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el West Side di Chicago, dove era nato il 30 Maggio del 1909, Benjamin David (detto Benny) Goodman iniziò a studiare il clarinetto in una sinagoga. Aveva so- lo sedici anni quando esordì con l’orchestra di Ben Pollack, uno dei più noti bandleaders del momento. Nel 1933 avvenne l’in- contro con John Ham- mond, un grande divul- gatore della musica jazz, e questo lo portò a suo- nare (cosa mai successa prima) con musicisti di colore. In seguito, anche grazie alla collaborazione di Fletcher Anderson, l’orchestra di cui diven- ne direttore si impose ra- pidamente all’attenzione del pubblico. Quando Goodman si tra- sferì a New York, la swing craze esplose de- finitivamente: per i gio- vani americani e gran parte di quelli europei non ci fu più altra musi- ca al di fuori del jazz, e non ci fu, per qualche anno, musicista più po- polare dell’occhialuto clarinettista di Chicago. Attentissimo ai gusti del grande pubblico, Good- man non lo assecondò mai più di tanto, perché gli offrì sempre della musica congegnata con ottimo gusto ed impec- cabilmente eseguita, avendo come collabora- tori solisti di gran classe ed alcuni dei più brillan- ti arrangiatori neri: Flet- cher Henderson, Jimmy Mundy, Edgar Sampson e Mary Lou Williams. Con il suo repertorio e con solisti valorosi come Harry James, Teddy Wil- son, Lionel Hampton e Gene Krupa, nel gennaio del 1938, la sua orche- stra ricevette gli onori del trionfo in un memo- rabile concerto alla Car- negie Hall di New York che decretò il nuovo sta- tus raggiunto dal jazz e che nella carriera del clarinettista rappresentò il momento culminante. Nel 1947, quando Good- man si trasferì con la sua orchestra in California, il mondo che lo aveva visto incontrastato so- vrano (quanto meno fino all’ascesa di Glenn Mil- ler) non esisteva più. Era venuta l’ora del bebop ed il clarinettista dovette fare i conti con la nuova musica. Ma l’avventura nei terri- tori del bebop, però, si concluse presto, senza soddisfazioni per Good- man e tra lo sconcerto dei suoi vecchi ammira- tori. In seguito, riorganizzò e diresse complessi grandi e piccoli con i quali suonò più volte in Europa, in Estremo Oriente (1956-1957 e 1964), in Unione Sovie- tica (1962) e perfino in Australia (1973), ma che non fecero storia ed che ebbero vita breve. Mori il 13 giugno del 1986 a New York. F in qui la biografia ufficiale, quella che ha contribuito a consacrarlo come uno dei musicisti jazz più importanti del XX seco- lo, tanto da meritarsi l’appellativo di “Re del- lo Swing”. Ben pochi sanno, però, che accanto alla carriera jazzistica, a partire dal 1938, Goodman coltivò, con sempre crescente in- teresse e con intensa ed amorevole partecipazio- ne, anche la passione per la musica “colta”, quale interprete e soprattutto quale mecenate. Ebbe dunque due carrie- re parallele, quella di jazzista, che gli diede grande celebrità, e quel- la di musicista classico, che gli riservò solo profonde delusioni. Scolastico, impacciato, interprete senza verve, erano queste le defini- zioni con le quali i critici finivano quasi sempre per bollare le sue inter- pretazioni delle musiche di Mozart Weber e Brahms. Anche il com- positore inglese Benja- min Britten, nel dicem- bre del 1940, dopo aver- lo ascoltato eseguire il celebre concerto K 622 di W. A. Mozart, ebbe a dire:”L’orchestra era meravigliosa, solo lui era pateticamente ner- voso e impacciato”. Nell’eseguire i capola- vori della letteratura per clarinetto, Goodman era quasi intimorito, spa- ventato dalla grandezza di queste composizioni. Sarà anche per questo che iniziò a commissio- nare, a gran parte dei compositori attivi intor- no alla metà del ‘900 in America, nuove compo- sizioni per clarinetto che avessero però un lin- guaggio più vicino al suo modo di suonare. L’avventura del Good- man mecenate ebbe ini- zio nell’agosto del 1938, quando chiese al suo amico violinista József Szigeti, di intercedere e di commissionare un brano al compositore Bela Bartok (1881- 1945), suo amico e con- terraneo. Nella sua lette- ra, Szigeti richiese a Bartok un duetto per cla- rinetto e violino con ac- compagnamento di pia- noforte in due movimen- ti contrastanti di circa 6- 7 minuti e con cadenze per il clarinetto e il violi- no. Nonostante la com- missione, Bartók non compose quello che ave- va chiesto Goodman, ma un imponente lavoro di musica da camera in tre movimenti su spunti te- matici elaborati dalle musiche popolari unghe- resi, rumene, bulgare e greche. I Contrasti , questo è il titolo dato al- la nuova composizione da Bartok, furono ese- guiti da Goodman per la prima volta nel 1939 ed, in seguito, incisi per la CBS con Szigeti al violi- no e Bartok al pianofor- te. D ue anni dopo, nel 1941, Goodman commissionò al compositore francese Darius Milhaud (1892- 1974) un concerto per clarinetto. Il risultato fi- nale fu semplicemente straordinario. Milhaud, infatti, scrisse uno dei concerti per clarinetto più imponenti del XX secolo che richiedeva, però, enormi capacità tecniche e una grande musicalità. Per queste difficoltà e soprattutto per l’assenza di cadenze e di libertà interpretati- va, Goodman non eseguì mai questo concerto, preferendogli la versio- ne per clarinetto e orche- stra della suite Scara- muche, che Milhaud aveva rielaborato nel 1939 sempre su sua com- missione. Sempre nel 1941, Good- man commissionò un al- tro concerto per clari- netto al compositore in- glese Benjamin Britten (1913-1976). Entusiasta di questa commissione, Britten, prima di lasciare gli Stati Uniti nella pri- mavera del 1942, iniziò a lavorare al concerto. Sfortunatamente alla do- gana di New York, tutti i suoi manoscritti furono confiscati perché il cen- sore sospettava che essi contenessero messaggi cifrati. Solo nel maggio del 1942 questi furono restituiti e spediti al compositore in Inghil- terra, che nel frattempo aveva ripreso a lavorare alla composizione del- l’opera Peter Grimes. Per una serie di circo- stanze, Britten non com- pleterà mai questo con- certo lasciandoci solo l’abbozzo di un movi- mento contenente la par- te del clarinetto e alcune indicazioni orchestrali e solo nel 1989 questo verrà completato e or- chestrato dal composito- re Colin Matthews. Finita la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947 Goodman commissionò un nuovo concerto al compositore americano Aaron Copland (1900- 1990). “Il lavoro mi die- de l’opportunità di avva- lermi di alcuni degli idiomi del jazz che avevo conosciuto da ragazzo e che avevo già usato in altri lavori ”, ebbe a scri- vere più tardi il compo- sitore. Modellato sul suono e sulle potenzia- lità tecniche ed espressi- ve di Goodman, il Con- certo per clarinetto è strutturato in soli due tempi: al primo movi- mento, lirico ed espres- sivo, segue una lunga ca- denza in stile jazzistico che presenta frammenti tematici ampliati e svi- luppati nel pirotecnico movimento finale. Entu- siasta del risultato fina- le, nel 1950, Goodman diede la première di que- sto concerto sotto la di- rezione dello stesso compositore. Sempre nel 1947, Good- man commissionò un al- tro concerto per clari- netto al compositore te- desco Paul Hindemith (1895-1963). Seppur composto nello stesso anno, nella tipica forma contrappuntistica della scuola tedesca, solo quattro anni dopo, l’11 dicembre 1951, il con- certo fu eseguito per la prima volta da Benny Goodman con l’Orche- stra di Filadelfia sotto la direzione di E. Or- mandy. D ecisamente più jazzistico è Pre- lude, Fugue and Riffs composto nel 1949 da Leonard Bernstein (1918-1990). Ispirato dall’orchestra di Woody Herman, fu tenuto a bat- tesimo da Benny Good- man (a cui è stato poi de- dicato), sotto la direzio- ne dello stesso autore. Sempre in stile jazzisti- co, sono le Derivations per clarinetto e band, scritte nel 1955, su com- missione di Goodman, dall’americano Morton Gould (1913-1996). Questo lavoro, che non prevede cadenze per il clarinetto solista, non solo caratterizza il modo di suonare il jazz di Goodman, ma anche l’orchestrazione richia- ma le sonorità utilizzate dalla sua orchestra. Erano passati poco più di due mesi dalla morte di Francis Poulenc (1899- 1963) quando il 10 aprile 1963, alla Carnegie Hall di New York, risuonaro- no per la prima volta le note della sua Sonata per clarinetto e pianofor- te, solisti d’eccezione Benny Goodman al cla- rinetto e Leonard Bern- stein al pianoforte. Mo- dellata sul calco tradi- zionale del genere came- ristico, in essa Poulenc mescola suggestioni so- nore jazzistiche e neoto- nali, espresse in una iro- nia capace di momenti meditativi tipicamente impressionisti. Seppur commissionata da Good- man, la sonata fu scritta da Poulenc in memoria dell’amico compositore Arthur Honegger (1892- 1955). Una delle ultime compo- sizioni commissionate da Goodman fu il con- certo n° 2 op. 115 del compositore inglese Malcom Arnold (1921). Scritto in uno stile al- quanto libero, in questo concerto ci sono comun- que due elementi che ri- chiamano lo stile jazzi- stico di Goodman. Uno è la cadenza inserita nel primo movimento, da improvvisare sui temi del concerto, e l’altro è l’esilarante movimento finale, il “Pre-Goodman Rag”, una sorta di paro- dia dello stile interpreta- tivo di Goodman. Com- pletato da Arnold nell’a- prile del 1974, questo concerto fu eseguito per la prima volta da Good- man il 17 agosto dello stesso anno a Denver, in Colorado. Oltre ai brani sopra cita- ti, per Benny Goodman ne furono composti mol- ti altri, tra i quali il Trio per clarinetto, violino e pianoforte di Aram Ka- ciaturian (1903-1978), e tutte queste composi- zioni, ancora oggi, sono considerate tra i capisal- di della letteratura clari- nettistica del XX secolo. Il Sannio quotidiano 22 Giovedì 9 giugno 2005 Le Vie della Musica Le Vie della Musica Settimanale di cultura musicale de ‘Il Sannio quotidiano’ e-mail: [email protected] Anno VI (III n.s.) n° 18 Coordinatore responsabile Armin Viglione Collaboratori Adriano Amore Domenico Coduto Carlo De Matola Angela Falato Massimo Forni Rito Martignetti Erminia Passaro Amalia Rossini Donato Zoppo Il celebre strumentista jazz fu affascinato anche dal classico: Bernstein, Hindemith e Poulenc composero per lui brani rimasti nella storia Goodman con Aaron Copland Goodman con Joseph Szigeti al violino e Bela Bartok al pianoforte Goodman con Leonard Bernstein N N Benny Goodman e la letteratura clarinettistica del XX secolo di Adriano Amore

Benny Goodman

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Page 1: Benny Goodman

el WestSide diChicago,dove eranato il 30M a g g i odel 1909,BenjaminD a v i d( d e t t o

Benny) Goodman iniziòa studiare il clarinetto inuna sinagoga. Aveva so-lo sedici anni quandoesordì con l’orchestra diBen Pollack, uno dei piùnoti bandleaders delmomento.Nel 1933 avvenne l’in-contro con John Ham-mond, un grande divul-gatore della musica jazz,e questo lo portò a suo-nare (cosa mai successaprima) con musicisti dicolore. In seguito, anche graziealla collaborazione diFletcher Anderson,l’orchestra di cui diven-ne direttore si impose ra-pidamente all’attenzionedel pubblico. Quando Goodman si tra-sferì a New York, laswing craze esplose de-finitivamente: per i gio-vani americani e granparte di quelli europeinon ci fu più altra musi-ca al di fuori del jazz, enon ci fu, per qualcheanno, musicista più po-polare dell’occhialutoclarinettista di Chicago. Attentissimo ai gusti delgrande pubblico, Good-man non lo assecondòmai più di tanto, perchégli offrì sempre dellamusica congegnata conottimo gusto ed impec-cabilmente eseguita,avendo come collabora-tori solisti di gran classeed alcuni dei più brillan-ti arrangiatori neri: Flet-cher Henderson, JimmyMundy, Edgar Sampsone Mary Lou Williams. Con il suo repertorio econ solisti valorosi comeHarry James, Teddy Wil-son, Lionel Hampton eGene Krupa, nel gennaiodel 1938, la sua orche-stra ricevette gli onoridel trionfo in un memo-rabile concerto alla Car-negie Hall di New Yorkche decretò il nuovo sta-tus raggiunto dal jazz eche nella carriera delclarinettista rappresentòil momento culminante.Nel 1947, quando Good-man si trasferì con la suaorchestra in California,il mondo che lo avevavisto incontrastato so-vrano (quanto meno finoall’ascesa di Glenn Mil-ler) non esisteva più. Eravenuta l’ora del beboped il clarinettista dovette

fare i conti con la nuovamusica.Ma l’avventura nei terri-tori del bebop, però, siconcluse presto, senzasoddisfazioni per Good-man e tra lo sconcertodei suoi vecchi ammira-tori.In seguito, riorganizzòe diresse complessigrandi e piccoli con iquali suonò più volte inEuropa, in EstremoOriente (1956-1957 e1964), in Unione Sovie-tica (1962) e perfino inAustralia (1973), ma chenon fecero storia ed cheebbero vita breve. Mori il 13 giugno del1986 a New York.

Fin qui la biografiaufficiale, quellache ha contribuito a

consacrarlo come unodei musicisti jazz piùimportanti del XX seco-lo, tanto da meritarsil’appellativo di “Re del-lo Swing”.Ben pochi sanno, però,che accanto alla carrierajazzistica, a partire dal1938, Goodman coltivò,con sempre crescente in-

teresse e con intensa edamorevole partecipazio-ne, anche la passione perla musica “colta”, qualeinterprete e soprattuttoquale mecenate.Ebbe dunque due carrie-re parallele, quella dijazzista, che gli diedegrande celebrità, e quel-la di musicista classico,che gli riservò soloprofonde delusioni.Scolastico, impacciato,interprete senza verve,erano queste le defini-zioni con le quali i criticifinivano quasi sempreper bollare le sue inter-pretazioni delle musichedi Mozart Weber eBrahms. Anche il com-positore inglese Benja-min Britten, nel dicem-bre del 1940, dopo aver-lo ascoltato eseguire ilcelebre concerto K 622di W. A. Mozart, ebbe adire:”L’orchestra erameravigliosa, solo luiera pateticamente ner-voso e impacciato”.Nell’eseguire i capola-vori della letteratura perclarinetto, Goodman eraquasi intimorito, spa-ventato dalla grandezza

di queste composizioni.Sarà anche per questoche iniziò a commissio-nare, a gran parte deicompositori attivi intor-no alla metà del ‘900 inAmerica, nuove compo-sizioni per clarinetto cheavessero però un lin-guaggio più vicino al suomodo di suonare.L’avventura del Good-man mecenate ebbe ini-zio nell’agosto del 1938,quando chiese al suoamico violinista JózsefSzigeti, di intercedere edi commissionare unbrano al compositoreBela Bartok (1881-1945), suo amico e con-terraneo. Nella sua lette-ra, Szigeti richiese aBartok un duetto per cla-rinetto e violino con ac-compagnamento di pia-noforte in due movimen-ti contrastanti di circa 6-7 minuti e con cadenzeper il clarinetto e il violi-no. Nonostante la com-missione, Bartók noncompose quello che ave-va chiesto Goodman, maun imponente lavoro dimusica da camera in tremovimenti su spunti te-matici elaborati dallemusiche popolari unghe-resi, rumene, bulgare egreche. I Contrasti,questo è il titolo dato al-la nuova composizioneda Bartok, furono ese-guiti da Goodman per laprima volta nel 1939 ed,in seguito, incisi per laCBS con Szigeti al violi-

no e Bartok al pianofor-te.

Due anni dopo, nel1941, Goodmancommissionò al

compositore franceseDarius Milhaud (1892-1974) un concerto perclarinetto. Il risultato fi-nale fu semplicementestraordinario. Milhaud,infatti, scrisse uno deiconcerti per clarinettopiù imponenti del XXsecolo che richiedeva,però, enormi capacitàtecniche e una grandemusicalità. Per questedifficoltà e soprattuttoper l’assenza di cadenzee di libertà interpretati-va, Goodman non eseguìmai questo concerto,preferendogli la versio-ne per clarinetto e orche-stra della suite Scara-muche, che Milhaudaveva rielaborato nel1939 sempre su sua com-missione. Sempre nel 1941, Good-man commissionò un al-tro concerto per clari-

netto al compositore in-glese Benjamin Britten(1913-1976). Entusiastadi questa commissione,Britten, prima di lasciaregli Stati Uniti nella pri-mavera del 1942, iniziòa lavorare al concerto.Sfortunatamente alla do-gana di New York, tutti isuoi manoscritti furonoconfiscati perché il cen-sore sospettava che essicontenessero messaggicifrati. Solo nel maggiodel 1942 questi furonorestituiti e spediti alcompositore in Inghil-terra, che nel frattempoaveva ripreso a lavorarealla composizione del-l’opera Peter Grimes.Per una serie di circo-stanze, Britten non com-pleterà mai questo con-certo lasciandoci solol’abbozzo di un movi-mento contenente la par-te del clarinetto e alcuneindicazioni orchestrali esolo nel 1989 questoverrà completato e or-chestrato dal composito-re Colin Matthews.Finita la Seconda GuerraMondiale, nel 1947Goodman commissionòun nuovo concerto alcompositore americanoAaron Copland (1900-1990). “Il lavoro mi die-de l’opportunità di avva-lermi di alcuni degliidiomi del jazz che avevoconosciuto da ragazzo eche avevo già usato inaltri lavori”, ebbe a scri-vere più tardi il compo-

sitore. Modellato sulsuono e sulle potenzia-lità tecniche ed espressi-ve di Goodman, il Con-certo per clarinetto èstrutturato in soli duetempi: al primo movi-mento, lirico ed espres-sivo, segue una lunga ca-denza in stile jazzisticoche presenta frammentitematici ampliati e svi-luppati nel pirotecnicomovimento finale. Entu-siasta del risultato fina-le, nel 1950, Goodmandiede la première di que-sto concerto sotto la di-rezione dello stessocompositore.Sempre nel 1947, Good-man commissionò un al-tro concerto per clari-netto al compositore te-desco Paul Hindemith(1895-1963). Seppurcomposto nello stessoanno, nella tipica formacontrappuntistica dellascuola tedesca, soloquattro anni dopo, l’11dicembre 1951, il con-certo fu eseguito per laprima volta da Benny

Goodman con l’Orche-stra di Filadelfia sotto ladirezione di E. Or-mandy.

Decisamente piùjazzistico è Pre-lude, Fugue and

Riffs composto nel 1949da Leonard Bernstein(1918-1990). Ispiratodall’orchestra di Woody

Herman, fu tenuto a bat-tesimo da Benny Good-man (a cui è stato poi de-dicato), sotto la direzio-ne dello stesso autore. Sempre in stile jazzisti-co, sono le Derivationsper clarinetto e band,scritte nel 1955, su com-

missione di Goodman,dall’americano MortonGould (1913-1996).Questo lavoro, che nonprevede cadenze per ilclarinetto solista, nonsolo caratterizza il mododi suonare il jazz diGoodman, ma anchel’orchestrazione richia-ma le sonorità utilizzate

dalla sua orchestra. Erano passati poco più didue mesi dalla morte diFrancis Poulenc (1899-1963) quando il 10 aprile1963, alla Carnegie Halldi New York, risuonaro-no per la prima volta lenote della sua Sonataper clarinetto e pianofor-te, solisti d’eccezioneBenny Goodman al cla-

rinetto e Leonard Bern-stein al pianoforte. Mo-dellata sul calco tradi-zionale del genere came-ristico, in essa Poulencmescola suggestioni so-nore jazzistiche e neoto-nali, espresse in una iro-nia capace di momentimeditativi tipicamenteimpressionisti. Seppurcommissionata da Good-man, la sonata fu scrittada Poulenc in memoriadell’amico compositoreArthur Honegger (1892-1955).Una delle ultime compo-sizioni commissionateda Goodman fu il con-certo n° 2 op. 115 delcompositore ingleseMalcom Arnold (1921).Scritto in uno stile al-quanto libero, in questoconcerto ci sono comun-que due elementi che ri-chiamano lo stile jazzi-stico di Goodman. Uno èla cadenza inserita nelprimo movimento, daimprovvisare sui temidel concerto, e l’altro èl’esilarante movimentofinale, il “Pre-GoodmanRag”, una sorta di paro-dia dello stile interpreta-tivo di Goodman. Com-pletato da Arnold nell’a-prile del 1974, questoconcerto fu eseguito perla prima volta da Good-man il 17 agosto dellostesso anno a Denver, inColorado.Oltre ai brani sopra cita-ti, per Benny Goodmanne furono composti mol-ti altri, tra i quali il Trioper clarinetto, violino epianoforte di Aram Ka-ciaturian (1903-1978),e tutte queste composi-zioni, ancora oggi, sonoconsiderate tra i capisal-di della letteratura clari-nettistica del XX secolo.

Il Sannio quotidiano22 Giovedì 9 giugno 2005 Le Vie della Musica

Le Vie della MusicaSettimanale di cultura musicale de

‘Il Sannio quotidiano’e-mail: [email protected]

Anno VI (III n.s.) n° 18

Coordinatore responsabileArmin Viglione

CollaboratoriAdriano Amore

Domenico CodutoCarlo De MatolaAngela FalatoMassimo ForniRito Martignetti

Erminia PassaroAmalia RossiniDonato Zoppo

Il celebre strumentista jazz fu affascinato anche dal classico: Bernstein, Hindemith e Poulenc composero per lui brani rimasti nella storia

Goodman con Aaron Copland

Goodman con Joseph Szigeti al violino e Bela Bartok al pianoforte

Goodman con Leonard Bernstein

NN

Benny Goodman e la letteratura clarinettistica del XX secolodi Adriano Amore