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1 vincenzo di spazio breviario di cronoriflessologia AVVERTENZE L’autore e l’editore declinano ogni responsabilità dall’applicazione della metodiche terapeutiche descritte nel testo. Ogni approccio terapeutico deve essere guidato dalla competenza del Medico secondo scienza e coscienza. Per ragioni di tutela della privacy i nomi delle persone menzionate nel testo non sono reali, ma fittizi. © 2011 Foto, immagini e testo di Vincenzo Di Spazio. Cronoriflessologia® è un marchio registrato. Format prodotto da dispazioebook vincenzo di spazio breviario di cronoriflessologia ebook sbf Pubblicazione digitale e distribuzione a cura di Simplicissimus.it

Breviario Di Cronoriflessologia

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vincenzo di spazio

breviario di cronoriflessologia     AVVERTENZE  L’autore e l’editore declinano ogni responsabilità dall’applicazione  della metodiche terapeutiche descritte nel testo. Ogni approccio terapeutico deve essere guidato dalla competenza del Medico secondo scienza e coscienza.  Per ragioni di tutela della privacy i nomi delle persone menzionate nel testo non sono reali, ma fittizi.  © 2011 Foto, immagini e testo di Vincenzo Di Spazio.  Cronoriflessologia®  è un marchio registrato. 

 

    Format  prodotto da dispazioebook   vincenzo di spazio breviario di cronoriflessologia ebook sbf   

  

 Pubblicazione digitale e distribuzione a cura di Simplicissimus.it  

 

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Premessa  

Questa  pubblicazione  digitale  presenta  due  miei articoli scientifici, pubblicati nel corso degli anni sulla prestigiosa rivista di agopuntura La Mandorla, diretta dal prof. Carlo Di  Stanislao, docente di Agopuntura all’Università  di  Chieti.  Sono  stati  raccolti  per condividere  con  i  lettori  un  piccolo  patrimonio intellettuale, che andrebbe disperso nel Mare Magnum dell’universo virtuale di Internet.   La  tematica  affrontata  in  questi due  articoli  è  quella della  cosiddetta  patomimesi,  un  fenomeno  che  ho individuato  nel  2002,  e  che  si  verifica  con  regolarità dopo eventi luttuosi. In breve si tratta di una modalità di  risposta  all’evento  avverso mediante  la  singolare imitazione  della  sofferenza  patita  dal  congiunto scomparso.  In altre parole, anche a distanza di molto tempo dal  lutto, può accadere di manifestare sintomi e disturbi, che ricalcano in forma attenuata la causa o la modalità di decesso del familiare. Il riconoscimento di  tali segni guida e orienta con maggiore precisione la diagnosi e l’intervento terapeutico.   La  cronoriflessologia  si  basa  sulla  scoperta  di  una mappa anagrafica  (sequenza delle età), che ho avuto  la 

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fortuna  di  individuare  lungo  la  direttrice  della colonna  vertebrale,  in  corrispondenza  dei  processi spinosi  nel  lontano  1996.  La  dimensione  del  tempo biografico  in medicina  complementare  è  stata  fino  a oggi  studiata  da  pochi  ricercatori,  fra  cui  il  prof. Giuseppe  Calligaris  (1876‐1944),  il  riflessologo plantare  inglese  Robert  St.  John  e  l’austriaco  Erich Koerbler.  

  

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La  dimensione  del  Tempo  anagrafico  torna  di fondamentale utilità nel momento  in  cui affrontiamo la  biografia  traumatica di un  individuo. Non  ci può essere  una  stabile  risoluzione  del  dolore,  se  non teniamo presente la vicenda emozionale di chi chiede il nostro  aiuto.  Il dolore  corporeo non  è  altro  che  la modalità  con  cui  viene  a  galla  una  ferita  invisibile dell’Anima;  questa  chiave  di  lettura  ci  porta  a considerare  l’esperienza  esistenziale  di  ogni  umano come  il  progressivo  e  dissipativo  incremento  di memorie traumatiche.   La  via  verso  la  guarigione  ‐  o  meglio  verso  la trasformazione  come  direbbe  il  chiropratico  Richard Bartlett  –  presuppone  la  capacità  di  rilasciare  la zavorra dei traumi per affrontare in modo più lieve il cammino misterioso della vita.  

        

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Il dolore speculare     I traumi hanno vita lunga. 

Anne Anceline Schuetzenberger  

Sommario:  Nel  presente  articolo  viene  indagato  un  singolare fenomeno sintomatologico, generato dalla esposizione traumatica all’evento  luttuoso:  il  singolare  fenomeno patomimetico (pathomimicry) consiste nella imitazione della patologia, che ha condotto il familiare al decesso. La conoscenza di questa particolare risposta dell’unità psicocorporea  permette  di  relazionare  disturbi  e sintomi di complessa natura ad una specifica sorgente emozionale;  impone  peraltro  una  approfondita anamnesi  familiare, per  risalire con correttezza ai  life events,  che  hanno  determinato  lo  stato  di  sofferenza dell’individuo.  Viene  inoltre  proposto  un  modello terapeutico,  denominato  gemmoterapia  patomimetica, per  l’intervento  mirato  alla  risoluzione  dei  sintomi derivati da questo fenomeno. 

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Nel  1996  sono  riuscito  a  identificare  –  con  grande fortuna  ‐ una mappa  riflessa del Tempo, ubicata  sul decorso  della  colonna  vertebrale,  nel  tratto  fra  la prima cervicale e la quinta lombare.  Il  passo  successivo  è  stato  quello  di  verificare  se  la stimolazione cutanea di questi punti fosse in grado di evocare  risposte  percepibili  dai  pazienti  e  se  fosse possibile  in  questo  modo  promuovere  un miglioramento dei loro disturbi.  Ho iniziato questa ricerca sottoponendo i punti spinali interessati  a  semplice  percussione  con  il martelletto neurologico.  Ho verificato  che  la  stimolazione meccanica produce dei falsi positivi in soggetti sofferenti di emicrania per l’effetto di lieve rimbombo cefalico prodotto dall’onda sonora  della  percussione  sulle  creste  ossee  della colonna;  inoltre  accade molto  spesso  che  il  soggetto venga  distratto  dagli  effetti  della  vibrazione  ossea, generata dalla percussione,  e  che per  questo motivo faccia  più  fatica  a  percepire  le  lievi  risposte  del  suo corpo.  Durante  la  sessione  infatti  possono  essere  percepiti alcuni  effetti  come  la  comparsa  di  calore  diffuso, iperidrosi  localizzata  (mano,  ascella,  viso),  parestesie alle  estremità,  riflessi  viscerali  (sento  chiudersi  lo stomaco,  sento  il  fegato  pesante,  sento  la  testa  vuota, 

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avverto  oppressione  toracica, mi  si  chiude  la  gola,  etc.)  e reazioni emozionali come ansia e pianto. Ispirandomi  alle  incredibili  ricerche  del  professor Giuseppe  Calligaris  (1876‐1944),  ho  sostituito  il martelletto  con  l’applicazione  di  luce  bianca  e  ho denominato  questa  innovativa  tecnica  applicativa leucofotostimolazione cutanea.  Nel corso degli anni ho potuto verificare l’attendibilità di  questa  tecnica,  che  si  è  rivelata  estremamente sicura,  affidabile,  economica,  nonchè  libera  da complicanze; la stimolazione dei punti con luce bianca viene prolungata per un tempo medio compreso fra i 5  e  i  10 minuti,  sufficiente  per  generare  le  risposte percettive.  I punti spinali si comportano come varchi  temporali, capaci  di  evocare  le  memorie  dolorose  di  eventi traumatici vissuti nel passato del  soggetto;  in questo modo  vengono  valicate  le  barriere  apparentemente insormontabili del tempo lineare.  Sulla  base  di  questa  scoperta  ho  così  elaborato  un nuovo  approccio  terapeutico,  che  ho  denominato cronoriflessologia (AgeGate Therapy).  Si  tratta  in  altre  parole  di  una  tecnica  corporea  di accesso  rapido alle memorie  traumatiche,  individuali e parentali. 

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Il  primo  medico  agopuntore,  che  storicamente  ha utilizzato l’infissione di aghi nei cronopunti spinali, è stato il dr. Patrizio Carrai; nell’anno accademico 2000‐2001 ha discusso con me la sua tesi di diploma presso la  Scuola  di  Specializzazione  in  Biotipologia  e Metodologia  Omeopatica  presso  l’Università  di Urbino, presentando  3  casi  clinici  trattati  con questa metodica.  Con piacere riporto nell’articolo una  immagine  tratta dalla  sua  tesi,  che  riproduce  il momento,  nel  quale viene operata l’infissione di un ago.                       © 2001 Dr. Patrizio Carrai 

        Grazie  alla  continua  attività  di  verifica  sperimentale sui  punti  di  cronoriflessologia,  è  emersa  nel  corso degli anni una singolare costante sintomatologica nei soggetti esposti al lutto.  

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Molti  di  essi,  a  distanza  anche  di molto  tempo  dal trauma,  presentavano  sintomi  e  malesseri,  che richiamavano  inspiegabilmente  la  patologia  del familiare deceduto (il cosiddetto donatore).  Perfezionando  le  modalità,  con  cui  intervistavo  i pazienti  sul  loro  vissuto  traumatico,  affioravano ricordi  in  grado  di  produrre  una  chiara interpretazione dei sintomi lamentati.   Croniche  brachialgie  trovavano  un  repentino miglioramento  clinico  nel  momento  stesso  in  cui veniva  identificata  –  e  trattata  ‐  la  relazione  con  un familiare  deceduto  per  carcinoma  broncogeno  o  del colon;  ricorrenti  cistiti  emorragiche  si  risolvevano quando  si  chiariva  la  risonanza  imitativa  con  un pregresso caso di tumore vescicale o dell’utero.   Afonie  idiopatiche  sono  state  brillantemente  risolte, ricercando  e  trattando  in  cronoriflessologia  decessi per carcinoma della laringe o della tiroide. In altri casi emerge  una  relazione  di  specularità  non  con  la patologia,  ma  con  le  condizioni  di  sofferenza  del familiare,  che  lo  hanno  accompagnato  fino  alla  fine (modalità).  Un  esempio  può  essere  la  comparsa  di dermatosi  (o  dolore)  in  area  sacrale  o  glutea    come imitazione  delle  piaghe  da  decubito  sofferte  dal 

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familiare  negli  ultimi  mesi  di  vita;  oppure  la manifestazione di dolore  sul dorso della mano  come riflesso  dell’ago  a  farfalla  posizionato  per  la somministrazione parenterale di medicamenti.  Dermatosi  delle  narici  può  verificarsi  come conseguenza  di  introduzione  del  sondino  naso‐gastrico,  dolore  localizzato  a  carattere  puntorio sull’addome può  riflettere  la posizione della  cannula di  drenaggio  dopo  intervento  chirurgico,  così  come faringodinia  recidivante  può  tradursi  come  traccia empatica dell’intervento di tracheotomia.  Una dispnea criptogenetica può occultare per esempio l’imitazione dei rantoli preagonici del congiunto, una precordialgia accompagnata da parestesie brachiali a sinistra può imitarne l’infarto mortale.   Ho trattato il caso di una paziente, sofferente di pirosi della cavità orale, comparsa alcuni mesi dopo la morte dell’anziano  genitore;  l’origine  del malessere  era  da ricollegarsi  alla  pena  della  paziente  nell’imboccare pazientemente il padre, che si rifiutava di alimentarsi.   Nella  Tabella  I  vengono  riportate  le  più  frequenti relazioni  patomimetiche  con  le  cause  di  decesso  dei familiari  (per  semplicità  espositiva  si  parla  di  familiari, anche se  il  fenomeno patomimetico può manifestarsi anche in relazione a soggetti extrafamiliari,  laddove  la sofferenza emotiva per la perdita sia stata profonda e totalizzante). 

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 Tabella I   Descrizione del quadro sintomatologico 

Causa o modalità di decesso del familiare 

Emicrania, cefalea muscolotensiva, nevralgia cefalica, dermatosi come psoriasi del cuoio capelluto, alopecia 

Patologia cerebrale (ictus, emorragia, meningite, borreliosi, patologia neurodegenerativa,  tumore), incidente, suicidio con arma da fuoco 

Xeroftalmia, epifora  (lacrimazione) monolaterale, oftalmodinia 

Melanoma oculare, carcinoma epatico (relazione energetica occhio‐fegato) 

Flogosi del cavo orale, algia e artrosi dell’articolazione temporo‐mandibolare 

Alimentazione forzata prima del decesso, tumore orale, annegamento 

Faringolaringite cronica, laringospasmo, tiroidite, afonia, ipossia perinatale da attorcigliamento del cordone ombelicale 

Carcinoma laringeo, difterite, suicidio per impiccagione, tracheotomia, frattura del rachide cervicale da incidente 

Cervicalgia cronica  Incidente con frattura del rachide cervicale 

Spalla congelata, brachialgia,  TBC, brucellosi, enfisema 

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parestesie e dermatosi brachiali 

polmonare, carcinoma broncogeno (relazione energetica spalla‐polmone),  infarto del miocardio (brachialgia sinistra) 

Bronchiolite infantile, broncospasmo, bronchite cronica, dispnea idiopatica, asma 

TBC, brucellosi, carcinoma broncogeno, embolia polmonare 

Algie intercostali, oppressione toracica, mastodinia, mastopatia fibrocistica, galattorrea 

Trauma contusivo del torace per incidente, embolia polmonare, decesso del partner o di un figlio 

Extrasistolia, tachicardia, oppressione toracica 

Infarto del miocardio, aneurisma toracico 

Reflusso gastroesofageo, gastrospasmo, gastralgia 

Carcinoma gastrico, emorragia ulcerativa gastrica

Algia epatobiliare, coliche biliari alitiasiche 

Carcinoma epato‐biliare, cirrosi alcolica 

Colon irritabile, prurito anale, emorroidi, meteorismo, colite destra, irregolarità dell’alvo (diarrea, stipsi) 

Carcinoma del colon‐retto, impianto di stomìa dopo intervento al colon, infarto intestinale, aneurisma addominale, tifo (diarrea), Parkinson (stipsi) 

Coliche renali alitiasiche  Carcinoma renale, nefropatia 

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cronica Irregolarità mestruali, amenorrea, ovaralgia, ciste ovarica, salpingite, algia del distretto pelvico, pubalgia, cistite recidivante, uretrite asettica, spasmo uretrale, prostatite, lombosacralgia, sciatalgia 

Carcinoma dell’utero, della vescica e della prostata, setticemia da parto, morte intrauterina del feto e perinatale, aborto spontaneo, interruzione volontaria di gravidanza, decesso del partner o di un figlio 

Algia inguinale monolaterale, mialgia del quadricipite  femorale, algia degli arti inferiori 

Emorragia dell’arteria femorale per incidente (moto, bici, etc.), trombosi postflebitica 

Gonalgia, gonartro, gonartrosi, algia patellare 

Carcinoma gastrico 

Algia tibiotarsica  Embolia polmonare da esiti di frattura tibiotarsica 

Genesi spontanea di ematomi Incidente, caduta, percosse letali 

Anemia microcitica e ipocromica con trombocitosi 

Decesso per emorragia 

    

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La  tabella  riproduce  solo  un  quadro  relativamente ridotto  delle  possibili  manifestazioni  patologiche, generate  dall’esposizione  al  trauma  della  perdita. Nella valutazione clinica è fondamentale perfezionare l’intervista  al  paziente,  non  limitandosi  soltanto  al chiarimento  della  causa  di  decesso;  è  necessario  far luce  su  quali  aspetti  del  decorso  di  malattia,  il paziente  ha  posto  maggiore  compartecipazione emotiva.  Come  già  in  parte  chiarito  nella  tabella,  il nostro  coinvolgimento  affettivo  nel  dolore  sofferto dalle  persone  che  ci  hanno  lasciato,  genera  un singolare  fenomeno  di  specularità  empatica,  che ricorda  la  scoperta  dei  cosiddetti  neuroni‐specchio, proposta dal professor Giacomo Rizzolatti, neurologo dell’Università di Parma e l’esperimento condotto dal ricercatore Dean Radin.  Dean  Radin,  fisico  statunitense,  ha  eseguito  un singolare  esperimento  su  soggetti  affettivamente legati  fra  loro  (madre  e  figlio,  etc.). Ha  posto  le  due persone  in  due  stanze  di  edifici  diversi  e  le  ha sottoposte  a  sequenze  di  imaging  di  risonanza magnetica  nucleare  per  valutare  possibili  attivazioni delle  aree  cerebrali;  al  soggetto  A  ha  proiettato  dei fasci  di  luce,  che  hanno  generato  una  risposta immediata  in  una  specifica  area  cerebrale. Alla  fine dell’esperimento ha confrontato le immagini prodotte 

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dai  differenti  apparecchi  di  risonanza  magnetica nucleare e ha verificato che nel soggetto B  (la persona ubicata  nell’altro  edificio  e  non  sottoposta  alla  proiezione luminosa) si erano generate attivazioni nella medesima regione cerebrale del soggetto A. Questo sconvolgente esperimento  mette  in  luce  il  fenomeno  della specularità  alla  base  del  complesso  meccanismo patomimetico. La  cronoriflessologia  sottolinea  la  singolare  capacità degli umani di comportarsi in alcune condizioni come incredibili specchi riflettenti: il corpo stesso, sofisticato dispositivo di memoria, diventa  specchio doloroso  e sensibile  testimone  degli  eventi  traumatici, conservando  nel  lungo  e  lunghissimo  termine  la traccia di quanto è accaduto  in passato  (forse anche di quello che accadrà nel futuro?).  Si  impone  una  rilettura  critica  della  classificazione organicista delle malattie,  così  come  viene  insegnata nelle nostre università; sempre più urgente diventa  il bisogno di saper tradurre  il sintomo all’interno di un complesso quadro emozionale,biografico e anagrafico. Non  pare  più  possibile  alla  luce  di  queste  scoperte, limitare  il nostro  approccio  terapeutico  alla  semplice soppressione  del  sintomo,  sia  esso  psichico  o somatico. Gli umani si muovono nello spazio‐tempo e interagiscono  fra  loro con modalità molto complesse. 

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Sono  custodi  della  propria  biografia,  ma  anche  di quella  familiare,  che  esercita  una  pesante  influenza anche a distanza di generazioni.  Ogni  lutto  determina,  nei  soggetti  esposti, l’attivazione  di  una  imponente  e  travolgente  cascata di  cambiamenti  nell’organismo,  che  interessano l’assetto neuropsichico e quello somato‐funzionale.  Il  corpo  risponde  in  toto  all’evento,  generando  una complessa  matrice  energetica,  che  testimonia l’avvenuta  esposizione.  Questa  matrice  contiene informazioni  di  natura  emozionale,  biochimica, biofisica, genetica e temporale; essa viene registrata in forma  stabile  come  complesso  mnestico  e  la  sua persistenza  determina  modificazioni  negative  dello stato di benessere nell’individuo esposto.  Se  il  trauma  viene  codificato  prima  dell’età riproduttiva,  il  suo  segnale  verrà  trasmesso invariabilmente alla discendenza, ponendo le basi per quello che in medicina chiamiamo familiarità positiva per  una  determinata  patologia  o  predisposizione genetica.  Nei  soggetti  esposti  al  lutto  è  determinante intervenire in modo coerente sui segnali di sofferenza generati  dalla  matrice;  in  primo  luogo  bisogna accedere alla memoria traumatica dell’evento (vicino o lontano nel tempo) con l’ausilio della cronoriflessologia, 

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stimolando correttamente i punti spinali coinvolti (età del ricevente, età del donatore).  L’approccio  cronoriflessologico  viene  implementato con  la  somministrazione  di  rimedi  specifici  a  uso sistemico  come  i  Fiori  di  Bach,  gli  oligoelementi catalitici e i gemmoterapici.  Questi  ultimi  possono  essere  somministrati  in  base non  soltanto  ai  disturbi  lamentati,  ma  anche  in aderenza con le leggi patomimetiche: in altre parole il rimedio viene selezionato per la sua affinità anatomo‐funzionale  con  la  patologia  sofferta  dal  familiare deceduto.  Nella  tabella  II  vengono  presentate  le  più  frequenti associazioni  terapeutiche  fra  gemmoterapici  e patologie  a  decorso  infausto  secondo  il  modello patomimetico.  Tabella II  Elenco dei gemmoterapici patomimetici 

Causa o modalità di decesso del familiare 

Alnus glutinosa,   Patologia cerebrale (ictus, emorragia, meningite,borreliosi, patologia 

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neurodegenerativa,  tumore), incidente, suicidio con arma da fuoco 

Corylus avellana  Melanoma oculare, carcinoma epatico (relazione energetica occhio‐fegato) 

Ficus  carica,  carpinus betulus (annegamento) 

Alimentazione forzata prima del decesso, tumore orale, annegamento 

Carpinus betulus, morus nigra (frattura del rachide cervicale) 

Carcinoma laringeo, difterite, suicidio per impiccagione, tracheotomia, frattura del rachide cervicale da incidente 

Morus nigra  Incidente con frattura del rachide cervicale 

Carpinus betulus, Corylus avellana, Rubus fructicosus  (enfisema),Cornus sanguinea (infarto del miocardio) 

TBC, brucellosi, enfisema polmonare, carcinoma broncogeno (relazione energetica spalla‐polmone),  infarto del miocardio 

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(brachialgia sinistra) Morus nigra (trauma contusivo del torace), Carpinus betulus (embolia polmonare) 

Trauma contusivo del torace per incidente, embolia polmonare 

Cornus sanguinea, Crataegus oxiacantha 

Infarto del miocardio, aneurisma toracico 

Ficus carica  Carcinoma gastrico, emorragia ulcerativa gastrica 

Corylus avellana,   Carcinoma epato‐biliare, cirrosi alcolica 

Vaccinium vitis idaea (carcinoma del colon‐retto, impianto stomìa dopo intervento al colon), Cornus sanguinea (infarto intestinale, aneurisma addominale)

Carcinoma del colon‐retto, impianto stomìa dopo intervento al colon, infarto intestinale, aneurisma addominale  

Fagus selvatica, Fraxinus excelsior 

Carcinoma renale, nefropatia cronica 

Rubus idaeus (carcinoma dell’utero e delle ovaie, setticemia da parto), Calluna 

Carcinoma dell’utero, della vescica e della prostata, setticemia da parto, morte 

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vulgaris (carcinoma vescicale)  

intrauterina del feto e perinatale, aborto spontaneo 

Cornus sanguinea, Alnus glutinosa (trombosi postflebitica) 

Emorragia dell’arteria femorale per incidente (moto, bici, etc.), trombosi postflebitica 

Carpinus betulus  Embolia polmonare da esiti di frattura tibiotarsica 

Morus nigra, Vaccinium myrtillus 

Incidente, caduta, percosse letali 

Tamarix Gallica  Decesso per emorragia   La  posologia  standard  può  essere  notevolmente ridotta  ad  una  somministrazione    di  10  gocce  per  3 volte al giorno per effetto della stimolazione spinale, che  genera  una  risonanza  diretta  sulle  aree anatomiche sensibilizzate dalla memoria traumatica.  La  gemmoterapia  patomimetica  incrementa  i  benefici terapeutici delle sessioni di cronoriflessologia, perché agisce  con  forza  sullo  squilibrio  energetico  degli organi  coinvolti  dall’evento  stressante  e  rappresenta per  il  Terapeuta  una  strategia  efficace  nell’attività clinica. 

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Patomimesi in un caso di tiroidite di Hashimoto   

 La caratteristica di una vita morta è di essere  una vita di cui l’altro diventa il guardiano.  

Sartre  

RIASSUNTO  Nell’articolo viene analizzato il caso di una tiroidite di Hashimoto,  trattato  con  laserterapia  a  bassissima potenza.  Sono  stati  selezionati  alcuni  punti  di agopuntura e due punti spinali secondo le regole della cronoriflessologia; il caso mette in luce non soltanto il fenomeno  della  patomimesi,  che  si  presenta  in altissima  percentuale  nei  traumi  da  lutto  e  che costituisce  inoltre  la  chiave  di  lettura  per  chiarire  la matrice  emozionale  di molte  patologie, ma  una  sua particolare manifestazione.      In questo articolo viene presentato un caso di tiroidite di  Hashimoto,  trattando  ‐  per  la  prima  volta  in 

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assoluto‐ con laserterapia a bassissima potenza i punti spinali appartenenti allo schema cronoriflessologico. La  laserterapia  a  bassissima  potenza,  generalmente nota  come  LLLT  (Low  Level  Laser  Therapy)  è  una terapia  strumentale da  tempo piuttosto diffusa nella pratica clinica per:  • accelerare la riparazione tissutale • lenire il dolore • mitigare le infiammazioni • come alternativa agli aghi in agopuntura 

 E’  stato  dimostrato  che  laser  a  luce  rossa  e  bassa energia  attivano  funzioni  cellulari  che,  generando radicali  liberi di ossigeno, promuovono un gradiente protonico che a sua volta, tra i diversi effetti, modifica la permeabilità della membrana e  incrementa  i  livelli di  ATP  con  effetti  sistemici  significativi  su  dolore, infiammazione e riparazione tissutale. Nel trattare il caso di questa tiroidite è stato utilizzato un  dispositivo  laser,  denominato  Biolite  LP020,  che eroga una potenza media di picco molto bassa (3 mW) e possiede una lunghezza d’onda di 670 nm nel range della luce rossa, sfruttata in base alle caratteristiche di assorbimento dei tessuti. 

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Ogni punto cutaneo è  stato  sottoposto a  irradiazione pulsata (15‐20 impulsi) per la durata di circa 15‐20 sec., utilizzando una potenza media erogata di 0.03 mW. Per  la prima volta  in assoluto  sono  stati  sottoposti a irradiazione laser anche i punti speciali della colonna vertebrale,  denominati  anche  cronozonidi  o  chrono‐trigger,  che  consentono  l’accesso  temporale  alle memorie traumatiche (laser‐cronoriflessologia, Di Spazio 2009). I cronozonidi spinali sono sostanzialmente nocicettori modificati,  che  registrano  l’avvenuta  esposizione  ad eventi  stressanti  nel  passato  dell’individuo;  la  loro particolare ubicazione in corrispondenza delle apofisi spinose esprime il legame energetico non soltanto con Du  Mai,  ma  anche  con  il  meridiano  della  Vescica. Sono  distribuiti  lungo  l’asse  mediano  nel  tratto compreso fra C1 e L5 e ogni punto consente l’accesso rapido  a  più  epoche  dell’esistenza, misurata  in  anni anagrafici (intervallo compreso fra un compleanno e quello successivo).  La  stimolazione  dei  punti  spinali  può  essere rappresentata  come  l’apertura  di  un  varco  nella dimensione del Tempo, che consente la riemersione di ricordi dolorosi.  La mappa spinale dei cronozonidi, sovrapponibile  in larga misura  con quella dei punti di Huatuo,  è  stata 

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più  volte  riportata  in  miei  precedenti  articoli, pubblicati sulla Rivista online La Mandorla.   Non dimentichiamo che l’unità psiche‐soma partecipa globalmente  all’evento  traumatico,  sedimentando  le memorie  connesse  non  soltanto  in  ambito  cerebrale, ma anche extracefalico.  In altre parole  l’informazione di un evento, avvenuto in  un  determinato  momento  della  vita,  non  viene contenuto  semplicemente  nelle  reti  neuronali, ma  si propaga selettivamente attraverso altri livelli somatici come  quello  neurovegetativo,  endocrino,  viscerale  e osteomuscolare.  Siamo  perciò  di  fronte  ad  una memoria diffusa dell’evento, che deve essere affrontata considerando questo suo comportamento.  Il  trattamento  terapeutico  di  queste  esperienze  deve tener conto di queste singolari modalità e deve quindi prevedere  un  approccio  multidisciplinare  integrato, quello psicoterapico e quello somatico.   Sul  piano  generale  la  memoria  somatica  detiene  la capacità di trattenere ricordi a connotazione stressante in  modo  più  solido  e  duraturo  rispetto  alle  reti neurali, se pensiamo che queste ultime possono essere seriamente  danneggiate  dagli  effetti  di  malattie neurodegenerative  come  le  demenze  vascolari  e  la 

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malattia  di Alzheimer.  I  processi  di  consolidamento mnestico  della  struttura  somatica  sono  talmente potenti  da  lasciare  traccia  anche  nelle  generazioni successive  attraverso  l’informazione  genetica  ed epigenetica. Questo spiega, per esempio, la cosiddetta ereditarietà  di  precisi  pattern  patologici  all’interno dello stesso gruppo familiare e la ricorrenza di quadri sindromici a carico degli stessi apparati.   Le  indagini  sperimentali  della  neuroscienziata Cristina  Alberini  della  Mount  Sinai  School  of Medicine  di  New  York  dimostrano  sui  topi  che  la somministrazione di sostanze che bloccano  i recettori dei  glucocorticoidi  nella  fase  di  riconsolidamento  del ricordo,  interviene  sulla  componente  emozionale del medesimo,  svuotandola  dai  suoi  effetti  intrusivi  e debilitanti:  in  altre  parole  la  memoria  del  fatto traumatico non viene  cancellata, ma  scorporata dalla sua costellazione ansiogena.  Non  sappiamo  però  se  l’intervento  sui  recettori  dei glucocorticoidi  sia  in  grado  di  interferire  con  quella memoria  diffusa  dell’evento,  di  cui  abbiamo  parlato prima.  La  somministrazione  farmacologica  degli inibitori è  in grado di mitigare gli effetti somatici del trauma? 

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Torniamo  alla  cronoriflessologia  e al  fenomeno della patomimesi,  spiegando  quest’ultimo  concetto:  la patomimesi è un singolare fenomeno (Di Spazio, 2002) che  interviene  con  regolarità  nei  traumi  da  lutto. Consiste  nella  imitazione  diretta  o mediata  (impegno della  rete  dei Meridiani  corrispondenti)  della  patologia, che ha determinato il decesso del congiunto.   Se  il soggetto è mancato per una neoplasia cerebrale, almeno  uno  dei  familiari  tenderà  nel  tempo  a sviluppare disturbi dell’area cefalica come emicrania, cefalea,  dermatosi  del  cuoio  capelluto,  nevralgie  e altro. La  patomimesi  può  manifestarsi  anche  secondo  un modello  di  contiguità  anatomica,  come  viene dimostrato nel caso clinico discusso in questo articolo. Si  tratta di una paziente  femmina di  54  anni, giunta all’osservazione  per  una  tiroidite  di  Hashimoto, diagnosticata nella primavera 2009.   La  finalità  della  visita  è  stata  quella  di  risalire  alla causa  emozionale,  che  potrebbe  aver  prodotto  nel tempo  questa  disfunzione,  e  procedere  quindi all’intervento cronoriflessologico e agopunturale.  Un  ruolo  fondamentale  viene  giocato  dalla  corretta anamnesi  biografica  e  familiare  del  soggetto  per 

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individuare  possibili  eventi  traumatici  in  relazione alla patologia sofferta.  Sulla  base  del  modello  patomimetico  è  stato abbastanza  semplice  risalire  in  questo  caso  alla possibile causa emozionale della patologia tiroidea: la paziente, nata in luglio 1955, ha perso il padre in data 05.11.1973  per  una  neoplasia  laringea. All’epoca  del trauma la paziente era in 18° anno di età e il padre in 53°, essendo nato il 02.11.1921. La paziente si è sottoposta ad un esame approfondito della  funzionalità  tiroidea  su  invito  del  medico  di base,  che  voleva  chiarire  le  cause  eziopatogenetiche della stanchezza lamentata.  Il  referto mette  in  luce  un  valore  di  S‐TSH  (ormone tireostimolante)  in  eccesso  (18,319  uUI/mL)  e  una concentrazione  molto  elevata  di  autoanticorpi  anti perossidasi tiroidea (2760 UI/mL) e anti tireoglobulina (16360 UI/mL). La  paziente  è  stata  sottoposta  a  cicli  distanziati  (30 giorni)  di  laser‐terapia  a  bassissima  potenza, intervallati  dal  trattamento  domiciliare  con  cerotti transdermici  (mix  di  Fiori  di  Bach  ad  attività antitraumatica) sui punti cutanei interessati.  Nella  seguente  tabella  vengono  elencati  in  sequenza temporale  i punti cutanei utilizzati  in  laser‐terapia  in questo caso di tiroidite: 

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TAB. I  SEQUENZA TEMPORALE DEI PUNTI

AGOPUNTI E CRONOZONIDI TRATTATI 

A  GI4  bilateralmente B  LU1 bilateralmente C  FM10 bilateralmente (0,5 

cun a lato di GV14) D  CV22 E  D5 (cronozonide 

corrispondente al 18° anno) 

F  C5 (cronozonide corrispondente al 53° anno) 

 I  punti  spinali  trattati  corrispondono  all’età  della paziente  al momento  del  trauma  (D5=18°  anno)  e  a quello del padre  (C5=53°): nel  caso di  lutti  è  sempre necessario  tenere presente  la  relazione  fra  il soggetto che  viene  esposto  all’esperienza  traumatica  (il cosiddetto  ricevente)  e  la persona defunta  (il  cosiddetto donatore in cronoriflessologia).  Le identità anagrafiche degli attori nel momento della separazione  si  fondono  in  quello  che  ho  chiamato 

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shock  entanglement per  ribadire  la generazione di una complessa matrice mnestica  capace  di  influenzare  i testimoni  dell’evento,  ma  anche  le  generazioni successive. Il caso di questa  tiroidite di Hashimoto mette  in  luce un  comportamento  molto  singolare  del  fenomeno patomimetico; la paziente ha sedimentato il segnale di sofferenza collegato alla morte del padre, riflettendolo non sull’apparato laringeo (per esempio con comparsa di faringolaringiti  ricorrenti,  sensazione  di  bolo  faringeo  o afonia), ma su un area anatomica contigua, quella della ghiandola tiroidea.  Come risulta dalla datazione   del referto (01.04.2009), la  paziente  si  è  sottoposta  all’esame  circa  un  anno dopo  la  comparsa  dei  primi,  confusi malesseri,  che sarebbero  stati  poi  riconosciuti  come  i  segni  della tiroidite di Hashimoto; questo significa che la paziente ha  cominciato  ad  accusare  i  disturbi  esattamente  in 53°  anno di  vita,  allineata  anagraficamente  all’età di decesso del padre (cronomimesi anagrafica).  La  patomimesi  per  contiguità  anatomica  si  presenta anche in altri casi, che vengono elencati nella seguente tabella.  

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TAB. II  AREE ANATOMICHE INTERESSATE 

PATOMIMESI PER CONTIGUITA’ 

Laringe  Tiroide Cuore  Ghiandola mammaria 

sinistra, costole Polmone  Scapola, ghiandola 

mammaria (sx o dx), pleura Colon  Rachide lombare Ovaio, testicolo  Rachide lombosacrale, nervo 

sciatico Prostata, utero, vescica  Rachide lombosacrale, nervo 

sciatico   Possiamo  inoltre ricapitolare  le differenti modalità di manifestazione  patomimetica  come  riportato  nella seguente tabella.  TAB. III  MODALITA’ PATOMIMETICA 

TIPO DI RELAZIONE 

Patomimesi diretta  Organo‐organo Patomimesi  da  contiguità  Organo‐area anatomica 

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anatomica  contigua Patomimesi energetica  Organo‐meridiano 

energetico corrispondente    Il  caso  di  questa  tiroidite  ribadisce  l’importanza fondamentale del  fenomeno patomimetico all’interno dell’evento  luttuoso,  poichè  consente  sul  piano terapeutico  un  preciso  orientamento  sulle  cause profonde del quadro sintomatologico.  Non  è  possibile  affrontare  con  relativo  successo  la sfida della  cura,  se non  si  tiene  conto della biografia dell’individuo, quel singolare e irripetibile intreccio di vicende esistenziali, che contribuisce a connotare ogni identità e che pone le basi biologiche e culturali di ciò che  noi  umani  siamo:  sofisticatissimi  dispositivi  di memoria.        

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Tabella di conversione crono‐spinale dal 1° al 90° anno di vita (Di Spazio, 1996) 

 C1    1°  60°  61° C2  2°‐3°  58°‐

59° 62°‐63° 

C3  4°‐5°  56°‐57° 

64°‐65° 

C4  6°‐7°  54°‐55° 

66°‐67° 

C5  8°‐9°  52°‐53° 

68°‐69° 

C6  10°‐11° 

50°‐51° 

70°‐71° 

C7  12°‐13° 

48°‐49° 

72°‐73° 

D1  14°  47°  74° D2  15°  46°  75° D3  16°  45°  76° D4  17°  44°  77° D5  18°  43°  78° D6  19°  42°  79° D7  20°  41°  80° D8  21°  40°  81° D9  22°  39°  82° D10  23°  38°  83° D11  24°  37°  84° D12  25°  36°  85° L1  26°  35°  86° L2  27°  34°  87° L3  28°  33°  88° L4  29°  32°  89° L5  30°  31°  90° 

 

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Note sull’autore  

 Vincenzo Di Spazio (1962), medico olistico, è un autorevole esponente della psicologia energetica italiana. Durante gli studi universitari di medicina, incontra nel 1985 colui che sarà la sua prima guida nel mondo della medicina naturale, l’iridologo e omeopata Siegfried Rizzi (1915‐1987).   Dal 1990 al 1991 è stato Dirigente del Servizio Sanitario presso la Compagnia Alpini Paracadutisti “Monte Cervino” di Bolzano. Ha insegnato in qualità di professore incaricato alla Scuola Quadriennale Post‐Laurea di Biotipologia e Metodologia Omeopatica presso l’Università di Urbino dal 1994 al 2002, dove è stato anche Membro di Commissione d’Esame e di Discussione Tesi.   Dal 1992 al 2002 ha svolto attività di Direttore Scientifico del Centro Dorimo di Padova ed è stato Docente in Cronoriflessologia, Iridologia, Oligoterapia, Fitogemmoterapia e Floriterapia.  Nel 2008 ha insegnato come docente ospite al Corso di Neuroscienze e Teorie della Mente presso la Scuola Superiore dell’Università di Catania (coordinato dal prof. Alberto Giovanni Biuso).  Nel biennio 2008‐09 ha tenuto 2 seminari di medicina complementare presso la Divisione Malattie Infettive dell’Ospedale Centrale di Bolzano e un corso monotematico per l’Associazione Italiana Odontoiatri (A.I.O.).  Nel 1996 ha identificato l’orologio spinale dei traumi (spinal clock), una griglia temporale proiettata sui 24 punti della colonna vertebrale, scoperta che ha ispirato da quel momento in avanti tutta la sua attività di ricerca.  Sulla base di queste nuove evidenze sperimentali ha introdotto una nuova metodica di intervento, denominata cronoriflessologia (AgeGate Emotional Release).   Nel decennale della scoperta (1996‐2006) pubblica Le polmoniti di marzo. Il gene emozionale, testo che raccoglie i risultati di una fondamentale intuizione: l’orologio spinale registra non soltanto le esperienze traumatiche vissute nel corso della vita, ma contiene tangibili tracce di eventi stressanti nel gentilizio 

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(epigenomica emozionale). Le verifiche cliniche hanno consentito di estendere il modello temporale, applicato ai punti della colonna vertebrale, anche alla mappa riflessologica del piede (cronoriflessologia plantare, 2011). Ispirandosi alle indagini del neuroscienziato Giuseppe Calligaris (1876‐1944), ha introdotto in riflessologia la fotostimolazione a Led bianco (White Led Photostimulation, WLP).  Autore di diversi testi e articoli su queste scoperte, svolge la sua attività clinica a Bolzano. Ha fondato la scuola di Cronoriflessologia e conduce seminari di rilascio emozionale in acqua termale (Aquanesting) a Montegrotto Terme (Pd).  Contatti con l’autore:  

  [email protected]  www.cronoriflessologia.blogspot.com 

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Attività didattica  

  

L’attività didattica si svolge regolarmente due volte all’anno (edizioni primaverile e autunnale) presso l’Hotel Garden Terme**** di Montegrotto Terme (PD), sede istituzionale dei Corsi Residenziali di Cronoriflessologia.  Il programma del corso prevede la trattazione dei principi teorici della metodica e l’applicazione di essa sui punti spinali e quelli riflessi del piede (cronoriflessologia spinale e plantare).  

  La cronoriflessologia plantare è parte integrata nel workshop residenziale di cronoriflessologia.  Le date del calendario corsi sono consultabili direttamente al sito: www.cronoriflessologia.blogspot.com www.gardenspa.eu  Per informazioni e prenotazione corsi si può contattare direttamente la Segreteria dell’Hotel Garden: Tel. 049 89 11 699 Fax  049 89 10 182 Email [email protected] Web www.gardenterme.it Corso delle Terme 7 – 35036 Montegrotto (Pd) 

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Attività clinica  

  

 Le sessioni individuali di cronoriflessologia integrata (intervento sui punti della colonna, test cronoposturale, floriterapia locale e sistemica, omeopatia, riflessologia dei meridiani di agopuntura, etc.) si svolgono presso la sede di Bolzano.  Le sessioni collettive si svolgono due volte all’anno (marzo e novembre) presso l’Hotel Garden Terme di Montegrotto Terme (Pd) e sono identificate sotto la denominazione Aquanesting®, weekend di rilascio emozionale in acqua termale; si tratta di sessioni guidate in piscina e sono adatte anche ai non nuotatori.   Le sequenze motorie, facili da eseguire, si ispirano alla cronoriflessologia, alle tecniche di EFT (Emotional Freedom Technique) e ai principi dell’agopuntura. La sequenza degli esercizi viene preceduta dalla focalizzazione individuale su eventi passati dolorosi o su condizioni di conflitto emozionale.  La finalità delle sessioni acquatiche collettive è legata al rilascio emotivo delle memorie disturbanti. 

   

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Altre pubblicazioni dell’autore  

Collana  dispazioebook

Le pubblicazioni digitali di Vincenzo Di Spazio sono disponibili presso:  

ultimabooks.simplicissimus.it  1. I 24 Chakra del Tempo 2. Gli Gnomi dei Fiori Guaritori (fiabe terapeutiche) 3. La mappa dei traumi emotivi sul piede 4. Poster componibile di cronoriflessologia plantare 5. Vademecum naturale per chi ha perso il seno