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Anno 2 - Numero 15 del 19 marzo 2019 Pag. 1 AZZURRISSIMA La voce digitale del Club Napoli Romazzurra

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AZZURRISSIMA La voce digitale del Club Napoli Romazzurra

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Webzine ufficiale del Club Napoli Romazzurra Anno 2 – Numero 15 del 19 marzo 2019 Direttore: Davide Zingone Redazione: Giovanni Sorrentino Maria Elena Cristiano Angelo Chiantese Luca Marasciulo Luigi Potenza Marco Potenza Emilio Sabatino Valeria Catalano Carlo Liguori e con le amichevoli incursioni di: Crimine Esposito Web & Social Media: Maria Elena Cristiano Impaginazione: Marco Potenza Logo designer: Federico Maccheroni

Indice:

L'editoriale io l’ho vsta così

L’incursione In due sul divano Le altre campane

Tra erba e parquet Preferisco la Coppa (ma anche la pizza non è male)

Europazzurra Amarcord

Sai scrivere ed ami lo sport? Ti piace la nostra webzine? Vuoi proporci un articolo o una rubrica? Contattaci ed entra a far parte del mondo di AzzurrissimA:

www.romazzurra.com [email protected] FB @ClubRomazzurra

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L’editoriale di Davide Zingone

Meglio farcene una ragione: questo campionato non ha più molto da raccontare ai tifosi dal cromosoma azzurro. Niente record da raggiungere, né individuali, né di squadra; una seconda posizione da difendere, abbastanza comodamente, dagli assalti di un Milan rigenerato dal mercato di gennaio; gli sforzi di tutto l’ambiente concentrati sulla UEL, traguardo allettante, che il Napoli visto nel secondo tempo contro la Juventus potrebbe contendere alle blasonate compagini inglesi e spagnole su tutte. Le partite che restano saranno impiegate per stilare la lista dei promossi e dei bocciati in visione della prossima, annunciata rivoluzione sul mercato, che dovrebbe consegnare a Carletto una squadra costruita sulla sua idea tattica. E’ proprio per questo che sorprende la risposta sul campo di giocatori come Verdi, Diawara e Ounas, apparsi spesso svogliati, fuori contesto e troppo velleitari. Le attenuanti ci sono, certo: squadra fortemente rimaneggiata per necessità contingente, con un modulo che non valorizza le caratteristiche delle numerose mezz’ali in rosa e, soprattutto, che non si armonizza con un attacco formato dai due pesi piuma che fino all’anno scorso hanno fatto le fortune dell’orchestra azzurra (quanto avremmo visto bene, per esempio, un Robert English a comandare l’attacco contro il Sassuolo!). Eppure, guardando la sufficienza, la lentezza, l’insofferenza con la quale Amadou si è disimpegnato in questa nuova chance da titolare, si capisce bene che per il futuro si impongono delle considerazioni probabilmente dolorose.

Il pareggio con il Sassuolo va guardato come un risultato positivo, considerando che è stato agguantato sul finale di un match scialbo e che negli ultimi anni il Mapei Stadium è stato sempre avaro di soddisfazioni per gli atleti d’azzurro fasciati. Del resto, l’unica cosa che ci sentiamo di

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salvare dello stadio di Reggio Emilia è la fantastica colonna sonora. Tuttavia, se ci è consentita una gentile richiesta, ci piacerebbe che l’anno prossimo il Napoli giocasse le partite contro Sassuolo ed Udinese prima della Juventus, perché siamo francamente stufi di fenomeni che prendono caterve di gol dai bianconeri e poi dichiarano alla stampa che si impegneranno alla morte contro il Napoli. Una mentalità antisportiva, tipica di questa Italietta da teatrino di periferia, che non riesce proprio a piacerci.

Il post-match ci consegna un Ciro che ha deposto definitivamente i pennelli da geniale pittore fiammingo e si accontenta di vendere caricature ai turisti a Largo di Palazzo e, soprattutto, un Lorenzo polemico ed abbastanza sibillino (“onorerò questa maglia finché sono qui”) dopo il gol che non cancella una prestazione anonima. Nei peggiori bar di Ponticelli divampano le polemiche: che il neo-capitano sia distratto da sirene europee di mercato abilmente dirette da Carminiello Raiola? Come sempre, la tifoseria è equamente divisa: basta un giro sui social per rendersi conto che due fazioni si fanno la guerra. Da una parte c’è chi considera Lorenzo un fuoriclasse che ha il difetto di essere napoletano a Napoli. Dall’altra chi lo giudica bravo, ma non fenomenale, e soprattutto poco funzionale al gioco di squadra. Insomma, per il profeta del “tiraggiro” non c’è pace.

Meno male che c’è il ritorno di Europa League contro il Salisburgo. A proposito, avete notato la vignetta apparsa sui periodici austriaci? Quello è uno sfottò che ci piace, che ci fa sorridere, che sottolinea la rivalità sportiva senza offendere nessuno. Quanto siamo lontani dall’odio razziale che emana dai cori idioti degli stadi nostrani!

Forza Napoli e salute a noi (e un po’ di più a Ciruzzo Mertens!)

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Io l’ho vista così di Giovanni Sorrentino

SASSUOLO – NAPOLI 1-1 Finisce come al solito da queste parti, con i neroverdi che si abbracciano felici e sudati dopo una partita giocata allo spasimo, come fosse una gara decisiva per la salvezza o una finale di coppa europea. Con il suo attaccante e giocatore più rappresentativo, Berardi (si, proprio quello che contro i bianconeri non gioca mai), che non faceva gol da più di 1.400 minuti. C’è poco da fare, a Sassuolo va così. Non che li critichi per essersi impegnati contro di noi: li critico per averlo fatto “solo” contro di noi. Personalmente mi ero illuso su De Zerbi, che stimo come allenatore competente e di prospettiva, sul fatto che con lui in panca i “ceramisti” andassero almeno a giocare la partita a Torino, quantomeno a giocarsela come contro di noi… niente da fare.

E questo la dice lunga sulla situazione complessiva della serie A, quella dove un giocatore dell’Udinese (dal cognome, invero, appetitoso) al 90’ di

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una partita che li ha visti perdere 4-1 a Torino dichiarare che “andremo a Napoli per strappare un punto o anche tre”: plasticamente quello che Rafa Benitez, qualche anno fa, dipinse senza metafore come “calcio italiano di m….”.

Ecco, indipendentemente dai demeriti individuali e di squadra, c’è da dire che il Napoli trova in tutti i 19 campi esterni del campionato avversari non normalmente agguerriti e competitivi, di più ! E in casa, al San Paolo, vale il medesimo discorso. Ad altri ciò non accade. E la differenza non è minimale. Alla lunga tutto questo logora. Fisicamente e mentalmente.

Detto ciò, una formazione inedita e profondamente sbilanciata - esclusivo frutto della scelta di Ancelotti di voler preservare l’ossatura della squadra che combatterà a Salisburgo: Rui, Calletì, Fabian, Piotr e in parte Milik - ha tenuto malissimo il campo contro un Sassuolo solitamente determinato, concentrato e compatto. Che, peraltro, visto l’assetto totalmente difensivo dei calciatori schierati in campo da De Zerbi, non avrebbe mai segnato se non con il consueto intervento di Eupalla che, nell’ordine: i) ha impedito ad Allan di mettere semplicemente in calcio d’angolo un pallone ormai morto facendoglielo stoppare sulla linea di fondo; ii) ha permesso all’avversario sbilanciato e in caduta di toccare il pallone verso il centro dell’area; iii) ha consentito a Berardi di veder premiato un tiro sbagliato (andava dritto sui piedi di Ospina) grazie all’impatto sfortunato e rocambolesco con lo scarpino dell’appena subentrato Luperto.

Nel primo tempo, il Napoli non ha fatto o provato a far gol a causa, rispettivamente: i) dell’insipienza tecnico tattica di Ounas che ha buttato alle ortiche almeno tre azioni in contropiede, con la volontà ottusa di scartare tutta la difesa avversaria e poi tirare in porta (che ormai nemmeno i ragazzini in Villa Comunale); ii) di Insigne che ha sparato sul portiere l’unico passaggio ricevuto da Ounas nella partita; iii) di un tiraccio, scoccato da due passi e finito altissimo sulla traversa, da parte di un calciatore, Simone Verdi, che indossa davvero indegnamente la maglia

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numero 9 (si fa tanto casino per la 10 … ma la 9 l’hanno indossata Sallustro, Jeppson, Vinicio, Giordano e Careca … vederla ora su Verdi fa rabbrividire, altro che la 10 a Insigne).

Il successivo assalto del Napoli è stato inconcludente, soprattutto per la mancanza di qualche “cervello” in mezzo al campo, visto che il giro-palla finiva sistematicamente su Allan o Diawara per poi ripartire più molle di prima. Ci ha pensato il genio di Insigne a sistemare il risultato, con un tocco tecnico sopraffino che ci toglie l’amarezza del risultato negativo ma non quella del brutto Napoli visto in campo. Ora, i voti:

Ospina 6: di fatto non compie una parata: si fa vedere, nel primo tempo, solo per un intervento (in tuffo) su un cross proveniente dalla sua destra; nella ripresa, è incolpevole e sfortunatissimo sul rimpallo che provoca il gol di Berardi. Nel durante, tanto controllo: con i piedi a supporto del riavvio della manovra, con il corpo e con le mani sui tiri dei neroverdi finiti di poco fuori dallo specchio della porta.

Malcuit 5-: il voto è la media tra la sufficiente prova fornita in fase difensiva e il disastroso approccio avuto in zona d’attacco. Ottime due diagonali a chiusura su azioni in contropiede del Sassuolo, disastrose quasi tutte le sue sortite sulla fascia, laddove non ha mai toccato il fondo campo per un cross decente ed è sovente andato a sbattere sugli avversari che lo raddoppiavano sistematicamente. Pare che mentalmente non si sia ancora ripreso dallo sciagurato retropassaggio in favore di CR7 e commette errori davvero grossolani.

Chiriches 6: il conte Vlad ha tenuto abbastanza bene il campo, se si eccettuano un paio di chiusure difensive in area non da manuale (quando viene saltato di netto dall’avversario). Ha recuperato una discreta forma fisica e questo ci dovrebbe rassicurare per Salisburgo.

Al suo posto, Luperto 6 : gioca in maniera attenta l’intera ripresa e anche da lui vengono segnali confortanti. Resta sorpreso solo in occasione del

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gol degli emiliani (complice una ingenuità di Allan), quando viene tradito anche da uno sfavorevole rimpallo. Si propone anche in avanti con buona personalità, dimostrando di avere buon piede.

Koulibaly 7: il migliore degli azzurri per tecnica, ardore e impegno. Tra i più arrabbiati, tra l’altro nel lungo periodo di blackout degli azzurri che, soprattutto nel secondo tempo, sembravano del tutto incapaci di far gioco: in quella fase di partita ha spesso rappresentato l’unico (e per fortuna invalicabile) argine contro gli attaccanti del Sassuolo lanciati in contropiede.

Ghoulam 4,5: chissà se la sua situazione attuale dipende più da aspetti fisici ovvero da freni di natura mentale. Quello visto in campo a Reggio Emilia non è nemmeno un lontano parente del terzino che stava incantando l’Europa, risultando pericoloso per noi nella fase difensiva e assolutamente inutile nella manovra d’attacco. Ciononostante, il paradosso vuole che da un suo passaggio, sul quale Magnanelli incespica malamente, si crei l’occasione per il pareggio (e, nel primo tempo, aveva servito a Verdi un assist al bacio).

Ounas 4: questo ragazzo ci farà disperare, mettetevi l’anima in pace. Ha tutte le caratteristiche tecniche per diventare un ottimo calciatore ma - probabilmente – sprecherà tutto a motivo di una evidente immaturità. Nel primo tempo, in ben tre occasioni, il Napoli non riesce a sfruttare delle belle azioni in contropiede solo per colpa sua, intestardito nel dribbling e incapace di servire al tiro il compagno smarcato o di cercare l’uno-due. L’unica volta in cui domina il suo egoismo mette Insigne davanti al portiere… credo che domenica abbia fatto perdere la pazienza anche a Re Carlo (notoriamente, un Leader calmo).

Al suo posto, Younes 6: se sfrutterà con lo stesso impegno le prossime occasioni che Ancelotti gli concederà, potremo tutti scoprire un giocatore molto interessante. Non un “top”, ovviamente, ma un calciatore di

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grande duttilità tattica ed egregia tecnica individuale. Mi dico sempre che, per alcuni movimenti, mi ricorda il Mertens appena arrivato a Napoli… magari! Nella mezzora trascorsa in campo, dà coraggio ai compagni, proponendosi spesso per lo scambio ravvicinato e riuscendo talvolta a destabilizzare l’assetto difensivo blindato dei padroni di casa.

Allan 6,5: peccato per l’azione del gol che nasce da una sua chiusura poco convinta (secondo me sperava di prender palla prima dell’avversario e salvare il possibile calcio d’angolo, finendo per fare la frittata). Per il resto partita quasi come ai vecchi tempi, con molte chiusure e tantissime palle recuperate. Peccato non avesse nessuno al fianco a cui poterle utilmente consegnare.

Diawara 4: bocciato senza appello ! Non pressa, non copre, non inventa, non smista, “non”! Siamo alquanto stufi di aspettarlo (personalmente non l’ho visto mai giocare non dico bene ma almeno in maniera più che sufficiente). Di tutti i 90 minuti possiamo salvare solo un tiro insidioso che ha impegnato il portiere Pegolo.

Verdi 4: bocciato senza appello numero due!! Inconsistente, evanescente, inconcludente, irritante… oltretutto sparacchia alle stelle una delle poche palle decenti giocate da Ghoulam. Questo ragazzo mi lascia sempre più interdetto tanto pare estraneo al progetto tecnico e poco partecipe della battaglia in campo. Carattere forse? Domenica pomeriggio anche la tecnica individuale mi è sembrata di serie B.

Al suo posto, Milik 6: gioca una mezzoretta giusto per tenere allenate le gambe. Ovviamente è la mezzora nella quale troviamo il pareggio e chiudiamo il Sassuolo nella sua area di rigore: il Napoli, ormai, non può più giocare senza Arek…

Insigne 6: anche Lorenzo non gioca una buona partita, macchiata da un gol fallito nel primo tempo. La sua prestazione è però illuminata dal lampo di pura classe e tecnica che frutta il gol del pareggio, quando con

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una finta di corpo sbilancia due avversari, tiraggirando (di prima) la palla nell’angolino più lontano della porta. Nel dopopartita, solo pubbliche polemiche e capricci… potrebbe evitarli almeno finché indossa la fascia di capitano. Poi, se vuole emigrare in cerca di gloria e soldi è giusto che lo faccia: ci lasci però un buon ricordo di lui.

Mertens 5: anche per Dries vale un po’ il discorso fatto per Ghoulam, poiché quello che vediamo in questi mesi non è neppure l’ombra del calciatore che abbiamo osannato e amato alla follia. Nel primo tempo si lascia recuperare dal difensore in un’azione che, qualche mese fa, lo avrebbe visto entrare in porta con la palla o beffare il portiere avversario con qualche traiettoria diabolica. Meglio sulla fascia, dopo l’ingresso di Milik, quando riesce a proporsi in maniera più efficace.

Ancelotti: ovviamente, come sempre, non assegno un voto al Mister… me ne vergognerei. Detto ciò, condivido la scelta di far riposare gli uomini chiave in vista di Salisburgo ma devo rilevare che forse non è riuscito a trasmettere ai rincalzi le giuste motivazioni. Non si spiega altrimenti la prova così opaca di alcuni giocatori, che avevano si l’attenuante di non aver mai disputato una partita vera tutti insieme ma anche le capacità tecniche per affrontare solo una buona squadra di centroclassifica. Il campionato non appassiona più Ancelotti, le sue attenzioni sono rivolte essenzialmente all’Europa e all’indagine interna, volta a delineare - già in questi mesi – l’ossatura del Napoli del futuro.

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L’incursione di Crimine Esposito

“Ma pe’ vede’ n’atu gol ‘e Ciruzzo, ‘ncopp’ a che canale aggi’ ‘a mettere!?”

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In due sul divano di Luigi & Marco Potenza

Parte prima: Luigi

Fortunatamente arriva subito domenica per cancellare la delusione (ampiamente prevedibile, ma sempre delusione…) della dèbacle interna in Europa League: fosse anche la partitella di allenamento, se il Napoli perde io sto male, posso farmene una colpa?

Alle 12,30 insieme a Marco sbirciamo un po’ la gobbese, impegnata nel derby con il Toro: non so se si può dire, ma davvero uno schifo di partita! Quando i carcerati segnano, di fatto la partita finisce: mi intristisce la totale assenza di grinta da parte dei granata dell’ ex Mazzarri, mi fa sorridere un po’ il leggero (fortunatamente, non riesco a volere il male delle persone) infortunio al nostro corpulento vecchio centravanti, mi mette ansia il fischio finale di Orsato, dal momento che ora il peso passa tutto sulle spalle dei nostri azzurri, ivore dei ferraresi (ma sarebbero SASSUOLO – NAPOLI 1-1 Parte prima: Luigi Dopo un tranquillo giovedì di Europa League, che ha partorito un risultato che farebbe star tranquilli i tifosi di mezzo mondo ma non quelli azzurri, eccoci di nuovo alle prese con la stimolantissima serie A 2018-2019. Siamo di scena alle 18 di domenica al Mapei Stadium, storicamente non certo terra di conquista per il Napoli, contro i nero-verdi di Mister De Zerbi. I carcerati hanno già battuto l’Udinese venerdì sera, quindi al fischio d’inizio non credo esista nessuno, sugli spalti (reali o virtuali) o in campo,

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che leghi a questa partita obiettivi di nessun genere, nemmeno di quelli solo teorici. Io, come ormai dall’inizio dell’anno, sono proiettato esclusivamente alla partita europea, a giovedì: ho una strizza pazzesca per il ritorno contro il Salisburgo, quasi come se invece che vincerla, l’andata l’avessimo persa noi 3-0. Speriamo bene ovviamente, e tocchiamo tutto il toccabile, ma la storia insegna che il tifoso partenopeo non debba mai dormire sonni tranquilli, sbaglio? Tornando al Sassuolo, sono talmente in clima partita che praticamente mi ricordo di cambiare canale soltanto alle 17:58, distratto da un divertente Arsenal-Manchester United, con le squadre praticamente già disposte al calcio d’inizio, e quindi con nessuna info sulla formazione scelta da Carletto. Comincia la partita e mi sembra che, complice un volenteroso Lorenzo, non si faccia troppa fatica a creare occasioni. Se ne fa, purtroppo, a sfruttarle. Dries, Simone, Adam, Lorenzo: in ordine sparso e a turno fanno a gara a chi spreca l’assist migliore e questo, oltre a farci innervosire tutti, contribuisce a dare sicurezza ai nostri odierni avversari. E’ evidente che giochiamo con una formazione “rimaneggiata”: oggi per me Diawara non giocherebbe nemmeno con la primavera, e anche gli stessi Verdi e Ounas mi sembrano davvero di un paio di categorie inferiori rispetto a Piotr e José. All’intervallo, chiamato il mio tutto sommato fiducioso fratello e verificato che il mio compagno di divano è più orientato a mangiare le fragole con Giulia che a preoccuparsi di questa inutile partita (come condannarlo?), rifletto sul fatto più volte ricordato dai telecronisti che Berardi (non so perché uno dei calciatori a me più antipatico) non segni in casa da oltre un anno… vuoi veder come esce proprio oggi dal digiuno? Detto, fatto. 7 minuti dopo sto già imprecando contro mezza squadra, da Faouzi (mi spiace dirlo, impresentabile) ad Allan, al subentrato Luperto

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(altro motivo per non stare tranquillo per giovedì), e siamo sotto 1-0 per colpa dell’eterna promessa del Sassuolo. Io mi innervosisco (lo svantaggio mi fa sempre questo effetto), ma non trovo sponda nel “muto” al mio fianco, che col Napoli sotto si trasforma in un democristiano della peggior specie (non me ne vogliano i democristiani…): non si può commentare la partita di Diawara, non si può dire che Ghoulam è un fantasma, che Lorenzo deve diventare decisivo, che con la testa non ci siamo… praticamente è come essere solo a soffrire (perché è vero che la partita è inutile, ma se perdi fa male comunque!) e a guardare la barca che affonda. Non c’è più un’idea, un’invenzione, ma solo uno sterile possesso palla che mi riporta, guarda caso, alla partita di qualche ora fa del Chelsea del nostro ex Comandante, ripresa esclusivamente al 92’ grazie ad un colpo del “mago” Hazard (alla faccia degli schemi, del possesso palla e del Sarri-ball)… ma noi, mica ce l’abbiamo Hazard! Hazard no, ma abbiamo Lorenzo: all’86’ tiro a giro da dentro l’area e palla nel sacco, per un meritato 1-1 che addolcisce un po’ questo pomeriggio che volgeva al peggio. Finisce così, dopo 5 minuti di recupero, stanchi come i precedenti 90. Certo non il miglior viatico per il ritorno di giovedì contro l’11 della Red Bull… vabbè, solo altri 4 giorni con l’ansia, speriamo bene! Parte seconda: Marco Dopo la Coppa, che ci sta regalando soddisfazioni ed ha messo in mostra un Meret in grande spolvero, torna il campionato con la trasferta a Reggio Emilia, partita che negli ultimi anni ha sempre nascosto delle insidie. Ricordo in particolare il match di due stagioni fa, con un Napoli roboante nel girone di ritorno fermato sul 2-2 dal Sassuolo, con le reti, fra gli altri, di Berardi e Arek (al ritorno dopo il primo infortunio). Prima della partita, le mie sensazioni sono abbastanza positive, con gli innesti di Adam e Simone sulle fasce che potrebbero avere quella voglia giusta per fare la differenza. E nei primi 20 minuti, va detto, sembrano

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entrambi poter segnare più di una volta. Ma, per egoismo e per imprecisione, non si riesce ad andare in vantaggio. Come spesso ci accade nell'ultimo periodo, piano piano ci affievoliamo; non che avessimo straperformato nella fase iniziale, ma gli azzurri non riescono più a giocare e creare occasioni con continuità, lasciando più spazio ai neroverdi di De Zerbi (a cui personalmente auguro il meglio). Ospina di certo non si rende protagonista di parate spettacolari, ma la corsa dei vari Boga e Djuricic (il primo ha tanto margine di miglioramento...) ci mette in difficoltà. Davanti soffriamo un po' la fisicità dei difensori neroverdi, in particolare di Demiral, sconosciuto fino a poco prima, difensore turco che non lascia passare nessuno dalle sue parti. Chiedere a Dries per ulteriori dettagli. Dopo la staffetta dei difensori in ottica Europa League, riusciamo anche ad andare in svantaggio: guarda un po', Berardi, che non segnava in casa su azione da oltre un anno. Re Carlo prova a cambiare le carte in tavola, inserendo addirittura Younes e lasciando sbalorditi anche il calciatore e noi sul divano. Forse andrebbero sostituiti anche Faouzi, Kevin, Amadou e Lorenzo, ma non ci sono abbastanza cambi da poter effettuare in una singola partita. E allora, speriamo. Speriamo che la palla entri su un tiro dai 25 di Diawara, senza successo. Speriamo in un rigore su Arek, che non viene visto. Speriamo quando Lorenzinho prepara il suo tiro aggiro ed esultiamo quando vediamo gonfiarsi la rete. Speriamo anche nella vittoria, i 30 secondi successivi alla rete del pareggio, ma si capisce che non c'è abbastanza desiderio da parte degli 11 in campo. Dispiace per Lorenzo, per le sue dichiarazioni e per le critiche che costantemente lo accompagnano. Ma deve raggiungere la consapevolezza che, seppur a volte esagerate e prive di ogni logica, sono semplicemente la conseguenza dell'attesa di qualcosa di grande da parte sua, essendo probabilmente il calciatore con maggiore tecnica individuale nella rosa e, come se non bastasse, il capitano. Sicuramente le critiche sono ingenerose: anche ieri non è di certo stato l'unico a giocare sottotono. Ma deve provare a dimostrare qualcosa in più, non solo tecnicamente, ma

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soprattutto con la voglia, che nell'ultimo periodo sembra essere svanita. Ci vediamo giovedì in Europa League, evitando di prendere sottogamba un match che risulta essere fondamentale nella nostra corsa fino a fine stagione. Forza Napoli sempre!

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Le altre campane di Angelo Chiantese

Cari Lettori e Lettrici diamo il benvenuto calcistico al mese di marzo che come in tutte le annate calcistiche ci porterà miglioramenti climatici e dei terreni di gioco con conseguente aumento dello spettacolo e squadre che nel tentativo finale di raggiungere i propri obbiettivi si affronteranno a viso aperto senza esclusione di colpi e noi ci saremo a raccontare le gesta delle compagini della nostra regione che difendono i loro vessilli battagliando sui rettangoli di gioco di SERIE B e SERIE C.

BENEVENTO: Seconda sconfitta consecutiva per il Benevento, che perde l’occasione per insediarsi momentaneamente al secondo posto in classifica. La formazione di Bucchi cade a Cremona al termine di una partita rocambolesca, che si è accesa improvvisamente nel finale. Ritmi bassi per quasi tutto il match, con la Cremonese pronta a rintanarsi per

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negare ogni spazio a Coda e compagni. Accade tutto nel finale. Strefezza, entrato dalla panchina, viene espulso per doppia ammonizione. La Cremonese, anche in dieci uomini, riesce a trovare la forza per il gol del vantaggio: è il 94′ quando Emmers ribadisce in rete una conclusione di Castagnetti respinta da Montipò. Per i Sanniti è tempo di riflessioni, nulla è perduto sia ben chiaro ma queste due sconfitte proprio quando la zona “promozione diretta” era ad un passo fanno riflettere. Bucchi ha ragione quando dice che la Cremonese non ha mai tirato nello specchio, ma una domanda sorge spontanea: il Benevento che ha fatto per provare a vincere???

SALERNITANA: la Salernitana cade ancora dopo il passo falso di Perugia: stavolta ad approfittarne è il Crotone. I granata iniziano bene e trovano addirittura la rete dopo appena 3 giri d’orologio con Jallow, ma l’arbitro annulla tutto per offside. Per i primi 10 minuti l’equilibrio sembrerebbe dover essere rotto dai granata, ma all’11’ i pitagorici si portano in vantaggio: Nalini fa da sponda per Simy che lascia partire un bolide dalla distanza, il quale non lascia scampo a Micai. Poco prima Casasola aveva accarezzato la parte superiore della traversa con un colpo di testa. Al 25’ è proprio Jallow ad avere la colossale occasione per pareggiare i conti, quando Calaiò lo serve con una palla sublime che gli consente di presentarsi davanti a Cordaz, ma il gambiano calcia clamorosamente alto. Allo scoccare della mezz’ora poi Casasola deposita il pallone in rete in seguito ad una serie di rimpalli, ma anche stavolta il direttore di gara segnala una posizione di fuorigioco. Al 39’ il Crotone ha l’opportunità di raddoppiare, quando Migliorini perde un pallone sanguinoso e Benali trova sulla sua strada un monumentale Micai che gli nega la gioia del gol. Si chiude dunque un primo tempo dominato dalla Salernitana, ma che vede i “Pitagorici” in vantaggio. Nella ripresa i granata tornano sul terreno di gioco consapevoli di aver disputato una buona prima metà di gara e volenterosi di ribaltare il risultato, ma al 55’ Simy gonfia ancora la rete:

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stavolta è Migliorini a doversi addossare la maggior parte delle colpe, il cui errore favorisce l’inserimento del nigeriano che trafigge per la seconda volta in serata Micai. 3 minuti più tardi però Gigliotti va molto vicino alla rete che riaprirebbe i giochi, ma sul suo mancino interviene un attento Cordaz. Nei minuti successivi gli uomini di Gregucci ci provano in tutti i modi possibili, ma a difesa della porta dei calabresi c’è uno statuario Cordaz che allontana qualsiasi pericolo: le sue parate nella ripresa valgono mezza vittoria. La Salernitana cade per la seconda volta di seguito negli ultimi due turni di campionato, con la zona playoff che rischia di allontanarsi pericolosamente per i Granata, svegliarsi è d’obbligo…

CASERTANA: due calci da fermo condannano la Casertana alla sconfitta in quel di Trapani. Punizione magistrale di Taugourdeau e rigore di Felice Evacuo, questo lo score dei marcatori che determina la sconfitta della Casertana, che sino al raddoppio è rimasta in partita andando spesso vicina al pareggio. In termini di risultato bisogna affermare con onestà che la partita non è stata mai messa in discussione, con il vantaggio arrivato al quarto d'ora di gioco, con una splendida punizione di Taugourdeau che batte un incolpevole Adamonis. Per il resto, tanti falli in mezzo al campo con la Casertana mai brava e lucida nella manovra; le tante assenze hanno certamente limitato la prestazione dei campani. Il raddoppio arriva su calcio di rigore, procurato e realizzato da Felice Evacuo. Da segnalare anche diverse occasioni da gol per Ferretti. La Casertana deve compattarsi e non pensare alle vicende relative alla proprietà. Di corazzate come il Trapani ve ne sono poche e quindi i falchetti devono tentare di arrivare ai play off.

JUVE STABIA - CAVESE: al Romeo Menti è di scena il derby campano tra le Vespe e la Cavese. Contro ogni pronostico della vigilia, nella prima frazione è la Cavese ad avere le migliori occasioni per sbloccare l’incontro. Al 7’ ci prova Di Roberto per gli Stabiesi ma senza fortuna. Non resta a

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guardare la Cavese che, al 9’, si fa vedere in avanti con Palomeque che di poco manda la sfera fuori dal rettangolo verde. Continua a spingere la compagine ospite anche con Rosafio che mette i brividi ai suoi ex tifosi con una conclusione dalla bandierina che, però, si spegne sul fondo del campo. Al 24’ è Saint – Maza a provare la botta dalla distanza ma anche in tal caso la sfera termina non di molto lontano dalla porta difesa da Branduani. La Cavese ha le migliori occasioni dell’incontro e al 27’ passa meritatamente con Pugliese che carica un bolide dal cuore dell’area che non lascia repliche a Branduani. Doccia fredda per i ragazzi di Caserta che si ritrovano a dover inseguire il risultato. Carlini si fa capo della reazione gialloblù e al 32’ prova ad avanzare ma viene chiuso da Bacchetti. Le Vespe alzano i ritmi ma non basta per andare a riposo in parità. Dagli spogliatoi rientrano gli stessi undici per la Cavese mentre nelle fila gialloblu Caserta opera subito due cambi: Elia e El Ouazni rilevano rispettivamente Di Roberto e Mezavilla. I padroni di casa partono subito all’attacco e, al 51’Elia crossa in mezzo per la testa di Paponi che non sbaglia. Esulta il Romeo Menti ma l’emozione dura poco: Branduani si lascia beffare dalla conclusione potente dai venticinque metri di Pugliese che, dopo solo due minuti, sigla la propria doppietta personale che vale il raddoppio per la Cavese. Si ritrova nuovamente ad inseguire la truppa di Caserta che, al 60’, ci prova con Paponi ma l’incornata dell’attaccante viene deviata in angolo. Al 75’ Canotto imbastisce un uno contro uno con Palomeque che lo atterra in area di rigore: non ci sono dubbi per il direttore di gara che indica il dischetto. Dagli undici metri si presenta Carlini che batte De Brasi senza troppe difficoltà. Vespe galvanizzate e Cavese che non riesce a uscire dalla continua pressione della capolista. Dopo 5' minuti di recupero, il direttore di gara fischia la fine del derby campano che assegna un solo punto ad entrambe le formazioni. Per la Juve Stabia ci sono recriminazioni per la rimonta riuscita solo a metà ma resta la convinzione di avere un gran carattere anche se ora il Trapani è

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praticamente attaccato alle spalle delle Vespe a solo 1 punto. Dall’altra parte per la Cavese resta l’orgoglio di aver fatto tremare come nessuno mai in questo campionato la capolista “imbattuta” ma sono mancati quel pizzico di cattiveria e malizia per vincere, comunque è attraverso prestazioni come questa che poi si può arrivare ai tanto sognati play off per la serie cadetta.

PAGANESE: Pari e rimpianti per la Paganese. Altra prestazione solida, senza rischiare nulla contro una formazione atomica e più attrezzata come la Reggina. Ma il risultato è di 0-0, un pareggino che permette agli azzurrostellati di recuperare un punto su Rieti e Siracusa (entrambe sconfitte), senza dare comunque la sterzata che ci si aspettava. Si potrebbe recriminare per la grande parata di Confente al 94' sulla botta dalla distanza di Capece, anche se l'occasione appena raccontata è stata l’unica conclusione in porta realmente pericolosa del secondo tempo della Paganese. Un secondo tempo giocato interamente in superiorità numerica per il rosso a Baclet al 41'. Prova ordinata per i ragazzi di De Sanzo, che dovranno adesso passare allo step successivo per inseguire le speranze salvezza. Gara ben preparata dal tecnico azzurrostellato: pressing asfissiante, superiorità in ogni zona del campo e maggiore voglia rispetto ad una Reggina con poche risorse fisiche. Inizio promettente, con un colpo di testa di Carotenuto che esce di un soffio (2') su cross di Parigi. Bella anche la mossa di piazzare Della Morte alle spalle delle due punte, occasione anche per il trequartista scuola Pro Vercelli. Poi l'ingenuità di Baclet che, a fine primo tempo, si becca un secondo giallo inutile per simulazione. Paradossalmente, in inferiorità numerica la Reggina produce l'unica occasione della sua gara, con un colpo di testa di Conson fuori di pochissimo. La mossa di De Sanzo è l'inserimento di Gaeta a sinistra al posto dell'evanescente Della Corte. In superiorità numerica, però, la Paganese non scardina il muro degli amaranto che tengono in campo uomini offensivi nonostante giochino in dieci. Le emozioni latitano, gli

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ingressi di Cappiello e Fornito non cambiano l'inerzia del match che si avvia verso il pareggio. Nel finale, Confente risponde da campione al destro di Capece dalla lunga distanza. La Paganese ha trovato il bandolo della matassa sia come grinta che come gioco, basterà per salvarsi o è tremendamente tardi?

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Tra erba e parquet di Emilio Sabatino

Undici di fila… GeVi Napoli Basket-Virtus Valmontone 89-62 (31-19; 48-38; 64-51) Gevi Napoli Basket: Guarino 15, Chiera 7, Malagoli, Erkmaa ne, Molinari 5, Di Viccaro 15, Dincic 10, Giovanardi, Bagnoli 16, Puoti, Milosevic 4, Milani 17. Coach Lulli. Virtus Valmontone: Grilli 22, Pichi 4, Livelli, Di Poce, Incitti ne, Ruiu 4, Ugolini 5, Misolic, Pierangeli 2, Scodavolpe 2, Sabbatino, Bisconti 23. Coach Matti

Ormai il Napoli Basket non si ferma più; undicesimo successo consecutivo per la GeVi Napoli Basket che supera la Virtus Valmontone nell’anticipo della 24a giornata di Serie B Old Wild West. La squadra azzurra si è imposta sugli avversari con il punteggio di 89-62, arrivando a quota 32 punti in graduatoria. Ormai si intravedono i primi posti della classifica.

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Classifica attuale, SERIE B OLD WILD WEST GIR.D:

P G V P %

Decò Caserta 42 24 21 3 87.5

Citysightseeing Palestrina 38 24 19 5 79.2

Virtus Arechi Salerno 36 24 18 6 75.0

Olimpia Matera 36 24 18 6 75.0

Ge.Vi. Napoli Basket 32 24 16 8 66.7

Viola Reggio Calabria 31 24 17 7 70.8

In Più Broker Roma 30 24 15 9 62.5

Luiss Roma 30 24 15 9 62.5

Basket Scauri 22 24 11 13 45.8

IUL Basket Roma 20 24 10 14 41.7

Irritec Costa D'Orlando Capo D'Orlando 18 24 9 15 37.5

Special Days Virtus Valmontone 14 24 7 17 29.2

Green Basket Palermo 14 24 7 17 29.2

Bava Virtus Pozzuoli 10 24 5 19 20.8

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P G V P %

Alfa Basket Catania 8 24 4 20 16.7

Treofan Battipaglia 0 24 0 24 0.0

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Preferisco la Coppa (ma anche la pizza non è male)

di Giovanni Sorrentino

Ci siamo, la lunga attesa sta per finire.

Tra 48 ore circa il Napoli affronterà il ritorno degli ottavi di finale di El nell’infuocato catino salisburghese, hitzig stadium per dirla alla tedesca.

E - in questa lunghissima vigilia - il fragile, fragilissimo equilibrio mentale e psicologico del tifoso medio partenopeo (ma anche quello del giornalista-critico medio di Napoli) finisce col dare una plastica rappresentazione di se stesso: dopo aver stravinto 3-0 la gara di andata abbiamo il “timore” di giocare quella di ritorno, a Salisburgo. Dopo aver vinto 3-0! Cioè, intendiamoci, il Napoli - non certo quello visto a Sassuolo, ma quello che scenderà in campo con Zielinsky, Fabian Ruiz, Callejon e Milik - dovrebbe subire 4 reti senza segnarne alcuna.

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STATISTICHE Allora, ricordiamo ai distratti che il Napoli, in serie A, non perde una partita fuori casa con quattro gol di scarto e senza segnarne alcuno dal 6 maggio 2001, a Parma (circa 18 anni, l’anno della disastrosa retrocessione record); in campo europeo, invece, segnatamente nella vecchia Coppa delle Fiere e nella coppa UEFA (come all’epoca veniva denominata l’Europa League) la nostra squadra del cuore ha subito una sconfitta in trasferta con quattro gol di scarto solo tre volte: la prima a Edimburgo, nel 1967, contro gli scozzesi dell’Hibernian (5-0); la seconda nel 1970, ad Amsterdam, in casa dell’Ajax ma solo nei tempi supplementari, dopo che i 90’ regolamentari avevano visto gli olandesi prevalere per 1-0, lo stesso punteggio della vittoria partenopea nella gara di andata (ah, tenete conto che erano i Lancieri allenati da Rinuls Michels, con in campo Suurbier, Krol, Hulshoff e Cruijff …); la terza, ed ultima, sconfitta altisonante in Europa arriva il 6 dicembre 1989 (trent’anni fa) quando uscimmo sconfitti dallo stadio di Brema con il punteggio di 5-1.

Ora, per carità, siete anche autorizzati a cercare il fazzoletto nella parte più recondita delle vostre tasche (anch’io lo sto cercando, proprio mentre scrivo queste note) ma… francamente… il “timore” paventato mi sembra eccessivo.

LA PARTITA DELLA RED BULL ARENA E’ vero, mancheranno i due centrali difensivi titolari (K2 e Maksi) improvvidamente incappati in due sciocche ammonizioni (soprattutto il gigante senegalese) ma è altrettanto vero che i pur bravi giocatori salisburghesi - che, badate, non intendo affatto sottovalutare – ci hanno messo veramente in difficoltà solo negli ultimi 6/7 minuti di partita, quando i nostri, fisicamente, sembravano non averne più (l’ultima partita giocata era quella con gli strisciati al San Paolo, importantissima e combattuta per quasi un tempo in inferiorità numerica): per il resto la gara è stata in totale controllo e solo la sfortuna e gli errori di mira non ci

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hanno permesso un risultato ancora più rotondo. Inoltre, particolare non secondario, gli austriaci hanno attaccanti veloci negli spazi aperti, che danno il meglio della loro abilità quando ripartono in avanti dopo aver rubato palla con il pressing: in una gara accorta come quella che il Napoli andrà a giocare il loro tasso di pericolosità dovrebbe essere depotenziato. Infine, non hanno grandi colpitori di testa e la vera insidia viene dalle loro triangolazioni aperte sulle fasce, tese a costruire palloni potenzialmente pericolosi per gli scambi filtranti in area tra i loro avanti. Un meccanismo di gioco, il loro, che dovrebbe andare in grande sofferenza di fronte a un Napoli schierato in posizione di attesa e copertura, pronto anzi a ripartire in contropiede ed affondare i colpi all’interno di una difesa - come quella austriaca – che non sembra proprio attrezzata al meglio. Per cui, la mia personale idea è quella di un Napoli che dovrebbe e potrebbe controllare agevolmente la partita, agevolato dal copione della stessa che immaginiamo debba portare i padroni di casa all’attacco furibondo fin dai primi minuti di gioco. In quella fase, secondo me, si deciderà la gara: se i nostri attaccanti avranno la freddezza di giocare senza ansia ed affanno, impostando bene ogni contropiede allora potremmo essere in grado di segnare un gol nei primi venti minuti, spegnendo così ogni ardore avversario.

Certo, la palla è rotonda e può sempre accadere di tutto, un gol fortunoso, un’espulsione… si vedrà… nel frattempo, cercate pure “i fazzoletti” ma è difficile immaginare uno scenario diverso. Il Napoli che vedremo in campo, oltre ad essere di sicuro molto concentrato, è decisamente più forte del Salisburgo, anche senza Koulibaly e Maksimovic.

LE ALTRE PARTITE Visti i risultati dell’andata, chi passerà il turno ? Rifacciamo il giochino di qualche settimana fa e - senza paura di essere spernacchiato - faccio il nome di queste sette: Inter, Siviglia, Villareal, Arsenal, Benfica, Valencia,

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Chelsea. Se fosse così, i quarti di EL avrebbero poco da invidiare ai più blasonati quarti di CL. In ogni caso, un bel gruppone, non c’è che dire. Circa l’ottava squadra, credo possa essere il Napoli, se giocherà la partita alla Red Bull Arena con la normale diligenza che ha messo in campo in gran parte della stagione, in specie nelle partite giocate fuori dai confini nazionali. Se poi dovessimo rivedere in un migliore stato di forma i calciatori fin qui più alterni (Mertens su tutti), beh non ci dovrebbe essere storia. Una gara attenta e concentrata, questo serve. Che poi, se dobbiamo aver ragione di temere il Salisburgo, allora gli eventuali quarti come ce li giochiamo ?

Finisco con il mio undici: Meret, Hysaj, Chiriches, Luperto, Mario Rui; Callejon, Allan, Fabian Ruiz, Zielinsky; Insigne, Milik.

Per approfondire (scaramanticamente):

Edimburgo http://www.calcio.com/cronaca_partita/europa-league-1967-1968-2-runde-hibernian-fc-ssc-napoli/

Amsterdam: https://www.youtube.com/watch?v=eJHLT1x0aGs

http://www.calcio.com/cronaca_partita/europa-league-1969-1970-achtelfinale-afc-ajax-ssc-napoli/

Brema: https://www.youtube.com/watch?v=9sMzSpoHfFM

Parma: http://www.calcio.com/cronaca_partita/serie-a-2000-2001-parma-fc-ssc-napoli/

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Europazzurra di Valeria Catalano

Dublino La capitale irlandese è arte e cultura con monumenti, musei e quartieri da visitare ma è soprattutto atmosfere che ti avvolgono e ti accompagnano nel viaggio. Siccome non siamo nati per soffrire la prima tappa che consiglio è il quartiere di Temple Bar, centro nevralgico del divertimento, luogo di ritrovo dei giovani dublinesi. Brulica di artisti di strada, musicisti, turisti e ristoranti di tendenza, gallerie alla moda, spazi espositivi e centri culturali. Va visitato di giorno e di notte, nella doppia versione culturale-ricreativa.

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Tra i monumenti invece spiccano la Christ Church Cathedral nel cuore della città medievale, maestosa, dalle impressionanti dimensioni e soprattutto la Cattedrale di San Patrizio, dedicata al patrono d’Irlanda. Il castello di Dublino, fortezza normanna voluta da Giovanni Senza Terra, il re d’Inghilterra, per tanti anni ha rappresentato il simbolo dell’oppressione inglese. Poi c’e il ponte “Ha’Penny”, uno dei luoghi più fotografati, assolutamente da vedere. E il Trinity College, una delle più prestigiose università a livello mondiale. Per un po’ di sano shopping c’è Grafton Street, la via interamente pedonale, ricca di fascino, atmosfera e bei negozi. Quasi all’inizio di Grafton Street si trova la statua di Molly Malone l’affascinante pescivendola e prostituta che accoglie i visitatori che giungono a Dublino per la prima volta. Da sempre è considerata un porta fortuna dai turisti. Ma al primo posto fra i luoghi più visitati d’Irlanda c’è la mitica fabbrica della Guinness. In realtà non si visita la fabbrica ma il museo: 7 piani che raccontano ogni minimo aspetto della birra più amata d'Irlanda. E vista la fabbrica della birra ci vogliamo perdere la distilleria di whisky? Certo che no. Allora si va all’ Old Jameson Distillery, il museo dedicato alla produzione del whisky dove si possono scoprire tutti i segreti della distilleria con i suoi processi. Ma se durante il viaggio gioca il Napoli che si fa? Dove lo si vede? Ovviamente insieme al Club Napoli Dublin, con la sua pagina fb da seguire per monitorare gli eventi organizzati per vedere i match degli azzurri.

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Amarcord

di Emilio Sabatino

Amedeo Amadei

Arrivò a Napoli nel 1950, dopo grosse prestazioni, soprattutto nella Roma e poi nell’Inter. Si fermò nel capoluogo partenopeo per ben 6 anni, collezionando 171 presenze e 47 gol.

Forte fisicamente come un torello, centravanti puro, giocò insieme a Pesaola e Jeppson, formando un trio di alto livello. Freddezza sotto porta ed esperienza erano qualità fondamentali per l’ex re di Roma. Amava molto Napoli, ed il presidente Lauro non battè ciglio nell’acquistarlo.

Il “Fornaretto", come lo chiamavano i tifosi a causa della professione paterna, rimase a Napoli anche dopo aver concluso la carriera da calciatore. Divenne allenatore e, dal 1955 al 1961, trascinò la squadra azzurra verso le zone alte della classifica.

Amadei è stato un autentico genio del calcio e come tutti i geni aveva bisogno di trovare l’ispirazione.

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Le sue armi migliori erano la spaventosa velocità e il tiro violentissimo. La scarpa destra doveva essere rinforzata e nonostante questo accorgimento, le bordate di Amedeo la costringevano ad una vita decisamente più breve rispetto alla scarpa gemella.

Un giocatore che ha sempre rispettato la maglia che indossava e nonostante l’amore per Roma, portava nel cuore anche Napoli, una città meravigliosa, come l’amava definire.

AZZURRISSIMA torna martedì 19 marzo, con gli articoli su Napoli - Udinese