Blanchard Cap1 2

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Microeconomia

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  • iI

    i

    Un viaggio intorno al mondo Capitolo I

    Che cos'e la macroeconomia?

    Che differenza c'e tra macroeconomia a microeconomia? La risposta risiede

    nell'etimo greco : macro significa grande, micro significa piccolo . La macroeco-

    nomia studia le variabili economiche aggregate, come la produzione dell'econo-

    mia net suo insieme (il prodotto aggregato) e it prezzo medio di tutti i beni (il Ii-

    vello generate dei prezzi) . Al contrario, la microeconomia studia produzione e

    prezzi nei singoli mercati .

    Questa risposta solleva un'ulteriore domanda . La macroeconomia non a forse

    soltanto una branca delta microeconomia? Un'economia non c solo un insieme di

    singoli mercati, cosicche basta capire ognuno di essi per capire l'intero sistema

    economico? La risposta a si in linea di principio, no in pratica .

    In linea di principio si potrebbe pensare di scrivere la condizione di egua-

    glianza tra domanda e offerta per ciascuno degli innumerevoli mercati the com-

    pongono un'cconomia moderna, elencare poi tutte le variabili the influenzano

    domanda e offerta in ogni mercato e, infine, usare un potente computer per tro-

    vare le condizioni alle quali tutti i mercati sono simultaneamente in equilibrio .

    In pratica la conoscenza the i macroeconomisti hanno dell'economia, e di

    tutte le interazioni al suo interno, non a canto completa da rendere fattibile que-

    sta strategic di ricerca . Quand'anche essi riuscissero a costruire un modello gi-

    gantesco e risolverlo con un computer, it modello sarehhc tanto complicato quan-

    to la realty the rappresenta, a altrettanto difficile da interpretare .

    1 .1 . Le semplificazioni della macroeconomia

    Data la complessita del campo di studio, it compito dclla macroeconomia e

    trovare it modo di semplificare, per spiegare it comportamento delle variabili ag-

    gregate. I macroeconomisti assumono the it mondo sia motto piu semplice di

    quanto in realty non sia . Ad esempio, invece di tener conto dei numerosi beni

    esistenti e dei rispettivi mercati in cui essi vengono venduti, fingono the esista un

    solo bene, con un'unica domanda e un'unica offerta the interagiscono in un uni-

    co mercato. Percio, invece di considerare le innumerevoli curve di domanda e di

    offerta the esistono in realty, pensano semplicemente alla domanda e all'offerta

    di quell'unico bene .

    Sulla base di tali semplificazioni, essi possono costruire semplici strutture con

    Ie quali pensare a interpretare l'economia . Queste strutture sono chiamatc model-

  • 26 CAI'ITOLO 1

    li. Un modello macroeconomico a una struttura logica e internamente coerente

    usata per descrivere it funzionamento di un'economia . Talvolta i modelli sono

    semplici descrizioni verbali ; spesso fanno use della matcmatica . Uno dci vantaggi

    dell'uso della matematica e the costringe ad accertarsi the it modello non soffra

    di incoerenze.

    Come vengono scelte tall semplificazioni? Innanzitutto pensando scriamente

    alle loro implicazioni e ai pericoli the ne derivano . Alcune semplificazioni sono

    innocue per certi fini, dannose per altri . Per fare un esempio non economico, i li-

    brai possono tranquillamente ignorare le differenze di statura dei loro clienti, ma

    lo stesso non vale per i sarti!

    Le semplificazioni, inoltre, nascono dal continuo confronto dei modelli con la

    realty osservata . Il mondo di oggi, con quasi 190 paesi, fornisce nurnerose espe-

    ricnze da spiegare' . La storia ne fornisce molte altre . I macroeconomisti sono

    continuamente spinti a chiedersi : possiamo spiegare quests cast? In caso contra-

    rio, come dovremmo cambiare it nostro apparato concettuale? Dobbiamo cam-

    biare radicalmente la struttura dei modelli, o modificare soltanto alcune ipotesi?

    Occasionalmcnte, le revisioni del sistema teorico sono indotte da eventi stori-

    ci. Cio accadde, ad esempio, durante la Grande depressions, it periodo di alta di-

    soccupazione the caratterizzo it decennio precedente la Seconda guerra mondia-

    le. La ttoria macrocconomica sviluppata fino agli anni Trenta si rivelo incapace

    di spiegare la profondita e la durata della Depressione . Quando, nel 1936, l'eco-

    nomista inglese john Maynard Keynes propose una nuova interpretazione del

    processo di formazione del prodotto e un modo per spiegare la Depressione, it

    suo approccio divcnne subito dominante. Nell'arco di un decennio, le idee di

    Keynes avrebbero completamente trasformato la macroeconomia .

    A parte questi momenti di svolta, molti eventi inducono i macroeconomisti a

    capire di aver tralasciato alcune variahili cruciali o di aver interpretato scorretta-

    mente it comportamento di altre. Questo accadde negli anni Settanta, quando

    molts paesi attraversarono quasi un decennio di stag/lazione (un termine coniato

    dagli economisti per definire un periodo di stagnazione e di contemporanea infla-

    zione) . La presenza di elevata disoccupazione e alta inflazione mal si conciliava

    con l'idea allora prevalente secondo la quale un paese potesse sperimentare I'uno

    o l'altro fenomeno, ma non entrambi contemporaneamente . Dopo alcuni studi,

    divenne chiaro the gli shock the colpirono 1'economia in quegli anni - it sensibi-

    le incremento del prezzo del petrolio imposto dall'OPEC, it cartello tra i paesi

    produttori di greggio - erano divcrsi da quclli registrati net decenni precedents .

    Poiche i macroeconomisti non avevano mai osservato tali shock, non Ii avevano

    mai inclusi nei loro modelli . Nel giro di pochi anni, tuttavia, gli effetti di shock

    come l'aumento del prezzo del petrolio furono capiti molto meglio, c i costi da

    essi dcrivanti furono inclusi nei modelli macroeconomici . La stagflazione non era

    piu un rompicapo .

    1 .2 . Perche i macroeconomisti sono spesso in disaccordo

    La macroeconomia a 11 risultato di un incessante processo di costruzione, del-

    l'interazione tra idee ed eventi . C16 in cui gli economisti credono oggi a it risulta-

    I Non c facile dire quanti paesi ci sono nel mondo . Le Nazioni Unite hanno 184 membri .

    ma alcuni paesi, come Taiwan, non sono inclusi . 11 sistema telefonico usa 182 codici-paese .

    L'International Standard Organization, the assegna un codice a ciascun paese, ne ha ben 239 .

  • UN VIAGGIO INTORNO AL MONDO 27

    to di un processo evolutivo nel corso del quale hanno eliminato alcune idee the

    si sono rivelate sbagliate e hanno mantenuto quelle the invece parevano spiegare

    bene la realta .

    Cio non significa the la macroeconomia oggi sia giusta : sicuramente nuovi

    eventi indurranno i macroeconomisti a mettere in dubbio it loro modo di pensare

    e alcuni eventi potrebbero persino provocare una revisione radicale delle loro

    idee sul funzionamento del sistema economico . Cio non significa nemmeno the le

    lezioni della storia e it processo interattivo tra idee ed eventi siano cosi decisivi

    da indurre ampio consenso nella professione . II dissenso c molto piu esteso di

    quanto non venga comunemente percepito. Esso e dovuto a due diverse ragioni .

    Innanzitutto, quand'anchc condividessero la stessa visione del funzionamento

    dell'economia, i macroeconomisti sarebbero probabilmente in disaccordo circa

    I'importanza relativa di diversi obiettivi . Alcuni economisti, ad esempio, sono

    propensi a ridurre le diseguaglianze nella distribuzione del reddito, nonostante

    alcuni strumenti per raggiungere tale fine (come livelli di imposizione elevati) ab-

    biano effctti recessivi sull'attivita economica . Altri ritengono invece the le dispa-

    rity di reddito sano accettahili e the I'attivitit produttiva sia un obiettivo priorita-

    rio. Alcuni economists considerano la lotta contro la disoccupazione un obiettivo

    di primaria importanza, in quanto vedono la disoccupazione come la maggior

    piaga sociale . Altri attribuiscono maggior peso all'inflazione, ritenuta particolar-

    mente dannosa per la society . Spesso, le linec di dissenso corrono su binari poli-

    tics . I progressisti, e gli economisti di tendenza progressista, sono piu interessati

    alla distribuzione del reddito e alla disoccupazione . I liberisti, e gli economisti di

    tendenza liberista, sono piu interessati alla crescita e alla lotta all'inflazione . Le

    misure proposte dai due gruppi saranno inevitabilmentc divergenti . Fino a quan-

    do le persone (e quindi gli economisti) avranno valori diversi, altrettanto diverse

    saranno le loro opinioni sul sistema economico .

    Inoltre, la realta spesso non e abbastanza chiara da generate un consenso ge-

    nerate. Al contrario dei ricercatori in altre scienze applicate, gli economisti non

    possono condurre esperimenti guidati . Quando un ingegnere vuole scoprire gli

    effetti della temperature sulfa conduttivita dei materiali, conduce un esperimento

    in cui cambia la tempcratura e, a parita di altre condizioni, osserva Ie variazioni

    nella conduttivita. Ma un macroeconomista the voglia analizzare, ad esempio,

    come variazioni dell'offerta di moneta influenzino la produzione aggregata, non

    potra seguire lo stesso metodo : non potra fermare it mondo e chiedere ally banca

    centrale di variare I'offerta di moneta! Infatti, i cambiamenti nell'offerta di mone-

    ta avvengono contemporaneamente a una miriade di altri eventi, da variazioni

    dells legislazione tributaria a una serie di scioperi o a un'improvvisa instability

    meteorologica, e cosi via . Percio, per isolare gli effetti di variazioni dell'offerta di

    moneta sulla produzione, it nostro economista dovra analizzare i dati e controlla-

    re la dinamica delle altre variabili the sono cambiate contemporaneamente alto

    stock di moneta . Cio e piuttosto difficile e richiede una serie di criteri metodolo-

    gici in merito ai quali gli economisti propongono soluzioni alternative . Analizzan-

    do lo stesso episodio, un cconomista potrebbe vedere un forte effetto della mo-

    neta sulla produzione, mentrc un suo collega potrebbe osservare un effetto piu

    debole .

    Lo studio di episodi sempre piu numerosi e I'utilizzo di tecniche statistiche

    sempre piu sofisticate riducono progressivamente le divergenze di opinione . Ad

    esempio, oggi c'e ormai ampio consenso circa gil effetti della moneta sulla produ-

    zione aggregata, ma non sui canals attraverso i quail tali effetti si esplicano . I di-

    saccordi ci sono e ci saranno sempre. Questo libro si concentra sulla teoria ma-

    croeconomica ampiamente condivisa dalla professione e su come essa venga usata

  • 28 CAPITOL() I

    per studiare it mondo . Strada facendo, 11 libro non manchera tuttavia di sottoli-

    neare i luoghi c i mottvi del dissenso .

    Uno sguardo sul mondo

    Perche i macroeconomisti e i responsabdi della politica macroeconomica non

    dormono sonni tranquilli?

    Negli Stati Uniti, dopo una recessione nei primi anni Novanta, I'economia

    statunitense c cresciuta costantemente, l'inflazione a stata bassa e la disoccupazio-

    ne a rimasta al di sotto della media postbellica, ma gli economisti temono che la

    prolungata espansione della produzionc (che dura inintcrrotta da 10 anni) sia

    prossima alla fine.

    Negli altri paesi industrializzati, la situazione economica a oggi piu preoccu-

    pante di gttella degli Stati Uniti . In molti paesi europei it tasso di disoccupazione

    e estremamente elevato e nulla lascia sperare in un suo rapido rientro verso livelli

    piu accettabili . In Italia it problema della disoccupazione a accentuato dal divario

    esistente tra regioni ricche e regioni povere: it tasso di disoccupazione a motto

    piu elevato al Sud che al Centro-Nord .

    Anche ('Asia e alle prese con alcuni problemi econornici : 11 Giapponc, dopo

    gli elevati tassi di crescita del periodo postbellico, negli anni Novanta ha esibito

    una crescita molto bassa ed e reccntemente caduto in una profonda recessione .

    Oggi, la maggior preoccupazione delle autorita di politica economica e dei macro-

    economisti giapponesi a riuscire a riportare t'economia su un sentiero di crescita

    sostenuta. Nel Sudest asiatico, una grave crisi economica a finanziaria ha colpito

    molte dells economic in rapida espansione, dalla Thailandia alla Corea .

    Net seguito del capitolo descriveremopit

    in dettaglio coca sta accadendo in

    queste parti del mondo. Confrontcremo la situazione attualc con l'esperienza sto-

    rica degli ultimi tre decenni . 11 resto del capitolo andrebbc letto come un articolo

    di giornale . Non preoccupatevi dell'esatto significato dclle parole o della com-

    prensione del testo nei minimi particolari . Lo scopo e fornire una base sulla qua-

    le introdurre i temi della macroeconomia, mentre le definizioni precise e la tratta-

    zione sistematica degli argomenti verranno affrontati piu avanti. Una volts lotto it

    libro, potrete tornare a questo capitolo e verificare i progressi fatti nello studio

    della macrocconomia,

    2.1 . Gli Stan Unitl

    Quando i macroeconomisti osservano un'economia, si concentrano innanzi-

    tutto su tre indicatori. 11 primo a la produzionc a,-reat;,

    e it suo tasso di cresci-

    ta. Il secondo c it tasso di disoccupazione, la proporzione di persone che non

    sono occupate c sono in cerca di un impiego. Il terzo e it tasso di inflazionc, it

    tasso al quale cresce it livello medio dei prezzi .

    Rispctto a questi tre indicatori, gli Stati Uniti (figura 1 .1) sono in buone con-

    dizioni . La tabella 1 .1 ne mostra i valori . La prima colonna da le medie dal 1960

    al 1998 . Le altre tre colonne contengono i valori dal 1998 al 2000 (per quest'ulti-

    mo anno it dato riportato a una previsione) .

    Gli Stati Uniti hanno iniziato gli anni Novanta con una recessione - cioe un

    declino della produzione aggregata . Alla fine del 1991, la recessione ha ceduto it

    passo a un'espansione - un aumento dell'output - e da allora la crescita della

  • 11

    Stati Uniti

    Produznn,e . S AK mid d, doUari

    delta produzione mondiale : 22

    Popolazione : 268 milioni

    Pn .duzione pro capite : 29 .800 dollari

    t

    UN VIAGGIO INTORNO AL MONDO 29

    Tasso annuale di crescita del PIL .

    ^ Media annuals .

    lasso annuo di variazione del deflatore del PIL .

    Fonte:aO1:cD Economic Outloob', dicembre 1999 .

    produzione a rimasta positiva : net 1998 e stata pari al 3,9%, un valore superiore

    al tasso medio di crescita dal 1960 .

    Il tasso di disoccupazione ha subito un costante declino sin dalla fine della

    recessions net 1991 : nel 1998 e stato del 4,6%,, oltre un punto percentuale al di

    sotto della media dal 1960 .

    Infine, l'inflazione e bassa. Nel 1998, il tasso medio di incremento dei prezzi

    e stato dell'1%, di ben tre punti percentuali al di sotto della media dal 1960 .

    Quanto potra durare tutto questo? Se la storia a una buona guida, sappiamo the

    questa espansione non durera . Prima o poi, ci sara un'altra recessione, seguita da

    un'altra espansione, e cosi via . I macroeconomisti si riferiscono a queste fasi alteme

    di espansione e recessione in termini di fluttuazioni della produzione o ciclo econo-

    mico. Possiamo prevedere quando sara la prossima recessions? Sempre guardando

    alla storia, sappiamo the i momenti di svolta del ciclo economico - da espansione a

    recessione. o viceversa - sono di difficile previsione . Per questo motivo, grande atten-

    F1(;. 1 .1 . St :ati t'niti

    Fonte:International Financial Statistics, Fondo Monetario Internazionale .

    TAB. 1 .1 . Crescita, disoccupazione e inflazione negli Stati Uniti, 1960-2000

    19n0 9s

    199111

    1999Iwo

    I lI_vII( iii IIi

    Tasso di crescita della produzionea

    3,1

    3,9

    3,8 3,1

    Tasso di disoccupazioneh

    6,0

    4,6

    4,2 4,2

    Tasso di inflazionc'

    4,0

    1,0

    1,6 2,3

  • 30 CAPITOLO I

    zione va fatta ad alcuni segnali di pericolo provenienti da livelli relativamente bassi

    dei tassi di disoccupazione, e da prezzi elevati nel mercato azionario .

    La disoccupazione americana a troppo bassa? Alcuni macroeconomisti pen-

    sano the l'attuale tasso di disoccupazione negli USA sia troppo basso . Cio non si-

    gnifica the preferiscano un'elevata disoccupazione, ma the temono gli effetti in-

    flazionistici di tin livello di disoccupazione troppo basso . Essi sostengono the

    quando it tasso di disoccupazione c basso, l'inflazione di solito inizia ad aumenta-

    re: le imprese, the non vogliono lasciarsi sfuggire i propri dipendenti o vogliono

    assumerne di nuovi, devono pagare salari piu alti ; salari piu alti si riflettono in

    prezzi piu elevati, prezzi piu elevati si traducono in salari ancor piu alti, e cosi

    via. Se questa situazione si verificasse di nuovo, la Fed (Federal Reserve Board, la

    banca centrale degli Stan Uniti) dovrebbe attuare una politica monetaria restritti-

    va, e questo potrebbe causare una recessions . L'ultima volta the it tasso di disoc-

    cupazione e sceso al livelli attuali risale al 1969, alla fine di un'espansione decen-

    nale; I'inflazionc aumento, e nel 1971 ci fu una recessione .

    Altri sostengono the oggi un basso tasso di disoccupazione non a preoccu-

    pante e non fara aumentare l'inflazione . Costoro fanno notare the I'inflazione

    non c ancora aumentata e ritengono the i cambiamenti avvenuti nd mercato del

    lavoro e soprattutto i forti guadagni di produttivita resi possibili dallc nuove tcc-

    nologie informatiche consentono all'economia statunitense di operare a un minor

    tasso di disoccupazione rispetto al passato .

    11 mercato azionario a salito troppo? L'altra fonte di preoccupazione e, anche

    in questo caso paradossalmente, la buona performance del mercato azionario .

    L'cspansione degli anni Novanta a stata accompagnata da tin forte aumento del

    prezzo delle azioni. Chi segue I'attualita conoscera ormai l'indice Dow Jones, una

    media del prezzo delle azioni di 30 grandi society statunitensi . Il Dow Jones era a

    2.700 all'inizio del 1990 . Nell'estate 2000 era oltre 10.000, dopo aver superato

    quota 11 .500 in primavera .

    Alcuni economisti credono the questo aumento dei prezzi azionari rifletta

    semplicemente la buona performance dell'economia statunitense . Gli investitori

    vedono e anticipano gli elevati profitti delle imprese statunitensi, ora e in futuro ;

    percio sono disposti a pagare prezzi alti per Ie azioni . Non c'e ragione alcuna di

    preoccuparsi: elevati prezzi azionari riflettono alti profitti futuri, buoni fonda-

    mentali, niente piu .

    Altri economisti ritengono invece the i valori azionari siano troppo alti e the

    gli investitori siano troppo ottimisti sul futuro . Tra questi vi c anche Alan Green-

    span. it governatore della Fed, it quale diceva, gia nel dicembre 1996, the ('au-

    mento del mercato azionario rifletteva una esuberanza irrazionaleo (dopo questa

    affermazione, it mercato a sceso, ma da allora a risalito di un ulteriore 40%) . Per-

    che it rialzo del mercato azionario dovrebbe essere un motivo di preoccupazione?

    Se I'aumento del prezzo delle azioni deriva da un eccessivo ottimismo, e probabi-

    Ie the sia seguito da un brusco declino, o addirittura da un crollo . Come vcdre-

    mo nd caso del Giappone degli anni Novanta, un ribasso del mercato azionario

    puo causare una profonda recessione .

    Passando a tin orizzonte temporale di piu lungo respiro due problemi si pon-

    gono: 1) quale a it Lasso di crescita di lungo periodo degli UsA? ; 2) perche osser-

    viamo una crescente diseguaglianza nei salari, e quindi nei redditi da lavoro?

    La crescita di Iungo periodo . Nonostante i tassi di crescita varino di anni in

    mno. I'evidenza suiccerisce the negli Stati Uniti it tasso medio di crescita e dimi-

  • 07,5

    5,0

    4,0`X. 'lasso di crescita media .

    1960-1973

    i

    UN VIAC(:Io INTORNO AL MONDO

    'lasso di crescita annuo

    4,0% Tasso di

    crescita media,

    1996-20t4 t

    2 .5" h-,, ,iI , rc,, ita n -dla .

    1974 1995

    -2 .5111111I'llIIIIIIItI1tIIIIIIIItIttItIIiI

    1

    1960 1962 19(A 1966 1%8 1970 1972 1974 1976197

    .', I'txo1

    yti'

    1984 1`t,n

    1 9 911 I )'121`t`t41

    199820(10

    \nn

    nuito dalla meta degli anni Settanta alla mesa degli anni Novanta e si a ripreso

    circa dal 1995 . Lo si put vedere nella figura 1 .2 the riporta it tasso annuo di cre-

    scita del prodotto dal 1960, insieme al tasso di crescita medio per it 1960-73, it

    1974-95 e it 1996-2000. La prima linea orizzontale mostra tin lasso medio del

    4,0% per it periodo 1960-1973 . La seconda linea orizzontale indica tin tasso medio

    del 2,5% per it periodo 1974-1995 . Sebbene la volatility dei tassi annuali sia ele-

    vata - si noti it tasso di crescita negativo (o rccessione) nel 1974-75, 1979, 1981 e

    1991 - la figura mostra the a partire dalla mesa degli anni Settanta le variazioni

    del tasso di crescita sono avvenute intorno a una media inferiore .

    Una riduzione del tasso dl crescita medio dell'1,5% all'anno - la differenza

    tra la media per it 1960-73 e la media per it 1974-95 - potrebbe non sembrare

    degna di rilievo . Invece to e . Un modo per vedere la cosa e it seguente: se 11 tasso

    medio di crescita dopo it 1973 fosse rimasto uguale alla media del periodo prece-

    dcnte, oggi la produzione aggregata degli Stati Uniti sarebbe superiore del 39`Y% e

    it reddito pro capite sarebbe di 41 .400 dollari invece the di 29 .800 .

    Perche c'e stato questo rallentamento nella crescita? Le spiegazioni non sem-

    brano risiedere in caratteristiche specifiche dell'economia statunitense, poiche tutti i

    paesi piu avanzati presentano lo stesso fenomeno. Alcuni economisti pensano the i

    paesi ricchi abbiano perso it loro primato economico. Altri attribuiscono tale feno-

    meno agli scarsi investimenti e all'insufficiente accumulazione di capitale . Altri an-

    cora sostengono chc tale rallentamento sia in larga parte una conseguenza del

    modo in cui vengono costruiti 1 dati : gli indicatori ufficiali del prodotto aggregato

    sottostimerebbero l'incremento qualitativo dei nuovi beni e quindi anche it tasso di

    crescita della produzione . Tutte queste spiegazioni sono provvisorie, ma it proble-

    ma a indubbiamente uno dei piu importanti della macroeconomia . Infine vi a it

    puzzle della seconda mesa degli anni Novanta . Come vedete dalla figura 1 .2 it

    tasso di crescita media a saltato al 4`4,, quasi it doppio del ventennio precedente

    e identico al tasso medio di crescita degli anni Sessanta . 11 problema e the 5 anni

    sono troppo pochi per concludere the 66 the osserviamo a una nuova tendenza

    31

    Fic;. 1 .2. Crescita dd-

    LI produzitrne statuni

    II Lasso medio di cre-

    scita c diminuito dally

    meta degli anni Set-

    tanta, per poi risalire

    alla fine degli anni

    Novanta .

    Fonte: National

    Income and Product

    Accounts, Us Depart-

    ment of Commerce,

    Bureau of Economic

    Analysis .

  • 32 CAPITOLO I

    di lungo periodo, anziche un ciclo particolarmente positivo, ma temporaneo . E

    l'interrogativo piu affascinante del nuovo secolo . Coloro i quali credono nel mira-

    colo della new economy>> sono convinti the 1'economia americana a entrata in

    un nuovo ciclo storico. Ma molti economisti rimangono perplessi e sostengono

    the e troppo presto per dirlo .

    Crescente disuguaglianza salariale . Le disparity salariali negli Stati Uniti sono

    aumentate sin dalla fine degli anni Settanta . I lavoratori con poche ability specifi-

    che e scarsa istruzione hanno subito riduzioni salariali rispetto al salario medio .

    Questo incremento della disuguaglianza salariale, unito al rallentamento della cre-

    scita, ha provocato una diminuzione, in termini assoluti, del reddito di molti la-

    voratori . Sin dal 1979, it salario medio dei lavoratori the non hanno terminato la

    scuola superiore e diminuito di circa 1'1% all'anno (tenendo conto dell'inflazio-

    ne). Nello stesso periodo, it salario dei lavoratori con istruzione superiore e au-

    mentato circa nella stessa misura .

    Da cosa ha origine questa disparita di salario? Molti economisti individuano

    due cause principali . La prima e it commercio internazionale: i lavoratori non

    qualificati competono sempre piu con i lavoratori dei paesi con basso costo del

    lavoro, e questa concorrenza sta spingendo al ribasso i salari dei primi . La secon-

    da causa a la natura del progresso tecnologico : poiche le nuove tecnologie richie-

    dono sempre piu lavoratori qualificati, la domanda relativa di tali lavoratori sta

    aumentando, mentre quella di lavoratori non qualificati diminuisce progressiva-

    mente. I salari relativi non farebbero altro the riflettere 1'evoluzione della doman-

    da dl lavoro . Tuttavia, non c'e consenso circa l'importanza relativa di queste due

    cause. Alcuni economisti credono the la causa principale sia it commercio inter-

    nazionale, ma molts altri non sono d'accordo . Identificare le cause della crescents

    disuguaglianza salariale e oggi un tema di ricerca try i piu studiati .

    2 .2 . L'Unione Europea

    Nel 1957, sei nazioni europee - Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussembur-

    go e Paesi Bassi - deciscro di formare un mercato comune curopeo . Da allora, altri

    nove - Austria, Danimarca, Finlandia, Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Svezia

    e Regno Unito - hanno aderito all'accordo . Questo accordo e stato via via istitu-

    zionalizzato fino a dar luogo, con it Trattato firmato dai quindici paesi a Maastri-

    cht in Olanda, nd 1992, all'Unione Europea, o UE. Non soltanto e aumentato it

    numero dei paesi membri, ma l'accordo si e progressivamente esteso a nuovi cam-

    pi di applicazione. Oggi i Quindici formano una vera e propria potenza economi-

    ca. Insieme registrano tin prodotto aggregato the raggiunge quasi quello statuni-

    tense e, come appare nella figura 1 .3, molti presentano standard di vita (misurati

    dal loro reddito pro capite) vicini o persino superiors a quelli degli Stati Uniti .

    Tuttavia, all'inizio degli anni Novanta la performance economica dei paesi

    dell'UE e stata abbastanza deludente . Ultimamente, molti paesi hanno ripreso a

    crescere : la crescita media e stata del 2,7% nel 1998, ma solo del 2,1% nel 1999 ;

    si prevede un valore del 2,8% nel 2000 e nel 2001 . Questi valori rimangono tut-

    tavia inferiori ally media del 3,2'%, registrata a partire dal 1960 .

    Nonostante la crescita sia aumentata, la disoccupazione e ancora molto eleva-

    ta. Nel 1999, it tasso medio di disoccupazione c stato del 9,4'% e le previsioni

    per 112000 non sono inferiori. Per alcuni paesi i dati sono sbalorditivi : in Spagna,

    ad esempio, nel 1995 it lasso di disoccupazione ha raggiunto it 23% .

  • Touli dell'IJnione Europea

    I'nduzionc. S 147 m!,I .'.i

    I'ol,oLvic,nc :3 - ; nui,,,,,

    Kcddm, pro capitc. 21 .841 doll .o

    Paesi Bassi

    1'n,dnnonr : 392 mid dt dollari

    Pi pol.-onc. 153 milioni

    Rcddito pro capitc: 25 .300 dollari

    Idanda

    Pr odunonc 69 mId di dollan

    I ,hl

    I ,

    , .y,n .

    _' htdollan

    Belgio

    Produzione 241 mid di dollari

    Popoluione : 102 milioni

    Reddito pro capitc: 23 .600 "]art

    Portogallo

    Produzwnc I i 0 mld di dollar

    1'opoLu,onc: 9,9 milioni

    Kcddir, pro capitc : 10.100 dollari

    l)anin,arca

    1'n ..iu wn, I62 mid di dollari

    Popoiazione : 5,3 milioni

    Keddito pro capitc: 30 .566 dollar

    Italia

    I'n,duzionc . 1.145 mid di dollari

    Popolazione: 573 milioni

    K

  • 12.8-

    11 .2

    v 9,6

    c

    .?

    BL 8,0

    U

    4.8

    3 .2

    34CAPITOLO I

    lasso di disoccupazione negli Stati l Initi

    lasso di disoccupazione nell'Unione Europea

    I G

    -`IiittII

    1960 1962 1964 1966196819701972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 19881990 1992199419961997199819992000

    Anno

    Ft(;. 1 .4 . Tasso di disoccupazione ncll'Unione Europe;t e ne :ai tiaui Uniti dal1960.

    11 tasso di disoccupazione europeo a passato da un livello molto inferiore a un livello molto superiore a quello statu-

    nitense.

    Fonti: Us Department of Labor, Bureau of Labor Statistics ; Oet :n Economic Outlook., numeri vari .

    Elevata disoccupazione . La disoccupazione elevata non e una tradizione eu-

    ropea. La figura 1 .4, the mostra 1'evoluzione del tasso di disoccupazione nel-

    l'Unionc Europea e negli Stan Uniti, evidenzia quanto basso fosse questo tasso

    nell'Europa degli anni Sessanta . Infatti, a quel tempo, negli Stati Uniti si parlava

    di umiracolo europeo della disoccupazione e i macroeconomisti statunitensi ve-

    nivano in Europa con la speranza di scoprire i segreti di quel miracolo . Ma alla

    fine degli anni Settanta it miracolo era svanito . A partire dagli anni Ottanta, it

    tasso di disoccupazione in Europa e stato di gran lunga superiore a quello degli

    Stati Uniti .

    Ci sono opinioni diverse circa le ragioni dcll'elevata disoccupazione in Euro-

    pa e riguardo le possibili soluzioni del problema . Da un lato, alcuni indicano

    l'elevata protezione sociale dei lavoratori come causa principale . In molti paesi

    europei, infatti, it liccnziamcnto da parte delle imprese c motto difficile ed estre-

    mamente costoso. Nonostante questa protezione potesse essere giustificata quan-

    do le economic stavano crescendo veloccmente e la competizione internazionale

    era ancora debole, oggi i paesi europei non possono permettersi di mantenere li-

    velli di protezione tanto elevati . Secondo la posizione opposta, it costo del lavoro

    e la protezione sociale sono ragionevoli e l'elevata disoccupazione e dovuta a po-

    litiche macrocconomiche inadeguate . Si ritiene the un'espansione della domanda

    - ad esempio, attraverso tassi di interesse inferiori - potrebbe ridurre it tasso di

    disoccupazione al livello statunitense .

    Gran parte dci macroeconomisti sono a favore di posizioni intermedie, in

    quanto credono the siano necessari sia cambiamenti nel mercato del lavoro, sia

    una qualche espansione delta domanda . II dibattito e ancora aperto, e dalla sua

    soluzione dipendera in modo cruciale it futuro dell'Europa .

    Gli effetti dell'Euro . Nel 1999, I'Unione Europea ha iniziato it processo di

  • Isostituzione delle monete nazionali con una moneta comune, chiamata Euro . Solo

    11 dei 15 paesi membri sono attualmente coinvolti . La Grecia aderira dal 1 gen-

    naio 2001 . Danimarca, Svezia e Regno Unito hanno deciso di aspettare e di riser-

    varsi la decisione per it futuro . II piano e it seguente : it 1 gennaio 1999 ciascuno

    degli I1 paesi ha fissato la parity della propria moneta con l'Euro . Ad esempio,

    un Euro adesso vale 6,56 Franchi francesi, 166 Pesetas spagnole, e cosi via . 11 1

    gennaio 2002 le move banconote e monete denominate in Euro sostituiranno

    quelle nazionali . Dal 1 luglio 2002, 1'Euro sara l'unica moneta in circolazione . A

    quel tempo, i 12 paesi saranno diventati una common currency area (area valutaria

    comune), proprio cone lo sono oggi 1 50 stati degli Stati Uniti . Quando si e do-

    vuto decidere come chiamare it gruppo degli 11 paesi the hanno adottato I'Euro,

    le alternative erano Euro-zone)>, the suona un po' tecnocratico, e aEuroland,

    the ricorda vagamente Disneyland . . . ma ha raccolto maggior consenso .

    I sostenitori dell'Euro sottolineano l'enorme importanza simbolica dell 'Euro .

    Alla luce delle molte guerre passate tra 1 paesi europei, quale miglior prova di

    una svolta definitiva se non I'adozione di una moneta comune? Essi sottolineano

    inoltre i vantaggi economici di una moncta comune : le imprese non dovrannopiu

    preoccuparsi delle oscillazioni del Lasso di cambio, e nessuno dovra piu cambiare

    valuta per viaggiare attraverso i paesi di Euroland . Insieme alla rimozione di altri

    ostacoli agli scambi commerciali tra i paesi curopei (iniziata net 1957), l'Euro

    contribuira alla creazione di una grande, se non la maggiore, potenza economica

    mondiale .

    Altri temono invece the it valore simbolico dell'Euro comporti elevati costi

    economici . Essi ci ricordano the una noneta comune significa una politica mone-

    taria comune e quindi tassi di interesse identici tra paesi . Cosa succedera se

    un'economia cade in recessione, mentre un'altra continua a crescerc? La prima

    avrebbe bisogno di tassi di interesse piu hassi per aumentare la domanda e la

    produzione; la seconda avrebbe invece bisogno di tassi di interesse piualti per

    frenare I'espansione . Se i tassi devono essere uguali tra paesi, cosa succedera?

    Non c'e it rischio the 1'economia in recessione vi rimanga a tango e the 1'econo-

    mia in crescita registri un'espansione troppo forte?

    Questo e stato it dibattito in Europa per Bran parte degli anni Novanta. Ci si

    chiedeva se si dovesse davvero introdurre l'Euro. Ora I'Euro c'e . La completa

    conversions alla moneta conune net 2002 sara uno dei maggiori eventi economici

    di tutto it ventesimo secolo . A questi problemi c dedicato un intero capitolo di

    questo libro, it capitolo 21 .

    2.3 . L'Italia

    Durante gli anni Novanta I'Italia a diventata molto piu simile agli altri paesi

    dell'Unione Europea: net bene e net male . Inflazione c disavanzo pubblico, le

    due variabili economiche the dall'inizio degli anni Ottanta avevano segnato la di-

    versity italiana, sono rientrate a livelli sinili alla media europea, consentendo cosi

    the l'Italia venisse ammessa all'Unione economica e monetaria. Ma net frattempo

    la disoccupazione a cresciuta : era pari al 4% della forza lavoro net1970, oggi su-

    pera l'll`Y% . L'Italia e ora piu simile all'Europa anche perche ne condivide la ma-

    lattia piii grave : tin numero di disoccupati the non si ricorda dai tempi delta

    Grande depressione, all'inizio degli anni Trenta .

    Ma nonostante la moneta unica, I'Italia rimane ancora diversa dall'Europa .

    Disavanzi e debito pubblico . Trent'anni di disavanzi pubblici hanno lasciato

    UN VIAGGIO INTORNO AL MONDO 35

  • 36 (APITOLO I

    un'eredita pesante: un debito pubblico the eccede it 100% del reddito nazionale.

    Non e la prima volta the I'Italia si trova ad avere un elevato debito pubblico.

    Come si pub vedere dalla figura 1 .5, dal 1860 vi sono stati tre periodi di debito

    elevato. Negli ultimi decenni del secolo scorso it debito (in rapporto al PIL) fu

    alimentato dalla sforzo di unificazione dell'Italia, ma in seguito, la rapida crescita

    economica degli anni dei governi Giolitti lo ridusse rapidamente . 11 debito crebbe

    di nuovo durante la Prima guerra mondiale e poi durance la Seconda. Ma la

    straordinaria crescita del rapporto debito/PIL dagli anni Scttanta non e spiegabilc

    ne dalle spese di una guerra, ne da uno sforzo straordinarto come quello dell'ulti-

    ma parte del secolo scorso . Alle radici della recente esplosione del debito vi sono

    i disavanzi pubblici accumulati dall'inizio degli anni Settanta e per lo piu prodot-

    ti da un aumento della spesa sociale (pension], sanita, istruzione) non finanziato

    da un corrispondente aumento delle imposte . E necessario attendere la firma del

    Trattato di Maastricht nel 1991, e la pressione esercitata dalle condizioni di am-

    missione all'Unione economica e monetaria, perche it disavanzo ritorni ai livelli

    degli anni Sessanta (vedi figura 1 .6) .

    Nel 1998 l'Italia a stata ammessa all'Unione economica e monetaria a condi-

    zione the it debito pubblico venisse rapidamente ridotto : ma la storia insegna the

    per rientrare da una situazione di alto debito pubblico si impiega almeno una ge-

    nerazione . L'ltalia rimarra quindi a lungo diversa dall'Europa, poiche la politica

    economica italiana sara, per molt] anni, condizionata dall'impegno a ridurre il de-

    bito pubblico .

    Inflazione . La storia dell'inflazione italiana e simile a quella del debito . Come

    si pub vedere dalla figura 1 .7, l'inflazione esplode all'inizio degli anni Settanta,

    non solo in seguito all'aumento del prezzo del petrolio (infatti l'inflazione italiana

    cresce piu della media curopea), ma anche per i vincoli the it disavanzo pubblico

    imponeva alla politics monetaria . L'inflazione tuttavia inizia a ridursi molto prima

    Debito pubblico M del P11 .)

    1

    , 111111

    11111111111111

    1861 1870 1879 1888 1897 19061915 1924 1933 1942 1951 1960 1969 1978 1987 1996 2000

    (Pre\ isione)

    Anno

    Fl( - . 1 .5.1)clnto pubblico (in uercentualr del

    P11,)in Itatia, IHbI-_'(11 )

    h .

    L'aumento della spesa pubblica non finanziato da un aumento delle imposte ha determinato 1'esplosione del debito

    durante gli anni Settanta.

    Fonte: Ministero del Tesoro, Ildebito pubblico in Italia, 1861-1987, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato

    (1988), con aggiornamenti dei curatori.

  • UN VIAGGIO INIORNO AL MONUO 37

    14-

    12

    10 -

    Disavanzo pubblico 1 %, PIL)

    8-

    6-

    4-

    2

    IlIlI111111lIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

    1

    1960 1%3 1966 1969 1972 1975 1978 1981

    1984 1987 1990 1993 1996

    2000

    Anno

    (Previsions)

    1 : 1(, .1.6. I)ua\,prii r pubblico

    III)I?crrcnnlulc dcl PILI m hobo.

    I96I1 .21N10.

    II disavanzo pubblico in Italia ha iniziato a scendere nel 1992, dopo la firma del Trattato di Maastricht.

    Fonle: European Economy, n . 64, 1997 e Banca d'Italia . Relazione Annuals, maggio 2000 .

    25 -

    20 -

    15 -

    Intl .ru, nc rn Ir .rli .i

    to-

    5

    0

    1960 1%3 1966 1%9 1972 1975 1978 1981

    1984

    19871990

    199319%

    2000

    Anno

    I I( ; . 1 .7 . f,l . . , ii n II Iuonc in II,rlr,r, c inl'.urot,l !_ irtLur rti_IslPIL) IY60-2(Ilq) .

    Dopo to shock petrolifero del 1973 l'inflazione in Italia c sempre rimasta sopra it livello dell'inflazione media curopea .

    Forte European Economy*, n. 64, 1997 e Banca d'ltalia, Relazione Annuale, maggio 2000.

    della firma del Trattato di Maastricht : nel 1979 l'Italia entra nel Sistema moneta-

    rio europeo c it nuovo regime di cambio impone all'Italia una nuova disciplina .

    La leggc attribuisce maggiore autonomia alla Banca d'Italia e it referendum del

    1984 abolisce la clausola di scala mobile dai contratti di lavoro . La storia dell'in-

    flazione e del disavanzo pubblico illustra in modo molto chiaro it beneficio the

  • 38 CAPITULO I

    l'Italia ha tratto dai vincoli the t'appartenenza all'Unione Europea le ha via via

    imposto .

    La di.occupaiiune . La figura 1.8 mostra the la crescita delta disoccupazione

    e stata, in Italia, Francia e Germania, un'esperienza comune. Seppure simile net

    numero totale di coloro the non trovano un posto di lavoro, la disoccupazione

    italiana ha caratteristiche diverse dal resto dell'Europa .

    FI( . . 1 .8 . I,t . a di. : 1

    h : 1 1

    ,

    : .i i

    ( It rm_. :ni ."

    )I

    il11 i ..

    II Lasso di disoccupazione mostra lo stesso andamento per Italia, Francia e Germania .

    Fonte :

  • TAB. 1 .3 . 7assi di disoccupazione dei giovani

    (15-24 anni) in Italia (gennaio 1998)

    Fonte: ISTAT, Rilevazione sulle force del lavoro .

    TAB. 1 .4 . lncidenza delta disoccupazione di lunga

    Forte: OECD Employment Outlooko, giugno 1998 .

    centuali rispetto al Centro-Nord (22,6% contro 7,7% net 1997) dove la disoccu-

    pazione a inferiore alla media europea . Divan regionali di questa portata sono

    sconosciuti agli altri paesi. Perfino la differenza fra i tassi di disoccupazione nel-

    I'est e nell'ovest della Germania e minore (meno di 7 punti nel 1996), nonostante

    le vicende del tutto particolari della Germania orientale . Particolarmente grave e

    70

    60

    50

    40

    30

    20

    10

    0

    Media

    0 Dispersione interregionale

    UN VIAGGIO INTORNO AL MONDO 39

    FIG . 1 .9 . L .a dispersio-

    heI o 'rr, t(I

    iiiale (lei

    tigtii ,'

    ipazione

    in 1,1 :

    l y97,

    Le differenze tra i tas-

    si di occupazione

    nelle diverse regioni

    sono maggiori in Ita-

    lia rispetto agli altri

    paesi europei . (Per

    Danimarca, Irlanda,

    Lussemhurgo e Svezia

    e disponibile solo it

    dato nazionale .)

    Fonte: Eurostat .

    'I'asi di disoccupazione \laschi Feminine Totale

    Nord 11,9 24,4 17,7

    Centro 27,6 37,9 32,3

    Mezzogiorno 52,9 64 57,3

    Italia 29,6 39,2 33,8

    durata: confronto internazionale 1998

    Totale

    Italia 66.7

    Francia44,1

    Germania52,2

    USA8,0

  • 40

    CnPITOI.o I

    it tasso di disoccupazione dei giovani, the nel Mezzogiorno supera it 57%, a

    fronte del 22% nel Centro-Nord .

    In Italia, dunque, la questione dell'occupazione non puo essere vista come un

    unico fenomeno; essa e qualcosa di completamente diverso al Nord e al Slid, e in

    effetti si sovrappone largamente alla questione meridionale . Nelle otto regioni del

    Mezzogiorno vive it 37% della popolazione italiana e si produce it 24% del red-

    dito nazionale : it prodotto pro capite al Sud e quindi poco pin delta mesa rispet-

    to al Centro-Nord . II divario net prodotto pro capitc tra it Mezzogiorno e it resto

    dell'Italia si era ridotto durante gli anni Sessanta, ma recentemente, durance gli

    anni Novanta, si e di nuovo allargato, anche per effetto delta contrazione della

    spesa pubblica imposta dalla riduzione del disavanzo . Nel quinquennio 1992-96 it

    PIL del Mezzogiorno e cresciuto, in totale, solo dell'1,3%, meno di un quinto

    dell'incremento avutosi nel Centro-Nord . Di conseguenza, nello stesso pcriodo, it

    PIL per abitante al Sud a passato dal 58,6% al 54,9% di quello pro capite del-

    l'area centro-settentrionale .

    Il Mezzogiorno soffre tra I'altro di un'economia poco orientata alle esporta-

    zioni, mentre, nel Centro-Nord, le esportazioni rapprcsentano la componente pin

    dinamica della domanda . La ripresa dell'economia nazionale net 1997 . ad esem-

    pio, a stata in Bran parte trainata dalle esportazioni : it PIL e cresciuto, nell'anno,

    dell'1,5%, ma la componente interna della domanda solo dello 0,5% : la crescita

    registrata e quindi quasi interamente dovuta alle esportazioni, the sono cresciute

    di oltre it 5% . Ma le esportazioni del 'vlezzogiorno rappresentano solo it 9% Bel-

    le esportazioni totali italiane : l'economia del Mezzogiorno non ha beneficiato del-

    la domanda estera, e quindi non a cresciuta .

    I limiti dells politica economica in un paese ad elevato debito pubblico, come

    affrontare it problema di una disoccupazione persistente, come ridurre it divario tra

    regioni pin povere e regioni pin ricche, sono i problemi pin impellenti dell'econo-

    mia italiana. Sono anche alcuni degli argomenti the studieremo in questo libro .

    2 .4 . Il Giappone e it Sudest asiatico

    Quarant'anni fa it Giappone (figura 1 .10) non sarebbe stato incluso net no-

    stro viaggio attraverso i paesi pin ricchi del mondo. Il suo prodotto pro capite

    era motto pin basso di quello statunitense e di quello europeo . Ma oggi lc cose

    sono molto diverse . Come mostra la tabella 1 .5, sin dal 1960 it tasso di crescita

    medio annuo giapponese e stato del 6%,, 3% in pin del corrispettivo statuniten-

    se. Come si puo vedere nella figura 1 .10, la produzione giapponese oggi rappre-

    senta circa it 60% di quella degli Stati Uniti e in termini pro capite la supera di

    circa it 30% .

    La performance economica del Giappone dal 1960 ad oggi e impressionante,

    sebbene negli anni Novanta essa sia stata meno soddisfacente . La crescita media

    dal 1992 a stata inferiore all'1%, net 1998 la crescita e stata addirittura negativa e

    solo leggermente positiva net 1999 . II tasso di disoccupazione - tradizionalmente

    molto ridotto in Giappone - e aumentato a livelli record . Net 1998 it tasso medio

    di disoccupazione e stato del 4,1% . un livello da sogno per gli europei, ma deci-

    samente elevato per l'espcrienza storica giapponese.

    La crisi degli anni Novanta . Qual e la causa dell'attuale crisi nell'economia

    giapponese? Mtilolti economisti la attribuiscono in larga misura alle tluttuazioni dei

    prezzi dclle attivita finanziarie tra la meta degli anni Ottanta e i primi anni No-

    vanta .

  • bong Kong

    Pr,hll : :'.,- I- ro1.1 dl dollan

    Pop'L,

    , III

    Red, : :'

    ',

    i.(10dnilan

    Thaiiandis

    Produzionc : 183 mid di dollan /

    Popoianune : 59.2 milioni

    Red .hto pro capite: 31XKI dollan

    Malarau

    Produzone: 89 mid di dollan

    Popolazione: 21 milioni

    Rcdduo pro capite: 4200 dollari

    Cina

    Produzionc: 840 mid di dollan

    Polxolazi0nc: 1 .240 milioni

    Reddlto pro capite: 7(XI dollari

    Singapore

    Produzione: 90 mid di dollan

    Popolazione: 3,4 milioni

    Rcdditn pro capite : 26.470 doliari

    Fu. . 1 .10.

    A,ia orientate,

    Per it Giappone i numeri si riferiscono al 1997, per gli altri paesi al 1996.

    TAB . 1.5 .

    Crescita, disoccupazione e in/lazione in Giappone 1960-1999

    Tasso annuo di crescita del Plt .

    ah

    Media annua .

    Tasso annuo di variazione del deflatore del Pu . .

    Fonte : .tOECD Economic Outlook, giugno 1999 .

    La figura 1 .11 mostra I'evoluzione dal 1980 dell'indice Nikkei, un indice dei

    prezzi delle azioni nel mercato azionario giapponese . Dal 1985 al 1989 l'indice e

    aumentato da circa 13 mila a 33 mila . In altre parole, it prezzo medio di un'azione

    sul mercato giapponese e triplicato in meno di cinque anni . Questo aumento im-

    provviso a stato seguito, nei primi anni Novanta, da un crollo altrettanto rapido : in

    Cores del Sud

    Produzionc: 485 mid di dollan

    Pop olazione 45,7 milioni

    Rcdditn pro capite : 10 .6(X) doliari

    UN V'IAGGIO INTORNO AL MONDO 41

    Giappone

    Produzionc : 4.156 mid di dotlan

    Populazionc : 126 milioni

    Reddito pro capite: 33 .1)491 dollan

    Taiwan

    Produzionc: 273 mid di dollan

    Popolazionr. 21 .5 milioni

    Reddito pro capite: 12.700 dollan

    Filippine

    Produzionc : 84 mid di dollan

    Popolazione :70,7 milioni

    1 Rcdditn pro capitc: 1 .200 dollari

    1) ~,

    Indonesia

    Produzionc : 226 mid di dollari

    Popnlazione : 203 5 md10N

    '1Reddito pro capite ; 100 doWri

    19(,0-97 199 ; l')')41995 199r . 1 v9 ; 1 v9.y 1')vv

    Tam di crescita della produzionea 5,8 -0,2 0.6 0,3 3 .6 0 .8 -2,8 0,9

    Tasso di disoccupazionc6 1,9 2,5 2,9 3,1 3,3 3,4 4,1 4 .9

    Tasso di intlazione c 4 .8 0,8 0,1 -0.9 -0,1 0,6 0,3 -0,7

  • 42

    FIG . 1.11 .

    Jndice del

    mercato;vioawrno

    gianpoflc

    -

    Il forte aumento del-

    l'indice negli anni Ot-

    tantaa stato scguito

    da un brusco calo al-

    l'inizio degli anni No-

    vanta .

    Fonte: Bureau of

    Economic Analysis,

    Us Department of

    Commerce .

    CAPITOL() 1

    35.000

    Z 30.000

    L

    L

    C

    0

    R25 .000

    Ec

    20 .000

    5 .000

    19801981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1998 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996199 1-11

    Anno

    mono di trc anni, dal 1990 al 1992, l'indice Nikkei a passato da 33 mila a 17 mila .

    Nel 1995, l'indice si assestava a 18 mila, circa Is mesa del suo valore nel 1989 .

    Molti economisti interpretano l'impennata e il crollo del Nikkei come una

    bolla speculativa, cioe un eccessivo incremento dei prezzi delle azioni, seguito da

    un crollo e da un ritorno alla normalita . Essi individuano movimenti simili nei

    prezzi di altre attivita, ad esempio nei prezzi della terra . 11 r1sultato della bolla e

    stato un'espansione della domanda e della produzione alla fine degli anni Ottan-

    ta, seguita da una brusca riduzione all'inizio degli anni Novanta .

    Ora it problema e tornare a tassi di crescita elevati . Nel tentativo di stimolare

    la domanda, la banca centrale giapponese ha ridotto i tassi di interesse a livelli

    molto bassi : dal 1996 sono rimasti al di sotto dell' 1 % . Il governo ha anche usato

    Is politica fiscale per aumentare la domanda : ha tagliato le imposte per stimolare

    la spesa . Finora, tuttavia, queste misure hanno avuto poco effetto sulla domanda

    e la crescita a rimasta insoddisfacente.

    Questo ha suggerito ad alcuni che it problema a piu grave e che, senza pro-

    fonde riformc strutturali, I'economia non crescera piu come in passato . Durante

    fl boom azionario e immobiliare degli anni Ottanta, molte banche hanno conces-

    so prestiti a investitori azionari e immobiliari. Con it decino del mercato aziona-

    rio e immobiliare degli anni Novanta, queste hanche si sono ritrovate sommerse

    da prestiti inesigibili, che non potranno essere ripagati . Alcune banche sono state

    costrette a chiudere : altre dovranno farlo in futuro . Senza tin sistema bancario

    sano, sari difficile che it Giappone torni su tin sentiero di crescita sostenuta .

    Cosa ha causato Is crisi asiatica del 1997? Nonostante sia it piu ricco paese

    di tutta ('Asia, i Giappone non e il solo ad essere cresciuto a tassi elevati negli

    ultimi 40 anni .

    Lo seguono a ruota quattro paesi, spesso chiamati le quattro tigri: Hong

    Kong, Singapore, Corea e Taiwan . Come si pug) vedere dalla tabella 1 .6, sin dal

    1970 queste quattro economic hanno registrato tassi medi di crescita intorno

    all'8% . Hong Kong e Singapore oggi hanno livelli di reddito pro capite vicini a

    quelli degli Stati Uniti (figura 1 .10) .

    Dietro le quattro tigri ci sono altri paesi asiatici che sono poveri - spesso 11

    loro reddito pro capite e inferiore a un decimo di quello statunitense - ma in

  • ICC

    C

    C

    U

    K1

    M

    u

    V

    . J

    S

    o0,6

    -o

    C

    V

    C

    Q

    crescita sostenuta . Come mostra la tabella 1.6, Filippine, Indonesia, Malaysia e

    Thailandia hanno registrato elevati tassi di crescita sin dal 1970 . Date le sue di-

    mensioni, la Cina e un mondo a parte: e ancora un'economia povera, con un red-

    dito pro capite di circa 700 dollari, ma con una popolazione di 1,2 miliardi di

    persone e un tasso di crescita del 9% all'anno sin dal 1970,sta rapidamente di-

    ventando una Belle maggiori potenze economiche del mondo .

    Lottima performance di questa economia a passata alla storia come itmiraco-

    lo asiatico . Gli economisti hanno studiato questo miracolo, cercando di identifica-

    re i fattori sottostanti tale crescita, nella speranza di applicare la lezione altrove .

    Tuttavia, dal 1997 molti di questi paesi sono entrati in tuna grave crisi economica

    e finanziaria, nota a tutti come la crisi asiatica .

    1,2

    1,0

    0,8

    0,6

    0,4

    0 .2

    1,0

    0,0

    I

    I

    Indonesia

    1997

    tIIIIIIIII

    Indonesia

    I

    IIIIIIIIII

    1998

    43

    I u, . 1 .12. II I,dI

    delta I3orsa e.loll

    lute in alcuni pae

    dcll'Asia orientate

    Kennaio 1997 all' ;

  • 44CAPITOLO 1

    rasso di crescita : tasso annuo di crescita del P11 . .

    Forte : DECD Economic Outlook,,, maggio 2000 .

    La crisi a iniziata in Thailandia, quando alcuni investitori esteri hanno deciso

    di ritirare i loro capitali dal paese . La vendita di attivita e quindi di baht (la mo-

    neta thailandese) in cambio di dollari ha innescato un crollo sul mercato aziona-

    rio e valutario . A1I'inizio del 1998, molte altre economic asiatiche soffrivano degli

    stessi problemi. La figura 1 .12 mostra 1'evoluzione dell'indice di Borsa e del valo-

    re della valuta nazionale rispetto al dollaro in Corea, Indonesia, Malaysia e T hai-

    landia dal gennaio 1997 al dicembre 1998 . In ciascun caso, it valore dell'indice e

    uguale a 1 nel dicembre 1997 . I quattro paesi hanno subito una profonda reces-

    sions nel 1998 ma nel 1999 era gia iniziata la ripresa e le previsioni per it 2000

    indicano una crescita ancor piu alta (tabella 1 .6) .

    Gli economisti stanno tuttora cercando di capire esattamente cosa sia succes-

    so. Gli in vestitori esteri hanno forse visto i numerosi problemi economici the si

    sarebbero presentati in un futuro prossimo, decidendo di disinvestire subito? 0

    invece c'e stata, come ha sostenuto it primo ministro malese, una serie di attacchi

    speculativi ingiustificati contro la loro moneta, culminati in una crisi economica

    the altrimenti non si sarebbe verificata?

    Probabilmente entrambe le interpretazioni hanno un fondo di verita . Nono-

    stante la loro crescita sostenuta, queste economic soffrivano di molti problemi

    strutturali, dalla corruzione alla scarsa regolamentazione del sistema finanziario .

    Inoltre, come nel Giappone degli ultimi anni Ottanta, i prezzi delle azioni e degli

    immobili nel 1997 erano molto alti . Gli investitori avevano buoni motivi di teme-

    re the le cose non sarebbero andate tanto bene in futuro . Tuttavia, e indubbio

    the it brusco crollo del prezzo delle azioni e del valore delle monete nazionali ha

    peggiorato di molto una situazione economica gia preoccupante . Ad esempio,

    molte imprese e banche avevano preso a prestito all'estero in dollari . Con it bru-

    sco aumento del valore del dollaro rispetto alle loro monete, si sono trovate in

    mezzo ai debiti, e hanno dichiarato bancarotta .

    La crisi asiatica non e ancora archiviata . Quanto e successo in Asia alla fine

    degli anni Novanta, come evitare it ripctersi di simili eventi in altre parti del

    mondo, e come riportare i paesi del miracolo asiatico su un sentiero di crescita

    sono questioni tuttora aperte allo studio dei macrocconomisti .

    TAB. 1 .6 . Crescita della produzione nele economie dell'Asia orientale, 1970-2000

    1970-I''7 199719 ,*'

    1999 2000

    (Previsione)

    Hong Kong 7,5 5,2 -4,5 2,95,2

    Singapore 8,2 7,5 0,() 5,4 n .d .

    Corea 8,4 5,5 -6,5 -1,6 0,6

    Taiwan 8,3 6,8 4,5 5,7 n .d .

    Indonesia 6,8 4,7 -15,5 -0,5 3,0

    Malaysia 7,4 7,8 -4 .7 5,0 6,5

    Filippine 3,6 5,1 -0,5 3,0 3,5

    Thailandia 7,5 -0,4 -0.7 4,255

    ( :ina 9,1 8,8 7 .6 7,1 7 .7

  • fUN VIAGGIO INTORNO AL ~IONIx) 45

    Uno sguardo in avanti

    Ora possiamo concludere it nostro viaggio. Ci sono molti altri paesi e regions

    che meritano di essere osservati, dai paesi dell'Est Europeo (che stanno passando

    dall'economia pianificata al sistema di mercato) all'America Latina (che alterna

    continuamente alta e bassa inflazione) e all'Africa (che sembra incapace di cresce-

    re economicamente) . Ma c'c un limite a quanto puo essere affrontato in un capi-

    tolo. Le problematiche che abhiamo presentato sono le seguenti :

    Cosa determina espansioni c recessions? Perche gli Stan Uniti hanno avuto

    una lunga espansionc negli anni Novanta? Qual c stato 11 ruolo della politica mo-

    netaria e fiscale? Quail saranno gli effetti dell'Euro sulla politica monetaria in

    Europa?

    Quali sono le interazioni tra mercato azionario, mercato valutario e attivita

    economica? 11 mercato azionario statunitense c salito troppo? La scarsa perfor-

    mance giapponese degli anni Novanta puo essere dovuta al brusco declino del

    mercato azionario all'inizio del decennio?

    Perche l'inflazione negli anni Novanta c stata motto piu bassa che nei de-

    cenni precedenti? Perche l'inflazione a cos! dannosa? I paesi dovrebbero tentare

    di ridurla a zero, come sta accadendo nel Giappone di oggi?

    L'attuale lasso di disoccupazione negli Stati Units potrebbe essere troppo

    basso? Perche la disoccupazionc c tanto elevata in Europa) Perche it tasso di di-

    soccupazione in Giappone a stato basso per lungo tempo?

    Perche i tassi di crescita differiscono cosi tanto tra paesi e nel corso del

    tempo? Perche it Giappone a cresciuto motto piu velocementc degli Stati Uniti e

    dell'Europa negli ultimi 40 anni? Quali i fattori sottostanti it miracolo asiatico?

    Perche a partire dalla mesa degli anni Settanta la crescita c rallentata in molti

    paesi avanzati?

    Lo scopo di questo libro c di aiutare a pensare a queste questioni . Man mano

    che svilupperemo gli strumenti necessari, vedremo anche come usarli per capire

    la realta .

    FOCUS

    La raccolta di dati macro

    Nel corso di questo capitolo abbiamo esa-

    minato dati di tutte le parti del mondo . Ma

    da dove provengono questi dati? Ad esempio,

    dove si trovano i dati sull'intlazione tedesca

    negli ultimi due decenni? Quarant'anni fa,

    avremmo dovuto imparare it tedesco, trovare

    una biblioteca con pubblicazioni tedesche,

    cercare la pagina dove vengono riportati i dati

    sull'inflazione, copiarli e riportarli su un bet

    foglio bianco . Attualmente, i miglioramenti

    nella raccolta di dati e lo sviluppo dei compu-

    ter e delle banche dati elettroniche rendono it

    compito motto piu agevole .

    Oggi le organizzazioni internazionali rac-

    colgono dati di molti paesi . Per quelli piu

    avanzati, la fonte piu utile c I'Organizzazione

    per la cooperazione e lo sviluppo economico

    IOCSE o, dall'acronimo inglese, OECD), che ha

    sede a Parigi. Ad essa aderiscono Bran pane

    dei paesi avanzati. Celenco completo include :

    Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Ger-

    mania, Italia, Regno Unito, Spagna, Danimar-

    ca, Svezia, Austria, Belgio, Lussemburgo, Paesi

    Bassi, Norvegia, Svizzera, Portogallo, Grecia,

    Turchia, Islanda, Finlandia, Australia, Nuova

    Zelanda, Repubblica Ceca e Messico . Insieme,

    questi paesi rappresentano circa it 70% , della

    produzionc mondiale. All'OE;D aderiranno

    presto anche alcuni paesi dcll'Europa centro-

    orientale. L OECD Economic Outlook, pub-

    blicato semestralmente, fornisce i dati fonda-

    mentali sull'intlazione, sulla disoccupazione e

  • 46 CAPITOLO I

    sulle altre principali variabili aggregate dei pae-

    si aderenti, oltre a una valutazione delta loro

    recente situazione macroeconomica . I dati, di-

    sponibili dal 1960 in poi, sono conservati su

    dischetto e vengono installati sui computer del-

    la maggior parte dei macroeconomisti .

    Per i paesi che non aderiscono all'OLCI), le

    informazioni devono essere reperite da altre

    organizzazioni internazionali . La principals or-

    ganizzazione economica mondiale e it Fondo

    monetario internazionale (FMI o, dall'acroni-

    mo inglesc, 1 II ) . Quando i paesi dell'Est Euro-

    peo c le ex repubbliche sovietiche (che non

    aderivano al Fondo prima delta loro transizio-

    ne all'economia di mercato, nei priori anni No-

    vanta) saranno diventati membri effettivi - un

    processo che e attualmente in corso - it Fondo

    includera quasi tutti i paesi del mondo . 11

    Fondo pubblica mensilmente 1' , mentre una

    preziosa fonte di dati sull'economia italiana

    it

  • intorno al mondo. I punti principals ci sem-

    hrano i seguenti :

    Nei primi anni Novanta, Bran parte dei

    paesi avanzati (tra cui gli Stati Uniti, i membri

    dell'Unione Europea e it Giappone) hanno

    sperimentato una recessione - doe un declino

    della produzione aggregata. Molti (tranne it

    Giappone) stanno ora vivendo una fase di

    espansione, con tassi di crescita anche mag-

    giori della loro media storica . Questa crescita,

    inoltre, si accompagna a un'inflazione bassa,

    inferiore alla media negli ultimi 40 anni .

    Durante gli anni Novanta I'Italia e di-

    ventata molto piii simile agli altri paesi del-

    I'Unionc Europea: nel bone e nel male . Infla-

    zione e disavanzo pubblico, le due variabili

    econotniche the dall'inizio degli anni Ottanta

    Termini chiave

    macroeconomia

    microcconomia

    modelli

    esperimenti guidati

    Unionc Eurooca (UI

    capitolo, dite se le seguenti aftermazioni sono

    vere o false, spicgandone brevemente i perche .

    a) 11 governo federate statunitense ha re-

    gistrato un disavanzo ogni anno sin dal 1960 .

    b) L'avanzo commerciale giapponese e

    cresciuto sempre piu a partire dal 1980 .

    c) Sin dal 1960 it tasso di disoccupazione

    statunitense e sempre stato maggiore di quello

    eu ropeo .

    d) Dal 1993 al 1997 la crescita della pro-

    duzione negli Stati Uniti ha superato quella

    dell'Unione Europea .

    e) Recentemente 1'inflazione statunitense

    e stata inferiore alla sua media storica (1960-

    96), mentre i tassi di inflazione europeo e

    giapponese hanno superato le loro rispettive

    medic storich, .

    UN VIAGGIO INTORNO AL MONIX) 47

    avevano segnato la diversity italiana, sono

    rientrate a livelli simili alla media europea,

    cosi consentendo the l'Italia venisse ammessa

    all'Unione economica c monetaria . %Ia nel

    frattempo la disoccupazione a cresciuta: era

    pari al 4% della forza lavoro nel 1970, oggi

    supera 1'11% . L'Italia a ora piu simile allTu-

    ropa, anche perche ne condivide la malattia

    pib grave : un numero di disoccupati the non

    si ricorda dai tempi della Grande depressione,

    all'inizio degli anni Trenta .

    Tuttavia, non tutto va a gonfie vele . In

    Europa, it tasso di disoccupazione, the e stato

    molto basso negli anni Sessanta, e oggi quasi

    il doppio di quello statunitense . Inoltre, in

    molti paesi avanzati, it tasso medio di crescita

    delta produzione e inferiore al suo livello del-

    la metii degli anni Settanta .

    Sistema monetario europeo

    Mezzogiorno

    Organizzazione per la cooperazion(

    luppo economico (OcsE)

    Fondo monetario internazionale (Fn!

    soccupaztone .

    g) II rapporto debito/PIL in Italia ha

    perato la soglia del 100 per la prima i

    alla fine degli anni Ottanta .

    h) In Italia inflazione e disavanzo

    oggi superiori alla media europea .

    2. Se dal 1960 al 1996 la produzu

    statunitense fosse cresciuta allo stesso tasso

    quella giapponese, quanto piu grande sarel_

    stato it prodotto degli Stati Uniti nel 1996

    spetto al suo livello effettivo? (Si esprima la

    sposta in proporzione alla produzione del 195

    3. Nei 1994, la produzione dell'Unic

    Europca a aumentata, eppurc 11 tasso di

    soccupazionc ha subito tin incremento . P

  • 48

    ( :APII-OlO I

    mentc piu lavoratori, come si puo spiegare

    questo lotto'

    4. Alla fine del 1994, it prodotto della Re-

    pubblica popolare cinese era di circa 520 mi-

    liardi di dollari e stava crescendo a tin tasso

    di circa it 10% . Se 1'economia cinese conti-

    nuasse a crescere al 10% all'anno, mentre gli

    Stati Uniti crescono al 3% all'anno, quand'e

    the la Cina avrebbe un PIL piu grande di

    quello degli Stati Uniti?

    5. > . E

    vera questa affermazione? Perche?

    6. Si aggiorni la tabella 1 .2 del testo usan-

    do it numero piu recente dell'-OECD Econo-

    Per saperne di piu

    Per conoscere i fatti e i fenonieni econo-

    mici dei nostri giorni, un utile punto di riferi-

    mento e !'

  • Un viaggio attraverso it libro Capitolo 2

    Termini cone produzione, disoccupazione, inflazione, disavanzo di bilancio e

    disavanzo commerciale sono ormai entrati a far parte del nostro vocabolario . Ap-

    paiono quotidianamente sui giornali e nei notiziari televisivi e tutti sanno piu o

    meno di the cosy si tratta . Ora per-6 dobbiamo definirli in modo piu preciso. Lo

    faremo ncl paragrafo 1. Vi accompagnercmo poi in una visita guidata attraverso it

    libro, descrivendo le principali tappe del viaggio .

    La produzione aggregata

    Nel diciannovesimo secolo, e fino ally Grande depressione, gli economisti

    non potevano fare affidamento su alcuna misura della produzione aggregata . Per

    capire the cosa stesse succedendo nell'economia, dovevano raccogliere da loro

    tutte le informazioni, dalla produzione di ghisa alle vendite nei grandi magazzini .

    Fu soltanto alla fine delta Scconda ,ucrra mondiale the molti paesi iniziarono a

    tenere un sistema di contabilitii nazionale' . Negli Stati Uniti, misure delta produ-

    zione aggregata sono state puhhlicate regolarmente a partire dall'ottobre del 1947

    (ma sono disponibili anche dati precedents, costruiti retrospettivamente) .

    Come ogni sistema contabile, la contabilita nazionale definisce i concetti uti-

    lizzati, indica come costruire le misure corrispondenti e mostra le relazioni esi-

    stenti tra queste ultimo. Per capire l'importanza cruciale dells precisione e della

    coerenza interna di tali rilevazioni, basterebbe ossenvare i dati per un paese the

    non abbia sviluppato tale sistema . Senza di esso, i numeri the dovrebbero dare

    una certa somma ne danno una diversa e non si capisce bene a quali variabili

    corrispondano i dati pubblicati . Non abbiamo intenzione di annoianvi con tutti i

    dettagli delta contabilita nazionale ma, poichc sari talvolta utile conoscere la defi-

    nizione di una variabile e conic essa si collcga alle altre, descriveremo it sistema

    contabile utilizzato negli Stati Uniti (e, con parziali modifiche, in molti altri pae-

    si) nell'appendice 2 alla fine del libro . Ne trarrete vantaggio qualora vogliate con-

    sultare ed esaminare dati economici per conto vostro.

    I

    I Costruire tin sistema di contabilita nazionale fu un'enorme conquista intellettualc . Per i

    loro contributi alto sviluppo della contabilita nazionale, due economisti furono insigniti del

    Premio Nobel : Simon Kuzncts, dell'Universita di Harvard, lo vinse net 1971 e Richard Stone,

    dell'Univcrsita di Oxford . net 1984 .

  • 50 cywl ,ro o 2

    l . l . PIL, valore aggiunto e reddito

    La misura del prodotto aggregato nella contabilita nazionale e it prodotto in-

    terno lordo (PIL)2 . Ci sono tre modi per pensare al PIL di un'economia . Vediamo-

    Ii un(' alla volta .

    1) II PIL a it valore dei beni e dei servizi finali prodotti nell'economia in un

    dato periodo di tempo . La parola chiave e finali. Un esempio sara utile. Suppo-

    niamo the I'economia sia composta da due sole imprese . L'impresa I produce ac-

    ciaio, impiegando lavoratori e usando macchinari. Poi vende l'acciaio per 100

    dollari aIl'impresa 2, the produce automobili . L'impresa 1 papa 80 dollari at suoi

    lavoratori, e tiene it resto, 20 dollari, come profitto. Uimpresa 2 acquista l'acciaio

    e to usa, insieme a lavoro e macchinari, per produrre automobili . II guadagno de-

    rivante dalla vendita delle automobili ammonta a 210 dollari. Di questi 210 dolla-

    ri, 100 pagano l'acciaio e 70 retribuiscono i lavoratori, lasciando un profitto di

    40. Mettendo tutte queste informazioni in una tabella, otteniamo la seguente :

    Cos'e it P11, di questa economia? E forse la summa del valore di tutta la pro-

    duzione - 100 dalla produzione di acciaio c 210 dally produzione di automobili

    (310)? Oppure e it valore della produzione finale dell'economia, cioe delle auto-

    mobili (210)?

    Un attimo di riflessione suggerisce the la risposta giusta e la seconda. Perch&

    non tenere conto dell'acciaio? Perch& l'acciaio e un bene intermedio usato nella

    produzione del bene finale - le automobili - e percib non deve essere incluso nel

    calcolo del PII_ - the rappresenta it valore della produzione finale. Possiamo con-

    siderare questo esempio da un altro punto di vista . Supponiamo the le due im-

    prese si fondano in un'unica impresa . Poich& la vendita dell'acciaio avviene all'in-

    terno della stessa impresa, essa non viene registrata . Verrebbero registrati ricavi

    per 210 dollari, retribuzioni per 80 + 70 = 150$ e profitti per 20 + 40 = 60$ . Il

    valore della produzione rimarrebbe invariato, come e giusto the sia .

    Questo esempio suggerisce di costruire it Pit . registrando e sommando la pro-

    duzione di beni finali, the e it metodo effettivamente seguito in contabilita nazio-

    nale. Il nostro esempio fornisce anche un modo alternativo di pensare ally costru-

    zione del PIL .

    2 Incontrerete anche it termine prodotto nazionale lordo, o PNL . La differenza tra

  • 2) II Pn a la summa del valore aggiunto nell'economia in un dato periodo di

    tempo . 11 valore aggiunto da un'impresa al processo produttivo e pari al valore del-

    la sua produzionc al netto del valore dci beni intermedi usati nclla produzione stes-

    sa. Net nostro esempio a due imprese, it valore aggiunto dall'impresa siderurgica e

    di 100 dollari, perche essa non usa beni intermedi . II valore aggiunto dall'impresa

    automobilistica a uguale al valore delle vendite al netto del costo dei beni interme-

    di, 210 - 100 = 110$ . 11 valore aggiunto nell'intera economic (100 + 110 = 210$) sa-

    rebbe lo stesso se Ie due impress si fondessero in un'unica impresa .

    Insieme. le due definizioni comportano che il valore dei beni e dei servizi fi-

    nali - la prima definizione di PIL - possa sempre essere pensato come la somma

    del valore aggiunto da tutte le impress lungo la catena produttiva dei beni finali

    - la seconda definizione di Pit. .

    3) II PIL a Ia somma dei redditi di tutta I'economia in un dato periodo di

    tempo . Un terzo modo di guardare al PIL e dal lato del reddito . La differenza tra

    it valore prodotto da un'impresa e it valore dei beni intermedi deve prendere al-

    meno una delle seguenti forme: retribuzioni ai lavoratori, profitti alle impress o

    imposte indirette al govemo (ad esempio, imposte raccolte sui guadagni dalle

    vendite finali) .

    Net nostro csempio non ci sono imposte indirette. Dei 100 dollari di valore

    aggiunto dall'impresa siderurgica, 80 vanno ai lavoratori e it resto prende la for-

    ma di profitto. Dei 110 dollari di valore aggiunto dall'impresa automobilistica, 70

    sono retribuzioni e 40 profitti . Quindi, per I'economia nel suo insieme, it valore

    aggiunto e di 210 dollari, di cui 150 costituiscono reddito da lavoro e 60 profitti .

    Net nostro esempio, it reddito da lavoro rappresenta it 71 del PIL, i profitti

    it 29% e le imposte indirette lo 0% . La tabella 2 .1 riporta la scomposizione del

    PIL tra le diverse fonti di reddito negli Stati Uniti, nel 1960 a nel 1998 . La tabella

    mostra che, imposte a pane (assenti nel nostro esempio), le proporzioni che ab-

    biamo usato rispecchiano pity o meno quelle statunitensi . II reddito da lavoro

    rappresenta it 65% del PIL . II reddito da capitale (che include non soltanto i

    profitti, ma anche le rendite c gli interessi pagati dalle imprese) rappresenta it

    27% . Le imposte indirette rappresentano it restante 8% del Pit- .

    TAB . 2.1 . Cornposizione percentuale del PIL de-

    li Stati Uniti per categoric di reddito,

    UN VIAGGIO AT'I'RAVCRS(1 IL LIBRO

    51

    tonic: Economic Report of the President, 1999, tabelle

    B27 e B28.

    1 .2 . P11, nominale e PIL reale

    Se guardassimo la prima tabella dell' 0 del

    1998, vedremmo che it Pit . degli Stan Uniti era 8.508 miliardi di dollari, mentre

    II quadro del capitolo I descrive che cosa e e yual a it contenuto di questo Report, .

    19010 e 1998

    tv(tt Ivrti

    Redditi da lavoro 66 65

    Redditi da capitals 26 27

    Imposte indirette8

    8

  • 52

    ( :APiT(HA) 2

    net 1960 era 526 miliardi di dollari . E davvero possibile the la produzione net

    1998 fosse quasi 16 volte quella del 1960? La risposta a no a questo ci permette

    di introdurre Id distinzione tra PI1_ nominale e Pit . reale .

    11 PILnominale e semplicemente la somma delle quantity di beni finali molti-

    plicate per i loro prezzi correnti . Gli economisti usano it termine nominale per

    indicate variabili espresse in lire (o nella valuta del paese di riferimento) .

    II PIL nominale cresce net tempo per due ragioni . La prima e the la produ-

    zione delta maggior parte dei beni aumenta net torso del tempo . La seconda e

    the anche it prezzo di molti beni subisce degli aumenti . Ogni anno produciamo

    piu automobili e allo stesso tempo it loro prezzo continua ad aumentare . Se la

    nostra intenzione e misurare la produzione e la sua variazione net tempo, dobbia-

    mo eliminarc l'effetto dell'aumento dci prezzi. A tal fine, gli economisti prendono

    in considerazione it PIL. male, invece di quellonoininaic' .

    Per costruire it PIL reale, b1sogna innanzitutto scegliere un anno-base . Poi si

    costruisce it PIL in ciascun anno cone la somma delle quantity prodotte valutate

    al loro prezzo nell'anno-base .

    Ad esempio, si supponga the un'economia produca due beni, patate e auto-

    mobili . Nell'anno zero - the prenderemo cone anno-base - vengono prodotti

    100 mila chili di patate, venduti a 1 dollaro al chilo, c 10 automobili, vendute a

    10 mila dollari l'una . L'anno successivo, vengono prodotti sempre 100 mila chili

    di patate, the vengono pero venduti a 1,2 dollari al chilo, e 11 automobili vendu-

    te al prezzo dell'anno precedente. It PIL nominate nell'anno zero e pari a 200

    mila dollari e nell'anno successivo c uguale a 230 mica dollari . Questi dati sono

    raccolti nclla tabella 2 .2 .

    L'aumento percentuale del Mi . nominate dall'anno 0 all'anno I e uguale a

    30.000/200.000 = 15% . Ma di quanto e aumentato it PIL reale? Prendiamo I'anno

    0 come base - cioe valutiamo patate e automobili ai prezzi dcll'anno 0 . Poiche

    prendiamo I'anno 0 come anno base,11

    PIt. reale nell'anno 0 e uguale al PIL no-

    minale netlo stesso anno : PIL nominale e Pn . reale sono sempre uguali nell'anno-

    base . Nell'anno 1, it P1t . reale e costruito usando le quantity dell'anno I e i prezzi

    dell'anno 0: (100.000 X IS) + (11 X 10.000$) = 210 .000S . L aumento percentuale

    del PIL reale c pertanto uguale a 10.000/200.000 = 5% .

    Invece di usare I'anno 0, avremmo potuto scegliere I'anno 1, o un anno qual-

    siasi . La scelta dell' anno-base e arbitraria e influenza fortemente la nisura del PIL

    reale. Ad esempio, se avessimo usato I'anno 1 come base, it Ptt . reale nell'anno 0

    sarebbe stato uguale a (100 .000 x 1,2$) + (10 x 10.000$) = 220 .000$ . Per costru-

    TAR. 2 .2 . P11 .nominale nell'anrlo 0 e nell'anno I

    Anno 0

    Quantity x Prczzo in dollari

    = \'alore in dollari

    Palate 100.000 1 1(10 .(100

    Auromobili 10 10,00(1 100 .010

    Pa.nominate

    200,000

    Anno I

    Quantity x Prezzo in dollari

    = Valore in dollari

    Patare 100.000 1,20 120.000

    Automobili I 1 10 .000 1 I0.0(1(1

    PII, nominale 230.1100

  • UN VIAGGIO ATTRAVERSOIL LIBRO 53

    1960 1962 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 19781980 19821984 19861988 1990 1992 199419961998

    Anno

    1'u ; . 2 .1 . I'IIl nomin .tlc c rcalc ncilt Mutt I niti .1`)611 ` .

    Dal1960

    al1998 it PIL nominale statunitense a aumentato di quasi 15 volte . 11 I'll . reale a aumentato di circa

    3,3 volte .

    Fume: National Income and Product Accounts.

    zione, nell'anno 1, PIL reale c nominale sarebbero stati uguali, entrambi pari a

    230 mila dollari . L'aumento del Pit, reale quindi sarebbe stato di 10 .000/

    220.000 = 4,5 "/%,un valore inferiore a quello ottenuto prima .

    In molti paesi si era soliti usare un anno-base e cambiarlo raramente, ad

    esempio ogni cinque anni o p41 . Negli Stati Uniti, l'anno-base usato dal dicembre

    1991 al dicembre 1995 e stato it 1987 . Cio significa the le misure del Pit . reale

    pubblicate nel 1994 per quell'anno e per i precedenti crano tutte costruite usan-

    do i prezzi del 1987 . Quando, nel dicembre del 1995, la contabilita nazionale ha

    preso it 1992 come anno-base, i valori del PIL per gli anni precedenti sono stati

    ricalcolati usando i prezzi del 1992 .

    Questa pratica e chiaramente insoddisfacente . Ogni volta the si cambia 1'an-

    no-base, la storia viene di fatto riscritta . Percio, a partire dal dicembre 1995, it

    Bureau of Economic Analysis degli Stati Uniti - l'organo governativo the produ-

    ce i dati sul Pit . - ha iniziato a pubblicare un nuovo indice del PIL reale, chiama-

    to inelire ;t ~at~n :t (chained index),the non soffre di questo problema . Invece di

    usare sempre lo stesso insierne di prezzi (i prezzi dell'anno-base), questo nuovo

    indice usa di volta in volta dci prezzi diversi (la media dei prezzi degli anni in cui

    si calcola la variazione del Pit .) . Ad esempio, per calcolare la variazione del Pit -

    dal 1995 al 1996, l'indice a catena usa la media dei prezzi tra it1995 e it 1996 .

    Per calcolare la variazione del Pit .. dal 1997 al 1998, users la media dei prezzi tra

    it 1997 e it 1998, e cost via' .

    La figura 2.1 mostra 1'evoluzione del PIL nominale e reale negli Stati Uniti a

    4Per avere maggiori dettagli sul nuovo indice a catena del Pit . degli Stall Uniti . potete

    leggere Preview of the Comprehensive Revision of the National Income and Product Accounts :

    BF/i's New Featured Measures of Output and Prices, nel -Survey of Current Business , Us De-

    partment of Commerce, Bureau of Economic Analysis, luglio 1995, pp . 31-43 .

  • 54 CAN ['01,0 2

    partire dal 1960. Nel 1998 it PIL reale era circa 3,3 volte quello del 1960 - un

    notevole aumento, ma estremamente inferiore all'incremento subito dal PIL nomi-

    nale. La differenza e dovuta all'aumento dei prezzi .

    I termini Pit. nominale e PIL reale hanno molti sinonimi the ricorrono nella

    letteratura economics e the e utile avere presenti :

    11 PIL nominale e anche chiamato PIL a prezzi correnti .

    II PIL reale e anche chiamato PIL a prezzi costanti, PIL in termini di beni,

    PIL aggiustato per l'inflazione e PIL ai prezzi dell'anno-base .

    Abbiarno cosi concluso la nostra discussione sulla principale variabile macroe-

    conomica, it PIL . Nei prossimi capitoli, se non diversamente indicato, it termine

    Pit . si riferira al PIL reale e Y, indichera it PIL nell'anno t . 11 P11 . nominale e le va-

    riabile misurate a prezzi correnti verranno indicati con 11 simbolo della valuta di

    riferimento - ad esempio, $Y, per it PIL nominale espresso in dollars .

    Analogamente, con crescita del PIL nell'anno t si intendera it tasso di crescita

    del PIL reale nell'anno t . La crescita del Pit . e pare a (Y, - Y _,)/Y,_, . I periodi di

    crescita positiva sono chiamati espansioni . I periodi di crescita negativa sono

    chiamati recessioni . Per evitare di definire recessione un solo trimestre di crescita

    negativa, i macroeconomisti di solito usano tale termine soltanto se 1'economia

    sperimenta almeno due trimestri consecutivi di crescita negativa . La recessione

    statunitense del 1990-91, ad esempio, a stata caratterizzata da tre trimestri conse-

    cutivi di crescita negativa, gli ultimi due del 1990 e it primo del 1991 .

    Le altre principali variabili macroeconomiche

    11 Pit . e la principale variabile macroeconomica, ma non a certamente l'uni-

    ca. Ce ne sono altre the descrivono aspetti importanti dell'economia, come la

    disoccupazione, l'inflazione, it saldo commerciale o it disavanzo di bilancio . In

    questo paragrafo definiremo queste variabdi e discuteremo brevemente la loro

    importanza .

    2.1 . 11 tasso di disoccupazione

    La forza lavoro e definita come la somma delle persone

    disoccupate :

    effetti sarebbe se tutti i beni fossero cone le

    patate. Tutto cio the dovremmo fare per cal-

    colare it Pa . reale in un dato anno sarebbe

    moltiplicare la quantity di patate vendute in

    Calcolare it PIE . rcalc dal Pit. nominale po- quell'anno per it prezzo deue patate nell'an-

    trebbe sembrare abhastanza facile, come in

    no-base .

    PIL reale, progresso tecnico

    e prezzo dei computer

    L

    =

    N

    +

    U

    forza lavoro = occupati + disoccupati

    FOCUS

    occupate e di queue

  • Le cose si fanno piu complicate quando

    abbiamo a che fare con nuovi beni - beni che

    non erano prodotti negli anni precedenti - o

    quando trattiamo con beni che cambiano di

    anno in anno, come la maggior parte dei beni

    prodotti sul mercato .

    Uno dei casi piu difficili e quello dei com-

    puter. Nel 1987, it prezzo medio di un perso-

    nal computer era di circa 3.500 dollari. Nel

    1995, i prezzo medio era piu o meno lo stes-

    so, 3 .400 dollari. Dovremmo forse dedurre

    che un computer nel 1995 era uguale a un

    computer prodotto otto anni prima? Sarebbe

    assurdo. In realty, per to stesso prezzo, com-

    pravamo molta pin capacity computazionale

    nel 1995 che nel 1987 . Il problema e: quanta

    di piu? Un computer prodotto nel 1995 ne

    forniva 2, 10 o 100 volte di piu? Come tenere

    conto dei miglioramenti nella velocity di cal-

    colo, nelle dimensioni della RAM o del disco

    fisso, e infine del possibile utilizzo dei compu-

    ter come fax o delle riduzioni di peso?

    Cli economisti tengono conto di quest

    miglioramenti guardando come il mercato va-

    luta computer con diverse caratteristiche .

    Supponiamo che i dati mostrino che il merca-

    to a disposto a pagare il 10% in pin per un

    computer con una velocity di 50 invece che di

    16 megahertz. Supponiamo anche che tutti i

    UN VIAG(:IO ATTRAVERSO It. LIBRO 55

    Il tasso di disoccupazione e definito, a sua volta, come it rapporto tra i di-

    soccupate e la forza lavoro :

    11

    tasso di disoccupazione

    U

    L

    disoccupati

    forza lavoro

    nuovi computer prodotti nell'anno corrente

    abbiano una velocity di 50 megahertz e che

    tutti quelli prodotti nell'anno precedente ne

    avessero soltanto 16 . Supponiamo infine che

    it prezzo dei nuovi computer sia lo stesso del-

    l'anno precedents . In questo caso, gli econo-

    misti incaricati di calcolare it prezzo aggiu-

    statoo dci computer affermeranno che i nuovi

    computer prodotti nell'anno corrente sono

    pin convenienti del 10% rispetto a quelli pro-

    dotti nell'anno precedente .

    Questo approccio, che considers i beni

    come un insieme di caratteristiche - nel no-

    stro caso velocity, memoria, ecc . - ciascuno

    con il suo prezzo implicito, a noto come valu-

    tazione edonistica (dal greco hedone che si-

    gnifica piacerc) . Negli Stati Uniti, talc approc-

    cio a seguito dal Department of Commerce,

    che costruisce Ic stime del PIL reale, per sti-

    mare le variazioni nel prezzo di beni comples-

    si e suscettibili di rapida obsolescenza, come

    le automobili c i computer. Usando questo

    approccio, it Department of Commerce ha sti-

    mato che, effettivamente, i computer hanno

    fornito il 10% di servizi in pin ogni anno a

    partire dal 1987 . In altre parole, si a stimato

    che, a parity di prezzo in dollari correnti, it

    prezzo aggiustato e sceso in media del I V%,

    all'anno fin dal 1987 .

    Che cosa determina se un lavoratore debba essere definito disoccupato o no? Ne-

    gli State Uniti, fino agli anni Quaranta, e in molti altri paesi anche piu recente-

    mente, il numero di persons registrate come disoccupate agli uffici di collocamen-

    to era l'unico dato disponibile sulla disoccupazione, e solo chi veniva registrato

    come disoccupato era considerato tale . Questo sistema produceva pessime misure

    del fenomeno . 1 numero dei disoccupati effettivamente registrati variava tra i di-

    versi paesi e nel corso del tempo . Chi non aveva incentivo a registrarsi - ad

    esempio, chi aveva esaurito i sussidi alla disoccupazione - non veniva tenuto in

    considerazione. Per lo stesso motivo, i paesi con sussidi pin bassi avevano meno

    disoccupati ufficialmente registrati e quindi tassi di disoccupazione inferiori .

  • 56 ( :APrToLo 2

    Oggi, per calcolare it tasso di disoccupazione, la maggior parte dei paesi si af-

    fida ad ample indagini campionarie condotte sull'insieme Belle famiglie . Negli

    Stati Uniti, questa indagine e nota come Current Population Survey (CPS), ed e

    basata su interviste mensili a 60 mila famiglie . L'indagine classifica una persona

    come disoccupata se non ha lavoro e se lo ha cercato nelle quattro settimane pre-

    cedenti . Molti altri paesi usano un analogo concetto di disoccupazione, nonostan-

    te non significhi esattamente la stessa cosa ovunque . Nel 1998,

    le stime basate sull'indagine CPs mostravano che, in media sufl'arco dell'anno,

    131,4 milioni di persone erano occupate e 6,2 milioni erano disoccupate . Il tasso

    di disoccupazione statunitense era quindi pari a 6,2/(131,4 + 6,2) = 4,5% .

    Si noti un'importante caratteristica della definizione di tasso di disoccupazio-

    ne. Soltanto chi e in cerca di un impiego e considerato disoccupate. Chi non sta

    cercando un lavoro viene contato come non incluso nella forza lavoro . Quando

    la disoccupazione a alta, molti disoccupati non provano nemmeno a cercare un

    impiego c cosi non vcngono piu considerati come tali . Queste persone sono chia-

    mate lavoratori scoraggiati . Come caso estremo, se tutte le persone senza un im-

    piego rinunciasscro alla ricerca di un posto di lavoro,11

    tasso di disoccupazione

    sarebbe hullo, ed csso sarebbe pertanto un indicatore insoddisfacente di quanto

    sta accadendo nel mercato del lavoro . Piu in generale, una disoccupazione elevata

    e associata a numerose uscite di disoccupati dalla forza lavoro . In altre parole, un

    alto tasso di disoccupazione e spesso associato a un basso tasso di partecipazio-

    ne, definito come la quota di forza lavoro sul totale della popolazione attiva (cioe

    in eta lavorativa) . Nell'Europa dell'Est, sin dall'inizio delle riforme cconomiche,

    nei primi anni Novanta, la disoccupazione e aumentata, spesso in misura dram-

    matica. Ma altrettanto drammatico a stato it crollo del tasso di partecipazione . In

    Polonia, ad esempio, nel 1990 il 70% della riduzione dell'occupazione e stato

    causato da pensionamenti anticipati - ovvero da uscite dalla forza lavoro .

    Perche i macroeconomisti si preoccupano tanto della disoccupazione? Ci

    sono due ragioni fondamentali . In