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© Il Grande Mistero Marco Tibaldi 1 Barcellona Sagrada Familia, 28 maggio 2015 George Friedrich Händel Messiah – Hallelujah L’autore George Friedrich Händel (Halle 1685 - Londra 1759) è vissuto negli stessi anni di Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 – Lipsia 1750). La critica musicale usa sintetizzare il rapporto tra i due nella nota formula «Bach guarda dentro di sé, e Händel intorno a sé» (Massimo Mila, 1977, 154), ad indicare il carattere più ver- satile e aperto alla ricerca in senso orizzontale che ha contraddistinto la carriera musicale di Händel. Avviato alla professione giuridica dal padre, ben presto fece capire la sua vera vocazione. Rimasto in Germania per i primi vent’anni della sua vita, decisivo fu l’incontro con gli autori italiani che conobbe in un soggiorno nel 1706: Corelli, Pasquini, Marcello, Steffani e in seguito a Londra con Domenico Scarlatti. Rimase affascinato dall’opera italiana inizialmente disprezzata. Dal 1710 cominciarono i soggiorni londinesi, fino alla residenza stabile dal 1720 come direttore del teatro Haymarket. Qui aveva fatto rappresentare il primo dei suoi ora- tori Esther (1718), anche se ben presto dovette affrontare l’ostilità del re e di buona parte della corte, il cui moralismo non vedeva di buon occhio l’opera all’italiana. Attraversò fasi alterne di successo e di difficoltà nonostante le sue opere fossero generalmente apprezzate dal pubblico come il Riccardo I (1727), Siroe (1728), Poro (1731), Orlando (1733), Alcina (1735), Arminio (1737), Serse (1737). Dopo essere stato rimproverato dalla critica per non voler utilizzare pienamente la lingua inglese, si dedicò alla produzione dei celebri ora- tori e «creò quei capolavori che dovevano esercitare un’azione incalcolabile sul gusto musicale e corale della nazione inglese: Debora (1733), Atalia (1735), Israele in Egitto (1739), Il Messia (1742), Sansone (1742), Jeſte (1751)» (Massimo Mila 1977, 153). Dopo un breve soggiorno a Dublino e ad Halle ritornò a Londra per completare ormai cieco e paralitico, ma sempre operoso, il suo Jeſte. In sintesi «fu uomo di grande dirittura morale, energico, maestoso e solenne nel portamento e nell’alta statura, religioso ma non estraneo al mondo e alla vita, tempra di lottatore, maestro di vita intensa e attiva» (Massimo Mila 1977, 153). approfondimento

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© Il Grande Mistero Marco Tibaldi1

BarcellonaSagrada Familia, 28 maggio 2015

George Friedrich Händel Messiah – Hallelujah

L’autore

George Friedrich Händel (Halle 1685 - Londra 1759) è vissuto negli stessi anni di Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 – Lipsia 1750). La critica musicale usa sintetizzare il rapporto tra i due nella nota formula «Bach guarda dentro di sé, e Händel intorno a sé» (Massimo Mila, 1977, 154), ad indicare il carattere più ver-satile e aperto alla ricerca in senso orizzontale che ha contraddistinto la carriera musicale di Händel. Avviato alla professione giuridica dal padre, ben presto fece capire la sua vera vocazione. Rimasto in Germania per i primi vent’anni della sua vita, decisivo fu l’incontro con gli autori italiani che conobbe in un soggiorno nel 1706: Corelli, Pasquini, Marcello, Steffani e in seguito a Londra con Domenico Scarlatti. Rimase affascinato dall’opera italiana inizialmente disprezzata. Dal 1710 cominciarono i soggiorni londinesi, fino alla residenza stabile dal 1720 come direttore del teatro Haymarket. Qui aveva fatto rappresentare il primo dei suoi ora-tori Esther (1718), anche se ben presto dovette affrontare l’ostilità del re e di buona parte della corte, il cui moralismo non vedeva di buon occhio l’opera all’italiana. Attraversò fasi alterne di successo e di difficoltà nonostante le sue opere fossero generalmente apprezzate dal pubblico come il Riccardo I (1727), Siroe (1728), Poro (1731), Orlando (1733), Alcina (1735), Arminio (1737), Serse (1737). Dopo essere stato rimproverato dalla critica per non voler utilizzare pienamente la lingua inglese, si dedicò alla produzione dei celebri ora-tori e «creò quei capolavori che dovevano esercitare un’azione incalcolabile sul gusto musicale e corale della nazione inglese: Debora (1733), Atalia (1735), Israele in Egitto (1739), Il Messia (1742), Sansone (1742), Jefte (1751)» (Massimo Mila 1977, 153). Dopo un breve soggiorno a Dublino e ad Halle ritornò a Londra per completare ormai cieco e paralitico, ma sempre operoso, il suo Jefte. In sintesi «fu uomo di grande dirittura morale, energico, maestoso e solenne nel portamento e nell’alta statura, religioso ma non estraneo al mondo e alla vita, tempra di lottatore, maestro di vita intensa e attiva» (Massimo Mila 1977, 153).

approfondimento

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L’opera L’Alleluia di Händel si trova all’interno dell’oratorio Il Messia (1742), una delle più celebri composizioni del musicista barocco. Fu realizzato in soli 24 giorni per una attività a scopo benefico, su libretto di Charles Jen-nens. Eseguito per la prima volta a Dublino nel 1742, l’oratorio descrive gli elementi fondamentali della vita di Cristo, facendo costante riferimento alle Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento. L’oratorio infatti è un genere di arte sacra non destinato però alla liturgia. La prima parte tratta dell’Avvento e del Natale; la seconda della Passione e della Resurrezione, culminante nel celebre Alleluia; la terza riguarda la glorificazione di Dio e il destino dell’uomo.

Il testo 39. Chorus Hallelujah: for the Lord God Omnipotent reigneth. (Revelation 19, 6)

The Kingdom of this world is become the Kingdom of our Lord, and of His Christ;and He shall reign for ever and ever. (Revelation 11, 15)

King of Kings, and Lord of Lords. (Revelation 19, 16)

39. Coro Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l’Onnipotente. (Apocalisse 19, 6)

Il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo Cristo: egli regnerà nei secolidei secoli. (Apocalisse 11,15)

Re dei re e Signore dei signori. (Apocalisse 19,16)

Commento musicale

In questo brano, si possono distinguere i seguenti 5 elementi:1) la melodia famosissima sulla parola «Alleluia»;2) una seconda melodia su «for the Lord God omnipotent reigneth»;3) un altro tema, più raccolto, dalla linea discendente, semplice, sulle parole «The Kingdom of this world is become»; 4) un fugato sulle parole «And He shall reign for ever and ever». 5) una declamazione su «King of Kings, and Lord of Lords».

Le ultime due parti sono particolarmente efficaci e impressionanti in quanto sono costruite su un arditissi-mo fugato. Il fugato è un modo di comporre un brano musicale polifonico in cui le varie voci entrano una dopo l’altra imitandosi. Il fugato sul tema del «and He shall reign» si alterna al declamato sulle parole «King of Kings». In seguito abbiamo la declamazione dei soprani sulle parole «and Lord of Lords» ripetuta prima identica e poi più alta di tre tonalità. Qui ha luogo il poderoso intreccio finale arricchito dalla ripresa anche del quarto tema «and he shall reign …».Verso la conclusione le voci maschili riprendono la declamazione «King of Kings, and Lord of Lords», che in questo grandioso finale si mescola sia con «l’Alleluia», sia col «for ever», sia con una ripresa del tema di fuga «and He shall reign».Dal punto di vista testuale, si nota l’insistenza sulle ultime due frasi del testo musicato. In particolare assi-stiamo alla sottolineatura della presentazione della regalità di Gesù, il Logos incarnato, ora riconosciuto e celebrato come «Re dei re e Signore dei signori» il cui regno durerà per sempre.

Commento al testo

Il testo dell’Alleluia è una collezione di citazioni tratte dall’Apocalisse di San Giovanni. Vediamo il loro significato.La prima citazione «Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l’Onnipotente». (Ap 19,6) esprime l’invito alla lode e all’esultanza che il popolo cristiano eleva a Dio per l’avvenuta sconfitta della “Grande prostituta”, di Babilonia di cui si parla ai capitoli 17 e 18. Entrambe sono simbolo delle potenze del male che hanno cercato in tutti i modi di neutralizzare l’instaurazione del regno di Dio tramite Gesù. L’Apo-

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calisse infatti racconta, in termini simbolici, della grande lotta che si è svolta tra le potenze sataniche e Gesù. Due mentalità si sono scontrate. Da un lato, la logica della sottomissione al potere politico e alla forza degli eserciti o del denaro, impersonate da Babilonia, richiamo evidente a Roma potenza egemone di quei tempi. Dall’altro lato, Gesù e il Padre che intendono spezzare questa mentalità, dimostrando, a prezzo del sacrificio personale, che è possibile amare gratuitamente, riportando l’umanità sulla scia che il creatore aveva pensato per essa. Il momento decisivo è stato il sacrificio della croce, in cui Gesù, come agnello immolato, ha fatto vedere a tutti di cosa è capace un cuore amante. Per questo ora il popolo dei suoi discepoli fa festa e invita alla lode, maestosamente resa dall’Alleluia di Händel. È un popolo che celebra la festa della sua liberazione unen-dosi al coro angelico che in cielo esulta per il risultato conseguito dal sacrificio del figlio amato del Padre. La seconda citazione «Il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo Cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli» (Ap 11,15) è la proclamazione dell’avvento del regno da parte dell’angelo che chiude il settenario delle trombe. La settima tromba riprende, come il settimo sigillo, il tema del compimento di quella buona notizia che i profeti avevano preannunciato (Ap 10,7). L’evento non è descritto direttamente, ma se ne presen-tano gli effetti: il prosternarsi della corte celeste e l’apertura del tempio con la comparsa dell’arca dell’alleanza. Ciò che avviene nel cielo è quello che si è verificato anche nella terra nel momento della morte di Gesù (Mt 27,51; Mc 15,38; Lc 23,45). La terza citazione infine «Re dei re e Signore dei signori» (Ap 19,16 cfr anche Ap 17,4 in cui l’espressione è riferita all’agnello simbolo di Cristo) è un riferimento esplicito al cavaliere che compare nel capitolo 19 che è Gesù, il testimone verace e fedele che ha combattuto e vinto la battaglia decisiva contro tutti i suoi nemici.

La musica e le altre arti

L’Alleluia e la Sagrada FamigliaTra il messia di Händel e la Sagrada Familia c’è una prima assonanza fondamentale. La tripartizione del Mes-sia, infatti, suddiviso in Natività, Passione e Glorificazione, si ritrova nel progetto architettonico e iconogra-fico delle tre grandi facciate della basilica. Come Gaudì ha voluto accentuare la dimensione simbolica della porta della Chiesa, intesa come apertura verso il mondo di Dio, così, allo stesso modo, possiamo considerare le tre parti del messia come altrettante introduzioni ai misteri fondamentali del cristianesimo: l’incarnazio-ne del Figlio di Dio, la sua passione e morte, la glorificazione ultraterrena che lui ha regalato all’umanità. È interessante notare come i due artisti convergano nel presentarci, tra i tanti elementi che caratterizzano la religione cristiana, proprio quelli fondamentali, sorprendentemente in linea con i temi proposti dalla nuova evangelizzazione e dalla riscoperta del primo annuncio.

L’Apocalisse nella pietra

Il testo dell’Apocalisse nel suo complesso è uno dei ri-ferimenti più importanti che Gaudì ha avuto presente nella progettazione del suo capo-lavoro. La basilica, infatti, è stata costruita all’interno del quadrato dell’Eixample (“am-pliamento” in catalano), il quartiere nato per allargare la città, proprio per richiamare simbolicamente la Gerusa-lemme celeste, descritta come un quadrato perfetto, che in quanto sposa dell’Agnello “scende dal cielo” per rimane-re per sempre con gli uomini (Ap 21)

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Il tema del quadrato è ripreso anche nel chiostro che circonda l’intera basilica a forma di croce latina. Così come nel libro dell’Apocalisse sul trono divino, circon-dato dai quattro esseri viventi che la tradizione ha identificato negli evangelisti, siede l’Agnello, «in piedi, come immolato» (Ap 5,6) ad indicare la morte e la risurrezione di Gesù, così «Se consideriamo il progetto definitivo di Gaudì e in partico-lare la disposizione delle torri centrali (oggi non ancora co-struite) scopriamo che si tratta della proiezione in tre dimen-sioni dello schema medievale del Pantocrator in mezzo ai “quattro viventi”. La torre centrale (Cristo) è in effetti circon-data da quattro torri che rappresentano i quattro evangelisti. Essi sono i testimoni della Rivelazione divina, dell’apertura del cielo. Ma in mezzo a loro, sulla torre centrale, Gaudì non rappresenta un trono (come i testi dell’Apocalisse e di Eze-chiele porterebbero a fare) e neanche un “Pantocrator”, ma una croce. In altre parole: per Gaudì il “trono” di Dio è la cro-ce. O meglio: non c’è altro “trono” di Dio se non la croce. L’on-nipotenza di Dio è la capacità di amare fino all’ultima goccia di sangue. La capacità di donarsi. Proprio sulla croce, Cristo è re, cioè “attira tutti a sé”» (Jean Paul Hernández, 2007, 33)

Da ultimo abbiamo sentito come l’Al-leluia canti l’instaurazione definitiva del regno di Dio, di cui i cristiani sono protagonisti, «pietre vive» come dice l’apostolo Pietro (1Pt 2,4-9). Questo tema viene mirabilmente raffigurato nelle splendide vetrate realizzate da Joan Vila-Grau, in cui «ogni pezzo di vetro è una “pietra preziosa”. Nell’A-pocalisse, come per l’architettura cri-stiana, queste pietre sono simbolo di ogni credente. La pietra preziosa è già per l’uomo primitivo la sintesi sor-prendente di due elementi apparen-temente opposti: la pesantezza della pietra e “l’immaterialità” della luce.

Nella simbolica cristiana queste gemme rappresentano l’unione della nostra pesantezza umana con la luce della grazia di Dio. Pietra in ebraico ha la stessa radice della parola “figlio” (b’n). Le mura della Gerusalemme celeste, le mura della “Chiesa” sono dunque formate dai “figli”, pesanti (peccatori) e al tempo stesso “riempiti di luce”, “pieni di grazia” » (Jean Paul Hernández, 2007, 38).

Attualizzazioni

Chi è il vero re? L’Apocalisse è uno dei libri più affascinanti e fraintesi della storia del cristianesimo. L’aggettivo apocalittico è sinonimo infatti di disastri e catastrofi naturali o artificiali letti come punizioni divine per i peccati degli uo-mini. Niente di più lontano dal significato originario di questo testo che conclude e suggella tutta la Scrittura. In realtà l’Apocalisse è una “rivelazione” del significato profondo della morte e risurrezione di Gesù in cui si

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riassume tutta la storia della salvezza e in cui possono essere lette anche i tempi successivi alla sua morte fino alla fine dei tempi. In particolare una domanda aleggia su tutto il libro: se Gesù ha sconfitto definitivamente la morte come mai i cristiani sono perseguitati? Come mai le forze del male sembrano avere la meglio? Il teologo Hans Urs von Balthasar ha richiamato l’attenzione dei lettori di questo libro su una sorta di legge interna all’Apocalisse che ne spiega l’andamento drammatico. Con il sì definitivo di Dio all’umanità, accolto nel sì di Maria all’incarna-zione e sopratutto nel sì del Figlio disposto a morire per amore degli uomini si sono scatenate nella storia le forze del no, dell’antidivino raffigurate simbolicamente nell’Apocalisse in molteplici modi (la bestia che sale dal mare, la grande prostituta, il drago, l’Anticristo, Satana). Come a dire nel momento in cui arriva il medico, le malattie vengono riconosciute per quello che sono e si manifestano con tutte la loro virulenza. Paradossal-mente l’Apocalisse ci invita a vedere le realtà del mondo in modo diverso da come le valutiamo abitualmente. Il venire allo scoperto del male, in una sorta di crescendo rossiniano, è sintomo della sua sconfitta definitiva. È la belva feroce ferita che si agita perché sente incombente e ineluttabile la sua fine. Coloro che sull’esempio dell’Apocalisse hanno accolto questo sguardo che si fonda sul riconoscere la forza della morte amante di Gesù non temono più nulla: sono i martiri che non si sono piegati a nessuna persecuzione da quella di Diocleziano a quelle dei nostri tempi. I tanti giovani che oggi in varie parti del mondo, senza nessuna esitazione, hanno il coraggio di morire pur di non rinnegare la loro fede sono la prova tangibile che il male non vince, che l’amore è forte come la morte, anzi di più.

La famiglia e la città soggetti dell’evangelizzazione

La Chiesa di Barcellona ha investito decisamente sulla famiglia come soggetto evangelizzatore nel contesto urbano tipico delle grandi città postmoderne. Interessante è il collegamento che il Card. Sistach nella recente Carta pastoral dell’archidiocesi ha istituito tra la famiglia e le comunità dei primi tempi: «Tanto las cartas paulinas como el libro del Apocalipsis manifiestan un modelo eclesial vinculado con la ciudad y con la casa. Se habla de formas comunitarias vinculadas con una casa y se utiliza la expresion Iglesia doméstica o de casa. Asi, en Roma, encontramos la Iglesia que se reune en la casa de Prisca y Aquila (Rm 16,3.5), de Aristobulo (Rm 16,10) o de Narciso (Rm16,11). En las grandes ciudades (Roma, Efeso, Corinto) y por razon del numero de cristianos, la Iglesia adoptaba el modelo de Iglesia doméstica o de casa, comunidades que se reunian en la casa de alguien. Pensando en los no creyentes o en los no practicantes y atendiendo al primer objetivo de nuestro Plan Pasto-ral y al programa evangelizador del Papa Francisco, conviene dar mucha importancia a las familias cristianas como Iglesias domésticas. Estas famiias ya están en las fronteras geográficas y existenciales por razon del lugar en que residen. Estas Iglesias domésticas están en todas partes y han de tomar mucha conciencia de su mision evangelizadora» (Una iglesia samaritana,14).

La famiglia ma anche la città come luogo ove si vengono ad elaborare i nuovi paradigmi culturali come ricor-da ancora la carta pastoral di Barcellona: «El Sinodo Episcopal dedicado a la nueva evangelizacion constato que en la actualidad la transformacion de estas grandes áreas y las culturas que en ellas se expresan es un lugar privilegiado para la nueva evangelizacion, como nos recuerda el Santo Padre Francisco nos dice que “la proclamacion del Evangelio será una base para restaurar la dignidad de la vida humana en estos contextos, porque Jesus quiere derramar en las ciudades la vida en abundancia”(EG 73). Por esto, continua diciéndonos el Papa: “Se impone una evangelizacion que ilumina los nuevos modos de relacion con Dios, con los otros y con el ambiente, y que suscite los valores fundamentales. Es necesario llegar alli donde se gestan los nuevos relatos y los paradigmas, alcanzar con la Palabra de Jesus los nucleos más profundos del alma de las ciuda-des”(EG 75)» (Una iglesia samaritana,16).

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Scheda catechetica n.1 La regalità di Gesù

Obiettivi: • Realizzare un percorso di catechesi che parta dall’ascolto della musica• Presentare il tema dell’instaurazione del regno ad opera di Gesù, come si legge nell’Apocalisse di Giovanni • Collegare il brano ascoltato con alcuni elementi architettonici e artistici presenti nella Sagrada Familia

Destinatari: bambini / giovani / adulti senza particolari competenze musicali

Svolgimento

1 L’ascolto Si parte dall’ascolto in luogo adatto e con strumentazione adeguata. La guida in questa fase non deve intro-durre il brano l’autore lo scopo ecc. che saranno ricavati dal percorso guidato. È molto meglio coinvolgere attivamente i destinatari nel processo di scoperta che renderli semplici spettatori o uditori di percorsi farti da altri. Si può ascoltare il brano più volte (2-3) fornendo al secondo ascolto anche il testo con la traduzione.

2 Le domande per la comprensione del branoPer favorire la comprensione e la decodifica di quanto ascoltato la guida pone le seguenti domande:

• Ti è piaciuto il brano ascoltato?• Descrivi in tre parole i sentimenti che ti ha suscitato• Hai già sentito altre volte musica di questo tipo?• Quali strumenti hai riconosciuto?• Sapresti ricantare la melodia?• È semplice o complessa?• A cosa serviva secondo te questa musica?• Conosci qualcosa del suo autore e dell’epoca in cui è vissuto?• In relazione al testo cantato quali sottolineature noti?

3 Il confronto Si può a questo punto confrontare quanto emerso nel dialogo con le osservazioni contenute nel commento musicale e nel commento al testo, che si possono leggere singolarmente o a piccoli gruppi.

4 Per proseguire la riflessioneDopo l’ascolto del brano e la sua decodifica la guida può attirare l’attenzione sul fatto che ci si trova ora di fronte ad una serie di affermazioni paradossali, che corrispondono a interrogativi che tanti si pongono e che si possono riassumere nelle seguenti domande:

• Se il Signore regna ed ha già sconfitto la morte come mai assistiamo ancora a tanti atti di malvagità che sembrano rendere inefficace il suo sacrificio?• Detto con il linguaggio dell’Apocalisse: Gesù è veramente il Re dei re e il Signore dei signori? O non sono ancora altri coloro che regnano di fatto sulla terra: il potere nelle sue varie forme, economico, politico, militare ecc.

4.1 Si può ricercare come Gaudì ha rappresentato il tema della regalità di Gesù osservando e commen-tando le immagini e i testi della rubrica La musica e le altre arti ponendo le seguenti domande

In relazione all’immagine 1• Cosa vedi? • Quale forma geometrica riconosci?• Cosa ti fa venire in mente?• Sai cosa significa?

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Dopo avere letto il testo L’Apocalisse nella pietra nella rubrica La musica e le altre arti riassumi in una frase ciò che ti colpisce maggiormente

In relazione all’immagine 2• Cosa vedi? • Cosa riconosci?• Cosa ti fa venire in mente?

Dopo avere letto il testo L’Apocalisse nella pietra nella rubrica La musica e le altre arti riassumi in una frase ciò che ti colpisce maggiormente

In relazione all’immagine 3• Cosa vedi? • Quali emozioni ti suscita?• Cosa ti fa venire in mente?

Dopo avere letto il testo L’Apocalisse nella pietra nella rubrica La musica e le altre arti riassumi in una frase ciò che ti colpisce maggiormente.

4.2 In un secondo momento, si può leggere assieme il brano Chi è il vero re? Nella rubrica attualizzazio-ni. In seguito la guida può porre le seguenti domande:

• Qual è la buona notizia descritta dal teologo H. U. von Balthasar in relazione al modo di leggere l’Apo-calisse?• La condividi?• Conosci altri esempi di questo modo di vedere la realtà?

(Prof. Marco Tibaldi)