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BIBLIOTECA UNIVERSALE RIZZOLI LUIGI GIUSSANI Si può … Giussani... · Luigi Giussani Si può vivere così? Uno strano approccio a1l'esistenza cristiana Biblioteca Universale Rizzoli

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Page 1: BIBLIOTECA UNIVERSALE RIZZOLI LUIGI GIUSSANI Si può … Giussani... · Luigi Giussani Si può vivere così? Uno strano approccio a1l'esistenza cristiana Biblioteca Universale Rizzoli

1-===i libri dello spirito cristiano=;;;;;;;;;;;;~********* BIBLIOTECA UNIVERSALE RIZZOLI *********~

LUIGI GIUSSANISi può vivere

'?. COSI.Uno strano approccioall'esistenza cristiana

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Luigi Giussani

Si può vivere così?Uno strano approccioa1l'esistenza cristiana

Biblioteca Universale Rizzoli

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Proprietà letteraria riservata© 1994 R.C.S. Rizzoli Libri & Grandi Opere S.p.A., Milano

ISBN 88-17 -11119-8

prima edizione: novembre 1994

NOTA INTRODUTTIVA

Ci si trova davanti a un genere di libro particolare, una speciedi «romanzo», come spontaneamente dissero i primi cui le bozzefurono date da leggere. In esso la scoperta della vita come «vo-cazione» non avviene per deduzione, ma per il mostrarsi di unaesperienza vissuta secondo ragione dentro l'affiato del Mistero.

Si tratta del percorso di un anno che don Luigi Giussani harealizzato in dialogo con un centinaio di giovani decisi a im-pegnare la propria vita con Cristo in una forma di dedizionetotale al Mistero e al suo destino nella storia: la Chiesa la chia-ma «verginità».

Settimana per settimana i principali contenuti della fede cri-stiana e le loro ragioni umane sono stati svolti attraverso, pri-ma una proposta che scaturiva dall'esperienza dell' Autore, epoi dall'appassionante gioco di domande e risposte che la pro-posta suscitava nei giovani, resi consapevoli e determinati nel-la loro esperienza di uomini.

Lo stile dei settimanali convegni è stato tutto quanto tratte-nuto nella forma del libro, a testimonianza di una modalità diapproccio al problema come grosso problema umano e dellamaturità di convinzione e di affezione che questo può produrre.

Il libro non vuol essere una sfida al buon senso, né quindiun atto di presunzione. Nato come «sbobinatura» fedele di col-loqui e dialoghi, costituisce perciò un test, o meglio una testi-monianza, trascritta parola per parola, nella sua immediatez-za materiale, di come si può concepire la fede cristiana comeinteressante, anzi destino per la vita. In questo senso la ripeti-zione di idee e di formule è tesa al fatto che psicologicamentela memoria ne sia carica così da trattenere qualcosa che, a lungoandare, sarà anche capito, scoperto nelle sue ragioni.

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valle secondo una tonalità di insieme diversa, che la fa essere di-versa; non abbandoni, sali. Andando al destino non abbandoninulla, trascini al destino con te tutto: «Mi hai colpito con uno so-lo dei tuoi capelli» direbbe il Cantico dei cantici;" «Anche i ca-pelli del vostro capo sono numerati.»" E vi ricordo il raccontodi Guareschi, sul settimanale «li Candido», nel dopoguerra. Dilui e lei ottantenni, seduti sul ballatoio della casa, che guarda-no il passeggio del dopo mezzogiorno; e lui: «Come son bellii tuoi capelli»: ne aveva tre! «Come son belli i tuoi capelli»:dicendo così diceva una cosa con una verità, con una poesia,con una perennità che, quando si è innamorato e lei aveva tuttii capelli biondi, non aveva. Era piccolo, era rattrappito prima.

La fedeltà mantenuta mantiene tutto, ma mantenere la fe-deltà è un sacrificio. Perché uno si innamora: è con sua mo-glie, vede una certa donna dall'altra parte della strada, guar-da di là;" deve rinunciare, deve strapparsi via e la fedeltà consua moglie è premiata, non subito, ma nel lungo arco del tem-po; mentre nel lungo arco del tempo quella, l'avesse seguita,si sarebbe volatilizzata, trentaquattro anni prima!

lo volevo raccontare una cosa che mi ha colpito molto nel cammino diquest'anno rispetto alla questione della vocazione. lo sono molto amicodi quella donna che sta per morire di cancro e che scrive: «Senza di voinon avrei conosciuto il volto buono del Mistero chefa tutte le cose». Ame ha colpito tantissimo questa cosa proprio riguardo alla vocazione,perché se in questo Periodo io penso alla mia vocazione, non posso nonpensare a lei e a quello che sta vivendo; e se penso a lei non posso nonpensare come a una vocazione. Mi accorgevo che una persona così hapensato la sua vita in un certo modo, si èfatta una famiglia, però adun certopunto le è successo qualcosa di fronte alla quale uno o può stareicome rispondendo a una vocazione che il Signore le ha chiesto ...

O si mette di fronte a una cosa con verginità, perché la ver-ginità è la vita come vocazione.

4 Cfr. Can 4, 9.5 Le 12, 7.6 L. Giussani, Il senso religioso, op.cit., p. 45.

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... oppure rimane solo la disperazione. Mi veniva proprio chiaro quandotu dici che non c'è alternativa tra Cristo e il nulla. Possiamo pensarealla nostra vita in qualsiasi modo, ma solo sepassiamo attraverso questarisposta alla vita come vocazione, solo rispondendo ajfermativamente aquesta chiamata noi possiamo compiere la nostra vita.

La verginità è la professione della presenza di Dio nel mon-do, di Cristo, di questo uomo, qui ed ora. Al di là di questoc'è il niente, tutto finisce in niente. Le lettere di Mounier asua moglie? sono pagine di verginità, dove l'ideale del matri-monio è la verginità; tanto è vero che si parla di castità matri-moniale, no? Allora, la vocazione dell'uomo è la verginità, es-senzialmente; a questa verginità Dio dà o un compito o un al-tro compito. La vocazione è una; se dà un certo compito, quellodella famiglia, è allora che, considerando il tutto, san Pietro dice:«Se le cose stanno così, non conviene più sposarsi»."

Uno può essere su questa strada e aver camminato tutto quest'anno, ep-pure può persistere o insorgere l'ipotesi di una strada diversa, per esem-pio, la clausura. Volevo capire: che significato ha questa idea?

La vocazione te la dai tu? Bisogna distinguere il riconosci-mento di una vocazione - e questo è un fatto oggettivo - dal-l'affermazione di una propria immagine, della propria imma-ginazione. La prima caratteristica dell'affermazione della pro-pria immagine è che è sempre tentennante; la seconda carat-teristica è che non nasce di schianto, chiara, ma come opposi-zione. Voi siete qui, non c'è nessuna altra idea, nessun altrofatto più chiaro e semplice di questo fatto, di questo dato difatto: siete chiamati. Dove sono i vostri compagni? I vostri amicidove sono? Non sono qui; come mai non sono qui? La Fio avevatanti amici alla Cattolica, dove sono? Sono alla Cattolica! Que-sto è un dato di fatto, il rapporto con Cristo è sempre un datodi fatto, fatto. Subito può essere accompagnato da un grandealone di chiarore, di sentimento, di tenerezza, di forza, di fe-deltà, di sacrificio; il sacrificio diventa come una poesia, assu-

7 E. Mounier, Lettere e diari, Città Armoniosa, Reggio Emilia 1981.8 Mt 19, 10.

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Vivendonella carne

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Luigi Giussani

Vivendo nella carneVOLUME SECONDO

Biblioteca Universale Rizzoli

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Proprietà letteraria riservata© 1998 RCS Libri S.p.A., Milano

ISBN 88-17-11273-9

prima edizione: luglio 1998

NOTA PER lA LETTURA

Le Tischreden propongono oltre duecento incontri svoltisi conritmo all'incirca settimanale a partire dal 1990. I primi 22 (8 no-vembre 1990/14 maggio 1991) hanno la forma degli appun-ti, così come sono stati via via riordinati da alcune dei presen-ti. Quando una di loro dovette recarsi negli Stati Uniti per la-vorare presso un importante centro di ricerca di Washington,si ottenne da don Giussani di poter registrare le conversazioniper inviarle oltreoceano; così i testi dal 22 maggio 1991 in poicostituiscono fedeli trascrizioni dei dialoghi.

Gli incontri sono dedicati a comprendere esistenzial-mente le parole che costituiscono i termini di studio, ri-flessione e preghiera per la vita dei Memores Domini: i libridi don Giussani utilizzati per gli Esercizi o adottati per laScuola di Comunità e i suoi interventi nell'ambito di gesticomuni dei Memores Domini e del movimento di Comunio-ne e Liberazione.

Con essi s'intreccia la storia umana della casa in cui don Gius-sani ha tenuto gli incontri. Quando le Tischreden ebbero inizio,nella casa abitavano 9 ragazze (dell'età media di 25 anni). Orasono oltre 50, vivono in tre case e continuano ad incontrarsi tut-te insieme in occasione del raduno settimanale. Alcuni incontrisorprendono i momenti di passaggio di tale storia: la nascita del-la seconda casa con tutta la fatica e il dolore del distacco; la par-tenza di alcune per altre case in Italia o all' estero; momenti e fat-ti personali che diventano significativi per tutti.

Si sarebbero potute pubblicare le Tischreden seguendone l'or-dine cronologico, coi vantaggi di percorrere passo a passo la sto-ria nel suo dipanarsi e di avere tra loro vicini i commenti di donGiussani a ciascuno dei testi utilizzati per la meditazione.

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ATIRAVERSO LE CREATURE

CANTO

Bene, preghiamo la Madonna perché a nessuno di noivenga la paura del sacrificio. L~ paura del sacrificio è quan-to di più inintelligente ci sia. E la morte prima della mor-te, la paura. E si ha paura del sacrificio, non del bello, delbuono. Perciò cerchiamo il bello; dovunque, anche inquei tre capelli della vecchia del lontano Cuareschil'"

Ciao a tutti.

29 «E vi ricordo il racconto di Guareschi, sul settimanale "Candido", nel do-poguerra. Di lui e lei ottantenni, seduti sul ballato io della casa, che guardano ilpasseggio del dopo mezzogiorno; e lui: "Come son belli i tuoi capelli": ne avevatreI » (Cfr. L. Giussani, Si può vivere così?, op. cit., p. 358).

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IL GUSTO DELlA SINGOLARITÀ'

Potreste, intanto che aspettiamo quelleche sono a Messa, offrirmi un bicchierino?

Di cosa?Porto? Whisky?Porto! In Germania si usa il Porto?

Sì, un po'.Anche in Italia si usa un po'!

Sono state tutte avvisate che il don Gius è già arrivato?

Sì, ma molte sono andate a Messa.Ad Eichstàtt come va?

Sai che abbiamo festeggiato il compleanno dell'Antonietta e l'An-na ha fatto i frizzi che facevano morir dal ridere? Bellissimi!L'Antonietta continua a ricevere telefonate: se può andare a cura-re la mamma dell'Ernesto per quindici giorni in Val Brembana, sepuò per il Gius cercareAntonio e per Antonio cercare il Gius, sepuò andare a smacchiare la giacchetta di Roberto!

In Val Brembana ...?

A curare la mamma dell'Ernesto e la zia suora che si è ammalata!Allora c'erano tutte queste telefonate una via l'altra!

L'Anna faceva troppo ridere.Sono avvertite di correre a casa subito?

• TISCHREDE 28 del 31 agosto 1991.Testo di riferimento: L. Giussani, "Decisione per l'esistenza », in Alla ricerca

del volto umano, Rizzoli, Milano 1995, pp. 97-99.

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ATTRAVERSO LE CREATURE

Sì.Iniziamo. Non possiamo perdere tempo. E la Marika

dov'è?

A Messa.Tutte a Messa?

Sì. Stamattina non hanno fatto in tempo a svegliarsi.Questa mi pare una frase molto impropria!

Forse non hanno neanche tentato.E quelli che sono venuti su all'Equipe Internazionale?

Sono stati contentissimi.Ma il raduno su che cosa è?

Sul secondo paragrafo del primo capitolo.Dai, forza.

Nello scorso raduno hai detto che l'esperienzadella presenza di Cristo rende disponibili e«quanto Più uno partecipa dell'esperienza,tanto Più percepisce, coglie, è grato, è ammi-rato, e si affida alla disponibilità dell'altro».

Quando hai aggiunto: «Bisogna essere tutti profondamente in-scritti nel cuore dell'esperienza», I ti riferivi ancora all'esperienzadi cui dicevi prima, cioè all'esperienza di Cristo?

Sì, però in questa ultima definizione la cosa si allarga.Se tu fai l'esperienza del Quinto do Paço, la disponibilità adegustare questo vino è l'apertura dentro l'esperienza chestai facendo. Allora, l'ultima frase è uguale per qualsiasiesperienza: qualsiasi cosa che ti capita nella sua verità ti

l Il riferimento è alla Tischrede 27 del 7 agosto 1991, pubblicata in L. Giussani,«Tu>. (o dell'amicizia), op. cit. , col titolo "Sentirsi dire "tu": la scoperta dell'io»,pp. 226-227.

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IL GUSTO DELLA SINGOLARITÀ

sollecita ad una apertura che ti costringe o reclama da teuna disponibilità.

Per esempio, c'era una persona che oggi non volevaprendere il Porto (perché questo è il secondo bicchierinoche prendo!). Gli ho detto: «Prendi il Porto!». «Non mipiace.» «L'hai già assaggiato?» «No.» «Assaggialo.» Alla fi-ne l'ha assaggiato malvolentieri e l'ha disprezzato; la se-conda volta che l'ha bevuto senza che se ne accorgesse,l'ha gustato! Nel secondo caso era disponibile, nel primocaso no.

La disponibilità resa possibile da Cristo è disponibilitàall'Essere che si applica e si realizza in tutti i tipi di rappor-to che l'uomo vive. Per vivere un rapporto di qualsiasi na-tura in modo vero c'è necessità di disponibilità, senza di-sponibilità uno non capisce. In tutti i rapporti tu penetri ilrapporto che ti costituisce, che ti rende più vera.

Puoi spiegare questa frase?Il passaggio che vorrei sottolineare è: dall'apertura al-

l'Essere che ci origina e che origina tutte le cose all'appli-cazione di questa apertura che si rifrange in ogni rapportocon le cose.

Il bambino è un esempio di apertura al sole che si ri-frange in un bicchiere. Proprio perché è disponibile a tut-to, il bambino è aperto e spalancato a gustare l'esperienzadi qualsiasi cosa; il grande no, è anchilosato, è bloccatodai suoi preconcetti.

Comunque, senza il rapporto col destino non c'è dispo-nibilità a niente. L'apertura verso questo bicchiere è un'a-pertura infinita: se tu non hai l'apertura all'infinito, nonsei aperta verso questo bicchiere, perché l'apertura versoquesto bicchiere intesa come appiccicarselo al naso strap-pa il bicchiere dal suo contesto totale: non lo vedi comeun bicchiere, ma lo vedi come un dio, lo vedi come unospauracchio. È l'errore di ogni ateismo o di ogni idolatria:

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ATTRAVERSO LE CREATURE

è lo strappare un particolare dal contesto totale cui appar-tiene.La disponibilità è l'apertura alla totalità.L'apertura alla totalità, che è apertura aUno - questo è il paradosso che noi sot-tolineiamo tanto e che gli altri non sot-

tolineano: l'apertura alla totalità è l'apertura a una realtàpresente, precisa, concreta, che si chiama Cristo, che è ildestino fatto uomo -, l'apertura alla totalità ti rende aper-ta alla singolarità.

Nel '48, quando c'è stata la prima votazione del dopo-guerra, c'è stata una grandissima battaglia. Guareschi erail direttore di un giornale che si chiamava «Candido», emi ricordo alcune cose che leggevo, perché mi piacevano.C'era una vignetta:" su un balcone di una casa, sopra unapiazza di un paese, erano seduti due vecchietti, marito emoglie, già molto anziani. Lei aveva qualche capello, rarooramai - era tutta calva: solo qualche capello bianco -, elui dice: «Che bei capelli bianchi hai!»: questa è disponibi-lità. Quel capello bianco è un segno di una storia, di unapresenza che è stata soggetto di una storia. Quello era ungesto religioso; senza religiosità non sarebbe giunto a po-ter dir così.

Ciao, cara FIo. Ciao, cara Mandy. Adesso lei vi ripetequel che ha capito e quel che non ha capito di quel cheho detto. Se non ripeti quel che ho detto, me ne vado via!Quel che ho risposto adesso alla Simona!

Senza rapporto col destino non c'è disponibilità a niente.Perché?

Perché senza rapporto col destino l'oggetto è strappato dal contestototale e allora diventa o un idolo o uno spauracchio chefa paura.

2 Vedi qui, p. 92 e nota 29.

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IL GUSTO DELLA SINGOLARITÀ

Poi hai detto che la disponibilità è apertura alla totalità e c'è unparadosso che diciamo solo noi, che non dice nessun altro: l'aper-tura alla totalità è l'apertura ad una realtà presente che è Cristo,che ti rende aperta alla singolarità.

L'importante è tener presente che è l'apertura alla tota-lità che rende aperti totalmente alla singolarità. Per que-sto Gesù diceva del fiore del campo," per questo Gesù os-servava il bambino che frignava mentre giocava.' È l'aper-tura alla totalità che apre totalmente alla singolarità. E sic-come la vita è fatta di singolarità (praticamente la vita èfatta di singolarità), senza apertura alla totalità non si vive,si è soffocati dalla polverizzazione delle cose.

È la frase della liturgia' che ho citata al-l'Equipe degli universitari: «Ti preghia-mo, Signore, affinché amandoti in ognicosa e sopra ogni cosa, otteniamo i benida Te promessi, che superano ogni desiderio»." In ogni cosavuol dire le singolarità, sopra ogni cosa significa la totalitàcon cui si vede la singolarità. E vedendo la singolarità così,si incomincia a godere della promessa, della grande pro-messa, in un modo che sarebbe stato impensabile «<chesuperano ogni desiderio»). Ma questo voi non lo capite,dovete fare vostra quest'ultima frase che ho detto, doveteripensarci, farIa vostra e renderIa oggetto particolare diuna prossima conversation.

Avete capito cosa ho detto?

No.«Che superano ogni desiderio» riguarda il gusto della

3 Cfr. Mt 6,28; Lc 12, 27.4 Cfr. Mt 11,16-17; Lc 7, 32.5 "O Dio, che hai preparato beni invisibiliper coloro che ti amano, infondi

in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni co-sa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio» (Orazionedella XX Domenica del Tempo ordinario, in Liturgia delle Ore secondo il rito roma-no, op. cit., vol. IV, p. 36).

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LUIGI GIUSSANI~ autocoscienza

del cosmo

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Luigi Giussani

L'autocoscienzadel cosmoVOLUME QUARTO

Biblioteca Universale Rizzoli

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Proprietà letteraria riservata<D2000 RCS Libri S.p.A.. Milano

ISBN 88-17-14723-0

prima edizione: agosto 2000

NOTA PER LA LETTURA

Le Tischreden propongono oltre duecento incontri svoltisi conritmo all'incirca settimanale a partire dal 1990. I primi 22 (8 no-vembre 1990/14 maggio 1991) hanno la forma degli appun-ti, così come sono stati via via riordinati da alcune dei presen-ti. Quando una di loro dovette recarsi negli Stati Uniti per la-vorare presso un importante centro di ricerca di Washington,si ottenne da don Giussani di poter registrare le conversazioniper inviarle oltreoceano; così i testi dal 22 maggio 1991 in poicostituiscono fedeli trascrizioni dei dialoghi.

Gli incontri sono dedicati a comprendere esistenzial-mente le parole che costituiscono i termini di studio, ri-flessione e preghiera per la vita dei Memores Domini: i libridi don Giussani utilizzati per gli Esercizi o adottati per laScuola di Comunità e i suoi interventi nell'ambito di gesticomuni dei Memores Domini e del movimento di Comunio-ne e Liberazione.

Con essi s'intreccia la storia umana della casa in cui don Gius-sani ha tenuto gli incontri. Quando le Tischreden ebbero inizio,nella casa abitavano 9 ragazze (dell'età media di 25 anni). Orasono oltre 50, vivono in tre case e continuano a incontrarsi tutteinsieme in occasione del raduno settimanale. Alcuni incontrisorprendono i momenti di passaggio di tale storia: la nascita del-la seconda casa con tutta la fatica e il dolore del distacco; la par-tenza di alcune per altre case in Italia o all'estero; momenti e fat-ti personali che diventano significativi per tutti.

Si sarebbero potute pubblicare le Tischredenseguendone l'or-dine cronologico, coi vantaggi di percorrere passo a passo la sto-ria nel suo dipanarsi e di avere tra loro vicini i commenti di donGiussani a ciascuno dei testi utilizzati per la meditazione.

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IL PRIMATO DELLA REALTÀ

in azione;" ma questo vuol dire che in qualsiasi azione èpresente l'aspirazione all'infinito, è presente il desiderioverso qualcosa di buono e di vero, di cui non si riesce aimmaginare la linea di inizio, la sponda iniziale."

Perciò, non l'origine come qualcosa che totalizza ognirealtà, confondendo ogni singola cosa in un tutto indistin-to, astratto o materiale (panteismo), ma l'origine comequalcosa di dinamico che ti protende verso qualcosa di pre-ciso eppure da te inarrivabile, qualcosa di preciso, che haprecise caratteristiche, perché questo dinamismo originaleè carico di desideri definiti, di desideri ben colorati: il desi- .derio della verità, della felicità e della giustizia. Perciò non«totalizza» realizzando una "pastetta" generale, ma indivi-duando - e sempre più aspramente individuando - qualco-sa di ben preciso in sé, anche se disperatamente inarrivabiledall'io. È l'idea di mistero: il mistero come realtà vera -realtà vera! -, che non può essere componibile in una tota-lizzazione presunta con gli alberi, con le piante, con i por-cellini, eccetera. No, non può! Non è chiaro fin qui?

Sì.Per chi non è chiaro, lo dica: bisogna non permettersi

di andare avanti di una riga là dove uno sta camminandoper un cammino che non conosce! Non si possono faresalti. In che cosa non si capisce quello che ho detto? Dovenon si capisce quello che ho detto? Cento lire a chi parla!No, non le ho. Ho mille lire, però! Ma mille lire sono trop-pe! Allora, dove non si capisce? Mandy, cosa avevi dettosulla maggiore ... ?

lo avevo detto della maggior coscienza di me.Come raggiungere una maggiore coscienza di me? Rag-

2 Cfr. L. Giussani, Il senso religioso, op. cit., cap. IV, 2, pp. 46-48.3 Cfr. ibidem, cap. V, 2, p. 61 e cap. V, "Conclusione » , p. 76.

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COSCIENTI DI SÉ

giungere una r.naggiore. coscienza di sé significa raggiun-~ere una maggiore COSCIenzadella propria origine: innan-ZIt.u~tOdella propria origine. Mi accorgo, allora, che la miaongme è come un seme di potente dinamismo che nonmi lascia tregua e mi spinge verso un termine ignoto, ver-so una .sP.on~a che sta al di là di tutto quel che vedo, chesta al di la di tutto quel che tocco, che sta al di là di tuttoquel che faccio; qualcosa che sta al di là di tutto che nonpuò :ssere uniformato al tutto, come fa il pant~ismo, mache e assolutamente diverso da tutto. Tanto è vero chequ:~~ aspirazione alla bontà, alla verità, alla giustizia, allafelicità, e CIOche rende l'uomo cosi diverso da tutto. Nonc'è un cane che abbia le stesse caratteristiche! È la diffe-renza essenziale tra il don Camillo che fa il funerale e ilc~ne c~e lo segue (anche se, per sé, la sua è una rispostadIalettlcamente perfetta al sindaco comunista: «Non po-tranno dire che non c'era neanche un cane!. ).4. ,Perciò, la ~~ggior coscienza di sé implica una scoperta

p~u.~rande,. P,I.uacu~, più attenta del problema originale,dI CIOda CUIII~ denva, de.l seme da cui l'io deriva. E si po-trebbe superfiCIalmente dire che questa origine è il nulla,perché prima l'io non c'era. Neanche la Cecca: non c'era~a Cecca, prima! C'era qualche ciocca dei suoi capelli! Emvece non è vero che è derivata d~l «non c'era», perchédal «non c'era» non deriva niente. E derivata da un semeche durante la notte è stato nascosto dentro la terra. Nes-suno se ne è accorto, nessuno poteva accorgersene. E, allospuntare dell'alba, quel seme era un virgulto che attiravaatten~i~ne, .perch~ era una bambina (come un cagnetto, ibambìnì attirano l attenzione! Mi spiego?). Ma - caspita! _solo dopo pochi anni come era ben stabilita! Era propriouna bambina nel senso reale della parola: un essere uma-

. 4 Cfr. G. Guareschi, "La processione », in Mondo Piccolo _ Don Camillo RizzoliMtlano 1982, p. 182. ' ,

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