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JEME Bocconi Studenti Bitcoin:una bolla o il futuro? Agosto 2017

Bitcoin:una bolla o il futuro? - JEME Bocconi | Consulenza ... · Massimo Amato e Luca Fantacci nel libro “Perun pugno di bitcoin”,la “criptovaluta”,non avendo corso legale

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JEME Bocconi Studenti

Bitcoin:una bolla o il futuro?

Agosto 2017

La tecnologia Bitcoin

8 minutiil tempo medio di una transazione in bitcoin

0,03 $il costo medio di una transazione in bitcoin

4000 $cifra sopra la quale si trova attualmente il prezzo del Bitcoin

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5000

2012 2013 2014 2015 2016 2017 incorso

Cambio bitcoin-Dollari

Bitcoin è una moneta virtuale completamente

decentralizzata, infatti non si basa su un organismo

centrale né per regolare l’offerta di moneta né per

verificare l’autenticità delle transazioni. La quantità di

valuta in circolazione è definita a priori, cresce come una

serie geometrica ogni quattro anni e tende

asintoticamente al limite di 21 milioni, mentre un

database distribuito in combinazione con potenti

algoritmi di crittografia garantisce che ogni transazione

avvenga in modo sicuro e anonimo, per questo motivo è

definita da molti come il primo esempio di

“criptovaluta”.

Il 3 marzo 2017 la BBC annunciava che il cambio bitcoin

dollaro aveva superato il valore di un’oncia d’oro. La

notizia ha creato sconcerto ed incredulità nel mercato ed

ha portato moltissimi analisti a domandarsi quali fossero

le ragioni per cui il Bitcoin, che nel 2015 valeva appena

250 dollari, arrivasse a scambiare sulla piattaforma

BitStamp a 1.298 dollari, contro 1.233 dollari necessari

per acquistare un’oncia d’oro. Le cause ipotizzate sono

molteplici e includono la forte crescita della domanda di

Bitcoin in Cina, le dichiarazioni di Trump in America e la

contrazione del valore dell’oro.

Nonostante il forte valore simbolico della notizia, la linea

di demarcazione che intercorre fra i Bitcoin e i beni

rifugio appare ancora molto netta. Infatti, solo una

settimana dopo, la decisione della SEC di negare il via

libera alla quotazione del primo strumento finanziario

legato alla criptomoneta, proposto dai gemelli

Winklevoss (i due canottieri olimpionici e imprenditori

digitali famosi per aver accusato Marc Zuckerberg di aver

rubato loro l'idea di Facebook) ha fatto nuovamente

crollare il valore nominale del Bitcoin di oltre il 20%.

Bitcoin supera l’oro

Il termine Bitcoin ha un doppio significato: si riferisce sia

alla tecnologia sottostante al servizio (Bitcoin maiuscolo)

sia alle singole monete utilizzate per acquistare beni e

servizi (bitcoin minuscolo). Questi ultimi non sono altro

che una “criptovaluta” elettronica, ossia una tipologia di

moneta digitale che attraverso il sistema Bitcoin consente

agli utenti di effettuare pagamenti e transazioni Peer to

Peer di qualunque entità senza la necessità di una

validazione bancaria e quindi di una vigilanza centrale

(Banca centrale). Tale moneta, se da un lato replica un

servizio tipicamente offerto dalle banche, consentendo il

trasferimento, pressoché immediato, di valuta fra gli

agenti ad un costo nell’ordine dei centesimi di dollaro per

transazione, dall’altro garantisce agli stessi alcuni dei

fondamentali vantaggi offerti dal circolante, quali

l’anonimato e la sicurezza. Bitcoin nasce, infatti, con

l’obiettivo di garantire l’anonimato nonostante i

cosiddetti “bizantinismi della sicurezza informatica”,

ovvero la necessità di far transitare dei dati

estremamente sensibili, attraverso una rete che di per sé

sicura non è, senza la possibilità di una verifica da parte di

un intermediario che possa garantire la regolarità delle

transazioni.

Tali problematiche sono gestite tramite un sistema

P2P (peer to peer) open source – pubblico e

controllabile da chiunque – che utilizza un database

distribuito tra i nodi, ossia tra tutti i computer degli

utenti che mettono a disposizione capacità di calcolo in

cambio di una minima remunerazione in bitcoin neo

emessi dal sistema. L’autenticità e la regolarità delle

transazioni viene garantita dalla crittografia ripetibile per

un numero indefinito di volte a doppia chiave pubblica e

privata: nessuno può spendere bitcoin di cui non sia

legittimamente proprietario e nessuno può spendere gli

stessi bitcoin più di una volta, ed ogni transazione,

seppur registrata in un database pubblico e distribuito

(blockchain), non potrà essere direttamente ricondotta

al mandante, e soprattutto non potrà essere ricondotta

in alcun modo ad altre transazioni effettuate o ricevute

dallo stesso utente. L’utilizzo di una rete Peer to Peer

permette alla tecnologia/economia Bitcoin di funzionare

senza passare per un ente centrale. Questo vuol dire che

non esiste un’azienda o una banca che si occupa di

controllare il traffico o il valore delle monete digitali e,

soprattutto, che non ci sono intermediari fra gli utenti,

per garantire costi di transazione minori.

Cosa è davvero il Bitcoin?

A prima vista l’idea di una moneta indipendente da una

banca centrale potrebbe apparire come un interessante

esperimento socioeconomico e tecnologico senza una

reale applicazione pratica, tuttavia non è così.

Attorno al bitcoin, inventato nel 2008 da Satoshi

Nakamoto, uno pseudonimo dietro al quale non

sappiamo ancora con precisione chi si nasconde, sono

nate tantissime applicazioni ed estensioni, che hanno

reso addirittura possibile convertire tali monete digitali in

altre valute o in buoni per alcuni dei maggiori siti di e-

commerce come Amazon, consentendo alla criptovaluta

di raggiungere le dimensioni attuali: una

«capitalizzazione» di circa 4 miliardi di dollari, 100.000

transazioni giornaliere, un volume annuo pari a 23

miliardi di dollari, 8 milioni di utenti, circa 100.000

esercenti che accettano pagamenti in bitcoin ed oltre 120

bancomat che li cambiano con altre valute (Mauro 2015).

A seguito della sua crescita esponenziale, Bitcoin non ha

impiegato molto tempo ad attrarre l’attenzione di

investitori, curiosi e media. L’altissima volatilità della

valuta ha permesso a chi ha riposto fiducia nel progetto

sin dagli albori di generare profitti incredibili. Tra questi

vi è un ragazzo norvegese che nel 2009 acquistò per soli

24 dollari 5.600 bitcoin, senza probabilmente sapere che

pochi anni dopo il suo valore sarebbe salito alle stelle,

ottenendo un guadagno di oltre 700 mila dollari. A

questo punto viene da chiedersi: tutto ciò è legale? Sì, o

meglio sembra non essere illegale in molti paesi. In un

articolo pubblicato dal Sole 24 Ore il 17 marzo 2017, Luca

Battanta tenta di far luce riguardo le leggi attualmente in

vigore a livello globale volte a regolamentare il mercato

della criptovaluta, concludendo che ad esclusione degli

Emirati - dove la criptovaluta è illegale - e della Cina -

dove ne è stato vietato il prelievo - le altre nazioni non

hanno mai vietato la circolazione della nuova moneta,

anzi, in USA hanno addirittura tentato di tassarla,

garantendole così il riconoscimento legale che era atteso

da tempo.

Un network incontinuo aumento

Una volatilità incredibile

Molti legislatori però si sono trovati ad affrontare il

difficile problema di ricondurre il bitcoin a fattispecie

note e normate, in particolare, osservano i professori

Massimo Amato e Luca Fantacci nel libro “Per un pugno

di bitcoin”, la “criptovaluta”, non avendo corso legale e

non essendo sottoposta al controllo degli organi di

vigilanza, è difficilmente assimilabile a una moneta

convenzionale, inoltre l’alta volatilità dei prezzi non lo

rende un mezzo e una misura affidabile per gli scambi.

Una possibilità, seguita ad esempio dalla Francia, è quella

di definire il bitcoin come un bene, seppur immateriale,

assimilandolo a quadri, opere d’arte e altri manufatti di

lusso che possono essere usati in casi particolari come

mezzo di pagamento. Un’altra strada consiste nel

considerare i bitcoin come una forma d’investimento, e

questa ipotesi, adottata da paesi come la Germania e la

Svezia, coglie quello che sembra essere l’utilizzo

preponderante della “criptovaluta”. A differenza di azioni

e titoli finanziari, però, il bitcoin non è un titolo di

credito, non offre al titolare il diritto a esigere una

quantità di denaro o la proprietà di una quota societaria,

non avendo un valore

intrinseco il bitcoin è infatti estremamente volatile, tanto

da portare l’Autorità Bancaria Europa a scoraggiare

l’acquisto o la vendita di valute virtuali da parte degli

istituti finanziari.

L’andamento del bitcoin, sin dalla sua nascita, è sempre

rimasto instabile e variabile: il 17 agosto 2010 il primo

bitcoin viene venduto per 7,96 centesimi di dollaro,

rimanendo sotto la soglia psicologica di un dollaro fino a

febbraio 2011 e oscillando intorno a quel valore per

diversi mesi, poi, fra aprile e giugno 2011, la moneta

registra il suo primo boom raggiungendo in poche

settimane il valore di 35 dollari . A seguire inizia una

vertiginosa corsa al rialzo, interrotta periodicamente da

improvvisi crolli che portano il bitcoin ad un cambio di

600 dollari nel 2014 e circa 300 nel 2015, sfiorando la

volatilità dell’euro; nel 2016-2017 il definitivo exploit

porta il valore di cambio del bitcoin-dollaro ad eguagliare

quello dell’oro, per arrivare infine all’estate 2017 dove il

Bitcoin ha superato ampiamente la soglia dei 4000

dollari.

Sono i bitcoin una moneta affidabile?

La volatilità della moneta è fondamentalmente insita nel

meccanismo di funzionamento della piattaforma stessa. Il

cambio di una valuta determinato dal prezzo di mercato

deriva dal rapporto fra la domanda e l’offerta, dunque,

essendo l’offerta di bitcoin predeterminata e decrescente

nel tempo (sul modello di una funzione logaritmica che

tende a stabilizzarsi ad una quota asintotica di 21 milioni

entro il 2030) ed essendo la sua domanda totalmente

libera, un tasso di crescita della domanda superiore a

quello dell’offerta genera un innalzamento del valore del

Bitcoin.

Tuttavia, data la scarsa offerta e la bassa capitalizzazione

della moneta stessa, anche una relativamente minima

riduzione della domanda può causare una drastica

contrazione del cambio dello stesso, come è avvenuto a

seguito della bocciatura della proposta dei gemelli

Winklevoss da parte della SEC. Tale enorme volatilità è

misurata solo in termini di tasso di cambio fra moneta e

dollaro, ma poiché non esiste né un listino di prezzi fissati

in bitcoin né alcun mezzo simile all’IPC utilizzato dall’Istat

con le monete tradizionali per valutarne l’effettivo

potere d’acquisto,

questo genera un enorme rischio per qualunque azienda

decida di accettare pagamenti in bitcoin.

La risposta è semplice: il bitcoin è utilizzato più come

mezzo speculativo che come moneta. Questo è forse uno

dei fenomeni che ha contribuito in misura maggiore a

rendere evidente il fatto che, anche se a livello di

funzionamento l’oro e il Bitcoin possono essere

considerati simili, a livello funzionale sono due realtà

estremamente differenti. Infatti il detentore di bitcoin,

come il possessore d’oro è un “creditore senza debitori”,

ovvero possessore di un bene che costituisce un’attività

per il detentore senza essere la passività di nessuno,

diversamente da quanto avviene con le monete

tradizionali. Infatti il valore del bitcoin, come quello

dell’oro, non dipende dalle politiche fiscali attuate dalla

banca centrale, ma dalla loro scarsità di offerta che, a

differenza dell’oro in cui è in cui determinata

naturalmente, per i bitcoin è artificiosamente imposta dal

sistema.

Il valore di mercatodel Bitcoin non èinfluenzato dallepolitche fiscalimesse in atto dallaBC

Da cosa dipende dunque la volatilità?

Alcune caratteristiche della criptomoneta, tra cui la

volatilità, la scarsa capitalizzazione e la difficoltà di

conversione in moneta tradizionale, scoraggiano gli

investitori rendendo difficile per il bitcoin affermarsi

come bene rifugio alternativo all’oro, per lo meno nel

breve periodo. Tuttavia, osservando come la volatilità

tenda a ridursi con il passare degli anni, non possiamo

escludere che dopo il 2030, una volta stabilizzatosi

attorno alla quota dei 21 milioni, la volatilità possa ridursi

drasticamente e la moneta possa diventare molto

più affidabile.

Le monete digitali possono avere diversi scopi. Mentre il

bitcoin è pensato per garantire assoluta indipendenza e

segretezza nelle transazioni, altre monete, cosiddette

“complementari”, ambiscono a contrastare la grave crisi

di liquidità che affligge le imprese. La recente crisi ha

reso evidente l’incapacità dei mercati finanziari di

erogare con continuità nel tempo finanziamenti alle

imprese, le quali perciò incontrano numerose difficoltà

nello svolgere le loro attività. Tale problema

macroeconomico è definito Credit Crunch e si verifica

solitamente al termine di una forte fase espansiva

inasprendo la seguente fase recessiva.

Le monete complementari grazie alla loro particolare

struttura anticiclica si dimostrano particolarmente efficaci

nel contrastare un Credit Crunch, hanno infatti come

unica funzione quella dell’unità di conto, cioè di

strumento per fissare i prezzi e registrare debiti, lasciando

quella di riserva di valore alle monete convenzionali,

sempre più soggette a cicli di inflazione e deflazione e

quindi sempre più sottoposte a restrizione del credito.

Le monete complementari, solitamente, pur non essendo

convertibili, hanno un valore collegato ad una moneta

convenzionale, il loro funzionamento infatti si basa

essenzialmente sulla compensazione di crediti e debiti all’

interno di un sistema di scambi di beni e servizi tra

imprese locali, facenti parte del circuito, le quali nutrono

fiducia reciproca. L’ imprenditore, interessato a entrare

nel circuito, può richiedere un prestito denominato in

moneta complementare, i gestori del circuito valutano la

Soluzione alle problematiche macroeconomiche

Fonte di finanziamento per le imprese?

proposta, e se il prodotto ha un potenziale di vendita tra

le altre aziende del circuito, il credito viene erogato. L’

imprenditore inizia quindi a vendere i suoi prodotti agli

altri membri del circuito fino a quando non ha ripagato il

suo debito, se poi produce un attivo, quest’ultimo non è

convertibile in moneta convenzionale e, in questo

modo, le imprese sono obbligate a reinvestire le proprie

attività all’interno del circuito locale, generando nuove

transazioni. In alcuni casi può anche essere applicato un

tasso di interesse negativo sui depositi come ulteriore

stimolo all’economia. Questo meccanismo incentiva lo

scambio, alimentando quindi l’economia locale senza

dover iniettare un’ulteriore liquidità che nel medio

periodo provocherebbe inflazione. Le stesse transazioni

permettono alle imprese di creare moneta senza

ricorrere alla mediazione degli istituti di credito

convenzionali. Quest’ultimo è un fattore critico di

successo, in quanto trasforma il credito da bilaterale a

multilaterale: la singola impresa non è più creditrice nei

confronti di un singolo agente, ma nei confronti

dell’intero circuito, il quale crea e distrugge moneta

locale al verificarsi di ogni operazione sul mercato.

L’aumentare degli scambi tra le imprese appartenenti al

circuito permette inoltre di incrementare l’occupazione

locale, contrastando

la sempre più diffusa delocalizzazione produttiva.

Così facendo verrebbero preservate sul territorio

maggiori competenze e favorita ulteriormente

l’integrazione territoriale; il lavoro non sarebbe più

considerato come una risorsa da sfruttare in modo da

massimizzare il rendimento degli investimenti, ma come

un insieme di competenze.

Un esempio particolarmente virtuoso di moneta

complementare è il Sardex, la risposta alla stagnazione

economica sarda da parte di un gruppo di imprenditori

locali. Il Sardex rispetta tutte le caratteristiche distintive

della moneta complementare e i dati dimostrano come

negli ultimi anni abbia incentivato in modo significativo il

numero di scambi all’interno della regione, ciò ha attirato

l’attenzione di uno dei maggiori venture capitalist italiani,

Innogest che, insieme a una banca storica come Sella e al

ministero dell’Economia, attraverso Invitalia, ha deciso di

investire nel progetto.

Il caso SARDEX

Il continuo successo del Sardex è dovuto ai vantaggi

apportarti congiuntamente a imprese, le quali riescono

ad ottenere credito senza l’intermediazione dei sistemi

bancari e quindi a minor costo, e a cittadini privati, che

usufruiscono di un maggior numero di servizi e che

possono essere retribuiti in Sardex uniti ad euro, in modo

da stimolare la domanda locale di beni e servizi. Anche

il settore pubblico risulta uno dei beneficiari principali nel

circuito, in quanto le operazioni all’interno del sistema

vengono regolarmente tassate senza la possibilità di

transazioni “in nero”. Grazie al ruolo maggiormente

significativo del terzo settore diminuiscono i servizi di

assistenza pubblica forniti dallo stato e di conseguenza la

spesa pubblica.

Fonti“Per un pugno di Bitcoin”, Amato, Mauro 2015