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Nicolò Barbato Voi dovete condannare: noi siamo gli elementi distruttori di istituzioni per voi sacre * II processo ai capi d"i Fasci dei lavoratori siciliani accusati di aver provocato c guidato il moto insurrezionale che sconvolse l'isola sulla fine del 1893 e l'inizio del 1894, si svolse a Palermo nell'aprile di quello stesso anno. Imputati erano Giuseppe De Fe- lice-Giuffrida di Colonia, Nicola Barbato di Piana dei Greci, Ber- nardino Verro di Catania, Garibaldi Bosco, Giuseppe p etrina ecc. Essi erano accusati di atti di delinquenza comune contro la proprietà e di aver Armato a Bisacquino un trattato che regolava la cessione della Sicilia alla Francia. Le condanne furono gravissime: De Felice fu condannato a 22 anni di reclusione. Barbato e Verro a 14, Bosco, Montalto e Petri- ii p a 10 anni. Poiché è venuto il mio turno, prima di svolgere la mia breve difesa, sento il bisogno di protestare in nome degli 1- deali umani contro le paroTe ingiuste pronunziate sugli a- narchici dall'avv. Montalto, nell'interesse della propria li- bertà. Anch'io ho bisogno della libertà, affinché non muoia di fame la mia povera famiglia; anch'io nei giornali fui ca- lunniato da giovinastri che si chiamano anarchici: ma né 1 supremi bisogni, né i risentimenti devono offuscare lo spirito d'un vero socialista al punto da fargli dimenticare che ab- biamo compagni nella sventura anarchici sinceri e che la concezione anarchica, racchiude una parte di quell'ideale, che il socialismo si sforza di rappresentare con varie formu- le e di raggiungere con diversi mezzi. La mia fede politico-sociale è registrata nella lettera che * Giornale di Sicilia. Palermo, 16-17 aprila 1394. 65

Autodifesa Di Nicola Barbato

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Nicolò Barbato Voi dovete condannare: noi s i amo gli elementi

distruttori di istituzioni per voi sacre * II processo ai capi d"i Fasci dei lavoratori siciliani accusati di aver provocato c guidato il moto insurrezionale che sconvolse l'isola sulla fine del 1893 e l'inizio del 1894, si svolse a Palermo nell'aprile di quello stesso anno. Imputati erano Giuseppe De Fe-lice-Giuffrida di Colonia, Nicola Barbato di Piana dei Greci, Ber-nardino Verro di Catania, Garibaldi Bosco, Giuseppe p etrina ecc. Essi erano accusati di atti di delinquenza comune contro la proprietà e di aver Armato a Bisacquino un trattato che regolava la cessione della Sicilia alla Francia. Le condanne furono gravissime: De Felice fu condannato a 22 anni di reclusione. Barbato e Verro a 14, Bosco, Montalto e Petri-ii p a 10 anni.

Poiché è venuto il mio turno, prima di svolgere la mia breve difesa, sento il bisogno di protestare in nome degli 1-deali umani contro le paroTe ingiuste pronunziate sugli a-narchici dall'avv. Montalto, nell'interesse della propria li-bertà. Anch'io ho bisogno della libertà, affinché non muoia di fame la mia povera famiglia; anch'io nei giornali fui ca-lunniato da giovinastri che si chiamano anarchici: ma né 1 supremi bisogni, né i r isentimenti devono offuscare lo spirito d'un vero socialista al punto da fargli dimenticare che ab-biamo compagni nella sventura anarchici sinceri e che la concezione anarchica, racchiude una parte di quell'ideale, che il socialismo si sforza di rappresentare con varie formu-le e di raggiungere con diversi mezzi.

La mia fede politico-sociale è registrata nella lettera che

* Giornale di Sicilia. Palermo, 16-17 aprila 1394.

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avevo indirizzato al prof. Lombroso e che fu let t i in que-st'aula: ma al di sopra della fede formulata e codificata vi sono i combattenti, che, sotto bandiere un po' diverse dalla mia, lottano eroicamente nell ' interesse della umanità, e a cui io, pur non conoscendoli che di nome, mi onoro di strin-gere la mano con affetto f ra te rno in un momento, in cui le galere del mondo civile minacciano di inghiottirli disono-randoli.

È luogo questo di pensare a distinzione di scuole, e ana-temizzare i fratelli anarchici, mentre la reazione imperversa e tenta di sopprimere e disonorare noi e loro?

Abbiti la mia parola di pace e di solidarietà, o pericolo-sissimo e scomunicato Guli e valgano i comuni dolori a uni-re i militi sinceri delle varie scuole del socialismo.

Ed ora andiamo alla difesa; poiché il rito o il bisogno lo vuole, unirò pure la mia debole parola e quella dei miei com-pagni, per tentare di distruggere le accuse che pendono sul-le nostre teste. La splendida dimostrazione giuridica della nostra innocenza, fa t ta dal compagno e amico De Felice, da-rebbe a noi il diritto di non prendere piti in esame il tiro-cesso; si dovrebbe at tendere e con la massima serenità la sentenza. Ma le ombre dei poveri morti della Sicilia turbano ancora il sonno dell'Italia e, fors'anche. dell 'intero mondo civile, e impongono a ognuno dì noi l'obbligo di sforzarsi a mettere in evidenza le prove della propria integrità morale, nascoste in un grosso zibaldone di carta sporca con raffina-tezza inquisitoriale. Nella vita ordinaria vi sono casi, in cui l 'incoerenza giuridica non dice nulla intorno all 'integrità mo-rale dell 'imputato, anzi non rare volte svela purtroppo l'ini-quità dei giudici che colpiscono con predilezione i vinti, e l 'arte profonda dei più vili delinquenti a danneggiare impu-nemente il proprio simile, sotto l 'usbergo delle insegne del-la classe dominante. Nel caso nostro l'incoerenza giuridica suppone per sé stessa l ' integrità morale, molto pili quando

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la statistica ha in certo modo dimostrato l'influenza mora-lizzatrice dei Fasci. Ma la specialità del caso rende utile e necessario ogni piccolo sforzo, che tende a mettere sotto lu-ce meridiana la nostra condotta. I gaudenti sentono dalle profondità misteriose della storia salir su un coro di voci poderose, che reclamano diritti, e le credono selvaggie, preu-mane, anelanti lo sfacelo sociale e il caos. Noi socialisti nel-la fede cieca, che fa sollevare le plebi col talismano dei ri-tratt i dei Sovrani, scorgiamo un pericolo per l'evoluzione, temiamo che il feticismo sia di ostacolo al cammino dell'i-deale.

La severa ragione sarebbe sufficiente a tranquillizzare tutti, se le nostre passioni d'ogni giorno non la indebolisse-ro deformandola sconciamente. Essa, l 'austera Dea, insegne-rebbe al gaudente che il suo benessere aumenterà sempre più, a misura che le masse s'innalzano e tendono a diventare umane, e che le esplosioni venenti dall'incosciente-collettivo sono indipendenti da ogni sobillazione; al socialista insegne-rebbe che soltanto le buone condizioni della vita, cioè l'aria, il buon nutr imento e il lavoro non esauriente, possano ren-dere efficace tut to ciò che si esprime con la parola educazio-ne, e mettere in un'al tra via la funzione psichica che ha creato e continua a creare il feticcio e le tirannidi. Ma, at-traverso il velo funebre elei morti di Giardinello, di Lercara, di Pietrapersia, di Gibellina, di Marineo e di S. Caterina Vil-larmosa, la percezione dei rapporti di causalità, viene pro-fondamente alterata, e, malgrado la nostra innocenza giuri-dica, la condanna sarà inevitabile, se i nostri giudici non avranno la rara ed eroica att i tudine di dimenticare sé stes-si, t rasportandosi con l ' immaginazione in un 'al t ra società, dove le passioni umane, pur continuando a funzionare, a-vranno diverso contenuto.

Nel giudizio che si darà in quest'aula avrà certo grande importanza la lealtà del soldato, e noi appunto per questa

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lealtà ci troviamo contenti che la nostra sorte è stata affida-ta al tr ibunale militare. Ma disgraziatamente la psicologia insegna che i nostri giudizi, specialmente nei fa t t i umani, derivano in massima parte dall'incosciente. Mentre voi, o Signori del Tribunale, studiate col massimo scrupolo tut t i i particolari più minuti del processo per potere giudicare e-quamente, quella par te del vostro spirito che non arriva al-la coscienza, ma che pur vive rigogliosa in ogni uomo, farà come il diavolo: s ' insinuerà tra le fila del vostro ragiona-mento, e, senza che voi ve ne accorgiate, darà gran peso a quella parte che, in noi, a uno sguardo superficiale, rappre-senta la negazione assoluta di tut to ciò che è bello e sacro, non solo per voi, ma anche per noi.

La patria e la famiglia sono oggetti sacri per tutti ; ma siccome, voi, con molta probabilità, le r i tenete una specie immutabile, sarà facile a quel diavolo, che si chiama inco-sciente, farvi credere che noi vogliamo distruggerle, mentre vogliamo trasformarle. Noi vogliamo distruggere la patria c la famiglia di oggi, con quegli stessi intendimenti e diritti, con cui tut t i i rivoluzionari, che la borghesia annovera tra i propri mar t i r i umani e divini, vollero distruggere la patria e la famiglia greca e romana, che anche noi, iconoclasti im-penitenti, ammiriamo attraverso le pagine immortali degli scrittori di quelle due grandi razze, e le ri teniamo anello sa-cro e glorioso dell'evoluzione della specie umana.

Potrà il vostro spirito dimenticare per un momento le forme dell'ideale, alle quali è abituato, e vedere in noi non solo la parte negativa, ma anche quella positiva delle nuove forme dell'ideale, che la storia va inesorabilmente tessendo?

La vostra sentenza darà la risposta all 'interrogazione, che io vi rivolgo con la massima ansia. Se potete affermare di avere trovato le colonne d'Ercole del progresso umano, scagliate serenamente la vostra pietra sulle nostre teste.

Nell'atto di accusa si rileva che la rivoluzione dovette

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colpire n mio rianno la fantasia dei magistrati ordinari!. È quindi necessario che io mi fermi un po' sul modo co-

me la scienza concepisce oggi la rivoluzioni'. I primi tentativi di una storia scientifica della terra so-

no assai recenti. Fino al grande Couvier si andava a tento-ni, r iunendo le modalità superficiali di fenomeni per stabili-re le dottrine geologiche e biologiche; e parve che coteste dottrine avessero raggiunto l'apice della perfezione, quando mercé l'opera di un'intera generazione di scienziati, ma spe-cialmente mercé quella di Couvier si potè affermare che la storia della terra era composta di parecchie rivoluzioni vio-lente, ognuna delle quali improvvisamente veniva a distrug-gere le forme animali e vegetali della vita del passato, per dar luogo a nuove forme animali e vegetali con singoli atti di creazione. Ma poco dopo Lezel dimostrò che erano fanta-stiche le rivoluzioni di Couvier; e la geologia ha oramai as-sodato assiomaticamente che la storia della terra è una len-ta trasformazione graduale, che si rende soltanto sensibile a distanze di migliaia di secoli.

La stessa sorte è toccata ai tentativi di una storia scien-tifica della specie umana.

Quantunque questi tentativi non abbiano ancora ''ag-giunto la perfezione di quelli della storia geologica, vi sono già nelle nostre mani dati sufficienti per poter affermare che la storia della specie umana è una lenta trasformazione, che dal lato psichico si rende sensibile a distanze molto inferio-ri a ciucile della storia geologica. Però la parola rivoluzione è conservata ed è giusto che si conservi nella storia umana, per caratterizzare i vari periodi storici secondo le varie for-me del pensiero e del sentimento corrispondenti ad ognuno di essi. Le insurrezioni armate non sono altro che episodi dolorosi e necessari della evoluzione umana, o meglio uno dei tanti mezzi, di cui essa si serve più inconsciamente che coscientemente per distaccare dal proprio organismo le parti .

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To, milite oscuro del socialismo, mi onoro di appartene-re alla falange dei rivoluzionari, cioè non credo che il feno-meno delle insurrezioni a mano armala possa evitarsi nella più grande e più umana delle rivoluzioni della mia specie. Qui è il punto principale che divide me da Montalto, Bosco, Petr ina e Verro: essi credono che la rivoluzione socialista si compirà senza insurrezioni armate. Secondo me le distruzio-ni violente spariranno quando comincerà ad esistere l'uma-nità. L 'umani tà non è esistita mai e non esiste ancora: vi sono stati degli individui umani, cioè uomini che in tut to o nella massima parte degli atti della loro vita, hanno mostra-to di avere sentimenti altruistici solidamente organizzati: ma l 'umanità, come ente collettivo, incomincerà ad esistere il giorno, in cui l 'uomo non sarà più costretto dai bisogni della propria conservazione a fare una lotta da lupi col pro-prio vicino. Ammesso anche che la maggior parte degli indi-vidui delle nazioni civili sia oggi disposta per eredità e per educazione a vivere umanamente , bisogna pure che essa si adatti a vivere bestialmente, né pili né meno come l 'altra parte che non vi è disposta, se non vuole esporsi al pericolo di cadere t ra i vinti e gli affamati; bisogna pure che ognuno di noi si adatti a levare il pane dalla bocca altrui senza pie-tà. Con le attuali organizzazioni sociali, sono destinate a pe-rire quelle nazioni e quegl'indrvidui, che non si sforzano col permesso dei codici, di rapire qualche cosa alle altre nazioni e agli altri individui. Questa vecchia verità è stata già rico-nosciuta da non pochi conservatori; ma essi, confondendo la biologia con la sociologia e applicando male le leggi darvi-niane, finiscono sempre col concludere che la lotta per la vita è legge naturale, che ha dominato e dominerà perenne-mente t ra nazione e nazione e t ra individuo e individuo del-la stessa nazione.

Noi rivoluzionari, noi socialisti, invece, basandoci sulla storia e sulla sociologia, crediamo che verrà giorno in cui

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Yuomo non sarà piti costretto dai bisogni della propria esi-at^n'/.a ad armarsi di fucili, di cannoni e di rollici per fare il ladro col cosidetto straniero, col proprio concittadino e non rare volte coi genitori, coi fratelli e con le sorelle.

Saremo degli utopisti: ma non dimenticate che la bestia uomo si è distaccata dalle bestie ed è giunta al punto in cui è per vi r tù di utopie, le quali, prima di realizzarsi desta-rono disprezzi, ire, odi e persecuzioni contro i poveri sogna-tori. E la storia è da un pezzo che va preparando la realiz-zazione alla phì bella delle utopie del cervello umano: il gior-no, in cui nei codici si affermò che nell ' interesse pubblico si può levare la proprietà privata al cittadino indenizzandolo con moneta, si fece un vero atto di socialismo incosciente; un altro atto di socialismo incosciente può chiamarsi il ser-vizio militare obbligatorio p e r tut t i gli uomini robusti, men-tre i deboli e le donne ne vanno esenti, pur usufruendone là dove il servizio militare è vantaggioso, e tanti altri esempi si potrebbero citare di socialismo incosciente.

La ripetizione di simili atti e un gruppo complesso di fattori, che non è qui il luogo di esaminare, hanno prodotto la coscienza socialista, che oggi non è più un sogno, ma la visione netta di una tendenza sorta da lungo tempo nelle so-cietà umane e arrivata a tale grado di sviluppo da farci spe-rare che non è lontana l'epoca in cui avremo le prime orga-nizzazioni coscientemente socialistiche.

Qui ripeto ciò che dichiarai nel mio interrogatorio: da socialista ho tentato di contribuire alla più umana, alla vera-mente umana delle rivoluzioni con tut t i i mezzi che ho cre-duto necessari e che il codice della borghesia permette a tut-ti i cittadini italiani. T mezzi che il codice chiama reati, non li ho adoperati, non già perché li rigetti a priori, in sé, ma per la semplicissima ragione che ritengo non essere ancora arrivato il tempo, nel quale simili mezzi saranno utili e do-lorosamente necessari. E credo, forse a torto, che, se noi so-

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cialìsti, lasciandoci vìncere dai gemiti dei milioni che m u / iono di fame, ci fossimo decisi alla insurrezione armata,/a-vremmo messo la rivoluzione, per un certo tempo, al servi-zio del dispotismo monarchico e del dispotismo borghese con una delle tante repubbliche più o meno panamiste. /

Entr iamo nell 'esame del processo paragonato a certi pro-cedimenti fossili dello spirito che rivivono in alcuni turba-menti psichici degli individui e delle nazioni.

Noi abbiamo la ferma convinzione che verrà l'epoca in cui non vi sarà più la lotta fratricida; noi socialisti, noi ri-voluzionari, saremo accusati di utopia. Ma pensate che a forza di utopie la bestia uomo si è intel let tualmente svilup-pata, è per queste utopie che intel let tualmente possiamo af-fermarci uomini; La nostra è un'utopia? Io ritengo sia una di quelle utopie che hanno sempre mandato innanzi la be-stia uomo. Il collettivismo che vuole? L'espropriazione della proprietà privata per il bene di tutt i . Pare un'utopia? Ma il servizio militare come è regolato? Sono costretti al servizio 1 giovani: ne vengono esclusi i vecchi e i malati. Vuol dire che chi può deve dare una parte di sé per l ' interesse degli altri.

La rivoluzione per raggiungere i nostri ideali non è quella di cui mostrano spaventarsi i magistrati . Avete inte-so quale dev'essere e quale sarà. Nessuno potrà provocarla; l ' insurrezione armata sarà fatale. Sono dolente che quest'ora dell ' insurrezione armata non sia suonata. Credo anzi che sia ancora molto lontana l'ora. Lo dicevo sempre ai compa-gni. E deplorai che altri avesse creduto giunta quell'ora. E siccome sapevo che l'ora non era arrivata, non cospiravo, e facevo la propaganda a favor della calma, non a favor dei disordini. Può essere reato essere idealmente rivoluziona-rio e non voler oggi la rivoluzione? Dov'è dunque la mia colpabilità? [...].

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I / u l t i m a d i c lua razSone * Incomincio col dire che è impossibile al povero predica-

re l 'amore pel ricco; il povero non vi ascolterebbe. Se il ric-co è contro il povero, è naturale che il povero debba essere contro il ricco. Io non poteva predicare l'amore, perché non sarei stato ascoltato ed avrei quindi lasciato affret tare quello scoppio che io volevo allontanato. Allontanato e non scongiu-rato; perché io ritengo che sia fatale l'esplosione.

Non predicavo amore, dunque; ma non predicavo l'odio. Educavo. Persuadevo dolcemente i lavoratori morenti di fa-me che la colpa non è di alcuno; — è del sistema. Il lavora-tore, se salisse in alto, sarebbe anch'egli un oppressore, dato l 'attuale sistema: — di questo ho voluto persuadere il lavo-ratore. Perciò non ho predicato l'odio agli uomini ma la guer-ra al sistema.

[...] Certo la nostra propaganda è energica; fa rialzare la testa. — I contadini si lasciano crescere i baffi — dice il delegato.

ri vero: essi hanno acquistato la coscienza di essere uo-mini. Non domandano più l'elemosina, - - chieggono ciò che è diritto.

La menzogna è svanita, — è svanita la loro viltà: colla nostra propaganda s'innalzano. Non si appostano più per uc-cidere il padrone a tradimento: lo guardano negli occhi e domandano colla forza del diritto. - - E scioperano.

[...] Il socialismo procede appunto perché non è senli-mentalisrno: è forza, è pratico. Esso si fonda sulle leggi eco-nomiche. E qualunque cosa si faccia da noi, la borghesia do-vrebbe esserci grata. Noi rendiamo le forze sociali meno te-mibili, meno disastrose.

* li socialismo difeso da Nicola Barbato ai Tribunale di Guerra. Roma, 1895, pp. 15-16.

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Ma tutto questo oggi dalia riasse dominante si ignora: ed essa, crescendoci nemici, vuole schiacciarci. - ("ORI la borghesia lece ammanire dai suoi magistrat i incoscienti que-sto processo.

Davanti a voi abbiamo fornito i documenti e le prove della nostra innocenza: i miei compagni hanno creduto di dover sostenere la loro difesa giuridica: questo io non cre-do di fare.

Non perché non abbia fiducia in voi: ma è il codice che non mi riguarda. Perciò non mi difendo.

[...] Voi dovete condannare: noi siamo gli elementi di-struttori di istituzioni per voi sacre.

Voi dovete condannare: è logico, umano. E io renderò sempre omaggio alla vostra lealtà. Ma diremo agli amici che son fuori: « Non domandate grazia, non domandate amnistia. La

civiltà socialista non deve cominciare con un atto di viltà ». Noi chiediamo le condanne — non chiediamo pietà. Le vitt ime sono più utili alla causa santa di qualunque

propaganda. Condannate!