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«Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso». Il giorno della Risurrezione è il giorno di Cristo, il Signore. Il giorno che Dio ha realizzato per Sé in modo esclusivo ed unico. È il giorno di sua proprietà; è la novità assoluta, che Egli porta nella nostra storia. «Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso». Con la Risurrezione dai morti, Gesù inaugura il tempo ultimo della condizione umana ed immette nel nostro tempo mortale il seme della sua vittoria immortale. Tuttavia, questo giorno che Dio ha riservato a Sé, poiché è suo non è un giorno che Dio trattiene per Sé. Non lo sottrae alla trama umana, non lo defalca dal corso delle nostre vicende, ma lo offre a noi come un dono della sua squisita bontà divina. La Domenica è il giorno che Lui ha scelto per visitare il suo popolo e arricchirlo con i doni della sua Grazia. La Pasqua, e la Domenica, il suo riproporsi settimanale, non è tanto un giorno che noi consacriamo a Dio, è invece, un giorno che Dio consacra a noi. E poiché è Dio che ci visita in questo giorno, noi ci rallegriamo ed esultiamo. Alla Domenica, prima ancora di considerare ciò che noi dobbiamo fare per il Signore, dobbiamo riflettere su quello che Lui fa per noi. Noi siamo i destinatari dei suoi doni e così, più che offrire, riceviamo. Riceviamo Lui, il suo trionfo sulla morte, la sua presenza inestinguibile, Lui il Vivente sempre presente, l’Amore che non tradisce. Per questo, se la Domenica è anzitutto un dono, la prima disposizione che dobbiamo avere è quella dell’accoglienza gioiosa. Questo dono lo possiamo godere, ma non manipolare, cambiarne il senso o la finalità. Non tocca a noi stabilire a quali condizioni Dio deve distribuire i suoi doni. Questo giorno interrompe la catena feriale e dipinge con i colori dell’esultanza l’attesa umana. La Domenica appartiene a Cristo e al suo Mistero. Cristo ha stabilito che il dono della Sua visita si debba ricevere insieme, come convocati ad un unico appello e non da isolati, frazionati, divisi. La Sua presenza si manifesta nella Chiesa, adunata dalla memoria della Sua Risurrezione. La Chiesa esiste poiché è stata chiamata, convocata, posta in essere dal luminoso trionfo di Cristo sulla morte. Senza Risurrezione non vi sarebbe la Chiesa e senza la Chiesa non vi sarebbe la speranza immortale. Così il giorno del Signore è il Aprile 2016 - Anno 18 (n° 209) Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco

Benaco Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri dellnx.parrocchiaditorridelbenaco.it/wp-content/uploads/2016/04/04... · Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso». Con la

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«Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso». Il giorno della Risurrezione è il giorno di Cristo, il Signore. Il giorno che Dio ha realizzato per Sé in modo esclusivo ed unico. È il giorno di sua proprietà; è la novità assoluta, che Egli porta nella nostra storia. «Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso». Con la Risurrezione dai morti, Gesù inaugura il tempo ultimo della condizione umana ed immette nel nostro tempo mortale il seme della sua vittoria immortale. Tuttavia, questo giorno che Dio ha riservato a Sé, poiché è suo non è un giorno che Dio trattiene per Sé. Non lo sottrae alla trama umana, non lo defalca dal corso delle nostre vicende, ma lo offre a noi come un dono della sua squisita bontà divina. La Domenica è il giorno che Lui ha scelto per visitare il suo popolo e arricchirlo con i doni della sua Grazia. La Pasqua, e la Domenica, il suo riproporsi settimanale, non è tanto un giorno che noi consacriamo a Dio, è invece, un giorno che Dio consacra a noi. E poiché è Dio che ci visita in questo giorno, noi ci rallegriamo ed esultiamo. Alla Domenica, prima ancora di considerare ciò che noi dobbiamo fare per il Signore, dobbiamo riflettere su quello che Lui fa per noi. Noi siamo i destinatari dei suoi doni e così, più che offrire, riceviamo. Riceviamo Lui, il suo trionfo sulla morte, la sua presenza inestinguibile, Lui il Vivente sempre presente, l’Amore che non tradisce.

Per questo, se la Domenica è anzitutto un dono, la prima disposizione che dobbiamo avere è quella dell’accoglienza gioiosa. Questo dono lo possiamo godere, ma non manipolare, cambiarne il senso o la finalità. Non tocca a noi stabilire a quali condizioni Dio deve distribuire i suoi doni. Questo giorno interrompe la catena feriale e dipinge con i colori dell’esultanza l’attesa umana. La Domenica appartiene a Cristo e al suo Mistero. Cristo ha stabilito che il dono della Sua visita si debba ricevere insieme, come convocati ad un unico appello e non da isolati, frazionati, divisi. La Sua presenza si manifesta nella Chiesa, adunata dalla memoria della Sua Risurrezione. La Chiesa esiste poiché è stata chiamata, convocata, posta in essere dal luminoso trionfo di Cristo sulla morte. Senza Risurrezione non vi sarebbe la Chiesa e senza la Chiesa non vi sarebbe la speranza immortale. Così il giorno del Signore è il

Aprile 2016 - Anno 18 (n° 209)

Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco

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giorno della Chiesa, sacramento della presenza del Risorto. L’Assemblea eucaristica è il cuore della Domenica. La Domenica è l’Eucaristia dell’Assemblea radunata nel nome del Signore risorto: fin dagli inizi è stato così. Luca, negli Atti degli Apostoli, racconta: «Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro...» (20,7). La celebrazione domenicale non è un semplice incontro di preghiera, è l’Eucaristia. La Chiesa l’ha ricevuta dagli Apostoli e la celebra riproponendola all’uomo d’oggi poiché in essa vi è la Vita che non muore. L’Eucaristia è ciò di cui la Chiesa vive e ciò in cui si esprime. Esiste la Domenica, giorno del Signore, solo quando noi ci raduniamo nel nome del Risorto. Tramite l’Eucaristia domenicale noi, Chiesa, siamo in rapporto vivo con il Cristo Risorto, che santifica i nostri giorni terreni con il suo Corpo e il suo Sangue. Se questa è, dunque, la finalità della Domenica la celebrazione eucaristica non può esser animata da indifferenza e anonimato, freddezza e disinteresse. Lo stare alla stessa mensa senza conoscersi e senza volersi bene è falsità. Il mangiare da soli è tristezza poiché si fa festa solo quando si è insieme nell’amore reciproco. La qualità delle nostre celebrazioni determina il loro futuro. Cristo ha garantito alla sua Chiesa la sua presenza, ma non ha assicurato che questa presenza continuerà nelle nostre chiese, nei nostri quartieri, nei nostri paesi. Questo dipende dalla qualità delle nostre comunità, dallo spirito fraterno che sapremo vivere, dalla nostra capacità di accogliere il dono del Risorto che ci offre il suo giorno senza tramonto.

Don Giuseppe

MARIA,MARIA,MARIA,MARIA,

DONNA DELLA PASQUADONNA DELLA PASQUADONNA DELLA PASQUADONNA DELLA PASQUA È questa una delle sfide più forti per i cristiani d’oggi, che si dimenticano facilmente di aver accolto e di dover annunciare una «lieta notizia», che fanno fatica a vivere con convinzione e originalità la loro dignità segnata dalla gioia pasquale. Per essere cristiani più “pasquali” e più credibili, bisognerebbe che ci rivolgessimo a Maria, che è modello della vita pasquale. Il suo canto del Magnificat è paragonabile all’exsultet che la Chiesa intona nella notte di Pasqua. La Pasqua, il passaggio di Dio nella storia umana realizzato in Cristo, offre un passaggio dell’uomo dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, dalla tristezza alla gioia. Il Magnificat celebra appunto questo passaggio.

Maria sperimenta in sé il passaggio di Dio

«O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore». Così canta la Chiesa nel preconio pasquale. Pasqua è dove si celebra questo passaggio-incontro, in cui è sempre Dio a fare il primo passo. Il passaggio- proposta esige un passaggio-risposta: Dio passa dalla parte dell’uomo perché l’uomo possa passare alla parte di Dio. Maria sente realizzarsi dentro di sé questo misterioso incontro. Ella sperimenta la Pasqua mentre canta il Magnificat. «L’anima mia magnifica il Signore »: Maria coglie il passo di Dio, percepisce con stupore l’irrompere della sua forza salvifica e trasale di gioia per la grandezza del suo amore. «Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente»: in lei Dio rinnova i prodigi dell’antica pasqua, in lei Dio compie ora una nuova pasqua. Le è dato di testimoniare un nuovo passaggio di Dio nella storia, un passaggio che porta un nome e un volto: Gesù Cristo, di cui Maria è chiamata ad essere madre. Tutta l’opera salvifica di Gesù si svolge nel dinamismo del passaggio: con l’incarnazione, il figlio di Dio «discende

HA RICEVUTO

I SACRAMENTI

DELL’INIZIAZIONE

CRISTIANA

ERIKA

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dal cielo» (Gv 6,38), passando dalla sfera di Dio al mondo umano; la croce e la risurrezione, invece, segnano il suo «passare da questo mondo al Padre» (Gv 13,1). Maria è testimone e collaboratrice di questo duplice passaggio, ciò conferisce a tutta la sua esistenza una tonalità pasquale.

In Maria si compie il passaggio dell’umanità

«Dio ci ha fatti passare dalla schiavitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia, dal lutto alla festa, dalle tenebre alla luce. Perciò diciamo davanti a lui: alleluia!»: sono parole della liturgia pasquale ebraica, che evidenziano questo concetto: il passaggio di Dio opera un passaggio nell’uomo. Nel suo canto del Magnificat, Maria si fa voce di tutta l’umanità. È l’umanità sorpresa dall’amore che celebra le sue nozze con Dio. È l’umanità povera che canta la sua Pasqua di salvezza. «Ha spiegato la potenza del suo braccio...» (Lc 1,51-55). Nel Magnificat, con una serie di sette verbi: spiegato, disperso, rovesciato, innalzato, ricolmato, rimandato, soccorso, Maria descrive l’agire di Dio sull’umanità. Il numero sette ha il significato di totalità, i verbi quindi indicano la logica di fondo, il criterio e lo stile d’azione di Dio: Egli si manifesta come il Dio della Pasqua. Infatti i sette verbi rappresentano tutti un ribaltamento della situazione, un passaggio. La Pasqua di Dio sconvolge gli schemi umani ed opera un cambiamento, di cui Maria è testimone e profezia. Accompagnando l’umanità nel cammino pasquale, ella rivolge ancora oggi, a tutti, la parola incoraggiante di Mosè a Israele davanti al Mar Rosso: «Non abbiate paura!

Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi» (Es 14,13).

Antonia

A MARIA, DONNA DELLA PASQUA

O Maria, vergine del Magnificat

e donna della Pasqua,

veglia su questo mondo in continuo

passaggio ma che non sa dove

andare. Sei l’esperta del passaggio.

A Nazaret il tuo “sì” segna il passaggio

tra l’Antico e il Nuovo Testamento.

Ad Ain Karim annunzi con il tuo

Magnificat il passaggio ad un

mondo nuovo.

A Betlemme partecipi al passaggio di Dio

dal cielo alla terra.

A Gerusalemme con la profezia di

Simeone e con la perdita del tuo figlio

nel tempio compi una pasqua interiore

e senti passare una spada nel tuo cuore.

A Cana hai provocato il passaggio

dall’acqua al vino.

Al Calvario sei testimone del passaggio

dell’umanità dalla morte alla vita.

Nel cenacolo accogli con tutta la Chiesa

la pasqua dello Spirito.

Dopo il tuo “passaggio” nel cielo,

non hai cessato di essere ausiliatrice

della nostra pasqua,

causa della nostra letizia.

Lungo tutta la storia della Chiesa

ti troviamo in tutte le svolte,

in tutti i momenti quando spunta l’alba,

quando germoglia la vita.

Continua ad assisterci, o Maria,

nei nostri vari passaggi in questa terra,

fino al nostro passaggio definitivo

al cielo, per raggiungere te

e il tuo figlio Gesù Cristo, nostra Pasqua.

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Nello scorso mese di febbraio, come accade da qualche anno con grande partecipazione, la Parrocchia di Torri con il gruppo S. Antonio ha organizzato il pellegrinaggio al Santo di Padova. Soprattutto in quest'anno Giubilare della Misericordia c'è in tutti noi il desiderio di far visita e pregare in una Basilica Giubilare e attraversare "La Soglia della porta della Misericordia" e questa era una bella opportunità da non perdere. Poco prima dell'ingresso alla Basilica abbiamo ricevuto una guida che suggeriva le varie tappe del percorso Giubilare all'interno, vivendole con Spirito di devozione. Eravamo accompagnati da Don Tiziano, parroco di Albisano, che ha concelebrato la S. Messa in Basilica, alla quale abbiamo partecipato. Ognuno poi ha avuto il tempo di raccogliersi in preghiera personale, per chi lo desiderava nel bellissimo chiostro della Magnolia poteva celebrare il Sacramento della Riconciliazione. Può essere una scelta, ma anche una necessità fermarsi per un giorno e

prenderci una pausa dalle nostre incombenze quotidiane per fare spazio dentro di noi all'ascolto ed alla preghiera. Lasciando la Basilica si può portare con sé, e tenerlo stretto nel cuore il saluto Francescano che recita: PACE e BENE in nome di S. Antonio e S. Francesco. Nel pomeriggio ci siamo recati a Chiampo in provincia di Vicenza. Qui abbiamo visitato la Grotta di Lourdes costruita da Fra Claudio Granzotto e benedetta con l'inaugurazione il 29/09/1935, luogo di preghiera riconosciuto anche dal Papa Giovanni Paolo || con la Beatificazione di Fra Claudio il 20/11/1994. La Grotta è una fedele ricostruzione della Grotta di Lourdes che si trova in Francia, anche la natura circostante e del tutto simile. Accanto alla Grotta c'è la Via Crucis, un percorso ascensionale con 15 Stazioni, nella quale siamo stati accompagnati da una sorella francescana, Suor Santina, che ci ha guidato nella meditazione e nella preghiera.

PPPP EEEE LLLL LLLL EEEE GGGG RRRR IIII NNNN AAAA GGGG GGGG IIII O O O O AAAA P P P P AAAA DDDD OOOO VVVV AAAA

È NATO RICCARDO.

Congratulazioni a mamma Federica e a papà Alessandro.

È NATA NICOLE.

Congratulazioni a mamma Ilaria e a papà Cristian.

SONO NATI PIETRO E TOMMASO.

Congratulazioni a mamma Elisa e a papà Luca.

HANNO RICEVUTO

IL BATTESIMO

ELIA

NICOLÒ

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È ritenuta fra le più belle e caratteristiche del mondo per l'espressività dei gruppi statuari in bronzo, per la natura intorno che avvolge il mistero della Passione di Cristo, per l' atmosfera spirituale e l'espressività "Viva" dei lineamenti delle figure, come ci volessero dire qualcosa...lasciare un messaggio da portare con noi nel cuore per il ritorno a casa. Alla 14esima Stazione c'è la fedele ricostruzione del Santo Sepolcro nel quale abbiamo potuto recarci all'interno, un momento davvero intenso.... Credo che in tutti noi sia sorto il desiderio di ritornare lì di nuovo, questo è' quello che si percepiva. Ogni anno questo pellegrinaggio ci arricchisce e soprattutto diventa un tempo di condivisione, di vicinanza e di maggior conoscenza anche con persone che non incontriamo spesso per le strade del nostro paese. Grazie!

Antonella

IMPRESSIONI SUL IMPRESSIONI SUL IMPRESSIONI SUL IMPRESSIONI SUL PELLEGRINAGGIO A PADPELLEGRINAGGIO A PADPELLEGRINAGGIO A PADPELLEGRINAGGIO A PADOVAOVAOVAOVA

Ci è stato chiesto di scrivere le nostre impressioni sul pellegrinaggio a Padova svolto nello scorso mese di febbraio; non essendo molto esperte nello scrivere vorremmo cavarcela con un “è stato tutto bello, speriamo di esserci anche l’anno prossimo”. Ma riflettendo un attimo qualcosina possiamo spremere. Qualche parola potrebbe aiutarci. Innanzitutto AMICIZIA; abbiamo ritrovato persone che da qualche tempo non vedevamo e conosciuto persone simpaticissime. Poi ACCOGLIENZA; Il nostro piccolo gruppo è stato accolto con affetto e non ci siamo sentite come dei pesci fuor d’acqua, ma parte di una comunità che compie un cammino assieme. FEDE; per noi è stato proprio un pellegrinaggio nella fede in un Padre che ci mostra nelle piccole cose di ogni giorno la sua misericordia e ci chiede di essere come Lui, misericordiosi verso chi ci sta più accanto. Vorremmo infine sottolineare una piccola esperienza fatta in

questo pellegrinaggio. In una sala del santuario dedicato a san Leopoldo Mandic dove un frate ci ha raccontato alcuni aneddoti della vita del piccolo- grande frate, c’è una parete su cui sono dipinti il papa Paolo VI e il patriarca Atenagora entrambi inginocchiati in preghiera, immagine dell’ideale di San Leopoldo:l’unita delle chiese Cattolica e Ortodossa. Senza sembrare presuntuose pensiamo che un piccolo segno di questa unità sia avvenuto anche nel nostro gruppo, visto che tra noi c’erano due pellegrine di fede cristiana- ortodossa che con noi hanno condiviso tutto il cammino di preghiera. È una piccola cosa ma un grande cammino comincia sempre con dei piccoli passi magari incerti e nascosti, con delle piccole cose come quella di mettere insieme la stessa fede nell’unico Padre che ama nello stesso modo tutti i suoi figli, nello stesso Figlio che ha salvato tutti i suoi fratelli e nell’unico Spirito che spinge tutti verso l’Unità.

Bruna e Daniela

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LA MIA PRIMA CONFESSIONE…

13 marzo 2016

V domenica di Quaresima

1. Nei giorni prima ero molto emozionato e non vedevo l’ora che venisse domenica per ricevere il perdono di Dio.

2. Io e la mia famiglia ringraziamo don Giuseppe e sr Adriana per averci accompagnati in questo percorso verso la Riconciliazione con Gesù in modo semplice e amorevole. Grazie

3. Per mia figlia è stata una bella esperienza; era un po’ agitata ma quando don Giuseppe è venuto a casa l’ha tranquillizzata. Per noi genitori, soprattutto personalmente, mi ha fatto piacere fare questo percorso insieme, perché quando arrivavo a casa, io e mia figlia avevamo modo di parlare della stessa cosa con termini “uguali” senza pensare a parole strane o difficili da far capire a lei. Sono arrivata al giorno della Confessione e mi sentivo più che partecipe e non solo da mamma. Questo è quanto ho provato.

4. Affiancare i nostri bambini nella preparazione alla Confessione con la presenza al catechismo, rispondendo insieme alle domande del testo, ripetendo con loro i dieci comandamenti e l’atto di dolore, dopo l’esame di coscienza serale, è

stato molto positivo perché li ha stimolati ad una partecipazione più attiva e consapevole.

5. Facendo la prima Confessione ho capito l’importanza del perdono. Gesù ci perdona sempre se ci pentiamo delle azioni sbagliate.

6. La mia prima Confessione è stato un momento importante, bello ed emozionante.

7. La mia prima Confessione non è stata la prima volta che mi sono aperto a Dio, ma il ricevere, e sentire dentro di me il suo perdono è stata un’esperienza nuova ed emozionante.

8. Partecipare alla prima Confessione di mio figlio, è stata la conferma del percorso che abbiamo scelto con il battesimo, un viaggio con Dio e verso Dio nel quale il durante sarà contornato di amore

9. “La mia prima confessione, mamma mia che emozione, si mio Dio mi hai perdonato e perciò te ne sono grato. Non avevo gran peccati e per sbaglio eran nati

anche se non sono gravi, quanto è dura fare i bravi! Ma adesso io prometto,

che sarò una bravo ometto, forse è meglio il promemoria

a otto anni non c’ho memoria”!

10 Mi è piaciuto e sono felice di aver parlato con Gesù e Dio Padre.

11 Per me è stato bello che un momento così individuale come la Confessione sia stato vissuto da mia figlia come un momento importante inserito nella vita della comunità. Credo si sia sentita molto responsabilizzata e importante. Era emozionatissima!

12 Il giorno della mia prima Confessione è stato bello ed emozionante. Finita la Confessione mi sono sentita purificata!

DOMENICA DELLA DIVINDOMENICA DELLA DIVINDOMENICA DELLA DIVINDOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIAA MISERICORDIAA MISERICORDIAA MISERICORDIA 3 Aprile 2016 3 Aprile 2016 3 Aprile 2016 3 Aprile 2016 ---- S S S Seconda econda econda econda domenica di domenica di domenica di domenica di PPPPasquaasquaasquaasqua

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La Domenica della Divina Misericordia è stata istituita da San Giovanni Paolo II il 30 Aprile del 2000 durante le solenne Celebrazione dell’iscrizione di Suor Maria Faustina Kowalska nell’albo dei Santi. La Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti ha emanato il Decreto di istituzione della festa il 5 Maggio 2000. Non è una nuova Festa istituita ma una 'denominazione' della seconda Domenica di Pasqua che è la prima a continuare il percorso delle 'pasque settimanali'. Sorprendentemente nella Liturgia della Parola troviamo proprio le Letture che manifestano i contenuti ricordati nella rivelazione privata avuta da santa Faustina e confermati dal

processo di riforma del Concilio Vaticano II. Altri testi per la liturgia di una festa nuova non potrebbero senz'altro essere più forti; ci si accorge che c'è un incrocio misterioso che offre anche, a partire dai testi intoccabili della seconda Domenica di Pasqua, elementi ricchissimi sul piano della riflessione e dell'annuncio del più centrale dei misteri cristiani: quello appunto della Divina Misericordia. È il segreto interpretativo appunto del Mistero pasquale come attuazione costante della Divina Misericordia. Nell'Enciclica Dives in Misericordia si legge: 'Il Mistero pasquale è il vertice di questa rivelazione ed attuazione della misericordia. La risurrezione è il segno che corona l'intera rivelazione dell'amore misericordioso nel mondo soggetto al male '.Il decreto del 5 maggio 2000, invita ad accogliere la Misericordia di Dio. Mons. Enzo Lodi, liturgista di fama, afferma decisamente: 'Bisogna riconoscere che finalmente si celebra la Divina Misericordia nella Domenica in cui il Vangelo della Messa (Gv 20, 19-23) ci presenta due realtà centrali della nostra fede. La prima è quella espressa dal testo fondamentale che promulga il sacramento della penitenza, oggi così mal compreso e celebrato, che così potrebbe ritrovare il suo rilievo biblico. La seconda realtà è la manifestazione del costato aperto dello stesso Risorto, che altrove lo stesso evangelista ci indica come un mistero sacramentale di fede (Gv 19, 34), perché da esso scaturiscono il sangue (l'Eucaristia) e l'acqua (il

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battesimo), che sono il 'simbolo dei sacramenti della chiesa'. Mi pare che queste ragioni siano sufficienti per fugare ogni dubbio: la riforma liturgica è così completata, perché la Chiesa è guidata dallo Spirito 'verso tutta la verità' (Gv 16, 13). La Festa della Divina Misericordia è la più importante di tutte le forme del culto e della devozione alla Divina Misericordia. Gesù parlò per la prima volta del desiderio di istituire questa Festa a suor Faustina a Plock nel 1931, quando le trasmetteva la sua volontà per quanto riguardava il Quadro: 'Io desidero che vi sia una Festa della Misericordia. Voglio che l'Immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima Domenica dopo Pasqua; questa Domenica deve essere la Festa della Misericordia'. Negli anni successivi nelle apparizioni private Gesù è ritornato a fare questa richiesta definendo il giorno della Festa nel Calendario Liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le grazie ad essa legate. La scelta della prima Domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la Festa della Divina Misericordia, cosa che ha notato anche suor Faustina: 'Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore'. Per quanto riguarda il modo di celebrare la Festa Gesù ha espresso due desideri:- che il quadro della Misericordia sia quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato; - che i sacerdoti parlino alle anime di questa grande e insondabile Misericordia Divina e in tal modo risveglino nei fedeli la fiducia. Una

particolare grazia è legata alla Comunione ricevuta quel giorno in modo degno. La Comunione deve essere ricevuta il giorno della Festa della Divina Misericordia, invece la confessione può essere fatta prima. L'importante è non avere alcun peccato. DOVE È STATA CELEBRATA PER PRIMA QUESTA RICORRENZA? Il card. Franciszek Macharski con la Lettera Pastorale per la Quaresima (1985) ha introdotto la festa nella diocesi di Cracovia e seguendo il suo esempio, negli anni successivi, lo hanno fatto i vescovi di altre diocesi in Polonia. Il culto della Divina Misericordia nella prima domenica dopo Pasqua nel santuario di Cracovia - Lagiewniki era già presente nel 1944. La partecipazione alle funzioni era così numerosa che la Congregazione ha ottenuto l'indulgenza plenaria, concessa nel 1951 per sette anni dal card. Adam Sapieha. Dalle pagine del Diario sappiamo che suor Faustina Kowalska fu la prima a celebrare individualmente questa festa con il permesso del confessore.

QUALI SONO LE ORIGINI DELLA FESTA?

Gesù, secondo le visioni avute da suor Faustina e annotate nel Diario, parlò per la prima volta del desiderio di istituire questa festa a suor Faustina a Płock nel 1931, quando le trasmetteva la sua volontà per quanto riguardava il quadro: "Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l'immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima

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domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia". Negli anni successivi Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le grazie ad essa legate.

PERCHÉ È STATA SCELTA LA PRIMA DOMENICA DOPO PASQUA? La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche suor Faustina: "Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore". Questo legame è sottolineato ulteriormente dalla novena che precede la festa e che inizia il Venerdì Santo. La preparazione alla festa consiste in una novena con la recita, cominciando dal Venerdì Santo, della coroncina alla Divina Misericordia.

COME SI FESTEGGIA? Per quanto riguarda il modo di celebrare la festa vengono indicati due desideri: - che il quadro della Misericordia sia quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato; - che i sacerdoti parlino alle anime di questa grande e insondabile misericordia Divina e in tal modo risveglino nei fedeli la fiducia.

CHI ERA SUOR FAUSTINA KOWALSKA?

Nata in un villaggio polacco e battezzata col nome di Elena, è la terza dei 10 figli di Marianna e Stanislao Kowalski, che sono contadini poveri, nella Polonia divisa tra gli imperi russo, tedesco e austriaco. Elena fa tre anni di scuola, poi va a servizio. Pensava di farsi suora già da piccola, ma realizza il progetto solo nell’agosto 1925: a Varsavia, ora capitale della Polonia, entra nella comunità della Vergine della Misericordia, prendendo i nomi di Maria Faustina. Come suora dapprima fa la cuoca, la giardiniera, la portinaia, passando poi per varie case della Congregazione (tra cui, quelle di Varsavia, Vilnius e Cracovia). Ma al tempo stesso è destinataria di visioni e rivelazioni che i suoi confessori le suggeriscono di annotare

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in un diario (poi tradotto e pubblicato in molte lingue). Suor Faustina tuttavia non crede che questi fatti straordinari siano un marchio di santità. Lei scrive che alla perfezione si arriva attraverso l’unione intima dell’anima con Dio, non per mezzo di “grazie, rivelazioni, estasi”. Queste sono piuttosto veicoli dell’invito divino a lei, perché richiami l’attenzione su ciò che è stato già detto, ossia sui testi della Scrittura che parlano della misericordia divina e poi perché stimoli fra i credenti la fiducia nel Signore (espressa con la formula: "Gesù, confido in te") e la volontà di farsi personalmente misericordiosi. Muore a 33 anni in Cracovia. Beatificata nel 1993, è proclamata santa nel 2000 da San Giovanni Paolo II. Le reliquie si trovano a Cracovia-Lagiewniki, nel santuario della Divina Misericordia. La sua festa ricorre il 5 ottobre. Suor Faustina trovò molte resistenze perché, come le fu detto dal suo confessore don Michele Sopocko, la festa della Divina Misericordia esisteva già in Polonia e veniva celebrata a metà settembre. Lei confida la sua perplessità a Gesù che insiste nel volere che l’immagine venga solennemente benedetta e riceva culto pubblico nella prima domenica dopo Pasqua, affinchè ogni anima ci pensi e ne venga a conoscenza. Sarà Giovanni Paolo II ad accogliere pienamente questa richiesta di Gesù. Le sue encicliche: “Redemptor Hominis” e “Dives in Misericordia” rivelano la trepidazione del Pastore e esprimono quanto sia convinto che il culto alla Divina Misericordia rappresenti una “tavola di salvezza” per l’umanità. Egli scrive:” Quanto più la coscienza umana, soccombendo alla secolarizzazione, perde il senso del

significato stesso della parola «misericordia», quanto più, allontanandosi da Dio, si distanzia dal mistero della misericordia, tanto più la Chiesa ha il diritto e il dovere di far appello al Dio della misericordia «con forti grida». Queste «forti grida» debbono essere proprie della Chiesa dei nostri tempi, rivolte a Dio per implorare la sua misericordia, la cui certa manifestazione essa professa e proclama come avvenuta in Gesù crocifisso e risorto, cioè nel mistero pasquale. È questo mistero che porta in sé la più completa rivelazione della misericordia, cioè di quell'amore che è più potente della morte, più potente del peccato e di ogni male, dell'amore che solleva l'uomo dalle abissali cadute e lo libera dalle più grandi minacce.” ( Dives in Misericordia VIII-15) Il 30 aprile 2000, con la canonizzazione di Santa Faustina Kowalska, Giovanni Paolo II istituisce ufficialmente la festa della Divina Misericordia per tutta la Chiesa, fissandone la data la seconda domenica di Pasqua. “È importante allora che raccogliamo per intero il messaggio che ci viene dalla parola di Dio in questa seconda Domenica di Pasqua, che d'ora innanzi in tutta la Chiesa prenderà il nome di "Domenica della Divina Misericordia". E aggiunge: “La canonizzazione di Suor Faustina ha un'eloquenza particolare: mediante questo atto intendo oggi trasmettere questo messaggio al nuovo millennio. Lo trasmetto a tutti gli uomini perché imparino a conoscere sempre meglio il vero volto di Dio e il vero volto dei fratelli.” (Giovanni Paolo II – Omelia 30 aprile 2000).

Teresa

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L’OGGETTO PIÙ L’OGGETTO PIÙ L’OGGETTO PIÙ L’OGGETTO PIÙ

MISTERIOSO DEL MONDOMISTERIOSO DEL MONDOMISTERIOSO DEL MONDOMISTERIOSO DEL MONDO::::

LA SINDONELA SINDONELA SINDONELA SINDONE

1. È un lenzuolo funerario di lino, tessuto a spina di pesce. È certamente molto antico: è lungo poco più di quattro metri (4,37 per l’esattezza) e largo un metro e dieci centimetri. Si trova in una splendida cappella del Duomo di Torino. 2. Sulla Sindone si vede l’immagine tenue di un corpo umano maschile, di fronte e di schiena, perché il lungo lenzuolo sul quale fu adagiato supino gli fu poi ripiegato sopra, e probabilmente rincalzato ai piedi. L’immagine è stabile, dal punto di vista del colore e della chimica (vale a dire che non può essere cancellata, sbiancata, mutata dai normali agenti chimici) ed è insensibile all’acqua. 3. Non è un dipinto e le tracce sono sangue umano del gruppo AB. 4. La prima grande sorpresa è che si tratta di un negativo fotografico. 5. La garanzia che non si tratti di un “falso” medievale sta nel fatto che ancora oggi nessuno è in grado di dire

con certezza come si sia formata. E nessuno è in grado di riprodurla, con tutte le caratteristiche chimiche e fisiche presenti sul lenzuolo. 6. Nell’impronta sindonica è codificata un’informazione tridimensionale. Con un analizzatore d’immagine si ottiene una forma tridimensionale del corpo proporzionata e senza distorsione. Applicando lo stesso procedimento a un dipinto o a una normale fotografia si ottengono invece immagini deformate. 7. Oltre al fatto che nel Medio Evo non si sapeva più come avveniva la crocifissione romana (i chiodi erano sempre dipinti nel palmo...), che la composizione e la differenziazione del sangue (venoso, arterioso, siero ecc.) è stata scoperta e studiata alcuni secoli dopo che la Sindone di Torino era già nota, senza tener conto dei pollini e del resto. 8. Tutti i segni che vediamo fanno pensare ad una cosa sola: quest’uomo ha subito uno dei supplizi più crudeli e disonoranti di tutti i tempi: la crocifissione. Una grossa macchia di sangue, segno di una ferita sul costato, invade la parte destra. Questa ferita è sicuramente mortale: nessun uomo che ha una ferita di questo genere può essere vivo. Il colpo fu inferto quando l’uomo era già morto. 9. Il biologo Max Frei di Zurigo, scoprì sulla Sindone tracce di aloe e di mirra. Sostanze usate in Palestina per la sepoltura dei cadaveri. Max continuò le sue ricerche e scoprì microscopici granuli di polline appartenenti a specie vegetali che esistono solo in Medio Oriente.

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10. “La Sindone di Torino è una sfida alla nostra intelligenza. La Chiesa invita gli scienziati ad agire con libertà interiore e un attento rispetto sia per la metodologia scientifica che per la sensibilità dei credenti”.

Siamo noi l’icona di Dio,

il suo manifesto,

la sua immagine,

la sua visione.

Lo scopo dell’icona è di lasciar indovinare

colui che non si può toccare,

e di suscitare il desiderio di conoscerlo,

di trasfigurare il reale

e di porre al suo centro

la sorprendente luce del Tutto Altro.

Siamo noi l’icona di Dio,

la disegniamo con la nostra carne e sangue,

con il nostro sudore

e le nostre lente esitazioni,

le nostre parole e i nostri gesti,

i nostri rifiuti e le nostre rivolte,

la nostra tenerezza.

Senza finzioni né menzogne

noi siamo l’icona di Dio.

Non abbiamo fretta:

occorre una vita intera perché essa sia dipinta,

tanto minuzioso ardore essa esige.

Per realizzarla occorre spesso

contemplare il Modello,

fino a quando sulla nostra faccia,

traspaia il suo Volto.

Non il volto di un condannato

a orribile morte,

ma quello del Risorto Vittorioso

Vivente per l’eternità.

PRINCIPALI DATE DELLA SINDONE

544: A Edessa (odierna Turchia) per la prima volta si hanno informazioni e si parla di una straordinaria immagine “non fatta da mani d’uomo”, che molti studiosi moderni identificano con al Sindone, ripiegata in modo tale da presentare all’osservazione il solo volto..

944: La Sindone viene portata a Costantinopoli.

1204: I Crociati conquistano Costantinopoli portano via anche numerose reliquie. Esistono testimonianze scritte di crociati che dicono di aver visto “la Sindone del Signore”.

1147: Ludovico VII , re di Francia, in visita a Costantinopoli, venera la Sindone ivi custodita.

1353: Geoffroy de Charny, cavaliere oltre che devoto cristiano, porta la Sindone nel suo feudo di Lirey (Francia).Da questo momento la permanenza in Occidente del sacro Lenzuolo è rigorosamente documentata.

1453: Marguerite de Charny cede la Sindone ai Duchi di Savoia.

1502: E’ custodita entro un’urna d’argento, che viene posta in una nicchia scavata nel muro della sacrestia – coro della gotica Sainte Chapelle, appositamente eretta , le cui pareti di pietra sono rivestite di lesene di quercia.

1532: Incendio nella Cappella del Santo Sudario a Chambery (capitale dei Savoia).

1578: Emanuele Filiberto dopo aver spostato (1562) la capitale da Chambery a Torino, porta in città anche la Sindone (che d’ora in poi si chiamerà La Sindone di Torino).

1898: L’avv. Secondo Pia per la prima volta fotografa la Sindone.

Le Ostensioni più recenti:

1978, 1998, 2000, 2010 e 2015

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LA ‘BUONA A NULLA’ LA ‘BUONA A NULLA’ LA ‘BUONA A NULLA’ LA ‘BUONA A NULLA’

DI LOURDES DI LOURDES DI LOURDES DI LOURDES

PREDILETTA DA MARIAPREDILETTA DA MARIAPREDILETTA DA MARIAPREDILETTA DA MARIA

Bernardetta, la protagonista delle apparizioni di Lourdes, umanamente parlando viveva in una situazione psico-clinica familiare desolante, ma era una “povera in spirito”, cioè si fidava totalmente di Dio. E Maria Immacolata scelse proprio lei.

Santa Bernadetta Soubirous nel 1866

entrò nell’ordine delle suore della carità

di Nevers, dove morì a 35 anni, il 16

aprile 1879. Quindici anni di vita

religiosa vissuti nel nascondimento e

nella preghiera per lei che era stata

prescelta dalla Vergine per portare il

messaggio salvifico del Figlio

all’umanità.

La “Signora vestita di bianco” le aveva promesso: «Non ti farò felice in questo mondo, ma nell’altro». Le difficoltà non furono poche, le incomprensioni e i sospetti duri a morire, le cause di infelicità tante, le umiliazioni pure. Non ultima, quella ricevuta all’inizio della sua vita da religiosa. Finite le apparizioni,

Bernardetta rimase ancora a Lourdes, ritirandosi nel silenzio e nel nascondimento; poi, si consacrò a Dio, entrando tra le suore di Nevers. Aveva vent’anni. Al Vescovo, che aveva ricevuto la sua professione religiosa, la Superiora disse: «Che cosa vuol dire a costei che è buona a nulla?». E lui con dolcezza: «Figlia mia, poiché siete buona a nulla, vi darò l’incarico della preghiera».

Non le mancava mai il sorriso

Bernardetta l’accettò. Sino alla fine della vita. Trascorse i suoi 15 anni di vita religiosa nel nascondimento e nella preghiera, facendo i lavori più umili e più duri, tutto alla maggior gloria di Dio, unita a Cristo sofferente. Ogni azione fatta per la conversione dei peccatori, come le aveva chiesto la bella “Signora”. Missione eseguita con fedeltà anche nelle grandi sofferenze che ebbe negli ultimi anni della sua vita, quando fu costretta a letto. Anche quando fu inaugurato il primo Santuario a Lourdes, lei era ammalata. Sempre, anche durante la malattia, a “questa buona a nulla” non mancherà mai il sorriso proveniente da una gioia profonda che niente di brutto e di difficile riusciva a turbare. Il ricordo della Signora che chiamava “la mia Madre del Cielo”, le sarà sempre di grande conforto anche nei momenti più duri della malattia. Diceva spesso: «Maria SS. Immacolata è così bella che, dopo averla vista una volta, non si attende altro che di rivederla in Cielo per sempre».

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Chi era questa buona a nulla?

Come accennato, Bernardetta presentava un quadro psico-clinico sociale desolante: situazione familiare povera, salute debole (asmatica e un po’ ritardata fisicamente), quoziente intellettuale basso (intelligenza pratica, memoria scarsa per cui non riusciva ad imparare il Catechismo). A 14 anni, quasi analfabeta. Era una pastorella e con pecore… veramente «rognose» (dirà lei). Particolare importante: aveva sempre con sé il «suo tesoro», cioè un rosario, che recitava tutti i giorni. Ma San Paolo non aveva forse scritto: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti» (1Cor 1,27)? Possiamo sorridere quanto vogliamo per la povertà, in tutti sensi, di lei, ma Maria è apparsa proprio a lei, l’11 febbraio 1858, la prima di 18 apparizioni. Che segneranno per sempre Bernardetta. Proprio a lei «la Signora» affidava un messaggio con il quale chiedeva a tutti conversione, penitenza e preghiera. Da notare che la Madonna, che si presenterà dicendo «Io sono l’Immacolata Concezione», usava in questa auto-definizione il contenuto del dogma dell’Immacolata Concezione proclamato da Papa Pio IX l’8 dicembre del 1854, cioè soltanto quattro anni prima. Quando poi Bernardetta riferì quelle parole difficili al parroco, che temeva più dei gendarmi, si capì subito che esse non potevano essere frutto né della cultura religiosa (scarsa), né della sua fantasia (non brillante). Lei era soltanto una povera pastorella, che conosceva la durezza della vita.

Non si sottrasse a nessuna difficoltà

Apparizioni proprio a lei? La Madonna non poteva scegliere di meglio? È chiaro che le visioni per lei significavano nuovi orizzonti spirituali, nel futuro, ma anche molte “grane” nel presente. Cominciarono, infatti, i sospetti, le burla, gli interrogatori, le accuse di isterismo, perfino l’arresto dei gendarmi. Insomma, non era creduta da nessuno. Dubbi in tutti e dovunque. Lei, però, resistette, non si contraddisse mai, non rinnegò niente e non si sottrasse a nessuna difficoltà. Finché, quattro anni dopo, nel 1862, arrivò il riconoscimento dal Vescovo che dichiarava autentiche le apparizioni autorizzando la prima cappella a Massabielle. Cominciava, così, la storia di Lourdes: storia della misericordia di Dio e della miseria umana, storia di perdono e riconciliazione, di conversione e di molte guarigioni spirituali (e talvolta anche corporali). Il tutto nel ricordo di Maria Immacolata. Due anni dopo ci fu il viaggio da Lourdes a Nevers, per diventare suora. Alla vestizione religiosa affermò: «Io sono venuta qui per nascondermi». Anche durante quegli anni continuarono le difficoltà, le sofferenze, le umiliazioni e la malattia. I favori del Cielo si pagano! E la felicità? Arrivò con la morte il 16 aprile 1879, col sorriso sulle labbra. Aveva 35 anni. Il cammino terreno di questa “buona a nulla” era terminato. Bernardetta non moriva, ma andava a rivedere la «sua Madre nel Cielo», che l’aspettava a braccia aperte.

Ilaria

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SANTE QUASANTE QUASANTE QUASANTE QUARANTORERANTORERANTORERANTORE “Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine!” (Gv. 13,1). Così ci annuncia Giovanni nel suo Vangelo, e Lc. 22,15 prosegue: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi!”. Sono le parole del Vangelo che introducono l’ultima Cena del Signore. In quella cena istituisce per noi il Sacramento dell’Eucaristia: “Corpo dato, Sangue versato”. Eucaristia, Mistero d’amore che da allora nutre il popolo di Dio. Gesù si è fatto “Eucaristia” per stare con noi, per farci vivere in Lui, perché lo amiamo,adoriamo vivo presente nell’Ostia Santa. Le S. Quarantore sono un tempo più prolungato per amare, adorare Gesù Sacramentato solennemente esposto. La nostra Comunità parrocchiale ha vissuto questi giorni con partecipazione orante, assidua, adorante. Mai il Signore è rimasto da solo! Quando il Signore chiama i suoi figli rispondono come le folle che lo seguivano sulle strade della Palestina. Adorazione, preghiera comunitaria e personale che si è prolungata nella notte delle “24 ore per il Signore” voluta da Papa Francesco e debitamente inserita in questi giorni di Adorazione. Gruppi di fedeli si sono susseguiti nelle 24 ore per far compagnia a Gesù. Abbiamo pregato anche per la prossima “Missione” parrocchiale che si terrà a novembre. Ci aiuti la Vergine Maria, i Santi Pietro e Paolo, San Filippo Neri, il Beato Giuseppe Nascimbeni ad essere sempre consapevoli che solo Gesù è: Via, Verità e Vita e ad amare, desiderare, volere stare con Lui.

Dina

CENTRI DI ASCOLTO CENTRI DI ASCOLTO CENTRI DI ASCOLTO CENTRI DI ASCOLTO

DI QUARESIMADI QUARESIMADI QUARESIMADI QUARESIMA

Quando due o più sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro…dice Gesù! Così ci siamo sentiti negli incontri del martedì a casa di Chiara Giacometti! Un gruppetto di persone, ansiose di sentire, ascoltare, ciò che veniva proposto scambiandosi opinioni e esperienze. Abbiamo meditato, sviluppato le “Opere di Misericordia corporali” iniziate negli incontri di Avvento, come proposto da Papa Francesco per questo “Anno Giubilare della Misericordia”. Interessanti gli interventi, esperienze personali e non, costruttivi commenti sui vari temi hanno riscaldato l’ambiente famigliare e di amicizia che si è creato. L’ultima giornata quasi un rammarico collettivo per la fine degli incontri. Stare insieme, conoscerci, per conoscere un po’ di più è stato bello e appagante. Chiediamo allo Spirito Santo che ci illumini per mettere in pratica, nella vita di ogni giorno, ciò che in questi incontri ci ha fatto scoprire.

Centro di Ascolto Chiara Giacometti

San Faustino

SONO TORNATI AL PADRE

COSTANTINO

MARIO

ERMINIO

AAAAAAAA PPPPPPPP PPPPPPPP UUUUUUUU NNNNNNNN TTTTTTTT AAAAAAAA MMMMMMMM EEEEEEEE NNNNNNNN TTTTTTTT IIIIIIII AAAAAAAA PPPPPPPP RRRRRRRR IIIIIIII LLLLLLLL EEEEEEEE 22222222 00000000 11111111 66666666

OGNI DOMENICA ore 10.00: S. MESSA DELLE FAMIGLIE.

ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CANTO DEL VESPERO.

OGNI LUNEDÌ ore 9.00-12.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CONFESSIONI.

OGNI MARTEDÌ ore 15.00: CATECHESI SCUOLA MEDIA.

OGNI GIOVEDÌ ore 15.00: CATECHISMO SCUOLA ELEMENTARE.

ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA.

OGNI VENERDÌ ore 20.00: INCONTRO GRUPPO ADOLESCENTI / GIOVANI.

OGNI SABATO ore 15.00 - 18.00: TEMPO PER LE CONFESSIONI.

DOMENICA 3 DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA

MERCOLEDì 13 ORE 20.00: INCONTRO DI PREGHIERA IN ONORE DI S. ANTONIO

LUNEDÌ 25

SAN MARCO EVANGELISTA FESTA PATRONALE A PAI

ore 10.00 S. MESSA SOLENNE, PROCESSIONE E

BENEDIZIONE DI AUTO E MOTO.

Per informazioni parrocchiali è possibile consultar e il sito: www.parrocchiaditorridelbenaco.it

CELEBRAZIONE CELEBRAZIONE CELEBRAZIONE CELEBRAZIONE DELLA DELLA DELLA DELLA LITURGIALITURGIALITURGIALITURGIA PARROCCHIA DI TORRI

ORARIO FERIALE

ore 7.00 Lodi ore 17.00 Vespero

ore 18.00 S. Messa

ORARIO FESTIVO Sabato ore 17.00 Vespero

ore 18.00 S. Messa

Domenica ore 8.30 S. Messa ore 10.00 S. Messa ore 11.15 S. Messa ore 17.00 Vespero ore 18.00 S. Messa

PARROCCHIA DI PAI

ORARIO FESTIVO Sabato ore 19.30 Domenica ore 10.00

Bollettino di informazione Parrocchiale stampato in proprio La Redazione: Don Giuseppe Cacciatori – Daniela Pippa –Anna Menapace – Rosanna Zanolli –

William Baghini. Collaborazione fotografica: Mario Girardi Impaginato e stampato da: Daniela Pippa