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1 INTRODUZIONE 27/2/2012 (SOLO 1° ORA) I soggetti internazionali Il diritto internazionale regola i rapporti tra soggetti internazionali, di cui abbiamo 2 tipologie (CON e SENZA PERSONALITA’ GIURIDICA): Alcuni soggetti contribuiscono alla FORMAZIONE‐PRODUZIONE delle regole internazionali ed hanno PERSONALITÀ GIURIDICA (Stati e Organizzazioni intergovernative) Altri sono ATTORI delle relazioni internazionali e contribuiscono allo sviluppo delle regole, pur non avendo personalità giuridica (individui, ONG, multinazionali) Nell’evoluzione storica del Diritto Internazionale l’importanza e la tipologia dei soggetti cambia: STATI Fino al 19° sec soggetti sono soprattutto gli STATI sovrani (ossia che esercitano un potere libero e assoluto in maniera indipendente su un dato territorio nei cfr della collettività) ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI Dall’inizio del ‘900 si aggiungono le ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI: strutture prolungate nel tempo x la gestione di interessi comuni = INTERGOVERNATIVE; un es. è l’Organ. delle Nazioni Unite, creata dalla Carta di San Francisco (1945): di carattere universale (membership coincide con più di 200 Stati) e con obiettivi generali (ampio mandato da competenze settoriali di altre organizzazioni, es. Organizzazione Internazionale di Meteorologia), dotate di soggettività giuridica internazionale (Corte Internazionale di Giustizia, 1949). INDIVIDUI Nel corso del 20° secolo il D.I. si espande orizzontalmente e verticalmente; con le 2 Guerre Mondiali le regole internazionali ricadono nella sfera giuridica degli INDIVIDUI (es. divieto di compiere crimini internazionali)= destinatari a livelli di diritti e di obblighi internazionali; le rivendicazioni dei diritti, ad es., possono contribuire a determinare l’interpretazione e lo sviluppo delle regole internazionali. ATTORI SENZA PERSONALITA’ GIURIDICA Si aggiungono anche degli ATTORI INTERNAZIONALI privi di personalità giuridica (non possono definire le regole internazionali) e quindi non membri a titolo pieno, ma cmq protagonisti delle relazioni internazionali: ONG: organizzazioni non governative es. Amnesty International, Green Peace MULTINAZIONALI: con prevalenti capitali in uno stato, ma ramificazioni ed influenza in molti paesi 28/2/2012 Le diverse FUNZIONI nell’ordinamento giuridico internazionale Ci sono MOLTE DIFFERENZE tra ORDINAMENTO INTERNO ed ORDINAMENTO INTERNAZIONALE. La Comunità Internazionale è lo spazio giuridico disciplinato dal diritto internazionale; l’ordinamento giuridico internazionale è AUTONOMO dagli ordinamenti nazionali. Vediamo CHI DETIENE: la FUNZIONE di PRODUZIONE delle REGOLE Stati e Organizzazioni Internazionali: a differenza delle dinamiche degli ordinamenti nazionali chi detiene il potere di creare le norme è diverso da chi le deve rispettare (destinatario della norma). la FUNZIONE di ACCERTAMENTO della portata delle NORME INTERNAZIONALI Nel sistema internazionale tale funzione è retta sul PRINCIPIO del CONSENSO tra le PARTI: si può definire attraverso una negoziazione tra le parti x trovare una soluzione condivisa (mezzi diplomatici di soluzione delle controversie) oppure si può definire attraverso un COLLEGIO ARBITRALE o GIUDIZIARIO: 1. Meccanismo arbitrale: le parti deferiscono la soluzione delle controversie ad un collegio terzo ed indipendente da loro scelto e definito di volta in volta (possibile orientare l’esito scegliendo qualcuno sensibile alle proprie rivendicazioni) 2. Meccanismo giudiziale: la soluzione delle controversie è affidata ad un collegio precostituito. la FUNZIONE di ATTUAZIONE COERCITIVA O gli Stati rimediano volontariamente o, a fronte della mancata esecuzione, rimane il mezzo dell’autotutela (secondo il principio di proporzionalità) attuato dagli altri Stati

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Appunti di diritto internazionale prof. baronconi

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INTRODUZIONE 27/2/2012  (SOLO 1° ORA) I soggetti internazionali 

Il  diritto  internazionale  regola  i  rapporti  tra  soggetti  internazionali,  di  cui  abbiamo  2  tipologie  (CON  e  SENZA PERSONALITA’ GIURIDICA): • Alcuni  soggetti  contribuiscono  alla  FORMAZIONE‐PRODUZIONE  delle  regole 

internazionali ed hanno PERSONALITÀ GIURIDICA (Stati e Organizzazioni intergovernative)  • Altri sono ATTORI delle relazioni internazionali e contribuiscono allo sviluppo delle 

regole, pur non avendo personalità giuridica (individui, ONG, multinazionali)  

Nell’evoluzione storica del Diritto Internazionale l’importanza e la tipologia dei soggetti cambia: STATI  Fino al 19° sec  soggetti sono soprattutto gli STATI sovrani (ossia che esercitano un potere 

libero e assoluto in maniera indipendente su un dato territorio nei cfr della collettività) ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI 

Dall’inizio  del  ‘900  si  aggiungono  le  ORGANIZZAZIONI  INTERNAZIONALI:  strutture prolungate  nel  tempo  x  la  gestione  di  interessi  comuni  =  INTERGOVERNATIVE;  un  es.  è l’Organ.  delle  Nazioni  Unite,  creata  dalla  Carta  di  San  Francisco  (1945):  di  carattere universale  (membership  coincide  con  più  di  200  Stati)  e  con  obiettivi  generali  (ampio mandato  ≠  da  competenze  settoriali  di  altre  organizzazioni,  es.  Organizzazione Internazionale  di  Meteorologia),  dotate  di  soggettività  giuridica  internazionale  (Corte Internazionale di Giustizia, 1949). 

INDIVIDUI   Nel corso del 20° secolo il D.I. si espande orizzontalmente e verticalmente; con le 2 Guerre Mondiali le regole internazionali ricadono nella sfera giuridica degli INDIVIDUI (es. divieto di compiere crimini  internazionali)= destinatari a livelli di diritti e di obblighi  internazionali;  le rivendicazioni  dei  diritti,  ad  es.,  possono  contribuire  a  determinare  l’interpretazione  e  lo sviluppo delle regole internazionali. 

ATTORI  SENZA PERSONALITA’ GIURIDICA 

Si  aggiungono  anche  degli  ATTORI  INTERNAZIONALI  privi  di  personalità  giuridica  (non possono  definire  le  regole  internazionali)  e  quindi  non  membri  a  titolo  pieno,  ma  cmq protagonisti delle relazioni internazionali:  ONG: organizzazioni non governative es. Amnesty International, Green Peace  MULTINAZIONALI: con prevalenti capitali in uno stato, ma ramificazioni ed influenza 

in molti paesi 28/2/2012 

Le diverse FUNZIONI nell’ordinamento giuridico internazionale Ci  sono  MOLTE  DIFFERENZE  tra  ORDINAMENTO  INTERNO  ed  ORDINAMENTO  INTERNAZIONALE.  La  Comunità 

Internazionale  è  lo  spazio  giuridico  disciplinato  dal  diritto  internazionale;  l’ordinamento  giuridico  internazionale  è AUTONOMO dagli ordinamenti nazionali.  Vediamo CHI DETIENE: 

la  FUNZIONE  di PRODUZIONE delle REGOLE 

Stati e Organizzazioni  Internazionali: a differenza delle dinamiche degli ordinamenti nazionali chi detiene il potere di creare  le norme è diverso da chi  le deve rispettare (destinatario della norma). 

la  FUNZIONE  di ACCERTAMENTO della portata delle NORME INTERNAZIONALI 

Nel sistema internazionale tale funzione è retta sul PRINCIPIO del CONSENSO tra le PARTI: → si  può  definire  attraverso  una  negoziazione  tra  le  parti  x  trovare  una  soluzione 

condivisa (mezzi diplomatici di soluzione delle controversie) → oppure si può definire attraverso un COLLEGIO ARBITRALE o GIUDIZIARIO:  

1. Meccanismo  arbitrale:  le  parti  deferiscono  la  soluzione  delle  controversie  ad  un collegio terzo ed indipendente da loro scelto e definito di volta in volta (possibile orientare l’esito scegliendo qualcuno sensibile alle proprie rivendicazioni) 

2. Meccanismo  giudiziale:  la  soluzione  delle  controversie  è  affidata  ad  un  collegio precostituito. 

la  FUNZIONE  di ATTUAZIONE COERCITIVA 

O gli  Stati  rimediano volontariamente o, a  fronte della mancata esecuzione,  rimane  il mezzo dell’autotutela (secondo il principio di proporzionalità) attuato dagli altri Stati 

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LE FONTI del diritto internazionale (art.38 St.CIG) 

Le  fonti  del  D.I  sono  enumerate  dall’  art.  38  dello  STATUTO  della  CORTE  INTERNAZIONALE  di  GIUSTIZIA.  LO STATUTO della CORTE INTERNAZIONALE di GIUSTIZIA (CIG), adottato tra 1945 e 1946, riprende le disposizioni della Corte permanente di Giustizia Internazionale e detta le regole di base sull’applicazione del diritto internazionale.  L’art. 38 dice che la CIG deve attenersi a varie fonti e, laddove non ci sia una norma atta a risolvere le controversie tra le parti, deve essere presa una SOLUZIONE EX EQUO et BONO se le parti sono d’accordo. Le FONTI elencate dall’art. 38 sono: 

CONVENZIONI  Patti,  trattati,  accordi  (generali  o  particolari):  vincolano  solo  le  parti  contraenti  (2  o  più  = “multilaterali”): è la fonte + diretta e vicina alle parti 

CONSUETUDINI  Comportamento  costante  e  ripetuto  nel  tempo  tenuto  in  quanto  si  ha  un  sentimento  di doverosità giuridica 

PRINCIPI GENERALI 

PRINCIPI GENERALI del diritto nazionale (es. elaborati dalle Corti, es. “ne bis in idem”) 

DECISIONI  dei GIUDICI  e DOTTRINA 

Secondo l’art. 59 non vale il principio dello “stare decisis” (Common Law); tuttavia le decisioni su questioni  sensibili  (es.  asilo,  aborto)  date da  giudici  autorevoli  determinano  il  fenomeno della CROSS FERTILIZATION (fertilizzazione incrociata) 

LA CONSUETUDINE 29/2/2012 

La CONSUETUDINE INTERNAZIONALE Fonte di carattere generale, non scritta. Ci sono 2 diverse fazioni sulla natura delle consuetudini:  

TEORIA DUALISTA:    TEORIA MONISTA: 

La consuetudine ha 2 elementi costitutivi: 1. ELEMENTO  MATERIALE  o  OGGETTIVO: 

comportamento  costante  ed  uniforme  ripetuto  nel tempo (usus o diuturnitas) 

2. ELEMENTO  PSICOLOGICO  o  SOGGETTIVO: convinzione che il comportamento sia giuridicamente obbligatorio o socialmente doveroso (opinio iuris sive necessitatis).  

Basta  anche  solo  1  elemento  xkè  si  abbia  la consuetudine  (x alcuni basta  la prassi, per altri  l’opinio iuris:  cioè  per  alcuni  nella  formazione  di  una  regola consuetudinaria  l’elem.  soggettivo  non  interessa;  per altri prevale la verifica del consenso delle regole). 

elemento oggettivo o materiale della consuetudine 

 E’ detto diuturnitas o usus. Secondo  la  CIG  (Caso  Nicaragua  VS  Stati  Uniti)  contribuiscono  a  formare  prassi  (elemento  oggettivo  della 

consuetudine) i segg. ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA PRASSI: ATTI MATERIALI  Per  esempio  la  nozione  di  mare  territoriale  e  diritto  di  passaggio  inoffensivo  senza 

autorizzazione RIVENDICAZIONI  Rivendicazioni,  pretese  verbali,  proteste  (anziché  acquiescenza  di  fronte  a  violazioni  dei 

confini, ad esempio) DICHIARAZIONI  Dichiarazioni degli Stati in casi concreti o durante i lavori di organizzazioni internazionali RISOLUZIONI  Risoluzioni  di  organi  internazionali;  es.  rif.  crimine  del  genocidio,  configurato  come  crimine 

internazionale (prassi codificata); se ci sono astensioni e voti contrari = elementi rilevanti della prassi, ma non decisivi della prova di una norma già esistente nel diritto consuetudinario: es. parere  CIG  sulle  armi  nucleari  (1996):  il  bando  di  tali  armi  non  è  stato  sorretto  in maniera unanime  anche  per  il  superamento  della  DIMENSIONE  EUROCENTRICA  del  DIRITTO INTERNAZIONALE che ha condotto ad una COMUNITÀ INTERNAZIONALE meno omogenea (es. Giappone, Cina; paesi decolonizzati etc) 

LEGGI  e SENTENZE NAZIONALI 

Es. caso Ferrini = i giudici italiani fanno rif. ad una norma consuetudinaria cogente sul divieto di crimina  ius gentium  ( nel caso  in questione  le vittime di crimini nazisti o  i discendenti hanno deciso di portare  in giudizio per crimini di guerra  la Germania:  si  tratta di un’eccezione della regole  dell’immunità  degli  Stati  dalla  giurisdizione  altrui;  la  CIG  ha  dato  una  sentenza dissonante rispetto alla prassi che si andava diffondendo).  Es. caso don Basi = mandato di arresto VS il ministro degli esteri del Congo Don Basi da parte delle autorità belghe (crimine avvenuto NON nello Stato belga, da persone non belghe e con vittime  non  belghe)  =  PROBLEMA  di  COMPETENZA  PENALE  (in  genere  basata  su  1. TERRITORIALITÀ  2.  NAZIONALITÀ, ma  regole  che  saltano  nel  caso  di  crimini  particolarmente 

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efferati, CIG 2002); le SENTENZE possono fungere da ELEMENTO CATALIZZATORE (es. Corte di Cassazione, caso francese su Gheddafi; House of Law, caso inglese su Pinochet). 

Atti dell’ESECUTIVO 

Non si tratta SOLO degli atti dell’esecutivo = TEORIA SUPERATA: anche i sindaci contribuiscono a fondare la prassi! Rif. alle fonti ed agli atti degli enti locali. 

TRATTATI INTERNAZIONALI 

Dove  ci  sono  molteplici  accordi  con  identità  di  contenuto  o  accordi  con  moltissime  parti contraenti, possono contribuire a formare l’elemento oggettivo o internazionale 

DURATA DELLA PRASSI PERCHE’ SIA RILEVANTE: Dipende dalla situazione del caso anche se  in  linea di principio si segue una prassi prolungata nel tempo. L’arco temporale non è definibile a priori:  • IN  ALCUNI  CASI  occorre  UN  TEMPO  MOLTO  LUNGO:  es.  causa  Portogallo  VS  India,  rivendicata  la  servitù  di 

passaggio tra India e colonie portoghesi (125 anni di prassi non contrastata) • Altre regole si sono sviluppate più in fretta (MENO TEMPO). Sono esempi: 

diritto  dello  spazio  aereo  (applica  i  principi  x  analogia  col  diritto  del  mare:  es.  obbligo  di  chiedere autorizzazione preventiva prima di sorvolare un territorio nello spazio aereo di uno stato terzo ‐ dopo la guerra mondiale)   

diritto del mare (risorsa economica e strategica, es. pesci o risorse nel fondo marino) = Nella rivendicazione di diritti  sovrani  sul mare,  viene  affermata  nei  secc.  la  regola  del MARE  TERRITORIALE  “fascia  prospiciente  le coste, 3 miglia e mezzo dalla costa”è  lo spazio  lungo una gittata di palla di cannone, con diritto di passaggio inoffensivo delle navi;  la  giurisdizione penale dei  reati  compiuti  sulla nave    è quella dello  stato di  bandiera, preso cui l’imbarcazione è stata immatricolata; in seguito vennero avanzate pretese su + ampi strati di mare: elaborato  il  concetto  di  ZONA  CONTIGUA,  poi  la  nozione  della  PIATTAFORMA  CONTINENTALE  ossia “prosecuzione  del  continente  nell’acqua  sino  a  che  non  comincia  l’abisso marino”  e  di  ZONA  ECONOMICA  ESCLUSIVA = su di essa lo Stato ha un diritto di esplorazione, di trivellare, di installare isole artificiali spettano allo  stato  costiero = 200 miglia dalla  costa =  regola  formata dopo  la 2° GM x  le dichiarazioni  convergenti di molti  stati  costieri  →  stipulazioni  di  convenzioni  internazionali  che  riprendevano  il  contenuto  delle dichiarazioni con ampia membership).  

UNIFORMITA’  della  PRASSI:  Ci  sono  regole  giuridiche  che  devono  essere  rispettate;  ma  si  verificano  molte violazioni da parte degli Stati = ciò non vuol dire che per la prassi non uniforme la regola è stata abrogata. 

elemento psicologico o soggettivo della consuetudine 

La consuetudine è costituita anche dall’ elemento detto   OPINIO  IURIS  (convinzione che sia prassi giuridicamente obbligatoria) SIVE NECESSITATIS (o che sia doveroso tenere un certo comportamento).  La CIG nel Paragrafo 186 della  sentenza CIG Nicaragua VS Stati Uniti (1986) afferma che la prassi non deve essere 

rigorosamente conforme alla regola. In questo caso gli USA fornivano supporto logistico a guerriglieri dell’Honduras e  Salvador  =  ciò  x  il    Nicaragua    costituiva  una  violazione  del  divieto  dell’uso  della  forza  =  CONSUETUDINE riconosciuta da tutti. In molte dichiarazioni vi era la convergenza nel divieto, ma anche in tante risoluzioni ed accordi internazionali;  due  le  ECCEZIONI  addotte  al  DIVIETO  dell’USO  della  FORZA  =  la  legittima  difesa  e  la  tempestiva risoluzione  delle  Nazioni  Unite  (sistema  di  sicurezza  collettiva  delle  Nazioni  Unite),  e  ciò  conferma  l’esistenza  del divieto nel D.I.  L’importante è che gli Stati qualifichino le “violazioni” come comportamenti non in linea con la regola. SE GLI STATI 

ADDUCONO A GIUSTIFICAZIONE DEI  LORO  COMPORTAMENTI  DELLE  ECCEZIONI  si  tratta  di    un  RICONOSCIMENTO della regola cogente e quindi imperativa. Conta l’atteggiamento psicologico degli Stati. Ad es. il sospetto che l’Iraq volesse  fabbricare  la  bomba  atomica  (x  energia  civile  è  improbabile,  vista  la  riserva  di  petrolio)  provocò  il bombardamento del reattore Iosiraq da parte di  Israele, giustificato come legittima difesa. Altro es. è  in materia di divieto di tortura: regola di diritto cogente = lesione della dignità dell’uomo: opinio iuris non scalfita da prassi non uniforme. L’indagine sull’animus è rilevante = consente la distinzione tra: 

prassi in esecuzione di un obbligo giuridico   oppure atto di mera cortesia.  

Es.  immunità  dei  diplomatici  dalla  giurisdizione  dello  stato  territoriale  (x  evitare  condizionamenti  o  trappole giudiziarie): regola secolare. A livello di mera cortesia, questo esteso al seguito dell’agente diplomatico = laddove lo stato decida di non applicare più tale astensione al seguito, non è una inosservanza del diritto internazionale.   Un’altra  argomentazione  sull’elemento  soggettivo:  quello  che  conta  è  il  sentimento  di  necessità  o  doverosità 

sociale;  la  consuetudine  vincola  tutti  i  soggetti  internazionali,  anche  coloro  che  non  abbiano  contribuito  alla formazione della  consuetudine,  es.  nuovi  paesi  nati  dal  processo di  decolonizzazioni  o  stati  di  nuova  formazione. Esistono però stati obiettori persistenti: soggetti internazionali che si sono sempre opposti; es. Norvegia: se la linea che  congiunge  i  promontori  supera  le  venti miglia  si  deve  arretrare  a  20, ma  la Norvegia  ha obiettato  in maniera 

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persistente = SE LA REGOLA È CONTESTATA e tal contestazione è qualificata come eccezione legittima alla regola che si sta affermando, essa può essere accolta come eccezione. 

Esempi di prassi all’origine di regole consuetudinarie: BENI  ed  INVESTIMENTI  STRANIERI:  Se  abbiamo  un  bene  attribuibile  allo  stato  A  nel  territorio  dello  stato  B:  era 

prassi l’intangibilità dei beni ed investimenti stranieri, che riflette l’esigenza della comunità eurocentrica (principio x gli Stati delle madrepatrie nei cfr delle colonie); tale regola è stata scardinata da una prassi completamente difforme. Soprattutto dopo la 2° GM = potere sovrano vuoto se non si rifletteva nella sovranità nei beni economici, non solo politica  =  provvedimenti  di  espropriazione  o  di  nazionalizzazione,  prassi  massiccia  e  decisa  di  molti  stati,  che  ha scardinato la prassi di una precedente regola consuetudinaria (purché ci sia un motivo di pubblico interesse e ci sia un equo indennizzo). Anche qui molto conta l’animus. Fenomeni  di  consuetudini  locali:  es.  che  coinvolgono  gli  stati  regionali.  Es.  asilo  diplomatico,  rivendicato 

dall’America  Latina:  possibilità  di  ospitare  soggetti  di  uno  stato  terzo  qualora  perseguitati  dallo  Stato  terzo.  Es. Colombia ha un’ambasciata a Lima; una persona accusata di reati politici = prassi caratterizzata da discrepanza; e la CIG in questo caso non riconosce la consuetudine particolare. Altro es. Costa Rica VS Nicaragua = consuetudine locale x la pesca di sussistenza nel fiume Sant Juan da parte del Nicaragua: si osserva l’animus.  ASTENSIONE  dal  VOTO  nel  CdS:  Altro  esempio  di  consuetudine  particolare:  modificatrice  o  integrativa  di  un 

disposto  di  un  accordo  internazionale/multilaterale  =  art.  27  par.3  della  carta  delle  Nazioni  Unite.  CONSIGLIO  DI SICUREZZA:  Francia,  Gran  Bretagna,  Stati  Uniti,  Cina,  Russia  =  5 membri  permanenti  con  potere  di  veto:  iniziò  ad affacciarsi  la  prassi  dell’  astensione  dal  voto  x  evitare  la  paralisi  nelle  decisioni  =  prassi  integratrice  dell’art.  27: ammette l’astensione, anche di tutti i cinque, per non avvallare col voto positivo (no adesione completa: es. guerra in Libia/Germania). 

5/03/2012 

Come riconoscere una consuetudine 

Il divieto dell’uso della forza nel caso Nicaragua­Usa 

Sentenza Nicaragua ‐ Stati Uniti = 1986 (CIG) =   gli USA supportavano economicamente sotto  il profilo  logistico  i guerriglieri “Contras” che avevano intrapreso azioni di lotta VS il Nicaragua.  Per  il  NICARAGUA  si  trattava  di  una  violazione  del divieto all’uso della forza con rif. all’ art. 2 par. 4 della CARTA  DELLE  NAZIONI  UNITE:  il  divieto  di  uso  della forza  si  riferisce  non  solo  all’aggressione  e  attacco armato diretto, ma anche all’uso della forza di carattere indiretto: supporto a guerrieri, terroristi, finanziamento economico o uso del proprio territorio. 

Gli  USA  fanno  riferimento  all’  art.  51  della  Carta ONU:  “legittima  difesa  individuale,  se  è  lo  Stato che ha subito l’attacco ad intervenire; collettiva se c’è  l’intervento  di  altri  stati”:  la  violazione  è giustificata  dalla  legittima  difesa  collettiva.  Non solo  regole  pattizie,  ma  anche  di  NATURA CONSUETUDINARIA. 

 Come eccezione preliminare gli USA  sostengono che la Corte Internazionale di Giustizia non ne aveva competenza; rif.  art.  36  dello  Statuto  della  Corte  Internazionale  di  Giustizia:  esclusi  i  trattati  multilaterali,  a  meno  che  nel contenzioso non fossero presenti  tutti gli  stati contraenti   o gli USA depositassero una dichiarazione con cui erano d’accordo con tale giurisdizione in rif. a un det. trattato multilaterale.  La CIG allora sottolinea la natura consuetudinaria del divieto dell’uso della forza e della legittima difesa collettiva VS 

quanto  sostenuto  dagli  USA  =  ELEMENTO  di  PRASSI  GENERALIZZATA.  L’analisi  della  prassi  va  di  pari  passo  con l’animus  degli  stati  che  hanno  adottato  quelle  regole:  conta  molto  il  ruolo  della  pluralità  dei  soggetti  di  diritto internazionale.    La  VERIFICA  di  cosa  fanno  gli  altri  Stati  può  essere  importante  per  stabilire  la  NATURA CONSUETUDINARIA  del  DIVIETO  dell’USO  della  FORZA  =  elemento  di  PRASSI,  ma  che  vede  anche  la  convergenza nell’opinio iuris degli Stati come dimostrato da una serie nutrita ed autorevole di docc internazionali che ribadiscono questi principi (PRASSI SORRETTA da OPINIO IURIS). Ad esempio, si possono citare: 

• Analisi  della  Risoluzione  2625  del  24/10/1970  “Dichiarazione  sui  principi  di  diritto  internazionale  su relazioni  amichevoli  e  cooperazione  tra  Stati  secondo  CNU”    enuncia  diversi  PRINCIPI  CONDIVISI;  va annoverata  tra  gli  altri  elementi  che  ribadiscono  il  divieto  dell’uso  della  forza  tratti  dalla  Soft  Law  = risoluzione  che  ritiene  questi  principi:  astensione  dall’organizzare  e  appoggiare  forze  irregolari  o  bande armate di mercenari  x  compiere  incursioni nel  territorio di un altro  stato o appoggiare atti  di  guerra nel territorio di un altro Stato o tollerare sul proprio territorio attività organizzate al fine di perpetrare tali atti (SOVVENZIONI  DIRETTE).  Risoluzione  votata  x  CONSENSUM  (senza  dissenso),  ribadita  in  ulteriori  atti internazionali di grande valenza.  

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• ATTO DI HELSINKI (1 agosto 1975): atto finale della conferenza su sicurezza e cooperazione in Europa = in piena guerra fredda si adotta un atto non vincolante, dichiarazione politica adottata x consensum da tutti gli Stati (tra cui USA e URSS) in cui ribadito il principio della proibizione dell’uso della forza  

Par. 186 CIG (Nicaragua VS Usa): C’È PRASSI ANCHE LADDOVE C’È UNA VIOLAZIONE = se c’è un atteggiamento non conforme  o  riconosciuto  come  violazione  o  cercata  una  causa  di  giustificazione,  in  realtà  si  può  parlare  di consuetudine. L’opinio  iuris è  fondamentale  (animus col quale  lo Stato pone  in essere  il  comportamento difforme): RIBADITO  il 

PRINCIPIO. Un Parallelo può essere il DIVIETO DI TORTURA; riconosciuto come norma consuetudinaria = bisogna fare una distinzione tra violazione e mutamento della norma. UN CASO IN CUI NON ESISTE UNA PRASSI OD UN’OPINIO IURIS CONDIVISI dalla MOLTEPLICITA’ degli STATI riguarda 

l’USO DELLE ARMI NUCLEARI.  Parere 1996 CIG su liceità minaccia uso di armi nucleari  = La CIG può pronunciarsi su controversie tra Stati oppure 

formulare  PARERI  x  le  organizzazioni  internazionali  –  formalmente  NON  vincolanti,  che  costituiscono  però STATUIZIONI AUTOREVOLI = p.d.riferimento importante. L’Assemblea ONU in questo caso doveva stabilire se il diritto internazionale consentiva l’uso di armi nucleari; le ONG antinucleariste hanno convinto gli Stati a chiedere un parere alla Corte, la quale ha detto che non esiste una norma di diritto consuetudinario che vieti l’uso di armi nucleari.  Guardando al DIRITTO UMANITARIO  (basato  sui principi di proporzionalità, non colpire obiettivi  civili  etc),  si può 

dire che esso   ha precisato molte materie,  tra cui  il  fatto che  l’arma nucleare è QUASI MAI  lecita, ma NON esiste prassi od opinio iuris. Gli accordi  internazionali prevedono un PROGRESIVO SMANTELLAMENTO delle armi nucleari, ma non c’è quasi mai consensum = PRASSI NON sorretta da OPINIO IURIS.  ELEMENTI MOLTO IMPORTANTI x FARE UNA RICOGNIZIONE della PRASSI: 

• Risoluzioni:  bisogna  guardare  al  CONTENUTO  e  alle  CONDIZIONI  della  votazione,  es.  voti  contrari  delle risoluzioni e della prassi (es. DETERRENZA) = in qs caso NON esiste una regola consuetudinaria. Importante la COERENZA degli Stati: a volte le risoluzioni possono avere valore normativo. 

• DISAMINA della PRASSI della COMMISSIONE di DIRITTO INTERNAZIONALE (1 relatore x lo studio del diritto dei trattati; questionari analizzati e redatte relazioni, discusse all’Assemblea Generale poi fatta Conferenza su quel tema = MINIERA a livello di RICOGNIZIONE della PRASSI = “cross fertilization” (prassi autorevole). 

 6/3/2012  + APPUNTI dell’ALEX 

La Commissione di Diritto Internazionale (CDI) 

La Commissione di diritto internazionale (International Law Commission ILC) è un organo sussidiario delle Nazioni Unite  composto  da  34 membri  distribuiti  secondo  le  aree  geografiche,  che  siedono  in  tale  commissione  a  titolo indipendente = organo  tecnico  con 34 membri  indipendenti  (in piena autonomia dallo  stato di  appartenenza, non devono rappresentare la posizione dello stato di appartenenza). Si tratta di una Commissione creata dall’Assemblea Generale  ONU;  l’  art  13  della  Carta  Onu  gli  conferisce  funzione  importantissima:  CODIFICARE  E  PROMUOVERE DIRITTO  INTERNAZIONALE.  La  Promozione  è  strategica.  La  Commissione  lavora  a  Ginevra,  tutti  i  34 membri  sono internazionalisti, manifestano la propria idea/pensiero non quello dei paesi da cui derivano. 

Il caso Gabcikovo­Nagymaros 

• 16 settembre 1977, viene firmato un trattato tra Ungheria e Cecoslovacchia per la creazione di un sistema di dighe x gestire in modo efficiente le risorse idriche deviando l’acqua del Danubio.  

• Con  la caduta del muro di Berlino,  l’Ungheria unilateralmente chiede di  sospendere e poi di  cessare  l'accordo; a questo punto  la Cecoslovacchia  fa un’opera che devia  il normale  flusso delle acque del Danubio combinando un grande disastro ecologico. 

• I due paesi stipulano una convenzione ad hoc x attribuire competenze alla CIG riguardo alla richiesta del governo ungherese di sospendere, poi di cessare l’accordo (atto di recesso non previsto da alcuna clausola del trattato).  

• L’Ungheria  adduce  come  giustificazione  del  suo  illecito  internazionale  lo  “STATO  DI  NECESSITÁ’”(clausola  di esclusione), su cui si pronuncia la CIG affermando che esso non può essere invocato a meno che l’illecito non sia l’unico  modo  di  salvaguardare  l’interesse  essenziale  di  fronte  all’imminente  pericolo  e  comunque  non  può pregiudicare l’interesse essenziale della controparte.  La CIG si rifà alla prassi autorevole della CDI e in particolare all’  art.  25  del  “Progetto  sulla  responsabilità  degli  Stati”  della  CDI:  lo  stato  di  necessità  è  pesantissimo  da dimostrare, non si deve aver contribuito a creare questo stato di necessità, ed esso non può essere invocato dallo Stato se non in casi di pericolo grave ed imminente e senza recare danni ad altri paesi. L'Ungheria aveva contribuito ad esso! 

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• L’Ungheria  x  salvarsi  gioca un'altra  carta durante  il  processo: afferma che  il  trattato del 1977 non ha più effetto giuridico,  non  è  più  vigente,  non  è  più  attuabile,  non  esiste  più,    perché  la  Cecoslovacchia  si  è  divisa  in  2  e  la Slovacchia  è  un  nuovo  Stato.  La  CIG  afferma  che  questa  osservazione  non  è  valida  perché  il  nuovo  stato  è localizzabile o localizzato nel medesimo tratto/posto. Richiama un'altra convenzione: “la successione degli stati non va ad incidere sui trattati”. 

Il caso Filartica VS Peña­Inala 

I  giudici  nazionali  operano  in modo  simile,  hanno un  ragionamento molto  limpido  nel  caso  FILARTIGA VS  PENA‐INALA (1980, Corte d'Appello USA): La Corte d’Appello degli Stati Uniti deve giudicare un poliziotto paraguayano per la  tortura e sparizione di un congiunto di Filartica, altro paraguayano. La Corte si  rif. all’“Alien tort claims act” del 1789:  stabilisce  il diritto di avvalersi delle Corti Statunitensi per  i  reclami delle  torture subite da stranieri. La Corte decide che gli stranieri possono avere un risarcimento per il danno subito dal poliziotto che ha torturato e ucciso il loro familiare, x violazione del diritto internazionale. Per stabilire ciò i giudici vanno a vedere se il divieto di tortura è una  consuetudine  o  no.  Vedono  che  nella  “Dichiarazione  dei  diritti  dell’uomo”  del  10/12/1948  c'è  il  principio  del divieto di tortura, che molti stati sono contro il diritto contro tortura, anche la CEDU 1950 lo sancisce;  il divieto di tortura è statuito in 55 Costituzioni = è dunque una consuetudine internazionale = ALLA LUCE DELLA PRASSI DIFFUSA IL DIVIETO di TORTURA è NORMA di DIRITTO INTERNAZIONALE.  

Il caso Enrica Lexis (italia ed india) 

PIRATERIA:  il D.  I.  stabilisce  che qualunque  Stato può andare  a punire  il  pirata  internazionale;  si  ha universalità della  giurisdizione  internazionale.  Inoltre  gli  Stati  hanno  diritto  di  visita  per  verificare  se  una  nave  è  dedita  alla pirateria o no. Se si riscontra che si è in presenza di pirati, lo Stato che cattura può attuare la giurisdizione su di essa. Prima i pirati erano interessati al bottino; adesso non sono mossi tanto dall’ animus furandi quanto dal desiderio di 

trasmettere messaggi politici (riscatto).  Passiamo al caso ENRICA LEXIS: dagli anni '90 si è formata una costante attività di pirateria davanti al tratto di mare 

della Somalia (Governo transitorio); è stata data l’autorizzazione ad utilizzare tutti i mezzi della forza per debellare la pirateria  (utilizzo della  forza,  azioni  coercitive da parte di  Stati  terzi,  autorizzato  anche dalla  Somalia);  es.  “Azione Atlante” dell'UE.  Messi nuclei di protezione militare (un gruppo di militari) a supporto x  la sicurezza delle navi civili. Ciascuna nave 

può  scegliere  e  puntare  sulla  sicurezza  privata  o  chiedere  la  collaborazione  di  militari  pagandone  le  spese  (che devono comportarsi secondo le regole di ingaggio).  La  penisola  del  Kerala  è  nella  punta  dell'India;  una  petroliera  italiana  con  imbarcati  2 marò  della Marina  di  San 

Marco è stata fatta fermare nel porto con uno stratagemma e ha accusato i 2 marò di aver ucciso 2 pescatori indiani forse x dimostrare fermezza del governo in prossimità delle elezioni. Il console italiano in India si occupa di assistere tutti i cittadini italiani, es. laddove sia stato posto in stato di fermo nello stato territoriale.  Viene  affermato  che  l'India NON ha  giurisdizione.  I Marò  hanno  sparato  12  colpi  uno  e  8  l'altro,  a  distanza  del 

peschereccio  indiano;  la  petroliera  è molto  alta  e  la  traiettoria  del  proiettile  dovrebbe  essere  dall'alto  vs  il  basso (fatto smentito dalle foto). Non consentita l'autopsia dei pescatori (già cremati x ragioni religiose). Secondo la difesa italiana  l'incidente  è  avvenuto  a  33 miglia  dalla  Costa  (acque  internazionali  =  giurisdizione  dello  stato  dove  batte bandiera la nave); ammesso e non concesso che l'incidente è avvenuto nella zona contigua (22 miglia, cm sostenuto dall'India)  l'India  può  esercitare  giurisdizione  solo  su  alcune  cose  (regolam.  doganale  fiscale  sanitario  o  di immigrazione).  La  scatola nera  tiene  le  informazioni  solo  x  12 ore e  il  Capitano non ha  trascritto  la posizione al momento della 

sparatoria. Giulio Terzi ha detto “il governo italiano è preoccupato perché non è stata rispettata una regola del diritto internazionale”. I 2 marò sono stati tratti in arresto e si è detto che avranno trattamento particolare perché militari italiani. La Farnesina si è mossa con un comunicato ufficiale, ma la VICENDA è ancora in corso. 

7/3/2012 APPUNTI ALEX 

L’Assemblea Generale Onu (art. 13 cnu) 

L' ART. 13 dello statuto della Carta delle Nazioni Unite parla dell’Assemblea Generale dell’ONU: L'Assemblea Generale intraprende studi e fa raccomandazioni allo scopo di: a.  promuovere  la  cooperazione  internazionale  nel  campo  politico  ed  incoraggiare  lo  sviluppo  progressivo  del  diritto internazionale e la sua codificazione. b.  sviluppare  la  cooperazione  internazionale  nei  campi  economico,  sociale,  culturale,  educativo  e  della  sanità  pubblica,  e promuovere il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali per tutti senza distinzione di razza, di sesso, di lingua, o di religione. 

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L’AG, organo assembleare della ONU,ha una competenza vastissima che va a toccare la sfera internazionale e va ad incidere  direttamente  nella  sfera  degli  individui;  questi  compiti  le  vengono  affidati  x  garantire  pace  e  sicurezza internazionale, per una convivenza pacifica  tra gli Stati.   Essa comprende tutti  i    rappresentanti degli Stati membri che non possono portare le opinioni del proprio stato ma le opinioni personali. Nella comunità internazionale infatti c'è  il principio della sovrana uguaglianza e parità dei membri, quindi producono loro stessi  le regole da rispettare. Fino alla 2° guerra mondiale c'erano poche regole che regolavano i rapporti nel diritto internazionale; ma quando si hanno poche regole e interessi divergenti, soprattutto se il diritto è non scritto, è compito dell'Assemblea Generale promuovere il formarsi di nuove regole e la loro codificazione.  

Il ruolo della CDI 

Per questo compito si fa aiutare dalla Commissione di Diritto Internazionale.  Il ruolo della Commissione dopo gli anni '45,'46 (post 2° guerra mondiale) è diventato importantissimo perché non 

ci  si  riconosceva  più  nel  diritto  consuetudinario  preesistente  e  si  voleva  promuovere  un  nuovo  diritto  scritto,  x l’esigenza  di  avere  un  testo  scritto  che  dia  certezza  del  diritto  e  x  rispecchiare  i  nuovi  interessi  nati  dalla  nuova composizione della Comunità Internazionale. 

• Per  la  formazione  del  diritto,  l'Assemblea  Generale,  dopo  ampia  discussione  e  confronto,  chiede  alla Commissione di  sviluppare  il diritto su un dato argomento attraverso una  richiesta  formale  (es:  relazioni consolari, relazioni diplomatiche ecc);  

• la Commissione si organizza x settori e nomina dei relatori speciali x redigere un progetto di articoli su tutti i  vari  argomenti.  Il  lavoro  può  durare  decenni  (molto  meticoloso  e  delicato)  e  consiste  in  redigere questionari da inviare ai ministri degli affari esteri di tutti gli stati membri x avere ricognizione della prassi iuris;  questo  studio  della  prassi  procede  di  pari  passo  con  la  ricognizione  del  diritto,  giurisprudenza  e dottrina  esistente  a  livello  nazionale  e  internazionale;  sezione  x  sezione,  gruppi  di  articoli  x  gruppo  di articoli queste relazioni vengono esaminate, vengono presi in considerazione i commenti e alla fine quando il  progetto  di  articoli  è  compiuto  e  maturo  presenta  con  relazione  allegata  questo  progetto  alla  Sesta Commissione e poi all'Assemblea Generale. 

• Ciascun gruppo elabora dunque  relazioni    o  reports  che  verranno discussi  in maniera  approfondita dalla SESTA COMMISSIONE,  la  commissione GIURIDICA dell'Assemblea Generale.  Le Relazioni  sono documenti imprescindibili x chi studia diritto internazionale.  

• L'Assemblea Generale ha funzione politica su questi lavori, che può proporre una convenzione (quando vi è maggiore predisposizione ad aderire  ad una  convenzione da parte della  comunità  internazionale  su quel tema) o un progetto di  articoli  detto di  soft  law  (quando  la  situazione è più delicata e  i  tempi non  sono maturi per una convenzione). Non è vincolante ciò che propone la Commissione, gli atti che essa propone in nessun caso sono vincolanti. 

I principali risultati dell'attività della CDI • Una convenzione di codificazione importante è la Convenzione di Vienna sul diritto dei Trattati del 1969 (con 

riferimento a trattati solo tra stati) che ha una gemella,  la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati delle organizzazioni  internazionali  del  1986  con  riferimento  a  trattati  tra  organizzazioni  internazionali  o  tra organizzazioni internazionali e stati.  

• Un'altra convenzione che verrà citata spesso è la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961; vi  sono  parecchie  norme  consuetudinarie  quindi  redigerla  fu  un  compito  complicatissimo  [rif.  al  film  THE GOLDEN AGE sulla regina Elisabetta 2°: sul diritto consuetudinario in ambito diplomatico dopo l'attentato alla regina da parte di un ambasciatore spagnolo]. 

• La Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963. • Convenzione del 1982 sul diritto del mare (articolatissima) preceduta dalle 4 convenzioni di Ginevra sul diritto 

del mare.  • La responsabilità da atti illeciti degli stati  è tema di un progetto di articoli redatto nel 2001. 

Gli accordi di codificazione Gli accordi di codificazione sono proposti e redatti dalla CDI. La base giuridica, ossia la regola sulla quale poggia la 

legittimità dell'attività della Commissione, è appunto l’art.13 CNU. Quando si è  in presenza di un accordo di  codificazione bisogna guardare  tutte  le disposizioni e  convenzioni  sulla 

materia trattata dall'accordo di codificazione; generalmente si fa una tripartizione delle sue funzioni: FUNZIONE DICHIARATIVA   Se  ha  la  funzione  di    codificare  il  diritto  esistente  consuetudinario  (=  diritto 

generale internazionale cioè la CONSUETUDINE internazionale) FUNZIONE di CRISTALLIZZAZIONE  Se  contribuisce a portare a  compimento una o più questioni  e  cristallizza  (fa  la 

foto, fotografa) ciò che è il diritto internazionale generale FUNZIONE di PROMOZIONE  Se è generatrice del diritto internazionale.  

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Quindi  gli  ACCORDI  di  CODIFICAZIONE  sono  regole  di  diritto  pattizio,  costituiscono  un  impegno  tra  gli  stati  che decidono di  accettarlo, determinano  la  formazione di nuove  regole di  carattere pattizio  che vincolano  solo  i  paesi contraenti che decidono di accettarlo (x principio di uguaglianza e parità degli stati), non vincola gli stati che non lo accettano/condividono. Una singola convenzione di codificazione può avere più di una delle funzioni elencate, può anche comprenderle tutte e 3. Questo perché riflettono i compiti ampi della Commissione nella formazione di diritto tra i vari interessi convergenti della vita internazionale (compito di creare un equilibrio sulle questioni della comunità internazionale). 

Causa Germania VS Danimarca e Paesi Bassi 

Sentenza 1969 della definizione della piattaforma continentale = per PIATTAFORMA CONTINENTALE si intende lo spazio dove gli Stati costieri hanno diritto di sfruttamento e operazioni di esplorazioni individuali. La Convenzione del 1958 sulla piattaforma continentale, aveva una disposizione (l'art 6) che stabiliva che tra stati costieri confinanti la piattaforma continentale dovesse seguirsi applicando la linea mediana = cioè scegliendo una linea equidistante tra i punti della  costa  che vengono collegati per  segnalare  la  linea di base del mare  territoriale,  si  viene a designare  la costa da cui calcolare le 12 miglia del mare territoriale; si calcola, quindi, la linea mediana (che fa da spartiacque tra piattaforme  costiere  degli  stati)  individuando  la  linea  centrale  tra  i  punti  della  costa  che  vengono  collegati  per individuare la linea di base del mare territoriale.  Poiché la mediana svantaggia i paesi che hanno una costa con molti tratti concavi (es: la Germania svantaggiata vs 

Danimarca e Regno Unito che erano avvantaggiati  ad applicare  la  linea mediana ed  il  criterio dell'equidistanza),  vi furono problemi x definire la linea costiera tra stati confinanti adiacenti.  La CIG afferma  che non  si  può  solo  guardare  l'art.  6 della  convenzione = bisogna guardare  la prassi  ed  il  diritto 

consuetudinario ma ANCHE se c'è anche l'opinio iuris;  occorre considerare l'animus con cui la prassi viene messa in essere.  Riassumendo:  anche  se  c'era  la  prassi  di  suddividere  così  la  linea  costiera  (art.6)  non  necessariamente rappresentava  il  pensiero  di  tutti  gli  stati  e  cioè  l'animus  dei  soggetti  coinvolti,  quindi  bisogna  guardare  se  c'è l'opinio iuris.  Paragrafo 72 della sentenza della  CIG (1969) nella causa tra Germania contro Danimarca e Paesi Bassi (scritta in 

inglese): compare l'espressione ius cogens che però viene accantonato perché è consolidato che le regole generali di diritto  internazionale sono una fonte flessibile, derogabile dall'accordo delle parti se non soddisfano  le parti stesse (come in questo caso non soddisfa la Germania).  

IUS COGENS e PRINCIPI GENERALI 

Il diritto imperativo o IUS COGENS 

Il diritto COGENTE (o imperativo) è   il diritto accettato e riconosciuto dalla comunità; non è derogabile e non può essere  modificata  se  non  con  norma  del  diritto  generale  internazionale  avente  lo  stesso  argomento;  la  prima definizione (di carattere generale inclusiva delle evoluzioni successive della Comunità Internazionale) che viene data è nell'  art.  53 della Convenzione di Vienna  sul  diritto dei  Trattati  che  riguarda  l'invalidità  di  un  accordo  che è  in conflitto  con  una  norma  imperativa  del  diritto  COGENTE  internazionale.  I  valori  fondanti  della  comunità internazionale sono norme COGENTI, vanno necessariamente rispettate e sono valori universali.  IUS COGENS: diritto cogente, non derogabile =  sono norme di diritto  internazionale preposte alla  tutela di valori 

universali e indivisibili della comunità internazionale condivisi da tutti. Se sopravviene una norma cogente, qualsiasi  trattato  in conflitto cessa di esistere. Es. accordo di estradizione: 

supponiamo che in un paese a un cittadino dello stato B ha compiuto un atto illecito; sono molto frequenti gli accordi di  estradizioni  x  far  si  che  il  colpevole  sconti  la  pena  nel  paese  in  cui  ha  la  cittadinanza,  ma  l'obbligo  di  NON REFLUTMENT prevede che non si possa estradare cittadini che nel loro paesi subirebbero atti ritenuti violanti i diritti fondamentali dell'uomo (es: tortura, pena di morte, ecc). Se ci sono prove certe che l'estradizione ne comporterebbe la  supposizione  ad  atti  degradanti,  disumani,  di  tortura  nelle  prigioni  che  ledono  la  dignità  umana  NON  SI  può ESTRADARE  PERCHE’  VIOLA  l’ART.  64,  NORMA  COGENTE,  anche  se  c'è  accordo  di  estradizione  tra  i  due  stati.  = invalidità  degli  accordi  internazionali  se  già  in  presenza  di  una  norma  di  diritto  cogente  ma  anche  se  c’è  prima l’accordo rispetto alla norma cogente 

Il caso Barcellona Traction 

Causa  Barcellona  Traction  del  1970    è  una  causa  importantissima,  riguardava  la  protezione  diplomatica  di diplomatici belgi che avevano investito in una società di energia elettrica fallita, registrata in Canada; la CIG (par. 33‐34) afferma che nel diritto internazionale classico ci sono obblighi dello stato che non sono solo nei cfr dello stato vs un altro  stato ma anche nei  cfr della  comunità  internazionale nel  suo  insieme,   di  interesse di  tutti  gli  stati, erga 

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omnes,  quindi  ius  cogens. Questi  obblighi  di  ius  cogens derivano da norme  internazionali  sul  divieto di  genocidio, aggressione,  schiavitù  e  discriminazione  razziale,  ecc.    di  cui  è  impossibile  fornire  una  lista  tassativa  ed  esaustiva.  Dunque alcuni obblighi degli Stati nei cfr della comunità internazionale sono universali ed indivisibili. Altri es. Caso Nicaragua VS USA: divieto dell’uso della forza; 1997: genocidio in Bosnia; 2006 Congo vs Ruanda. 

12/3/2012  Appunti di SHEILA 

continua… Ius Cogens 

IUS  COGENS:  Secondo una  parte  della  dottrina,  lo  ius  cogens  coincide  con  gli  obblighi  previsti  dal  Sistema delle Nazioni Unite (art. 103 Carta delle Nazioni Unite: clausola di compatibilità).  Ma per altri non è possibile ridurre lo ius cogens ai grandi obblighi della CNU e occorre guardare l’opinio iuris degli 

Stati, da cui tratti i grandi principi dello IUS COGENS: • divieto dell’uso della forza • tutela della dignità umana: genocidio, tortura, schiavitù • no discriminazione razziale (apartheid) • diritto di autodeterminazione dei popoli • norme fondamentali del diritto internazionale umanitario 

Il principio di autodeterminazione NON è il diritto alla creazione di un nuovo Stato o secessione, ma è il diritto all’autonomia e alla tutela del’etnia e alla partecipazione del popolo. Ogni popolo ha diritto a non essere dominio coloniale, bellico o di regime razziale da parte di un altro Stato. Diritto SORTO dopo la 2° GM, comprende 2 tipologie di AUTODETERMINAZIONE: 

1. esterna: l’unica ad interessare il DIRITTO INTERNAZIONALE 2. interna: diritto di un popolo in un certo territorio ad un governo che lo rappresenti.  In  alcuni  casi  il  principio di  autodeterminazione  interno NON mette d’accordo  tutti  (NON c’è prassi).Un esempio 

sono le Isole Foulkland e lo Stretto di Gibilterra: antiche colonie britanniche, prima dell’Argentina e della Spagna; se venisse indetto un referendum, vincerebbe l’Inghilterra. 1995: Portogallo VS Australia x Timor Est (isola dei Mari asiatici: Indonesia) = il Portogallo avvia una causa contro 

l’Australia  accusata  di  aver  concluso  un  accordo  con  l’Indonesia  che  aveva  come  oggetto  lo  sfruttamento  della piattaforma continentale di Timor Est (= violazione del diritto di autodeterminazione dei popoli, dato che l’Indonesia occupava illecitamente il territorio di Timor Est). La CIG non può intervenire perché l’Indonesia non è parte in causa (anche se il diritto è erga omnes) = Sentenza criticata. 2006: Caso Congo VS Ruanda; il Ruanda aveva aderito all’art. IX della Convenzione sul genocidio, ma con riserva; il 

Congo chiede che la riserva sia nulla. Per la CIG c’è giurisdizione solo se c’è consenso delle parti in disputa. [Art. 59 dello Statuto dello CIG stabilisce che le decisioni nelle dispute tra Stati vincolano solo le parti in disputa] 

13/3/2012 

La questione israelo­palestinese (1) 

Continua  il  discorso  sullo  IUS COGENS e  sulla  responsabilità  internazionale degli  Stati. NB:  La  CIG può  esprimere anche  pareri  e  svolgere  una  FUNZIONE  CONSULTIVA  su  richiesta  di  varie  organizzazioni  internazionali  (es.  Fao, Organizzazione Mondiale della Sanità, ICAO), dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (come in questo caso) e del Consiglio per la Sicurezza delle Nazioni Unite. In questo caso esaminiamo il: • Parere “Occupied Palestinian Territory, Advisory Opinion”, 9 July 2004 ISRAELE tra  il 2001 e  il 2002 aveva deciso di costruire una barriera difensiva che separasse  lo Stato  Israeliano dai 

territori palestinesi. La QUESTIONE ISRAELO‐PALESTINESE era iniziata quando dopo la 2° GM si volle dare uno stato ad  Israele dopo  la  Shoà  (1947); nel  1967  Israele ha  fatto  la GUERRA dei  6  giorni,  un attacco preventivo  con  cui  si impadronisce delle Alture del Golean, della Cisgiordania, del Sinai. Una risoluzione (362) del 1967 definisce la GREEN LINE, divisione tra Israele e territorio palestinese, che però NON viene rispettata: insediamenti umani prolungati nel tempo (colonie nei territori palestinesi) degli israeliani crearono una difficile situazione di conflitto, che alla fine degli anni  ’90  vede  una  fase  di  recrudescenza.  Si  ha  allora  la  scelta  radicale  di  costruire  una  barriera;  gli  israeliani sconfinano oltre la linea verde adducendo motivi di stato di necessità (sia x esigenze di carattere strategico = valichi più controllabili; sia x inglobare il territorio israeliano, dove Israele aveva colonie. Si tratta di una BARRIERA di 80 KM, con filo spinato, barriere elettroniche, sabbia x rilevare impronte etc.  Si  hanno  proteste  a  livello  internazionale  ed  interno;  Eoul  Barack,  giudice  della  corte  suprema  israeliana,  si  è 

interessato  ai  reclami  palestinesi  disponendo  l’abbattimento  di  alcuni  muri  e  che  fossero  corrisposti  risarcimenti danni.  L’Assemblea  Generale  chiese  un  parere  alla  CIG:  9  luglio  2004,  in  cui  vennero  sollevate  diverse  questioni giuridiche = ci si chiese se: 

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la  costruzione  del  muro  violava  il  principio  di  autodeterminazione  dei  popoli  (diritto  consuetudinario‐cogente): ossia se  la costruzione del muro, travalicando  il confine della  linea verde, creasse una situazione di  fatto che pregiudicava questo principio = Lesione al DIRITTO di PROPRIETA’ ed a organizzare liberamente la propria vita    vi era una violazione dei diritti  fondamentali dell’uomo: violazione del patto sui diritti civili/politici e del 

patto sui diritti economico/sociali di cui Israele è parte contraente (patti extraterritoriali) 1°  QUESTIONE:  Presunta  violazione  del  principio  di autodeterminazione  dei  popoli  =  Rif.  alla  4° CONVENZIONE  di  GINEVRA,  paragrafi  143‐153: obbligo  di  cesare  la  costruzione  del  muro  nel perimetro  non  consentito.  Secondo  il  CIG  il  diritto cogente afferma: • OBBLIGO  di  NON  riconoscere  la  situazione 

illegittima • OBBLIGO  di  NON  dare  aiuto  o  assistenza  nella 

costruzione del muro • Obbligo di CONTRIBUIRE alla rimozione di ostacoli 

al  diritto  di  autodeterminazione  del  popolo palestinese 

• Obbligo  di  ADOPERARSI  per  ripristinare l’osservanza del diritto umanitario da parte di tutti gli Stati. 

Il  CIG  afferma  anche  l’obbligo  per  AG  e  CdS ONU  di attivarsi per cercare di risolvere la situazione.  

2° QUESTIONE: Presunta violazione dei diritti fondamentali dell’uomo  =  Per  la  CIG  si  hanno  massicce  violazioni  dei diritti fondamentali sia da parte di Israele sia dalle autorità palestinesi;  la CIG riflette sull’ art. 41 del PROGETTO della CDI  sulla  responsabilità  internazionale  degli  Stati  (2001); “Nessuno Stato può riconoscere come situazione legittima una  situazione  che  proviene  da  una  violazione  GRAVE  e RIPETUTA nel TEMPO di norme imperative di ius cogens”; 3 OBBLIGHI: • COOPERARE x PORVI FINE • NON RICONOSCERLA cm SITUAZIONE LEGITTIMA • NON  DARE  ASSISTENZA  O  AIUTO  x  mantenere  quella 

situazione Conseguenze  della  violazione  dello  ius  cogens; “responsabilità internazionale aggravata”.   

Autotutela 

 Per AUTOTUTELA si intende l’adozione di una contromisura (es. chiudere le barriere all’importazione di prodotti da quello  stato;  quando  uno  Stato  viola  l’accordo  l’altro  può  fare  altrettanto  etc);  NON  è  possibile  quando  si  hanno NORME di DIRITTO COGENTE: la contromisura non può avere ad oggetto il mancato rispetto della norma di diritto cogente. LE NORME dello IUS COGENS sono INDEROGABILI.  

Principi generali del diritto 

 Tra le fonti del diritto internazionali, si possono avere:  diritto cogente  fonti interne  fonti da accordo CIG, art.38 Statuto della CIG: si rif. a “principi generali del diritto riconosciuti dalle nazioni civili”.  Lo STATUTO della CIG (del 1945‐6) riprende lo Statuto della Corte Permanente di Giustizia Internazionale (Statuto 

1920). Si è tentato di effettuare la conciliazione di 2 tesi diverse: • del  giurista  belga  DesCamp:  largo margine  di  discrezionalità  alla  CIG:  dicitura  “norme  riconosciute  dalla 

coscienza giuridica delle nazioni civili” = la CIG avrebbe tropo potere (di dire qual’è la coscienza giuridica): comporta una ricostruzione soggettia inaccettabile  

• del giurista statunitense Ruth: Tesi opposta; Corte è administer law DISCUSSIONE  sulle  “nazioni  civili”:  espressione  discriminatoria  anacronistica;  SCELTA  una  FORMULA  MENO IMPATTANTE dal p.d.v. politically correct = “principi riconosciuti dalla comunità delle nazioni” (1966): art. 321 dello Statuto della Corte Penale Internazionale (Roma 1998). Si tratta di principi di logica giuridica: 

NEMO IUDEX in RE SUA: Nessuno può essere giudice in una questione che lo riguarda  NE BIS IN IDEM: non 2 giudizi per lo stesso crimine  ESTOPPEL:  VENIRE  CONTRA  FACTUM  PROPRIUM  =  non  trarre  vantaggio  da  una  situazione  creatasi  x 

comportamento illecito  PROPORZIONALITA’ della PENA rispetto alla GRAVITA’ del CRIMINE COMMESSO  PRESUNZIONE d’INNOCENZA  STARE DECISIS e REGOLA del PRECEDENTE (anche negli ordinamenti del civil law) = giurisprudenza costante 

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caso Regno Unito VS albania 

Sentenza CIG 9 aprile 1949; Regno Unito VS Albania. Una squadra di navi da guerra salpa dall’isola di Corfù e nelle acque del territorio albanese 1 nave viene sventrata dallo scoppio di una mina (44 ufficiali e marinai morti + 42  feriti);  il  governo britannico procede allora allo SMINAMENTO della  zona.  La  controversia venne definita dalla CIG che disse che è illecita un’attività di minamento di un’area necessaria per il passaggio internazionale e quindi l’Albania doveva notificare alle navi in transito l’esistenza di mine nello stretto; infatti la POSA delle MINE non avrebbe potuto cmq essere compiuta senza che il Gov. albanese ne fosse venuto a conoscenza. Rif. all’ottava convenzione AIA del 1907 sul trattamento delle mine in tempo di guerra (obbligo cmq di garantire un TRANSITO SICURO); affermati i seguenti PRINCIPI GENERALI: 

• UMANITA’ • PASSAGGIO SICURO • LIBERTA’ di COMUNICAZIONE MARITTIMA • NON consentito l’UTILIZZO del proprio territorio per arrecare danno ad altri Stati 

In particolare, l’ordinamento internazionale (specie in CAMPO AMBIENTALE) ha espresso i segg. principi: o RECIPROCITA’ o PROPORZIONE o PRECAUZIONE (es. di fronte ad un pericolo temuto, senza aspettare basi scientifiche certe) o SVILUPPO SOSTENIBILE (sviluppo economico deve coniugarsi con l’ambiente = Dich. di Rio, 1992) 

IL DIRITTO PATTIZIO 14/3/2012  (APPUNTI DI ELISA + SHEILA) 

I trattati 

La  nozione  di  accordo  internazionale  è  inclusiva,  dinamica  e  flessibile  =  “incontro  di  volontà  di  2  o  +  sogg internazionali  +  volontà  di  sottoporre  al  diritto  internazionale  quanto  concordato  +  volontà  di  assumere  un impegno internazionale”. Convenzione di Vienna del 1969 sul DIRITTO dei TRATTATI: definite regole espresse per la definizione degli accordi in maniera flessibile e generica. Regole costantemente innovate.  PRINCIPIO della LIBERTA’ della FORMA: non importa il nome del documento,  ma il contenuto (volontà degli Stati ed  impegni  presi  vicendevolmente:  accordi,  convenzioni,  statuti,  scambio  di  lettere,  di  note,  di  memorandum, minutes of the meeting, trattati, protocolli). Distinzione tra:  

• trattati multilaterali o bilaterali • trattato‐contratto (che cerca di risolvere un problema) e trattato‐legge (più lungo) 

Art.  2 par.  1  lett.  a della CV:  Il  trattato  è un  accordo  internazionale  concluso  in  forma  scritta  tra  Stati.  Possono essere conclusi: IN FORMA SOLENNE: in 4 fasi = negoziato, firma, ratifica e scambio‐deposito delle  notifiche.  I  ministri  plenipotenziari  (coloro  che  ricevono  dal  gov  di appartenenza pieni poteri = il Ministro degli Affari Esteri/ il Capo dello Stato sono  SOGGETTI  DOTATI  DI  PIENI  POTERI)  vanno  al  tavolo  dei  negoziati  e lavorano  per  arrivare  a  testi  condivisi/congiunti  –  NEGOZIATO‐  e  vi appongono poi  la FIRMA. La  firma NON impegna gli Stati di appartenenza, ma ha la funzione di autenticare i testi. Segue la RATIFICA, che conferma la volontà  degli  Stati  di  vincolarsi  a  livello  internazionale.  Infine  si  ha  il DEPOSITO/SCAMBIO  delle  firme  =  perfeziona  la  conclusione  dell’accordo. Es. trattato di Lisbona (2001). 

IN FORMA SEMPLIFICATA: in 2 fasi = negoziato  e  firma.  Rif.  art.  18  della Convenzione  di  Vienna. esplicitazione del principio di BUONA FEDE  anche  nelle  relazioni internazionali  (coerenza  nei  propri comportamenti);  obbligo  di  non privare un trattato del suo oggetto o del  suo  scopo  prima  della  sua entrata in vigore.  

Nell’ambito della FORMA SOLENNE, la procedura è lunga xkè trattati di particolare spessore (nro considerevole di clausole; destinati a durare nel tempo etc = richiedono cfr prolungati nel tempo) e abbiamo molti stati contraenti (accordo multilaterale): DISCUSSIONE APPROFONDITA, cristallizzazione del testo (firma) e poi si decide se passare alla ratifica. Però la necessità di celerità fa sì che esista una FORMA SEMPLIFICATA. La manifestazione della volontà degli  Stati di  assumere un  impegno  internazionale deve essere accompagnata dalla  ratifica negli  accordi  solenni, dalla sola firma negli accordi in forma semplificata.  Rif. art. 102 della Carta delle Nazioni Unite: se non si notifica l’accordo alle NU non si può avvalere di esso davanti all’ONU = NECESSARIA TRASPARENZA. Es. CASO QATAR VS BARHEIN: Consiglio di cooperazione del Golfo. Il Qatar davanti al CIG rivendica isole Hawaii. 

19/3/2012 

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Gli artt. 80 ed 87 della Cost. italiana 

Nel DIRITTO COSTITUZIONALE  ITALIANO   l’art. 87 Costit. prevede una “PREVIA AUTORIZZAZIONE DELLE CAMERE” per  determinate  tipologie  di  accordi  (x  garantire  un  minimo  di  democraticità).  L’art.  80:  Organo  competente  a ratificare è il Capo dello Stato; in alcuni casi occorre una RISERVA DI AULA →   il PR non può procedere alla ratifica, ma in alcuni casi questo potere non può essere esercitato: • se i trattati prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari (controversia deferita ad un collegio, es CIG) = Regole 

interpretative degli accordi internazionali (margine di discrezionalità);  • se  i  trattati  comportano variazioni  del  territorio  =  elem.  costitutivo  dello  Stato;  es.  gestione  delle  zone  del 

confine • x trattati che comportano oneri alle finanze • x trattati che importano modificazioni di legge • trattati  di  natura  politica  =  importanti;  norma  in  bianco;  tutti  gli  accordi  +  sensibili  politicamente  possono 

rientrare in questi casi; occorre la legge di autorizzazione delle Camere. Altri accordi (es. di amicizia, dopo anni di  assenza  di  rapporti  xkè  prima  vi  era  un  regime  dittatoriale)  possono  bypassare  l’approvazione  del Parlamento italiano 

Quando  c’è  ratifica  del  Capo  dello  Stato  c’è  la  forma  solenne.  Nella  Cost.  NON  c’è  nessuna  indicazione  della possibilità di concludere accordi in forma semplificata, forse perchè di entità minore (es. adesione all’org mond del commercio;  convenzione  sul  mare  etc),  ma  nemmeno  ci  sono  divieti.  Se  guardiamo  alla  prassi  dell’esecutivo  e all’atteggiamento delle Camere, è possibile fare accordi in forma semplificata.  Problema  è  la  conclusione  in  forma  semplificata  di  un  accordo  che  avrebbe  dovuto  essere  concluso  con  la 

preventiva legge di autorizzazione delle Camere: VIOLAZIONE delle NORME INTERNE sulla COMPETENZA a stipulare ACCORDI INTERNAZIONALI = TENSIONE tra:  • dimensione  interna  con  det  regole  =  ESIGENZE  INTERNE  o  schema  costituzionalista:  se  si  scelgono  det 

procedure, è perché richiesto ctrl di chi ci rappresenta (Equilibrio istituz, modalità di esercizio del potere sovrano) • dimensione internazionale: esigenza di dare certezza agli accordi = SCHEMA INTERNAZIONALISTA: nella vita 

internazionale ci sono esigenze di affidamento. Es. accordo multilaterale.  

La competenza a concludere trattati 

Punto di EQUILIBRIO tra le due dimensioni (interna ed internazionale): Art. 46 Convenzione di Vienna del 1969 = “Disposizioni su competenza a concludere trattati” = un vizio della volontà comporta l’invalidità dell’accordo. Parte in negativo: occorre accertarsi  che  siano state  seguite correttamente  le procedure. Responsabilizzare gli  stati  a  far  sì che  i  loro  rappresentanti  sappiano  bene  se  possono  assumere  direttamente  l’impegno  (o  assunto  ULTRA  VIRES). Inserite alcune eccezioni ristrette rispetto alla REGOLA (“ a meno che…”). La Violazione di una norma costituzionale è direttamente  chiara;  più  difficile  il  concetto  di  “violazione  manifesta”  =  ricorso  alla  DILIGENZA  MEDIA  del DIPLOMATICO. Spesso il parlamento può cercare di sanare ex post la violazione. 

ESEMPI:   Tribunale  arbitrale  ad  hoc  sentenza  31  luglio  1989  GUINEA‐BISSAU  VS  SENEGAL:  determinazione  della 

frontiera marittima (accordo di confine; si trasmette allo stato x precedente forma di governo); il Portogallo ha concluso l’accordo con la Francia solo avvalendosi della firma del capo dello Stato. Trovandosi in una situazione di  regime  autoritario  (PIENA  DITTATURA  prima  della  Rivoluzione  dei  garofani)  il  Portogallo,  pur  avendo  una previsione  costituzionale,  di  fatto  non  aveva  la  partecipazione  del  parlamento  alle  scelte  internazionali.  La PRASSI era diversa = conclusione degli accordi internazionali si aveva solo avvalendosi dell’esecutivo.  

CIG,  sentenza del 10.10.2002 CAMERUN VS NIGERIA: definizione dei  confini e delle aree marittime. LA CIG è chiamata a tale definizione; ciascuna delle parti invoca titoli (atti unilaterali o accordi internazionali).  La Nigeria non vuole riconoscere  la Dich. di Maroua xkè più  favorevole al Camerun (1975); dice che è un atto politico. La CIG: è un accordo internazionale bilaterale.  Inoltre, la Nigeria sostiene che il camerun non avrebbe potuto sottoscrivere questo accordo senza consultare il governo  in  carica  (violazione  della  competenza  a  stipulare).  Invocato  l’art.  7  e  l’art.  46  della  Convenzione  di Vienna;  l’art. 7 su chi ha  i PIENI POTERI. La CIG effettua una LETTURA CONGIUNTA dei 2 artt.  Il diplomatico è autorizzato a pensare che le regole interne siano state rispettare (il Capo dello Stato è dotato di pieni poteri).  La  violazione  delle  norme  interne  NON  può  ritenersi manifesta.  Non  c’è  obbligo  di mantenersi  aggiornati  su sviluppi legislativi e costituzionali; bisogna ipotizzare media diligenza.  

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L’acquiescenza 

QUESTIONE legata all’ ACQUIESCENZA =  l’accettazione tacita della validità di un trattato x un periodo prolungato nel  tempo  preclude  l’invocazione  x  lo  Stato  dell’invalidità  dell’accordo  (VENIRE  CONTRA  FACTUM  PROPRIUM:  lo Stato non può trarre vantaggi da un proprio inadempimento = ESTOPPEL).  I giudici internazionali invocano l’art. 46 ma di regola non c’è violazione grave e manifesta; meglio responsabilizzare 

i capi politici a garanzia della CERTEZZA delle relazioni internazionali.  

Le riserve 

RISERVE NEI TRATTATI: definizione “atto attraverso cui uno Stato al momento della sottoscrizione di un accordo o all’adesione  di  un  accordo  vigente  manifesta  la  sua  volontà  di  aderire  solo  escludendo  alcune  disposizioni”. STRUMENTO  /  istituto  non  possibile  negli  accordi  bilaterali:  solo  x  accordi  multilaterali.  Consente  la  +  grande partecipazione possibile ai trattati multilaterali, documenti impegnativi.  Fino alla  fine della 2° GM istituto disciplinato restrittivamente x osservare  il principio consensualistico  (una fonte 

giuridica  è  tale  SE  retta  dal  CONSENSO);  la  riserva  doveva  essere  esplicitamente  prevista  dall’accordo.  Tale DISCIPLINA CLASSICA poco articolata è  cambiata dopo  la 2° GM;  “riserva  interpretativa”:  si  accetta  la disposizione solo se ha un det significato. 

20/3/2012  APPUNTI ALEX 

La riserva all’art. 9 Convenzione sul Genocidio 

CONVENZIONE  sul  GENOCIDIO  del  1948:  poche  disposizioni;  la  Comunità  Internazionale  vuole  condannare  il genocidio quale sfregio ai valori indivisibili della comunità internazionale. Art.9: Le controversie saranno sottoposte alla CIG (clausola compromissoria: il diritto di deferire la risoluzione delle controversie su applicaz della Convenzione alla CIG; diritto unilaterale). Molto filo da torcere x decisioni su adesione. Se si deferisce una controversia al giudice, l’interpretazione ha un margine di  creatività:  portata  della  regola  arricchita.  Siamo  subito  dopo  la GM; molti  stati NON riconoscono norma di diritto consuetudinario: NUOVI STATI non ritengono che essi riflettano a sufficienza loro valori.  Molti  Stati  manifestano  l’intenzione  di  NON  voler  accettare  l’art.  9;  nessuna  possibilità  di  apporre  riserva prevista dal trattato (possibile nel silenzio del trattato?  Se il Trattato non prevede la possibilità di apporre riserve, in linea generale, vuol dire che non si possono apporre riserve).  CIG  Parere  28  maggio  1951,  Parere  sulle  Riserve  alla  “Convenzione  delle  Nazioni  Unite  sulla  prevenzione  e 

repressione del crimine di genocidio” recepito dalla CV 1969. Qst parere dice che si possono apporre riserve se compatibili con lo scopo e l'oggetto del Trattato.  Si  comincia  ad  avere  maggiore  flessibilità  della  prassi  internazionale,  delle  convenzioni  internazionali,  che  si  è 

concretizzata  in un  impiego più generale delle  riserve.  La  convenzione  sul  genocidio, pur essendo  stata approvata all'unanimità, è un risultato di una serie di votazioni prese a maggioranza.  Nel  concreto,  il  “genocidio”  è  valutato  come  “crimine  delle  genti”,  lo  scopo  è,  appunto,  quello  di  reprimere  qst 

crimine. La completa esclusione di stati dalla Convenzione, pregiudica il raggiungimento dell'obiettivo. Non potendo apporre  riserve,  alcuni  stati  decidono  di  non  accettare  l'approvazione  di  qst  Convenzione;  ecco  perché  bisogna lavorare sul versante internazionale x poter prevedere Riserve: qst è utile x abbracciare più stati possibili.  

Le riserve nella CV 

Regime delle Riserve nella Convenzione di Vienna artt.19‐23 Art. 19 formulazione delle riserve:la riserva è apponibile sempre con delle eccezioni: ‐ se è espressamente proibita dal trattato,  ‐ se il trattato specifica quali determinate riserve siano apponibili. Art.20 accettazione/obiezioni delle riserve. Un esempio sono le riserve ai trattati sul diritto dell'uomo: ‐x Paesi islamici: c'è una riserva generale in base alla quale essi non daranno attuazione a disposizione di trattati sui 

diritti fondamentali che siano in contrasto con il diritto islamico. È una riserva generale ed è molto ampia. Si pensi, ad esempio, alla donna ed al ruolo che riveste nella cultura islamica. ‐x  Stati Uniti:  c'è  una  riserva  sul  patto dei  diritti  civili  e  politici  del  1966  (c.d.  Patti  di New York)  a  proposito del 

diritto alla vita (ci riferiamo all'art. 6: pena di morte x i minorenni, vi fu un'obiezione compiuta dall'Italia). In USA, la pena di morte può essere apposta anche ai minorenni.  L'Italia ha obiettato,  con un'obiezione “semplice”, dicendo che non poteva essere ammessa la pena di morte ai minorenni.  IL  RISCHIO  è  che,  a  causa  delle  riserve,  i  trattati  sui  diritti  fondamentali  si  svuotino  del  loro  contenuto 

fondamentale. Quindi bisogna favorire l'apposizione di riserve x abbracciare più stati possibili nei trattati MA bisogna anche stare attenti ad evitare l'abuso delle riserve.  

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Struttura erga omnes di accordi quali CEDU 1950 e Patti di New York 1966 sono importantissime x la garanzia dei diritti fondamentali. Vi sono strutture incentrate a garantire i diritti enunciati; X CEDU, la Corte dei diritti dell'uomo con sede a Strasburgo = serve x garantire i diritti dell'uomo, anche il singolo può farvi ricorso in caso di violazione. 

Congo VS Ruanda 

CIG,  sentenza  del  3  febbraio  2006,  Attività  armate  sul  territorio  del  Congo,  Repubblica  Democratica  del  Congo contro Ruanda: contro il Ruanda il Congo denunciò gravi violazioni dei diritti umani, commessi nel corso degli atti di aggressione  armata  del  Ruanda  sul  territorio  del  Congo,  soprattutto  genocidio.  Il  Congo  afferma  che  il  Ruanda intende  emanare  un  decreto  x  ritirare  tutte  le  riserve  apposte  ai  trattati  sui  diritti  umani  nel  1955  e  nega  la  sua validità. Al di  là del  fatto  che  sia  valido o meno  il decreto del 1955 del Ruanda,  c'è da appurare  se  realmente Ruanda è 

intenzionata a revocare tutte le riserve sui diritti umani. La CIG dice che x revocare le riserve occorre la notifica della revoca delle riserve da comunicare alla comunità internazionale (che da parte del Ruanda non c'è stata), non basta emanare un decreto è pubblicarlo sulla Gazzetta Ufficiale del paese stesso (il Ruanda aveva, appunto, emanato un decreto e successivamente l'aveva pubblicato sulla sua Gazzetta Ufficiale nel 1955, ma, come afferma la CIG, questo non  è  sufficiente).  Quindi  la  riserva  del  Ruanda  sulla  giurisdizione  della  CIG  è  ancora  valida.  Vi  è  una  procedura apposita sulle riserve. 

La CDI sulle riserve 

Si  arrivò  alla  conclusione  che  era  necessario  fare  una  Convenzione  sulle  Riserve  x  regolare  al  meglio  questo istituto, quindi: ‐nel 1993,  l'Assemblea ONU richiede alla CDI  (Commissione di diritto  internazionale) di  riprendere  lo studio sulle 

riserve dei trattati. ‐vi  furono  forti  difficoltà;  un  relatore  speciale  Alain  Pellet,  c'è  la mise  tutta,  scrisse  14  relazioni;  nel  2009,  vi  fu 

l'approvazione di una serie di guidelines (linee guida, c.d. soft‐law) sulle riserve suddivisi in gruppo di articoli.  

21/3/2012 APPUNTI ALEX INVALIDITÀ  DI  UN  ACCORDO:  rende  nullo  il trattato,  x  incompatibilità  con  norma  di  diritto cogente  e  x  contrasto  con  norma  imperativa. Implica  la nullità  ed è nullo ex  tunc,  non produce effetti giuridici dall'origine x volontà viziata 

ESTINZIONE  O  SOSPENSIONE  DI  UN  ACCORDO:  incide  ex  nunc cioè  da  ora  in  poi,  non  dall'origine,  ma  dal  momento  in  cui  si verifica  l'estinzione/sospensione;  impedisce  la  produzione  di effetti  giuridici  e  opera  su  tutto  l'accordo  almeno  che  le  parti colpite siano disposizioni separabili* 

*Art 44 CV: le cause di estinzione/sospensione e invalidità travolgono tutto il trattato, a meno che non colpisca solo una parte del trattato, singole disposizioni separabili dal testo del trattato (secondo il criterio di separabilità).Non è valida la separabilità x clausole più radicali, quali la violenza o contrasto con il diritto cogente. La Convenzione di Vienna stabilisce la procedura x far valere cause di invalidità, estinzione e sospensione: ci deve 

essere notifica  alle  altre parti  contraenti;  se  entro 3 mesi,  l’altra parte  solleva obiezioni  si  ha una CONTROVERSIA INTERNAZIONALE; altrimenti vale un PRINCIPIO di SILENZIO ASSENSO. Laddove riguardi lo Ius cogens, la controversia si può derimere davanti alla CIG; in linea di principio le parti devono trovare un accordo. Se non rileva una causa di invaldità etc,  la CAUSA è ACQUIESCENTE. Se la causa è dovuta alla violenza o vizio legato a diritto cogente, non c’è sanatoria. 

L’invalidità dei trattati 

Gli artt. di riferimento relativi alle cause di INVALIDITÀ DEGLI ACCORDI INTERNAZIONALI sono gli artt. 46 e 53 della Convenzione di Vienna.  ART.  46:  Disposizioni  del  diritto  interno  riguardanti  la competenza a concludere trattati  1. Il fatto che il consenso di uno Stato a vincolarsi a un trattato sia  stato  espresso  in  violazione di  una disposizione del  suo diritto  interno  riguardante  la  competenza  a  concludere trattati  non  può  essere  invocato  dallo  Stato  in  questione come viziante  il  suo consenso, a meno che questa violazione non  sia  stata  manifesta  e  non  riguardi  una  norma  del  suo diritto interno di importanza fondamentale.  2.  Una  violazione  è  manifesta  se  essa  è  obiettivamente evidente  per  qualsiasi  Stato  che  si  comporti  in  materia secondo la pratica abituale e in buona fede. 

ART.  53:  Trattati  in  conflitto  con  una  norma  imperativa  del diritto internazionale generale (ius cogens) E’  nullo  qualsiasi  trattato  che,  al  momento  della  sua conclusione,  è  in  conflitto  con  una  norma  imperativa  del diritto  internazionale  generale.  Ai  fini  della  presente Convenzione, una norma  imperativa del diritto  internazionale generale è una norma accettata e riconosciuta dalla comunità internazionale degli Stati nel  suo complesso come norma alla quale  non  è  consentita  alcuna  deroga  e  che  può  essere modificata  soltanto  da  un'altra  norma  del  diritto internazionale generale avente lo stesso carattere.  

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L'INVALIDITÀ consegue a:  • vizi radicali, che pregiudicano la libera volontà dello stato che ha concluso il trattato,  • violazione di regole sulla competenza a stipulare,  • contrasto con una norma jus cogens,  • vizi della volontà: errore, violenza, dolo. 

La VIOLENZA può essere di 2 tipi: • esercitata sul rappresentante dello stato: morale o fisica • esercitata sullo stato. Art 52 della CV: se concluso con minaccia o l'impiego della forza il trattato è nullo. 

Ma il trattato è valido, se la forza e la minaccia usata viene fatta in maniera “legittima”, per così dire lecita, cm stabilito dalla ONU (ad esempio, x cessazione di un conflitto armato  in un paese  interviene  la ONU,  il suo intervento, come sappiamo, è finalizzato a garantire pace e sicurezza degli stati, ecco perché la si può definire “legittima”). 

L'idea  di  equiparare  violenza  bellica  con  violenza  economica  non  si  è  affermata  nei  lavori  della  CV;  si  parla  di “violenza economica” ad es: quando uno stato subisce minaccia e/o impiego di misure sanzionatorie economiche. 

Estinzione o Sospensione dei trattati 

Vengono annoverate diverse CAUSE di estinzione/sospensione dei trattati:  1‐consenso espresso o implicito delle parti,  2‐mutamento delle circostanze di fatto,  3‐inadempimento dell'accordo da uno a più parti. 

1. Consenso espresso o implicito delle parti 

Le diverse ipotesi sono:  − accordo che contiene un termine finale allo scadere del cui si ha l'estinzione, − accordo che contiene una condizione risolutiva − vale comunque  il principio della volontà delle parti: quando viene espressa all'unanimità dalle parti, essa 

prevale su ogni altra clausola 

3. Inadempimento dell'accordo da una o più parti 

Art.  60  CV:  una  violazione  del  Trattato  può  costituire  estinzione  o  sospensione  della  sua  applicazione  come conseguenza della violazione, in parte o nella sua totalità (secondo il principio “inadimplenti non est adimplendum”) = perché ci sia  INADEMPIMENTO  non basta un  minimo marginale illecito, ma una VIOLAZIONE SOSTANZIALE. Per  “violazione sostanziale”si intende: a. ripudio del trattato non autorizzato della presente Convenzione; b. la violazione di una disposizione essenziale per la realizzazione dell'oggetto o dello scopo del trattato stesso.  Quando parliamo di “violazione sostanziale” facciamo riferimento all' importanza della disposizione violata quindi, 

anche quando questa violazione è secondaria di una violazione principale del  trattato, è pur sempre “sostanziale”; es. si pensi al trattato di disarmo x la costruzione di testate nucleari che impone un tetto massimo e la costruzione da parte di un paese di più testate che superino il limite rispetto a quello consentito = risulta essere una violazione sostanziale.  Consideriamo la VIOLAZIONE di: 

Trattati bilaterali 

Una  violazione  sostanziale  di  un  trattato  bilaterale,  ad  opera  di  una  delle  parti,  legittima  l'altra parte a sospensione, totale o parziale, della sua applicazione o far estinguere  il rapporto = si può dichiarare estinto il trattato x violazione sostanziale.  La  situazione  NON  è  complicata  dalla  presenza  di  più  contraenti  =  una  violazione  sostanziale legittima  l’altra  (che  può  decidere  se  invocare  la  violazione  come  motivo  di  ESTINZIONE  o  di SOSPENSIONE  –  accordo  formalmente  vigente  ma  temporaneamente  cessa  di  avere  effetti giuridici. Dipende da che Stati sono (es. USA‐Australia o USA‐Iran) = dinamiche tra parti contraenti. 

Trattati multilaterali (par.  2  art. 60 CV) 

Le cose si complicano; sono previste 3 situazioni in risposta ad una violazione: 1. La situazione più semplice è quando si ha UNANIMITA’ tra tutti gli ADEMPIENTI. I 

contraenti  possono  decidere  congiuntamente  di  sospendere  o  estinguere  totalmente  o parzialmente  l’accordo  oppure  possono  decidere  di  escludere  lo  Stato  inadempiente (l’accordo  cessa  di  produrre  effetti  per  l’inadempiente  mentre  continua  a  produrre  effetti giuridici per tutti gli altri) = ESPULSIONE definitiva o temporanea dello Stato inadempiente. 

2. Quando NON  c’è  unanimità  = DIVERSITA’  di  VEDUTE,  una  parte  colpita  in modo 

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particolare  dalla  violazione  può  sospendere  in  modo  totale  o  parziale  l'applicazione  del trattato nei suoi rapporti con lo Stato autore della violazione, ma non denunciare  = in questo modo  si  cerca  di  agire  in  modo  bilaterale,    sospendendo  individualmente  l'accordo  x  non estinguere  il  trattato  e  per  non  incidere  sugli  interessi  degli  altri  stati  contraenti.  NB:  Gli accordi  multilaterali  spesso  NON  si  limitano  a  stabilire  norme/disposizioni  sostanziali,  MA hanno una parte istituzionale volta a gestire l’accordo = una parte che STABILISCE cosa deve accadere  quando  c’è  INADEMPIMENTO:  può  prevedere  un  sistema  di  risoluzione  delle controversie (“regime sui generis”).  

3.  Se si ha una VIOLAZIONE molto molto grave: “modifica radicale della situazione di ciascuna parte”  =  qualsiasi  altra  parte  diversa  dallo  Stato  autore  della  violazione  può  invocare quest'ultima come motivo di  sospensione  totale o parziale dell'applicazione del  trattato per quanto  la  riguarda,  se  tale  trattato è di  tale natura  che una violazione  sostanziale delle  sue disposizioni ad opera di una delle parti modifica radicalmente la situazione di ciascuna delle parti per ciò che riguarda l'adempimento dei suoi obblighi ai sensi del trattato. Es. Trattati sul DISARMO. Supponiamo che al trattato partecipino 5 Stati; lo Stato A fa 20 testate nucleari in +; in risposta altrettanto fa lo Stato B: questo comporta una violazione sostanziale di B nei cfr di  A,  C,  D,  E.  In  qs  caso,  ciascuno  stato  è  autorizzato  a  NON  adempiere  senza  che  ciò  sia considerato violazione del trattato: REAZIONE A CATENA. 

26/3/2012 

Eccezioni all’applicazione dell’art. 60 CV 

Vi sono delle ECCEZIONI: l’art 60 PAR. 1 E 3 non vale per i diritti della persona e diritti fondamentali; l’art. 60 PAR. 5 non si applica a tutte le disposizioni di trattati che enunciano diritti fondamentali della persona umana.  

• trattati  umanitari  o  su  diritti  fondamentali  =  es.  disposizioni  che  proibiscono  qualsiasi  forma  di rappresaglia  nei  cfr  delle  persone  (ACCORDI  NON  SINALAGMATICI  –  basati  su  reciprocità,  ma  per PROMOZIONE di VALORI  comuni,  indivisibili);  anche  singole disposizioni  in  trattati  non dedicati  a  ciò  che trattano di diritti di persone od individui. 

• trattati sulle relazioni diplomatiche e consolari; regime privilegiato. NON legittimato un COMPORTAMENTO RECIPROCO. Art. 36 CV: Comunicazione con i cittadini dello Stato d’invio. SENTENZA CIG Germania vs USA caso LaGrand (giugno 2001). 

PARAGRAFO 4: si applica in caso di accordo fatto solo di disposizioni sostanziali; laddove il trattato abbia una parte che stabilisce come gestire un dissidio NON si applica quanto disposto (REGOLE DI CARATTERE SPECIALE vs regole di carattere generali: derogabilità da parte i una normativa speciale di una di carattere generale).  

Causa LaGrand 

Agenti consolari: possono avere un intervento importante laddove il cittadino dello stato terzo abbia a che fare con provvedimenti  penali.  Diritto/dovere  ad  assisterli,  ma  anche  i  converso  diritto  del  cittadino  dello  Stato  terzo  di richiedere  intervento  dell’agente  consolare.  Durante  una  sparatoria,  2  cittadini  tedeschi  vengono  arrestate  e detenuti negli Usa; nel 2001 sentenza sul merito: art. 36 configura qs diritto come INDIVIDUALE/della persona. La CIG afferma che gli USA hanno violato l’ art. 36 CV, non avendo dato comunicazione ai 2 fratelli del loro diritto di poter usufruire della protezione consolare(MANCATA ASISTENZA CONSOLARE);  inoltre gli USA hanno un ordinam. giuridico che non consente revisione del processo in presenza di un vizio così grave  = ulteriore violazione dell’art. 36 CV. La CIG chiede di modificare l’ordin. giuridico. Non indica alla Germania di DISAPPLICARE l’art. 36. 

2. Mutamento delle circostanze 

Altra  causa di  estinzione dell’accordo: MUTAMENTO delle CIRCOSTANZE  esistenti  al momento della  conclusione dell’accordo. Formulazione restrittiva: art. 62.  In linea di principio esso non è causa di estinzione (accordo bilaterale: viene meno sinallagmaticità = accordo posto nel  nulla)    o  recesso  dall’accordo  (fondamentale  non  x  la  totalità  delle  parti  contraenti;  le  altre  tali  e  l’accordo rimane in vigore) a meno che non si abbiano le seguenti circostanze: MUTAMENTO IMPREVEDIBILE 

L’ESISTENZA  di  queste  circostanze  è BASE  ESSENZIALE  del  CONSENSO  (in assenza  delle  quali  accordo  NON concluso) 

RIBALTAMENTO  del  P.  di  EQUILIBRIO  espresso dall’accordo: TRASFORMAZIONE RADICALE della portata degli OBBLIGHI che rimangono da adempiere 

NON  può  essere  invocato  come  motivo  di  estinzione  o  recesso  x  trattati  che  riguardano  la  FISSAZIONE  delle FRONTIERE  o  se  il  cambiamento  è  dovuto  al  comportamento  dello  Stato  che  lo  invoca  (MUTAMENTO  delle 

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CIRCOSTANZE  deve  essere  anche  INCOLPEVOLE).  Principio  dell’estoppel:  NON  ci  si  può  avvalere  di  una  propria negligenza. 

Caso Gabcikovo vs Nagymaros (2) (Ungheria  VS  Slovacchia):  La  CIG  ha  detto  che  gli  artt.  60‐62  CV  rappresentano diritto  consuetudinario  x molti aspetti; non dice se questo si ha  in  tutte  le parti. Doveva essere  fatto un grande complesso x  la produzione di E idroelettrica  e migliorare  navigazione  sul  corso  del  Danubio  tramite  un  sistema  di  dighe;  tratto  nuovo  di  25  km (anche  x  prevenire  inondazioni).  Trattato  del  1977  molto  difficile  da  realizzare;  in  Ungheria  pressioni  per  non rispettare l’accordo fanno sì che essa cessi di finanziare l’impianto; la Slovacchia devia unilateralmente l’acqua del Danubio = ALTRO INADEMPIMENTO. Vari argomenti x giustificare il proprio operato.  L’accordo si deve considerare estinto x mutamento  fondam delle circostanze rivendicato dall’Ungheria: 

• mutam regime politico da socialista a regime di mercato;  • nuove valutazioni econ = si guadagna meno;  • nuove conoscenze scientifiche = impatto ambientale molto serio;  • nuove norme di diritto internaz dell’ambiente, esplose con la Dich di Rio del 1992 sullo svil sostenibile 

dunque  qs  comporterebbe  l’estinzione  dell’accordo.  La  CIG  dice  che  qs  cause  NON  SONO  mutamenti IMPREVEDIBILI  e  FONDAMENTALI:  non  rilevano  situazioni  politiche;  non  è  vero  che  le  nuove  conoscenze  scient erano  imprevedibili  (previste  dal  trattato  =  revisione  in  caso  di  nuove  conosc  in  materia  ambientale),  tutto all’opposto. La CIG dice che nell’interpretare l’art. 62 CV si deve tener presente il principio PACTA SUNT SERVANDA (stabilità degli accordi/delle relazioni pattizie). 

27/3/2012 

 Impossibilita’ sopravvenuta dell’esecuzione del trattato 

“Ad possibilia  nemo  tenetur”:  nessuno è  tenuto  a  fare  cose  impossibili;  una parte può  invocare  l’impossibilità  di esecuzione come motivo di estinzione o recesso se questa impossibilità risulta dalla scomparsa o dalla distruzione definitiva di un oggetto indispensabile alla esecuzione del trattato = es. trattato di libera circolazione: se qualcosa la impedisce, allora viene meno l’oggetto (MA deve essere impossibilità definitiva). L’ art. 61 CV si riferisce anche al principio dell’estoppel = non si può trarre vantaggio da un proprio atto illegittimo (parte 2°). Es. TRATTATO sulle RISORSE NATURALI; se sono finiti i giacimenti di gas russi, tale esaurimento definitivo fa  estinguere  l’accordo  tra  Italia  e  Russa  per  la  fornitura  di  gas  (dovrà  corrispondere  un  indennizzo  nel  caso  di sfruttamento scriteriato). 

Caso Gabcikovo vs Nagymaros (3) Gli avvocati dell’Ungheria e della Cecoslovacchia hanno sviscerato molte tematiche sui trattati; dall’Ungheria viene addotta  anche  l’impossibilità  sopravvenuta  =  INVESTIMENTO  CONGIUNTO  compatibile  con  la  PROTEZIONE dell’AMBIENTE  è  l’oggetto  che  è  venuto meno;  l’Ungheria  è  in  difficoltà  economica  e  poi  le  nuove  conoscenze ambientali  dimostrano  che  l’ambiente  non  è  rispettato.  Tesi  smontata  dalla  CIG:  se  non  si  hanno  più  soldi  x finanziare l’opera, non è motivo di estinzione di un accordo internazionale. Si può casomai cercare di considerare ciò come causa di esclusione dell’illecito, ma l’accordo rimane (PAR. 102). Durante la Conferenza per la Conv. di Vienna era stata fatta la proposta di contemplare l’indisponibilità economica come impossibilità sopravvenuta. Poi si è convenuto x una nozione più ristretta. La  CIG  osserva  che  diverse  disposizioni  del  trattato  1977  avevano  previsto  l’apporto  di MODIFICHE  x  sviluppi  di carattere tecn, scient, econ = in tal caso i 2 Stati dovevano ACCORDARSI (PAR. 103). Inoltre la CIG ricorda il principio dell’ESTOPPEL:  impossibilità  sopravvenuta  non  può  essere  invocata  dalla  parte  che  ha  portato  all’impossibilità dell’esecuzione (illecito ungherese).  Altra  disposizione:  art.  63  =  “La  rottura  delle  relazioni  diplomatiche  e  consolari  fra  le  parti  di  un  trattato  non produce effetti sui rapporti giuridici instaurati fra di esse dal trattato, salvo nella misura in cui l'esistenza di relazioni diplomatiche o consolari è indispensabile all'applicazione del trattato”. NON c’è effetto immediato; es. caso India‐Italia:  2 Marò.  L’interruzione  delle  relazioni  diplomatiche  non  produce  alcun  effetto  sui  trattati  (possono  essere sospesi o estinti x fratture profonde). 

Effetti della guerra o stato di belligeranza  

Art. 73 CV: “Casi di successione di Stati, di responsabilità di uno Stato o di scoppio di ostilità = Le disposizioni della presente Convenzione non pregiudicano alcuna questione che potrebbe porsi a proposito di un trattato per il fatto di una successione fra Stati o in ragione della responsabilità internazionale di uno Stato o dello scoppio di ostilità fra Stati”. Nella CV NON ci si occupa di successione degli Stati (es. Cecoslovacchia che si scinde in 2); di responsabilità degli Stati (Progetto artt. su resp. intern 2001); dello scoppio di ostilità tra trattati. TUTTAVIA, caso x caso, si possono distinguere: 

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• trattati bilaterali = stato di belligeranza fa estinguere il trattato radicalmente incompatibile con lo stato di ostilità (es. trattato di alleanza militare); sospensione in caso di trattati che riguardano altro, es. commercio = sono le parti a decidere sugli accordi vigenti prima degli eventi bellici (principio volontà delle parti) 

• trattati multilaterali = lo stato di belligeranza se coinvolge solo alcune delle parti contraenti (NON TUTTE) può corrispondere a sospensione; ma  la questione si decide caso x caso; questione effetti  su  trattati  che hanno cm oggetto la tutela i diritti internazionali: NON si estinguono né si sospendono (CIG) ma rimangono VIGENTI  (vi  converge  tutta  la  giurisprud  internaz). Art.  4  dei Patti  sui  diritti  civili  e  politici  e Convenzione Europea Diritti Uomo  (art.  15):  compressione, ma NON x  tutela  alla  vita  e divieto di  tortura  (principio di diritto cogente, inderogabile).  

La guerra presuppone una dichiarazione formale; nel momento in cui uno Stato fa uso della forza, dopo la 2° GM, oggi non la chiama guerra.  PRIMAVERA ARABA: ci si riferisce ai conflitti nell’Africa sett e medio‐oriente, tra cui Libia. Risol 1970 del 2011 del CdS  ha  consentito  l’utilizzo  della  forza;  l’Italia  è  stata  sempre  sotto  tiro  della  LIBIA  =  i  Governi  italiani  avevano stabilito regime privilegiato con Libia: Commercio ed estrazione di petrolio e gas naturali; contratti x la costruzione di molte  infrastrutture  in  Libia  =  dal  2007  conclusi  diversi  accordi  e  fissato  un ACCORDO QUADRO  =  Trattato  di amicizia  e  partenariato  entrato  in  vigore  il  2  marzo  2009  (firmato  a  Bengasi  il  30  agosto  2008);  una  parte dell’accordo riguardava anche la POLITICA dell’IMMIGRAZIONE.  L’accordo bilaterale rimaneva in vigore dopo la Guerra in Libia? SOSPENSIONE: articolo di Natalino Ronzitti.  

Interpretazione degli accordi internazionali 

 C’è stata una notevole evoluzione in questo campo; grande spartiacque è la 2° GM: da un metodo SOGGETTIVO ad uno OGGETTIVO.  Categorizzazione,  anche  se  i  contorni  sono  indefiniti.  Cambiamento  da metodo  sogg  ad  ogg  = nasce dalla necessità di promuovere la formazione di d. intern. = accordi multilaterali aperti (criterio che parte dal sign letterale dell’accordo). 

• Metodo  soggettivo:  gli  interpreti  dovevano  ricostruire  la  VOLONTA’  delle  PARTI;  aveva  come  fine  tale ricostruzione  della  volontà  dei  sogg  che  avevano  sottoscritto  gli  accordi  (comunità  eurocentrica  che privilegiava le FORME del CONSENSO = consuetudine e accordi internazionali).  

• Dopo  la 2° GM: SALTO nella CULTURA GIUR INTERNAZ:  la Comunità  internaz converge vs promozione del diritto  internaz  attraverso  la  sottoscrizione  di  ACCORDI MULTILATERALI  APERTI  all’adesione  di  stati  che hanno deciso di aderire in un 2° momento. Es. CV (1969), Convenzione sul divieto di tortura etc. 

• Strumenti  articolati;  se  mantenuto  il  metodo  soggettivo  privilegiate  la  parti  che  hanno  contribuito  alla formazione del testo (INIQUITA’); ma anche una situazione di disincentivazione degli accordi multilaterali = non  si  può  avere  un  milione  di  internazionalisti  che  leggono  i  testi  preparatori.  Ha  iniziato  il  METODO OGGETTIVO,  codificato  da  artt.  31,  32,  33  della  CV  =  bisogna  guardare  al  testo  dell’accordo  (non influenzato dalla volontà delle parti contraenti) = Regole sull’interpretazione .  =  Questi  artt.  sono  espressione  del  diritto  internazionale  consuetudinario:  la  CIG  ed  altri  Tribunali internazionali  hanno  affermato  che  tali  artt  sono  DIRITTO  INTERNAZIONALE  GENERALE.  Es.  CIG Applicazione  della  Convenzione  x  la  Prevenzione  e  la  Repressione  del  genocidio  (Bosnia‐erzegovina  VS Serbia‐Montenegro) sent. 26.2.2007 par.160. Es. Causa Costarica vs Nicaragua sui diritti della navigazione e connessi sent. 13.7.2009 par.47 = Le regole interpretative fissate dalla CV vanno osservate da tutti, anche non aderenti (diritto generale anche SE NON cogente). 

L’art. 31 articola in cosa consiste il metodo oggettivo; se le parti intendevano attribuire un determinato significato e lo hanno espresso in modo chiaro, questo prevale sull’interpretazione (NON cogente). Criteri interpretativi sono: 

1. il CRITERIO TESTUALE,  par. 1: “seguendo il senso dei termini” = il testo. Leggere con attenzione il testo dell’accordo.  

2. il CRITERIO SISTEMATICO, “nel  loro contesto”: non basta  leggere  la singola disposizione, ma guardare dove è inserito e cosa dice l’accordo nel suo insieme. 

3. il CRITERIO TELEOLOGICO, “alla luce dell’oggetto e dello scopo” = portata utile a raggiungere l’obiettivo dell’accordo.  I 3 momenti non si possono scindere =  Interpretazione è attività olistica (siamo soggetti circolari). 

4. VOLONTA’ delle PARTI. Par. 2 =  il contesto  comprende preambolo  (parte che contiene  il DNA del codice stesso); strumenti  di  connessione  etc.    =  ogni  accordo  stipulato  dalle  parti  anche  in  altre  occasioni  (es.  accordi  paralleli, posto  che  tutte  le  parti  contraenti  li  hanno  sottoscritti)  =  verifica  di  ulteriori  manifestazioni  di  volontà.  PRASSI SUCCESSIVA delle PARTI CONTRAENTI (par.3).  MEZZI  COMPLEMENTARI  e  SUSSIDIARI:  art.  32.  Se  il  risultato  è  ambiguo  o  oscuro  o  assurdo  o  irragionevole, vengono  in  rilievo  mezzi  complementari  di  ausilio  e  NON  principali  (l’interprete  può  ricorrere  ai  lavori 

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preparatori/circostanze in cui il trattato è concluso) = mezzi ad adiuvandum; in rilievo dove interpretaz è oscura o ambigua;  Lavori  preparatori  =  ribadiscono  anche  la  bontà  del  risultato  interpretativo  raggiunto  secondo  i  criteri dell’art. 31 = METODO VOLONTARIO di INTERPRETAZIONE.  Art. 33: INTERPRETAZIONE degli ACCORDI PLURILINGUE: gli accordi sono redatti in almeno 2lingue (a meno che tra stati anglosassoni o francofoni); nel trattato di Lisbona 21 lingue ufficiali; tutte faranno EGUALMENTE fede. Ripresi i criteri  ermeneutici  esposti  negli  artt  precedenti.  Le  parti  possono  disporre  che  una  versione  sia  più  autorevole dell’altra  (x attenuare  la difficoltà dell’interpretazione): problemi politici‐sociali non secondari  (prevalenza di uno Stato  sull’altro? =  soluz  auspicata  raramente perseguita). Un  trattato  tradotto  in 4  lingue; poi  vi  aderiscono altri Stati: se arriva un’altra versione ufficiale, IDEM. Si presume che tutte le parole vengono ad avere lo steso significato = ma  se NON hanno  significato  coincidente,  si  adotta  il  senso  che permette  una migliore  conciliazione dei  testi; DISCORSO  CIRCOLARE  (è  importante  individuare  la  FINALITA’  dell’ACCORDO).  Ricerca  del  minimo  comune denominatore. 

28/3/2012 

Principio di integrazione sistemica 

Tale principio è espresso da art. 31 par.3 lett. c) della CV; “qualsiasi regola di D.I. applicabile tra le parti”; abbiamo molti  settori del diritto  internazionale  (D.  I.), es. diritto ambient., diritto penale, umanitario, dell’economia  (degli scambi  e  degli  investim.),  dei  diritti  internaz,  sul  disarmo  etc  =  l’interprete  deve  stare  attento  se  la  norma interpretata  è  in  armonia  con  le  altre  regole  internazionali.  Un  accordo  può  confliggere  con  un  altro  trattato (accordi confliggenti tra loro); l’interprete si deve attenere a qs principio: deve verificare l’armonia col resto del D. I. x evitare la frammentazione del diritto internazionale (dovuto all’esistenza di molti settori), innanzitutto col diritto consuetudinario  (norme  non  imperative  derogabili  tramite  accordo  oppure  norme  cogenti).  Le  parti  contraenti devono  essere  parti  interessate  di  tutti  gli  accordi.  NB:    Interpretare  un  trattato  in maniera  corrispondente  alle tendenze e agli orientamenti di fondo della Comunità Internazionale è l’OBIETTIVO.  

ESEMPI: CASO GAMBERETTI: WTO Panel Report on US –Shrimp (art. 21.5  Malaysia, 2001): riguarda la pesca di gamberetti, bandita  l’importazione dai  paesi  asiatici  da parte degli USA,  per  salvare  la  tartarughe  che  rimanevano  impigliate nelle reti. Si trattava di stabilire se poteva essere applicato un art. di un accordo (rif a risorse naturali esauribili?), l’ accordo GATT 1994. Il Panel  invoca il Principio di Interpretazioni Sistemiche x l’interpretazione di “risorse naturali esauribili”: comprese le TARTARUGHE? La Malesia e gli Usa (parti in disputa) hanno ratificato accordi sulla tutela di tutte le tartarughe marine; obblighi volti a preservazione ambientale, COMPRESE le tartarughine. “Alla luce di ciò si includono”. CASO OGM: Panel dell’ORGANIZZAZIONE MONDIALE del COMMERCIO: USA vs UE x quanto  riguarda  i prodottì OGM  (Biotech Products)  2006.  In  laboratorio  si modifica  il  codice genetico  in modo da  fornire proprietà di  altre sostanze. L’UE considera pericoloso tutto ciò che non si è ancora dimostrato NON NOCIVO x la salute. L’approccio statunitense è opposto: finchè non si prova che è pericoloso, è sano. Questo influisce sulle ricerche scientifiche: gli USA  hanno  una  posizione  potente  nella  produzione  di  organismi  geneticamente  modificati  =  conquista  del MONOPOLIO e quindi  cerca di esportare nei paesi  terzi.  L’UE ha  investito nella produzione biologica e cibi  senza additivi: ha fatto investimenti in altro campo; ha cercato di avvallare un approccio PRECAUZIONALE nel momento in cui  viene  attaccato  dagli  USA  (Protocollo  di  Cartagena);  il  Panel  del WTO  ha  detto  che  bisogna  vedere  le  parti contraenti del Protocollo di Cartagena = treaty system: esse non coincidono con quelle sottoscrittrici dell’org mond del Comm, OMC (non firmato dagli USA) né è diritto consuetudinario. Tuttavia, “riteniamo che un panel possa far rif ad altre disposizioni del D. I. se informative” = gli interpreti devono avere grande flessibilità x arrivare a risultati socialmente accettabili. Sottile linea di equilibrio.  

Interpretazione evolutiva  E’  un  aspetto  della  tecnica  interpretativa  degli  accordi  che  consente  di  cogliere  il mutare  del  costume  sociale; qualunque  accordo  internazionale,  specie  se  un  po’  datato  (ma  anche  10  anni),  pone  questo  problema:  di considerarlo alla luce dell’evoluzione dei tempi. Esprime una CONCEZIONE DINAMICA del DIRITTO.  

ESEMPI: CASO GAMBERETTI:  Avevamo un  gruppo di  paesi  asiatici  che  attaccava  gli USA;  nell’OMC  ci  sono  regole  su non discriminazione in base al processo produttivo = non si possono bloccare le esportazioni in base a ciò a meno che non sia nocivo per il consumatore. Gli USA si avvalgono dell’ eccezione (art. 20 let. g dell’accordo GATT: misure di ostacolo agli scambi se servono a preservare le risorse naturali esauribili); ma per i paesi asiatici (che reclamavano la liberalizzazioni degli scambi) le tartarughe capaci di riprodursi NON sono ESAURIBILI (solo le risorse NON VIVENTI, es. minerali, sono esauribili = LIMITATE x definizione). Risposta dell’organo di appello del WTO: 1998, par. 129: rif. alla  nozione  nel  suo  contesto  (include  il  preambolo  istitutivo  dell’OMC:  liberalizzazione  degli  scambi  è mezzo  x 

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incentivare  lo  svil econ, ma secondo  il principio dello  sviluppo sostenibile*‐ nel 1992 c’era  stata  la Dich di Rio‐ e della  preservazione  ambientale  =  *CONCETTO  che  integra  sviluppo:  1)  econ  2)  soc  3)  ambientale,  duraturo  nel tempo).  Dobbiamo  leggere  la  nozione  di  risorse  nat  sosten  alla  luce  del  preambolo  =  richiamate  le  RISORSE NATURALI viventi e non viventi. Motivazione articolata =  la  liberalizzazione sugli scambi è regolata! Termine NON Statico  nel  contenuto ma  EVOLUTIVO  =  “risorse  naturali  esauribili”;  i  lavori  preparatori  dicevano  “non  viventi”; norma inglobata nel sistema OMC del 1995 (anche se degli anni ’40). Duplice valenza del termine.  SENTENZA  NICARAGUA  vs  COSTA  RICA  sui  diritti  di  navigazione  –  diritto  perpetuo  garantito  al  Costa  Rica:  il trattato diceva che  il Costa Rica aveva diritto di navigazione nel  fiume Sant  Juan senza avere  imposte ulteriori;  il Nicaragua mette  in discussione questo  trattato  (del 1858; di durata  illimitata e bilaterale) e va davanti al giudice (siamo  nel  1988).  Il  trattato  era  in  spagnolo:  interpretazione  del  termine  “con  objectos  de  commercio”  (sua portata).  La  traduzione  in  inglese  è  prassi  successiva:  data  al  giudice  Cleeveland  perché  approvata  dalle  parti;  il giudice  si  rifiutava  di  leggere  in  spagnolo.    Il  Nicaragua  affermava  che  il  termine  volesse  dire  “con  oggetti  di commercio” (no turisti, no navi con oggetti da vendere); il Costa Rica include le attività di comunicazione: il fiume poteva  portare  servizi  sanitari,  di  istruzione  e  di  sicurezza  =  NOZIONE  +  AMPIA.  Le  parti  non  hanno mai  avuto intenzione  di  cristallizzare  la  nozione;  rif.  alla  volontà  delle  parti  (tratta  da  prassi  successiva).  Par.  64:  “dare  ai termini utilizzati un significato e un contenuto suscettibile di evolversi” = trattato di durata illimitata. Richiamo alla GIURISPRUDENZA PRECEDENTE: possibilità x il Costa Rica di trasportare persone e beni (in entrambi i casi attività di tipo  commerciale);  respinte  letture  del  costa  Rica  sulla  possibilità  di  apportare  servizi  sanitari,  istruzione  e  di sicurezza = trasporto di militari (ESEMPIO CHIARO di INTERPRETAZIONE EVOLUTIVA). 

Adattamento al diritto internazionale 

L’art. 10 della Cost. italiana 

Rif. art. 10 della nostra Costituzione: questa frase è indicata come “trasformatore permanente”del nostro sistema giuridico che si conforma al D.I.; l’art 10 comma 1 Cost “L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute” vale solo per le consuetudini internazionali. La  Costituzione  non  prevede  nessun  procedimento  ad  hoc  dell’adattamento.  Si  parla  di  ADATTAMENTO AUTOMATICO  (senza  bisogno  di  una  legge  costituzionale).  Il  rango  delle  norme  è  dunque  COSTITUZIONALE  =  il trasformatore permanente è contenuto in una norma costituzionale (rif. DIRITTO CONSUETUDINARIO); in ogni caso se  c’è  conflitto  prevale  la  nostra  Costituzione  (TEORIA dei  CONTROLIMITI). Occorre  una pronuncia  del  giudice  x riscontrare illegittimità costituzionale delle norme interne x incompatibilità col diritto consuetudinario. Principio  dell’ OBBLIGO  di  INTERPRETAZIONE  CONFORME del  diritto  interno  al  diritto  internazionale  generale: esigenza con risvolti pratici; ottenere una pronuncia di incostituzionalità richiede tempo e denaro. Si tratta di una NORMA APERTA; consente di introdurre in maniera sistematica i principi internazionali nel sistema italiano;  prima  il  sistema  era  autarchico:  APERTURA  INTERNAZIONALISTICA  (ci  si  apre  all’esterno).Laddove  ci  sia conflitto con valore fondante della nostra Costituzione, questo prevale (“controlimiti”). Avremo dunque 2 ordinam giuridici distinti che COMUNICANO ATTRAVERSO IL DIRITTO COSTIT (ponte levatoio).  

2 APRILE ALEX 

Concezioni del rapporto tra diritto interno e diritto internazionale 

Ci sono 2 concezioni  sul rapporto tra diritto internazionale e diritto interno dello Stato: monista e dualista. MONISTA  L’ordinamento interno e internazionale costituiscono un unico grande sistema giuridico; 

1.Monista di orientamento INTERNAZIONALE: Il diritto Internazionale e i diritti degli Stati costituiscono un unico grande ordinamento giuridico il cui apice  è  il  diritto  internazionale;  di  conseguenza,  le  norme  internazionali  sarebbero  direttamente applicabili all’interno degli ordinamenti giuridici nazionali e, nel caso di conflitto con norme  interne, prevalgono quelle internazionali; inoltre, non richiedono nessun procedimento 2.Monista di orientamento NAZIONALISTA: Alla fine dell’ 800, con l'influenza del positivismo, matura la concezione secondo cui il diritto si identifica esclusivamente con il diritto posto direttamente dallo Stato,  quindi  le  norme  internazionali  potrebbero  considerarsi  vere  e  proprie  norme  giuridiche  solo nella misura in cui lo Stato, autolimitandosi, ne consentisse l’applicazione al proprio interno; in virtù di questo,  abbiamo  sempre  come  risultato un unico ordinamento  giuridico ma  il  diritto  internazionale viene  visto  come  una  sorta  di  diritto  statale  esterno  e,  se  vi  è  contrasto  tra  le  norme  interne  e  le norme internazionali, prevale particolare. il diritto interno. 

DUALISTA 

L’ordinamento interno e internazionale sono autonomi e distinti; è tutt'ora affermata dalla dottrina e viene  considerata  la  versione  “aggiornata”  del  monismo  nazionalista:  vi  sono  da  un  lato  gli ordinamenti  interni  degli  Stati  e,  dall'altro  lato,  un  ordinamento  internazionale;  quindi  questa 

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concezione configura gli ordinamenti interni degli Stati come ordinamenti giuridici distinti e separati, non  solo  tra  di  loro  ma  anche  rispetto  al  diritto  internazionale;  gli  ordinamenti  degli  Stati  e l'ordinamento  internazionale sono collegati  tra  loro attraverso  il modo  in cui  le regole  internazionali vengono recepite dagli Stati, cioè attraverso le procedure interne di adattamento che lo Stato attiva per attribuire efficacia giuridica alla norma internazionale nel suo ordinamento (= il collegamento è un collegamento di natura interna perché fatto con regole interne statali). Sul piano pratico, il dualismo consente  comunque  di  garantire  la  diretta  applicabilità  delle  norme  internazionali,  in  quanto  c'è  la loro prevalenza, in caso di contrasto, sulle norme nazionali. 

Il procedimento di adattamento 

I procedimenti di adattamento del diritto statale al Diritto Internazionale sono essenzialmente due: ORDINARIO 

Avviene  mediante  la  riformulazione  delle  norme  internazionali  mediante  norme  interne corrispondenti  (es:  con  norme  statali  costituzionali,  legislative,  amministrative).  In  Italia  il procedimento  ordinario  si  segue  solo  in  via  eccezionale,  preferendosi  il  procedimento  speciale;  è necessario  ricorrere  al  procedimento ordinario di  adattamento per norme  internazionali non  self‐executing,  quindi  non  direttamente  applicabili;  in  questo  caso  è  possibile  ricorrere  solo  al procedimento  ordinario  perché  c'è  bisogno  di  un’opera  attuativa  o  integrativa  da  parte  del legislatore interno per renderle operative e applicabili. Si parla di norma SELF‐EXECUTING quando la norma è chiara e non da problemi interpretativi, non ha  bisogno  di  ulteriori  integrazioni  per  essere  eseguibile,  è  una  norma  incondizionata;  quindi suscettibile di diretta applicazione e contiene  in sé tutti gli elementi  idonei a consentire, a chi deve applicare  le norme  interne di adattamento, di ricavare dal contenuto della norma internazionale,  il contenuto delle norme interne che servono a dare esecuzione alla norma internazionale. 

SPECIALE  Avviene mediante  il  rinvio  che  consiste  nell’adozione  di  una  norma  interna  che  rinvia  alle  norme internazionali  e  le  rende  applicabili  all’interno  dello  Stato  (l’operatore  giuridico  interno  può applicare direttamente la norma internazionale, come vorrebbe l’impostazione monista; però, ciò è possibile, coerentemente con le premesse teoriche del dualismo, solo in virtù della norma interna che  ne  ordina  l’applicazione).  Il  vantaggio  principale  del  procedimento  speciale  consiste  nella flessibilità dell’adattamento. Il procedimento SPECIALE di adattamento può essere di due tipi:  

• Rinvio automatico e permanente:  in questo caso  la norma  interna ordina  l’applicazione di tutte  le  norme  internazionali  prodotte,  si  rinvia  ad  una  fonte  internazionale  e  si  include anche gli sviluppi e le deroghe, cioè gli ulteriori accordi che si formeranno in futuro; quindi le norme internazionali vengono prodotte da una determinata fonte; 

• Rinvio ad hoc: la norme interna non rinvia a tutte le norme internazionali, ma rinvia ad una singola norma internazionale, o a determinati gruppi di norme internazionali. 

In  Italia,  solitamente  si  utilizza  questo  procedimento  di  adattamento  per  ciascun  trattato internazionale stipulato dallo Stato cioè mediante l'intervento del legislatore nazionale attraverso il c.d. “ordine di esecuzione”, contenuto in una legge ad hoc, generalmente una legge ordinaria, in cui il  parlamento  si  limita  a  riprodurre  il  testo  dell'accordo  facendolo  precedere  dalla  immesse nell’ordinamento interno mano a mano che esse si formano, senza bisogno di ulteriori interventi da parte del  legislatore nazionale. Viene usata  la  formula: “piena ed  intera esecuzione viene data al seguente trattato” (rinvio= come per le consuetudini secondo l’art. 10 Cost, le regole giuridiche non vengono recepite nell'ordinamento nazionale attraverso riformulazione, si  rinvia al  testo originario della norma internazionale).  Questo  procedimento  vale  per  le norme  convenzionali  (trattati  internazionali) e  questa  prassi  si inserisce nell'esigenza costituzionale della partecipazione e del controllo parlamentare rispetto alla gestione  della  politica  estera  del  paese  e,  generalmente,  le  leggi  che  contengono  l'ordine  di esecuzione coincidono con le leggi di autorizzazione alla ratifica del trattato da parte del Capo dello Stato ai sensi dell'art. 80 cost. e dell'art 87 cost. 

Nell’ordinamento italiano 

Adattamento alle Consuetudini 

Adattamento dell'ordinamento giuridico italiano al diritto internazionale generale (consuetudini internazionali): 

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Art.  10,  comma  1,  Cost.:  «l’ordinamento  giuridico  italiano  si  conforma  alle  norme  del  diritto  internazionale generalmente  riconosciute»  =  Procedimento  speciale,  rinvio  automatico  e  permanente.    Gli  operatori  giuridici italiani  possono  applicare  direttamente  le  norme  del  diritto  internazionale  generale,  anche  in  assenza  di  una normativa  nazionale  di  attuazione,  purché  si  tratti  di  norme  auto‐applicative  (self‐executing).  Ad  esempio:  sono applicate direttamente dai giudici italiani le norme relative all’immunità degli Stati stranieri dalla giurisdizione civile e alle immunità giurisdizionali degli organi degli Stati stranieri. RANGO DELLE NORME INTERNAZIONALI CONSUETUDINARIE nell'ordinamento giuridico italiano: il rango della consuetudine  internazionale  è  superiore  a  quello  della  legge  ordinaria;  una  disposizione  di  legge  interna  in contrasto  con  il  diritto  internazionale  generale  è  incostituzionale per  contrasto  con  l’art.  10 Cost  =  hanno  rango costituzionale e quindi in caso di contrasto prevalgono sulle leggi ordinarie. Il giudice italiano NON può disapplicare la  norma  interna  ritenuta  in  contrasto  con  la  consuetudine  internazionale:  deve  sollevare  la  questione  di costituzionalità dinanzi  alla Corte  costituzionale  (in  Italia  il  controllo di  costituzionalità delle  leggi  non è diffuso). Obbligo di interpretare la norma interna in modo conforme al diritto internazionale generale.  Le norme del diritto internazionale generale e le norme costituzionali in linea di principio sono norme di pari rango.  

Sentenza Russell 

Sentenza  Russel,  Corte  costituzionale  italiana,  1979:  Il  colonnello  Russel,  diplomatico  canadese  a  Roma,  con qualifica  di  esperto  militare,  era  stato  citato  in  giudizio  da  una  società  immobiliare  per  il  mancato  pagamento dell'affitto della sua abitazione privata; i suoi legali dicono, a sua difesa, che il canone di locazione non deve essere pagato ed  inoltre egli non può essere accusato dallo Stato che  lo ospita  fino alla  fine del  suo mandato perché è protetto, in quanto agente diplomatico, dall'immunità giurisdizionale sia in base al diritto internazionale generale, in base alla Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche.  Il Tribunale di Roma sollevava dinanzi alla Corte  la questione dell’incostituzionalità della secolare norma sull’immunità diplomatica per contrasto, tra  l’altro, con: 

• l’art.  24  della  Cost,  la  disposizione  che  sancisce  il  diritto  alla  tutela  giurisdizionale  dei  propri  interessi  e diritti legittimi (“Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi), in quanto l'immunità dalla giurisdizione civile escluderebbe la garanzia di diritti inviolabili dell'uomo, tra cui v'è quello di  agire  in  giudizio  per  la  tutela  dei  propri  diritti  ed  interessi  (in  questo  caso  dell'affittuario),  risultando eccessivamente onerosa l'azione di fronte ai giudici dello Stato accreditante (artt. 2 e 24 Cost.); 

• l'art.  10 della Cost.,  la  stessa  immunità  creerebbe una disparità  di  trattamento  tra  cittadini  e  stranieri  o anche tra stranieri. Infatti, i diplomatici, pur restando titolari del diritto di azione, avrebbero il privilegio di non poter esser convenuti in giudizio, con conseguente violazione degli articoli 3,1° comma e 10, 2° comma Cost. (Art. 10, 2° comma: “La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali”). 

La Corte ritiene che l'ordinamento italiano si è adeguato, ancor prima dell'entrata in vigore della Costituzione, alla norma  di  diritto  internazionale,  generalmente  riconosciuta,  che  ha  sancito  l'obbligo  degli  Stati  di  riconoscere reciprocamente ai propri rappresentanti diplomatici  l'immunità dalla giurisdizione civile, anche per gli atti posti  in essere  quali  privati  individui.  La  consuetudine  è  sorta  non  per  attribuire  un  privilegio  personale,  ma  al  fine  di assicurare in ogni caso che il diplomatico possa compiere il suo lavoro. La Corte ritiene di applicare il principio di specialità  ed  ha  affermato  il  criterio  dei  contro  limiti.  La  CORTE  COSTITUZIONALE:  dichiara  non  fondata  la questione di legittimità costituzionale concernente l'immunità diplomatica dalla giurisdizione civile. La definizione di quali norme debbano prevalere dipende da 2 criteri: CRITERIO  DI  SPECIALITA’:  La  CC  ritiene  che  il contrasto  sia  soltanto  apparente  e  risolubile applicando  tale  principio  =  le  deroghe  alla giurisdizione derivanti dall'immunità diplomatica non  sono  incompatibili  con  le  norme costituzionali  invocate,  in  quanto  necessarie  a garantire  l'espletamento  della  missione diplomatica,  istituto  imprescindibile  del  diritto internazionale. 

TEORIA dei CONTROLIMITI: La CC afferma, in rif. alle norme di D.I.  generalmente  riconosciute  venute  ad  esistenza  dopo  la Costituzione,  che  il meccanismo  di  adeguamento  automatico non può consentire la violazione dei principi fondamentali del nostro  ordinamento  costituzionale,  operando  in  un  sistema costituzionale che ha  i  suoi cardini nella  sovranità popolare e nella  rigidità  della  Costituzione;  le  norme  internazionali consuetudinarie  non  possono  derogare  ai  «principi fondamentali» della Costituzione (impostazione dualista). 3 APRILE ALEX 

Adattamento ai trattati 

Non vi sono regole ad hoc per l’adattamento /recepimento del trattati.  Di solito si segue il procedimento speciale. TRATTATI STIPULATI  IN FORMA SOLENNE E SEMPLIFICATA: Un trattato è un trattato, fonte autonoma di diritti ed 

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obblighi giuridici internazionali e non semplice “statuizione autorevole” o soft‐law, solo dopo che esso è entrato in vigore  internazionalmente. Ne deriva che  l'ordine di esecuzione avrà efficacia solo dopo che esso sarà entrato  in vigore  internazionalmente,  cioè  dopo  che  si  sia  raggiunto  il  numero  di  ratifiche  necessarie  previsto  dal  testo negoziale.  I TRATTATI STIPULATI IN FORMA SOLENNE rientrano nell’art. 80 Cost. con l’adozione di una legge con il cd. Ordine di esecuzione  contenuto in una legge ordinaria la cui formula di rito che è: “piena ed intera esecuzione è data al trattato  a  partire  dalla  sua  entrata  in  vigore”  coincide  con  le  leggi  di  autorizzazione  alla  ratifica  del  Trattato  da parte del PDR ai  sensi dell'art.  87  (Art.87: “  Il  Presidente della Repubblica.......  accredita e  riceve  i  rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere....”) e dell'art. 80 che specifica quando occorre l'autorizzazione delle Camere.(Art.80:”Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati  internazionali  che  sono  di  natura  politica,  o  prevedono  arbitrati  o  regolamenti  giudiziari,  o  importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi”). La RATIFICA è il  momento nel quale lo Stato, parte dell'accordo, manifesta la propria volontà. Per  i TRATTATI STIPULATI IN FORMA SEMPLIFICATA non è necessaria  legge di autorizzazione alla ratifica e non è necessario  un  decreto  del  P.D.R.  contenente  la  ratifica.  É  costituzionalmente  ammissibile  ma  solo  nel  1984  il Parlamento  italiano  ha  provveduto  finalmente  a  svolgere  comunque  una  funzione  di  raccordo,  assicurandone  la pubblicità anche di questi  trattati,  che verranno pubblicati  sulla Gazzetta Ufficiale  anche quando non  la  legge di autorizzazione alla ratifica o il decreto del PDR; questa funzione in termini di raccordo tra trattato internazionale e organi  interni  serve  a  garantire  massima  trasparenza  e  pubblicità  (e  pubblicità  ed  informazione  sono  infatti condizione necessaria, anche se non sufficiente, per poter dare adeguata osservanza delle regole internazionali). 

RANGO dei trattati internazionali nell'ordinamento giuridico italiano 

Nel rapporto tra trattato e Costituzione prevale la Costituzione;  il giudizio di costituzionalità ha ad oggetto non il trattato  in  quanto  tale,  ma  la  legge  che  contiene  il  relativo  ordine  di  esecuzione,  di  recepimento dell'accordo;  la  Corte  costituzionale  può  dichiararne  l’illegittimità  parziale,  cioè  limitatamente  ad  una singola  disposizione  del  trattato  che  è  in  contrasto  con  la  Costituzione  (es.  Caso  Venezia  =  illegittimità dell'art. 9 del Trattato Bilaterale di Italia e Stati Uniti sull’ estradizione). 

Il caso Venezia 

Caso Venezia, Corte costituzionale, 1996: Contro il decreto del Ministro di Grazia e Giustizia con cui si concede al Governo degli Stati Uniti l'estradizione del cittadino italiano Pietro Venezia, raggiunto da provvedimento restrittivo dal giudice della contea di Dade (Florida) condannato alla pena di morte, il Tribunale promuoveva la questione di legittimità costituzionale  

• in base agli articoli 2 (Art. 2 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo....”), 3, 11 e 27, 4° comma (Art. 27, 4° comma: “Non è ammessa la pena di morte”) della Costituzione  

con riferimento alle segg. leggi: • sia  dell'art.  698,  2°  comma,  del  codice  di  procedura  penale,  norma  generale  sulla  concessione 

dell'estradizione;  • sia  della  legge  n.225/  1984  (Ratifica  ed  esecuzione  del  trattato  di  estradizione  tra  il  Governo  della 

Repubblica italiana e Stati Uniti d'America, firmato a Roma il 13 ottobre 1983), nella parte in cui ratifica e dà esecuzione all'art.  IX del  trattato  stesso dove  si prevede  l'estradizione anche per  i  reati puniti  con  la pena capitale a  fronte dell'impegno assunto dal Paese  richiedente –  con garanzie  ritenute  sufficienti  ‐  a non infliggere la pena di morte o, se già inflitta, a non farla eseguire. 

Nel  nostro  ordinamento,  in  cui  il  divieto  della  pena  di  morte  è  sancito  dalla  Costituzione,  la  formula  delle "sufficienti assicurazioni" ai fini della concessione dell'estradizione per fatti per cui è prevista la pena capitale nello Stato  estero  non  è  costituzionalmente  ammissibile  perché  il  divieto  contenuto  nell'art.  27,  4°  comma,  della Costituzione, e i valori ad esso sottostanti ‐ primo fra tutti il bene essenziale della vita ‐ impongono una garanzia assoluta.  CORTE  COSTITUZIONALE:  dichiara  illegittimità  costituzionale  dell'art.  698,  2°  comma,  del  codice  di procedura  penale,  riferita  alla  legge  n.  225  del  1984,  nella  parte  dell'art.  IX  del  trattato  di  estradizione  tra  il Governo  italiano  e  quello  degli  Stati  Uniti  d'America,  per  contrasto  con  gli  artt.  2  e  27,  4°  comma,  della Costituzione. 

Nel rapporto tra trattato e norme italiane che hanno il rango di legge ordinaria il contrasto non è risolvibile in via interpretativa in quanto nulla ci aiutava a regolare tale rapporto prima del 2001; i già menzionati art. 80 e 

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art. 87 si  limitavano a disciplinare soltanto  le modalità di conclusione degli accordi, senza nulla prevedere sul problema del rango delle norme convenzionali.  

Fino  al  2001  l'Accordo  internazionale  assume  lo  stesso  rango  della  legge  di  recepimento.  Quindi  la  prassi antecedente  al  2001,  secondo  l'  “ordine  di  esecuzione”  fornito  attraverso  leggi  ordinarie,  le  rendeva  derogabili attraverso da leggi successive di pari grado configgenti (“principio della lex posteriori”) o da leggi aventi specialità per  materia  o  per  limitatezza  dei  suoi  destinatari  (“principio  delle  lex  specialis”).  A  tale  considerazione  fanno eccezione (prevalenza dei trattati per 2 categorie di accordi):  Trattati  relativi  alla  condizione  giuridica  dei  cittadini stranieri,  trattati  relativi  alla  tutela  dei  diritti  dell’uomo, assorbimento  delle  norme  sul  trattamento  dei  cittadini stranieri da parte di quelle sulle tutela dei diritti umani  in rif. all’art. 10, comma 2, Cost: “la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla  legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali” 

Trattati  istitutivi  delle  organizzazioni  internazionali che comportino limitazioni di sovranità in rif. all’art. 11 cost. “L’Italia consente, in condizioni di parità con gli  altri  Stati,  alle  limitazioni  di  sovranità  necessarie ad un ordinamento che assicuri  la pace e  la giustizia tra  le  Nazioni”  e  “promuove  e  favorisce  le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”  

La legge cost. 3/2001 e la Legge La Loggia 

Legge  costituzionale  18  ottobre  2001,  n.  3  (c.d.  legge  sul  federalismo)  che  ha modificato  l’  art.  117  Cost.  «La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento  comunitario  [UE]  e  dagli  obblighi  internazionali.» Questa  legge  costituzionale  è  stata  integrata con Legge 5 dicembre 2003 n. 131 (Legge La Loggia) di attuazione  = Art. 1. (Attuazione dell'articolo 117, primo e terzo comma, della Costituzione, in materia di legislazione regionale). Costituiscono vincoli  alla potestà  legislativa dello  Stato e delle Regioni,  ai  sensi  dell'articolo 117, primo  comma, della Costituzione, quelli derivanti: 

1. dalle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute, di cui all'art. 10 della Costituzione,  2. da accordi di reciproca limitazione della sovranità, di cui all'art. 11 della Costituzione, 3. dall'ordinamento comunitario e dai trattati internazionali. 

Questa legge costituzionale è innovativa con riguardo agli obblighi internazionali derivanti dai trattati, visto che per il diritto consuetudinario si occupa l'art. 10, 1° comma che conferisce alle consuetudini rango costituzionale. In  virtù  dell'art.  117,  1°  comma  gli  obblighi  internazionali  derivanti  dai  trattati  e  norme  internazionali  hanno prevalenza  sulle  norme  interne  configgenti  di  rango, ma  non  sono  di  rango  costituzionale  =  PREVALENZA DEGLI OBBIGHI UE/INTERNAZIONALI SULLA NORMATIVA INTERNA  Qual' è la portata legislativa dell'art. 117 nuovo testo 2001? CORTE  COSTITUZIONALE  con  alcune  sentenze  del  2007  ed  altre  del  2010:  “il  parametro  costituzionale  comporta l'obbligo per  il  legislatore ordinario di  rispettare  le norme  convenzionali  internazionali  con  la  conseguenza  che  la norma nazionali  incompatibile con gli “obblighi  internazionali” di cui all'art. 117, 1° comma, viola per ciò stesso  il parametro costituzionali”.....”spetterebbe al giudice  il compito di  interpretare  la norma interna  in modo conforme alla disposizione  internazionale, entro  i  limiti nei quali ciò sia permesso dai  testi delle norme. Qualora ciò non sia possibile, ovvero dubiti della compatibilità della norma interna con la disposizione convenzionale “interposta”, egli deve investire la Corte Cost. della relativa questione di legittimità.”. La Corte ha escluso che alle norme contenute nei  trattati  possa  essere  attribuito  rango  costituzionale;  l'interprete,  prima  di  tutto,  deve  chiedersi  se  la  norma interna  sia  veramente  in  contrasto  con  gli  obblighi  internazionali  quindi  prima  va  fatta  un'INTERPRETAZIONE CONFORME;  se questo non va a buon  fine:  il  giudice nazionale non ha  il potere di disapplicare  la norma  interna contrastante con il trattato, deve rinviare alla Corte Cost. per far dichiarare la norma interna, incompatibile con il trattato  internazionale,  come  incostituzionale  ai  sensi  dell’art.  117,  comma  1,  Cost.  [VEDI  Sentenza  CCI  del  12 marzo 2010 n. 93]. 

4 APRILE io e ALEX 

Le Regioni e l’attuazione degli obblighi internazionali 

RUOLO DELLE  REGIONI NELL'ATTUAZIONE DEGLI OBBLIGHI  INTERNAZIONALI:  Le  regioni,  nell'adattamento  degli obblighi internazionali, hanno un ruolo molto importante affinché l'Italia rispetti agli obblighi internazionali essendo il  nostro  ordinamento  uno  Stato  Regionale  e  per  certi  aspetti  Federale  (con  rif  al  nuovo  all'art.  117  e  alla  legge costituzionale 18/10/2001 n.3  c.d.  legge  sul  federalismo).  La NORMATIVA DI RIFERIMENTO è  incentrata  sull’ art. 117, comma 5, Cost.: «Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano  alle  decisioni  dirette  alla  formazione  degli  atti  normativi  comunitari  e  provvedono  all'attuazione  e all'esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell'UE, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza». 

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Le  regioni  hanno  un  ruolo  significativo  nella  fase  ascendente  cioè  hanno  un    ruolo molto  importante  dal  p.d.v. partecipativo in quanto partecipano agli atti, all'esecuzione e attuazione degli accordi internazionali e atti normativi Ue,  nelle  materie  di  loro  competenza  esclusive  e  nelle  materie  di  competenza  concorrenti.  Ma  il  soggetto responsabile del  rispetto degli obblighi  internazionali  è SOLO  lo Stato  sul piano  Internazionale.    LO STATO DEVE: rispettare  le  regole  costituzionali  che  riguardano  la  ripartizione  del  potere  tra  Stato  centrale  e  enti  territoriali adottare  provvedimenti  che,  da  un  lato,  spingano  regioni  e  province  autonome  a  compiere  il  loro  dovere  e, dall'altro  lato,  in  caso di mancato adempimento deve predisporre  la procedura  stabilita da  legge dello Stato che consentano l'esercizio del potere SOSTITUTIVO alle regioni e alle province.  Legge 5 dicembre 2003 n. 131 (Legge La Loggia) definisce il   potere sostitutivo dello Stato: Art. 120 Cost “Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica.  La legge definisce le procedure atte a garantire che i poteri sostitutivi siano esercitati nel rispetto del principio di sussidiarietà e di leale collaborazione.”  Art.  117  co.5  della  Costituzione:  partecipazione  nella  fase  ascendente;  esecuzione  ed  esecuzione  degli  accordi internazionali. Ruolo significativo. Dovere che riguarda solo le competenze esclusive o concorrenti della regione. Il soggetto responsabile è lo Stato centrale; la repubblica italiana deve rispettare le regole costituzionali e spingere le regioni  a  compiere  il  loro  dovere  e  predisporre  strumenti  e  procedure  che  consentono  allo  Stato  centrale  di sostituirsi  alle  Regioni/Province  autonome  (art.  120  Cost.)  nel  caso  di  mancato  rispetto  di  norme  o  trattati internazionali. Rispetto del principio di  sussidiarietà e di  leale collaborazione. Legge LA LOGGIA, n.131 del 5 dic 2003:  definisce  la  tempistica  (le  dinamiche  tra  stato  centrale  e  province/regioni)  a  fronte  di  un  presunto inadempimento degli obblighi internazionali = Il governo deve sollecitare ad adempiere agli obblighi ex art. 117 e da  un  tempo  per  l'adempimento;  dopodiché,  se  entro  questo  termine  di  tempo  non  c'è  stato  adempimento  o quanto  adempiuto  non  è  soddisfacente,  il  governo  si  sostituisce  ed  adempie  egli  stesso.  In  caso  di  emergenza interviene subito il governo senza dare termine di tempo e senza chiedere spiegazioni ed adempie direttamente. 

La legge regionale pugliese sull’Immigrazione 

CCI,  sentenza  del  22  ottobre  2010  n.  299  (Regione  Puglia):  Riguarda  la  regione  Puglia  che  aveva  adottato normativa molto articolata  in materia di  immigrazione (premunendosi x  la gestione di qs fenomeno sociale). Essa prevedeva la possibilità x gli immigrati (regolari o irregolari) di accedere alle strutture sanitarie (diritto alla salute); predisposizione di un fondo x  il pagamento di un fondo legale; concesse condizioni di maggior favore x  i cittadini comunitari;  attuazione  dei  principi  di  una  convenzione  internazionale  x  la  protezione  diritti  lavoratori  approvata dalle Nazioni Unite nel 1990 (in vigore nel 2003; l’Italia non ha ratificato ancora qs convenzione). L’avvocatura dello Stato  sosteneva  che  la  Puglia  attuava  quella  convenzione  in  modo  costituzionalmente  illegittimo;  la  Corte Costituzionale richiama la l. Turco‐Napolitano in materia di immigrazione. La potestà legislativa regionale non può riguardare aspetti riguardanti provvedimenti su politiche di immigrazione. Nei cfr dei cittadini di paesi terzi (eccetto UE)  lo  Stato  Territoriale  ha  il  potere  di  stabilire  chi  far  entrare  o meno  (politiche  di  programmazione  sul  flusso d’ingresso nel territorio: di competenza esclusiva dello Stato centrale); altri aspetti centrali x l’integrazione sono di competenza anche delle regioni.  (P. 265 errore par. 5 “dubita della  legittimità costituzionale”:  la regione ha agito ultra  vires,  oltre  le  proprie  competenze:  ESECUZIONE  ed  ATTUAZIONE  degli  accordi  internazionali,  MA  NON POSSONO CONCLUDERLI!!!).  La regione Puglia aveva adottato una legislazione molto ampia ed articolata in materia di immigrazione; non deve stupire che alcune regioni adottino una legislazione regionale ampia e articolata in materia di immigrazione se essa si  trova  in  una  posizione  di  zona  costiera  dove  avvengono  grandi  flussi  di  immigrazione  soprattutto  clandestina perché per queste regioni servono delle misure idonee per affrontare questi flussi.   La Regione Puglia emanò una legge regionale in cui prevedeva: 

• possibilità  x  immigrati  (sia  regolari  che non) di  accedere  alle  strutture  sanitarie della  regione  (diritto  alla salute); 

• predisposizione di un fondo x sostenere le spese legali x gli immigrati irregolari (gratuito patrocinio); • usando  questa  legge  regionale  veniva  concesso  anche  ai  cittadini  extracomunitari  di  beneficiare  di  uno 

status pari a quello attribuito ai cittadini europei, laddove appartenessero ad uno status meno importante e non avessero condizioni assimilabili agli immigrati regolari; 

• altro  ASPETTO  MOLTO  IMPORTANTE:  con  questa  legge  regionale  la  Regione  Puglia  adottava  a  livello regionale una Convenzione internazionale x la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie  (firmata  nel  1990  ma)  entrata  in  vigore  nel  2003  delle  Nazioni  Unite  che  l'Italia  non  aveva ratificato. Ad oggi l'Italia non ha ratificato questa Convenzione. 

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Laddove una regione assuma una competenza ultra‐vires, aldilà delle competenze attribuite dalla Cost, viene fatto un  controllo  statale.  L'avvocatura  di  Stato  rileva molti  profili  di  incostituzionalità  della  legge  pugliese,  perché violava competenze statali esclusive e con questa legge si attribuiva competenze centrali: 

da  un  lato,  costituendo  un  fondo  x  la  difesa  legale  (gratuito  patrocinio  degli  immigrati)  mentre l'amministrazione della giustizia è di competenza esclusiva dello stato; 

dall'altro, attuava la Convenzione internazionale delle Nazioni Unite non ratificata dall'Italia. La regione Puglia cercò di giustificarsi dicendo che essa, in quanto regione, ha il compito di attuare ed eseguire gli accordi internazionali (ex art 117). CORTE COSTITUZIONALE: 

A. innanzitutto richiama la normativa nazionale in materia di immigrazione, decreto legislativo 286 del 98, c.d. legge Turco‐Napolitano, in particolare l'art. 1 e dice che la potestà legislativa sull'immigrazione è anche di competenza  delle  regioni  (fino  a  prova  contraria,  gli  immigrati  risiedono  proprio  sul  territorio  regionale) PERÒ NON rientrano nella POTESTÀ LEGISLATIVA REGIONALE le politiche di programmazione dei flussi di ingresso  e  di  soggiorno  nel  territorio  nazionale ma  altri  ambiti  (come  diritto  allo  studio  o  all'assistenza sociale, aspetti fondamentali x integrare gli immigrati e sono competenze concorrenti Stato ‐ regioni). Nei cfr dei cittadini degli altri paesi (con però ampia eccezione x cittadini europei)  lo stato può decidere chi e come  far entrare e chi non  far entrare nel proprio  territorio;  le politiche di programmazione dei  flussi di ingresso  ed  il  soggiorno  nel  territorio  nazionale  SPETTANO  ALLO  STATO  secondo  il  PRINCIPIO  DELLA DOMESTIC JURISDICTION (ad es. può far entrare ingegneri dall'estero in caso in cui mancano gli  ingegneri italiani, quindi incentivazione di immigrazione di alta formazione ecc) 

B. bene ha fatto ad estendere lo status europeo anche ai cittadini extracomunitari (se godevano di uno status inferiore)  PERÒ  è  ILLEGITTIMO  costituzionalmente  il  pagamento  delle  spese  legali  degli  immigrati irregolari PERCHÈ è LO STATO CHE AMMINISTRA LA GIUSTIZIA  

C. Per  l'aspetto  internazionalistico  il  Presidente  del  Consiglio  dei  ministri,  difeso  dall'avvocatura  di  stato, dubita  della  legittimità  costituzionale  dell'art  1  della  legge  Puglia  sulla  Convenzione  che  non  è  stata ratificata dall'Italia e, a suo avviso, viola l'art 117 della costituzione nonché legge la Loggia = a riguardo la Corte Costituzionale dà  ragione  in quanto  la  regione ha agito ultra  vires,  aldilà delle  sue  competenze.  I rapporti  internazionali  e  la  politica  estera  sono  di  competenza  ESCLUSIVA  dello  Stato:  lo  stato  italiano decide quali obblighi assumersi e quali no, quali accordi sottoscrivere e quali no. Le regioni, nelle materie di propria  competenza,  provvedono  all'attuazione  e  all'esecuzione  degli  accordi  internazionali,  ma  non possono  concludere  accordi  internazionali  AL  POSTO  DELLO  STATO.  Non  solo;  in  più  a  quanto  detto, aggiunge  che  le  regioni  non  possono  dare  attuazione  a  trattati  e  convenzioni  se  non  c'è  la  ratifica  dello Stato.  La regione Puglia, a riguardo, non ha scusanti perché essa fa un rinvio generalizzato (fa un rinvio all'intero testo  della  Convenzione,  non  a  singole  norme)  quindi,  non  può  giustificarsi  sostenendo  che  essa  stia semplicemente  attuando  le  norme  consuetudinarie  individuate  all'interno  della  Convenzione;  se  non avesse fatto un rinvio generalizzato, se avesse individuato solo singole disposizioni all'interno della stessa, si  poteva  valutare  se  queste  norme  della  convenzione  (una  volta  dettate  dalla  regione  Puglia  e  valutate dalla  Corte  Costituzionale)  fossero  norme  consuetudinarie;  se  valutate  norme  consuetudinarie,  in  base all'art. 10, la legislazione della regione Puglia si sarebbe salvata ma il RICHIAMO GENERICO ALL'INTEREZZA della Convenzione fa sì che NON SI POSSA SALVARE NULLA.  

La soluzione delle controversie internazionali e l’accertamento del diritto  16  APRILE 2012 ALEX 

I principi su cui si basa la risoluzione delle controversie 

Il sistema di risoluzione delle controversie si basa su 2 principi: • principio della  sovrana uguaglianza  egli  Stati  (carattere paritario:  struttura paritaria NON verticistica del 

sistema internazionale); • principio del consenso degli Stati ad accettare il meccanismo di risoluzione delle controversie.  

Il principio dell’eguaglianza sovrana tra gli Stati ha delle ripercussioni sul sistema della risoluzione delle controversie =  si  distinguono  2  categorie,  mezzi  diplomatici  (massima  rilevanza  azione  politica)  e  mezzi  giudiziali  o  arbitrali (vincolanti  le parti); alla base di tutto  il consenso dei soggetti  internazionali   “parti  in disputa”(necessario  in virtù della sovrana eguaglianza). 

Tipi di controversie 

Quando noi parliamo del sistema delle controversie, possiamo distinguere: 

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controversie politiche 

Dissidio, controversia, diversità di vedute di carattere politico su determinate questioni (es. su esito di  una  scelta);  ma  la  controversia  è  di  carattere  meramente  politico  cioè,  basato  solo  su argomentazioni di opportunità e si dibatte su quale sia  la migliore soluzione su un problema che deve essere gestito in comune e si avanzano argomentazioni/considerazioni di carattere statistico, di carattere economico, valutazione sugli esiti  che una soluzione, piuttosto che un’altra, possono avere sulla comunità internazionale o sui rapporti tra due o più Stati); miglior tipo di soluzione ad un problema che deve essere gestito in comune 

controversie giuridiche 

Stati  che  lamentano  la  mancata  osservanza  di  una  o  +  regole  internazionali  (o  sua  errata applicazione  o  interpretazione;  differenza  di  veduta  sulla  portata  delle  regole  internazionale). Controversie  giuridiche  (si  ha  uno  o  più  Stati  che,  nei  confronti  di  altri  soggetti  internazionali, lamentano il mancato rispetto (o errata attuazione/applicazione) di una o più regole internazionali, quindi, di una norma consuetudinaria o di una norma di carattere pattizio o di una fonte prevista da accordi…si ha una chiara divergenza di vedute su come  il diritto doveva essere  interpretato o applicato, sulla esatta portata delle disposizioni internazionali). La controversia giuridica può essere portata di fronte ad un Tribunale Internazionale. 

Mezzi pacifici di risoluzione delle controversie 

  L’ Obbligo di Soluzione Pacifica delle controversie è stabilito dall’art. 2 par 3 della CARTA ONU: “I Membri devono risolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici, in maniera che la pace e la sicurezza internazionale, e la giustizia, non siano messe in pericolo”.  Il divieto dell’uso della forza e libertà di scelta dei mezzi di risoluzione delle  controversie  è  stabilito  dall’art.  33  CARTA  ONU:  contiene  la  carrellata  dei  mezzi  che  gli  Stati  hanno  a disposizione:  «Le  parti  di  una  controversia,  la  cui  continuazione  sia  suscettibile  di  mettere  in  pericolo  il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, devono, anzitutto, perseguirne una soluzione mediante negoziati,  inchiesta,  mediazione,  conciliazione,  arbitrato,  regolamento  giudiziale,  ricorso  ad  organizzazioni  od accordi  regionali,  od altri mezzi  pacifici  di  loro  scelta.  Il  Consiglio di  Sicurezza ove  lo  ritenga necessario,  invita  le parti a regolare la loro controversia mediante tali mezzi» . Abbiamo 2 grandi categorie nei MEZZI DI RISOLUZIONE (c.d. mezzi pacifici): Diplomatici e Arbitrali/Giudiziali.  Tutti i meccanismi di risoluzione (sia diplomatici che giudiziari) sono fondati sul “principio del consenso” delle parti in  disputa,  necessario  in  virtù  della  sovrana  uguaglianza  degli  Stati  ed  espressione  del  carattere  paritario  tra  gli Stati internazionali.  

1. Mezzi diplomatici Sono uniti tra di  loro dal fatto che ha una grande rilevanza l’azione politica delle parti  in disputa (Stati coinvolti nelle  controversie),  quindi,  le  parti  in  disputa,  che  hanno  delle  visioni  contrapposte  sul  rispetto  del  diritto internazionale,  sono  PROTAGONISTE  DELLA  SOLUZIONE  della  controversia.  Se  c’è  un  esito  positivo  questa controversia è contenuta in un ACCORDO INTERNAZIONALE su come estinguere/risolvere la controversia (accordo internazionale: soluzioni amichevoli, compromessi etc). NEGOZIATI             

• massima  importanza  delle  parti  in  disputa  (questa  importanza  va  diminuendo,  in  modo progressivo,  negli  altri  metodi  di  risoluzione  diplomatici  e  andando  avanti  si  vedrà,  invece, l’intervento  dei  soggetti  terzi,  un  intervento    progressivo,  sempre  più  incisivo);  è  il  principale mezzo  di  risoluzione  pacifica  delle  controversie  internazionali  e  si  rivela  uno  strumento vantaggioso, sul lungo termine, per tutti i soggetti coinvolti; 

• le parti  si  confrontano tra di  loro secondo un “agenda dei  lavori” definita  (= gli Stati decidono dove  e  quando  incontrarsi,  quanto  dureranno  i  lavori  e  degli  aspetti  su  cui  discuteranno) direttamente definita tra di  loro =  le parti sono completamente arbitri della situazione e non ci sono  interferenze  da  parte  di  soggetti  terzi;  la  soluzione  della  controversia  rappresenterà  un accordo internazionale.  

BUONI UFFICI 

• c’è  l’intervento di uno soggetto terzo  (uno Stato terzo rispetto alle parti, un Alto funzionario di un’Organizzazione Internazionale oppure un’alta autorità politica, ad es: un politico in pensione o  vecchio  ambasciatore  che  ha  dimostrato  abilità  nella  gestione  degli  affari  esteri).  Non  si  fa riferimento  alle  Organizzazioni/Stati  ma  alla  persona  per  le  sue  qualità  individuali,  per  la  sua autorevolezza personale). 

• si ricorre ai “buoni uffici” perché i rapporti tra le parti in disputa sono talmente TESI da rendere problematico anche definire un’”agenda dei lavori”. 

• la  differenza  tra  buoni  uffici  e mediazione  si  pone  solo  per  il  grado  di  intensità  del  ruolo  del terzo;  possiamo  dire  che  i  buoni  uffici  costituiscano  il  livello  minimo  di  mediazione  e  questo 

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spiega il perché nell’Art. 33 della Carta Onu i buoni uffici non vengano indicati. MEDIAZIONE 

• prevede sempre  l’intervento di soggetti terzi (Stato terzo, Alto funzionario di un’Organizzazioni Internazionali oppure alta autorità);  

• l’intervento  di  questo  terzo  è  più  significativo  cioè,  accanto  a  definire  l’agenda  dei  lavori, accanto al definire dove e quando incontrarsi cercherà di MEDIARE TRA LE TESI contrapposte e inizia a SUGGERIRE dei punti di compromesso; sarà comunque un lavoro molto cauto, in quanto è un mediatore, non un risolutore. 

CONCILIAZIONE 

• l’intervento dei terzi è ancora più incisivo;  • nella conciliazione  le parti  in disputa decidono di devolvere  l’ANALISI  in fatto (quali sono  i  fatti 

accaduti) e in diritto (se ci sono degli accordi in materia tra le parti e che cosa stabiliscono questi accordi) ad un GRUPPO DI CONCILIATORI; 

• non  c'è  più  una mera mediazione  tra  le  vari  tesi ma  analizzano  la  controversia  (in  fatto  ed  in diritto) e presentano la “RELAZIONE DI CONCILIAZIONE”, non vincolante, non ha valore giuridico, è un documento che le parti leggono e che possono approvare o meno; 

•  SOLO se approvano diventerà vincolante, ci vuole l'ACCORDO delle parti in disputa. INCHIESTA  • si  tratta di un mezzo di  risoluzione a sé  stante  perché cui  la controversia viene affidata ad un 

GRUPPO  DI  INCHIESTA  (il  componente  può  essere  unico  oppure  può  essere  un  collegio  di esperti); 

• viene affidato il compito di ESAMINARE e RICOMPORRE la questione IN FATTO,  ricostruire i fatti (cosa  e  come  è  accaduto)  e  ci  sono  delle  rilevazioni  giuridiche/scientifiche/tecniche  da  fare attraverso  un  gruppo  di  ESPERTI  (ingegneri,  ecc)  (il  così  detto  “fact‐finding”,  accertamento imparziale dei fatti controversi e accertamento del diritto applicabile);  

• si  tratta di situazioni particolari che, per essere ricostruite, NECESSITANO DI ESPERTI.  ‐alla  fine dei lavori verrà fornita la “RELAZIONE DI INCHIESTA”. 

 2. Mezzi arbitrali 

Molto  spesso  (anzi,  quasi  sempre),  laddove  nasca  una  controversia,  si  cerca  di  adottare  un  SISTEMA  IBRIDO  di risoluzione  delle  controversie:  consiste  nel  prendere  l’impegno  di  tentare  prima  di  risolvere  attraverso  mezzi DIPLOMATICI (per mantenere più sovranità possibile, ed evitare di deferirla a giudici terzi;  la sovranità individuale che  si  cerca di  salvaguardare  riguarda  l’interpretazione di  regole pattizie e  consuetudinarie  che gli  vincolano);  se non funzionano, passano a mezzi ARBITRALI/GIURIDIZIARI = il consenso degli Stati viene manifestato limitatamente alla  definizione  di  un  soggetto  terzo  indipendente  che  valuterà  la  controversia.  Questo  perché,  soprattutto  nei NEGOZIATI, permette di risolvere la controversia in tempi rapidi.  Se tentando di  risolvere   attraverso  i mezzi diplomatici, ad es. negoziando, non si  risolve  la controversia, bisogna ricorrere ad un giudice terzo: questo è il caso dell’ARBITRATO. Possiamo avere un ARBITRATO: Incompleto: le parti in disputa dicono che nel caso in cui sorga una controversia tra di loro, si impegnano a ricorrere ad un collegio arbitrale; le regole su come questo arbitrato verrà composto, la definizione del mandato del collegio arbitrale,  la  definizione  di  quali  regole  giuridiche  dovrà  applicare (costituzione, mandato, regole da applicare) dovranno essere concordate POI  tra  le parti; è  incompleto perché si  fa  solo un po' di  strada, cioè,  le parti  assumono  un  obbligo  decontraendo,  non  contrattano  su  come questo collegio dovrà operare ma solo sul ricorrere ad un collegio.  

Completo: le parti  in disputa dicono  che nel  caso in  cui  sorga  una  controversia  tra  di loro,  si  impegnano  a  ricorrere  ad  un collegio  arbitrale;  vengono immediatamente  definite  anche  le regole  sulla  composizione  di  questo collegio ed il diritto applicabile. 

Distinguere tra i due tipi di arbitrato è importante:  • se nasce una controversia e si è in presenza di un arbitrato completo, nel momento in cui una delle parti, che ha 

assunto questo obbligo, decide di presentare un’istanza per  la costituzione di un arbitrato,  la costituzione del collegio arbitrale si sblocca subito. Generalmente  la  parte  che  richiede  la  costituzione  dell’arbitrato  lo  fa  perché  stanco  di  violazioni  di  regole  o perché interessato a risolvere tale controversia, quindi procede alla nomina del suo arbitro; l’altra parte ha un tot  di  tempo  per  nominare  l’arbitro  che  lo  rappresenterà,  ed  insieme  questi  due  arbitri  nomineranno  il Presidente;    se  la  parte  convenuta  non  procede  alla  nomina  di  un  arbitro,  e  cerca  di  prendere  tempo,  nel arbitrato completo vi sono già incluse dei meccanismi sostitutivi sulla nomina del suo arbitro e sulla nomina del Presidente; se non ci fossero i meccanismi sulla sostituzione, nascerebbe una situazione di blocco (causata dalla parte che ha  interesse a non risolvere). Con arbitrato completo ci  sono  i presupposti per  far  sì  che  l’arbitrato sorga subito dopo la presentazione di un’istanza unilaterale. 

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Le REGOLE SULL'ARBITRATO, completo ed incompleto, sono contenute:  in  un  compromesso  arbitrale  cioè  un Trattato generale di Arbitrato a sé stante e ad hoc 

in  una  clausola  arbitrale  (arbitration  clause)  cioè  una  clausola contenuta  in  un  Accordo  che  persegue  determinate  finalità  (di disarmo, di immigrazione, di commercio, ecc) 

L’arbitrato è un mezzo di risoluzione molto frequente in materia di INVESTIMENTI. Molti accordi trattano proprio della tutela agli investimenti stranieri, quindi, molto spesso nelle dispute tra Stati e parti private (es: che investono): lo Stato che riceve nel proprio paese l'investimento, attraverso un Accordo, in caso di un’eventuale controversia, si impegna a risolvere attraverso un arbitrato internazionale cioè che applica il diritto internazionale. Vi è un particolare sistema pattizio che si chiama ICSID (Convenzione per la risoluzione delle controversie in materia di  Investimenti  tra  Stati  e  cittadini  di  altri  Stati)=  si  tratta  di  un  Trattato  multilaterale  formulato  dai  direttori esecutivi della Banca mondiale, aperto alla firma il 18 marzo 1965; è un Trattato multilaterale apposito. 

3. Mezzi giudiziari Nei mezzi  ARBITRALI,  avendo  la  possibilità  di  scegliere  un  proprio  arbitro,  le  parti  hanno  sicuramente  un  po’  di influenza  sull’eventuale  soluzione  dell’arbitrato,  anche  se  minima,  nel  senso  che  sicuramente  il  loro  arbitro difenderà la sua posizione. Questo perché i collegi arbitrali vengono nominati di volta in volta quindi l’arbitro scelto ha interesse a crearsi un buona reputazione ed a soddisfare la parte che lo ha scelto: per es. potrà succedere che lo rinominerà in un futuro. Quando  siamo  in  presenza  di MEZZI  GIUDIZIARI  ci  riferiamo  a  TRIBUNALI  PRECOSTITUITI,  giudici  precostituiti ovviamente dagli  Stati  stessi, però nominati ex ante,  non ex post; occorre  il  consenso degli  Stati  ad accettare  la giurisdizione di tali giudici.  Questi  Tribunali  si  formano  per  affermare  il  principio  della RULE  OF  LAW  (c.d.  stato  di  diritto,  fare  prevalere  il diritto) nella comunità internazionale. Questi giudici sono giudici terzi ed indipendenti, con mandato pluriennale ed emanano sentenza VINCOLANTE.  Il REGOLAMENTO GIUDIZIALE lo si può trovare: Previsto all’interno di un Accordo/Trattato con  l’apposizione di una  clausola  giudiziale  (che  stabilisce  come  metodo  di risoluzione delle controversie i mezzi GIUDIZIARI); 

Nel  Trattato generale di regolamento giudiziale che viene stipulato dagli Stati ad hoc.   

 Tribunali internazionali 

Dopo la 2° GM si è vista la nascita di molti Tribunali Internazionali; i tribunali internazionali IMPORTANTI sono: • Corte internazionale di giustizia: primo grande Tribunale Internazionale importante (preceduta dalla Corte 

Permanente di Giustizia Internazionale, attiva dal 1922), con sede all’ Aja in Olanda (Palazzo della Pace); • Tribunale  internazionale  del  diritto  del  mare,  attivo  dal  1996  ad  Amburgo,  creato  nell’ambito  della 

Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (acronimo: UNCLOS) • Organizzazione mondiale del commercio: ha due gradi di giudizio: 

1. 1° grado: Panel (Panel = gruppo di lavoro, definito di volta in volta, non precostituito, una sorta di collegio arbitrale)  

2. 2° grado: Organo d'appello (organo giudiziale precostituito con 7 giudici indipendenti con mandato di 4 anni).  

Tra i Tribunali Internazionali, quelli PENALI Internazionali sono: • Corte Penale Internazionale • Tribunale Internazionale per la Ex‐Jugoslavia • Tribunale di Norimberga e Tokyo (post 2° GM)    

Mezzi di accertamento del diritto internazionale 

Dispositivi di carattere politico/diplomatico per far sì che venga garantito il rispetto del diritto internazionale senza formalmente stabilire che un determinato Stato membro ha violato una norma e, quindi, è parte di un contenzioso internazionale;  si  parla  di  ACCERTAMENTO  quando  non  sarebbe  produttivo  politicamente  configurare  una colpevolezza  allo  Stato  che  non  riesce  a  rispettare  un  impegno  internazionale.  Molto  spesso,  i  meccanismi  di accertamento  sono  contemplati  in  Trattati  che  riguardano  i  diritti  fondamentali,  protezione  dell’ambiente,  il disarmo o controllo degli armamenti. Si fa l’accertamento perché quello che interessa non è mettere in difficoltà lo Stato che viola il diritto ma FARGLI RISPETTARE IL DIRITTO. Consistono  in PROCEDIMENTI di CONTROLLO che sono “Compliance Procedures”, “Compliance Mechanisms”: non c’è una causa contro uno Stato convenuto, c’è l’obbligo delle parti contraenti di questi Trattati di presentare delle RELAZIONI PERIODICHE ad un COMITATO che valuterà queste RELAZIONI; gli Stati  inviano dei rapporti periodici x 

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un monitoraggio;  è  previsto  anche  l’invio  di  ISPEZIONI  periodiche  sul  posto  x  accertarsi  che  i  rapporti  periodici corrispondano al vero (ad es: Agenzia per l’energia atomica, Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche). 

 Corte internazionale di giustizia 

La CIG è un organo giurisdizionale delle Nazioni Unite. La sua competenza giurisdizionale si basa sul principio del consenso  delle  parti;  non  basta  essere  uno  Stato  membro,  la  sua  giurisdizione  non  è  obbligatoria,  per l’accettazione della giurisdizione della CIG c’è bisogno di una volontà chiaramente espressa delle parti in disputa.  La  Carta ONU  contiene  le  regole  costitutive  della  CIG    = Art.  95  Carta ONU:  «Nessuna  disposizione  del  presente Statuto impedisce ai Membri delle Nazioni Unite di deferire la soluzione delle loro controversie ad altri tribunali  in virtù di accordi già esistenti o che possano essere conclusi in avvenire»; tutti i membri dell’ONU sono ipso facto parti contraenti dello Statuto della Corte; ma anche gli Stati non membri dell’ONU possono divenire parti dello Statuto con un atto di adesione. Lo  STATUTO  DELLA  CIG  contiene  regole  procedurali,  tra  essi  l’art.  38  (una  lista  non  esaustiva  delle  fonti  della comunità giuridica internazionale) e l’art. 36 (riguarda l’accettazione unilaterale della giurisdizione della CIG).    COMPOSIZIONE della CIG:  • La CIG è un organo giurisdizionale (non politico) composto da individui (non manifestano l’opinione del governo 

di appartenenza deve semplicemente esprimere il suo convincimento personale), non da organi politici  • La CIG è composta da 15 giudici che rappresentano le aree geopolitiche del globo e che hanno sempre tra di loro 

un giudice della nazionalità di uno dei membri permanenti del CdS;  il CdS ha 15 giudici di  cui 5 permanenti e sono: Gran Bretagna, Cina, Russia, Francia e Stati Uniti= alla CIG c’è sempre un giudice di questa nazionalità; si tratta di giudici nominati con concorso da parte dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza. Quando vengono eletti  i giudici,  i membri permanenti del CdS  (a garanzia dell’indipendenza) non possono esercitare  il diritto  di  veto  (che  consiste,  laddove  dicessero  di  no,  nel  bloccare  la  possibilità  del  CdS  di  assumere  una decisione ). Quindi il loro voto ha la stessa importanza dei membri semipermanenti, in questa circostanza. 

• La  CIG  ha  un  PRESIDENTE  e  un  VICE‐PRESIDENTE;  si  organizza  nominando  un  Cancelliere  (con  compito  di assegnare il numero della causa, di definire il calendario dei  lavori…) e dei Funzionari (necessari per preparare cause). 

• La  CIG  può  decidere  in  plenaria  (tutti  i  15  giudici  sono  chiamati  a  giudicare,    c.d.  in  plenum)=  deve  avere  la maggioranza di 9 giudici su 15. Solitamente vi sono sezioni di 3 giudici.  

Il modo corretto di definirla è Collegio Giudiziale perché è un Tribunale Precostituito ma contiene ELEMENTI IBRIDI (attenzione): elemento ibrido per eccellenza è la NOMINA DEL GIUDICE AD HOC. Art.  31  dello  STATUTO  CIG:  quando  una  delle  parti  non  ha  un  giudice  della  propria  nazionalità  nel  collegio giudiziario della CIG,  questa parte può  chiedere  la  nomina di  un  giudice  ad hoc,  che ha propria nazionalità;  è  lo Stato interessato che lo può chiedere e viene fatta ex‐post. Da Collegio Giudiziario ci spostiamo ad ARBITRATO. È un IBRIDO proprio per la possibilità di nomina di un giudice ad hoc. 

Competenze della CIG 

LA CIG ha 2 competenze: CONTENZIOSA  Quando ci sono due o più Stati in contrapposizione ed un procedimento di dibattito = La CIG deve 

quindi  risolvere  una  controversia;  solo  con  il  CONSENSO delle  parti  interessate  (con  clausola  o compromesso ad hoc). Viene fatta la Requête / Application – atto unilaterale con il quale si avvia la controversia, un RICORSO dallo Stato parte (c.d. “Processo in contumacia”= se uno Stato non si presenta,  la  Corte  può  comunque  svolgere  le  sue  funzioni  e  giudicare  sulla  questione);  la  CIG verifica, anche in questo caso, se rientra nella loro competenza (es: questioni delicatissime).  Art  36  STATUTO:  l’accettazione  della  competenza  contenziosa  può  avvenire  con  dichiarazione unilaterale e può essere ARTICOLATA (cioè solo per questa questione, solo per certi atti); solo 65 Stati hanno accettato e depositato la dichiarazione unilaterale di accettazione della giurisdizione della Corte,  di  cui  17  Stati  dell’UE ma  l’Italia non  l’ha depositata.  Francia, Usa e Cina  (fatta dal governo di Taiwan ma la Repubblica popolare cinese non l’ha riconosciuta) hanno ritirato la loro dichiarazione e  solo  la Gran Bretagna è vincolata  (tra  i membri permanenti)   = ha depositato e tutt’ora non ritirato la dichiarazione. 

CONSULTIVA:  Art  96  della  Carta  Onu:  “L’AG  od  il  CdS  possono  chiedere  alla  Corte  un  parere  consultivo  su qualunque questione giuridica. 2. Gli altri organi delle Nazioni Unite  (es:  comitato economico e sociale) e gli  istituti specializzati (es: Fao, organizzazione mondiale della sanità, ecc), che siano a ciò autorizzati  in qualunque momento dall’AG, hanno anch’essi  la  facoltà di  chiedere alla Corte pareri  su  questioni  giuridiche  che  sorgano  nell’ambito  della  loro  attività  (non  su  qualsiasi 

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questione  giuridica,  SOLO  RIF  ALLE  LORO  ATTIVITÀ).”  I  pareri  non  sono  vincolanti  e  non obbligatori.  Però  si  riconosce  la  sua  autorevolezza,  i  suoi  pareri  sono  autorevoli  anche  se  non obbligatori o vincolanti. I singoli Stati membri non possono chiedere pareri 

La CIG ha iniziato la sua attività dopo la 2° GM e i pareri vengono molto spesso chiesti dall’AG e su questioni molto controverse. La CIG può bilanciare, con la propria funzione consultiva, rispetto a comportamenti e politiche di Stati molto forti. Sulla sua competenza vi è un’antica e molto dibattuta questione: la CIG può esercitare la sua funzione consultiva  rispetto  a  questioni  che  sono  oggetto  di  controversie  tra  stati? Visti  i  principi  del  consenso  e  della volontà e accettazione della giurisdizione, gli Stati non sono obbligati ad accettare automaticamente la giurisdizione della CIG.  Questa  questione  nasce  con  la  Corte  Permanente  di  Giustizia  Internazionale:  CPIG  1923,  Parere  su  situazione giuridica della Carelia orientale  ‐ controversia tra Russia e Finlandia:   Carelia è al confine tra Russia e Finlandia; attualmente è divisa in due tra questi 2 Stati; c’era la questione sulla contesa di questo territorio; la CPIG era stata sollecitata  dalla  Società  delle  Nazioni  a  pronunciare  un  parere  su  questo  territorio  conteso;  CPIG  si  dichiara incompetente  (a  esprimere  un  parere  consultivo)  perché  vi  era  una  controversia  in  corso  e  quindi,  secondo  il principio consensuale, se non c’era il consenso delle parti non si poteva esprimere.   Negli ultimi pareri espressi negli ultimi anni si accentua il carattere istituzionale della funzione consultiva della CIG (a  riguardo  si  pensi  all’art  96  STATUTO  dà  qst  potere  senza  alcun  limite  nella  richiesta  di  pareri  all’Assemblea Generale e CdS o altri organi/istituzione su autorizzazione dell’Assemblea Generale); quindi, negli ultimi anni si è stabilito di non soffermarsi se esista o meno una controversia in corso (si accantona il principio della controversia), privilegiando  il  suo  ruolo  istituzionale  nel  dare  chiarimenti  giuridici.  Parere  sul  Kosovo  =  Parere  chiesto dall’Assemblea G. sulla dichiarazione provvisoria d’indipendenza del Kosovo (Paragrafo 33):   “la funzione consultiva della CIG è prevista dall’Art 96 Carta delle nazioni unite per assistere gli organi ONU nello svolgimento delle  loro attività,  l’opinione  non  è  data  agli  Stati,  ma  agli  organi  che  l’hanno  richiesta”=  quindi  si  pone  l’accento sull’assistenza che va offerta se richiesta da organi ONU. CIG 2004 Parere sul Muro di Berlino = Paragrafo 44: “ La Corte  può  dare,  secondo quanto  scritto  nella  Carta  della Nazioni Unite,  pareri  se  richiesti  da  organi ONU;  il  suo parere  rappresenta  la  partecipazione  alle  attività  della  ONU  quindi  non  dovrebbe  essere  rifiutata”  =  dice essenzialmente  la  stessa  cosa,  l’importanza  della  funzione  consultiva  x  essere  d’ausilio  agli  organi  Onu,  si  è accentuata sempre più negli ultimi anni, così anche la consapevolezza dell’autorevolezza dei pareri consultivi. 

17 aprile ALEX 

Vincolatività delle decisioni della CIG 

Art.  41 dello  Statuto CIG:   “La Corte è  autorizzata  ad  indicare,  ove  reputi  che  le  circostanze  lo  richiedano, quali misure provvisionali debbano essere prese a tutela dei diritti d’entrambe  le parti.  In attesa del giudizio definitivo l’indicazione di tali misure è immediatamente notificata alle parti ed al Consiglio di Sicurezza”.  La CIG può prendere provvedimenti (misure cautelari provvisorie) e anche se non viene scritto, queste misure sono vincolanti e se non vengono rispettate rappresentano illecito internazionale.   Per quanto riguarda le SENTENZE della Corte, è espressamente scritto che sono vincolanti.  Art.  94 Carta delle Nazioni Unite:  “Ciascun Membro delle Nazioni Unite  si  impegna a  conformarsi  alla decisione della Corte Internazionale di Giustizia in ogni controversia di cui esso sia parte. Se una parte non adempie a obblighi che le incombono per effetto di una sentenza della CIG, l’altra parte può ricorrere al CdS che ha la facoltà di inviare raccomandazioni o  mettere in atto quanto necessario affinché la sentenza abbia esecuzione”. Il CdS mantiene un atteggiamento politico di  fronte a  inadempimento da parte di una parte nei confronti di una sentenza della CIG con discrezionalità della sua azione coercitiva (misure di esecuzione forzata in termini del tutto discrezionali, lasciati alla ratio del Cds e del suo ruolo politico).  Il CdS è intervenuto in tal senso solo 3 volte: 

• Bosnia v. Repubblica Federale Jugoslava (1993) • Nicaragua v Stati Uniti (1986) • Anglo‐Iranian Oil Co. v. Regno Unito e Iran (1951)   

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Assenza nel sistema ONU di una procedura di ctrl giurisdizionale  

Nel sistema giuridico ONU (diversamente da quanto accade nelle organizzazioni statale e Europeo) è assente un meccanismo giudiziale 

per la soluzione di controversie tra gli organi principali dell’Organizzazione e tra uno di essi è uno Stato membro. In sostanza: 

• la Carta ONU non prevede il controllo giurisdizionale sui propri organi; • la Carta ONU non prevede la possibilità di agire in giudizio da parte di uno Stato membro contro Assemblea 

Generale, ECOSOC e CdS; • la Carta ONU non prevede la possibilità di misure contenziose attivabili da Assemblea Generale contro CdS, 

e viceversa. Non si  tratta di una mancanza dovuta a superficialità, ma di una manifestazione di  ratio dell’impianto normativo voluta dai membri  permanenti  del  CdS  (secondo  cui,  l’accertamento di  una  situazioni/controversie  suscettibili  di incidere sulla sicurezza internazionale, quindi sull’uso della forza, è affidata a organi politici che agiranno secondo i criteri  autodefiniti di  legittimità politica,  la  cui  legalità è  sottratta alla CPI; questo  comporta un potere pressoché assoluto di controllo sulla funzione di accertamento in materia dell’uso della forza da parte dei membri permanenti del CdS attraverso il cd diritto di veto). Ad es. causa Nicaragua vs Stati Uniti = riserva apposta dagli Stati Uniti all’accettazione della giurisdizione della CIG. (Per  la Corte,  le manovre militari condotte dagli USA.  in Nicaragua erano di per sé  illecite,  in quanto costituivano una violazione del principio che vieta l'uso della forza).  Può accadere che, incidentalmente, in un contenzioso tra Stati, la CIG si trovi a doversi pronunciare sulla legittimità di un atto di un organo politico dell’Organizzazione. Tale ipotesi si è verificata nel caso Lockerbie. Ma può la CIG suscitare questione di legittimità nei confronti delle decisioni del CdS? 

Il caso Lockerbie 

Parere  consultivo  ad  esito  vincolante  CIG  (1992)–  La  CIG  si  riferisce  all’art.  8°,  sezione  30  della  Convenzione generale sui privilegi e le immunità delle Nazioni Unite, 1946.  Lockerbie  è  una  cittadina  scozzese  su  cui,  nel  1988,  precipitò  un  aereo  della  compagnia  americana  Pan  Am  a seguito di un’esplosione di un ordigno, una valigia‐bomba, posto da due terroristi  libici.     Molti dei cittadini morti erano statunitensi e gli Stati Uniti e Regno Unito chiedono di estradare o giudicare i 2 attentatori libici attuando il principio  “aut  dedere  aut  judicare”  (o  lo  estradi  o  lo  giudichi);  la  Libia  dice  di  aver  iniziato  ad  attuare    regolare procedura penale a riguardo. Ma gli Stati Uniti non si  fidano, chiedono, insieme al Regno Unito, al CdS di emanare una Risoluzione per  far estradare  i  libici colpevoli  (ed eventualmente fargli giudicare  in un tribunale scozzese).    Il CdS inviò varie Risoluzioni in tal senso alla Libia per far estradare i due (presunti) terroristi. A questo punto, la Libia: aveva citato in giudizio, di fronte alla CIG,  Regno Unito e Stati Uniti in base alla clausola giurisdizionale contenuta nella Convenzione di Montreal del 1971, sulla repressione degli atti illeciti rivolti contro la sicurezza dell’aviazione civile che conteneva il principio (ormai consolidato per gli accordi/trattati riguardanti i Core Crimes) “aut dedere aut judicare”  (o  lo  giudichi  tu,  o  lo  estradi),  visto  che  aveva  già  iniziato  regolare  procedura  penale  e  dice  che  le Risoluzioni  (inviate  al  governo  libico  in  cui  si  intimava  la  consegna dei  sospetti  terroristi  e  prevedeva  sanzioni  in caso di mancata consegna) del CdS sono contrarie al suddetto principio.  A questo punto risulta evidente che una pronuncia  di  illiceità  del  comportamento  dei  convenuti  avrebbe  implicitamente  determinato  (è  anche)  una valutazione d’illiceità delle Risoluzioni del CdS. La CIG, con una sentenza molto controversa:  

• ha evitato di giudicare nel merito la questione, invocando il fatto che gli obblighi derivanti dalla Carta ONU prevalgono su qualsiasi trattato internazionale, ai sensi dell’art. 103 della Carta;  = Risoluzioni del CdS sono legittime  perché  prevalgono  sempre  gli  obblighi  ONU  rispetto  ai  trattati/accordi/convenzioni  (in  questo caso rispetto alla clausola della Convenzione di Montreal); 

• ha indicato, in linea di principio, di non ritenere preclusa giuridicamente la possibilità di pronunciarsi sulla legittimità  degli  atti  dell’ONU  in  un  contenzioso  analogo  (però  difficilmente  immaginabili)  in  cui  non  si applicasse la clausola di prevalenza dell’art 103 della ONU (a discapito della clausola della Convenzione di Montreal);  quindi  afferma  che  la  CIG  ha  competenza  di  sindacare  ATTI  E  RISOLUZIONI  del  CdS  delle Nazioni  Unite  nei  casi  in  cui  vi  sia  la  mancata  applicazione  della  clausola  di  prevalenza  (e  in  cui,  di conseguenza, CIG ha solo specificato quale delle fonti prevalesse, non si è realmente concentrata sul caso in questione). 

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Quanto  detto  sull’assenza  di  controllo  giurisdizionale  degli  atti  degli  organi ONU,  si  attenua  con  riferimento  alla giurisdizione consultiva della CIG, quindi alla sua competenza consultiva, che, come sappiamo, si esplica attraverso pareri che possono essere sottoposte dall’Assemblea Generale e dal CdS, su “qualsiasi questione giuridica” = Art 96:  I pareri non sono vincolanti e non obbligatori. Però si riconosce la sua autorevolezza, i suoi pareri sono autorevoli anche se non obbligatori o vincolanti (authoritative statement).  

 Pareri consultivi vincolanti 

Uno  strumento  particolare  di  soluzione  delle  controversie  fra  ONU  E  STATI  membri  è  il  ricorso  alla  CIG  per  un parere consultivo ad esito vincolante ed è previsto  in caso di controversie relative alla Convenzione generale sui privilegi e le immunità delle Nazioni Unite conclusa nel 1946 tra l’ONU e i suoi Stati membri, fonte di una serie di obblighi per gli Stati membri sul trattamento delle Nazioni Unite e dei suoi organi.   L’Art VIII, sez. 30, della stessa prevede che: “Tutte le controversie derivanti dall’interpretazione e applicazione della presente Convenzione devono essere  deferite  alla  CIG,  a  meno  che  le  parti  si  accordino  su  un  altro  modo  di    regolamento.  Se  sorge  una controversia  tra  le Nazioni Unite da un  lato e un membro dall’altro, deve essere  inoltrata una  richiesta di parere consultivo su ogni relativa questione giuridica ai sensi dell’art. 96 Carta ONU e dell’art 65 dello Statuto della Corte. Il parere dato dalla Corte deve essere ACCETTATO COME RISOLUTIVO dalle parti.” Formula introdotta affinché le parti  contraenti  stabiliscano  di  considerare  vincolante  un  parere  consultivo  della  CIG;  uso  a  fini  contenziosi dell’istituto del parere della CIG per risolvere le controversie ed aggirare l’impossibilità e l’ostacolo formale di avere come parti contraenti Organi Internazionali e Stati.  Occorre un previo accordo tra le parti della controversia, con il quale le parti si vincolano preventivamente a conformarsi al parere che verrà reso dalla Corte.  

 ONU vs Malesia 

Sino ad oggi, tale procedura risulta essere stata attivata solo una volta:  Parere CIG 1999, su richiesta dell’ECOSOC, controversia ONU vs Malesia,   sull’immunità dalla giurisdizione del Relatore speciale della Commissione sui diritti umani  :  controversia  tra  l’Onu  ed  il  Governo  della  Malesia  circa  l’applicabilità  ad  un  relatore  speciale  della Commissione  dei  diritti  umani  (organo  sussidiario  dell’ECOSOC)  dell’immunità  della  giurisdizione  prevista  nella Convenzione generale sopra citata del 1946 per gli esperti delle Nazioni Unite. I fatti: nel 1995 il relatore speciale in questione,  alla  fine  di  una  sua  indagine  in  Malesia  sull’indipendenza  della  magistratura  locale,  venne  citato  in giudizio da due società commerciali locali per risarcimento di danni da dichiarazioni presuntamente diffamatorie in tema di corruzione dei giudici, rilasciate dal relatore in un’intervista pubblicata su una rivista specializzata di diritto commerciale internazionale. Nonostante gli interventi del Segretario ONU presso il governo della Malesia, i giudici locali  hanno  iniziato  ad  esercitare  la  loro  funzione  giurisdizionale  senza  riconoscere  l’immunità  del  convenuto.  Il procedimento si conclude nel 1999 davanti CIG, che decide che:   

• Si applica l’immunità giurisdizionale nel caso di specie; • Il governo malese ha l’obbligo di comunicare questo parere consultivo alle proprie corti della affinché venga 

rispettata l’immunità al Relatore speciale ONU e sia dato effetto agli obblighi internazionali della Malesia.   

La Corte EDU 

Si è verificato un imponente sviluppo di tribunali internazionali che hanno giurisdizione rispetto a diritti ed obblighi indirizzati  dall’ordinamento  internazionale  agli  individui:    Tribunali  istituiti  dai  trattati  sui  diritti  dell’uomo (l’individuo è protagonista in positivo) e  Tribunali istituiti dai trattati di diritto internazionale penale (l’individuo è protagonista in negativo). Un esempio è   la Corte europea dei diritti dell’uomo (Corte EDU): La Corte di Giustizia dell’UE ha sede a Lussemburgo, mentre      la Corte europea dei diritti dell’uomo (EDU) ha sede a Strasburgo; essa venne    istituita  nell’ambito  della  Convenzione  Europea  dei  diritti  dell’uomo  e  libertà  fondamentali  (CEDU) conclusa  nell’ambito  del  Consiglio  d’Europa  e  firmata  a  Roma  nel  1950  (in  vigore  dal  ‘53)  che  vede  come  parti contraenti  tutti  i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa. La CEDU è  il  faro guida  in materia di  cataloghi di diritti fondamentali, irrinunciabili dell’uomo. Contiene meccanismi per la tutela e per il rispetto di tali diritti fondamentali. Rappresenta  il meccanismo più avanzato dal punto di vista del riconoscimento del diritto di accesso individuale alla  giustizia  internazionale.  Può  essere  adita  da  qualsiasi  privato  contro  uno  Stato  parte  attraverso  un  vero  e proprio  procedimento  giudiziale:  i  ricorsi  individuali  sono  il    cuore  del  sistema  di  tutela  dei  diritti  previsti  dalla CEDU.  La Corte EDU è composta da 1 giudice per ogni Stato membro, Organizzati in Sezioni.  Art.  34  CEDU:  è  ammesso  il  ricorso  da  parte  di  persona  fisica  o  giuridica  che  sostenga  di  essere  vittima  di  una violazione da parte di uno Stato CEDU: possono ricorrere alla Corte sia persone giuridiche che fisiche, se vedono lesi i  loro  diritti  fondamentali.  NB:  non  ci  sono  vincoli  di  nazionalità,  basta  che  si  tratti  di  persona  fisica  o  giuridica. Ammessi anche ricorsi interstatali.  

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RICEVIBILITÀ DEL RICORSO: Una condizione essenziale è prevista dall’ art. 35 CEDU: “previo esaurimento dei ricorsi interni  (occorre  esperire  tutti  i  rimedi  interni  per  verificare  che  ci  sia  stata  effettivamente  una  violazione  di  un diritto fondamentale). Ad eccezione (logicamente) della situazione in cui il ricorso abbia ad oggetto un “diniego di giustizia”.  Si  chiama: “Regola del previo esaurimento dei  ricorsi  interni”  (cioè occorre che  il  soggetto  leso abbia esperito senza successo, o  inutilmente, tutti  i  ricorsi   amministrativi e giudiziari  interni disponibili).  I  rimedi CEDU sono sussidiari rispetto a quelli nazionali: qualora un ricorso interno non sia accessibile ed effettivo, oppure risulti inidoneo  a  garantire  la  cessazione  della  violazione  (per  tempi  irragionevolmente  lunghi  dei  tempi  interni)  e  la riparazione per la vittima, il suo previo esaurimento non è necessario ai fini della competenza della Corte EDU.  Le REGOLE del PROCEDIMENTO:   è previsto un termine di 6 mesi dalla violazione per presentare ricorso alla Corte EDU (presentare entro 6 mesi 

da quando la sentenza interna è passata in giudicato)  il ricorso deve avere ad oggetto uno dei diritti previsti dalla CEDU  il  ricorso  non  deve  essere  identico  ad  altro  precedentemente  esaminato  (quindi  non  presentare  x  2  volte  la 

stessa doglianza, il ricorso va presentato 1 sola volta)  il ricorso non può essere anonimo o risultare manifestamente infondato o abusivo   I ricorsi solitamente assegnati ad una Camera composta da 7 giudici  oppure per delicati problemi interpretativi 

alla Grande Camera, composta da 17 giudici, che funge anche da organo di revisione delle sentenze camerali   Sentenze della Corte EDU: possono consistere in un  accertamento di una violazione dei diritti fondamentali; in 

una  condanna nei confronti dello Stato CEDU responsabile della violazione; secondo l’art. 41 CEDU: laddove il diritto  interno  non  consenta  di  riparare  integralmente  la  violazione,  la  Corte  può  accordare  «un’equa soddisfazione  alla  parte  lesa»  attraverso  un      risarcimento  monetario  o  secondo  gli      orientamenti giurisprudenziali più recenti della Corte EDU tramite riparazione in forma specifica  

Corte  EDU:  è  possibile  indicare  le  disposizioni  interne  che  risultino  strutturalmente  in  conflitto  con  i  diritti convenzionali  e  che  gli  Stati  parte  hanno  l’obbligo  di  rimuovere    Per  es.  Per  l’Italia  sono  violazioni  strutturali della  CEDU  le  normative  sulle  occupazioni  acquisitive;  l’ammontare  degli  indennizzi  conseguenti  ad  espropri illegittimi; la durata eccessiva dei processi. 

 CRIMINI INTERNAZIONALI CORE CRIMES  Crimini di genocidio, di guerra e contro l’umanità sono detti CORE CRIMES (core =  in  inglese è 

nocciolo)  e  sono  tra  i  più  efferati;  essi  sono  contemplati  da  norme  consuetudinarie  e  norme pattizie, commessi da privati.  Sono  crimini  previsti  da  norme  generali  consuetudinarie:  Crimini  di  guerra;  Crimini  contro l’umanità; Crimini  contro  la pace; ma  rientrano nei CORE CRIMES anche crimini  internazionali distinti contemplati dal diritto consuetudinario: genocidio, pirateria etc 

TREATY CRIMES   I TREATY CRIMES sono invece quelli previsti,  in linea di principio, solo da norme pattizie, quali innanzitutto il traffico di stupefacenti ed il terrorismo internazionale. 

I CORE CRIMES: 

Crimini di guerra 

I crimini di guerra sono i più antichi: si tratta di gravi violazioni del diritto internazionale dei conflitti armati – diritto internazionale umanitario ;  in passato: crimini commessi esclusivamente nel contesto di una guerra internazionale;  Attualmente: anche crimini commessi in un conflitto armato non internazionale.  4 Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949: prevedono la   tutela dei membri delle forze armate che si trovano fuori  combattimento    (feriti,  malati,  naufraghi  e  prigionieri  di  guerra);  dei    civili  che  si  trovano  in  potere  del belligerante avversario;  gravi  violazioni delle norme  sulla  condotta delle ostilità  (per  la  regolazione dell’uso della forza). Ad esse si aggiunge il  Protocollo addizionale del 1977 alle 4 Convenzioni di Ginevra. 

 Crimini VS l’Umanità 

Crimini  contro  l’umanità:    Sono  violazioni  diffuse  e  sistematiche  dei  fondamentali  diritti  umani    es.  omicidio, sterminio, tortura, stupro, persecuzione razziale o religiosa; violazioni della dignità umana.  Non  è  necessario  che  i  crimini  contro  l’umanità  vengano  commessi  nel  contesto  di  un  conflitto  armato  (quindi possono avvenire indipendentemente dalla presenza di conflitto armato). Occorre tener presente la distinzione crimini contro l’umanità / reati comuni (casi isolati): perché vi sia crimine VS l’Umanità il singolo atto criminoso non è isolato, ma si inserisce in un contesto caratterizzato da violazioni diffuse e sistematiche di cui l’autore del singolo crimine deve avere la consapevolezza.  Origine: nascono alla  fine della 2°GM quando    le potenze alleate avrebbero voluto processare  I  crimini di guerra tedeschi  =  Crimini  non  perpetrati  ai  danni  di  civili  non  appartenenti  ai  belligeranti  avversari  ma  alla  stessa 

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popolazione  tedesca  o  a  quella  di  Stati  alleati  della Germania. Nello Statuto  del  Tribunale  di Norimberga,  1945 accanto alla categoria dei crimini di guerra viene inserita  la categoria dei crimini contro  l’umanità, comprendente l’uccisione,  lo  sterminio,  la  riduzione  in  schiavitù,  la  deportazione  e  ogni  altro  atto  disumano  commesso  contro qualsiasi popolazione civile, prima o durante  la guerra, oppure persecuzioni per motivi politici,  razziali o  religiosi, anche a prescindere dal fatto che essi abbiano costituito una violazione del diritto interno del Paesi in cui sono stati commessi.  I generali nazisti avevano commesso crimini efferati  sia verso persone di nazionalità  tedesca sia verso persone di nazionalità alleate e furono accusati di crimini contro l’umanità, non di crimini di guerra. Non si poteva  giustificare l’impunità per atti chiaramente contrari alla coscienza giuridica internazionale anche se vige  il  principio  di  legalità  in  materia  penale  “nullum  crimen  sine  lege”  =  nell’ordinamento  giuridico  deve configurarsi  la fattispecie criminosa prima che accada il fatto (ex‐post); però i crimini contro l’umanità non vanno contro il principio di legalità perché sono crimini CONTRO LA MORALITÀ. Lo Statuto di Norimberga costruisce una  norma penale internazionale ex post facto. 

 Crimini VS la pace 

Crimini contro la pace:  questa categoria comprende solo il crimine di aggressione e i crimini ad esso collegati; per  crimine di aggressione si intende una  grave violazione della norma che vieta l’uso della forza armata nelle relazioni internazionali e una delle situazioni che legittima l’attivazione del sistema di sicurezza collettiva delle Nazioni Unite (cap 7° della Carta ONU) =  aggressione: grave illecito dello Stato + crimine internazionale dell’individuo. Alla  fine  della  1°GM  all’art.  227  del  Trattato  di  pace  di  Versailles  del  1919,  si  ebbe  l’  istituzione  di  un  tribunale speciale per processare  l’ex  imperatore di Germania, Guglielmo  II di Hohenzollern per “offesa suprema contro  la morale internazionale e la sacra autorità dei trattati”.  Questo è il 1° esempio di responsabilità individuale x crimine internazionale,  prima  c’era  la  responsabilità  statale.  Tuttavia  tale  disposizione  non  fu mai  attuata;  ci  si  riferisce invece  alla  Dichiarazione  di  principi  dell’AG  del  1974  (Resolution  no.  3314  –  Definition  of  Aggression)  =  “L'aggressione  è  l'uso  della  forza  armata  da  parte  di  uno  Stato  contro  la  sovranità,  l'integrità  territoriale  o l'indipendenza politica di un altro Stato, o in qualunque altra maniera incompatibile con la Carta delle NU”.  

18 aprile ALEX 

Crimine di Genocidio  

CRIMINE DI GENOCIDIO: Il crimine di genocidio si afferma come crimine autonomo, distinto crimine internazionale ad opera della Convenzione ONU per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 9 dicembre 1948. Consiste in  una serie di atti criminosi (omicidio, gravi lesioni fisiche o mentali, misure dirette ad impedire le nascite, trasferimento forzato di bambini)  commessi con l’intento (la chiara intenzione) di distruggere (in tutto o in parte) un gruppo nazionale, etnico o religioso in quanto tale. Ci sono quindi 3 requisiti per poter parlare di genocidio: 1.l’identificazione del gruppo protetto (in base a nazionalità, etnia, razza, religione); 2. l’intento specifico, c.d. dolus specialis di distruggere in tutto o in parte il gruppo in quanto tale; 3.  il  tipo di condotta criminosa: uccidere, causare seri danni fisici o psichici, causare distruzione fisica del gruppo, norme per impedire nascite, trasferimento forzato di bambini del gruppo.  Si parla di crimini di genocidio a proposito dei fatti avvenuti durante il conflitto nei Balcani durato 10 anni (dal ‘91 al 2001) e che è stato il conflitto più serio e più tragico che si sia conosciuto in Europa dopo la 2° GM.   

Bosnia VS Montenegro  

Sentenza CIG del 2007 Bosnia contro Montenegro : Srebrenica (si pronuncia Srebreniza) è una città che si trova, geograficamente, nella Serbia ma  la  religione espressa dai suoi cittadini è bosniaca e musulmana; si dice che era una “enclave”  (cioè era qualcosa di diverso rispetto al territorio  in cui si  trovava, era  in Serbia ma manifestava  la religione  Bosniaca); durante  il  conflitto  tra  Bosnia  e  Serbia,  era  nel  ciclone,  era  un  simbolo;  ben  presto  venne assediata e divenne il bersaglio (tragico) di un gruppo di miliziani che facevano parte della Repubblica dei Serbi di Bosnia  (comandata  dal  generale  “Slavich”).    I miliziani  sono  combattenti ma  non  fanno  parte  dell’esercito  dello Stato (sono civili, non militari) e volontariamente decidono di combattere a favore di un paese, anche se non sono inquadrati, formalmente, nelle forze armate regolari.  La CIG accoglie le rivendicazioni della BOSNIA: NON SULLA RESPONSABILITÀ STATALE della Serbia nel compimento degli atti criminosi MA SUL DOVERE (VIOLATO DALLA SERBIA) DI PREVENIRE E PUNIRE il crimine di genocidio. 

1. La CIG fu incaricata di scoprire se si trattava di un crimine di genocidio. A Srebrenica furono catturati e massacrati tutti i maschi dai 16 ai 70 anni (quindi abili a riprodursi e abili a combattere), i miliziani li hanno presi sistematicamente e uccisi. La CIG decide (facendo riferimento ad una sentenza  della  Corte  d’Appello  del  Tribunale  della  Ex  Jugoslavia)  che  sicuramente  c’è  stato  il  crimine  di 

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genocidio per  il massacro di Srebrenica. Quindi prende  le parole della sentenza della Corte d’Appello del Tribunale della Ex Jugoslavia e dice che: “la gravità de genocidio viene espressa dai requisiti molto stringenti che  devono  essere  stabiliti  prima  che  si  possa  decidere/imporre  una  condanna;  questi  requisiti  vogliono evitare  il pericolo che si stabiliscano delle condanne di genocidio  in maniera  leggera, senza aver  indagato adeguatamente”.    Avendo,  lo  Stato  Serbo,  eliminato  una parte  di  cittadini musulmani,  è  stato  compiuto genocidio,  perché  individuando  come  loro  bersaglio  40mila  bosniaci musulmani  la  cui  unica  colpa  era  la loro  identità,  cioè  di  essere  bosniaci‐musulmani,  lo  si  può  inserire  nella  fattispecie  in  esame.  La  Corte d’Appello  del  Tribunale  della  Ex  Jugoslavia  inequivocabilmente  ha  deciso  che  IL  DIRITTO  CONDANNA  IL DANNO,  LA  FERITA  INFLITTA  ALLA  CITTÀ  DI  SEBRENIZA  e  qualifica  i  fatti  avvenuti  con  il  nome  di “GENOCIDIO”.  Quindi anche la CIG ribadisce che si tratta di “GENOCIDIO” perché ci sono i 3 requisiti, c’è: il gruppo  protetto  (bosniaci‐musulmani);  il  dolus  specialis  (l’intento  specifico  di  cancellare  quest’etnia);  la condotta (uccisione sistematica di questo gruppo).  

2. Il crimine di genocidio era imputabile alla Serbia (Stato‐soggetto internazionale)? La  BOSNIA  imputava  il  crimine  allo  STATO  SERBO:  bisognava  capire  se  i  miliziani  abbiano  agito  come ORGANO STATALE o SE AGITO SOTTO COMANDO O CONTROLLO della Repubblica Serba. La CIG conclude che  la milizia  chiamata Repubblica dei  Serbi di Bosnia non può essere  considerata un organo dello  Stato Serbo, e che la condotta della milizia non è stata né imposta, né guidata, né controllata dalla Serbia. Chi ha materialmente compiuto il crimine, non è organo serbo quindi lo stato della Serbia non è responsabile per il crimine di genocidio.    

3. C’era  stata  una  violazione  della  Convenzione  del  ’48  che  prevedeva  l’obbligo  di  prevenire  e  reprimere  il crimine di genocidio? La Bosnia sosteneva anche che Serbia non ha attuato l’obbligo di prevenire e di punire il crimine in base alla Convenzione ONU per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948: questa Convenzione non solo VIETA IL GENOCIDIO ma INDICA DEGLI OBBLIGHI PROCEDURALI cioè PREVENIRE E REPRIMERE. La CIG  controlla  e  decide  che  la  Repubblica  Serba  (ex  Jugoslavia)  non  ha  fatto  nulla  per  prevenire  questa condotta e scopre che le autorità serbe erano a conoscenza delle intenzioni della  milizia e dell’attuazione stessa di questo crimine; ma non  fece assolutamente nulla né per evitare che accadesse né,  tantomeno, per bloccarlo una volta  iniziato. “La  leadership della Serbia ed  il Presidente Milosevich erano pienamente consapevoli del clima di odio molto profondo nei confronti dei serbi‐bosniaci e musulmani della regione di Sebreniza;  tuttavia  la Serbia non ha attuato alcuna misura per prevenire  ciò  che poi è  successo e non ha nemmeno  cercato  di  far  cessare  le  atrocità  che  venivano  commesse”.  Dunque  è  STATA  VIOLATA  LA CONVENZIONE DEL ‘48 nella parte in cui si parla di “PREVENIRE IL CRIMINE DI GENOCIDIO”.   

4. Anche una violazione dell’obbligo di cooperazione tra gli Stati? La Bosnia sosteneva anche che Serbia non ha attuato l’obbligo di punire il crimine anche dopo la cessazione del conflitto bellico e l’istituzione del Tribunale della Ex Jugoslavia.  La CIG verificò che le autorità serbe non portarono  i  responsabili  del  gruppo  di miliziani  che  facevano  parte  della  Repubblica  dei  Serbi  (ed  il  suo generale  “Slavich”)  al  Tribunale  della  Ex  Jugoslavia  costituitosi  proprio  con  la  fine  del  conflitto  bellico, nonostante  sapevano  che  si  trovavano nel  territorio  serbo.    La  SERBIA ha VIOLATO anche  il  “DOVERE DI COOPERAZIONE” con il TRIBUNALE DELLA EX JUGOSLAVIA, a cui TUTTI gli Stati sono obbligati. 

 Crimine di tortura 

CRIMINE DI TORTURA:    Convenzione ONU del 1984 contro la tortura:  Art. 1 “Il termine "tortura" indica qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine segnatamente di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o è sospettata aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o di intimorire  o  di  far  pressione  su  una  terza  persona,  o  per  qualsiasi  altro  motivo  fondato  su  qualsiasi  forma  di discriminazione, qualora tale dolore o sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale, o su sua istigazione, o con il suo consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende  al  dolore  o  alle  sofferenze  risultanti  unicamente  da  sanzioni  legittime,  inerenti  a  tali  sanzioni  o  da  esse cagionate.”; Art 3 della CEDU sulla Proibizione della tortura:  “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti  inumani  o  degradanti”=  non  si  riferisce  solo  ai  cittadini  europei ma  NESSUN  ESSERE  UMANO  come sottolineato dalla giurisprudenza della Convenzione Europea Sui Diritti dell’Uomo di Strasburgo.   DEFINIZIONE: x tortura si intende una serie di atti che vengono intenzionalmente inflitti ad una persona,  sia dolore che sofferenza forte (fisica e/o psichica) al FINE di: ottenere  informazioni, confessioni; punirla per un atto che ha compiuto;  intimorire o far pressione su un’altra persona.   Può essere imputata anche ad uno Stato se chi compie tortura è un ORGANO/FUNZIONARIO STATALE o comunque una persona che AGISCA PER CONTO dello Stato. 

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Bisogna distinguere tra gravi  sofferenze  fisiche e  legittime condanne  inflitte a persone che hanno compiuto reati (es. carcere è una sofferenza ma è legittima).  

 Saadi VS Italia 

Corte  EDU,  2008,  SENTENZA  SAADI  CONTRO  ITALIA:  Nassim  Saadi  è  un  cittadino  tunisino  che  subisce  un procedimento penale in Italia per atti terroristici; deve essere espulso secondo le autorità italiane in Tunisia anche se Saadi  fa RICORSO contro  il  procedimento di espulsione e dice  che  in Tunisia  subirebbe  trattamenti  inumani o degradanti  tortura.    L’Art  3  CEDU  è  interpretato  dalla  giurisprudenza  della  Corte  Europea  dei  Diritti  dell’Uomo come inclusivo del divieto per gli Stati contraenti della CEDU di ESPELLERE verso uno Stato di provenienza o altro Stato terzo alla CEDU stessa, se c’è il rischio che il cittadino subirebbe trattamenti di tortura o trattamenti inumani o  degradanti.  Questo  divieto  viene  chiamato: divieto  di  respingimento  o  anche  divieto  di  refoulement  (rinviare indietro).   La  CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO dice che affinché l’Art.3 sia applicabile, il trattamento in questione 

deve  raggiungere un  “livello minimo di  gravità”; bisogna decidere  caso per  caso perché  la  gravità  cambia da persona a persona, quindi analizzare la durata di questo trattamento, gli effetti (“soggettivi”) provocati in base al sesso, età e condizioni di salute della persona.  

Bisogna inoltre valutare le condotte nella situazione di fatto in cui si trova la vittima di queste torture; affinché si tratti di tortura o trattamento inumano e degradante la sofferenza provocata deve andare aldilà della sofferenza che provoca l’inflizione di una pena legittima (deve essere una sofferenza più FORTE/GRAVE di quella legittima).  

Uno Stato viola l’Art.3 adottando un provvedimento di espulsione quando c’è il RISCHIO; la prova dell’esistenza del  rischio  si  può  verificare  avvalendosi  delle  relazioni,  considerazioni,  testimonianze,  dichiarazioni  delle Organizzazioni Internazionali  come ad es. Amnesty International. L’onere della prova compete al soggetto che dovrebbe  affrontare  tale  trattamento  però  noi,  Corte  Europea,  possiamo  avvalerci  delle  relazioni  delle organizzazioni internazionali per essere informati.  

L’Italia, prima di procedere all’espulsione, si è fatta rassicurare dalla Tunisia con promesse formali della Tunisia  che diceva che non avrebbe torturato Saadi e non gli avrebbe praticato trattamenti disumani e degradanti, ma la CORTE  EUROPEA  dice  che  non  è    sufficiente  ottenere  delle  dichiarazioni  formali;  l’esistenza  di  sottoscritti  da parte di uno Stato, testi interni, accettazione di normativa internazionale come i Trattati per i diritti dell’Uomo, ecc non sono sufficienti ad assicurare una protezione adeguata contro maltrattamenti quando FONTI AFFIDABILI ed  UFFICIALI  delle  Organizzazioni  Internazionali  documentano  che  vi  siano  rischi  sistematici  di  trattamenti disumani (nonostante ratifiche fatte da Tunisia a vari trattati).  

Quindi  l’Italia viene condannata per violazione dell’art.3 CEDU per aver adottato un provvedimento di espulsione verso la Tunisia per SAADI.   

 Crimine di Pirateria 

Secondo  l’art.  101  UNCLOS  Convenzione  Nazioni  Unite  del  diritto  del  mare  consiste  in  “qualsiasi  atto  illecito  di violenza, sequestro o rapina commesso a fini privati dall’equipaggio o dai passeggeri di una nave privata (o di un aeromobile) e diretto,  in alto mare, contro un’altra nave  (o aeromobile) o contro persone o beni da questa  (o da questo)  trasportati”.  E’  necessaria  la  presenza  di  un  requisito:  due  navi.  Ci  sono  2  Convenzioni  del  1988 dell’Organizzazione internazionale Marittima:   1. Convenzione per la repressione dei reati contro la sicurezza della navigazione marittima  2. Protocollo relativo ai reati contro la installazioni fisse sulla piattaforma continentale  (Caso Enrica Lexis) 

 I TREATY CRIMES:  Treaty  Crimes:  Crimini  previsti  da  trattati  ed  accordi  internazionali  e  per  essere  affrontati  necessitano  di  una cooperazione  internazionale.    Esempi  di  treaty  crimes:  diffusione  di  denaro  falso,  riciclaggio  di  denaro  sporco, traffico  di  stupefacenti,  diffusione  e  commercio  di  pubblicazioni  pornografiche,  vari  atti  di  terrorismo internazionale, ecc. Quando ci troviamo di fronte a questi crimini, se gli stati non riescono a cooperare tra di loro, se  i sistemi giuridici degli Stati non hanno una disciplina simile  in materia,   non si  riescono a colpire con efficacia questi reati transazionali.   Attraverso i trattati gli Stati contraenti si impegnano a: 

→ DEFINIRE  IL REATO: qualificare e dare una definizione al  reato nel proprio diritto  interno che corrisponda alla medesima definizione data dagli altri Stati, per avere fattispecie simili;  

→ INDICARE  LA SANZIONE CORRISPONDENTE: punire detti  reati  con pene adeguate e per  avere un  sistema sanzionatorio uniforme. 

→ COOPERARE  tra  di  loro  al  fine  di  assicurare  alla  giustizia  le  persone  responsabili  secondo  l’importante principio: aut dedere aut judicare = o lo estradi o lo giudichi.   Questo principio implica che le Convenzioni 

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che  contengono  questi  Treaty  Crimes  stabiliscono  l’OBBLIGO  per  le  parti  contraenti,  laddove  sul  suo territorio ci sia un soggetto imputato per questi reati di decidere se:  

‐ GIUDICARLO, sottoporlo a giudizio nel proprio Stato per stabilire se è colpevole o meno ‐ OPPURE  in  caso  di  richiesta  di  estradare  il  soggetto  da  parte  di  un  altro  Stato,  di  dare  risposta 

positiva alla richiesta ed ESTRADARE il soggetto imputato. 

 LA GIURISDIZIONE PENALE 

Vale  il  principio  di  universalità  della  giurisdizione  penale  per  i  crimini  internazionali  (CORE  CRIMES):  è  ormai  un principio  consolidato  come  norma  consuetudinaria;  universalità  della  giurisdizione  penale  significa  che  ciascun Stato può avviare un procedimento verso un  soggetto  che è  ritenuto autore di un  crimine  internazionale,  e può avviare il procedimento verso questo soggetto senza che ci siano i collegamenti classici per stabilire la competenza in materia penale cioè: 

→ o che reato sia stato compiuto contro/da un cittadino di quella nazionalità (criterio di nazionalità) → o che reato sia stato compiuto in quel territorio, in quello Stato (criterio di territorialità) 

Per  i  Core  Crimes  l’esercizio  della  giurisdizione  penale  è  indipendente  da  questi  vincoli.    Qualsiasi  Stato  può perseguire un soggetto ritenuto colpevole indipendentemente dal criterio di nazionalità (della vittima, colpevole) e indipendentemente dal criterio di territorialità. Può, ma non è obbligatorio che lo faccia;  vale il principio aut dedere aut judicare. La dottrina è divisa, ci sono pensieri divergenti se, affinché uno Stato possa agire contro un soggetto, debba o meno averlo sul PROPRIO TERRITORIO: Universalità condizionata 

Secondo questa  idea,  ci  deve essere  la presenza del  presunto  colpevole  sul  territorio  affinché  lo Stato possa procedere 

Universalità pura 

Non è essenziale che il presunto colpevole del crimine si trovi sul territorio dello Stato che avvia il procedimento;  il  procedimento  può  essere  avviato  anche  in  Contumacia,  senza  che  il  soggetto coinvolto sia presente su quel territorio. 

Però TUTTA LA DOTTRINA è d’accordo che se un presunto colpevole si trova in un determinato Stato, questo stato può  sicuramente  procedere  quindi  sulla  competenza  dello  Stato  in  cui  si  trova  il  soggetto  presunto  colpevole (indipendentemente della presenza del criterio di territorialità e nazionalità). 

 Belgio VS Senegal 

Es.  concreto:  Ordinanza  CIG  2009,  Questions  relating  to  the  Obligation  to  Prosecute  or  Extradite    (Belgium  v. Senegal)  c.d. ORDINANZA  BELGIO  CONTRO  SENEGAL  maggio  2009:  Il  Belgio  porta  di  fronte  alla  CIG  il  Senegal, invocando  la  Convenzione  delle  Nazioni  Unite  sul  divieto  di  Tortura    in  quanto  il  Senegal  non  stava  adottando procedimenti  contro  il  ex  Presidente  del  Ciad  (stato  africano),  ABREE,  che  si  era  riparato  in  Senegal;  si  stava proteggendo  in  Senegal  dagli  atti  di  tortura  ed  altri  crimini  che  aveva  compiuto.  Le  autorità  del  Senegal  non intervenivano, non avviavano procedimenti per giudicare, né estradavano.    Per  la CIG non c’è pericolum in mora (cioè  non  c’era  il  pericolo  che  il  Senegal  lasciasse  scappare  ABREE  o  che  non  lo  processassero  e  lo  lasciassero impunito), ipotesi che il Belgio temeva potessero accadere (fuga o mancata adozione di sanzioni). La CIG determinò che  ABREE  era  realmente  colpevole.  Il  Senegal  voleva  avviare  l’attività  processuale,    si  era  impegnato  a  punire ABREE  se  UE  e  altre  Organizzazioni  Africane  inviavano  i  fondi  necessari  per  creare  il  tribunale  e  pagare  spese processuali. Da parte del SENEGAL l’intenzione di procedere contro ABREE c’era. Quindi appena arrivavano i fondi avrebbe proceduto. La CIG ha ritenuto accettabile e sincero l’impegno preso dal Senegal, non lo ha condannato. 

 Tribunali Penali internazionali 

Prendono vita dopo la 2° GM con gli Statuti dei Tribunali di Norimberga e Tokyo stipulati tra potenze vincitrici della guerra.  Tribunale di Norimberga: Istituito da Francia, Regno Unito, Usa e Russia con l’accordo di Londra del 1945 per  processare  i  criminali  nazisti; Tribunale  di  Tokyo:    Istituito  da  Australia,  Canada,  Cina,  India,  Francia,  Regno Unito, Olanda, Nuova Zelanda, Filippine, Usa e Russia nel 1946, creato per processare i criminali giapponesi. Furono avanzate diverse critiche a questi tribunali: Giustizia  dei  vincitori:  sono  Tribunali  dei  vincitori, vengono puniti i crimini solo di chi ha perso la Guerra, non vengono puniti i crimini di chi ha vinto la Guerra 

Ex  post  facto:  istituiti  dopo che si era compiuto il fatto 

Natura  selettiva:  solo alcuni  soggetti  vengono giudicati 

 Altri TRIBUNALI AD HOC vennero ISTITUITI DAL CONSIGLIO DI SICUREZZA: Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia, con sede all’Aia, creato con Ris. 827del 25 maggio 1993 per processare  le persone accusate di crimini contro  la  guerra,contro  l’umanità  e  genocidio  commessi  in  Iugoslavia  a  partire  dal  1991;  Tribunale  penale 

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internazionale per il Ruanda, con sede ad Arusha, creato con Ris. 955 dell’8 novembre 1994 giudicare i responsabili di crimini contro l’umanità e di guerra nel conflitto interno per ragioni etniche del 1994.   In questo caso non  esprimono la Giustizia dei Vincitori, è Giustizia compiuta dalla Comunità Internazionale (perché nascono da risoluzioni del CdS, rappresenta  la volontà delle Nazioni Unite). Ma rimangono 2 critiche: che fossero tribunali ad hoc ed erano tribunali creati ex post facto (dopo la commissione del fatto, quindi in illegalità).  C’è però un aspetto innovativo importante:  Priorità rispetto a Corti nazionali.  Se un Tribunale nazionale sta già giudicando un soggetto colpevole, su richiesta di uno di questi due Tribunali si può fare sospendere il procedimento nazionale e  far  svolgere  il    procedimento  o  nel  Tribunale  della  Ex  Jugoslavia  o  nel  Tribunale  del  Ruanda  =  ha  il  potere  di AVOCARE  A  SÉ  i  procedimenti  penali  già  avviati  altrove.  In  più  tutti  gli  stati  del  mondo  hanno  il  dovere  di cooperazione con il Tribunale della Ex Jugoslavia e Tribunale del Ruanda (si pensi ad es all’Ordinanza CIG Senegal vs Belgio ’09).  Altri TRIBUNALI AD HOC sono di  NATURA MISTA: in parte sono composti da giudici internazionali ed in parte sono composti da giudici nazionali, interni. Esempi:  

→ Corte Speciale per la Sierra Leone (2002)  → Camera per i Crimini di Guerra in Bosnia‐Erzegovina (2002)  → Tribunale Speciale della Cambogia (2006)  → Tribunale Speciale per il Libano (2007)  

Sono contemplati anche loro in Risoluzioni delle Nazioni Unite ed oltre a giudicare su reati internazionali possono giudicare  anche  su  reati  previsti  dallo  Stato  interessato  all’interno  di  un  conflitto  armato  (reati  interni);  si  vuole cercare di rendere giustizia a atti compiuti in conflitti bellici martoriando questi posti.  

Corte penale internazionale Istituita  con  il  Trattato  adottato  a Roma  il  17  luglio  1998 ed entrato  in  vigore  il  1°  luglio  2002,  dopo  la  60esima ratifica; nata dopo quasi 50 anni di dibattito internazionale, tenta di rispondere a tutte le critiche fatte ai Tribunali precedenti di Norimberga e Tokyo perché: 

non crea una giustizia dei vincitori, ma una giustizia internazionale; si tratta di dare risposta a tutti i paesi che aderiscono; molti paesi hanno aderito (121 Stati) e hanno ratificato lo Statuto di Roma. Non hanno, tra gli altri, aderito: Usa, Russia, Israele e Cina; 

non c’è più il problema della limitatezza dell’oggetto; la sua giurisdizione adesso riguarda i crimini avvenuti nel territorio di uno degli Stati contraenti o comunque che abbiano come autori i cittadini di una delle parti contraenti  (non c’è più  il  limite es. solo  in Ruanda o solo  in Jugoslavia, una volta che si aderisce si sa che crimini compiuti nel proprio territorio e crimini compiuti da soggetti di nazionalità dello Stato contraente = possono essere giudicate dalla corte penale internazionale);  

giudica solo  i crimini datati post 1°  luglio 2002 quando è stato  fatto  la 60°  ratifica ed è entrata  in vigore, solo per crimini ex post.  

Ha sede all’Aja, sono 18 giudici in carica per 9 anni.  Molto importante è la figura del Procuratore; i casi si possono portare in 3 modi: su richiesta del Procuratore, su richiesta del CdS o su richiesta di uno Stato parte contraente; la possibilità di portare un caso dal Procuratore e dallo Stato devono rispettare i criteri di territorialità e nazionalità. il CdS ha un potere superiore cioè: 

può  chiedere  di  esaminare  alla  CPI  anche  crimini  compiuti  sul  territorio  di  Stati  che  non  siano  parti contraenti o cittadini che non abbiano la cittadinanza di parti contraenti; quindi non è vincolato da criteri di territorialità e nazionalità e anche Stato 3° che hanno accettato giurisdizione, si chiama POTERE Di REFERAL (cd di conferimento) usato ad es. nella  crisi del Darfour, regione del Sudan che non è parte contraente della CPI; 

ha anche il POTERE Di DEFERAL, può chiedere alla Corte anche di sospendere un procedimento. Il CdS ha anche adottato delle risoluzioni dove stabilisce che la Corte Penale non possa avviare procedimenti verso cittadini, militari e funzionari impegnati in missioni autorizzate dalle Nazioni Unite o missioni delle Nazioni Unite su territori di paesi che sono parti contraenti a fronte dell’impegno di giudicare loro sui crimini eventualmente.  

23/4/2012 

SOGGETTI DI DIRITTO INTERNAZIONALE 

Lo Stato 

Stato = dotato di 3 caratteristiche/elementi costitutivi: Popolo, territorio ed organizzazione di governo = se si hanno questi 3 elementi si può parlare di pienezza di soggettività internazionale. Convenzione  sui  diritti  e  doveri  degli  Stati,  Montevideo  26  dicembre  1933  =  Lo  Stato  cm  soggetto  di  diritto internazionale deve: 

• avere una popolazione permanente 

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• avere un territorio definito • avere un governo • avere la capacità di entrare in relazione con gli altri Stati 

Lo Stato è un ENTE TERRITORIALE e x questo va distinto dalle ORGANIZZAZIONI TERRITORIALI. Quello che conta è il principio di EFFETTIVITA’: il Diritto Internazionale si limita a prendere atto della nascita in via di fatto di un nuovo Stato ed attribuisce ad esso automaticamente la personalità giuridica internazionale. La sovranità dello Stato deve essere: SOVRANITA’ INTERNA 

questa organizzazione di governo esercita un potere coercitivo sul popolo stabilmente stanziato sul territorio (è in grado di ctrl la popolazione) 

SOVRANITA’ ESTERNA 

Lo Stato che ha un’organizzazione amministrativa, giudiziaria e di ctrl dell’ordine pubblico, esercita questo potere senza che sia condizionato da un soggetto terzo = ESERCIZIO del proprio potere di governo IN PIENA INDIPENDENZA e a TITOLO ORIGINARIO 

Il riconoscimento 

Un aspetto tipico della sovranità dello Stato è il RICONOSCIMENTO: quando nasce la nuova entità statale, gli altri Stati  la  riconoscono  =  dichiarazione  formale  o  nei  fatti.  Il  valore  giuridico  del  riconoscimento:  costitutivo  o dichiarativo della soggettività internazionale?  Uno  Stato  non  esiste  finchè  non  riconosciuto  (ATTO  COSTITUTIVO)  o  con  valore  dichiarativo  =  uno  Stato preesistente riconosce che di  fatto si è  formato un nuovo soggetto di diritto  internaz di carattere statale  (atto di carattere politico, non può essere preteso = DISCREZIONALE)? La seconda è la teoria prevalente.  Come es. di atto di riconoscimento: DICH 16 DIC 1991 dei MINISTRI degli ESTERI della CE: stabilivano le condizioni x il  riconoscimento  (testo  condiviso)  da  parte  degli  Stati  della  CE  dei  nuovi  soggetti  che  si  affacciavano  dopo  la disgregazione dell’ex‐URSS:  

1) riconoscimento dello Stato di diritto, la democrazia e i diritti dell’uomo;  2) rispetto e promozione dei diritti dei gruppi etnici e delle minoranza  (CONFINI che  tracciavano distinzione 

tra territori che non rispettavano distribuzione dei gruppi etnici);  3) rispetto dell’inviolabilità delle frontiere: rivisitare i confini porta a situazioni di instabilità.  

Gli Stati CE condizionano i rapporti sulla base che questi Stati riconoscano o meno tali principi. Ci  può  essere  un  RICONOSCIMENTO  PREMATURO:  Stati  x  cui  strategicamente  è  conveniente  agli  interessi internazionali  che  si  formi un nuovo  soggetto di D.I.  Es.  KOSOVO; dopo  il  conflitto dei Balcani,  stabilita  la PIENA AUTONOMIA  dalla  Serbia  (non  indipendenza  =  protettorato  nelle  mani  delle  Nazioni  Unite),  poi  i  parlamentari kosovari emettono una Dichiarazione d’indipendenza, la Serbia chiede richiesta di parere. GOVERNO IN ESILIO:  GOVERNO INSURREZIONALE:  MOVIMENTO di liberazione nazionale: In  caso  di  occupazione  militare:  es. durante  2°  GM.  Soggettività  NON PIENA  oppure  STATO  DIVISO  =  da uno  Stato  se  ne  formano  2;  c’è  un processo  rivoluzionario  e  il  gov preesistente  si  rifugia  in  una  parte dello  Stato  es.  TAIPEI‐Taiwan  e  Repubblica  Popolare  Cinese;  prima era Taipei a rappresentare la CINA. 

Si  ha  quando  gli  insorti governano  il  territorio  o  una parte,  ma  col  rispetto  di determinate  regole del DI  (es. immunità  e  privilegi  x  inviati da  Paesi  Terzi);  si  tratta  di  un FENOMENO TRANSITORIO. 

Movimento  che  rappresenta  un  popolo che  aspira  ad  autodeterminarsi  =  ha considerazione  nel  D.I. indipendentemente  dal  fatto  che  eserciti un  potere  sul  territorio,  es.  FRONTE POLISARIO  =  incarna  aspirazione  del popolo  del  Sahara  occid  sotto dominazione  marocchina:  processo  non ancora compiuto. 

Organizzazioni intergovernative 

Le ORG INTERNAZIONALI intergovernative (tra Stati) sono enti NON TERRITORIALI; non possono rivendicare potere d’imperio  su  un  determinato  territorio.  Soggetti  derivati  =  esercitano  poteri  conferiti  da  Stati  membri  (poteri derivati). Enti  funzionali  xchè non hanno competenze a  tutto campo: a differenza dello Stato  (a 360°); hanno un MANDATO. Es. Organizzazione  Internazionale della Sanità: promuovere salubrità delle pop degli  stati del mondo. Funzione  distintiva.  UNIVERSALI  (l’appartenenza/possibilità  di  aderire  Non  dipende  da  appartenenza  a  gruppo geopolitico), es. Org delle Nazioni Unite. Organizzazioni regionali: es. Consiglio d’Europa (1949) vi possono aderire solo  paesi  EU  e  ha  la  funzione  di  promuovere  interessi  e  svil  EU.  Es.  Organizzazione  del  Trattato  del NORDATLANTICO:    raggruppa Stati  EU occ + Canada e Stati Uniti  con  funzione difensiva. OSCE:  finalità di  gestire stabilità e conduzione democratica dei paesi dell’Eu: ORGAN x la SICUR e la COOP in EU.  Ente  che  esercita  determinate  funzioni  sulla  base  del  PRINCIPIO  di  ATTRIBUZIONE  (opera  sulla  base  delle competenze attribuite).  

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Possono avere personalità giuridica internazionale; questione affrontata dalla GIURISPRUDENZA (richiesta di parere alla CIG nel 1949: se non l’avesse non potrebbe esercitare adeguatamente le competenze attribuite = TEORIA DEI POTERI IMPLICITI, CIG caso Bernadotte 1949: se i rappresentanti nei teatri di crisi subiscono pregiudizi fisici le org possono pretendere adeguate  tutele vs  lo Stato  territoriale;  se non  fosse così non potrebbe esercitare  il proprio mandato (la personalità giuridica internazionale deve essere estrapolata dalle competenze attribuite).  

Il caso libico: governo insurrezionale 

CASO  LIBICO  =  Governo  insurrezionale:  Le  ostilità  della  Guerra  Civile  Libica  hanno  inizio  il  17  febbraio  2011 (Giornata della collera); il Consiglio di Sicurezza con una RISOLUZIONE 1970 ha istituito il blocco navale e l’embargo di  armi  e  limita  i  viaggi  della  fam.  Gheddafi  e  dei  membri  del  regime.  Altra  RISOLUZIONE  1973,  anch’essa vincolante:  il  17 marzo  il  CdS  proclama  il  cessate  il  fuoco  e  stabilisce  la  NO  FLY  ZONE  sul  territorio  della  Libia; autorizza  l’uso  della  forza  (aerea;  non  truppe  di  terra:  “autorizza  tutte  le  misure  necessarie  eccetto  la  forza occupante”  x  proteggere  i  civili).  Grazie  all’intervento NATO  i  ribelli  riescono  a  conquistare  la  Cirenaica  e  poi  la Tripolitania (lealisti) ed il resto alla fine di Ottobre (tranne Beniwalid e Sirte).  Il  27  febbraio  annunciato  il  GOVERNO  ad  INTERIM:  CONSIGLIO  NAZ  di  TRANSIZIONE  (CNT)  che  è  un  governo insurrezionale = caratteristiche: esercita un ctrl effettivo di una parte dl territorio e ha la capacità di avere rapporti con Stati terzi (sociabilità internazionale). Per il D.I. ha una soggettività limitata nei cfr degli Stati (il gov legittimo può  riprendere  il  potere;  riesce  a  ctrl  solo  una  parte  del  terr;  capacità  limitata  di  concludere  accordi  interna: CAPACITA’ LIMITATA temporale, spaziale e nei cfr degli altri Stati e dei privati, es. capacità di concludere contratti con privati, es. vendita del petrolio).  In genere gli Stati  terzi NON riconoscono  i governi  insurrezionali;  in qs caso molti  stati hanno riconosciuto  il CNT come  rappresentativo  del  popolo  libico:  UNICO  INTERLOCUTORE  delle  relazioni  bilaterali  (Italia;  Francia;  Gran Bretagna)  =  delegittimazione  del  regime  Gheddafi.  Il  pericolo  è  l’incertezza  giuridica;  il  CNT  dichiara  che  vuole continuare a rispettare i trattati già ratificati firmati durante il regime (grande segno di fatto). 

La questione palestinese: movimento di liberazione nazionale 

QUESTIONE PALESTINESE = il popolo ebraico è alla ricerca del focolare nazionale; dopo la 2° GM votato un PIANO di SPARTIZIONE accolto con favore dall’Agenzia Ebraica. La 1° G arabo‐israeliana dal 1948 al ’49; si delinea la GREEN LINE di armistizio. L’amministrazione della Cisgiordania passa nelle mani della Giordania. L’OLP fondata nel 1964. Il KGB  informa  di  un  possibile  assembramento  di  soldati  israeliani;  prima  dell’Intervento  di  Nasser  bombardato l’EGITTO,  occupata  altura  del  Sinai  e  Alture  del  golen  = GUERRA  dei  6  GIORNI.  La  RISOLUZIONE  242  esplicita  il principio  di  TERRA  IN  CAMBIO  DI  PACE:  ritiro  di  Israele,  ma  riconoscimento  del  loro  Stato.  Accordi  di  OSLO: prevedevano  un  trasferimento  di  ctrl.  Zona  Cisgiordania:  nelle mani  del  ctrl  dell’Autorità  Nazionale  Palestinese; un’altra zona per metà all’Esercito Israeliano; la 3° parte interamente nelle mani di qs ultima. La situazione è uguale dal 1995 ad Oggi. OLP (organizzazione x la liberazione della Palestina): Movimento di liberazione nazionale; ente rappresentativo di un  popolo  in  lotta  x  l’AUTODETERMINAZIONE  (se  territorio  è  oggetto  di  regime  coloniale,  gov  razzista  o occupazione  stato  straniero,  cm  qs  ultimo  caso).  Tali  movimenti  hanno  soggettività  limitata  temporale,  non possono ratificare accordi internaz ed è importante il riconoscimento degli Stati.  Dal 1964 ad oggi diversi tentativi x fare avere all’OLP il riconoscimento di Stato a pieno titolo: tappe = 1988; 1995; 2011  (richiesta di adesione all’ONU).  La Comunità  Internaz non ha una posizione unanime; “entità osservatore”; attualmente riconosciuta da 130 Stati (80% della popolazione; ma ql che non lo riconoscono detengono il 75% della ricchezza) e fa parte dell’UNESCO (gli USA, il Canada hanno bloccato il 30% dei fondi all’UNESCO).  Il 26 sett 2011 lo stato di incertezza poteva essere risolto attraverso 2 opzioni:  

1) L’OPZIONE  SCELTA:  richiesta  formale  di  Abu  Mazen*  di  divenire  membro  delle  Nazioni  Unite  (*Capo autorità palestin e dell’OLP) = procedura lunga e complessa; nove voti senza veti; poi voto favorevole di 2/3 dell’AG;  

2) modifica dello Status: da entità osservatore (status attuale) a Stato non‐membro (come lo Stato Vaticano: OPZIONE VATICANO) = la Palestina avrebbe potuto avere il riconoscimento formale di  Stato = si va ai voti dell’AG (bypassando il voto iniziale).  

Scelta con immediata conseguenza: il 3 APRILE.  Nel 2009 operazione militare nella  Striscia di Gaza  con 1000 morti palestinesi  (OPERAZIONE PIOMBO FUSO);  sia Israele che Amas hanno compiuto crimini di guerra). Il 3 aprile 2012 il procuratore della CPI dice che non ha prove che la Palestina sia uno Stato; guardando ruolo nell’AG rifiuto di indagare sui crimini di guerra.  NB: la SCELTA di una PROCEDURA o di un’ALTRA conta MOLTO: Ripercussione grave! 

24/4/2012 

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SOFT LAW Tra gli atti di SOFT LAW o diritto morbido (non vincolante): 

• Dichiarazioni  o  le  conclusioni   del G20  (non è  fonte prevista da accordo; nasce da un consesso  informale che tenta di stabilire strategie comuni x migliorare l’andamento del mondo = G20) 

• Piano d’azione (l’UE e gli USA hanno guerre commerciali basate sugli approcci alla tecnologia, es. OGM; difficile individuare  un  luogo  d’origine  dei  prodotti  commerciali,  per  cui  basta  che  un  ingrediente  sia  OGM  che  il prodotto è OGM; individuati regole tecniche omogenee e standard internazionali con piani d’azione dove si dice “ci incontriamo ogni tot; durante le trasferte discuteremo con i coltivatori, con l’industria agroalimentare etc” = pagine che sciolgono molti nodi) 

• Statement of protocol  • Codice di condotta (alcuni organi definiscono le regole arbitrali o sui contratti  internazionali; regole modello o 

codici di condotta, es. Nike, Champions = aderiscono ad un certo codice di condotta che prevede condizioni di lavoro salubri e non sfruttamento dei lavoratori) 

• Regole modello • Linee guida • Risoluzioni  (atti  non  vincolanti;  es.  del  CdS,  definizione  di  “aggressione”.  Anche  se  non  vincolante  è 

p.d.riferimento imprescindibile); possono portare a consuetudini o a convergenze tra gli Stati che possono dare vita a contratti 

• Atti giuridicamente non vincolanti, contenenti impegni di carattere meramente politico 

Secondo una certa parte di dottrina gli atti di soft law non sono diritto; DEFINIZIONE della PROF: la soft law “è un ulteriore  tipo  di  fonte  giuridica  con  valore  giuridico meno  intenso  rispetto  alle  fonti  di  Diritto  Internazionale vincolante” (consuetudini e trattati).  Il  mancato  rispetto  di  qs  documento  non  comporta  alcuna  reazione  fragorosa  dalle  altre  parti  (es.  richiesta  di risarcimento  danni  o  di  forme  di  riparazioni,  atti  di  protesta  etc).  Comporta  però  l’osservanza  dell’OBBLIGO  di BUONA FEDE =  comportamento  coerente  col  contenuto dell’atto  vincolante. Atti  di  carattere  programmatico  ed esortativo; ma sempre atti sono! Possono essere estinti a piacere unilateralmente; MA non dopo che gli  impegni non  giuridici  siano  stati  invocati  dalla  controparte.  Spesso  gli  atti  di  soft  law  hanno  contribuito  a  formare  atti vincolanti,  es.  Dichiarazione  universale  delle  Nazioni  Unite  del  1948  sui  diritti  dell’uomo,  cui  sono  susseguite Convenzioni e Patti. EFFETTO  di  LICEITA’  delle  RACCOMANDAZIONI  →  laddove  uno  Stato  che  abbia  votato  positivamente  una raccomandazione (che  l’org  intern ha adottato rispettando tutte  le procedure = RACCOMANDAZIONE LEGITTIMA; ma anche la sostanza – oggetto e scopo‐ del trattato/sistema pattizio dell’org intern) produce un effetto di liceità: potrà  non  rispettare  un  impegno  internazionale  avvalendosi  come  giustificazione  del  fatto  che  sta  osservando  il contenuto  della  raccomandazione  (causa  di  esclusione  dell’illecito  internazionale).  Esplicitazione  del  principio  di buona  fede;  se  voti  una  cosa  nell’AG  non  puoi  poi  votarne  un’altra  in  un’altra  occasione. Modo  flessibile  di  far progredire  il  Diritto  Internazionale  (DINAMICITA’).  Strumento  di  soft  law  che  consente  il  miglioramento  nelle relazioni internazionali (es. Unione Europea e Cina dialogano con i DIALOGUES = problema: concludere un accordo formale con la Cina che non rispetta i diritti umani è un problema; non accetteranno: è un primo passo VS le rigidità dell’accordo di partenariato europeo; es. condanne a morte; espianto degli organi etc = si dialoga). Es.  PROGETTO  SULLA  RESPONSABILITA’  degli  STATI:  progetto  di  raccolta  dei  principi  di  base  della  responsabilità internazionale degli stati. 

Caso Pulp Mills e Sviluppo Sostenibile 

Un  esempio  di  principio  affermato  dalla  Soft  Law  è  il  PRINCIPIO  dello  SVILUPPO  SOSTENIBILE:  è  un  es.  della rilevanza della soft law. Formulato da una Commissione presieduta dalla Bruntland (delle Nazioni Unite) nel 1987; poi ripreso dalla DICHIARAZIONE di RIO (1992) = è un atto di soft law: lo sviluppo x essere duraturo nel tempo ed accettabile dalla popolazione mondiale deve essere compatibile con l’ambiente; la CIG nel suo parere del 1996 ha dato una definizione di  “ambiente” nell’ambito della  liceità delle armi nucleari.  L’ambiente  siamo anche noi e  le generazioni future (PRINCIPIO OLISTICO, comprende tutto).  Caso PULP MILLS: x approfondire  il concetto di SVILUPPO SOSTENIBILE guardiamo ad un caso del 20 aprile 2010, sentenza  della  CIG.  Secondo  qs  concetto  bisogna  svilupparsi  secondo  un’ottica  di  sostenibilità  in  modo  che  i vantaggi  economici possano  riguardare  tutta  l’umanità e anche  le  generazioni  future:  LO SVILUPPO ECONOMICO deve essere coniugato con l’AMBIENTE e con lo SVILUPPO/il PROGRESSO SOCIALE (tridimensionalità dello sviluppo sostenibile). Qs principio nasce nel soft law ma è poi richiamato in strumenti pattizi.  Si  tratta  di  una  controversia  tra  ARGENTINA  ed  URUGUAY:  L’Uruguay  aveva  dato  a  2  cartiere  straniere l’autorizzazione di costruire 2 impianti sul fiume Uruguay al confine con l’Argentina, che temeva di subire emissioni 

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nocive  (forse  anche  perché  avrebbe  voluto  anch’essa  l’attenzione  degli  investitori  spagnoli  e  finlandesi  vista  la grave crisi economica in cui si trovava).  I due paesi confinanti avevano firmato un trattato bilaterale x  la gestione del  fiume  attraverso  la  Commissione  CARU  (accordo  1976:  stabiliva  che  se  uno  Stato  intendeva  consentire  la costruzione di impianti sulla sponda del fiume con grande impatto occorreva notificare e fare un previo confronto = percorso partecipato –  con  l’Argentina).  La CIG  inserisce molti  principi di  carattere  sostanziale  tratti  dall’accordo bilaterale (scopo: evitare uso improprio e nocivo del fiume Uruguay con ottica preventiva). Il principio 177 stabilisce che  occorre  rifarsi  al  PRINCIPIO  dello  SVILUPPO  SOSTENIBILE  non  codificato;  però  le  disposizioni  dell’accordo vogliono  salvaguardare  la  qualità  delle  acque  e  definire  un  equilibrio  tra  utilizzo  acque  e  protezione  del  fiume. Principio  evocato  dal  CIG:  contemperamento  dei  principi  espressi  nell’accordo  del  1976.  ELEMENTO  DI RIFERIMENTO (principio ben formulato!) che determina la PORTATA di un ACCORDO internazionale (strumento di grande ausilio interpretativo).  La valutazione di IMPATTO AMBIENTALE  è ormai un obbligo di tipo consuetudinario (anche  se  stabilire  le  procedure  rientra  nella  discrezionalità  degli  Stati).  Guardando  l’impatto  delle  cartiere  non riscontrata la nocività (anche se violazione dell’accordo c’è): non vi deve essere abbattimento delle cartiere. 

IL CONSIGLIO DI SICUREZZA ONU IL SISTEMA DI SICUREZZA COLLETTIVO delle NAZIONI UNITE si basa sul Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’ONU ha diverse funzioni (membership universale e competenza molto vasta: mantenim pace e sicurezza intern; promoz diritti umani, sviluppo econom, diritto internaz). Un organo ad hoc x preservare la sicurezza internazionale è appunto il CdS (art. 24). Questa funzione è codificata nel CAPO SESTO  (risoluzione pacifica delle controversie;  il CdS può suggerire di  ricorrere ad un det mezzo) e nel CAPO SETTIMO  (atti  che  il CdS può adottare x mantenere pace e sicurezza internazionale) della Carta delle Naz Unite.  COMPOSIZIONE:  15 membri,  5  permanenti  e  10 non permanenti.  I  5  permanenti  sono  le  potenze  vincitrici  della GM: CINA FRANCIA REGNO UNITO RUSSIA e STATI UNITI. Dal 1971 la Repubblica popolare cinese prende il posto di Taiwan; la Russia è dagli anni ’90, prima vi era l’URSS. Essi hanno il POTERE DI VETO. I membri non permanenti in carica 2 anni sono eletti in modo da rappresentare geo‐politicamente tutto il globo (membri di tutti i continenti).  Dibattito x riformare il CdS: non riesce ad intervenire x via dei veti  incrociati; penalizzati certi Stati  importanti, es. Germania.  Tuttavia  c’è  grande  rigidità:  le modifiche  andrebbero  sottoposte  al  veto  degli  Stati  che  non  vogliono perdere i loro privilegi. VOTAZIONE: Art.  27  della  Carta:  come  votano?  x  le  questione  di  carattere  procedurale,  ogni  Stato  ha  un  voto (maggioranza semplice di 9 voti su 15); le decisioni sostanziali, invece, devono essere prese con voto favorevole di 9 membri, ma col voto favorevole di tutti i membri permanenti (ciascuno ha diritto di veto; la proposta dell’atto cade nel  vuoto).  Si  è  diffusa  la  prassi  dell’ ASTENSIONE  (comportam  durevole  e  prolungato  nel  tempo):  possibilità  di riconoscere come capace di acquisire forza vincolante un atto che non abbia voti contrari dei membri permanenti (anche con astensione: non piena adesione all’atto). 

QUANDO PUÒ INTERVENIRE? In 3 casi:  

1. Minaccia alla pace;  2. Violazione della pace;  3. Atto di aggressione.  

Un largo dibattito se tale situazione poteva essere anche interna ad uno stato – o solo a livello internazionale?  Si  guarda  all’art.  2  par.  7  Carta  ONU.  Dopo  la  Caduta  del  muro,  gli  equilibri  politici  sono  saltati;  si  è  discusso sull’intervento  del  CdS  sui  conflitti  interni  =  è  legittimo  se  c’è  una  MINACCIA  alla  PACE  e  SICUREZZA INTERNAZIONALE:  anche  un  conflitto  interno  può  avere  pesanti  ripercussioni  sugli  equilibri  internazionali esacerbando  gli  equilibri  geopolitici  di  una  parte  del  globo.    Anche  gli  enti  non  statali  (gruppo  terroristico  o movimenti insurrezionali) creano la competenza del CdS ad agire (es. proliferazione di armi di distruzione di massa). Di solito molto importanti i preamboli (motivazioni che hanno spinto il CdS ad agire). La qualificazione del teatro di crisi è molto sensibile e x qs si ha una indicazione generica (riferimento generico al CHAPTER SEVEN della Carta).  

2/5/2012 

L’uso della forza 

IL CONSIGLIO DI SICUREZZA L’ USO della  FORZA  Il  sistema di  sicurezza  delle Nazioni Unite  (CAP.  7):  il  CdS  deve mantenere pace  e  sicurezza nazionali e per farlo può usare la forza in determinati casi. L’art. 39 elenca quando il CdS può intervenire. MINACCIA alla PACE  Abbiamo  una  dottrina  evolutiva  su  qs  concetto;  le  violazioni  alla  pace,  si  riteneva, 

potessero esserci solo nei casi di relazioni sconsiderate tra Stati; poi con il bipolarismo e la decolonizzazione abbiamo situazioni di  instabilità = ci  si è  interrogati  sull’intervento del  CdS  in  ql  che  accadeva  all’interno  degli  Stati  =  situazioni  che  hanno  luogo  solo 

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all’interno di uno stato ma con ripercussioni sugli stati limitrofi; notevole instabilità. Gli interventi  sono  legati  a  situazioni  di  conflitto  intero,  soprattutto  dopo  la  Caduta  del Muro di Berlino (CRISI DEI BALCANI) = teatri di crisi INTERNI ad uno Stato.  

VIOLAZIONE della PACE  Messa  in atto di tale minaccia; prevede l’intervento del CdS con un atto concreto: uso della forza armata. 

ATTO di AGGRESSIONE  Rif. art. 39:  l’AGGRESSIONE è  l’atto più grave di violazione della pace xchè destabilizza l’integrità di uno stato (politica e territoriale). 

Il  CdS ha preferito non qualificare  la  situazione nelle definizioni, ma  solo dicendo che  si  avvaleva dei  suoi poteri nell’ambito del  Cap.7 della Carta delle Nazioni Unite  (atto di  aggressione delicato  sotto  il  profilo politico).  Il  CdS gode  di molta  discrezionalità  nel  decidere  quando  e  in  che misura  intervenire.  Es.  CONFLITTO  civile  in  LIBIA  VS GUERRA civile in SIRIA (comportamenti molto diversi). Può adottare  raccomandazioni  (misure non vincolanti) e atti  vincolanti  (graduati: provvisori,  vincolanti  che NON implicano oppure CHE implicano l’USO della FORZA). 

Le misure vincolanti 

MISURE PROVVISORIE 

Servono per cristallizzare la situazione evitando che peggiori, senza intaccare la ricostruzione di un illecito internazionale (MISURE CAUTELARI). Il CdS non può impartire prescrizioni che incidono su diritti ed interessi delle parti  in causa. DIBATTITO sulla VINCOLATIVITA’: x  la prof sono vincolanti; es. “cessate il fuoco”. 

MISURE  che NON implicano l’uso  della forza 

Misure  con  contenuto  vario;  es.  di embargo economico  (si  cerca di  indurre  le parti  recalcitranti con  provvedimenti  di  embargo  economico).  La  risoluzione  può  essere  generica  oppure  più articolata (es. esclusi tutti i tratti di comunicazione).  Es.  provvedimento  di  divieto  di  circolazione  x  classe  dirigente  e  familiari  (es.  Saddam  Hussein) ritenuti responsabili di minaccia o violazione.  Altre volte congelamento di tutti i beni (mobili ed immobili) ascrivibili allo Stato che hanno posto in essere violazione a pace e sicurezza internaz o imputabili alla sua classe dirigente (es. cassette di sicurezza).  Profilo  problematico:  evoluzione  di  qs  misure  –  più  chirurgiche  x  evitare  di  intaccare  la popolazione  civile  dello  Stato  (1°  vittima);  es.  embargo  totale  economico  prolungato  nel  tempo con effetti perversi: colpite fasce più deboli = es. IRAQ dopo 1° invasione KUWAIT; poi accordo per il  cessate  il  fuoco  =  misure  di  embargo  economico  portarono  alla  fame;  si  cerca  di  introdurre CLAUSOLE  e  MISURE  TEMPORALI.  La  risoluzione  del  CdS  non  aveva  misure  nel  tempo;  veti incrociati x cui non approvata mai né la prosecuzione né la cessazione / poi misura OIL FOR FOOD: esportazione  del  petrolio  escluso  x  ottenere  migliori  condizioni  x  la  popolazione.  Poi  si  scopre CORRUZIONE;  inserzione  della  SUNSET  CLAUSE  (clausola  del  tramonto):  indica  un  termine  al termine del quale la clausola deve essere rinnovata. 

Misure  CHE IMPLICANO l’USO  della FORZA 

Art.  42  = MISURE  IMPLICANTI  l’USO  fella  FORZA.  La  dottrina  si  è  posta  il  problema  se  ci  deve essere una escalation nelle misure; la dottrina ha detto che occorre leggere bene l’art. 42: “siano inadeguate o si siano dimostrate inadeguate” = il CdS può scegliere di seguire la via dell’uso della forza o di adottare misure di differente tipo dopo che quelle prese si sono dimostrate inadeguate = GRANDE DISCREZIONALITA’.   ECCEZIONI al DIVIETO di USO della FORZA. Deroga all’art. 2 par. 4 Carta ONU ma anche norma di diritto consuetudinario  imperativo (insieme al DIRITTO di  legittima difesa). Subito dopo  la 2° GM radicalizzazione  divisione  tra  EST  e  OVEST  =  non  si  sono  formati  organi  x  portare  a  piena formazione  il  sistema  di  Sicurezza  delle  NU.  Una  parte  della  Carta NU  non  attuata  (es.  esercito internazionale NU mai costituito).  Nei  primi  decenni  situazione  di  veti  incrociati  x  cui  se  necessario  avere  una misura  di  uso  della forza qs risoluzione non c’è stata, tranne casi di astensione come x la Corea (VETI INCROCIATI). Con la  Caduta  del  Muro,  tali  misure  sono  state  adottate  ma  come  AUTORIZZAZIONE  degli  STATI MEMBRI all’uso della forza (NON secondo il sistema compiuto!). Il sistema delle Nazioni Unite ha avallato situazioni di mantenimento della pace.  OPERAZIONI che prevedono l’USO della Forza: 

• Le  OPERAZIONI  di  MANTENIMENTO  sono  OPERAZIONI  di  STABILITA’.  Necessità  del Consenso degli Stati membri e dello Stato territoriale x messa a disposizione di contingenti militari delle NU e SOLO x operazioni di PEACE KEEPING (mantenimento). 

• OPERAZIONI DI RAFFORZAMENTO o PACE ENFORCING: le forze militari delle NU formate 

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col consenso Segretario ONU e Stati Membri hanno regole di ingaggio meno severe, es. x situazioni di anarchia. Tali operazioni possono essere avviate senza il consenso dello Stato territoriale.  Es.  l’UNIFIL  (ris.  1701  in  Libano):  i  contingenti  NU  possono  usare  la  forza  x assicurare che la sua zona di operazioni non sia utilizzata x attività ostili.  

A volte operazioni belliche VS uno Stato; es. autorizzazione ad aiutare la Corea del Nord VS Corea del  Sud;  uso  delle  forze  navali  x  fermare  esportazione  petrolio  da  Rodesia  ad  Africa  del  Sud  = blocco navale della Gran Bretagna xchè la Rodesia praticava l’apartheid.  

Possono le risoluzioni del CdS violare il D.I.?  

Gli  Stati membri delle NU devono  seguire  tali  risoluzioni,  anche  se esse non  sempre  sono  insuscettibili  di  essere attaccate x violazione di principi fondanti del D.I. Dopo gli attacchi del 2001 (Torri Gemelle), il CdS adottò:  

• risoluzione  in  cui  autorizzati  gli  USA  ad  agire  anticipatamente  VS  Afghanistan  (pieno  supporto  alla  loro iniziativa) 

• risoluzione in cui dati principi generali a cui tutti gli Stati dovevano attenersi x contrastare il TERRORISMO INTERNAZIONALE = azione di carattere militare con bersagli civili volti ad indurre un terrore generale nella popolazione  ed  ottenere  qualcosa  dai  Governi;  non  c’è  una  definizione  condivisa  (NOZIONE  SENSIBILE insieme a ql di AGGRESSIONE e diritti sociali).  

Gli USA riescono a inserire una NOZIONE DI DIFESA ANTICIPATA x prevenire un’azione di terrorismo (inteso come violazione  della  pace  e  sicurezza  internazionale)  =  CONVERGENZA  nella  DEFINIZIONE  e  MECCANISMI  di COORDINAMENTO. Le NU avevano stabilito un Comitato x la lotta al terrorismo: individuata una lista di terroristi o fiancheggiatori, a cui gli Stati membri avrebbero dovuto congelare i beni. Tuttavia il Comitato può errare; problemi di  traslitterazione  dall’arabo  =  si  possono  scambiare  persone.  Sistema  della  Black  List:  si  marchiavano  a  fuoco persone  senza  che  fosse  prevista  un’istanza  di  revisione  =  IMPOSTAZIONE  CRITICATA  da  molti  stati  =  manca  il rispetto  del  principio  del  DIRITTO  ad  un  EQUO  PROCESSO!!!  Una  serie  di  risoluzioni  hanno  stabilito  la  non conformità  al  D.I:  approntato  un  RICORSO  AMMINISTRATIVO  nell’ambito  elle  NAZIONI  UNITE  x  revisionare  le decisioni del CdS.  ART.  103  CARTA  NU:  es.  di  CLAUSOLA  di  COMPATIBILITA’  =  uno  Stato  conclude  molti  accordi  internazionali  e possono esserci problemi di compatibilità = si assumono obblighi confliggenti;  la CV dice che  in  linea di principio vale l’accordo successivo. Se una di qs parti ha concluso accordi confliggenti, gli Stati devono decidere cosa violare: accordo Y o Z. Tecnica: uso di qs clausola che recita quali accordi prevalgono in caso di accordi confliggenti (QUALE OBBLIGO PREVALE). Anche le NU hanno una clausola di qs tipo (art. 103): prevalgono obblighi ONU. Anche in rif a qs clausola, devono cmq considerarsi prevalenti i PRINCIPI dello IUS COGENS (diritto imperativo) = affermato dalla dottrina e dalla giurisprudenza; non deroghe al rispetto del diritto cogente; anche il CdS può sbagliare!  ISTITUZIONE dei TRIBUNALI PENALI INTERNAZIONALI  = a hoc; ibridi; Corte penale Internazionali istituita da accordi internaz = gli altri nascono da RISOLUZIONI che non implicano l’uso della forza. 

Legittimità delle autorizzazioni all’uso della forza 

LEGITTIMITA’: la Carta NU non parla di autorizzazione all’uso della forza; sn legittime? Decenni di acquiescenza dgli Stati Membri. 3 impostazioni della dottrina: 

1. è possibile una lettura congiunta art. 39 e 42 Carta NU in rif. a MISURE che usano la forza 2. non si può ricondurre tali autorizzazioni ad una lettura specifica = potere implicito nel sistema ONU (spesso 

è tipico delle org internazionali qualificare i loro poteri in base a tale teoria!). 3. Consuetudine INTEGRATRICE (che integra la carta NU) 

Il risultato è ESCLUDERE l’illiceità delle autorizzazioni ONU all’uso della forza.