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BN14 DARK WARRIOR

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BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico quindicinale n. 14 del 30/4/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/3/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Dark Embrace

HQN Books © 2008 Brenda Joyce Dreams Unlimited, Inc.

Traduzione di Graziella Reggio

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione Bluenocturne aprile 2010

Questo volume è stato impresso nel marzo 2010 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X

Periodico quindicinale n. 14 del 30/4/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/3/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Prologo

Lago di Awe, Scozia, 1436 «Un Highlander senza clan e senza padre, se non la progenie di Satana, che combatte per conquistare terre? Non ti servono terreni, Lismore» lo schernì Argyll, «ma un padre e un'anima.» Aidan di Awe fremette di collera. La stretta valle die-tro di lui era piena di morti e moribondi. Campbell, il suo nemico, sorrise con ferocia, convinto di avergli in-ferto il colpo finale, e spronò il destriero al galoppo ver-so le sue armate in partenza. Fulminandolo con gli occhi azzurri, Aidan respirò profondamente nell'aria gelida. Il suo fiato si addensò in una nuvoletta, simile al fumo dei bivacchi. Non sa-peva se l'offesa fosse stata pronunciata a ragion veduta. Non era un segreto che lui fosse un bastardo, generato dallo stupro e dalla vergogna; eppure suo padre, da vi-vo, era il consigliere preferito del re, nonché Difensore del Regno. Per quanto ci potesse riflettere, Aidan non sarebbe mai riuscito a stabilire se Argyll conoscesse l'o-scura verità sul Conte di Moray. Tuttavia, in quei tempi bui, soltanto gli idioti ignoravano la sanguinosa guerra

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tra il bene e il male, e Campbell non era affatto stupido. Forse era al corrente delle questioni discusse in segreto tra i Maestri e gli dei. Aidan, con la léine fradicia di sudore incollata al cor-po muscoloso, si voltò a guardare i guerrieri sopravvis-suti. Erano tutti Highlander e avevano combattuto per la maggior parte a piedi, con lunghi spadoni, lance e pu-gnali. Erano sudici, esausti e coperti di sangue, ma fede-li. Quel giorno erano morti in molti in nome suo. La ne-ve era rossa del loro sangue, mescolato a quello dei se-guaci di Campbell. Lui strinse le redini dello stallone. I suoi uomini si avvicinavano a passi stanchi, portando in spalla le armi più pesanti e sorreggendo i feriti. Ciò nonostante, quando gli passavano accanto, gli sorridevano e lo salu-tavano con un cenno del capo. Aidan rispondeva a o-gnuno di loro, per far capire quanto fosse riconoscente per il valore dimostrato. Furono montate le tende e accesi i falò. Mentre affi-dava il cavallo a un ragazzo, Aidan provò un fremito di allarme. Il pericolo sembrava lontano, eppure faceva vi-brare di paura ogni fibra del suo essere. Subito capì che riguardava il figlio, che credeva al si-curo a casa. Concentrò i sette sensi su Ian. Era ancora al castello di Awe, dove lui l'aveva lasciato. Senza esitare, si dileguò nel tempo e nello spazio. Bastavano pochi attimi per superare la distanza fino al castello. Quel balzo lo portò attraverso la foresta, do-ve si graffiò con i rami dei pini, sopra picchi innevati, oltre infinite costellazioni. La velocità era insopportabi-le; rischiava di spezzargli le ossa, di ridurlo in brandelli.

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Tuttavia Aidan era abituato da anni a spostarsi nel tem-po, sin da quando era stato prescelto, e aveva imparato a sopportare il dolore. In quel preciso istante, pensava solo al male che stava minacciando suo figlio e la pre-occupazione oscurava ogni altro sentimento. Atterrò nella torre nord, cadendo carponi con una violenza tale da fratturarsi quasi i polsi e le rotule. Men-tre, in preda all'urgenza, si affrettava a orientarsi, la ca-mera vorticava attorno a lui. Non aveva ancora smesso di ruotare quando sentì avvicinarsi una presenza malvagia, dotata di un potere enorme. E insieme percepiva con intensità crescente il terrore e la furia di Ian. Sollevò il capo, in preda all'orrore. Un uomo colossale stava sulla soglia e teneva stretto il suo bambino, che si dibatteva disperato. Suo padre non era morto. Moray era tornato, com-prese Aidan, balzando in piedi a occhi sbarrati. Il Conte di Moray, vivo oltre ogni possibile dubbio, gli sorrise. «Hallo a Aidan.» Lui spostò subito lo sguardo sul figlio. Ian non somi-gliava alla madre, morta di parto, ma a lui: carnagione chiara, vivaci occhi azzurri, lineamenti perfetti e capelli neri. Non sembrava ferito, almeno non ancora. Quindi tornò a guardare colui che aveva sedotto, stuprato e tor-turato sua madre, il deamhan che da un millennio per-seguitava uomini, donne e fanciulli innocenti. Abbigliato da cortigiano, con la lunga veste di velluto cremisi e oro, era un uomo attraente, biondo con gli occhi azzurri, che non dimostrava più di quarant'anni. «Ho deciso che era giunto il momento di conoscere mio nipote» mormorò in un impeccabile inglese.

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Aidan tremò. Nove anni prima, suo padre era stato sconfitto a Tor, nelle isole Orcadi. Il fratellastro Mal-colm, insieme alla futura moglie Claire, lo aveva decapi-tato durante un serrato combattimento, ma ci era riusci-to solo con l'aiuto di una dea. Il male non poteva so-pravvivere senza un corpo in carne e ossa, anche se correva voce che la forza demoniaca più potente fosse immortale. In effetti, Aidan non aveva mai creduto che il padre fosse davvero morto e in cuor suo aveva temuto che, prima o poi, ritornasse. E aveva ragione. «Sì, sono vivo» confermò Moray fissandolo negli oc-chi. «Credevi davvero che potessi essere annientato?» Lui trasse alcuni respiri profondi, preparandosi a un tremendo duello. Era pronto a morire, pur di salvare il bambino dalla sorte che intendeva infliggergli Moray. «Lascia stare Ian. Farò qualunque cosa tu mi chieda.» «Sai già cosa voglio, figlio mio: te.» Infatti Aidan lo sapeva; non era cambiato nulla. Il padre lo voleva trasformare nel suo seguace più spieta-to, un guerriero dedito alla morte e alla distruzione. «Farò ciò che desideri» mentì. Nel frattempo scagliò contro di lui l'energia ricevuta in dono dagli dei. Moray bloccò subito il flusso con un sorrisino diverti-to. Poi emise dalle dita un lampo argenteo e scaraventò Aidan contro la parete opposta della stanza. Il violento colpo gli mozzò il fiato in gola, ma non gli impedì di mantenere l'equilibrio. In mano al demone scintillò un pugnale, con cui ta-gliò l'orecchio di Ian. Aidan lanciò un urlo quando il sangue si riversò sulla tunica chiara. «Smettila!» gridò. «Ti obbedirò.» Il fanciullo, stordito dal dolore, si prese la testa tra le

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mani. Moray sorrise compiaciuto e, con la punta della scarpa, spinse il lobo sul pavimento. «Lo vuoi conserva-re?» chiese al figlio, che tremava di collera. «Se eseguirai i miei ordini, non soffrirà più» aggiunse in tono suaden-te. «Devo fermare l'emorragia.» Aidan aveva poteri di guarigione. Si chinò per afferrare il brandello d'orecchio, con l'intenzione di riattaccarlo. Moray strinse ancora più forte Ian, strappandogli un gemito. «Solo dopo che mi avrai dato prova di lealtà.» «No, prima lo curo.» «Osi negoziare con me?» In quell'istante Aidan comprese che, se altri Maestri non fossero giunti in suo soccorso, avrebbe dovuto sfi-dare il padre in un duello mortale. «Non riceverai aiuto» lo avvertì Moray, compiaciuto. «Ho schermato i tuoi pensieri: nessuno conosce le tue pene.» Aidan non ne dubitava. «Spiegami cosa debbo fare per liberare e curare mio figlio.» «No, padre» lo implorò Ian a occhi sbarrati. «Taci» gli intimò questi, fissandolo con severità. Il bambino annuì, trattenendo a stento le lacrime. «Il villaggio sotto Awe: distruggilo.» Aidan rimase pietrificato. Conosceva tutti gli abitanti del borgo, che si recavano al castello quasi ogni giorno. Dipendevano da lui per la sopravvivenza: i suoi guerrieri li difendevano dalle aggressioni e loro, in cambio, forni-vano servizi e vettovaglie. E, cosa ancora più importan-te, lui aveva giurato davanti agli dei di proteggere l'In-nocenza. Non poteva radere al suolo un intero villag-gio, massacrando uomini, donne e bambini.

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Moray brandì di nuovo il pugnale e lo puntò alla gola di Ian, che gridò, pallido in volto. Sgorgò un rivoletto di sangue. Aidan balzò indietro nel tempo. Atterrò pochi minuti prima nella grande sala del ca-stello. Nel vasto ambiente, che ruotava a grande veloci-tà, vide il figlio di nove anni che conversava tranquillo con il castaldo. In ginocchio com'era, cercò di recupera-re le energie e parlargli. «Ian, figliolo!» La tragedia anda-va evitata a ogni costo. Le regole erano chiare: nessun Maestro poteva modificare il passato. Aidan, però, lo doveva fare! Né Ian né il castaldo lo udirono. Sconvolto, lui si levò in piedi. «Vieni qui, Ian» lo chiamò, ma le sue parole caddero nel vuoto. Il fanciullo uscì dalla sala e si avviò su per le scale. Non lo sentivano né lo vedevano. Era successo qual-cosa ai suoi poteri. Rifiutando di crederlo, Aidan si precipitò dietro il fi-glio per la stretta scala a chiocciola. Giunto alla sommi-tà, vide Moray materializzarsi nel corridoio. Era invisibi-le anche a lui. Tentò di scagliargli contro le sue forze, ma nulla scaturì dalla mano o dalla mente. Furioso e di-sperato, vide il deamhan avanzare verso il bambino e cercò ancora di colpirlo, senza nessun risultato. «Ian» urlò, ormai sull'orlo del panico. «Scappa!» Lui, però, non lo udì e il conte lo strinse in una presa ferrea, annientando ogni sua resistenza, e lo trascinò verso la torre nord. Aidan li rincorse. Si lanciò contro il padre, ma si scontrò contro un muro invisibile. Il contraccolpo lo fe-ce rimbalzare all'indietro nel corridoio.

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Gli dei lo ostacolavano? Com'era possibile? Urlò di rabbia e si vide piombare nella torre sulle ma-ni e sulle ginocchia. Esisteva un'altra regola importante che non poteva essere violata: un Maestro non poteva mai incontrare se stesso nel passato o nel futuro. Timo-roso di muoversi, guardò la scena con orrore. «Hallo a Aidan» lo stava salutando il padre. «Ho de-ciso che era giunto il momento di conoscere mio nipo-te.» Per questo era proibito incontrare il proprio sé in un tempo diverso? Perché si perdevano i poteri? In quel momento, infatti, Aidan non poteva fare altro che os-servare la tragedia avvenuta pochi istanti prima. «Sì, sono vivo» dichiarò Moray. «Credevi davvero che potessi essere annientato?» «Lascia stare Ian. Farò qualunque cosa tu mi chieda» promise l'altro Aidan. «Sai già cosa voglio, figlio mio: te.» Aidan si vide mentre tentava di scagliare le sue ener-gie contro Moray e mentre volava attraverso la stanza, colpito dalla forza malvagia del padre. Trasse un respiro profondo, preparandosi al seguito. Prima che Moray sol-levasse il pugnale, si gettò di nuovo su di lui, ma ancora rimbalzò contro la parete trasparente. La lama recise il lobo dell'orecchio di Ian, che represse a stento un urlo. L'altro Aidan ruggì di furia. E mentre questi cercava di trattare con il padre de-moniaco per curare il figlio, lui fu trascinato da una for-za inesorabile verso i tre personaggi. Tentò di frenarsi, ma gli fu impossibile: si stava per scontrare con il suo io poco più giovane. Si preparò all'urto, senza sapere cosa aspettarsi.

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«Il villaggio sotto Awe: distruggilo.» Non ci fu un impatto, solo un vago senso di nausea. E poco dopo Aidan si ritrovò a fissare negli occhi Mo-ray. Non era più uno spettatore. Aveva cercato di im-pedire la catastrofe, ma era soltanto riuscito a tornare al momento in cui si era spostato nel tempo. Non poteva radere al suolo un intero villaggio, mas-sacrando uomini, donne e bambini. Moray puntò il pugnale alla gola di Ian, che gridò, pallido il volto. Sgorgò un rivoletto di sangue. Coi pensieri che gli turbinavano nel cervello, Aidan cercò di schermare la mente per impedire al padre di spiarvi. Sapeva di non avere il potere di cambiare la si-tuazione. Il senso di nausea ormai lo soffocava. «Se liberi mio figlio, distruggerò il villaggio» rispose deciso. «No, papà!» gridò Ian. Lui evitò di guardarlo. Il conte sorrise. «Lo riavrai dopo avermi dimostrato di essere davvero mio figlio.» «Padre...» ansimò affranto il fanciullo. Infine Aidan posò gli occhi su di lui ed ebbe voglia di piangere. «Non ci vorrà molto.» «Morirò per salvarli!» Ian iniziò a dibattersi con furia. Moray lo scosse con disgusto. «Il moccioso non mi è di nessuna utilità.» «Non avrai bisogno di lui: avrai me» dichiarò Aidan, ed era sincero. Uscì dalla torre con l'impressione che l'anima lo avesse già disertato. I movimenti delle mem-bra erano meccanici; soltanto il cuore batteva come im-pazzito. Per la prima volta in vita sua, provò il gelo della paura.

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Scese in fretta le scale e svegliò i cinque guerrieri che dormivano nella sala. Questi lo seguirono senza fiatare. Fuori, la luna era piena, il cielo nero pece e le stelle brillavano con spudorata intensità. Aidan chiamò a rac-colta un'altra ventina di uomini. In silenzio, sellarono i cavalli e accesero le torce. Poi uno di loro si avvicinò e gli chiese preoccupato: «Che cosa sta succedendo, Ai-dan?». Lui guardò Angus e si rifiutò di rispondere. Balzò in groppa al destriero e fece segno di avviarsi. Le truppe oltrepassarono il corpo di guardia e il ponte levatoio ghiacciato. Appena arrivarono alle prime abita-zioni, sulle rive del lago, Aidan ordinò: «Bruciate tutto, senza lasciare nessuno in vita, nemmeno un cane». Non ebbe nemmeno bisogno di guardare Angus per capire quanto fosse sconvolto. Tenne lo sguardo fisso sul villaggio e non aggiunse altro. I guerrieri si lanciarono al galoppo tra le casupole e gettarono le torce sui tetti di paglia, scatenando l'infer-no. Uomini, donne e bambini fuggivano terrorizzati tra le fiamme, ma subito venivano raggiunti dai guerrieri, che li infilzavano a uno a uno con le spade. Grida di or-rore echeggiavano nella notte fredda. Aidan dritto in sella, tratteneva lo stallone spaventato. Sentiva le guan-ce umide di pianto, ma si impose di non asciugarle. Si concentrò sull'immagine di Ian finché calò il silenzio, rotto soltanto dal sibilo del fuoco e da un pianto fem-minile, che si interruppe di colpo. I suoi uomini gli sfilarono davanti senza guardarlo. Rimasto solo, scese di sella e cominciò a vomitare nella neve.

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Quando ebbe finito, rimase dov'era e tentò di respi-rare regolarmente, ossessionato dal ricordo delle grida terrorizzate. Si ripeteva che, per lo meno, aveva salvato Ian, ma sapeva che non avrebbe mai dimenticato quella scena raccapricciante, di cui lui era responsabile. Udì un movimento alle sue spalle e si voltò lenta-mente. Accanto agli alberi c'era una donna in lacrime, che stringeva la mano di un bimbo terrorizzato. Lo stava fissando negli occhi. Con il cuore che martellava di pau-ra, Aidan sguainò la spada e si fece avanti. Lei non scappò, ma abbracciò il figlio e si addossò al tronco di un abete. «Perché, mio signore?» lo interrogò a occhi sbarrati. L'elsa della spada era viscida tra le dita sudate. Aidan fece per alzare la lama, ma poi le intimò con voce rau-ca: «Via, scappate via!». La donna e il bambino fuggirono nel bosco. Lui gettò a terra l'arma e si appoggiò con le mani al-l'albero. Ian... lo doveva liberare da Moray. E a quel punto percepì dietro di sé una presenza mal-vagia. Ruotò su se stesso e trovò il deamhan che strin-geva a sé il fanciullo. Un lampo metallico balenò nel buio. «Ridammi mio figlio!» Ian emise un suono strozzato. Con orrore, Aidan vide il pugnale conficcarsi nel pet-to del ragazzo. «No!» Moray sorrise mentre gli occhi del nipote si appanna-vano, privi di vita. Urlando, Aidan si lanciò verso il cor-po inanimato del figlio, ma questi sparì nel nulla, in-sieme all'assassino.

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Non poteva crederci! Moray aveva appena ucciso Ian. Alla pena infinita si unì una furia mai provata prima di allora. Con un grido selvaggio, Aidan balzò indietro nel tempo. Ian non poteva morire!, si disse. Tornò a quando lo aveva trovato nella sala insieme al castaldo, ma di nuovo si scoprì senza poteri, incapace di farsi vedere o udire. Tentò di assalire Moray, ma il muro invisibile lo rigettò indietro. Il passato si ripeteva identico. Questa volta, però, si vide anche in groppa allo stallone mentre i suoi uomini compivano la strage. E quando scorse se stesso di fronte alla madre col bambino, ordinò: «Uccidili!». L'altro Aidan, però, non sollevò la spada. «Via, scap-pate via!» I due fuggirono nella foresta, poi l'Aidan più giovane si voltò e vide Moray che teneva stretto il nipote. E, come già era successo, una forza inesorabile iniziò ad attirarlo verso il trio. Gridò forte per mettere in guar-dia Ian e se stesso, ma nessuno lo udì. Il pugnale lam-peggiò nel buio. Il dolore divenne ancora più acuto, ma anche l'ira. Si lasciò cadere sulle ginocchia, folle di rabbia, e tor-nò di nuovo indietro nel tempo. E poi tentò ancora e ancora. Ogni volta era lo stesso. Un intero villaggio distrutto per ordine suo, una donna e un bimbo in fuga, Moray che ammazzava Ian davanti ai suoi occhi e poi spariva. Alla fine rinunciò. Ruggì di collera, accecato da un dolore straziante. Imprecò contro il male e contro gli dei. Era sotto le mu-ra di cinta del castello, anche se non ricordava di esservi

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arrivato. E a quel punto la torre crollò. L'intera ala del castello iniziò a sgretolarsi. Senza più frenarsi, Aidan scoppiò a piangere sotto la pioggia di pietre. E quando fu sepolto dalle macerie, rimase zitto e immobile. In attesa della morte.

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Il presente New York, settembre 2008 L'urlo straziante la svegliò. Brianna Rose si alzò di scatto a sedere, destata di so-prassalto da un sonno profondo. Quell'orribile grido era pieno di collera, sofferenza e incredulità. Poi una fitta di dolore la trapassò da parte a parte. Si piegò in due sul letto, come se qualcuno le avesse conficcato in petto un coltello da macellaio. Per qualche istante non riuscì nemmeno a respirare. Nei suoi venti-sei anni di vita non aveva mai provato un male simile. Pregò ansimando che cessasse, finché, di colpo, scom-parve. In quell'istante nella sua mente si formò l'imma-gine di un uomo affascinante. Una nuova, terribile tensione l'attanagliò. Muoven-dosi con cautela, Brie si rimise a sedere, profondamente turbata. Il loft era immerso nel silenzio, a parte il rumo-re delle macchine e dei taxi proveniente dalla strada. Tremando, lanciò un'occhiata alla sveglia: l'una e dieci di notte. Che cosa era successo? Tutte le donne della famiglia Rose erano, in forme

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diverse, dotate di una notevole capacità empatica, che più che un dono spesso si rivelava una maledizione, come in quel preciso momento. Brie stava soffrendo per il dolore di un altro essere umano. Era accaduto qualco-sa di tremendo, e l'attraente figura virile non abbando-nava i suoi pensieri. Tremando, spinse da parte le coperte. Aidan era in pericolo? Brianna si immobilizzò, con la gola secca e il cuore che pulsava impazzito. Lo aveva conosciuto esattamen-te un anno prima, ed era rimasta con lui soltanto per un paio di minuti. Allie, la sua migliore amica, era scom-parsa da qualche settimana; poi era tornata per breve tempo a New York dal Medioevo, con l'aiuto di Aidan. Era l'uomo più attraente che lei avesse mai visto, Al-lie le aveva raccontato della Confraternita e dei suoi membri, che si facevano chiamare Maestri del Tempo. Tutti avevano giurato davanti a Dio di difendere l'uma-nità dal male. Lei non se n'era stupita: da tempo circo-lavano voci su tali guerrieri. Anzi, proprio come Allie, Brie e le cugine Tabby e Sam avevano sperato che simili dicerie fossero veritiere. Brianna, comunque, non si era fatta illusioni sul con-to di quell'uomo, sapendo che non le avrebbe mai ri-volto la minima attenzione. Non poteva certo biasimar-lo per questo e, in realtà, non le importava. Era abituata a portare indumenti ampi per nascondere le forme femminili e non si metteva mai le lenti a con-tatto, ma un paio di occhiali decisamente brutti. Teme-va che, con un bel taglio dei capelli scuri, vestiti alla moda e un po' di trucco sul viso, sarebbe somigliata troppo a sua madre, Anna Rose.

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E non intendeva avere nulla in comune con quella donna fascinosa, passionale e ribelle. Anna era un raro caso di Rose priva di qualsiasi dono. Era distruttiva an-ziché costruttiva e la sua bellezza danneggiava le per-sone che la circondavano. Aveva fatto del male a chi amava e, alla fine, non aveva rovinato soltanto la fami-glia, ma anche se stessa. Brie preferiva non ricordare la terribile scena della madre stesa sul pavimento della cu-cina, uccisa dal colpo di pistola di un amante geloso, e del padre che piangeva disperato, in ginocchio accanto a lei. Essere una zitella solitaria e dedita solo al lavoro era meglio che seguire le orme di Anna. Tuttavia Brie possedeva alcune qualità che la rende-vano molto meno insignificante di quanto apparisse. Una di queste era la chiaroveggenza: il dono più impor-tante tra quelli posseduti dalle donne di famiglia, tra-mandato da nonna a nipotina. All'inizio lei ne era terro-rizzata, ma poi sua nonna Sarah le aveva spiegato che la Vista era una dote inestimabile, da tener cara. Rap-presentava uno strumento prezioso per aiutare gli altri, come da secoli erano destinate a fare le Rose. La nonna le aveva insegnato quasi tutto quello che sapeva riguar-do al bene e al male. Ormai si era assuefatta ai brutti tiri del destino. La vita non era facile né giusta e i buoni morivano giovani. Non se la sentiva di criticare la madre per le sue passio-ni sfrenate. Sapeva che non era stata in grado di con-trollarsi. Aveva sempre provato risentimento verso le sorelle, con le loro doti naturali e le loro esistenze ap-passionanti, e non si accontentava del suo mediocre matrimonio. Era una donna infelice ed egoista, ma non malvagia. Non si era meritata una morte violenta.

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Tutto ciò, comunque, apparteneva al passato. Il pa-dre si era risposato: la cosa migliore che potesse fare. E a differenza della madre, Brianna intendeva dimostrarsi sempre salda e affidabile. La sua vita consisteva nel rendersi utile al prossimo, forse per rimediare ai danni della madre. Era felice di collaborare con il CAD, il Cen-tro per le Attività Demoniache, un ente governativo se-greto dedicato alla lotta contro il male. Brie combatteva al computer, dal seminterrato, contro le forze maligne attive nei secoli. Le cugine sostenevano che faceva di tutto per na-scondersi dagli uomini. E avevano ragione: non deside-rava affatto le attenzioni maschili. Forse sarebbe morta vergine, ma non le importava. Di sicuro Aidan non l'aveva notata, anche se a lei era bastata una rapida occhiata per perdere la testa. Era in-fatuata senza speranza. Ci pensava ogni giorno, lo so-gnava di notte e passava ore in Internet a informarsi su-gli Highlander medievali. La famiglia Rose era originaria delle Highlands settentrionali, quindi lei era sempre sta-ta affascinata dalla storia scozzese. In quel caso, però, coltivava l'assurda speranza di scoprire qualcosa in più su di lui. Quando Aidan aveva riportato Allie a New York dal 1430, dimostrava circa venticinque anni. Poi Allie era tornata da Black Royce, il suo amato, nel ca-stello di Carrick a Morvern. Si rammaricava di non aver-le chiesto niente all'amica riguardo ad Aidan, ma la sua visita era stata troppo breve. Quindi studiava con insi-stenza la storia di Carrick, sperando di trovarvi citato il suo nome. Era come cercare un ago in un pagliaio, an-che se comparivano molti accenni al potente Conte di Morvern e alla bella signora di Carrick. Brie era emozio-

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nata: nel corso dei secoli, Allie e Royce compivano il loro comune destino. Si rendeva conto che, con tutta probabilità, non a-vrebbe mai scoperto niente su Aidan, ma questo non la guariva dalla cotta. In fondo era un'innocua fantasia. Se si doveva innamorare senza speranza di qualcuno, per-ché non scegliere un uomo irraggiungibile? Un Hi-ghlander medievale, capace di viaggiare nel tempo e impegnato a proteggere l'Innocenza, non presentava alcun rischio. Fu colta da un improvviso attacco di nausea. Un conto era avere visioni e provare empatia, ma in quel momento aveva udito un urlo di dolore, come se Aidan si fosse trovato a poca distanza. Dov'era? Che cosa gli era successo? Temendo che fosse in città, ferito gravemente, Brie si alzò. Indossava soltanto gli slip e una canotta rosa. An-che di notte, il clima era ancora caldo e umido. Attra-versò di corsa il loft buio, accendendo, al suo passag-gio, tutte le lampade. Si era quasi aspettata di vedere Aidan, magari svenuto sul pavimento, invece non c'era. Arrivata alla porta d'ingresso, chiusa da tre serrature e munita di vari sistemi di allarme, guardò dallo spion-cino. Il pianerottolo era illuminato e vuoto. Il suo appartamento era protetto dalle preghiere e dalle formule magiche di Tabby e lei non si levava mai dal collo la croce celtica. Inoltre una pagina del Libro, che le Rose si tramandavano da generazioni, era incor-niciata e appesa accanto alla porta per tenere fuori il male. Comunque, per maggiore sicurezza, Brie pregò in silenzio gli antichi dei. Avvertiva la vicinanza delle forze maligne che aleg-

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giavano per le strade, pronte a colpire chiunque fosse tanto incosciente da sfidare il coprifuoco volontario che vigeva in città. Ma in quel momento non voleva pensa-re a simili problemi: doveva rintracciare Aidan e assicu-rarsi che stesse bene. Magari Tabby e Sam avrebbero potuto aiutarla a capirci qualcosa. Lo stesso valeva per Nick Forrester, il suo capo, ma Brie esitava a chiamarlo. Preferiva restare in ombra al CAD. Nick non era al cor-rente dei poteri di cui erano dotate lei e le cugine, né delle loro attività extra lavorative. Brie afferrò il telefono e intanto andò al computer per consultare l'immenso database dell'UCS, l'Unità Cri-mini Storici, una sezione speciale del CAD. Trascorreva giornate intere, e a volte persino nottate, a frugare tra i file relativi a crimini avvenuti negli ultimi due secoli per identificare eventuali relazioni tra le vittime attuali e i demoni attivi nel passato. Era incredibile quante entità maligne provenissero dai secoli trascorsi. Poiché la ricerca di somiglianze comportava il con-fronto con casi del momento, Brie aveva accesso alle indagini poliziesche contenute nei database federali, statali e cittadini. Mentre componeva il numero delle cugine, iniziò a cercare tra le attività criminali più recen-ti. Immaginava Aidan ferito in un vicolo sudicio, ma sa-peva che erano congetture dettate dalla paura. Tabby rispose con voce assonnata. Aveva divorziato più di un anno prima. Si era finalmente ripresa dall'ab-battimento per l'infedeltà dell'ex marito e aveva da po-co iniziato a frequentare qualche ragazzo. Ma era un tipo prudente e Brie si aspettava di trovarla a letto da sola. «Mi serve il tuo aiuto» le disse senza preamboli.

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«Cosa c'è, Brie?» le chiese lei, di colpo vigile. «Aidan è in pericolo. Penso che sia vicino.» Tabby tacque per un momento, cercando di ricordare a chi si riferisse. «Vuoi dire l'Highlander che l'anno scorso ha riportato qui Allie?» «Sì.» «Non si può aspettare fino a domani mattina?» Non era sicuro girare di notte per la città. «Non cre-do» sussurrò Brie. «Non era una visione, Tabby: ho av-vertito con chiarezza il suo dolore. Corre un serio peri-colo, in questo preciso momento.» Lei non rispose subito. Sullo sfondo, si udì la voce di Sam che chiedeva cosa fosse successo. Le due sorelle condividevano un loft a pochi isolati di distanza. «Arri-viamo subito» le promise infine Tabby. Brie riattaccò, si infilò i jeans e iniziò a studiare i casi più recenti. Venti minuti dopo squillò il campanello. Non aveva notato niente di interessante e ne era in par-te sollevata, terrorizzata com'era di scoprire una vittima di omicidio con tratti corrispondenti a quelli di Aidan. Anche se, da quanto sapeva, era immortale. O almeno così si augurava. Forse il peggio era passato, pensò mentre andava ad aprire alle cugine. Magari era tornato nel Medioevo. Entrò per prima Tabby, una bionda flessuosa in pan-taloni eleganti e camicia di seta, che aveva sempre l'aria di andare o tornare da un country club. Guardandola, nessuno avrebbe indovinato che, in realtà, aveva uno spiccato senso materno. La seguiva Sam, magnifica an-che coi capelli platinati tagliati corti visto che vantava un fisico da Lara Croft in Tomb Raider. Brie l'ammirava perché non dimostrava alcuna timidezza rispetto alle

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sue attrattive fisiche. Nella borsa a tracolla teneva delle armi e aveva uno stiletto fissato alla coscia, sotto la mi-nigonna di jeans. Tabby lanciò un'occhiata a Brie e subito l'abbracciò. «Come sei angosciata!» Sam richiuse la porta a chiave. «Hai trovato qualco-sa?» «Forse è tornato indietro nel tempo.» Brie si inumidì le labbra secche, consapevole della propria assurda de-lusione. «Non mostrarti così entusiasta» ironizzò la cugina, avvicinandosi allo schermo del computer. «Non credo che sia facile ferire un uomo del genere.» «Temo che lo stessero torturando. Non avevo mai avvertito tanta sofferenza in vita mia.» Sam continuò a consultare documenti che non aveva nessun diritto di leggere. Tabby cinse le spalle di Brie. «Sei pallidissima. Stai bene?» «Sopravvivrò» la rassicurò lei con un sorriso forzato. «Sei sicura che fosse Aidan?» Mentre Sam si sedeva alla scrivania, Tabby fissò i suoi occhi color ambra sul poster del film Highlander, incorniciato e appeso in bella vista. «Al cento per cento. L'ho riconosciuto. Non era una visione, ma nemmeno un parto della fantasia. Non so comunicare con altre epoche, né sono in grado di senti-re un urlo se proviene da molto lontano. Era qui nei pressi, ferito gravemente.» Brie ebbe un nuovo attacco di nausea. «Se è in città, lo scoveremo» dichiarò con decisione Sam.

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Brie si sentì rassicurata: Sam raggiungeva sempre i suoi obiettivi. «Quando hai appeso quel manifesto?» le chiese Tabby. «Non mi ricordo» mentì lei, arrossendo. La cugina tacque un istante, poi andò verso l'area soggiorno. «Be', a quanto pare, passeremo la notte in bianco» notò con un sorriso. «Sono quasi le tre e dubito che avremo voglia di tornare a letto.» Iniziò a disporre sul tavolino i cristalli di sua madre. L'urlo di rabbia e di dolore riprese e assordò Brie. Sconvolta, lei si coprì le orecchie con le mani. La soffe-renza la fece cadere a terra e raggomitolare su se stessa. Questa volta la pena era insopportabile. Mio Dio, cosa stanno facendo ad Aidan? Lo tortura-no? «Brie!» gridò Tabby. Lei sentì le sue braccia che la stringevano con affetto, ma non ne trasse conforto. Le stavano strappando il cuore. Pianse disperata. La realtà le vorticò attorno, poi si tinse di nero. Aidan, pensò. Stava morendo, e lei insieme a lui. Nick Forrester era al computer nel soggiorno buio, con addosso soltanto i jeans. Si era dimenticato della bionda dalle gambe lunghe che dormiva nel suo letto; a dire il vero, non ricordava nemmeno come si chiamas-se. L'aveva incontrata fuori dal negozio di alimentari coreano e l'aveva portata casa; forse non si erano nep-pure presentati. Era notte fonda, ma a lui bastavano po-che ore di sonno, soprattutto dopo il sesso, che gli in-fondeva sempre energia.

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Era di nuovo al lavoro. In città erano aumentati i co-siddetti "roghi di streghe". Secondo l'ultimo rapporto dei servizi segreti, il sindaco Bloomberg stava conside-rando l'ipotesi di convocare la Guardia Nazionale. A Nick sembrava una buona idea. I pleasure crime erano sempre in testa alle statistiche del crimine, ma si tratta-va di atti imprevedibili, come le azioni terroristiche. In-vece le aggressioni alle "streghe" erano diverse. L'intui-to gli suggeriva che il capo dei gruppi dediti a questi de-litti di stampo medievale era un potente demone del passato. E sapeva di non sbagliarsi. In quel momento stava studiando i secoli bui, in cer-ca di casi paragonabili. Un software dell'UCS identifi-cava le somiglianze, ma Nick non si fidava: era un pro-gramma poco sofisticato, che si limitava a segnalare pa-role o frasi identiche. Non gli interessavano i casi isolati di roghi di eretici, traditori o streghe e nemmeno l'in-cendio di una casa contadina o del castello di un baro-ne nel XIII secolo. Era piuttosto alla ricerca di delitti se-riali, commessi magari da adolescenti, ma ordinati da un'unica mente superiore. Sentì vibrare il cellulare. Rispose subito. Una voce femminile sconosciuta gli disse: «Brie Rose ha bisogno di cure mediche urgenti». «Chi diavolo parla?» chiese lui, allarmato, ma allo stesso tempo irritato dal tono imperioso. Era anche so-spettoso: poteva trattarsi di una pazza o peggio. «Sam Rose, la cugina. Se non vuole che finisca al pronto soccorso, mandi subito qualcuno. Presto! Po-trebbe morire» concluse, interrompendo bruscamente la comunicazione. Nel giro di trenta secondi Nick aveva chiamato la sua

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squadra medica e l'aveva mandata al loft, si era infilato una T-shirt e aveva recuperato scarpe, chiavi della mac-china e pistola. Continuando a ignorare la bionda ad-dormentata, uscì dall'appartamento e si infilò le scarpe in ascensore. Un minuto dopo usciva dal garage sotter-raneo a bordo della sua auto nera. Impiegò otto minuti ad arrivare a destinazione dove vide l'ambulanza con la scritta Cornell Presbyterian, già parcheggiata davanti al portone; era un mezzo del CAD, sotto falso nome. Mentre saliva insieme ai paramedici, percepì il tormento di Brianna, la sua lotta contro la morte. Si guardò attor-no allarmato, ma non avvertì alcuna presenza demonia-ca. Non capiva cosa l'avesse ridotta in quello stato. Gli aprì la porta una splendida bionda, simile a una rock star. Nick percepì la sua energia e capì subito che era una vigilante. Guardò oltre le sue spalle e riconobbe Brie distesa sul pavimento, tra le braccia di un'altra bel-la ragazza. Anche lei aveva una forza speciale, ma non da guerriera; in quel momento, però, non c'era tempo per identificarla. Nick non era freddo e distaccato come molti pensa-vano. In realtà aveva scelto di persona i collaboratori dell'UCS e si sentiva responsabile per loro, in particola-re per la timida Brie. Le era affezionato, e non solo per la sua intelligenza. Piuttosto la compativa un po': vive-va da reclusa, senza una vita fuori dal lavoro. Prima di assumerla, aveva avvertito i suoi poteri. Non era riuscito a definirli subito, ma, essendo in grado di leggere nel pensiero, aveva capito che sarebbero tornati utili. Mentre un medico rilevava i parametri vitali, doman-dò preoccupato: «Cosa è successo?». La donna che sorreggeva Brie alzò lo sguardo e susci-

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tò all'istante il suo interesse. Era l'eleganza e la bellezza incarnate. «È empatica» gli spiegò. «Una persona che conosciamo veniva torturata e Brie percepiva il suo do-lore. Soffre molto.» «Davvero?» Nick preferì mantenersi sul vago di fronte alle due estranee. Quanto sapevano? Per giunta i vigi-lanti creavano sempre problemi nelle indagini. Guardò l'ora: le 3.24. «Quando è iniziato?» «Otto minuti fa» rispose la rock star. Dalla voce, lui capì che era Sam Rose. «Frank?» «Ha il polso debole e la pressione bassa» gli rispose il dottore, somministrando ossigeno. Brie mosse le palpebre e Nick si inginocchiò al suo fianco. «Ehi, ragazzina, ti stiamo curando. Parlami del tuo amico.» Lei prese fiato. «Temo che lo stiano uccidendo len-tamente. Aiutalo, ti prego: è uno di noi.» Nick si focalizzò sui suoi pensieri, poi sbarrò gli oc-chi. Brie aveva conosciuto un Highlander? Lo conside-rava addirittura un amico? Era un sacco di tempo che gli agenti dell'UCS speravano di richiamare un Maestro. «Era stata male anche prima» intervenne Sam. «Per questo ci ha chiamate.» «Cosa sapete dell'Highlander?» si informò, decidendo di mettere alla prova le due estranee. Sam non si scompose. «Sono preoccupata. Se quel-l'uomo viene torturato, Brie ne risentirà ancora.» «Non sopravvivrà» intervenne l'altra, angosciata. «Non l'avevo mai vista in uno stato simile.» «Portatela al Cinque» ordinò Nick. Essendo un'orga-nizzazione segreta, il CAD aveva una struttura ospeda-

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liera speciale, nota come Cinque. Mentre Brie veniva distesa in barella, lui prese da parte Frank. «Una reazio-ne empatica estrema la potrebbe uccidere?» «Non te lo so dire.» «Sarebbe più sicuro tenerla sedata finché non elimi-niamo la fonte delle sue percezioni?» Quando il medico annuì, gli disse: «Fallo». «Resto con lei» affermò la bionda che pareva uscita da Vogue. Nick l'afferrò per le spalle e la squadrò con la mag-gior freddezza possibile. Non gli risultava difficile: stava cominciando a irritarsi. Di quanto erano al corrente quelle due? «Signora, non le è permesso rimanere insieme a lei. Adesso venga con me in ufficio, insieme alla sua ami-ca.» «Dopo che avremo riferito quello che sappiamo, la prego di lasciarmi stare vicino a Brie» lo scongiurò lei, prossima alle lacrime. «Ci penserò.» Nick guardò la guerriera e le lesse nella mente. «Venite con me. Intanto mando i nostri agenti in perlustrazione. Se il vostro amico è in città, lo scove-remo.» Sam Rose lo squadrò con aperta ostilità. Era chiaro che avrebbe preferito partecipare alle ricerche. «D'ac-cordo» concesse infine. «Spero solo che lo troviate vi-vo.» Brie annaspava nelle tenebre. Udiva voci, ma sem-bravano lontanissime; le voleva raggiungere. Il buio che le ottenebrava il cervello si attenuò un poco. Doveva concentrarsi. Stava succedendo qualcosa. Lei ignorava

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dove fosse, ma sentiva la presenza rassicurante di Tabby e Sam. «Brie? Sono io, Tabby. Mi senti?» La voce era più distinta. Perché Brie si sentiva così pesante, così confusa? Cercò di reagire e un bagliore la raggiunse dietro le palpebre chiuse. Alla fine aprì gli oc-chi. Subito riconobbe la luce fredda di un ufficio o di una camera d'ospedale. Tabby le teneva la mano. «Ben tornata.» Lei guardò i suoi occhi d'ambra. Senza occhiali, non vedeva quasi niente, ma non ne aveva bisogno per di-stinguere la sua espressione preoccupata. La mente funzionava ancora a rilento, ma aveva la netta impres-sione di dover ricordare qualcosa con urgenza. E di col-po serrò le dita della cugina. «Aidan!» Tutto le tornò alla mente. «Lo avete trovato?» Mentre parlava, notò la forma indistinta di Sam, in piedi accanto alla sorella. E dietro di loro c'era Nick. Anche se il suo volto era sfo-cato, Brie ne avvertiva lo sguardo gelido. «No.» Tabby le mise gli occhiali sul naso. «Va me-glio?» Il terrore l'assalì. Era chiaro che Aidan stava subendo una tortura. Forse era ancora vivo oppure poteva essere già... morto. «Come stai?» si informò Nick. Brie aveva quasi paura a guardarlo in faccia. Era un tipo virile di circa trent'anni, alto, muscoloso e attraen-te. Piaceva alle donne e si divertiva a fare il macho, ma sul lavoro era serissimo. «Sono stata sedata?» Trovò il coraggio di fissarlo ne-gli occhi e notò la sua tipica aria inflessibile. «Sì, ma abbiamo diminuito la dose perché è ora di

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fare quattro chiacchiere» le rispose con un sorriso inco-raggiante, che però non raggiunse gli occhi azzurri. «Sono passate ventiquattr'ore, Brie» le spiegò con dolcezza Tabby, gli occhi colmi d'ansia. Lei ricordava di avere combattuto contro sofferenze atroci. «Lo stanno ancora tormentando» boccheggiò. «Ogni volta che ti abbiamo riportata alla coscienza, hai ricominciato ad avere forti reazioni empatiche ri-spetto al tuo amico» la informò con freddezza Nick. Brie batté le palpebre. Quanto aveva rivelato, senza rendersene conto? Nick aveva sottolineato il termine amico ed era irritato. «Magari potresti fornirgli qualche indicazione utile per rintracciare Aidan» le suggerì Tabby. «Mi è difficile pensare» ammise lei. Era stata Tabby a parlargli dei Maestri del Tempo? Per quanto si sentisse ancora piuttosto frastornata, Brie capiva che Nick non sarebbe rimasto sorpreso nello scoprire che le voci sul-l'esistenza di guerrieri impegnati a combattere il male erano vere. Sembrava sapere già tutto. «Svegliala ancora un po'» disse al medico. Man mano che l'effetto del sedativo diminuiva, Brie si accorgeva di quanto fosse esausta. Aveva la nausea e la faceva male tutto il corpo, come se fosse stata pic-chiata. La mente, però, stava tornando lucida. Che cosa avevano fatto ad Aidan? Era ancora in vita? «Come pos-so aiutarlo?» gli chiese tremando. Nick mandò via il dottore, poi congedò Tabby e Sam. «Arrivederci.» «Non la posso lasciare» protestò allarmata Tabby. «Sì, invece» ribatté lui, indicando la porta. «Solo per qualche minuto.»

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Brie non voleva rimanere sola con lui e la cugina lo percepiva. Sam indirizzò un'occhiataccia a Nick. «Non la maltratti.» Dopo che furono uscite, lui attaccò: «È importante che tu sia sincera. Se vuoi renderti utile al tuo amico, devi essere chiara su chi stiamo cercando». Brie avrebbe voluto essere più lucida. «Si chiama Ai-dan e non è del nostro secolo.» Si interruppe. «Proviene dal passato, Nick.» «Quando hai conosciuto questo Highlander?» le do-mandò in tono inespressivo. «Un anno fa» sussurrò lei, sperando di fare la cosa giusta rivelandogli la verità. «Non ti stupisce» notò fis-sandolo negli occhi. Nick incrociò sul petto le braccia muscolose. «Parla-mi di lui.» Brie si sforzò di riflettere. La Confraternita era segre-ta, come aveva sottolineato Allie, ma lo era anche il CAD. «Quando l'ho incontrato, proveniva dal Castello di Carrick, dall'anno millequattrocentotrenta. Aveva po-teri speciali, Nick, proprio come i demoni.» Lui la scrutò con intensità e lei ebbe l'inquietante impressione che le stesse leggendo nella mente. «Aidan di Awe ti dice qualcosa?» le chiese alla fine. In quel momento ogni residuo stordimento si dileguò dalla sua mente e vide con estrema nitidezza gli occhi d'acciaio che la fissavano. Dunque Nick sapeva tutto dei Maestri. «Già» confermò lui. «È da tanto tempo che ne volevo portare uno qui.» Non aveva ancora terminato la frase, quando lei udì Aidan.

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Il suo grido di dolore era furioso, disperato. Brie si immobilizzò. Aidan aveva perso tutto. Prima che si rendesse conto del significato di quel pensiero, un peso immenso la schiacciò. Urlò di terrore mentre altre pietre le cadevano addosso e la ricoprivano. Avrebbe voluto proteggersi, rialzarsi, invece rimase ferma e in silenzio, consapevole di essere intrappolata. «Che succede, Brie?» le giunse da lontano la voce di Tabby. Lei sbarrò gli occhi, ma vide soltanto oscurità. Quan-do tentò di muovere braccia e gambe, non ci riuscì. Aidan era sepolto vivo. Ed era tranquillo, rassegnato, privo di ogni speranza. Brie gli tese il braccio e lo sentì sussultare. Cercò di concentrarsi su di lui. Era immobilizzato. Come lei, non aveva difficoltà a respirare. Fissava il buio. Le pietre pesavano sulle sue membra, ma Aidan non se ne curava. Non lo stavano schiacciando: a ucci-derlo era l'angoscia. Stava aspettando la morte. Brie lo sentiva con chia-rezza. «È tutto a posto, tesoro. Sei qui con noi al Cinque.» Aidan, tentò di gridare lei. Non puoi morire! Ormai, però, le era sfuggito, diventando irraggiungi-bile. «Brie, mi senti?» La voce di Nick pareva arrivare da molto lontano. Lo udiva, ma non era in grado di rispondere. Aidan era dotato di grandi poteri; se avesse voluto, avrebbe potuto liberarsi dalle pietre che lo coprivano. Doveva entrare di nuovo in contatto con lui. Era abbastanza si-

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cura che avesse avvertito la sua presenza. Lo chiamò ancora: Aidan, non soccombere. Attese a lungo una ri-sposta, che non venne. Era insopportabile. Non morire! Sentì di nuovo la voce di Nick. «Sono io, Brie. Ti abbiamo somministrato un ansioli-tico e ti dovrebbe aiutare. Sei al CAD e ti stiamo curan-do. Hai un'altra reazione empatica. Guardami.» Di colpo rilassata, si voltò verso di lui. Il bel viso viri-le e il fisico sexy divennero progressivamente nitidi. Qualcuno le aveva messo gli occhiali, pensò con un sorriso. «Bene. Abbiamo bisogno di te per trovare l'Highlan-der. Dov'è?» Brie lo vedeva con chiarezza, sepolto sotto le mace-rie di una fortezza di pietra rossa, sulle sponde di un lago. «In un castello in riva a un lago, in Scozia... nel passato.» Era così meravigliata della propria risposta che per un istante esitò. Comunque quella era la verità. «Ne sei sicura? Sei certa che non sia in città?» «Sì.» Non era mai stata così sicura di nulla in vita sua. Prima si era sbagliata: Aidan non era vicino. Si ri-promise di rifletterci in seguito. «Non possiamo lasciar-lo morire.» Nick si voltò e disse alle due cugine: «L'incontro del-l'anno scorso andava segnalato. Avendo scoperto cosa state combinando, vi raccomando di informarmi su o-gni avvistamento futuro. Non farlo sarebbe illegale». «Non c'è nessuna legge che lo impone» sbottò Sam. «È la legge di Nick» ribatté lui. «Non vi conviene vio-larla.» Brie stava fluttuando a mezz'aria, euforica come se

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avesse bevuto troppe coppe di champagne. Sam si se-dette al suo fianco e le sorrise. «Il tuo boss è un vero stronzo.» «Sì» confermò lei, consapevole che Nick si era allon-tanato a grandi passi, come un cacciatore sulle tracce di una preda. La cugina si chinò e le bisbigliò all'orecchio: «Sto prendendo tutti i contatti possibili. Se è qui, qualcuno lo ha visto. Tu intanto riposa». «Non è a New York, è lontano.» L'ebbrezza era sva-nita. «Non voglio che muoia. Lo amo, Sam.» La cugina sbarrò gli occhi azzurri. «In questo mo-mento non sei in te, però ricordati che non possiamo cambiare il fato.» «Non è ancora il suo momento.» Un attimo dopo Sam se n'era andata ed era rimasta soltanto Tabby a te-nerle la mano. Poi, d'improvviso, comparve un bambi-no ai piedi del letto. Indossava un camice da ospedale e una curiosa cintura. Le parlava in tono pressante. Gli occhi azzurri le parevano noti, eppure non aveva l'im-pressione di conoscerlo. Brie non capiva le sue parole, ma ne coglieva la paura. Intuiva che voleva comunicarle un messaggio importante. «Cosa sta dicendo?» chiese a Tabby. «Chi?» le domandò lei, sorpresa. Brie tornò a guardare verso i piedi del letto, ma il bambino era scomparso. «Non ha importanza.» Probabilmente era solo un'allucinazione, si disse.

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Strip Clubdi Shayla Black

Mark Sullivan si tuffa nelle notti bollenti di Las Vegas per inca-strare un mafioso con cui ha un conto in sospeso. La sua co-pertura? Lavorare come spogliarellista in un locale notturno per sole donne la cui proprietaria, Nicki, è una seducente bellezza esotica dai penetranti occhi a mandorla e dal corpo mozzafiato.Ben presto Nicki irretisce Mark con il suo fascino e si trova a sua volta conquistata dai muscoli possenti, dalle movenze feline e dal sorriso ammaliatore del suo ultimo acquisto. Ma i due fanno a gara a chi nasconde più segreti. Nella caccia a un pericoloso delinquente, tra colpi di scena ad alto tasso adre-nalinico e incontri piccanti, l’attrazione che divampa tra loro è ancora più incandescente dell’atmosfera torrida dello strip club, più esplosiva delle armi puntate sulla coppia...

Bionda Samuraidi Jina Bacarr

Siamo alla fine dell’Ottocento, e già si preannunciano sentori di scandalo: a scatenare un vero putiferio sono le memorie di Katie, una fascinosa e spregiudicata signora americana deci-sa a raccontare ogni dettaglio, dal più elettrizzante al più mor-boso, della sua vita movimentata da appetiti insaziabili. Poi la scena si sposta in Giappone e non è che l’inizio di un lungo viaggio nei meandri più scabrosi e vibranti dell’erotismo. Ecco l’atteso ritorno della più stuzzicante e provocatoria firma della sensualità. E si tratta di un ritorno di gran classe, per-ché Jina Bacarr mette in campo, con la consueta maestria che non ha eguali e che ha saputo conquistare milioni di lettori in tutto il mondo, i suoi temi più cari, audaci e suggestivi, le si-tuazioni più scabrose e piccanti venate, però, di romanticismo.

Dal 13 maggio

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I Nuovi Special

Hannah Shay, futuro magistrato, ha un talento per le investi-gazioni che le torna utile quando a Black Falls si sviluppa una pericolosa rete di killer a pagamento. E i sospetti ricadono su un uomo che appartiene al suo passato.Al futuro di Hannah appartiene invece Sean Cameron, che è ritornato nel Vermont per indagare sulla morte del padre. Le sue idee, però, sono diverse da quelle di Hannah. Attratti l’uno dall’altro, entrambi non intendono cedere e si dichiarano aperta ostilità. Ma nel silenzio dei boschi, qualcuno è pronto ad appro-fittarsi della situazione.

Un intreccio ad altissima tensione. Un evento destinato a entrare nella Storia. Un uomo e una donna uniti in una strenua lotta contro il terrore.Irak. Una donna salva la vita di un americano. Credendo che lui possa aiutarla nel suo desiderio di vendetta, lo accompagna nel suo ritorno a casa, negli Stati Uniti. California. Una madre va a prendere il figlio a scuola, ma sco-pre che suo marito è arrivato prima ed è scomparso senza la-sciare notizie.Montagne Rocciose. Un poliziotto, spinto dalle parole miste-riose di una bambina, si lancia in un’indagine che lo conduce in una scuola dove è iniziato il conto alla rovescia per un evento che riscriverà la Storia... Tre sconosciuti intrappolati in un disegno destinato a cambiare il mondo in solo sei secondi...

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Dall’8 maggio

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