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Appunti di diritto internazionale prof. baronconi
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INTRODUZIONE 27/2/2012 (SOLO 1° ORA) I soggetti internazionali
Il diritto internazionale regola i rapporti tra soggetti internazionali, di cui abbiamo 2 tipologie (CON e SENZA PERSONALITA’ GIURIDICA): • Alcuni soggetti contribuiscono alla FORMAZIONE‐PRODUZIONE delle regole
internazionali ed hanno PERSONALITÀ GIURIDICA (Stati e Organizzazioni intergovernative) • Altri sono ATTORI delle relazioni internazionali e contribuiscono allo sviluppo delle
regole, pur non avendo personalità giuridica (individui, ONG, multinazionali)
Nell’evoluzione storica del Diritto Internazionale l’importanza e la tipologia dei soggetti cambia: STATI Fino al 19° sec soggetti sono soprattutto gli STATI sovrani (ossia che esercitano un potere
libero e assoluto in maniera indipendente su un dato territorio nei cfr della collettività) ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
Dall’inizio del ‘900 si aggiungono le ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI: strutture prolungate nel tempo x la gestione di interessi comuni = INTERGOVERNATIVE; un es. è l’Organ. delle Nazioni Unite, creata dalla Carta di San Francisco (1945): di carattere universale (membership coincide con più di 200 Stati) e con obiettivi generali (ampio mandato ≠ da competenze settoriali di altre organizzazioni, es. Organizzazione Internazionale di Meteorologia), dotate di soggettività giuridica internazionale (Corte Internazionale di Giustizia, 1949).
INDIVIDUI Nel corso del 20° secolo il D.I. si espande orizzontalmente e verticalmente; con le 2 Guerre Mondiali le regole internazionali ricadono nella sfera giuridica degli INDIVIDUI (es. divieto di compiere crimini internazionali)= destinatari a livelli di diritti e di obblighi internazionali; le rivendicazioni dei diritti, ad es., possono contribuire a determinare l’interpretazione e lo sviluppo delle regole internazionali.
ATTORI SENZA PERSONALITA’ GIURIDICA
Si aggiungono anche degli ATTORI INTERNAZIONALI privi di personalità giuridica (non possono definire le regole internazionali) e quindi non membri a titolo pieno, ma cmq protagonisti delle relazioni internazionali: ONG: organizzazioni non governative es. Amnesty International, Green Peace MULTINAZIONALI: con prevalenti capitali in uno stato, ma ramificazioni ed influenza
in molti paesi 28/2/2012
Le diverse FUNZIONI nell’ordinamento giuridico internazionale Ci sono MOLTE DIFFERENZE tra ORDINAMENTO INTERNO ed ORDINAMENTO INTERNAZIONALE. La Comunità
Internazionale è lo spazio giuridico disciplinato dal diritto internazionale; l’ordinamento giuridico internazionale è AUTONOMO dagli ordinamenti nazionali. Vediamo CHI DETIENE:
la FUNZIONE di PRODUZIONE delle REGOLE
Stati e Organizzazioni Internazionali: a differenza delle dinamiche degli ordinamenti nazionali chi detiene il potere di creare le norme è diverso da chi le deve rispettare (destinatario della norma).
la FUNZIONE di ACCERTAMENTO della portata delle NORME INTERNAZIONALI
Nel sistema internazionale tale funzione è retta sul PRINCIPIO del CONSENSO tra le PARTI: → si può definire attraverso una negoziazione tra le parti x trovare una soluzione
condivisa (mezzi diplomatici di soluzione delle controversie) → oppure si può definire attraverso un COLLEGIO ARBITRALE o GIUDIZIARIO:
1. Meccanismo arbitrale: le parti deferiscono la soluzione delle controversie ad un collegio terzo ed indipendente da loro scelto e definito di volta in volta (possibile orientare l’esito scegliendo qualcuno sensibile alle proprie rivendicazioni)
2. Meccanismo giudiziale: la soluzione delle controversie è affidata ad un collegio precostituito.
la FUNZIONE di ATTUAZIONE COERCITIVA
O gli Stati rimediano volontariamente o, a fronte della mancata esecuzione, rimane il mezzo dell’autotutela (secondo il principio di proporzionalità) attuato dagli altri Stati
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LE FONTI del diritto internazionale (art.38 St.CIG)
Le fonti del D.I sono enumerate dall’ art. 38 dello STATUTO della CORTE INTERNAZIONALE di GIUSTIZIA. LO STATUTO della CORTE INTERNAZIONALE di GIUSTIZIA (CIG), adottato tra 1945 e 1946, riprende le disposizioni della Corte permanente di Giustizia Internazionale e detta le regole di base sull’applicazione del diritto internazionale. L’art. 38 dice che la CIG deve attenersi a varie fonti e, laddove non ci sia una norma atta a risolvere le controversie tra le parti, deve essere presa una SOLUZIONE EX EQUO et BONO se le parti sono d’accordo. Le FONTI elencate dall’art. 38 sono:
CONVENZIONI Patti, trattati, accordi (generali o particolari): vincolano solo le parti contraenti (2 o più = “multilaterali”): è la fonte + diretta e vicina alle parti
CONSUETUDINI Comportamento costante e ripetuto nel tempo tenuto in quanto si ha un sentimento di doverosità giuridica
PRINCIPI GENERALI
PRINCIPI GENERALI del diritto nazionale (es. elaborati dalle Corti, es. “ne bis in idem”)
DECISIONI dei GIUDICI e DOTTRINA
Secondo l’art. 59 non vale il principio dello “stare decisis” (Common Law); tuttavia le decisioni su questioni sensibili (es. asilo, aborto) date da giudici autorevoli determinano il fenomeno della CROSS FERTILIZATION (fertilizzazione incrociata)
LA CONSUETUDINE 29/2/2012
La CONSUETUDINE INTERNAZIONALE Fonte di carattere generale, non scritta. Ci sono 2 diverse fazioni sulla natura delle consuetudini:
TEORIA DUALISTA: TEORIA MONISTA:
La consuetudine ha 2 elementi costitutivi: 1. ELEMENTO MATERIALE o OGGETTIVO:
comportamento costante ed uniforme ripetuto nel tempo (usus o diuturnitas)
2. ELEMENTO PSICOLOGICO o SOGGETTIVO: convinzione che il comportamento sia giuridicamente obbligatorio o socialmente doveroso (opinio iuris sive necessitatis).
Basta anche solo 1 elemento xkè si abbia la consuetudine (x alcuni basta la prassi, per altri l’opinio iuris: cioè per alcuni nella formazione di una regola consuetudinaria l’elem. soggettivo non interessa; per altri prevale la verifica del consenso delle regole).
elemento oggettivo o materiale della consuetudine
E’ detto diuturnitas o usus. Secondo la CIG (Caso Nicaragua VS Stati Uniti) contribuiscono a formare prassi (elemento oggettivo della
consuetudine) i segg. ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA PRASSI: ATTI MATERIALI Per esempio la nozione di mare territoriale e diritto di passaggio inoffensivo senza
autorizzazione RIVENDICAZIONI Rivendicazioni, pretese verbali, proteste (anziché acquiescenza di fronte a violazioni dei
confini, ad esempio) DICHIARAZIONI Dichiarazioni degli Stati in casi concreti o durante i lavori di organizzazioni internazionali RISOLUZIONI Risoluzioni di organi internazionali; es. rif. crimine del genocidio, configurato come crimine
internazionale (prassi codificata); se ci sono astensioni e voti contrari = elementi rilevanti della prassi, ma non decisivi della prova di una norma già esistente nel diritto consuetudinario: es. parere CIG sulle armi nucleari (1996): il bando di tali armi non è stato sorretto in maniera unanime anche per il superamento della DIMENSIONE EUROCENTRICA del DIRITTO INTERNAZIONALE che ha condotto ad una COMUNITÀ INTERNAZIONALE meno omogenea (es. Giappone, Cina; paesi decolonizzati etc)
LEGGI e SENTENZE NAZIONALI
Es. caso Ferrini = i giudici italiani fanno rif. ad una norma consuetudinaria cogente sul divieto di crimina ius gentium ( nel caso in questione le vittime di crimini nazisti o i discendenti hanno deciso di portare in giudizio per crimini di guerra la Germania: si tratta di un’eccezione della regole dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione altrui; la CIG ha dato una sentenza dissonante rispetto alla prassi che si andava diffondendo). Es. caso don Basi = mandato di arresto VS il ministro degli esteri del Congo Don Basi da parte delle autorità belghe (crimine avvenuto NON nello Stato belga, da persone non belghe e con vittime non belghe) = PROBLEMA di COMPETENZA PENALE (in genere basata su 1. TERRITORIALITÀ 2. NAZIONALITÀ, ma regole che saltano nel caso di crimini particolarmente
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efferati, CIG 2002); le SENTENZE possono fungere da ELEMENTO CATALIZZATORE (es. Corte di Cassazione, caso francese su Gheddafi; House of Law, caso inglese su Pinochet).
Atti dell’ESECUTIVO
Non si tratta SOLO degli atti dell’esecutivo = TEORIA SUPERATA: anche i sindaci contribuiscono a fondare la prassi! Rif. alle fonti ed agli atti degli enti locali.
TRATTATI INTERNAZIONALI
Dove ci sono molteplici accordi con identità di contenuto o accordi con moltissime parti contraenti, possono contribuire a formare l’elemento oggettivo o internazionale
DURATA DELLA PRASSI PERCHE’ SIA RILEVANTE: Dipende dalla situazione del caso anche se in linea di principio si segue una prassi prolungata nel tempo. L’arco temporale non è definibile a priori: • IN ALCUNI CASI occorre UN TEMPO MOLTO LUNGO: es. causa Portogallo VS India, rivendicata la servitù di
passaggio tra India e colonie portoghesi (125 anni di prassi non contrastata) • Altre regole si sono sviluppate più in fretta (MENO TEMPO). Sono esempi:
diritto dello spazio aereo (applica i principi x analogia col diritto del mare: es. obbligo di chiedere autorizzazione preventiva prima di sorvolare un territorio nello spazio aereo di uno stato terzo ‐ dopo la guerra mondiale)
diritto del mare (risorsa economica e strategica, es. pesci o risorse nel fondo marino) = Nella rivendicazione di diritti sovrani sul mare, viene affermata nei secc. la regola del MARE TERRITORIALE “fascia prospiciente le coste, 3 miglia e mezzo dalla costa”è lo spazio lungo una gittata di palla di cannone, con diritto di passaggio inoffensivo delle navi; la giurisdizione penale dei reati compiuti sulla nave è quella dello stato di bandiera, preso cui l’imbarcazione è stata immatricolata; in seguito vennero avanzate pretese su + ampi strati di mare: elaborato il concetto di ZONA CONTIGUA, poi la nozione della PIATTAFORMA CONTINENTALE ossia “prosecuzione del continente nell’acqua sino a che non comincia l’abisso marino” e di ZONA ECONOMICA ESCLUSIVA = su di essa lo Stato ha un diritto di esplorazione, di trivellare, di installare isole artificiali spettano allo stato costiero = 200 miglia dalla costa = regola formata dopo la 2° GM x le dichiarazioni convergenti di molti stati costieri → stipulazioni di convenzioni internazionali che riprendevano il contenuto delle dichiarazioni con ampia membership).
UNIFORMITA’ della PRASSI: Ci sono regole giuridiche che devono essere rispettate; ma si verificano molte violazioni da parte degli Stati = ciò non vuol dire che per la prassi non uniforme la regola è stata abrogata.
elemento psicologico o soggettivo della consuetudine
La consuetudine è costituita anche dall’ elemento detto OPINIO IURIS (convinzione che sia prassi giuridicamente obbligatoria) SIVE NECESSITATIS (o che sia doveroso tenere un certo comportamento). La CIG nel Paragrafo 186 della sentenza CIG Nicaragua VS Stati Uniti (1986) afferma che la prassi non deve essere
rigorosamente conforme alla regola. In questo caso gli USA fornivano supporto logistico a guerriglieri dell’Honduras e Salvador = ciò x il Nicaragua costituiva una violazione del divieto dell’uso della forza = CONSUETUDINE riconosciuta da tutti. In molte dichiarazioni vi era la convergenza nel divieto, ma anche in tante risoluzioni ed accordi internazionali; due le ECCEZIONI addotte al DIVIETO dell’USO della FORZA = la legittima difesa e la tempestiva risoluzione delle Nazioni Unite (sistema di sicurezza collettiva delle Nazioni Unite), e ciò conferma l’esistenza del divieto nel D.I. L’importante è che gli Stati qualifichino le “violazioni” come comportamenti non in linea con la regola. SE GLI STATI
ADDUCONO A GIUSTIFICAZIONE DEI LORO COMPORTAMENTI DELLE ECCEZIONI si tratta di un RICONOSCIMENTO della regola cogente e quindi imperativa. Conta l’atteggiamento psicologico degli Stati. Ad es. il sospetto che l’Iraq volesse fabbricare la bomba atomica (x energia civile è improbabile, vista la riserva di petrolio) provocò il bombardamento del reattore Iosiraq da parte di Israele, giustificato come legittima difesa. Altro es. è in materia di divieto di tortura: regola di diritto cogente = lesione della dignità dell’uomo: opinio iuris non scalfita da prassi non uniforme. L’indagine sull’animus è rilevante = consente la distinzione tra:
prassi in esecuzione di un obbligo giuridico oppure atto di mera cortesia.
Es. immunità dei diplomatici dalla giurisdizione dello stato territoriale (x evitare condizionamenti o trappole giudiziarie): regola secolare. A livello di mera cortesia, questo esteso al seguito dell’agente diplomatico = laddove lo stato decida di non applicare più tale astensione al seguito, non è una inosservanza del diritto internazionale. Un’altra argomentazione sull’elemento soggettivo: quello che conta è il sentimento di necessità o doverosità
sociale; la consuetudine vincola tutti i soggetti internazionali, anche coloro che non abbiano contribuito alla formazione della consuetudine, es. nuovi paesi nati dal processo di decolonizzazioni o stati di nuova formazione. Esistono però stati obiettori persistenti: soggetti internazionali che si sono sempre opposti; es. Norvegia: se la linea che congiunge i promontori supera le venti miglia si deve arretrare a 20, ma la Norvegia ha obiettato in maniera
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persistente = SE LA REGOLA È CONTESTATA e tal contestazione è qualificata come eccezione legittima alla regola che si sta affermando, essa può essere accolta come eccezione.
Esempi di prassi all’origine di regole consuetudinarie: BENI ed INVESTIMENTI STRANIERI: Se abbiamo un bene attribuibile allo stato A nel territorio dello stato B: era
prassi l’intangibilità dei beni ed investimenti stranieri, che riflette l’esigenza della comunità eurocentrica (principio x gli Stati delle madrepatrie nei cfr delle colonie); tale regola è stata scardinata da una prassi completamente difforme. Soprattutto dopo la 2° GM = potere sovrano vuoto se non si rifletteva nella sovranità nei beni economici, non solo politica = provvedimenti di espropriazione o di nazionalizzazione, prassi massiccia e decisa di molti stati, che ha scardinato la prassi di una precedente regola consuetudinaria (purché ci sia un motivo di pubblico interesse e ci sia un equo indennizzo). Anche qui molto conta l’animus. Fenomeni di consuetudini locali: es. che coinvolgono gli stati regionali. Es. asilo diplomatico, rivendicato
dall’America Latina: possibilità di ospitare soggetti di uno stato terzo qualora perseguitati dallo Stato terzo. Es. Colombia ha un’ambasciata a Lima; una persona accusata di reati politici = prassi caratterizzata da discrepanza; e la CIG in questo caso non riconosce la consuetudine particolare. Altro es. Costa Rica VS Nicaragua = consuetudine locale x la pesca di sussistenza nel fiume Sant Juan da parte del Nicaragua: si osserva l’animus. ASTENSIONE dal VOTO nel CdS: Altro esempio di consuetudine particolare: modificatrice o integrativa di un
disposto di un accordo internazionale/multilaterale = art. 27 par.3 della carta delle Nazioni Unite. CONSIGLIO DI SICUREZZA: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Cina, Russia = 5 membri permanenti con potere di veto: iniziò ad affacciarsi la prassi dell’ astensione dal voto x evitare la paralisi nelle decisioni = prassi integratrice dell’art. 27: ammette l’astensione, anche di tutti i cinque, per non avvallare col voto positivo (no adesione completa: es. guerra in Libia/Germania).
5/03/2012
Come riconoscere una consuetudine
Il divieto dell’uso della forza nel caso NicaraguaUsa
Sentenza Nicaragua ‐ Stati Uniti = 1986 (CIG) = gli USA supportavano economicamente sotto il profilo logistico i guerriglieri “Contras” che avevano intrapreso azioni di lotta VS il Nicaragua. Per il NICARAGUA si trattava di una violazione del divieto all’uso della forza con rif. all’ art. 2 par. 4 della CARTA DELLE NAZIONI UNITE: il divieto di uso della forza si riferisce non solo all’aggressione e attacco armato diretto, ma anche all’uso della forza di carattere indiretto: supporto a guerrieri, terroristi, finanziamento economico o uso del proprio territorio.
Gli USA fanno riferimento all’ art. 51 della Carta ONU: “legittima difesa individuale, se è lo Stato che ha subito l’attacco ad intervenire; collettiva se c’è l’intervento di altri stati”: la violazione è giustificata dalla legittima difesa collettiva. Non solo regole pattizie, ma anche di NATURA CONSUETUDINARIA.
Come eccezione preliminare gli USA sostengono che la Corte Internazionale di Giustizia non ne aveva competenza; rif. art. 36 dello Statuto della Corte Internazionale di Giustizia: esclusi i trattati multilaterali, a meno che nel contenzioso non fossero presenti tutti gli stati contraenti o gli USA depositassero una dichiarazione con cui erano d’accordo con tale giurisdizione in rif. a un det. trattato multilaterale. La CIG allora sottolinea la natura consuetudinaria del divieto dell’uso della forza e della legittima difesa collettiva VS
quanto sostenuto dagli USA = ELEMENTO di PRASSI GENERALIZZATA. L’analisi della prassi va di pari passo con l’animus degli stati che hanno adottato quelle regole: conta molto il ruolo della pluralità dei soggetti di diritto internazionale. La VERIFICA di cosa fanno gli altri Stati può essere importante per stabilire la NATURA CONSUETUDINARIA del DIVIETO dell’USO della FORZA = elemento di PRASSI, ma che vede anche la convergenza nell’opinio iuris degli Stati come dimostrato da una serie nutrita ed autorevole di docc internazionali che ribadiscono questi principi (PRASSI SORRETTA da OPINIO IURIS). Ad esempio, si possono citare:
• Analisi della Risoluzione 2625 del 24/10/1970 “Dichiarazione sui principi di diritto internazionale su relazioni amichevoli e cooperazione tra Stati secondo CNU” enuncia diversi PRINCIPI CONDIVISI; va annoverata tra gli altri elementi che ribadiscono il divieto dell’uso della forza tratti dalla Soft Law = risoluzione che ritiene questi principi: astensione dall’organizzare e appoggiare forze irregolari o bande armate di mercenari x compiere incursioni nel territorio di un altro stato o appoggiare atti di guerra nel territorio di un altro Stato o tollerare sul proprio territorio attività organizzate al fine di perpetrare tali atti (SOVVENZIONI DIRETTE). Risoluzione votata x CONSENSUM (senza dissenso), ribadita in ulteriori atti internazionali di grande valenza.
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• ATTO DI HELSINKI (1 agosto 1975): atto finale della conferenza su sicurezza e cooperazione in Europa = in piena guerra fredda si adotta un atto non vincolante, dichiarazione politica adottata x consensum da tutti gli Stati (tra cui USA e URSS) in cui ribadito il principio della proibizione dell’uso della forza
Par. 186 CIG (Nicaragua VS Usa): C’È PRASSI ANCHE LADDOVE C’È UNA VIOLAZIONE = se c’è un atteggiamento non conforme o riconosciuto come violazione o cercata una causa di giustificazione, in realtà si può parlare di consuetudine. L’opinio iuris è fondamentale (animus col quale lo Stato pone in essere il comportamento difforme): RIBADITO il
PRINCIPIO. Un Parallelo può essere il DIVIETO DI TORTURA; riconosciuto come norma consuetudinaria = bisogna fare una distinzione tra violazione e mutamento della norma. UN CASO IN CUI NON ESISTE UNA PRASSI OD UN’OPINIO IURIS CONDIVISI dalla MOLTEPLICITA’ degli STATI riguarda
l’USO DELLE ARMI NUCLEARI. Parere 1996 CIG su liceità minaccia uso di armi nucleari = La CIG può pronunciarsi su controversie tra Stati oppure
formulare PARERI x le organizzazioni internazionali – formalmente NON vincolanti, che costituiscono però STATUIZIONI AUTOREVOLI = p.d.riferimento importante. L’Assemblea ONU in questo caso doveva stabilire se il diritto internazionale consentiva l’uso di armi nucleari; le ONG antinucleariste hanno convinto gli Stati a chiedere un parere alla Corte, la quale ha detto che non esiste una norma di diritto consuetudinario che vieti l’uso di armi nucleari. Guardando al DIRITTO UMANITARIO (basato sui principi di proporzionalità, non colpire obiettivi civili etc), si può
dire che esso ha precisato molte materie, tra cui il fatto che l’arma nucleare è QUASI MAI lecita, ma NON esiste prassi od opinio iuris. Gli accordi internazionali prevedono un PROGRESIVO SMANTELLAMENTO delle armi nucleari, ma non c’è quasi mai consensum = PRASSI NON sorretta da OPINIO IURIS. ELEMENTI MOLTO IMPORTANTI x FARE UNA RICOGNIZIONE della PRASSI:
• Risoluzioni: bisogna guardare al CONTENUTO e alle CONDIZIONI della votazione, es. voti contrari delle risoluzioni e della prassi (es. DETERRENZA) = in qs caso NON esiste una regola consuetudinaria. Importante la COERENZA degli Stati: a volte le risoluzioni possono avere valore normativo.
• DISAMINA della PRASSI della COMMISSIONE di DIRITTO INTERNAZIONALE (1 relatore x lo studio del diritto dei trattati; questionari analizzati e redatte relazioni, discusse all’Assemblea Generale poi fatta Conferenza su quel tema = MINIERA a livello di RICOGNIZIONE della PRASSI = “cross fertilization” (prassi autorevole).
6/3/2012 + APPUNTI dell’ALEX
La Commissione di Diritto Internazionale (CDI)
La Commissione di diritto internazionale (International Law Commission ILC) è un organo sussidiario delle Nazioni Unite composto da 34 membri distribuiti secondo le aree geografiche, che siedono in tale commissione a titolo indipendente = organo tecnico con 34 membri indipendenti (in piena autonomia dallo stato di appartenenza, non devono rappresentare la posizione dello stato di appartenenza). Si tratta di una Commissione creata dall’Assemblea Generale ONU; l’ art 13 della Carta Onu gli conferisce funzione importantissima: CODIFICARE E PROMUOVERE DIRITTO INTERNAZIONALE. La Promozione è strategica. La Commissione lavora a Ginevra, tutti i 34 membri sono internazionalisti, manifestano la propria idea/pensiero non quello dei paesi da cui derivano.
Il caso GabcikovoNagymaros
• 16 settembre 1977, viene firmato un trattato tra Ungheria e Cecoslovacchia per la creazione di un sistema di dighe x gestire in modo efficiente le risorse idriche deviando l’acqua del Danubio.
• Con la caduta del muro di Berlino, l’Ungheria unilateralmente chiede di sospendere e poi di cessare l'accordo; a questo punto la Cecoslovacchia fa un’opera che devia il normale flusso delle acque del Danubio combinando un grande disastro ecologico.
• I due paesi stipulano una convenzione ad hoc x attribuire competenze alla CIG riguardo alla richiesta del governo ungherese di sospendere, poi di cessare l’accordo (atto di recesso non previsto da alcuna clausola del trattato).
• L’Ungheria adduce come giustificazione del suo illecito internazionale lo “STATO DI NECESSITÁ’”(clausola di esclusione), su cui si pronuncia la CIG affermando che esso non può essere invocato a meno che l’illecito non sia l’unico modo di salvaguardare l’interesse essenziale di fronte all’imminente pericolo e comunque non può pregiudicare l’interesse essenziale della controparte. La CIG si rifà alla prassi autorevole della CDI e in particolare all’ art. 25 del “Progetto sulla responsabilità degli Stati” della CDI: lo stato di necessità è pesantissimo da dimostrare, non si deve aver contribuito a creare questo stato di necessità, ed esso non può essere invocato dallo Stato se non in casi di pericolo grave ed imminente e senza recare danni ad altri paesi. L'Ungheria aveva contribuito ad esso!
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• L’Ungheria x salvarsi gioca un'altra carta durante il processo: afferma che il trattato del 1977 non ha più effetto giuridico, non è più vigente, non è più attuabile, non esiste più, perché la Cecoslovacchia si è divisa in 2 e la Slovacchia è un nuovo Stato. La CIG afferma che questa osservazione non è valida perché il nuovo stato è localizzabile o localizzato nel medesimo tratto/posto. Richiama un'altra convenzione: “la successione degli stati non va ad incidere sui trattati”.
Il caso Filartica VS PeñaInala
I giudici nazionali operano in modo simile, hanno un ragionamento molto limpido nel caso FILARTIGA VS PENA‐INALA (1980, Corte d'Appello USA): La Corte d’Appello degli Stati Uniti deve giudicare un poliziotto paraguayano per la tortura e sparizione di un congiunto di Filartica, altro paraguayano. La Corte si rif. all’“Alien tort claims act” del 1789: stabilisce il diritto di avvalersi delle Corti Statunitensi per i reclami delle torture subite da stranieri. La Corte decide che gli stranieri possono avere un risarcimento per il danno subito dal poliziotto che ha torturato e ucciso il loro familiare, x violazione del diritto internazionale. Per stabilire ciò i giudici vanno a vedere se il divieto di tortura è una consuetudine o no. Vedono che nella “Dichiarazione dei diritti dell’uomo” del 10/12/1948 c'è il principio del divieto di tortura, che molti stati sono contro il diritto contro tortura, anche la CEDU 1950 lo sancisce; il divieto di tortura è statuito in 55 Costituzioni = è dunque una consuetudine internazionale = ALLA LUCE DELLA PRASSI DIFFUSA IL DIVIETO di TORTURA è NORMA di DIRITTO INTERNAZIONALE.
Il caso Enrica Lexis (italia ed india)
PIRATERIA: il D. I. stabilisce che qualunque Stato può andare a punire il pirata internazionale; si ha universalità della giurisdizione internazionale. Inoltre gli Stati hanno diritto di visita per verificare se una nave è dedita alla pirateria o no. Se si riscontra che si è in presenza di pirati, lo Stato che cattura può attuare la giurisdizione su di essa. Prima i pirati erano interessati al bottino; adesso non sono mossi tanto dall’ animus furandi quanto dal desiderio di
trasmettere messaggi politici (riscatto). Passiamo al caso ENRICA LEXIS: dagli anni '90 si è formata una costante attività di pirateria davanti al tratto di mare
della Somalia (Governo transitorio); è stata data l’autorizzazione ad utilizzare tutti i mezzi della forza per debellare la pirateria (utilizzo della forza, azioni coercitive da parte di Stati terzi, autorizzato anche dalla Somalia); es. “Azione Atlante” dell'UE. Messi nuclei di protezione militare (un gruppo di militari) a supporto x la sicurezza delle navi civili. Ciascuna nave
può scegliere e puntare sulla sicurezza privata o chiedere la collaborazione di militari pagandone le spese (che devono comportarsi secondo le regole di ingaggio). La penisola del Kerala è nella punta dell'India; una petroliera italiana con imbarcati 2 marò della Marina di San
Marco è stata fatta fermare nel porto con uno stratagemma e ha accusato i 2 marò di aver ucciso 2 pescatori indiani forse x dimostrare fermezza del governo in prossimità delle elezioni. Il console italiano in India si occupa di assistere tutti i cittadini italiani, es. laddove sia stato posto in stato di fermo nello stato territoriale. Viene affermato che l'India NON ha giurisdizione. I Marò hanno sparato 12 colpi uno e 8 l'altro, a distanza del
peschereccio indiano; la petroliera è molto alta e la traiettoria del proiettile dovrebbe essere dall'alto vs il basso (fatto smentito dalle foto). Non consentita l'autopsia dei pescatori (già cremati x ragioni religiose). Secondo la difesa italiana l'incidente è avvenuto a 33 miglia dalla Costa (acque internazionali = giurisdizione dello stato dove batte bandiera la nave); ammesso e non concesso che l'incidente è avvenuto nella zona contigua (22 miglia, cm sostenuto dall'India) l'India può esercitare giurisdizione solo su alcune cose (regolam. doganale fiscale sanitario o di immigrazione). La scatola nera tiene le informazioni solo x 12 ore e il Capitano non ha trascritto la posizione al momento della
sparatoria. Giulio Terzi ha detto “il governo italiano è preoccupato perché non è stata rispettata una regola del diritto internazionale”. I 2 marò sono stati tratti in arresto e si è detto che avranno trattamento particolare perché militari italiani. La Farnesina si è mossa con un comunicato ufficiale, ma la VICENDA è ancora in corso.
7/3/2012 APPUNTI ALEX
L’Assemblea Generale Onu (art. 13 cnu)
L' ART. 13 dello statuto della Carta delle Nazioni Unite parla dell’Assemblea Generale dell’ONU: L'Assemblea Generale intraprende studi e fa raccomandazioni allo scopo di: a. promuovere la cooperazione internazionale nel campo politico ed incoraggiare lo sviluppo progressivo del diritto internazionale e la sua codificazione. b. sviluppare la cooperazione internazionale nei campi economico, sociale, culturale, educativo e della sanità pubblica, e promuovere il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali per tutti senza distinzione di razza, di sesso, di lingua, o di religione.
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L’AG, organo assembleare della ONU,ha una competenza vastissima che va a toccare la sfera internazionale e va ad incidere direttamente nella sfera degli individui; questi compiti le vengono affidati x garantire pace e sicurezza internazionale, per una convivenza pacifica tra gli Stati. Essa comprende tutti i rappresentanti degli Stati membri che non possono portare le opinioni del proprio stato ma le opinioni personali. Nella comunità internazionale infatti c'è il principio della sovrana uguaglianza e parità dei membri, quindi producono loro stessi le regole da rispettare. Fino alla 2° guerra mondiale c'erano poche regole che regolavano i rapporti nel diritto internazionale; ma quando si hanno poche regole e interessi divergenti, soprattutto se il diritto è non scritto, è compito dell'Assemblea Generale promuovere il formarsi di nuove regole e la loro codificazione.
Il ruolo della CDI
Per questo compito si fa aiutare dalla Commissione di Diritto Internazionale. Il ruolo della Commissione dopo gli anni '45,'46 (post 2° guerra mondiale) è diventato importantissimo perché non
ci si riconosceva più nel diritto consuetudinario preesistente e si voleva promuovere un nuovo diritto scritto, x l’esigenza di avere un testo scritto che dia certezza del diritto e x rispecchiare i nuovi interessi nati dalla nuova composizione della Comunità Internazionale.
• Per la formazione del diritto, l'Assemblea Generale, dopo ampia discussione e confronto, chiede alla Commissione di sviluppare il diritto su un dato argomento attraverso una richiesta formale (es: relazioni consolari, relazioni diplomatiche ecc);
• la Commissione si organizza x settori e nomina dei relatori speciali x redigere un progetto di articoli su tutti i vari argomenti. Il lavoro può durare decenni (molto meticoloso e delicato) e consiste in redigere questionari da inviare ai ministri degli affari esteri di tutti gli stati membri x avere ricognizione della prassi iuris; questo studio della prassi procede di pari passo con la ricognizione del diritto, giurisprudenza e dottrina esistente a livello nazionale e internazionale; sezione x sezione, gruppi di articoli x gruppo di articoli queste relazioni vengono esaminate, vengono presi in considerazione i commenti e alla fine quando il progetto di articoli è compiuto e maturo presenta con relazione allegata questo progetto alla Sesta Commissione e poi all'Assemblea Generale.
• Ciascun gruppo elabora dunque relazioni o reports che verranno discussi in maniera approfondita dalla SESTA COMMISSIONE, la commissione GIURIDICA dell'Assemblea Generale. Le Relazioni sono documenti imprescindibili x chi studia diritto internazionale.
• L'Assemblea Generale ha funzione politica su questi lavori, che può proporre una convenzione (quando vi è maggiore predisposizione ad aderire ad una convenzione da parte della comunità internazionale su quel tema) o un progetto di articoli detto di soft law (quando la situazione è più delicata e i tempi non sono maturi per una convenzione). Non è vincolante ciò che propone la Commissione, gli atti che essa propone in nessun caso sono vincolanti.
I principali risultati dell'attività della CDI • Una convenzione di codificazione importante è la Convenzione di Vienna sul diritto dei Trattati del 1969 (con
riferimento a trattati solo tra stati) che ha una gemella, la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati delle organizzazioni internazionali del 1986 con riferimento a trattati tra organizzazioni internazionali o tra organizzazioni internazionali e stati.
• Un'altra convenzione che verrà citata spesso è la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961; vi sono parecchie norme consuetudinarie quindi redigerla fu un compito complicatissimo [rif. al film THE GOLDEN AGE sulla regina Elisabetta 2°: sul diritto consuetudinario in ambito diplomatico dopo l'attentato alla regina da parte di un ambasciatore spagnolo].
• La Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963. • Convenzione del 1982 sul diritto del mare (articolatissima) preceduta dalle 4 convenzioni di Ginevra sul diritto
del mare. • La responsabilità da atti illeciti degli stati è tema di un progetto di articoli redatto nel 2001.
Gli accordi di codificazione Gli accordi di codificazione sono proposti e redatti dalla CDI. La base giuridica, ossia la regola sulla quale poggia la
legittimità dell'attività della Commissione, è appunto l’art.13 CNU. Quando si è in presenza di un accordo di codificazione bisogna guardare tutte le disposizioni e convenzioni sulla
materia trattata dall'accordo di codificazione; generalmente si fa una tripartizione delle sue funzioni: FUNZIONE DICHIARATIVA Se ha la funzione di codificare il diritto esistente consuetudinario (= diritto
generale internazionale cioè la CONSUETUDINE internazionale) FUNZIONE di CRISTALLIZZAZIONE Se contribuisce a portare a compimento una o più questioni e cristallizza (fa la
foto, fotografa) ciò che è il diritto internazionale generale FUNZIONE di PROMOZIONE Se è generatrice del diritto internazionale.
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Quindi gli ACCORDI di CODIFICAZIONE sono regole di diritto pattizio, costituiscono un impegno tra gli stati che decidono di accettarlo, determinano la formazione di nuove regole di carattere pattizio che vincolano solo i paesi contraenti che decidono di accettarlo (x principio di uguaglianza e parità degli stati), non vincola gli stati che non lo accettano/condividono. Una singola convenzione di codificazione può avere più di una delle funzioni elencate, può anche comprenderle tutte e 3. Questo perché riflettono i compiti ampi della Commissione nella formazione di diritto tra i vari interessi convergenti della vita internazionale (compito di creare un equilibrio sulle questioni della comunità internazionale).
Causa Germania VS Danimarca e Paesi Bassi
Sentenza 1969 della definizione della piattaforma continentale = per PIATTAFORMA CONTINENTALE si intende lo spazio dove gli Stati costieri hanno diritto di sfruttamento e operazioni di esplorazioni individuali. La Convenzione del 1958 sulla piattaforma continentale, aveva una disposizione (l'art 6) che stabiliva che tra stati costieri confinanti la piattaforma continentale dovesse seguirsi applicando la linea mediana = cioè scegliendo una linea equidistante tra i punti della costa che vengono collegati per segnalare la linea di base del mare territoriale, si viene a designare la costa da cui calcolare le 12 miglia del mare territoriale; si calcola, quindi, la linea mediana (che fa da spartiacque tra piattaforme costiere degli stati) individuando la linea centrale tra i punti della costa che vengono collegati per individuare la linea di base del mare territoriale. Poiché la mediana svantaggia i paesi che hanno una costa con molti tratti concavi (es: la Germania svantaggiata vs
Danimarca e Regno Unito che erano avvantaggiati ad applicare la linea mediana ed il criterio dell'equidistanza), vi furono problemi x definire la linea costiera tra stati confinanti adiacenti. La CIG afferma che non si può solo guardare l'art. 6 della convenzione = bisogna guardare la prassi ed il diritto
consuetudinario ma ANCHE se c'è anche l'opinio iuris; occorre considerare l'animus con cui la prassi viene messa in essere. Riassumendo: anche se c'era la prassi di suddividere così la linea costiera (art.6) non necessariamente rappresentava il pensiero di tutti gli stati e cioè l'animus dei soggetti coinvolti, quindi bisogna guardare se c'è l'opinio iuris. Paragrafo 72 della sentenza della CIG (1969) nella causa tra Germania contro Danimarca e Paesi Bassi (scritta in
inglese): compare l'espressione ius cogens che però viene accantonato perché è consolidato che le regole generali di diritto internazionale sono una fonte flessibile, derogabile dall'accordo delle parti se non soddisfano le parti stesse (come in questo caso non soddisfa la Germania).
IUS COGENS e PRINCIPI GENERALI
Il diritto imperativo o IUS COGENS
Il diritto COGENTE (o imperativo) è il diritto accettato e riconosciuto dalla comunità; non è derogabile e non può essere modificata se non con norma del diritto generale internazionale avente lo stesso argomento; la prima definizione (di carattere generale inclusiva delle evoluzioni successive della Comunità Internazionale) che viene data è nell' art. 53 della Convenzione di Vienna sul diritto dei Trattati che riguarda l'invalidità di un accordo che è in conflitto con una norma imperativa del diritto COGENTE internazionale. I valori fondanti della comunità internazionale sono norme COGENTI, vanno necessariamente rispettate e sono valori universali. IUS COGENS: diritto cogente, non derogabile = sono norme di diritto internazionale preposte alla tutela di valori
universali e indivisibili della comunità internazionale condivisi da tutti. Se sopravviene una norma cogente, qualsiasi trattato in conflitto cessa di esistere. Es. accordo di estradizione:
supponiamo che in un paese a un cittadino dello stato B ha compiuto un atto illecito; sono molto frequenti gli accordi di estradizioni x far si che il colpevole sconti la pena nel paese in cui ha la cittadinanza, ma l'obbligo di NON REFLUTMENT prevede che non si possa estradare cittadini che nel loro paesi subirebbero atti ritenuti violanti i diritti fondamentali dell'uomo (es: tortura, pena di morte, ecc). Se ci sono prove certe che l'estradizione ne comporterebbe la supposizione ad atti degradanti, disumani, di tortura nelle prigioni che ledono la dignità umana NON SI può ESTRADARE PERCHE’ VIOLA l’ART. 64, NORMA COGENTE, anche se c'è accordo di estradizione tra i due stati. = invalidità degli accordi internazionali se già in presenza di una norma di diritto cogente ma anche se c’è prima l’accordo rispetto alla norma cogente
Il caso Barcellona Traction
Causa Barcellona Traction del 1970 è una causa importantissima, riguardava la protezione diplomatica di diplomatici belgi che avevano investito in una società di energia elettrica fallita, registrata in Canada; la CIG (par. 33‐34) afferma che nel diritto internazionale classico ci sono obblighi dello stato che non sono solo nei cfr dello stato vs un altro stato ma anche nei cfr della comunità internazionale nel suo insieme, di interesse di tutti gli stati, erga
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omnes, quindi ius cogens. Questi obblighi di ius cogens derivano da norme internazionali sul divieto di genocidio, aggressione, schiavitù e discriminazione razziale, ecc. di cui è impossibile fornire una lista tassativa ed esaustiva. Dunque alcuni obblighi degli Stati nei cfr della comunità internazionale sono universali ed indivisibili. Altri es. Caso Nicaragua VS USA: divieto dell’uso della forza; 1997: genocidio in Bosnia; 2006 Congo vs Ruanda.
12/3/2012 Appunti di SHEILA
continua… Ius Cogens
IUS COGENS: Secondo una parte della dottrina, lo ius cogens coincide con gli obblighi previsti dal Sistema delle Nazioni Unite (art. 103 Carta delle Nazioni Unite: clausola di compatibilità). Ma per altri non è possibile ridurre lo ius cogens ai grandi obblighi della CNU e occorre guardare l’opinio iuris degli
Stati, da cui tratti i grandi principi dello IUS COGENS: • divieto dell’uso della forza • tutela della dignità umana: genocidio, tortura, schiavitù • no discriminazione razziale (apartheid) • diritto di autodeterminazione dei popoli • norme fondamentali del diritto internazionale umanitario
Il principio di autodeterminazione NON è il diritto alla creazione di un nuovo Stato o secessione, ma è il diritto all’autonomia e alla tutela del’etnia e alla partecipazione del popolo. Ogni popolo ha diritto a non essere dominio coloniale, bellico o di regime razziale da parte di un altro Stato. Diritto SORTO dopo la 2° GM, comprende 2 tipologie di AUTODETERMINAZIONE:
1. esterna: l’unica ad interessare il DIRITTO INTERNAZIONALE 2. interna: diritto di un popolo in un certo territorio ad un governo che lo rappresenti. In alcuni casi il principio di autodeterminazione interno NON mette d’accordo tutti (NON c’è prassi).Un esempio
sono le Isole Foulkland e lo Stretto di Gibilterra: antiche colonie britanniche, prima dell’Argentina e della Spagna; se venisse indetto un referendum, vincerebbe l’Inghilterra. 1995: Portogallo VS Australia x Timor Est (isola dei Mari asiatici: Indonesia) = il Portogallo avvia una causa contro
l’Australia accusata di aver concluso un accordo con l’Indonesia che aveva come oggetto lo sfruttamento della piattaforma continentale di Timor Est (= violazione del diritto di autodeterminazione dei popoli, dato che l’Indonesia occupava illecitamente il territorio di Timor Est). La CIG non può intervenire perché l’Indonesia non è parte in causa (anche se il diritto è erga omnes) = Sentenza criticata. 2006: Caso Congo VS Ruanda; il Ruanda aveva aderito all’art. IX della Convenzione sul genocidio, ma con riserva; il
Congo chiede che la riserva sia nulla. Per la CIG c’è giurisdizione solo se c’è consenso delle parti in disputa. [Art. 59 dello Statuto dello CIG stabilisce che le decisioni nelle dispute tra Stati vincolano solo le parti in disputa]
13/3/2012
La questione israelopalestinese (1)
Continua il discorso sullo IUS COGENS e sulla responsabilità internazionale degli Stati. NB: La CIG può esprimere anche pareri e svolgere una FUNZIONE CONSULTIVA su richiesta di varie organizzazioni internazionali (es. Fao, Organizzazione Mondiale della Sanità, ICAO), dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (come in questo caso) e del Consiglio per la Sicurezza delle Nazioni Unite. In questo caso esaminiamo il: • Parere “Occupied Palestinian Territory, Advisory Opinion”, 9 July 2004 ISRAELE tra il 2001 e il 2002 aveva deciso di costruire una barriera difensiva che separasse lo Stato Israeliano dai
territori palestinesi. La QUESTIONE ISRAELO‐PALESTINESE era iniziata quando dopo la 2° GM si volle dare uno stato ad Israele dopo la Shoà (1947); nel 1967 Israele ha fatto la GUERRA dei 6 giorni, un attacco preventivo con cui si impadronisce delle Alture del Golean, della Cisgiordania, del Sinai. Una risoluzione (362) del 1967 definisce la GREEN LINE, divisione tra Israele e territorio palestinese, che però NON viene rispettata: insediamenti umani prolungati nel tempo (colonie nei territori palestinesi) degli israeliani crearono una difficile situazione di conflitto, che alla fine degli anni ’90 vede una fase di recrudescenza. Si ha allora la scelta radicale di costruire una barriera; gli israeliani sconfinano oltre la linea verde adducendo motivi di stato di necessità (sia x esigenze di carattere strategico = valichi più controllabili; sia x inglobare il territorio israeliano, dove Israele aveva colonie. Si tratta di una BARRIERA di 80 KM, con filo spinato, barriere elettroniche, sabbia x rilevare impronte etc. Si hanno proteste a livello internazionale ed interno; Eoul Barack, giudice della corte suprema israeliana, si è
interessato ai reclami palestinesi disponendo l’abbattimento di alcuni muri e che fossero corrisposti risarcimenti danni. L’Assemblea Generale chiese un parere alla CIG: 9 luglio 2004, in cui vennero sollevate diverse questioni giuridiche = ci si chiese se:
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la costruzione del muro violava il principio di autodeterminazione dei popoli (diritto consuetudinario‐cogente): ossia se la costruzione del muro, travalicando il confine della linea verde, creasse una situazione di fatto che pregiudicava questo principio = Lesione al DIRITTO di PROPRIETA’ ed a organizzare liberamente la propria vita vi era una violazione dei diritti fondamentali dell’uomo: violazione del patto sui diritti civili/politici e del
patto sui diritti economico/sociali di cui Israele è parte contraente (patti extraterritoriali) 1° QUESTIONE: Presunta violazione del principio di autodeterminazione dei popoli = Rif. alla 4° CONVENZIONE di GINEVRA, paragrafi 143‐153: obbligo di cesare la costruzione del muro nel perimetro non consentito. Secondo il CIG il diritto cogente afferma: • OBBLIGO di NON riconoscere la situazione
illegittima • OBBLIGO di NON dare aiuto o assistenza nella
costruzione del muro • Obbligo di CONTRIBUIRE alla rimozione di ostacoli
al diritto di autodeterminazione del popolo palestinese
• Obbligo di ADOPERARSI per ripristinare l’osservanza del diritto umanitario da parte di tutti gli Stati.
Il CIG afferma anche l’obbligo per AG e CdS ONU di attivarsi per cercare di risolvere la situazione.
2° QUESTIONE: Presunta violazione dei diritti fondamentali dell’uomo = Per la CIG si hanno massicce violazioni dei diritti fondamentali sia da parte di Israele sia dalle autorità palestinesi; la CIG riflette sull’ art. 41 del PROGETTO della CDI sulla responsabilità internazionale degli Stati (2001); “Nessuno Stato può riconoscere come situazione legittima una situazione che proviene da una violazione GRAVE e RIPETUTA nel TEMPO di norme imperative di ius cogens”; 3 OBBLIGHI: • COOPERARE x PORVI FINE • NON RICONOSCERLA cm SITUAZIONE LEGITTIMA • NON DARE ASSISTENZA O AIUTO x mantenere quella
situazione Conseguenze della violazione dello ius cogens; “responsabilità internazionale aggravata”.
Autotutela
Per AUTOTUTELA si intende l’adozione di una contromisura (es. chiudere le barriere all’importazione di prodotti da quello stato; quando uno Stato viola l’accordo l’altro può fare altrettanto etc); NON è possibile quando si hanno NORME di DIRITTO COGENTE: la contromisura non può avere ad oggetto il mancato rispetto della norma di diritto cogente. LE NORME dello IUS COGENS sono INDEROGABILI.
Principi generali del diritto
Tra le fonti del diritto internazionali, si possono avere: diritto cogente fonti interne fonti da accordo CIG, art.38 Statuto della CIG: si rif. a “principi generali del diritto riconosciuti dalle nazioni civili”. Lo STATUTO della CIG (del 1945‐6) riprende lo Statuto della Corte Permanente di Giustizia Internazionale (Statuto
1920). Si è tentato di effettuare la conciliazione di 2 tesi diverse: • del giurista belga DesCamp: largo margine di discrezionalità alla CIG: dicitura “norme riconosciute dalla
coscienza giuridica delle nazioni civili” = la CIG avrebbe tropo potere (di dire qual’è la coscienza giuridica): comporta una ricostruzione soggettia inaccettabile
• del giurista statunitense Ruth: Tesi opposta; Corte è administer law DISCUSSIONE sulle “nazioni civili”: espressione discriminatoria anacronistica; SCELTA una FORMULA MENO IMPATTANTE dal p.d.v. politically correct = “principi riconosciuti dalla comunità delle nazioni” (1966): art. 321 dello Statuto della Corte Penale Internazionale (Roma 1998). Si tratta di principi di logica giuridica:
NEMO IUDEX in RE SUA: Nessuno può essere giudice in una questione che lo riguarda NE BIS IN IDEM: non 2 giudizi per lo stesso crimine ESTOPPEL: VENIRE CONTRA FACTUM PROPRIUM = non trarre vantaggio da una situazione creatasi x
comportamento illecito PROPORZIONALITA’ della PENA rispetto alla GRAVITA’ del CRIMINE COMMESSO PRESUNZIONE d’INNOCENZA STARE DECISIS e REGOLA del PRECEDENTE (anche negli ordinamenti del civil law) = giurisprudenza costante
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caso Regno Unito VS albania
Sentenza CIG 9 aprile 1949; Regno Unito VS Albania. Una squadra di navi da guerra salpa dall’isola di Corfù e nelle acque del territorio albanese 1 nave viene sventrata dallo scoppio di una mina (44 ufficiali e marinai morti + 42 feriti); il governo britannico procede allora allo SMINAMENTO della zona. La controversia venne definita dalla CIG che disse che è illecita un’attività di minamento di un’area necessaria per il passaggio internazionale e quindi l’Albania doveva notificare alle navi in transito l’esistenza di mine nello stretto; infatti la POSA delle MINE non avrebbe potuto cmq essere compiuta senza che il Gov. albanese ne fosse venuto a conoscenza. Rif. all’ottava convenzione AIA del 1907 sul trattamento delle mine in tempo di guerra (obbligo cmq di garantire un TRANSITO SICURO); affermati i seguenti PRINCIPI GENERALI:
• UMANITA’ • PASSAGGIO SICURO • LIBERTA’ di COMUNICAZIONE MARITTIMA • NON consentito l’UTILIZZO del proprio territorio per arrecare danno ad altri Stati
In particolare, l’ordinamento internazionale (specie in CAMPO AMBIENTALE) ha espresso i segg. principi: o RECIPROCITA’ o PROPORZIONE o PRECAUZIONE (es. di fronte ad un pericolo temuto, senza aspettare basi scientifiche certe) o SVILUPPO SOSTENIBILE (sviluppo economico deve coniugarsi con l’ambiente = Dich. di Rio, 1992)
IL DIRITTO PATTIZIO 14/3/2012 (APPUNTI DI ELISA + SHEILA)
I trattati
La nozione di accordo internazionale è inclusiva, dinamica e flessibile = “incontro di volontà di 2 o + sogg internazionali + volontà di sottoporre al diritto internazionale quanto concordato + volontà di assumere un impegno internazionale”. Convenzione di Vienna del 1969 sul DIRITTO dei TRATTATI: definite regole espresse per la definizione degli accordi in maniera flessibile e generica. Regole costantemente innovate. PRINCIPIO della LIBERTA’ della FORMA: non importa il nome del documento, ma il contenuto (volontà degli Stati ed impegni presi vicendevolmente: accordi, convenzioni, statuti, scambio di lettere, di note, di memorandum, minutes of the meeting, trattati, protocolli). Distinzione tra:
• trattati multilaterali o bilaterali • trattato‐contratto (che cerca di risolvere un problema) e trattato‐legge (più lungo)
Art. 2 par. 1 lett. a della CV: Il trattato è un accordo internazionale concluso in forma scritta tra Stati. Possono essere conclusi: IN FORMA SOLENNE: in 4 fasi = negoziato, firma, ratifica e scambio‐deposito delle notifiche. I ministri plenipotenziari (coloro che ricevono dal gov di appartenenza pieni poteri = il Ministro degli Affari Esteri/ il Capo dello Stato sono SOGGETTI DOTATI DI PIENI POTERI) vanno al tavolo dei negoziati e lavorano per arrivare a testi condivisi/congiunti – NEGOZIATO‐ e vi appongono poi la FIRMA. La firma NON impegna gli Stati di appartenenza, ma ha la funzione di autenticare i testi. Segue la RATIFICA, che conferma la volontà degli Stati di vincolarsi a livello internazionale. Infine si ha il DEPOSITO/SCAMBIO delle firme = perfeziona la conclusione dell’accordo. Es. trattato di Lisbona (2001).
IN FORMA SEMPLIFICATA: in 2 fasi = negoziato e firma. Rif. art. 18 della Convenzione di Vienna. esplicitazione del principio di BUONA FEDE anche nelle relazioni internazionali (coerenza nei propri comportamenti); obbligo di non privare un trattato del suo oggetto o del suo scopo prima della sua entrata in vigore.
Nell’ambito della FORMA SOLENNE, la procedura è lunga xkè trattati di particolare spessore (nro considerevole di clausole; destinati a durare nel tempo etc = richiedono cfr prolungati nel tempo) e abbiamo molti stati contraenti (accordo multilaterale): DISCUSSIONE APPROFONDITA, cristallizzazione del testo (firma) e poi si decide se passare alla ratifica. Però la necessità di celerità fa sì che esista una FORMA SEMPLIFICATA. La manifestazione della volontà degli Stati di assumere un impegno internazionale deve essere accompagnata dalla ratifica negli accordi solenni, dalla sola firma negli accordi in forma semplificata. Rif. art. 102 della Carta delle Nazioni Unite: se non si notifica l’accordo alle NU non si può avvalere di esso davanti all’ONU = NECESSARIA TRASPARENZA. Es. CASO QATAR VS BARHEIN: Consiglio di cooperazione del Golfo. Il Qatar davanti al CIG rivendica isole Hawaii.
19/3/2012
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Gli artt. 80 ed 87 della Cost. italiana
Nel DIRITTO COSTITUZIONALE ITALIANO l’art. 87 Costit. prevede una “PREVIA AUTORIZZAZIONE DELLE CAMERE” per determinate tipologie di accordi (x garantire un minimo di democraticità). L’art. 80: Organo competente a ratificare è il Capo dello Stato; in alcuni casi occorre una RISERVA DI AULA → il PR non può procedere alla ratifica, ma in alcuni casi questo potere non può essere esercitato: • se i trattati prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari (controversia deferita ad un collegio, es CIG) = Regole
interpretative degli accordi internazionali (margine di discrezionalità); • se i trattati comportano variazioni del territorio = elem. costitutivo dello Stato; es. gestione delle zone del
confine • x trattati che comportano oneri alle finanze • x trattati che importano modificazioni di legge • trattati di natura politica = importanti; norma in bianco; tutti gli accordi + sensibili politicamente possono
rientrare in questi casi; occorre la legge di autorizzazione delle Camere. Altri accordi (es. di amicizia, dopo anni di assenza di rapporti xkè prima vi era un regime dittatoriale) possono bypassare l’approvazione del Parlamento italiano
Quando c’è ratifica del Capo dello Stato c’è la forma solenne. Nella Cost. NON c’è nessuna indicazione della possibilità di concludere accordi in forma semplificata, forse perchè di entità minore (es. adesione all’org mond del commercio; convenzione sul mare etc), ma nemmeno ci sono divieti. Se guardiamo alla prassi dell’esecutivo e all’atteggiamento delle Camere, è possibile fare accordi in forma semplificata. Problema è la conclusione in forma semplificata di un accordo che avrebbe dovuto essere concluso con la
preventiva legge di autorizzazione delle Camere: VIOLAZIONE delle NORME INTERNE sulla COMPETENZA a stipulare ACCORDI INTERNAZIONALI = TENSIONE tra: • dimensione interna con det regole = ESIGENZE INTERNE o schema costituzionalista: se si scelgono det
procedure, è perché richiesto ctrl di chi ci rappresenta (Equilibrio istituz, modalità di esercizio del potere sovrano) • dimensione internazionale: esigenza di dare certezza agli accordi = SCHEMA INTERNAZIONALISTA: nella vita
internazionale ci sono esigenze di affidamento. Es. accordo multilaterale.
La competenza a concludere trattati
Punto di EQUILIBRIO tra le due dimensioni (interna ed internazionale): Art. 46 Convenzione di Vienna del 1969 = “Disposizioni su competenza a concludere trattati” = un vizio della volontà comporta l’invalidità dell’accordo. Parte in negativo: occorre accertarsi che siano state seguite correttamente le procedure. Responsabilizzare gli stati a far sì che i loro rappresentanti sappiano bene se possono assumere direttamente l’impegno (o assunto ULTRA VIRES). Inserite alcune eccezioni ristrette rispetto alla REGOLA (“ a meno che…”). La Violazione di una norma costituzionale è direttamente chiara; più difficile il concetto di “violazione manifesta” = ricorso alla DILIGENZA MEDIA del DIPLOMATICO. Spesso il parlamento può cercare di sanare ex post la violazione.
ESEMPI: Tribunale arbitrale ad hoc sentenza 31 luglio 1989 GUINEA‐BISSAU VS SENEGAL: determinazione della
frontiera marittima (accordo di confine; si trasmette allo stato x precedente forma di governo); il Portogallo ha concluso l’accordo con la Francia solo avvalendosi della firma del capo dello Stato. Trovandosi in una situazione di regime autoritario (PIENA DITTATURA prima della Rivoluzione dei garofani) il Portogallo, pur avendo una previsione costituzionale, di fatto non aveva la partecipazione del parlamento alle scelte internazionali. La PRASSI era diversa = conclusione degli accordi internazionali si aveva solo avvalendosi dell’esecutivo.
CIG, sentenza del 10.10.2002 CAMERUN VS NIGERIA: definizione dei confini e delle aree marittime. LA CIG è chiamata a tale definizione; ciascuna delle parti invoca titoli (atti unilaterali o accordi internazionali). La Nigeria non vuole riconoscere la Dich. di Maroua xkè più favorevole al Camerun (1975); dice che è un atto politico. La CIG: è un accordo internazionale bilaterale. Inoltre, la Nigeria sostiene che il camerun non avrebbe potuto sottoscrivere questo accordo senza consultare il governo in carica (violazione della competenza a stipulare). Invocato l’art. 7 e l’art. 46 della Convenzione di Vienna; l’art. 7 su chi ha i PIENI POTERI. La CIG effettua una LETTURA CONGIUNTA dei 2 artt. Il diplomatico è autorizzato a pensare che le regole interne siano state rispettare (il Capo dello Stato è dotato di pieni poteri). La violazione delle norme interne NON può ritenersi manifesta. Non c’è obbligo di mantenersi aggiornati su sviluppi legislativi e costituzionali; bisogna ipotizzare media diligenza.
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L’acquiescenza
QUESTIONE legata all’ ACQUIESCENZA = l’accettazione tacita della validità di un trattato x un periodo prolungato nel tempo preclude l’invocazione x lo Stato dell’invalidità dell’accordo (VENIRE CONTRA FACTUM PROPRIUM: lo Stato non può trarre vantaggi da un proprio inadempimento = ESTOPPEL). I giudici internazionali invocano l’art. 46 ma di regola non c’è violazione grave e manifesta; meglio responsabilizzare
i capi politici a garanzia della CERTEZZA delle relazioni internazionali.
Le riserve
RISERVE NEI TRATTATI: definizione “atto attraverso cui uno Stato al momento della sottoscrizione di un accordo o all’adesione di un accordo vigente manifesta la sua volontà di aderire solo escludendo alcune disposizioni”. STRUMENTO / istituto non possibile negli accordi bilaterali: solo x accordi multilaterali. Consente la + grande partecipazione possibile ai trattati multilaterali, documenti impegnativi. Fino alla fine della 2° GM istituto disciplinato restrittivamente x osservare il principio consensualistico (una fonte
giuridica è tale SE retta dal CONSENSO); la riserva doveva essere esplicitamente prevista dall’accordo. Tale DISCIPLINA CLASSICA poco articolata è cambiata dopo la 2° GM; “riserva interpretativa”: si accetta la disposizione solo se ha un det significato.
20/3/2012 APPUNTI ALEX
La riserva all’art. 9 Convenzione sul Genocidio
CONVENZIONE sul GENOCIDIO del 1948: poche disposizioni; la Comunità Internazionale vuole condannare il genocidio quale sfregio ai valori indivisibili della comunità internazionale. Art.9: Le controversie saranno sottoposte alla CIG (clausola compromissoria: il diritto di deferire la risoluzione delle controversie su applicaz della Convenzione alla CIG; diritto unilaterale). Molto filo da torcere x decisioni su adesione. Se si deferisce una controversia al giudice, l’interpretazione ha un margine di creatività: portata della regola arricchita. Siamo subito dopo la GM; molti stati NON riconoscono norma di diritto consuetudinario: NUOVI STATI non ritengono che essi riflettano a sufficienza loro valori. Molti Stati manifestano l’intenzione di NON voler accettare l’art. 9; nessuna possibilità di apporre riserva prevista dal trattato (possibile nel silenzio del trattato? Se il Trattato non prevede la possibilità di apporre riserve, in linea generale, vuol dire che non si possono apporre riserve). CIG Parere 28 maggio 1951, Parere sulle Riserve alla “Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione e
repressione del crimine di genocidio” recepito dalla CV 1969. Qst parere dice che si possono apporre riserve se compatibili con lo scopo e l'oggetto del Trattato. Si comincia ad avere maggiore flessibilità della prassi internazionale, delle convenzioni internazionali, che si è
concretizzata in un impiego più generale delle riserve. La convenzione sul genocidio, pur essendo stata approvata all'unanimità, è un risultato di una serie di votazioni prese a maggioranza. Nel concreto, il “genocidio” è valutato come “crimine delle genti”, lo scopo è, appunto, quello di reprimere qst
crimine. La completa esclusione di stati dalla Convenzione, pregiudica il raggiungimento dell'obiettivo. Non potendo apporre riserve, alcuni stati decidono di non accettare l'approvazione di qst Convenzione; ecco perché bisogna lavorare sul versante internazionale x poter prevedere Riserve: qst è utile x abbracciare più stati possibili.
Le riserve nella CV
Regime delle Riserve nella Convenzione di Vienna artt.19‐23 Art. 19 formulazione delle riserve:la riserva è apponibile sempre con delle eccezioni: ‐ se è espressamente proibita dal trattato, ‐ se il trattato specifica quali determinate riserve siano apponibili. Art.20 accettazione/obiezioni delle riserve. Un esempio sono le riserve ai trattati sul diritto dell'uomo: ‐x Paesi islamici: c'è una riserva generale in base alla quale essi non daranno attuazione a disposizione di trattati sui
diritti fondamentali che siano in contrasto con il diritto islamico. È una riserva generale ed è molto ampia. Si pensi, ad esempio, alla donna ed al ruolo che riveste nella cultura islamica. ‐x Stati Uniti: c'è una riserva sul patto dei diritti civili e politici del 1966 (c.d. Patti di New York) a proposito del
diritto alla vita (ci riferiamo all'art. 6: pena di morte x i minorenni, vi fu un'obiezione compiuta dall'Italia). In USA, la pena di morte può essere apposta anche ai minorenni. L'Italia ha obiettato, con un'obiezione “semplice”, dicendo che non poteva essere ammessa la pena di morte ai minorenni. IL RISCHIO è che, a causa delle riserve, i trattati sui diritti fondamentali si svuotino del loro contenuto
fondamentale. Quindi bisogna favorire l'apposizione di riserve x abbracciare più stati possibili nei trattati MA bisogna anche stare attenti ad evitare l'abuso delle riserve.
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Struttura erga omnes di accordi quali CEDU 1950 e Patti di New York 1966 sono importantissime x la garanzia dei diritti fondamentali. Vi sono strutture incentrate a garantire i diritti enunciati; X CEDU, la Corte dei diritti dell'uomo con sede a Strasburgo = serve x garantire i diritti dell'uomo, anche il singolo può farvi ricorso in caso di violazione.
Congo VS Ruanda
CIG, sentenza del 3 febbraio 2006, Attività armate sul territorio del Congo, Repubblica Democratica del Congo contro Ruanda: contro il Ruanda il Congo denunciò gravi violazioni dei diritti umani, commessi nel corso degli atti di aggressione armata del Ruanda sul territorio del Congo, soprattutto genocidio. Il Congo afferma che il Ruanda intende emanare un decreto x ritirare tutte le riserve apposte ai trattati sui diritti umani nel 1955 e nega la sua validità. Al di là del fatto che sia valido o meno il decreto del 1955 del Ruanda, c'è da appurare se realmente Ruanda è
intenzionata a revocare tutte le riserve sui diritti umani. La CIG dice che x revocare le riserve occorre la notifica della revoca delle riserve da comunicare alla comunità internazionale (che da parte del Ruanda non c'è stata), non basta emanare un decreto è pubblicarlo sulla Gazzetta Ufficiale del paese stesso (il Ruanda aveva, appunto, emanato un decreto e successivamente l'aveva pubblicato sulla sua Gazzetta Ufficiale nel 1955, ma, come afferma la CIG, questo non è sufficiente). Quindi la riserva del Ruanda sulla giurisdizione della CIG è ancora valida. Vi è una procedura apposita sulle riserve.
La CDI sulle riserve
Si arrivò alla conclusione che era necessario fare una Convenzione sulle Riserve x regolare al meglio questo istituto, quindi: ‐nel 1993, l'Assemblea ONU richiede alla CDI (Commissione di diritto internazionale) di riprendere lo studio sulle
riserve dei trattati. ‐vi furono forti difficoltà; un relatore speciale Alain Pellet, c'è la mise tutta, scrisse 14 relazioni; nel 2009, vi fu
l'approvazione di una serie di guidelines (linee guida, c.d. soft‐law) sulle riserve suddivisi in gruppo di articoli.
21/3/2012 APPUNTI ALEX INVALIDITÀ DI UN ACCORDO: rende nullo il trattato, x incompatibilità con norma di diritto cogente e x contrasto con norma imperativa. Implica la nullità ed è nullo ex tunc, non produce effetti giuridici dall'origine x volontà viziata
ESTINZIONE O SOSPENSIONE DI UN ACCORDO: incide ex nunc cioè da ora in poi, non dall'origine, ma dal momento in cui si verifica l'estinzione/sospensione; impedisce la produzione di effetti giuridici e opera su tutto l'accordo almeno che le parti colpite siano disposizioni separabili*
*Art 44 CV: le cause di estinzione/sospensione e invalidità travolgono tutto il trattato, a meno che non colpisca solo una parte del trattato, singole disposizioni separabili dal testo del trattato (secondo il criterio di separabilità).Non è valida la separabilità x clausole più radicali, quali la violenza o contrasto con il diritto cogente. La Convenzione di Vienna stabilisce la procedura x far valere cause di invalidità, estinzione e sospensione: ci deve
essere notifica alle altre parti contraenti; se entro 3 mesi, l’altra parte solleva obiezioni si ha una CONTROVERSIA INTERNAZIONALE; altrimenti vale un PRINCIPIO di SILENZIO ASSENSO. Laddove riguardi lo Ius cogens, la controversia si può derimere davanti alla CIG; in linea di principio le parti devono trovare un accordo. Se non rileva una causa di invaldità etc, la CAUSA è ACQUIESCENTE. Se la causa è dovuta alla violenza o vizio legato a diritto cogente, non c’è sanatoria.
L’invalidità dei trattati
Gli artt. di riferimento relativi alle cause di INVALIDITÀ DEGLI ACCORDI INTERNAZIONALI sono gli artt. 46 e 53 della Convenzione di Vienna. ART. 46: Disposizioni del diritto interno riguardanti la competenza a concludere trattati 1. Il fatto che il consenso di uno Stato a vincolarsi a un trattato sia stato espresso in violazione di una disposizione del suo diritto interno riguardante la competenza a concludere trattati non può essere invocato dallo Stato in questione come viziante il suo consenso, a meno che questa violazione non sia stata manifesta e non riguardi una norma del suo diritto interno di importanza fondamentale. 2. Una violazione è manifesta se essa è obiettivamente evidente per qualsiasi Stato che si comporti in materia secondo la pratica abituale e in buona fede.
ART. 53: Trattati in conflitto con una norma imperativa del diritto internazionale generale (ius cogens) E’ nullo qualsiasi trattato che, al momento della sua conclusione, è in conflitto con una norma imperativa del diritto internazionale generale. Ai fini della presente Convenzione, una norma imperativa del diritto internazionale generale è una norma accettata e riconosciuta dalla comunità internazionale degli Stati nel suo complesso come norma alla quale non è consentita alcuna deroga e che può essere modificata soltanto da un'altra norma del diritto internazionale generale avente lo stesso carattere.
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L'INVALIDITÀ consegue a: • vizi radicali, che pregiudicano la libera volontà dello stato che ha concluso il trattato, • violazione di regole sulla competenza a stipulare, • contrasto con una norma jus cogens, • vizi della volontà: errore, violenza, dolo.
La VIOLENZA può essere di 2 tipi: • esercitata sul rappresentante dello stato: morale o fisica • esercitata sullo stato. Art 52 della CV: se concluso con minaccia o l'impiego della forza il trattato è nullo.
Ma il trattato è valido, se la forza e la minaccia usata viene fatta in maniera “legittima”, per così dire lecita, cm stabilito dalla ONU (ad esempio, x cessazione di un conflitto armato in un paese interviene la ONU, il suo intervento, come sappiamo, è finalizzato a garantire pace e sicurezza degli stati, ecco perché la si può definire “legittima”).
L'idea di equiparare violenza bellica con violenza economica non si è affermata nei lavori della CV; si parla di “violenza economica” ad es: quando uno stato subisce minaccia e/o impiego di misure sanzionatorie economiche.
Estinzione o Sospensione dei trattati
Vengono annoverate diverse CAUSE di estinzione/sospensione dei trattati: 1‐consenso espresso o implicito delle parti, 2‐mutamento delle circostanze di fatto, 3‐inadempimento dell'accordo da uno a più parti.
1. Consenso espresso o implicito delle parti
Le diverse ipotesi sono: − accordo che contiene un termine finale allo scadere del cui si ha l'estinzione, − accordo che contiene una condizione risolutiva − vale comunque il principio della volontà delle parti: quando viene espressa all'unanimità dalle parti, essa
prevale su ogni altra clausola
3. Inadempimento dell'accordo da una o più parti
Art. 60 CV: una violazione del Trattato può costituire estinzione o sospensione della sua applicazione come conseguenza della violazione, in parte o nella sua totalità (secondo il principio “inadimplenti non est adimplendum”) = perché ci sia INADEMPIMENTO non basta un minimo marginale illecito, ma una VIOLAZIONE SOSTANZIALE. Per “violazione sostanziale”si intende: a. ripudio del trattato non autorizzato della presente Convenzione; b. la violazione di una disposizione essenziale per la realizzazione dell'oggetto o dello scopo del trattato stesso. Quando parliamo di “violazione sostanziale” facciamo riferimento all' importanza della disposizione violata quindi,
anche quando questa violazione è secondaria di una violazione principale del trattato, è pur sempre “sostanziale”; es. si pensi al trattato di disarmo x la costruzione di testate nucleari che impone un tetto massimo e la costruzione da parte di un paese di più testate che superino il limite rispetto a quello consentito = risulta essere una violazione sostanziale. Consideriamo la VIOLAZIONE di:
Trattati bilaterali
Una violazione sostanziale di un trattato bilaterale, ad opera di una delle parti, legittima l'altra parte a sospensione, totale o parziale, della sua applicazione o far estinguere il rapporto = si può dichiarare estinto il trattato x violazione sostanziale. La situazione NON è complicata dalla presenza di più contraenti = una violazione sostanziale legittima l’altra (che può decidere se invocare la violazione come motivo di ESTINZIONE o di SOSPENSIONE – accordo formalmente vigente ma temporaneamente cessa di avere effetti giuridici. Dipende da che Stati sono (es. USA‐Australia o USA‐Iran) = dinamiche tra parti contraenti.
Trattati multilaterali (par. 2 art. 60 CV)
Le cose si complicano; sono previste 3 situazioni in risposta ad una violazione: 1. La situazione più semplice è quando si ha UNANIMITA’ tra tutti gli ADEMPIENTI. I
contraenti possono decidere congiuntamente di sospendere o estinguere totalmente o parzialmente l’accordo oppure possono decidere di escludere lo Stato inadempiente (l’accordo cessa di produrre effetti per l’inadempiente mentre continua a produrre effetti giuridici per tutti gli altri) = ESPULSIONE definitiva o temporanea dello Stato inadempiente.
2. Quando NON c’è unanimità = DIVERSITA’ di VEDUTE, una parte colpita in modo
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particolare dalla violazione può sospendere in modo totale o parziale l'applicazione del trattato nei suoi rapporti con lo Stato autore della violazione, ma non denunciare = in questo modo si cerca di agire in modo bilaterale, sospendendo individualmente l'accordo x non estinguere il trattato e per non incidere sugli interessi degli altri stati contraenti. NB: Gli accordi multilaterali spesso NON si limitano a stabilire norme/disposizioni sostanziali, MA hanno una parte istituzionale volta a gestire l’accordo = una parte che STABILISCE cosa deve accadere quando c’è INADEMPIMENTO: può prevedere un sistema di risoluzione delle controversie (“regime sui generis”).
3. Se si ha una VIOLAZIONE molto molto grave: “modifica radicale della situazione di ciascuna parte” = qualsiasi altra parte diversa dallo Stato autore della violazione può invocare quest'ultima come motivo di sospensione totale o parziale dell'applicazione del trattato per quanto la riguarda, se tale trattato è di tale natura che una violazione sostanziale delle sue disposizioni ad opera di una delle parti modifica radicalmente la situazione di ciascuna delle parti per ciò che riguarda l'adempimento dei suoi obblighi ai sensi del trattato. Es. Trattati sul DISARMO. Supponiamo che al trattato partecipino 5 Stati; lo Stato A fa 20 testate nucleari in +; in risposta altrettanto fa lo Stato B: questo comporta una violazione sostanziale di B nei cfr di A, C, D, E. In qs caso, ciascuno stato è autorizzato a NON adempiere senza che ciò sia considerato violazione del trattato: REAZIONE A CATENA.
26/3/2012
Eccezioni all’applicazione dell’art. 60 CV
Vi sono delle ECCEZIONI: l’art 60 PAR. 1 E 3 non vale per i diritti della persona e diritti fondamentali; l’art. 60 PAR. 5 non si applica a tutte le disposizioni di trattati che enunciano diritti fondamentali della persona umana.
• trattati umanitari o su diritti fondamentali = es. disposizioni che proibiscono qualsiasi forma di rappresaglia nei cfr delle persone (ACCORDI NON SINALAGMATICI – basati su reciprocità, ma per PROMOZIONE di VALORI comuni, indivisibili); anche singole disposizioni in trattati non dedicati a ciò che trattano di diritti di persone od individui.
• trattati sulle relazioni diplomatiche e consolari; regime privilegiato. NON legittimato un COMPORTAMENTO RECIPROCO. Art. 36 CV: Comunicazione con i cittadini dello Stato d’invio. SENTENZA CIG Germania vs USA caso LaGrand (giugno 2001).
PARAGRAFO 4: si applica in caso di accordo fatto solo di disposizioni sostanziali; laddove il trattato abbia una parte che stabilisce come gestire un dissidio NON si applica quanto disposto (REGOLE DI CARATTERE SPECIALE vs regole di carattere generali: derogabilità da parte i una normativa speciale di una di carattere generale).
Causa LaGrand
Agenti consolari: possono avere un intervento importante laddove il cittadino dello stato terzo abbia a che fare con provvedimenti penali. Diritto/dovere ad assisterli, ma anche i converso diritto del cittadino dello Stato terzo di richiedere intervento dell’agente consolare. Durante una sparatoria, 2 cittadini tedeschi vengono arrestate e detenuti negli Usa; nel 2001 sentenza sul merito: art. 36 configura qs diritto come INDIVIDUALE/della persona. La CIG afferma che gli USA hanno violato l’ art. 36 CV, non avendo dato comunicazione ai 2 fratelli del loro diritto di poter usufruire della protezione consolare(MANCATA ASISTENZA CONSOLARE); inoltre gli USA hanno un ordinam. giuridico che non consente revisione del processo in presenza di un vizio così grave = ulteriore violazione dell’art. 36 CV. La CIG chiede di modificare l’ordin. giuridico. Non indica alla Germania di DISAPPLICARE l’art. 36.
2. Mutamento delle circostanze
Altra causa di estinzione dell’accordo: MUTAMENTO delle CIRCOSTANZE esistenti al momento della conclusione dell’accordo. Formulazione restrittiva: art. 62. In linea di principio esso non è causa di estinzione (accordo bilaterale: viene meno sinallagmaticità = accordo posto nel nulla) o recesso dall’accordo (fondamentale non x la totalità delle parti contraenti; le altre tali e l’accordo rimane in vigore) a meno che non si abbiano le seguenti circostanze: MUTAMENTO IMPREVEDIBILE
L’ESISTENZA di queste circostanze è BASE ESSENZIALE del CONSENSO (in assenza delle quali accordo NON concluso)
RIBALTAMENTO del P. di EQUILIBRIO espresso dall’accordo: TRASFORMAZIONE RADICALE della portata degli OBBLIGHI che rimangono da adempiere
NON può essere invocato come motivo di estinzione o recesso x trattati che riguardano la FISSAZIONE delle FRONTIERE o se il cambiamento è dovuto al comportamento dello Stato che lo invoca (MUTAMENTO delle
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CIRCOSTANZE deve essere anche INCOLPEVOLE). Principio dell’estoppel: NON ci si può avvalere di una propria negligenza.
Caso Gabcikovo vs Nagymaros (2) (Ungheria VS Slovacchia): La CIG ha detto che gli artt. 60‐62 CV rappresentano diritto consuetudinario x molti aspetti; non dice se questo si ha in tutte le parti. Doveva essere fatto un grande complesso x la produzione di E idroelettrica e migliorare navigazione sul corso del Danubio tramite un sistema di dighe; tratto nuovo di 25 km (anche x prevenire inondazioni). Trattato del 1977 molto difficile da realizzare; in Ungheria pressioni per non rispettare l’accordo fanno sì che essa cessi di finanziare l’impianto; la Slovacchia devia unilateralmente l’acqua del Danubio = ALTRO INADEMPIMENTO. Vari argomenti x giustificare il proprio operato. L’accordo si deve considerare estinto x mutamento fondam delle circostanze rivendicato dall’Ungheria:
• mutam regime politico da socialista a regime di mercato; • nuove valutazioni econ = si guadagna meno; • nuove conoscenze scientifiche = impatto ambientale molto serio; • nuove norme di diritto internaz dell’ambiente, esplose con la Dich di Rio del 1992 sullo svil sostenibile
dunque qs comporterebbe l’estinzione dell’accordo. La CIG dice che qs cause NON SONO mutamenti IMPREVEDIBILI e FONDAMENTALI: non rilevano situazioni politiche; non è vero che le nuove conoscenze scient erano imprevedibili (previste dal trattato = revisione in caso di nuove conosc in materia ambientale), tutto all’opposto. La CIG dice che nell’interpretare l’art. 62 CV si deve tener presente il principio PACTA SUNT SERVANDA (stabilità degli accordi/delle relazioni pattizie).
27/3/2012
Impossibilita’ sopravvenuta dell’esecuzione del trattato
“Ad possibilia nemo tenetur”: nessuno è tenuto a fare cose impossibili; una parte può invocare l’impossibilità di esecuzione come motivo di estinzione o recesso se questa impossibilità risulta dalla scomparsa o dalla distruzione definitiva di un oggetto indispensabile alla esecuzione del trattato = es. trattato di libera circolazione: se qualcosa la impedisce, allora viene meno l’oggetto (MA deve essere impossibilità definitiva). L’ art. 61 CV si riferisce anche al principio dell’estoppel = non si può trarre vantaggio da un proprio atto illegittimo (parte 2°). Es. TRATTATO sulle RISORSE NATURALI; se sono finiti i giacimenti di gas russi, tale esaurimento definitivo fa estinguere l’accordo tra Italia e Russa per la fornitura di gas (dovrà corrispondere un indennizzo nel caso di sfruttamento scriteriato).
Caso Gabcikovo vs Nagymaros (3) Gli avvocati dell’Ungheria e della Cecoslovacchia hanno sviscerato molte tematiche sui trattati; dall’Ungheria viene addotta anche l’impossibilità sopravvenuta = INVESTIMENTO CONGIUNTO compatibile con la PROTEZIONE dell’AMBIENTE è l’oggetto che è venuto meno; l’Ungheria è in difficoltà economica e poi le nuove conoscenze ambientali dimostrano che l’ambiente non è rispettato. Tesi smontata dalla CIG: se non si hanno più soldi x finanziare l’opera, non è motivo di estinzione di un accordo internazionale. Si può casomai cercare di considerare ciò come causa di esclusione dell’illecito, ma l’accordo rimane (PAR. 102). Durante la Conferenza per la Conv. di Vienna era stata fatta la proposta di contemplare l’indisponibilità economica come impossibilità sopravvenuta. Poi si è convenuto x una nozione più ristretta. La CIG osserva che diverse disposizioni del trattato 1977 avevano previsto l’apporto di MODIFICHE x sviluppi di carattere tecn, scient, econ = in tal caso i 2 Stati dovevano ACCORDARSI (PAR. 103). Inoltre la CIG ricorda il principio dell’ESTOPPEL: impossibilità sopravvenuta non può essere invocata dalla parte che ha portato all’impossibilità dell’esecuzione (illecito ungherese). Altra disposizione: art. 63 = “La rottura delle relazioni diplomatiche e consolari fra le parti di un trattato non produce effetti sui rapporti giuridici instaurati fra di esse dal trattato, salvo nella misura in cui l'esistenza di relazioni diplomatiche o consolari è indispensabile all'applicazione del trattato”. NON c’è effetto immediato; es. caso India‐Italia: 2 Marò. L’interruzione delle relazioni diplomatiche non produce alcun effetto sui trattati (possono essere sospesi o estinti x fratture profonde).
Effetti della guerra o stato di belligeranza
Art. 73 CV: “Casi di successione di Stati, di responsabilità di uno Stato o di scoppio di ostilità = Le disposizioni della presente Convenzione non pregiudicano alcuna questione che potrebbe porsi a proposito di un trattato per il fatto di una successione fra Stati o in ragione della responsabilità internazionale di uno Stato o dello scoppio di ostilità fra Stati”. Nella CV NON ci si occupa di successione degli Stati (es. Cecoslovacchia che si scinde in 2); di responsabilità degli Stati (Progetto artt. su resp. intern 2001); dello scoppio di ostilità tra trattati. TUTTAVIA, caso x caso, si possono distinguere:
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• trattati bilaterali = stato di belligeranza fa estinguere il trattato radicalmente incompatibile con lo stato di ostilità (es. trattato di alleanza militare); sospensione in caso di trattati che riguardano altro, es. commercio = sono le parti a decidere sugli accordi vigenti prima degli eventi bellici (principio volontà delle parti)
• trattati multilaterali = lo stato di belligeranza se coinvolge solo alcune delle parti contraenti (NON TUTTE) può corrispondere a sospensione; ma la questione si decide caso x caso; questione effetti su trattati che hanno cm oggetto la tutela i diritti internazionali: NON si estinguono né si sospendono (CIG) ma rimangono VIGENTI (vi converge tutta la giurisprud internaz). Art. 4 dei Patti sui diritti civili e politici e Convenzione Europea Diritti Uomo (art. 15): compressione, ma NON x tutela alla vita e divieto di tortura (principio di diritto cogente, inderogabile).
La guerra presuppone una dichiarazione formale; nel momento in cui uno Stato fa uso della forza, dopo la 2° GM, oggi non la chiama guerra. PRIMAVERA ARABA: ci si riferisce ai conflitti nell’Africa sett e medio‐oriente, tra cui Libia. Risol 1970 del 2011 del CdS ha consentito l’utilizzo della forza; l’Italia è stata sempre sotto tiro della LIBIA = i Governi italiani avevano stabilito regime privilegiato con Libia: Commercio ed estrazione di petrolio e gas naturali; contratti x la costruzione di molte infrastrutture in Libia = dal 2007 conclusi diversi accordi e fissato un ACCORDO QUADRO = Trattato di amicizia e partenariato entrato in vigore il 2 marzo 2009 (firmato a Bengasi il 30 agosto 2008); una parte dell’accordo riguardava anche la POLITICA dell’IMMIGRAZIONE. L’accordo bilaterale rimaneva in vigore dopo la Guerra in Libia? SOSPENSIONE: articolo di Natalino Ronzitti.
Interpretazione degli accordi internazionali
C’è stata una notevole evoluzione in questo campo; grande spartiacque è la 2° GM: da un metodo SOGGETTIVO ad uno OGGETTIVO. Categorizzazione, anche se i contorni sono indefiniti. Cambiamento da metodo sogg ad ogg = nasce dalla necessità di promuovere la formazione di d. intern. = accordi multilaterali aperti (criterio che parte dal sign letterale dell’accordo).
• Metodo soggettivo: gli interpreti dovevano ricostruire la VOLONTA’ delle PARTI; aveva come fine tale ricostruzione della volontà dei sogg che avevano sottoscritto gli accordi (comunità eurocentrica che privilegiava le FORME del CONSENSO = consuetudine e accordi internazionali).
• Dopo la 2° GM: SALTO nella CULTURA GIUR INTERNAZ: la Comunità internaz converge vs promozione del diritto internaz attraverso la sottoscrizione di ACCORDI MULTILATERALI APERTI all’adesione di stati che hanno deciso di aderire in un 2° momento. Es. CV (1969), Convenzione sul divieto di tortura etc.
• Strumenti articolati; se mantenuto il metodo soggettivo privilegiate la parti che hanno contribuito alla formazione del testo (INIQUITA’); ma anche una situazione di disincentivazione degli accordi multilaterali = non si può avere un milione di internazionalisti che leggono i testi preparatori. Ha iniziato il METODO OGGETTIVO, codificato da artt. 31, 32, 33 della CV = bisogna guardare al testo dell’accordo (non influenzato dalla volontà delle parti contraenti) = Regole sull’interpretazione . = Questi artt. sono espressione del diritto internazionale consuetudinario: la CIG ed altri Tribunali internazionali hanno affermato che tali artt sono DIRITTO INTERNAZIONALE GENERALE. Es. CIG Applicazione della Convenzione x la Prevenzione e la Repressione del genocidio (Bosnia‐erzegovina VS Serbia‐Montenegro) sent. 26.2.2007 par.160. Es. Causa Costarica vs Nicaragua sui diritti della navigazione e connessi sent. 13.7.2009 par.47 = Le regole interpretative fissate dalla CV vanno osservate da tutti, anche non aderenti (diritto generale anche SE NON cogente).
L’art. 31 articola in cosa consiste il metodo oggettivo; se le parti intendevano attribuire un determinato significato e lo hanno espresso in modo chiaro, questo prevale sull’interpretazione (NON cogente). Criteri interpretativi sono:
1. il CRITERIO TESTUALE, par. 1: “seguendo il senso dei termini” = il testo. Leggere con attenzione il testo dell’accordo.
2. il CRITERIO SISTEMATICO, “nel loro contesto”: non basta leggere la singola disposizione, ma guardare dove è inserito e cosa dice l’accordo nel suo insieme.
3. il CRITERIO TELEOLOGICO, “alla luce dell’oggetto e dello scopo” = portata utile a raggiungere l’obiettivo dell’accordo. I 3 momenti non si possono scindere = Interpretazione è attività olistica (siamo soggetti circolari).
4. VOLONTA’ delle PARTI. Par. 2 = il contesto comprende preambolo (parte che contiene il DNA del codice stesso); strumenti di connessione etc. = ogni accordo stipulato dalle parti anche in altre occasioni (es. accordi paralleli, posto che tutte le parti contraenti li hanno sottoscritti) = verifica di ulteriori manifestazioni di volontà. PRASSI SUCCESSIVA delle PARTI CONTRAENTI (par.3). MEZZI COMPLEMENTARI e SUSSIDIARI: art. 32. Se il risultato è ambiguo o oscuro o assurdo o irragionevole, vengono in rilievo mezzi complementari di ausilio e NON principali (l’interprete può ricorrere ai lavori
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preparatori/circostanze in cui il trattato è concluso) = mezzi ad adiuvandum; in rilievo dove interpretaz è oscura o ambigua; Lavori preparatori = ribadiscono anche la bontà del risultato interpretativo raggiunto secondo i criteri dell’art. 31 = METODO VOLONTARIO di INTERPRETAZIONE. Art. 33: INTERPRETAZIONE degli ACCORDI PLURILINGUE: gli accordi sono redatti in almeno 2lingue (a meno che tra stati anglosassoni o francofoni); nel trattato di Lisbona 21 lingue ufficiali; tutte faranno EGUALMENTE fede. Ripresi i criteri ermeneutici esposti negli artt precedenti. Le parti possono disporre che una versione sia più autorevole dell’altra (x attenuare la difficoltà dell’interpretazione): problemi politici‐sociali non secondari (prevalenza di uno Stato sull’altro? = soluz auspicata raramente perseguita). Un trattato tradotto in 4 lingue; poi vi aderiscono altri Stati: se arriva un’altra versione ufficiale, IDEM. Si presume che tutte le parole vengono ad avere lo steso significato = ma se NON hanno significato coincidente, si adotta il senso che permette una migliore conciliazione dei testi; DISCORSO CIRCOLARE (è importante individuare la FINALITA’ dell’ACCORDO). Ricerca del minimo comune denominatore.
28/3/2012
Principio di integrazione sistemica
Tale principio è espresso da art. 31 par.3 lett. c) della CV; “qualsiasi regola di D.I. applicabile tra le parti”; abbiamo molti settori del diritto internazionale (D. I.), es. diritto ambient., diritto penale, umanitario, dell’economia (degli scambi e degli investim.), dei diritti internaz, sul disarmo etc = l’interprete deve stare attento se la norma interpretata è in armonia con le altre regole internazionali. Un accordo può confliggere con un altro trattato (accordi confliggenti tra loro); l’interprete si deve attenere a qs principio: deve verificare l’armonia col resto del D. I. x evitare la frammentazione del diritto internazionale (dovuto all’esistenza di molti settori), innanzitutto col diritto consuetudinario (norme non imperative derogabili tramite accordo oppure norme cogenti). Le parti contraenti devono essere parti interessate di tutti gli accordi. NB: Interpretare un trattato in maniera corrispondente alle tendenze e agli orientamenti di fondo della Comunità Internazionale è l’OBIETTIVO.
ESEMPI: CASO GAMBERETTI: WTO Panel Report on US –Shrimp (art. 21.5 Malaysia, 2001): riguarda la pesca di gamberetti, bandita l’importazione dai paesi asiatici da parte degli USA, per salvare la tartarughe che rimanevano impigliate nelle reti. Si trattava di stabilire se poteva essere applicato un art. di un accordo (rif a risorse naturali esauribili?), l’ accordo GATT 1994. Il Panel invoca il Principio di Interpretazioni Sistemiche x l’interpretazione di “risorse naturali esauribili”: comprese le TARTARUGHE? La Malesia e gli Usa (parti in disputa) hanno ratificato accordi sulla tutela di tutte le tartarughe marine; obblighi volti a preservazione ambientale, COMPRESE le tartarughine. “Alla luce di ciò si includono”. CASO OGM: Panel dell’ORGANIZZAZIONE MONDIALE del COMMERCIO: USA vs UE x quanto riguarda i prodottì OGM (Biotech Products) 2006. In laboratorio si modifica il codice genetico in modo da fornire proprietà di altre sostanze. L’UE considera pericoloso tutto ciò che non si è ancora dimostrato NON NOCIVO x la salute. L’approccio statunitense è opposto: finchè non si prova che è pericoloso, è sano. Questo influisce sulle ricerche scientifiche: gli USA hanno una posizione potente nella produzione di organismi geneticamente modificati = conquista del MONOPOLIO e quindi cerca di esportare nei paesi terzi. L’UE ha investito nella produzione biologica e cibi senza additivi: ha fatto investimenti in altro campo; ha cercato di avvallare un approccio PRECAUZIONALE nel momento in cui viene attaccato dagli USA (Protocollo di Cartagena); il Panel del WTO ha detto che bisogna vedere le parti contraenti del Protocollo di Cartagena = treaty system: esse non coincidono con quelle sottoscrittrici dell’org mond del Comm, OMC (non firmato dagli USA) né è diritto consuetudinario. Tuttavia, “riteniamo che un panel possa far rif ad altre disposizioni del D. I. se informative” = gli interpreti devono avere grande flessibilità x arrivare a risultati socialmente accettabili. Sottile linea di equilibrio.
Interpretazione evolutiva E’ un aspetto della tecnica interpretativa degli accordi che consente di cogliere il mutare del costume sociale; qualunque accordo internazionale, specie se un po’ datato (ma anche 10 anni), pone questo problema: di considerarlo alla luce dell’evoluzione dei tempi. Esprime una CONCEZIONE DINAMICA del DIRITTO.
ESEMPI: CASO GAMBERETTI: Avevamo un gruppo di paesi asiatici che attaccava gli USA; nell’OMC ci sono regole su non discriminazione in base al processo produttivo = non si possono bloccare le esportazioni in base a ciò a meno che non sia nocivo per il consumatore. Gli USA si avvalgono dell’ eccezione (art. 20 let. g dell’accordo GATT: misure di ostacolo agli scambi se servono a preservare le risorse naturali esauribili); ma per i paesi asiatici (che reclamavano la liberalizzazioni degli scambi) le tartarughe capaci di riprodursi NON sono ESAURIBILI (solo le risorse NON VIVENTI, es. minerali, sono esauribili = LIMITATE x definizione). Risposta dell’organo di appello del WTO: 1998, par. 129: rif. alla nozione nel suo contesto (include il preambolo istitutivo dell’OMC: liberalizzazione degli scambi è mezzo x
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incentivare lo svil econ, ma secondo il principio dello sviluppo sostenibile*‐ nel 1992 c’era stata la Dich di Rio‐ e della preservazione ambientale = *CONCETTO che integra sviluppo: 1) econ 2) soc 3) ambientale, duraturo nel tempo). Dobbiamo leggere la nozione di risorse nat sosten alla luce del preambolo = richiamate le RISORSE NATURALI viventi e non viventi. Motivazione articolata = la liberalizzazione sugli scambi è regolata! Termine NON Statico nel contenuto ma EVOLUTIVO = “risorse naturali esauribili”; i lavori preparatori dicevano “non viventi”; norma inglobata nel sistema OMC del 1995 (anche se degli anni ’40). Duplice valenza del termine. SENTENZA NICARAGUA vs COSTA RICA sui diritti di navigazione – diritto perpetuo garantito al Costa Rica: il trattato diceva che il Costa Rica aveva diritto di navigazione nel fiume Sant Juan senza avere imposte ulteriori; il Nicaragua mette in discussione questo trattato (del 1858; di durata illimitata e bilaterale) e va davanti al giudice (siamo nel 1988). Il trattato era in spagnolo: interpretazione del termine “con objectos de commercio” (sua portata). La traduzione in inglese è prassi successiva: data al giudice Cleeveland perché approvata dalle parti; il giudice si rifiutava di leggere in spagnolo. Il Nicaragua affermava che il termine volesse dire “con oggetti di commercio” (no turisti, no navi con oggetti da vendere); il Costa Rica include le attività di comunicazione: il fiume poteva portare servizi sanitari, di istruzione e di sicurezza = NOZIONE + AMPIA. Le parti non hanno mai avuto intenzione di cristallizzare la nozione; rif. alla volontà delle parti (tratta da prassi successiva). Par. 64: “dare ai termini utilizzati un significato e un contenuto suscettibile di evolversi” = trattato di durata illimitata. Richiamo alla GIURISPRUDENZA PRECEDENTE: possibilità x il Costa Rica di trasportare persone e beni (in entrambi i casi attività di tipo commerciale); respinte letture del costa Rica sulla possibilità di apportare servizi sanitari, istruzione e di sicurezza = trasporto di militari (ESEMPIO CHIARO di INTERPRETAZIONE EVOLUTIVA).
Adattamento al diritto internazionale
L’art. 10 della Cost. italiana
Rif. art. 10 della nostra Costituzione: questa frase è indicata come “trasformatore permanente”del nostro sistema giuridico che si conforma al D.I.; l’art 10 comma 1 Cost “L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute” vale solo per le consuetudini internazionali. La Costituzione non prevede nessun procedimento ad hoc dell’adattamento. Si parla di ADATTAMENTO AUTOMATICO (senza bisogno di una legge costituzionale). Il rango delle norme è dunque COSTITUZIONALE = il trasformatore permanente è contenuto in una norma costituzionale (rif. DIRITTO CONSUETUDINARIO); in ogni caso se c’è conflitto prevale la nostra Costituzione (TEORIA dei CONTROLIMITI). Occorre una pronuncia del giudice x riscontrare illegittimità costituzionale delle norme interne x incompatibilità col diritto consuetudinario. Principio dell’ OBBLIGO di INTERPRETAZIONE CONFORME del diritto interno al diritto internazionale generale: esigenza con risvolti pratici; ottenere una pronuncia di incostituzionalità richiede tempo e denaro. Si tratta di una NORMA APERTA; consente di introdurre in maniera sistematica i principi internazionali nel sistema italiano; prima il sistema era autarchico: APERTURA INTERNAZIONALISTICA (ci si apre all’esterno).Laddove ci sia conflitto con valore fondante della nostra Costituzione, questo prevale (“controlimiti”). Avremo dunque 2 ordinam giuridici distinti che COMUNICANO ATTRAVERSO IL DIRITTO COSTIT (ponte levatoio).
2 APRILE ALEX
Concezioni del rapporto tra diritto interno e diritto internazionale
Ci sono 2 concezioni sul rapporto tra diritto internazionale e diritto interno dello Stato: monista e dualista. MONISTA L’ordinamento interno e internazionale costituiscono un unico grande sistema giuridico;
1.Monista di orientamento INTERNAZIONALE: Il diritto Internazionale e i diritti degli Stati costituiscono un unico grande ordinamento giuridico il cui apice è il diritto internazionale; di conseguenza, le norme internazionali sarebbero direttamente applicabili all’interno degli ordinamenti giuridici nazionali e, nel caso di conflitto con norme interne, prevalgono quelle internazionali; inoltre, non richiedono nessun procedimento 2.Monista di orientamento NAZIONALISTA: Alla fine dell’ 800, con l'influenza del positivismo, matura la concezione secondo cui il diritto si identifica esclusivamente con il diritto posto direttamente dallo Stato, quindi le norme internazionali potrebbero considerarsi vere e proprie norme giuridiche solo nella misura in cui lo Stato, autolimitandosi, ne consentisse l’applicazione al proprio interno; in virtù di questo, abbiamo sempre come risultato un unico ordinamento giuridico ma il diritto internazionale viene visto come una sorta di diritto statale esterno e, se vi è contrasto tra le norme interne e le norme internazionali, prevale particolare. il diritto interno.
DUALISTA
L’ordinamento interno e internazionale sono autonomi e distinti; è tutt'ora affermata dalla dottrina e viene considerata la versione “aggiornata” del monismo nazionalista: vi sono da un lato gli ordinamenti interni degli Stati e, dall'altro lato, un ordinamento internazionale; quindi questa
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concezione configura gli ordinamenti interni degli Stati come ordinamenti giuridici distinti e separati, non solo tra di loro ma anche rispetto al diritto internazionale; gli ordinamenti degli Stati e l'ordinamento internazionale sono collegati tra loro attraverso il modo in cui le regole internazionali vengono recepite dagli Stati, cioè attraverso le procedure interne di adattamento che lo Stato attiva per attribuire efficacia giuridica alla norma internazionale nel suo ordinamento (= il collegamento è un collegamento di natura interna perché fatto con regole interne statali). Sul piano pratico, il dualismo consente comunque di garantire la diretta applicabilità delle norme internazionali, in quanto c'è la loro prevalenza, in caso di contrasto, sulle norme nazionali.
Il procedimento di adattamento
I procedimenti di adattamento del diritto statale al Diritto Internazionale sono essenzialmente due: ORDINARIO
Avviene mediante la riformulazione delle norme internazionali mediante norme interne corrispondenti (es: con norme statali costituzionali, legislative, amministrative). In Italia il procedimento ordinario si segue solo in via eccezionale, preferendosi il procedimento speciale; è necessario ricorrere al procedimento ordinario di adattamento per norme internazionali non self‐executing, quindi non direttamente applicabili; in questo caso è possibile ricorrere solo al procedimento ordinario perché c'è bisogno di un’opera attuativa o integrativa da parte del legislatore interno per renderle operative e applicabili. Si parla di norma SELF‐EXECUTING quando la norma è chiara e non da problemi interpretativi, non ha bisogno di ulteriori integrazioni per essere eseguibile, è una norma incondizionata; quindi suscettibile di diretta applicazione e contiene in sé tutti gli elementi idonei a consentire, a chi deve applicare le norme interne di adattamento, di ricavare dal contenuto della norma internazionale, il contenuto delle norme interne che servono a dare esecuzione alla norma internazionale.
SPECIALE Avviene mediante il rinvio che consiste nell’adozione di una norma interna che rinvia alle norme internazionali e le rende applicabili all’interno dello Stato (l’operatore giuridico interno può applicare direttamente la norma internazionale, come vorrebbe l’impostazione monista; però, ciò è possibile, coerentemente con le premesse teoriche del dualismo, solo in virtù della norma interna che ne ordina l’applicazione). Il vantaggio principale del procedimento speciale consiste nella flessibilità dell’adattamento. Il procedimento SPECIALE di adattamento può essere di due tipi:
• Rinvio automatico e permanente: in questo caso la norma interna ordina l’applicazione di tutte le norme internazionali prodotte, si rinvia ad una fonte internazionale e si include anche gli sviluppi e le deroghe, cioè gli ulteriori accordi che si formeranno in futuro; quindi le norme internazionali vengono prodotte da una determinata fonte;
• Rinvio ad hoc: la norme interna non rinvia a tutte le norme internazionali, ma rinvia ad una singola norma internazionale, o a determinati gruppi di norme internazionali.
In Italia, solitamente si utilizza questo procedimento di adattamento per ciascun trattato internazionale stipulato dallo Stato cioè mediante l'intervento del legislatore nazionale attraverso il c.d. “ordine di esecuzione”, contenuto in una legge ad hoc, generalmente una legge ordinaria, in cui il parlamento si limita a riprodurre il testo dell'accordo facendolo precedere dalla immesse nell’ordinamento interno mano a mano che esse si formano, senza bisogno di ulteriori interventi da parte del legislatore nazionale. Viene usata la formula: “piena ed intera esecuzione viene data al seguente trattato” (rinvio= come per le consuetudini secondo l’art. 10 Cost, le regole giuridiche non vengono recepite nell'ordinamento nazionale attraverso riformulazione, si rinvia al testo originario della norma internazionale). Questo procedimento vale per le norme convenzionali (trattati internazionali) e questa prassi si inserisce nell'esigenza costituzionale della partecipazione e del controllo parlamentare rispetto alla gestione della politica estera del paese e, generalmente, le leggi che contengono l'ordine di esecuzione coincidono con le leggi di autorizzazione alla ratifica del trattato da parte del Capo dello Stato ai sensi dell'art. 80 cost. e dell'art 87 cost.
Nell’ordinamento italiano
Adattamento alle Consuetudini
Adattamento dell'ordinamento giuridico italiano al diritto internazionale generale (consuetudini internazionali):
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Art. 10, comma 1, Cost.: «l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute» = Procedimento speciale, rinvio automatico e permanente. Gli operatori giuridici italiani possono applicare direttamente le norme del diritto internazionale generale, anche in assenza di una normativa nazionale di attuazione, purché si tratti di norme auto‐applicative (self‐executing). Ad esempio: sono applicate direttamente dai giudici italiani le norme relative all’immunità degli Stati stranieri dalla giurisdizione civile e alle immunità giurisdizionali degli organi degli Stati stranieri. RANGO DELLE NORME INTERNAZIONALI CONSUETUDINARIE nell'ordinamento giuridico italiano: il rango della consuetudine internazionale è superiore a quello della legge ordinaria; una disposizione di legge interna in contrasto con il diritto internazionale generale è incostituzionale per contrasto con l’art. 10 Cost = hanno rango costituzionale e quindi in caso di contrasto prevalgono sulle leggi ordinarie. Il giudice italiano NON può disapplicare la norma interna ritenuta in contrasto con la consuetudine internazionale: deve sollevare la questione di costituzionalità dinanzi alla Corte costituzionale (in Italia il controllo di costituzionalità delle leggi non è diffuso). Obbligo di interpretare la norma interna in modo conforme al diritto internazionale generale. Le norme del diritto internazionale generale e le norme costituzionali in linea di principio sono norme di pari rango.
Sentenza Russell
Sentenza Russel, Corte costituzionale italiana, 1979: Il colonnello Russel, diplomatico canadese a Roma, con qualifica di esperto militare, era stato citato in giudizio da una società immobiliare per il mancato pagamento dell'affitto della sua abitazione privata; i suoi legali dicono, a sua difesa, che il canone di locazione non deve essere pagato ed inoltre egli non può essere accusato dallo Stato che lo ospita fino alla fine del suo mandato perché è protetto, in quanto agente diplomatico, dall'immunità giurisdizionale sia in base al diritto internazionale generale, in base alla Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche. Il Tribunale di Roma sollevava dinanzi alla Corte la questione dell’incostituzionalità della secolare norma sull’immunità diplomatica per contrasto, tra l’altro, con:
• l’art. 24 della Cost, la disposizione che sancisce il diritto alla tutela giurisdizionale dei propri interessi e diritti legittimi (“Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi), in quanto l'immunità dalla giurisdizione civile escluderebbe la garanzia di diritti inviolabili dell'uomo, tra cui v'è quello di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi (in questo caso dell'affittuario), risultando eccessivamente onerosa l'azione di fronte ai giudici dello Stato accreditante (artt. 2 e 24 Cost.);
• l'art. 10 della Cost., la stessa immunità creerebbe una disparità di trattamento tra cittadini e stranieri o anche tra stranieri. Infatti, i diplomatici, pur restando titolari del diritto di azione, avrebbero il privilegio di non poter esser convenuti in giudizio, con conseguente violazione degli articoli 3,1° comma e 10, 2° comma Cost. (Art. 10, 2° comma: “La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali”).
La Corte ritiene che l'ordinamento italiano si è adeguato, ancor prima dell'entrata in vigore della Costituzione, alla norma di diritto internazionale, generalmente riconosciuta, che ha sancito l'obbligo degli Stati di riconoscere reciprocamente ai propri rappresentanti diplomatici l'immunità dalla giurisdizione civile, anche per gli atti posti in essere quali privati individui. La consuetudine è sorta non per attribuire un privilegio personale, ma al fine di assicurare in ogni caso che il diplomatico possa compiere il suo lavoro. La Corte ritiene di applicare il principio di specialità ed ha affermato il criterio dei contro limiti. La CORTE COSTITUZIONALE: dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale concernente l'immunità diplomatica dalla giurisdizione civile. La definizione di quali norme debbano prevalere dipende da 2 criteri: CRITERIO DI SPECIALITA’: La CC ritiene che il contrasto sia soltanto apparente e risolubile applicando tale principio = le deroghe alla giurisdizione derivanti dall'immunità diplomatica non sono incompatibili con le norme costituzionali invocate, in quanto necessarie a garantire l'espletamento della missione diplomatica, istituto imprescindibile del diritto internazionale.
TEORIA dei CONTROLIMITI: La CC afferma, in rif. alle norme di D.I. generalmente riconosciute venute ad esistenza dopo la Costituzione, che il meccanismo di adeguamento automatico non può consentire la violazione dei principi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale, operando in un sistema costituzionale che ha i suoi cardini nella sovranità popolare e nella rigidità della Costituzione; le norme internazionali consuetudinarie non possono derogare ai «principi fondamentali» della Costituzione (impostazione dualista). 3 APRILE ALEX
Adattamento ai trattati
Non vi sono regole ad hoc per l’adattamento /recepimento del trattati. Di solito si segue il procedimento speciale. TRATTATI STIPULATI IN FORMA SOLENNE E SEMPLIFICATA: Un trattato è un trattato, fonte autonoma di diritti ed
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obblighi giuridici internazionali e non semplice “statuizione autorevole” o soft‐law, solo dopo che esso è entrato in vigore internazionalmente. Ne deriva che l'ordine di esecuzione avrà efficacia solo dopo che esso sarà entrato in vigore internazionalmente, cioè dopo che si sia raggiunto il numero di ratifiche necessarie previsto dal testo negoziale. I TRATTATI STIPULATI IN FORMA SOLENNE rientrano nell’art. 80 Cost. con l’adozione di una legge con il cd. Ordine di esecuzione contenuto in una legge ordinaria la cui formula di rito che è: “piena ed intera esecuzione è data al trattato a partire dalla sua entrata in vigore” coincide con le leggi di autorizzazione alla ratifica del Trattato da parte del PDR ai sensi dell'art. 87 (Art.87: “ Il Presidente della Repubblica....... accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere....”) e dell'art. 80 che specifica quando occorre l'autorizzazione delle Camere.(Art.80:”Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi”). La RATIFICA è il momento nel quale lo Stato, parte dell'accordo, manifesta la propria volontà. Per i TRATTATI STIPULATI IN FORMA SEMPLIFICATA non è necessaria legge di autorizzazione alla ratifica e non è necessario un decreto del P.D.R. contenente la ratifica. É costituzionalmente ammissibile ma solo nel 1984 il Parlamento italiano ha provveduto finalmente a svolgere comunque una funzione di raccordo, assicurandone la pubblicità anche di questi trattati, che verranno pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale anche quando non la legge di autorizzazione alla ratifica o il decreto del PDR; questa funzione in termini di raccordo tra trattato internazionale e organi interni serve a garantire massima trasparenza e pubblicità (e pubblicità ed informazione sono infatti condizione necessaria, anche se non sufficiente, per poter dare adeguata osservanza delle regole internazionali).
RANGO dei trattati internazionali nell'ordinamento giuridico italiano
Nel rapporto tra trattato e Costituzione prevale la Costituzione; il giudizio di costituzionalità ha ad oggetto non il trattato in quanto tale, ma la legge che contiene il relativo ordine di esecuzione, di recepimento dell'accordo; la Corte costituzionale può dichiararne l’illegittimità parziale, cioè limitatamente ad una singola disposizione del trattato che è in contrasto con la Costituzione (es. Caso Venezia = illegittimità dell'art. 9 del Trattato Bilaterale di Italia e Stati Uniti sull’ estradizione).
Il caso Venezia
Caso Venezia, Corte costituzionale, 1996: Contro il decreto del Ministro di Grazia e Giustizia con cui si concede al Governo degli Stati Uniti l'estradizione del cittadino italiano Pietro Venezia, raggiunto da provvedimento restrittivo dal giudice della contea di Dade (Florida) condannato alla pena di morte, il Tribunale promuoveva la questione di legittimità costituzionale
• in base agli articoli 2 (Art. 2 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo....”), 3, 11 e 27, 4° comma (Art. 27, 4° comma: “Non è ammessa la pena di morte”) della Costituzione
con riferimento alle segg. leggi: • sia dell'art. 698, 2° comma, del codice di procedura penale, norma generale sulla concessione
dell'estradizione; • sia della legge n.225/ 1984 (Ratifica ed esecuzione del trattato di estradizione tra il Governo della
Repubblica italiana e Stati Uniti d'America, firmato a Roma il 13 ottobre 1983), nella parte in cui ratifica e dà esecuzione all'art. IX del trattato stesso dove si prevede l'estradizione anche per i reati puniti con la pena capitale a fronte dell'impegno assunto dal Paese richiedente – con garanzie ritenute sufficienti ‐ a non infliggere la pena di morte o, se già inflitta, a non farla eseguire.
Nel nostro ordinamento, in cui il divieto della pena di morte è sancito dalla Costituzione, la formula delle "sufficienti assicurazioni" ai fini della concessione dell'estradizione per fatti per cui è prevista la pena capitale nello Stato estero non è costituzionalmente ammissibile perché il divieto contenuto nell'art. 27, 4° comma, della Costituzione, e i valori ad esso sottostanti ‐ primo fra tutti il bene essenziale della vita ‐ impongono una garanzia assoluta. CORTE COSTITUZIONALE: dichiara illegittimità costituzionale dell'art. 698, 2° comma, del codice di procedura penale, riferita alla legge n. 225 del 1984, nella parte dell'art. IX del trattato di estradizione tra il Governo italiano e quello degli Stati Uniti d'America, per contrasto con gli artt. 2 e 27, 4° comma, della Costituzione.
Nel rapporto tra trattato e norme italiane che hanno il rango di legge ordinaria il contrasto non è risolvibile in via interpretativa in quanto nulla ci aiutava a regolare tale rapporto prima del 2001; i già menzionati art. 80 e
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art. 87 si limitavano a disciplinare soltanto le modalità di conclusione degli accordi, senza nulla prevedere sul problema del rango delle norme convenzionali.
Fino al 2001 l'Accordo internazionale assume lo stesso rango della legge di recepimento. Quindi la prassi antecedente al 2001, secondo l' “ordine di esecuzione” fornito attraverso leggi ordinarie, le rendeva derogabili attraverso da leggi successive di pari grado configgenti (“principio della lex posteriori”) o da leggi aventi specialità per materia o per limitatezza dei suoi destinatari (“principio delle lex specialis”). A tale considerazione fanno eccezione (prevalenza dei trattati per 2 categorie di accordi): Trattati relativi alla condizione giuridica dei cittadini stranieri, trattati relativi alla tutela dei diritti dell’uomo, assorbimento delle norme sul trattamento dei cittadini stranieri da parte di quelle sulle tutela dei diritti umani in rif. all’art. 10, comma 2, Cost: “la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali”
Trattati istitutivi delle organizzazioni internazionali che comportino limitazioni di sovranità in rif. all’art. 11 cost. “L’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni” e “promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”
La legge cost. 3/2001 e la Legge La Loggia
Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (c.d. legge sul federalismo) che ha modificato l’ art. 117 Cost. «La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario [UE] e dagli obblighi internazionali.» Questa legge costituzionale è stata integrata con Legge 5 dicembre 2003 n. 131 (Legge La Loggia) di attuazione = Art. 1. (Attuazione dell'articolo 117, primo e terzo comma, della Costituzione, in materia di legislazione regionale). Costituiscono vincoli alla potestà legislativa dello Stato e delle Regioni, ai sensi dell'articolo 117, primo comma, della Costituzione, quelli derivanti:
1. dalle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute, di cui all'art. 10 della Costituzione, 2. da accordi di reciproca limitazione della sovranità, di cui all'art. 11 della Costituzione, 3. dall'ordinamento comunitario e dai trattati internazionali.
Questa legge costituzionale è innovativa con riguardo agli obblighi internazionali derivanti dai trattati, visto che per il diritto consuetudinario si occupa l'art. 10, 1° comma che conferisce alle consuetudini rango costituzionale. In virtù dell'art. 117, 1° comma gli obblighi internazionali derivanti dai trattati e norme internazionali hanno prevalenza sulle norme interne configgenti di rango, ma non sono di rango costituzionale = PREVALENZA DEGLI OBBIGHI UE/INTERNAZIONALI SULLA NORMATIVA INTERNA Qual' è la portata legislativa dell'art. 117 nuovo testo 2001? CORTE COSTITUZIONALE con alcune sentenze del 2007 ed altre del 2010: “il parametro costituzionale comporta l'obbligo per il legislatore ordinario di rispettare le norme convenzionali internazionali con la conseguenza che la norma nazionali incompatibile con gli “obblighi internazionali” di cui all'art. 117, 1° comma, viola per ciò stesso il parametro costituzionali”.....”spetterebbe al giudice il compito di interpretare la norma interna in modo conforme alla disposizione internazionale, entro i limiti nei quali ciò sia permesso dai testi delle norme. Qualora ciò non sia possibile, ovvero dubiti della compatibilità della norma interna con la disposizione convenzionale “interposta”, egli deve investire la Corte Cost. della relativa questione di legittimità.”. La Corte ha escluso che alle norme contenute nei trattati possa essere attribuito rango costituzionale; l'interprete, prima di tutto, deve chiedersi se la norma interna sia veramente in contrasto con gli obblighi internazionali quindi prima va fatta un'INTERPRETAZIONE CONFORME; se questo non va a buon fine: il giudice nazionale non ha il potere di disapplicare la norma interna contrastante con il trattato, deve rinviare alla Corte Cost. per far dichiarare la norma interna, incompatibile con il trattato internazionale, come incostituzionale ai sensi dell’art. 117, comma 1, Cost. [VEDI Sentenza CCI del 12 marzo 2010 n. 93].
4 APRILE io e ALEX
Le Regioni e l’attuazione degli obblighi internazionali
RUOLO DELLE REGIONI NELL'ATTUAZIONE DEGLI OBBLIGHI INTERNAZIONALI: Le regioni, nell'adattamento degli obblighi internazionali, hanno un ruolo molto importante affinché l'Italia rispetti agli obblighi internazionali essendo il nostro ordinamento uno Stato Regionale e per certi aspetti Federale (con rif al nuovo all'art. 117 e alla legge costituzionale 18/10/2001 n.3 c.d. legge sul federalismo). La NORMATIVA DI RIFERIMENTO è incentrata sull’ art. 117, comma 5, Cost.: «Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvedono all'attuazione e all'esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell'UE, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza».
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Le regioni hanno un ruolo significativo nella fase ascendente cioè hanno un ruolo molto importante dal p.d.v. partecipativo in quanto partecipano agli atti, all'esecuzione e attuazione degli accordi internazionali e atti normativi Ue, nelle materie di loro competenza esclusive e nelle materie di competenza concorrenti. Ma il soggetto responsabile del rispetto degli obblighi internazionali è SOLO lo Stato sul piano Internazionale. LO STATO DEVE: rispettare le regole costituzionali che riguardano la ripartizione del potere tra Stato centrale e enti territoriali adottare provvedimenti che, da un lato, spingano regioni e province autonome a compiere il loro dovere e, dall'altro lato, in caso di mancato adempimento deve predisporre la procedura stabilita da legge dello Stato che consentano l'esercizio del potere SOSTITUTIVO alle regioni e alle province. Legge 5 dicembre 2003 n. 131 (Legge La Loggia) definisce il potere sostitutivo dello Stato: Art. 120 Cost “Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica. La legge definisce le procedure atte a garantire che i poteri sostitutivi siano esercitati nel rispetto del principio di sussidiarietà e di leale collaborazione.” Art. 117 co.5 della Costituzione: partecipazione nella fase ascendente; esecuzione ed esecuzione degli accordi internazionali. Ruolo significativo. Dovere che riguarda solo le competenze esclusive o concorrenti della regione. Il soggetto responsabile è lo Stato centrale; la repubblica italiana deve rispettare le regole costituzionali e spingere le regioni a compiere il loro dovere e predisporre strumenti e procedure che consentono allo Stato centrale di sostituirsi alle Regioni/Province autonome (art. 120 Cost.) nel caso di mancato rispetto di norme o trattati internazionali. Rispetto del principio di sussidiarietà e di leale collaborazione. Legge LA LOGGIA, n.131 del 5 dic 2003: definisce la tempistica (le dinamiche tra stato centrale e province/regioni) a fronte di un presunto inadempimento degli obblighi internazionali = Il governo deve sollecitare ad adempiere agli obblighi ex art. 117 e da un tempo per l'adempimento; dopodiché, se entro questo termine di tempo non c'è stato adempimento o quanto adempiuto non è soddisfacente, il governo si sostituisce ed adempie egli stesso. In caso di emergenza interviene subito il governo senza dare termine di tempo e senza chiedere spiegazioni ed adempie direttamente.
La legge regionale pugliese sull’Immigrazione
CCI, sentenza del 22 ottobre 2010 n. 299 (Regione Puglia): Riguarda la regione Puglia che aveva adottato normativa molto articolata in materia di immigrazione (premunendosi x la gestione di qs fenomeno sociale). Essa prevedeva la possibilità x gli immigrati (regolari o irregolari) di accedere alle strutture sanitarie (diritto alla salute); predisposizione di un fondo x il pagamento di un fondo legale; concesse condizioni di maggior favore x i cittadini comunitari; attuazione dei principi di una convenzione internazionale x la protezione diritti lavoratori approvata dalle Nazioni Unite nel 1990 (in vigore nel 2003; l’Italia non ha ratificato ancora qs convenzione). L’avvocatura dello Stato sosteneva che la Puglia attuava quella convenzione in modo costituzionalmente illegittimo; la Corte Costituzionale richiama la l. Turco‐Napolitano in materia di immigrazione. La potestà legislativa regionale non può riguardare aspetti riguardanti provvedimenti su politiche di immigrazione. Nei cfr dei cittadini di paesi terzi (eccetto UE) lo Stato Territoriale ha il potere di stabilire chi far entrare o meno (politiche di programmazione sul flusso d’ingresso nel territorio: di competenza esclusiva dello Stato centrale); altri aspetti centrali x l’integrazione sono di competenza anche delle regioni. (P. 265 errore par. 5 “dubita della legittimità costituzionale”: la regione ha agito ultra vires, oltre le proprie competenze: ESECUZIONE ed ATTUAZIONE degli accordi internazionali, MA NON POSSONO CONCLUDERLI!!!). La regione Puglia aveva adottato una legislazione molto ampia ed articolata in materia di immigrazione; non deve stupire che alcune regioni adottino una legislazione regionale ampia e articolata in materia di immigrazione se essa si trova in una posizione di zona costiera dove avvengono grandi flussi di immigrazione soprattutto clandestina perché per queste regioni servono delle misure idonee per affrontare questi flussi. La Regione Puglia emanò una legge regionale in cui prevedeva:
• possibilità x immigrati (sia regolari che non) di accedere alle strutture sanitarie della regione (diritto alla salute);
• predisposizione di un fondo x sostenere le spese legali x gli immigrati irregolari (gratuito patrocinio); • usando questa legge regionale veniva concesso anche ai cittadini extracomunitari di beneficiare di uno
status pari a quello attribuito ai cittadini europei, laddove appartenessero ad uno status meno importante e non avessero condizioni assimilabili agli immigrati regolari;
• altro ASPETTO MOLTO IMPORTANTE: con questa legge regionale la Regione Puglia adottava a livello regionale una Convenzione internazionale x la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie (firmata nel 1990 ma) entrata in vigore nel 2003 delle Nazioni Unite che l'Italia non aveva ratificato. Ad oggi l'Italia non ha ratificato questa Convenzione.
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Laddove una regione assuma una competenza ultra‐vires, aldilà delle competenze attribuite dalla Cost, viene fatto un controllo statale. L'avvocatura di Stato rileva molti profili di incostituzionalità della legge pugliese, perché violava competenze statali esclusive e con questa legge si attribuiva competenze centrali:
da un lato, costituendo un fondo x la difesa legale (gratuito patrocinio degli immigrati) mentre l'amministrazione della giustizia è di competenza esclusiva dello stato;
dall'altro, attuava la Convenzione internazionale delle Nazioni Unite non ratificata dall'Italia. La regione Puglia cercò di giustificarsi dicendo che essa, in quanto regione, ha il compito di attuare ed eseguire gli accordi internazionali (ex art 117). CORTE COSTITUZIONALE:
A. innanzitutto richiama la normativa nazionale in materia di immigrazione, decreto legislativo 286 del 98, c.d. legge Turco‐Napolitano, in particolare l'art. 1 e dice che la potestà legislativa sull'immigrazione è anche di competenza delle regioni (fino a prova contraria, gli immigrati risiedono proprio sul territorio regionale) PERÒ NON rientrano nella POTESTÀ LEGISLATIVA REGIONALE le politiche di programmazione dei flussi di ingresso e di soggiorno nel territorio nazionale ma altri ambiti (come diritto allo studio o all'assistenza sociale, aspetti fondamentali x integrare gli immigrati e sono competenze concorrenti Stato ‐ regioni). Nei cfr dei cittadini degli altri paesi (con però ampia eccezione x cittadini europei) lo stato può decidere chi e come far entrare e chi non far entrare nel proprio territorio; le politiche di programmazione dei flussi di ingresso ed il soggiorno nel territorio nazionale SPETTANO ALLO STATO secondo il PRINCIPIO DELLA DOMESTIC JURISDICTION (ad es. può far entrare ingegneri dall'estero in caso in cui mancano gli ingegneri italiani, quindi incentivazione di immigrazione di alta formazione ecc)
B. bene ha fatto ad estendere lo status europeo anche ai cittadini extracomunitari (se godevano di uno status inferiore) PERÒ è ILLEGITTIMO costituzionalmente il pagamento delle spese legali degli immigrati irregolari PERCHÈ è LO STATO CHE AMMINISTRA LA GIUSTIZIA
C. Per l'aspetto internazionalistico il Presidente del Consiglio dei ministri, difeso dall'avvocatura di stato, dubita della legittimità costituzionale dell'art 1 della legge Puglia sulla Convenzione che non è stata ratificata dall'Italia e, a suo avviso, viola l'art 117 della costituzione nonché legge la Loggia = a riguardo la Corte Costituzionale dà ragione in quanto la regione ha agito ultra vires, aldilà delle sue competenze. I rapporti internazionali e la politica estera sono di competenza ESCLUSIVA dello Stato: lo stato italiano decide quali obblighi assumersi e quali no, quali accordi sottoscrivere e quali no. Le regioni, nelle materie di propria competenza, provvedono all'attuazione e all'esecuzione degli accordi internazionali, ma non possono concludere accordi internazionali AL POSTO DELLO STATO. Non solo; in più a quanto detto, aggiunge che le regioni non possono dare attuazione a trattati e convenzioni se non c'è la ratifica dello Stato. La regione Puglia, a riguardo, non ha scusanti perché essa fa un rinvio generalizzato (fa un rinvio all'intero testo della Convenzione, non a singole norme) quindi, non può giustificarsi sostenendo che essa stia semplicemente attuando le norme consuetudinarie individuate all'interno della Convenzione; se non avesse fatto un rinvio generalizzato, se avesse individuato solo singole disposizioni all'interno della stessa, si poteva valutare se queste norme della convenzione (una volta dettate dalla regione Puglia e valutate dalla Corte Costituzionale) fossero norme consuetudinarie; se valutate norme consuetudinarie, in base all'art. 10, la legislazione della regione Puglia si sarebbe salvata ma il RICHIAMO GENERICO ALL'INTEREZZA della Convenzione fa sì che NON SI POSSA SALVARE NULLA.
La soluzione delle controversie internazionali e l’accertamento del diritto 16 APRILE 2012 ALEX
I principi su cui si basa la risoluzione delle controversie
Il sistema di risoluzione delle controversie si basa su 2 principi: • principio della sovrana uguaglianza egli Stati (carattere paritario: struttura paritaria NON verticistica del
sistema internazionale); • principio del consenso degli Stati ad accettare il meccanismo di risoluzione delle controversie.
Il principio dell’eguaglianza sovrana tra gli Stati ha delle ripercussioni sul sistema della risoluzione delle controversie = si distinguono 2 categorie, mezzi diplomatici (massima rilevanza azione politica) e mezzi giudiziali o arbitrali (vincolanti le parti); alla base di tutto il consenso dei soggetti internazionali “parti in disputa”(necessario in virtù della sovrana eguaglianza).
Tipi di controversie
Quando noi parliamo del sistema delle controversie, possiamo distinguere:
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controversie politiche
Dissidio, controversia, diversità di vedute di carattere politico su determinate questioni (es. su esito di una scelta); ma la controversia è di carattere meramente politico cioè, basato solo su argomentazioni di opportunità e si dibatte su quale sia la migliore soluzione su un problema che deve essere gestito in comune e si avanzano argomentazioni/considerazioni di carattere statistico, di carattere economico, valutazione sugli esiti che una soluzione, piuttosto che un’altra, possono avere sulla comunità internazionale o sui rapporti tra due o più Stati); miglior tipo di soluzione ad un problema che deve essere gestito in comune
controversie giuridiche
Stati che lamentano la mancata osservanza di una o + regole internazionali (o sua errata applicazione o interpretazione; differenza di veduta sulla portata delle regole internazionale). Controversie giuridiche (si ha uno o più Stati che, nei confronti di altri soggetti internazionali, lamentano il mancato rispetto (o errata attuazione/applicazione) di una o più regole internazionali, quindi, di una norma consuetudinaria o di una norma di carattere pattizio o di una fonte prevista da accordi…si ha una chiara divergenza di vedute su come il diritto doveva essere interpretato o applicato, sulla esatta portata delle disposizioni internazionali). La controversia giuridica può essere portata di fronte ad un Tribunale Internazionale.
Mezzi pacifici di risoluzione delle controversie
L’ Obbligo di Soluzione Pacifica delle controversie è stabilito dall’art. 2 par 3 della CARTA ONU: “I Membri devono risolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici, in maniera che la pace e la sicurezza internazionale, e la giustizia, non siano messe in pericolo”. Il divieto dell’uso della forza e libertà di scelta dei mezzi di risoluzione delle controversie è stabilito dall’art. 33 CARTA ONU: contiene la carrellata dei mezzi che gli Stati hanno a disposizione: «Le parti di una controversia, la cui continuazione sia suscettibile di mettere in pericolo il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, devono, anzitutto, perseguirne una soluzione mediante negoziati, inchiesta, mediazione, conciliazione, arbitrato, regolamento giudiziale, ricorso ad organizzazioni od accordi regionali, od altri mezzi pacifici di loro scelta. Il Consiglio di Sicurezza ove lo ritenga necessario, invita le parti a regolare la loro controversia mediante tali mezzi» . Abbiamo 2 grandi categorie nei MEZZI DI RISOLUZIONE (c.d. mezzi pacifici): Diplomatici e Arbitrali/Giudiziali. Tutti i meccanismi di risoluzione (sia diplomatici che giudiziari) sono fondati sul “principio del consenso” delle parti in disputa, necessario in virtù della sovrana uguaglianza degli Stati ed espressione del carattere paritario tra gli Stati internazionali.
1. Mezzi diplomatici Sono uniti tra di loro dal fatto che ha una grande rilevanza l’azione politica delle parti in disputa (Stati coinvolti nelle controversie), quindi, le parti in disputa, che hanno delle visioni contrapposte sul rispetto del diritto internazionale, sono PROTAGONISTE DELLA SOLUZIONE della controversia. Se c’è un esito positivo questa controversia è contenuta in un ACCORDO INTERNAZIONALE su come estinguere/risolvere la controversia (accordo internazionale: soluzioni amichevoli, compromessi etc). NEGOZIATI
• massima importanza delle parti in disputa (questa importanza va diminuendo, in modo progressivo, negli altri metodi di risoluzione diplomatici e andando avanti si vedrà, invece, l’intervento dei soggetti terzi, un intervento progressivo, sempre più incisivo); è il principale mezzo di risoluzione pacifica delle controversie internazionali e si rivela uno strumento vantaggioso, sul lungo termine, per tutti i soggetti coinvolti;
• le parti si confrontano tra di loro secondo un “agenda dei lavori” definita (= gli Stati decidono dove e quando incontrarsi, quanto dureranno i lavori e degli aspetti su cui discuteranno) direttamente definita tra di loro = le parti sono completamente arbitri della situazione e non ci sono interferenze da parte di soggetti terzi; la soluzione della controversia rappresenterà un accordo internazionale.
BUONI UFFICI
• c’è l’intervento di uno soggetto terzo (uno Stato terzo rispetto alle parti, un Alto funzionario di un’Organizzazione Internazionale oppure un’alta autorità politica, ad es: un politico in pensione o vecchio ambasciatore che ha dimostrato abilità nella gestione degli affari esteri). Non si fa riferimento alle Organizzazioni/Stati ma alla persona per le sue qualità individuali, per la sua autorevolezza personale).
• si ricorre ai “buoni uffici” perché i rapporti tra le parti in disputa sono talmente TESI da rendere problematico anche definire un’”agenda dei lavori”.
• la differenza tra buoni uffici e mediazione si pone solo per il grado di intensità del ruolo del terzo; possiamo dire che i buoni uffici costituiscano il livello minimo di mediazione e questo
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spiega il perché nell’Art. 33 della Carta Onu i buoni uffici non vengano indicati. MEDIAZIONE
• prevede sempre l’intervento di soggetti terzi (Stato terzo, Alto funzionario di un’Organizzazioni Internazionali oppure alta autorità);
• l’intervento di questo terzo è più significativo cioè, accanto a definire l’agenda dei lavori, accanto al definire dove e quando incontrarsi cercherà di MEDIARE TRA LE TESI contrapposte e inizia a SUGGERIRE dei punti di compromesso; sarà comunque un lavoro molto cauto, in quanto è un mediatore, non un risolutore.
CONCILIAZIONE
• l’intervento dei terzi è ancora più incisivo; • nella conciliazione le parti in disputa decidono di devolvere l’ANALISI in fatto (quali sono i fatti
accaduti) e in diritto (se ci sono degli accordi in materia tra le parti e che cosa stabiliscono questi accordi) ad un GRUPPO DI CONCILIATORI;
• non c'è più una mera mediazione tra le vari tesi ma analizzano la controversia (in fatto ed in diritto) e presentano la “RELAZIONE DI CONCILIAZIONE”, non vincolante, non ha valore giuridico, è un documento che le parti leggono e che possono approvare o meno;
• SOLO se approvano diventerà vincolante, ci vuole l'ACCORDO delle parti in disputa. INCHIESTA • si tratta di un mezzo di risoluzione a sé stante perché cui la controversia viene affidata ad un
GRUPPO DI INCHIESTA (il componente può essere unico oppure può essere un collegio di esperti);
• viene affidato il compito di ESAMINARE e RICOMPORRE la questione IN FATTO, ricostruire i fatti (cosa e come è accaduto) e ci sono delle rilevazioni giuridiche/scientifiche/tecniche da fare attraverso un gruppo di ESPERTI (ingegneri, ecc) (il così detto “fact‐finding”, accertamento imparziale dei fatti controversi e accertamento del diritto applicabile);
• si tratta di situazioni particolari che, per essere ricostruite, NECESSITANO DI ESPERTI. ‐alla fine dei lavori verrà fornita la “RELAZIONE DI INCHIESTA”.
2. Mezzi arbitrali
Molto spesso (anzi, quasi sempre), laddove nasca una controversia, si cerca di adottare un SISTEMA IBRIDO di risoluzione delle controversie: consiste nel prendere l’impegno di tentare prima di risolvere attraverso mezzi DIPLOMATICI (per mantenere più sovranità possibile, ed evitare di deferirla a giudici terzi; la sovranità individuale che si cerca di salvaguardare riguarda l’interpretazione di regole pattizie e consuetudinarie che gli vincolano); se non funzionano, passano a mezzi ARBITRALI/GIURIDIZIARI = il consenso degli Stati viene manifestato limitatamente alla definizione di un soggetto terzo indipendente che valuterà la controversia. Questo perché, soprattutto nei NEGOZIATI, permette di risolvere la controversia in tempi rapidi. Se tentando di risolvere attraverso i mezzi diplomatici, ad es. negoziando, non si risolve la controversia, bisogna ricorrere ad un giudice terzo: questo è il caso dell’ARBITRATO. Possiamo avere un ARBITRATO: Incompleto: le parti in disputa dicono che nel caso in cui sorga una controversia tra di loro, si impegnano a ricorrere ad un collegio arbitrale; le regole su come questo arbitrato verrà composto, la definizione del mandato del collegio arbitrale, la definizione di quali regole giuridiche dovrà applicare (costituzione, mandato, regole da applicare) dovranno essere concordate POI tra le parti; è incompleto perché si fa solo un po' di strada, cioè, le parti assumono un obbligo decontraendo, non contrattano su come questo collegio dovrà operare ma solo sul ricorrere ad un collegio.
Completo: le parti in disputa dicono che nel caso in cui sorga una controversia tra di loro, si impegnano a ricorrere ad un collegio arbitrale; vengono immediatamente definite anche le regole sulla composizione di questo collegio ed il diritto applicabile.
Distinguere tra i due tipi di arbitrato è importante: • se nasce una controversia e si è in presenza di un arbitrato completo, nel momento in cui una delle parti, che ha
assunto questo obbligo, decide di presentare un’istanza per la costituzione di un arbitrato, la costituzione del collegio arbitrale si sblocca subito. Generalmente la parte che richiede la costituzione dell’arbitrato lo fa perché stanco di violazioni di regole o perché interessato a risolvere tale controversia, quindi procede alla nomina del suo arbitro; l’altra parte ha un tot di tempo per nominare l’arbitro che lo rappresenterà, ed insieme questi due arbitri nomineranno il Presidente; se la parte convenuta non procede alla nomina di un arbitro, e cerca di prendere tempo, nel arbitrato completo vi sono già incluse dei meccanismi sostitutivi sulla nomina del suo arbitro e sulla nomina del Presidente; se non ci fossero i meccanismi sulla sostituzione, nascerebbe una situazione di blocco (causata dalla parte che ha interesse a non risolvere). Con arbitrato completo ci sono i presupposti per far sì che l’arbitrato sorga subito dopo la presentazione di un’istanza unilaterale.
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Le REGOLE SULL'ARBITRATO, completo ed incompleto, sono contenute: in un compromesso arbitrale cioè un Trattato generale di Arbitrato a sé stante e ad hoc
in una clausola arbitrale (arbitration clause) cioè una clausola contenuta in un Accordo che persegue determinate finalità (di disarmo, di immigrazione, di commercio, ecc)
L’arbitrato è un mezzo di risoluzione molto frequente in materia di INVESTIMENTI. Molti accordi trattano proprio della tutela agli investimenti stranieri, quindi, molto spesso nelle dispute tra Stati e parti private (es: che investono): lo Stato che riceve nel proprio paese l'investimento, attraverso un Accordo, in caso di un’eventuale controversia, si impegna a risolvere attraverso un arbitrato internazionale cioè che applica il diritto internazionale. Vi è un particolare sistema pattizio che si chiama ICSID (Convenzione per la risoluzione delle controversie in materia di Investimenti tra Stati e cittadini di altri Stati)= si tratta di un Trattato multilaterale formulato dai direttori esecutivi della Banca mondiale, aperto alla firma il 18 marzo 1965; è un Trattato multilaterale apposito.
3. Mezzi giudiziari Nei mezzi ARBITRALI, avendo la possibilità di scegliere un proprio arbitro, le parti hanno sicuramente un po’ di influenza sull’eventuale soluzione dell’arbitrato, anche se minima, nel senso che sicuramente il loro arbitro difenderà la sua posizione. Questo perché i collegi arbitrali vengono nominati di volta in volta quindi l’arbitro scelto ha interesse a crearsi un buona reputazione ed a soddisfare la parte che lo ha scelto: per es. potrà succedere che lo rinominerà in un futuro. Quando siamo in presenza di MEZZI GIUDIZIARI ci riferiamo a TRIBUNALI PRECOSTITUITI, giudici precostituiti ovviamente dagli Stati stessi, però nominati ex ante, non ex post; occorre il consenso degli Stati ad accettare la giurisdizione di tali giudici. Questi Tribunali si formano per affermare il principio della RULE OF LAW (c.d. stato di diritto, fare prevalere il diritto) nella comunità internazionale. Questi giudici sono giudici terzi ed indipendenti, con mandato pluriennale ed emanano sentenza VINCOLANTE. Il REGOLAMENTO GIUDIZIALE lo si può trovare: Previsto all’interno di un Accordo/Trattato con l’apposizione di una clausola giudiziale (che stabilisce come metodo di risoluzione delle controversie i mezzi GIUDIZIARI);
Nel Trattato generale di regolamento giudiziale che viene stipulato dagli Stati ad hoc.
Tribunali internazionali
Dopo la 2° GM si è vista la nascita di molti Tribunali Internazionali; i tribunali internazionali IMPORTANTI sono: • Corte internazionale di giustizia: primo grande Tribunale Internazionale importante (preceduta dalla Corte
Permanente di Giustizia Internazionale, attiva dal 1922), con sede all’ Aja in Olanda (Palazzo della Pace); • Tribunale internazionale del diritto del mare, attivo dal 1996 ad Amburgo, creato nell’ambito della
Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (acronimo: UNCLOS) • Organizzazione mondiale del commercio: ha due gradi di giudizio:
1. 1° grado: Panel (Panel = gruppo di lavoro, definito di volta in volta, non precostituito, una sorta di collegio arbitrale)
2. 2° grado: Organo d'appello (organo giudiziale precostituito con 7 giudici indipendenti con mandato di 4 anni).
Tra i Tribunali Internazionali, quelli PENALI Internazionali sono: • Corte Penale Internazionale • Tribunale Internazionale per la Ex‐Jugoslavia • Tribunale di Norimberga e Tokyo (post 2° GM)
Mezzi di accertamento del diritto internazionale
Dispositivi di carattere politico/diplomatico per far sì che venga garantito il rispetto del diritto internazionale senza formalmente stabilire che un determinato Stato membro ha violato una norma e, quindi, è parte di un contenzioso internazionale; si parla di ACCERTAMENTO quando non sarebbe produttivo politicamente configurare una colpevolezza allo Stato che non riesce a rispettare un impegno internazionale. Molto spesso, i meccanismi di accertamento sono contemplati in Trattati che riguardano i diritti fondamentali, protezione dell’ambiente, il disarmo o controllo degli armamenti. Si fa l’accertamento perché quello che interessa non è mettere in difficoltà lo Stato che viola il diritto ma FARGLI RISPETTARE IL DIRITTO. Consistono in PROCEDIMENTI di CONTROLLO che sono “Compliance Procedures”, “Compliance Mechanisms”: non c’è una causa contro uno Stato convenuto, c’è l’obbligo delle parti contraenti di questi Trattati di presentare delle RELAZIONI PERIODICHE ad un COMITATO che valuterà queste RELAZIONI; gli Stati inviano dei rapporti periodici x
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un monitoraggio; è previsto anche l’invio di ISPEZIONI periodiche sul posto x accertarsi che i rapporti periodici corrispondano al vero (ad es: Agenzia per l’energia atomica, Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche).
Corte internazionale di giustizia
La CIG è un organo giurisdizionale delle Nazioni Unite. La sua competenza giurisdizionale si basa sul principio del consenso delle parti; non basta essere uno Stato membro, la sua giurisdizione non è obbligatoria, per l’accettazione della giurisdizione della CIG c’è bisogno di una volontà chiaramente espressa delle parti in disputa. La Carta ONU contiene le regole costitutive della CIG = Art. 95 Carta ONU: «Nessuna disposizione del presente Statuto impedisce ai Membri delle Nazioni Unite di deferire la soluzione delle loro controversie ad altri tribunali in virtù di accordi già esistenti o che possano essere conclusi in avvenire»; tutti i membri dell’ONU sono ipso facto parti contraenti dello Statuto della Corte; ma anche gli Stati non membri dell’ONU possono divenire parti dello Statuto con un atto di adesione. Lo STATUTO DELLA CIG contiene regole procedurali, tra essi l’art. 38 (una lista non esaustiva delle fonti della comunità giuridica internazionale) e l’art. 36 (riguarda l’accettazione unilaterale della giurisdizione della CIG). COMPOSIZIONE della CIG: • La CIG è un organo giurisdizionale (non politico) composto da individui (non manifestano l’opinione del governo
di appartenenza deve semplicemente esprimere il suo convincimento personale), non da organi politici • La CIG è composta da 15 giudici che rappresentano le aree geopolitiche del globo e che hanno sempre tra di loro
un giudice della nazionalità di uno dei membri permanenti del CdS; il CdS ha 15 giudici di cui 5 permanenti e sono: Gran Bretagna, Cina, Russia, Francia e Stati Uniti= alla CIG c’è sempre un giudice di questa nazionalità; si tratta di giudici nominati con concorso da parte dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza. Quando vengono eletti i giudici, i membri permanenti del CdS (a garanzia dell’indipendenza) non possono esercitare il diritto di veto (che consiste, laddove dicessero di no, nel bloccare la possibilità del CdS di assumere una decisione ). Quindi il loro voto ha la stessa importanza dei membri semipermanenti, in questa circostanza.
• La CIG ha un PRESIDENTE e un VICE‐PRESIDENTE; si organizza nominando un Cancelliere (con compito di assegnare il numero della causa, di definire il calendario dei lavori…) e dei Funzionari (necessari per preparare cause).
• La CIG può decidere in plenaria (tutti i 15 giudici sono chiamati a giudicare, c.d. in plenum)= deve avere la maggioranza di 9 giudici su 15. Solitamente vi sono sezioni di 3 giudici.
Il modo corretto di definirla è Collegio Giudiziale perché è un Tribunale Precostituito ma contiene ELEMENTI IBRIDI (attenzione): elemento ibrido per eccellenza è la NOMINA DEL GIUDICE AD HOC. Art. 31 dello STATUTO CIG: quando una delle parti non ha un giudice della propria nazionalità nel collegio giudiziario della CIG, questa parte può chiedere la nomina di un giudice ad hoc, che ha propria nazionalità; è lo Stato interessato che lo può chiedere e viene fatta ex‐post. Da Collegio Giudiziario ci spostiamo ad ARBITRATO. È un IBRIDO proprio per la possibilità di nomina di un giudice ad hoc.
Competenze della CIG
LA CIG ha 2 competenze: CONTENZIOSA Quando ci sono due o più Stati in contrapposizione ed un procedimento di dibattito = La CIG deve
quindi risolvere una controversia; solo con il CONSENSO delle parti interessate (con clausola o compromesso ad hoc). Viene fatta la Requête / Application – atto unilaterale con il quale si avvia la controversia, un RICORSO dallo Stato parte (c.d. “Processo in contumacia”= se uno Stato non si presenta, la Corte può comunque svolgere le sue funzioni e giudicare sulla questione); la CIG verifica, anche in questo caso, se rientra nella loro competenza (es: questioni delicatissime). Art 36 STATUTO: l’accettazione della competenza contenziosa può avvenire con dichiarazione unilaterale e può essere ARTICOLATA (cioè solo per questa questione, solo per certi atti); solo 65 Stati hanno accettato e depositato la dichiarazione unilaterale di accettazione della giurisdizione della Corte, di cui 17 Stati dell’UE ma l’Italia non l’ha depositata. Francia, Usa e Cina (fatta dal governo di Taiwan ma la Repubblica popolare cinese non l’ha riconosciuta) hanno ritirato la loro dichiarazione e solo la Gran Bretagna è vincolata (tra i membri permanenti) = ha depositato e tutt’ora non ritirato la dichiarazione.
CONSULTIVA: Art 96 della Carta Onu: “L’AG od il CdS possono chiedere alla Corte un parere consultivo su qualunque questione giuridica. 2. Gli altri organi delle Nazioni Unite (es: comitato economico e sociale) e gli istituti specializzati (es: Fao, organizzazione mondiale della sanità, ecc), che siano a ciò autorizzati in qualunque momento dall’AG, hanno anch’essi la facoltà di chiedere alla Corte pareri su questioni giuridiche che sorgano nell’ambito della loro attività (non su qualsiasi
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questione giuridica, SOLO RIF ALLE LORO ATTIVITÀ).” I pareri non sono vincolanti e non obbligatori. Però si riconosce la sua autorevolezza, i suoi pareri sono autorevoli anche se non obbligatori o vincolanti. I singoli Stati membri non possono chiedere pareri
La CIG ha iniziato la sua attività dopo la 2° GM e i pareri vengono molto spesso chiesti dall’AG e su questioni molto controverse. La CIG può bilanciare, con la propria funzione consultiva, rispetto a comportamenti e politiche di Stati molto forti. Sulla sua competenza vi è un’antica e molto dibattuta questione: la CIG può esercitare la sua funzione consultiva rispetto a questioni che sono oggetto di controversie tra stati? Visti i principi del consenso e della volontà e accettazione della giurisdizione, gli Stati non sono obbligati ad accettare automaticamente la giurisdizione della CIG. Questa questione nasce con la Corte Permanente di Giustizia Internazionale: CPIG 1923, Parere su situazione giuridica della Carelia orientale ‐ controversia tra Russia e Finlandia: Carelia è al confine tra Russia e Finlandia; attualmente è divisa in due tra questi 2 Stati; c’era la questione sulla contesa di questo territorio; la CPIG era stata sollecitata dalla Società delle Nazioni a pronunciare un parere su questo territorio conteso; CPIG si dichiara incompetente (a esprimere un parere consultivo) perché vi era una controversia in corso e quindi, secondo il principio consensuale, se non c’era il consenso delle parti non si poteva esprimere. Negli ultimi pareri espressi negli ultimi anni si accentua il carattere istituzionale della funzione consultiva della CIG (a riguardo si pensi all’art 96 STATUTO dà qst potere senza alcun limite nella richiesta di pareri all’Assemblea Generale e CdS o altri organi/istituzione su autorizzazione dell’Assemblea Generale); quindi, negli ultimi anni si è stabilito di non soffermarsi se esista o meno una controversia in corso (si accantona il principio della controversia), privilegiando il suo ruolo istituzionale nel dare chiarimenti giuridici. Parere sul Kosovo = Parere chiesto dall’Assemblea G. sulla dichiarazione provvisoria d’indipendenza del Kosovo (Paragrafo 33): “la funzione consultiva della CIG è prevista dall’Art 96 Carta delle nazioni unite per assistere gli organi ONU nello svolgimento delle loro attività, l’opinione non è data agli Stati, ma agli organi che l’hanno richiesta”= quindi si pone l’accento sull’assistenza che va offerta se richiesta da organi ONU. CIG 2004 Parere sul Muro di Berlino = Paragrafo 44: “ La Corte può dare, secondo quanto scritto nella Carta della Nazioni Unite, pareri se richiesti da organi ONU; il suo parere rappresenta la partecipazione alle attività della ONU quindi non dovrebbe essere rifiutata” = dice essenzialmente la stessa cosa, l’importanza della funzione consultiva x essere d’ausilio agli organi Onu, si è accentuata sempre più negli ultimi anni, così anche la consapevolezza dell’autorevolezza dei pareri consultivi.
17 aprile ALEX
Vincolatività delle decisioni della CIG
Art. 41 dello Statuto CIG: “La Corte è autorizzata ad indicare, ove reputi che le circostanze lo richiedano, quali misure provvisionali debbano essere prese a tutela dei diritti d’entrambe le parti. In attesa del giudizio definitivo l’indicazione di tali misure è immediatamente notificata alle parti ed al Consiglio di Sicurezza”. La CIG può prendere provvedimenti (misure cautelari provvisorie) e anche se non viene scritto, queste misure sono vincolanti e se non vengono rispettate rappresentano illecito internazionale. Per quanto riguarda le SENTENZE della Corte, è espressamente scritto che sono vincolanti. Art. 94 Carta delle Nazioni Unite: “Ciascun Membro delle Nazioni Unite si impegna a conformarsi alla decisione della Corte Internazionale di Giustizia in ogni controversia di cui esso sia parte. Se una parte non adempie a obblighi che le incombono per effetto di una sentenza della CIG, l’altra parte può ricorrere al CdS che ha la facoltà di inviare raccomandazioni o mettere in atto quanto necessario affinché la sentenza abbia esecuzione”. Il CdS mantiene un atteggiamento politico di fronte a inadempimento da parte di una parte nei confronti di una sentenza della CIG con discrezionalità della sua azione coercitiva (misure di esecuzione forzata in termini del tutto discrezionali, lasciati alla ratio del Cds e del suo ruolo politico). Il CdS è intervenuto in tal senso solo 3 volte:
• Bosnia v. Repubblica Federale Jugoslava (1993) • Nicaragua v Stati Uniti (1986) • Anglo‐Iranian Oil Co. v. Regno Unito e Iran (1951)
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Assenza nel sistema ONU di una procedura di ctrl giurisdizionale
Nel sistema giuridico ONU (diversamente da quanto accade nelle organizzazioni statale e Europeo) è assente un meccanismo giudiziale
per la soluzione di controversie tra gli organi principali dell’Organizzazione e tra uno di essi è uno Stato membro. In sostanza:
• la Carta ONU non prevede il controllo giurisdizionale sui propri organi; • la Carta ONU non prevede la possibilità di agire in giudizio da parte di uno Stato membro contro Assemblea
Generale, ECOSOC e CdS; • la Carta ONU non prevede la possibilità di misure contenziose attivabili da Assemblea Generale contro CdS,
e viceversa. Non si tratta di una mancanza dovuta a superficialità, ma di una manifestazione di ratio dell’impianto normativo voluta dai membri permanenti del CdS (secondo cui, l’accertamento di una situazioni/controversie suscettibili di incidere sulla sicurezza internazionale, quindi sull’uso della forza, è affidata a organi politici che agiranno secondo i criteri autodefiniti di legittimità politica, la cui legalità è sottratta alla CPI; questo comporta un potere pressoché assoluto di controllo sulla funzione di accertamento in materia dell’uso della forza da parte dei membri permanenti del CdS attraverso il cd diritto di veto). Ad es. causa Nicaragua vs Stati Uniti = riserva apposta dagli Stati Uniti all’accettazione della giurisdizione della CIG. (Per la Corte, le manovre militari condotte dagli USA. in Nicaragua erano di per sé illecite, in quanto costituivano una violazione del principio che vieta l'uso della forza). Può accadere che, incidentalmente, in un contenzioso tra Stati, la CIG si trovi a doversi pronunciare sulla legittimità di un atto di un organo politico dell’Organizzazione. Tale ipotesi si è verificata nel caso Lockerbie. Ma può la CIG suscitare questione di legittimità nei confronti delle decisioni del CdS?
Il caso Lockerbie
Parere consultivo ad esito vincolante CIG (1992)– La CIG si riferisce all’art. 8°, sezione 30 della Convenzione generale sui privilegi e le immunità delle Nazioni Unite, 1946. Lockerbie è una cittadina scozzese su cui, nel 1988, precipitò un aereo della compagnia americana Pan Am a seguito di un’esplosione di un ordigno, una valigia‐bomba, posto da due terroristi libici. Molti dei cittadini morti erano statunitensi e gli Stati Uniti e Regno Unito chiedono di estradare o giudicare i 2 attentatori libici attuando il principio “aut dedere aut judicare” (o lo estradi o lo giudichi); la Libia dice di aver iniziato ad attuare regolare procedura penale a riguardo. Ma gli Stati Uniti non si fidano, chiedono, insieme al Regno Unito, al CdS di emanare una Risoluzione per far estradare i libici colpevoli (ed eventualmente fargli giudicare in un tribunale scozzese). Il CdS inviò varie Risoluzioni in tal senso alla Libia per far estradare i due (presunti) terroristi. A questo punto, la Libia: aveva citato in giudizio, di fronte alla CIG, Regno Unito e Stati Uniti in base alla clausola giurisdizionale contenuta nella Convenzione di Montreal del 1971, sulla repressione degli atti illeciti rivolti contro la sicurezza dell’aviazione civile che conteneva il principio (ormai consolidato per gli accordi/trattati riguardanti i Core Crimes) “aut dedere aut judicare” (o lo giudichi tu, o lo estradi), visto che aveva già iniziato regolare procedura penale e dice che le Risoluzioni (inviate al governo libico in cui si intimava la consegna dei sospetti terroristi e prevedeva sanzioni in caso di mancata consegna) del CdS sono contrarie al suddetto principio. A questo punto risulta evidente che una pronuncia di illiceità del comportamento dei convenuti avrebbe implicitamente determinato (è anche) una valutazione d’illiceità delle Risoluzioni del CdS. La CIG, con una sentenza molto controversa:
• ha evitato di giudicare nel merito la questione, invocando il fatto che gli obblighi derivanti dalla Carta ONU prevalgono su qualsiasi trattato internazionale, ai sensi dell’art. 103 della Carta; = Risoluzioni del CdS sono legittime perché prevalgono sempre gli obblighi ONU rispetto ai trattati/accordi/convenzioni (in questo caso rispetto alla clausola della Convenzione di Montreal);
• ha indicato, in linea di principio, di non ritenere preclusa giuridicamente la possibilità di pronunciarsi sulla legittimità degli atti dell’ONU in un contenzioso analogo (però difficilmente immaginabili) in cui non si applicasse la clausola di prevalenza dell’art 103 della ONU (a discapito della clausola della Convenzione di Montreal); quindi afferma che la CIG ha competenza di sindacare ATTI E RISOLUZIONI del CdS delle Nazioni Unite nei casi in cui vi sia la mancata applicazione della clausola di prevalenza (e in cui, di conseguenza, CIG ha solo specificato quale delle fonti prevalesse, non si è realmente concentrata sul caso in questione).
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Quanto detto sull’assenza di controllo giurisdizionale degli atti degli organi ONU, si attenua con riferimento alla giurisdizione consultiva della CIG, quindi alla sua competenza consultiva, che, come sappiamo, si esplica attraverso pareri che possono essere sottoposte dall’Assemblea Generale e dal CdS, su “qualsiasi questione giuridica” = Art 96: I pareri non sono vincolanti e non obbligatori. Però si riconosce la sua autorevolezza, i suoi pareri sono autorevoli anche se non obbligatori o vincolanti (authoritative statement).
Pareri consultivi vincolanti
Uno strumento particolare di soluzione delle controversie fra ONU E STATI membri è il ricorso alla CIG per un parere consultivo ad esito vincolante ed è previsto in caso di controversie relative alla Convenzione generale sui privilegi e le immunità delle Nazioni Unite conclusa nel 1946 tra l’ONU e i suoi Stati membri, fonte di una serie di obblighi per gli Stati membri sul trattamento delle Nazioni Unite e dei suoi organi. L’Art VIII, sez. 30, della stessa prevede che: “Tutte le controversie derivanti dall’interpretazione e applicazione della presente Convenzione devono essere deferite alla CIG, a meno che le parti si accordino su un altro modo di regolamento. Se sorge una controversia tra le Nazioni Unite da un lato e un membro dall’altro, deve essere inoltrata una richiesta di parere consultivo su ogni relativa questione giuridica ai sensi dell’art. 96 Carta ONU e dell’art 65 dello Statuto della Corte. Il parere dato dalla Corte deve essere ACCETTATO COME RISOLUTIVO dalle parti.” Formula introdotta affinché le parti contraenti stabiliscano di considerare vincolante un parere consultivo della CIG; uso a fini contenziosi dell’istituto del parere della CIG per risolvere le controversie ed aggirare l’impossibilità e l’ostacolo formale di avere come parti contraenti Organi Internazionali e Stati. Occorre un previo accordo tra le parti della controversia, con il quale le parti si vincolano preventivamente a conformarsi al parere che verrà reso dalla Corte.
ONU vs Malesia
Sino ad oggi, tale procedura risulta essere stata attivata solo una volta: Parere CIG 1999, su richiesta dell’ECOSOC, controversia ONU vs Malesia, sull’immunità dalla giurisdizione del Relatore speciale della Commissione sui diritti umani : controversia tra l’Onu ed il Governo della Malesia circa l’applicabilità ad un relatore speciale della Commissione dei diritti umani (organo sussidiario dell’ECOSOC) dell’immunità della giurisdizione prevista nella Convenzione generale sopra citata del 1946 per gli esperti delle Nazioni Unite. I fatti: nel 1995 il relatore speciale in questione, alla fine di una sua indagine in Malesia sull’indipendenza della magistratura locale, venne citato in giudizio da due società commerciali locali per risarcimento di danni da dichiarazioni presuntamente diffamatorie in tema di corruzione dei giudici, rilasciate dal relatore in un’intervista pubblicata su una rivista specializzata di diritto commerciale internazionale. Nonostante gli interventi del Segretario ONU presso il governo della Malesia, i giudici locali hanno iniziato ad esercitare la loro funzione giurisdizionale senza riconoscere l’immunità del convenuto. Il procedimento si conclude nel 1999 davanti CIG, che decide che:
• Si applica l’immunità giurisdizionale nel caso di specie; • Il governo malese ha l’obbligo di comunicare questo parere consultivo alle proprie corti della affinché venga
rispettata l’immunità al Relatore speciale ONU e sia dato effetto agli obblighi internazionali della Malesia.
La Corte EDU
Si è verificato un imponente sviluppo di tribunali internazionali che hanno giurisdizione rispetto a diritti ed obblighi indirizzati dall’ordinamento internazionale agli individui: Tribunali istituiti dai trattati sui diritti dell’uomo (l’individuo è protagonista in positivo) e Tribunali istituiti dai trattati di diritto internazionale penale (l’individuo è protagonista in negativo). Un esempio è la Corte europea dei diritti dell’uomo (Corte EDU): La Corte di Giustizia dell’UE ha sede a Lussemburgo, mentre la Corte europea dei diritti dell’uomo (EDU) ha sede a Strasburgo; essa venne istituita nell’ambito della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo e libertà fondamentali (CEDU) conclusa nell’ambito del Consiglio d’Europa e firmata a Roma nel 1950 (in vigore dal ‘53) che vede come parti contraenti tutti i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa. La CEDU è il faro guida in materia di cataloghi di diritti fondamentali, irrinunciabili dell’uomo. Contiene meccanismi per la tutela e per il rispetto di tali diritti fondamentali. Rappresenta il meccanismo più avanzato dal punto di vista del riconoscimento del diritto di accesso individuale alla giustizia internazionale. Può essere adita da qualsiasi privato contro uno Stato parte attraverso un vero e proprio procedimento giudiziale: i ricorsi individuali sono il cuore del sistema di tutela dei diritti previsti dalla CEDU. La Corte EDU è composta da 1 giudice per ogni Stato membro, Organizzati in Sezioni. Art. 34 CEDU: è ammesso il ricorso da parte di persona fisica o giuridica che sostenga di essere vittima di una violazione da parte di uno Stato CEDU: possono ricorrere alla Corte sia persone giuridiche che fisiche, se vedono lesi i loro diritti fondamentali. NB: non ci sono vincoli di nazionalità, basta che si tratti di persona fisica o giuridica. Ammessi anche ricorsi interstatali.
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RICEVIBILITÀ DEL RICORSO: Una condizione essenziale è prevista dall’ art. 35 CEDU: “previo esaurimento dei ricorsi interni (occorre esperire tutti i rimedi interni per verificare che ci sia stata effettivamente una violazione di un diritto fondamentale). Ad eccezione (logicamente) della situazione in cui il ricorso abbia ad oggetto un “diniego di giustizia”. Si chiama: “Regola del previo esaurimento dei ricorsi interni” (cioè occorre che il soggetto leso abbia esperito senza successo, o inutilmente, tutti i ricorsi amministrativi e giudiziari interni disponibili). I rimedi CEDU sono sussidiari rispetto a quelli nazionali: qualora un ricorso interno non sia accessibile ed effettivo, oppure risulti inidoneo a garantire la cessazione della violazione (per tempi irragionevolmente lunghi dei tempi interni) e la riparazione per la vittima, il suo previo esaurimento non è necessario ai fini della competenza della Corte EDU. Le REGOLE del PROCEDIMENTO: è previsto un termine di 6 mesi dalla violazione per presentare ricorso alla Corte EDU (presentare entro 6 mesi
da quando la sentenza interna è passata in giudicato) il ricorso deve avere ad oggetto uno dei diritti previsti dalla CEDU il ricorso non deve essere identico ad altro precedentemente esaminato (quindi non presentare x 2 volte la
stessa doglianza, il ricorso va presentato 1 sola volta) il ricorso non può essere anonimo o risultare manifestamente infondato o abusivo I ricorsi solitamente assegnati ad una Camera composta da 7 giudici oppure per delicati problemi interpretativi
alla Grande Camera, composta da 17 giudici, che funge anche da organo di revisione delle sentenze camerali Sentenze della Corte EDU: possono consistere in un accertamento di una violazione dei diritti fondamentali; in
una condanna nei confronti dello Stato CEDU responsabile della violazione; secondo l’art. 41 CEDU: laddove il diritto interno non consenta di riparare integralmente la violazione, la Corte può accordare «un’equa soddisfazione alla parte lesa» attraverso un risarcimento monetario o secondo gli orientamenti giurisprudenziali più recenti della Corte EDU tramite riparazione in forma specifica
Corte EDU: è possibile indicare le disposizioni interne che risultino strutturalmente in conflitto con i diritti convenzionali e che gli Stati parte hanno l’obbligo di rimuovere Per es. Per l’Italia sono violazioni strutturali della CEDU le normative sulle occupazioni acquisitive; l’ammontare degli indennizzi conseguenti ad espropri illegittimi; la durata eccessiva dei processi.
CRIMINI INTERNAZIONALI CORE CRIMES Crimini di genocidio, di guerra e contro l’umanità sono detti CORE CRIMES (core = in inglese è
nocciolo) e sono tra i più efferati; essi sono contemplati da norme consuetudinarie e norme pattizie, commessi da privati. Sono crimini previsti da norme generali consuetudinarie: Crimini di guerra; Crimini contro l’umanità; Crimini contro la pace; ma rientrano nei CORE CRIMES anche crimini internazionali distinti contemplati dal diritto consuetudinario: genocidio, pirateria etc
TREATY CRIMES I TREATY CRIMES sono invece quelli previsti, in linea di principio, solo da norme pattizie, quali innanzitutto il traffico di stupefacenti ed il terrorismo internazionale.
I CORE CRIMES:
Crimini di guerra
I crimini di guerra sono i più antichi: si tratta di gravi violazioni del diritto internazionale dei conflitti armati – diritto internazionale umanitario ; in passato: crimini commessi esclusivamente nel contesto di una guerra internazionale; Attualmente: anche crimini commessi in un conflitto armato non internazionale. 4 Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949: prevedono la tutela dei membri delle forze armate che si trovano fuori combattimento (feriti, malati, naufraghi e prigionieri di guerra); dei civili che si trovano in potere del belligerante avversario; gravi violazioni delle norme sulla condotta delle ostilità (per la regolazione dell’uso della forza). Ad esse si aggiunge il Protocollo addizionale del 1977 alle 4 Convenzioni di Ginevra.
Crimini VS l’Umanità
Crimini contro l’umanità: Sono violazioni diffuse e sistematiche dei fondamentali diritti umani es. omicidio, sterminio, tortura, stupro, persecuzione razziale o religiosa; violazioni della dignità umana. Non è necessario che i crimini contro l’umanità vengano commessi nel contesto di un conflitto armato (quindi possono avvenire indipendentemente dalla presenza di conflitto armato). Occorre tener presente la distinzione crimini contro l’umanità / reati comuni (casi isolati): perché vi sia crimine VS l’Umanità il singolo atto criminoso non è isolato, ma si inserisce in un contesto caratterizzato da violazioni diffuse e sistematiche di cui l’autore del singolo crimine deve avere la consapevolezza. Origine: nascono alla fine della 2°GM quando le potenze alleate avrebbero voluto processare I crimini di guerra tedeschi = Crimini non perpetrati ai danni di civili non appartenenti ai belligeranti avversari ma alla stessa
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popolazione tedesca o a quella di Stati alleati della Germania. Nello Statuto del Tribunale di Norimberga, 1945 accanto alla categoria dei crimini di guerra viene inserita la categoria dei crimini contro l’umanità, comprendente l’uccisione, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione e ogni altro atto disumano commesso contro qualsiasi popolazione civile, prima o durante la guerra, oppure persecuzioni per motivi politici, razziali o religiosi, anche a prescindere dal fatto che essi abbiano costituito una violazione del diritto interno del Paesi in cui sono stati commessi. I generali nazisti avevano commesso crimini efferati sia verso persone di nazionalità tedesca sia verso persone di nazionalità alleate e furono accusati di crimini contro l’umanità, non di crimini di guerra. Non si poteva giustificare l’impunità per atti chiaramente contrari alla coscienza giuridica internazionale anche se vige il principio di legalità in materia penale “nullum crimen sine lege” = nell’ordinamento giuridico deve configurarsi la fattispecie criminosa prima che accada il fatto (ex‐post); però i crimini contro l’umanità non vanno contro il principio di legalità perché sono crimini CONTRO LA MORALITÀ. Lo Statuto di Norimberga costruisce una norma penale internazionale ex post facto.
Crimini VS la pace
Crimini contro la pace: questa categoria comprende solo il crimine di aggressione e i crimini ad esso collegati; per crimine di aggressione si intende una grave violazione della norma che vieta l’uso della forza armata nelle relazioni internazionali e una delle situazioni che legittima l’attivazione del sistema di sicurezza collettiva delle Nazioni Unite (cap 7° della Carta ONU) = aggressione: grave illecito dello Stato + crimine internazionale dell’individuo. Alla fine della 1°GM all’art. 227 del Trattato di pace di Versailles del 1919, si ebbe l’ istituzione di un tribunale speciale per processare l’ex imperatore di Germania, Guglielmo II di Hohenzollern per “offesa suprema contro la morale internazionale e la sacra autorità dei trattati”. Questo è il 1° esempio di responsabilità individuale x crimine internazionale, prima c’era la responsabilità statale. Tuttavia tale disposizione non fu mai attuata; ci si riferisce invece alla Dichiarazione di principi dell’AG del 1974 (Resolution no. 3314 – Definition of Aggression) = “L'aggressione è l'uso della forza armata da parte di uno Stato contro la sovranità, l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di un altro Stato, o in qualunque altra maniera incompatibile con la Carta delle NU”.
18 aprile ALEX
Crimine di Genocidio
CRIMINE DI GENOCIDIO: Il crimine di genocidio si afferma come crimine autonomo, distinto crimine internazionale ad opera della Convenzione ONU per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 9 dicembre 1948. Consiste in una serie di atti criminosi (omicidio, gravi lesioni fisiche o mentali, misure dirette ad impedire le nascite, trasferimento forzato di bambini) commessi con l’intento (la chiara intenzione) di distruggere (in tutto o in parte) un gruppo nazionale, etnico o religioso in quanto tale. Ci sono quindi 3 requisiti per poter parlare di genocidio: 1.l’identificazione del gruppo protetto (in base a nazionalità, etnia, razza, religione); 2. l’intento specifico, c.d. dolus specialis di distruggere in tutto o in parte il gruppo in quanto tale; 3. il tipo di condotta criminosa: uccidere, causare seri danni fisici o psichici, causare distruzione fisica del gruppo, norme per impedire nascite, trasferimento forzato di bambini del gruppo. Si parla di crimini di genocidio a proposito dei fatti avvenuti durante il conflitto nei Balcani durato 10 anni (dal ‘91 al 2001) e che è stato il conflitto più serio e più tragico che si sia conosciuto in Europa dopo la 2° GM.
Bosnia VS Montenegro
Sentenza CIG del 2007 Bosnia contro Montenegro : Srebrenica (si pronuncia Srebreniza) è una città che si trova, geograficamente, nella Serbia ma la religione espressa dai suoi cittadini è bosniaca e musulmana; si dice che era una “enclave” (cioè era qualcosa di diverso rispetto al territorio in cui si trovava, era in Serbia ma manifestava la religione Bosniaca); durante il conflitto tra Bosnia e Serbia, era nel ciclone, era un simbolo; ben presto venne assediata e divenne il bersaglio (tragico) di un gruppo di miliziani che facevano parte della Repubblica dei Serbi di Bosnia (comandata dal generale “Slavich”). I miliziani sono combattenti ma non fanno parte dell’esercito dello Stato (sono civili, non militari) e volontariamente decidono di combattere a favore di un paese, anche se non sono inquadrati, formalmente, nelle forze armate regolari. La CIG accoglie le rivendicazioni della BOSNIA: NON SULLA RESPONSABILITÀ STATALE della Serbia nel compimento degli atti criminosi MA SUL DOVERE (VIOLATO DALLA SERBIA) DI PREVENIRE E PUNIRE il crimine di genocidio.
1. La CIG fu incaricata di scoprire se si trattava di un crimine di genocidio. A Srebrenica furono catturati e massacrati tutti i maschi dai 16 ai 70 anni (quindi abili a riprodursi e abili a combattere), i miliziani li hanno presi sistematicamente e uccisi. La CIG decide (facendo riferimento ad una sentenza della Corte d’Appello del Tribunale della Ex Jugoslavia) che sicuramente c’è stato il crimine di
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genocidio per il massacro di Srebrenica. Quindi prende le parole della sentenza della Corte d’Appello del Tribunale della Ex Jugoslavia e dice che: “la gravità de genocidio viene espressa dai requisiti molto stringenti che devono essere stabiliti prima che si possa decidere/imporre una condanna; questi requisiti vogliono evitare il pericolo che si stabiliscano delle condanne di genocidio in maniera leggera, senza aver indagato adeguatamente”. Avendo, lo Stato Serbo, eliminato una parte di cittadini musulmani, è stato compiuto genocidio, perché individuando come loro bersaglio 40mila bosniaci musulmani la cui unica colpa era la loro identità, cioè di essere bosniaci‐musulmani, lo si può inserire nella fattispecie in esame. La Corte d’Appello del Tribunale della Ex Jugoslavia inequivocabilmente ha deciso che IL DIRITTO CONDANNA IL DANNO, LA FERITA INFLITTA ALLA CITTÀ DI SEBRENIZA e qualifica i fatti avvenuti con il nome di “GENOCIDIO”. Quindi anche la CIG ribadisce che si tratta di “GENOCIDIO” perché ci sono i 3 requisiti, c’è: il gruppo protetto (bosniaci‐musulmani); il dolus specialis (l’intento specifico di cancellare quest’etnia); la condotta (uccisione sistematica di questo gruppo).
2. Il crimine di genocidio era imputabile alla Serbia (Stato‐soggetto internazionale)? La BOSNIA imputava il crimine allo STATO SERBO: bisognava capire se i miliziani abbiano agito come ORGANO STATALE o SE AGITO SOTTO COMANDO O CONTROLLO della Repubblica Serba. La CIG conclude che la milizia chiamata Repubblica dei Serbi di Bosnia non può essere considerata un organo dello Stato Serbo, e che la condotta della milizia non è stata né imposta, né guidata, né controllata dalla Serbia. Chi ha materialmente compiuto il crimine, non è organo serbo quindi lo stato della Serbia non è responsabile per il crimine di genocidio.
3. C’era stata una violazione della Convenzione del ’48 che prevedeva l’obbligo di prevenire e reprimere il crimine di genocidio? La Bosnia sosteneva anche che Serbia non ha attuato l’obbligo di prevenire e di punire il crimine in base alla Convenzione ONU per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948: questa Convenzione non solo VIETA IL GENOCIDIO ma INDICA DEGLI OBBLIGHI PROCEDURALI cioè PREVENIRE E REPRIMERE. La CIG controlla e decide che la Repubblica Serba (ex Jugoslavia) non ha fatto nulla per prevenire questa condotta e scopre che le autorità serbe erano a conoscenza delle intenzioni della milizia e dell’attuazione stessa di questo crimine; ma non fece assolutamente nulla né per evitare che accadesse né, tantomeno, per bloccarlo una volta iniziato. “La leadership della Serbia ed il Presidente Milosevich erano pienamente consapevoli del clima di odio molto profondo nei confronti dei serbi‐bosniaci e musulmani della regione di Sebreniza; tuttavia la Serbia non ha attuato alcuna misura per prevenire ciò che poi è successo e non ha nemmeno cercato di far cessare le atrocità che venivano commesse”. Dunque è STATA VIOLATA LA CONVENZIONE DEL ‘48 nella parte in cui si parla di “PREVENIRE IL CRIMINE DI GENOCIDIO”.
4. Anche una violazione dell’obbligo di cooperazione tra gli Stati? La Bosnia sosteneva anche che Serbia non ha attuato l’obbligo di punire il crimine anche dopo la cessazione del conflitto bellico e l’istituzione del Tribunale della Ex Jugoslavia. La CIG verificò che le autorità serbe non portarono i responsabili del gruppo di miliziani che facevano parte della Repubblica dei Serbi (ed il suo generale “Slavich”) al Tribunale della Ex Jugoslavia costituitosi proprio con la fine del conflitto bellico, nonostante sapevano che si trovavano nel territorio serbo. La SERBIA ha VIOLATO anche il “DOVERE DI COOPERAZIONE” con il TRIBUNALE DELLA EX JUGOSLAVIA, a cui TUTTI gli Stati sono obbligati.
Crimine di tortura
CRIMINE DI TORTURA: Convenzione ONU del 1984 contro la tortura: Art. 1 “Il termine "tortura" indica qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine segnatamente di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o è sospettata aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o di intimorire o di far pressione su una terza persona, o per qualsiasi altro motivo fondato su qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale, o su sua istigazione, o con il suo consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore o alle sofferenze risultanti unicamente da sanzioni legittime, inerenti a tali sanzioni o da esse cagionate.”; Art 3 della CEDU sulla Proibizione della tortura: “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”= non si riferisce solo ai cittadini europei ma NESSUN ESSERE UMANO come sottolineato dalla giurisprudenza della Convenzione Europea Sui Diritti dell’Uomo di Strasburgo. DEFINIZIONE: x tortura si intende una serie di atti che vengono intenzionalmente inflitti ad una persona, sia dolore che sofferenza forte (fisica e/o psichica) al FINE di: ottenere informazioni, confessioni; punirla per un atto che ha compiuto; intimorire o far pressione su un’altra persona. Può essere imputata anche ad uno Stato se chi compie tortura è un ORGANO/FUNZIONARIO STATALE o comunque una persona che AGISCA PER CONTO dello Stato.
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Bisogna distinguere tra gravi sofferenze fisiche e legittime condanne inflitte a persone che hanno compiuto reati (es. carcere è una sofferenza ma è legittima).
Saadi VS Italia
Corte EDU, 2008, SENTENZA SAADI CONTRO ITALIA: Nassim Saadi è un cittadino tunisino che subisce un procedimento penale in Italia per atti terroristici; deve essere espulso secondo le autorità italiane in Tunisia anche se Saadi fa RICORSO contro il procedimento di espulsione e dice che in Tunisia subirebbe trattamenti inumani o degradanti tortura. L’Art 3 CEDU è interpretato dalla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo come inclusivo del divieto per gli Stati contraenti della CEDU di ESPELLERE verso uno Stato di provenienza o altro Stato terzo alla CEDU stessa, se c’è il rischio che il cittadino subirebbe trattamenti di tortura o trattamenti inumani o degradanti. Questo divieto viene chiamato: divieto di respingimento o anche divieto di refoulement (rinviare indietro). La CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO dice che affinché l’Art.3 sia applicabile, il trattamento in questione
deve raggiungere un “livello minimo di gravità”; bisogna decidere caso per caso perché la gravità cambia da persona a persona, quindi analizzare la durata di questo trattamento, gli effetti (“soggettivi”) provocati in base al sesso, età e condizioni di salute della persona.
Bisogna inoltre valutare le condotte nella situazione di fatto in cui si trova la vittima di queste torture; affinché si tratti di tortura o trattamento inumano e degradante la sofferenza provocata deve andare aldilà della sofferenza che provoca l’inflizione di una pena legittima (deve essere una sofferenza più FORTE/GRAVE di quella legittima).
Uno Stato viola l’Art.3 adottando un provvedimento di espulsione quando c’è il RISCHIO; la prova dell’esistenza del rischio si può verificare avvalendosi delle relazioni, considerazioni, testimonianze, dichiarazioni delle Organizzazioni Internazionali come ad es. Amnesty International. L’onere della prova compete al soggetto che dovrebbe affrontare tale trattamento però noi, Corte Europea, possiamo avvalerci delle relazioni delle organizzazioni internazionali per essere informati.
L’Italia, prima di procedere all’espulsione, si è fatta rassicurare dalla Tunisia con promesse formali della Tunisia che diceva che non avrebbe torturato Saadi e non gli avrebbe praticato trattamenti disumani e degradanti, ma la CORTE EUROPEA dice che non è sufficiente ottenere delle dichiarazioni formali; l’esistenza di sottoscritti da parte di uno Stato, testi interni, accettazione di normativa internazionale come i Trattati per i diritti dell’Uomo, ecc non sono sufficienti ad assicurare una protezione adeguata contro maltrattamenti quando FONTI AFFIDABILI ed UFFICIALI delle Organizzazioni Internazionali documentano che vi siano rischi sistematici di trattamenti disumani (nonostante ratifiche fatte da Tunisia a vari trattati).
Quindi l’Italia viene condannata per violazione dell’art.3 CEDU per aver adottato un provvedimento di espulsione verso la Tunisia per SAADI.
Crimine di Pirateria
Secondo l’art. 101 UNCLOS Convenzione Nazioni Unite del diritto del mare consiste in “qualsiasi atto illecito di violenza, sequestro o rapina commesso a fini privati dall’equipaggio o dai passeggeri di una nave privata (o di un aeromobile) e diretto, in alto mare, contro un’altra nave (o aeromobile) o contro persone o beni da questa (o da questo) trasportati”. E’ necessaria la presenza di un requisito: due navi. Ci sono 2 Convenzioni del 1988 dell’Organizzazione internazionale Marittima: 1. Convenzione per la repressione dei reati contro la sicurezza della navigazione marittima 2. Protocollo relativo ai reati contro la installazioni fisse sulla piattaforma continentale (Caso Enrica Lexis)
I TREATY CRIMES: Treaty Crimes: Crimini previsti da trattati ed accordi internazionali e per essere affrontati necessitano di una cooperazione internazionale. Esempi di treaty crimes: diffusione di denaro falso, riciclaggio di denaro sporco, traffico di stupefacenti, diffusione e commercio di pubblicazioni pornografiche, vari atti di terrorismo internazionale, ecc. Quando ci troviamo di fronte a questi crimini, se gli stati non riescono a cooperare tra di loro, se i sistemi giuridici degli Stati non hanno una disciplina simile in materia, non si riescono a colpire con efficacia questi reati transazionali. Attraverso i trattati gli Stati contraenti si impegnano a:
→ DEFINIRE IL REATO: qualificare e dare una definizione al reato nel proprio diritto interno che corrisponda alla medesima definizione data dagli altri Stati, per avere fattispecie simili;
→ INDICARE LA SANZIONE CORRISPONDENTE: punire detti reati con pene adeguate e per avere un sistema sanzionatorio uniforme.
→ COOPERARE tra di loro al fine di assicurare alla giustizia le persone responsabili secondo l’importante principio: aut dedere aut judicare = o lo estradi o lo giudichi. Questo principio implica che le Convenzioni
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che contengono questi Treaty Crimes stabiliscono l’OBBLIGO per le parti contraenti, laddove sul suo territorio ci sia un soggetto imputato per questi reati di decidere se:
‐ GIUDICARLO, sottoporlo a giudizio nel proprio Stato per stabilire se è colpevole o meno ‐ OPPURE in caso di richiesta di estradare il soggetto da parte di un altro Stato, di dare risposta
positiva alla richiesta ed ESTRADARE il soggetto imputato.
LA GIURISDIZIONE PENALE
Vale il principio di universalità della giurisdizione penale per i crimini internazionali (CORE CRIMES): è ormai un principio consolidato come norma consuetudinaria; universalità della giurisdizione penale significa che ciascun Stato può avviare un procedimento verso un soggetto che è ritenuto autore di un crimine internazionale, e può avviare il procedimento verso questo soggetto senza che ci siano i collegamenti classici per stabilire la competenza in materia penale cioè:
→ o che reato sia stato compiuto contro/da un cittadino di quella nazionalità (criterio di nazionalità) → o che reato sia stato compiuto in quel territorio, in quello Stato (criterio di territorialità)
Per i Core Crimes l’esercizio della giurisdizione penale è indipendente da questi vincoli. Qualsiasi Stato può perseguire un soggetto ritenuto colpevole indipendentemente dal criterio di nazionalità (della vittima, colpevole) e indipendentemente dal criterio di territorialità. Può, ma non è obbligatorio che lo faccia; vale il principio aut dedere aut judicare. La dottrina è divisa, ci sono pensieri divergenti se, affinché uno Stato possa agire contro un soggetto, debba o meno averlo sul PROPRIO TERRITORIO: Universalità condizionata
Secondo questa idea, ci deve essere la presenza del presunto colpevole sul territorio affinché lo Stato possa procedere
Universalità pura
Non è essenziale che il presunto colpevole del crimine si trovi sul territorio dello Stato che avvia il procedimento; il procedimento può essere avviato anche in Contumacia, senza che il soggetto coinvolto sia presente su quel territorio.
Però TUTTA LA DOTTRINA è d’accordo che se un presunto colpevole si trova in un determinato Stato, questo stato può sicuramente procedere quindi sulla competenza dello Stato in cui si trova il soggetto presunto colpevole (indipendentemente della presenza del criterio di territorialità e nazionalità).
Belgio VS Senegal
Es. concreto: Ordinanza CIG 2009, Questions relating to the Obligation to Prosecute or Extradite (Belgium v. Senegal) c.d. ORDINANZA BELGIO CONTRO SENEGAL maggio 2009: Il Belgio porta di fronte alla CIG il Senegal, invocando la Convenzione delle Nazioni Unite sul divieto di Tortura in quanto il Senegal non stava adottando procedimenti contro il ex Presidente del Ciad (stato africano), ABREE, che si era riparato in Senegal; si stava proteggendo in Senegal dagli atti di tortura ed altri crimini che aveva compiuto. Le autorità del Senegal non intervenivano, non avviavano procedimenti per giudicare, né estradavano. Per la CIG non c’è pericolum in mora (cioè non c’era il pericolo che il Senegal lasciasse scappare ABREE o che non lo processassero e lo lasciassero impunito), ipotesi che il Belgio temeva potessero accadere (fuga o mancata adozione di sanzioni). La CIG determinò che ABREE era realmente colpevole. Il Senegal voleva avviare l’attività processuale, si era impegnato a punire ABREE se UE e altre Organizzazioni Africane inviavano i fondi necessari per creare il tribunale e pagare spese processuali. Da parte del SENEGAL l’intenzione di procedere contro ABREE c’era. Quindi appena arrivavano i fondi avrebbe proceduto. La CIG ha ritenuto accettabile e sincero l’impegno preso dal Senegal, non lo ha condannato.
Tribunali Penali internazionali
Prendono vita dopo la 2° GM con gli Statuti dei Tribunali di Norimberga e Tokyo stipulati tra potenze vincitrici della guerra. Tribunale di Norimberga: Istituito da Francia, Regno Unito, Usa e Russia con l’accordo di Londra del 1945 per processare i criminali nazisti; Tribunale di Tokyo: Istituito da Australia, Canada, Cina, India, Francia, Regno Unito, Olanda, Nuova Zelanda, Filippine, Usa e Russia nel 1946, creato per processare i criminali giapponesi. Furono avanzate diverse critiche a questi tribunali: Giustizia dei vincitori: sono Tribunali dei vincitori, vengono puniti i crimini solo di chi ha perso la Guerra, non vengono puniti i crimini di chi ha vinto la Guerra
Ex post facto: istituiti dopo che si era compiuto il fatto
Natura selettiva: solo alcuni soggetti vengono giudicati
Altri TRIBUNALI AD HOC vennero ISTITUITI DAL CONSIGLIO DI SICUREZZA: Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia, con sede all’Aia, creato con Ris. 827del 25 maggio 1993 per processare le persone accusate di crimini contro la guerra,contro l’umanità e genocidio commessi in Iugoslavia a partire dal 1991; Tribunale penale
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internazionale per il Ruanda, con sede ad Arusha, creato con Ris. 955 dell’8 novembre 1994 giudicare i responsabili di crimini contro l’umanità e di guerra nel conflitto interno per ragioni etniche del 1994. In questo caso non esprimono la Giustizia dei Vincitori, è Giustizia compiuta dalla Comunità Internazionale (perché nascono da risoluzioni del CdS, rappresenta la volontà delle Nazioni Unite). Ma rimangono 2 critiche: che fossero tribunali ad hoc ed erano tribunali creati ex post facto (dopo la commissione del fatto, quindi in illegalità). C’è però un aspetto innovativo importante: Priorità rispetto a Corti nazionali. Se un Tribunale nazionale sta già giudicando un soggetto colpevole, su richiesta di uno di questi due Tribunali si può fare sospendere il procedimento nazionale e far svolgere il procedimento o nel Tribunale della Ex Jugoslavia o nel Tribunale del Ruanda = ha il potere di AVOCARE A SÉ i procedimenti penali già avviati altrove. In più tutti gli stati del mondo hanno il dovere di cooperazione con il Tribunale della Ex Jugoslavia e Tribunale del Ruanda (si pensi ad es all’Ordinanza CIG Senegal vs Belgio ’09). Altri TRIBUNALI AD HOC sono di NATURA MISTA: in parte sono composti da giudici internazionali ed in parte sono composti da giudici nazionali, interni. Esempi:
→ Corte Speciale per la Sierra Leone (2002) → Camera per i Crimini di Guerra in Bosnia‐Erzegovina (2002) → Tribunale Speciale della Cambogia (2006) → Tribunale Speciale per il Libano (2007)
Sono contemplati anche loro in Risoluzioni delle Nazioni Unite ed oltre a giudicare su reati internazionali possono giudicare anche su reati previsti dallo Stato interessato all’interno di un conflitto armato (reati interni); si vuole cercare di rendere giustizia a atti compiuti in conflitti bellici martoriando questi posti.
Corte penale internazionale Istituita con il Trattato adottato a Roma il 17 luglio 1998 ed entrato in vigore il 1° luglio 2002, dopo la 60esima ratifica; nata dopo quasi 50 anni di dibattito internazionale, tenta di rispondere a tutte le critiche fatte ai Tribunali precedenti di Norimberga e Tokyo perché:
non crea una giustizia dei vincitori, ma una giustizia internazionale; si tratta di dare risposta a tutti i paesi che aderiscono; molti paesi hanno aderito (121 Stati) e hanno ratificato lo Statuto di Roma. Non hanno, tra gli altri, aderito: Usa, Russia, Israele e Cina;
non c’è più il problema della limitatezza dell’oggetto; la sua giurisdizione adesso riguarda i crimini avvenuti nel territorio di uno degli Stati contraenti o comunque che abbiano come autori i cittadini di una delle parti contraenti (non c’è più il limite es. solo in Ruanda o solo in Jugoslavia, una volta che si aderisce si sa che crimini compiuti nel proprio territorio e crimini compiuti da soggetti di nazionalità dello Stato contraente = possono essere giudicate dalla corte penale internazionale);
giudica solo i crimini datati post 1° luglio 2002 quando è stato fatto la 60° ratifica ed è entrata in vigore, solo per crimini ex post.
Ha sede all’Aja, sono 18 giudici in carica per 9 anni. Molto importante è la figura del Procuratore; i casi si possono portare in 3 modi: su richiesta del Procuratore, su richiesta del CdS o su richiesta di uno Stato parte contraente; la possibilità di portare un caso dal Procuratore e dallo Stato devono rispettare i criteri di territorialità e nazionalità. il CdS ha un potere superiore cioè:
può chiedere di esaminare alla CPI anche crimini compiuti sul territorio di Stati che non siano parti contraenti o cittadini che non abbiano la cittadinanza di parti contraenti; quindi non è vincolato da criteri di territorialità e nazionalità e anche Stato 3° che hanno accettato giurisdizione, si chiama POTERE Di REFERAL (cd di conferimento) usato ad es. nella crisi del Darfour, regione del Sudan che non è parte contraente della CPI;
ha anche il POTERE Di DEFERAL, può chiedere alla Corte anche di sospendere un procedimento. Il CdS ha anche adottato delle risoluzioni dove stabilisce che la Corte Penale non possa avviare procedimenti verso cittadini, militari e funzionari impegnati in missioni autorizzate dalle Nazioni Unite o missioni delle Nazioni Unite su territori di paesi che sono parti contraenti a fronte dell’impegno di giudicare loro sui crimini eventualmente.
23/4/2012
SOGGETTI DI DIRITTO INTERNAZIONALE
Lo Stato
Stato = dotato di 3 caratteristiche/elementi costitutivi: Popolo, territorio ed organizzazione di governo = se si hanno questi 3 elementi si può parlare di pienezza di soggettività internazionale. Convenzione sui diritti e doveri degli Stati, Montevideo 26 dicembre 1933 = Lo Stato cm soggetto di diritto internazionale deve:
• avere una popolazione permanente
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• avere un territorio definito • avere un governo • avere la capacità di entrare in relazione con gli altri Stati
Lo Stato è un ENTE TERRITORIALE e x questo va distinto dalle ORGANIZZAZIONI TERRITORIALI. Quello che conta è il principio di EFFETTIVITA’: il Diritto Internazionale si limita a prendere atto della nascita in via di fatto di un nuovo Stato ed attribuisce ad esso automaticamente la personalità giuridica internazionale. La sovranità dello Stato deve essere: SOVRANITA’ INTERNA
questa organizzazione di governo esercita un potere coercitivo sul popolo stabilmente stanziato sul territorio (è in grado di ctrl la popolazione)
SOVRANITA’ ESTERNA
Lo Stato che ha un’organizzazione amministrativa, giudiziaria e di ctrl dell’ordine pubblico, esercita questo potere senza che sia condizionato da un soggetto terzo = ESERCIZIO del proprio potere di governo IN PIENA INDIPENDENZA e a TITOLO ORIGINARIO
Il riconoscimento
Un aspetto tipico della sovranità dello Stato è il RICONOSCIMENTO: quando nasce la nuova entità statale, gli altri Stati la riconoscono = dichiarazione formale o nei fatti. Il valore giuridico del riconoscimento: costitutivo o dichiarativo della soggettività internazionale? Uno Stato non esiste finchè non riconosciuto (ATTO COSTITUTIVO) o con valore dichiarativo = uno Stato preesistente riconosce che di fatto si è formato un nuovo soggetto di diritto internaz di carattere statale (atto di carattere politico, non può essere preteso = DISCREZIONALE)? La seconda è la teoria prevalente. Come es. di atto di riconoscimento: DICH 16 DIC 1991 dei MINISTRI degli ESTERI della CE: stabilivano le condizioni x il riconoscimento (testo condiviso) da parte degli Stati della CE dei nuovi soggetti che si affacciavano dopo la disgregazione dell’ex‐URSS:
1) riconoscimento dello Stato di diritto, la democrazia e i diritti dell’uomo; 2) rispetto e promozione dei diritti dei gruppi etnici e delle minoranza (CONFINI che tracciavano distinzione
tra territori che non rispettavano distribuzione dei gruppi etnici); 3) rispetto dell’inviolabilità delle frontiere: rivisitare i confini porta a situazioni di instabilità.
Gli Stati CE condizionano i rapporti sulla base che questi Stati riconoscano o meno tali principi. Ci può essere un RICONOSCIMENTO PREMATURO: Stati x cui strategicamente è conveniente agli interessi internazionali che si formi un nuovo soggetto di D.I. Es. KOSOVO; dopo il conflitto dei Balcani, stabilita la PIENA AUTONOMIA dalla Serbia (non indipendenza = protettorato nelle mani delle Nazioni Unite), poi i parlamentari kosovari emettono una Dichiarazione d’indipendenza, la Serbia chiede richiesta di parere. GOVERNO IN ESILIO: GOVERNO INSURREZIONALE: MOVIMENTO di liberazione nazionale: In caso di occupazione militare: es. durante 2° GM. Soggettività NON PIENA oppure STATO DIVISO = da uno Stato se ne formano 2; c’è un processo rivoluzionario e il gov preesistente si rifugia in una parte dello Stato es. TAIPEI‐Taiwan e Repubblica Popolare Cinese; prima era Taipei a rappresentare la CINA.
Si ha quando gli insorti governano il territorio o una parte, ma col rispetto di determinate regole del DI (es. immunità e privilegi x inviati da Paesi Terzi); si tratta di un FENOMENO TRANSITORIO.
Movimento che rappresenta un popolo che aspira ad autodeterminarsi = ha considerazione nel D.I. indipendentemente dal fatto che eserciti un potere sul territorio, es. FRONTE POLISARIO = incarna aspirazione del popolo del Sahara occid sotto dominazione marocchina: processo non ancora compiuto.
Organizzazioni intergovernative
Le ORG INTERNAZIONALI intergovernative (tra Stati) sono enti NON TERRITORIALI; non possono rivendicare potere d’imperio su un determinato territorio. Soggetti derivati = esercitano poteri conferiti da Stati membri (poteri derivati). Enti funzionali xchè non hanno competenze a tutto campo: a differenza dello Stato (a 360°); hanno un MANDATO. Es. Organizzazione Internazionale della Sanità: promuovere salubrità delle pop degli stati del mondo. Funzione distintiva. UNIVERSALI (l’appartenenza/possibilità di aderire Non dipende da appartenenza a gruppo geopolitico), es. Org delle Nazioni Unite. Organizzazioni regionali: es. Consiglio d’Europa (1949) vi possono aderire solo paesi EU e ha la funzione di promuovere interessi e svil EU. Es. Organizzazione del Trattato del NORDATLANTICO: raggruppa Stati EU occ + Canada e Stati Uniti con funzione difensiva. OSCE: finalità di gestire stabilità e conduzione democratica dei paesi dell’Eu: ORGAN x la SICUR e la COOP in EU. Ente che esercita determinate funzioni sulla base del PRINCIPIO di ATTRIBUZIONE (opera sulla base delle competenze attribuite).
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Possono avere personalità giuridica internazionale; questione affrontata dalla GIURISPRUDENZA (richiesta di parere alla CIG nel 1949: se non l’avesse non potrebbe esercitare adeguatamente le competenze attribuite = TEORIA DEI POTERI IMPLICITI, CIG caso Bernadotte 1949: se i rappresentanti nei teatri di crisi subiscono pregiudizi fisici le org possono pretendere adeguate tutele vs lo Stato territoriale; se non fosse così non potrebbe esercitare il proprio mandato (la personalità giuridica internazionale deve essere estrapolata dalle competenze attribuite).
Il caso libico: governo insurrezionale
CASO LIBICO = Governo insurrezionale: Le ostilità della Guerra Civile Libica hanno inizio il 17 febbraio 2011 (Giornata della collera); il Consiglio di Sicurezza con una RISOLUZIONE 1970 ha istituito il blocco navale e l’embargo di armi e limita i viaggi della fam. Gheddafi e dei membri del regime. Altra RISOLUZIONE 1973, anch’essa vincolante: il 17 marzo il CdS proclama il cessate il fuoco e stabilisce la NO FLY ZONE sul territorio della Libia; autorizza l’uso della forza (aerea; non truppe di terra: “autorizza tutte le misure necessarie eccetto la forza occupante” x proteggere i civili). Grazie all’intervento NATO i ribelli riescono a conquistare la Cirenaica e poi la Tripolitania (lealisti) ed il resto alla fine di Ottobre (tranne Beniwalid e Sirte). Il 27 febbraio annunciato il GOVERNO ad INTERIM: CONSIGLIO NAZ di TRANSIZIONE (CNT) che è un governo insurrezionale = caratteristiche: esercita un ctrl effettivo di una parte dl territorio e ha la capacità di avere rapporti con Stati terzi (sociabilità internazionale). Per il D.I. ha una soggettività limitata nei cfr degli Stati (il gov legittimo può riprendere il potere; riesce a ctrl solo una parte del terr; capacità limitata di concludere accordi interna: CAPACITA’ LIMITATA temporale, spaziale e nei cfr degli altri Stati e dei privati, es. capacità di concludere contratti con privati, es. vendita del petrolio). In genere gli Stati terzi NON riconoscono i governi insurrezionali; in qs caso molti stati hanno riconosciuto il CNT come rappresentativo del popolo libico: UNICO INTERLOCUTORE delle relazioni bilaterali (Italia; Francia; Gran Bretagna) = delegittimazione del regime Gheddafi. Il pericolo è l’incertezza giuridica; il CNT dichiara che vuole continuare a rispettare i trattati già ratificati firmati durante il regime (grande segno di fatto).
La questione palestinese: movimento di liberazione nazionale
QUESTIONE PALESTINESE = il popolo ebraico è alla ricerca del focolare nazionale; dopo la 2° GM votato un PIANO di SPARTIZIONE accolto con favore dall’Agenzia Ebraica. La 1° G arabo‐israeliana dal 1948 al ’49; si delinea la GREEN LINE di armistizio. L’amministrazione della Cisgiordania passa nelle mani della Giordania. L’OLP fondata nel 1964. Il KGB informa di un possibile assembramento di soldati israeliani; prima dell’Intervento di Nasser bombardato l’EGITTO, occupata altura del Sinai e Alture del golen = GUERRA dei 6 GIORNI. La RISOLUZIONE 242 esplicita il principio di TERRA IN CAMBIO DI PACE: ritiro di Israele, ma riconoscimento del loro Stato. Accordi di OSLO: prevedevano un trasferimento di ctrl. Zona Cisgiordania: nelle mani del ctrl dell’Autorità Nazionale Palestinese; un’altra zona per metà all’Esercito Israeliano; la 3° parte interamente nelle mani di qs ultima. La situazione è uguale dal 1995 ad Oggi. OLP (organizzazione x la liberazione della Palestina): Movimento di liberazione nazionale; ente rappresentativo di un popolo in lotta x l’AUTODETERMINAZIONE (se territorio è oggetto di regime coloniale, gov razzista o occupazione stato straniero, cm qs ultimo caso). Tali movimenti hanno soggettività limitata temporale, non possono ratificare accordi internaz ed è importante il riconoscimento degli Stati. Dal 1964 ad oggi diversi tentativi x fare avere all’OLP il riconoscimento di Stato a pieno titolo: tappe = 1988; 1995; 2011 (richiesta di adesione all’ONU). La Comunità Internaz non ha una posizione unanime; “entità osservatore”; attualmente riconosciuta da 130 Stati (80% della popolazione; ma ql che non lo riconoscono detengono il 75% della ricchezza) e fa parte dell’UNESCO (gli USA, il Canada hanno bloccato il 30% dei fondi all’UNESCO). Il 26 sett 2011 lo stato di incertezza poteva essere risolto attraverso 2 opzioni:
1) L’OPZIONE SCELTA: richiesta formale di Abu Mazen* di divenire membro delle Nazioni Unite (*Capo autorità palestin e dell’OLP) = procedura lunga e complessa; nove voti senza veti; poi voto favorevole di 2/3 dell’AG;
2) modifica dello Status: da entità osservatore (status attuale) a Stato non‐membro (come lo Stato Vaticano: OPZIONE VATICANO) = la Palestina avrebbe potuto avere il riconoscimento formale di Stato = si va ai voti dell’AG (bypassando il voto iniziale).
Scelta con immediata conseguenza: il 3 APRILE. Nel 2009 operazione militare nella Striscia di Gaza con 1000 morti palestinesi (OPERAZIONE PIOMBO FUSO); sia Israele che Amas hanno compiuto crimini di guerra). Il 3 aprile 2012 il procuratore della CPI dice che non ha prove che la Palestina sia uno Stato; guardando ruolo nell’AG rifiuto di indagare sui crimini di guerra. NB: la SCELTA di una PROCEDURA o di un’ALTRA conta MOLTO: Ripercussione grave!
24/4/2012
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SOFT LAW Tra gli atti di SOFT LAW o diritto morbido (non vincolante):
• Dichiarazioni o le conclusioni del G20 (non è fonte prevista da accordo; nasce da un consesso informale che tenta di stabilire strategie comuni x migliorare l’andamento del mondo = G20)
• Piano d’azione (l’UE e gli USA hanno guerre commerciali basate sugli approcci alla tecnologia, es. OGM; difficile individuare un luogo d’origine dei prodotti commerciali, per cui basta che un ingrediente sia OGM che il prodotto è OGM; individuati regole tecniche omogenee e standard internazionali con piani d’azione dove si dice “ci incontriamo ogni tot; durante le trasferte discuteremo con i coltivatori, con l’industria agroalimentare etc” = pagine che sciolgono molti nodi)
• Statement of protocol • Codice di condotta (alcuni organi definiscono le regole arbitrali o sui contratti internazionali; regole modello o
codici di condotta, es. Nike, Champions = aderiscono ad un certo codice di condotta che prevede condizioni di lavoro salubri e non sfruttamento dei lavoratori)
• Regole modello • Linee guida • Risoluzioni (atti non vincolanti; es. del CdS, definizione di “aggressione”. Anche se non vincolante è
p.d.riferimento imprescindibile); possono portare a consuetudini o a convergenze tra gli Stati che possono dare vita a contratti
• Atti giuridicamente non vincolanti, contenenti impegni di carattere meramente politico
Secondo una certa parte di dottrina gli atti di soft law non sono diritto; DEFINIZIONE della PROF: la soft law “è un ulteriore tipo di fonte giuridica con valore giuridico meno intenso rispetto alle fonti di Diritto Internazionale vincolante” (consuetudini e trattati). Il mancato rispetto di qs documento non comporta alcuna reazione fragorosa dalle altre parti (es. richiesta di risarcimento danni o di forme di riparazioni, atti di protesta etc). Comporta però l’osservanza dell’OBBLIGO di BUONA FEDE = comportamento coerente col contenuto dell’atto vincolante. Atti di carattere programmatico ed esortativo; ma sempre atti sono! Possono essere estinti a piacere unilateralmente; MA non dopo che gli impegni non giuridici siano stati invocati dalla controparte. Spesso gli atti di soft law hanno contribuito a formare atti vincolanti, es. Dichiarazione universale delle Nazioni Unite del 1948 sui diritti dell’uomo, cui sono susseguite Convenzioni e Patti. EFFETTO di LICEITA’ delle RACCOMANDAZIONI → laddove uno Stato che abbia votato positivamente una raccomandazione (che l’org intern ha adottato rispettando tutte le procedure = RACCOMANDAZIONE LEGITTIMA; ma anche la sostanza – oggetto e scopo‐ del trattato/sistema pattizio dell’org intern) produce un effetto di liceità: potrà non rispettare un impegno internazionale avvalendosi come giustificazione del fatto che sta osservando il contenuto della raccomandazione (causa di esclusione dell’illecito internazionale). Esplicitazione del principio di buona fede; se voti una cosa nell’AG non puoi poi votarne un’altra in un’altra occasione. Modo flessibile di far progredire il Diritto Internazionale (DINAMICITA’). Strumento di soft law che consente il miglioramento nelle relazioni internazionali (es. Unione Europea e Cina dialogano con i DIALOGUES = problema: concludere un accordo formale con la Cina che non rispetta i diritti umani è un problema; non accetteranno: è un primo passo VS le rigidità dell’accordo di partenariato europeo; es. condanne a morte; espianto degli organi etc = si dialoga). Es. PROGETTO SULLA RESPONSABILITA’ degli STATI: progetto di raccolta dei principi di base della responsabilità internazionale degli stati.
Caso Pulp Mills e Sviluppo Sostenibile
Un esempio di principio affermato dalla Soft Law è il PRINCIPIO dello SVILUPPO SOSTENIBILE: è un es. della rilevanza della soft law. Formulato da una Commissione presieduta dalla Bruntland (delle Nazioni Unite) nel 1987; poi ripreso dalla DICHIARAZIONE di RIO (1992) = è un atto di soft law: lo sviluppo x essere duraturo nel tempo ed accettabile dalla popolazione mondiale deve essere compatibile con l’ambiente; la CIG nel suo parere del 1996 ha dato una definizione di “ambiente” nell’ambito della liceità delle armi nucleari. L’ambiente siamo anche noi e le generazioni future (PRINCIPIO OLISTICO, comprende tutto). Caso PULP MILLS: x approfondire il concetto di SVILUPPO SOSTENIBILE guardiamo ad un caso del 20 aprile 2010, sentenza della CIG. Secondo qs concetto bisogna svilupparsi secondo un’ottica di sostenibilità in modo che i vantaggi economici possano riguardare tutta l’umanità e anche le generazioni future: LO SVILUPPO ECONOMICO deve essere coniugato con l’AMBIENTE e con lo SVILUPPO/il PROGRESSO SOCIALE (tridimensionalità dello sviluppo sostenibile). Qs principio nasce nel soft law ma è poi richiamato in strumenti pattizi. Si tratta di una controversia tra ARGENTINA ed URUGUAY: L’Uruguay aveva dato a 2 cartiere straniere l’autorizzazione di costruire 2 impianti sul fiume Uruguay al confine con l’Argentina, che temeva di subire emissioni
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nocive (forse anche perché avrebbe voluto anch’essa l’attenzione degli investitori spagnoli e finlandesi vista la grave crisi economica in cui si trovava). I due paesi confinanti avevano firmato un trattato bilaterale x la gestione del fiume attraverso la Commissione CARU (accordo 1976: stabiliva che se uno Stato intendeva consentire la costruzione di impianti sulla sponda del fiume con grande impatto occorreva notificare e fare un previo confronto = percorso partecipato – con l’Argentina). La CIG inserisce molti principi di carattere sostanziale tratti dall’accordo bilaterale (scopo: evitare uso improprio e nocivo del fiume Uruguay con ottica preventiva). Il principio 177 stabilisce che occorre rifarsi al PRINCIPIO dello SVILUPPO SOSTENIBILE non codificato; però le disposizioni dell’accordo vogliono salvaguardare la qualità delle acque e definire un equilibrio tra utilizzo acque e protezione del fiume. Principio evocato dal CIG: contemperamento dei principi espressi nell’accordo del 1976. ELEMENTO DI RIFERIMENTO (principio ben formulato!) che determina la PORTATA di un ACCORDO internazionale (strumento di grande ausilio interpretativo). La valutazione di IMPATTO AMBIENTALE è ormai un obbligo di tipo consuetudinario (anche se stabilire le procedure rientra nella discrezionalità degli Stati). Guardando l’impatto delle cartiere non riscontrata la nocività (anche se violazione dell’accordo c’è): non vi deve essere abbattimento delle cartiere.
IL CONSIGLIO DI SICUREZZA ONU IL SISTEMA DI SICUREZZA COLLETTIVO delle NAZIONI UNITE si basa sul Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’ONU ha diverse funzioni (membership universale e competenza molto vasta: mantenim pace e sicurezza intern; promoz diritti umani, sviluppo econom, diritto internaz). Un organo ad hoc x preservare la sicurezza internazionale è appunto il CdS (art. 24). Questa funzione è codificata nel CAPO SESTO (risoluzione pacifica delle controversie; il CdS può suggerire di ricorrere ad un det mezzo) e nel CAPO SETTIMO (atti che il CdS può adottare x mantenere pace e sicurezza internazionale) della Carta delle Naz Unite. COMPOSIZIONE: 15 membri, 5 permanenti e 10 non permanenti. I 5 permanenti sono le potenze vincitrici della GM: CINA FRANCIA REGNO UNITO RUSSIA e STATI UNITI. Dal 1971 la Repubblica popolare cinese prende il posto di Taiwan; la Russia è dagli anni ’90, prima vi era l’URSS. Essi hanno il POTERE DI VETO. I membri non permanenti in carica 2 anni sono eletti in modo da rappresentare geo‐politicamente tutto il globo (membri di tutti i continenti). Dibattito x riformare il CdS: non riesce ad intervenire x via dei veti incrociati; penalizzati certi Stati importanti, es. Germania. Tuttavia c’è grande rigidità: le modifiche andrebbero sottoposte al veto degli Stati che non vogliono perdere i loro privilegi. VOTAZIONE: Art. 27 della Carta: come votano? x le questione di carattere procedurale, ogni Stato ha un voto (maggioranza semplice di 9 voti su 15); le decisioni sostanziali, invece, devono essere prese con voto favorevole di 9 membri, ma col voto favorevole di tutti i membri permanenti (ciascuno ha diritto di veto; la proposta dell’atto cade nel vuoto). Si è diffusa la prassi dell’ ASTENSIONE (comportam durevole e prolungato nel tempo): possibilità di riconoscere come capace di acquisire forza vincolante un atto che non abbia voti contrari dei membri permanenti (anche con astensione: non piena adesione all’atto).
QUANDO PUÒ INTERVENIRE? In 3 casi:
1. Minaccia alla pace; 2. Violazione della pace; 3. Atto di aggressione.
Un largo dibattito se tale situazione poteva essere anche interna ad uno stato – o solo a livello internazionale? Si guarda all’art. 2 par. 7 Carta ONU. Dopo la Caduta del muro, gli equilibri politici sono saltati; si è discusso sull’intervento del CdS sui conflitti interni = è legittimo se c’è una MINACCIA alla PACE e SICUREZZA INTERNAZIONALE: anche un conflitto interno può avere pesanti ripercussioni sugli equilibri internazionali esacerbando gli equilibri geopolitici di una parte del globo. Anche gli enti non statali (gruppo terroristico o movimenti insurrezionali) creano la competenza del CdS ad agire (es. proliferazione di armi di distruzione di massa). Di solito molto importanti i preamboli (motivazioni che hanno spinto il CdS ad agire). La qualificazione del teatro di crisi è molto sensibile e x qs si ha una indicazione generica (riferimento generico al CHAPTER SEVEN della Carta).
2/5/2012
L’uso della forza
IL CONSIGLIO DI SICUREZZA L’ USO della FORZA Il sistema di sicurezza delle Nazioni Unite (CAP. 7): il CdS deve mantenere pace e sicurezza nazionali e per farlo può usare la forza in determinati casi. L’art. 39 elenca quando il CdS può intervenire. MINACCIA alla PACE Abbiamo una dottrina evolutiva su qs concetto; le violazioni alla pace, si riteneva,
potessero esserci solo nei casi di relazioni sconsiderate tra Stati; poi con il bipolarismo e la decolonizzazione abbiamo situazioni di instabilità = ci si è interrogati sull’intervento del CdS in ql che accadeva all’interno degli Stati = situazioni che hanno luogo solo
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all’interno di uno stato ma con ripercussioni sugli stati limitrofi; notevole instabilità. Gli interventi sono legati a situazioni di conflitto intero, soprattutto dopo la Caduta del Muro di Berlino (CRISI DEI BALCANI) = teatri di crisi INTERNI ad uno Stato.
VIOLAZIONE della PACE Messa in atto di tale minaccia; prevede l’intervento del CdS con un atto concreto: uso della forza armata.
ATTO di AGGRESSIONE Rif. art. 39: l’AGGRESSIONE è l’atto più grave di violazione della pace xchè destabilizza l’integrità di uno stato (politica e territoriale).
Il CdS ha preferito non qualificare la situazione nelle definizioni, ma solo dicendo che si avvaleva dei suoi poteri nell’ambito del Cap.7 della Carta delle Nazioni Unite (atto di aggressione delicato sotto il profilo politico). Il CdS gode di molta discrezionalità nel decidere quando e in che misura intervenire. Es. CONFLITTO civile in LIBIA VS GUERRA civile in SIRIA (comportamenti molto diversi). Può adottare raccomandazioni (misure non vincolanti) e atti vincolanti (graduati: provvisori, vincolanti che NON implicano oppure CHE implicano l’USO della FORZA).
Le misure vincolanti
MISURE PROVVISORIE
Servono per cristallizzare la situazione evitando che peggiori, senza intaccare la ricostruzione di un illecito internazionale (MISURE CAUTELARI). Il CdS non può impartire prescrizioni che incidono su diritti ed interessi delle parti in causa. DIBATTITO sulla VINCOLATIVITA’: x la prof sono vincolanti; es. “cessate il fuoco”.
MISURE che NON implicano l’uso della forza
Misure con contenuto vario; es. di embargo economico (si cerca di indurre le parti recalcitranti con provvedimenti di embargo economico). La risoluzione può essere generica oppure più articolata (es. esclusi tutti i tratti di comunicazione). Es. provvedimento di divieto di circolazione x classe dirigente e familiari (es. Saddam Hussein) ritenuti responsabili di minaccia o violazione. Altre volte congelamento di tutti i beni (mobili ed immobili) ascrivibili allo Stato che hanno posto in essere violazione a pace e sicurezza internaz o imputabili alla sua classe dirigente (es. cassette di sicurezza). Profilo problematico: evoluzione di qs misure – più chirurgiche x evitare di intaccare la popolazione civile dello Stato (1° vittima); es. embargo totale economico prolungato nel tempo con effetti perversi: colpite fasce più deboli = es. IRAQ dopo 1° invasione KUWAIT; poi accordo per il cessate il fuoco = misure di embargo economico portarono alla fame; si cerca di introdurre CLAUSOLE e MISURE TEMPORALI. La risoluzione del CdS non aveva misure nel tempo; veti incrociati x cui non approvata mai né la prosecuzione né la cessazione / poi misura OIL FOR FOOD: esportazione del petrolio escluso x ottenere migliori condizioni x la popolazione. Poi si scopre CORRUZIONE; inserzione della SUNSET CLAUSE (clausola del tramonto): indica un termine al termine del quale la clausola deve essere rinnovata.
Misure CHE IMPLICANO l’USO della FORZA
Art. 42 = MISURE IMPLICANTI l’USO fella FORZA. La dottrina si è posta il problema se ci deve essere una escalation nelle misure; la dottrina ha detto che occorre leggere bene l’art. 42: “siano inadeguate o si siano dimostrate inadeguate” = il CdS può scegliere di seguire la via dell’uso della forza o di adottare misure di differente tipo dopo che quelle prese si sono dimostrate inadeguate = GRANDE DISCREZIONALITA’. ECCEZIONI al DIVIETO di USO della FORZA. Deroga all’art. 2 par. 4 Carta ONU ma anche norma di diritto consuetudinario imperativo (insieme al DIRITTO di legittima difesa). Subito dopo la 2° GM radicalizzazione divisione tra EST e OVEST = non si sono formati organi x portare a piena formazione il sistema di Sicurezza delle NU. Una parte della Carta NU non attuata (es. esercito internazionale NU mai costituito). Nei primi decenni situazione di veti incrociati x cui se necessario avere una misura di uso della forza qs risoluzione non c’è stata, tranne casi di astensione come x la Corea (VETI INCROCIATI). Con la Caduta del Muro, tali misure sono state adottate ma come AUTORIZZAZIONE degli STATI MEMBRI all’uso della forza (NON secondo il sistema compiuto!). Il sistema delle Nazioni Unite ha avallato situazioni di mantenimento della pace. OPERAZIONI che prevedono l’USO della Forza:
• Le OPERAZIONI di MANTENIMENTO sono OPERAZIONI di STABILITA’. Necessità del Consenso degli Stati membri e dello Stato territoriale x messa a disposizione di contingenti militari delle NU e SOLO x operazioni di PEACE KEEPING (mantenimento).
• OPERAZIONI DI RAFFORZAMENTO o PACE ENFORCING: le forze militari delle NU formate
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col consenso Segretario ONU e Stati Membri hanno regole di ingaggio meno severe, es. x situazioni di anarchia. Tali operazioni possono essere avviate senza il consenso dello Stato territoriale. Es. l’UNIFIL (ris. 1701 in Libano): i contingenti NU possono usare la forza x assicurare che la sua zona di operazioni non sia utilizzata x attività ostili.
A volte operazioni belliche VS uno Stato; es. autorizzazione ad aiutare la Corea del Nord VS Corea del Sud; uso delle forze navali x fermare esportazione petrolio da Rodesia ad Africa del Sud = blocco navale della Gran Bretagna xchè la Rodesia praticava l’apartheid.
Possono le risoluzioni del CdS violare il D.I.?
Gli Stati membri delle NU devono seguire tali risoluzioni, anche se esse non sempre sono insuscettibili di essere attaccate x violazione di principi fondanti del D.I. Dopo gli attacchi del 2001 (Torri Gemelle), il CdS adottò:
• risoluzione in cui autorizzati gli USA ad agire anticipatamente VS Afghanistan (pieno supporto alla loro iniziativa)
• risoluzione in cui dati principi generali a cui tutti gli Stati dovevano attenersi x contrastare il TERRORISMO INTERNAZIONALE = azione di carattere militare con bersagli civili volti ad indurre un terrore generale nella popolazione ed ottenere qualcosa dai Governi; non c’è una definizione condivisa (NOZIONE SENSIBILE insieme a ql di AGGRESSIONE e diritti sociali).
Gli USA riescono a inserire una NOZIONE DI DIFESA ANTICIPATA x prevenire un’azione di terrorismo (inteso come violazione della pace e sicurezza internazionale) = CONVERGENZA nella DEFINIZIONE e MECCANISMI di COORDINAMENTO. Le NU avevano stabilito un Comitato x la lotta al terrorismo: individuata una lista di terroristi o fiancheggiatori, a cui gli Stati membri avrebbero dovuto congelare i beni. Tuttavia il Comitato può errare; problemi di traslitterazione dall’arabo = si possono scambiare persone. Sistema della Black List: si marchiavano a fuoco persone senza che fosse prevista un’istanza di revisione = IMPOSTAZIONE CRITICATA da molti stati = manca il rispetto del principio del DIRITTO ad un EQUO PROCESSO!!! Una serie di risoluzioni hanno stabilito la non conformità al D.I: approntato un RICORSO AMMINISTRATIVO nell’ambito elle NAZIONI UNITE x revisionare le decisioni del CdS. ART. 103 CARTA NU: es. di CLAUSOLA di COMPATIBILITA’ = uno Stato conclude molti accordi internazionali e possono esserci problemi di compatibilità = si assumono obblighi confliggenti; la CV dice che in linea di principio vale l’accordo successivo. Se una di qs parti ha concluso accordi confliggenti, gli Stati devono decidere cosa violare: accordo Y o Z. Tecnica: uso di qs clausola che recita quali accordi prevalgono in caso di accordi confliggenti (QUALE OBBLIGO PREVALE). Anche le NU hanno una clausola di qs tipo (art. 103): prevalgono obblighi ONU. Anche in rif a qs clausola, devono cmq considerarsi prevalenti i PRINCIPI dello IUS COGENS (diritto imperativo) = affermato dalla dottrina e dalla giurisprudenza; non deroghe al rispetto del diritto cogente; anche il CdS può sbagliare! ISTITUZIONE dei TRIBUNALI PENALI INTERNAZIONALI = a hoc; ibridi; Corte penale Internazionali istituita da accordi internaz = gli altri nascono da RISOLUZIONI che non implicano l’uso della forza.
Legittimità delle autorizzazioni all’uso della forza
LEGITTIMITA’: la Carta NU non parla di autorizzazione all’uso della forza; sn legittime? Decenni di acquiescenza dgli Stati Membri. 3 impostazioni della dottrina:
1. è possibile una lettura congiunta art. 39 e 42 Carta NU in rif. a MISURE che usano la forza 2. non si può ricondurre tali autorizzazioni ad una lettura specifica = potere implicito nel sistema ONU (spesso
è tipico delle org internazionali qualificare i loro poteri in base a tale teoria!). 3. Consuetudine INTEGRATRICE (che integra la carta NU)
Il risultato è ESCLUDERE l’illiceità delle autorizzazioni ONU all’uso della forza.