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Tesi di Bachelor 2013 Bachelor of Arts in Comunicazione visiva

Bachelor of Arts in Comunicazione visiva · 2014. 1. 7. · Tesi di Bachelor 2013 Antonella Barone Bachelor of Arts in Comunicazione visiva Bike sharing a Lugano Relatore: Alberto

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Tesi di Bachelor 2013

Bachelor of Arts in Comunicazione visiva

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Tesi di Bachelor 2013

Leonardo AngelucciBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Kairo

Relatrice: Piotr Bugno, Davide Fornari

1. Logo 2. Fotografia dispositivo

3. Fotografia dispositivo

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www.supsi.ch

Abstract

Nella ricerca di un tema per la mia tesi di bachelor prendo in considerazione il mio interesse nel campo dell’interaction design, in particolar modo le relazioni che vengono a generarsi tra l’uomo, le interfacce e le macchine.

Questo progetto di tesi ha come oggetto di studio l’evoluzione dei nuovi media e i corrispettivi cambiamenti comunicativi. Lo scopo di questa ricerca è percorrere le principali fasi che hanno caratterizzato gli sviluppi tecnologici legati alla comunicazione e alla digitalizzazione delle informazioni. La scelta di questo tema deriva da un interesse personale riguardo al campo del design dell’interazione e l’uso delle nuove piattaforme sociali. Il personale interesse nel campo dell’interaction design, in particolar modo nel disegno e nella programmazione di interfacce, mi ha permesso di individuare alcuni aspetti evolutivi legati allo sviluppo attuale e futuro di internet, ovvero all’internet delle cose. Questa evoluzione offre innumerevoli vantaggi capaci di rendere più ricca l’attuale comunicazione mediata da schermi. Lo scopo dell’internet delle cose è di creare un ponte tra il mondo reale e il mondo virtuale. Ho pertanto impostato la mia domanda di ricerca come segue: Quale nuova tipologia di comunicazione è possibile creare attraverso un collegamento tra oggetti interattivi e social network? Nella prima parte dell’elaborato espongo una panoramica dell’evoluzione dei nuovi media dalla scrittura fino alle nuove piattaforme sociali. Ho inoltre riportato alcuni cambiamenti comunicativi all’interno della società dovuti al gran numero di nuovi strumenti messi a disposizione di media sociali. Nella seconda fase ho raccolto alcuni casi studio rilevanti, che mi hanno permesso di capire quali tentativi sono già stati fatti per riuscire ad arricchire la comunicazione nei media sociali attraverso l’internet delle cose. La terza fase ho realizzato il progetto finale relazionandolo alla ricerca e ai casi studio. Il progetto finale concerne lo sviluppo di un social network composto principalmente da un’interfaccia fisica e da una digitale. L’interfaccia fisica ha come obiettivo quello di permettere una comunicazione a distanza attraverso l’uso di canali sensoriali non ancora utilizzati nelle tradizionali piattaforme sociali attualmente mediate da interfacce digitali.

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Tesi di Bachelor 2013

Antonella BaroneBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Bike sharing a Lugano

Relatore: Alberto Bianda

1. Falla girare!

1. Claim della campagna "Falla girare!" Ideata per convincere gli automobilisti a usare la bicicletta e creare un senso di appartenenza tra coloro che ne fanno già uso. Ho scelto "Falla girare" perché l'elemento (che io ho definito mobile) del corporate design è la ruota. Se la ruota gira, si crea equilibrio, ciò di cui ha bisogno il traffico a Lugano. Inoltre si fa ulteriormente leva sul passaparola degli utenti che già usufruiscono del servizio, che quindi faranno girare le informazioni.

2. Esempio Falla girare!

2. Esempio della campagna "Falla girare!" applicata in una zona molto trafficata. Per la campagna si andranno a sfruttare gli spazi, dove l'automobilista rimane imbottigliato in coda, sfruttando le pareti inutilizzate della città di Lugano.

3. Nuova stazione

3. Stazione bike sharing PubliBike in Via Ciani dopo il mio restyling.

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www.supsi.ch

Abstract

La bicicletta è un veicolo a due ruote che oltre a rispettare l'ambiente è ideale per mantenere la forma fisica. Anche le città possono usufruire degli effetti positivi di questo mezzo di trasporto e lo sa bene anche il Comune di Lugano che ha introdotto il servizio bike sharing nel 2010. Ma il cittadino è effettivamente a conoscenza di questo servizio? In che modo è stato informato? Quante sono le persone che lo utilizzano giornalmente? Per scoprirlo bisogna partire per un viaggio che si può intraprendere solo seduti sul sellino di una bicicletta.

Nel luglio del 2010 la città di Lugano ha introdotto il sistema Velopass, ovvero un sistema, offerto dalla città, tramite il quale il fruitore poteva liberamente usufruire di alcune biciclette messe a disposizione dalla città di Lugano per spostarsi liberamente all’interno del contesto urbano. Oggi sono passati ormai tre anni e il sistema Velopass a Lugano ha sposato, o come hanno definito loro nell’operazione di marketing, si è fidanzato, con il sistema PubliBike. Il sistema PubliBike è un sistema nazionale svizzero, nato da un’iniziativa di PostAuto (autopostali svizzere), Ferrovie Federali Svizzere (in breve FFS) e Rent a Bike, aziende che esercitano a livello nazionale. Nel 2010, secondo Pro Velo Svizzera, al primo posto delle città a misura di ciclista c’era Winterthur e in lista non appariva neanche una città del Canton Ticino. Per questo motivo il Cantone Ticino ha scelto di reagire a questi risultati non soddisfacenti e ha stanziato dei fondi per il miglioramento delle condizioni del ciclista in Ticino. Dal 2010 a oggi a Lugano le cose sono cambiate, ma la domanda che ci dobbiamo porre è la seguente: sono cambiate in modo giusto? Sono state prese le giuste decisioni? Questo è anche ciò che mi sono chiesta io e ho quindi deciso di seguire da più vicino il caso, ristringendo il campo intorno al servizio PubliBike nella città di Lugano. Il servizio PubliBike si è fatto conoscere al pubblico grazie a degli articoli di giornale, apparsi sulla stampa locale e a due eventi, il primo nell’estate del 2010 e uno più recente il 21 giugno 2013. La comunicazione tra prodotto, o meglio servizio, e il proprio target si ferma qui. La mia ricerca si basa sulla metodologia tramite la quale sta agendo la città di Lugano per cercare di entrare finalmente a far parte e diventare una città ciclabile della Svizzera. Quindi la domanda di tesi è la seguente: "In che modo è possibile cercare di migliorare la mobilità in bicicletta nella città di Lugano, sia su un lato urbanistico, sia spingendo la gente a spostarsi in bicicletta per i percorsi brevi?". La rispettiva ipotesi è: "Migliorando la comunicazione di PubliBike a Lugano e la comunicazione tra Municipio e abitanti si possono spingere i cittadini a utilizzare maggiormente la bicicletta per percorrere i tragitti brevi (facendo diminuire il traffico automobilistico)". Durante il mio percorso di tesi ho incontrato il Coordinatore del servizio PubliBike per la città di Lugano, ovvero Fabio Schnellmann ed il Capo

Dicastero Pianificazione Ambiente e Mobilità Angelo Jelmini e mi sono confrontata con loro per capire al meglio in che modo sta reagendo il municipio. In base ai loro input e all'analisi dei casi studio europei e svizzeri ho cercato di creare una valida proposta alternativa alla comunicazione già esistente. Così nasce il mio progetto che prende tre diramazioni differenti: “PubliBike comunica”, "Protezione” e “Falla giarare!". Un punto importante è capire bene a chi si comunica e cosa si vuole comunicare. È importante anche capire che la Svizzera è uno stato piccolo, ma che allo stesso tempo contiene molti gruppi culturali e linguistici differenti. PubliBike quindi non potrà comunicare a Friburgo come comunica a Losanna o appunto a Lugano. Ci sono troppe differenze anche tra ciclista e automobilista. Imparando da Arte Urbana Lugano ho preso spunto per capire che si deve andare a mirare in determinati punti, dove l’utente getta lo sguardo. L’automobilista ha il limite del parabrezza, invece il ciclista ha solo il limite del cielo.

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Tesi di Bachelor 2013

Ilaria BolzoniBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Corporate Identity per lo studio fotografico

Opificio42

Relatori: Marco Cassino, Enrico Rossi

1. Dorso

1. Dorso del manuale di corporate identity.

2. Particolare

2. Particolare interno del manuale di corporate identity.

3. Manuale

3. Manuale di corporate identity.

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Abstract

La scelta del progetto di tesi è ricaduta sulla creazione della corporate identity dello studio fotografico per cui lavoro: Opificio42, per cercare di risolvere le problematiche a livello visivo e comunicativo. Il rifacimento dell’aspetto grafico è stato da sempre un progetto che avrei voluto fare e la tesi è stata l’occasione giusta affrontare questo percorso progettuale.

Il mio progetto di tesi riguarda il rifacimento della corporate identity dello studio fotografico per il quale lavoro: Opificio42. Opificio42 è situato nella realtà periferica della provincia di Varese. Collaboro con lo studio da ormai quattro anni, e ho sempre riscontrato problematiche legate alla comunicazione visiva, infatti, mi sono sempre posta l’obiettivo futuro di dare ordine e chiarezza alla sua identità. La decisione di rifare la corporate è dovuta anche alla perdita di clientela e alla mancata acquisizione di nuovi clienti, fattori che stavano portando lo studio al declino. Lo studio era nato allo scopo di combattere la crisi, differenziandolo dalle attività concorrenti e fornendo un servizio vario e di ottima qualità, ma la mancanza di una comunicazione strutturata, anche dal punto di vista visivo, ha portato a una situazione critica, ed è sorta dunque la necessità di rivedere l'identità dell'azienda alla luce dei suoi valori fondanti. La corporate identity dello studio fotografico Opificio42 è dunque lo strumento ottimale per posizionare in modo corretto lo studio sul mercato Varesino, differenziandolo dalla concorrenza, rendendolo riconoscibile e riuscendo a comunicare i valori intrinseci al pubblico desiderato. La nuova identità sarà lo strumento migliore per poter rendere riconoscibile lo studio Gli obiettivi della nuova identità sono quelli di unificare la comunicazione visiva dello studio, aspetto che fino ad ora è venuto a mancare, ma soprattutto la definizione dei valori fondanti dello studio. La nuova corporate identity di Opificio42 è semplice, dinamica, e serve ad unificare tutto l’aspetto visivo, oltre ad essere fonte di riconoscimento e differenziazione.

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Tesi di Bachelor 2013

Miriam CaligariBachelor of Arts in Comunicazione visiva

La figura del papà nelle ninne nanne

Relatori: Luca Morici, Eva Montanari

1. Dettaglio

1. Dettaglio di un'illustrazione del libro pop up circolare. Le illustrazioni sono state realizzate su cartoncini colorati di varie tonalità di blu, colore per eccellenza della notte. Ogni immagine è stata arricchita con piccoli dettagli come questo che suggeriscono al papà e al bambino nuove idee con le quali personalizzare la ninna nanna.

2. Prodotto finale

2. Il libro sarà distribuito con una fascetta sulla quale sarà spiegato il significato della collana POP UP e il doppio utilizzo di questo prodotto come libro tradizionale, ma anche oggetto di accompagnamento nel corso della notte. Non avendo un vero e proprio dorso la fascetta renderà riconoscibile il volumetto sullo scaffale grazie a un simbolo che permetterà il riconoscimento del libro sia per il papà che per un bambino che non sa ancora leggere.

3. Illustrazione

3. Interazione tra padre e figlio attraverso il libro. Il piccolo prodotto è stato pensato come strumento di interazione tra le due parti. Infatti è più semplice per il padre mettersi in gioco ed essere più coinvolto se ha a sua disposizione uno strumento di supporto.

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Abstract

Pensando a un papà vedovo di mia conoscenza, ho potuto immaginare quanto per lui sia stato difficile occuparsi del figlio, di solo un anno, dopo la morte della moglie soprattutto nei momenti gestiti da lei come quello della buonanotte. Considerando le varie situazioni che oggigiorno esistono: papà single, gay o vedovi che, per necessità o piacere, si mettono in gioco e si dedicano all’accudimento di un bimbo,trovo che anche la ninna nanna abbia bisogno di aggiornarsi.

Nel corso del tempo la figura del padre si è evoluta. Dal padre tradizionale, autoritario ed austero, si è passati al padre autorevole che è in grado di costruire rapporti positivi e propositivi con i figli. Fin dalla prima infanzia, oggi, il papà è coinvolto nell’accudimento della prole, compresi anche i piccoli riti quotidiani che prima erano di pertinenza esclusiva della mamma. Per aiutare il genitore a interagire al meglio con il proprio figlio in questi momenti delicati, sono stati pensati appositi strumenti di supporto. Molti prodotti editoriali e multimediali dedicati all’infanzia hanno tenuto conto di questa evoluzione, infatti ad esempio, la narrativa, gli albi illustrati e i cartoni animati spesso propongono padri presenti che si relazionano positivamente con i propri figli. La ninna nanna però, strumento di supporto per eccellenza nel momento della buonanotte, non ha tenuto conto di quest’evoluzione in quanto la figura prevalente risulta essere sempre quella materna. Il papà nelle ninna nanne raramente è citato, ma è comunque distante, la mamma invece è colei che sottrae al pericolo, rassicura, rasserena il figlio e favorisce l’addormentamento.

Il progetto ha come obiettivo quello di reinventare la ninna nanna affinché diventi uno strumento utile per i padri che vogliono mettersi in gioco nella relazione con i propri figli, per desiderio o necessità, nel momento della buonanotte. L’idea non è quella di sostituire semplicemente mamma con papà, ma di creare delle ninne nanne ad hoc che propongano e rinforzino i valori che solo un padre può trasmettere.

Il progetto prevede la realizzazione di alcuni albi illustrati circolari pop up, nei quali viene proposta una ninna nanna che ha per protagonista il papà. L’idea è di realizzare una ninna nanna diversa per ogni giorno della settimana in modo da rispettare il rituale dei giorni senza annoiare il genitore. La circolarità del libro evidenzia la ripetitività della ninna nanna e il pop up decrescente traspone nel visivo il ritmo tipico di questo canto. Il testo presente nel libro fornisce una traccia di lettura delle immagini, ma lo scopo principale delle illustrazioni è di stimolare la fantasia di padre e figlio che possono personalizzare la ninna nanna.

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Tesi di Bachelor 2013

Ylenia CamagniBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Guida ai caratteri editoriali contemporanei.

Conoscerli, riconoscerli e utilizzarli

Relatori: James Clough, Marta Bernstein

1. Manuale

1. / 2. Al fine di dar vita a un filo conduttore tra manuale ed eserciziario e sottolineare l'aspetto giocoso del progetto, le copertine sono state realizzate riproponendo la grafica dei tasselli del Memory tipografico presentato nell'eserciziario.

2. Eserciziario

4. Doppia apertura

3. L'eserciziario propone esercizi sotto forma di simpatici giochi, tra i quali il Memory tipografico che conferisce un aspetto maggiormente ludico e divertente al progetto.

3. Memory tipografico

4. Il progetto editoriale è composto da due libri: il manuale e l'eserciziario ad esso complementare; i quali sono uniti dalla quarta di copertina, caratterizzando il libro con una doppia apertura, incuriosendo così maggiormente il lettore.

5. Glossario tipografico

6. Per ogni carattere sono messe in evidenza le lettere che lo contraddistinguono, al fine di mostrare al lettore i dettagli che permettono il suo riconoscimento.

6. Dettagli del carattere

5. Per eliminare qualsiasi dubbio e lacune nel lettore, il manuale presenta un glossario tipografico nel quale sono definiti i termini legati ai dettagli e alle forme delle lettere, utilizzati all'interno del progetto.

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Abstract

Alla base del mio progetto di tesi vi è l'intenzione di aiutare gli studenti di grafica e di comunicazione visiva nel riconoscimento dei caratteri tipografici, intenzione nata da una mia personale difficoltà. In seguito all'analisi di alcuni manuali tipografici esistenti, è emersa all'interno di questi ultimi, una lacuna nella trasmissione di nozioni relative ai caratteri contemporanei, ed ho così deciso di far evolvere il mio obiettivo e di fornire agli studenti uno strumento che permettesse loro di conoscere, riconoscere e utilizzare alcuni significativi caratteri editoriali contemporanei.

Al mondo esistono più di centomila caratteri tipografici e ogni giorno sul mercato ne compaiono di nuovi. Consultare un così ampio campionario per scegliere quale carattere adottare all'interno di un progetto grafico può essere una scelta difficile, soprattutto per coloro che affrontano questo problema per la prima volta, come ad esempio gli studenti di comunicazione visiva (target a cui faccio riferimento). In commercio esistono molti manuali che si preoccupano di fornire ai lettori informazioni relative ai caratteri tipografici, ma la maggior parte di essi presenta unicamente caratteri storici e famosi, trascurando quelli contemporanei, la cui conoscenza è fondamentale all’interno della realtà lavorativa di un comunicatore visivo. Per questo motivo è necessario che gli studenti si distacchino dai caratteri di sistema di cui tutti i computer sono forniti, questi, infatti, non rappresentano l’offerta migliore. Con il mio progetto di tesi intendo andare a integrare i manuali tradizionali, offrendo agli studenti di grafica e di comunicazione visiva uno strumento che consenta loro di conoscere, riconoscere e utilizzare alcuni dei più importanti caratteri editoriali contemporanei, realizzati digitalmente nel corso degli ultimi trent’anni. A questo scopo ho dato vita a un progetto editoriale composto da un manuale e da un eserciziario che, uniti dalla quarta di copertina, si presentano come un unico prodotto, incuriosendo il lettore perché avente una doppia apertura.

Si tratta di un progetto che si differenzia dai manuali già esistenti innanzi tutto per i contenuti presentati, ossia caratteri contemporanei e informazioni fondamentali legate al type design contemporaneo e che difficilmente si leggono sui manuali tipografici tradizionali e in secondo luogo perché si presenta come un prodotto colorato, semplice e ludico, che parla al lettore in modo amichevole dandogli del "tu" e offrendogli consigli per l'utilizzo dei caratteri. L'eserciziario inoltre permette di apprendere attraverso la pratica, le nozioni presentate all'interno del manuale, consentendo allo studente di allenare i propri occhi a osservare e a percepire i dettagli delle lettere dei caratteri, imparando così a riconoscerli.

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Tesi di Bachelor 2013

Federica CrociBachelor of Arts in Comunicazione visiva

MAISHA MAREFU.

Alla ricerca dei Masai

Relatori: Reza Khatir, Luca Morici

1. Approccio 1

1. Approccio utilizzato in Kenya

2. Approccio 2

2. Approccio utilizzato in Kenya

4. Prodotto

3. Ritratto di un Masai. Questa fotografia conclude la narrazione visiva presente nel libro fotografico

3. Masai

4. Prodotto completo

5. Diario di viaggio

6. Interno libro fotografico

6. Libro fotografico

5. Scatola che contiene il diario di viaggio e il diario di viaggio stesso

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Abstract

Le motivazioni che mi hanno spinta a realizzare il mio progetto di tesi sono la mia grande passione per i viaggi tramandata dai miei genitori e la passione per la fotografia. Ho deciso quindi di unire questi interessi e utilizzarli all'interno della mia tesi per sviluppare un progetto completo che mi avrebbe appassionata. Inoltre un'altra motivazione che mi ha spinto ad affrontare questo percorso è la mia curiosità: cercare di scoprire e ottenere informazioni su una cultura differente dalla mia e, nel mio piccolo, cercare di riportare tali contenuti nella nostra società.

La presente tesi tratta tematiche riguardanti i riti e le tradizioni Masai, tribù originarie del Kenya, che rimangono ostili allo sviluppo globale; il progetto consiste in un reportage fotografico. La letteratura indaga questa problematica in maniera generale senza dare delle risposte e lasciando il lettore dubbioso. Da qui è nata l’idea di partire e recarmi direttamente sul posto, in Kenya. La soluzione migliore è rapportarsi direttamente con la popolazione presa in considerazione, cercando di creare un contatto, uno scambio culturale; documentare visivamente l’esperienza e ottenere testimonianze da parte dei Masai tramite delle interviste permette di risolvere le problematiche iniziali. Per questa ragione è stato sempre chiesto il permesso di fotografare i soggetti e successivamente veniva loro mostrato il risultato sul monitor; questo metodo è stato molto efficace e ha permesso la finalizzazione del progetto. Lo scopo della tesi è riportare queste informazioni in modo molto soggettivo, personale ed emozionale, proponendo in maniera visuale il percorso e il viaggio. Il progetto si completa dividendosi in due approcci differenti: uno visuale, composto da un reportage fotografico e l’altro testuale composto dalle sensazioni personali e dall’esperienza vissuta. Tramite le persone del posto ho estrapolato informazioni preziose fino ad arrivare ai Masai. L’apparato testuale è stato diviso da quello visuale perché è stata riscontrata una problematica nei libri fotografici esistenti; la maggior parte delle volte il testo e l’immagine non si completavano sinergicamente e armoniosamente, andando a creare un disturbo reciproco. Per questo motivo è nata l’esigenza di dividere il prodotto finale in due parti, rendendole però un unico elaborato inscindibile e complementare. La visione di una sola parte del progetto non renderebbe possibile la fruizione completa del lavoro.

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Tesi di Bachelor 2013

Lucia De AlbertiBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Parlare di pedofilia.

Perché?

Relatori: Franco Cavani, Pier Paolo Pedrini

1. Affissione - Claim n.1

1. Fase della campagna teaser n.1 Affissione murale studiata ad hoc su edifici sia pubblici che privati, posizionata in luogo strategico di passaggio. Claim n.1: "Ti riguarda?".

2. Affissione - Claim n.3

2. Fase della campagna teaser n.1 Affissione murale studiata ad hoc su edifici sia pubblici che privati, posizionata in luogo strategico di passaggio. Claim n.3: "Ci penserà qualcun altro?".

4. Affissione - Claim n.5

3. Fase della campagna teaser n.2 Pieghevole aperto con indirizzo del sito web realizzato per l'occasione www.parladipedofilia.ch.

3. Pieghevole aperto

4. Fase della campagna teaser n.1 Affissione murale studiata ad hoc su edifici sia pubblici che privati, posizionata in luogo strategico di passaggio. Claim n.5: "Ma in fondo, cosa vuoi che sia?".

5. Pieghevole chiuso

6. Dettaglio della home del sito web informativo.

6. Dettaglio home sito

5. Fase della campagna teaser n.2 Pieghevole chiuso ricevuto via posta da ogni cittadino ticinese.

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Abstract

L’idea per il tema di tesi è nata dalla mia situazione familiare di cui ho conosciuto alcune realtà crescendo. Ho odiato tali individui ritenuti pedofili che hanno fatto un male indelebile a persone che ogni giorno combattono con i propri demoni interiori; l’odio è poi diventato il carburante che mi ha spinto a voler capire questo male che provoca paura e di cui si parla pochissimo. Ho colto così l’occasione della tesi per trattare questo tema da comunicatrice visiva, progettando una comunicazione che abbia il potere di influenzare la società in modo costruttivo, sensibilizzandola.

La presente tesi ha l’obiettivo di trovare una strategia di comunicazione adatta a sollecitare il target scelto ad aprire occhi, orecchie e bocca di fronte alla pedofilia al fine di capirne le dinamiche sia sociali che comunicative. Verrà messa in atto una campagna di sensibilizzazione che provochi una presa di coscienza e responsabilità; fattori che si possono ottenere conseguentemente a una reazione emotiva. Diversi pericolosi stereotipi creano attorno al tema della pedofilia molta confusione e spesso i modi di vedere e affrontare questo disagio sociale diventano reazioni meccaniche di paura, silenzio e chiusura provocate da disinformazione e conseguente disinteresse. Parlare di pedofilia è indispensabile perché è necessario un cambiamento a livello culturale da parte del mondo adulto; non si può più lasciare la responsabilità di parlare ai bambini, soprattutto se gli adulti non sono poi in grado di ascoltare e affrontare la situazione in modo costruttivo. La pedofilia non conosce distinzioni di sesso, razza, religione o ceto sociale, è ovunque e ogni individuo della società (soprattutto se a conoscenza di situazioni a rischio) ne è responsabile: informare per prevenire è dunque indispensabile per superare questo enorme tabù, mentre il silenzio e l’omertà sono solo complici dei fatti. Un tema che ha l’assoluta necessità di trovare un posto prioritario nell’agenda della popolazione, dei media e delle famiglie. Superare il rifiuto e la paura di affrontare il tema riuscendo a parlarne ed è in questo che il ruolo dei media è di fondamentale importanza. Il campo d’azione scelto è il Canton Ticino, territorio ben circoscritto in cui la pedofilia è molto presente anche se in modo quasi invisibile; qui diverse associazioni operano sul territorio, ma non a livello di comunicazione. Partendo da questi presupposti è stata sviluppata una campagna teaser di comunicazione non convenzionale divisa in due fasi: la prima ha l’obiettivo di provocare curiosità nel target tramite la similitudine della pedofilia vista come una crepa, mentre la seconda fase chiarirà questo paragone rinviando a un portale informativo web. È una campagna che utilizza un nuovo approccio comunicativo sul tema della pedofilia e non vuole creare terrorismo psicologico, ma semplicemente interrogare la popolazione creando dialogo e passaparola.

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Tesi di Bachelor 2013

Giona Di PoiBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Ticino Turismo

Relatori: Sidi Vanetti, Pier Paolo Pedrini

1. Volantini retro

1. Retro dei volantini con tasca per contenere i due filtri colorati rosso e blu, che riprendono la forma del logo e permettono di visionare la terza dimensione.

2. Volantini fronte

2. Fronte dei volantini con immagini 3D.

3. Manifesti

3. Manifesti F4 con immagini 3D.

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Abstract

Il motivo principale che mi ha spinto a intraprendere questo percorso è senz'altro una forte passione per la tematica dell'identità e per la sua restituzione visiva nella comunicazione promozionale. In più occasioni mi sono chiesto se nel turismo ticinese potesse trasparire un'identità territoriale.

L’intento di questa ricerca è analizzare l’evoluzione dell’immagine, dei valori e della percezione di un territorio caratterizzato da lingua, clima e cultura mediterranea mescolata a sicurezza, efficenza, organizzazione e appartenenza svizzera. Inizialmente ho individuato alcune statistiche che mostrano il declino nel settore turistico ticinese. C'è inoltre la mancanza di interesse nei confronti della Regione da parte di segmenti giovani. Ripercorrendo la storia dei manifesti e sfociando nell’analisi dell’attuale identità visiva, si vuole generare una coscienza storica in grado di determinare i sostanziali cambiamenti che hanno subito la percezione del territorio e la sua comunicazione promozionale. Si individuano alcuni aspetti critici dell’attuale identità circa i valori che veicolano e la mancanza di una specifica comunicazione di mercato. Questa mancanza, come si vedrà in seguito, è data dall’omologazione alla linea grafica di Svizzera Turismo. L’indagine prosegue nel provare come la concezione dell’identità visiva sia mutata rispetto all’anno in cui è stata concepita l’attuale immagine coordinata dell’Ente. Si affronta perciò un discorso su come questa debba giungere a nuova vita per veicolare valori più legati all’attualità e alle prospettive future del territorio. Specialmente in un futuro che prevede l’apertura di Lac e di AlpTransit.

Inizialmente mi ero posto l’obiettivo di creare una nuova immagine coordinata per l’intero Cantone, progetto che ho poi ridimensionato nell’elaborazione di un prototipo di logo e di una campagna promozionale. Un’immagine coordinata di questo tipo, pensata e studiata in ogni minimo dettaglio, necessita molte più menti e molto più tempo di quanto ne avessi a disposizione. Gli scopi che mi sono prefissato sono dunque: creare un nuovo simbolo identitario più profondo e attrarre un pubblico giovane. Da qui è nato l’intento di creare una rottura con un passato di comunicazione standardizzata e monotona per inseguire valori legati ai mutamenti in atto. Questo aspetto deve comportare un totale rinnovamento della comunicazione turistica cantonale che sia in grado di promuovere il Cantone in maniera molto più persuasiva e affascinante. Grazie al mio progetto credo di aver dato a questo tipo di comunicazione un timbro molto più vivace e attrattivo, uscendo completamente dai rigidi schemi di promozione attuati fino ad ora. Come ultima considerazione, posso affermare che l’intero progetto può essenzialmente essere considerato un primo passo verso una via di sviluppo in questa nuova direzione, senza pretendere di essere completo in ogni suo dettaglio pratico. Esso vuole essere la ricerca di una possibilità di rinnovamento, rinvigorimento e consolidamento dell’intera offerta cantonale.

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Tesi di Bachelor 2013

Sylvain EspositoBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Hell Grotesk.

Revival & type design

Relatori: Jonas Berthod, Davide Fornari

1. Varie versioni

1. La font Hell Grotesk è disponibile in tre pesi diversi, con i rispettivi corsivi.

2. Carattere completo

2. È un carattere completo che può essere utilizzato sia in un contesto creativo, sia per una composizione più classica (testi).

3. Specimen

3. Parlando di contesto creativo, è disponibile un documento (lo specimen) che ne presenta i potenziali e ne racconta l'origine storica.

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Abstract

Perché ho scelto il type design? Il type designer è un creatore di simboli, è parte integrante del processo editoriale. Con le lettere catturiamo suoni, concetti che in unione con il lavoro dei fotografi riacquistano tutto il proprio senso, una volta stesi sulla pagina bianca. È cosi che nasce l'elaborato grafico: dall'immagine e dalla lettera. Disegnare un carattere permette di imparare a conoscere non solo il type design, ma anche se stessi.

La font Hell Grotesk è il risultato di una ricerca durata tre mesi. Il processo è iniziato come revival della prima font digitale, creata da Rudolf Hell, appositamente per computer, Digi Grotesk (1968). Questo mi ha portato a disegnare un carattere bastone per il testo, inizialmente basato sulla struttura originale, ma che in seguito si è sviluppato seguendo la mia interpretazione. La font finale è composta da tre pesi con i rispettivi corsivi. Per tre mesi, la mia occupazione principale è stata il type design. Mi rendo conto ora che questo ha fatto evolvere in modo considerevole la sensibilità del mio occhio. Ora posso apprezzare le più raffinate qualità dei caratteri e questo non solo durante il disegno di una font, ma anche, e soprattutto, come graphic designer. Ma in tutto questo cosa c'entra il revival? Un giorno qualcuno mi ha detto «se vuoi imparare, devi copiare, copiare e trovare la tua via». Credo che sia stato lo scopo di questa tesi, che oltre all'esperienza pratica mi ha lasciato anche un importante bagaglio culturale, raffinando la mia sensibilità. Mi ha permesso di capire l'importanza del revival in un contesto così vasto come il type design, di cui ho una migliore comprensione ora, una comprensione che si estende alla domanda tipografica di mercato odierna a cui ho offerto una risposta: la font Hell Grotesk. È una font gradevole e polivalente, che grazie al suo disegno si adatta alla creazione a tutti i supporti.

Grazie a questo progetto sono riuscito a tracciare un quadro generale della situazione del type design contemporaneo e sono impaziente di continuare quest'esplorazione. Perché, anche se le mie domande di ricerca erano pensate per indirizzarmi alla ricerca di risposte, mi hanno soprattutto portato verso nuove domande, come ad esempio una costante ricerca di forme nuove e contemporanee.

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Tesi di Bachelor 2013

Davide FrizzoBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Metamorfosi dell'immaginario

in "La città dei ragazzi"

Relatore: Franco Cavani

1. Tessere ricordo

1. Sulle tessere ricordo vengono disegnati dai ragazzi i personaggi, gli oggetti e i luoghi che serviranno per narrare le storie.

2. Dadi missione

2. I dadi missione aiutano il giocatore a definire gli elementi da fotografare nella realtà per compiere le missioni. Le sei facce raffigurano sei tematiche principali: animali, persone, oggetti, costruzioni, geometria e natura.

4. Quaderno missioni

3. La carta del narratore e della narratrice viene rilasciata al ragazzo/a una volta finite le missioni, la carta serve per giocare al gioco delle narrazioni e viene personalizzata dal ragazzo/a con il proprio nome e un disegno.

3. Carta narratrice

4. Nel quaderno missioni si trova una breve introduzione al gioco e gli elementi che servono per giocare. Al suo interno ci sono le schede missione da compilare lanciando i dadi.

5. Imballaggio

6. I dischetti domanda si utilizzano nel gioco delle narrazioni e servono per collegare le tessere ricordo. Questi raffigurano le sei principali domande da farsi per costruire una narrazione che nel giornalismo corrispondono alle sei W.

6. Dischetti domanda

5. Il packaging finale dell'imballaggio per il gioco "La città dei ragazzi".

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Abstract

L’interesse per il tema è scaturito dai miei anni di studi e di formazione passati, rivolti principalmente alla creatività e al crescente interesse per la progettazione di giochi e racconti fantastici per bambini. Ho potuto svolgere questo progetto avendo sviluppato negli anni una sensibilità progettuale che tiene conto del tema dell’immaginario e delle sue fondamenta.

La tematica principale della mia ricerca si concentra sull’immaginario, considerando la sua storia come comportamento prettamente umano di costruzione e interpretazione della realtà, per comprendere di cosa si tratta, e come si possa utilizzare l’immaginario per produrre un gioco didattico per ragazzi di scuola elementare. Trattandosi di una tematica molto vasta, ho deciso di basarmi sulla definizione che ne fa Nelson Goodman, e che rientra nella concezione del pensiero costruttivista. Ho sviluppato l’argomento trattando di alcuni esempi che l’essere umano ha applicato come immaginario per la costruzione delle società, inserendo degli esempi reali per comprendere al meglio le argomentazioni trattate, intercalando esperienze da me fatte e di luoghi visitati durante i miei viaggi. Oltremodo, siccome l’immaginario è una continua interpretazione e costruzione della realtà da parte dell’individuo o di un gruppo di individui influenzata dal periodo storico di appartenenza, dai rapidi mutamenti della società e dalle credenze, ho inserito all’inizio di ogni capitolo delle risposte alla domanda “Che cos’è secondo te l’immaginario?”. Ho posto il quesito a persone di età diverse, conoscenti e non e le ho selezionate per utilizzarle come introduzioni ai capitoli. Dalla prima fase di ricerca sono state rintracciate le fondamenta che strutturano l’immaginario: il simbolismo, la creatività e la narrazione. Tenendo conto di questi tre punti fondamentali e basandomi sullo schema elaborato da Mitchel Resnick, la spirale del pensiero creativo, ho progettato il prodotto “La città dei ragazzi”. Ho sviluppato questa ricerca per rintracciare nuovi modi alternativi al classico insegnamento che inglobino maggiormente la creatività nella didattica delle scuole obbligatorie, come ad esempio fa già la scuola dell’infanzia. La finalità del progetto è stata quella di progettare uno spazio di gioco didattico collettivo per ragazzi, che comprende ed esalta le diversità mantenendole riconoscibili, infatti, con la partecipazione di individualità creative vanno a costruirsi un universo ideale, quello della città dei ragazzi.

Il gioco si snoda in due fasi, la prima individuale, che ha l’intento di stimolare la curiosità del ragazzo verso il mondo esterno, la realtà, definita la città degli adulti, e in secondo luogo di ricomporre creativamente l’immaginario esistente per crearne uno nuovo, un universo in continua costruzione e metamorfosi, pensato come luogo immaginario ideale per i ragazzi. Il prodotto è stato pensato come supporto alle lezioni che si svolgono nelle classi di quarta, quinta elementare e di prima media. Il gioco richiede la presenza di un adulto e si inserisce in una dinamica di gruppo, infatti, la seconda fase prevede la condivisione degli elementi creati individualmente dai ragazzi per narrare storie ed animare l’universo della città dei ragazzi.

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Tesi di Bachelor 2013

Miriam GenchevBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Consumo ecosostenibile:

promuovere una filosofia in modo efficace

Relatrice: Alberto Bianda, Pier Paolo Pedrini

1. Pieghevole

1. Pieghevole formato tessera, distribuito durante la campagna "THE GOOD PRINT" con lo scopo di dare qualche informazione e consiglio generale per ridurre l'impatto dei propri acquisti, in questo caso alimentari. L'artefatto rimanda poi al sito per approfondire l'argomento.

2. Applicativo

2. L'applicativo digitale, disponibile su web o anche come App, permette all'utente di avere un report personalizzato dell'impatto che hanno determinati alimenti e prodotti. Per fare ciò è possibile esplorare, cercando marchi e alimenti, o cercare specifici prodotti da inserire nel carrello virtuale. Nel sito sono presenti numerosi consigli per diminuire l'impronta e, come valore aggiunto alla scelta ecosostenibile, si possono scoprire numerosi benefici in termini di benessere psico-fisico e miglioramento dell'habitat proprio ed altrui, anche a lungo termine.

3. Campagna

3. Manifesto della campagna, posto sul suolo percorso da coloro che si recano a fare la spesa presso dei supermercati svizzeri. Posizionando il manifesto in questo modo, si coinvolge anche il senso del tatto con lo scopo di rendere attenti i consumatori del fatto che sono proprio le loro azioni, ovvero le scelte fatte durante gli acquisti, a determinare l'impronta ecologica del pianeta.

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Abstract

La tematica della sostenibilità ambientale ci riguarda tutti da vicino, dal momento che la Terra è un sistema unico e con i nostri consumi influiamo in maniera decisamente negativa su di esso. Basti pensare che lo stile di vita svizzero è uno dei più elevati del mondo. È necessario quindi che ciascuno si responsabilizzi e agisca, seppur mantenendo il tenore di vita desiderato, con maggiore consapevolezza. Ho sempre considerato la salvaguardia del pianeta il mio scopo nella vita e ho voluto cercare una via efficace per portare avanti questa causa in maniera coerente.

Che prezzo ha il nostro odierno e frenetico stile di vita? Con questo quesito ci si è posti il problema di come spingere i consumatori alla modifica del comportamento, sensibilizzandoli verso delle scelte di vita quotidiane più responsabili e consce del fatto che questo pianeta non sia solo un oggetto da usare come fonte di risorse e materie prime ma, innanzitutto, la nostra casa. Nostra e di altre innumerevoli specie che subiscono di continuo le conseguenze delle nostre azioni, ancora troppo dettate dalla visione antropocentrica che contraddistingue la società dei giorni nostri. Questo lavoro di tesi ripercorre le iniziative che hanno avuto come intento la preservazione del nostro pianeta, alla ricerca di nuovi approcci e strumenti da mettere a disposizione di quei consumatori che vorrebbero forse fare di più ma che non sanno come. L’intento è quello di scoprire nuove tattiche per una comunicazione sociale più efficace e coinvolgente, che porti a un cambiamento e un benessere reali. Si è deciso di puntare sull’aspetto legato all’impronta ecologica delle scelte alimentari, in primis perché questo vuole essere un punto di partenza per un artefatto declinabile su più fronti ma che, per essere efficace, dovrebbe trattarne uno alla volta, specie in una fase progettuale. In secondo luogo, il fatto di scegliere proprio l’alimentazione, tra i temi legati al consumo responsabile e alla sostenibilità ambientale, dipende dal suo peso enorme, pari al 30%, sull’impronta ecologica totale. In terzo luogo, la spesa è un aspetto quotidiano nella vita delle persone e la scelta di cosa e come mangiare non dipende da tecnologie e normative, ma direttamente dal singolo consumatore che, agendo responsabilmente, influisce direttamente sul mercato facendo la differenza. Si tratta anche di un aspetto della sostenibilità molto spesso snobbato o trattato in modo superficiale dai promotori di iniziative e campagne ecologiste. Per queste ragioni, il punto di partenza per lo sviluppo di questo progetto è incentrato sulle scelte di acquisto alimentari e l’impatto che esse hanno sull’ambiente.

Il progetto sfocia dunque in tre tipi di artefatto: il primo, un manifesto posto sul terreno calpestato entrando nei supermercati, è volto ad attirare l'attenzione coinvolgendo il target nella tematica; il secondo, un pieghevole formato tessera, intende sensibilizzare e informare a grandi linee dando uno strumento iniziale per orientarsi negli acquisti; il terzo, un applicativo su web, completa l'opera di informazione e consiglia in maniera mirata dando un feedback personalizzato dell'impatto degli acquisti di ciascun utente.

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Tesi di Bachelor 2013

Simona GiacominiBachelor of Arts in Comunicazione visiva

POSSO GIOCARE CON TE?

Influenze sull'identità infantile

Relatori: Ursula Bucher, Matteo Vegetti

1. Character design

1. Studio delle espressioni del protagonista Enea.

2.Character design

2. Studio delle posizioni assunte dal protagonista Enea.

4. Rientro a casa

3. L'amico Filippo racconta che la sorella lo obbliga a giocare al tè. Lui fa lo scocciato, ma in realtà gli piace da matti. Tavola all'interno del libro, tecnica: acrilico su carta.

3. Filippo gioca al tè

4. Enea dopo aver ascoltato le esperienze dei suoi amici torna a casa felice. Tavola all'interno del libro, tecnica: acrilico su carta.

5. Posso giocare con te?

6. La sorella ha preso in giro Enea, che triste se ne va via di casa. Tavola all'interno del libro, tecnica: acrilico su carta.

6. Tristezza

5. Prima di copertina: in cui viene mostrato il protagonista e l'oggetto dei desideri. I sentimenti del protagonista, però, non si riescono a definire. Tecnica: acrilico su carta.

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Abstract

Questa tesi è partita da una riflessione sull’omosessualità. Al principio volevo affrontare il tema attraverso un’analisi delle famiglie omogenitoriali, nuclei familiari composti da due genitori del medesimo sesso. Ho pensato che lavorando direttamente sulla concezione che i bambini hanno di nucleo familiare sia possibile riuscire a comunicare in modo chiaro, ma non traumatico, l’esistenza di coppie omosessuali. Leggendo, però, libri su questa tematica, ho realizzato che il problema del tabù omosessuale ha origini sulla confusione del tema dell’identità sessuale.

L’obiettivo di questa tesi è circoscrivere il problema dell’omofobia e delle sue relative declinazioni, quali il bullismo omofobo. Il mio target sono i bambini tra i sei e i nove anni, è una fase di sviluppo in cui sono molto influenzabili da fattori esterni, quali genitori, insegnanti e media. Nello specifico il mio target principale sono i bambini provenienti dalle “famiglie omofobe”, per cui l’omosessualità è un tabù o viene nominata solo attraverso un’accezione negativa e spregiativa del termine; oppure i bambini provenienti da tipologie di nuclei familiari che non contemplano la possibilità di orientamenti sessuali che fuoriescono dai canoni tradizionali di famiglia: composti da un uomo, una donna e prole. Questi bambini sono il target più soggetto a comportamenti omofobi, perché ci sono alte probabilità che l’omosessualità per loro sia un tabù. Se avessi creato un prodotto che parla direttamente di omosessualità non avrei avuto la possibilità di raggiungere questo preciso pubblico, motivo per cui ho indagato a fondo per arrivare all’origine degli atteggiamenti omofobi, origine che si ritrova nella paura dell’ambiguo, delle sfumature e del “diverso” all’interno dell’identità sessuale. Ho realizzato un libro per l’infanzia che ha per tematica principale il ruolo di genere (comportamento che si addotta rispetto al proprio sesso biologico all’interno dell’ambito sociale) attraverso le attività ludiche dei personaggi. Quando il ruolo di genere non è ben definito nascono delle ambiguità per cui un individuo può essere vittima di scherno; il ruolo di genere, attraverso stereotipi radicati nel pensiero comune, viene confuso spesso con l’orientamento sessuale. Per esempio un bambino con atteggiamenti o preferenze verso attività femminili viene subito etichettato come omosessuale.

Il libro affronta anche una serie di tematiche secondarie relative alla diversità, alle famiglie omogenitoriali, all’omosessualità, all’identità infantile, all’identità di genere ed agli stereotipi; la preferenza di trattare questi temi su un livello secondario è dovuta alla scelta del target primario, per cui questi temi sono spesso un tabù. Affrontare tali argomenti trasversalmente, pertanto, potrebbe dargli un’accezione di “normalità” stigmatizzando il tabù ed evitando, inoltre, di dargli una eccessiva importanza una connotazione morale. Il risultato è un prodotto rivolto ai bambini che parla della diversità di genere attraverso il tema dei giocattoli, spiegando al target che si può avere qualsiasi tipo di atteggiamento attitudine a prescindere dal proprio sesso biologico. I giocattoli e le attività ludiche in generale sono stati scelti come oggetto perché sono elementi fondamentali all’interno dell’universo infantile come il lavoro e le relazioni sociali lo sono per gli adulti. Questo prodotto non ha la pretesa di recidere l’omofobia né di convincere i bambini di cosa sia giusto o sbagliato, ma è un tentativo di far convivere e comprendere diverse identità circoscrivendo possibili futuri atteggiamenti omofobi.

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Tesi di Bachelor 2013

Martina IelminiBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Arcumeggia.

Tracce della memoria del Borgo dipinto

Relatori: Laura Massa, Martina Corgnati

Il libro della memoria

Le immagini mostrano il libro della memoria di Arcumeggia nelle sue principali caratteristiche. In basso possiamo vedere come il libro vive all'interno del contesto e come i frottage o le fotografie rimandano direttamente ad elementi dell'ambiente, orientando il visitatore nello spazio. Come si può osservare oltre ad essere un libro della memoria questo strumento offre anche la possibilità di collezionare pensieri come fosse un diario di viaggio.

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Abstract

Arcumeggia è un piccolo borgo dipinto costituito da strade acciottolate, piazzette, fontane, opere d'arte ma soprattutto persone. Sono la persone a rendere un luogo vivo e ricco di tradizioni e cultura. Ho scelto di confrontarmi con un luogo principalmente per la necessità di trovare un contesto che potesse unire arte e comunicazione. Questi due ambiti, oltre a costituire il mio bagaglio culturale, sono per me un grande stimolo di ricerca e analisi per trovare una relazione e un’interazione capace di evidenziare al meglio le caratteristiche peculiari del luogo.

Arcumeggia è il primo borgo dipinto d’Italia, dopo la sua nascita, a partire dal 1956, altre realtà simili sono nate in tutta la nazione tanto che oggi se ne contano circa 200. I borghi dipinti sono piccole realtà che hanno la peculiare caratteristica di avere le pareti esterne delle case affrescate. Questi luoghi costituiscono dei veri e propri musei a cielo aperto. Per mantenere vivo il ricordo di Arcumeggia ho realizzato un libro che ha la funzione di guidare i turisti in una personale e suggestiva visita attraverso il piccolo borgo e fornendo, allo stesso tempo, uno strumento capace di tramandare la storia e le tradizioni del luogo. Il tema di fondo del mio lavoro è quello della memoria. Ripercorrere la vita delle persone che hanno preso parte alla nascita della Galleria all’aperto dell’affresco ci ha portato indietro nel tempo per mostrarci come ciò che oggi possiamo osservare abbia preso vita. Un libro della memoria che segna le tappe fondamentali della storia del Borgo dipinto dalla sua nascita fino ad oggi. È l’immaginazione il motore che ci muove per le vie, vivendo il luogo in un modo nuovo e profondo e permettendoci di sbirciare e conoscere ciò che non avremmo potuto sapere solo visitando Arcumeggia. All’interno del libro siamo guidati da alcune tracce: fotografie d’epoca, fotografie contemporanee e frottage. I frottage sono calchi di elementi catturati dalla realtà e utilizzati in scala reale per orientare l’osservatore ed evidenziare alcuni elementi peculiari dell’ambiente circostante. Il frottage rappresenta una sorta di segnaletica invertita ed è quindi ciò che ci orienta per le vie, per questo motivo ho voluto dargli risalto utilizzando un tipo di carta che per colore e per percezione tattile rimanda al muro, il supporto su cui sono stati realizzati gli affreschi.

Nel libro convivono due differenti linguaggi, un linguaggio emotivo rappresentato dalle fotografie d’epoca e da brevi testi scritti a mano e un linguaggio descrittivo costituito da fotografie e testi didascalici. L’aspetto emotivo è una componente chiave che ci invoglia a lasciarci coinvolgere emotivamente per rendere la visita ad Arcumeggia un evento unico e personale del quale possiamo avere un ricordo conservando il libro. Nella parte conclusiva sarà svelato un elemento nascosto che silenziosamente ci ha guidato lungo tutto il nostro percorso. Il libro, infatti, deve essere sfogliato con calma e attenzione liberando la mente dagli stress della vita quotidiana per immergerci in una dimensione quasi onirica. Mentre si cammina per Arcumeggia è la scelta del percorso a costruire una sorta di sequenza di montaggio delle storie raccontate all’interno del libro. Inoltre al fruitore sono dedicati degli spazi per poter annotare pensieri e idee che passo dopo passo scaturiscono dall’osservazione. Questo libro diviene la storia del camminare per le strade di Arcumeggia, portando alla luce la componente viva del piccolo borgo, le tracce di vita quotidiana e le testimonianze che nel corso degli anni hanno reso Arcumeggia ciò che è oggi. Sono i segni del tempo a rendere le opere e le case ricche di vita vissuta e di significato.

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Tesi di Bachelor 2013

Joëlle KäserBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Manuale di sopravvivenza.

Quando si esce dal nido

Relatori: Olivia Blum, Antoine Déprez

1. Ricetta

1. Nel capitolo cucina sono presenti alcune delle ricette più amate e che solitamente vengono comprate già preconfezionate spendendo di più e tralasciando la genuinità dei prodotti. Queste ricette stimoleranno i giovani a cucinare e ad avvicinarsi al mondo della cucina.

2. Inventario sicurezza

2. Ad ogni inizio capitolo è presente un inventario che elenca tutto il neccessario che non deve mai mancare in casa. In questo caso all'interno del capitolo della sicurezza, vengono mostrati vari oggetti indispensabili per vivere una vita tranquilla all'interno delle proprie mura domestiche.

3. Scelta del coinquilino

3. La scelta del coinquilino è un momento di fondamentale importanza nella vita di un giovane che decide di andare a vivere da solo. All'interno del manuale saranno presenti dei contenuti extra che aiuteranno i giovani in questa fase decisionale e anche in tanti altri aspetti che ruotano attorno alla convivenza.

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Abstract

Il tema che ho affrontato nella mia tesi di bachelor riguarda una problematica molto presente e sentita nei giovani. Il momento in cui un giovane "esce dal Nido" di casa è estremamente importante nella sua esistenza: inizia a prendere in mano la propria vita e a diventare responsabile delle proprie scelte. È proprio a tale proposito che ho voluto realizzare un manuale di sopravvivenza volto ad affiancare questo grande passo.

C’è un periodo della vita in cui tutte le sicurezze vengono a mancare, un momento in cui è necessario prendere in mano la propria vita e diventare persone responsabili. Bisogna staccarsi dai propri genitori, dalle abitudini e dagli amici per intraprendere una nuova avventura: andare a vivere da soli. Il target preso in considerazione è quello di giovani ragazzi tra i diciotto e i ventun anni che stanno per compiere il grande passo. Saranno pronti ad affrontare tutte le insidie che si trovano nascoste dietro alla gestione di un appartamento? Da questa domanda nasce la volontà di aiutare i miei coetanei a lanciarsi in questa nuova impresa grazie all’aiuto di un manuale di sopravvivenza ricco di trucchi e consigli. La fase di ricerca si concentra principalmente su colloqui verbali e raccolte di testimonianze di ragazzi che rientrano nel mio target. Tramite queste interviste ho potuto selezionare gli aspetti più critici e difficoltosi della vita al di fuori di casa. Questi sono stati tramutati in illustrazioni e semplificati in modo da rendere tutto molto piacevole e leggero alla lettura. I disegni sono stilisticamente coerenti in quanto tutti proposti in bianco e nero e realizzati usando lo stesso linguaggio. Il manuale si presenta con un indice suddiviso in quattro capitoli principali: cucina, pulizia, convivenza e sicurezza; ogni sezione è distinta dalle altre grazie l’uso di carte differenti per facilitarne la ricerca e l’uso. Attraverso delle illustrazioni essi mostrano vari stratagemmi utili e pratici per andare a vivere da soli. L’argomento si presenta quindi in maniera leggera e con un pizzico d’ironia. Il manuale è accompagnato da contenuti agiiuntivi che sono presenti nell’ultima pagina. Questi ultimi servono per semplificare le fasi decisionali e organizzative all’interno dell’appartamento. Ho realizzato dunque un manuale di sopravvivenza per quando si esce dal nido.

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Tesi di Bachelor 2013

Sandra LiscioBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Passaporto del Buongustaio

Relatori: Davide Grampa, Enrico Rossi

Progetto

Per promuovere la rassegna del Passaporto del Buongustaio, oltre alla creazione di un'immagine coordinata, ho pensato di progettare una campagna audiovisuale che comprende due spot. Il primo ha lo scopo di incuriosire i giovani buongustai mentre il secondo di informarli sulle modalità del concorso abbinato e sui contenuti della rassegna.

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Abstract

“Come un cuoco nella sua cucina, anche il progettista deve cimentarsi con un concetto, lo sviluppo di un’idea, la sua composizione e la presentazione.” Sono sempre stata appassionata del cibo genuino, in quanto considero un privilegio poter mangiare prodotti locali di ottima qualità. Unire il cibo alla progettazione, nella comunicazione visiva, significa creare una forma che lasci intuire i sapori e le sensazioni legati al gusto.

Nella fascia d’età dai 18 ai 26 anni, è un periodo in cui nella maggior parte dei casi i giovani studiano e non dispongono ancora un’indipendenza finanziaria. In una società investita dalla fretta, le pause pranzo finiscono sempre sulla scelta di piatti veloci. Raramente il giovane può addentrarsi in un ristorante per gustare un buon pasto. Conduce così cattive abitudini alimentari, trascurando il valore gastronomico che la regione ticinese offre. La comunicazione nella gastronomia è negli ultimi tempi protagonista delle nostre vite quotidiane. Non è solo una tendenza, ma una vera rivoluzione che identifica le nostre esperienze quotidiane, caratterizzando non più solo il mangiare insieme, ma è legata a numerosi eventi di socializzazione, programmi televisivi, editoria e ristoranti originali. Da queste considerazioni nasce la mia volontà di affrontare una tesi legata al cibo locale. Per passione personale, curiosità, ed interesse nel mio territorio natale, il Ticino, ho deciso di sviluppare una tesi e un progetto legato a questo mondo che trovo semplicemente entusiasmante e grande fonte d’ispirazione creativa. La prima fase di ricerca mi ha dato un’ampia visuale sul consumo alimentare e su come la percezione della qualità del buon cibo influisce sul gusto e sulle nostre identità. In seguito ho visualizzato le tendenze presenti attualmente in questo campo, per poi approdare su Slow Food, la risposta d’avanguardia che si contrappone alla fast life, una vita accellerata non ci permette di gustare l’essenza delle nostre esperienze. Attraverso un’approfondimento sui principi slow, ho capito come integrare la lentezza per delle scelte più consapevoli andando ad arricchire le fondamenta del mio progetto. Nella seconda fase di ricerca ho approfondito le radici del cibo locale ticinese per poi concentrarmi sulla situazione attuale.

Dopo queste ricerche, ho focalizzato l’attenzione sull’ambito in cui volevo far nascere il mio progetto: una gastronomia locale comunicata attraverso un’esperienza. "Il Passaporto del Buongustaio", è un progetto che vuole promuovere una gastronomia locale fatta di prodotti sani e genuini provenienti direttamente dal territorio ticinese. Un’offerta dai mille sapori capace di coniugare tradizione e modernità. L’interesse è volto a scoprire come comunicare il valore del buon cibo locale ai giovani, per trasmettere che un’alimentazione genuina è accessibile anche a loro. La prima rassegna gastronomica ticinese rivolta esclusivamente ai giovani, la cui qualità è dettata dal patrimonio gastronomico locale.

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Tesi di Bachelor 2013

Lorenzo MolteniBachelor of Arts in Comunicazione visiva

La tipografia nel brand design

Relatrice: Silvia Sfligiotti

1. Prodotto editoriale

1. Identitype è un libro di piccole dimesioni: il suo formato è di 14x21 cm. Questo per agevolare la rapidità e la praticità della sua consultazione.

2. Analisi casi studio

2. Le immagini che presentano i casi studio sono supportate da brevi didascalie, che aiutano a contestualizzarle all'interno del progetto di identità preso in analisi.

3. Scheda di analisi

3. Per ogni caso studio è presente una scheda di analisi che contiene alcune informazioni tecniche sintetiche e alcuni testi descrittivi.

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Abstract

La scelta di questo tema è una conseguenza di un interesse personale, elaborato in seguito a esperienze scolastiche e personali attraverso le quali mi sono avvicinato al campo della tipografia, non come progettista di caratteri bensì come comunicatore visivo, un ruolo a cui compete conoscere le potenzialità espressive e comunicative della tipografia e saper prendere le giuste decisioni in ambito progettuale a seconda degli obiettivi comunicativi richiesti.

La tipografia è un elemento che contribuisce in modo determinante alla costruzione di un’identità visiva. Non si tratta solamente di scegliere il carattere adatto tra le infinite possibilità che oggi si hanno a disposizione, bensì di rendere la tipografia l’elemento centrale dell’immagine di un’istituzione. Anche un carattere tipografico molto tradizionale riesce ad aumentare il grado di riconoscibilità di un progetto di immagine coordinata attraverso una semplice elaborazione innovativa ed inusuale, al pari di un carattere sviluppato in modo esclusivo per un singolo progetto. La tipografia è un vero e proprio mezzo di comunicazione e l’impatto visivo dell’identità di una specifica organizzazione, sia essa un’azienda o un’istituzione, è mutabile tramite questa. Questa tesi è un approfondimento riguardo la funzione identitaria che deriva dall’uso della tipografia. Dopo aver affrontato un excursus storico dell’evoluzione del brand design e della trasformazione dell’elemento tipografico come strumento progettuale, ho affrontato una serie di casi studio nei quali è possibile riconoscere la tipografia come assoluta protagonista ed elemento centrale della progettazione. All’interno di questo mio percorso di ricerca ho individuato diversi approcci distintivi rispetto all’uso della tipografia nei vari progetti di identità, dai quali ho creato delle categorie di presentazione con il fine della divulgazione. In seguito ho realizzato una pubblicazione editoriale rivolta ad aspiranti designer e a studenti che hanno intrapreso da poco questa strada formativa e professionale, in modo tale da fornire loro uno strumento di consulto attraverso un linguaggio prevalentemente visivo, rispetto alle possibilità di utilizzo della tipografia all’interno dei progetti di branding. La pubblicazione chiamata “Identitype - Identità tipografiche” non vuole essere un manuale didattico ma piuttosto un atlante visuale, che inviti l’utente ad ampliare fin dall’inizio del suo percorso formativo il proprio bagaglio di conoscenze riguardo la sperimentazione e l’innovazione tipografica all’interno del campo del brand design.

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Tesi di Bachelor 2013

Antonio Giorgio Pesce CostaBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Re-intertestualità.

Analisi e ricerca di soluzioni grafiche per gli

intertesti nell'editoria digitale

Relatore: Paolo Jannuzzi, Michele Amadò

1. Copertina libro 2. Particolare libro

3. Cartaceo e digitale

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Abstract

Nella ricerca di un tema per la tesi di bachelor ho considerato il mio interesse, fin da adolescente, per il graphic design e l’editoria, in particolar modo per il rapporto che lega la progettazione grafica di libri alla loro funzionalità e usabilità. Questa riflessione mi ha portato a considerare la poca praticità, talvolta la completa inefficienza, degli intertesti nell'editoria.

Obiettivo di questa tesi è quello di riflettere sulla trasposizione di un testo chiuso e dei relativi intertesti in ambiente cartaceo e digitale: capire quali sono i problemi e le modalità possibili di ognuno, e valutarne anche le opportunità e le soluzioni grafiche che entrambi permettono. Il titolo della tesi "Re - intertestualità" non si riferisce ad una “nuova intertestualità” bensì rimanda ad un ri-disegno e ri-pensamento intesi come ottimizzazione delle modalità di fruizione di intertesto e testo (chiuso) in ambiente digitale. L’orientamento tecnico-culturale del digitale, infatti, è “liquido”: privo di confini. L’intertesto e l’ipertesto vengono comunemente confusi. L’ipertesto apre ad una fruizione di un testo infinito, non delimitato, è aperto, illimitato, perché prolungabile in innumerevoli percorsi per mezzo di link, può ampliare innumerevoli contesti e proiettarsi in altri generandone nuovi. L’intertesto, a differenza dell’ipertesto, si occupa di testi chiusi, è compiuto entro i suo bordi. È uno strumento rigoroso e affidabile che pone delle cornici di testo delimitate all’interno di un testo chiuso, non infinito come l’ipertesto. Apre e delimita allo stesso tempo delle cornici di testo all’interno di un altro. L’esperimento realizzato nel progetto di tesi è il paragone fra un testo cartaceo (quello concernente la tesi) e, con il medesimo contenuto, uno digitale, utilizzando le migliori proposte emerse dai casi studio, secondo i criteri che ho stabilito, riorganizzate in modo unitario, semplice e coerente. Il paragone riguarda anche la fruizione degli intertesti su entrambi i mezzi: nel primo attraverso quella bontà e sistematicità di cui gode il libro cartaceo e nel digitale beneficiando di caratteristiche quali la fluidità e la multisensorialità determinata dai contenuti multimediali, con l’obbiettivo di rendere quanto più immediati nel tempo e nella forma, la fruizione delle varie forme di intertesto visualizzate sempre sulla stessa “finestra” sia essa la doppia pagina del libro sia essa la pagina di testo digitale.

La semplicità è definita dal fatto che generandosi dalla ri-mediazione dell’utilizzo consueto del libro, il testo ed intertesto digitale devono diventare più immediati e completi del libro. L’intero progetto di tesi è risultato abbastanza complesso nel suo svolgimento forse proprio per la sua semplicità, ma ipotizzo sia rimasto coerente fino alla fine, cosciente del fatto che non è finito ma può essere approfondito.

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Tesi di Bachelor 2013

Giulia PiazziBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Saltshaker.

Vivere la Fede nell'era digitale cambiando il

modo di stare online e offline

Relatore: Piotr Bugno

Homepage del sito

Questa homapage ha un ruolo molto importante all'interno del sito e di tutto il progetto, in quanto permette all'utente di entrare a conoscenza del tema che il sito tratta.

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Abstract

Il tema della mia tesi nasce dal nuovo interesse che il mondo cattolico indirizza verso il web, individuandolo come efficace strumento per dialogare con l'umanità; negli ultimi dieci anni, la Chiesa cattolica non è rimasta indifferente allo sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale, riconoscendo il ruolo importante che Internet possiede nella nostra società. Essa riconosce anche l'esigenza dell'utente odierno di essere co-autore di contenuti in rete e ancora di più vuole predisporre di uno strumento in grado di adempiere sia alle sue richieste sia di quelle del pubblico a cui si rivolge.

La presente tesi vuole dimostrare come i nuovi media possono aiutare il mondo cattolico a dialogare con l’umanità nell’era digitale, senza perdere di vista la sua identità primaria di essere una comunità di persone, basata sul contatto umano diretto. Essa esordisce con una fase di ricerca in grado di dimostrare come, nel corso della sua storia, la Chiesa si sia sempre dimostrata interessata a conoscere, usufruire e fare propri i vari mezzi di comunicazione, presente in ogni epoca, per riuscire a comunicare il proprio messaggio ed entrare in contatto con le persone. Oggi, riconosce il ruolo che Internet ha nella nostra società, soprattutto in mano ai giovani: esso annulla le distanze e permette di rispondere alla loro volontà di essere creatori di contenuti e pensieri; quanti hanno predicato il Vangelo prima non avrebbero mai potuto immaginare un pubblico così vasto. Saper usufruire di un mezzo di comunicazione non è sufficiente, bisogna riconoscerne sì le potenzialità, ma anche i rischi: il Web deve essere una rrampa di lancio dal virtuale al reale, valorizzando il contatto umano diretto. Queste premesse creano le fondamenta per una fase progettuale attua a costruire una piattaforma in grado di sviluppare e promuovere nuovi eventi cattolici informali capaci di valorizzare l’incontro offline pur usufruendo dell’online per condividere e testimoniare quanto vissuto, raggiungendo un pubblico cattolico e non. “Siete il sale della terra” (Mt. 5,13-16) permette di vedere questi eventi come piccoli salini (in inglese saltshaker) che, grazie al sale presente nei suoi partecipanti, sono capaci di insaporire realtà quotidiane. La piattaforma permette agli utenti di riconoscere il proprio sapore e iniziare a condividerlo e moltiplicarlo, sia online che offline. In questa fase a far da protagonista è la costante ricerca di un linguaggio visivo capace di esprimere e valorizzare l’aspetto di condivisione e azione, di dialogo e innovazione. Un progetto che dimostri come, rispondendo all’esigenza di dialogo e di condivisione, sia possibile permettere al mondo cattolico di acquisire un posto in Rete pur non sacrificando la propria missione primaria e le richieste dell’utente medio di oggi, attraverso questa piattaforma il volto del mondo cattolico si rinfresca e supera i confini virtuali e geografici.

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Tesi di Bachelor 2013

Rebecca PiccinaliBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Dogear.

Sistema di archiviazione digitale

Relatori: Andrea Franchi, Piotr Bugno

Dogear

Launch image dell'applicazione Dogear.

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Abstract

La scelta del mio tema nasce da una riflessione personale. Nel momento stesso in cui mi sono iscritta al corso di Comunicazione visiva alla SUPSI, ero decisa a fare della grafica editoriale il mio traguardo ultimo e primario. Ora mi ritrovo a discutere una tesi che vive nel campo della tecnologia e tocca molti aspetti della digitalizzazione e della programmazione. Il tema è nato quindi spontaneamente, dall’esigenza di comprendere quale sia stato il passaggio che mi ha portato ad attuare questo spostamento di direzione dal settore cartaceo a quello digitale.

Chiunque sia abituato a leggere riviste, quotidiani o qualsiasi altro tipo di pubblicazione ha probabilmente immaginato negli anni una piccola biblioteca mentale nella quale siano stipati i contenuti più interessanti, quelli appassionanti. Ma la memoria è naturalmente limitata, i cassetti prima o poi finiscono e proprio quando si vuole cucinare il pollo alla diavola non si ricorda più dov’è finita la ricetta. Forse la pagina era stata strappata dalla rivista e inserita in un raccoglitore volumetrico, ma per ritrovarla (ammesso che si riesca) bisognerebbe sfogliarlo completamente perdendo la pazienza e la voglia di cucinare. Ora, con la crescita costante delle pubblicazioni digitali, la possibilità di archiviare contenuti è facilitata dalla Rete del World Wide Web. In questo progetto di tesi sono stati analizzati gli strumenti esistenti che permettono di categorizzare i documenti dei quali si necessita una veloce consultazione anche a distanza di tempo. Per poter realizzare il progetto è stato necessario approfondire il tema dell’editoria; ciò che è stato preso in considerazione come punto d’incontro tra stampato e digitale è l’organizzazione, la gestione e la consultazione di documenti personali tramite un archivio. Entrambi i formati, infatti, necessitano di essere categorizzati e organizzati a seconda di esigenze o gusti personali.

Dall’analisi è emerso inoltre che non esiste ancora un’applicazione che racchiuda singoli articoli provenienti da entrambi i mondi editoriali, per evitarne la duplicazione non autorizzata; l’intento è di guardare oltre alle limitazioni tuttora presenti e proporsi come un futuro sistema di archiviazione digitale. Il progetto vuole quindi essere: sia uno strumento funzionale che utilizza un linguaggio conosciuto e consolidato grazie allo sviluppo di applicazioni dedicate alla lettura digitale, sia una sperimentazione e un azzardo a livello di contenuti e gestualità. Nasce Dogear, “fare l’orecchia alla pagina”. Un archivio da portare sempre con sé.

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Tesi di Bachelor 2013

Giselle PignaBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Incentivare la raccolta differenziata.

Una guida alla gestione dei rifiuti nel

canton Ticino

Relatori: Andrea Franchi, Pier Paolo Pedrini

Opuscolo

Quest’opuscolo è uno strumento da consultare quando le persone a casa hanno dei dubbi sulla separazione dei rifiuti.

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Abstract

Fin da piccola sono stata abituata a separare i diversi tipi di rifiuti, ma non mi sono mai chiesta perché lo facessi: mi è sempre sembrato giusto farlo e in parte anche divertente. Nonostante ciò, prima di concludere la tesi, mi capitava di non sapere dove alcuni rifiuti andassero buttati per il corretto smaltimento e poi soprattutto perché credevo che separare i rifiuti fosse una cosa ovvia e praticata da tutti, invece mi sono resa conto che non tutte le persone lo fanno, ho deciso di affrontare questo tema per trovare una soluzione al problema con l'aiuto della comunicazione visiva.

Lo scopo del progetto è di incentivare le persone a separare i rifiuti correttamente, motivandoli e dando loro informazioni pratiche, con l’obiettivo di aumentare la quantità di raccolta dei rifiuti riciclabili e diminuire la quantità di rifiuti da incenerire. Una prima fase di ricerca, sullo stato attuale dei rifiuti nel territorio svizzero e in particolare nel canton Ticino, mi ha permesso di conoscere la tematica sotto diversi punti di vista, da dati numerici e statistici ad aspetti legislativi, organizzativi e informativi. Grazie al supporto di un’intervista fatta ad alcune ditte e uffici tecnici che si occupano di rifiuti, è stata confermata la necessità di un’informazione più puntuale alla popolazione riguardo il tema, in particolare per le raccolte differenziate. La seconda fase di ricerca mi ha permesso di capire quali sono i mezzi usati tutt'ora per comunicare e sensibilizzare la popolazione. Tenendo conto dei limiti e dei punti di forza dei vari supporti informativi, ho definito lo strumento migliore per realizzare il progetto. Infine si passa alla parte progettuale del lavoro di tesi, dove inizialmente sono valutate le possibili forme del prodotto informativo da recapitare al target scelto e in seguito viene mostrato il percorso progettuale. Il prodotto finale è un opuscolo informativo sulle raccolte separate destinato a essere presente in tutte le economie domestiche ticinesi, con lo scopo di venir consultato soprattutto in quelle occasioni incerte che si presentano nel momento di dover separare i rifiuti. Nell’opuscolo vengono inoltre fornite informazioni di vario carattere con l’intento di attirare l’attenzione delle persone su diversi argomenti.

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Tesi di Bachelor 2013

Nicolas PolliBachelor of Arts in Comunicazione visiva

A Book About Books Made of Books

Relatori: Jonas Berthod, Davide Fornari

1. Nice Tome Etyou

1. Libro d'artista realizzato con Gianmaria Zanda.

2. Poster

2. Libro d'artista realizzato con Gianmaria Zanda. Poster

4. Parrucche

3. A Book About Books Made of Books fulcro della mia ricerca.

3. Progetto

4. Libro realizzato durante la terza fase di progetto.

5. Interno

6. Immagine che riprende l''interno di A Book About Books Made of Books.

6. Interno

5. Immagine che riprende l''interno di A Book About Books Made of Books.

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Abstract

Durante la mia esperienza erasmus in Estonia ho avuto la possibilità di venire in contatto con il mondo dell'editoria indipendente. Questa esperienza mi ha segnato nel profondo, tanto da diventare il mio progetto di tesi.

Con l’era digitale è ancora necessario stampare libri? In che modo? Cosa potrà dare in più il cartaceo al digitale? Sono cambiati i ruoli all’interno dell’editoria e della grafica? Questo progetto presenta un particolare tipo di approccio al mondo dell’editoria e si sviluppa attraverso un processo di scoperta e apprendimento per fasi. Durante il mio percorso viene analizzato il fenomeno dell’editoria indipendente, definito anche microeditoria. Questa particolare corrente non è nata negli ultimi anni, infatti, da sempre esistono editori che si approcciano con delle modalità simili. Io ho deciso di soffermare la mia analisi sulle dinamiche di questo fenomeno editoriale di questi ultimi anni, in particolare sulla pubblicazione dei cosiddetti libri d’artista. Il progetto si sviluppa in quattro fasi: in un primo momento m’interrogo sulla necessità di creare ancora libri su supporto cartaceo, quali sono le differenze fra l’editoria indipendente e l’editoria classica e come è cambiato il ruolo del progettista grafico nella sua professione. Questi punti mi permettono di meglio delineare il mio lavoro, creando quindi le fondamenta per sviluppare il tema dell’editoria indipendente. La seconda fase invece affronta due diversi approcci: quello di un artista che vuole produrre un libro e quello di un futuro editore alla ricerca d’informazioni che gli permettano di capire meglio il funzionamento dell’editoria indipendente. Il percorso dell’artista inizia e finisce nella seconda fase, mentre il percorso dell’editore si sviluppa sia nella terza che nella quarta fase.

Grazie a quello che viene appreso inizialmente, vengono sviluppate le fasi tre e quattro: la prima di queste vuole essere un’esperienza che permette, attraverso un team di lavoro, di sviluppare un prodotto editoriale. In questo caso resto ancora al di fuori dalla realizzazione, sono un ricercatore che vuole meglio comprendere come si sviluppa un processo editoriale. Si passa dunque alla quarta fase, che porterà alla creazione di un altro libro, con un diverso approccio, altre dinamiche frutto delle scoperte e delle considerazioni fatte fino a quel momento. Quattro parti con un unico obiettivo: capire come si sviluppa il microcosmo dell’editoria indipendente. Scoprire, interessarmi, analizzare, scontrarmi, progettare, produrre. Questo progetto rappresenta il mio percorso e non vuole presentare delle regole, ma soltanto il mio punto di vista.

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Tesi di Bachelor 2013

Martina PomaBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Un'altra percezione del colore.

Design e daltonismo

Relatrici: Alessandra Dal Ben, Fulvia Lepori Gabbrielli

1. Cartoline d'invito

1. Le tre cartoline d'invito alla mostra itinerante sul daltonismo.

2. Pannello espositivo

2. Uno dei pannelli espositivi presenti alla mostra che spiega il daltonismo dal lato scientifico.

3. Trittico

3. Vista dei tre manifesti che pubblicizzano la mostra.

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Abstract

Ho scelto di affrontare il tema del daltonismo per la mia tesi di bachelor perché sono confrontata quotidianamente con questa problematica. I daltonici hanno difficoltà a distinguere alcuni colori e ne confondono altri che invece la maggioranza delle persone vede chiaramente. I grafici fanno largo uso del colore in tutti i loro lavori (infografica, illustrazioni, loghi, web ecc.) senza però rendersi conto di come possa diventare difficile o addirittura impossibile per alcune persone apprezzare, leggere e decifrare quanto pubblicato.

Quando si parla di accessibilità tutti pensano a persone afflitte da gravi problemi motori, auditivi o visivi. Esistono però tantissime persone affette da una malattia genetica la quale limita la corretta visione dei colori. Questa anomalia che colpisce circa il 10% degli uomini è il daltonismo. Il suo nome deriva dal fisico inglese John Dalton (1766-1844) che ne era affetto. Il mio lavoro di bachelor tratta il tema del daltonismo visto dal lato della comunicazione visiva. L’uso del colore è parte integrante del lavoro del grafico, purtroppo non tutti conoscono o applicano le regole basilari per una corretta progettazione. Può la comunicazione visiva migliorare la qualità di vita dei daltonici? Quali accorgimenti deve adottare il progettista per far sì che il suo lavoro sia fruibile da più persone possibili? Queste domande hanno innescato la ricerca che mi ha permesso di ampliare le mie conoscenze sul tema dell’accessibilità in modo generale e del daltonismo in modo più specifico. Nella prima fase ho descritto la parte scientifica del problema, a cosa è dovuto la sua incidenza nella popolazione e le implicazioni visive del paziente. Per questa fase ho contattato specialisti in oftalmologia i quali mi hanno indirizzato sulle varie pubblicazioni riguardo al tema. Successivamente ho intrapreso dei colloqui con persone affette da daltonismo le quali mi hanno esternato le loro difficoltà nella vita quotidiana specialmente dove il colore assume un’importanza fondamentale nella comprensione dei messaggi espressi nei più disparati contesti.

Parallelamente ho svolto dei colloqui anche con professionisti del settore grafico, sia cartaceo che web. Sorprendentemente il daltonismo è conosciuto in modo superficiale e di conseguenza nessuno usa particolari accorgimenti durante la progettazione, infatti, da questi dialoghi emerge la necessità di sensibilizzare i progettisti all’uso corretto del colore. Per questo scopo ho deciso di realizzare una mostra itinerante, la quale toccherà varie città ticinesi, che in un futuro essa potrà essere allestita anche in Italia e con un opportuno adattamento linguistico nel resto della Svizzera. La mia intenzione tramite la mostra è quella di raggiungere il più alto numero di professionisti del settore possibile sensibilizzandoli al problema. La mostra sarà supportata da una comunicazione cartacea, da tavole rotonde, da un inserto su una rivista specializzata del settore grafico, da un sito web e da un piano formativo.

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Tesi di Bachelor 2013

Beatrice RosatiBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Procedura immaginativa

Relatore: Alberto Bianda

1. Scatola esterna

1. Vista del dossier di spiegazione: stampa su carta fotografica e rivestita con resina acrilica. Il soggetto che compare sulla scatola è l'immaginario,composto da forme e colori base, che può essere interpretato dall'osservatore come meglio preferisce.

2. Carte terapeutiche

2. Ventun carte di supporto alla terapia. Queste carte sono quelle che permettono lo stimolo immaginativo all'interno della terapia. Esse si rifanno al concetto di archetipo all'interno della nostra psiche e quindi si genera un parallelismo che si ritrova nella progettazione tra la teoria presa in analisi di Carl Gustav Jung e le illustrazioni definitive su ogni carta.

3. Scatola interna

3. Visione del kit terapeutico aperto: primo vano contente le quattro carte forma, secondo vano per le ventun carte terapeutiche, terzo vano per le quattro carte colore. Il kit contiene al suo interno anche un leggio per porre la carta stimolo a inizio terapia e una scheda di sintesi da aggiungere ai dati riportati dalla psicologa durante la terapia.

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Abstract

La motivazione che mi ha spinto a selezionare un tema psicologico all'interno di un corso di comunicazione visiva è stata quella di dimostrare come psicologia e visione possano essere strettamente collegate. Obiettivo fondamentale è stato anche quello di riuscire a costruire un supporto terapeutico efficace e di forte impatto.

Questo elaborato ha come oggetto di studio la depressione reattiva, più precisamente quel determinato periodo di tempo in cui la persona si sente triste dopo aver subito un trauma che può essere di svariata natura. Lo scopo è di far conoscere al lettore questa malattia che ormai si sta espandendo sempre più, diventando un problema di molti e questa scelta deriva da un interesse personale, ovvero quello di comprendere come la terapia che utilizza l’immaginario possa essere supportata dalla grafica per agevolare la cura della depressione. Se pensiamo alla parola “depressione”, molti sono i collegamenti che vengono naturali, ma come è veramente per i soggetti che ne soffrono? Come possiamo trarne davvero beneficio utilizzando semplicemente il nostro immaginario? Queste domande hanno dato il via alla ricerca che mi ha permesso di scoprire vari aspetti a me sconosciuti. La motivazione che mi ha spinto ad affrontare questo tema è di tipo personale in quanto ho un’amica a me molto vicina, che da un anno a questa parte soffre di depressione. Mi piacerebbe quindi riuscire a realizzare un artefatto che possa aiutare anche lei a superare questo brutto periodo di vita. Nella prima fase viene spiegato il termine e l’evoluzione storica, prendendo poi in considerazione la struttura della Procedura Immaginativa utilizzata in terapia e il suo funzionamento. Questo perché, trattandosi di un tema a me sconosciuto, è stato essenziale immergermi totalmente nell’argomento. Nella seconda parte viene approfondito il tema mettendo in risalto la simbologia archetipica che è utilizzata in terapia. Le interviste sono state un supporto indispensabile e fondamentale per permettere la creazione di questo progetto. Capire come funziona la Procedura Immaginativa ed aver avuto la possibilità di sperimentare le mie carte è stato per me un’occasione grandissima. La scelta del target di riferimento è avvenuta in base ad una necessità progettuale riscontrata durante la ricerca.

La terza parte consiste nel validare le fasi precedenti attraverso la realizzazione del progetto finale; questa inizia con un’analisi visiva dei prodotti esistenti per poi evolversi nella progettazione del prodotto che dimostra l’efficacia del metodo utilizzando una simbologia chiara e inconfutabile. Il progetto finale consiste in un oggetto utile per gli psicolgi e psicoterapeuti, supporta la Procedura Immaginativa e aiuta a produrre stimoli visuali all’interno delle sedute. Il mio obiettivo è stato realizzare un artefatto che potesse illustrare gli stimoli immaginativi che prima la psicologa realizzava a mano con il disegno. Le mie carte illustrate potranno supportare la terapia dell'immaginario.

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Tesi di Bachelor 2013

Antonio RotunnoBachelor of Arts in Comunicazione visiva

Sottoculture musicali.

Media e comunicazione

non troppo alternativi

Relatrice: Silvia Sfligiotti

Stigma

Per restituire un quadro storico delle espressioni musicali underground e gli elementi visivi che le caratterizzano ho ideato un progetto cross-mediale: Stigma - Underground Box. Questo è un progetto nato per studiare nella pratica le relazioni e le dinamiche che caratterizzano il rapporto tra media, comunicazione e scene underground. Il progetto ha trovato la sua forma in tre prodotti diversi: un'applicazione, dei poster e un prodotto editoriale (quest'ultimo solo ipotizzato).

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Abstract

La mia tesi prende forma da una domanda: esistono, in un mondo come quello odierno, dove tutto è vendibile, delle sottoculture cosiddette underground che si contrappongono al mainstream? Sono veramente indipendenti? E da cosa dovrebbero essere indipendenti?

Mi sono posto questo quesito perché, essendo un dee-jay, penso di far parte di una “sottocultura musicale”. Il genere che suono è un particolare tipo di musica elettronica, derivato dall’Hardcore, che definirei estremo per sonorità e velocità. È un genere nuovo, nato a metà degli anni Novanta, di origine francese. Fin dall’inizio è stato a cavallo tra la cultura rave dei free party e quella dei clubbers perché fonde in sé contaminazioni di musica tekno (tekno rigorosamente con la K, ovvero la tekno dei free party e non quella con il “ch” che ha le sue origini nei club di Detroit o Berlino) e Hardcore che da sempre è una musica da club. Nonostante sia un genere così recente, che comunque rimarrà sempre lontano dal mainstream (perché ritenuto inascoltabile per il 90% dell’umanità, perché nato da un movimento di controcultura giovanile come quello dei rave party) non si può fare a meno di notare che ci sia dietro, "un certo business". Allora mi sono chiesto: cosa vuol dire underground e cosa significa sottocultura? La mia risposta cerca di non prendere in considerazione solo la musica in sé ma anche tutto ciò che le ruota intorno: il design, la grafica, l'editoria, il cinema, l’arte e tutti quegli aspetti dove la creatività dovrebbe essere importante, diversificata e non omologata. Ecco alcune domande che mi sono posto: Che ruolo hanno i media nella formazione e nello sviluppo delle sottoculture? Quali sono i processi comunicativi con i quali si diffondono? Quanto, come e perché sono cambiati i modi di comunicare nell’industria dell’intrattenimento e nell’industria culturale? Che analogie ci sono tra la cultura dominante e le sottoculture nei modi e nei canali di comunicazione?

In sintesi la mia tesi si concentra quindi sulle scene musicali underground, su cosa esse sono secondo le scienze antropologiche e sulle dinamiche di sviluppo che le caratterizzano, quindi il loro rapporto con i diversi media. Mi sono focalizzato sull'immaginario, gli aspetti visivi e comunicativi interni ed esterni a tali scene musicali underground.

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Tesi di Bachelor 2013

Sabrina TambaniBachelor of Arts in Comunicazione visiva

I gesti della musica.

Visualizzare l'invisibile per scoprire

le forme della musica sinfonica

Relatori: Franco Cavani, Andrea Bocci

1. Acetati (dettaglio).

1. Disegno creato nell'aria dal gesto del direttore nel brano Ouverture 1812 di ajkovskij.

2. Acetati (dettaglio).

2. Didascalie in sovrapposizione.

4. Animazione dettagli

3. Opuscolo cartaceo, acetati e DVD.

3. Cofanetto (interno).

4. Parte del ricalco animato del gesto direttoriale.

5. Opuscolo cartaceo

6. Pagina di destra: parte del ricalco del gesto corrispondente al testo alla pagina adiacente.

6. Opuscolo cartaceo

5. Pagina di sinistra: l'Ouverture 1812 raccontata in versi.

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Abstract

Studio pianoforte da quando ero bambina e la musica classica è da sempre il mio mondo; tuttavia, essendo il mio uno strumento solista che di rado incrocia l’orchestra, mi entusiasmava la possibilità di approfondire l’ambito sinfonico. Mi ha sempre affascinato il gesto del direttore d’orchestra e in particolare la sua bacchetta, uno strumento che di per sé non suona, ma che fa suonare. Avere quindi la possibilità di unire la mia passione alla comunicazione visiva mi ha invogliato a mettere in gioco ogni mia competenza in vista di una tesi esodisciplinare

Nei minuti che precedono un concerto c’è ben poco di musicale. Il teatro pare gremito di pubblico ma ancora file di persone scorrono fra di loro: chi alla ricerca del proprio posto, chi saluta un vecchio amico, chi già fa previsioni sull’esecuzione. Anche sul palco regna lo stesso clima. Alcuni strumentisti si intonano, altri si riscaldano e al pubblico giunge solamente una gran confusione di rumori e suoni, stridii e note scoordinate. Ma appena il direttore compare sulla scena, la confusione sfocia in applauso unanime che lo accompagna fin sul podio. Qui il maestro s’inchina verso il pubblico per poi voltarsi verso l’orchestra. Il direttore alza le braccia e con un solo gesto richiama a sé orchestra e musica, dando il via al concerto. Crea la musica, quel gesto. La mia tesi non ha la pretesa di spiegare in modo esaustivo il ruolo del direttore d’orchestra; anzi, sarà chiaro fin dall’inizio che non si potrà nemmeno comprenderlo fino in fondo. L’obiettivo cui si tende è piuttosto quello di far comprendere al pubblico l’importanza del gesto direttoriale, mostrandone visivamente il segno, esatto punto d’incontro tra direttore e orchestra, tra pubblico e ascolto.

Svolgendo due ricerche parallele, una nell’ambito della comunicazione visiva – indagando lo stato dell’arte – e l’altra dal punto di vista musicale – servendomi anche di interviste a direttori d’orchestra –, mi sono resa conto che la curiosità del pubblico verso il gesto direttoriale è ampia ma spesso i progetti di comunicazione visiva al riguardo si riducono a sperimentazioni fini a se stesse.

Proprio per questo motivo ho scelto di progettare un prodotto specifico per questo tema: un cofanetto – previsto in una collana – è una soluzione adatta a un pubblico di collezionisti come gli appassionati di classica. Il cofanetto enfatizza l’identità gestuale e narrativo-musicale di uno specifico brano sinfonico in tre modi diversi ma complementari: un opuscolo cartaceo racconta in versi il brano mostrando il corrispondente segno creato dal gesto, un opuscolo di acetati permette di vedere il disegno completo del brano e un’animazione digitale mostra il segno evolversi con la traccia audio. Tramite suggestioni e stimoli, l’appassionato non avrà risposte esaustive ma potrà scoprire egli stesso un nuovo aspetto dell’esecuzione sinfonica, altrimenti invisibile e irraggiungibile.

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Tesi di Bachelor 2013

Nadia VaeriniBachelor of Arts in Comunicazione visiva

O-SPACE. Design del social network interno

della Fondazione OTAF per persone adulte

con disabilità cognitiva

Relatore: Andrea Franchi

O-SPACE per tablet

Schermata della pagina iniziale di O-SPACE per tablet.

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Abstract

L’interesse per il tema della mia tesi nasce da un’esperienza personale, in quanto sono giornalmente a contatto con una persona con disabilità cognitiva che è spesso confrontata con l’usabilità delle interfacce web. Ha un iPhone e usa spesso il computer. Ha perfino un account Facebook, ma autonomamente non lo aggiorna mai perché non è in grado di farlo. Egli ha difficoltà nella comunicazione verbale e scritta, quindi a volte per farsi capire fa uso della comunicazione per immagini.

O-SPACE è un social network interno alla Fondazione OTAF (Opera Ticinese per l’Assistenza alla Fanciullezza) di Sorengo per persone con disabilità cognitiva. La scelta del tema nasce dal contatto giornaliero con una persona che ha questo tipo di disabilità. Egli appunto è spesso confrontato con il design delle interfacce web con scarsa usabilità e chiede spesso il mio aiuto. Quello che intendo scoprire è se la comunicazione visiva può rispondere ai bisogni di persone con disabilità cognitiva e rendere l’interazione più semplice nel campo delle interfacce web. La ricerca è iniziata cercando di capire cos’è l’usabilità e quali sono le sue linee guida. Indagando sui sistemi disponibili attualmente ho trovato vere e proprie applicazioni che permettono a persone con deficit mentale, che non sanno scrivere o parlare, di poter comunicare in modo semplice ed efficace grazie all’uso della Comunicazione aumentativa e alternativa, una strategia di comunicazione di cui non ero a conoscenza. Per approfondire il tema della disabilità ho fatto riferimento all’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei suoi documenti rilasciati. Uno è la Classificazione Internazionale delle Menomazioni, Disabilità e Svantaggi esistenziali e l’altro la Classificazione Internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute. Oltre alla ricerca ho effettuato tre interviste a professionisti che mi hanno aiutata a capire quali fossero i bisogni, i comportamenti e gli strumenti di supporto per queste persone.

Per avvicinarmi ed entrare in dialogo con il target di riferimento ho effettuato una cinquantina di questionari dove ho chiesto, tra le varie domande, se fanno uso del computer, del telefonino, di internet e quali sono i loro interessi principali. L’elaborato finale è la progettazione grafica del social network interno della Fondazione. Per la realizzazione inizialmente ho redatto il documento dei requisiti e in secondo luogo ho sottoposto alcuni utenti ad un test di usabilità per mezzo di un PDF interattivo. Ho utilizzato quindi un approccio user-centred.

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Tesi di Bachelor 2013

Valentina ZanottaBachelor of Arts in Comunicazione visiva

L'emotività attraverso il documentario

Relatori: Aline d'Auria, Federico Jolli

1. Omar

1. Uno dei protagonisti del documentario. Omar ha 37 anni, da quando ha 18 anni fa questa attività, prima come volontario, e poi come professionista. Abita nella caserma dei pompieri.

2. Giuseppe

2. Il seconto protagonista del documentario. Giuseppe dal 2004 è nei pompieri, dal 2003 lavora per il comune di Lugano come asfaltatore. Dal 2007 abita in caserma. Ha 34 anni.

3. Incendio d'auto

3. Incendio d'auto nel territorio di Lugano

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www.supsi.ch

Abstract

Ogni individuo ha subito un evento drammatico o felice e vedendo un film, nel suo subconscio, rievoca quei momenti e i particolari di quel ricordo. Oggi alcuni di questi documentari non riescono a trasmettere queste emozioni. Il mio intento è di creare un documentario che provochi un impatto emotivo da parte dello spettatore.

La ricerca vuole approfondire l’importanza delle emozioni in un documentario e la rappresentazione di queste emozioni spesso ignorate o dimenticate dal regista e dall’operatore. Un film può essere vincente per quanto riguarda la fotografia, l’immagine, il suono e il montaggio, ma se non riesce a trasmettere le emozioni ha fallito il suo obiettivo iniziale. Le emozioni sono infinite e incomprensibili al nostro occhio; può capitare che l’immagine o l’inquadratura, compreso l’audio, non le valorizzi abbastanza o le ignori. Questi due elementi, audio e inquadrature, devono supportarsi a vicenda e essere in simbiosi, perché sono due mondi che non vivono senza il supporto l’uno dell’altro. La tesi vuole mettere in risalto l’importanza delle emozioni nel mondo documentaristico e vuole far comprendere come si possono captare nel momento delle riprese. Questo lavoro cerca di capire come si possono trasmettere le emozioni, attraverso le varie sfumature di un'immagine o il tono di voce.

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