorziati rispostati, conconseguente preparazione di laici esacerdoti, dovrebbero essere leazioni concrete. L’opera segno po-trebbe essere la realizzazione di unCentro di Spiritualità per laFamiglia a Napoli (non un consul-torio), ma un vero e proprio centrodi accompagnamento spirituale,non solo per la coppia patologica,con una équipe di formatori benpreparata.

Altri destinatari: anziani e disa-bili, categorie che non sono stateancora sufficientemente poste al-l’attenzione della comunità eccle-siale (basti pensare che lo stato so-ciale ha tagliato principalmente suqueste due categorie). Infine, si ri-chiede una Visita pastorale delVescovo parrocchia per parrocchiaper ricompattare e verificare tuttal’azione pastorale finora svolta.

Doriano Vincenzo De Luca

L’abbandono scolasticoTalvolta l’incalzare degli eventi non ha favorito l’assimilazione delle linee programmati-

che emerse dalle Lettere pastorali. Auspichiamo per il futuro che la base sia maggiormentecoinvolta sotto forma di laboratori decanali per la verifica e la programmazione.Proponiamo che le tematiche del Convegno diocesano siano riprese in Convegni decanaliin maniera da favorirne la ricezione dei contenuti e degli orientamenti, ribandendo l’indi-spensabilità dell’elaborazione di orientamenti operativi – elaborati dagli Uffici pastorali del-la Curia – da offrire a sostegno delle Parrocchie.

A proposito, poi, della tematica “Vestire gli ignudi”, una delle nudità è quella dell’abban-dono scolastico. Proponiamo in tal senso una conoscenza approfondita del problema conrelativa diffusione dei dati preoccupanti; un coinvolgimento dei movimenti, associazioni eoratori per il recupero dei ragazzi anche attraverso lo strumento dell’alternanza scuola-la-voro, previsto dalla legge; una formazione parentale a distanza; l’assistenza domiciliare aiminori. La Diocesi attraverso i decanati dovrebbe impegnarsi a formare gli operatori dispo-nibili.

Questo impegno si muove all’interno del più vasto campo della formazione delle coscien-ze sui temi civici. La Diocesi è già impegnata in questo vasto campo della formazione socio-politica, ma questo non basta, bisogna che i giovani e gli adulti siano coinvolti in progetticoncreti di missionarietà e volontariato sul territorio a favore del bene comune.

Pasquale Langella

Istruzione e culturaL’esperienza degli Oratori è stata positiva, perché sono state date indicazioni concrete.

In altri ambiti, invece, sembra sia mancata la forza e la fantasia per realizzare le linee indi-cate, come se non fossero sufficienti gli strumenti pastorali e le categorie culturali per at-tuarli. Il problema riguarda non solo la Chiesa di Napoli, ma sembra una difficoltà di tuttala Chiesa in Italia. Quanto a Napoli, le difficoltà sono di tipo sia strutturale (dimensioni deidecanati), sia di mentalità, con particolare riguardo al processo formativo dei giovani sa-cerdoti, nel quale occorrerebbe dare rilievo al lavorare insieme e a creare un rapporto di fi-ducia con i laici, che spesso sono risorse non valorizzate. Come sostiene Papa Francescosembra emergere una nuova ondata di clericalismo e la conseguente immagine di Chiesachiusa in se stessa.

Inoltre viviamo nel contesto di una società civile connotata, al di là delle apparenze, daun forte livello di irresponsabilità civica. È tutt’ora lacunoso l’impegno della borghesia che,invece, dovrebbe essere uno degli elementi trainanti nella vita della città. Tutto quanto sopranon può non riflettersi nella vita della comunità ecclesiale che, da questo contesto, è inevi-tabilmente condizionata.

Quanto alle iniziative da assumere, al di là delle specifiche proposte, sembra urgente in-vestire in istruzione e cultura, come precondizione per la rinascita della città, centrando l’at-tenzione in particolare sul bagaglio di pensiero della dottrina sociale, per cui è auspicabilel’incremento dei percorsi di formazione già attivati.

Maria Carmela Navarra

Attenzione al primo annuncioMolte parrocchie, stanche e ferme, attraverso il Giubileo per Napoli hanno vissuto un ri-

sveglio che continua ancora. Sicuramente in tutta la Diocesi, anche attraverso le omelie, leLettere pastorali e gli incontri, la coscienza delle persone è stata molto sensibilizzata all’a-more del bene comune. Oggi le persone sono discretamente formate ad una coscienza so-cio-politica più profonda e sono iniziate nella Diocesi tante opere di volontariato e caritati-ve. Forse sarebbero auspicabili delle alleanze formali con le Istituzioni al fine di mediare,con l’ausilio di professionisti ed esperti, sulle esigenze varie delle comunità parrocchiali.

Anche molti gruppi politici hanno tentato di creare nella gente una coscienza al bene co-mune ma non ci sono riusciti perché non hanno lo spirito forte della fede che abbiamo noi.Quindi per non cadere nei loro stessi errori bisognerebbe iniziare dal cuore delle personecreando metodi e progetti per un forte annuncio evangelico che spinga le persone ad un veroe proprio cambiamento di vita. È opportuno prevedere anche delle verifiche durante l’annoche permettano di valutare il cammino intrapreso. Infine, è necessario una maggiore atten-zione alla pastorale dei fidanzati inserendo questi percorsi di formazione in un contesto diprimo annuncio del Vangelo, per favorire la crescita personale e comunitaria dei nubendi euna maggiore adesione al cammino unitario e generale della Chiesa.

Michele Madonna

Lavorare sul bene comuneIl Piano pastorale della Diocesi è perfettamente inserito nel magistero di Papa Francesco

che ha voluto visitare la Diocesi di Napoli per lasciare un ulteriore segno e dare slancio alcammino finora compiuto. Le priorità indicate nelle recenti Lettere dell’Arcivescovo hannoavuto la giusta attenzione: sono cresciute le esperienze di oratorio, i Centri del Vangelo, lemense, i pasti ai senza fissa dimora, i dopo-scuola, progetti di raccordo tra istituti alberghie-ri e mense. Senza dubbio c’è stata una maggiore apertura alla solidarietà e al volontariato.

Si percepisce una crescita della coscienza civile e una sensibilità accresciuta, nelle co-munità cristiane, per la tutela del creato, ma tale sensibilità deve trasformarsi in un agireconcreto che può realizzarsi anche grazie ad una evangelizzazione attenta e mirata a comu-nicare un concetto di salvezza universale e collettivo e non già personale. Di qui la necessitàdi incrementare la realizzazione dei Centri di cittadinanza responsabile.

Per favorire un più valido impegno sul territorio si propone il mantenimento delleCommissioni di lavoro del Consiglio pastorale diocesano per offrire un servizio di raccordotra la base e gli Uffici di Curia. Si propone altresì di far “rivivere” alcune Consulte diocesanecomposte da laici (referenti decanali) che con concordano con i direttori degli uffici di Curiaprogrammi, convegni ed interventi nei Decanati.

Vincenza Cafarella

I partecipanti al Convegno di Pacognano, riuniti in sei gruppi di studio, hanno sviluppato proposte e suggerito indicazioni pastorali per offrire all’Arcivescovo alcuni spunti di riflessione sull’elaborazione delle linee programmatiche

Laboratori di pastorale

CittàNuova Stagione 19 giugno 2016 • 7

Ventunesima edizione Premio Cimitile

Tra cultura e religione

Con l’inaugurazione della mostra d’arte sacra per il Giubileo “Infinita DivinaMisericordia. Dal sacro universale di Gigino Falconi ai migranti di AlessandraGiovannoni” a cura di Giuseppe Bacci si è aperta sabato 11 giugno la XXI edizionedel “Premio Cimitile” nel complesso delle basiliche paleocristiane di Cimitile. A se-guite il convegno: “Amore pace e perdono nell’anno della Misericordia” e la presen-tazione del libro “Il nome di Dio è Misericordia” di Jorge Mario Bergoglio e AndreaTornielli (Piemme). All’incontro hanno preso parte Felice Napolitano (Presidente del-la Fondazione Premio Cimitile), Francesco Di Palma (Sindaco del Comune diCimitile), Elia Alaia (Presidente dell’Associazione Obiettivo III Millennio), ElenaCoccia (Vice Sindaco della Città Metropolitana di Napoli), Massimo Milone(Direttore di Rai Vaticano), Mons. Beniamino Depalma (Arcivescovo, Vescovo diNola), Andrea Tornielli (Giornalista Vaticanista de La Stampa – Scrittore). I lavori so-no stati coordinati da Ermanno Corsi (Giornalista – Scrittore, Presidente delComitato Scientifico del Premio Cimitile).

La settimana di arte, cultura, religione, storia, riscoperta del patrimonio pubblico,si è conclusa sabato 18 giugno con la consegna dei campanili d’argento ed è stata den-sa di eventi, letteratura, convegno internazionale di studi, spettacoli, musica, mo-menti di riflessione.

Domenica 12 giugno, il concerto della U.S. Naval Forces Europe/Allied ForcesBand e, durante la rappresentazione, presentazione del libro “La culla del vento e del-le nuvole erranti” di Cinzia Zanchi (Guida Editore), vincitore della sessione “Miglioreopera inedita di narrrativa”. Il giornalista Gennaro Di Biase ha intervistato l’autrice.

Crisi economica e difficoltà ad accedere alle cure mediche

A Casa di Tonia medicina solidale di Gianmaria Fabrizio Ferrazzano

Sono 11 milioni gli italiani che nel 2016hanno dovuto rinviare o rinunciare a presta-zioni sanitarie a causa di difficoltà economi-che. Questo il dato che emerge dalla ricercaCensis-Rbm, presentata l’8 giugno in occa-sione del Welfare Day. Sempre più personenon riescono a finanziarsi le prestazioni dicui avrebbero bisogno. In particolare a sof-frire il problema sono 2,4 milioni di anzianie 2,2 milioni di nati tra gli anni Ottanta e ilDuemila. In risposta a tali problematiche,nell’aprile 2012, a Napoli si è dato vita alloSportello di Medicina Solidale presso laCasa di Tonia, struttura assistenziale poliva-lente, promossa dalla Fondazione “In nomedella vita” del Cardinale Crescenzio Sepe.L’obiettivo, ampliamente raggiunto, eracreare un servizio di assistenza medica po-lispecialistica di elevato livello qualitativo,totalmente gratuito ed esclusivamente riser-vato a persone in comprovate condizioni didisagio economico-sociale. La realizzazio-ne del progetto è stata possibile grazie allapartecipazione solidale di numerosi sogget-ti, pubblici e privati, che hanno contribuito,ognuno, nell’ambito delle proprie specifi-che competenze. Spicca, tra essi, la determi-nante partecipazione dell’azienda ospeda-liera universitaria “Federico II” che, grazieal protocollo d’intesa “Convergenze diMedicina Solidale”, da oltre quattro annicontribuisce alla realizzazione dell’obietti-vo attraverso l’attività volontaristica deisuoi operatori medici e la messa a disposi-zione gratuita di materiali ed attrezzaturemedicali.

Ad oggi, circa cinquemila persone hannopotuto usufruire gratuitamente di visite e te-rapie specialistiche in numerose disciplinemediche, attraverso percorsi dedicati ed ap-positamente studiati per persone apparte-nenti a fasce socialmente deboli.Nell’ultimoanno, con il progetto “La vita dei bambini” èstata ampliata l’offerta con un programma

creando spesso le condizioni per l’aumentodelle diseguaglianze. I settori principalmen-te colpiti dalle misure restrittive sono l’istru-zione, la spesa sociale e la sanità. Nel casoparticolare della sanità, sono ben 37 i Paesiche, a seguito della crisi economica, dal2008 hanno avviato delle riforme sanitarie,e molti di questi sono Paesi sviluppati. Iprincipali strumenti utilizzati sono quellidell’aumento della quota di pagamento di-retto per i pazienti e misure di contenimen-to dei costi dei centri che forniscono servizisanitari. Secondo un recente studiodell’Ocse sono diversi i modi attraverso cuiquesti tagli si stanno realizzando. Si inter-viene nel limitare l’accesso a specifici grup-pi di popolazione. Molto più spesso sono au-mentati i livelli di compartecipazione allaspesa, insieme con la revisione delle condi-zioni di esenzione. Al contrario, poco o nullasi è fatto nel cambiare il paniere di servizi of-ferto. Nel panorama internazionale l’Italianon fa certo eccezione.

Nei numerosi rapporti prodotti in questianni è stato documentato come i tagli allasanità abbiano avuto effetti sostanziali sullacomponente della spesa dedicata ai servizial paziente (minore spesa ospedaliera, spe-cialistica, diagnostica), ma scarsi effetti sul-la spesa accessoria di funzionamento (servi-zi non sanitari di varia natura, consulenze,affitti) che invece ha continuato a crescere.In tal modo, si è prodotta una riduzione nel-la possibilità di garantire i livelli essenzialidi assistenza che potrebbe aver avuto effettiimportanti sulla salute dei cittadini.Rimane, quindi, da capire se i tagli impostial sistema sanitario possano essere visti co-me un guadagno in termini di efficienza delsistema senza incidere sullo stato di salutedella popolazione o, invece, abbiano provo-cato danni i cui effetti cominciano a vedersiora, ma saranno molto più evidenti negli an-ni a venire.

di assistenza specificamente mirato al cam-po preventivo delle malattie in età evolutiva.Interessati oltre 1500 bambini ed adolescen-ti con le relative famiglie. L’esperienza napo-letana della Medicina Solidale sarà oggettodi spunti di riflessione nel corso della primaTavola Rotonda Nazionale sulle Medicinesolidali che si terrà a Napoli venerdì 1 luglioe dove si tenterà, insieme a colleghi prove-nienti da tutta Italia, innanzitutto di com-prendere le cause da cui deriva la difficoltà acurarsi in Italia e, successivamente, condivi-dendo le diverse esperienze, tentare di defi-nire un modello di medicina solidale comu-ne esportabile e realizzabile su tutto il terri-torio nazionale. Ma quali sono le cause prin-cipali della difficoltà sofferta dalla nostrapopolazione ad usufruire di cure mediche?

Negli ultimi decenni, a livello mondiale,abbiamo assistito a due fenomeni contrap-posti. Da un lato il sorprendente aumentodell’aspettativa di vita della popolazione edall’altro l’aumento della prevalenza dellemalattie croniche che si sono diffuse su sca-la globale, raffigurandosi in alcuni Paesi eper alcune patologie, tipo il diabete, comevere e proprie epidemie. La diretta conse-

guenza di tali fenomeni è avere una popola-zione più longeva, ma al tempo stesso piùmalata e bisognosa di cure. Cure che neglianni sono diventate sempre più efficaci e co-stose, e se da un lato fanno aumentare la spe-ranza di vita, dall’altro creano problemi disostenibilità finanziaria.

Contemporaneamente, il ripensamentodei sistemi di welfare e, più recentemente, lacrisi globale scoppiata nel 2007 hanno deter-minato un aumento considerevole degli in-dici di povertà e di diseguaglianza, peggio-rando in molti casi le diseguaglianze nell’ac-cesso alle cure sanitarie. L’interagire di que-sti fenomeni clinico-epidemiologici e socio-economici sta producendo effetti che posso-no essere molto pericolosi per la salute dellepersone. Secondo l’OrganizzazioneMondiale della Sanità, situazioni di questogenere dovrebbero portare i Governi arafforzare le reti di protezione sociale permitigare gli effetti negativi sulla salute.

Al contrario, invece, negli ultimi anni inmolti paesi sono state attuate politiche diausterità che sono intervenute in modo so-stanziale sulla spesa sociale, rendendo piùdifficile l’accesso ai servizi sociali e sanitari,

Città Nuova Stagione8 • 19 giugno 2016

Nasce a Napoli Officine Gomitoli, un nuovo centro interculturale della cooperativa Dedalus

presso l’ex Lanificio Borbonico di Porta Capuana

Incontrarsi per cresceredi Elena Scarici

Un luogo dove bellezza, arte e cultura si incontrano, uno spazio aperto allacittà rivolto ai giovani e agli immigrati. È la nuova scommessa della cooperativasociale Dedalus che ha trovato posto nell’ex Lanificio di piazza Enrico De Nicolaa Porta Capuana, accanto alla chiesa di Santa Caterina a Formiello. Si chiamaOfficine Gomitoli ed è un centro interculturale che Dedalus ha inaugurato condue giornate di spettacolo cui hanno preso parte, attori, cantanti, scrittori.Officine Gomitoli nasce grazie a un progetto di rigenerazione urbana, promossotra gli altri dalla Fondazione Made in Cloister che è partner dell’iniziativa.Laboratori e spazi formativi, di produzione culturale e di orientamento al lavoro,rivolti a giovani e adolescenti del territorio, sia italiani che stranieri (di secondagenerazione, adolescenti neo arrivati e minori stranieri non accompagnati). «Inuno scenario dove il fenomeno migratorio è cambiato ed ‘è andato avanti perchéc’è un positivo radicamento dei migranti sul territorio che non sono più di pas-saggio ma che qui vivono, lavorano e hanno figli – spiega la responsabile diDedalus, Elena De Filippo - vogliamo offrire uno sguardo differente sull’’immi-grazione proponendo questo luogo soprattutto come occasione di scambio e diincontro». Insomma un luogo dove per una volta l’incontro tra italiani e migrantisi propone alla città non come problema ma come opportunità di sviluppo e be-nessere collettivo, a partire dal protagonismo delle ragazze e dei ragazzi che lofrequenteranno che, più che “destinatari”, saranno attori primi della vita e delleattività del Centro stesso e in tali attività potranno trovare anche occasioni di la-voro e di emancipazione.

Si ipotizza che per tutta la durata del progetto (3 anni) saranno coinvolti 1600adolescenti tra italiani e stranieri, oltre a operatori e famiglie del territorio.Presso Officine Gomitoli la cooperativa sociale Dedalus ha anche stabilito la suanuova sede, dove lavorano 52 persone tra soci e collaboratori, di cui 12 stranierie 40 donne. Ma Officine Gomitoli sarà anche il luogo per le discussioni, per “tes-sere idee” attraverso la presentazione di libri, tavoli tematici con ospiti della po-litica, dell’associazionismo, per la promozione culturale e cinematografica attra-verso il circuito Stella Film e Città della Scienza.

Officine Gomitoli è dunque un’officina sociale e culturale finalizzata a pro-muovere opportunità sociali e personali degli adolescenti e dei giovani per la co-struzione di competenze utili al loro futuro. In uno spazio di circa 600 metri qua-dri le diverse attività sono organizzate in “officine” con un laboratorio sui nuovilinguaggi e la comunicazione multimediale; con corsi per la licenza media e perl’alfabetizzazione; officina delle competenze, della formazione e del lavoro, conpercorsi formativi e di tirocinio finalizzati all’inserimento lavorativo. L’iniziativaè sostenuta da: Fondazione Charlemagne; Fondazione con il Sud; Open SocietyFoundation; Pio Monte della Misericordia.

Vueling potenziai voli

Vueling rinnova la sua offerta presso l’ae-roporto napoletano, incrementando la suefrequenze e con nuove rotte versoAmsterdam, inaugurata il 23 aprile 2016 eattiva con 4 frequenze settimanali, e versoParigi, attiva dal 15 settembre. Grazie a que-sto investimento, l’offerta della compagniaaerea cresce del 73% rispetto alla stagioneestiva 2015.

Per l’estate 2016, infatti, Vueling incre-menta le sue frequenze settimanali sulla rot-ta che collega Napoli con Barcellona, prin-cipale hub della compagnia aerea, che arri-veranno a essere fino a 19 nel mese di ago-sto. Grazie alle tre rotte internazionali, lacompagnia aerea mette a disposizione deipasseggeri in partenza da Napoli ben194.141 posti disponibili totali per l’estate2016.

Grazie al collegamento con Barcellona, ipasseggeri in partenza da Napoli potrannosfruttare l’esclusivo servizio dei voli in con-nessione Vueling-to-Vueling presso l’aero-porto El Prat, che permette di fare un unicocheck-in all’aeroporto di partenza e di ritira-re comodamente i bagagli all’arrivo a desti-nazione. Grazie a questo servizio, i passeg-geri in partenza da Napoli potranno como-damente raggiungere più di 140 destinazio-ni servite dalla compagnia in tutta Europa,Africa e Medio Oriente.

Per informazioni sugli orari consultare ilsito www.vueling.com.

La musica napoletana: un ponte culturale tra Europa e Stati Uniti d’America

di Rosaria La Greca

La Georgetown University - il più antico e prestigioso ateneo cat-tolico statunitense - e l’editore Lexington books dedicano allo studiodella canzone napoletana il volume “The Neapolitan Canzone in theEarly Nienteenth Centuryas Cultivated in the Passatempi musicaliof Guillaume Cottreau” (La Canzone napoletana ai primi dell’otto-cento nei passatempi musicali” di Guilaume Cottreau).

Il volume, presentato a Napoli lo scorso giovedì 9 giugno, in unatavola rotonda presso l’Istituto di Cultura Meridionale in viaChiatamone, raccoglie i brani vocali da camera di GuillaumeCottreau, pubblicati a partire dal 1824 dall’editore partenopeoBernard Girard. Tra i titoli più celebri della raccolta si ricordanoFenesta Vascia, Lo Guarracino ovvero canzone sulla tarantella,Michelemmà, Fenesta ca lucevi, la Serenata di Pulcinella e LaCanzone di Zaza. Per la professoressa Antonia Lezza, docente di let-teratura italiana presso l’Università di Salerno, vanno evidenziate«la solerzia e l’idea innovativa di Cottreau che gli hanno permesso divolgere in musica e canzoni, parole rubate dalle labbra del popolo».

L’autore – secondo la docente - ha saputo svolgere una funzionedivulgativa dello scenario culturale napoletano ed europeo di iniziottocento.

«Monet - conclude la Lezza - lo definisce il più diligente promotoredella cultura partenopea».

Una spia di fenomeni culturali che caratterizzano la città diNapoli e l’Europa del primo ottocento per Pasquale Scialò, docentedi Musicologia e Pedagogia della musica presso l’istituto universi-tario Suor Orsola Benincasa di Napoli e il Conservatorio di Salerno,che parla di Guillaume Cottreau come «l’uomo che ha fatto la storiadi due continenti».

i Passatempi costituiscono una premessa fondamentale per lanascita della canzone napoletana d’autore, influenzandone signifi-cativamente nel tempo i linguaggi e le forme, riscontrando un suc-cesso internazionale, fino ad arrivare in America. Nel NuovoContinente ad approfondire l’eredità musicale, lasciata al mondo daquesto parigino trasferitosi a Napoli a 12 anni, troviamo Antony R.

Del Donna, docente di musicologia della Georgetown Universitydi Washington, che in collegamento skype chiarisce che «i nostristudi sulla canzone popolare e in particolare quella napoletanarappresentano un auspicio per l’accrescimento della sinergia conla città di Napoli».

La canzone napoletana infatti non è importante solo per l’a-spetto musicale ma perché rappresenta un viatico sempre vivodi espressione e diffusione della cultura partenopea e d’Europa.

L’avvocato Gennaro Famiglietti, presidente dell’istituto diCultura meridionale, considera «la cultura come un mezzo signi-ficativo su cui far reggere e da cui far ripartire il Mezzogiornod’Italia. Certi fenomeni culturali come la musica napoletana, -conclude - non nascono mai per caso, ma sono l’espressione vitaledi un contesto storico-geografico che, come in questo caso, riesco-no a superare i confini arrivando oltreoceano».

CittàNuova Stagione 19 giugno 2016 • 9

Intervista a Sulejman e Yasmine, i primi siriani arrivati in Italia attraverso il progetto dei “Corridoi umanitari”

«Il sogno di una nuova vita»Sono stati i primi ad arrivare in Italia at-

traverso il progetto dei Corridoi umanitari.Una iniziativa della Comunità diSant’Egidio, delle chiese Evangeliche inItalia e della Tavola Valdese, con la collabo-razione del Governo italiano. Un protocollodi intesa raggiunto senza modificare la legi-slazione sull’asilo, ma utilizzando l’articolo25 del regolamento europeo dei visti cheprevede l’emissione di permessi umanitari aun elenco di soggetti fragili: donne, bambi-ni, malati, in fuga dalla guerra. In questomodo si arriva in Europa senza essere co-stretti ai “viaggi della morte” nel Medi -terraneo.

La famiglia di Sulejman e Yasmine vive-va tranquilla ad Homs, nel centro dellaSiria. Lui lavorava come elettrotecnico, leifaceva lezioni private di inglese e arabo, duebambini da accudire, Falak e Hussein. Laprima con una grave malattia all’occhio, cu-rata in Giordania e ben tenuta sotto control-lo. Finché due anni fa, come tanti siriani,hanno raggiunto il Libano, un Paese di 4 mi-lioni di abitanti che ospita un milione e mez-zo di rifugiati. E come se in Italia arrivasse-ro 23 milioni di profughi.

Perché siete scappati dalla Siria?Ad Homs c’erano i bombardamenti, non

si poteva andare in giro, la vita era semprepiù difficile. Poi un giorno una bomba ha ra-so al suolo la nostra casa, siamo vivi per mi-racolo. Siamo dovuti fuggire all’improvvi-so, senza niente, avevamo solo gli abiti cheportavamo addosso, abbiamo perso tutto

quello che avevamo. E ci siamo rifugiati aTripoli, nel nord del Libano in un garage pre-so in affitto, perché in quel Paese la spesa perabitare in una casa è altissima e non poteva-mo permettercelo.

Com’era la vita in Libano? Mio marito riusciva a fare qualche picco-

lo lavoretto - dice Yasmine – e così riusciva-mo ad andare avanti. Ma il momento più dif-ficile è stato quando ci siamo accorti che anostra figlia si è ripresentato il tumore al-l’occhio e si è dovuta operare in Libano. Daquando è scoppiata la guerra hanno chiusola frontiera con la Giordania e non siamo piùpotuti andare a fare i controlli, e così si è ri-presentata la recidiva senza che ce ne fossi-mo accorti. Lei era così triste, non potevamo

farla curare se non privatamente a carissi-mo prezzo, possibilità che non avevamo.

E poi cosa è successo?Un giorno alcune persone della

Comunità di Sant’Egidio sono venute a vi-starci nel nostro garage. Avevano saputo del-la nostra storia, e ci hanno proposto di veni-re in Italia senza passare per il mare.Ricordo ancora i loro nomi: Maria, Simone,Luciano. Ci hanno aiutato a fare i documen-ti e all’improvviso si è aperto il cielo.

Ricorda il giorno del viaggio da Beiruta Roma?

Si non lo dimenticheremo mai. Avevamopaura perché sapevamo di tanti che eranomorti per mare, le notizie ci arrivavano at-traverso internet e facebook. La mattina

presto sono venuti a prenderci con un bus eci hanno portato all’aeroporto di Beirut, do-ve ci hanno dato da mangiare e ci hannospiegato cosa sarebbe accaduto. Il viaggiocon l’aereo è stato bellissimo, i bambini era-no contenti e guardavano il panorama dal fi-nestrino. Il mare lo abbiamo visto mentreatterravamo all’aeroporto di Fiumicino, ecosì siamo arrivati a Roma.

E come vivete ora?Abitiamo a Trastevere, la nostra bambi-

na Falak è curata al Bambin Gesù uno deimigliori ospedali pediatrici. E poi andiamoa scuola per imparare l’italiano. Qui abbia-mo trovato una grande famiglia.

Pensate di tornare in Siria?Abbiamo lasciato la nostra patria perché

c’era una brutta guerra, ed è terribile viveree abituarsi alla guerra. Ancora oggi tantepersone muoiono, gli uomini vengono arre-stati, nessuna zona è più sicura. E poi nonc’è più lavoro. No, non pensiamo di tornarein Siria, perché non abbiamo più una casa,non abbiamo più nulla. La guerra cambiatutto, la casa, la vita.

Qual è adesso il vostro sogno?Vogliamo iniziare una nuova vita per i

nostri figli, per il loro futuro. Noi adulti ab-biamo conosciuta una vita felice, i bambinino. Sono vissuti solo con la guerra e la com-pagnia della paura. L’Italia è bellissima e lagente è meravigliosa. Ora vogliamo costrui-re qui il nostro futuro. Grazie Sant’Egidio,grazie papa Francesco.

Antonio Mattone

Provincia Nuova Stagione10 • 19 giugno 2016

Afragola: l’Arcivescovo concede l’indulgenza alla Festa di Sant’Antonio

Il “sapiente” del Vangelo

delle celebrazioni. «Quest’anno la festa è an-cora più bella- così l’Arcivescovo- perché in-quadrata nel grande giubileo dellaMisericordia. Il vostro raccoglimento è perringraziare il Signore perché continua, attra-verso la testimonianza della nostra fede, adesprimere quella devozione al Santo che ciconduce a Cristo. Allora apriamo i nostri cuo-ri a Cristo nella certezza che esaudirà le nostrepreghiere».

Il Cardinale si è, poi soffermato, parten-

do dalle Letture del giorno (la “Sapienza”nel Libro dei Proverbi e i carismi nelleLettere di San Paolo, ndr), sui doni e sull’at-tualità del Santo dei Miracoli:«Sant’Antonio pur essendo nato, nel 1195,oltre nove secoli fa, è ancora vivo perché ave-va “la lingua lunga”: era cioè un grande sa-piente della Chiesa perché ha saputo indicaree far gustare agli altri la bellezza del Vangelo.Dio ad Antonio ha dato il dono di annunziaree far conoscere il Vangelo: e lo ha fatto in ma-

Il prossimo 20 giugno 2016 alle ore 17.30, presso l’Auditorium “Card. AlfonsoCastaldo” della Cittadella del Fanciullo di Pozzuoli (Via Campi Flegrei 12), avrà luogo ilSeminario di studio Giacomo Leopardi e la cultura cattolica a Napoli nel XIX secolo. La cri-tica di Gaetano Sanseverino alle istanze del poeta-filosofo di Recanati, in occasione dellapubblicazione del libro del prof. Carmine Matarazzo, docente presso la Sezione SanTommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli,dal titolo: Per una “rivoluzione del cuore”. La visione dell’umano di Giacomo Leopardi nellalettura critica di Gaetano Sanseverino tra antropologia cristiana e istanze pastorali (A.Polidoro editore, Napoli 2015).Il libro è stato pubblicato in occasione del 150° anno dalla morte del filosofo tomista na-poletano, il canonico Gaetano Sanseverino (Napoli 1811-1965), fondatore della prestigio-sa rivista La Scienza e la Fede (1841). Le critiche di Sanseverino al “sistema filosofico” leo-pardiano richiamano l’attenzione del mondo della cultura e quello della chiesa sulle po-sizioni del filosofo-poeta di Recanati che, pur di formazione cristiana e fortemente radi-cato nella spiritualità biblica, fu incline al nichilismo, rilanciando perfino le “istigazioni”al suicidio, provenienti dal filosofo cirenaico Egesia. Sanseverino, che fu professore di fi-losofia al Seminario arcivescovile di Napoli e all’Università federiciana, poi canonico dellaCattedrale, pubblica nel 1849 nella rivista da lui fondata, un breve saggio con lo scopo diconfutare le tesi leopardiane per fermarne quindi la diffusione. Non fu un caso, quindi, sepoi la Congregazione dell’Indice l’anno seguente condannò le Operette morali.

Il Seminario di studi, partendo dallo studio di Matarazzo, allargherà gli orizzontiguardando anche ad altri aspetti e particolari che interessano le due complesse persona-lità. Un elemento misterioso, che ha suscitato tantissimi dubbi e che ancora alimenta lacuriosità dei ricercatori, è la questione della morte a Napoli (Vico del Pero 2) e della rela-tiva sepoltura dell’illustre ospite a Fuorigrotta nell’antica chiesa di San Vitale di pertinen-za della Diocesi di Pozzuoli. Su questo argomento, il libro dedica una particolare atten-zione che si interseca con la più ampia problematica della “conversione” del poeta-filo-sofo. Per questo motivo sarà dedicata una mostra di documenti, conservati nell’Archiviostorico vescovile, curata da Fabio Cutolo, dopo il bilancio conclusivo dell’iniziativa da par-te di monsignor Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli, che presiederà l’evento.

«Leopardi – ha spiegato l’autore Matarazzo – non ama questa definizione di “pessimi-sta” che già i suoi contemporanei gli avevano appiccicato addosso. Ma è la sorte dei grandi!Egli stesso afferma: “Non ardirei però estenderlo a dire che l’universo esistente è il peggioredegli universi possibili, sostituendo così all’ottimismo il pessimismo”. Nel libro insisto fattoche la sua sia una posizione “semplicemente” realista. Quella leopardiana è un’ermeneuticadell’esistenza tanto viscerale che difficilmente non si può essere d’accordo con il poeta-filo-sofo sul piano delle considerazioni antropologiche».

Tuttavia, non pare che già gli studiosi del tempo sia cattolici che di altra estrazione cul-turale abbiano favorevolmente accolto le posizioni di Leopardi. Le riflessioni delRecanatese, sul fronte religioso, furono accettate con qualche seria e severa riserva «so-prattutto tra gli intellettuali cattolici, a cominciare da Niccolò Tommaseo, perché non glihanno mai perdonato il suo spirito tendenzialmente malinconico, come risulta evidentein particolare nelle Operette morali. La sua critica al progresso, alla religione e ai costuminon piace agli ideologi del “secolo dello sviluppo”. Per questo motivo il suo pensiero nonfu ritenuto adeguato per il tempo, anche se la bellezza della poesia non poteva lasciare in-differenti personaggi del calibro di Gaetano Sanseverino, il pioniere della rinascita deglistudi su Tommaso d’Aquino nel XIX secolo nella capitale borbonica».

Annamaria Caiazzo

Leopardi e Sanseverino a confronto Un Seminario di studi sulla cultura cattolica a Napoli del XIX secolo

niera straordinaria perché il suo messaggio èancora vivo oggi».

Nell’omelia è, poi, andato al cuore delsuo messaggio, esortando i fedeli ad imitareil Santo: «Cerchiamo di essere anche noi,umili, semplici, buoni. Ritorniamo alle sor-genti della nostra fede. Reimpariamo a volercibene, a sentirci fratelli e sorelle. Ad aiutare,come faceva lui, i più poveri, gli emarginati..Ecco il messaggio di Sant’Antonio: andate nelmondo e predicate. Perché è in questa manie-ra che noi possiamo vivere la nostra fede inCristo. Dio vi assista in ogni situazione, so-prattutto nelle difficoltà e nei pericoli. Dio viaccompagni nelle sofferenza, soprattuttoquelle delle mamma dei nostri giovani chenon riescono a trovare lavoro o che sonosbandati».

Al termine della celebrazione il saluto delSindaco Tuccillo che, come tradizione, hadonato l’olio per la lampada del Santo: «I fe-deli di Afragola – ha detto il primo cittadino- per la solennità di Sant’Antonio chiedono labenedizione di quest’olio per accendere lalampada votiva che arderà presso l’effige delgrande taumaturgo come segno di fede e gra-titudine al Santo dei miracoli. Con questosimbolico gesto esprimiamo l’amore che tuttinoi abbiamo per te e imploriamo la tua Santaprotezione.

Vigila Antonio sulla nostra comunità par-rocchiale. Guarda con benevolenza la nostraAfragola. Benedici tutti i lavoratori e tutta lanostra città».

Antonio Boccellino

Anche quest’anno la “Padova del Sud”,come viene abitualmente definita lacittà di Afragola per la presenza del

secondo santuario antoniano più famosod’Italia, è stata invasa sin dalle prime oredel mattino di lunedì 13 giugno (la giornatadedicata a Sant’Antonio), da migliaia di pel-legrini giunti dall’hinterland napoletano enon solo.

È stato l’Arcivescovo di Napoli, ilCardinale Crescenzio Sepe, a dare il via allecelebrazioni in onore del “Santo dei miraco-li”, il frate francescano, di origini portoghe-se, che arrivò in Italia nel lontano 1220.

Sua Eminenza ha presieduto la tradizio-nale celebrazione eucaristica mattutina,quella officiata alle 6.30 del mattino, allapresenza una gran folla di fedeli.

Alla presenza di molti religiosi e consa-crati- ad iniziare dal Ministro Provincialedei frati minori, fra Agostino Esposito,dal parroco fra Luigi Campoli, dal decanodon Massimo Vellutino, dal cappellano delcimitero don Raffaele Tuccillo e delle prin-cipali autorità cittadine, a partire dalSindaco on. Domenico Tuccillo, la comu-nità ha vissuto, grazie al Cardinale, un mo-mento di grande spiritualità e raccoglimen-to.

Ad accogliere l’Arcivescovo è stato fraMarcello Pronestì, il rettore del Santuario,che ha espresso «la gioia della comunità perquesta sua preziosa visita, che rende visibilela comunione della nostra chiesa locale con laChiesa diocesana». E ha rinnovato «la gra-titudine per aver concesso l’indulgenza plena-ria nell’anno giubilare della Misericordia, dapoter lucrare nel giorno della Festa».

Il Cardinale Sepe, dopo aver ringraziatoi frati, ha ricordato la sua affezione per ilsantuario di Afragola sin da bambino quan-do veniva in visita con la mamma, sottoli-neando alcuni aspetti sul vero significato

San Giovanni da MateraAbate – 20 giugno

Nacque nel 1070 a Matera da una famiglia di nobili. Da giovane si trasferì a Taranto dovechiese ospitalità e lavoro ai monaci basiliani dell’Isola di San Pietro. Ispirato da una visionesi recò in Calabria e poi in Sicilia continuando a condurre un’esistenza nel segno della peni-tenza e della rinuncia.

Ritornato in Puglia, a Ginosa, si fece conoscere come predicatore nella zona e attirandol’ammirazione di molti. Imprigionato a causa di false calunnie fu liberato miracolosamente.Allontanatosi dalla terra natia, vi fece ritorno in seguito a una visione.

Dopo un incontro e un periodo di permanenza con l’eremita San Guglielmo da Vercelli de-cise di andare in Palestina. Tuttavia passando per Bari comprese che la sua missione dovevasvolgersi in quella città. Dopo un periodo di predicazione si fermò vicino a Pulsano, dovefondò una comunità che in sei mesi vide l’adesione di 50 monaci. La Congregazione monasti-ca fu detta degli Scalzi. Morì nel monastero di Foggia nel 1139.

Beato Tommaso da OrvietoReligioso – 21 giugno

Nacque in una buona famiglia da cui assimilò un ardente amore per la Santa Vergine. Funaturale dunque la decisione di farsi religioso, consacrandosi alla Madre del Signorenell’Ordine per Lei fondato nel 1233. Tommaso volle essere un semplice converso, ad imita-zione proprio della Vergine, la Serva del Signore.

Venne così destinato alla raccolta delle elemosine, ricoprendo questo incarico devotamen-te. Tanto umile nel mendicare quanto gioioso nel donare, venne ricompensato da Dio con tan-gibili segni miracolosi. A contatto con le più diverse classi sociali, toccando con mano la mi-seria dei bisognosi, donava quanto poteva, a costo di privarsi di ciò che era necessario al suosostentamento. Molti miracoli si verificarono successivamente alla sua morte, avvenuta nel-l’anno 1343.

La sua sepoltura, presso l’altare della Vergine dei Dolori, divenne meta di pellegrinaggi efonte di grazie. Papa Clemente XIII ne confermò il culto il 10 dicembre 1768, seguirono grandifesteggiamenti. Nel 1902 si provvide al cambio dell’abito e alcune reliquie furono portate aRoma presso la postulazione dell’Ordine. Oggi il suo corpo riposa sotto la mensa dell’altaremaggiore della medesima chiesa dei Servi che, a distanza di sette secoli, sono ancora coadiu-vati dall’ordine secolare nato qualche anno prima dell’umile frate.

San Paolino di NolaVescovo – 22 giugno

Discendeva da ricca famiglia patrizia romana. Nacque nel 355 a Bordeaux, dove il padreera funzionario imperiale. Divenne sostituto e governatore della Campania. Incontrò il vesco-vo Ambrogio di Milano e il giovane Agostino di Ippona, dai quali fu avviato alla fede cristiana.Ricevuto il battesimo verso i venticinque anni, durante un viaggio in Spagna conobbe e sposòTherasia.

Dopo la morte prematura dell’unico figlioletto, Celso, entrambi si dedicarono interamenteall’ascesi cristiana, sul modello di vita monacale orientale. Così, di comune accordo distribui-rono le ingenti ricchezze ai poveri, e si ritirarono nella Catalogna, deve venne ordinato prete.A Nola, poi, diede inizio alla costruzione di un santuario, ma si preoccupò anzitutto di erigereun ospizio per i poveri, adattandone il primo piano a monastero, dove si ritirò.

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 19 giugno 2016 • 11

Croce?No, grazie!Una parola continua aritornarmi in mente dopo averascoltato versetti come: «IlFiglio dell’uomo deve soffriremolto… venire ucciso», «Sequalcuno vuol venire dietro me,rinneghi se stesso, prenda la suacroce», «Chi perderà la propriavita…» (Lc 9,23-24). Quale?«Impossibile»! Questa e nonaltro. Perché una proposta delgenere, inutile girarci attorno, èimpossibile anche solamenteascoltarla.Molti arricciano il naso davantialle parole di Papa Francesco suitanti temi scottanti della vitasociale, affettiva, pastorale. Main fondo le sue parole e le sueproposte non sono altro che unaconcreta e non annacquataapplicazione di quei versetti.Eppure molti tra noi cattolicigridano alle streghe… È come senel nostro cuore trovasserospazio solo quei versetti, pochiin verità e ben contestualizzati,frementi ira e stragi.Ma il Vangelo non è altro, GesùCristo non è altro se non dono,totale e gratuito. L’esserecristiani non è altro se non ilseguire quel Cristo che per primoha perduto la vita, mettendolaalla mercé della nostradisumanità.Così, il cristiano non sinasconde dietro riti, formule einvettive. È colui che scende incampo, sempre, facendo sì cheogni croce, la sua e quella altrui,diventi strumento di salvezza econdivisione.

La preghieraSeguirti! Lasciare tuttoe metterci sulle tue orme…È difficile, Signore,ma vogliamo farlo,perché le tue vie sono le soleche spalancano per il mondoun futuro di pienezza,di vita, di reciprocità.Non ci insegni a vincere:non servirebbené a noi né al mondo.Ci chiami su vie ormaitroppo fuori moda;ci fai gustarela bellezza del dono,la rivoluzione del perdono,la forza racchiusa in unaumana sconfitta che luccicadi misericordiosa attesa.Vogliamo seguirti, Signore:insegnaci la determinazionee la gratuità di un amoreche sa attenderee perdere, pur di amare,come te. Amen

Alleniamoci in misericordia

Seguire il Signore; seguire lelogiche del Vangelo nelle sceltequotidiane. Per quanto difficile,questo farà vivere il mondo!

Mariangela Tassielli

Catechisti e animatori suwww.cantalavita.com possonotrovare la preghiera e l’esercizio dimisericordia in un formato scari-cabile per i social.

19 giugno. Dodicesima Domenica del Tempo Ordinario

La fede ci salvaZc 12, 10-11. 13, 1; Sal 62; Gal 3, 26-29; Lc 9, 18-24

SANTI, BEATI E TESTIMONI

Se ponessimo la domanda a molticristiani: “Cos’è la fede?”, sono certoche la maggior parte di essi risponde-rebbe: “È credere nell’esistenza di Dio!”.Molti credono in Dio, ma non hanno fe-de, perché avere fede significa credereche Dio è Amore e che, quindi, ci ama.

Come dico spesso nella mia predica-zione, Gesù non è venuto a darci la pro-va dell’esistenza di Dio, ma a manife-starci, in parole e opere, che Dio èAmore. Essendo Amore, Dio ama infini-tamente tutto ciò che ha creato, soprat-tutto l’uomo, creato a sua immagine esomiglianza.

La più grande caratteristica dell’a-more di Dio è la misericordia, che Gesùmanifesta proprio oggi verso la donnapeccatrice nella casa del fariseo. Chi è ilfariseo? È il religioso che, vedendosigiusto davanti a Dio e agli uomini, assu-me un atteggiamento legalista, morali-sta e intransigente. Il fariseo disprezza,non perdona e non tocca chi non osser-va la legge. Il fariseo non si sente debi-tore di nessuno: né di Dio né degli uomi-ni. Ecco perché rimane fortementescandalizzato quando vede Gesù, consi-

derato da tutti un profeta, che si fa toc-care da una donna ritenuta pubblicapeccatrice.

La donna peccatrice, fino a quel mo-mento, era stata bersaglio di tante paro-le di disprezzo da parte dei farisei, maincontrando Gesù riceve una luce: chenonostante i suoi peccati, ella è semprefiglia di Dio e che Dio l’ha tanto amatada mandare per lei suo Figlio, perché,accogliendolo, riceva il perdono deipeccati e la vita eterna in abbondanza.

La donna peccatrice, sentendosi cosìperdonata e amata del tutto gratuita-mente, manifesta la sua gratitudine congesti pieni di tenerezza: versa lacrime digioia e le lacrime sono così abbondantida lavare i piedi di Gesù, che la donnabacia e su cui versa olio profumato co-stosissimo. La folla guarda stupita e nelcontempo si scandalizza per quello chevede. Ma la donna, amata e perdonata,si disinteressa di loro. Tutto il suo cuoreè per Gesù che, come profeta di Dio, l’hafatta sentire figlia di Dio.

Dopo che Gesù le dice: «I tuoi peccatisono perdonati… la tua fede ti ha salvata,va’ in pace», la donna ritorna a casa sen-

za sentirsi più addosso le occhiate di di-sprezzo dei farisei. Ella si sente libera,gioiosa e rigenerata a vita nuova grazieall’amore misericordioso che ha ricevu-to gratuitamente.

È l’anno della misericordia. Se ti seiallontanato dalla Chiesa perché il dia-volo ti ha convinto che Dio non ti potràmai perdonare, non ascoltare pila suavoce, ritorna alla casa del Padre! IlPadre ti sta aspettando a braccia aperte.Questo è il momento favorevole.Nonostante i tuoi peccati, Dio ti ama!Credi nel suo amore misericordioso!

Una cosa è certa: Dio è più rattristatodal fatto che non hai creduto nella suamisericordia che per i peccati che haicommesso. Poi c’è un’altra cosa da capi-re: più si ha fede nell’amore di Dio, me-no si pecca.

Dimenticavo di dire che oggi Dio èrattristato per tutti quei sacerdoti e fe-deli che vivono un cristianesimo legali-sta, moralista e intransigente, dimenti-cando che il cristianesimo è misericor-dia.

Lorenzo Montecalvo sdv

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