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4 numero anno 4 - luglio - agosto 2014 PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE Farmaci in gravidanza, istruzioni per l’uso Paolo Casiraghi Apri la bocca, ti faccio ridere Ginnastica facciale per un viso senza rughe Stili di vita, va di moda lo “slow” Speciale estate: salviamoci la pelle Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

Bergamo Salute - 2014 - 4 – luglio/agosto

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BERGAMO SALUTE - Bimestrale di informazione medico sanitaria e benessere.

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4numero

anno 4 - luglio - agosto 2014PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Farmaci in gravidanza, istruzioni per l’uso

Paolo CasiraghiApri la bocca, ti faccio ridere

Ginnastica facciale per un viso senza rughe

Stili di vita, va di moda lo “slow”

Speciale estate: salviamoci la pelle

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ALBINO (Bg) C. Comm. Valseriana Center Tel. 035.754535

BERGAMO Galleria Comm. AuchanTel. 035.4284472

STEZZANO (Bg) C. Comm. Le Due TorriTel. 035.4379379

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IN QUESTO NUMEROFinalmente è arrivata! Dopo tanta pioggia pareproprio che la bella stagionesia entrata nel pieno.Ecco allora qualche consiglio utile per affrontarla al meglio, sia che si resti in città sia che si vada in vacanza. Dalle precauzioni per evitare problemi alla pelle a quelle pernon correre il rischio di congestione. E a proposito di vacanze, perché non approfittarne per imparare a rallentare e riscoprire il gusto della lentezza con i consigli della nostra psicologa? Sono sempre di più le persone in tutto il mondo contagiate dalla moda dello "slow". E voi cosa aspettate? Non ci resta che augurarvi come sempre buona lettura e buona estate… all'insegna del relax!

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

anno 4 - luglio - agosto 20144numer

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PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE

ITALIANA PER L'EDUCAZIONE

ALIMENTARE

Editoriale 5 Estate 2014, salviamoci la pelle

SPECIALE PELLE6 Dermatite atopica: al mare è meglio 8 Asciugarsi bene per prevenire i funghi della pelle 10 Il sole? Farmaco "naturale" contro la psoriasi

SPECIALITÀ A-Z12 Gastroenterologia Così eviti la congestione14 Ortopedia Distorsione della caviglia16 Pneumologia Asma: attenzione a sovrappeso, inquinamento e stress

PERSONAGGIO18 Paolo Casiraghi Apri la bocca, ti faccio ridere

IN SALUTE20 Stili di vita

Va di moda lo "slow"22 Alimentazione

Per dimagrire, attenzione ai cibi molli

IN ARMONIA24 Psicologia Paura del dentista?26 Coppia Omosessualità: sfatiamo i pregiudizi e le false credenze

IN FAMIGLIA28 Dolce attesa Farmaci in gravidanza, istruzioni per l'uso30 Bambini Una casa a misura dei più piccoli

RUBRICHE41 Altre terapie Computer Game Therapy43 Guida esami Vene e arterie sotto controllo

con l'ecocolordoppler Animali

44 Se il cane ha l'epilessia STRUTTURE46 Istituto Clinico Quarenghi48 Clinica Castelli

IN FORMA50 Fitness Nuoto e dintorni, guida alla scelta 52 Bellezza Ginnastica facciale

per un viso senza rughe

REALTÀ SALUTE55 Ico sas57 Ipasvi59 Studio odontoiatrico Capoferri60 Centro Studi Synapsy

DAL TERRITORIO62 News63 Onlus Riconoscere la lingua dei segni,

il primo passo per una vera integrazione dei sordi

65 Il lato umano della medicina Così ho creato un angolo

di paradiso nell'inferno69 Malattie rare

Associazione A.R.M.R.70 Testimonianza

Con l'amore ho sconfitto la leucemia Allegato centrale: AMICI DI BERGAMO SALUTE

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Bergamo Salute 5

Queste cellule, "aggredite" da-gli UV, liberano alcune sostanze chimiche, dette citochine che danno origine a un'infiamma-zione, provocando così arros-samento, prurito e bruciore, in particolare su décolleté, spalle, cosce e dorso dei piedi, le zone più sensibili. Non si tratta solo di un problema fastidioso: provoca alla pelle un danno irreversibile che la rende più delicata, oltre che più esposta al rischio di me-lanomi. Senza contare che trop-po sole fa invecchiare precoce-mente la cute. Tanti buoni motivi per tenersi cara la propria pelle! Soprattutto in questa stagione.

Elena BuonannoDaniele Gerardi

Estate e pelle, un rappor-to d'amore e odio. Se da una parte gli esperti non

si stancano di mettere in guar-dia sui pericoli di un'eccessiva esposizione al sole (ma anche dal rischio di contrarre micosi, frequenti nella stagione calda), dall'altra esistono alcune pato-logie e problemi della cute che sotto i raggi solari possono mi-gliorare. Come la psoriasi e la dermatite atopica, di cui parla-no i nostri esperti in questo spe-ciale. Benefici sì, a patto però che il sole venga preso, comun-que, con le dovute precauzioni. Poche e semplici regole che gli italiani, secondo i sondaggi, co-noscono bene anche se solo il 40% circa se ne ricorda una vol-ta arrivato in spiaggia o a bordo piscina. La prima? Evitare di

esporsi nelle ore centrali della giornata. Importante poi è esse-re graduali in modo da abituare la pelle, senza mai dimenticare (nemmeno quando si è già ab-bronzati) un'adeguata protezio-ne, in crema o spray, adatta al proprio fototipo, cioè all'insie-me di caratteristiche che com-prendono il colore della pelle e degli occhi. Chi, ad esempio, ha la pelle chiara e gli occhi az-zurri dovrebbe usare una prote-zione più alta rispetto a chi ha pelle scura e occhi marroni. Il rischio, altrimenti, è la comparsa di eritemi e scottature. I raggi UV, e in particolare gli UVB, pene-trano infatti nell'epidermide, la parte più superficiale della pel-le, danneggiando le strutture dei cheratonitici, cioè le cellule più numerose presenti nella cute.

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EDITORIALE

Estate 2014, salviamoci la pelle

Adriano Merigo

6 Bergamo Salute

SPECIALE PELLE

Dermatite atopica: al mare è meglioSole e sale hanno effetti benefici nei confronti di questo problema sempre più diffuso a cura di Elena Buonanno

blema. «Si tratta di un'epidemia che ha registrato un aumento progressivo negli ultimi 50 anni e che non risparmia nemmeno gli adulti».

Dottor Naldi, ma perché si chiama "atopica"?Il termine "atopia", introdotto dagli allergologi Arthur Coca e Robert Cooke attorno al 1920, si-gnifica letteralmente "strano". In origine si riferiva a un'anormale ed esagerata forma di sensibilità a sostanze presenti nell'ambien-te come polvere o pollini. Oggi sappiamo che tale ipersensi-bilità dipende dalla formazio-ne di una particolare classe di immunoglobuline, le IgE. Esiste una progressione abbastanza caratteristica delle condizioni cliniche dell'atopia. La prima a comparire nel corso della

"Il piccolo Andrea da qual-che settimana è irrequieto. Si sveglia di notte in preda

al pianto. Al compimento del quarto mese si pensava che il motivo fosse la comparsa del primo dentino. Ma, la pelle si è fatta particolarmente secca e al viso e nell'area del pannolino anche molto arrossata. Il papà di Andrea ha una lunga storia di asma allergica e il pediatra che visita il bambino diagnostica una dermatite atopica". La storia di Andrea è simile a quella di tanti altri bambini. «Oggi, in pro-vincia di Bergamo, si calcola che tre su dieci ricevano una diagno-si di dermatite atopica entro i pri-mi dodici mesi di vita» conferma il dottor Luigi Naldi, specialista in dermatologia e allergologia clinica, al quale ci siamo rivol-ti per conoscere meglio il pro-

vita è la dermatite atopica, cui possono far seguito allergia ali-mentare con orticaria o disturbi intestinali e allergie respiratorie. Questa progressione prende il nome di "marcia atopica". A dispetto del suo nome, però, la dermatite "atopica" non si asso-cia sempre ad "atopia": circa il 50% dei soggetti con dermatite atopica ha normali livelli di IgE e non presenta evoluzione verso le altre condizioni dell'atopia.

A che età compare in genere?Più comune nel bambino picco-lo, in cui prende anche il nome di eczema costituzionale, la der-matite atopica può esordire a ogni età. Le sue manifestazioni possono scomparire per lunghi periodi di tempo per poi riappa-rire inaspettatamente.

E quali sono i sintomi? Innanzitutto il prurito, persisten-te, diffuso, invalidante, una par-ticolare secchezza della pelle che si presenta arida e rugosa, infine la presenza di chiazze arrossate che possono essere inizialmente umide e poi farsi più secche. Le lesioni arrossate possono avere una distribuzio-ne variabile a seconda dell'età. Circa il 20% dei piccoli pazienti con dermatite atopica può svi-luppare anche un'allergia ali-mentare. I cibi più comunemen-te responsabili sono le proteine del latte, dell'uovo, le arachidi, il grano e la soia.

Dott. Luigi NaLDi

Specialista in Dermatologia e Allergologia Clinica Presso l'Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Direttore Centro Studi GISED, Bg

sco delle risposte allergiche. Ci sono poi fattori aggravanti: impiego di alcuni indumenti con fibra grossolana come la lana, contatto prolungato con l'acqua, specie se "dura", infe-zioni, uso di detergenti troppo "energici".

E come si può curare?Gli obbiettivi del trattamento si possono riassumere in due punti: prevenzione delle riacu-tizzazioni; riduzione della dura-ta e dell'intensità di ogni singo-lo episodio acuto. È importante educare i genitori dei piccoli atopici a evitare i fattori scate-nanti che abbiamo citato sopra, in particolare idratando rego-larmente la pelle con emol-lienti (nei centri più avanzati si tengono corsi per genitori, detti "Scuola dell'atopia"). Nel trattamento degli episodi acuti di fondamentale importanza sono i farmaci, da usare con giudizio ma senza apprensioni ingiustificate: steroidi per uso locale o, in alternativa, inibitori della calcineurina, come tacro-limus e pimecrolimus. La fotote-rapia, cioè l'impiego di cabine con emissione di luce ultra-violetta, può essere di grande aiuto, nei bambini grandicelli

Ma quali sono le cause?La dermatite atopica può esse-re considerata come un difetto della funzione di barriera della pelle che comporta, da un lato, un'aumentata perdita di acqua attraverso la stessa, dall'altro, una risposta infiammatoria al-terata. In circa il 50% dei pazien-ti con dermatite atopica è pre-sente una mutazione del gene che sintetizza la filaggrina, una proteina strutturale della pelle. Inoltre, la superficie cutanea è particolarmente suscettibile a infezioni come quelle da virus erpetici e facilmente coloniz-zabile dallo stafilococco aureo, germe che può contribuire al mantenimento dell'infiamma-zione. Infine, è stato dimostrato che i bambini atopici presen-tano un ridotto sviluppo della microflora batterica intestinale. Questa gioca un importante ruolo di regolazione nell'inne-

e nell'adulto, in presenza di le-sioni estese. Nei casi più gravi si possono impiegare, secondo precisi piani di trattamento, gli immunosoppressori sistemici. Alcuni trattamenti comple-mentari possono contribuire al miglioramento dei sintomi. In particolare l'utilizzo di probio-tici per ripristinare un'adeguata microflora batterica intestinale e le cosiddette camere del sale, ambienti confinati in cui viene fatto circolare sale micronizza-to, che possono ridurre la colo-nizzazione della pelle da parte dello stafilococco aureo. Effetti benefici hanno, infine, l'esposi-zione al sole e il mare.

Diete specifiche possono aiutare? Andrebbero considerate quan-do un bambino con una grave dermatite atopica non risponde adeguatamente al trattamento o quando vi sia una storia di

orticaria acuta o dolori addominali che esor-discono entro pochi minuti dall'ingestione

di un alimento specifico. Ma attenzione a regimi trop-po restrittivi in un bim-bo che ha bisogno di crescere!

E TU SEI A RISCHIO?Secondo i criteri dell'UK Wor-king Party, la dermatite atopica è la probabile diagnosi quando, in presenza di una storia di pru-rito persistente nell'ultimo anno, almeno tre delle seguenti condi-zioni siano soddisfatte:1. storia passata di lesioni delle pieghe cutanee (gomiti, ginoc-chia, caviglie, collo);2. storia personale di asma o rino-congiuntivite allergica (o storia di malattia atopica in un parente di primo grado se il sog-getto è di età inferiore a 4 anni);3. storia di secchezza della pelle nell'ultimo anno;4. esordio delle manifestazioni cliniche prima dei 2 anni; 5. presenza attuale di lesioni alle pieghe (o alle guance, fronte e arti se il soggetto ha età infe-riore a 4 anni).

8 Bergamo Salute

SPECIALE PELLE

Asciugarsi bene per prevenire i funghi delle pellea cura di Elena Buonanno

ticolare tra le dita dei piedi, nelle pieghe della zona dell'inguine, tra le dita e, nelle donne, nella piega sotto il seno. Ma perché vengono? E come si curano? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Gabriella D'Anna, dermatologa.

Dottoressa D'Anna, ci spiega meglio cosa è una micosi?Le micosi sono un gruppo di ma-lattie molto vasto ed eterogeneo. Possono colpire la cute glabra (senza peli), gli annessi cutanei (peli, capelli e unghie), le mu-cose (bocca, organi genitali) e anche, non frequentemente per

fortuna, gli organi inter-ni (visceri). La gran par-te delle micosi cutanee è dovuta a funghi detti dermatofiti, specializ-zati nell'attaccare le cheratine, proteine dure che si trovano nello strato corneo della pel-le, cioè quello più su-perficiale, ma anche nei capelli e nelle unghie. Queste forme di micosi (dette anche dermatofi-zie) sono molto diffuse e rappresentano una delle patologie più fre-quenti per le quali ci si rivolge al dermatologo. Tra le forme più comu-ni ci sono quelle causa-te dalla Tinea Pedis e Manuum, che si svilup-pa tra le dita dei piedi

Una piccola macchia rossa, un po' di prurito e la pel-le che appare squamosa.

Unghie che cambiano colore e consistenza. Caduta di capel-li da piccole porzioni di cuoio capelluto. Tutti questi fenomeni possono essere segno di una mi-cosi, cioè di un'infezione causa-ta da funghi microscopici invisi-bili all'occhio umano, chiamati miceti, molto frequente quando fa caldo e la sudorazione au-menta. Per crescere e prolifera-re infatti questi microrganismi hanno bisogno di un ambiente caldo-umido, come quello che si crea in questa stagione in par-

(tipica degli sportivi o di chi por-ta scarpe antinfortunistiche) e delle mani, e dalla Tinea Cruris nelle pieghe della zona inguina-le. Un altro tipo di infezioni è pro-vocato da funghi appartenenti al gruppo dei lieviti (vedi box).

Come si manifestano e riconoscono?Le dermatofizie si manifestano come chiazze rosee più o meno accese di varie dimensioni, as-sociate o meno a prurito, con bordi definiti da un orletto con vescicole periferiche (che però talvolta può essere frammen-tato o mancare del tutto). L'a-

ATTENZIONE AI LIEVITITra le infezioni da lieviti, la più diffusa è quella causata dalla Candida albicans, che colpisce in particolare le mucose ed è favo-rita da un eccesso di umidità. Ti-pica è la candidosi vaginale, ma anche la cosiddetta dermatite da pannolino. Può colpire anche le mani, ad esempio di casalin-ghe o addetti alle pulizie. Oltre alla Candida, un'altra infezione da lieviti frequente è la Pitiriasi Versicolor o, volgarmente, fungo di mare, così chiamata perché in genere si manifesta, quando la pelle si abbronza, con macchie bianche soprattutto su schiena, torace e spalle. A differenza delle altre micosi, questa infezione non è contagiosa poiché il fungo vive normalmente nei follicoli piliferi. In alcuni individui e in condizioni particolari, invece di rimanere lì va ad "aggredire" la pelle.

Bergamo Salute 9

Dott.ssa gabrieLLa D'aNNa

Specialista in Dermatologia presso la Casa di Cura Habilita Zingonia

re stati patologici come il dia-bete. Contrariamente a quanto molti pensano, invece, l'igiene non conta molto se manca la fonte di contagio!

A proposito di contagio, è possibile prevenirlo?Questi agenti infettanti sono molto piccoli, non si vedono a occhio nudo e quindi evitare il contagio non è semplice. In ogni caso esistono delle "regole" che permettono di limitare il rischio. Tra queste mantenere sempre la

pelle ben idratata e asciutta so-prattutto nelle pieghe cutanee, evitare nell'igiene quotidiana detergenti aggressivi che rendo-no la pelle secca e più attacca-bile dai funghi e far controllare gli animali domestici dal veteri-nario. Se in famiglia c'è qualcu-no con una micosi è importante evitare il contatto usando mezzi di protezione e usando asciuga-mani diversi. Importante, infine, è non tentare cure casalinghe consigliate da amici, parenti o altri, ma rivolgersi subito a medi-ci specialisti in dermatologia.

Quali sono le cure?La terapia delle micosi è mol-to variabile a seconda del tipo, estensione, sede e soggetto da trattare. In generale, comun-que, si basa su applicazione di creme o lozioni per uso locale (terapia topica), nei casi più semplici, aggiungendo farmaci per bocca (terapia generale) in quelli più complessi o degli an-nessi piliferi e unghie. I farmaci a disposizione cosiddetti anti-fungini sono molteplici sia per uso topico sia generale. Il limite è che la cura per le micosi, al contrario delle infezioni batte-riche, è molto lunga. Varia dai 3 ai 6 mesi. Questo comporta che talvolta i pazienti si stanchino e interrompano le medicine pri-ma della guarigione.

SE ATTACCANO LE UNGHIEAnche le unghie possono essere interessate da infezioni mico-tiche. Iniziano con una piccola macchia bianco-giallastra (o di colore più scuro) che poi si estende fino a interessare tutta l'unghia, che finisce per solle-varsi dal letto ungueale sbri-ciolandosi. Altri sintomi sono ispessimento dell'unghia, dolore alla punta dei piedi o delle mani in corrispondenza dell'unghia malata ed emanazione di cattivo odore. Spesso vengono erro-neamente definite onicomicosi, patologie della lamina dell'un-ghia, che in realtà sono indice di altre patologie cutanee (pso-riasi, lichen planus, alopecia aerata etc.) o post traumatiche (onicoschizzia) o addirittura di organi interni o sindromi eredi-tarie, per fortuna molto rare.

spetto è grossolanamente ton-deggiante nella forma e piano, desquamante in superficie. In altri casi le micosi possono mo-strarsi con un'area biancastra macerata a volte maleodoran-te, come succede ad esempio negli spazi tra le dita dei piedi. Nel caso in cui la dermatofizie colpisca i peli, ovvero capelli o barba, compaiono zone prive di peli simili a alopecia con chiaz-ze rosse. Tra gli agenti infettanti, in questo caso, ci sono la Tinea Microsporica, la più comune nei bimbi (può dar luogo a epide-mie scolari), le Tinee Favosa, Barbae e Kerion, meno frequenti, che colpiscono soprattutto ma-schi adulti nelle zone agricole e sono trasmesse dagli animali.

Ma quindi i funghi si prendono dagli animali?I funghi si trasmettono sia per contatto tra uomo e uomo sia con animali infetti (gatto, cane, cavallo, bovini, conigli etc.). Vi-vono ovunque, ma i climi caldo-umidi favoriscono il contagio. Il loro attecchimento e il con-seguente sviluppo della malat-tia sono favoriti da condizioni individuali come la variazione quali-quantitativa del sebo fi-siologicamente secreto, l'idrata-zione cutanea, l'aumento della temperatura corporea con au-mento della sudorazione oppu-

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PRIMA REGOLA: IDRATAREL'uso di prodotti idratanti e am-morbidenti è molto importante per chi soffre di psoriasi: aiuta la pelle nella sua funzione di na-turale barriera protettiva. Inol-tre secondo diversi studi può allungare i periodi di remissio-ne della malattia e intensificare gli effetti positivi delle terapie che il paziente sta seguendo. La psoriasi, infatti, pur essendo una malattia cronica, può ave-re un andamento "altalenante", tra periodi d'intensificazione e altri di totale scomparsa delle chiazze.

SPECIALE PELLE

state, la malattia tende a miglio-rare sensibilmente. Ne parliamo con il dottor Carlo Enrico Urba-ni, dermatologo.

Dottor Urbani, innanzitutto che tipo di malattia è?La psoriasi è una malattia au-toimmune, cronico-infiammato-ria, della pelle, non contagiosa. Si caratterizza per la presenza di chiazze di pelle ispessita ros-sastre e rotondeggianti, chiara-mente infiammate, sulle quali si formano delle squame di colo-re argenteo, dovute a un ricam-bio delle cellule della pelle 5-10 volte superiore rispetto al turn over normale. In alcuni casi la pelle si desquama al punto da arrivare a sanguinare. Sono evi-denti, quindi, le ripercussioni negative che la malattia può avere sulla qualità della vita, in

Colpisce più di 2 milioni di italiani con un impat-to sulla vita quotidiana

che in alcuni casi può diven-tare davvero pesante. C'è chi smette di fare sport, chi limita al minimo le relazioni sociali e in-terpersonali. Tutto per colpa di quelle fastidiose "chiazze " che compaiono soprattutto su go-miti, ginocchia, cuoio capelluto, regione lombo-sacrale, mani e piedi. Parliamo della psoriasi, malattia cronica della pelle dall'evoluzione imprevedibile, che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha assimilato, per l'impatto che può avere sulla salute e sulla qualità di vita del paziente, ad altre malattie croniche ben più note, come il diabete o l'iperten-sione. La buona notizia è che, generalmente, nel corso dell'e-

particolare per l'impatto visivo ed estetico. Conoscere e indivi-duare queste condizioni è fon-damentale per valutare meglio il "peso" della malattia psoriasi-ca e adottare strategie di gestio-ne multidisciplinari.

Il sole? Farmaco "naturale"

contro la psoriasi Non esiste ancora una cura definitiva, ma la "fototerapia " (con buon senso)

può aiutare a controllare la malattiaa cura di Elena Buonanno

Bergamo Salute 11

Dott. CarLo eNriCo urbaNi

Specialista in Dermatologia presso Centro Medico Carvico e Direttore sanitario Centro Medico Althea a Milano

nitario che causa un'eccessiva produzione di cellule della pel-le (cheratinociti) in risposta a fenomeni infiammatori. I fattori che attivano questo processo sono in gran parte sconosciuti, ma certe sono una predispo-sizione genetica e l'influenza di alcuni fattori di rischio am-bientali che possono incide-re sul decorso della malattia. Fra questi: fumo, abitudini ali-mentari (diete ipercaloriche), sovrappeso, stress psico-fisici, alcune infezioni e alcuni far-maci (litio, beta-bloccanti, ACE inibitori).

Si può curare? E in cosa consiste la terapia?Nelle forme lievi esistono trat-tamenti che permettono di controllare efficacemente la malattia. Tra questi, trattamen-ti farmacologici topici e fisici (come la fototerapia con par-ticolari lampade UVB a banda stretta o PUVA), pomate emol-lienti e creme a base di corti-costeroidi, acido salicilico, deri-vati della vitamina A, analoghi della vitamina D (che ha azio-ne antipsoriasica). Nelle forme moderate e gravi serve invece un intervento terapeutico an-che sul sistema immunitario, con l'impiego per via sistemica di retinoidi, molecole in grado di controllare l'eccessiva pro-liferazione e desquamazione epiteliale (dello strato superio-re della pelle), e di farmaci im-munosoppressori. Da qualche anno abbiamo a disposizione anche, efficaci e con minori effetti collaterali, i "farmaci bio-logici", che hanno il vantaggio di interferire in modo selettivo

nei processi immunologici che scatenano la psoriasi.

Perché in estate migliora?Il merito principale va al sole, una sorta di farmaco naturale, in associazione alle cure tra-dizionali, purché preso nella giusta misura. Il sole agisce in diversi modi nei confronti della psoriasi: fa aumentare la sintesi di vitamina D, che come abbia-mo detto ha effetto antipso-riasico, diminuisce la velocità di crescita delle cellule che è esagerata nella psoriasi e spe-gne l'infiammazione. Del resto una delle cure per la psoriasi, la fototerapia si basa sulla parte "buona" dei raggi ultravioletti. Il sole però va preso con pre-cauzione per evitare scottature ed eritemi, senza dimenticare che una piccola quota di casi di psoriasi (circa il 5%) peggio-ra con un'eccessiva esposizio-ne solare. Per "bagni di sole" non si intende dire che biso-gna cuocere la pelle restando ore e ore sotto i raggi: bastano da 20 a 30 minuti al giorno per ottenere un benefico effetto, usando sempre una protezione solare con schermo medio-alto, in base al proprio fototipo. Se si prende il sole al mare, poi, si ha una doppia efficacia terapeuti-ca, infatti la salinità dell'acqua ha un elevato potere "decap-pante" (cioè favorisce il distac-co delle lamelle della psoriasi).

NON SOLO PELLESecondo le stime dell'Organiz-zazione Mondiale della Sanità (OMS), in circa il 10 per cento dei pazienti la psoriasi colpi-sce anche le articolazioni: in tal caso si parla di artrite pso-riasica, un reumatismo infiam-matorio cronico caratterizzato da dolore delle articolazioni, ac-compagnato da gonfiore e sen-so di calore. Oltre all'artrite altre condizioni concomitanti, che si manifestano in genere a distan-za di anni dall'esordio della ma-lattia cutanea e non riguardano tutti i malati, sono alcune malat-tie metaboliche (come diabete e aumento di peso) e cardiovasco-lari (aumento di colesterolo e trigliceridi, aumento del rischio di diabete e di infarto).

Ma quali sono le cause?L'origine di questa patologia, che divampa all'improvviso a qualsiasi età (anche se il pic-co di insorgenza è tra i 20 e i 40 anni), è ancora sconosciuta, anche se si ritiene sia dovuta a un errore del sistema immu-

12 Bergamo Salute

SPECIALITÀ A-Z GASTROENTEROLOGIA

Mal di stomaco e cram-pi addominali, sensa-zione di debolezza

ai muscoli, nausea, giramenti di testa e malessere generale. Sono questi i sintomi più comuni del-la congestione gastro-intestinale, un disturbo che può insorgere se si fa il bagno mentre stomaco e intestino sono impegnati nel-la digestione e che nei casi più gravi può causare la perdita di forze e lo svenimento, esponen-do quindi al rischio di annegare.

Occhio agli shock termiciCon il termine "congestione" si intende un blocco improvviso della fase digestiva. In genere questa disfunzione è causata dal-lo shock termico provocato dal brusco impatto dell'organismo con temperature più basse di quelle ambientali nelle ore dopo il pranzo, dall'ingestione di be-vande ghiacciate o da sforzi fisici eccessivi durante la digestione. L'esempio più comune è il clas-sico bagno in mare (dopo ore e ore al sole) con acqua a tempe-ratura decisamente più bassa di quella esterna (non deve essere necessariamente gelata, basta che sia sotto i 20 gradi).

Così eviti la congestione Bagnarsi con gradualità, evitare sforzi fisici dopo pranzo, stare leggeri a tavola e aspettare la fine della digestione: i consigli per evitare rischi a cura di Nicola Gaffuri

Se muscoli e stomaco "chiedono" sangue contemporaneamenteDurante la fase digestiva si ha un apporto notevole di sangue e quindi di ossigeno allo sto-maco e all'intestino: il motivo per cui si instaura la cosiddetta "congestione" è proprio la dimi-

nuzione improvvisa di apporto di sangue all'apparato digeren-te. Lo shock termico provocato dall'immersione in acqua fred-da, infatti, provoca una repen-tina ridistribuzione del sangue poiché il corpo, per contrastare la dispersione del calore, reagi-sce mediante un maggior ap-

porto di sangue al cervello e alle sedi periferiche.

I vasi sanguigni del-la pelle si restrin-gono, i muscoli si raffreddano e, come reazione di difesa, comincia-no a richiamare più sangue. Anche l'apparato digesti-vo, però, necessita di più sangue per portare avanti la di-gestione ed evitare un raffreddamento

che la compromette-rebbe. Il problema è

che per il nostro orga-nismo "spostare" due

masse di sangue così importanti nello stesso momento diventa trop-po impegnativo e così si crea uno squilibrio nella distribuzione del sangue, con la conseguenza che non ne arriva a sufficien-za né ai muscoli né allo stomaco: i muscoli si indeboliscono (motivo per il quale si può an-che annegare), men-

Dott. NiCoLa gaffuri

Responsabile Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Humanitas Gavazzeni Bergamo

Bergamo Salute 13

caldo a uno freddo (ad esem-pio un centro commerciale cli-matizzato o un locale con aria condizionata forte). In quest'ul-timo caso è opportuno coprirsi bene, soprattutto la pancia.

Nel dubbio, meglio chiamare i soccorsiIn caso si avvertano sintomi so-spetti che possano far pensare a una congestione o si veda qualcuno che non sta bene, bi-sogna uscire o far uscire imme-diatamente la persona dall'ac-qua, sdraiarsi o sdraiarla con le gambe sollevate per alcuni minuti, una posizione che riatti-va la circolazione sanguigna e favorisce un più veloce afflusso di sangue al cervello, cercan-do di far riscaldare il corpo. In ogni caso, però, visto che non è così semplice capire se si tratti davvero di congestione, la cosa più importante è chiamare su-bito i soccorsi.

e aspettare qualche minuto, cominciando a inumidirsi an-che la pancia. Anche chi resta in città può andare incontro a congestione o blocchi della di-gestione, provocati ad esempio da bevande troppo fredde o dal passaggio, dopo aver mangiato abbondantemente, da un luogo

tre la digestione tende a rallen-tare fino a bloccarsi. I sintomi che si possono instaurare sono dolori di stomaco, nausea, vomi-to, vertigini, pallore, sudorazione fredda, debolezza e infine sve-nimento, condizione che può esporre al rischio di annegare. Nei casi più gravi, in particolare in soggetti anziani con patolo-gie concomitanti, si può arrivare fino al collasso cardiocircolato-rio (molto raro).

Le regole per bagni tranquilli: bisogna sempre aspettare le "classiche" tre ore?Per prevenire rischi è bene se-guire alcune semplici regole dettate dal buon senso. Innan-zitutto, ovviamente, non fare il bagno nella fase digestiva in acque fredde (se la temperatu-ra dell'acqua è elevata il pro-blema non si pone). Ma quante ore bisogna aspettare prima di poter fare il bagno? Non esiste una regola fissa. Dipende da diversi fattori. Se si è mangiato leggero, ad esempio un tramez-zino o una fonte di zuccheri o carboidrati, basta un'ora-un'ora e mezza; se però si è consumato un pasto abbondante e ricco di grassi e alcolici bisogna aspetta-re le "classiche" 3 ore. Lo stesso vale se si è in età avanzata con patologie gastrointestinali o cardiovascolari. È importante evitare di bere bevande fredde o ghiacciate e non fare sforzi fisici eccessivi a stomaco pie-no, come lunghe nuotate. Tra le precauzioni per prevenire brutte sorprese c'è l'entrare in acqua gradualmente. L'ideale è bagnarsi inizialmente solo fino all'altezza dell'ombelico

In caso di blocco della digestione si può prendere del bicarbonato

che aiuta a favorire lo svuotamento gastrico. Anche

una tazza di camomilla calda

può essere utile

14 Bergamo Salute

SPECIALITÀ A-Z ORTOPEDIA

La distorsione di caviglia rappresenta uno dei trau-mi più frequenti nelle at-

tività quotidiane e sportive. Non risparmia nessuno, nemmeno i più allenati. Prova ne è l'infortu-nio subito dal portiere della na-zionale Gigi Buffon il giorno pri-ma della partita d'esordio della nazionale italiana ai recenti mondiali di calcio in Brasile. Curarla nel modo appropriato, a seconda dello stadio di gravità, ma soprattutto fare una corretta rieducazione è molto importan-te. Il rischio, altrimenti, è che la caviglia rimanga instabile e più esposta a "ricadute".

I tre gradi di gravitàLa caviglia è formata dall'unione tra la tibia e il perone (due ossa lunghe che appartengono allo scheletro della gamba) e dall'a-

Distorsione della caviglia Cosa fare e come prevenire uno dei traumi più comuni, non solo tra gli sportivi a cura di Michele Albano

stragalo, osso del piede, che in-sieme formano l'articolazione tibio-tarsica. La distorsione è un evento traumatico che deter-mina la modifica momentanea tra i rapporti di questa artico-lazione. A seconda della gravi-tà e dell'interessamento delle strutture legamentose, possiamo parlare di 3 gradi di distorsione: •I grado: si verifica una distrazio-ne (stiramento) dell'apparato capsulo-legamentoso. Il dolore e la limitazione del movimento sono modesti senza instabilità articolare. •II grado: è caratterizzata da una lesione parziale dei legamenti, più frequentemente il legamen-to peroneo-astragalico anterio-re. In queste situazioni il dolore è maggiore, spesso compare un ematoma e l'instabilità dell'arti-colazione è lieve.

•III grado: si verifica lesione completa di uno o più legamen-ti dell'articolazione. Il dolore e la limitazione del movimento sono importanti e sono asso-ciati a tumefazione, gonfiore e alla formazione di un emato-ma. Questo tipo di distorsione causa un'instabilità importante dell'articolazione che predispo-ne a un alto rischio di recidive.La diagnosi dell'entità dell'infor-tunio e del danno alle strutture legamentose, ossee e tendinee e grado di gravità, si basa sull'e-same clinico e successivi esami strumentali (radiografia e riso-nanza). I segni più importanti in una prima valutazione sono rappresentati, oltre che dal gon-fiore, dall'intensità e dalla sede del dolore, dal grado di limita-zione del movimento, dall'even-tuale presenza di ematomi o al-terazioni del profilo osseo che, viceversa, deve orientare verso una frattura, evento traumatico sicuramente più importante.

Ghiaccio e riposo per il pronto interventoIn caso di distorsione bisogna innanzitutto seguire il protocol-lo "RICE", acronimo inglese di: Riposo, Ghiaccio, Compressione ed Elevazione dell'arto interes-sato. È fondamentale risolvere il dolore, limitare il processo infiammatorio con l'applica-zione immediata e ripetuta di ghiaccio, evitare di caricare il peso sulla caviglia interessata

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Dott. MiCheLe aLbaNo

Medico Fisiatra, Responsabile Unità di Riabilitazione Ortopedica e Sportiva Humanitas Gavazzeni Bergamo

COSÌ LIMITI I RISCHI La prevenzione, ad esempio per chi voglia iniziare un'atti-vità sportiva "a rischio", par-te da una raccolta dettagliata dell'anamnesi ortopedica, per evidenziare precedenti traumi articolari che possono determi-nare un'aumentata incidenza di infortuni. Fondamentale è poi valutare il grado di movimento delle articolazioni degli arti infe-riori e la mobilità della colonna vertebrale, il tono muscolare e il rapporto tra i muscoli agoni-sti e gli antagonisti e, infine, la coordinazione nell'esecuzione dei gesti dai più semplici fino a quelli richiesti nella pratica sportiva. Successivamente si può passare a un programma individuale di allenamento per correggere eventuali alterazioni posturali, discrepanze musco-lari e limitazioni del range di movimento attraverso esercizi di mobilizzazione, rinforzo mu-scolare e stretching ed esercizi propriocettivi svolti su superfici instabili.

trollo del cervello sulle struttu-re articolari periferiche.

Gesso? No, meglio un tutoreIl gesso veniva utilizzato molto fino a qualche anno fa. Oggi si preferisce ricorrervi solo quan-do, dopo una distorsione di caviglia, si verifica un interes-samento osseo delle ossa della gamba o del piede (infrazioni o fratture). Se invece, attraverso la radiografia, si può escludere il danno osseo, si preferisce im-mobilizzare la caviglia con tu-tori bivalva, meglio tollerati dal paziente e che garantiscono un maggior grado di libertà pur ga-rantendo l'effetto di immobiliz-zazione articolare che è sempre fondamentale nella fase acuta.

infiammatoria, si passerà al re-cupero dell'articolarità della caviglia che è sempre limitata in misura direttamente propor-zionale al grado di distorsione. Questo lavoro viene eseguito dal fisioterapista che mobilizza prima passivamente l'articola-zione della caviglia e del pie-de, poi successivamente con l'intervento attivo del paziente. Raggiunta la corretta escur-sione articolare, si rinforzano i muscoli che hanno subito una perdita del tono legata al trauma e all'immobilizzazione. Infine si passa all'allenamento dell'equilibrio e della proprio-cezione (insieme delle funzio-ni deputate al controllo della posizione e del movimento del corpo, sulla base delle infor-mazioni rilevate da recettori periferici denominati proprio-cettori) attraverso esercizi con difficoltà crescente, svolti su superfici instabili (tavolette o pedane proriocettive). Il tutto per ripristinare il normale con-

dal trauma, immobilizzarla per evitare un danno maggiore alle strutture interessate e tenerla in posizione elevata per favorire il deflusso del versamento pro-dotto a seguito del trauma.

Dal controllo del dolore alla rieducazione: gli step della terapiaUna volta stabilita l'entità della lesione, la terapia prevede di-versi step. Innanzitutto bisogna gestire il dolore e l'infiamma-zione. Verrà quindi prescritto il riposo più o meno assoluto, una terapia farmacologica con FANS (Farmaci Antinfiam-matori Non Steroidei) e la crioterapia cioè applicazioni di ghiaccio. Superata la fase

16 Bergamo Salute

SPECIALITÀ A-Z PNEUMOLOGIA

L'asma è un problema consistente per i sistemi sanitari di tutti i Paesi,

sia dal punto di vista sociale sia economico. Sono 300 milioni le persone che ne soffrono in tutto il mondo, di cui oltre 30 milioni in Europa con un preoccupan-te e rapido incremento negli ultimi anni. Esistono diverse in-terpretazioni sulle cause di que-sto fenomeno. Secondo l'OMS, l'aumento dei casi di asma è pari al 50% ogni decennio e sembra essere correlato ai feno-meni di urbanizzazione. La cre-scente tendenza a vivere gran parte del tempo in ambienti chiusi con poca circolazione di aria, più esposti alla polvere e agli acari, inseriti in situazioni urbane dall'elevato tasso di in-quinamento rappresenterebbe quindi un aumentato rischio di ammalarsi di asma. Un'altra ipotesi è che il livello elevato di igiene in cui i bambini cresco-no porti il sistema immunitario a rispondere in maniera esage-rata all'esposizione a sostanze usualmente innocue (gli aller-geni), non essendo impegnato a contrastare l'alta carica di batteri ambientali. Sull'incre-

Asma: attenzione a sovrappeso, inquinamento e stress a cura di Francesco Tarantini

mento dell'incidenza dell'asma sembrano però pesare anche altri elementi, come l'aumento dell'obesità e il ridotto esercizio fisico.

Una risposta "esagerata" agli stimoliL'asma è caratterizzata da un'in-fiammazione delle vie aeree che genera un'iperresponsivi-tà bronchiale, vale a dire un aumento della risposta della muscolatura dei bronchi agli stimoli. Questi stimoli, che pos-sono essere di origine diversa, portano i bronchi a contrarsi in modo eccessivo e troppo fre-quente fino alla broncostruzio-ne (chiusura delle vie aeree). Questo fenomeno in particolare può essere il risultato di quattro meccanismi: contrazione del muscolo liscio delle vie aeree, edema (gonfiore) della parete bronchiale, formazione di tappi di muco che occludono i bron-chi, rimodellamento della strut-tura della parete delle vie aeree.

Allergeni, smog e ansia tra i fattori scatenantiL'asma si verifica quando un soggetto predisposto a svilup-pare la malattia viene in con-tatto con fattori irritanti o con le sostanze nei confronti delle quali ha sviluppato una sensibi-lizzazione allergica. I fattori che predispongono all'asma sono la predisposizione genetica (fa-miliarità), la presenza di sensi-

bilizzazioni allergiche (atopia), l'obesità. I fattori ambientali che possono causare allergie o iper-reattività bronchiale sono aller-

Dott. fraNCesCo taraNtiNi

Specialista in Pneumologia A.O. Papa Giovanni XXIII Bergamo

IL PESO DELL'ALIMENTAZIONELe allergie alimentari si mani-festano con orticaria, eruzioni cutanee, nausea, vomito, diar-rea, e a volte con gravi reazioni sistemiche. In alcuni casi però possono anche manifestarsi con sintomi d'asma. Gli alimenti più comunemente implicati sono le uova, il latte vaccino, le arachi-di, la soia, il frumento, il pesce, i crostacei, alcuni tipi di frutta, ma anche alcuni conservanti alimentari utilizzati comune-mente. Se si sospetta che alcuni alimenti possano essere fattori scatenanti, è opportuno consul-tare uno specialista allergologo e nel frattempo evitare l'assun-zione dell'alimento in questione. Alcuni tipi di alimentazione co-muni nella società occidenta-le sono stati correlati con una maggior frequenza di asma, ad esempio l'aumentato utilizzo di cibi processati e di acidi gras-si polinsaturi presenti nella margarina e negli oli vegetali o il diminuito introito di agenti antiossidanti e di acidi grassi polinsaturi come quelli presenti nel pesce.

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via aerea normale via aerea di unsoggetto asmatico

via aerea duranteun attacco d’asma

pareti in�ammate e ispessite

aria intrappolata negli alveoli

muscoli rilassati muscoli

contratti

diagnosticata precocemente, in modo da evitare gli effetti dannosi di un'infiammazione cronica. Il cardine del tratta-mento medico è rappresentato dai farmaci antinfiammatori somministrati per via inalatoria. Accanto a questi farmaci, sono poi fondamentali i broncodila-tatori, che hanno il compito di contrastare la broncostruzione. Molto spesso queste due classi di farmaci vengono sommini-strati in associazione, per otte-nere un effetto sinergico con-trastando l'edema della parete delle vie aeree, riducendo le se-crezioni che occludono le vie aeree periferiche, e rilassando la muscolatura liscia che tende a chiudere i bronchi. La corret-ta terapia è necessariamente individuale e quindi un piano di controllo dell'asma va mes-so a punto da parte del medico a seconda del tipo e della ricor-renza degli attacchi nei diversi pazienti. Le novità più recenti in campo terapeutico riguarda-no i farmaci cosiddetti "biolo-gici" per le forme di asma più gravi che non rispondono alle consuete terapie (anticorpo monoclonale anti-IgE e altre molecole ancora in fase di spe-rimentazione clinica, non an-cora in commercio).

mediante l'esecuzione di pro-ve di funzionalità respiratoria (spirometria e test alla metaco-lina), test allergologici cutanei (PRICK test) e test sierologici (ricerca IgE specifiche) per il riconoscimento dell'allergene responsabile. Antinfiammatori e broncodilatatori per controllare la malattia L'asma è una malattia cronica, per la quale non esiste oggi al-cun trattamento completamen-te risolutivo. È possibile, però, controllarne il decorso, ridu-cendo i sintomi con farmaci si-curi, anche nel caso in cui la te-rapia debba essere prolungata per lunghi periodi. Per un piano di controllo adeguato, però, è importante che la malattia sia

geni, inquinanti professionali, fumo di tabacco, inquinamento ambientale, infezioni delle vie aeree (virali o batteriche). Mol-ti di questi fattori ambientali sono anche fattori scatenanti delle crisi asmatiche e delle ri-acutizzazioni. Essere a rischio per lo sviluppo della malattia comunque non significa che questa comparirà sicuramente nel corso della vita. Anche lo stress può avere un ruolo nel-la patologia asmatica: è noto che possa essere causa di mo-dificazioni neuro-endocrine: favorisce il rilascio di alcune citochine, sostanze pro e antin-fiammatorie, partecipa indiret-tamente alla vulnerabilità alle infezioni e anche al decorso di alcune malattie infettive, ne-oplastiche, autoimmuni e aller-giche (come l'orticaria e l'asma bronchiale allergica). L'asma, lo stress e l'ansia correlata inoltre possono spesso instaurare un circolo vizioso, in cui l'ansia può peggiorare l'asma e l'asma può a sua volta peggiorare lo stato ansioso.

I sintomi? Tosse, sibili e difficoltà respiratoriaI sintomi caratteristici dell'asma bronchiale allergica sono solita-mente:•accessi di tosse (generalmente secca o con poco catarro);•senso di oppressione toracica;•difficoltà respiratoria con ru-mori caratteristici (fischi, sibili e gemiti), soprattutto in fase espi-ratoria; •difficoltà nella pratica di attivi-tà fisica e, nelle forme più gravi difficoltà nel parlare e crisi sca-tenate dalle risate.La diagnosi viene confermata

Contrariamente a quanto si pensa

l'asma non colpisce solo bambini o adolescenti:

sono sempre più frequentemente

diagnosticati casi di asma in età adulta e anche nell'anziano

18 Bergamo Salute

«Mio padre avreb-be voluto che aprissi la bocca

ai pazienti per curare i loro denti. Fratelli, zii, cugini sono tutti den-tisti. Ho cominciato a farlo an-che io, ma poi ho scelto un'altra strada e mi hanno cacciato di casa. La bocca la faccio sempre aprire, ma per regalare una sana risata al mio pubblico con Suor Nausicaa e Manuel Garcia Chu-parosa de la Pierna, i personaggi

che porto in TV e sul palcosceni-co. La suora è una bergamasca dal carattere di ferro, manesca, che in un convento di suore in pensione si occupa di tutto, dalla mungitura delle capre alla coi-bentazione del tetto del campa-nile e ha una passione smodata per le moto; come me che adoro anche l'equitazione, il surf e le arti marziali. Manuel è invece un dongiovanni che fallisce ogni approccio con il gentil sesso».

Paolo Casiraghi, 42 anni, occhi azzurri, un metro e ottanta, 75 chilogrammi, ha da poco finito le registrazioni per "Colorado", il programma di Italia1 in cui ha esordito con grande successo nel 2007. Paolo è bergamasco. Il suo vero cognome è Calderoli, la nota famiglia di dentisti da ge-nerazioni e nipote del senatore leghista.

«Dopo essermi laureato in odon-toiatria ho cominciato a lavorare nello studio di mio padre, ma non ero soddisfatto» ci racconta. «Fin da piccolo sognavo di fare l'atto-re, ma non volevo né potevo dar-gli un dispiacere: papà era come Suor Nausicaa, un po' manesco. È vero, io ero vivace e spesso mi arrivava qualche ceffone. Ma la decisione di cambiare mestie-re è arrivata nel 2001. Avevo un gruppetto di amici con i quali si scommetteva su imprese demen-ziali. Ne abbiamo fatte tante, ma quella più tragica, per me, è stata una rapina al Museo d'arte sacra della Basilica di Gandino. Dovevo travestirmi e non farmi bloccare. Ho parcheggiato l'auto in divieto di sosta davanti ai vigili urbani, travestito e truccato da vecchio pittore, ho fatto aprire il museo durante l'orario di chiusura e, ac-compagnato da una giovanissi-ma guida, ho cominciato la mia visita. A un certo punto ho tirato fuori una pistola giocattolo, ho legato il ragazzo a una sedia, ho preso tre quadri di scarso valore,

"Il Paolo Casiraghi

Apri la bocca, ti faccio ridere Sono un ex dentista che sognava Suor Nausicaaa cura di Lucio Buonanno

PERSONAGGIO

Bergamo Salute 19

ma i carabinieri mi hanno scoper-to e portato in carcere, tre giorni in stato di fermo. Doveva essere uno scherzo e invece mio padre si arrabbiò tantissimo e io mi ri-fugiai da mio zio Roberto che viveva a Milano con l'allora mo-glie Sabina Negri, sceneggiatrice e attrice».

Ed è così che comincia la sua avventura lontano da poltrone da dentista, guanti in lattice e bisturi. «Feci un corso di recita-zione a Lecco, un po' di compar-sate in vari spettacoli teatrali. Poi conobbi Carlo Delle Piane, ami-co di mia zia, che mi presentò a Pupi Avati ed ebbi una particina in alcuni dei suoi film ("Il cuore altrove", "La rivincita di Natale", "La seconda notte di nozze", "La cena per farli conoscere" ndr.). Intanto facevo anche teatro. Con "Sior Todero Brontolon" con Eros Pagni sono venuto anche al Do-nizetti. E televisione "La squadra 5", "Un posto al Sole" edizione estiva, "Carabinieri", "Orgoglio 3" e via dicendo. Ho imparato tantis-simo con questi grandi registi e attori anche se mi dicevano che forse per i ruoli drammatici non ero portato. Avevo i tempi comici. E così mi iscrissi a un laboratorio di improvvisazione. Quasi in in-cognito, mi vergognavo e quando mi dissero di preparare un provi-no di tre minuti incentrato su un prete bergamasco ero terrorizza-to. Quando andai in un negozio di abbigliamento per il clero in vetrina vidi un vestito da suora. E lì scattò l'idea. Rividi suor Elisa-betta che avevo avuto insegnante alle elementari che picchiava di brutto con le nocche delle mani, rividi le suore Sacramentine dove ho fatto tre anni di liceo e dove

soggiorno tutto pagato". E dopo una breve pausa: "…a Pedrengo". Con grandi risate… «Il ricordo più brutto professionale è stato il primo anno a Zelig» confessa Paolo. «Avevo una tale pressione. Quello più bello è stato l'episo-dio "La scelta" di "Don Matteo" andato in onda quest'anno. In-terpretavo un padre in attesa di un figlio dalla moglie malata di tumore e volevo convincerla ad abortire. Un argomento delicato, anche perché qualche mese pri-ma ero stato colpito da una ter-ribile tragedia familiare. Mi sono tanto immedesimato nel ruolo che alla fine io e don Matteo sia-mo scoppiati a piangere davvero. Forse mi sto preparando a realiz-zare un altro mio sogno: fare l'at-tore drammatico».

c'era anche una mia zia monaca. E inventai suor Nausicaa. Ma gli esami non finiscono mai. Feci un provino a Zelig ciccato alla gran-de. Andai a Colorado ma senza grandi spe-ranze: presentai sia la suora sia il cascamor-to spagnolo e andò bene. A Colorado ho conosciuto anche mia moglie Manuela: era la coreografa, bravissima, con una dote naturale che avevo visto solo in Giancarlo Giannini: era timida, molto riservata a differenza di altre bal-lerine ed era fidanzata. Mi ero innamorato di lei, ma non avevo il coraggio di dirglielo. Ci pensò un mio amico, anche lui nel cast. Le disse: "C'è uno che stra-vede per te, ma non posso rivelar-ti il nome". E quando lei insistette lo rivelò: "È suor Nausicaa". Ora abbiamo una bambina di due anni e mezzo, Rossella».

Paolo ha una memoria straor-dinaria. Ricorda tutto anche le multe che ogni sera gli dava Eros Pagni perché saltava le battute, gli scherzi che con gli amici fa-ceva quasi tutte le sere a Berga-mo. Come quella volta che prese-ro in giro gli spettatori all'uscita del Teatro Donizetti. Lui a piedi nudi nella fontana, un suo ami-co con un quaderno intento a scrivere e tanti a chiedere cosa stava succedendo. E l'amico se-rio, con la erre moscia a spiegare: "È una scommessa, se riesce ad attraversare la fontana vince un

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20 Bergamo Salute

IN SALUTE

Va di moda lo "slow" Nel cibo, nei viaggi, nella vita privata:

la parola d'ordine per vivere felici? Rallentare a cura di Elena Buonanno

psicoterapeuta e autrice di "Ed è subito calma" (Edizioni Tecni-che nuove).

In che senso dottoressa Des Dorides?Quando siamo in vacanza usciamo da uno schema ob-bligato di impegni per essere liberi di decidere momento per momento quello che si ha vo-glia di fare. La mente si libera dalle consuetudini e dai con-dizionamenti dell'ambiente abituale per assaporare nuovi stimoli. Così ci si apre a nuove opportunità ed esperienze che ci permettono di visitare territo-ri inesplorati della nostra men-te. Magari scopriamo di posse-dere talenti inaspettati quando ci mettiamo alla prova in situa-zioni per noi del tutto nuove come conoscere persone al di fuori della solita cerchia di ami-

C'è lo slow food, lo slow tourism e persino lo slow wedding. Oggi lo

"slow" (letteralmente "lento") è di tendenza. Una moda che, in contrasto con i ritmi frenetici a cui siamo abituati, invita a ri-scoprire il piacere della lentez-za, ad assaporare le esperienze, anche quelle più semplici e naturali concedendosi il tempo di viverle appieno. Sono tante le persone che in tutto il mondo si sono convertite a questo sti-le di vita: attori e attrici famosi (una delle più convinte è la star americana Uma Thurman), im-prenditori di successo che a un certo punto della loro vita han-no rallentato e riscoperto una nuova dimensione lontana da corse frenetiche. Alcuni, come Bruno Contigiani, stressato ex manager di grandi aziende ita-liane ora scrittore e presiden-

te dell'associazione "L'arte di vivere con lentezza" (che dal 2007, a maggio, organizza la Giornata Mondiale della len-tezza), hanno mollato tutto per cambiare completamente vita. Certo, direte voi, non tutti han-no il coraggio e la possibilità di farlo. Vero. Ognuno di noi, però, nel suo piccolo può impara-re a vivere più lentamente e a riprendersi i propri spazi, nor-malmente divorati da impegni e doveri, a tutto beneficio del-la salute psico-fisica e felicità. «La vita frenetica ci costringe a vivere con ritmi sempre più pressanti. Ci si sente stanchi e stressati oppure frustrati per non riuscire a goderci pienamente l'esistenza. Cambiare abitudini è faticoso ma possibile. E le va-canze sono il momento ideale per provarci» dice la dottoressa Enrica Des Dorides, psicologa e

STILI DI VITA

Bergamo Salute 21

o si riposa. Si può imparare ad accettare che anche il riposo è necessario per rigenerarsi e proseguire la giornata con più energia. Si può cominciare con 10 minuti al giorno in cui ren-dersi irreperibili. Impariamo an-che a dire no. Lo stress spesso è dovuto alla nostra incapacità di rifiutare, di dosare le forze, di evitare di sobbarcarci compiti troppo gravosi per noi. Fonda-mentale, poi, è riabituarsi all'at-tesa. Oggi vogliamo risolvere tutto subito, non sappiamo più aspettare. Così però si perde la capacità di desiderare, di fan-tasticare. Se anche un giorno non siamo riusciti a fare tutto, accettiamolo senza continuare a pensarci, nella maggior parte dei casi la soluzione può aspet-tare domani. Concentriamoci piuttosto sul nostro respiro. Spesso non siamo consapevoli

cizie, frequentare posti diversi. Trasferire questo "nuovo" atteg-giamento mentale di apertura anche nella vita di tutti i giorni è il primo passo per modificare il nostro stile di vita. Lamentarsi non serve a nulla. Bisogna spo-stare il pensiero dal problema alla soluzione. In questo modo attiviamo la parte creativa del-la mente che ci fa intravedere nuove prospettive.

Il problema è che tornati a casa, si viene riassorbiti dalla solita frenesia. Come fare allora per riuscire a rallentare ?Possiamo adottare una filosofia di vita semplice a misura d'uo-mo e il più possibile a contatto con la natura, un "mezzo" mol-to potente per rigenerarsi. Bi-sogna poi allenarsi a prendere tempo da dedicare a se stessi per stare in silenzio, passeggiare o meditare. Non c'è bisogno di correre sempre. La fretta a vol-te è proprio una disposizione interiore che ci obbliga a fare tutto quello che ci si è prefissi. Chi l'ha detto che dobbiamo rispettare il programma se sia-mo noi a decidere? Comincia-mo ad adempiere agli impegni improrogabili e gestire con più flessibilità le altre attività. Qual-cuno ha un senso del dovere così radicato da non sentirsi mai a suo agio quando si ferma

di come lo stiamo utilizzando. Quando siamo ansiosi o ner-vosi la respirazione diventa più veloce, superficiale o bloccata. Le tensioni si annidano su col-lo e spalle. Portiamo l'attenzio-ne sul movimento del torace e lasciamo espandere il respiro in modo da riempire la cavità dell'addome. In questo modo calmeremo le nostre emozioni. Un aiuto prezioso viene anche da pratiche come la meditazio-ne, l'ipnosi e tecniche di disten-sione profonda, che riducono la frequenza delle onde elettriche degli emisferi cerebrali favoren-do le performance intellettuali. Anche la capacità di memoria migliora. L'autoipnosi in parti-colare permette di raggiungere un profondo stato di benessere e quiete interiore e una volta imparata è sempre disponibile nei momenti di bisogno.

ALCUNI "COMANDAMENTI" PER RITROVARE LA GIUSTA VELOCITÀ• Svegliatevi 5 minuti prima del solito per farvi la barba, truccarvi o far cola-zione senza fretta.• Se siete in coda nel traffico o alla cassa di un supermercato, evitate di arrab-biarvi e usate questo tempo per programmare mentalmente la serata o scam-biare due chiacchiere con il vicino di carrello.• Scrivete sms senza simboli o abbreviazioni, magari iniziando con caro o cara.• Quando è possibile, evitate di fare due cose contemporaneamente come te-lefonare e scrivere al computer.• Evitate di iscrivere voi o i vostri figli a una scuola o una palestra dall'altra parte della città.• Non riempite l'agenda della giornata di appuntamenti, anche se piacevoli, impariamo a dire qualche no e ad avere dei momenti di vuoto.• Non correte per forza a fare la spesa, senz'altro la vostra dispensa vi consen-tirà di cucinare una buona cenetta dal primo al dolce.• Fate una camminata, soli o in compagnia, invece di incolonnarvi in auto per raggiungere la solita trattoria fuori porta.• Evitate qualche viaggio nei weekend o durante i lunghi ponti, ma gustatevi la vostra città, qualunque essa sia.• Se avete 15 giorni di ferie, dedicatene 10 alle vacanze e uti-lizzate i rimanenti come decompressione pre o post vacanza.

Tratto da www.vivereconlentezza.it

Dott.ssa Enrica DEs DoriDEs

Psicologa e Psicoterapeuta a Trescore Balneario

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Siete a dieta? Attenzione ai cibi morbidi. A sugge-rirlo è un recente studio

condotto all'università di Wage-ningen, nei Paesi Bassi, secondo il quale chi consuma alimenti "teneri" fa più fatica a perdere peso, perchè tende ad assume-re una quantità maggiore di calorie rispetto a chi predilige cibi "duri". «In effetti è vero che alcuni cibi "morbidi" (lasagne, purè, formaggi a pasta molle etc.) possono rendere meno efficace uno dei meccanismi di controllo dell'appetito e favorire così una maggior assunzione di calorie» conferma la dottoressa Cristina Robba, nefrologo con master in nutrizione clinica. «Il motivo è che non richiedono un lavoro impegnativo per la masticazio-ne e quindi vengono deglutiti più rapidamente e in maggiore quantità. Al contrario i cibi più solidi comportano una masti-cazione prolungata, vengono

consumati in piccoli bocconi e rimangono più a lungo in boc-ca. Tutto questo permette di rag-giungere il senso di sazietà più facilmente e con una minore quantità di cibo. Per ciò, quando si mangiano cibi morbidi, è uti-le accompagnarli con alimenti ricchi di fibra come verdure e frutta che richiedono una masti-cazione più lunga».

Ma quindi, dottoressa Robba, la masticazione è fondamentale non solo per digerire bene ma anche per dimagrire? Esatto. Per dimagrire bene la strategia vincente è aumentare il dispendio energetico (incre-mentando l'attività fisica) e ri-durre l'apporto di calorie. E un aiuto importante per diminuire le calorie arriva proprio dalla masticazione. Mentre mangia-mo si mettono in moto una se-rie di risposte neuro-ormonali

IN SALUTE

Per dimagrire, state alla larga dai cibi molli! a cura di Viola Compostella

ALIMENTAZIONE

che determinano il senso di sazietà. Questi segnali si mani-festano solo dopo alcuni minuti dal momento in cui si comincia a mangiare. Masticare veloce-mente non consente di percepi-re la sazietà inducendo a intro-durre una maggior quantità di cibo rispetto alle reali esigenze. Per questo è opportuno ,sempre ma soprattutto quando si segue una dieta ipocalorica (dima-grante), prendersi il tempo per masticare bene i cibi.

Quali altri trucchi si possono adottare per perdere peso?Oltre a svolgere un'attività fisi-ca regolare e costante, che aiu-ta a bruciare calorie e ad acce-lerare il metabolismo, un altro trucco per rendere una dieta più efficace è dormire a suffi-cienza. Se dormiamo troppo poco, infatti, l'organismo tende a produrre più grelina, ormone

Bergamo Salute 23

legato al senso della fame, e meno leptina, ormone che al contrario favorisce il senso di sazietà. Inoltre un buon sonno notturno aiuta a mantenere l'e-quilibrio psico-fisico e ci rende meno "vulnerabili" ad attacchi di fame da nervosismo o stress. Senza contare che chi soffre di insonnia si avvicina spesso alle dispense o al frigorifero, assu-mendo così calorie extra diffi-cili da bruciare dato che nelle ore notturne il dispendio ener-getico diminuisce. È evidente quindi che, per dimagrire, non

basta fare attenzione alle quan-tità, ma anche ai tempi e agli orari in cui si mangia.

Ma quindi cosa e quando si dovrebbe mangiare?Quando si è a dieta è fondamen-tale distribuire i pasti nella gior-nata nel modo corretto e cioè prevedendo tre pasti principali, colazione (che dovrebbe forni-re il 20% delle calorie), pranzo e cena (il 60% in totale) e, pos-sibilmente, due spuntini (anche per gli adulti!) a metà mattina e metà pomeriggio (il 20% in tota-le), in modo da rispettare i ritmi biologici del nostro organismo. Ogni pasto deve apportare tutti i nutrienti (proteine, lipidi, carboi-drati, vitamine e sali minerali) in equilibrio tra di loro. In pratica la colazione dovrebbe compren-dere latte e caffè o yogurt, bi-

Dott.ssa CristiNa robba

Responsabile Ambulatorio Nutrizione Clinica Policlinico San Marco di Zingonia e Corpore Sano Smart Clinic Stezzano

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scotti o fette biscottate o cereali; gli spuntini della mattina e del pomeriggio, non troppo abbon-danti per non compromettere l'appetito del pranzo e della cena, un frutto o uno yogurt o anche un cioccolatino fonden-te; a cena un secondo piatto (carne, pesce, uova, formaggio, affettati), un contorno di verdu-re, pane e frutta. A pranzo, invece, anche quando si sta seguendo un regime ipocalorico, è sem-pre indicato almeno 3-4 volte a settimana un pasto con un pri-mo piatto (riso, pasta, farro etc.), accompagnato da un contorno di verdure. Sempre a proposito di orari dei pasti, bisognerebbe cercare di essere il più regolari possibili. In questo modo diven-ta più facile entrare mentalmen-te nello "schema della dieta", evitando sgarri pericolosi.

24 Bergamo Salute

IN ARMONIA PSICOLOGIA

Avete presente quella sensazione che si prova prima di sedersi sulla

poltrona del dentista? Quel mi-sto di paura e angoscia che ar-riva al solo pensare che qualcu-no metterà le mani nella vostra bocca, utilizzando frese o trapa-ni? Si chiama odontofobia (o dentofobia) e riguarda oggi ben il 30% della popolazione, adulti e bambini. In alcuni casi sfocia nel terrore vero e proprio (ingiu-stificato) provocando insonnia, tachicardia, tremore, sudore ec-cessivo, nausea, conati di vomito e cali di pressione che possono arrivare (in casi estremi) fino al collasso. Ma quali sono le cau-se di questo disturbo? E come si può superare? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Manuela Simonini, psicoterapeuta e igie-nista dentale.

Dottoressa Simonini, perché tante persone sono letteralmente terrorizzate dal dentista?Innanzitutto per la paura del do-lore. C'è poi il timore di perdere il controllo: l'esperienza orale è centrale nella costruzio-ne della nostra mente. La bocca racchiude in sé un importantissimo significato simboli-co: tutti i sensi sono concentrati nella per-cezione orale e tut-te le emozioni sono espresse attraverso la

descritte da parenti o amici. Un altro aspetto, infine, è quello relativo ai rumori e agli odori tipici dello studio dentistico: la visione degli strumenti e la semplice vista dei camici sono fattori predisponenti al senso di pericolo imminente.

E come si manifesta?La paura provocata dall'odonto-fobia, più frequente in chi soffre di ansia, può manifestarsi in di-versi modi: attraverso una rispo-sta motoria, verbale, fisiologica o con la completa mancanza di risposta agli stimoli. In genere il paziente odontofobico tende a evitare i controlli periodici dal dentista oppure mette in atto una serie di "strategie" per cer-care di avere il controllo della situazione, del proprio corpo e dell'ambiente esterno. I segna-li più comuni sono l'arrivo in anticipo all'appuntamento, il tentativo di distrarsi guardando la tv in sala d'attesa o leggendo una rivista, l'attenzione quasi os-sessiva alle proprie sensazioni corporee (in questo caso nega-

tive) che in realtà lo portano ad amplificare le perce-

zioni corporee che con-tribuiscono a sentire più dolore di quello realmente percepito. Diversi studi hanno dimostrato infatti che l'odontofobico, con il suo atteggiamento contribuisce a in-

bocca che unisce e separa l'in-terno dall'esterno, l'ambiente dall'individuo e serve a modu-larne il confine. Con la bocca si addenta, si succhia, si mastica, si morde, si bacia, si sfiora, si allu-de, si elude, si rifiuta. Dal sorriso al riso, allo sbadiglio di fame o di noia, alla rabbia, al morso, al bacio, al disgusto, al pianto, alla paura, al singhiozzo, la bocca è il primo e più immediato "spec-chio dell'anima". La bocca ha quindi una forte connotazione di intimità, esprime la nostra vulnerabilità e il dentista, inter-venendo, invade la nostra sfera privata. A tutto ciò va aggiunto anche il ricordo di esperienze passate traumatiche o il rac-conto di esperienze negative

Paura del dentista? Provate con il training autogenoa cura di Maria Castellano

Dott.ssa ManuEla siMonini

Psicoterapeuta cognitivo comportamentale e Igienista dentale a Bergamo

crementare la percezione del dolore. Concentrarsi su ogni più piccola e quasi impercettibile sensazione di dolore, non avrà altro effetto che amplificarlo. Come se si avverasse una sorta di profezia. In questo modo l'e-sperienza sarà realmente nega-tiva.

Ma come si può vincere tutto questo? Il primo passo è parlare con il dentista. L'obbiettivo è ottenere il maggior numero possibile di informazioni sul tipo di inter-vento che deve essere effettuato. Ciò che si conosce spaventa di meno rispetto a ciò che non si conosce. Un altro esercizio utile al paziente è quello di scrivere prima di ogni seduta pensieri ed emozioni legate alla seduta che si deve affrontare, dando un voto

to e ossigeno che ha un effetto immediato sia analgesico, ansio-litico e antiemetico (previene i conati di vomito). Grazie a un connubio sempre più stretto fra tecniche mediche e psicologia oggi si può affrontare efficace-mente questo problema, renden-do il trattamento odontoiatrico meno traumatico anche per il paziente odontofobico. Conclu-dendo con un sorriso, l'ansia oggi più difficile da guarire non è quella che precede la seduta, ma quella che subentra al mo-mento di ricevere il conto finale.

da 1 a 10 al dolore che si pen-sa si proverà per poi rivalutarlo successivamente alla seduta. Da parte sua l'operatore può avva-lersi di alcune tecniche, molte delle quali usate anche nella cura delle fobie e dei disturbi d'ansia, come il tell-show-do, ovvero la comunicazione non verbale, il controllo della voce, il colore delle divise e delle pareti dello studio dentistico, la mu-sica, l'approccio empatico del personale medico, il rinforzo po-sitivo, il rilassamento progressivo o il training autogeno. Nei casi più seri si può anche ricorrere a una terapia farmacologica: se-dazione per via inalatoria con protossido d'azoto, o l'assunzio-ne di sedativi o tranquillanti. Nel primo caso il paziente inspira at-traverso una mascherina nasale una miscela di protossido d'azo-

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IN ARMONIA COPPIA

Quando si parla di coppia la mente in genere va su-bito a quella formata da

un uomo e una donna. In re-altà, anche in Italia, sono sem-pre di più le coppie costituite da persone dello stesso sesso. E ora, dopo anni di battaglie, anche sotto il profilo legisla-tivo, pare che qualcosa si stia muovendo per riconoscerne ufficialmente i diritti. Piccole aperture che però si scontrano quotidianamente con luoghi comuni intorno all'omoses-sualità. «Nonostante la ricerca scientifica abbia ormai "sdo-ganato" da quasi un secolo il comportamento omosessuale levandogli l'etichetta di "perver-sione" o "deviazione patologi-ca", ancora oggi ci troviamo a confrontarci non solo con pre-giudizi di varia natura (spesso figli della semplice ignoranza o della paura del diverso) ma anche con personaggi ambigui che propongono sotto una pati-na vagamente "pseudoscientifi-ca" delle "terapie riabilitative" finalizzate al ripristino di una "sessualità naturale": si tratta di sciacalli che cercano di ap-

re", un concetto che negli ultimi anni ha subito grandi cambia-menti. Lo sanno bene gli svilup-patori di Facebook, notissimo social network con oltre un mi-liardo di utenti in tutto il mondo, che nella scheda anagrafica dei profili utenti americani ha pre-visto la possibilità di scegliere tra oltre 50 alternative alla voce "genere" (androgino, bi-sex, in-tersex, transgender, etc.). Oltre alla prova che gli esperti di mar-keting e pubblicità dell'azienda di Zuckerberg siano decisamen-te abili, questa scelta in qualche modo dimostra anche a livello di "psicologia popolare" un mutamento di visione comune delle tematiche legate all'iden-tità e in particolare a quella di genere».

Ma cosa si intende per identità di genere, dottor Maggioni?Quando si parla di "genere" si intende il sesso biologico di na-scita dell'individuo che può es-sere solo maschile o femminile (i rarissimi casi di ermafroditi-smo non possono costituire un campione rilevante). L'identità

profittarsi della fragilità e della sofferenza di persone che spes-so vivono con enormi sensi di colpa e sofferenza il proprio orientamento sessuale proprio a causa dei pregiudizi e della scarsa capacità della società di integrare modelli diversi, nei confronti dei quali anche l'Or-dine Nazionale degli Psicologi ha preso una posizione netta di condanna» sottolinea il dot-tor Mattia Maggioni, psicologo e psicoterapeuta. «Per capire meglio di cosa stiamo parlando, bisogna fare un passo indietro al concetto di "identità di gene-

Omosessualità: sfatiamo i pregiudizi e le false credenze a cura di Viola Compostella

SE IMMAGINE DI SÉ E SESSO BIOLOGICO NON COINCIDONO

Spesso il percorso di riconosci-mento di sé e di progressiva co-struzione della propria immagine è lungo e doloroso e varca i con-fini temporali dell'adolescenza, soprattutto quando il conflitto tra sesso biologico e rappresen-tazione di sé risulta stridente. In questi casi genera una grande sofferenza psichica, riconosciuta anche dal "Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali" come un vero e proprio disturbo psichico.

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di genere, invece, è la rappre-sentazione psichica dell'ap-partenenza di un individuo a un modello fisico, psichico e comportamentale maschile o femminile e può non coincide-re necessariamente con il sesso biologico di nascita. Si tratta di un percorso di riconoscimento di sé e di progressiva costruzio-ne della propria immagine, che, come tutti i processi d'identi-ficazione, spesso procede per strappi e tentativi e non sempre produce esiti uguali per tutti. La storia dell'umanità e la socie-tà è piena di esempi di questo tipo: se pure alcuni modelli di identificazione di genere sono molto orientati alla sottolinea-tura di alcuni caratteri estetici tipicamente maschili (barba, peli, muscolatura, comporta-menti) o femminili (delicatezza dei lineamenti, curve del corpo pronunciate , capelli lunghi) è altrettanto presente nell'espe-rienza di ciascuno l'esistenza di modelli alternativi caratteriz-zati da un'immagine più andro-gina o, soprattutto negli ultimi anni, da una progressiva com-mistione degli elementi estetici (il maschio "metrosexual" che spopola in tv o nelle squadre di calcio professionistiche ne è un buon esempio). Gli psicologi oggi parlano di identità "liqui-de" per definire la frammenta-zione dei modelli identificativi

più in generale durante la vita, è abbastanza "naturale" avere esperienze o semplici fantasie omosessuali così come nelle pratiche eterosessuali rientrano atteggiamenti e stimolazioni di aree che spesso si associano a una sessualità di orientamento diverso, ma ciò non determina una "sempiterna" e indiscutibi-le "appartenenza" a un "club" o all'altro. Eppure spesso siamo portati a ricercare una defini-zione assolutistica dell'altro so-vrapponendo scorrettamente comportamenti, orientamento sessuale e identità di genere come se una semplice defi-nizione potesse descrivere la

complessità e la ricchezza della storia e della personalità di un individuo, magari arrivan-do al punto di attribuire non solo all'individuo ma a un'in-tera "categoria" valori, azioni, comportamenti. Ed è da qui che nascono i pregiudizi.

e la sensazione di fluidità nel passaggio da un tratto all'altro. In questo contesto non è sem-pre possibile definire la pro-pria identità (anche quella di genere) come acquisita defini-tivamente e indiscutibilmente una volta per tutte nel corso della vita ma sono invece pos-sibili fluttuazioni e veri e propri "transiti" da un polo all'altro. A complicare ulteriormente la questione c'è il dettaglio che la definizione del proprio orien-tamento sessuale (ovvero "da chi mi sento attratto") non è ne-cessariamente consequenziale alla propria identità di genere.

Ci può spiegare meglio?È stato dimostrato che non c'è nessun nesso causale tra identità di genere e scelta del proprio oggetto sessuale. Per essere molto esplicito e sfata-re uno dei tanti luoghi comuni circa l'omosessualità (soprat-tutto quella maschile) un ipotetico uomo omoses-suale non è attratto da altri uomini perché "in fondo si sente femmina" né che, all'opposto, ricer-cherà obbligatoria-mente uomini con tratti marcatamente femminili ma, più sem-plicemente, tenderà a rico-noscere la propria attrazione verso individui tendenzialmen-te dello stesso sesso. Attenzione però: come l'identità di genere non è necessariamente defi-nita "geneticamente" una vol-ta per tutte a maggior ragione non può (e in fatti non è) es-serlo l'orientamento sessuale. Nel corso dell'adolescenza ma,

Dott. Mattia MaggioNi

Psicologo, Psicanalista e Psicoterapeuta a Bergamo

IN FAMIGLIA DOLCE ATTESA

"Quali medicine posso prendere in gravidan-za?", "quali possono

fare male al mio bambino?". Sono queste alcune delle do-mande più diffuse fra le future mamme. Anche durante i nove mesi, infatti, possono compa-rire disturbi come mal di testa o bruciore di stomaco. Molte donne evitano di prendere far-maci per paura che causino malformazioni del feto. «Che in gravidanza non si possa prende-re nessun tipo di farmaco è un luogo comune» dice il dottor Rolando Brembilla, ginecologo. «Bisogna considerare caso per

caso. La valutazione se e quale medicinale assumere dipende da diversi fattori, in particolare dal tipo di patologia o disturbo e dall'impatto che questo ha sulla qualità di vita e sulla condizione della donna. Se ad esempio la fu-tura mamma soffre di mal di te-sta invalidanti è più corretto cu-rare piuttosto che lasciarla a se stessa. Anche perché si è ormai visto che condizioni di stress psico-fisico possono favorire il rilascio nell'organismo di tossi-ne, i cui effetti potrebbero essere più dannosi del farmaco stesso. L'importante è non abusarne ed evitare il fai-da-te».

Dottor Brembilla, ma esistono farmaci del tutto innocui?Stabilire se un farmaco sia inno-cuo o nocivo è piuttosto com-plesso. Oggi sappiamo che solo pochi farmaci hanno effetti tali da renderne vietato l'uso in gra-vidanza (vedi box). Per tutti gli altri, o perché di recente intro-duzione o perché gli studi sulla loro sicurezza durante i nove mesi sono basati su dati epide-miologici e quindi statistici, non abbiamo certezze così nette. È come se si trovassero in una sorta di limbo. Diventa quindi fondamentale valutare di volta

Farmaci in gravidanza, istruzioni per l'uso Esistono principi attivi adatti anche in questa fase della vita. L'importante è evitare il fai da tea cura di Elena Buonanno

QUESTI SONO VIETATI!I farmaci controindicati in modo assoluto in gravidanza per l'alta incidenza di malformazioni corre-late al loro uso sono:• acido retinoico, usato per il trat-tamento di forme di acne severa• acido valproato, un antiepiletti-co (l'incidenza di malformazioni è dose-correlata, un dosaggio bas-so associato a dosi massicce di acido folico può ridurre il rischio)• antibiotici della famiglia delle tetracicline• FANS, cioè gli antinfiammato-ri non steroidei con eccezione dell'acido acetilsalicilico • metimazolo, usato nel tratta-mento dell'ipertiroidismo• litio, usato in psichiatria • antipertensivi ace-inibitori• chemioterapici.

Bergamo Salute 29

Dott. rolanDo BrEMBilla

Responsabile U.O. di Ginecologia e Ostetricia Policlinico San Pietro Ponte San Pietro

in volta, chiedendo consiglio al proprio ginecologo: sarà lui a indicare l'opportunità o meno di assumere un farmaco, anche qualora questo, in genere, non sia considerato idoneo al pe-riodo della gravidanza. Esistono, invece, situazioni in cui è indi-spensabile privilegiare la cura della salute della donna anche usando farmaci di cui non co-nosciamo gli effetti precisi. Pen-siamo ad esempio a infezioni gravi, che potrebbero portare alla sepsi: non esistono alterna-tive ai farmaci. Lo stesso vale se la mamma era già in cura pri-ma del concepimento per una malattia cronica (asma, iper-tensione, depressione, cefalee etc.). Interrompere l'assunzione del farmaco potrebbe essere più pericoloso per la donna e di conseguenza per il feto, che prendere il farmaco di cui si ha bisogno. In questi casi il medico consiglierà come rimodulare la terapia, aggiustando il dosaggio o variando i farmaci.

Passiamo a disturbi occasionali come il mal di testa. Cosa si può prendere?La terapia di prima scelta per il mal di testa è non farmaco-logica: agopuntura, riposo, bio-feedback, massaggio, tecniche di rilassamento, evitare i fattori ambientali scatenanti. Qualora

tutto questo non basti, per l'at-tacco acuto il principio attivo più sicuro durante tutti i nove mesi e l'allattamento è il parace-tamolo. Se il paracetamolo non fa effetto, si può assumere l'ibu-profene, anche se con le oppor-tune cautele. Alcuni studi, infatti, suggerirebbero che questo FANS (Farmaco Antinfiammatorio Non Steroideo), assunto nel primo trimestre, potrebbe aumentare il rischio di aborto spontaneo. Non esistono dati certi, comunque, in merito. Inoltre va anche detto che l'eventuale rischio dipende dalle quantità di farmaco che si assumono. Questa classe di an-tinfiammatori deve invece esse-re evitata dopo la 30ª settimana.

E contro il mal di pancia?In caso di attacco di diarrea, frequente ad esempio in questa stagione per gli sbalzi di tem-peratura o se si viaggia in paesi "esotici", si può assumere il lo-peramide, un antidiarroico privo di effetti tossici sul feto, purché assunto per brevi periodi. Contro le nausee, frequenti soprattutto nel primo trimestre, è indicato

il principio attivo tietilperazina maleato (antistaminico). Infine, per bruciori e acidità di stomaco, comuni soprattutto negli ultimi tre mesi quando l'utero aumen-ta di volume e preme sullo sto-maco, facilitando così la risalita dei succhi gastrici nell'esofago, i farmaci di prima scelta sono gli antiacidi, che agiscono solo a livello dello stomaco e sono poco assorbiti dall'organismo: in genere si prediligono i preparati di magnesio e vanno evitati i pro-dotti ad alto contenuto di sodio. Oltre agli antiacidi bisogna però modificare la dieta e lo stile di vita e in particolare assumere più fibre, bere più acqua, ridurre la caffeina, fare pasti piccoli e frequenti, evitare cibi grassi, dor-mire con la testa rialzata.

Se invece si prende una botta o si è punti da un insetto, si possono applicare pomate? Le pomate hanno un'azione solo locale, perciò non ci sono con-troindicazioni particolari, sem-pre a patto che non se ne abusi.

Gli antibiotici sono pericolosi?La maggior parte degli antibio-tici si può assumere anche du-rante la gravidanza. Tra i più si-curi ci sono le penicilline, come l'amoxicillina o l'amoxicillina più l'acido clavulanico, le cefa-losporine e i macrolidi. In ogni caso questo farmaco (e non solo in gravidanza) deve essere prescritto dal medico una volta accertata la natura batterica del disturbo. Sui virus, infatti, gli anti-biotici non hanno alcun effetto e il loro abuso aumenta la cosid-detta antibioticoresistenza.

L'AIFA (Agenzia Italiana del

Farmaco) ha di recente lanciato una campagna

di sensibilizzazione per promuovere l'uso consapevole e sicuro dei farmaci durante la gravidanza ("Farmaci e gravidanza"), oltre a uno

per l'uso dei farmaci nei bambini ( "Farmaci

e pediatria") www.farmaciegravidanza.gov.it

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IN FAMIGLIA BAMBINI

Traumi e assunzione acci-dentale di sostanze no-cive (detersivi, farmaci

etc.), ingestione di oggetti, fol-gorazioni, ustioni, cadute. Oltre la metà di tutti gli incidenti ai bambini accadono tra le pareti domestiche. L'età più a rischio, in particolare, è quella tra i due e i tre anni, anche se i pericoli iniziano già quando i bambini gattonano o comin-ciano a utilizzare oggetti. Una finestra aperta, un fornello acceso, la bottiglia del detersi-vo lasciata a portata di mano: sono piccole disattenzioni che possono avere conseguenze drammatiche. I bambini vedo-

no il mondo con occhi diversi dagli adulti. A differenza dei "grandi," non sanno ancora riconoscere rischi e pericoli. E così, molte cose del tutto scon-tate per un adulto, possono rivelarsi anche fatali per i più piccoli. Il 90% degli incidenti potrebbe essere evitato con adeguati interventi di preven-zione da parte dei genitori che spesso, inconsapevolmen-te, sottovalutano i rischi che possono nascondersi in casa. Ma quali sono i più comuni? E come prevenirli? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Ermi-nia Ferrari, pediatra e medico di medicina generale.

Dottoressa Ferrari, quali sono i pericoli più frequenti a cui le mamme di solito non pensano?In una rapida carrellata la cor-rente elettrica, fuoco e gas, arma-dietti che contengono farmaci o detersivi, posate e bicchieri di vetro, televisori, elettrodomesti-ci, spigoli, stufe a pellet, ferri da stiro, piccoli oggetti, determinati giocattoli, animali domestici.

Partiamo dalla corrente elettrica, come si possono prevenire rischi?Oggigiorno, con i nuovi impian-ti elettrici, la corrente elettrica non rappresenta più un perico-lo gravissimo, grazie ai salvavita, ormai installati in quasi tutte le case. Tuttavia è sempre consi-gliabile fino ai 2-3 anni tappare le prese alla portata del piccolo, in modo che non possa intro-durre oggetti appuntiti.

E quelli derivanti da fuoco e gas?Immaginiamo una situazione in cui la mamma prepari il tè per la merenda, lo appoggi sul tavolo, il bambino (che è cu-rioso e velocissimo) prende la tazza e se lo rovescia addosso. Il danno può essere da una ba-nale scottatura a un'ustione an-che di terzo grado. Bisogna sta-re molto attenti anche quando i bambini girano intorno mentre si sta cucinando. In tutte queste situazioni è opportuno mettere

Una casa a misura dei più piccoli Gli incidenti domestici rappresentano una delle prime cause di morte tra i bambini. Nella maggior parte dei casi si possono prevenirea cura di Elena Buonanno

Bergamo Salute 31

QUALCHE CONSIGLIO PRATICO, STANZA PER STANZABAGNO • Non lasciate i bambini da soli nella vasca; per il pericolo di annegamento bastano 5 cm d'acqua.• Utilizzate tappetini antisdrucciolo in vasca da bagno e protezioni antiurto sulle rubinetterie.• Tenete fuori della portata dei bambini oggetti taglienti come forbici, lime e lamette da barba.CUCINA • Staccate sempre la spina dalla presa di corrente dei piccoli elettrodomestici dopo l'utilizzo.• Utilizzate i fornelli più interni e pentole pesanti con il manico girato verso il muro.• Evitate tovaglie che pendono abbondantemente dal tavolo.• Conservate i prodotti in confezioni riconoscibili e dotate di chiusura di sicu-rezza. • Non travasate sostanze tossiche in contenitori alimentari. CAMERA DA LETTO • Evitate scaffalature non fissate al muro e non mettete sedie vicino alle fine-stre.• Dotate i letti (soprattutto quelli a castello) di barre laterali contro la caduta. IN TUTTA LA CASA• Non lasciate a portata di bambino monete, bottoni, caramelle, batterie, penne e altri oggetti di piccole dimensioni che potrebbe accidentalmente ingerire.• Ricoprite gli spigoli dei mobili con paracolpi.

Dott.ssa ErMinia FErrari

Esperta in Omeopatia Pediatrica

in sicurezza il bambino (nel seggiolone, box o passeggino). Sempre legate al pericolo di scottature sono le stufe, i ferri da stiro e, per chi fuma, gli ac-cendini lasciati in giro. Atten-zione poi agli armadietti o cas-setti che contengono farmaci o detersivi. I bambini possono con una discreta facilità trovare sedie o altri punti d'appoggio da utilizzare per arrampicarsi. Qui il rischio è duplice: quel-lo della caduta nella "scalata"

e quello del "raggiungimento dell'obbiettivo" con conse-guente assunzione di veleni. Un altro capitolo importante è l'ingestione di oggetti che può provocare occlusioni intestina-li qualora non vengano espulsi con velocità (entro 24-48 ore). Si tratta di un'evenienza comu-ne soprattutto intorno ai 6 mesi, quando il mezzo che i bimbi usano per entrare in contatto con il mondo è la bocca. Quan-do poi crescono e vogliono guadagnarsi la loro autonomia, ad esempio mangiando da soli, bisogna ricordare che forchetta e coltello sono armi potenziali. È bene non lasciarli mai incu-stoditi. Inoltre attenzione ai bic-chieri di vetro: sono morsicabi-li. È preferibile usare bicchieri,

piatti e posate di plastica. Sem-pre nei primi anni di vita i bam-bini sperimentano movimenti del corpo, iniziano a piroettare attorno a se stessi, saltano, si arrampicano e facilmente per-dono equilibrio; se si trovano vicino oggetti contundenti il rischio di farsi male è notevole. Le bambine potrebbero essere attratte da profumi della mam-ma: se vengono spruzzati negli occhi creano danni permanen-ti alla cornea oltre a eventuali allergie. Un ultimo aspetto a cui prestare attenzione è quello de-gli animali domestici: i bambini spesso li usano come oggetti per giocare, ma soprattutto i gatti, gli uccelli o i cani di tipo-logia aggressiva possono avere reazioni imprevedibili.

A che età acquisiscono il senso del pericolo?L'età in cui i bambini si rendo-no conto del pericolo è sogget-tiva: di solito intorno ai 3-4 anni. Il genitore deve sapere che la cosa più importante è spiega-re i pericoli ai bambini anche se sono molto piccoli, perché comunque sono intelligenti: si può far comprendere che una cosa scotta ad esempio avvi-cinandoli alla fonte di calore. Nei bambini piccoli funziona il meccanismo stimolo-risposta, reagiscono immediatamente con azioni di difesa, l'elabora-zione poi arriva poco a poco. Diverso è il caso (fortunata-mente con una percentuale di incidenza molto ridotta) dei bambini che non maturano mai questo senso del pericolo: hanno uno spiccato senso del-la sfida e pensano di riuscire a controllare ogni situazione.

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anno 4 - luglio - agosto 2014

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GORLAGO• Every Service Piazza Locatelli 14 GORLE• Centro Medico MR Via Roma 32 GROMLONGO DI PALAZZAGO• Tata-o Via Gromlongo 20 LOVERE• Ospedale SS. Capitanio e Gerosa Via Martinoli 9 MOZZO• Studio di Psicologia Relazionale Dott. Gelfi Via Lecco 26 NEMBRO• Dott. Antonio Barcella Via Locatelli 8 • Ortopedia Burini Via Monsignor Bilabini 32 OSIO SOTTO• Ortopedia Burini Via Milano 9 PALAZZOLO SULL'OLIO (BS)• Dott.ssa Mara Seiti c/o Poliambulatorio San Pancrazio Via Firenze 103 PIARIO• Ospedale M.O. Antonio Locatelli Via Groppino 22 PIAZZA BREMBANA• Fondazione Don Stefano Palla Via Monte Sole 2 PONTE SAN PIETRO• Policlinico San Pietro Via Forlanini 15 PRESEZZO• Dott. Rolando Brembilla Via Vittorio Veneto 683 ROMANO DI LOMBARDIA• Avalon Via R. Pigola 1 ROVETTA• Centro Sportivo Rovetta Via Papa Giovanni XXIII S.PELLEGRINO TERME• Casa di Cura Quarenghi Via San Carlo 70 SARNICO• Habilita Ospedale di Sarnico Via P. A. Faccanoni 6 SCANZOROSCIATE• Dott.ssa Sarah Viola Via Giassone 22 SERIATE• Albero di Psiche Via Marconi 90• Centro Medico San Giuseppe Via Marconi 11/A• Istituto Ottico Daminelli Via Italia 74• Obiettivo Udito Corso Roma 5/B• Ospedale Bolognini Via Paderno 21 STEZZANO• Caredent c/o Centro Commerciale 2 Torri• Farmacia San Giovanni Via Dante 1 TRESCORE BALNEARIO• Consultorio Familiare Zelinda Via F.lli Calvi 1• Ospedale S. Isidoro Via Ospedale 34• Terme di Trescore Via Gramsci TREVIGLIO• Caredent Via Roma 2/A • Centro Diagnostico Treviglio Via Rossini 1• Centro Medico Vitalis Via Cellini 5 / Viale Ariosto 9• Ospedale di Treviglio P.le Ospedale 1 URGNANO• Antica Farmacia Via Papa Giovanni XXIII 435 VILLONGO• Centro Medico Ego Via Garibaldi 20• Consultorio Familiare Zelinda Via Roma 35 VILLA D'ALMÈ• Caredent Via Roma 20/D• Farmacia Donati Via Roma 23 ZANICA• Farmacia Gualteri Piazza della Repubblica 1 ZINGONIA• Casa di Cura Habilita Via Bologna 1• Policlinico San Marco Corso Europa 7

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Superare difficoltà del linguaggio e del pensie-ro con l'aiuto dei giochi

elettronici. Si chiama Computer Game Therapy ed è una del-le nuove frontiere per favorire l'evoluzione emotiva, affettiva e cognitiva in soggetti diversa-mente abili o con difficoltà rela-zionali e di apprendimento. Ma come può un videogioco fare tutto questo? Lo abbiamo chie-sto al dottor Antonio Consorti, logopedista.

Dottor Consorti, in cosa consiste questo tipo di terapia?La Computer Game Therapy, (brevetto Vi.Re.Dis.), si propone di recuperare strumenti quoti-diani quali il computer, la con-solle e i software di gioco per stimolare l'intelligenza emotiva e avvicinare in maniera dolce e "giocosa" le persone con eleva-ta disabilità alla riabilitazione e all'imparare. Il computer non è solo uno strumento dalle grandi

ALTRE TERAPIE RUBRICHE

Dott. aNtoNio CoNsorti

Logopedista, teorico della Computer Game Therapy, fondatore e Presidente dell'Associazione Vi.Re.Dis. Onlus

potenzialità d'apprendimento cognitivo, ma anche e soprat-tutto strumento di esperienza, dove per esperienza si intende un forte coinvolgimento emoti-vo e affettivo basato sulla rela-zione dinamica tra l'operatore, la persona disabile e l'ambiente virtuale da sperimentare. In par-ticolare i videogiochi stimolano i processi mentali, in quanto l'attenzione del partecipante durante il gioco è catturata da tutta una serie di immagini ve-loci, in continuo movimento, che mantengono la sua mente in uno stato di allerta e lo obbli-gano a una risposta continua. A ogni cambiamento di inquadra-tura, a ogni variazione del volu-me della musica, le cellule ce-rebrali si attivano e stabiliscono collegamenti inediti, creando nuovi gruppi neurali che si or-ganizzano successivamente in mappe cerebrali. In altre paro-le la terapia tenta di ri-costruire tra il paziente e l'esterno un le-game emotivo che in principio

risulta compromesso ed è alla radice della disabilità, sostituen-dolo con una nuova e più sere-na capacità di relazionarsi con gli altri e il mondo. Tutto questo in una realtà protetta, qual è il mondo virtuale, all'interno della quale gli educatori e i pazienti possono interagire in sicurezza.

Chi può trarne beneficio in particolare?La tecnica è applicabile a mol-tissimi tipi di disabilità non solo psichica ma anche fisica (gli strumenti utilizzati sono consol-le e piattaforme che richiedo-no una reale attivazione fisica durante l'azione terapeutica). Non ci sono limiti d'età: è utile sia nei bambini sia nelle per-sone anziane, nelle quali aiuta a migliorare e/o mantenere le facoltà intellettive e relazionali residue.

Come si svolge una seduta di "gioco"?La seduta, condotta dall'ope-ratore-terapista, può essere sin-gola o in gruppo con soggetti eterogenei (diversi per età, pa-tologia e livello comunicativo). Ha una durata di 45 minuti, sud-divisi in 5 minuti di ingresso, 30 minuti di lavoro e 10 minuti di scarico emotivo e rielaborazio-ne dell'esperienza. Un ciclo di terapia comprende in genere 12 sedute.

Computer Game Therapy Quando i videogiochi diventano "cura" a cura di Maria Castellano

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Capelli fragili, secchi, che cadono e non tengono la piega. Sfortunatamente i problemi di capelli non sono più solo un problema maschile. Anche nelle donne e sempre in costante aumento si vedono capigliature diradate e pettinature che coprono spazi vuoti. Un disagio difficile da nascondere che spesso si riflette in uno sguardo triste e insicuro. Rassegnarsi non serve. Un check-up tempestivo può risolvere il problema e riportare il sorriso perduto.

PREVENZIONEForfora, prurito, sebo sono i nemici che danneggiano i nostri capelli aumentandone la caduta. La prevenzione promossa dall’Associazione Tricologica Svenson aiuterà molte persone a conoscere e risolvere i propri problemi di capelli. In questo periodo tutti potranno farsi controllare gratuitamente dai tecnici e sapere se sono ancora in tempo per affrontare una caduta di capelli precoce e come mantenerli folti e rigoliosi. La nostra esperienza ci consente di sapere che, se si interviene in tempo, questo processo può essere controllato in maniera efficace. Già dal primo manifestarsi delle anomalie, quali la pitiriasi (forfora), l’ipersecrezione sebacea (sebora oleosa), l’anomalo proliferare della flora batterica e dei miceti (funghi) presenti sul cuoio capelluto e del conseguente prurito, bisogna intervenire subito per evitare l’assotigliamento dei capelli, il diradamento e la calvizie.

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La salute del sistema cir-colatorio? Si "vede" con l'ecocolordoppler. Questo

esame, non invasivo, indolore e rapido può dire molto su come stanno le nostre vene e arterie e rappresenta oggi non solo un'indagine utile ad esempio in caso di dolore o gonfiore alle gambe (l'indicazione for-se più conosciuta soprattutto dalle donne), ma anche, dopo una certa età, come test di scre-ening importante per patologie cardiovascolari come l'ictus. Ne parliamo con il dottor Roberto Mezzetti, chirurgo vascolare.

Dottor Mezzetti, di che tipo di esame si tratta?L'ecocolordoppler è una tecni-ca diagnostica che unisce l'uti-lizzo di ultrasuoni (tipico delle ecografie) al cosiddetto effetto doppler, il metodo doppler per-mette di valutare il flusso san-guigno in movimento, mentre gli ultrasuoni consentono di visualizzare la morfologia dei vasi, siano essi arterie o vene. È quindi possibile "guardare in faccia" un vaso attraverso l'eco-grafia, valutare il tipo di flusso e la velocità attraverso il doppler e, attraverso l'uso del colore, ros-so o blu (che la distingue dal semplice "ecodoppler"), defini-re con grande precisione l'im-patto della parete del vaso sul flusso venoso e arterioso, in al-tre parole se questa si restringe,

GUIDA ESAMI RUBRICHE

Dott. roberto Mezzetti

Responsabile Unità Chirurgia Vascolare Policlinico San Marco Zingonia e Corpore Sano Smart Clinic Stezzano

del sistema cardiovascolare nel suo complesso. In particolare, l'ecocolordoppler dei tronchi sovraortici (TSA), che misura lo spessore delle pareti delle ca-rotidi (due grandi vasi arteriosi del collo che irrorano il sistema nervoso centrale), dopo i 65 anni è indicato come screening per il rischio di malattie cere-brovascolari come l'ictus.

Vene e arterie sotto controllo con l'ecocolordopplerUn test diagnostico, ma anche uno screening per il rischio di ictusa cura di Giulia Sammarco

rendendo più difficoltosa la cir-colazione, o al contrario si dila-ta. L'esame si pratica senza uso di mezzo di contrasto e senza radiazioni, è facilmente ripetibi-le e di rapida esecuzione (dura circa 10 -15 minuti).

Quando può essere utile in particolare?L'ecocolordoppler è l'esame "principe", in presenza di sinto-mi, per confermare la diagnosi di arteriopatie e flebopatie. Per arteriopatie si intendono gene-ricamente le malattie delle arte-rie (a livello degli arti superiori e inferiori, addominale e caroti-deo etc.), tra cui quelle causate da aterosclerosi che porta all'in-durimento e ispessimento delle pareti arteriose (quando riguar-da le gambe si manifesta con dolore cronico a camminare), le sindromi vasospastiche fre-quenti nelle giovani donne (sin-drome di Raynaud), aneurismi etc.. Con il termine flebopatie si indicano invece le malattie delle vene, tra cui le più diffuse sono l'insufficienza venosa che si manifesta con senso di pesan-tezza agli arti inferiori e gonfio-re, le trombosi venose profonde e le vene varicose. Anche in as-senza di sintomi specifici, ma in presenza di fattori di rischio (fumo, ipertensione, dislipide-mia o familiarità), l'ecocolor-doppler è un esame importan-te come screening della salute

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Se il cane ha l'epilessiaEfficace e senza effetti collaterali: contro questo disturbo neurologico, l'omeopatia si è dimostrata una valida alternativa a cura di Elena Buonanno

Lo sapevate che anche i nostri amici a quattro zampe possono soffrire di

epilessia? Ed è un disturbo più diffuso di quanto si pensi. Le sti-me dicono che a esserne colpiti siano tra l'1 e il 2,3% dei cani (è invece piuttosto rara nei gatti), con una maggiore incidenza in alcune razze specifiche come Pastore tedesco, Bovaro del ber-nese, Golden Retrivier, Labrador, Border Collie, Setter irlandese, San Bernardo, Springer Spaniel, Bassethound. Ma cosa fare se scopriamo che il nostro cane è epilettico? Come si può curare? Ce lo spiega il dottor Mauro Do-desini, medico veterinario.

Dottor Dodesini, come si manifesta questo disturbo?L'"epilessia", termine con il qua-le si indicano un gruppo di di-sturbi neurologici che originano in alcune aree degli emisferi ce-rebrali, si manifesta con ricorren-ti episodi, improvvisi e transitori, chiamati propriamente "accessi, crisi, attacchi" spesso associati a disturbi motori, sensoriali, neuro-vegetativi e psichici (vedi box).

Ma a cosa sono dovuti?Gli attacchi sono il risultato di scariche elettriche anomale che si innescano nei circuiti neuro-nali della corteccia cerebrale. Questi circuiti improvvisamente si accendono, si eccitano scate-nando onde e impulsi elettrici

alterati e incontrollabili in gra-do di propagarsi rapidamente. Il carattere distintivo di questi im-pulsi è rappresentato dal fatto di presentarsi improvvisamente e con la tendenza a ripetersi.

Perché si innescano queste scariche elettriche anormali?Non sempre esiste una causa vera e propria. L'epilessia infatti

si può classificare in due forme: secondaria, conseguenza di una causa scatenante (ad esempio lesione cerebrale, neoplasia, me-tastasi) o di una causa sistemica (metabolica, endocrina, tossi-ca, infettiva o di altra natura), e primaria cioè senza una causa specifica. In questo secondo caso non è possibile identifica-re un'alterazione morfologica o cause strutturali intracraniche

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da non compromettere la qua-lità della vita dell'animale e dei proprietari, evitando per quanto possibile gli effetti collaterali del-le sostanze utilizzate. La cura me-dica è indicata per pazienti con manifestazioni frequenti, che tendono a intensificarsi, con crisi a grappolo. Quando si è verifica-to un unico attacco oppure più attacchi ma separati da lunghi intervalli di tempo solitamente si preferisce non intervenire far-macologicamente. Veterinario e proprietario del cane devono decidere insieme se e quando iniziare la terapia e devono esse-re chiari tutti i benefici e i rischi dei trattamenti.

Quali sono i rischi?I farmaci tradizionalmente usati (bromuro e fenobarbital), soprat-tutto all'inizio della terapia, pos-sono dare lievi effetti collaterali, come alterazioni del carattere

dell'animale (irrequitezza o se-dazione e debolezza), che spes-so scompaiono o diminuiscono dopo poche settimane di tratta-mento. Se il padrone ne è già al corrente, ci sono meno probabi-lità che si allarmi e che interrom-pa la terapia. Inoltre entrambi i farmaci possono, alla lunga, ave-re effetti tossici sul fegato (feno-barbital) o sui reni (bromuro). È importante inoltre sapere che una volta che si inizia la tera-pia è fondamentale che venga seguita con costanza, i farmaci vanno somministrati in orario e il proprietario deve sapere cosa fare in caso di dimenticanza di una dose (generalmente la dose va somministrata quando ci si accorge di averla dimenticata e la dose successiva va data in ora-rio). Una sospensione improvvi-sa della terapia è pericolosa, può scatenare attacchi e va evitata in tutti i modi. Un'alternativa che si è dimostrata efficace contro l'e-pilessia, e senza effetti collaterali, è l'omeopatia, ovvero la sommi-nistrazione di rimedi omeopati-ci costituzionali, su misura sulle caratteristiche caratteriali speci-fiche dell'animale: questo tipo di approccio va a "rimodulare" le frequenze che nei soggetti epi-lettici risultano alterate. Parte in-tegrante della cura, in ogni caso, è tenere un diario delle terapie e degli attacchi (con durata e mo-dalità) per valutare l'andamento della terapia.

o extracraniche. Indica sostan-zialmente uno stato di sofferen-za cerebrale classificata come funzionale. Si presuppone possa avere un'origine genetica e co-munque ereditaria dal momen-to che può comparire in animali giovani a partire dal compimen-to del sesto mese fino a 5 anni di età. Solitamente insorge come singole crisi parziali che tendo-no poi a generalizzare accompa-gnandosi a manifestazioni psico-somatiche; con il trascorrere del tempo si riducono gli intervalli di inter-ictus qualora non si in-tervenga con la terapia.

A proposito di terapia, ma si può curare definitivamente?Nel caso si tratti di epilessia pri-maria non esiste una cura de-finitiva, l'obbiettivo è ridurre la frequenza e la gravità degli attac-chi portandoli a un livello tale

Dott. Mauro DoDesiNi

Medico Veterinario, esperto in Omeopatia, di Bergamo

LE TRE FASI DEGLI ATTACCHI1. Fase pre-ictale. È la fase preliminare che precede la crisi vera e propria ed è quella che corrisponde all'"Aura" rilevabile nell'uomo. Qualche pro-prietario potrà notare brevi mutamenti nel comportamento dell'animale, un'agitazione improvvisa, la tendenza a nascondersi, un'assidua ricerca di sostegno, sguardo fisso, guaiti, paura etc..2. Fase ictus. Si distinguono segni clinici caratteristici a partire dalle convul-sioni, disturbi della coscienza, azioni involontarie, cambiamenti comporta-mentali. Non è infrequente assistere alle crisi classiche tonico-cloniche con spasmi violenti della muscolatura corporea, perdita di coscienza, irrigidi-mento degli arti, atassia, caduta sul fianco. La fase tonica prevale nella fase di irrigidimento degli arti spesso con contemporaneo irrigidimento dei mu-scoli del collo e digrignamento dei denti, alterazioni delle funzioni autonome (ipersalivazione, perdita involontaria di urine e feci). Corrisponde alla fase sostenuta dalla crisi vera e propria e può variare da 30 secondi a 2 minuti. Può seguire una fase clonica, tipico l'atteggiamento di pedalamento degli arti. La fase ictale potrebbe risultare piuttosto violenta e intensa, potrebbero associarsi rotolamenti, tremori, sobbalzi del corpo, guaiti, pianti, urla etc..3. Fase post-ictale. Di durata ed intensità variabile può durare da pochi secondi fino a qualche giorno, con uno stato di alterazione del sensorio, disorientamento, debolezza, stordimento, depressione, sonnolenza, stato stuporoso etc..

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STRUTTURE ISTITUTO CLINICO QUARENGHISTRUTTURE

I dati epidemiologici indica-no che in Italia vivono oltre 2.000.000 di persone che han-

no avuto una diagnosi di cancro e, secondo uno studio condotto dall'Associazione Italiana Regi-stri Tumori (AIRTUM) relativo al 2013, si stima che, in un anno, le nuove diagnosi di tumore siano circa 366.000. Nel corso della vita è probabile che un uomo su due e una donna su tre possa-no ammalarsi di cancro. D'altro canto l'evoluzione delle misure diagnostiche sempre più preco-ci e le strategie terapeutiche in costante evoluzione hanno per-messo un notevole incremento della guarigione e, soprattutto, della sopravvivenza dei pazien-ti affetti da cancro. Il futuro e la tutela della qualità della vita di questa quota sempre maggiore

zione in Istituto Riabilitativo dap-prima per le sole malattie neuro-motorie, poi nel 1976 per quelle cardiovascolari e nell'ultimo de-cennio anche per le malattie re-spiratorie e per il paziente obeso, fino ad arrivare oggi alla riabili-tazione oncologica, affidata alla competenza della dottoressa Antonella Goisis, medico specia-lista in oncologia e medicina in-terna, con esperienza decennale nelle cure palliative. L'abbiamo incontrata per capire meglio in cosa consiste questo tipo di ria-bilitazione di cui ancora troppo poco si parla.

Dottoressa Goisis, quali sono le problematiche del paziente oncologico che richiedono un intervento riabilitativo? Le problematiche maggiori sono: l'astenia, il dolore, le affe-zioni collegate all'immobilizza-zione e/o allettamento, i dan-ni neurologici, la limitazione dell'autonomia, le problemati-che psichiche, le alterazioni del-la nutrizione, le problematiche sessuali, la fertilità e la frequente grande difficoltà nella gestione del cambiamento psico-fisico.

Quali sono gli obbiettivi del progetto?Gli obbiettivi sono aiutare il pa-ziente oncologico a ottimizzare il suo grado di indipendenza fisi-ca, emotiva, sociale; migliorare la sua qualità di vita tenendo con-

di pazienti "guariti" o "lungoso-pravviventi" emerge oggi come una questione inevitabile e prio-ritaria, che coinvolge la comuni-tà sanitaria e scientifica, l'ambito socio-familiare e occupazionale. È alla luce di queste evidenze che, l'Istituto Clinico Quarenghi di San Pellegrino Terme (BG), clinica privata accreditata dal S.S.N. con vocazione riabilitati-va, ha deciso di portare a piena realizzazione l'area dedicata proprio alla riabilitazione onco-logica. L'Istituto Clinico Quaren-ghi, fondato nel 1925 dal Dottor Francesco Merino Quarenghi e tuttora gestito dalla famiglia alla seconda e terza generazione, nel dopoguerra e per oltre 20 anni, è stato un presidio sanitario poli-specialistico della Val Brembana. Nel 1966 ha scelto la specializza-

Perchè una riabilitazione oncologica?Il cancro è, purtroppo, una realtà quanto mai attuale e di grande impatto nella nostra società a cura di Viola Compostella

specializzate: medico (fisiatra, oncologo, internista, neurologo, cardiologo, pneumologo, pallia-tore…), infermiere, fisioterapista, dietista, psicologo, logopedista e specialisti del settore.

È necessario quindi un lavoro di squadra...Assolutamente sì. La riabilita-zione è concettualmente un modo diverso di fare medicina. Si basa su una visione globa-le del paziente, che va al di là del trattamento specifico per la patologia, privilegia l'aspetto funzionale per ottenere un ri-sultato anche sul piano psico-sociale, considera il massimo livello di indipendenza come

to delle limitazioni legate alla malattia; diminuire gli effetti del cancro e dei trattamenti quali dolore, stanchezza, calo ponde-rale e delle forze fisiche, compro-missione della mobilità e della funzione respiratoria; favorire il recupero dell'autonomia fun-zionale. Un efficace inserimento sociale e, se possibile lavorativo, dovrebbe essere l'intento del-la presa in carico riabilitativa. È evidente che, considerata la molteplicità delle problemati-che risultanti dalla malattia e/o dalle terapie, la riabilitazione on-cologica richiede un approccio multidisciplinare che prevede il coinvolgimento attivo di più figure professionali altamente

l'obbiettivo fondamentale an-che se la malattia non è sempre reversibile. Un approccio co-siddetto "globale" al paziente oncologico, obbiettivo primario dell'oncologia moderna, non può prescindere da una fase ri-abilitativa che si faccia carico di restituire il paziente "guarito" o lungosopravvivente con limita-zione residua alla propria quo-tidianità, al meglio delle proprie potenzialità. La capacità dimo-strata da una persona di riuscire a convivere con la malattia e/o le sue conseguenze, può esse-re considerata un successo del trattamento, anche se non si è raggiunto l'obbiettivo della gua-rigione. "Quando sono arrivato qui volevo solo mettermi in un angolo e lasciarmi morire…ora voglio tornare a casa e occupar-mi della mia vita, in prima per-sona": queste parole, dette da un paziente al termine del suo percorso riabilitativo, sono di sprone a continuare un percor-so iniziato da poco ma che ha già portato stimoli, conoscenze, contatti, crescita e bellezza.

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STRUTTURE CLINICA CASTELLISTRUTTURE

L'ipertrofia prostatica beni-gna è una condizione ca-ratterizzata dall'aumento

di volume della ghiandola pro-statica, fenomeno connaturato all'avanzare dell'età e, come tale, d'interesse per tutti gli uomini. È una patologia che provoca disturbi in grado di influire talvolta in modo pesan-te sulla qualità di vita e sulle relazioni personali e sociali dei pazienti. Per conoscerne i sintomi, l'iter diagnostico e di prevenzione, le novità di cura, abbiamo intervistato il dottor Alessandro Piccinelli, respon-sabile dell'unità operativa di Urologia della Clinica Castelli, reparto che per il trattamento di questa patologia si avvale di tecniche innovative e mininva-sive, come il laser a luce verde.

Dottor Piccinelli, quali sono i sintomi caratteristici dell'ipertrofia prostatica?L'ingrossamento benigno della ghiandola prostatica costringe e blocca l'uretra, il piccolo ca-nale che origina dalla vescica, prosegue nella prostata e con-sente di espellere l'urina.I sintomi sono di due tipi: urina-ri di tipo ostruttivo e urinari di tipo irritativo. Fra gli ostruttivi ci sono la difficoltà a cominciare la minzione, l'intermittenza di emissione del flusso, l'incom-pleto svuotamento della vesci-

della valutazione del volume prostatico, maggiore precisione è data dall'ecografia, sia sovra-pubica sia transrettale, a cui si può aggiungere l'ecografia di testicoli, vescica e reni spesso effettuata per un quadro com-pleto delle condizioni dell'ap-parato urogenitale. Di solito, si esegue anche un esame del san-gue per escludere la coesistenza di un carcinoma della prostata: livelli elevati di antigene pro-statico specifico (PSA) devono

ca, il flusso urinario debole e lo sforzo nella minzione. Fra i sin-tomi irritativi invece la frequen-za nell'urinare, un aumentato bisogno durante la notte, l'ur-genza minzionale (la necessità impellente di svuotare la vesci-ca) e il bruciore a urinare.

Qual è l'iter che consente di diagnosticarla?Il primo passo è l'esplorazione rettale (palpazione della pro-stata attraverso il retto). Al fine

L'ipertrofia prostatica va "in fumo" con il laser a luce verdea cura di Giulia Sammarco

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senza ripercussioni sulla conti-nenza e sulla funzione erettile. Tale procedura chirurgica può essere eseguita con metodi tra-dizionali, a cielo aperto, o per via endoscopica, in quest'ulti-mo caso senza ricorrere a inci-sioni cutanee. La via di accesso endoscopica è rappresentata dall'uretra. Attraverso l'uretra viene inserito uno strumento munito di telecamera con il qua-le si esegue l'asportazione o la vaporizzazione del tessuto pro-statico cresciuto in eccesso e ostruente. In quest'ultimo caso si utilizza una tecnica chiamata Fotovaporizzazione Prostatica con GreenlightTM Laser.

In che cosa consiste questa metodica?La cosiddetta Fotovaporiz-zazione Prostatica con Gre-enlightTM (in inglese "luce verde") Laser è una metodi-ca endoscopica innovativa, a invasività minima che offre risultati ottimi. La fibra laser viene introdotta dal pene con un sottile endoscopio fino all'area ipertrofica. Qui la luce verde emessa dal laser viene completamente assorbita dal sangue del tessuto prostatico che, in conseguenza di ciò, rag-giunge istantaneamente alte temperature e si vaporizza. Si verifica così la vaporizzazione, più esattamente sublimazione, cioè il passaggio del tessuto trattato dallo stato solido allo stato gassoso. Il tessuto prosta-tico in eccesso non viene quin-di né tagliato né asportato ma vaporizzato, trasformato in gas. La metodica garantisce inoltre un'istantanea coagulazione del sangue sul tessuto residuo

farne sospettare la presenza. In tal caso può rendersi necessa-ria l'esecuzione di una biopsia ecoguidata per confermare o escludere il sospetto diagnosti-co, in quanto numerosi fattori, anche un semplice esame ret-tale, possono far aumentare il livello di PSA pur in assenza di patologie tumorali.

Com'è possibile prevenire questa patologia?Dopo i 50 anni è sicuramente raccomandata una visita urolo-gica annuale. Ma, attenzione, in alcuni pazienti un'evoluzione del tessuto prostatico in senso ipertrofico (accrescimento) può avere inizio già dopo i 40 anni. Circa il 50% degli uomini di età superiore a 60 anni evi-denzia segni di ipertrofia pro-statica; la percentuale raggiun-ge il 90% nei pazienti con età superiore agli 85 anni. La visita urologica è indicata anche in caso di disturbi persistenti del-la minzione.

Quali sono le possibilità terapeutiche?Quando i sintomi influiscono negativamente sulla qualità di vita si può ricorrere all'uso di farmaci specifici che sono mol-to efficaci. Tuttavia, in alcuni casi la terapia farmacologica è insufficiente ed è necessario ricorrere all'intervento chirurgi-co per asportare la porzione in-terna della prostata, quella che ostruisce il passaggio dell'urina attraverso l'uretra. È bene sotto-lineare che si asporta soltanto la porzione di prostata cresciu-ta in eccesso conservandone la parte periferica, ciò consente di risolvere l'ostruzione urinaria

consentendo di eseguire la procedura in campo "pulito". Infine il raggio verde, fuoriu-scendo da una fibra come la luce da una torcia elettrica, può essere facilmente direzio-nato sul tessuto da trattare.

Quali sono i vantaggi dell'utilizzo di questa tecnica?Innanzitutto il sanguinamen-to pressoché nullo, il tempo di permanenza del catetere post-operatorio di sole 12-24 ore, la rapida ripresa delle minzioni spontanee. L'intervento vie-ne eseguito in anestesia loco-regionale e la durata media dell'intera procedura è di circa un'ora. È molto importante sot-tolineare che, rispetto all'inter-vento chirurgico più impiegato negli ultimi cinquant'anni (l'e-lettroresezione endoscopica - TURP), grazie al sanguinamen-to minimo, GreenlightTM consen-te di operare in tutta sicurezza pazienti in trattamento con antiaggreganti, quindi ad alto rischio emorragico, senza inter-romperne la terapia, e pazienti portatori di pacemaker, non essendoci alcun rischio d'inter-ferenza elettrica con lo stimo-latore cardiaco. Inoltre, nessun paziente ha sviluppato impo-tenza e incontinenza.

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Nuoto e dintorni, guida alla sceltaa cura di Alessandra Perullo

Il nuoto è da sempre definito come lo sport completo per ec-cellenza, quello che la maggior

parte dei genitori sceglie per i propri figli sin da piccolissimi. Ma conosciamo realmente i suoi benefici? E quali sono le attività in acqua più indicate per ciascu-no? Scopriamolo con il dottor Antonio Rocca, ortopedico.

Dottor Rocca, a che età si può cominciare a nuotare?Generalmente già dopo il sesto mese di vita: il beneficio prin-cipale di iniziare così presto è l'esperienza del contatto e del-la fiducia tra genitore e figlio,

oltre che la condivisione di un'attività che prevede delle re-gole ben precise, circondati da "nuovi amici".

Quali sono i benefici fisici?Il nuoto è uno sport che appor-ta benefici fisici a 360 gradi sin dalla tenera età: coinvolge la muscolatura e la struttura ossea in generale, determinandone uno sviluppo corretto e comple-to. Rappresenta una base impor-tante per un corretto sviluppo delle capacità motorie e una conseguente crescita armonica del corpo, determina un aumen-to della massa magra e una ri-duzione di quella grassa e, nello specifico, favorisce lo sviluppo armonico dell'impalcatura os-sea, la correzione di eventuali deviazioni della colonna verte-brale e l'irrobustimento della gabbia toracica. Stimola i sistemi cardio-circolatorio e neuromu-scolare e, da non sottovalutare,

Dott. aNtoNio roCCa

Responsabile reparto Ortopedia Ospedale di Lovere e Ortopedico presso i centri CSC di Casnigo e Rovetta

favorisce la coordinazione mo-toria e respiratoria.

Il nuoto, quindi, è efficace sia per i bambini sia per gli adulti. Ma chi non sa nuotare?Ci sono diverse attività acquati-che adatte anche a persone che non sanno nuotare o hanno timore dell'acqua, come corsi di ginnastica svolti in verticale all'interno della vasca, come l'acquagym per citarne una del-le più note. Questo tipo di attivi-tà, oltre ad essere alla portata di chi non sa nuotare, è indicato anche per chi presenti proble-mi alle articolazioni (artrosi, problemi di cartilagine, mal di schiena) perché consente di effettuare esercizi e movimenti in assenza parziale o totale di carico a livello dell'apparato osteo-articolare, con quindi un ridotto impatto a livello di que-ste strutture. Gli stessi esercizi,

IN FORMA FITNESS

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al di fuori dell'ambiente della piscina, non potrebbero esse-re svolti senza scatenare effetti collaterali importanti. Il nuoto e le attività in acqua sono l'ideale anche per chi è in sovrappeso: ci si può muovere liberamen-te, senza l'affanno del sovrac-carico dovuto al peso. Inoltre muoversi in acqua favorisce il dimagrimento grazie al lavoro aerobico e agli esercizi musco-lari effettuati. Da non dimenti-care, infine, l'effetto drenante che si ottiene grazie al ripristino della circolazione sanguigna e linfatica, data dalla differenza di pressione esercitata dall'ac-qua, aspetto che interessa so-prattutto il sesso femminile, spesso soggetto a problemi di circolazione sanguigna alterata, ritenzione idrica e conseguen-te cellulite.

A CIASCUNO IL PROPRIO STILE…• Stile libero. Il corpo è spinto dal movimento coordinato delle gambe, mentre le braccia si alternano determinando una leggera torsione del busto. Fonda-mentale il controllo e l'interazione tra movimento e respirazione. Questo stile interessa e sviluppa i muscoli pettorali, bicipiti, glutei e addominali.• Dorso. Stile praticato in posizione orizzontale e capo rivolto verso l'alto, am-pie bracciate e battuta lenta delle gambe. La posizione consente una respira-zione fluida e favorisce lo sviluppo dei muscoli del dorso e dei glutei. Partico-larmente indicato per chi soffre di problemi alla colonna vertebrale.• Rana. Stile complesso, sviluppa i muscoli di cosce, glutei e tricipiti. Questo stile determina un affaticamento delle ginocchia e della zona lombare: è scon-sigliato a chi soffre di patologie nelle parti indicate.• Delfino. Prevede una rotazione quasi completa delle braccia e grande coor-dinazione con il movimento ondulatorio delle gambe. Questo stile coinvolge i muscoli di addominali, petto, braccia e spalle, sviluppa molto la forza fisica e il controllo della respirazione.

…E IL PROPRIO RITMO• Acquagym. Ginnastica a tempo di musica adatta a tutte le età, rappresenta un'attività completa, ottima dal punto di vista estetico, ma in molti casi anche terapeutico e riabilitativo.• Hydrobike. È una delle discipline più efficaci per combattere il sovrappeso e tonificare il corpo e unisce i benefici della bicicletta a quelli dell'attività in acqua.• Aquafit. Corsa su tapisroulant in vasca, immersi fino ai fianchi, variando intensità e inclinazione dell'apparecchio, rinforza il sistema cardiovascolare e la muscolatura degli arti inferiori.

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IN FORMA BELLEZZA

Ginnastica facciale per un viso senza rughe È la moda del momento, il "lifting" naturale, facile, divertente ed economico e di grande impatto nella nostra societàa cura di Maria Castellano

Collo e décolleté più sodi, zigomi e guance più to-nici, labbra rimpolpate e

turgide? Provate con la ginna-stica facciale. Proprio così. Ba-stano pochi e semplici esercizi per modellare, recuperare la forma, la compattezza, il tono, il colore e la salute del viso. Un modo naturale, divertente e sano per contrastare i segni del tempo che passa. «A partire dai 30 anni, circa, inizia il fisiologi-co processo di invecchiamento. Il viso tende a svuotarsi, cioè a perdere consistenza, grasso e tonicità. Il risultato di questo per-corso fisiologico è il cedimento dell'impalcatura di sostegno del viso, ovvero della struttura muscolare che sostiene la pelle, che si traduce progressivamente in un mutamento esteriore del

volto» spiega Elena Magnani, personal trainer esperta in que-sto tipo di allenamento. Se poi a questo aggiungiamo i tanti pic-coli movimenti di espressione che ognuno di noi compie quo-tidianamente, come corrugare gli occhi, le sopracciglia, la fron-te il gioco è fatto. Ecco allora l'i-dea di allenare con esercizi ad hoc non solo i muscoli del cor-po, ma anche i ben più trascu-rati, anche se importantissimi, muscoli del viso. «La ginnastica facciale, nata in ambito riabilita-tivo, oggi trova applicazione in diverse specialità della medici-na tra cui quella estetica, con lo scopo di sostenere e ricostruire la struttura muscolare che sostie-ne la pelle del volto. Praticata da sempre più persone (uomini e donne) in tutto il mondo, funzio-

na come un vero e proprio lifting naturale del volto e rappresenta una valida alternativa a tratta-menti ben più costosi, di scarsa durata e spesso non indolori. I risultati, con 10 minuti di allena-mento tutti i giorni, sono visibili già dopo qualche settimana».

Ma quanti sono i muscoli del viso?I muscoli facciali sono tantissimi, per la precisione 57, e di piccole dimensioni. Sono direttamente attaccati alla pelle e per questo ogni piccola variazione di volu-me è molto evidente e si nota su-bito. Attraverso l'allenamento e una stimolazione adeguata, pro-prio come succede con i musco-li del resto del corpo, possiamo favorire il loro sviluppo armonio-so, tonificandoli e rassodandoli.

Vi proponiamo due esercizi di ginnastica facciale, rispettivamente per il collo e per il contorno del viso e zigomi. Per esercitarsi è necessario sedersi davanti a uno specchio e tenere sempre la postura della schiena diritta e le spalle abbassate.

PER IL COLLO Sollevate leggermente il mento, tenete l'arcata dei denti inferiori staccata da quella dei denti superio-ri. Mantenendo una corretta postura della schiena, colonna vertebrale diritta e spalle abbassate, pie-gate leggermente la testa all'indietro. Sporgete in avanti e tenete in alto mento e naso, come quando guardate le stelle cadere dal cielo. Piegate gli angoli della bocca in giù con forza. A questo punto avrete la contrazione dei muscoli del collo, il cosiddetto muscolo Platisma, i tendini sporgeranno e la pelle del décolleté si solleverà verso l'alto. Ripetere ini-zialmente 20 volte aumentando le ripetizioni di volta in volta fino ad arrivare a 100.

e l'ossigenazione di tutti i tes-suti della muscolatura cranio-facciale. Questo si traduce nell'aumento della luminosità e dell'elasticità della pelle, nel rafforzamento del cuoio capel-luto e nell'attenuazione delle occhiaie. Perché sia efficace, però, l'allenamento deve essere personalizzato e tenere conto delle esigenze e delle caratte-ristiche individuali di ognuno, andando a riequilibrare la mu-scolatura dell'impalcatura di sostegno del viso nel rispetto dell'armonia del viso.

In cosa consiste l'allenamento?Prevede la stimolazione di tutti i muscoli facciali con la stessa intensità e con esercizi speci-fici per ogni sezione del volto: per rassodare il collo e il décol-leté, per rassodare le guance e gli zigomi e aumentarne il vo-lume, per ottenere un lifting del sopracciglio e della palpebra (vedi sequenza di esercizi nei-box). È sempre inclusa una fase preparatoria pre-allenamento con tecniche di massaggio al viso, postura e respirazione.

E come fa ad attenuare le rughe?L'allenamento tonifica i mu-scoli, li rende più turgidi con la conseguenza che la pelle sovrastante si distende. Inoltre quest'attività stimola la circo-lazione linfatica e sanguigna

eLeNa MagNaNi

Personal trainer a Bergamo e a Lecco

PER CONTORNO DEL VISO E ZIGOMI Aprite la bocca lasciando cadere la mandibola verso il basso senza forzature, simulando uno sbadiglio.

Richiudete la bocca facendo scorrere il labbro in-feriore sopra a quello superiore, lasciando che il labbro inferiore sporga all'insù come per cercare di toccare con il labbro la punta del naso.

Mantenete la posizione e sorridete portando gli angoli della bocca verso le tempie. Riportate gradualmen-te le labbra nella posizione precedente e sbadigliate dolcemente. Questo esercizio va eseguito con molta cautela. Più è lenta l'esecuzione maggiore sarà la sua efficacia. Ripetete 3 volte, molto, molto lentamente.

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REALTÀ SALUTE

«I dati della ASL di Bergamo parlano chiaro: si stima che nella nostra provincia

siano oltre 50 l'anno i morti per tumore polmonare causati da gas Radon, mentre l'Organizza-zione Mondiale della Sanità ha stabilito che il Radon è la secon-da causa di tumore polmonare dopo il fumo di tabacco». Chi parla è Sandro Fornai, ingegne-re bergamasco che si occupa di misurazione e bonifica da gas Radon. «Purtroppo la percezio-ne da parte della popolazione è ancora molto ridotta, inferiore ad esempio a quella verso inquinan-ti noti come il benzene, l'amianto o fattori di rischio solo ipotizzati come i campi elettromagnetici» aggiunge Fornai. Il Radon è un gas radioattivo invisibile, inco-lore e inodore, prodotto dal decadimento radioattivo dell'u-ranio, presente quasi ovunque nel suolo e nelle rocce. Quando fuoriesce dal terreno nell'atmo-sfera tende a disperdersi rapida-mente, mentre se penetra negli

Info

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Un pericolo invisibile nelle nostre case a cura di Francesca Dogi

concentrazione di Radon dovreb-be essere misurata in tutti gli edi-fici, soprattutto dove il pericolo è maggiore, come nei piani terra e interrati, particolarmente in co-struzioni di vecchia realizzazione. Mi è capitato nel mio lavoro di ri-levare alte concentrazioni di Ra-don ad esempio in taverne, locali che nelle nostre case sono spes-so utilizzati dalle famiglie nel tempo libero» continua l'esperto.La misura della concentrazio-ne di Radon può essere fatta in modo semplice, affidabile e poco costoso con dispositivi di piccole dimensioni (dosimetri) sensibili alle radiazioni che van-no posizionati negli ambienti da monitorare per un periodo di alcuni mesi, meglio nelle stagio-ni fredde, e poi analizzati da un laboratorio certificato.

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ambienti chiusi (case, scuole, ambienti di lavoro, etc.) può rag-giungere concentrazioni perico-lose per la salute, perché aumen-ta la probabilità di contrarre un tumore polmonare. Aerare i lo-cali, dove è possibile, ne abbassa momentaneamente la concen-trazione, ma non impedisce che nelle ore successive torni ad accumularsi. «Ci sono aree più a rischio, ma non c'è zona che si possa dire indenne. Come av-

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Bergamo Salute 57

REALTÀ SALUTE

L'esercizio autonomo della professione infermieristi-ca negli ultimi anni si è

sviluppato notevolmente, assu-mendo nei vari ambiti sanitari ruoli e spazi sempre maggiori. Ma quali sono le caratteristiche di questa figura infermieristica? «Il Libero Professionista Infer-miere è un infermiere laureato in infermieristica, iscritto all'al-bo degli infermieri (IPASVI), che decide di esercitare la propria attività senza alcun vincolo di subordinazione» spiega Gian-luca Solitro, Infermiere Libero Professionista. «Oggi l'infermiere è un professionista che respon-sabilmente ha il governo del processo assistenziale, decide in autonomia come pianificare l'assistenza al proprio paziente, prendendosi carico dei propri assistiti con una visione assisten-ziale olistica ovvero completa e strutturata». La figura del medico, ovviamente, rimane sempre un asse importante per il coordina-mento delle due professioni, ma in un contesto che si potrebbe definire quasi "paritario" con competenze differenti ma in perfetta sintonia. Sul territorio, l'Infermiere Libero Professioni-sta può svolgere attività assisten-ziali ed educative, direttamente al domicilio del paziente. «Con grossi vantaggi sia in termini ge-stionali sia organizzativi. Questo sarà il futuro dell'organizzazione In

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La libera professione infermieristica,tra presente e futuroa cura di Francesca Dogi

sanitaria in un Paese come il no-stro in cui le risorse economiche tendono a diminuire costante-mente a fronte una popolazione che, sempre più anziana, richiede e necessita di una sempre più maggiore assistenza». Attenzio-ne, però, a chi ci si affida. «Il con-siglio, a chiunque avesse neces-sità di assistenza infermieristica, per evitare di incappare in figure abusive, è accertarsi dell'identità del professionista richiedendo un documento che certifichi l'i-scrizione all'Ordine (tesserino Ipasvi). Inoltre ricordate, se ad as-sistervi è un professionista in re-gola (in genere con partita IVA), potrete usufruire di agevolazioni fiscali» continua Solitro. Un'altra forma di libera professione che si sta sviluppando è quella as-sociata, con la nascita di studi professionali associati, cooperative sociali, so-cietà tra professionisti (STP). «Grazie a queste società, l'infermiere può prendersi in carico la gestione di vari appalti o servizi, organizzare l'attività lavorativa e il personale e garantire una continuità assisten-ziale che nell'esercizio in forma singola a volte risulta difficile. Tenendo conto delle prospettive del Sistema Sanitario Nazionale, che tenderà

a spostare la visione ospedalo-centrica a una visione più ampia di assistenza gestita a livello ter-ritoriale, la nascita di queste nuo-ve forme societarie vedrà sempre più in prima linea la professione infermieristica. Inoltre organizza-zioni come queste permetteran-no di aumentare sia la possibili-tà di occupazione sia la qualità. La nuova sfida per il futuro sarà invece la nascita della figura dell'infermiere di Famiglia e di Ospedali di Comunità a comple-ta gestione infermieristica, sfide che, anche se ambiziose e impe-gnative, ci vedranno pronti per portare il nostro contributo così come la nostra deontologia c'in-segna per perseguire quella che rimane sempre la nostra mission, ovvero il prenderci cura dei citta-dini» conclude Solitro.

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Padana Emergenza, è stata la prima in Pro-vincia di Bergamo, ad introdurre nel Soc-corso Sanitario (118) con mezzi di base l’utilizzo dell’elettrocardiografo. Con questo apparecchio a disposizione, i soccorritori effettuano, se necessario, un ECG già in casa del paziente, inviandolo poi alla Sala Operativa del 118, dove un medico sarà in grado di riconoscere eventuali problemi cardiaci indirizzando il paziente nella strut-tura più idonea al trattamento di cui neces-sita. Un ulteriore evoluzione del Soccorso a cui Padana Emergenza ha voluto risponde-re subito ed in modo concreto.

Bergamo Salute 59

REALTÀ SALUTE

Amalgama sì o amalga-ma no? La permanenza nel cavo orale di que-

sta miscela utilizzata per le ot-turazioni dentali da più di 150 anni, costituita da mercurio (50%),rame (6-9%), argento (22-37%), stagno (11-14%) e zinco (2%), è oggi argomento di no-tevoli controversie nella comu-nità scientifica. «Il mercurio è il secondo elemento non radioatti-vo più tossico dopo il plutonio» dice il dottor Stefano Capoferri, medico odontoiatra. «La dia-triba, in particolare, è legata ai potenziali danni biologici lega-ti al costante rilascio di questo metallo nell'organismo da parte delle stesse otturazioni». Secon-do alcuni esperti l'amalgama causerebbe problemi all'orga-nismo intossicandolo, secondo altri, invece, le quantità rilascia-te dalle otturazioni sarebbero troppo basse per essere nocive. Ciò che però accomuna oppo-sitori e sostenitori è l'effettiva pericolosità dell'amalgama, per via dei vapori sprigionati dal ca-lore sviluppato dagli strumenti, se non rimossa con le dovute attenzioni e precauzioni. Per questo sono stati messi a pun-to precisi protocolli operativi, indispensabili al fine di ridurre il più possibile il rischio di ina-lazione dei vapori di mercurio per l'operatore e per il pazien-te. «Per effettuare una rimozio-ne protetta bisogna rispettare alcuni punti focali» continua il In

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Rimozione delle otturazioni in amalgama? Solo se "protetta" a cura di Francesca Dogi

dottor Capoferri. «Innanzitutto il dente da trattare deve essere isolato con l'ausilio della diga di gomma. La tecnica di fresag-gio deve essere eseguita, con tagli netti utilizzando una fresa al carburo di tungsteno specifi-ca per metalli e sotto abbondan-te irrigazione. L'amalgama non deve essere assolutamente pol-verizzata ma deve essere rimos-sa intera o a blocchi mediante l'uso di scalpelli. Aspetti impor-tanti sono, poi, l'areazione del lo-cale, per garantire un constante ricambio d'aria, e l'aspirazione mediante l'uso combinato di due aspiratori. Altre pre-cauzioni per limita-re al minimo i rischi sono aspettare al-meno tre settimane tra una rimozione e l'altra per favorire la detossificazione e seguire una tera-pia antiossidante e chelante ("disintos-sicante") con assun-zione di vitamina C e selenio. Ovviamen-te, una volta rimossa l'amalgama, deve es-sere riposta in conte-nitori con chiusura ermetica e smaltita secondo le norma-tive vigenti come ri-fiuto pericoloso». Ma come si fa a essere certi di non aver su-bito "danni" nella

rimozione? «Prima della rimo-zione e almeno sei mesi dopo l'ultima, è consigliabile fare una valutazione della concentrazio-ne di mercurio nell'organismo attraverso un mineralogramma (esame del capello) o esami delle urine o del sangue» con-clude l'odontoiatra.

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60 Bergamo Salute

Una cosa è certa, a queste persone non direte mai: "mi tolga le mani di dos-

so". Sono massaggiatori e osteo-pati, "professionisti della salute" in grado di aiutare a risolvere un problema osteo-articolare, muscolare o più semplicemen-te aiutare a rilassarsi. Si tratta di professionisti capaci di miglio-rare la qualità della vita di qual-siasi individuo. Ovviamente, è necessario mettersi in mani "sicure", professionalizzate, che sanno cosa fanno. Nel centro di Bergamo, ma anche a Brescia e Legnano, opera il Centro Stu-di Synapsy, una scuola di studi superiori paritaria accreditata presso la Regione Lombardia, da 40 anni specializzata in arti ausiliarie delle professioni sa-nitarie, che prepara ai massimi livelli massaggiatori e osteopati. «Il Centro Studi Synapsy è spe-cializzato nella formazione in campo massoterapico e idrote-

rapico e nella medicina osteopa-tica, con percorsi formativi per massaggiatore e capo bagnino degli stabilimenti idroterapici e inoltre con la scuola superio-re di Osteopatia. In particolare, il percorso di studi osteopatici proposto dalla Scuola Superiore di Osteopatia Synapsy è basa-to sui tradizionali principi della medicina osteopatica ma ha sviluppato un approccio innova-tivo denominato "Biomeccanica Funzionale Dinamica"» spiega il dottor Claude Altieri, Diret-tore Scientifico della scuola e ideatore della "Biomeccanica Funzionale Dinamica" (BDF). «Oltre a essere di grande aiuto nel trattamento di situazioni di sofferenza, svolge un ruolo cen-trale nella prevenzione, in quan-to le disfunzioni biomeccaniche non risolte generano comunque negli anni delle lesioni». Tutti i corsi sono tenuti da docenti altamente specializzati e da fi-

gure professio-nali di settore; per ogni corso sono previste attività di tiro-cinio, stage e incontri con esponenti di rilievo dell'a-rea professio-nale in ambito sanitario. Per i massaggiatori-

REALTÀ SALUTE CENTRO STUDI SYNAPSY

Osteopatia e massaggi, una scuola d'eccellenza per "professionisti della salute" a cura di Francesca Dogi

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Curare la vista e la masticazione equivale a vivere meglio la pro-pria esistenza. L’Istituto Leonardo da Vinci, appartenente al medesi-mo gruppo Centro Studi Superiori di Bergamo, presente nel territo-rio lombardo da oltre 50 anni, tra i percorsi ausiliari alle professio-ni sanitarie ha attivi quelli relativi alla formazione di ottici e odon-totecnici.Il diploma in Ottica consente di realizzare nei laboratori oftalmici ogni tipo di soluzione persona-lizzata, confezionare e commer-cializzare occhiali e lenti a con-tatto. Il diplomato, a conclusione del percorso quinquennale, è in grado di utilizzare in modo ade-guato materiali, strumentazioni, tecniche di lavorazione e rico-struzione indispensabili per pre-parare ausili e/o presidi sanitari per il benessere della persona. Può inoltre definire la prescri-zione oftalmica di alcuni difetti visivi quali miopia e presbiopia, con esclusione di ipermetropia, astigmatismo e afachia. Il diplomato Odontotecnico, al termine del quinquennio di stu-di, invece, è in grado di costruire ogni tipo di protesi, provvisoria, fissa e mobile. Il corso scolastico lo prepara anche a eseguire tutte le lavorazione per il rilievo delle impronte e la collocazione dei dispositivi necessari all’analisi della condizione della bocca. Sa adoperare strumenti di precisio-ne per costruire, levigare e rifinire le protesi, oltre ad applicare ogni nuova tecnologia utile allo studio tridimensionale della condizione della bocca.

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terapisti il percorso di studi è biennale e strutturato nei se-guenti turni: fine settimana, diurno e serale. Al termine del percorso, previo superamento delle prove finali, viene con-ferito il titolo abilitante all'Ar-te Ausiliaria delle Professioni

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Sanitarie di Massaggiatore e Capo Bagnino degli Stabili-menti Idroterapici spendibile su territorio nazionale e nella Comunità Europea. La Scuola Superiore di Osteopatia propo-ne invece un percorso di 4 anni accademici a tempo parziale (part-time) per professionisti già operanti in ambito sanitario, e un percorso di 5 anni accade-mici a tempo pieno (full-time) destinato in particolare ad al-lievi neo-diplomati. A conclu-sione di ogni annualità, viene rilasciato un attestato relativo alle competenze acquisite e al termine del percorso, a seguito della discussione di una tesi sperimentale, verrà conferito il Diploma in Osteopatia. In tutti i percorsi proposti dal Centro Studi Synapsy il tempo dedi-cato alla parte teorica, a livel-

OPEN DAY SYNAPSY

DUE DATE A SETTEMBRESarà un settembre "Open day" per il Centro Studi Synapsy. Sa-bato 6 e 20 settembre sarà aperta a partire dalle 10 a chiunque fos-se interessato la sede centrale di Bergamo. Nel pomeriggio di sa-bato 20 settembre, a partire dalle 15, l'apertura riguarderà la sede di Brescia, mentre l'Open day per la sede di Legnano si svolgerà sa-bato 13 settembre a partire dalle 15. La segreteria del Centro Stu-di Synapsy è aperta da lunedì a venerdì dalle 9 alle 18 e il sabato dalle 9 alle 12.

lo operativo, è equivalente a quello per la parte pratica per garantire un apprendimento immediato, efficace e di qualità. Gli allievi possono usufruire di aule ampie e luminose dotate di attrezzature per la didattica multimediale e laboratori at-trezzati. A Bergamo le lezioni si svolgono in ambienti moderni e funzionali con una superficie di oltre 6mila metri quadrati.

REALTÀ SALUTEREALTÀ SALUTE

62 Bergamo Salute

Parco della Trucca, divertimento e relax per chi resta in cittàNon andate in vacanza o siete già tornati, ma avete ancora voglia di godervi l'estate? Allora non potete

non fare un giro al Parco della Trucca. Fino al 6 settembre, da lunedì a domenica dalle 9 alle 24, avre-te solo l'imbarazzo della scelta per ritagliarvi qualche ora di relax e divertimento. Tante le iniziative in programma, per grandi e piccoli: attività sportive (tornei di volley, calcetto, ping pong, corsa amatoriale, kayak sul lago) e iniziative legate al benessere e al fitness (corsi di yoga, pilates, tai chi, zumba e ginna-stica dolce, ma anche boot camp che si ispira all'allenamento dei marines e unisce esercizi di fitness a preparazione atletica e militare, e slacklining, che consiste nel camminare sospesi su una fettuccia di po-liestere tesa tra due punti), laboratori creativi per bambini, attività teatrali, workshop di fotografia, esposi-zioni di artisti bergamaschi, giornate dedicate alle attività con i cani e eventi solidali. Novità di quest'anno il "Cinema sotto le stelle": grazie alla collaborazione con Bergamo Film Meeting, ad agosto, sarà possibile vedere gratuitamente quattro grandi film al chiaro di luna, immersi nel verde e seduti su plaid.

Bottoni che fatica!Collane, braccialetti, magliette, borse. Tutte lavorate con bottoni. Sembra facile, ma chi le ha realizzate

soffre della malattia di Charcot Marie Tooh, una neuropatia rara che colpisce mani e piedi limitandone progressivamente l'uso e di cui soffre una persona ogni 2500. Questi lavori, molto belli, sono frutto di una vera fatica e di sacrificio. Se siete curiosi, l'appuntamento è per domenica 21 settembre il via Colleoni 8, in Città Alta, dove ci sarà la bancarella di volontariato con tanti lavori decorati, dalle borse ai gioielli, alle idee regalo. L'iniziativa è di "Amiche per la vita" in collaborazione con Acmt-rete. Per ulteriori informazioni www.acmt-rete.it oppure www.amicheperlavitaonlus.blogspot.com

DAL TERRITORIO NEWS

DonneInDifesa, per non sentirsi più vulnerabiliUn corso di difesa in cui acquisire tutti gli stru-

menti per far fronte a qualsiasi tipo di situa-zione imprevista di pericolo o aggressione, svilup-pando realmente l'attitudine alla difesa. Si chiama DonneInDifesa ed è organizzato da Ananda. Desti-natarie dell'iniziativa, come dice il nome, le don-ne, sempre più esposte nella nostra società ad ag-gressioni, verbali e non, anche in famiglia e nelle relazioni di coppia. Durante il corso, che inizierà a metà settembre (ogni giovedì dalle 18.30 alle 19.30), si potranno imparare non solo le tecniche pratiche da utilizzare per atterrare l'aggressore, ma soprattutto la mentalità per diventare più sicure di se stesse e affrontare tutte quelle spiacevoli situa-zioni critiche che esigono un tempestivo piano di emergenza e una pronta reazione, dagli attacchi verbali alle molestie fino alle vere e proprie aggres-sioni. Per informazioni www.anandacsa.com

Ogni anno con l'estate arrivano anche le tipiche ondate di calore: condizioni climatiche e tempera-ture elevate con alti tassi di umidità per periodi prolungati che possono mettere a repentaglio l'e-

quilibrio dell'organismo. Che fare? Innanzitutto seguire alcune regole anti-afa come bere almeno due litri di acqua al giorno, evitare di uscire nelle ore più calde, privilegiare abiti freschi e

in fibre naturali, aumentare il consumo di frutta e verdura etc. Non sempre però queste strategie bastano, soprattutto nei soggetti più fragili. Per questo fino

al prossimo 15 settembre, Arpa Lombardia trasmetterà bollettini giornalieri sulle condizioni climatiche al Centro di Riferimento di Asl Bergamo che,

in caso di emergenza, invierà tempestivamente istruzioni pratiche alle diverse istituzioni. La rete dei servizi si prende particolare cura degli

anziani, dallo specifico monitoraggio delle persone assistite a domi-cilio al ricovero, se appropriato, in struttura ospedaliera ed eventuali dimissioni protette. Nel periodo estivo Asl Bergamo ha attivato un sistema di allerta sempre attivo per gestire la trasmissione delle in-formazioni sulle previsioni meteorologiche e i messaggi di allarme ondate di calore. Inoltre ha messo a disposizione il numero verde 800002233, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12,30 e dalle 13,30 alle 16 fino al 31 agosto, a cui la popolazione può rivolgersi per informazioni.

Emergenza caldo? C'è il numero verde dell'Asl

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Bergamo Salute 65

DAL TERRITORIOONLUS

«L'Italia è uno dei po-chi Paesi che ad oggi non ha ancora ri-

conosciuto la Lingua dei Segni, benché la sua promozione sia auspicata dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità che il nostro Paese ha sottoscritto. Un suo riconosci-mento darebbe ai sordi maggiori servizi accessibili garantiti dalle Istituzioni pubbliche e non». Chi parla è Stefano Zanoletti, presi-dente dell'ENS (Ente Nazionale Sordi) provinciale di Bergamo, che fa parte dell'ENS nazionale e con quest'ultimo promuove iniziative per favorire l'integra-zione delle persone sorde nella società, la loro crescita, autono-mia e piena realizzazione in tut-ti i campi, scolastico, lavorativo, personale. «La sordità è ancora una realtà sconosciuta» conti-nua il presidente. «Il principale obbiettivo di tutte le nostre ini-ziative perciò è darle visibilità, affinché si abbattano i pregiudizi per la costruzione di una socie-tà più equa. In particolare con il circolo ricreativo organizziamo gite, seminari, giornate associa-tive, iniziative sportive, incontri formativi resi accessibili attra-verso la traduzione di un inter-prete di Lingua dei Segni Italiana (LIS). Inoltre sosteniamo progetti per rendere effettivo e idoneo l'inserimento lavorativo nelle aziende e per rendere possibi-

ferroviarie, negli aeroporti, ne-gli ospedali e negli ambulatori. A Bergamo, poi, manca ancora un'emittente locale pienamente accessibile attraverso il servizio di sottotitolazione: questo è uno degli obbiettivi che speriamo di raggiungere nel più breve tem-po possibile». Tra le iniziative ci sono anche quelle nelle scuole e in ambito lavorativo. «Nelle scuole promuoviamo interventi educativi di sensibilizzazione e sosteniamo le famiglie udenti con figli sordi. Una nota positiva che caratterizza la nostra Provin-cia riguarda proprio il Servizio di Integrazione scolastica dei Disabili Sensoriali (SPIDIS), fio-re all'occhiello nel garantire l'as-sistenza scolastica degli alunni sordi» conclude Zanoletti.

Riconoscere la lingua dei segni, il primo passo per una vera integrazione dei sordi a cura di Maria Castellano

le l'accessibilità dei servizi alle persone sorde: corsi di informa-zione e sensibilizzazione per il personale sanitario e ammini-strativo dell'Ospedale Papa Gio-vanni XXIII di Bergamo (destina-to a diventare progetto-pilota a livello nazionale), servizi per la chiamata d'emergenza in colla-borazione con la Questura, col-laborazioni con la Croce Rossa Italiana e ovviamente assisten-za e tutela, sportelli informativi INPS e inserimento lavorativo, tradotti in Lingua dei Segni. Ad oggi, infatti, la traduzione in tempo reale in LIS è la sola re-ale garanzia di accessibilità e partecipazione». Una garanzia ancora troppo spesso negata. «Basti pensare a tutti i servizi di prenotazione di esami e visite mediche, per restare in ambito sanitario, a cui si accede telefo-nando, azione che una persona sorda deve delegare ad altri per-dendo così il diritto a esercitare un'autonomia e a tutelare la propria privacy. Lo stesso acca-de, con rischi evidenti, per i nu-meri telefonici di emergenza. Si tratterebbe sempli-cemente di fornire alternative testuali, visibili e leggibili su display, alle informazioni tra-smesse con gli altoparlanti negli uffici pubblici, nelle stazioni

66 Bergamo Salute

Il suo sorriso è contagioso. Come la sua vita dedicata ai più poveri del mondo, ai leb-

brosi. Lei, suor Bertilla Capra da Bagnatica, 75 anni, è da 44 in India, superiora del Vimala Der-matological Centre di Mumbai, un ospedale che cura i pazienti con ulcere e piaghe gravi, i ma-lati di tubercolosi e i loro figli. La incontriamo a Monza, all'Isti-tuto delle Missionarie dell'Im-macolata, dove da ragazzina ha preso i voti. È in vacanza, ma il

DAL TERRITORIO IL LATO UMANO DELLA MEDICINA

mia cugina suora missionaria» racconta. «Ero affascinata da quello che leggevo e così un poco alla volta ho preso la de-cisione. Dopo aver lavorato per qualche tempo al filatoio di Bru-saporto, sono entrata qui all'I-stituto delle Missionarie dell'Im-macolata. Nello stesso tempo ho fatto un corso per infermiera a Roma e uno per ostetrica alla clinica Mangiagalli a Milano. Il mio sogno era di andare in Asia, in Bangladesh. Invece sono stata destinata in India per occupar-mi di malati di lebbra. È quello che ho continuato a fare per tutti questi anni. La lebbra l'ho sco-perta un po' alla volta. Prima ho dovuto seguire un corso in Spa-gna, perché il governo indiano accettava soltanto chi aveva un diploma per questa malattia».

Finalmente suor Bertilla può partire per l'India. «Sono stata a Calcutta, dove ho conosciuto Madre Teresa. Con lei sono an-data molte volte sulla jeep per visitare i vari campi con i pro-fughi della guerra tra Pakistan e Bangladesh del 1971. Un'e-sperienza meravigliosa. Appena salivamo in auto Madre Teresa cominciava a pregare. Poi sono andata a Eluru, nell'Andhra Pradesh, nel sud dell'India. Una regione poverissima ma con la gente semplice, accogliente, rico-

suo pensiero, mentre parliamo, vola al suo ospedale, ai suoi pazienti, ai suoi ragazzi e ragaz-ze che cura e alleva come una mamma. Sempre sorridente, sempre pronta a offrire una ca-rezza, una parola di conforto.

La sua è una missione d'amore, al servizio dei più poveri tra i poveri. «Ho fatto questa scelta a 14 anni leggendo i giornali del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) che mi faceva avere una

Così ho creato un angolo di paradiso nell'infernoLa storia di una suora bergamasca che ha fondato in India un ospedale per lebbrosi e malati di tubercolosi a cura di Lucio Buonanno

Bergamo Salute 67

LEBBRA: IN CALO MA NON SI PUÒ ANCORA ABBASSARE LA GUARDIANegli ultimi 20 anni oltre 14 milioni di malati sono stati curati, 4 milioni dal 2000. La diagnosi precoce e la terapia multifarmaco, disponibile gratuita-mente dal 1995, si sono rivelati gli elementi chiave nell'eliminare questa malattia infettiva cronica causata da Mycobacterium leprae o bacillo di Hansen. 2 milioni di loro però convivono con disabilità gravi (mutilazioni, deformità, cecità) e altri 2 milioni con disabilità nelle fasi iniziali. Come sot-tolinea l'ultimo rapporto del Comitato degli Esperti sulla Lebbra dell'Orga-nizzazione Mondiale della Salute (OMS), del 2012, "nonostante un progresso significativo nel controllo della malattia e nella riduzione del suo peso, mol-to ancora resta da fare per rinforzare i risultati ottenuti e per ulteriormente ridurre l'impatto della lebbra, soprattutto per quanto riguarda le sue conse-guenze fisiche, mentali e socio-economiche sui malati e sulle loro famiglie". Sebbene il tasso di prevalenza della malattia in oltre 20 anni sia calato del 90%, ogni anno nel mondo si registrano 220-230 mila nuovi casi e la leb-bra continua a essere diffusa principalmente in Asia (soprattutto in India), Africa (in particolare alcune regioni dell'Africa occidentale) e in alcune zone dell'America Meridionale come il Brasile. Ma adesso fa paura la tubercolosi. Ne soffrono tanti.

noscente. Nell'81 sono arrivata a Mumbai. C'erano tanti malati di lebbra nella zona: su 800 mila abitanti almeno 13 mila erano lebbrosi. Così abbiamo chiesto i permessi al governo che ci ha fornito lo spazio dove abbiamo costruito il Centro per ricovera-re i pazienti. Oggi abbiamo una settantina di ricoverati e li curia-mo senza paura. La lebbra è una malattia che attacca la pelle e i nervi periferici, ma quando te ne accorgi è troppo tardi. I sintomi sono una macchia sulla pelle, poi vengono le paralisi alle dita, alla mano, ai piedi. Se presa in tempo si può curare. Per questo andiamo nelle scuole, nelle fab-briche per cercare di prevenire. E infatti abbiamo aiutato migliaia e migliaia di persone. La lebbra non si trasmette come la tuber-colosi, ma in India è vista come una punizione divina e i lebbrosi danno fastidio, fanno ribrezzo».

Il Centro di suor Bertilla non si occupa soltanto di malati di lebbra e di tubercolosi. Ha cre-ato un collegio per gli orfani e per i figli dei pazienti. Le ra-gazze studiano anche lì, i ma-schi invece vanno nelle scuole governative. Ma tutti (induisti, musulmani e i pochi cristiani), la mattina pregano, cantano inni religiosi e molti leggono la Bibbia. E poi ci sono un ambu-latorio con dispensario di me-dicine, sale operatorie, reparto di riabilitazione, un calzolaio che fa scarpe speciali per chi ha superato la malattia, e una sartoria diretta da un indiano, molto bravo nel taglio e cuci-to, che ha vinto la lebbra, e che ora con una decina di aiutanti, spesso ex lebbrosi, confeziona

sari, vestiti e altri capi di abbi-gliamento che vengono portati in Italia per essere venduti.

Il ricavato torna al Centro di suor Bertilla, come le offerte degli sponsor, gli Amici di Raul Follerau di Bologna, la German Leprosy Relief Association, e come gli Amici delle Missio-narie dell'Immacolata o quel-le di tanti che ogni anno, tra gennaio e febbraio, vanno a Mumbai a portare i soldi che raccolgono. Una di questi è la giornalista Barbara Zonchello. «Bertilla tira le fila di una gran-de missione che ospita 80 ma-lati gravi di lebbra e tubercolosi e 70 bambine particolarmente disagiate» racconta in una let-tera al ritorno dalla sua ultima visita. «I malati di lebbra vengo-no operati e curati con amore. Le bambine invece vivono una vita lontano dalla strada dove sarebbero cresciute: mangiano, dormono in una brandina, van-no a scuola con tanto di divisa e crescono in un ambiente tran-quillo e protetto con l'obbiettivo

di farne donne autosufficienti in grado di lavorare e di avere una vita dignitosa. A queste bambine manca tutto e come se non ba-stasse una volta divenute adulte non potranno sposarsi senza la dote. Anche se alcune si sono diplomate o laureate. Sembra paradossale ma il lebbrosario è un vero e proprio angolo di Pa-radiso. Si respira un'atmosfera unica e ineguagliabile. Le bam-bine cantano, studiano e prega-no, aiutano le suore e natural-mente giocano mentre i malati dalla loro ala dell'ospedale le guardano sorridendo. Fuori dal-le mura di questo Paradiso c'è l'India in tutta la sua durezza. E naturalmente Bertilla entra ed esce da queste mura, aiuta, sorri-de, cura. Lì serve davvero tutto». Suor Bertilla legge la lettera e sorride. «Per me non è affatto un sacrificio. Ho scelto di essere al servizio dei più poveri tra i pove-ri, degli ammalati, e rifarei tutto. Sono loro che mi trasmettono una gioia immensa anche se c'è tanto da fare ancora e c'è biso-gno di fondi».

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Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6000 se-condo l'OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a 5 persone per 1000 abi-tanti secondo i criteri adottati dall'U-nione Europea). Con base genetica per l'80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell'orga-nismo umano. In questo numero parliamo della Malattia di Gaucher.

A.R.M.R.Insieme contro le malattie rare

Tel. 035/671906Fax 035/[email protected]

Codice di esenzione. RCG080 Categoria. Malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione, del metabolismo e disturbi immunitari. Definizione. È la più frequen-te patologia del metabolismo degli sfingolipidi (classe di lipidi di membrana). Si distin-guono tre tipi: il tipo 1, senza interessamento neurologico; il tipo 2, con grave e precoce interessamento neurologico, il tipo 3, con interessamen-to neurologico più tardivo. Epidemologia. È stata stima-ta per il tipo 1 un'incidenza di 1: 60.000-200.000 (che sale tra gli ebrei ashkenazi); per il tipo 2 di 1:100.000 e per il tipo 3 di 1:50.000.Segni e sintomi. Il tipo 1 esordisce in età che va dall'in-fanzia all'età adulta, con sple-

nomegalia (aumento della milza); segni ematologici di ipersplenismo (trombocito-penia, anemia e leucopenia); epatomegalia (aumento del fegato) modesta e alterazio-ni ossee. Il tipo 2 esordisce a circa 3 mesi con splenome-galia associata a opistotono (grave inarcamento e rigidità della schiena), strabismo, tri-sma (contrattura dei muscoli della mandibola). Nel tipo 3 si riscontrano i segni del tipo 1 associati ad atassia (man-canza di coordinazione mu-scolare), paraparesi spastica, convulsioni, mioclonie ("scos-se" muscolari), oftalmoplegia (paralisi dei muscoli oculari) sopranucleare e demenza, che possono manifestarsi tra i 10 e i 50 anni.Eziologia. Ha un'origine ge-

netica ed è causata dal deficit dell'enzima beta-glucocere-brosidasi (o beta-glucosidasi).Diagnosi. La diagnosi clinica può essere confermata con il dosaggio dell'attività enzima-tica della beta-glucocerebrosi-dasi e con l'analisi molecolare delle mutazioni.Terapia. La somministrazio-ne endovenosa sostitutiva pe-riodica con beta-glucosidasi è utilizzata regolarmente dal 1992. È efficace, però, solo nel tipo 1 poiché non agisce sul danno cerebrale. Il trapianto di midollo osseo può essere preso in considerazione nel-le forme con interessamento neurologico.

Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente

Commissione ScientificaARMR

MALATTIA DI GAUCHER

DAL TERRITORIOMALATTIE RARE

INCONTRI CON I SOCI E GLI AMICI DI A.R.M.R.

• Giovedì 24 luglio, dalle ore 19:30 in poi Organizzato dal Gruppo Giovani A.R.M.R. sugli Spalti di San Michele "Ababordo sulle Mura" • Giovedì 18 settembre dalle ore 18:00 alle ore 19:30 aperitivo per i soci A.R.M.R. presso Gioielleria Cornali piazza Matteotti • 27 e 28 settembre a Branzi Fiera di San Matteo con la partecipazione del Prof. Giuseppe Remuzzi

Maggiori informazioni su www.armr.it

70 Bergamo Salute

«Queste due stupende bambine sono la dimostrazione che

si può combattere una malattia come la leucemia linfoblastica acuta. Le ho volute con tutte le mie forze. Dopo tutte le sofferen-ze che ho dovuto patire, la prima volta nel 1988, la seconda nel 2000, mi hanno ridato la gioia di vivere. E pensare che solo qual-che anno fa ero distrutta, la mia vita era appesa alla chemiotera-pia con i medici che mi consiglia-vano di evitare una gravidanza». Lara Belotti è una bella ragaz-za di 35 anni, alta, mora, occhi scuri, parlantina sciolta, senza peli sulla lingua, un carattere di ferro. E si coccola le figlie, Asia che ha appena compiuto sei anni, e la più piccola Sveva, tre. La sua storia, anzi il suo calvario,

DAL TERRITORIO TESTIMONIANZA

mi consolano garantendomi che cresceranno di nuovo». Per quaranta lunghi giorni Lara deve rimanere in ospedale, bloccata a letto. Una sofferen-za enorme per una bambina, un po' alleviata dall'affetto dei medici e degli infermieri del reparto pediatrico. «In partico-lare il dottor Biondi, ora prima-rio, la dottoressa Locasciulli e la dottoressa Fraschini, un'equipe fantastica: mi trattavano con tanto amore, come se fossi di-ventata una loro figlia. Con un altro medico, il dottor Momci-lo Jancovic si è instaurata una forte amicizia che dura ancora oggi. Mi ricordo il giorno in cui entrò nella mia stanzetta con una video cassetta che spiegava con un cartone animato quello che stava accadendo nel mio corpicino e a cosa sarei andata incontro. Poi finalmente, dopo 42 giorni, mi fanno scendere dal letto: non riuscivo più a cammi-nare, ma dovevo farcela, dovevo tornare a casa, dai miei amici e passo dopo passo ce l'ho fatta. Ora so cosa prova un bimbo appena muove i primi passi. Ma una volta a casa, comincia un altro dramma: mi guardano tutti in modo strano, qualcuno evita di avvicinarsi. Hanno paura che io possa essere contagiosa. È dura la vita in questo modo e a renderla ancora più dura è la separazione tra i miei genitori che però mi sono stati sempre vicino insieme con mia sorella che ha quattro anni meno di me e soffriva assieme a me. Cresco

inizia in quarta elementare, a 9 anni. Una bambina serena con la solita routine quotidiana tra scuola e oratorio. Poi il dram-ma. «Mi sentivo stanca, avevo spesso la febbre a 37 e mezzo. Mi portano all'ospedale di Alza-no Lombardo, mi sottopongono ad alcune analisi: scoprono che ho livelli troppo bassi di emoglo-bina e consigliano un ricovero al Centro specializzato del San Gerardo di Monza. Altre analisi, anche al midollo osseo, e un ver-detto che sconvolge soprattutto i miei genitori: ho la leucemia lin-foblastica acuta. Subito mi sotto-pongono alle cure del caso, alla chemio e alle radioterapie. Sto male: vomito, brividi, dolori che non ti mollano notte e giorno e l'annuncio dei medici che mi cadranno tutti i capelli anche se

Con l'amore ho sconfitto la leucemia a cura di Lucio Buonanno

Bergamo Salute 71

COLPISCE SOPRATTUTTO I PIÙ PICCOLI

La leucemia linfoblastica acuta (LLA) è un tumore ematologico (cioè del sangue) che si sviluppa nel midollo osseo, nel sangue, nel sistema linfatico e in altri tessuti ed è caratterizzato da un accumu-lo di linfociti, un tipo particolare di globuli bianchi. Il termine "acuta" indica che la malattia progredisce velocemente. Anche se è una ma-lattia relativamente rara in Italia si registrano ogni anno 450 nuo-vi casi tra gli uomini e 320 tra le donne. La LLA è però il tumore più frequente in età pediatrica tra 0 e 14 anni. L'incidenza raggiunge il picco tra i 2 e i 5 anni e poi di-minuisce con l'aumentare dell'età fino a essere minima dopo i 29 anni. Potrebbe essere causata da esposizione a radiazioni e da sostanze chimiche come il benze-ne contenuto in alcuni pesticidi e nel fumo delle sigarette. I sintomi sono stanchezza, perdita di ap-petito, rischio di infezioni, dolori e sanguinamenti frequenti. La terapia si basa soprattutto sulla chemio e farmaci specifici.

così. Per altri cinque anni conti-nuo con le terapie. Altri esami, altre analisi e finalmente posso pensare al futuro. Secondo i me-dici sono guarita».

La vita torna a sorriderle. Nel frattempo Lara è sbocciata e non passa inosservata. Ha un bel fisico e a 17 anni incontra l'amore o almeno così crede. La malattia ormai sembra solo un doloroso ricordo. E invece tre anni dopo durante una vacanza in Sardegna torna la febbre. «Mi sento strana, ma non penso alla mia vecchia storia. Sono passati tanti anni. Torno a Monza, lì ci sono i miei amici medici, sanno tutto di me. Sono la mia famiglia. Mi accolgono a braccia aperte

e, anche se nel frattempo sono diventata adulta e loro curano i bambini leucemici, non mi mol-lano. Per loro è inspiegabile che a distanza di dodici anni si sia ripresentata la stessa identica malattia. Mi crolla il mondo ad-dosso. Il dottor Jancovic si attac-ca al telefono, chiama i colleghi dell'ospedale di Bergamo che vogliono ricoverarmi subito. Ma io chiedo una settimana di tem-po. Dovevo sistemare alcune cose mie. Dovevo prepararmi, e preparare le persone a me care, parenti e amici. Avevo paura perché sapevo a cosa andavo incontro, avrei di nuovo perso i capelli. E allora sono andata dal parrucchiere, li ho fatti ta-gliare corti, li ho fatti biondi. E si ricomincia. Di nuovo 40 giorni inchiodata in un letto, di nuovo le chemio. Ma non mollo anche se in tutto questo il ragazzo che avevo è sparito». Lara è una combattente. Dopo lo shock iniziale, ritrova la forza e la grinta per reagire. Vuole farce-la, vuole vincere questa nuova battaglia. «Mia mamma e mia sorella mi sono sempre vicine, mi danno coraggio. E finalmen-te posso tornare a casa. Ricre-scono anche i capelli, cerco di

riprendere una vita normale, di lavorare come grafica pubblici-taria. Poi sei anni dopo conosco l'uomo della mia vita, perdo la testa. Lui mi accetta soprattutto per la forza e il coraggio che dimostro nell'affrontare la vita quotidiana. Abbandono Ranica, andiamo a vivere a Urgnano. Una delusione: mi sembra di ri-vivere il mio ritorno a casa da bambina. Purtroppo al giorno d'oggi c'è ancora gente ignoran-te che al solo sentire la parola leucemia ti tratta come un'appe-stata. Ma io vado avanti lo stesso, non sarà un paesino a fermarmi. Sono la dimostrazione che la leucemia si può combattere, si possono avere dei figli, anche se devo ammettere che appena mi sento un po' strana telefono ai miei amici medici di Monza. Ora vorrei scrivere un libro sulla mia storia per dare una parola di speranza e di aiuto soprattut-to ai genitori che soffrono per i loro figli ammalati e non sanno a chi rivolgersi. Come quel padre di una bambina di cinque anni che ho conosciuto in vacanza e che ha la mia identica forma di leucemia. Ma di leucemia oggi si guarisce e l'amore è la cura fon-damentale oltre le terapie».

Direttore EditorialeElena BuonannoDirettore ResponsabileDaniele GerardiRedazioneRosa [email protected] e impaginazioneCatherine Coppens | Mood Creative Designwww.moodcreativedesign.itFotografie e illustrazioniShutterstock, Adriano MerigoStampaGrafiche Mazzucchelli S.p.AVia Cà Bertoncina, 37/39/41 - 24068 Seriate (BG)Casa EditricePro.Ge.Ca. srlViale Europa, 36 - 24048 Curnasco di Treviolo (BG)Tel. 035.201488 - Fax [email protected] - www.bgsalute.itHanno collaboratoLucio Buonanno, Maria Castellano, Viola Compostella, Giulia Sammarco, Alessandra Perullo

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010

Iscr. ROC N°21019

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PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Bergamo Salute anno 4 - n°4 - lug. - ago. 2014 Comitato Scentifico

Comitato Etico

• Dott. Diego Bonfanti - [email protected]

• Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario - [email protected]

• Dott. Rolando Brembilla - [email protected]

• Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medico legale - [email protected]

• Dott. Andrea Cazzaniga - Idrologo Medico e Termale [email protected]

• Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale [email protected]• Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo [email protected]• Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa

[email protected]• Dott. Antoine Kheir - Cardiologo

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[email protected]• Dott. Roberto Orlandi - Ortopedico

Medico dello sport - [email protected]• Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista

[email protected]• Dott. Antonello Quadri - Oncologo [email protected]• Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo

[email protected]• Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta

[email protected]• Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra

[email protected]• Dott. Giovanni Taveggia - Medicina Fisica e

Riabilitazione [email protected]• Dott. Massimo Tura - Urologo

[email protected]• Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

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• Dott. Giorgio Locatelli - Presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Bergamo• Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell'Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo• Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista• Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra• Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo• Beatrice Mazzoleni - Presidente dell'Ordine

degli Infermieri di Bergamo (IPASVI)

I canali di distribuzione di Bergamo Salute• Abbonamento• Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile consultarla nelle sale d'attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.)• Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

FUCpagBGSAL 08 14 def.fh11 19-06-2014 10:13 Pagina 1

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