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ANNO XIII - N .9. Esceunavoltaalmese . SETTEM B RE 1889 DIREZIONEnell'OratorioSalesiano - ViaCottolengo,N .32,TORINO Sommario :L'operadeiCatechismi- LeFesteSa- lesianeaFaenza -NOTIZIEDELLENOSTRECASE D'AMERICA : DallaPatagoniaMeridionale ; dal Brasile-Ilmeritopremiatoall'OratoriodiSan FrancescodiSalesinTorino - ConferenzeSale- sianeaPavia,aViterbo,Novara,Casale - Bi- bliografia - Unarettifica -Cooperatoridefunti nelLuglioedAgosto . L'OPERADEICATECHISMI Il Catechismo ! L'insegnamento della dottrina Cristiana . Eccoilgranbisogno delgiorno!Ilsecolo XIX vaincontroa terribilicatastrofi,specialmenteperché nellemassedelpopolosièillanguidita lafiaccoladelleeterneverità,equindi soloaibenipresentisianelaequesti conseguiresivoglionoaqualunquecosto . IPastoridellaChiesafannosentirela lorovoce,maessimancanodiqueimezzi coiqualiunavolta,padridelpopolo,po- tevanoattrarreasèicarifigliuoli .Molti diessisitrovanosolienonhannochi liaiutinelnobilissimoministero . La madredifamigliaeraunavoltailprimo catechistadellapropriafigliuolanza,il maestrodiscuolaerailcatechistadei propriiallievi .Edoramancanoingran- dissimapartedellaCristianitàquestipo- tentiausiliariidelparroco,etoccaalui soloradunareifanciulli,eparlaread essidiGesùCristo,della .Chiesa, .della vitaeterna,perbrevemezz'oraallado- menica,eaqueipochichepuòracco- gliereeinmezzoatuttolealtregravi incombenzedelsacroministero. Moltiparrochisonoincagliatinelloro pastoraleufficio,elorotoccasostenere unalottaviolenta,perconservarealla Chiesaleanime,cheinmilleguisesi cercadiallontanaredalei .Imaestri dellascuolaoggidìsonoingranparte maestrid'empietà ;iricreatorilaici, le passeggiateginnastiche,igiornaliei libricattivi,l'incuriadeiparenti,tutto congiuraascemareedancheafarper- derelafedealleanime,allontanandole dall'insegnamentodelVangelo ;perchè comecrederanno,senonascoltanochi lorodevepredicare? Fidesexauditu,au- ditusautemperverbumChristi .(1) Moltidiquestipastoripotrebberosu- peraretantedifficoltàcollacaritàanche materiale,opporrericreatoriaricreatori, soccorsiasoccorsi,vincereicuoricon (1)Rom .X .17 .

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ANNO XIII - N. 9.

Esce una volta al mese .

SETTEM BRE 1889

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N . 32, TORINO

Sommario : L'opera dei Catechismi - Le Feste Sa-lesiane a Faenza -NOTIZIE DELLE NOSTRE CASE

D'AMERICA : Dalla Patagonia Meridionale ; dalBrasile -Il merito premiato all'Oratorio di SanFrancesco di Sales in Torino - Conferenze Sale-siane a Pavia, a Viterbo, Novara, Casale - Bi-

bliografia - Una rettifica - Cooperatori defuntinel Luglio ed Agosto.

L'OPERA DEI CATECHISMI

Il Catechismo ! L'insegnamento delladottrina Cristiana . Ecco il gran bisognodel giorno! Il secolo XIX va incontro aterribili catastrofi, specialmente perchénelle masse del popolo si è illanguiditala fiaccola delle eterne verità, e quindisolo ai beni presenti si anela e questiconseguire si vogliono a qualunque costo .I Pastori della Chiesa fanno sentire laloro voce, ma essi mancano di quei mezzicoi quali una volta, padri del popolo, po-tevano attrarre a sè i cari figliuoli . Moltidi essi si trovano soli e non hanno chili aiuti nel nobilissimo ministero . Lamadre di famiglia era una volta il primocatechista della propria figliuolanza, il

maestro di scuola era il catechista deiproprii allievi. Ed ora mancano in gran-dissima parte della Cristianità questi po-tenti ausiliarii del parroco, e tocca a luisolo radunare i fanciulli, e parlare adessi di Gesù Cristo, della . Chiesa, . dellavita eterna, per breve mezz'ora alla do-menica, e a quei pochi che può racco-gliere e in mezzo a tutto le altre graviincombenze del sacro ministero.Molti parrochi sono incagliati nel loro

pastorale ufficio, e loro tocca sostenereuna lotta violenta, per conservare allaChiesa le anime, che in mille guise sicerca di allontanare da lei. I maestridella scuola oggidì sono in gran partemaestri d'empietà ; i ricreatori laici, lepasseggiate ginnastiche, i giornali e ilibri cattivi, l'incuria dei parenti, tuttocongiura a scemare ed anche a far per-dere la fede alle anime, allontanandoledall'insegnamento del Vangelo ; perchècome crederanno, se non ascoltano chiloro deve predicare? Fides ex auditu, au-ditus autem per verbum Christi . (1)Molti di questi pastori potrebbero su-

perare tante difficoltà colla carità anchemateriale, opporre ricreatori a ricreatori,soccorsi a soccorsi, vincere i cuori con

(1) Rom. X. 17 .

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unire al pane della parola di Dio largi-zioni alle famiglie più povere, premii agliallievi più diligenti . Ma essi stessi talorasono poveri, e devono stentare la .vita,perchè le loro chiese sono spogliate deiproprii beni, e le poche rendite sono ri-dotte ai minimi termini da svariati ag-gravii ed imposte . .Come fare adunque perchè in ogni luogo

trionfino le verità della religione, per porreargini ai mali che irrompono, per salvarela presente e le future generazioni? Riu-nire le forze vive , le anime generose,delle quali è sempre ricca la Chiesa Cat-tolica, e queste organizzarle allo scopodi diffondere l'istruzione dei Catechismi .Ecco l'opera nobilissima ed oggidì una dellepiù importanti. Questo per buona venturada più anni si va facendo in molte parti .I cattolici Francesi profondono milionie milioni per fondare e sostenere le scuolelibere, nelle quali si insegni il catechismo .Egualmente fanno i cattolici del Belgio .A . Bruxelles si stabilì fin dal 1851 l'operadei Catechismi fondata e diretta a gloriadel SS. Sacramento dalle Dame dell'Ado-razione, e questa in moltissime parrocchiepresta il suo aiuto efficace al Clero . Invarie diocesi si fece legge che i parrociinsegnassero il Catechismo ai fanciulliper un'ora al giorno per tutta la stagioneinvernale. In molte altre i Vescovi stessi,non ostante le altre gravissime cure, adimitazione di S. Francesco di Sales ,fanno personalmente il catechismo ai gio-vanetti ed al popolo. Noi in Italia ab-biamo in varie provincie fiorentissimi icatechismi organizzati con tanta sapienzada S. Carlo Borromeo, il quale fin daisuoi tempi vide la necessità che i buoniCristiani secolari prestassero il loro con-corso ai parroci nell'insegnamento deiprimi rudimenti della Dottrina Cristiana .

Non ostante questi sforzi così commen-devoli, in quante regioni si può affermareche i piccoli chiedono il pane della pa-rola di Dio e non vi ha chi loro lo spezzi!In quante altre vi è necessità di rifor-mare gli antichi metodi, adattandoli alleesigenze dei tempi, di ricorrere alla fon-dazione di Oratorii festivi, di istituire so-dalizi che estendano la loro influenzafin dove non può giungere quella delParroco !

Sono questi in parte i fini che si è pre-fisso il dotto Vescovo di Piacenza nelradunare il primo Congresso Catechistico,il anale avrà un interesse rande in tutta

la Chiesa, e le sue deliberazioni non po-tranno a meno che avere un'eco anchenelle più lontane regioni ; queste sarannoil risultato di studi profondi sui bisognidi questo secolo e sui mezzi che l'espe-rienza ha dimostrati più convenienti araggiungere lo scopo .Dal canto nostro, mentre raccoman-

diamo in primo luogo alle preghiere ditutti i nostri Cooperatori questo Congresso,acciocchè Iddio voglia farlo riuscire feli-cemente alla sua maggior gloria, e trarneun gran bene per le anime, noi ricor-diamo come D. Bosco, nell'istituire il lorosodalizio, avesse pure di mira che ogniCooperatore aiutasse il proprio parrocospecialmente per la salvezza della gio-ventù pericolante e per i Catechismi. ICooperatori sono legati alla Pia SocietàSalesiana, esso diceva ; ma lo scopo pri-mario si è che lavorino nelle diocesi enelle parrocchie sotto la guida e in aiutodei loro pastori .Noi vorremmo che ogni Cooperatore

fosse un catechista, che o per suo mezzo,o per mezzo di altri cercasse di esercitarequesto nobilissimo fra tutti gli ufficii, ecosì inerente al carattere di Cristiano .Fare il catechismo è proseguire la Mis-sione di Nostro Signore Gesù Cristo. Que-sto divin Maestro nel tempio di Gerusa-lemme non solo proferiva i suoi magnificie sublimi discorsi al cospetto dei sapientid'Israele, ma per tre anni e mezzo spie-gava con tutta semplicità alle turbe edai fanciulli i principii della religione .Quello che Egli faceva comandava chepraticassero i suoi discepoli . Ecco l'isti-tuzione dei Catechismi e dei Catechisti .A coloro poi che li avrebbero aiutati, soc-corsi, albergati prometteva premio ugualea quello del discepolo, fosse pure il soc-corso di un solo bicchiere d'acqua fresca .

E così bene l'intesero i primi Cristianiche ricevuto il battesimo adempivano su-bito l'ufficio del Catechista. La conver-sione del mondo si deve in gran parteai semplici Cristiani . Infatti in tempo dipersecuzione come potevano i Vescovi ei sacerdoti, nascosti nelle catacombe, oerranti da un luogo all'altro, pochi di nu-mero a petto delle moltitudini, decimatidal ferro dei persecutori, in un lassobreve di tempo aiutare la faccia delmondo? È vero che concorrevano mira-coli strepitosi a commuovere le città ele intiere provincie, ama l'opera dei Cate-chismi era incessante . La madre conver-

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tita convertiva la sua famiglia . Un pa-drone che aveva conosciuta la verareligione si adoperava di farla conoscerealle turbe dei suoi schiavi. Un centurione,un tribuno battezzato si dedicava a trarrea Gesù Cristo i soldati della sua legionee della sua coorte . Un cortigiano alla,corte che aveva piegato il ginocchio allacroce riempiva l'aula stessa dei tiranni diadoratori del vero Dio, e vediamo glistessi membri della famiglia imperialeconvertiti dai catechismi di un poveroschiavo. Il martire, nella carcere, innanziai tribunali, in mezzo ai tormenti, nel-l'ora della morte, si ricordava sempre delsuo ufficio di catechista, e i suoi carce-rieri, gli spettatori dei suoi patimenti,gli stessi carnefici si rendevano alle sueaffocate parole, e riconoscevano GesùCristo per vero Dio . E notate ancora chequest'anime generose, come consta damille fatti della storia Ecclesiastica, man-davano al Vescovo e al Sacerdote le loroconquiste, i quali le accoglievano nelgregge di Gesù Cristo e le confermavanonella fede.Oh se anche noi ci animassimo a que-

sti sentimenti ! Se pensassimo che Diomandavit unicuique de proximo sito, conquanta facilità accresceremmo il numerodei veri Cristiani, il numero dei beati chein cielo per nostro merito canterebberoeternamente il cantico del trionfo ! Un po'più d' amore a Gesù Cristo, e saremopronti ai piccoli sacrifizi, per farlo cono-scere ed amare ancora dagli altri .

O cari Cooperatori ! O amici di D. Bo-sco, osservate il vostro numero e il beneche potete fare. Siete ormai cento mila!Moltissimi di voi sono padri e madridi famiglia, maestri e maestre di scuola .E il Catechismo che i bambini imparanodalle vostre labbra non si dimentica più .E qual difficoltà vi sarebbe far ripetereloro in famiglia tutti i giorni per qualcheminuto una risposta di quel piccolo libroche contiene le parole di vita, con al-cuna breve esortazione di amar Dio, esserdivoti della Madonna, fuggire il pec-cato? Così facendo, chi non vede il beneimmenso che si otterrebbe iAggiungete : se tutti quelli che pos-

sono mandassero i loro figli alla dome-nica ai catechismi parrocchiali, se pressoi parenti, gli amici, si usasse della propriainfluenza, perchè essi pure sorvegliasseroche i loro fanciulli fossero puntuali al-l'adempimento del dovere d'istruirsi, po-

treste numerare quanti sarebbero messisulla via del Paradiso , coll'amore allapropria religione?

Se tutti i Cooperatori e Cooperatrici, ofacendo il catechismo ad una classe inparrocchia, o provvedendo premii per igiovanetti più assidui e diligenti, o soc-corsi alle loro famiglie, o anche largheg-giando, specialmente nelle città, del su-perfluo che loro ha dato la divina Prov-videnza, per concorrere e fondare Oratoriifestivi, coadiuvassero il proprio parroco,credete voi che sarebbero pochi quelliche giungerebbero al porto della eternasalute per mezzo . vostro? A consolazionedella Chiesa sarebbero migliaia di animeche condurremmo o conserveremmo aDio, se ogni Cooperatore e Cooperatricezelasse l'insegnamento del catechismo se-condo le proprie forze, e s'inspirasse allevirtù dei buoni Cristiani degli antichitempi, affin di propagare nel mondo lareligione Cattolica .

Mettiamoci dunque all'opera, ed oltreil conforto di giovare al buon costumeed alla civile società, ci procaccieremo ilpremio promesso da Dio a coloro cheguidano altrui nelle vie del bene, di ri-splendere cioè un giorno in Cielo siccomefulgidissime stelle per tutta la eternitàQui ad justitiam erudiunt multos, fulgebuntquasi stellae in perpetuas aeternitates . (1)

(1) Dan. XII, 3 .

LE FESTE SALESIANE A FAENZA

Nelle pagine della storia di D . Bosco edella Pia Società di S . Francesco di Salesverrà sempre ricordata con gratitudine la ge-nerosa città di Faenza . Quanto essa fece perconcorrere allo zelo del fondatore dei Sale-siani è dimostrato dagli edifizi che ora sor-gono per ricovero dei giovanetti e per l'O-ratorio festivo, e da' sussidi coi quali essane assicura continuamente l'esistenza ed ilprogresso. Ed ora ultimavisi una grandiosacappella, da vario tempo desiderata, neces-saria per rendere a Dio quel culto che elevale anime al cielo, ingentilisce le menti e vaeducando i cuori. Questa cappella si pensòdedicarla a Maria SS . Ausiliatrice, e dovevaessere benedetta il giorno 13 di Luglio . Inostri Cooperatori desideravano che D . Mi-chele Rua assistesse a così cara funzione, eil desiderio venne soddisfatto da chi cono-

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sceva quanto amore D. Bosco portasse aquegli ottimi cittadini Romagnoli .

Una lettera scrittaci da Faenza ci dà no-tizia di queste feste

Faenza, 8 Agosto 1889.

Signor Direttore,Ella desidera qualche notizia sulla bene-

dizione della nostra Chiesa, sulla conferenzadel sig. D. Rua, sulle nostre feste . Vera-mente parvero a tutti, e furono per certo sìbelle, che crederei mancare al mio dovere senon gliene dessi una qualche idea. Sarebbeimpossibile descrivere la splendidezza, la gio-vialità, la religiosità profonda ed il fruttogrande con cui furono celebrate. La città stessane fu tanto impressionata, e non parla d'altro .«Oh che belle, che sante feste ! » è la voce d'o-gnuno. D . Rua stesso e D. Lazzero ripetevanospesso non trovarne un riscontro se non nellefeste della dedicazione del tempio di Maria SS .Ausiliatrice in Torino . Ed è giusto ; poichè, sela nostra Casa è sotto la protezione di S . Fran-cesco di Sales, la nuova chiesa pure è dedi-cata a Maria SS . Ausiliatrice ; se la Casatanto si avvicina nelle sue vicende alla CasaMadre, si ha tutto a sperare che anche que-sto santuarietto, di cui ogni pietra è monu-mento di una beneficenza di Maria, comequello, sia nel suo piccolo il fonte di tantegrazie per coloro che in questo luogo ricor-reranno ai piedi di Maria SS . Ausiliatrice .Giovedì a sera 11 luglio giungeva a Faenza

D. Rua, accompagnato da D . Lazzero, attesoalla stazione dal Rev .mo sig. Parroco Botti,da D . Taroni, direttore spirituale del Semina-rio, e dal Direttore della casa Salesiana, efesteggiato nel collegio da molti amici ac-corsi e dai giovani alunni. All'indomani egliaffrettavasi ad ossequiare l'esimio nostro Pa-store, e sabato, 13, fu a celebrare la S . Messanel nostro Venerabile Seminario, ove i Chie-rici fecero la Comunione generale . Parlòdell'amore che Gesù Cristo ci porta, dell'a-more che noi a lui dobbiamo specialmente iChierici ed in che modo è loro dovere dimo-strarglielo . Quei. buoni Seminaristi entusia-smati lo attesero all'uscire, lo assediarono enon finivano di applaudirlo : pareva non po-tessero distaccarsene . Ben s'accorgevanoche il sig. D. Rua aveva ereditato quel-l' affetto che D . Bosco sentiva così vivoper Faenza e pel Seminario . Il che D . Ta-roni esprimeva a nome di tutti in uno stu-pendo sonetto .

Intanto ogni cosa era disposta per l'aperturae benedizione della, nuova Chiesa dell'Istitutoe quindi per la Conferenza . Già un gran nu-mero d'invitati si era versato nei cortili . Alleore 9 i Seminaristi più grandi, uniti ai no-stri giovanetti, erano già essi pure ad atten-dere Mons. Vescovo, il quale giunse salutato

da un evviva generale e dalla nostra banda

musicale. Compiuto il sacro rito, si spalan-cano le porte, la Chiesa addobbata ed ornatanel miglior modo si riempie tosto, ognunoprende il suo posto, ed incomincia la fun-zione per la conferenza .I nostri piccoli musici, coadiuvati da

quelli venuti da Torino e da alcuni dei mi-gliori della città, guidati dal sempre caroDogliani, intonano il Sacerdos et Pontifexdi Mons. Cagliero. Si legge un tratto dellavita del nostro S . Patrono, s'intona il VeniCreator . Mons. Vescovo, che presiede dallasua cattedra in Cornu Evangelii, ne dice l'O-remus, ed ecco D. Rua, presa la benedizioneda Monsignore, presentarsi sul pulpito . Lasua parola ebbe il plauso universale, ma diquesta io non posso essere altro che un'ecomolto fioca

Eccellenza Rev.ma, Benemeriti Signori Coo-peratori e Cooperatrici, sia ringraziato Iddio,sia benedetta Maria SS . Ausiliatrice ! Questeespressioni sgorgano spontanee dal mio cuorealla vista di questa Chiesa, innalzata ad o-nore di Gesù e di Maria . I nostri cari giovanipotranno esclamare : Quam dilecta tabernaculatua, Domine,quam dilecta tabernacula tua !Quanto sono cari, o buon Dio, quanto sonodolci i tuoi tabernacoli ! Oh qual pace, qualdolce consolazione l'animo prova in mezzo diessi, ove abita in persona il nostro Divin Sal-vatore ! Oh sì : Laudate, laudate, pueri, Domi-num, laudate nomen Domini! Lodate, o gio-vanetti, lodate il Signore che è sì buonolodatelo colla vostra lingua, lodatelo coi vostricuori. Fate echeggiare per la prima voltaquesto luogo sacro coi vostri cantici : Sit no-mea Domini benedictum ex hoc, nunc et usque insaeculum ! Oh sì, benedetto sia il Signore, bene-detto sia il suo santo nome ora e per tutti i se-coli ! - E siate benedetti e ringraziati anchevoi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Coo-peratrici, che foste per tutti questi giovanettii generosi strumenti della Divina bontà . Eper mezzo mio vi ringraziano essi pure dellavostra carità così pronta e continua in tuttii loro bisogni, e vi promettono che preghe-ranno il buon Dio, affinchè benedica voi, levostre famiglie, e vi conceda lunga vita e felice .Le loro e le nostre preghiere saranno continue,perchè a noi e ad essi altri succederanno inquesta casa, ove le loro preghiere vi accom-pagneranno nell' eternità e affretteranno ilvostro ingresso nella gloria del Paradiso agliamplessi di Dio .Ed ora quale sarà il tema che brevemente

vengo a svolgervi ? Parlerò di voi e dell'o-pera vostra, che con tanta carità avete con-dotta così prosperamente, di quest'opera dellaquale D. Bosco deve certamente godere dalcielo .

Correva l'anno 1881, quando abbiamo visto

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pregare D . Bosco, perchè volesse aprire unasua Casa nella loro città . Contemporaneamenteda varii altri luoghi e da persone di altissimaconsiderazione venivano presentate con ur-genza domande di altre Case per provvedereai gravi bisogni della gioventù povera edabbandonata. Che cosa farà D. Bosco? Man-cava di mezzi materiali, tutto il suo perso-nale era già occupato nei varii collegi, sapevaper pratica a quali e a quante difficoltà vaincontro chi si accinge a simili imprese, lamoltiplicità delle domande lo metteva soprapensiero per la scelta . Quindi sulle primerispose a tutti di non poter assecondare illoro desiderio, ma poscia per le replicate edaffettuose istanze, decise in favore di Faenza .Esso ancora non conosceva quante anime ge-nerose fossero in questa città, e ben si puòdire essere stata tale preferenza inspirata daDio .Nel novembre pertanto di quell'anno si

dovevano mandare alcuni pochi Salesiani inquesta città, ma era necessario trovar loroun direttore, cosa difficile, poichè già tutti isacerdoti erano al loro posto. D. Bosco sirivolse a Maria, perchè gl'indicasse su chidovesse cadere la scelta . In quel mentre D .Rinaldi Giovanni Battista partiva da Torinoper recarsi in Sicilia, ove era aspettato, enello stesso tempo giungeva una lettera daFaenza che instava perchè D. Bosco mandassei promessi suoi figli il più presto possibile .Allora D. Bosco scrive tosto a Roma alDirettore della casa salesiana, dicendogli che,se D. Rinaldi non era ancor passato per an-dare in Sicilia, aspettasse colà nuovi ordini .Ma si teneva per certo che già fosse giuntoa sua destinazione . La risposta sorprese D .Bosco. D. Rinaldi non si era ancor visto inRoma. Che cosa era accaduto?

Il treno in cui egli viaggiava aveva de-viato, e questa era stata la causa provviden-ziale del suo ritardo . D . Rinaldi, giunto in-colume a Roma, ricevette l'ordine di recarsisubito a Faenza per dirigere la nuova Casa .« Temo di non riuscire in quest'ardua im-presa ; si preghi per me! » egli rispose al Su-periore. E partì. Arrivato a Faenza, trovò unapiccola casa, assai ristretta e appartata . Lìcominciò l'opera, e la gente correva . Ma pervarie cause continuava grande lo scoraggia-mento. Il giorno 20 Novembre il Direttorecelebrava la sua Messa, e, arrivato al Van-gelo, legge queste parole : Nolite timere, pu-sillus grex . Non vogliate temere, o piccologregge, ci sono io, io a vostra difesa . Questeparole, che a lui potevano bene riferirsi,gl'infusero coraggio, e si cominciò l'Oratorio .I giovani crescevano di numero, e si andòavanti in tal modo per quattro anni circa .Ma D . Bosco non era solito mandare i suoifigli, perchè solamente nella domenica eser-citassero la loro divina missione ; conoscevaesservi bisogno di un ricovero per i giovanipiù abbandonati . E nel 1882 venuto egli a

Faenza, radunava nella Chiesa dei Servi isuoi cooperatori, e teneva loro una conferenza .Voi ricordate come dicesse aver esso pienaconfidenza nella vostra carità . E quando ilDirettore per le continue difficoltà che sorge-vano diffidava alquanto, D . Bosco gli ripetevaSta tranquillo, giacchè non sarai abbandonato !Intanto eravamo all'84, e non si erano ancorpotuti ricoverare tanti poveri ragazzetti, sparsiqua e là per le strade . Gli ostacoli al com-pimento dell'impresa si facevano sempre piùgravi, e talora parevano insormontabili . Al-cuni molto si adoprarono per far costringerei Salesiani a ritirarsi da Faenza, dicendo cheper essi si era perduta la pace nelle famigliee nella città stessa, e che erano cagione didiscordie . Ma costoro senza saperlo coopera-vano alla Divina Provvidenza in favore deiSalesiani stessi. Iddio quindi benedica i no-stri avversarii e li copra colle ali della suamisericordia .Era morto molti anni addietro in Faenza un

pio signore, il conte Naldi . Tenero del bene dellagioventù, aveva lasciato il suo palazzo colgiardino, perchè vi si stabilisse una casa d'e-ducazione. I religiosi chiamati , trovataladisadatta allo scopo, chiesero ed ottennero difare una permuta, e la casa fu venduta . Loscopo del testatore pareva defraudato . Ma laDivina Provvidenza vi rimediava in modo pro-digioso! Essa destinava il Direttore Salesianoad eseguire le sante diposizioni del Naldi .

Un bel mattino, mentre quasi nulla si sa-peva per la città, i Salesiani si trovano nellacasa del Naldi, comprata dai nostri benefat-tori. In questa si era preparato un piccoloaltare . D . Rinaldi celebrò quivi la primaMessa, e nel vangelo di quel giorno lesse dinuovo queste parole : N olite timere, pusillusgrex . Queste parole gl'infusero novello corag-gio ; si persuase che Dio l'avrebbe sempreaiutato e celebrò per tutti i defunti benefat-tori; quindi si mise a riordinar l'Oratorio . Eil fatto dimostrò veramente che tale era lavolontà di Dio . Il Cottolengo stesso, che pureha dovuto tanto e tanto lottare, dimandatoda alcuni come avvenisse che l'opera sua,tuttochè qua e là sbalzata, nondimeno prospe-rasse maggiormente, rispose : Vedete, noi fac-ciamo come i cavoli, i quali trapiantati, diven-tano più belli e rigogliosi . E così pure era statodei Salesiani a Faenza . La prima loro casa,assai ristretta, era stata piantata nel Borgoma poscia venne trapiantata in terreno piùspazioso, più atto ad operare il bene e piùacconcio ai bisogni della gioventù . E si an-dava dicendo : Oh che miracolo fa la DivinaProvvidenza ! Si vede proprio che Iddio luditin orbe terrarum . Allora l'opera cominciòveramente a fiorire. Benchè di quando inquando le tribolazioni si facessero sentire, purele parole : Nolite timere, etc . risuonavanosempre nel cuore dei Salesiani . Quindi si dièmano ad ingrandire il locale .

Ed io mi ricordo che nel 1885 passando per

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di qua, vidi la piccola chiesa composta di duestanze al pian terreno, e dissi allora : Mancala Chiesa ; ne parlerò a D . Bosco, egli prov-vederà al bisogno . Ne parlai infatti con lui,che mi rispose tosto : L'opera è troppo neces-saria, dunque avanti ; la carità dei Faentinison certo che non mancherà. Ed ecco che laChiesa è ormai condotta a termine, e domanivi celebreremo la prima solennità .

Sia dunque lodato il buon Dio, sia bene-detta Maria SS . Ausiliatrice . Siamo loro ri-conoscenti! Essi hanno incominciato quest'o-pera, essi la condurranno a compimento, maper mezzo vostro, o miei cari cooperatori .

Alcune costruzioni non sono finite e il cor-tile degli esterni è tutto ingombro di mace-rie . Il direttore mi diceva che ha grossidebiti ed essere costretto lunedì a licenziaremolti lavoranti . Ma io gli ho risposto : Statranquillo, Maria non ti abbandonerà! CariFaentini, vi raccomando adunque caldamentequest'opera che è vostra . Si tratta di poterraccogliere un numero maggiore di giovani,affine di provvedere al loro bene . Deh! nonci abbandonate ; non abbandonate il poveroDirettore ! Noi siamo esausti . Il manteni-mento di tante Case, la fondazione di nuoviospizi, le missioni esigono somme enormi ,dunque soccorretelo voi . Il ricco faccia offerteproporzionate allo stato suo, il povero lo imiti .Non arrossite se date anche poco . Iddio tuttogradisce ; e così anche l'operaio presti l'operasua. Ricordatevi che D . Bosco diceva semprea' suoi cooperatori : Siate generosi, non temetela limosina cagioni deficienza nelle vostresostanze. Ho dalla mia parte una gran Te-soriera che ama largamente ricompensarvi .

D. Rua era stato ascoltato con somma at-tenzione e soddisfazione . Dopo di lui Monsi-gnor Vescovo pronunciò nobilissime paroledelle quali qui riassumo la traccia

Giocondo, amatissimi figli, giocondo è lospettacolo che mi si presenta in questo giornofaustissimo. Sono un padre in mezzo ai figli,dei quali ora partecipo alla gioia . Tutto, tuttoche mi sta innanzi assai mi gioconda . Io gododi trovarmi a fianco di quest' Uomo di Dio,di cui la carità è grande come quella dell'in-dimenticabile D. Bosco. Godo di vedere lavostra frequenza a questa cara radunanza,nel vedermi innanzi questi buoni fanciulletti,nell'osservare questo ospizio, nel contemplarequesta nuova Chiesa . Ed esclamo meravigliato :Donde tutto questo in tempi di tante difficoltà?Dalla vostra caritatevole beneficenza, o di-letti figliuoli . Benedetti voi, che avete fattoopera a Dio tanto cara . Voi avete fatto me-ravigliare i presenti e più farete meravigliarei posteri, e quando si vedranno questi edifizial tutto compiti, inarcheranno le ciglia, cre-deranno appena a se stessi . Avete fatto molto,ripeto, ed io son rimasto meraviglìato :ma

non avete fatto tutto . .. Rimontiamo al prin-cipio di questa istituzione . . . Pensiamo ai tempiinfelici che correvano . Vedendo tanti fanciulliabbandonati, guardando anche a noi, il caroD . Bosco sentì una lagrima rigargli il volto,e disse : No, quei fanciulli non saranno piùabbandonati, essi diventeranno uomini amantidel lavoro, e non dinamisti . E così D . Boscovinse la prova . - Ma noi abbiamo molti altribambini che han bisogno di aiuto e di chiloro spezzi il pane della Divina parola nel-l'Oratorio festivo. Essi , i poverini , hannobisogno di voi. Questi anni, è vero, sono di-sastrosi, ma tutto si può colla vostra caritàsuperare . Io vi raccomando questi giovanetti .Deh ! mostratevi caritatevoli per essi. Ohquante benedizioni scenderanno per cagiondi essi sul vostro capo! Voi sapete che Gesùebbe per i fanciulli un amore sviscerato, elo fece conoscere quando a sè li volle vicini .Oh quello è un tratto fra i più soavi dellasua vita ! Voi, sì, voi potete in ciò imitareCristo stesso .Ed ora permettete che a voi mi rivolga,

o Apostolo, che avete visitato i vostri figli .Grazie a voi, sì, a voi, che vi siete degnatodi onorarci della vostra presenza . Grazie avoi tutti, o degni figli di D . Bosco, che tantoe tanto vi adoperate a vantaggio della nostrapovera gioventù . Voi tutti porto sempre nelmio cuore, voi tutti amo di ardentissimo affetto .Oh! il buon Dio vi dia la sua benedizione!Benedica voi pure, amatissimi fanciulli ; cre-scete, crescete buoni e virtuosi . Vedete quantosi fa per voi dai vostri superiori, corrispon-dete... E grazie sien rese a quei cari cheeziandio in fin della lor vita pensarono eprovvidero a questa santa Istituzione, e imiei ringraziamenti risuonino nella loro beataeternità. Essi fecero opera la più commende-vole : la loro memoria rimarrà eternamentebenedetta e la loro carità largamente rimu-nerata. E la preghiera di sì gran numero digiovanetti è e sarà sempre per i loro bene-fattori vivi e defunti arra certissima dellabenedizione di quel Dio che produce la graziae la gloria. A Lui dunque in sul finire sirendano di tutto azioni di grazie e che il suosanto nome sia benedetto ora e per tutti isecoli .

Tra la commozione generale fu intonato ilTe Deum, e Mons . Vescovo impartì la primaBenedizione col SS . nella nuova Chiesa. Leofferte raccolte dai nostri orfanelli mostraronosempre più quanto giustamente si confidi nellacarità dei nostri buoni Cooperatori e Coope-ratrici .

La sera poi, ai primi Vespri, alle Litanieed al Tantum ergo accompagnato dalla banda,si cominciarono a pregustare quelle soaviarmonie che tutti riempirono di meravigliae di entusiasmo nel giorno della festa .

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Il momento più bello, l'ora di Paradiso,come tutti la dissero, fu l' indomani, Dome-nica, stabilita per la festa di Maria SS . Ausi-liatrice . Ed io per dargliene un cenno miservirò dell'ottimo giornale Bolognese, l' U-nione, che nel suo numero del 6 Agosto haun bellissimo articolo intorno a queste nostrefeste .Alle 7 del mattino il M . R. Don Rua ce-

lebrò la Messa della Comunità, essendo pre-senti circa 350 giovanetti e molti signori esignore, i quali tutti ricevettero la santa Co-munione. Una ventina di giovani per laprima volta si accostava alla sacra Mensa ;ed intanto l' orchestra eseguiva mottetti re-ligiosi con tanta soavità e maestria che tiscendevano all'anima. Alle 10 fuvvi la Messacantata da Monsig . Baldassarri, provicariodella Diocesi, assistito pontificalmente daMonsignor Vescovo . La Messa solenne diSanta Cecilia del maestro Gounod, benchèridotta per due voci, fu di un effetto mera-viglioso . Bello e soavemente mesto il Kyrie,grandioso ed artistico il Gloria, celeste il Quitollis, incalzante ed elaborato il Cum sanctospirito. Il Credo non potrebbe esser megliointerpretato : anche non parlando della mu-sica, sempre severamente religiosa, lo direstiuna solenne professione di fede . È poi serenoe tranquillo l' Incarnatus , dolce e soave ilBenedictus e l'Agnus Dei.

Si abbiano però le ben meritate lodi il si-gnor Dogliani, egregio quanto modesto mae-stro torinese, che diresse l'orchestra con sommagrazia e perizia, e così pure il potente bassoed il gradito tenore, i giovani dell' Istitutoed i cantori faentini, che v'ebbero pur parte .

La banda dell'istituto, negl' intervalli delcanto, eseguì scelti pezzi che piacquero assai .

Al pomeriggio poi cantarono i Vespri inbuona musica e piacque sopratutto il Lau-date pueri a basso obbligato con coro di so-prani e contralti .

Il sacerdote D . Rua salì poscia all' altaremaggiore e disse le lodi di Maria Ausilia-trice. La figura nobile, piacevole ed austera,lo sguardo rivelante ad un tempo pietà edintelligenza non comune, i suoi lineamentiapostolici, dettero anche maggiore risalto al-l' erudito e divoto discorso , religiosamenteascoltato da una moltitudine strabocchevoledi persone .Alla sera finalmente si ebbe un bellissimo

trattenimento nel vasto ed elegantissimocortile dell'Ospizio , rallegrato da canti ,suoni e fuochi artificiali , nei quali i nostripirotecnici si distinsero per la varietà e ga-iezza dei lavori e per alcune combinazioniartistiche di nuovo genere . Il massimo ordineregnò sempre durante lo spettacolo e nessuninconveniente sorse a turbare la pace diquella lieta ricreazione .Ma in mezzo a tanta contentezza non do-

veano esser dimenticati i benefattori defuntie l'ottimo D . Rinaldi, direttore dell'Istituto,

con bel pensiero avea stabilito pel lunedì (15)un servizio funebre, con generale invito aisacerdoti della città . I giovanetti tutti offri-rono preci e comunioni a Dio a suffragio delleanime de' loro benefattori . Fu cantata unabellissima Messa a tre voci, assistendovi nu-meroso e scelto pubblico . Quale poi s'ac-crebbe a dismisura nel pomeriggio, in cui,dopo la Benedizione data col SS. Sacramentoda S. E. Mons. Chiaruzzi , Vescovo di Ri-mini, si tenne un' accademia di canti e dipoesie nel cortile all' aria aperta, perchè ilnuovo teatrino costruito non avrebbe conte-nuto che la quinta parte delle persone ac-corse al piacevolissimo trattenimento .

Esso, rallegrato dalla banda dei giovanettidell'Istituto, fu ad onore di D . Rua il qualen'era visibilmente commosso, ed il quale daultimo diresse alcune parole di ringrazia-mento e di saluto agli astanti, manifestandola sua grande soddisfazione, l'amore e la ri-conoscenza per i faentini, che dal loro cantonon perderanno mai di vista i grandi bene-fici effetti che questa istituzione produce, eche, aiutata e protetta, sempre più produrràper l'avvenire .

U. C .

NOTIZIE DELLE NOSTRE CASE D'AMERICA

Dalla Patagonia Meridionale,

Puntarenas, 15 marzo 1889 .

MOLTO REV. E CARISSIMo D. RuA,

Eccomi già di ritorno dalla missione allaTerra del Fuoco ed in grado di poter dareragguaglio al Capitolo del punto scelto, oveattualmente sono il sac. Antonio Ferreroed il coadiutore Silvestro Gio . Battista .Appena arrivato qui, subito m'informai dei

nostri poveri selvaggi ed ebbi questa rela-zione : - Nel luglio dello scorso anno quat-tordici uomini ben armati si dirigevano acercare oro nella parte orientale dell'isola edincontrarono una tribù di Indii . Quegli uo-mini, che si dicono cristiani, fecero fuoco soprai selvaggi, dai quali si dissero assaliti, e ne uc-cisero circa quaranta : le donne ed i ragazzi sigettarono in ginocchio chiedendo per pietà lavita : credo la lasciassero loro, ma non so inquale condizione . Questo avvenne tra il ter-ritorio argentino ed il territorio del Chili ;onde uno non sa a chi rivolgersi per rime-diare a questi atti di barbarie, che commettonogente civilizzata .Feci tutto il possibile per apprestare la

partenza della nostra missione, ma non po-tei riuscire fino al principio di febbraio . Ledifficoltà che si devono vincere per ottenereun piccolo risultato sono sempre grandi :

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tanto lontani da centri abitati , ove tutto ècarissimo, e la gente con poca volontà di aiu-tare, se non a proposizioni esorbitanti .Potemmo il 3 di febbraio partire da Pun-

tarenas sopra una goletta di quaranta ton-nellate, e dirigerci ad una baja dell' isolaDawson, ove aveva lasciato i quaranta Indiil'anno scorso, dando loro l'appuntamento disette lune. Il 4 alle due pomeridiane rag-giungemmo la spiaggia e si cominciò losbarco dei viveri, abiti, assi, lastre di zincopel tetto della nuova casa, ma non trovammoi selvaggi. Poveretti! Avranno aspettato iltempo indicato e vedendo che non venivail Capitano buono saranno andati a cercarsialtrove il vitto .

Intanto si formarono capanne provvisorieper riparare dalla pioggia i viveri che ave-vamo sbarcato, e si diede principio alla co-struzione della casa, che deve essere un cen-tro della Missione .Intanto io accompagnava D . Ferrero e gli

indicava il posto, ove io aveva incontratogli Indii, la loro capanna, o per dir me-glio, i bastoni conficcati in terra, ove ripa-ravano quando si trovavano in questa baia .Don Ferrero intanto mi diceva : - E checosa faremo qui, se non ci sono? Non sa-rebbe meglio andarli a cercare ? - Ed io ri-spondeva : - Non darti pena di questo ; gliIndii verranno e ti daranno lavoro . Adessocomincia subito a preparare una stanza percappella, una per dormire tu ed il confra-tello ed una per deposito di viveri, abiti peiselvaggi, attrezzi d'agricoltura, e lodiamo ilSignore che ti darà tempo a far questo e ticonsolerà colla venuta dei selvaggi .Io m' imbarcai di nuovo per ritornare a

Puntarenas, lasciando ai nostrì confratellitutte le istruzioni per portarsi cogli Indii ecolla gente che avevamo con noi, ed arrivaiil giorno sei .

Cinque giorni dopo la mia partenza eccopresentarsi alla Missione una piróga, cheadagio avvicinavisi alla sponda, facendo se-gno di voler approdarvi . La piróga è unapiccola gondola formata di corteccia di quercia,di tre metri di lunghezza per ottanta centi-metri di larghezza e che contiene tutta lafamiglia di questi Indii, compreso il caneche sta sempre ritto sulla prora : si dividein cinque o sei scompartimenti ed in mezzosopra un po' di sabbia, che serve di zavorra,mantengono il fuoco per arrostire quantopossono pescare , ed è sempre maneggiatadalle donne che sono valenti rematrici e nuo-tatrici . Si azzardano ad attraversare lo strettodi Magellano, nella parte più stretta, e cor-rono attorno a tutte le isole .Con un fazzoletto fatto segno che si avvi-

cinasse, appena fu a proda saltò a terra unuomo con due figli, il quale con segni feceintendere che egli era buono, che non facevanessun male ; e quando D. Ferrero gl'indicòche venisse pure, e gli mostrava galletta,

mostrossi alquanto contento e s'avvicinò tuttotremante. Presa la galletta, ne diede ai suoifigli e cominciarono a mangiare . La donna,che stava ancora sulla piroga con una crea-turina legata dietro le spalle, ad un cennodel marito, aiutata dai figli, trasse in seccola piroga e s'avvicinò anch'essa a dimandaregalletta, tabacco, vesti .

Al principio s'avvicinavano tutti con timi-dezza, perchè temevano di qualche inganno ;ma quando si videro trattati bene, deposeroogni timore, cominciarono a parlare nellaloro lingua e dire che essi venivano di lon-tano e che dietro loro stavano per arrivarealtri fra pochi giorni . Intanto si preparò lorocon assi una capannuccia, che per loro eramolto bella e che li riparava sicuramente:dall'acqua , ma non dal vento e dal freddo .Contenti della loro dimora, osservavano conmolta attenzione tutti i movimenti di DonFerrero , di Silvestro e delle altre persone,e si passavano il più del tempo a guardarelontan lontano sul mare . Dopo due giorniindicarono al confratello un piccolo puntonero che appena appena si scorgeva col can-nocchiale. - Che cosa era? Due piroghe chevenivano e che riempivano di allegrezza ilpovero selvaggio, il quale così vedeva com-piersi la sua parola. Si fecero segni, s'avvi-cinarono ed alle parole di un Indio, certoMiquel, contenti sbarcarono, tirando in seccole loro canóe .Cominciarono essi pure a dire che erano ,

buoni, che non avevano intenzioni cattive echiamavano galletta, tabacco, pantaloni : quindidissero che il capitano Antonio era morto, chenon veniva più all' isola e che aveva lasciato lamoglie co' figli . Questo capitano Antonio eraun Indio, che un commerciante aveva fattoimbarcare sopra un vapore alemanno dellalinea di Amburgo e Valparaiso ; aveva fattoil viaggio di andata e ritorno, ma giunto aPuntarenas, lasciò il paese e ritornò alla suavita selvaggia : gli Indii lo stimavano molto,perchè sapeva dire qualche parola in inglesee sapeva qualche tratto civile . Ora tutte lepiccole tribù parlano del capitano Antonioper far credere che essi erano a lui sotto-messi e che quindi desiderano d'essere trat-tati bene .Ma il povero capitano Antonio, malgrado

d'essere stato tanti mesi con gente civiliz-zata, non arrivò a comprendere le verità fon-damentali della Religione, perchè i prote-stanti poco hanno a cuore la conversione diquesti infelici ; e ridotto alla vita selvaggia,si fece ladro, onde scoperto era perseguitatodai soldati di questo punto, e dovette perciòallontanarsi per non cadere nelle mani deicristiani .

Ritornando a noi, Don Ferrero pensò dareuna dimora ai nuovi arrivati, e presto conassi e lastre di zinco s i. preparò loro la casa ;ed allora quanti segui d'allegrezza, quanto simostravano contenti del Capitano buono! Si

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trattava poi di insegnare loro a pulirsi especialmente a liberarsi la persona da certiinsetti molesti che ne infestavano la testae la pelliccia che serve di veste . DonFerrero e Silvestro si misero quindi all'o-pera : con segni fecero loro intendere comeavessero la testa brutta e bisognasse tagliarei capelli, gettare via quella sucida pelliccia ;e mostravano loro intanto abiti e coperterosse, il tutto da darsi a loro, ove si fosserolasciati pulire . E qui Silvestro a mettersiuna coperta rossa addosso la persona informa di mantello e saltare in segno di al-legria e dire : - Que lindo! que lindo! Chebello ! che bello ! - Valse lo stratagemmaun ragazzo di quindici anni si avvicina afarsi tagliare i capelli, dopo di che Silvestrolo accompagna a venti passi nel mare e co-mincia a strofinarlo con sapone dalla testaai piedi ; e lavatolo per bene, gli addossa unacoperta, poi lo ritira in una stanzetta, loveste di camicia, pantaloni, panciotto, giubbacon una berretta rossa in capo . Quindi lopresenta agli Indii , i quali vedendolo tuttotrasformato : A me, gridano, a me - etutti a gara a volersi far radere i capelli,lavarsi e vestirsi come il primo . - Oh! caroDon Rua, quanto mi rincresce di non esserestato presente a questa scena, a procurarmiqualche merito anch'io facendo un'opera dimisericordia .

In due giorni si finì l'operazione ; gli In-dii arrivati furono tutti fatti puliti e con-tenti, e così rimaneva aperta la via alla no-stra missione spirituale .Don Ferrero, ad imitazione del nostro pro-

genitore Adamo, cominciò a porre il nomedi Michele al capo, quindi fe' passare tuttigli altri imponendo a chi quello di Emanuele,a chi quello di Raffaele e via via ; ed ora o-gnuno sì gloria in sentirsi chiamare pel pro-prio nome. Poscia insegnò loro a recitarealcune preghiere innanzi all' immagine disan Raffaele , protettore della Missione, e diMaria SS . Ausiliatrice nostra buona e caraMamma. Alla domenica susseguente fece dareavviso che insieme co' servienti e capi d'arte,assistesse alla s . Messa ed alla spiegazione delcatechismo tutta la nuova famiglia di Indii .Venuta l'ora e dato il segno colla campa-

nella stessa dell' altare, tutti accorsero allacappelletta di S. Raffaele ; e quando già sidoveva dar principio alla s. Messa, eccoun'India, osservante dell'ordine dato, uscireimprovvisamente e ritornare poco dopo traendoper mano un suo figliuoletto, rimasto fuori adivertirsi. Mirabile fu la loro attenzìone ; sta-vano senza dir parola, fissando ogni piccolomovimento del sacerdote. Finita la Messa efatto lor segno che se n' andassero pure, siritirarono parlando con grande ammirazionedegli ornamenti del Capitano buono, e conun'alta idea delle cerimonie e della funzionecelebrata dal sacerdote e con fiducia di nonavere più a soffrire malattie .

Adesso si stanno instruendo nelle verità,principali di nostra santa Fede, e speriamoche per la Pasqua prossima si potranno bat-tezzare .

Valga quanto ho raccontato ad animare inostri confratelli del Collegio delle Missioni efarli perseverare nella loro vocazione ; valga adincoraggiare i nostri benemeriti Cooperatori avoler continuare il loro aiuto a quest' operasanta , affinchè coi loro soccorsi e colla no-stra opera possiamo salvare tante anime chegiacciono nell' ombra della morte, ed anchea conservare questa, razza d' uomini che siandrebbe estinguendo, se la Religione e lasocietà non concorresse moralmente e mate-rialmente .

Presto io partirò per visitare questi cate-cumeni, ed al mio ritorno saprò dirle, ama-tissimo D . Rua, qualche cosa di più . Intantoraccomandi alle preghiere di tutti gli addettialla Missione, affinchè salvando le anime al-trui possiamo salvare anche le nostre .

Tutti i confratelli e le suore di Puntarenasbaciano la sacra mano al loro caro RettorMaggiore, chiedendo la sua benedizione so-pra di loro tutti e sopra del suo

Aff.mo in G. e M .Sac . FAGNANO GIUSEPPE

Pref. Apost .

DAL BRASILE

Caxambú (Minas Geraes-Brazil), 6 Aprile 1889 .

REV .mO SIG. RETTOR MAGGIORE,

Mentre sono in luogo di convalescenza edi riposo, permetta, o amatissimo padre DonRua, che le venga a rubare un poco del suoprezioso tempo con questa mia . Le vogliodapprima narrare una grazia concessa daMaria Ausiliatrice l'ultimo dì dell'anno p . p .e che mi duole di non averle ancor potutacomunicare ; quindi un fatto in mio favore checomprova il detto : - Nihil habentes et omniapossidentes - applicato ai Religiosi, ed infinedue parole sopra Caxambú, dove presente-mente mi trovo.

Ecco la grazia. Il dì 31 dicembre del p . p .anno fui chiamato per confessare al Morro Ata-laya, luogon alquanto distante dal nostro collegiodi Nictheroy, e per questo appunto m'aspettavauna vettura. Vi entrai, e dopo mezz'ora circadi cammino, mi trovai in una casupola diun povero cieco, già d'età avanzata, di nomeJoao Francisco de Sonza, il quale da duegiorni delirava. Appena entrato pregai lafamiglia ed i congiunti a lasciarmi solo colmoribondo, il che fecero di molto buon grado .Ma vedendo che non era possibile far capireall'infermo ch'io era un sacerdote andato perconfessarlo, e temendo che pei vomiti conti-nui che lo assalivano venisse a mancare senza

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i conforti della N. S . Religione, chiamaiquella buona gente, ed insieme invocammol' aiuto potentissimo di Maria Ausiliatrice ;quindi posi nelle mani dell'infermo una me-daglia e gli diedi la benedizione di M . Au-siliatrice .Oh! bontà sempre grande del Cuor di

Maria, aiuto dei Cristiani ! Cessarono i vo-miti, ed avendo l'infermo lasciata cadere dimano la medaglia, afflitto, chiama la figliache gliela cerchi e gliela metta al collo, etutto commosso mi prega di volerlo confes-sare e dargli l'assoluzione de' suoi peccati . Sifiguri, o R.mo Don Rua, qual sensazione nonproducesse nella famiglia e circostanti tuttiuna simile grazia ! Essendo rimasto io solocoll' infermo, questi colle gote grondanti dilagrime potè fare la sua santa confessione .Richiamai la famiglia per assistere all'E-strema Unzione, che l' infermo accompagnòcon vera divozione ed allegria. Ciò finito,egli non cessava di esclamare : « Che for-tuna per me l'essere venuta V . S . a confes-sarmi. Iddio e la Vergine la rimunerino . . . »e più volte mi chiese la mano per baciar-mela in segno di gratitudine . Il giorno doporendeva placidamente l'anima al Creatore .

Senza preamboli passerò al secondo punto diquesta mia. Essendo io caduto ammalato in di-cembre p. p. e poi in gennaio e nuovamentein febbraio con febbre palustre e congestiondi fegato, i medici mi consigliarono a cam-biar aria per qualche tempo e venir a faruso delle acque minerali di Caxambú nellaprovincia di Minas... Tutto bene, benone ;ma dove i mezzi per tali spese ? Dove?Ascolti. Senza punto farne domanda ad al-cuno, un amico e benefattore venne a pre-garmi che mi decidessi a partire per Caxambú,e che le spese in tal luogo vi era chi dimolto buona volontà le faceva. Ed il viag-gio di ferrovia sino a Caxambú o Soledaddi Caxambú chi il pagherebbe? Si trattanientemeno che di 25 scudi, ed in casa, moresolito, non avevamo neppure dieci lire . Chefare? Andai a Rio, e là una Cooperatricemi fece presente di 25 scudi ed un' altra di2 e mezzo per le piccole spese . Non è forseil caso di dire : Nihil habentes et omnia possi-dentes? Inoltre mi misero nella gratissimacompagnia del nostro buon amico e benefat-tore Mons . Lino, Vescovo di S . Paulo, chegui pure venne per far uso di queste buoneacque e per godere di questo buon clima perla sua mal ferma salute. Egli è accompa-gnato da un bravo canonico, parroco di Una,e dal suo buon segretario P . Porfirio .

Nei primi giorni il padrone, o incaricato del-l'Impresa, mi visitò come medico per consi-gliarmi l'uso che doveva fare delle acque e diqual fonte, e poi soggiunsemi : - ReverendoPadre, lei non avrà a far alcuna spesa qui,non dovrà pagar nulla, solamente desideroil suo miglioramento . - In una parola, sontrattato, in quest'Hótel, da principe . Siane

ringraziato il Signore ! Mi sento quasi intie-ramente ristabilito e fra pochi giorni speropotrò esser di ritorno al caro collegio diS . Rosa .La popolazione di Caxambú, ove ora mi

trovo, appartiene ecclesiasticamente alla par-rocchia della città di Baependy nella pro-vincia di Minas. È situata in una piccolavalle di 2 chilometri di lunghezza per 500di larghezza, attraversata nel centro da unrio denominato Bengo, che si dirige dal sudal nord, ed alle cui sponde nascon le fonti .Questa valle è circondata da colline da ognilato, primeggiando fra tutte per la sua ele-vazione, forma e bellezza quella chiamataM orro de Caxambú, la quale è situata al po-nente e vi si sale per un cammino a zig-zag.Le fonti si trovano a 884 metri sopra il maree da queste alla sommità del Caxambú visono 180 metri ancora. Ebbi già il coraggiodi raggiungerla insieme coll'Eccellent .m° Mon-signor Lino, col Canonico e Segretario sun-nominati e con un buon frate cappuccino,Don Germano, grande astronomo e fisico .Che splendido panorama, specialmente versolevante, dove si innalzano colle loro formesvariatissime i primi contrafforti della Manti-queira, cordigliera che divide le provincie diS . Paulo, Minas e Goyàz .

Il clima è eccellente in tutte le stagioni epresentemente è un non plus ultra, semprefresco come di primavera . La media dellatemperatura annuale oscilla fra i 17 e 19centigradi. Le notti sono splendidissime ,chiare, con un cielo sempre stellato ed unaatmosfera freschissima. Sul far del mattinosi nota una nebbia densissima ma secca, cheperò si disfà rapidamente al nascer del sole,predominando sempre i venti freschi e sec-chi del quadrante nord . Attualmente il ter-mometro marca al mattino, alle 6, 18 gradisopra il zero, durante il giorno la massimaè di 26. L'ascensione e discesa della colonnatermometrica è graduale e uniforme, non a-vendo luogo salti bruschi .

Nell' inverno alle 7 del mattino il termo-metro marca 4 centigradi sopra lo zero, al-l'alba discende a 1 1/2 ed il maximum delgiorno è 21° .Le fonti analizzate di Caxambú si possono

dividere in due classi : La 1a comprende lefonti : D. Pedro II, Leopoldina e Duque deSaxe. La 2a : Thereza, Conde d'Eu, D . Iza-bel . Le tre prime le dicono alcalino-gazose ele altre tre ferreo-gazose. Fra i molti buonieffetti delle alcalino-gazose e senza dub-bio uno dei principali è un aumento consi-derevole d'appetito, facendosi pure più facilie regolari le digestioni . In quanto alle fer-reo-gazose son d'accordo le opinioni in attri-buir loro un'azione tonica e ricostituente . Que-ste poche spiegazioni sopra le acque sonquasi tutte prese dal libro intitolato : Aguasm ineraes de Caxambú, scritto dal Dottor P .Viotti .

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Con questo buon clima e coll'uso di questeacque, durante venti e più giorni, sento ungrande miglioramento, anzi mi sento quasiristabilito .Sua Ecc. Mons. Lino mi prega le porga

i suoi rispetti . Mi benedica, o amatissimoPadre, e mi voglia sempre considerare suo

Obbl.mo ed Umil .mo figlio in G. C.Sac . CARLO PERETTO.

IL MERITO PREMIATOall'Oratorio di S . Francesco di Sales in Torino .

Quanti fanciulli, quanti giovanetti poverisono trascinati al vizio dall'ozio della dome-nica ! È questa una piaga sociale che affliggele classi più umili, nelle quali il giorno fe-stivo è considerato non già come tempo diriposo, di pensiero a Dio, ma quale occa-sione di scialacquo e di piacere ; laonde ipiù nella domenica trovano la causa e gli

effetti d'un morale pervertimento . L'Oratoriofestivo è rimedio contro la nequizia e l'in-differenza del secolo, salvaguardia della tran-quillità di moltissime famiglie artigiane, be-nefizio della pace del cuore, dell'onestà deicostumi, della salute delle coscienze . L'edu-cazione morale è necessità imprescindibilepel giovanetto operaio, che nell'officina tro-vando uomini corrotti, maestri di cinismo,discepoli del vizio, apostoli d'ogni empietà ed'ogni sistema d' insubordinazione, può im-parare lo scandalo ed obliare ogni principiodi relìgione, di virtù, di amore a Dio, allapatria, alla famiglia . Questa educazione mo-rale, assai facile pel giovanetto delle classipiù agiate, è difficilissima pei fanciulli ope-rai ; dove troveranno un luogo, nel qualedopo sei giorni di lavoro possano ritemprareil corpo e lo spirito a vigore novello impa-rando ad amare, a conoscere, a praticare laverità, a conoscere il dovere, come base dellafelicità individuale, della prosperità fami-gliare e sociale

Nessun sistema filantropico suscitò istitutidi simil genere, aventi attinenze coll'anima,col cuore, colle fisiche facoltà del giovanetto,aventi rapporti colla famiglia di lui, collaesplicazione della sua carriera nella vita pra-tica del mondo. La Religione solamente haquesta gloria ; un prete venerando fondòquesti istituti, Don Bosco, l'apostolo dellaredenzione morale dei fanciulli poveri . Eccoquindi per essi gli Oratorii festivi, nei qualiall'insegnamento religioso, morale, educativosi associano le scuole gratuite di musica edi canto, le oneste ricreazioni, i divertimentiginnastici ; gli Oratorii festivi nei quali ali-tano la vigilanza del padre, la previdenzadell'amico , l' amore del fratello, giacchè ilDirettore, i Catechisti, gl' incaricati di unOratorio sono padri, fratelli, amici a centi-

naia di giovanetti. L' affetto di essi non hacausa d'interesse venale qualsiasi, è purocome limpido raggio di stella, è carità dicuore vivificata dall' immortale sospiro diDio ; queste case festive di educazione, nellequali il rispetto alle leggi divina ed umanal'affezione alla famiglia, alla patria, il do-vere di cattolico, di cittadino, di uomo one-sto vengono insinuati nei cuori giovanili,formeranno una generazione novella, che in-spirata a due nobili ed alti ideali, Dio epatria, getterà le basi di un edifizio di pace,di tranquillità ; questa novella generazionedissiperà le nebbie di un sistema corruttore,che, fondato sull' ateismo, sull' indifferenza,sospirante l'anarchia, formò cuori solamenteegoisti, senza nobile palpito, cuori di ghiac-cio, pei quali la virtù è una chimera, qua-lunque religione superstizione, e che ane-lano solamente alla soddisfazione illecita delleloro febbrili passioni ; le generazioni dell'oggiammirano il bagliore d' un' aurora boreale,che prelude ai misteri delle tenebre ; le ge-nerazioni venture, inspirate all'amore di Dio,saluteranno l'alba della pace, della verità . -

Questi, brevemente, sono i pensieri svoltidal sig. avv. C. D . nel discorso pronunziatoil giorno 11 agosto per la distribuzione deipremi ai gìovani dell' Oratorio festivo, che,onorata dalla presenza di Don Rua e deglialtri Superiori, riuscì bella, splendida quantomai , sia pel numeroso concorso dei giova-netti, superiore ai settecento, sia per l'inter-vento e l' assistenza dei genitori e parenti,che superò ogni previsione ; cosicchè noncrediamo andare errati dicendo che più diduemila persane presero parte alla festa del-l'Oratorio festivo .

La solennità dell'11 agosto provò ancorauna volta più come sia buona, cara, affet-tuosa, riconoscente la gioventù del popolo,che ammirabile e splendida dimostrazione diaffetto,di gratitudine diede a Don Rua ac-clamandolo calorosamente, ed entusiastica-niente applaudendo alle parole di esorta-zione alla fuga delle osterie, alla frequenzadell'Oratorio festivo, alla perseveranza dellavirtù, alla costanza dell'amore alla religione,alla famiglia, ai doveri del proprio stato cheil degnissimo Successore di Don Bosco sicompiacque rivolgere ai giovanetti .Chiudiamo questo breve cenno colle pa-

role pronunziate dal giovane Allocco Ono-rato nella recitazione del suo componimento« Oh Don Bosco ! ci parla nel cuore nei

momenti dell'ansia, c'inspiri la tua voce nelpericolo, ci guidi la venerata e santa tuamemoria fra i marosi, fra le procelle dellavita !... Nel conforto della preghiera, nelsorriso dell' amore, della beneficenza , dellacarità, nel trionfo della Fede i figli di DonBosco avranno la vittoria dei forti .

« Compagni, Don Bosco c'inspiri ! la suabandiera sia sempre la nostra ! - Fede edamore! - Viva, viva D. Bosco! »

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* *Il giorno 15 agosto un' altra festa ralle-grava l'Oratorio di San Francesco di Sales :la distribuzione dei premi agli alunni interni,studenti ed artigiani . Questa festa gareggiòper bellezza e per magnificenza quella deigiovani dell' Oratorio festivo . Ciò diciamonon perchè a questa si debba la precedenza,ma perchè ciascuna classe fece del suo me-glio acciocchè ogni cosa riuscisse con gene-rale soddisfazione. E in queste circostanzequanto si deve ammirare il genio creatoredi D. Bosco ! Egli ispirò la sua vita a tuttele sue opere, e nell'Oratorio è facile ciò chealtrove richiederebbe lungo tempo di prepa-razione e spese grandi .

Gli alunni interni e i giovani esterni ave-vano il loro proprio cortile ornato vaga-mente con arazzi e bandiere ed il ritratto diDon Bosco in mezzo ad un maestoso padi-glione dominava le due assemblee . Gli unie gli altri avevano la propria banda musi-cale e i proprii cori di cantori , i quali coninni e sinfonie risvegliarono la memoria diquei tempi nei quali Don Bosco in personapresiedeva queste radunanze . Graziose com-posizioni in prosa ed in poesia furono letteda una parte e dall'altra e numerosi Coope-ratori fecero corona a D. Rua in ambeduele feste . Ma il più bello ornamento dei duecortili furono le centinaia e centinaia di gio-vanetti schierati come in anfiteatro . L'unicadifferenza fu questa : la maggior parte deipremii dei giovani dell'Oratorio festivo con-sistevano in numerosi oggetti di vestiario, donodi un'insigne benefattrice, mentre gli alunniinterni ebbero uno svariato assortimento dilibri legati con molto gusto dai nostri pic-coli legatori .

A' giovani alunni interni , dei quali unaparte doveva ritornare alle proprie case, l'e-simio prof. A. Fabre, autore di molte pregiatepubblicazioni letterarie (1), così diceva, con-cludendo il suo applauditissimo discorso

« Voi oggi partite, vi dice per bocca mial'ottimo vostro Direttore, vi dicono i buoniistitutori e maestri vostri : voi oggi partiteda questa Casa dove noi, fedeli alla conse-gna ricevuta dal nostro santo Fondatore DonBosco e dal suo degno continuatore e se-guace, stemmo a guardia gelosa delle animevostre , le coltivammo come ci era dato ilmeglio, le nutricammo di sostanza buona,cercammo d'ispirarvi l'alito santo della sa-lesiana disciplina, dello spirito vivificatoredella religione e della virtù . Oh! il Signorevi benedica in seno alle vostre famiglie , inmezzo alle vostre città ed ai vostri villaggi!Ma badate, o benedetti, badate a tornare a

(1) Fra le altre segnaliamo la bellissima ed oppor-tunissima operetta : La rivoluzione francese, consideratain occasione del centenario del 1789, elegantemente vol-tata in italiano dal sullodato Professore .

noi buoni quali noi vi abbiamo voluto purfare, quali molti di voi vi siete da noi la-sciati con gran fatica ridurre! Conservate,o carissimi, lo spirito di questa Casa, che èlo spirito di Don Bosco, che è lo spirito verodella Chiesa , lo spirito vero della santità .Ribadatevi dall'alito pestilenziale del mondo,che, al dire delle Sacre Carte, in maligno to-tus est positus ; resistete all'andazzo corruttoredei tempi, ai lenocinii della stampa sfrenatae libertina, ai sali dei motteggiatori, alleattrattive dei pericolosi esempi. Resistete daforti, e la palma che alcuni han mietuta qui,e quella che ad altri è qui dentro sfuggitadi mano , orni di tutti la destra nel grangiorno delle ragioni, quando a voi sarà chie-sto conto del frutto che lo spirito di DonBosco avrà fatto germogliare nel vostrocuore .

« Quel giorno voi, incontrando l'antico Pa-dre in sulla soglia del Regno beato, gli pre-senterete in atto di saluto e a guisa di glo-rioso trofeo questa palma appunto e gli di-rete

« Abbiamo ascoltata la tua santa voce, obene amato Don Bosco , ci siamo informatìal tuo spirito vivificatore per tutto il corsodel viver nostro, sì dentro, sì fuori delle tueCase benedette ; eccoci qui ora a dividereteco la mansione dei tabernacoli eterni, a farcorona sempiterna al nostro Padre nella Casadi quell' Iddio, la cui gloria fu sempre incima dei nostri come de' tuoi pensieri . . . »

Fatta la distribuzione dei premii, parlò diDon Bosco l'egregio sig . F. De-Amicis, coo-peratore salesiano , destando in tutti il piùvivo entusiasmo ; e per ultimo la parola soavedi Don Rua pose termine al trattenimentoche lasciò traccio incancellabili in tutti icuori .

CONFERENZE SALESIANE,

Diamo relazione di alcune conferenze te-nute dai Cooperatori secondo il prescrittodel loro regolamento. Di molte non ne ab-biamo ancora avute notizie, oppure un sem-plice cenno . A tutti però i nostri benefattoripresentiamo i nostri ringraziamenti per lazelante cooperazione che continuano a pre.stare alle opere di D . Bosco e all'incrementodella gloria di Maria Ausiliatrice .

A Pavia fu celebrata con slancio la festadi Maria SS . Ausiliatrice nella Chiesa pre-positurale di S . Teodoro, designata per laconferenza dall' Eccellentissimo Vescovo egentilmente concessa dal Rev . Parroco DonPietro Baretta, anche egli cooperatore Sale-siano. Il giorno 18 maggio radunatisi i coo-peratori e le cooperatrici decisero ad unanimità

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di far precedere alla festa un sacro triduosolenne di benedizioni . Il giorno 24, al mat-tino, per desiderio comune il Can. FrancescoMariani, Direttore dei Cooperatori, celebrò laS . Messa all'altare di Maria SS . sfarzosamenteaddobbato, e tenne quindi un piccolo macarissimo discorso di circostanza sulla Ma-donna, considerata come Madre nostra Ausi-liatrice e nelle sue relazioni colla divinissimaEucaristia. Indi amministrò la comunionegenerale ai cooperatori e alle cooperatrici,nonchè a buon numero di fedeli unitisi aglialtri per onorare la, Vergine potente . Si chiusela divota e commovente funzione col cantodell'Ave maris stella e l' Oremus proprio dellafesta .

Alla sera incoronò degnamente la so-lennità il Rev. sig. Prevosto della Chiesa,che con quel suo bel cuore tutto unzione etenerezza per la Madonna, parlò per circaun'ora di Lei, dimostrando ai suoi uditoriesser Maria veramente ausiliatrice e per l'a-more di madre che ci porta e per la potenzaillimitata che esercita a nostro favore suldivin Cuore di Gesù. A prova di che conuna bellissima sintesi passò in rassegna ifatti più salienti della Storia Ecclesiastica,specialmente di questi ultimi tempi, nei qualibrilla di così chiara, luce l'intervento celestedi Maria a tutela del popolo Cristiano . Ac-cennò alle sue misericordie specialmente aLourdes e al potere taumaturgico che dispiegacon tanta larghezza nella Chiesa di Torinoin Valdocco. Finalmente, sull' esempio deiPontefici, che sempre riposero e ripongonoin Lei tutta la loro fiducia fra le calamitàe le nequizie dei tempi, animò i presenti adabbandonarsi con ogni confidenza in MariaAusiliatrice, certi e sicuri che non lascieràmancar loro il suo materno aiuto se le sa-ranno divoti .

Finito il discorso il Can. Mariani impartìsolennemente la benedizione coll'augustissimoSacramento al popolo affollato ; e con lieticantici alla Vergine Santa, accompagnati col-l'organo dall' egregio maestro Georgi, coope-ratore salesiano, che volle gratuitamente pre-stare l'opera sua in tutti e quattro i giorni,si pose termine alla festa . Tutti ne ripor-tarono le più vive e dolci emozioni di spiritoche si manifestavano nella santa gioia chesi leggeva in volto a tutti .

Il giorno 26 maggio ebbe luogo in Viterboa prima conferenza dei Cooperatori Salesiani .u presieduta dal Rev .mo Provicario Gene-

rale, assistito da due canonici della Cattedrale.al Rev.m° Penitenziere D . Giuseppe Pierottiprese la parola e fece vedere come fine della

Creazione e della Redenzione sia la gloriadi Gesù Cristo che, promossa da noi, forma

la nostra felicità. Dimostrò poi come in ognisecolo il Signore ha suscitato un uomo se-

c ondo i bisogni dei tempi, accennando dipreferenza S . Benedetto, S. Francesco, S .Ignazio. E nei tempi presenti D . Bosco. Equi venne a parlare delle istituzioni Salesianee del fine che debbono avere i Cooperatori .

Fatta la colletta, si sciolse la radunanza,che riuscì molto gradita a coloro che vi in-tervennero .

Il 28 maggio ebbe pure luogo a Novara laconferenza peri Cooperatori Salesiani . II Be-scapè, gazzetta Novarese, così ne parlava neisuoi numeri 22 e 23« Grande fu il concorso dei cittadini : la

Chiesa del Carmine era gremita di signori esignore, e un numeroso Clero faceva coronaa S. E . Mons . Vescovo, che presiedeva allasacra funzione. Il Sac. D. Bonetti, membrodel Capitolo Superiore dei Salesiani, venutoa bella posta da Torino, con un discorsofacile, piano, efficace, teneva per una buon'oral'affollato uditorio sospeso dal suo labbro .

» Egli accennò così di volo alcuni trattiprincipali della vita di quel santo e cristianosocialista che fu D . Bosco ; e ci mostrò comel'origine degli Oratorii Salesiani è dovuta aduna visita che il buon prete faceva nel primoanno del suo sacro ministero alle carceri diTorino ; dove l' animo suo fu talmente ama-reggiato da tanta gioventù traviata e con-dannata a quelle case di pena, una voltaricetto di gente più avanzata negli anni, econsumata nella malizia, che si propose diliberare quanti più giovanetti e bambini po-tesse dall'ignoranza, dall'ozio, dal turpiloquio,dall'irreligione, donde scaturisce la maliziaprecoce ed il delitto che ne è conseguenza .Perciò andava raccogliendo specialmente neigiorni di festa dalle vie e dalle piazze diTorino i figli abbandonati, i discoli, i monelli ;e non avendo altro luogo, conducevali in unprato dove con loro si sollazzava, scherzava,intrattenevasi in piacevoli ragionamenti, liedificava col racconto di buoni esempi, conbrevi discorsi sul Vangelo e sul Catechismo,cantava lodi a Dio ed alla Madonna, istrui-vali dei loro doveri, e seppe affezionarselicosì, che molti mai più lo abbandonarono .» In questa idea di salvare la gioventù

Don Bosco tanto s'infervorò, che già fin d'al-lora nella sua immaginazione vedeva Chiese,ampie case, porticati, scuole, opifizi, labora-torii, dove ricoverarla, iniziarla alle lettereed alle scienze, educarla alla moralità ed allavoro ; e di queste parlava così da senno comese già esistessero ; di che alcuni credettero gliavesse dato volta il cervello, e pensaronodi condurlo all'Ospedale dei pazzerelli. Mal'evento mostrò come ci fosse pienamente si-curo del fatto suo ; ed il grano di senapa ècresciuto in albero rigoglioso, che stende isuoi rami su tutta l'Europa, nell'Uruguay,nel Paraguay, nel Brasile, nella Patagonia

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300 mila giovani sono raccolti nelle sue case ;80 e più milioni di lire da Lui furono spesia sollievo della classe diseredata, a educarecristianamente il povero popolo .

» Ma per arrivare a questi colossali risul-tati D . Bosco povero aveva bisogno di denaro,di consiglio, della scienza, dell'aiuto di molticooperatori, che non gli mancarono mai, eche egli organizzò in una speciale società,nella quale il Conferenziere esortava i No-varesi ad inscriversi in buon numero .

» Però pensando in modo speciale a' maschi,Don Bosco provvide anche alle fanciulle, peresse istituendo la Congregazione delle Figlie diMaria Ausiliatrice, le quali per munificenza eliberalità d'una egregia signora apersero testèuna casa a Novara . E chi guarda ai lieti prin-cipii, all'assiduità con cui si frequenta l'Ora-torio, chi avesse veduto la folla delle fanciulledi ogni condizione, che nella or passata dome-nica inondava la Chiesa, la casa, i cortili ;la compostezza, l'ordine ed il raccoglimento,con cui celebrarono la festa di Maria Ausi-liatrice, dovrebbe dire che mal non s' appo-neva D . Bonetti, quando si augurava granbene da tale istituzione .

» Dopo aver parlato dell'oratorio femmi-nile, Don Bonetti proseguiva esortando iNovaresi ad aprire ben presto il maschile, piùnecessario ancora, e per la maggior impor-tanza che hanno gli uomini nella società, eper i più gravi pericoli di corruzione e dipervertimento, a cui ai tempi nostri sonoesposti i bambini ed i giovinettì .

» In quest'opera sacrosanta, che ha periscopo l'educazione della gioventù, egli volevabandita ogni mira, ogni disegno politico epartigiano. Si tratta di informare l'animo deifanciulli a sentimenti cristiani, morali, civili :si tratta di dare ai genitori figliuoli docili edobbedienti, sudditi fedeli allo Stato, prodidifensori alla Patria : si tratta di apparecchiaruomini, che coi loro principii, colla loro con-dotta e colla probità dei costumi faccianoonore alla società ed alla religione . Il fine ècosì santo e generoso, che ogni uomo bennato dovrebbe efficacemente cooperare a con-seguirlo .

» Terminata la conferenza, Monsignor Ve-scovo, sorgendo dalla sua cattedra, con brevied acconce parole univasi a D . Bonetti, perencomiare la mente, il cuore, le opere di DonBosco, di questo insigne benefattore dell'u-manità, che cercò di stornare i fieri malanniche la minacciano , illuminando la mentedella classe più numerosa, e men favoritadalla fortuna, colla luce di sani principii,e movendone il cuore con santi ed onesti af-fetti. Per ispegnere il male nella radice eglicercò sovratutto di attirare a sè la gioventù ;ed il Vescovo, come si rallegrava di veder giàqui fondata una delle istituzioni Salesiane,così vivamente eccitava gli uditori a venirgliin aiuto affinchè fra non molto sorga l'Ora-torio maschile, che tanto gli sta a cuore, e

sarà per recare un gran beneficio alla cittàdi Novara .

» Così ponevasi fine a questa prima con-ferenza dei Cooperatori Salesiani, la qualelasciò nell'animo di tutti soavissima impres-sione ; e noi vorremmo che gli effettì corri-spondessero alla concepita aspettazione .» Certamente la città di Novara non è se-

conda a nessun' altra nel procurare a' suoiamministrati una sana e compita istruzione ;il valore de' suoì insegnanti è conosciuto . Maognuno sa che per cagione dei programmididattici l'insegnamento religioso nelle scuoleo è nullo, o si tiene in ben poco conto . Orala letteratura, se non è animata dallo spiritocristiano, degenera in un sucido verismo, comene fan fede le tante oscene produzioni cheinondano il nostro paese ; la scienza riducen-dosi al materialismo, intristisce l'animo, loaffascina con sensuali godimenti, lo rende duroegoista, incapace di quelle nobili virtù pri-vate, sociali, morali, civili, che sono il fonda-mento e l' essenza della cristiana civiltà .L'istruzione non basta ; non ci fu mai tempoin cui essa fosse più largamente diffusa : purerecenti sono le scene selvaggie che contri-starono il nostro paese tranquillo, pacifico elaborioso ; ed a noi ben sovente tocca vederefrotte di bambini abbandonati commettereazioni sì laide, o tener discorsi tanto osceni,da far rabbrividire . O cristiani, o barbari ;non vi ha via di mezzo ; l'apoteosi di GiordanoBruno, ed il materialismo più o meno masche-rato che si diffonde non salverà di certo lasocietà, ma farà precipitare la catastrofe .Ricordate la Dea Ragione, il Terrore, il 93,e vi serva d'esempio. Si spendono milioni inun lusso sfolgorato, che fa macerare d'invidiale povere plebi ; si sciupano somme enormiin balli, rappresentazioni, sollazzi non sempreleciti ed onesti ; e si ha vergogna di pigliarparte ad opere generose e sante, che mentresollevano il popolo, contribuiscono efficace-mente al suo benessere, e sono pegno diordine, di prosperità, di sicurezza per tutti

» Giù quel rispetto umano, quella pauradel bene, che disonora ; un po' più di carat-tere e di coraggio. Il socialismo si avanza, eniuna potenza umana lo potrà arrestare . Essosi presenterà armato di falci, di scuri, di pe-trolio, di dinamite, rovesciando quanto gli sipara innanzi, allagando la terra di sangue espargendo dovunque il terrore e la distruzione ;ovvero si svolgerà calmo, ordinato, rispettoso,se la generazione nostra tornerà a sentimenticristiani, se i doviziosi, i ricchi e i potentivorranno aiutare l'opera gloriosa del Ketteler,del Moufang, di Schorlemer-Alst, di Schulte,che fu in Italia così bene iniziata e condottainnanzi da Don Bosco, sincero ed impareg-giabile amico del popolo, perchè degno Sa-cerdote del vero Dio, dal quale solo procedela vera libertà, la fratellanza e la eguaglianzafra gli uomini . »

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Anche a Casale Monferrato si tenne laconferenza dei Cooperatori . Così scrivevanoda quella città al Corriere Nazionale di Torino .

« Dopo la bellissima festa di S . Luigi cele-bratasi nel Collegio S . Carlo in Borgo S .Martino, coll'intervento di S . E . Mons. nostroVescovo, e chiusasi con una magnifica Ac-cademia, si tenne qui il 27 giugno, alle ore5 dopo mezzodì, la Conferenza ai CooperatoriSalesiani nella Chiesa di San Filippo . Fupresieduta da Sua Ecc. Mons. Edoardo Pul-ciano. Dopo il canto di qualche mottettoeseguito con grazia dagli alunni del CollegioS . Carlo, il Rev .mo Signor D . Rua salivail pulpito ed esordiva parlando dell'immortalee compianto D. Bosco ; come pochi anni sonoD . Bosco stesso parlava da questo medesimopulpito ed ora non è più, ma dal cielo ovefondatamente lo crediamo non solo prega pe'suoi figli e per la Congregazione, ma eziandiopei cari Cooperatori e per le benemerite Coo-peratrici, ed abbiamo pur segni così certi disua protezione per grazie anche straordinariericevute per sua intercessione, da non lasciarealcun dubbio che egli trovasi in Paradiso .Anzi, dopo la sua morte crebbero gli aiutied i mezzi per diffondere le opere sue .

« Parlò poi degli Oratorii che si stanno apren-do a Macerata, Catania, Parma ed in Ame-rica ; parlò a lungo delle Missioni e dei mezziche usano i missionarii salesiani per avvi-cinare i poveri selvaggi e far loro il cate-chismo ; disse come debbono dar loro carne,gallette e vestiti e con questi doni allettarlie far deporre il timore che essi sieno nemici .- A che servono adunque le vostre offerte?- soggiungeva - a formare degli oratorii, dovesi raccoglie la povera gioventù per educarlaalla religione ed all'amore della patria ; ser-vono a provvedere il cibo spirituale e ma-teriale ai poveri selvaggi, a salvare quelleanime che giacciono nell' ombra di morte econdurle in Paradiso. Quelle anime poi pre-gheranno per voi e Dio benedirà i vostrisacrifizi. Ricordatevi, conchiudeva, che nonè la limosina che fa diventar poveri, ma ilvizio e l'irreligione . »

E parlando di questa stessa conferenza laGazzetta di Casale diceva :« Quel dire semplice ed affettuoso (di Don

Rua) ricco di opportuni aneddoti, quellacalma serena, più d'una volta ci, richiamò alpensiero il bel verso dell'Allighieri :

L'ombra sua torna ch'era dipartita .

» Ci pareva che lo spìrito elettissimo di D .Bosco aleggiasse in quella serena atmosfera,ci pareva d'udirne l'incantevole parola, quellaparola amica che scendeva dritta al cuore edolcemente lo muoveva a carità . E più d'unavolta ci siamo detti : l'eredità di D. Boscoposa su braccia sicure ed esperte .» Piacque in modo speciale l'accenno che

fece alle Missioni. Viva e toccante fu la pit-tura di quei poveri selvaggi, giacenti vera-

mente nell'ombra della morte . Non c'è cheil Missionario, il quale possa redimere quelletribù, ed iniziarle alla vita sociale . Il can-none dei governi seminerà spavento e morte,la Croce sola può chiamarli alla civiltà e dif-fondervi, colla fede, luce, progresso, pace .

» Finita la conferenza, si eseguiva un altromottetto di classica fattura, in cui tra le vociargentine dei giovani spiccava limpida e squil-lante la voce del celebre tenore D . Lazzero .La funzione si chiudeva col canto del Tantumergo di Mendhelson e colla benedizione so-lennemente impartita da Monsignor Vescovo .» Speriamo che i Casalesi, memori dell'af-

fetto che per essi ha sempre nutrito D . Bosco,vorranno con generosità rispondere al caldoappello che il suo successore loro rivolse nelnome di Dio e dell'umanità . Portare la lucedel Vangelo a tribù abbrutite nel servaggioè opera non solamente religiosa ma pa-triottica .

» Il missionario sotto un cielo straniero pro-diga per questo scopo sudori e sangue : spettaai buoni sostenerli colla loro carità, e con-correre per cancellare per sempre dalla terraquest'onta all'umanità . Le tende dei Sale-siani già stanno spiegate in Patagonia : vogliail Signore che fra non molto di quelle landesterili si possa ripetere col poeta

Ovecopriano i bronchiIvi germoglia il fior. »

BIBLIOGRAFIA .Di Veglia in Veglia, studi ed impres-

sioni pel canonico FORTUNATO VINELLI.- Torino, Tipografia Salesiana, 1889 .

Accennando a questo nuovo libro del sa-cerdote Vinelli, uscito di fresco dagli elegantitipi della Salesiana, viene spontanea l'escla-inazione : di bene in meglio ! E certo se nelvolumetto Santa Caterina da Genova e nel-l'altro Verità contro menzogne, pubblicati dueanni fa, il Vinelli rivelavasi scrittore di me-rito e sortiva larghi encomii, nell'opera ul-tima, assai più grossa di mole, la corona dierudito e valente scrittore sta bene sovrap-porre alla sua fronte, che è ben meritata .Credo non esser lontano dal vero affermandoche il libro Di Veglia in Veglia arieggianello stile ai famosi Bozzetti della vita mili-tare del De Amicis .

In tredici capitoli si hanno trattazioni re-ligiose, politiche, economiche, didascaliche ,morali, condotte con tanta spigliatezza e leg-giadria e qui e là condite di arguzie cosìsaporite, che è un gusto imprenderne e se-guitarne la lettura . Ci si vede in ogni pa-gina , anzi in ogni linea, l'uomo sciolto ,franco, il quale vuol favellare a' suoi coetanei(come scolpitamente nota l'Em .mo Cardinale

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Alimonda nella preziosa lettera stampata infronte al volume) e per andar loro ai versipiglia i modi, le fattezze, il gusto, l'abito e fini gingilli . . . Buon però che sotto le parvenzeleggiadre l'autore, uomo di pensamento sano evecchio, spazia addentro alle cose, rintracciail male nelle sue origini e ne' suoi presentiscoppi, e se sotto ai fiori trova il serpente, loschiaccia col calcagno del bravo raziocinio edella religiosa fede . E di qui la differenzamassima che rende il volume del Vinelli di-verso dai profili , dalle autobiografie , daiviaggi e dai romanzi, onde i letteratelli dioggidì presumono a nomea di scrittori nuovi,impareggiabili , unici. Sì , unici , davvero ,conchiude il Principe di Santa Chiesa, nelmettere sulla carta gran fogliame e lasciaregli animi o privi di vital nutrimento o attos-sicati dalle pestifere erbe . L'egregio autoreafferma che sua madre fu quasi profetessa,allorchè volle chiamarlo col nome di For-tunato .Ed io auguro a lui che come gli arrise la

fortuna in varie circostanze della vita, e ul-timamente ancora nel giudizio favorevole in-contrato nel pubblico co' suoi scritti , così

possa essere ugualmente fortunato nel con-vincere al bene e tirar sul retto sentiero dellafede e della virtù tante anime guaste (i gio-vani in ispecie) che hanno perduto, con lareligione, la pace dell'anima . Allora potrà .dire non solo con verità, ma con esultanzadel cuore : - Non sono in contraddizione colmio nome . - II libro si vende al prezzo diL. 2,50, presso la Libreria Salesiana .

(dall' Unità Cattolica) .

UNA RETTIFICA.Il mese scorso, nel descrivere le feste centenarie

al SS . Cuore di Gesù, celebratesi nella nostrachiesa di Roma, si disse che la musica eseguitasici proveniva dall'Archivio Vaticano . Per tran-quillità di chi di ragione, siamo in dovere di os-servare che detta musica non proveniva diretta-mente dall'Archivio Vaticano, ma dal particolareArchivio del Maestro Sig . Meluzzi, a cui nuova-mente esprimiamo i sentimenti della nostra vivariconoscenza .

Elenco dei Cooperatori defunti nel Luglio ed Agosto.

1 Alessandrini Don Francesco arciprete- Sansavino (Forlì) .

2 Alberti Orsola - Castelletto (Ve-rona) .

3 Anselmo Teresa - (Torino) .4 Anzelini Don Antonio - Arsio (Au-

stria) .5 Buniatto D. Fortunato Curato - ( Ve-

rona) .6 Borsieri Don Giovanni - Soresina

(Cremona) .7 Bianchi Giuseppe - Castions di

Strada (Udine) .8 Bruno Giuseppe - Bianz6 (Novara) .t) Beltrani Don Domenico - Faenza

(Ravenna) .10 Bonardi Maria - Idro (Brescia).11 Bologna Don Giacomo cav. Rettore

Ospizio Esposti - ( Venezia) .12 Bolla cav. Luigi - Camerano Ca-

sasco !Alessandria) .13 Brogianigo Don Francesco capp. -

Sabbione (Verona) .14 Bozzoni Don Giulio - Cologna Foci

del Varone (Austria).15 Bernardin-Odorico Rosa - Sequals

(Udine) .16 Chiaramello Giuseppe sarto - Fos-

sano (Cuneo) .17 Colli-Lanzi Francesco - Saino (No-

vara) .18 Corazza Don Luigi - Arsio (Au-

stria) .

19 Cucavar Don Gio . Batt. - Ponteacco(Udine) .

20 Cecconi Don Alessandro parroco -Bolognana (Massa Carrara) .

21 Cimossa Lucia - (Tortino) .22 Cima Don Angelo Francesco - Ca-

sorzo (Alessandria) .23 Ciocca Catterina - Montabone (A-

lessandria) .24 Codarini Giustina - Castions di

Strada (Udine) .25 Calsamiglia Don Stefano canonico -

(Ventimig'ia) .26 Casale Giuseppe - Casa Bianca di

Verolengo (Torino)27 Cozzani Don Angelo can. arciprete

- Selvapiana (Firenze) .28 De Michelis Don Domenico arcipr.

Capranna (Cuneo) .29 Gaieri Don Benedetto arcipr . - Gor-

rino (Cuneo).30 Giaco netti Don Pietro parroco -

Lugo (Vieenza).31 Gigola Don Luigi - Fasano (Bre-

scia ).32 Gritti Giacoma - Alzano Maggiore

!Bergamo'

.33 Mainetti Enrico - (Brescia) .34 Marini D . Antonio parroco - Valli

Mocenighe (Padova) .35 Mozzi Don Egidio - Piovene (Vi-

cenza)36 Muzzigli Don Michele - San Pietro

degli Slavi (Udine).

37 Monti Don Tommaso parroco -Bis-zarone (Como) .

38 Oliva Don Gerolamo Rettore - SaaGiuliano Vecchio (Alessandria) .

39 Piana ing. Gio . Pellegrino - Imola(Bologna) .

40 Pigatti Don Vincenzo parroco - Co-sta di Conegliano (Treviso) .

41 Pussini Don Antonio - Arzida (U-dine) .

42 Radicati di Primeglio contessa Fran-cesca - (Torino) .

43 Righi Don Angelo parroco - Bevi.lacqua (Bologna) .

44 Roncati Mons . Severino-(Modena) .45 Ronco Giuseppa - Isolabella (To-

rino) .46 Speroni-Brun Delfina - Pinerolo

(Torino) .47 Tazzari Don Giacinto arcipreto Vie .

Far . - Campilano (Ravenna) .47bis, Tirossi D . Vito - (Roma) .48 Tuinoliui Maria - Subiaco (Roma).49 Varoli Don Raffaele priore - Ma-

drignano (Massa Carrara) .50 Venturini Don Antonio - Sorzento

(Udine) .51 Veronesi Don Giacomo cappellano -

Torbe (Verona) .52 Zaican Don Giuseppe - San Pietro

degli Slavi , Udine).53 Zenari Don Pietro arcip . - Caldiero

(Verona) .