Bannò & Morandi 2013

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Politiche di internazionalizzazione

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    Saggi/5

    Politiche allinnovazione e allinternazionalizzazione: unanalisi regionaleMariasole Bann, Valentina Morandi

    Universit di Trento, Universit di Bergamo

    Classificazione jel: F200; O310; L520

    1. introduzione

    La crisi che affligge leconomia globale in generale, e lItalia in particola-re, richiede lintervento del Governo centrale e degli Enti governativi locali per supportare leconomia nazionale. In particolare landamento del pil ita-liano e degli indicatori di produttivit inducono a credere che ci sia bisogno dellelaborazione di strategie di crescita di lungo periodo e dello sviluppo e dellimplementazione di politiche che inducano una ri-organizzazione indu-striale sulla base dellevoluzione del contesto competitivo (Barbieri et al., 2010). tuttavia da evidenziare come la crisi abbia ridotto le risorse finanzia-rie che il governo pu allocare agli incentivi di politica industriale e che, con-seguentemente, lattivit dei policy maker debba essere mirata ad individuare le priorit e ad allocare i finanziamenti disponibili agli obiettivi pi promet-tenti. A supporto dellattivit dei policy maker intervengono gli studi empirici condotti per valutare limpatto delle politiche industriali sulla crescita econo-mica e sulla competitivit delle imprese beneficiarie. Sulla base di queste ana-lisi si pu affermare che sia le politiche per linnovazione sia le politiche per linternazionalizzazione dovrebbero essere privilegiate (Aiginger, Sieber 2005; Castellani, Zanfei 2002). Oltre ad effetti diretti sugli investimenti in ricerca e sviluppo (r&s) e sullinternazionalizzazione delle imprese, tali politiche pos-sono infatti generare spillover positivi quali ad esempio la riduzione del tasso di disoccupazione, la crescita di competitivit dellimpresa, laumento della produttivit del lavoro (Bergstrom, 2000).

    Il difetto dei precedenti studi la mancanza di analisi dellinterazione tra le diverse misure di incentivazione industriale. La letteratura ha infatti fo-calizzato lattenzione su singole misure di intervento pubblico (ad es. Pot, Cerulli 2010; Ankarhem et al., 2009; Gabriele et al., 2007; Harris, Trainor

    Lindustria / n.s., a. XXXiV, n. 1, gennaio-marzo 2013

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    2005). Questo studio vuole invece dimostrare la necessit di una progettazio-ne congiunta delle diverse politiche industriali. In particolare, considerando la relazione virtuosa tra innovazione e internazionalizzazione, si ipotizza che il coordinamento delle politiche per linnovazione e delle politiche per lin-ternazionalizzazione attuate nella medesima area possano generare esternalit positive che amplificano limpatto delle singole misure sullo sviluppo econo-mico locale. Al fine di verificare tale ipotesi stata condotta unanalisi empi-rica a livello regionale considerando gli incentivi allinnovazione e allinterna-zionalizzazione erogati in Italia tra il 1999-2006.

    2. la relazione virtuosa tra innovazione e internazionalizzazione

    Innovazione e internazionalizzazione sono entrambi fenomeni ampiamen-te investigati in letteratura. Se a livello di impresa tali processi apportano in-dividualmente vantaggi competitivi ed opportunit di sviluppo del business, a livello di sistema economico risultano fondamentali per il benessere sociale ed economico (Crescenzi, 2005; Goh, 2004; Howells, 2005). In particolare gli studi esistenti hanno dimostrato come i processi di innovazione e internazio-nalizzazione si influenzano reciprocamente (Kotabe et al., 2002; Kafouros et al., 2008). Da un lato le attivit innovative permettono allazienda di svilup-pare nuovi prodotti e servizi attraverso i quali lazienda pu estendere la pro-pria presenza oltre i confini nazionali. Dallaltro lato operare su mercati in-ternazionali espone lazienda ad una competizione pi accesa che richiede un maggior impegno in attivit di r&s per acquisire vantaggi di differenziazione (Filipescu et al., 2009). Linternazionalizzazione delle attivit commerciali e produttive facilita lacquisizione di informazioni relative ai fabbisogni locali essenziali per orientare gli investimenti in r&s in modo da sviluppare prodot-ti e servizi customizzati.

    Si vuole quindi sottolineare come la relazione tra innovazione e perfor-mance sia mediata dal grado di internazionalizzazione delle attivit econo-miche dellimpresa, ovvero da quanto esteso il mercato dellimpresa oltre ai confini nazionali. infatti solo operando su mercati esteri che limpresa riesce a capitalizzare i rendimenti delle attivit di r&s in quanto incremen-ta il numero dei potenziali acquirenti dei prodotti sviluppati (Cooke, Mor-gan 1998). Inoltre, se da un lato maggiori livelli di internazionalizzazione del commercio riducono lesposizione dellimpresa alle fluttuazioni e ai cicli eco-nomici di una singolo mercato, dallaltro linternazionalizzazione delle attivit di r&s aziendali permette allazienda di avere a disposizione maggiori risorse e ad avere accesso a diverse fonti di conoscenza (Kafourous et al., 2008). Si pu quindi concludere che tra innovazione e internazionalizzazione esiste una relazione virtuosa in cui linnovazione influisce sulla crescita a livello interna-

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    zionale (Salomon, Shaver 2005) che a sua volta influisce sulle attivit di r&s e sulla performance aziendale.

    Lesistenza di questa relazione suggerisce che, quanto meno a livello loca-le, le politiche per linnovazione e per linternazionalizzazione possano intera-gire generando e amplificando i propri effetti, diretti o indiretti, sul contesto industriale locale.

    Sulla base di queste considerazioni, il presente lavoro vuole testare lipo-tesi secondo la quale gli incentivi pubblici allinnovazione e allinternazio-nalizzazione generano un effetto positivo sulla ricchezza e produttivit delle regioni. Ci si aspetta che questi interventi possano da un lato, far superare allimpresa beneficiaria i vincoli alla crescita internazionale cui potenzial-mente soggetta e, dallaltro, potenziare e accrescere le capacit e le compe-tenze in essa gi presenti. Ci si aspetta inoltre che gli incrementi della ca-pacit innovativa e dinternazionalizzazione influenzandosi reciprocamente, come suggerito dalla letteratura, permettano di attivare un circolo virtuoso di crescita economica. La relazione virtuosa tra innovazione e internaziona-lizzazione individuata a livello di impresa fa presumere che le politiche per innovazione e le politiche per linternazionalizzazione attuate nella medesima area possano generare esternalit positive che amplificano leffetto delle sin-gole misure sullo sviluppo economico locale (fig. 1).

    3. la valutazione degli aiuti alle imprese: effetto su benessere eco-nomico e produttivit

    Suchman (1967), nella pi classica delle definizioni, si riferisce alla va-lutazione delle politiche pubbliche come alla valutazione dei risultati attesi da unattivit impostata per soddisfare degli obiettivi che abbiano un valore

    fig. 1. Relazione virtuosa tra innovazione e internazionalizzazione

    Politiche perlinnovazione

    Politiche perlinternazionalizzazione Internazionalizzazione

    Innovazione

    Performance

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    sociale. Successivamente si attribuito alla valutazione anche una funzione di giudizio che, tramite losservazione empirica dei fenomeni e limpiego di tecniche rigorose, deve essere in grado di contribuire al miglioramento della politica oggetto di indagine (Bann, Sgobbi 2010; Rossi et al., 2004; Vedung, 1997). Lindividuazione degli effetti generati dallintervento pubblico 1 sulle imprese beneficiarie ma pi in generale degli effetti generati sulleconomia e sul territorio costituisce quindi un obiettivo di primaria importanza.

    Negli anni il dibattito inerente la valutazione degli incentivi alle imprese si focalizzato sullanalisi degli effetti diretti e indiretti generati dallinter-vento stesso. In particolare nel secondo caso linteresse volto allimpatto complessivo generato sul sistema economico e territoriale. In particolare si tratta di un tema centrale per le scienze regionali (ad es. Ankarhem et al., 2009; Harris, Trainor 2005; Martini et al., 2006; Pot, Cerulli 2010) che fan-no degli incentivi con specifico target regionale il loro oggetto di indagine. In questo caso non si mettono in discussione gli impatti generati sulle singo-le imprese agevolate, bens ci si concentra sugli effetti che gli incentivi han-no sulla crescita e sulla performance complessiva delle aree in cui le imprese sono localizzate.

    Nonostante la letteratura che indaga in merito allefficacia degli interven-ti pubblici sia vasta, non esiste unanimit di giudizio, spesso anche allin-terno di studi condotti dallo stesso autore e per gli stessi interventi analiz-zati. La maggior parte delle analisi empiriche riscontra effetti positivi sulla crescita mentre per quanto concerne gli effetti generati sulla produttivit i risultati sono contrastanti (Amorim et al., 2013). In particolare gli stessi la-vori che evidenziano effetti positivi sulla crescita, dimostrano al contempo lincapacit dellintervento pubblico di generare effetti sulla produttivit dei fattori (Gabriele et al., 2007; Pellegrini, Centra 2006; Skuras, Tzelepis 2004). Alcuni studi dedicati allanalisi di incentivi destinati a settori o regioni svan-taggiate in Paesi sviluppati (Beason, Weinstein 1996; Harris, Trainor 2005; Lee, 1996) dimostrano la loro inefficacia nello stimolare la crescita della pro-duttivit argomentando che le imprese beneficiarie si rivelano inefficienti proprio perch non soggette alla competizione del mercato cui invece sono sottoposte le imprese escluse dai programmi. Lincentivo consentirebbe, in-fatti, alle imprese incentivate di abbassare i propri livelli di costo. Altri ar-gomentano invece che le ragioni fondamentali di tale insuccesso risiedono sia nelle inefficienze tecniche sia, soprattutto, allocative degli incentivi stessi (Colombo, Grilli 2007). Beason e Weinstein (1996) confrontano invece leffi-cacia di diversi strumenti di intervento, giungendo alla conclusione che nes-

    1 Per una discussione puntuale in merito alle ragioni per un intervento pubblico in sup-porto agli investimenti privati si rimanda a Pack e Saggi (2006), a Rodrik (2004) e a Lerner (2002).

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    suno di questi in grado di modificare la performance delle aziende. Alla stessa conclusione arrivato anche Lee (1996) che dimostra linefficacia sia degli incentivi finanziari sia fiscali. I pochi studi che registrano una crescita della produttivit evidenziano che leffetto comunque limitato nel tempo (Merito et al., 2007; Gabriele et al., 2007; Bergstrom, 2000). Solo Harris e Trainor (2005) giungono a conclusioni miste, dimostrando che gli incentivi hanno effetti diversi a seconda del settore. Conclusioni analoghe si registra-no con dati italiani, anche se effettuati a livello di impresa e non a livello di territorio. Negli studi di Gabriele et al. (2007), Pellegrini e Centra (2006) e Bronzini e De Blasio (2006) le imprese incentivate sono, infatti, anchesse caratterizzate da un livello di produttivit uguale se non inferiore rispetto alle imprese non incentivate.

    4. le politiche industriali in italia

    Nel xxi secolo, dopo anni in cui prevalso un approccio liberista 2, il Governo Italiano ripensa il ruolo delle politiche industriali nella creazione di condizioni favorevoli allincremento della competitivit delle imprese e del conseguente contributo positivo sulla crescita delleconomia locale.

    In particolare, viene riconosciuta limportanza degli aiuti per le attivit di r&s e degli incentivi alle imprese per la realizzazione di progetti di investi-mento che rafforzino la struttura produttiva e ne incrementino la produttivi-t. Un ruolo di moderata rilevanza assegnato alle misure per lo sviluppo lo-cale, per la neo-imprenditorialit e per linternazionalizzazione. Minor rilievo attribuito ai sussidi per la crisi aziendale, alle agevolazioni per laccesso al credito, e per la riduzione dellimpatto ambientale (tab. 1).

    tuttavia da sottolineare che tra il 2002 e il 2008, a causa dei tagli alla spesa pubblica, lammontare di risorse allocate alle misure di politica indu-striale si sono ridotte tanto da far diventare lItalia una delle nazioni europee con minore incidenza sul pil dei sussidi allindustria (Brancati, 2009). Tutta-via il taglio delle risorse non colpisce in misura uguale i diversi obiettivi di politica industriale e si registra un aumento delle risorse dedicate allattivit innovativa delle imprese.

    2 Tra la met degli anni Ottanta e la met degli anni Novanta, latteggiamento del governo italiano nei confronti delle politiche industriali stato caratterizzato da un approccio liberista ovvero da una riduzione degli spazi di intervento della politica industriale, lasciando al merca-to il compito di selezionare le imprese pi efficienti a fronte esclusivamente di interventi mirati a garantire il corretto funzionamento delle regole del gioco concorrenziale.

  • tab. 1

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    4.1. Le politiche per linnovazione

    Le politiche a sostegno delle attivit innovative dellimpresa in Italia pos-sono essere ricondotte in maniera sistematica ai primi anni Ottanta. Obiettivo principale delle politiche stimolare gli investimenti privati in r&s (Martin, Scott 2000) che in Italia sono alquanto lontani dal livello ottimale. Negli ul-timi anni, seguendo quanto suggerito dalla Commissione Europea nel trat-tato di Lisbona, il peso degli incentivi allinnovazione cresciuto tanto che questultimi costituiscono la seconda voce di politica industriale, con risorse allocate inferiori solo a quelle dedicate a investimenti generalisti 3.

    La governance delle politiche per linnovazione distribuita su tre livelli: europeo, nazionale e regionale. In Italia, lo sviluppo di tali politiche e la ge-stione dei relativi incentivi maggiormente delocalizzata rispetto a quanto ac-cade negli altri paesi europei. Ad esempio, nel 2004-2005, dei 124 strumenti di supporto allinnovazione, 89 sono regionali e 28 sono regionalizzati (Bran-cati, 2009). Se da un lato questo un vantaggio perch permette di elabo-rare misure ad hoc che tengano conto delleterogeneit delle regioni italiane, dallaltro implica maggiori difficolt nel coordinamento e un alto rischio di duplicazione degli incentivi interventi e degli sforzi. tuttavia da sottolineare che lammontare di risorse regionali non equiparabile a quanto offerto dai programmi nazionali (Evangelista, 2007).

    In Italia si individuano due grandi fonti di finanziamento pubblico per linnovazione: il Fondo per lInnovazione Tecnologica (fit) e il Fondo Age-volazioni per la Ricerca (far) 4. A queste si aggiunge anche lerogato previsto dalla l. 488/1992 relativamente al sostegno delle aree depresse, parte ricer-ca co-finanziata dai fondi europei fesr e fse, la legge del finanziamento nel settore aeronautico (l. 808/1985) e quella sul credito dimposta per gli inve-stimenti in r&s (l. 296/2006 e l. 244/2007), introdotta recentemente a segui-to del diverso orientamento del Governo Italiano nei confronti di strumenti orizzontali di tipo automatico.

    Il sistema di politiche per linnovazione inoltre caratterizzato da un alto livello di differenziazione degli obiettivi perseguiti. Gli incentivi mirano a in-nalzare il livello di ricerca delle imprese impegnate in attivit di r&s, a pro-muovere nuovi entranti orientati ai settori high tech, promuovere attivit di ricerca in imprese che attualmente non fanno r&s, attivare processi di trasfe-rimento tecnologico, rafforzare le relazioni tra gli attori del sistema innovativo locale e, recentemente, anche a promuovere ricerca collaborativa tra universi-

    3 Mediamente negli ultimi anni il 20 per cento delle risorse dedicate ad incentivi di politi-ca industriale stato riservato a sussidi per la ricerca e per linnovazione.

    4 La gestione di fit e far assegnata rispettivamente al Ministero dello Sviluppo Econo-mico (mise) e al Ministero dellIstruzione, dellUniversit e della Ricerca (miur).

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    t e impresa. Per sopperire allimperfezione del mercato finanziario privato sono stati inoltre costituiti fondi di venture capital per facilitare laccesso al credito alle piccole e medie imprese (pmi) innovative.

    Per quanto concerne la distribuzione dellerogato tra le regioni italiane, non emerge una zona privilegiata. Si registrano infatti concentrazioni di ero-gazioni sia al nord sia al sud Italia (fig. 2).

    4.2. Le politiche per linternazionalizzazione

    Nellambito degli interventi per linternazionalizzazione il Ministero del Commercio Internazionale ha intrapreso i primi provvedimenti di regola-zione diretta e mirata gi dai primi anni Novanta, predisponendo un piano di azioni principalmente a favore delle pmi (unctad, 2001). Tuttavia, nono-stante le enunciazioni programmatiche affermino che la competitivit inter-nazionale delle imprese rappresenta uno degli obiettivi fondamentali della politica economica, il peso finanziario attribuito ai relativi interventi mo-desto. La distribuzione dei fondi conferma, infatti, che la quota destinata allinternazionalizzazione rimane sotto il 3 per cento delle risorse dedicate alle politiche industriali e che lunico obiettivo perseguito in modo siste-

    fig. 2. Distribuzione regionale dellerogato per impresa delle politiche allinnovazione e internazionalizzazione attiva

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    Politiche pubbliche per linternazionalizzazione:Euro erogati per impresa nel 2006 nella regione r

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    matico nel tempo e con il maggior impegno finanziario il sostegno alle esportazioni.

    In particolare, a seguito della l. 49/1987, furono poste le basi per listitu-zione di quattro agenzie controllate dallo stato: simest (Societ italiana per le Imprese Miste allEstero), finest (Finanziaria per gli Imprenditori del Nord-Est), ice 5 (Istituto italiano per il Commercio Estero) e sace (Societ di Assi-curazione e Credito alle Esportazioni).

    Nello specifico, lofferta di incentivi finanziari allinternazionalizzazio-ne vede, sin da quando sono stati istituiti, limpegno prioritario di simest, la finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane allestero creata dal Ministero del Commercio Internazionale a seguito della l. 100/1990 e di finest, finanziaria per gli imprenditori del Nord Est, nata con la l. 19/1991 6. Nellintento del legislatore, le due agenzie sono state create per promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane, da un lato condivi-dendo il rischio sul piano della partecipazione finanziaria, dallaltro offrendo sostegno specialistico nelle fasi progettuali e gestionali delle iniziative. Lobiet-tivo dei policy maker identificabile quindi nella crescita e nel rafforzamento della competitivit delle pmi domestiche attraverso il sostegno allespansione internazionale. Come per tutti gli incentivi finanziari agli investimenti privati, una migliore competitivit pu tradursi sia in termini di crescita sia in termini di incremento della produttivit (Merito et al., 2007).

    Gli strumenti di sostegno ad oggi erogati possono essere raggruppati in tre categorie di intervento: supporti finanziari e incentivi fiscali, assicurazioni sugli investimenti, e servizi di informazione e assistenza tecnica. Nello spe-cifico si riportano: partecipazioni nel capitale sociale di imprese costituite allestero e contributi agli interessi a fronte di finanziamenti concessi allim-presa italiana per la partecipazione al capitale di imprese al di fuori dellue (l. 100/1990); fondi di venture capital (l. 296/2006); assistenza e consulenza professionale; finanziamenti agevolati di spese per la realizzazione di studi di prefattibilit, fattibilit e programmi di assistenza tecnica (d.lgs. 143/1998 e d.m. 136/2000).

    Per quanto concerne la distribuzione dellerogato tra le regioni italiane, evidente come le erogazioni siano concentrate nel centro nord del Paese e in particolare in Lombardia, Friuli e Liguria (fig. 2).

    5 Lice, Istituto nazionale per il Commercio Estero, lente che ha il compito di sviluppa-re, agevolare e promuovere i rapporti economici e commerciali italiani con lestero e dispone di una rete composta da 17 Uffici in Italia e da 116 Uffici in 88 Paesi del mondo.

    6 simest controllata dal governo italiano che detiene il 76 per cento del pacchetto azio-nario, ed partecipata da banche, associazioni imprenditoriali e di categoria, mentre finest una societ per azioni partecipata da Friulia SpA, societ finanziaria della Regione Friuli Vene-zia Giulia, dalla Regione Veneto, dalla Provincia Autonoma di Trento, da simest e da alcune banche del territorio.

  • 168

    5. lanalisi empirica

    5.1. Le variabili e il modello econometrico

    Lanalisi empirica della relazione tra prestazioni economiche e politiche industriali per linnovazione e per linternazionalizzazione condotta a livello regionale considerando gli incentivi erogati in Italia tra il 1999 e il 2006. Le prestazioni economiche regionali sono misurate sia in termini di pil procapi-te, indicatore tipicamente utilizzato per misurare il grado di ricchezza della popolazione, sia in termini di valore aggiunto per addetto, proxy della pro-duttivit del lavoro.

    Nella modellizzazione della relazione tra le politiche, la loro interazione e le prestazioni economiche sono incluse variabili di controllo che permettono di considerare la differenza tra regioni in termini di struttura industriale, gra-do di innovazione e internazionalizzazione e qualit delle risorse a cui hanno accesso le aziende.

    Per la selezione delle variabili di controllo da includere nel modello si fatto riferimento alle principali teorie economiche sulla crescita regionale (ce, 2009). Il modello considera la qualit del capitale umano disponibile sul territo-rio misurandolo tramite il numero di laureati (Capitale umano) dato che la pre-senza di personale qualificato incentiva processi di apprendimento ed agevola lo sviluppo di vantaggi competitivi e alti livelli di produttivit (Badinger, Tondl 2005). Il modello include il tasso di disoccupazione (Disoccupazione) alla luce della relazione tra il mercato del lavoro, produzione e ricchezza evidenziato dal-la legge di Okun. Considerando il legame tra specializzazione industriale, inno-vazione, internazionalizzazione e capacit di creare ricchezza si include, tra le variabili indipendenti, la composizione settoriale espressa come la presenza di imprese attive nei settori tradizionali (Made in Italy) 7 (Mariotti et al., 2008).

    Il modello include inoltre la variabile Infrastrutture che misura il livello di accessibilit della regione ovvero le opportunit di collegamento delleco-nomia regionale con le altre regioni italiane e con il mondo. infatti verifica-to che la presenza di collegamenti non solo agevola il commercio ma anche incrementa lattrattivit della regione verso investimenti e concentrazione di realt produttive attivando un circolo virtuoso di crescita (Venables, 2005).

    Inoltre, alla luce della differenze strutturali tra le regioni italiane, si in-cludono variabili che controllano per la localizzazione delle stesse (Nord-Est, Nord-Ovest, Centro).

    Nel modello sono infine incluse variabili che misurano il grado di inno-vazione e di internazionalizzazione regionale ovvero variabili che controllano per il livello di capacit innovativa e dinternazionalizzazione su cui agisco-

    7 Nel caso italiano si tratta di aziende attive nei settori Made in Italy.

  • 169

    no le politiche industriali. In particolare il livello di internazionalizzazione misurato considerando sia linternazionalizzazione attiva sia quella passiva at-traverso il numero di investimenti diretti esteri rispettivamente in uscita e in entrata (ide in uscita e ide in entrata). Anche la globalizzazione delle vendite rientra in questo gruppo di variabili, e viene misurata tramite il totale delle esportazioni (Export). Sono quindi incluse variabili che misurano sia gli input sia gli output innovativi (Addetti in r&s e Brevetti).

    Per una descrizione dettagliata delle variabili dipendenti e indipendenti, si rimanda alla tabella 2.

    tab. 2. Descrizione delle variabili dipendenti e indipendenti

    Descrizione Fonte Anni

    pil per abitantet Logaritmo del pil per abitante espresso in miglia-ia di euro nella regione r al tempo t

    Eurostat 1998-2007

    Produttivit del lavorot Logaritmo della produttivit del lavoro per addet-to espresso in migliaia di euro al tempo t

    Istat 1999-2008

    Capitale umanot 1 Logaritmo del numero di laureati nella regione r al tempo t 1

    oecd 1999-2008

    Disoccupazionet 1 Logaritmo del numero di disoccupati nella regio-ne r al tempo t 1

    oecd 1999-2008

    Made in Italy Logaritmo del numero di addetti impiegati nei settori del made in Italy nella regione r al 2001

    IstatCensus 2001

    2001

    Infrastrutturet 1 Numero delle connessioni aeree attive nella regio-ne r al tempo t 1

    Innovata 2002-2009

    Nord est Variabile dummy con valore pari a 1 per le regio-ni localizzate nel Nord Est Italia

    Nord ovest Variabile dummy con valore pari a 1 per le regio-ni localizzate nel Nord Ovest Italia

    Centro Variabile dummy con valore pari a 1 per le regio-ni localizzate in centro Italia

    ide in uscitat 1 Logaritmo del numero di ide in uscita nella regio-ne r al tempo t 1

    Reprint 2000-2008

    ide in entratat 1 Logaritmo del numero di ide in entrata nella re-gione r al tempo t 1

    Reprint 2000-2008

    Exportt 1 Logaritmo del totale delle esportazioni espresse in milioni di euro nella regione r al tempo t 1

    Istat 2000-2007

    Addetti in r&st 2 Rapporto tra addetti in r&s e numero di aziende nella regione r al tempo t 2

    Istat 1999-2007

    Brevettit 1 Numero di brevetti depositati dalle imprese loca-lizzate nella regione r al tempo t 1

    oecd 1998-2007

    Politiche innovazionet 2 Logaritmo degli incentivi per linnovazione () erogati nella regione r al tempo t 2

    met 1999-2006

    Politiche internazionaliz-zazionet 1

    Logaritmo degli incentivi per linternazionalizza-zione () erogati nella regione r al tempo t 1

    met 1999-2007

    Altre politichet 1 Logaritmo degli altri incentivi () erogati nella re-gione r al tempo t 1

    met 1999-2006

    Interazione Logaritmo dellinterazione tra le variabili Politiche innovazione t 2 e Politiche internazionalizzazio-ne t 1 nella regione r

    met 1999-2007

  • 170

    I dati utilizzati per le stime, raccolti a partire da diverse fonti, hanno unestensione longitudinale nel tempo e nello spazio ovvero sono serie stori-che delle 20 regioni italiane. Lutilizzo di dati panel cos ottenuti permette di controllare leterogeneit tra le regioni.

    Le informazioni relative allammontare degli incentivi di politica indu-striale erogati per regione sono stati ricavati dai Rapporti met fino al 2009 (Brancati, 2009). La banca dati met contiene i dati relativi alle politiche in-dustriali e alle agevolazioni rivolte alle imprese dei settori dellIndustria e dei Servizi. Il Rapporto met si focalizza in primo luogo sulle risorse erogate e la valutazione dei flussi effettuata grazie al calcolo dellEquivalente Sovven-zione Lorda che consente una corretta comparazione dei benefici finanziari determinati dalle diverse forme di aiuti alle imprese. Il meccanismo utilizza-to in tutto analogo a quello suggerito dalla Unione Europea, recepito nei provvedimenti nazionali e riportati nelle Disposizioni Operative del Fondo gestito dal Mediocredito Centrale S.p.A.

    I dati sul capitale umano, la disoccupazione e i brevetti provengono dalla banca dati oecd. Le informazioni relative alla struttura industriale, alle espor-tazioni e agli addetti in r&d provengono dai data base Istat. La misura delle infrastrutture regionali ottenuta tramite il numero di rotte aeree attive provie-ne dalla banca dati Innovata che fornisce informazioni dettagliate in merito a tutti i voli schedulati da e per lItalia.

    I dati relativi al grado di internazionalizzazione delle regioni sono stati ot-tenuti a partire dalle informazioni contenute nella banca dati reprint (Ma-riotti, Mutinelli 2012), censimento degli investimenti diretti esteri in Italia e degli investimenti diretti italiani allesterno. I dati raccolti riguardano, oltre ai diversi settori dellindustria manifatturiera, le utilities, le costruzioni, il com-mercio, le telecomunicazioni e gli altri servizi.

    Le relazioni stimate sono quindi le seguenti:

    (1) pilr,t = f (Politiche Innovazioner,t 2; Politiche Internazionalizzazioner,t 1; Interazione tra politicher,t Variabili di controllor,t 1)

    (2) produttivitr,t = f (Politiche Innovazioner,t 2; Politiche Internazionalizzazioner,t 1; Interazione tra politicher,t Variabili di controllor,t 1)

    dove r si riferisce alla regione e t al tempo.Si noti che si ipotizzato un effetto ritardato sia delle politiche industriali

    sia delle variabili di controllo sulle prestazioni economiche. Il time lag intro-dotto necessario al fine di considerare il tempo intercorrente tra il momen-to in cui i fondi sono distribuiti/concessi, la realizzazione degli investimenti e leffetto degli investimenti sulle prestazioni economiche. In particolare si sup-

  • 171

    pone che siano necessari almeno due anni prima che si osservino degli effetti sulle prestazioni da parte delle attivit innovative e un anno per gli investi-menti per linternazionalizzazione 8.

    In questo lavoro le stime sono condotte utilizzando un modello a effet-ti casuali. Al fine di verificare la robustezza dei risultati le stime sono state condotte utilizzando anche un modello a effetti fissi. Questultimo modello il naturale candidato per le analisi regionali tuttavia, poich alcune tra le variabili indipendenti sono fisse nel tempo (ad es. Made in Italy, Nord-Est, Nord-Ovest e Centro), il modello che include tutte le variabili pu essere sti-mato solamente con quello ad effetti variabili. In ogni caso, come si vedr in seguito, le stime ottenute riportano risultati simili a quelli ottenuti con lap-proccio a effetti variabili. Infine, sempre per lo stesso motivo, non possibile utilizzare i classici test per la scelta tra effetti fissi e variabili. I risultati per le stime del modello a effetti fissi sono riportati in appendice.

    5.2. Le stime

    I risultati delle stime dei modelli, riportati nella tabella 3, evidenziano in-nanzitutto lassenza di un significativo effetto individuale delle politiche per linternazionalizzazione sulla performance economica regionale ma evidenzia-no un positivo impatto dellinterazione tra queste politiche e le politiche per linnovazione sia sulla ricchezza della regione sia sulla produttivit del lavo-ro. Questo supporta quanto ipotizzato ovvero che le politiche allinnovazione e allinternazionalizzazione si rafforzano a vicenda. Ci suggerisce lesigenza di sviluppare incentivi allinnovazione considerando i supporti allinternazio-nalizzazione disponibili e viceversa. Una progettazione integrata di politiche allinnovazione e allinternazionalizzazione, o semplicemente la combinazione di queste tipologie di incentivi, rafforza leconomia regionale.

    Le altre politiche industriali, a parit dei sussidi per linnovazione e per linternazionalizzazione, influiscono negativamente sulla ricchezza regiona-le. Linadeguatezza delle misure intraprese rispetto alle esigenze locali non lunica plausibile spiegazione di questo risultato. In tutte le regioni lammon-tare delle altre politiche costituito prevalentemente da politiche generaliste (ad es. supporto ad investimenti generici per lincremento di produttivit aziendale) che hanno maggiore impatto sulla singola impresa ma minori ester-nalit sul sistema economico locale.

    8 Si vuole osservare che sono state condotte diverse prove alterando i lag temporali asso-ciati alle politiche allinnovazione, allinternazionalizzazione e alle relative interazioni. In tutti i modelli cos ottenuti le stime risultano stabili e univoche nel dimostrare che linterazione rima-ne positiva e significativa.

  • 172

    Le politiche allinnovazione erogate hanno un impatto negativo sulla pro-duttivit del lavoro. Nellinterpretare questo risultato da tenere in conside-razione che gli incentivi distribuiti alle imprese influiscono direttamente sul livello di r&s, ed in generale sugli input innovativi, ma non sugli output inno-vativi. In altre parole, a causa dellincertezza dei processi innovativi, le politiche allinnovazione possono essere efficaci nello stimolare maggiori sforzi innovativi ma non altrettanto efficaci nellincrementare la capacit si sviluppare innova-zioni. Il mancato raggiungimento dei risultati ovvero di output innovativi limi-tano i possibili effetti positivi sulla produttivit del lavoro. I risultati dellanalisi sono in linea con la letteratura che evidenzia come il legame tra innovazione e produttivit non sia diretto ma dipenda da caratteristiche dellimpresa e da fattori esogeni, quali ad esempio il settore industriale (Scarpetta, Thierry 2004; Lee, Kang 2007; Griffith et al., 2006). Pertanto un legame complesso che non sempre si manifesta. Considerando che il miglioramento della produttivit del lavoro generalmente stimolato da innovazioni di processo pi che da quelle di prodotto e che questultime nel breve termine possono addirittura causare una riduzione di produttivit a causa di una crescita di fabbisogno di capitale

    tab. 3. Risultati delle stime con modello gls per dati panel a effetti variabili errori robusti

    Modello 1: pil per abitante Modello 2: Produttivit del lavoro

    Coeff. Std. Error

    Robusti

    95% Intervallo di confidenza

    Coeff. Std. Error

    Robusti

    95% Intervallo di confidenza

    Capitale umanot 1 0,113*** 0,023 0,069 0,158 0,096 0,070 0,234 0,041Disoccupazionet 1 0,133*** 0,019 0,172 0,094 0,153*** 0,044 0,067 0,239Made in Italy 0,093*** 0,031 0,154 0,032 0,325*** 0,059 0,440 0,210Infrastrutturet 1 0,000 0,000 0,000 0,001 0,002*** 0,000 0,001 0,002

    Nord Est 0,054 0,287 0,002 0,110 0,093 0,087 0,076 0,263Nord ovest 0,021 0,030 0,038 0,082 0,069 0,079 0,086 0,225Centro 0,049 0,023 0,003 0,094 0,067 0,067 0,064 0,198

    ide in uscitat 1 0,065*** 0,013 0,039 0,091 0,115 0,081 0,274 0,043ide in entratat 1 0,007 0,019 0,045 0,031 0,275*** 0,071 0,135 0,414Exportt 1 0,021 0,025 0,027 0,069 0,040 0,062 0,081 0,162

    Addetti in r&st 2 0,016** 0,007 0,003 0,030 0,044** 0,019 0,06 0,082Brevettit 1 0,027** 0,011 0,005 0,049 0,037 0,029 0,019 0,095Politiche innovazionet 2

    0,005** 0,002 0,001 0,001 0,022* 0,013 0,048 0,002

    Politiche internaziona-lizzazionet 1

    0,125 0,009 0,005 0,030 0,002 0,014 0,025 0,030

    Altre politichet 1 0,016*** 0,007 0,030 -0,001 0,026 0,017 0,060 0,008Interazionet 0,006* 0,004 0,001 0,014 0,014* 0,008 0,002 0,030Costante 4,516*** 0,127 4,268 4,765 4,740*** 0,378 3,998 5,482

    R2 within = 0,858 sigma_u = 0,019 R2 within = 0,296 sigma_u = 0,056Between = 0,942 sigma_e = 0,008 Between = 0,858 sigma_e = 0,030Overall = 0,938 rho = 0,835 Overall = 0,828 rho = 0,780

  • 173

    umano (Harrison et al., 2005; Griffith et al. 2006; Parisi et al. 2006; Hall et al., 2009), leffetto negativo potrebbe essere giustificato anche dalla prevalenza di innovazioni di prodotto tra le conseguenze delle politiche. Questa giustificazio-ne tuttavia non verificabile attraverso i dati a nostra disposizione.

    Come atteso, le risorse dedicate alle attivit innovative e i risultati con-seguenti da queste attivit come anche linternazionalizzazione attiva hanno impatto positivo sulla performance economica locale. A livello di produttivit del lavoro influiscono invece gli investimenti in r&s e la presenza di aziende multinazionali nel sistema produttivo locale.

    Le regioni caratterizzate da una forte specializzazione nei settori Made in Italy registrano livelli di ricchezza e di produttivit del lavoro pi bassi. Il contributo negativo apportato dalla composizione settoriale pu dipendere dal fatto che i settori Made in Italy sono settori tradizionali che, sebbene co-stituiscano una possibile fonte di vantaggio comparato per certe regioni, sono tradizionalmente meno produttivi rispetto ad altri.

    Rimane da sottolineare, infine, il contributo positivo generato dal capi-tale umano sulla ricchezza regionale e delle infrastrutture sulla produttivit del lavoro, coerentemente con la letteratura di riferimento. La disoccupazio-ne impoverisce la popolazione di una regione e limita le possibilit di spesa creando un circolo vizioso di perdita di ricchezza regionale.

    6. conclusioni e implicazioni di policy

    ampiamente dimostrato come la valutazione di un intervento pubbli-co sia unoperazione complessa, onerosa e ricca di problemi metodologici a causa delloggettiva difficolt nello stabilire il nesso causale tra lintervento pubblico e gli effetti diretti e indiretti eventualmente generati, e a causa della mancanza e disponibilit di dati. Forse, proprio per questi motivi, le analisi in proposito e le conclusioni cui sono arrivati i pi recenti studi di caratte-re quantitativo non sono concordi. inoltre evidente che le tecniche e gli esercizi proposti finora riguardano, quasi esclusivamente, i cosiddetti effetti diretti, definiti in base al raggiungimento o meno dellobiettivo dichiarato dal policy maker. Per contro mai, al meglio della nostra conoscenza, sono sta-ti effettuati studi, ancorch esplorativi, in merito agli effetti indiretti generati dalle interazioni tra le diverse politiche erogate.

    Con il presente studio si voluto esplorare queste relazioni e in parti-colare linterazione di due tra le fondamentali politiche industriali erogate in Italia: le politiche allinnovazione e le politiche allinternazionalizzazione.

    La competitivit internazionale e la capacit innovativa di un territorio rappresentano due degli obiettivi fondamentali della politica economica. Gli interventi a sostegno in tal senso hanno, infatti, assunto negli ultimi venti anni

  • 174

    un ruolo cruciale e strategico sempre maggiore al fine di colmare il gap che affligge lItalia nei confronti degli altri paesi. infatti la scarsa attitudine ai processi innovativi e levidente limitato livello di presenza e crescita interna-zionale del sistema industriale italiano a far s che le regioni italiane non siano tra le pi competitive.

    Attraverso unanalisi esplorativa il presente lavoro ha dimostrato che sia il grado di innovazione e di internazionalizzazione sia una corretta definizio-ne delle relative politiche contribuiscono positivamente alla performance eco-nomica regionale. In particolare, gli effetti positivi delle politiche per linno-vazione a livello di sistema economico locale si amplificano se abbinate ad opportuni incentivi per linternazionalizzazione delle imprese del territorio e viceversa. Unerogazione equilibrata tra i due obiettivi conduce ad un mag-giore effetto sia in termini di ricchezza sia di produttivit.

    Concludendo, si ritiene che i risultati ottenuti, sia pure esplorativi, sugge-riscono un ripensamento da un lato alla modalit di valutazione e dallaltro alla strutturazione stessa delle politiche industriali.

    infine da sottolineare che la nostra analisi non entra nel merito del-la valutazione dellefficacia delle singole misure trascurando gli effetti diretti attesi ma si focalizza sullo studio degli effetti indiretti sulleconomia locale nellipotesi che le politiche per linnovazione e linternazionalizzazione ab-biano singolarmente e congiuntamente notevoli esternalit positive sui siste-mi economici.

  • 175

    tab. A.1. Risultati delle stime, modello per dati panel a effetti fissi

    Modello 1: pil per abitante Modello 2: Produttivit del lavoro

    Coeff. Std. Error

    95% Intervallo di confidenza

    Coeff Std. Error

    95% Intervallo di confidenza

    Capitale umanot 1 0,151*** 0,034 0,084 0,219 0,070 0,119 0,168 0,307Disoccupazionet 1 0,041*** 0,014 0,070 0,013 0,099* 0,050 0,001 0,199Made in ItalyInfrastrutturet 1 0,001*** 0,000 0,000 0,001 0,001 0,001 0,001 0,002Nord EstNord ovestCentroide in uscitat 1 0,078*** 0,022 0,036 0,122 0,023 0,076 0,175 0,128ide in entratat 1 0,041** 0,020 0,002 0,081 0,121* 0,070 0,018 0,260Exportt 1 0,071*** 0,023 0,024 0,117 0,061 0,082 0,103 0,225

    Addetti in r&st 2 0,071*** 0,022 0,027 0,116 0,146* 0,078 0,302 0,008Brevettit 1 0,011 0,008 0,005 0,028 0,007 0,029 0,066 0,051

    Politiche innovazionet 2 0,000 0,004 0,007 0,008 0,015 0,013 0,041 0,010Politiche internaziona-lizzazionet 1

    0,000 0,009 0,019 0,018 0,046 0,033 0,111 0,019

    Altre politichet 1 0,008* 0,005 0,018 0,001 0,028* 0,017 0,062 0,005Interazionet 0,008* 0,006 0,003 0,020 0,038* 0,020 0,002 0,079Costante 3,208*** 0,151 2,909 3,507 2,697*** 0,528 1,648 3,747

    R2 within = 0,898 sigma_u= 0,192 R2 within = 0,336 sigma_u = 0,206between = 0,376 sigma_e = 0,008 between = 0,066 sigma_e = 0,028overall = 0,378 rho = 0,998 overall = 0,068 rho = 0,981

    appendice

  • tab. a

    .2.

    Mat

    rice

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    orre

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