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Avventura d’estate: la nascita

Avventura d’estate: la nascita - istcompmss.it capitolo.pdf · La formica disse di chiamarsi Valentina e chiese il nome a Camilla, scambiarono ancora qualche parola, poi la cicala

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Avventura d’estate:

la nascita

I fiori risplendevano sotto i raggi del sole di luglio, il prato era una festa di colori: il rosso dei papaveri, il bianco e il giallo delle margherite, l’azzurro dei fiordalisi, il rosa delicato delle campanule si contendevano il posto più in vista tra l’erba alta e rigogliosa. Nell’aria calda del pomeriggio si sentiva un forte ronzio di api intente a cercare il fiore più bello; c’era un grande svolazzare di ali variopinte delle farfalle che mettevano in mostra la loro bellezza

nuova e delicata. Tra l’erba e i fiori del prato era tutto un via-vai di formiche che raccoglievano provviste per l’inverno.

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In un grande pino, ai margini del prato, stava accadendo un evento meraviglioso; papà e mamma cicala stavano attendendo con ansia la nascita dei loro piccoli…. In una mattina luminosa e calda finalmente le uova si schiusero….

Il primo piccolo sbucò fuori, tutto bagnato e infreddolito. La mamma Agnese: - Vieni, piccolo mio, adesso ti asciugo con questa foglia di pesco, è vellutata e delicata come te … Intanto papà Teo era alle prese con gli altri piccoli che ormai erano già tutti nati. -Guarda come sono belli!!! Svelta Agnese, anche loro devono essere asciugati…. Aiutami, io…. -Tranquillo Teo, non urlare, vuoi spaventarli?! Adesso ci penso io!

2 Il papà era tutto sudato, non sapeva cosa fare, era agitato, ma osservando la moglie: sicura e tranquilla mentre si prendeva cura dei figlioletti, ritrovò a poco a poco la calma.

-Guarda Agnese, sono due maschietti e tre femminucce. Adesso siamo veramente una bella famiglia, sono felice!!! - Sì caro, siamo veramente fortunati, ma è ora di cominciare a nutrirli, senti? Cominciano a piangere! Buon segno, vuol dire che hanno fame! La mamma corse a cercare la linfa più prelibata dell’albero e la versò in cinque piccole ciotole.

3 Appena sentirono l’odore, i piccoli si “tuffarono” nella pappa e mangiarono avidamente. L’ultimo nato salì sul bordo della ciotola, ma non arrivava alla linfa, allora si sporse di più e… ci cadde dentro.

Cercava disperatamente di risalire in superficie, ma la linfa era appiccicosa e l’aveva invischiato. Non riusciva a muovere le piccole ali e gridava: - Aiuto.. splut …splut … aiuto!!!

Il papà Teo lo sentì e, non sapendo da che parte farsi, andò preoccupato a chiamare la moglie: - Agnese, il più piccolo è caduto nella ciotola!! Cosa possiamo fare? -Brutto golosone! Lo sapevo che sarebbe successo, adesso ci penso io! Agnese lo prese con delicatezza per le alucce, lo lavò con dell’acqua

4 tiepida e lo asciugò. Subito il piccoletto ricominciò a mangiare. La brutta avventura era già dimenticata, però faceva attenzione a non sporgersi troppo dal bordo. Una volta sazi, i piccoli si addormentarono beatamente nelle loro

culle, mentre i genitori continuavano ad osservarli, orgogliosi e felici.

Dopo qualche giorno i figlioletti erano pronti per il primo volo e seguirono i genitori nel ramo più alto dell’albero. Qui fecero la conoscenza degli altri abitanti del grande pino e cominciarono a cantare tutti insieme. Dai loro violini scaturivano note melodiose e dolci, che salivano fino

5 al cielo splendente e sereno e poi più su, fino al sole rovente che inondava la terra con i suoi raggi infuocati.

Un giorno come tanti, tutte le cicale erano intente a cantare le loro melodie che rallegravano la campagna assolata, quando a Camilla, una delle tre sorelline,cadde l’archetto del violino. Subito volò verso terra per cercarlo, così entrò nel villaggio di formiche che sorgeva ai piedi del vecchio pino. Il villaggio era pieno di vita, le formiche erano tutte indaffarate: chi trasportava un chicco di grano, chi una briciola di pane, ognuna sembrava sapere benissimo da che parte andare, anche se a Camilla sembrava una gran confusione. In ogni casetta le dispense si stavano riempiendo fino a straripare,

6 ma le formiche continuavano a lavorare senza tregua, perché sapevano che l’inverno era lungo. Le si avvicinò una giovane formica, la guardò incuriosita, la salutò e

le chiese: - Per quale motivo sei venuta nel nostro villaggio? -Sono scesa giù perché mi è caduto l’archetto del violino, vedi, eccolo qua!

La formica disse di chiamarsi Valentina e chiese il nome a Camilla, scambiarono ancora qualche parola, poi la cicala raccolse l’archetto e tornò in cima al pino.

7 I suoi genitori si accorsero subito che era successo qualcosa, Camilla era proprio strana, infatti dopo un po’ sbottò: - Mamma, perché le formiche stanno lavorando e noi cantiamo tutto

il giorno? - Oh, tesoro mio! Il lavoro delle cicale è quello di cantare, non quello di cercare provviste. Il nostro canto rende allegra l’estate, senza di noi che noia sarebbe! Detto questo la mamma riprese a frinire insieme al resto della famiglia. Non convinta, Camilla continuava ad osservare, dall’alto del ramo, Valentina e le sue compagne che instancabilmente portavano provviste nelle loro casette. Passò qualche giorno e Camilla decise di tornare nel villaggio delle formiche per fare visita alla sua nuova amica e … per dare un’altra occhiata. Con una scusa si allontanò dal ramo dove la sua famiglia stava tenendo un bel concerto e scese a terra. Il villaggio era sempre in fermento, chi andava di qua chi correva di là. - Ciao Camilla, sei tornata! – Valentina salutò l’amica, ma aveva poco tempo da dedicarle, doveva portare un grosso chicco di grano fino alla sua casa, era tutta sudata e presto la lasciò per tornare al lavoro. Camilla tornò sul ramo del pino, sempre meno convinta; la mamma la vide pensierosa: - Cosa ti è successo? Non mi dire che sei tornata nel villaggio delle formiche?!

8 Camilla non sapeva cosa dire: - Ehm …ehm, sì, cioè no, ma… A questo punto si intromise il papà Teo, scuro in volto:

- Insomma, sì o no? Anche se un po’ impaurita, Camilla decise di dire la verità: - Sì, ci sono tornata. Proprio non riesco a capire perché noi cantiamo e le formiche lavorano da mattina a sera!

A questo punto i genitori non sapevano più come spiegare alla figlia la differenza tra loro e le formiche. Le sorelline e i fratelli cominciarono a prendere in giro Camilla:

9 - Camilla non vuol cantare!!! Lei vuole lavorare!!! È proprio una sciocca!!! Camilla non ne poteva più, voleva molto bene alla sua famiglia, ma

non le piaceva vivere in quel modo, non era soddisfatta. - Ho deciso! Me ne vado!- Una mattina la cicala si alzò con le idee chiare, sarebbe andata a vivere nel villaggio delle formiche, con Valentina. Fece i bagagli e salutò i suoi genitori che avevano le lacrime agli occhi per il dispiacere, ma erano anche indignati per quella figlia testarda, che non voleva proprio capire!

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Senza voltarsi indietro Camilla scese nel villaggio ai piedi del pino dove trovò subito l’amica e le disse che aveva appena preso una grande decisione.

- Se mi volete rimarrò nel vostro villaggio e lavorerò con voi. Valentina fu ben felice e presentò Camilla alle altre formiche; tutte l’accolsero con gioia e gentilezza. Adesso la cicala doveva trovarsi una casa. Decise che si sarebbe stabilita vicino all’amica: cominciò a trasportare rametti, fili d’erba e di paglia. Con l’aiuto della formica ben presto arrivarono al tetto della casa.

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Camilla era pronta ad affrontare una nuova vita; non più canti da mattina a sera, ma duro lavoro per procurarsi le provviste per l’inverno.

I primi giorni furono un po’ difficili: tutto era nuovo, la cicala non era abituata a lavorare e si stancava subito, ma l’amica la sosteneva e la spingeva a non arrendersi. Presto Camilla fu in grado di alzarsi la mattina presto e lavorare tutto il giorno, come le formiche, la sua casetta si riempì di provviste, tutto procedeva per il meglio. Solo quando le giungeva il canto delle cicale del grande pino sentiva una stretta al cuore, provava tanta nostalgia della sua famiglia, ma non sarebbe tornata indietro. Era soddisfatta della sua nuova vita, ma non dimenticò di essere una cicala, perciò, di tanto in tanto, si esibiva in canti che portavano allegria nel villaggio.

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