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1 BISANZIO E LE PIANTE IN SICILIA a cura di Antonio Giuseppe La Monica Introduzione Traendo riflessione da un convegno (1) il presente modesto elaborato si prefigge d’esplorare le possibili eredità di Costantinopoli prendendo spunto, con umiltà, del patrimonio, naturalistico ed economico, del Nostro Paese ed a tale fine di seguito saranno prese in esame le piante della Sicilia sia quelle per cui l’Isola va famosa in tutto il globo che quelle poco note e caratteristiche ; e si compone delle seguenti parti : Origini e diffusione delle piante, l’utilizzo delle produzione di frutti e di loro derivati, Scenario stragetico militare della Sicilia di Bisanzio, Scenari possibili di ricerca e Conclusioni. Origini e diffusione delle piante In tale umile proposito in primis sorge il seguente interrogativo: “Quali piante sono riconducibili alla sovranità di Bisanzio nel nostro territorio ? “ In prima istanza sono stati presi in esame gli agrumi, di cui una fonte (2) recita : <<Classificazione botanica Gli agrumi appartengono a diversi generi, di cui i principali sono Citrus, Fortunella e Poncirus. Vengono coltivati prevalentemente per la produzione di frutti da destinare al consumo fresco o alla trasformazione industriale, ma anche per scopi ornamentali. Hanno luoghi di origine diversi e quasi sempre ricadenti in una vasta area dell’Asia sud-orientale. Compatibilmente con la loro scarsa resistenza alle basse temperature, si sono diffusi in molte altre parti del mondo, dal bacino del mediterraneo all’America e al Sudafrica, attraversando la storia delle più grandi civiltà.>>. Approfondendo le suddette righe si apprende a mezzo della medesima fonte quanto segue 1. Arancio amaro << Originario dell'Asia (Cina), fu portato in Europa dagli Arabi nel X secolo; in Italia sembra sia stato portato dai Crociati >> 2. Arancio dolce << originario del Vietnam, dell'India e della Cina>> 3. Arancio trifolato << agrume originario della Cina settentrionale e centrale.>> 4. Cedro

bisanzio e piante 1

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BISANZIO E LE PIANTE IN SICILIA

a cura di Antonio Giuseppe La Monica

Introduzione

Traendo riflessione da un convegno (1) il presente modesto elaborato si prefigge d’esplorare le possibili eredità di Costantinopoli prendendo spunto, con umiltà, del patrimonio, naturalistico ed economico, del Nostro Paese ed a tale fine di seguito saranno prese in esame le piante della Sicilia sia quelle per cui l’Isola va famosa in tutto il globo che quelle poco note e caratteristiche ; e si compone delle seguenti parti :

Origini e diffusione delle piante, l’utilizzo delle produzione di frutti e di loro derivati, Scenario stragetico militare della Sicilia di Bisanzio, Scenari possibili di ricerca e Conclusioni.

• Origini e diffusione delle piante

In tale umile proposito in primis sorge il seguente interrogativo: “Quali piante sono riconducibili alla sovranità di Bisanzio nel nostro territorio ? “

In prima istanza sono stati presi in esame gli agrumi, di cui una fonte (2) recita :

<<Classificazione botanica

Gli agrumi appartengono a diversi generi, di cui i principali sono Citrus, Fortunella e Poncirus. Vengono coltivati prevalentemente per la produzione di frutti da destinare al consumo fresco o alla trasformazione industriale, ma anche per scopi ornamentali. Hanno luoghi di origine diversi e quasi sempre ricadenti in una vasta area dell’Asia sud-orientale. Compatibilmente con la loro scarsa resistenza alle basse temperature, si sono diffusi in molte altre parti del mondo, dal bacino del mediterraneo all’America e al Sudafrica, attraversando la storia delle più grandi civiltà.>>.

Approfondendo le suddette righe si apprende a mezzo della medesima fonte quanto segue

1. Arancio amaro

<< Originario dell'Asia (Cina), fu portato in Europa dagli Arabi nel X secolo; in Italia sembra sia stato portato dai Crociati >>

2. Arancio dolce

<< originario del Vietnam, dell'India e della Cina>>

3. Arancio trifolato

<< agrume originario della Cina settentrionale e centrale.>>

4. Cedro

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<< Il Cedro (Citrus medica) sembra sia originario dell'India e della Birmania. Di questo agrume si hanno antichissime testimonianze. Dalla Persia è arrivato nei Paesi Mediterranei e, probabilmente nel III secolo a.C., in Italia.>>

5. Limone

<<limone (Citrus limon) è originario dell'India e dell' Indocina. Secondo alcuni studiosi è un ibrido naturale tra il cedro (Citrus medica) e il lime (Citrus aurantifolia).>>.

I suddetti dati permettono d'elaborare la seguente informazione : gli agrumi, presi in esame, sono provenienteti dal continente asiatico e ciò avvenne nel corso dei secoli. Per comprendere la diffusione degli agrumi il Lettore volga il pensiero a quanto riporta la stessa fonte in merito al bergamotto, al mandarino ed al pompelmo nei secoli successivi a Bisanzio ; ma anche ad altre specie di piante quali ad esempio il fico d’india . Da quanto sopra è possibile argomentare, prendendo spunto del baco da seta e del gelso, che l’origini della loro diffusione nel bacino del Mediterraneo potrebbero essere riconducibile alla sovranità di Bisanzio in Sicilia grazie alle rotte commerciali tra Costantinopoli e l’Asia.

Tale considerazione trova le sue fondamenta nel riprendere il portale, preso poc’anzi in esame, che notizia quanto segue:

1. Olivo

<<La zona di origine dell'Olivo (Oleaeuropaea) si ritiene sia quella sud caucasica (12.000 a.c) sebbene molti la considerino una pianta prettamente mediterranea. Questa, infatti, si è ambientata molto bene nel bacino mediterraneo soprattutto nella fascia dell'arancio dove appunto la coltura principe è quella degli agrumi associata in ogni modo a quella dell'olivo: in questa fascia sono compresi paesi come l'Italia, il sud della Spagna e della Francia, la Grecia e alcuni Paesi mediorientali che si affacciano sul Mediterraneo orientale.

2. Mandorlo

<<Mandorlo (Amygdalus communis L. = Prunus amygdalus Batsch; Prunus dulcis Miller) e' una pianta originaria dell'Asia centro occidentale e, marginalmente, della Cina. Venne introdotto in Sicilia dai Fenici, proveniente dalla Grecia, tanto che i Romani lo chiamavano "noce greca". In seguito si diffuse anche in Francia e Spagna e in tutti i Paesi del Mediterraneo. In America giunse nel XVI secolo.>>

3. nespolo

<<il nespolo e' originario, secondo recenti studi, dell'area caucasica , ma anche con primi nuclei di diffusione in Iran, in Turchia fino alla Grecia. Oggi e' diffuso in tutta Europa come pianta spontanea nei boschi di latifoglie o come rinselvatichita negli incolti>>;

4. Fico

<< Fico è un frutto originario dell'Asia occidentale, introdotto da tempo immemorabile nell'area mediterranea. In Italia è presente sia in forma specializzata che consociata, soprattutto in Puglia, Campania e Calabria>>;

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5. Castagno

<< Il Castagno (Castanea sativa Mill.) e' originario dell'Europa meridionale, Nord Africa e Asia occidentale. E' presente anche sulle coste atlantiche del Marocco, sulle rive del mar Caspio e nel sud dell'Inghilterra. >>.

A quanto sopra trascritto si aggiunga quanto di seguito riportato in merito ala pianta di gelso (3) :

<<Origine: Il gelso (Morus alba), è una pianta arborea appartenente all’ordine Urticales e alla famiglia delle Moraceae, è originario della Cina orientale e centrale. Etimologia: Il nome del genere è quello che utilizzavano i Romani. Dal latino“morus celsa”, moro alto in contrapposizione alla mora di rovo. Caratteri botanici: E’ un albero che può raggiungere l’altezza di 10-12 metri con chioma>>.

Ne deriva che le piante anche diverse dagli agrumi hanno origine persino dall’epoca di Roma e che la loro diffusione continuò anche durante l’epoca bizantina. A tale proposito è bene tenere in debita considerazione che Bisanzio costituì una presenza attiva nel mediterraneo e nei balcani e nell’Asia Minore e nel Vicino Oriente. La sovranità di Costantinopoli nelle suddette aree geografiche spinge ad alcune riflessioni come di seguito illustrate. La prima risiede nel fatto che nell’area balcanica cooperarono gli unni , che seondo il Keegan, nella sua opera inerente la storia della guerra, mette in evidenza che gli unni , prima di giungere a contatto con il mondo romano, avevano devastato parte della Cina; di conseguenza è probabile che questi avessero portato con sé dei semi o che servissero da vie di comunicazione con l’Oriente con cui scambiare i proventi delle loro incursioni in territorio romano. La seconda consiste nel fatto che i romani d’oriente mel corso della millenaria storia di Bisanzio dovettero scontrarsi con popolazioni nomadi , di cui gli unni ne erano una parte, tra cui i turchi . La terza nasce dalla espansione mongola, la quale riuscì a giungere fino alla Mesopotamia, conquistando la città di Baghdad, e fu fermata dai turchi , altra popolazione nomade; ma nonostante la sconfitta subita i mongoli rimasero meo territori dell’odierno Iran. A ciò si aggiunga che il popolo armeno occupava un vasto territorio tanto che nei secoli successivi questi venne conteso dall’impero ottomano e la Persia anche a seguito di motivi religiosi , il primo sannita ed il secondo sciita. Tale accenno al popolo armeno è opportuno in quanto Bisanzio a causa della Quarta Crociata fu saccheggiata dai crociati. Infine, in una recente trasmissione televisiva ( Rai Tre – Speciale su Gensis Kan ) veniva riportata la notizia di un viaggio di tre ambasciatori mongoli alla corte franca nell’intento di stipulare alleanza in chiave anti-araba ; ed a prova di ciò è un vocabolo dell’idioma mongolo per indicare il sapone ( le avanguardie mongole erano giunte in Ucraina ). La quarta interessa le campagne militari dell’imperatore Eraclio in Persia (la quale generò la successiva rapida conquista di quel paese avendolo lasciato moribondo politicamente e militarmente) che con ogni probabilità permisero di venire a conoscenza di piante provenienti dal continente asiatico e indiano. La quinta, anche se non pertinente alla tematica in trattazione, si sviluppa sul fatto che le forze arabe contrapposte ai crociati nel Vicino Oriente utilizzassero artefici che presupponevano la conoscenza della polvere da sparo in forza del loro espansionismo verso l’Asia. La sesta trae spunto da una puntata della trasmissione televisiva “Atlantis” dell’aprile 2007, la quale trattava del commercio tra la Roma imperiale e il continente indiano, avvalendosi delle rotte marittime del Mar Rosso e del Mar Arabico, che permetteva di far giungere nel mondo romano prodotti pregiati (ad esempio la seta ed

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alcune spezie) che tuttavia indebolì la riserva aurea imperiale perché l’acquirente romano in genere pagava in oro o meglio in monete d’oro. La settima consiste nel fatto che le vie di comunicazione con l’Oriente permisero di sfruttare la pianta di gelso introducendo il baco da seta per la produzione di quest’ ultima e facendo sì che questa divenisse merce preziosa nelle attività diplomatiche.

L’ottava riguarda da quanto sopra che i conflitti sono di per sé anche strumento di commercio dato che , ad esempio, le calze di nylon giunsero in Italia e presero piede nell’abbigliamento femminile al seguito delle truppe statunitensi concorrendo alla decadenza della produzione della seta.

.Da quanto sopra ne consegue che se per alcune piante è certa la loro diffusione fin dalla Grecia antica e da Roma , per altre piante la loro diffusione è ascrivibile a Bisanzio con molta probabilità se non persino con certezza; ed inoltre è opportuno considerare quelle piante autoctone, quali ad esempio il carrubo, di cui si trascrive: <<Il Carrubo e' una pianta originaria del bacino meridionale del Mediterraneo. Diffuso nell'Italia meridionale, specie in Sicilia e Sardegna>>

• L’utilizzo delle piante

Nella convinzione che qualsiasi pianta, se coltivata dall’uomo, abbia un suo utilizzo sorgono interrogativi, quali ad esempio : “ Quale fu il loro uso? Quali furono i motivi che indussero alla loro coltivazione? Per rispondere a tali quesiti, prendiamo ad esempio la pianta di gelso, di cui altra fonte scrive: <<Pianta arborea appartenente alla famiglia delle Moracee, il gelso nero, assieme quello bianco, era una volta essenziale per la coltivazione del baco da seta. Il gelso nero è un albero alto anche fino a 15 metri o anche un arbusto (diffuso particolarmente nell’Italia meridionale), che produce un’infruttescenza succosa, nero-violacea, molto apprezzata, da cui si preparava uno sciroppo acido e astringente, che, oltre ad essere, se diluito in acqua, un ottimo dissetante, veniva adoperato in forma di colluttorio, per gargarismi, nelle infiammazioni della bocca e della gola, contro la tosse e come espettorante. Anche la corteccia della radice, cui si attribuisce azione analgesica e antinfiammatoria, veniva adoperata come medicamentose, a tale scopo, la si consigliava come purgante, diuretico e ipoglicemizzante. Quest’ultima proprietà, attribuita in particolare alle foglie, che hanno anche azione astringente, se preparate in decotto, andrebbe ulteriormente indagata e valorizzata con ricerche cliniche. Tra i vari componenti chimici del gelso nero, nei frutti, vi è la presenza di antocianosidi (ad azione vasoprotettrice), acidi organici, glucidi; mentre nelle foglie vi sono aminoacidi, acido folico, acido folinico, manganese, zinco boro, rame e composti volatili. La pianta (foglie e radici), poiché contiene anche tannino, viene sconsigliata (infuso e decotto) in caso di gastrite e ulcera gastroduodenale. Non possiamo però dimenticare il gelso bianco (Morus alba), oggetto di numerosi studi scientifici, che ne hanno dimostrato, sperimentalmente, attività antibatterica, efficace contro lo Streptococcus mutans, un batterio implicato nella carie dentale. La radice di questo gelso, apprezzato rimedio della medicina tradizionale cinese contro la tosse e l’asma, ha mostrato in studi sperimentali la capacità dell’estratto alcolico contro il virus dell’HIV. Flavonoidi, che includono morosina, ciclomorosina, kuwanone, sono tra i componenti chimici della radice di gelso bianco; mentre i suoi frutti gradevolissimi contengono olio volatile, tannino, proteine, rutina, vitamine A, B, C. La decozione delle foglie fresche ha dimostrato, oltre ad un’attività antibatterica, capacità ipoglicemizzante; mentre il decotto della radice, l’estratto acquoso, sempre in studi sperimentali, ha prodotto effetti ipotensivi e sedativi.(3)>>.

Dalle sopra trascritte righe s’evince che la pianta di gelso ebbe ed ha diversi utilizzi sia per la produzione del baco da seta che per la cura della salute umana . Altro esempio di molteplici usi consiste nella pianta di carrubo, i cui frutti ancor oggi oltre ad essere presenti nell’alimentazione

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umana sono utilizzati nell’allevamento di suini , dato che quest’ ultimi ne vanno ghiotti e , secondo alcuni, se alimentati con le carrube forniscono una carne dal sapore particolarmente gustoso .Per quanto concerne gli agrumi è sufficiente prendere in esame quanto segue : le vitamine, quale ad esempio la vitamina C; gli estratti per oli essenziali , utili alla preparazione di prodotti per la cura e la bellezza del corpo; il grado di purezza dell’acqua visto che il succo di limone elimina il calcare in forza di una reazione chimica, costituendo eventuale prevenzione di eventuale formazione calcoli renali e di quelli della cistifellea od almeno diminuirne la provabilità di una loro formazione.

Quest’ultima considerazione nasce dalla causale conversazione avuta con una cittadina rumena, di nome Elena, che attualmente esplica la professione di badante; ed infatti ella mi fece notare che le acque in Italia sono caratterizzate dal calcare contrariamente alla sua terra e che è solita aggiungere del succo di limone nell’acqua prima di consumarla. Da ciò s’evince la diversificazione nell’uso delle piante e dei loro frutti ed a maggiore ragione in una realtà contadina nonché la diversa e concorrente destinazione del terreno coltivabile.

• Produzione di frutti e di loro derivati

“ Chi fu preposto alla loro coltivazione? E chi alla produzione dei derivati dei frutti? Ed alla produzione di preparati sanitari ed estetici ?” Per trovare risposte in merito alla produzione è doveroso considerare in primis la riforma di Eraclio , la quale prevedeva la concessione della terra a coloro che avessero scelto di servire sotto le insegne militari dell’impero, dando in tal modo luogo alla formazione dei cosiddetti militi contadini. Ricordando che, almeno in Piraino, vi sono ancor’oggi terreni, sui quali sono presenti diverse piante (ad esempio mio nonno materno aveva in una proprietà, in cui vi erano piante diverse tra loro, quali il pero, il melo, l’olivo - i frutti di melo e di pero particolari per le loro dimensioni ; e l’altro mio nonno aveva un terreno in cui vi erano piante di olivo e due di gelso e di agrumi in numero limitato)

È probabile che i militi contadini attuassero una coltivazione diversificata, tale convinzione si fonda anche nel fatto che in una realtà contadina è indispensabile fruire di diverse fonti di coltivazione per assicurare al meglio il sostegno della propria famiglia ed a tal fine il Lettore voglia considerare che per esempio mio nonno materno assegnò in modo esclusivo a mia madre una singola pianta d’olivo , nonostante tale pianta fosse isolata dalla restante proprietà e posto in mezzo ad altrui terreno ( la pianta era di sua proprietà e non in affitto ). Tale notizia anche se di natura personale, rafforza la convinzione che in una realtà prettamente contadina la destinazione dei terreni sia diversificata, allo scopo di offrire al, meglio il sostegno economico familiare; ed altresì mette in evidenza il frazionamento della terra. E per rendere l’idea il Lettore voglia volgere il pensiero in genere al terreno, destinatario di attività umane, ossia coltivato, oppure ad edifici , che , pur essendo oggetto di tassazione comunale ed incidendo nella dichiarazione dei redditi, non sono fonte di profitto bensì in taluni casi abbandonati a se stessi; oppure alla mancanza di infrastrutture , esigenza soddisfatta nella realtà contadina, con sentieri ed oggi avvertita con la disponibilità di strade e spazi di sosta. Nel chiudere tale parentesi il lettore consideri anche la morfologia del territorio e del terreno coltivabile , caratterizzato in collina, almeno in Piraino, di terrazze : in sintesi a volte la collina è stata plasmata dall’uomo come una scala, i cui gradini sono di larghezza non inferiori ad un metro, facendo uso di muri di pietra, che, se non in manutenzione, si confondono con il terreno. Ai militi contadini quasi certamente si affiancarono i Monasteri ed al tal fine si tenga a mente che in un documentario (4) su Mystra veniva messo l’accento sulla presenza di piante di gelso per l’allevamento del baco da seta e per la produzione della seta e che Mystra costituì un fiorente centro ecclesiastico ortodosso; un settimanale (5) riporta la notizia di un convento di monache ortodosse in Italia , le quali traggono il loro sostentamento dalla lavorazione della terra e dell’allevamento di animali, ad esempio di cavalli.

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Riprendendo l’Isola di Bisanzio, ricordando la riforma militare dell’imperatore di Eraclio, è possibile argomentare che la formazione dei militi contadini nasca non solo da esigenze strettamente militari ma anche dal fatto di poter avviare una coltivazione di agrumi o di alcune loro specie, venute a conoscenza durante le campagne militari in Persia. In virtù di suddetta argomentazione troverebbe spiegazione che, almeno in Piraino e nei comuni limitrofi , quali Sant’Angelo di Brolo, il monastero brasiliano , ormai scomparso, fosse affiancato dai militi contadini non solo per garantirne la difesa ma anche per consentire la coltivazione delle piante

(grumi, gelso, olivo, castagno e carrubo) e la lavorazione delle piante medesime e dei loro frutti: i monasteri per la produzione ed i contadini soldati per la coltivazione . Altresì ciò spiegherebbe la concessione normanna all’Abate di Raccuia. In ultimo ciò prova il ruolo delle strutture ecclesiastiche religiosamente, economicamente e socialmente e nel sottolineare la pregevole attività del clero basti considerare che l’allevamento di ovini era finalizzato sia per la produzione di carne e di latte che di lana e di pelle essiccata e lavorata per le pergamene per quanto concerne il monastero brasiliano, poc’anzi accennato.

• Scenario strategico militare della Sicilia di bisanzio

Le origini delle piante, l’uso di queste e dei suoi frutti e la loro coltivazione e la produzione dei suoi frutti e dei loro derivati nonché la loro applicazione in campo sanitario ed estetico inducono a porsi alcuni interrogativi , quali ad esempio :

“ Quale posizione ebbe la Sicilia durante la sovranità di Bisanzio ? In che modo il suo ruolo determinò l’invasione araba ? “

In prima istanza è necessario considerare la posizione geografica dell’Isola, la quale permete di controllare economicamente e militarmente il mar mediterraneo. Difatti il Renda, nella sua autorevole opera – La storia della Sicilia-, fa notare che di fronte alle vittorie di Annibale la riscossa romana partì dalla Sicilia permettendo di portare il conflitto in territorio cartaginese e facendo così che l’avversario accettasse lo scontro di Zama; la riconquista dei territori romani nella penisola italica da parte dell’imperatore Giustiniano partì dall’Isola e da questa ebbe il pieno appoggio nel sostenere lungo conflitto con i goti ; secoli dopo il conflitto dei Vespri siciliani generò una seria frattura economica tra occidente ed oriente. Considerato che l’Isola fu interessata marginalmente dai conflitti tra Bisanzio e i popoli che premevano sui confini imperiali (vedasi prima i goti e successivamente i Longobardi nella penisola italiana e quelli slavi nei balcani e degli arabi nel Vicino oriente) è probabile che lo Stato imperiale abbia scelto questa come luogo dove concentrare la coltivazione di piante allo scopo di preservarle da eventuali scorrerie e devastazioni date dalle belligeranze in atto e quasi permanenti . Inoltre la Sicilia viene scelta come destinazione da quella popolazione cristiana , che, in virtù prima delle eresie e delle controversie teologiche e successivamente per la conquista araba dovette abbandonare i territori del vicino oriente, generando in tal modo un continuo flusso da oriente ad occidente. In aiuto di tale ipotesi aggiunge che , ad esempio, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale Speer, referente della produzione bellica nazista, fece decentrare la produzione , ottenendo l’aumento dei quantitativi , relativi all’equipaggiamento e all’armamento individuale e di reparto, a fronte della difficoltà da parte alleata di rendere inservibile del tutto la catena produttiva a mezzo della forza aerea. Se si paragona la cavalleria dei popoli nomadi ( arabi, turchi, unni, mongoli ) alla forza aerea nella possibilità di colpire i centri produttivi tale pensiero trova ulteriore fondamento. Per di più è utile ricordare che nella Grecia antica i contendenti preferivano lo scontro diretto per evitare che l’avversario riuscisse a devastare i campi . Quindi in tale quadro di idee la Sicilia si erge come “ forziere” economico di Costantinopoli e si presenta come tale alle altre entità politiche di quel periodo; ed inoltre testimonia una esigenza difensiva alla luce delle belligeranze in atto. Ciò permette di spiegare in

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parte la conquista araba prima nei territori del Vicino Oriente ed in seguito del continente africano lungo il bacino mediterraneo. La sopra enunciata argomentazione deriva dal fatto che nel 1943 l’impresa alleata di invadere la Sicilia fu resa possibile solo dopo che le truppe italo-germaniche erano state sconfitte in Nord Africa. Quindi il possesso delle coste africane alle forze arabe consentì:

- strategicamente di mettere in pratica l’avvolgimento dell’Isola romana ed ortodossa; - tatticamente di fruire di porti nordafricani.

Altresì in tal pensiero s’inserisce la conquista musulmana della penisola iberica, che spinge ad avanzare le seguenti ipotesi azzardate: a livello strategico le coste iberiche consentono agli arabi di completare l’azione avvolgente contro la Sicilia e di porre le basi da cui attuare imprese terresti in direzione in particolare della penisola italiana , proponendosi in tal modo di colpire da tergo i possedimenti di Bisanzio ed in particolare la Sicilia. Quest’ultima probabile necessità potrebbe essere stata scaturita dall’intento dell’invasore arabo di colpire l’approvvigionamento continuo romano, per far fronte all’invasione dell’Isola ed una volta conquistati i territori di Visanzio nello scacchiere italiano da quest’ultimi, intraprendere l’attacco contro Costantinopoli attraverso la Grecia, conseguendo così l’apertura di un secondo fronte o meglio allargandolo. In ultimo staticamente la conquista della penisola iberica potrebbe essere stata scaturita per far fronte alle iniziali azioni piratesche dei vichinghi nel mediterraneo. Ed al fine di comprendere tale eventuale necessità strategica si prenda in valutazione che cosa significò Gibilterra per le forze dell’Asse durante il conflitto. Dinnanzi alla strategia musulmana si contrappone quella di Bisanzio , che tende a vanificare quella avversaria . In effetti i romani d’oriente predisposero ed attuarono un sistema difensivo nell’Isola , in cui s’infransero le forze arabe tanto che quest’ultime , a causa delle ingenti perdite umane e della loro frustrazione di non poter ottenere la attesa folgorante avanzata, ricorsero agli sbarchi costieri , avvolgendo l’Isola, per eludere e rendere inefficaci le posizioni bizantine. Così agendo Bisanzio fece in modo che l’avanzata in terra iberica perdesse di slancio, visto che l’avversario dovette sostenere un lungo conflitto, destinandovi ingenti risorse in uomini e mezzi marittimi . Ed a prova del fallimento strategico nell’attuare l’avanzata dalla terra iberica è doveroso ricordare che lo storico Lewis scrive che a Poiters le forze franche si scontrarono con una forza avversaria, paragonabile ad una banda di predoni in cerca di bottino se paragonabile a quelle con cui si dovette scontrare Costantinopoli nella sua storia secolare. Altresì la strategia di Bisanzio si rilevò efficace non solo dal punto di vista prettamente militare ma anche economico , dato che probabilmente vennero messi al sicuro i metodi di coltivazione e di produzione o meglio le relative conoscenze, competenze e capacità. Ad avallare tale ipotesi vi sono gli sbarchi costieri musulmani finalizzati ad impedire la perdita delle informazioni necessarie per la coltivazione e la produzione delle piante quasi certamente.

Altra testimonianza dell’efficienza romana, militarmente ed economicamente, risiede nell’immigrazione musulmana sia per compensare le notevoli perdite umane che per cercare di sfruttare il tessuto economico romeo approfittando anche del fatto che la popolazione cristiana o meglio la maggior parte arretrava e si concentrava nella Sicilia orientale , fornendo così contributo allo sforzo bellico in atto da parte di Bisanzio. Quindi emerge che da un lato, bisanzio volesse preservare un patrimonio tecnico e dall’altro l’invasore arabo volesse appropriarsene. Nel conflitto entrambi i contendenti investirono molte energie a dimostrazione del fatto che la posta in gioco era alta e ne giustificava il prezzo da pagare in termini di vite umane in primis. Quanto fosse alta la posta in gioco lo si deduce indirettamente da quanto scrive il Renda, nella sua opera – La storia della Sicilia- come di seguito sinteticamente accennato : - i normanni descrissero a coloro che volessero accompagnarli nella loro impresa di conquista l’Isola come luogo di prodotti pregiati , e dal clima mite (paragonandola ad una sorta di terra promessa). Nel compiere il loro intento di sottrarre l’Isola agli arabi dovettero sostenere un conflitto lungo, che non riuscì a scacciare

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quest’ultimi ma anzi ne dovettero accettare la loro presenza nonostante la sconfitta patita. Nell’amministrare la Sicilia i normanni dovettero far ricorso alla lingua araba , in particolare per gestire servitù terriera (ed in tal modo trova ragione che nel lessico vi siano ancora oggi vocali di origine araba). Altre prove del valore della Sicilia romana ed ortodossa risiedono: nella volontà di Bisanzio di proseguire la belligeranza per rientrarne in possesso, allestendo la spedizione , nel 1040, a capo della quale fu messo Maniace e che si concluse con il fallimento nonostante gran parte del territorio isolano fosse ritornato sotto la sovranità romana d’oriente a causa dell’abbandono dei mercenari normanni, scaturito per mera attribuzione e spartizione del bottino.

In tale contesto , caratterizzato da belligeranze , s’inserisce il clero , la cui Missione certamente si sviluppò nel mantenere viva la Fede cristiana e probabilmente costituire punto di riferimento nel tessuto economico. Quest’ultimo accenno al clero ortodosso riprende la strategia di Bisanzio e della sua efficacia ed introduce al trattato di Omar, applicato dall’invasore arabo nei confronti della popolazione cristiana ortodossa in Sicilia. In effetti le restrizioni imposte ad esempio nei riguardi dei luogi di culto ortodosso nonché quelle nei confronti delle manifestazioni di culto inducono ad avanzare che ciò si prefiggesse di spezzare il profondo legame tra clero e popolo, di mettere le basi di una lenta rovina delle strutture monastiche ecclesiastiche come centri di ricchezza ed in ultimo porre le fondamenta di una lenta e graduale sostituzione della coltivazione delle piante e della conseguente lavorazione dei suoi frutti e dei derivati a favore dell’invasore. Tuttavia nonostante le avversità da vinti e le restrizioni , imposte dal suddetto trattato, la popolazione romea , sopravvissuta al conflitto, rimase fedele all’Ortodossia e ne preserverò le fonti di coltivazione in attesa che il loro status quo cambiasse, a causa dell’avvicendamento di vittorie e sconfitte belliche. Ed in effetti , almeno in Piratino, l’Ortodossia fu protagonista fino alla devastante incursione saracena, avvenuta nel 1544, e la produzione di seta a mezzo del baco da seta cessò dopo la seconda metà del novecento a causa dell’elevata tassazione. Altresì si consideri che al momento della conquista normanna , le fonti riportano la presenza di due Vescovi rispettivamente in Palermo e in Messina a dimostrazione di quanto fu efficace la Missione spirituale del clero ortodosso nonostante le vicissitudini. Ed a dare la giusta valenza della loro Missione evangelica si aggiunga che Nicodemo, Vescovo di Palermo, fu inviato dai conquistatori normanni in Monreale , località in prossimità di Palermo, che allora , a quanto scrive lo storico Renda nella sua pregevole opera, era abitata per lo più da mussulmani; e di conseguenza è plausibile che il clero ortodosso si fosse dedicato anche nel rievangelizzare coloro che per convenienza avevano deciso d’abbandonare la fede cristiana . In forza di quanto sopra esposto è possibile affermare che la Sicilia per la sua ricchezza economica, fu oggetto dell’invasione araba , a cui Bisanzio s’oppose con tenacia , ed a quella successiva dei normanni .In tali scenari storici ed in quelli successivi il clero, in particolare quello ortodosso, pagò un prezzo elevato , essendo punto di riferimento per i fedeli in particolare spiritualmente oltre che socialmente ed economicamente , come un faro nelle penombre e nelle oscurità dei conflitti ( bizantino – arabo , normanno –arabo ) , delle instabilità ( normanne e sveve ) e dei domini ( angioino , spagnolo).

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• Scenari possibili di ricerca

Nel considerare le iniziative dell’Associazione “Bisanzio” (1) nasce che la storia di Bisanzio nel nostro panorama culturale è in crescita ed in evoluzione ed effetti , considerando la storia in genere, per rendere l’idea si voglia considerare nella trasmissione Atlantide , andata in onda poco prima del documentario su Mystra avendo come argomentol’invasione araba del continente indiano poneva l’accento sul fatto che i templi e le statue , costruite in zone remote per sfuggire al saccheggio ed alla distruzione ad opera degli arabi , furono scoperte da un ufficiale inglese, allorquando il territorio indiano era colonia britannica. Questi, rimase scandalizzato dalle scene erotiche , preferì tacere la notizia della scoperta così che solamente di recente queste testimonianze induiste sono state riscoperte e sono oggetto di studio .Il suddetto esempio mette in evidenza che la storia, essendo oggetto di permanenti approfondimenti ed ulteriore scoperte e relative argomentazioni, necessita di costanti e permanenti sforzi in risorse umane ed economiche, che devono coinvolgere diverse discipline per raggiungere obiettivi e traguardi , arricchendo ulteriormente il patrimonio storico dell’umanità ed in tale quadro di idee si inseriscono gli sforzi dell’Associazione “ Bisanzio”

Al fine di trasmettere il valore della divulgazione della storia di Costantinopoli e delle sue eredità nel Nostro territorio e conseguentemente di coloro che fanno della cultura di Bisanzio la loro passione è opportuno considerare quanto segue :in Piratino nell’estate 2006, occasionalmente, ebbi modo d’ascoltare i commenti di un turista, il quale esprimeva le sue perplessità ed i suoi dubbi , guardando dall’esterno la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria , in merito alle datazioni storiche di costruzione di questa nonché di altri luoghi di culto poste in loro prossimità , affermando che , a suo parere, vi erano delle eredità architettoniche arabe della Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. In merito alle osservazioni di tale ignoto turista,che dimostrava con il suo linguaggio d’essere in possesso di conoscenze artistiche è opportuno ricordare che alla sommità del campanile la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria e quella della Matrice presentano una cupola, differenti per colore, che hanno la forma che , ad un occhio inesperto, si avvicina ad una cipolla , alla cui estremità vi è posto oggetto a forma circolare.

Inoltre il Tresoldi , affrontando i luoghi di culto, li attribuisce in gran parte all’eredità di rito ortodosso tranne per la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria , per la quale avanza l’ipotesi che questa, fosse stata in passato una Sinagoga e fonda il suo pensiero sul fatto che esistono tracce di un forno e che il quartiere abbia alcune abitazioni rivolte a levante e che la sua denominazione dialettale “briaria” derivi da “ebreria” .

Per di più un altro appassionato di storia di Piraino, di nome Rosario, in virtù dei libri in suo possesso e dei suoi studi nonché di quanto appresso dal suo defunto genitore di professione artigiano, ha fatto presente al mio anziano genitore che , a suo giudizio, la Chiesa Matrice è da ritenersi la più antica in base alle sue caratteristiche ed è da attribuire al culto ortodosso .

Ed in effetti è opportuno ricordare che l’edificio di culto è in possesso di un antico campanile e di una struttura che si sviluppa alle spalle ed al di sotto dell’attuale altare e sopra di questo vi è una cupola .

Per di più , a rendere ancora più complessa qualsiasi argomentazione in merito alla struttura architettonica dei luoghi di culto è doveroso ricordare che questi luoghi furono oggetto di distruzione e devastazione a causa della incursione pirtatesca saracena del 1544 , in cui trovò il martirio in odium fidei l’Arciprete Giovanni Maria Scolarici .

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In base a tale argomentazione troverebbe ragione il fatto che la Chiesa Matrice custodisca l’Arciprete Giovanni Maria Scolarici ed i corpi dei monaci , quest’ultimi conservati con la tecnica del colatoio.

Prendendo spunto da tali corpi ,allo scopo di sottolineare il valore della ricerca storica è utile valutare quanto segue :

• i vestiti , pur necessitando di restauro,a mio umilissimo parere, conservano tracce di colore originario ed uno di questi rileva ancora il disegno di una Croce, che ricorda quella di Fede ortodossa; così che con umiltà è possibile argomentare che questi corpi siano di monaci

• i corpi presentano un’altezza che varia tra 1.50 e il 1.60.

Fermo restando quanto sopra, scritto ed osservabile ad occhio, è indubbio che specifici esami tecnici quasi certamente potrebbero fornire elementi relativi alla loro origine , al loro cibarsi, alle loro patologie , alle cause del loro decesso ed infine ad un o possibile degrado a causa dei mutamenti climatici in atto, dovendo essere custoditi ad una determinata temperatura pena il loro degrado ed a tale riguardo è doveroso tenere a mente, in un’ottica meritocratica ed obiettiva , lontana da quella mera propagandistica essendo dovere preservare i luoghi di culto cristiani ed a maggiore chi riveste una funzione ecclesiastica, che l’attuale parroco cattolico romano Calogero Musarra si è adoperato per il restauro dei locali della Chiesa .

Tali dati, ad esempio l’altezza potrebbe fornire dati, che trasformati e confrontati con la popolazione attuale fornirebbero informazioni sull’evoluzione ; ed allo stesso modo altri dati consentirebbero di elaborare dati relativi alla composizione etnica, identificando eventuali flussi migratori.

In tal quadro d’idee considerando le strutture architettoniche e quanto finora sopra argomentato , emerge l’importanza delle strutture associative e di quelle universitarie nonché di aziende quali ad esempio (7).

In ultimo , nel riprendere le strutture artistiche, è doveroso ricordare che il Tresoldi afferma ad esempio che l’antica denominazione della Chiesa Matrice era Chiesa della SS. Trinità .

• Conclusioni

Prima di porre fine al presente scritto, è doveroso esporre quanto segue :

di norma in un approccio storico del tipo causa – effetto, ove particolarmente le motivazioni economiche costituiscono le basi su cui argomentare ed allo stesso tempo fanno perdere di valore l’uomo come tale; di contro nel presente modestissimo elaborato , pur conservando tale schema metodologico, con umiltà si è posto l’accento sull’uomo di cui esempio è il doveroso risalto al legame tra clero e fedeli , che non può essere ricondotto unicamente a ragioni economiche bensì principalmente a quelle spirituali, storiche e sociali.

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Ed infatti, riconoscendo storicamente il valore del clero, da cui ne discende il diritto ed il dovere di sostenere la sua missione, a prescindere del credo, è doveroso menzionare che è possibile effettuare sostegno economico a mezzo di Ccp di numero 29700416 intestato ad Associazione Monte Luce - Demonte (CN) ; e si precisa d’iniziativa che quasi certamente sarà possibile interessare, per offrire eventuale sostegno, la Chiesa Ortodossa in Italia,essendo questa unica referente ufficiale dell’Ortodossia nel Nostro Paese , la quale recentemente si è dotata di nuovo dominio internet (6) .

Nel concludere il presente modesto scritto è opportuno affermare che quanto scritto e trascritto ed argomentato si inserisce nella dialettica storica, per cui il Lettore può accettare o dissentire i suoi contenuti o in toto o in parte ma ciò fa parte del coltivare con passione la storia.

Alla luce di sopra scritto ne deriva il valore della storia di Costantinopoli nel Nostro Paese ed i fini dell’Associazione “ Bisanzio” nel divulgare con qualsiasi mezzo le eredità di Bisanzio nel Nostro panorama culturale .

Con tali righe il presente scritto volge al termine.

1 ) Associazione Bisanzio

http://www.imperobizantino.it/Associazione%20Culturale%20Bisanzio.htm

2) Tecniche di coltivazione

http://www.agraria.org/coltivazioniarboree/coltivazioneagrumi.htm

3) Il Gelso

http://www5.indire.it:8080/set/bacodaseta/pagina23.htm

4 ) Documentario su Mystra

Andato in onda il 22.02.2007 sulla rte televisiva LA7

5) Gente

Anno 2007 numero 7 del 15.02.2007

- Aiutateci a salvare i nostri pony

Pagine 44-45-46

6) Chiesa Ortodossa im Italia

www.chiesaortodossa.it

7) Archeologia e Sviluppo

http://www.land-archeologiaesviluppo.it/

Elenco delle fotografie digitali

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( effettuate in occasione di visita turistica guidata )

Chiesa della matrice

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Iscrizione marmorea dentro la Chiesa Matrice ove riposa l’arciprete ortodosso Giovanni Maria Scolarici

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MONACI ORTODOSSI:

Monaco con croce ortodossa sulla spalla destra,

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Monaco con copricapo

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Monaco con Brandelli di tunica

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Monaco con tunica contenente strisce di colore verde

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Chiesa di santa Caterina d‘ Alessandria

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Affreschi rinvenuti (dalla sovrintendenza) nella chiesa della Badia pag. 39 del libro Notizie storiche Etnografiche su PIRAINO del tre soldi