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Aureum Seculum Redivivum (Italiano)

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Aureum Seculum Redivivum

CioèLa Primitiva passata età dell’Oro

che ora è nuovamente ricominciata fioritaamorevolmente, e che ha prodotto fragranti semi aurei.

Questo prezioso e nobile seme è indicato e rivelato a tutti i veriFigli della Sapienza e della Dottrina da

Henricus Madathanus, Theosophusmedicus & tandem, Dei gratia aureae crucis frater.

Giacomo nell’Epistola V. 5.

Se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio che dà agli uomini liberamente e non respinge nessuno, e gli sarà data.

Symbolum authoris Centrum mundi, granum fundi.

Introduzioneper il lettore cristiano e degno.

Lettore amico e amante di Dio, specialmente tu, figlio della sapienza e della dottrina: alcuni anni fa l’Onnipotente Iddio mi apri gli occhi con l’illuminazione dello Spirito Santo (da cui noi tutti riceviamo tutta la sapienza e che vi è stato mandato attraverso Cristo dal Padre), poiché io ho pregato fervidamente, e costantemente e l’ho invocato molte volte. Cosicché potei riconoscere il vero Centrum in trigono centri, l’unica e vera materia della nobile Pietra dei Filosofi e sicuramente la ebbi nelle mie mani, non seppi per quasi cinque anni come usarla profittevolmente, rettamente e in modo adeguato, come estrarre da essa il rosso sangue del leone e il bianco gluten dell’aquila, e ancor meno come mescolarlo, rinchiuderlo e sigillarlo secondo il proporzionato peso della Natura e come affidarlo al fuoco nascosto e come

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procedere in questa operazione e cura. E sebbene io abbia cercato negli scritti, parabole e nelle diverse figure dei Filosofi con speciale cura e comprensione e mi sia dato da fare per risolvere diligentemente i loro diversi strani enigmi che esistevano in parte soltanto nelle loro menti, trovai che queste erano pure fantasie e non sensi, fantasie assurde come tutte le praeparationes anche quelle di Geber e di Albertus Magnus con le loro purgationes, distiliationes, rectificationes, circulationes, putrefactiones, coniunctiones solutiones, assensiones, calcinationes, incinerationes mortificationes, rivificationes, ecc. Allo stesso modo i loro tripodi, Athanor forni riflettenti, e fornelli per le fusioni, vasi di macerazione, escrementi di cavallo, ceneri, polveri, cucurbite, fiele pellicano, ritorte fissatorii sono cose sofistiche, futili ed inutili. Personalmente devo in verità ammettere questo; specialmente poiché la nobile Natura che si lascia facilmente trovare nella sua innata “sostanza”, non conosce alcuna di queste cose. Vi sono di quelli che cercano la materia della Pietra nel vino, nei corpi imperfetti, nel sangue, nelle marcasiti, nel mercurio, nello zolfo, nella urina, nello sterco, nell’auripigmento e nelle erbe come chelidonium, mandragola, tasso, issopo, ecc. Teofrasto nel “Segreto magico de Lapide Philosophorum” dice giustamente di essi: E con bricconeria e ruberia dell’uno verso l’altro che essi sviano la gente, gli prende i soldi, spendono e buttano via il loro tempo senza utilità e vanamente, seguono soltanto le loro teste pazze, ma non possono immaginare in anticipo le richieste della Natura. Dimmi piuttosto una cosa: che mi serve bruciare l’acqua nelle viscere della terra (o vi è anche lì della gente che fa salire il valore del vino?) O bruciare l’urina dei bambini per fare con essa metalli. O pensi che vi sia qualche farmacista che mette in vendita qualcosa con cui tu possa fare dei metalli? O pazzo, non puoi capire che sbagli e che nessuna di queste cose appartiene alla Natura? O vuoi tu essere al di sopra di Dio, che vuoi fare metalli dal sangue? Puoi anche cercare di fare da un cavallo un uomo, una mucca da una mosca, che dia pure del buon latte. Questa sarebbe anche una moltiplicazione, ma queste cose non accadono e quanto poco esse possono accadere, altrettanto poco puoi fare metalli con le menzionate ricette, perchè questa non è un’arte data dalla Natura. E su quello che la Natura ha fatto nessun arte può avere effetto, perché se una donna ha dato nascita ad bambino, nessuna arte può cambiarlo in una bambina; qualsiasi siano i mezzi adoperati a questo fine.

Dopo questo breve discorso deve essere facile per ognuno vedere come e in quale forma la materia benedicta deve essere cercata e trovata. E nemmeno deve immaginare, tanto meno essere persuaso da qualche ciarlatano, che egli ha veramente nelle mani la veram materiam sia attraverso la segreta rivelazione di Dio o attraverso coloro che dicono ne sono a conoscenza e che sarebbe quindi capace di disintegrare la suddetta veram materiam proporzionatamente, di separare il purum ab impuro nelle cose più alte, che egli sa come purificarla e che la comprende del tutto. E già, miei cari lavoranti, non è affatto così; proprio qui è la difficoltà e per tali

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cose ci vuole arte e un animo destro. Guarda me per esempio, come ti ho detto all’inizio per cinque anni io era a conoscenza della veram materiam lapidis e per tutto questo tempo non sapevo come procedere con questa, finchè dopo il sesto anno la chiave del potere mi fu confidata attraverso la segreta rivelazione di Dio onnipotente. E questa chiave gli antichi Patriarchi, i Profeti e i Filosofi l’hanno sempre tenuta nascosta e segreta, perchè il Monarcha in loco dicto afferma: se essi avessero scritto apertamente sarebbe una ruberia e non più un segreto, se ogni calzolaio o dentista lo potesse capire, in questo modo potrebbe venir fatto molto male che sarebbe contro la volontà di Dio ecc.

Ora vi sono molte ragioni per cui devo scrivere questo trattato: alcune sono menzionate qui, altre nell’Epilogo e un’altra ragione è che voglio apparire come se volessi avere per mio esclusivo uso il talentum a Deo mihi commissum (il talento affidatomi da Dio). Così ho scritto in questo mio “Aureo seculo redivivo” per quanto Dio e la Natura mi hanno permesso circa il grande segreto dei Filosofi, così come i miei occhi hanno visto, le mie mani toccato e come è stato rivelato attraverso la grazia di Dio al tempo giusto con grande potenza e gloria: e possa il lettore pio e amante di Dio prendere tutto questo in buona fede e accettarlo, esaminarlo con cura e non essere turbato se talvolta nei miei detti vi sono parole che prese alla lettera sembrano contraddirsi. Io non potrei scrivere altrimenti per Theoriam ad praxim, perchè è proibito scrivere più chiaramente ed esattamente circa queste cose nella republica chymica. Ma indubbiamente tutti quelli che leggono questo trattato in vera confidenza con gli occhi interni delle loro menti e sono capaci di vederlo nel giusto modo, di studiarlo diligentemente e di pregare interiormente con tutto il loro cuore, gioiranno come me del meraviglioso dolce frutto filosofico nascosto in esso e parteciperanno di esso, secondo la volontà di Dio. E allora essi diventeranno e rimarranno veri Fratelli della Croce d’Oro in eterna alleanza, membri scelti della comunità filosofica.

Voglio infine essere così candido da manifestare il mio vero nome di battesimo e quello della mia famiglia nel seguente modo all’intelligente, degno e cristiano lettore, cosicché nessuno abbia il diritto di lagnarsi con me.

Ora ognuno sappia che il numero del mio nome è M.D.C.XII. nel cui numero il mio nome intero fu iscritto nel libro della Natura da 11 morti e 7 vivi. Inoltre la lettera 5 è la quinta parte della ottava e la 15 è di nuovo la 5° parte del 12, e questo ti basti.

Datum in Monte Abiegno il 25 MarzoAnno 1621

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Epigramma

ad Sapientiae & doctrinne filiosCercai; trovai: purgai spesso: e

unii; portai a maturità: ne è risultata une Tintura aurea,che e detta il centro della Natura: da qui tanti sensi, tanti scritti degli uomini e

molteplici forme.E lo confesso francamente: la Medicina per tutti i Metalli;

e pure per i malati: il punto divinamente sorto.Hermannus Datichius

Auth. famulus.

Aureum Seculum Redivivum

Mentre stavo meditando sulle meraviglie dell’Altissimo e i segreti della nascosta Natura e sull’acceso e fervente amore del prossimo, mi venne in mente il bianco raccolto che Ruben, il figlio di Lea, aveva trovato nei campi e dove erano le mandragole che da lui erano state date a Rachele per dormire con il patriarca Giacobbe. I miei pensieri erano però molto profondi e mi portarono fino a Mosè che aveva reso bevibile il vitello solare fatto da Aronne e come lo avesse bruciato col fuoco, ridotto in polvere, sparso sulle acque e dato ai figli di Israele da bere. E mi meravigliai molto di questa pronta e ingegnosa distruzione compiuta dalla mano di Dio. Ma dopo avervi riflettuto un po’ i miei occhi si aprirono, proprio come avvenne coi discepoli di Emmaus che conobbero il Signore mentre spezzava il pane e il mio cuore bruciò dentro di me. Ma mi distesi e cominciai a dormire. Ed ecco nel mio sogno mi apparve Salomone in tutta la sua potenza, ricchezza e gloria, e accanto a lui erano tutte le donne del suo harem, 60 delle quali erano Regine, 80 concubine, soltanto di vergini non vi era alcun numero, ma una era la sua dolce colomba, la più bella e la più amata dal suo cuore. Secondo l’uso cattolico esse tenevano una magnifica processione in cui il Centrum era molto onorato ed amato, il cui nome era come un unguento, il cui profumo superava tutte le spezie. E il suo spirito ardente era una chiave per aprire il tempio, entrare nel luogo santo e afferrare gli angoli dell’altare.

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Finita la processione Salomone mi mostrò l’unico “Centrum in trigono centri” e apri la mia comprensione e mi resi conto che dietro a me stava una donna nuda, con una ferita sanguinante nel suo petto da cui usciva sangue ed acqua, ma i suoi fianchi erano simmetrici come due fibbie fatte dalla mano del Maestro, il suo ombelico era come un calice rotondo che ha sempre bisogno di essere riempito, il suo stomaco era come un covone di grano circondato di Rose e le sue due mammelle come due giovani caprioli gemelli, il suo collo come una torre di avorio, i suoi occhi come stagni del Libano alla Porta Bathrabbim, il suo naso come una torre del Libano che si vede verso Damasco, la sua testa stava ritta come il Carmelo e i capelli sulla sua testa stavano legati a bande come la porpora del re, i suoi abiti però, che ella si era tolta di dosso e gettati ai suoi piedi erano del tutto odiosi, puzzavano come un veleno, ed ella cominciò a parlare: Ho gettato il mio vestito, come potrò rimetterlo ancora? Ho lavato i miei piedi, come potrò ancora insudiciarli? Le guardie che girano per la città mi hanno trovata, mi hanno battuta e ferita e tolto il mio velo . Io fui presa dalla paura e persi i sensi cadendo a terra. Salomone però mi fece ancora rialzare e disse: Non spaventarti perché tu vedi la Natura nuda e quello che vi è di più nascosto in cielo e in terra. Essa è bella come Tirzah, amabile come Gerusalemme, terribile come una armata con gli stendardi e tuttavia è la pura, casta vergine da cui Adamo fu creato e fatto. Chiusa e sigillata è l’entrata alla sua casa, poiché essa abita nel giardino e dorme nella doppia grotta di Abramo nel campo di Efrom e il suo palazzo è nella profondità del Mar Rosso e nei trasparenti abissi, l’aria le ha dato nascita e l’ha educata il fuoco, perciò essa è una regina del paese, essa ha nelle sue mammelle latte e miele e le sue labbra sono come miele vergine colante, miele e latte sono sotto le sue guance e l’odore dei suoi abiti è per il saggio come l’odore del Libano, per l’ignorante invece un’atrocità. E Salomone così continuò a parlare: fatti coraggio e guarda a tutte le mie donne e dimmi se ne trovi l’eguale. E subito tutte le donne dovettero gentilmente spogliarsi ed io cercai, ma i miei pensieri non poterono giudicare ed i miei occhi furono tenuti così che io non seppi riconoscere. Salomone tuttavia scoprì la mia debolezza, separò le donne di camera da quella nuda immagine di donna: I tuoi pensieri sono vani e la tua ragione è consunta dal sole, e la tua memoria è oscura come la nebbia, cosicché non puoi giudicare rettamente da almeno non perdere le tue cose e faresti attenzione alla presente opportunità, allora potrebbero il sudore insanguinato e le lagrime bianche come la neve di questa nuda vergine, nutrirti e ristorarti, purificare la tua ragione e memoria e restituirtele integre, cosicché i tuoi occhi riconoscano la magnanimità dell’Altissimo, l’altezza del più alto e le profondità dell’ultimo e tu potresti realmente ricercare il fondamento di tutta la natura e di ogni elemento e la tua ragione sarebbe argento e la tua memoria oro e i colori di tutte le pietre preziose apparirebbero davanti ai tuoi occhi e tu conosceresti come ne nascono e sapresti come separare il bene dal male, le capre dalle pecore. Le tua vita sarà veramente pacificare ma le trombe di Aronne ti sveglieranno dal sonno e l’arpa di Davide, mio padre, dall’assopirti. Ma questo

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discorso di Salomone mi spaventò ancor più di quanto lo fossi prima, anzi mi terrorizzò oltre misura, in parte per le parole tali da spezzare il cuore, e in parte per la presenza della regina, di grande splendore e magnificenza. I1 re Salomone mi prese per le mani, mi portò attraverso una cantina in una sala segreta ma molto imponente, dove mi rinfrescò con dei fiori e mi ristorò con delle mele, ma le finestre di questa sala erano di cristallo trasparente e io vedevo attraverso ed egli mi chiese: Cosa vedi? Posso vedere soltanto l’ingresso che abbiamo appena passato e la tua regina sta alla sinistra e la nuda vergine alla destra e i suoi occhi sono più rossi del vino, i suoi denti più bianchi del latte, i suoi vestiti ai suoi piedi sono tuttavia più odiosi, i più neri e sudici del ruscello Cedroni: Scegli - mi disse Salomone - quella che ti piace di più. Io stimo ugualmente e altamente lei e la mia regina, compiaciuto come sono dell’amabilità della mia sposa non faccio caso alla abominazione dei suoi vestiti. E appena il re ebbe così parlato si voltò e conversò in maniera estremamente amichevole con una delle sue regine. Fra queste vi era una dama di corte che aveva più di cento anni con un vestito grigio, un cappuccio nero sul capo ricoperto con innumerevoli perle bianche come la neve, con un’orlatura di velluto nero e ricamato e cucito in maniera artistica con seta blu e gialla e il suo abito era adornato con variegati colori turchi e con figure indiane; questa vecchia dorma mi fece segretamente cenno e mi giurò con un giuramento sacro che essa era la madre di questa vergine nuda, che essa era nata dal suo corpo e che era una vergine casta e pura e ritirata e che finora non aveva permesso ad alcun uomo di guardarla sebbene si fosse lasciata usare dappertutto tra la gente nelle strade, tuttavia alcun uomo prima d’ora l’aveva mai vista nuda e nessuno l’aveva toccata perché essa era la vergine di cui il Profeta dice: Guarda noi abbiamo un figlio che ci e nato segretamente, che è trasformato oltre gli altri, guarda la vergine ha generato, ma tele vergine che è chiamata Apdorossa che significa segretamente che non può soffrire gli altri. Ma mentre questa sua figlia era ancora nubile, essa aveva la sua dote giacente sotto i suoi piedi a causa del presente pericolo di guerra, cosicché essa non potesse venir derubata da qualche rozzo soldato e spogliata del suo prezioso tesoro. Tuttavia non dovevo lasciarmi intimorire a causa dei suoi disgustosi abiti, ma scegliere sua figlia innanzi a tutte le altre per il piacere del mio amore e della mia vita. Allora lei mi avrebbe dato e rivelato una liscivia per pulire i suoi abiti e avrei ottenuto un sale liquido e un olio non combustibile per la mia casa e un tesoro smisurato e la sua sinistra sarebbe stata sotto la mia testa. E allora volendo io esprimermi categoricamente sulla questione, Salomone girò ancora intorno, mi guardò e disse: Io sono l’uomo più saggio della terra, le mie donne sono belle e piacenti e lo splendore delle mie regine sorpassa quello dell’oro di Ofir, gli ornamento delle mie concubine oscurano i raggi del sole e la bellezza delle mie vergini supera quella dei raggi della luna, e così come le mie donne sono celestiali, altrettanto la mia sapienza è ineffabile e inesplicabile la raia conoscenza. A ciò io risposi e mezzo spaventato mi inginocchiai: Ecco, io ho trovato grazia si tuoi occhi e

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poiché io sono povero dammi questa vergine nuda. Io la scelgo fra tutte le altre per tutta la durata della mia vita e sebbene i suoi abiti siano sporchi e sudici, io li laverò e la amerò con tutto il cuore ed essa sarà la mia sorella e sposa poiché ha rapito il mio cuore coi suoi occhi e con la sua collana mi ha acceso di lei, così che ora io soffro per amore e sono così ammalato; e subito Salomone la diede e ci fu grande commozione fra le donne della camera, così che io mi risvegliai e non sapevo quello che mi era successo, tuttavia pensai che si fosse trattato nient’altro che di un sogno e fino al mattino ebbi molti sottili pensieri su di esso. Ma quando mi alzai e dopo aver detto le mie preghiere, ecco i vestiti della vergine nuda davanti al mio letto, senza traccia alcuna di lei. Allora cominciai ad avere una paura tremenda e i capelli mi si rizzarono in capo e tutto il mio corpo era bagnato di sudore freddo, ma ripresi cuore richiamandomi alla mente il mio sogno e pensavo nuovamente ad esso nel timore del Signore. Ma i miei pensieri non riuscivano a spiegarmelo e per questa ragione temevo di esaminare i vestiti e tanto più di trovare qualcosa in assi. Cambiai quindi di camera da letto e lasciai per qualche tempo in quella i vestiti ex mera tamen ignorantia temendo che se li avessi toccati o girati mi sarebbe accaduto qualcosa di particolare, ma nel mio sonno l’odore degli abiti mi aveva infiammato ed avvelenato violentemente, cosi che i miei occhi non potevano vedere il tempo della grazia, e i1 mio cuore non poteva mai riconoscere la grande sapienza di Salomone.

La Donna Centenaria

Dopo che i menzionati abiti giacquero per cinque anni nella mia camera da letto e io non sapevo e chi servissero, pensai finalmente di bruciarli, allo scopo di ripulire il posto; e passai l’intera giornata aggirandomi con tali pensieri. La notte seguente mi apparve in sogno la donna di cento anni ed essa mi parlò aspramente così: O uomo ingrato per cinque anni ti ho affidato gli abiti di mia figlia, e in mezzo ad essi vi sono i suoi più preziosi gioielli e durante tutto questo tempo tu non li hai puliti nè tolto loro le tarme e i vermi e ora tu vuoi bruciare questi vestiti e non ti basta di essere la causa della morte di mia figlia? Al che il sangue mi andò alla testa e risposi: Come devo intendere il fatto che tu vuoi rendermi responsabile di una morte? Per cinque anni non ho visto tua figlia e non ho neppure udito nulla di lei, come posso dunque essere la causa della sua morte? Ma esse non mi lasciò finire e disse: è tutto vero, ma tu hai peccato contro Dio perciò non puoi ottenere mia figlia, ne la lisciva filosofica che ti promisi per lavare e pulire gli abiti, perché all’inizio quando Salomone ti diede spontaneamente mia figlia e tu ne aborristi gli abiti, questo rese

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furioso in pianeta Saturno che è il suo antenato, e pieno di rabbia e stato lui che l’ha trasformata in quella che era prima della sua nascita; e poiché tu hai infuriato Saturno con il tuo disdegno hai causato la sua morte, putrefazione e distruzione finale, poiché essa è colei di cui il Senior dice: Ah! ecco mi si porta una Vergine nuda quando il mio primo corpo non era buono da essere guardato e io non fui mai madre finché non fui rinata, allora generai i1 potere di tutte le radici delle erbe e nel profondo del mio cuore fui vittorioso. Tali parole e altre simili mi causarono una grossa pena ed erano anche molto strane ma tuttavia mi trattenni per quanto mi era umanamente possibile e allo stesso tempo protestai vivamente contro il suo discorso e dissi che io della figlia non sapevo nulla, tanto meno della sua morte e putrefazione e sebbene io avessi tenuto i suoi abiti per cinque anni nelle mia camera da letto, per mia grande cecità non li riconobbi ne mai scoprii l’uso e perciò ero innocente di fronte e Dio e a tutti gli altri. Questa mia giusta e ben fondata scusa doveva essere piaciuta non poco alla vecchia donna, perché essa mi guardò e disse: Io sento e osservo dalla tua coscienza onesta che sei innocente e la tua innocenza deve essere ricompensata bene e pienamente. Perciò ti rivelerò in segreto e per il mio buon cuore che mia figlia per particolare amore ed affetto verso di te ti ha lasciato un piccolo scrigno di marmo grigio come eredità e che questo si trova tra i suoi abiti ed è ricoperto da una custodia nera rozza e sporca (e nel frattempo essa mi diede un bicchiere pieno di liscivia e continuò a parlare) e tu devi liberare questo piccolo scrigno dallo sporco e dal puzzo che ha ricevuto dagli abiti. Non hai bisogno di una chiave, ma si aprirà da solo e vi troverai dentro due cose: una piccola scatola bianca d’argento riempita di magnifici diamanti tagliati col piombo e anche un gioiello d’oro ornato di rubino solare; e questo è il tesoro e l’intero lascito della mia defunta figlia che essa lasciò a te come eredità prima della sua trasformazione. Se tu con arte metterai questo tesoro tra gli altri e lo pulirai al massimo e silenziosamente lo riporrai con pazienza in un luogo caldo, nascosto, trasparente, umido e ripieno di vapore e lo proteggerai dal freddo e dal vento, dalla grandine, dal veloce fulmine e dal caldo tuono e dal’altre distruzioni esterne, fino alla raccolta del grano, allora tu vedrai l’intera gloria della tua eredità e ne godrai. In quel mentre mi risvegliai per la seconda volta e invocai Dio, pieno di paura, pregandolo di illuminare la mia confusione si che potessi vedere lo scrigno che mi era stato svelato e promesso in sogno. E dopo aver pregato cercai con grande diligenza tra gli abiti e trovai lo scrigno, ma la sporcizia vi era così appiccicata tutto intorno che vi sembrava cresciuta per natura cosicché non fui capace di toglierla e non potei quindi pulirlo con alcuna liscivia, né spezzarlo con ferro, acciaio o qualsiasi altro metallo. Lo lasciai quindi com’era e non sapevo cosa fare con esso, e pensavo che si trattasse di un oggetto magico e pensai al detto del Profeta: Perché anche tu ti lavi con la liscivia e prendi pure molto sapone, pure la tua iniquità è segnata di fronte e me, dice il Signore.

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Dopo che fu passato ancora un anno e non sapevo dopo aver pensato e riflettuto con ogni cura come rimuovere il grassume dello scrigno, me ne andai una volta a passeggiare nel giardino per liberarmi da pensieri melanconici e dopo una lunga camminata mi sedetti su una pietra di selce e caddi in un profondo sonno. Io dormivo, ma il mio cuore era sveglio e mi apparve la dama centenaria che mi disse: hai ricevuto l’eredità di mia figlia? Risposi con voce triste, negativamente, che sebbene avessi trovato la cassettina, da solo mi era impossibile togliere da essa lo sporco e che la liscivia che mi aveva dato non era efficace contro di esso. A questo mio semplice discorso la vecchia donna rise e disse: Vuoi forse mangiare muscoli e granchi con la conchiglia? Non devono prima essere preparati e cotti dal vecchio pianeta Vulcano? Ti ho detto di pulire per bene lo scrigno grigio con la liscivia che ti ho dato e che è nata interamente da esso e non di pulire il rimanente grassume, Questo tu devi bruciarlo in modo particolare nel fuoco dei Filosofi e allora tutto risulterà per il meglio.

E perciò essa mi diede diversi carboni ardenti avviluppati in un leggero taffettà bianco e mi istruì ancora e mi indicò che dovevo fare da ciò un fumo filosofico e del tutto artificiale e bruciare lo sporco, così che avrei trovato ben presto lo scrigno grigio. E in quel momento cominciarono a soffiare insieme un vento dal nord e uno dal sud, attraverso il giardino, per cui mi risvegliai, mi ripulii gli occhi dal sonno e notai che i carboni ardenti avvolti in taffettà bianco giacevano ai miei piedi; li afferrai subito con gioia, pregai con diligenza e invocai Dio, studiai e lavorai giorno e notte e nel frattempo pensavo ai detti grandi ed eccellenti del Filosofo che dice: Ignis et Azoth tibi sufficiunt. Su ciò Esdra dice nel suo quarto libro: E mi diede una coppa che era ricolma di fuoco, e la sua forma era di fuoco, e quando io lo bevvi crebbe in me la saggezza: e Dio mi diede la quinta ragione e il pio spirito era mantenuto nella memoria e la mia bocca aperta e nuovamente chiusa e, passate quaranta notti furono pronti 204 libri, dei quali 70 soltanto per i più sapienti, ed essi erano degni di essere letti e scritti su del legno duro. E procedetti quindi in silentio et spe come la vecchia donna mi aveva rivelato in sogno, finche secondo la predizione di Salomone dopo un lungo tempo la mia ragione diventò argento e la mia memoria oro. Ma secondo le istruzioni e l’insegnamento della vecchia donna io rinchiusi in modo adatto e del tutto artistico il tesoro di sua figlia e, cioè: gli splendidi e brillanti diamanti lunari e i rubini solari, ambedue i quali erano usciti e furono trovati dallo scrigno e dal paese io udii la voce di Salomone che disse: La mia amata è bianca e rossa, la prima tra diecimila. La sua testa e come l’oro più fine, i suoi capelli sono riccioluti e neri come un corvo, i suoi occhi sono come occhi di colomba presso i corsi d’acqua bagnati con latte e ben posti, le sue guance sono come l’aiuola delle spezie in crescita del farmacista, le sue labbra come rose da cui scende della mirra profumata; le sue mani sono come degli anelli d’oro ornati di turchesi; il suo corpo è come avorio puro ornato di zaffiri. Le sue gambe sono come colonne di marmo, poste

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su piedistalli d’oro: il suo aspetto è come il Libano, eccellente come i cedri, la sua gola è amabile e amabile: questa è la mia amata, questo il mio amico, o figlie di Gerusalemme; voi dovete perciò trattenerla e non lasciarla andare finche l’avrete portata nella casa di sua madre, e nella sua camera. Salomone ebbe detto queste parole, io non seppi come rispondergli, e divenni silenzioso, ma volli tuttavia aprire nuovamente il tesoro riposto, con cui potessi aver pace e rimanere indisturbato. Allora io udii un’altra voce: Ti incarico o figlia di Gerusalemme, per le cerve e le daine dei campi di non disturbare e di non risvegliare il mio amore, finche a lei piaccia poichè essa è un giardino racchiuso, una sorgente chiusa, una fonte sigillata, essa è la vigna di Baal-hamon, e di Engeddi, il giardino di frutti e di spezie, la montagna di mirra, la collina di fumo di incenso, il letto, la lettiga, la corona, l’albero di palma e il melo, il fiore di Sbaron, lo zaffiro, il turchese, il muro, la torre, la difesa, il giardino di delizia, amore di Salomone nella sua concupiscenza: essa è la più cara a sua madre, la sua preferita, ma la sua testa è riempita di rugiada, e i suoi capelli delle gocce della notte.

Attraverso questo discorso e rivelazione io ero così informato che conoscevo il proposito del saggio e non toccai il tesoro riposto finchè per grazia di Dio, il lavoro della nobile natura e quello delle mie stesse mani, l’opera fosse felicemente compiuta.

Poco dopo questo tempo, proprio nel giorno del mese in cui la luna era nuova, avvenne un eclisse del sole, che si manifestò in tutto il suo terrificante potere, all’inizio verde scuro e con alcuni colori mescolati, finché divenne nero come il carbone, oscurò il cielo e la terra e molti ne furono spaventati, ma io ne gioii, pensando alla grande misericordia di Dio, e alla nuova nascita, come Cristo stesso ci indicò, che un seme di grano deve essere gettato nel terreno, affinché vi marcisca, altrimenti non porta frutto. E accadde allora che l’oscurità era ricoperta di nuvole e il sole cominciò a risplendere attraverso, sebbene allo stesso tempo tre parti di esso fossero pesantemente oscurate ed ecco un braccio apparve tra le nubi, e a causa di ciò il mio corpo tremò ed esso teneva nelle sue mani una lettera con quattro sigilli che pendevano da essa e su essi stava scritto: Io sono nera ma bella. O sì, figlie di Gerusalemme, come le tende del Cedro, come il tappeto di Salomone; non guardatemi perché sono così nera, poiché il sole mi ha bruciato, ecc.

Ma appena il fixum agì sullo Humidum, si levò un arcobaleno e io pensai al patto dell’Altissimo e alla fedeltà del mio Ductoris e a ciò che avevo imparato, ed ecco, con l’aiuto dei pianeti e delle stelle fisse, il sole vinse la tenebra e su ogni montagna e valle un’amabile e chiara giornata venne; allora ogni terrore e paura ebbero fine e tutti coloro che videro e vissero questo giorno lodarono il Signore e dissero: l’inverno è passato, e così pure la pioggia, sulla terra appaiono i fiori; il tempo del

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canto degli uccelli e venuto, e la voce della tortora si fa sentire nel nostro paese, l’albero ha fatto crescere i suoi fichi verdi, e le vigne con i teneri grappoli danno un buon odore. Lasciate quindi che ci affrettiamo a prendere le volpi, le piccole volpi che danneggiano le vigne, cosicché possiamo raccogliere i grappoli in tempo e con essi fare e bere il vino, ed essere nutriti al tempo giusto con latte e miele; così che possiamo mangiare ed essere saziati. E, passato il giorno e caduta la notte, l’intero cielo divenne pallido e sorsero le sette stelle con raggi gialli e fecero il loro corso naturale durante la notte, finché al mattino esse furono oscurate dall’apparire della rossa alba del sole. Ed ecco i saggi che abitavano nel paese si alzarono dal sonno, guardarono il cielo e parlarono. Chi è colei che brilla come il mattino, bella come la luna, chiara come il sole, in essa non vi e macchia, poiché il suo splendore è fervente e come una fiamma del Signore, cosicché neppure molta acqua potrebbe estinguere l’amore, né alcun fiume sommergerlo; perciò noi non la abbandoneremo poiché essa e nostra sorella e sebbene essa sia ancora piccola e non ha seni, la porteremo ancora nella casa di sua madre, in una sala trasparente dove è già stata prima, per succhiare dai seni di sua madre. Allora essa avanzerà come una torre di David, costruita con parapetti di difesa su cui appendere migliaia di scudi e molte armi di uomini potenti; e quando si presentò, le figlie la lodarono apertamente e così pure le regine e le concubine; ma io caddi sul mio viso, ringraziai Dio e lodai il suo santo nome.

Epilogus

Ed ora, cari e veri Sapientiae et doctrinae filii, è portato a termine in tutto il suo potere e la sua gloria il grande segreto del saggio e la rivelazione dello Spirito, su cui il Principe e Monarca Teofrasto in Apocalypsi Hermetis, dice: è un singolo Numen, un divino, meraviglioso e santo ufficio, poiché include l’intero mondo in esso e diventerà vero con tutto il resto e supererà veramente gli elementi e le cinque sostanze. Occhio non ha visto, ne orecchio udito, né è entrato nel cuore di alcun uomo come il cielo ha naturalmente incorporato la verità a questo spirito, in esso solo sta la verità, per cui esso fu chiamato la voce della Verità. Al suo potere Adamo e gli altri patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe devono la salute dei loro corpi, la loro lunga vita e che infine perciò prosperarono in grande ricchezza. Con l’aiuto dello Spirito i Filosofi fondarono le sette arti liberali e con ciò guadagnarono la loro ricchezza. Con esso Noè costruì l’arca, Mosè il tabernacolo e Salomone il Tempio e con ciò procurò il vasellame di puro oro, e per la gloria di Dio Salomone lo ornò con molte opere fini e

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compì altre grandi cose. Con esso Esdra ristabilì la Legge e con esso Miriam, la sorella di Mose fu ospitale. E questo Spirito era uguale e comune tra i profeti dello Antico Testamento. Allo stesso modo esso è una medicina ed una cura per tutte le cose, e la rivelazione finale, il segreto più alto e finale della Natura. E’ lo spirito del Signore che ha riempito la sfera del regno terrestre e non si potrebbe comprenderlo né coglierlo senza l’ispirazione segreta della grazia dello Spirito Santo e senza un insegnamento segreto. Perché il mondo intero lo desidera a causa dei suoi grandi poteri, che non possono essere apprezzati sufficientemente dagli uomini, e che i santi hanno ricercato dall’inizio del mondo e che hanno fervidamente desiderato vedere. Parche questo Spirito va nei sette pianeti, innalza le nubi, disperde le nebbie, dà luce e tutte le cose, trasforma tutto in oro ed argento, dà salute ed abbondanza, tesori, purifica dalla lebbra, cura l’idropisia e la gotta, rischiara il viso, allunga la vita, dà forza a coloro che sono tristi, dà la salute agli ammalati e a tutti coloro che sono afflitti, si, esso è il segreto di tutti i segreti, la cosa nascosta fra tutte le cose nascoste, e la salute e la medicina di ogni cosa. Allo stesso modo è un sapere appassionato, una cosa amabile tra tutte le cose che si trovano sotto il cerchio della luna, con cui la Natura è rafforzata e il cuore con tutte le membra rinnovati, la fiorente giovinezza mantenuta l’invecchiamento tenuto lontano, la debolezza distrutta e l’intero mondo rinnovato, ed è e rimane di natura ineffabile, di potere infinito e un’invincibile forza e gloria.

Ed è pure questo Spirito uno spirito scelto al di sopra di tutte le altre cose o spiriti celesti, che dà salute, fortuna, gioia, pace, amore, espelle ogni male, distrugge la povertà e la miseria e fa sì che uno non possa ne parlare ne pensar male; esso dà agli uomini quello, che essi desiderano in fondo ai loro cuori, ai buoni onore e lunga vita, ma eterna punizione a coloro che fanno il male facendone un uso improprio. All’Altissimo e Onnipotente Iddio che ha creato quest’arte e che si e compiaciuto di rivelare a me questa conoscenza, uomo miserabile e peccatore; attraverso una promessa e un voto veritiero, a Lui sia lode, onore e gloria e grazie con una preghiera interamente umile e fervente che Egli voglia dirigere il mio cuore, la mia mente e i sensi attraverso il suo Santo Spirito; facendo sì che io non parli a nessuno di questo segreto; tanto meno che io lo comunichi a qualcuno che non teme Dio, né che io lo riveli a qualsiasi altra creatura; per non venir meno al mio voto e giuramento, e spezzi il mio sigillo celeste e ,diventi così un fratello spergiuro dell’Aurea Crucis, e offenda profondamente la Divina Maestà e commetta così, coscientemente, un immenso imperdonabile peccato contro lo Spirito Santo. Possa perciò Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, la benedettissima Trinità, misericordiosamente preservarmi e costantemente proteggermi.

Amen . Amen . Amen .

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Adrian von Mynsicht (1603 – 1638) è stato un alchimista tedesco.

Medico del Duca Adolph Friedrick di Mecklenburg è considerato lo scopritore del tartaro emetico 22, conte palatino e poeta laureato. Aveva una passione per i mutamenti di nome, quando si laureò in medicina lo fece col nome di Tribudenius. Scrisse varie opere mediche tra cui il "Thesaurus et Armamentarium Medico-Chymicum" pubblicato per la prima volta ad Amburgo nel 1631 con cui si pubblicò in appendice l'Aureo Secolo. Suoi sono alcuni simboli incisi presenti sulla porta magica a Roma unico resto della famosa Villa del Marchese Palombara e possono essere facilmente rintracciati tra le illustrazioni dei libri di alchimia e filosofia esoterica che circolavano nella seconda metà del Seicento e che presumibilmente erano in possesso dei frequentatori del circolo di Villa Palombara. In particolare il disegno sul frontone, con i due triangoli sovrapposti e le iscrizioni in latino, compare quasi esattamente uguale sul frontespizio del libro "Aureum Seculum Redivivum" di Henricus Madatanus (anagramma di Adrian von Mynsicht, 1603-1638).

Porta Alchemica

La ricostruzione della "Porta Alchemica" o "Porta Magica" nei giardini di Piazza Vittorio

La Porta Alchemica, detta anche Porta Magica o Porta Ermetica o Porta dei Cieli, è un monumento edificato tra il 1655 e il 1680 da Massimiliano Palombara marchese di Pietraforte (1614-1680) nella sua residenza, villa Palombara, sita nella campagna orientale di Roma sul colle Esquilino nella posizione quasi corrispondente all'odierna piazza Vittorio, dove oggi è stata collocata. La Porta Alchemica è l'unica sopravvissuta delle cinque porte di villa Palombara. Sull'arco della porta perduta sul lato opposto vi era un'iscrizione che permette di datarla al 1680; inoltre vi erano altre quattro iscrizioni perdute sui muri della palazzina all'interno della villa.

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Gli alchimisti di Palazzo Riario

Vista frontale della porta fiancheggiata da due statue del dio egizio Bes

L'interesse del marchese Palombara per l'alchimia nacque probabilmente per la sua frequentazione sin dal 1656, della corte romana della regina Cristina di Svezia, a Palazzo Riario (oggi Palazzo Corsini) sulle pendici del colle Gianicolo oggi sede dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Dopo che la regina si convertì al cattolicesimo, abdicò al trono di Svezia e passò gran parte del resto della sua vita esule a Roma, dal 1655 fino alla sua morte avvenuta nel 1689.

Cristina di Svezia era un'appassionata cultrice di alchimia e di scienza (fu istruita da Cartesio) e possedeva un avanzato laboratorio gestito dall'alchimista Pietro Antonio Bandiera. In Palazzo Riario nacque un'accademia a cui si collegano i nomi di personaggi illustri del Seicento come il medico esoterista Giuseppe Francesco Borri, di nobile famiglia milanese, l'astronomo Giovanni Cassini, l'alchimista Francesco Maria Santinelli, l'erudito Athanasius Kircher. Il marchese Palombara dedicò a Cristina di Svezia il suo poema rosicruciano La Bugia redatto nel 1656, e secondo una leggenda la stessa Porta Alchemica sarebbe stata edificata nel 1680 come celebrazione di una riuscita trasmutazione avvenuta nel laboratorio di Palazzo Riario.

La leggenda

La Porta Magica

Secondo la leggenda, trasmessaci nel 1802 dall'erudito Francesco Girolamo Cancellieri, uno stibeum pellegrino fu ospitato nella villa per una notte. Il "pellegrino", identificabile con

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l'alchimista Francesco Giuseppe Borri, dimorò per una notte nei giardini della villa alla ricerca di una misteriosa erba capace di produrre l'oro, il mattino seguente fu visto scomparire per sempre attraverso la porta, ma lasciò dietro alcune pagliuzze d'oro frutto di una riuscita trasmutazione alchemica, e una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici che doveva contenere il segreto della pietra filosofale.

Il marchese fece incidere, sulle cinque porte di villa Palombara e sui muri della magione, il contenuto del manoscritto coi simboli e gli enigmi, nella speranza che un giorno qualcuno fosse riuscito a decifrarli. Forse l'enigmatica carta potrebbe riferirsi, per concordanze storiche e geografiche e per il passaggio tra le mani di alcuni appartenenti al circolo alchemico di villa Palombara, al misterioso manoscritto Voynich, che faceva parte della collezione di testi alchemici appartenuti al re Rodolfo II di Boemia e donati da Cristina di Svezia al suo libraio Isaac Vossius, e finì nelle mani dell'erudito Athanasius Kircher, uno degli insegnanti del Borri nella scuola gesuitica.

La storia

Il Borri nel 1659 fu accusato dalla Santa Inquisizione di eresia e veneficio. Datosi alla fuga, dopo una vita avventurosa passata in varie città d'Europa dove esercitò la professione medica, fu arrestato e restò recluso a Roma nelle carceri di Castel Sant'Angelo tra il 1671 e il 1677. Quando gli fu concesso il regime della semilibertà dal 1678, riprese a frequentare il suo vecchio amico Massimiliano Palombara (1614-1685) che lo ospitò nella sua villa negli anni successivi fino alla sua morte avvenuta nel 1680. Tra gli anni 1678 e 1680 Borri e Palombara fecero le iscrizioni enigmatiche, e di certo si sa che almeno una scritta della villa (quella sopra l'arco della porta in via Merulana) risale al 1680.

Il Borri fu di nuovo recluso a Castel Sant'Angelo dal 1691 dove sarebbe morto nel 1695; eppure a soli tre anni dopo questa data risalirebbe la nascita presunta di uno dei più misteriosi personaggi del settecento: il Conte di San Germano, un leggendario alchimista che avrebbe trovato il segreto dell'elisir di lunga vita, e la cui esistenza si sovrappone in parte con quelle del mago Cagliostro che a sua volta dichiarava di essere vissuto due secoli. Il confronto tra i ritratti di Francesco Giuseppe Borri e del Conte di San Germano, pur separati da almeno un secolo, mostrano secondo alcuni lineamenti compatibili con quelli della stessa persona.

I simboli

L'architrave

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Il lato sinistro

Il lato destro

Il basamento

I simboli incisi sulla porta alchemica possono essere rintracciati tra le illustrazioni dei libri di alchimia e filosofia esoterica che circolavano verso la seconda metà del Seicento, e che presumibilmente erano in possesso del marchese Palombara.

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In particolare il disegno sul frontone della Porta Alchemica, con i due triangoli sovrapposti e le iscrizioni in latino, compare quasi esattamente uguale sul frontespizio del libro allegorico/alchemico Aureum Seculum Redivivum di Henricus Madatanus (pseudonimo di Adrian von Mynsicht, 1603-1638). Il frontespizio dell'edizione originale del 1621 è molto diverso: infatti il disegno a cui si ispirò il Palombara compare esattamente solo nell'edizione postuma del 1677.

Sul frontone della porta alchemica è rappresentato in una patacca il sigillo di Salomone circoscritto da un cerchio con iscrizioni in latino, con la punta superiore occupata da una croce collegata ad un cerchio interno e la punta inferiore dell'esagramma occupata da un oculus: il simbolo alchemico del sole e dell'oro. Il fregio rappresenta un simbolo della setta dei Rosa Croce riportato in molti testi del Seicento e compare forse per la prima volta sul frontespizio del libro Aureum Seculum Redivivum.

Il triangolo con l'oculus è molto simile ad un analogo simbolo di una piramide con la punta occhiuta, che compare sulle banconote statunitensi da un dollaro, fra l'altro accompagnato da una scritta in latino Novus Ordo Seclorum che richiama la scritta sul frontone Aureum Seculum Redivivum. La specifica piramide usata nel simbolo americano è tratta dalla Pyramidographia, un volume pubblicato nel 1646 a Londra da John Greaves (1602-1652) dopo un viaggio in Egitto, e pertanto è ipotizzabile un'ispirazione comune dall'immagine in questo testo sia del frontespizio del libro Aureum Seculum Redivivum, come anche del simbolo che compare sulla banconota statunitense. Tale simbologia fu adottata dalla setta degli Illuminati di Baviera, che nacque circa cento anni dopo la pubblicazione del testo esoterico in Germania del 1677. Sia la setta degli Illuminati sia la simbologia della banconota da un dollaro alimentano tutta una corrente di ipotesi sulla teoria del complotto.

I simboli alchemici lungo gli stipiti della porta seguono la sequenza dei pianeti associati ai corrispondenti metalli: Saturno-piombo, Giove-stagno, Marte-ferro, Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio. Tale sequenza viene forse ripresa dal testo Commentatio de Pharmaco Catholico pubblicati nel Chymica Vannus del 1666. Ad ogni pianeta viene associato un motto ermetico, seguendo il percorso dal basso in alto a destra, per scendere dall'alto in basso a sinistra, secondo la direzione indicata dal motto in ebraico Ruach Elohim. La porta si deve quindi leggere come il monumento che segna il passaggio storico del rovesciamento dei simboli del cristianesimo verso il nuovo modello spirituale che si stava sviluppando nel Seicento.

Le epigrafi

Epigrafi scomparse della villa

VILLAE IANUAM TRANANDO RECLUDENS IÀSON OBTINET LOCUPLES VELLUS MEDEAE. 1680

Oltrepassando la porta di questa villa, lo scopritore Giasone (cioè il pellegrino alchimista) ottiene vello di Medea (oro) In gran copia 1680.

AQUA A QUA HORTI IRRIGANTUR NON EST AQUA A QUA HORTI ALUNTUR

L'acqua con la quale i giardini sono annaffiati non è acqua dalla quale sono alimentati.

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CUM SOLO SOPHORUM LAPIS NON SALE ET DATUR SOLE SILE LUPIS

Accontentati (sile) del solo sale (cioè del sapere) e del sole (cioè della ragione).

QUI POTENTI HODIE PECUNIA NATURAE ARCANA EMITUR SPURIA REVELAT NOBILITAS SED MORTEM NON LEGITIMA QUAERIT SAPIENTIA

Colui che svela gli arcani della natura al potente (alla persona influente) cerca da se stesso la morte.

HOC IN RUBE, CAELI RORE, FUSIS AEQUIS, PHYSIS AQUIS,

SOLUM FRACTUM, REDDIT FRUCTUM, DUM CUM SALE NITRI,

AC SOLE, SURGUNT FUMI SPARSI FIMI. ISTUD NEMUS, PARVUS

NUMUS, TENET FORMA SEMPER FIRMA, DUM SUNT ORTAE SINE

ARTE VITES, PYRA, ET POMA PURA. HABENS LACUM, PROPE,

LUCUM, UBI LUPUS NON, SED LUPUS SEPE LUDIT; DUM NON

LAEDIT MITES OVES, ATQUE AVES; CANIS CUSTOS INTER

CASTOS AGNOS FERAS MITTIT FORAS, ET EST AEGRI HUJUS

AGRI AER SOLUS VERA li SALUS, REPLENS HERBIS VIAS URBIS.

SULCI SATI DANT PRO SITI SCYPHOS VINI. [2] INTROVENI,

VIR NON VANUS. EXTRA VENUS. VOBIS, FURES, CLANDO FORES.

LABE LOTUS, BIBAS LAETUS MERI MARE, BACCHI MORE. INTER

UVAS, Sl VIS, OVAS, ET QUOD CUPIS, GRATIS CAPIS. TIBI PARO,

CORDE PURO, QUICQUID PUTAS, A ME PETAS. DANT HIC APES

CLARAS OPES DULCIS MELLIS, SEMPER MOLLIS. HIC IN SILVAE

UMBRA SALVE TU, QUI LUGES, NUNC SI LEGES NOTAS ISTAS,

STANS HIC AESTAS, VERA MISTA; FRONTE MOESTA NUNQUAM

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FLERES, INTER FLORES SI MANERES, NEC MANARES INTER FLETUS,

DUM HIC FLATUS AURAE SPIRANT, UNDE SPERANT MESTAE

MENTES INTER MONTES, INTER COLLES, INTER GALLES, ET IN

VALLE HUJUS VILLAE, UBI VALLUS CLAUDIT VELLUS. [3] BONUM

OMEN, SEMPER AMEN ETIAM PETRAE DUM A PUTRE SURGUNT

PATRE, ITA NOTAS, HIC VIX NATUS, IN HAC PORTA, LUTO

PARTA, TEMPUS RIDET, BREVI RODET.

In questa villa dalla rugiada celeste, dai piani arati e dalle acque correnti, il suolo dissodato dà frutto; mentre che, nel salnitro e pel sole, dallo sparso letame s'alza fumo. Questo bosco, di poca entità, conserva sempre identico il suo aspetto; mentre sono nati spontaneamente i tralci delle viti, i peri e i meli sinceri. Vicino al lago v'è un boschetto, dove spesso scherza non già il lupo, ma la lepre; scherza senza offendere le miti pecorelle e gli uccelletti. Il cane custode de' casti agnelli, mette in fuga le fiere; e la sola aria di questa campagna ridà la salute all'infermo. Questa tenuta riempie d'erbaggi le vie della città. I solchi coltivati danno, per la sete, coppe di vino. Entra, uomo modesto! Che Venere stia lontana! A voi, ladri, chiudo le porte. Bevi allegramente, a profusione, vino puro, a mo' di Bacco. Gioisci (a stare) tra i vigneti e prendi liberamente ciò che più ti aggrada. A te preparo schiettamente quanto mi chiedi. Qui le api producono a dovizia dolce miele, sempre tenero. Salute a te, che piangi all'ombra della selva! Ora, se tu comprendessi questo, che qui l'estate è mista alla primavera, non piangeresti mestamente. Se tu restassi qui, in mezzo ai fiori, non staresti a piangere, perché qui spira l'effluvio dell'aria. Perciò le anime melanconiche sperano tra i monti, tra i colli, tra i sentieri e nella valle di questa villa, dove l'ovile recinge le pecore. Ti faccio buon augurio: che sia sempre così! Ma tu, appena ti sarai levato, segna qui, su questa [soglia di] porta, che il fango (la malta) ha generata [la porta del casino], - perché le pietre (i minerali) nascono dalla putrefazione, - che il tempo scherza noncurantemente, ma che in brev'ora tutto distrugge.

Epigrafi sul rosone

TRIA SUNT MIRABILIA DEUS ET HOMO MATER ET VIRGO TRINUS ET UNUS

Tre son le cose mirabili: Dio e uomo, Madre e vergine, trino e uno.

CENTRUM IN TRIGONO CENTRI

Il centro (è) nel trigono del centro.

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Epigrafi sull'architrave

אלהים רוח

(RUACH ELOHIM) Spirito divino

HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS DELICIAS NON GUSTASSET IASON

Il drago esperio custodisce l'ingresso del magico giardino e, senza (la volontà di) Ercole, Giasone non potrebbe gustare le delizie della Colchide.

Epigrafi sulla soglia

SI SEDES NON IS

Il motto può essere letto da sinistra a destra (Se siedi non vai) e da destra a sinistra (Se non siedi vai).

EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO

È opera occulta del vero saggio aprire la terra, affinché germogli la salvezza per il popolo.

Epigrafi sullo stipite della porta

FILIUS NOSTER MORTUUS VIVIT REX AB IGNE REDIT ET CONIUGIO GAUDET OCCULTO

Nostro figlio, morto, vive, torna re dal fuoco e gode del matrimonio occulto.

SI FECERIS VOLARE TERRAM SUPER CAPUT TUUM EIUS PENNIS AQUAS TORRENTIUM CONVERTES IN PETRAM

Se avrai fatto volare la terra al di sopra della tua testa con le sue penne tramuterai in pietra le acque dei torrenti.

DIAMETER SPHERAE THAU CIRCULI CRUX ORBIS NON ORBIS PROSUNT

Il diametro della sfera, il tau del circolo, la croce del globo non giovano ai ciechi.

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QUANDO IN TUA DOMO NIGRI CORVI PARTURIENT ALBAS COLUMBAS TUNC VOCABERIS SAPIENS

Quando nella tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe, allora sarai chiamato sapiente.

QUI SCIT COMBURERE AQUA ET LAVARE IGNE FACIT DE TERRA CAELUM ET DE CAELO TERRAM PRETIOSAM

Chi sa bruciare con l'acqua e lavare col fuoco, fa della terra cielo e del cielo terra preziosa.

AZOT ET IGNIS DEALBANDO LATONAM VENIET SINE VESTE DIANA

Azoto e Fuoco: sbiancando Latona, verrà Diana senza veste

La posizione originaria

Oggi si può ammirare la Porta Alchemica nell'angolo settentrionale dei giardini all'interno di piazza Vittorio Emanuele II. La sua posizione originaria si trovava a circa cinquanta metri verso l'incrocio di via Carlo Alberto con via di San Vito, lungo un muro perimetrale che fronteggiava la Strada Felice, con villa Palombara situata tra le antiche Strada Felice e Strada Gregoriana (l'attuale via Merulana). La Strada Felice era un rettilineo fatto costruire da papa Sisto V nel 1588, partiva da Trinità dei Monti passava per Santa Maria Maggiore e proseguiva fino a piazza Santa Croce in Gerusalemme.

Nel 1873 la Porta Magica fu smontata e ricostruita nel 1888 all'interno dei giardini di piazza Vittorio, su un vecchio muro perimetrale della chiesa di Sant'Eusebio, e accanto furono aggiunte due statue del dio Bes, che si trovavano in origine nei giardini del Palazzo del Quirinale.