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Quante abbiamo volte scritto: ecco la partita dell’anno. Quante volte abbiamo detto: ecco il match che decide la sta-gione. Di solito si tratta di partite come tutte le altre. Ma questa volta tutta Fi-renze si è resa conto che davvero la squadra viola è arrivata ad un incrocio: da una parte un anno grigio tendente al nero, dall’altra la speranza di ritrovare spruzzi di primavera dopo tanto freddo.E’ bastato leggere in que-sti giorni le dichiarazioni di D’Agostino e di Gilardino perché affiorasse in modo incontrovertibile che tutto il gruppo di Mihajlovic si è reso conto della grande importanza della partita con il Lecce.

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Apparentemente un match abbastanza semplice, di quelli che la Fiorentina ha saputo fare suoi anche solo con la grin-ta, in realtà si tratta di una pericolosa trappola nella quale i viola non devono cadere.In caso contrario verrebbe gettato al vento ogni vantaggio creato dalla vit-toria con il Brescia e il bel pareggio il Napoli. Per questo siamo sicuri che Montolivo e compagni sapranno tirar fuori da sé ogni energia. Ma quello che è più importante è chie-dere tutti insieme a Firenze una grande mobilitazione all’insegna della fiducia. Per questa domenica che ognuno lasci a casa le proprie perplessità sul mer-cato di Corvino, sulle qualità tecniche

di Mihajlovic, sulla disponibilità a in-vestire dei Della Valle: oggi c’è biso-gno solo di una ventata di amore, del vecchio tifo, quello che continuava a lanciare slogan anche quando le cose andavano male. Di una mobilitazione generale per ten-tare, tutti, di riagguantare una stagione che fino a gennaio pareva inesorabil-mente persa. A questo devono concorrere la società, i tecnici, i giocatori, i tifosi e pure noi faremo la nostra parte. Sperando che Gilardino, che nella sua storia di gol al Lecce ne ha segnati sempre tanti, si sblocchi portando la Fiorentina oltre questo difficile ostacolo.

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UNA VENTATA D’AMORE Editorialedi AlessAndro riAlti

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Intendiamoci subito: abbiamo giocato un po’ sulla somiglianza tra Panariello e Corvino e sui manifesti dello spettacolo del grande co-mico toscano che tappezzano la città. Non è un’accusa di immobilismo, quindi, ed il punto interrogativo sta a significare che la risposta che, sinceramente, ci auguriamo alla doman-da “Corvino non esiste?” è no, sperando che già in queste ore, e nei prossimi giorni, il mer-cato viola faccia quel salto che ci aspettiamo. E’ vero che la squadra di Mihajlovic in questo avvio di 2011 è in serie positiva ed ha fatto

risultati positivi pur se con prestazioni altale-nanti, e cioè bene a metà con il Bologna, più fortunata che brava con il Brescia e ottima al San Paolo con il Napoli, ma è altrettanto vero che alle lacune di organico che si sono manifestate con grande evidenza nella pri-ma parte della stagione non si è certo posto riparo con il rientro di qualche infortunato, perché l’attacco è anzi ormai definitivamente orfano di Mutu ed il centrocampo ha in Za-netti e Bolatti due ruote ormai sgonfie per-ché il primo è chiaramente demotivato e il

secondo ha ormai acclarato che i suoi ritmi sincopati mal si adeguano al no-stro calcio. Le trat-tative che si sono aperte ed i nomi che sono circola-ti fino ad ora non sono di quelli che accendono troppo la fantasia, perché Behrami sarà sicu-ramente un gioca-tore “funzionale”, come si diceva una volta, ma non pare uno di quelli che ti fanno fare il salto di

qualità ed anche in attacco per ora mancano certezze. L’unico nome che sembra all’al-tezza di un mercato da protagonisti è quello di Mimmo Criscito, ma Preziosi lo ha tolto per ora dal mercato e la maxi trattativa con i grifoni sembra chiusa. Proprio al Genoa si è accasato Floro Flores, la cui causa avevo perorato nei giorni scorsi, ma sinceramente questo mercato, e anche l’andamento del campionato, hanno ridimensionato un po’ anche alcune delle squadre che sembrava-no aver sorpassato la società viola, sosti-tuendola in quel ruolo di “quinto incomodo” che la Fiorentina ha recitato per quattro anni. Proprio il Genoa, ad esempio, pare in deciso calo e molte delle sue scommesse di mer-cato, con giocatori che avevano interessato anche Corvino, sembrano tutt’altro che vinte. Lo stesso Palermo, pur con una classifica buona, non ha spiccato il salto che molti, e anch’io dopo averlo visto a Firenze, pensa-vano e forse soltanto il Napoli, irretito però dalla tattica di Mihajlovic otto giorni fa, sem-bra essere un gradino più avanti. Lo spazio per recuperare il proprio ruolo, quindi, c’è tut-to, e la parola tocca ora a Corvino e, ovvia-mente, alle risorse che la società gli metterà a disposizione a prescindere dalle cessioni. Anche perché se si farà mercato con la ces-sione di un pezzo da novanta come Vargas, dubito che la Fiorentina ne uscirà rafforzata.

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A CACCIA DI UN PICCOLO RECORDDomenica 23 Gennaio 2011

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Alla ricerca di un nuovo piccolo record, il quarto risultato utile consecutivo. Non è mai accaduto finora in questo campionato. La Fiorentina, tra ottobre e novembre, si è fer-mata a quota tre. Dopo la vittoria al Franchi con il Bari, il pareggio di Catania e il succes-so ancora a Firenze sul Chievo, allora arrivò la sconfitta all’Olimpico con la Roma. Oggi, invece, la possibilità di continuare la striscia positiva, dopo l’1-1 di Bologna, il 3-2 al Fran-chi con il Brescia e lo 0-0 di Napoli, è molto più concreta. Il Lecce è un avversario non certo insuperabile. L’importante, però, è non sottovalutarlo. Già due anni fa, proprio a gen-naio, la Fiorentina fu battuta 2-1 a Firenze dai salentini. E poi la squadra di De Canio non regala niente a nessuno ed ha bisogno di punti come il pane (è terzultima a quota 19 insieme al Cesena). Domenica scorsa intan-to, allo stadio di via del Mare, ha pareggiato nel finale in rimonta con la capolista Milan, grazie a un gol di Olivera. Certo in trasferta il suo ruolino di marcia non può mettere paura. In dieci partite ha ottenuto un solo successo (due settimane fa a Roma con la Lazio per 2-1) ed un pareggio (a Palermo per 2-2, dopo essere stata in vantaggio per 2-0), rimedian-do otto sconfitte. Nel girone d’andata – sarà bene non dimenticarselo – però sconfisse i viola davanti ai propri tifosi per 1-0, anche se alla squadra di Mihajlovic fu annullato in-giustamente, per presunto fuorigioco, un gol regolare di Kroldrup. Oggi comunque la Fio-rentina oltre alla vittoria (al Franchi in cam-

pionato nelle ultime cinque partite ha ottenu-to altrettanti successi) cercherà conferme sul piano del gioco. Il 4-3-3 attuato sabato scorso da Mihajlovic (bravo il tecnico a non perdere mai la bussola in questa situazione) a Napoli sembra il modulo in grado di offrire più garan-zie degli altri alla squadra. Un centrocampo

di qualità con Montolivo e D’Agostino unito al lavoro prezioso di Donadel è in grado di coniugare la tecnica alla grinta. La difesa ora è più protetta e Gilardino in avanti, con San-tana e Ljajic o Cerci al suo fianco, è meno isolato. Se il centravanti di Biella starà meglio fisicamente, già oggi con il Lecce le occasio-ni per segnare non dovrebbero mancare. Ma gli attaccanti viola sotto rete devono essere più cinici e sbagliare di meno. Altrimenti tro-vare la via di gol può essere effettivamente un problema. E comunque tutte le colpe non possono essere scaricate su Gilardino, che pure l’anno scorso dopo diciannove giorna-te aveva realizzato tre gol più che in questa stagione (9). Ma allora erano andati a segno con continuità anche Mutu (4 reti), Marchion-ni e Vargas (3 ciascuno). In questo torneo, in-vece, non hanno tradito(in fase realizzativa si intende) solo Santana, peraltro impiegato part-time per gli infortuni, e Ljajic, che sono arrivati a quota tre ed in parte D’Agostino (due centri). Ma sono mancati i gol degli al-tri centrocampisti (a parte uno di Donadel) e dei difensori (solo De Silvestri ha siglato una rete al Parma). Oggi quindi dalla sfida con il Lecce ci attendiamo la continuità sul piano del gioco e dei risultati. Ma ad ogni modo non si può prescindere dalla vittoria. Conquistare i tre punti contro i salentini significherebbe allontanarsi definitivamente dalla lotta per la salvezza e nel contempo gettare le basi per un campionato ancora ricco di soddisfazioni, sia pure senza obiettivi determinati.

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Leccese di nascita, il difensore centrale Pa-squale Bruno lega alla società salentina i ricor-di più belli della sua gioventù; l’esordio davanti agli amici di sempre e ai familiari ai quali rega-la la soddisfazione più grande quando passa alla Juventus, società dove trova la definitiva consacrazione. Ma se le prime soddisfazioni se le è tolte prima nella squadra di “casa “ e poi nel club italiano per eccellenza il cuore, ap-partiene ad altri lidi; Torino e Firenze le piazze a cui è più legato e nelle quali ha sentito for-te il senso di appartenenza. Oggi in campo al Franchi, una partita che vede scontrarsi le sue origini e una parte importante del suo passato; un match difficile e importante per entrambe le

compagini sul quale non si sbilancia, afferman-do che nel calcio “vince chi ha più fame”. Beh partiamo dalle origini … il suo esordio; nel Lec-ce, squadra della sua città e soprattutto dove è cresciuto calcisticamente. Ricordi? “Sicura-mente i ricordi che mi legano al mio esordio nel Lecce sono tutti bellissimi poiché le sensazioni provate sono davvero indimenticabili; il mio de-butto fu inoltre in una gara casalinga quindi es-sere applaudito da amici e parenti alza ancor di più il livello di adrenalina”. Nel 1987 la sua consacrazione definitiva nella massima serie con la maglia della Juventus che l’acquista dal Como; cosa ha significato per lei questo pas-saggio? “Sono nato in una città in provincia di

Lecce e come molti appassionati di calcio meridionali provenivo da una famiglia di fede bianconera, quindi che dire? Certamente il coronamen-to di un sogno non solo mio ma an-che dei miei familiari che seguivano da sempre la mia carriera. Nelle file della Juventus mi sono trovato mol-to bene conquistando in tre anni la Coppa Italia e la Coppa UEFA, in-somma dei successi importanti”. Nel 1990 però accade una cosa molto inaspettata, ossia la sua cessione al Torino; Lei che ha vestito entrambe le maglie del capoluogo piemonte-se, dove direbbe di aver trovato la sua seconda casa? “Sicuramente in maglia granata!! Sicuramente una bella storia inaspettata perché oltre

a passare di buon grado nel Toro, i colori e la tifoseria granata mi sono entrati nel cuore in maniera totale e bellissima”. Come ha vissuto il periodo da calciatore a Firenze? “Assoluta-mente straordinari quegli anni! Quella viola è una piazza molto calda e nonostante la serie in cui militavamo nell’anno della mia esperienza a Firenze, il Franchi era sempre una cornice davvero emozionante con almeno 30.000 so-stenitori. La Fiorentina veniva da una retroces-sione immeritata ma aveva comunque man-tenuto pressappoco un organico competitivo; insomma una squadra di B che vedeva nelle sue file Toldo, Batistuta, Effenberg, Baiano ed altri giocatori molto forti, quindi la conquista della promozione più che una scalata fu una tranquilla passeggiata”. Se dovesse scegliere una partita da incorniciare della sua esperien-za in maglia viola, quale sceglierebbe? “Credo l’amichevole contro il Milan; certo non si trat-tava di una partita ufficiale ma i rossoneri schierarono in campo un undici al meglio poiché dopo qualche giorno sarebbero stati impegnati nella finale di Champions League contro il Barcellona. Mister Capello provò la formazione che aveva pensato per la partita contro i blaugrana, ma gli equilibri di quella squadra erano un po’ deboli soprattutto in difesa ( Desailly centrale). I viola si impose-ro per due a zero sul Milan e l’allenatore dei nostri avversari trovò opportuno cambiare tatticamente la squadra e come è ben noto i rossoneri stravinsero la Champions, umi-liando la squadra di Crujiff”.

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Quest’oggi si affronteranno Fiorentina e Lec-ce. Quante volte si cerca l’uomo giusto da intervistare o di cui parlare, il classico dop-pio ex… potremmo parlare di tanti giocatori che nell’epoca recente sono passati sia dal-la splendida Lecce, che dalla inimitabile Fi-renze: Viali, Piangerelli, Ariatti, Papa Waigo, Dainelli, Osvaldo, Bojinov. Poi, non ha mai giocato nel Lecce, ma è come se lo avesse fatto… Miccoli. E troviamo anche due allena-tori: Cavasin e Prandelli. Questa volta, però, andiamo ancora più a fondo e parliamo del personaggio dei personaggi: Pantaleo Cor-vino. È lui il salentino viola doc, è lui il vero simbolo della gara di oggi pomeriggio. Dun-que, il direttore sportivo viola, uomo dalla spiccata simpatia, dall’aspetto “pacioccone” e vero parafulmine della società gigliata (a lui tutto si può dire, fuorché non metta la fac-cia in ogni cosa che fa… e spesso mette la faccia anche nelle cose che fanno gli altri), è nato a Vernole e ama profondamente la sua terra. Nel suo sangue scorre l’ebbrezza frizzante dell’aria salentina, non rinuncia alle tradizioni ed è orgoglioso delle sue origini. Non credo che il Corvo potrebbe mai rinun-ciare al mare e al sole del Salento, ad un caffè in ghiaccio, ad un inebriante Primitivo, a delle orecchiette con le cime di rapa o a dei saporiti primi di pesce… col tempo, però ha imparato ad apprezzare – e non poco! – anche le specialità toscane: un bel piatto di antipasti misti con crostini, salami e sbricio-

lona, degli squisiti coccoli accompagnati da stracchino e prosciutto, un’ottima ribollita o una bistecca alla fiorentina con un bel bic-chiere di rosso toscano… Del resto, le spe-cialità toscane non hanno niente da invidiare a nessuna delizia del resto d’Italia e oltre… ops… beh, non stiamo parlando di cucina. Questo è un giornale che tratta di calcio, è vero! Dicevamo di Corvino, del simbolo di Fiorentina-Lecce… Ebbene sì, perché il d.s. gigliato, dopo aver girato nei campi di terza categoria e promozione (Vernole e Scorra-no), è passato al calcio professionistico nel Casarano. Dieci anni tra serie C1 e B du-rante i quali fa capire subito il suo intuito di scopritore di talenti. Infatti, è proprio nel Ca-sarano che emerge il talento di un certo Fa-brizio Miccoli che poi si è riportato a Lecce… Eccoci a Lecce. Pantaleo passa alla società giallorossa nel 1998 scoprendo una marea di talenti: Chevanton, Ledesma, Konan e poi un certo Vucinic e ancora Bojinov. La società lo apprezza perché riesce a scovare giovani di talento, farli crescere e rivenderli con signifi-cative plusvalenze che, per le casse di una società come il Lecce, non potevano che es-sere ossigeno, fondamentali. Le sue doti di direttore sportivo non rimangono indifferenti ai fratelli Della Valle, tanto che nella stagione 2005-06 pensano a lui per costruire la loro nuova Fiorentina. Prima di fare questo pas-so, però, il Corvo piazza un colpo da maestro (non sapendo di approdare un anno dopo a

Firenze): vende proprio alla società gigliata il giovanissimo Valeri Bojinov per un importo decisamente importante – 15 milioni di euro –. Poi, eccolo in viola, a dispensare colpi a sorpresa: dall’acquisto di Frey a quelli di Toni e Mutu per cifre al di sotto del loro valore, al perfezionamento dell’acquisto di Montolivo, dal giovane Kuzmanovic al bomber da rige-nerare Gilardino, da Vargas ai gioiellini che rispondono ai nomi di Jovetic e Ljajic. Poi, la perla Felipe Melo… questi sono solamente una minima parte di giocatori che ha portato Corvino in riva all’Arno e sono solamente al-cuni di quei giocatori che hanno contribuito – insieme all’accoppiata Prandelli-Corvino – a vivere cinque stagioni da protagonisti. Ecco perché il Corvo è il vero personaggio di Fio-rentina-Lecce: semplicemente perché in en-trambe le squadra ha messo colpi a sorpre-sa, come fosse un fuoriclasse del pugilato. Certo, qualche colpo a vuoto non è mancato, ma basti pensare alla costruzione del settore giovanile, per capire quanto Corvino sia stato fondamentale per la Fiorentina del presente e, perché no, del futuro. Le tante pianticel-le viola, prima o poi, daranno i loro frutti. E quando arriverà quel momento, tutti vorran-no raccoglierli… anche chi credeva che quei frutti non sarebbero mai potuti diventare ma-turi… Nell’attesa, però, c’è una partita da gio-care e, seppur il cuore spinga per andare un po’ qua e un po’ là, siamo certi che quest’oggi Pantaleo sia il tifoso viola numero uno!

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www.brividosportivo.it Domenica 23 Gennaio 20119

FIORENTINA - LECCEMi raccomando, non fatevi trarre in inganno da qualche nome che sembra uscito da uno spettacolo neo-burlesque. Grossmuller non in-terpreta il ruolo di un vecchio generale della Wehrmacht, bensì quello di un centrocampista uruguaiano (seppur di origine tedesca) autore del gol decisivo nella recente vittoria per 2-1 sul campo della Lazio.

Piatti non c’entra nulla con la “Nelsen”, entra invece spesso nelle dife-se avversarie sfruttando le sue buone doti tecniche (adocchiate l’esta-te scorsa da Corvino in Argentina), quando viene mandato in campo e quando non si porta a casa il pallone. Reginiussen non è il personaggio della prossima favola Disney, bensì un difensore arrivato in prestito dallo

Sckhalke 04, anche se rispedito al mittente proprio in questi giorni a “chilometri zero”. A proposito del reparto arretrato, Gustavo non ha niente a che vedere col buffo cartone animato trasmesso dalla Rai negli anni ’70 (a quei tempi surclassato solo dall’inarrivabile Mr. Magoo): Gustavo Franchin Schiavolin, questo il nome per esteso, compone insieme a Fabiano l’accoppiata centrale brasiliana della di-fesa giallorossa. Insomma, uno dei punti di forza del Lecce è proprio quello di presentarsi all’avversario con le sembianze della vittima sacrificale provando a sovvertire il pronostico. Per ulteriori informa-zioni rivolgersi al Palermo (fermato alla Favorita sul 2-2), all’Inter e al Milan (1-1 in Puglia), ai biancocelesti e, ovviamente, alla Fiorentina, tornata a casa nel settembre scorso con i calci nel sedere di Mihajlo-vic. Ma la Fiorentina del 2011, per fortuna, non sembra meritare più queste punizioni corporali, bensì pacche di incoraggiamento so-prattutto dopo la buona prestazione a Napoli. Ecco perché Sinisa potrebbe optare per la conferma in blocco dell’ultima formazione. Succederà davvero? Poter vedere lo stesso schieramento per ben due volte è un lusso che Firenze non si concede da tempo imme-more. Ecco perché restano sempre aperte le alternative: Babacar su tutti, ma anche Camporese nonché le varie candidature per le corsie esterne. Nel Lecce, invece, l’ex terzino viola Brivio si offre per sostituire lo squalificato Mesbah. In attacco, con il forfait di Ofe-re, rimangono Jeda e Corvia a contendersi un posto al sole accan-to a Di Michele, mentre sulla mediana Giacomazzi fa concorrenza a Grossmuller. Ma con la Wehrmacht c’è poco da scherzare…

FIORENTINA (4-3-3): Boruc; De Silvestri, Gamberini, Kroldrup, Pasqual; Montolivo, D’Agostino, Donadel; Santa-na, Gilardino, Ljajic. All.: Sinisa Mihajlovic.LECCE (4-3-1-2): Rosati; Tomovic, Gustavo, Fabiano, Brivio; Munari, Vives, Grossmuller; Olivera; Jeda, Di Miche-le. All.: Luigi De Canio. ARBITRO: Davide Massa (sez. di Imperia); assistenti

Giordano-Ghiandai; quarto uomo Tagliavento.

I 22 in campodi lucA cApAnni

BORUC84

De SILveSTRI29

kROLDRUp2

gAMBeRINI 5

pASQUAL 23

MONTOLIvO18

gILARDINO11

D’AgOSTINO 21

SANTANA7

LJAJIC22

DONADeL4

ROSATI22

TOMOvIC40

gUSTAvO 4

FABIANO14

BRIvIO

28

JeDA27

OLIveRA10

DI MICHeLe17

MUNARI8

vIveS20

gROSSMULLeR21


s CAMPANA

il BORSINO della settimanaDI GIANNI DI FERDINANDO

domenica 14 novembre 2010

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La partita? è una PAROLADI ENRICO ZOI

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Sotto il punto di vista musicale Lecce offre una vastissima varietà di artisti e gruppi, di ogni ge-nere. Per citarne alcuni: Adriano Pappalardo, Emma Marrone, Dolcenera, Alessandra Amo-roso, Sud Sound System, Dolcenera e Negra-maro. Nomi scottanti! Dovendo sceglierne sol-tanto uno per motivi di spazio, analizziamo oggi il gruppo dei Negramaro. Il nome deriva da Negroamaro, un vitigno del Salento, dove sono nati i componenti della band. La voce è quella del famosissimo Giulia-no Sangiorgi che, tra l’altro, ha composto musi-che anche per altri artisti(come Bocelli e Malika Ayane). Il primo album lo pubblicano nel 2003, intitolato “Negramaro” ma è con “000577”(del 2004)che incominciano a fare breccia nel cuore dei fans. Partecipano a Sanremo nel 2005 con il singolo “Mentre tutto scorre”, contenuto nell’omonimo album, vincendo il Premio della Critica Radio e Tv. Per 20 settimane questo singolo rimarrà nella classifica dei più venduti in Italia. Anche gli altri singoli dell’album ottengono un succes-so enorme: “Estate” vince il Premio Rivelazione Italiana al Festivalbar e “Solo 3 minuti” entra nella classifica dei brani più scaricati del 2006 in Italia. A completare questo enorme successo, l’al-bum “Mentre tutto scorre”(dove erano conte-nuti questi singoli sovra citati), vince il Premio Lunezia per il suo valore musical – letterario e rimane per ben 89 settimane consecutive nella classifica dei dischi più venduti in Italia (disco

multiplatino)!!! Nel 2007 pubblicano l’album “La finestra” dal quale estraggono successi come “Parlami d’amore”, “La finestra”, “Cade la piog-gia”, “Via le mani dagli occhi” e “L’immenso”. L’ultimo album esce nel 2010 e si chiama “Casa 69” dal quale hanno estratto in singolo “Sing – hiozzo”, che sta passando in questi mesi in Radio ottenendo uno strepitoso successo. Un’ascesa che sembra non avere fine per que-sti ragazzi salentini. Il loro trucco sta nel saper cambiare stile in tutte le canzoni, ricercando sempre un pizzico di novità in ogni traccia. A questo uniscono il grandissimo talento di un cantante noto soprattutto per i suoi falsetti, che in gergo sarebbero una particolare tecnica di vibrazione delle corde vocali in modo tale da raggiungere note più acute con una minore ten-sione muscolare. Una tecnica molto difficile ed utilizzata anche da Lucio Battisti nella seconda parte della sua carriera, quando il cantante di Poggio Busto-ne lavorava con Pasquale Panella. Comun-que i Negramaro si stanno affermando anche all’estero con una propensione spiccata per i concerti live più importanti ai quali partecipano le più popolari band del Globo. Però non scordiamoci mai che la migliore mu-sica è quella che offre lo Stadio di Firenze quando la maglia viola scende in campo. Allora alziamoci tutti ed intoniamo l’inno più bello, il nostro!Forza Fiorentina!

TERRA FERTILE DI MUSICAInni d’Italiadi MAtteo dovellini

Tutte in aria le bandiere giallorosse Tutte in aria le bandiere giallorosse Cu lu suonu delle 3 esse Giallurussu é lu culure comu lu sule, comu lu core Unu é fuecu e l’autru é amore pe la gente ca ene a cantare Giallurussu é lu culure comu lu sule, comu lu core Unu é fuecu e l’autru é amore pe lu lecce ca stae a sciucare Moi! Tuttu lu stadiu cu le manu all’ariaazzane doi in segnu de vittoria Lu Lecce ete na squadra seria Ca allu salentu ni dae gloria Giallurussu é lu culure comu lu sule, comu lu core Unu é fuecu e l’autru é amore pe la gente ca ene a cantare Forza Lecce cantu, ma nu su violentuComu la gente ca ria dellu salentu Insieme a tutti i ragazzi che sono in campoulimu cu redamu ca lu Lecce ha bintuE puru ca ncede problemi nui stamu sempre sereni se in campu nc’ete undici campioni pronti a tutte le situazioni Forza Lecce! Gioca Lecce! Segna Lecce! Vinci Lecce! Noi in campo vogliamo undici rocce Sulle fasce tenimu do frecce Lu portiere cu le para tutte De la difesa lu giocu riparte

GIALLOROSSI PER SEMPREGioy Rielli, 2003


BOJINOV, PIU’ SPESA CHE RESADomenica 23 Gennaio 2011

E’ stato uno dei giocatori più pagati dalla Fio-rentina, che lo acquistò dal Lecce di Panta-leo Corvino (l’attuale direttore sportivo viola lo aveva notato a Malta quando aveva tredici anni) con una valutazione di circa quindici mi-lioni di euro. Con le credenziali di un grande

campione Valeri Bojinov sbarcò a Firenze l’ul-timo giorno del mercato di gennaio del 2005. La squadra viola, da pochi giorni affidata a Dino Zoff, era nei bassifondi della classifica e lottava per non retrocedere. La famiglia Della Valle era convinta che con l’arrivo del dician-

novenne attaccante bulgaro, insieme a quelli di Pazzini e Donadel, la Fiorentina non avrebbe avuto problemi a rimanere in serie A. E, invece, la salvezza giunse solo all’ultima giornata. Bojinov che a Lecce, nei primi quattro mesi di campionato in venti partite, aveva messo a segno la bellezza di undici reti a Firenze non rese come era nelle aspettative. Certo il mo-mento era difficile ma il bulgaro fece an-che poco per inserirsi. Fu espulso dopo pochi minuti a Genova con la Sampdoria, alla sua seconda presenza in viola. Poi subì anche un infortunio che lo tenne per diverso tempo fuori in occasione del suo primo gol con la maglia della Fiorentina al Franchi con l’Udinese. Ma anche quando rientrò il suo apporto fu comunque mini-mo. Alla fine al suo attivo ci furono due reti in nove partite. Eppure in Puglia Boji-nov aveva fatto davvero bene. Esordì in serie A, con Delio Rossi in panchina, che non aveva ancora compiuto sedici anni nel gennaio del 2002 contro il Brescia allo stadio di via del Mare. E poi giocò con la formazione salentina in A e in B, dispu-tando parecchie partite e realizzando di-

versi gol. Era considerato una promessa del calcio mondiale, quando arrivò in riva all’Ar-no. E dopo lo scorcio finale del campionato 2004/05, le cose migliorarono solo in parte la stagione successiva (2005/06) con l’arrivo di Cesare Prandelli. L’inizio era stato davvero positivo. Segnò due reti nelle prime quattro giornate, uno anche a Lecce (quello decisivo per la vittoria) dove fu accolto dai fischi dei suoi vecchi tifosi. Però in seguito il bulgaro si mostrò poco disciplinato tatticamente e poco incline alle regole. Così finì per qualche tem-po anche fuori rosa dopo una partita con il Chievo a Perugia a metà gennaio. Ma dopo meno di un mese tornò ad allenarsi con la squadra. Segnò anche una doppietta (l’unica per lui a Firenze) a Parma che permise alla Fiorentina, sotto di due gol, di vincere la par-tita (4-2). Ma a fine anno (sei reti in ventisette partite) fu ceduto in prestito alla Juve nell’am-bito dell’operazione che portò Mutu in viola. Al ritorno dal prestito nell’estate del 2007, Corvi-no lo vendette al Manchester City dell’ex viola Eriksson per otto milioni e mezzo di euro. Ripensando a Bojinov rimane perciò la rabbia per non aver mai potuto ammirare per tutto il suo valore un buon attaccante ancora gio-vane (compirà 25 anni a febbraio). Il suo ca-rattere lo ha davvero molto condizionato. Ed è un peccato. Come è un peccato che si sia sciupato il suo rapporto con i tifosi viola, che pure lo avevano accolto a Firenze come un grande campione.

Il Personaggiodi ruben lopes pegnA

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Sembra essere arrivato il momento del riscatto per il “Pollo”, all’anagrafe Ruben Ariel Da Rosa Olivera; l’ormai ex panchinaro della Juventus attual-mente indossa e onora con prestazioni degne di nota la maglia numero 10 del Lecce. Nato a Montevideo, classe 83, il giovane Ruben viene prelevato dal club bianconero nel 2002 dal Danu-bio, squadra uruguaiana della sua cit-tà natale, avendo così la possibilità di coronare il sogno di giocare a 19 anni in uno dei club più blasonati d’Europa. Non immagina di certo che da lì inizierà il suo lungo vagare tra le panchine di molte squadre. Trovando infatti pochissimo spazio nella Juve di Lippi, viene dato in pre-stito all’Atletico Madrid, dove colleziona uno scarso numero di presenze, per poi tornare la stagione successiva a Torino alla corte di Capello, dove segna qualche gol decisivo. Poi un brutto infortunio lo costringe a fer-marsi, e si ritrova così ai margini della rosa; passa quindi nel 2006 alla Sampdoria, rive-landosi però il peggiore acquisto della Serie A a causa delle sue sconvolgenti perfor-mance e delle pesanti squalifiche rimedia-

te. Torna poi alla Juventus che nel 2008 lo gira prima agli uruguaiani del Penarol, dove vive un esperienza positiva, e poi, sempre nello stesso anno, al Genoa. Qua Gasperini lo reinventa punta centrale da centrocampi-sta offensivo di fascia che era. Peccato per lui che però la sua stagione in rossoblu la trascorre perlopiù in panchina, facendo da riserva ad una punta coi fiocchi come Diego Milito. A fine stagione la società genovese non riscatta il giocatore, che torna in prestito al Penarol. Poi, svincolatosi nell’estate 2010

dalla Juventus, viene ingag-giato dal Lecce neopromosso in Serie A. Il giocatore si di-chiara subito pronto e deciso a far bene con questa nuova maglia, affermando di essere maturato e di aver capito come funziona il calcio italiano. Pa-role che sembrano riscontrare il vero, dato che Olivera ha fino ad adesso dimostrato di saper dare qualità e solidità al reparto offensivo leccese, e anche di fare la differenza quando ce n’è bisogno, come

dimostrano del resto i 2 gol segnati nella stagione in corso a entrambe le milanesi. Sarà forse che rende di più adoperato in posizione di trequartista, o che nella terra del Salento sente l’aria di casa come il suo compagno di squadra e connazionale Erne-sto Chevanton, il quale si sente addirittura leccese nel cuore, ma fatto sta che questa volta il “Pollo” sembra aver finalmente tro-vato la sua dimensione. E’ uno di quei rari casi di trasformazione calcistica, da essere l’uomo in meno a diventare quello in più...!

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LECCE, FUORI E’ UN DISASTRODomenica 23 Gennaio 2011

A seconda di come si guarda Fiorentina-Lecce è una sfida salvezza o per l’Europa, dipende quali colori si veste prima di entra-re in campo e ultimamente i pugliesi hanno dimostrato di saperlo tenere alla grande. L’hanno fatto contro la Lazio e contro il Milan, in due partite nelle quali potevano mettere in conto zero punti, uscendone con quattro e rilanciandosi in coda alla

classifica. De Canio è un buon allenatore e generalmente le sue squadre sanno far girare la palla e anche gli avversari, niente di trascendentale, ma se c’è il gruppo, se c’è la forma fisica, se c’è qualche giocatore sopra la media le sue formazioni funziona-no e ottengono risultati importanti, relati-vamente alle aspettative d’inizio stagione.Per lui questo è un campionato travaglia-

to nel quale è stato più volte sull’orlo dell’esonero, an-che se giocatori e tifosi lo sostengo-no. Ecco la Fioren-tina dovrà temere soprattutto questo: «Siamo diventati squadra e dopo un inizio non proprio felice abbiamo tro-vato la consapevo-lezza della nostra forza», ha detto il tecnico giallorosso. Un po’ quello che da giorni si ripete

nell’ambiente viola dopo la vittoria in ri-monta contro il Brescia e il robusto 0-0 di Napoli, lì dove la Juventus era stata rasa al suolo. I numeri dicono che fuori casa il Lecce è un disastro, una vittoria, un pareggio e otto sconfitte, 6 gol fatti (due dei quali contro la Lazio) e ben 24 subiti. Però proprio all’Olimpico ha dimostrato di trovarsi a proprio agio contro una squadra che gioca e che si apre, colpendola feroce-mente in contropiede. Questo è quello che Mihajlovic deve te-mere di più, le ripartenze dei pugliesi che hanno i piedi buoni per il possesso palla e per arrivare di fronte alla porta avversaria. Se, infatti, i biancocelesti sono stati colpiti in velocità, il Milan è stato irretito, trovando il colpo di Ibrahimovic per poi arrendersi al ritorno di Olivera e compagni.Grande attenzione meritano Grossmuller, Jeda e Di Michele, anche se è evidente che la crescita della Fiorentina può passa-re esclusivamente attraverso una vittoria contro il Lecce, qualsiasi altro risultato az-zererebbe tutto il buono fatto nelle ultime partite.

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Ogni epoca ha il suo linguaggio e questa è l’epoca di internet. Alzi la mano chi non si è mai sentito dire “premi alt, control e canc” come indicazione per superare un momento di blocco o “quante ram ti sono rimaste” per

far fronte ai vuoti di memoria. E nel mare di internet la parte del leone

la fanno sicuramente i social network, primo fra tutti inter-net. Quanti link avete con-diviso? Ecco qui una serie di link dove cliccare “mi pia-ce”. Se volete, ovviamente.

Mi piace:

- Giocatori improvvisamente incapaci di vince-re che resuscitano dopo il cambio di allenatore;- Allenatori speciali e vincenti che vanno in Pa-esi diversi dall’Italia e si fanno mandare a quel paese dopo tre mesi;- Giocatori che arrotondano il parco stipendio recitando (recitando?) la parte dell’analfabeta in tv;- Felipe Melo quando sconta la squalifica e tor-na a far danni;- Giornalisti pronti a gridare al complotto quan-do un arbitro sbaglia a favore di certe squadre che diventano improvvisamente agnellini se gli arbitri sbagliano a favore di altre squadre;

- I giornalisti tifosi di Mediaset Premium quando gli prende la raucedine;- Le moviole che dimostrano tutto e il contra-rio di tutto;- Gli arbitri, qualsiasi cosa facciano, perché è bello sapere che alla fine il colpevole viene smascherato.Ecco, questa potrebbe essere una serie di link da condividere. Poi, ognuno sceglie (o realizza) il suo. Però adesso scusatemi ma devo aprire il gruppo “Gente che ama il pre-sidente del Consiglio quando trova la ricetta per salvare l’Italia: far vincere il Milan”.

Domenica nel tardo pomeriggio si affronteranno Real Madrid e Maior-ca, per la prima giornata di ritorno della Liga spagnola. La vittoria della truppa di Mourinho appare scontata ma offre una quota molto bassa, cerchiamo quindi il gran colpo con l’Under che ha una quota molto interessante (3,00). Il posticipo della seria A propone ancora una volta il Milan. Anche in questo caso diamo per scontata la vittoria rossonera contro la vittima predestinata Cesena e puntiamo sull’Over che offre una quota più accettabile (1,73) del segno 1. Il palinsesto del lunedì presenta villareal-R.Sociedad per il posticipo della Liga. Il Villareal, terzo in classifica, deve guardarsi alle spalle dal Valencia distaccato di appena due lunghezze. La vittoria dei padroni di casa non ci sembra in discussione e quindi puntiamo con fiducia sul segno 1 (quota 1,50). In serie B il Novara, ancora capolista anche se in coabitazione con

Atalanta e Siena, farà visita alla Triestina. I piemontesi non vincono da quattro giornate e l’occasione per rompere il digiuno è ghiotta. La Triestina sta disputando un campionato disastroso e difficilmente riu-scirà a compiere l’impresa. Segno 2 a 2,35. Chiudiamo con il posticipo della Premiere League: Bolton-Chelsea è una partita dall’esito meno scontato di quanto ci dicano le quote. Gli Uomini di Carlo Ancelotti hanno rimediato la miseria di due vittorie nelle ultime dieci gare di campionato. Il Bolton occupa la settima posizione in classifica e in casa si fa rispettare. Tentiamo il segno X che offre una quota appetito-sa (3,70). In conclusione abbiamo una quota finale di 67,69. Puntando sulla martingala 8 euro otteniamo una bolletta di 541,52 euro. Real Madrid-Maiorca Under (3,00)Milan-Cesena Over (1,73)villareal- R.Sociedad 1 (1,50)Triestina-Novara 2 (2,35)Bolton-Chelsea X (3,70)

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Domenica 23 Gennaio 2011

LUCCHeSe – Definito lo scambio con il Lecco per il ritorno alla corte di Indiani di Bartoccini e la partenza per il lago di Petri. Torna al Milan, Schenetti, che potrebbe essere girato dai rossoneri allo stesso Lecco. Pezzi piace al Chievo, mentre si è raffreddata la pista che poteva portare l’attaccante Marolda alla Sangiovannese. Sfumati gli arrivi delle punte Girardi e Zizzari, con il primo che si è accasato ad Andria e il secondo che non vuole scendere di categoria dopo aver detto no anche a Vero-na, Taranto e Cosenza.vIAReggIO – Dal Bassano arriva il difensore Martina, nella trattativa che ha portato l’attaccante Longobardi in Veneto. Ingaggiato anche il pari ruolo Bocalon, giocatore di proprietà dell’Inter che, negli ultimi mesi, ha militato nel Portogruaro. Sfu-mato l’ingaggio del centrocampista Vailatti, giocatore ai margini nella Ternana che Scienza conosce bene per averlo avuto alle sue dipendenze nelle giovanili del Torino.

pISA – Il difensore Melucci punta i piedi e rifiuta il trasferimen-to, volendosi giocare le sue chance a Grosseto alla corte di Michele Serena.pRATO – Colpo grosso della società laniera che ha ingaggiato l’esperto attaccante Varricchio, ex di Pisa, Padova, Spezia e Cremonese, che ha rescisso il contratto che lo legava fino a giugno prossimo allo stesso Padova.MONTeRIggIONI – Esonerato Valerio Beltrami, la società del-la provincia di Siena si è affidata a Salvatore Polverino, reduce dalla non positive esperienze con la Pistoiese e con il Rieti.FORTIS – Ingaggiato il portiere Cionini e si tratta di un ritorno, svincolato dal Tuttocuoio.SANgIMIgNANO – Alla corte di Callegari arriva il centrale di difesa Becherini, in uscita dal Monteriggioni.CASeLLINA – Esonerato il tecnico Parigi, il sodalizio fiorentino ha chiamato al suo posto, Scalia, ex della Florence.SANT’AgATA – L’esonerato Maretti, è stato sostituito dalla so-cietà mugellana con l’esperto Bonini, che torna in pista dopo quattro stagioni di volontario stop.

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Succede in Toscanadi giAnni di FerdinAndo

BAROCCOFirenze, quella vera, sfida la Firenze del Sud, la bellissima Lecce. La parola chiave della partita è ‘barocco’. È infatti l’elegan-te barocco dei monumenti del capoluogo salentino ad accendere la fantasia degli amanti dell’arte e a creare un felice ed appropriato paragone con la nostra città: “Lecce può dirsi la Firenze dell’epoca del barocco. In questa tendenza artistica non v’è nulla in Italia che le si possa compa-rare”. Sono parole dello storico tedesco Ferdinand Gregorovius, tratte dal suo libro “Nelle Puglie”, 1860. Il barocco è in sen-so lato lo stile artistico ed architettonico secentesco, talvolta anche eccessivamen-te ricco ed ornato. La parola ‘barocco’ ha un’origine abbastanza complessa, come spiega il Grande Dizionario Battaglia: essa

deriva dal filosofico ‘baroco’, con cui tra ‘500 e ‘600 si indica l’astratta pedanteria e la goffa stravaganza della logica tradizio-nale e puramente formale, incrociato col settecentesco francese ‘baroque’ (biz-zarro, stravagante) e col cinquecente-sco omonimo ‘baroque’, che designa una perla a forma irregolare, dal por-toghese ‘barroco’, a cui corrisponde lo spagnolo ‘barrueco’ o ‘berrueco’, col si-gnificato di ‘rupe granitica, nodulo sfe-roidale che si incontra sulle rocce’ e in-fine ‘perla non perfettamente rotonda, anormale’. Un bel labirinto linguistico, non c’è che dire: un’etimologia davvero barocca!Un match ad alto livello culturale dun-que quello tra Fiorentina e Lecce, un

calcio, ci auguriamo, poco barocco e molto spettacolare, per una sfida tra due belle cit-tà che per i colori viola dopo l’andata, è più che altro una rivincita.

La partita? è una PAROLAdi enrico zoi

Fabio: 333 2916340 - Vincenzo: 335 8284871

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Brivido Stadio Fiorentina - Lecce